È ancora senza data di
uscita ma con uno sceneggiatore già a bordo il prequel di
Non Aprite Quella Porta intitolato
ufficialmente Leatherface. Seth M. Sherwood è stato ingaggiato per scrivere
il film che per ora ha una trama segreta ma sappiamo si aggirerà
nei primi anni 70 e probabilmente indagherà sulla nascita del
mostro Leatherface. Alexandra Daddario potrebbe avere una parte nel
film data il ruolo di cugina che aveva nell’altro film della serie,
uscito lo scorso anno, Non Aprite Quella Porta
3D. Christa Cammpbell e Lati Grobman saranno i
produttori esecutivi, due persone che hanno sempre lottato per
questo franchise e che per sicuramente metteranno tutto l’impegno
possibile per creare un buon film per i fan della serie.
Nel frattempo se siete dei fan nostalgici del primo capolavoro
di Tobe Hooper potete gustarvi il trailer per il
restauro del film in 4k cliccando su questo link
Leatherface
è l’horror che racconta le origini di una delle figure più
terrificanti del cinema, Leatherface appunto o, come
meglio lo conosce il pubblico italiano, Faccia di cuoio,
protagonista sadico e crudele della saga cinematografica cult
Non aprite quella porta.
Nel 1974 l’uscita di Non aprite
quella porta, un horror autoprodotto da un allora
sconosciuto Tobe Hooper, provocò un profondo turbamento nel
pubblico di tutto il mondo. La storia prendeva spunto dalla figura
del serial killer Ed Gein che uccideva le sue vittime e poi
riutilizzava la loro pelle per creare svariati oggetti e indumenti
tra cui una maschera. Il film ha fatto epoca ridefinendo il
concetto di terrore ed è stato così significativo nel suo genere
che dopo più di quarant’anni è ancora considerato uno dei film
horror più celebri e discussi, ispirando poi un’intera generazione
di filmmaker.
Leatherface non è un remake o un rehash
di Non aprite quella porta ma è una storia originale, un
altro tipo di racconto horror, che indaga sull’origine della saga e
scava alle radici della nascita del suo iconografico personaggio
con una narrazione quasi lirica.
Il film, molto crudo e violento,
vuole raccontare attraverso sfumature viscerali, una componente
emotiva appassionante, una dimensione di rapporti complessa e
forte, le implicazioni psicologiche che hanno portato un ragazzo
particolarmente fragile a compiere atti di efferata brutalità
diventando il mostro che tutti noi conosciamo.
Leatherface,
che vede il coinvolgimento diretto di Hooper in qualità di
produttore esecutivo, è diretto da un duo di registi francesi
composto da Alexandre Bustillo e Julien Maury che
hanno ottenuto un notevole successo di critica con l’horror
Inside. Il cast è formato da un gruppo di
giovani talenti tra cui Finn Jones, il Loras
Tyrell de Il Trono di
Spade, e guidato da due attori di grande esperienza e notorietà
come Lili Taylor (Maze
Runner:La Fuga) e Stephen
Dorff (Somewhere).
Leatherface trama
Quattro adolescenti violenti,
scappati da un ospedale psichiatrico, rapiscono una giovane
infermiera e la portano con loro in un viaggio all’inferno
inseguiti da un poliziotto altrettanto squilibrato in cerca di
vendetta. Uno dei ragazzi è destinato a vivere eventi tragici e una
serie di orrori che distruggeranno la sua mente per sempre
trasformandolo in un mostro noto come Leatherface, o Faccia di
cuoio.
La vicinanza della famiglia e delle
persone care è quello che ci permette di andare avanti e sopportare
tutte le ingiustizie e le difficoltà della vita. Ma poter contare
sull’appoggio degli altri è un lusso che alcuni non possono
permettersi, ragazzi come Charlie, il piccolo grande protagonista
di Lean On Pete, ultima fatica cinematografica di
Andrew
Haigh.
Tratto dal romanzo di Willy
Vlautin dal titolo La ballata di
Charley Thompson, il film racconta la storia di
Charlie, un ragazzino di appena quindici anni che, dopo essere
stato abbandonato dalla madre, ora vive con il padre, Ray, un don
giovanni e fannullone seppur molto affettuoso nei confronti del
figlio. Con entrambe le figure genitoriali quasi totalmente
assenti, Charlie impara presto a cavarsela da solo e a sopravvivere
lavorando per i poche decine di dollari. Ma tutto nella sua vita
grazie all’incontro con un allenatore di cavalli da corsa senza
scrupoli e il suo primo e unico amico, un puledro zoppo di nome
Lean On Pete.
Dopo aver stregato nel 2011 il
pubblico del Festival di Roma con il suo
delicatissimo Weekend
e più di recente quello del Sundance con 45 Years, il regista
britannico porta nuovamente sul grande schermo un dramma familiare.
Attraverso la straordinaria amicizia tra un cavallo e un ragazzino,
il film ci accompagna per mano in un viaggio di crescita e
formazione che pochi saranno in grado di dimenticare.
Lean On Pete – la recensione
Trasferitosi nei sobborghi di
Portland con il padre, Charlie (Charlie Plummer)
inizia a muovere i primi passi nella sua nuova vita. Dopo aver
lasciato i suoi vecchi amici, la sua scuola e la squadra di
football, il quindicenne è in attesa di riempire quel vuoto che
sente correndo per le strade di quella città ancora sconosciuta.
Con il padre troppo impegnato a sedurre le donne che a prendersi
cura di lui, Charlie trova rifugio in un nuovo e sconosciuto
lavoro; l’incontro casuale con Del Montgomery (Steve
Buscemi) lo trascina nel mondo sporco e corrotto delle
corse equine. E’ così che Charlie incontra il giovane e non troppo
promettente Lean On Pete, un cavallo con un
difetto ad una zampa che, in breve tempo, diventerà il suo migliore
amico.
Ancora una volta Andrew
Haigh dà sfoggio della sua incredibile sensibilità
servendoci un road trip, quasi un film di formazione, dallo stile
molto pulito ed essenziale ma che colpisce lo spettatore come un
fiume in piena. Grazie infatti all’interpretazione di
Charlie Plummer, un ragazzino dotato di un talento
quasi imbarazzante per la recitazione, e alla storia così intima e
coinvolgente, non c’è bisogno di nessun inutile abbellimento. Così
come nel romanzo anche la versione cinematografica di Charlie,
stanco di subire le angherie del destino, si rifiuta di lasciar
andare il suo prezioso amico a quattro zampe e si mette in marcia
da solo, come un moderno Huckleberry
Finn alla volta di quello che spera possa essere
un futuro migliore. Durante questo suo viaggio attraverso l’America
più selvaggia e inospitale, il dolce Pete diventa il confidente del
nostro protagonista che, pur essendo un ragazzino dall’aspetto
stoico e incapace di lasciarsi andare a inutili sentimentalismi,
riesce a liberarsi di alcuni dei suoi demoni grazie all’affetto
silenzioso del suo gigante quadrupede.
Ma se a incantare è la bravura di
Haigh nel trattare i sentimenti e le relazioni umane, il suo
Lean On Pete presenta non pochi difetti
soprattutto al livello narrativo. Dopo una lunga introduzione che
termina con la partenza di Charlie, la storia, fino a quel momento
molto scorrevole, subisce una repentina trasformazione. Il ritmo
sostenuto della prima parte del film rallenta e anche gli intrecci
narrativi sembrano gestiti dal regista in maniera assai
superficiale; il protagonista durante il suo folle viaggio si trova
a dover affrontare molte situazioni differenti e potenzialmente
problematiche che si risolvono sempre in modo fortuito e
approssimativo con Charlie che scappa e passa alla prossima
avventura. Nonostante quindi non si possa definire uno dei migliori
lavori del regista inglese, grazie alla sua incredibile
delicatezza, Lean On Pete riuscirà a conquistare
anche il più duro degli spettatori che finirà per sciogliersi in
una valle di lacrime.
Arrivano i primi due
attesi Trailer del video game multiplayer League of
Legends, annunciato come un’esperienza cinematografica, e
vedendo i video è evidente
Se vi dicessi di pensare ad una
ragazza riccia e spettinata che cammina spaesata per le strade di
una città affollata e noncurante di lei, con un tutù e un body rosa
pallido, a chi pensereste? Ovviamente a lei, Carrie Bradshaw e questo vale anche per i
maschi, perché la sigla di Sex and the City è
rimasta indelebile nella nostra memoria, come la sua musichetta e
sopratutto il logo finale che apriva la puntata, ovvero quello
della HBO.
La storica emittente televisiva
americana ha da sempre una particolare attenzione per il mondo
femminile, producendo e mandando in onda serie come appunto quella
delle quattro “ragazze” di New York, o più recentemente Big
Little Lies, Veep o
Insecure, tralasciando il Trono di
Spade conosciuto in tutto il mondo e che nelle ultime
stagioni ha visto il trionfo dei personaggi femminili, sia tra le
file dei cattivi che tra quelle dei buoni.
Leading Ladies a Londra con HBO
Per celebrare la giornata
internazionale della donna, l’8 marzo, a Londra,
HBO ha organizzato la Leading
Ladies, una serata tutta al femminile in un lussuosissimo
albergo di Knisbridge raggruppando giornaliste e influencer
all’insegna del girl power! (Persino la fotografa e la DJ erano
donne).
La serata prevedeva la
visione delle prime puntate
di Insecure (da recuperare
assolutamente) e la ormai famosa Big Little
Lies. Al termine della visione si è tenuto un panel sul
ruolo della donna all’interno dei media, a moderare l’incontro
Clara Amfo di BBC Radio 1 che ha invitato sul
palco la Award Winning Blogger Chidera,
Gena Mour Barrett, scrittrice a Buzzfeed e,
Natalie Jamieson, giornalista di
Entertainment.
Tutte donne forti, che occupano un
ruolo di primo piano nell’industria audiovisiva e della
comunicazione e che lottano tutti i giorni per la loro posizione in
un mondo in cui, come dichiarato dalla Jamieson, “se fai un figlio
ti chiedono se sai a cosa vai incontro o se sei impazzita”, un
universo lavorativo ancora molto maschilista e discriminante nel
quale il gioco di squadra vince sempre. Un incontro interessante,
divertente, fatto di confronto, glamour e tanti incredibili gadget
nella splendida HBO bag in regalo.
Un’iniziativa che ha posto l’accento
su un tema di attualità delicato e pieno di punti di vista, come
quello del ruolo della donna nel mondo lavorativo dei media; con
tutti i movimenti a sostegno femminile che sono nati dopo lo
scandalo Weinstein, affrontare l’argomento con intelligenza, ironia
e, perché no, bellissime serie tv, è uno dei modi migliori e HBO lo
sa fare molto bene.
Lea Thompson è
disposta a tornare come regista in un reboot di Howard il papero.
L’uscita del trailer della serie
animataMarvel: What If… ? ha scioccato il mondo degli
appassionati rimescolando la storia e i personaggi, tanto da
riportare sotto i riflettori il supereroe piumato.
La Thompson, che è forse meglio
conosciuta come la mamma di Marty McFly nella
trilogia di Ritorno al futuro, ha dichiarato in un recente tweet di
amare follemente il personaggio tanto da proporsi alla Marvel come regista.
Nonostante la scarsa accoglienza al
botteghino del film, il personaggio è comunque riuscito ad entrare
nei cuori degli appassionati negli anni che hanno potuto apparire
per i cameo dell’MCU in Guardiani della Galassia e
Avengers: Endgame.
Vista la sua presenza ufficiale nel
cast MCU, forse un eventuale film
solista potrebbe non essere del tutto fuori questione. Il regista
James
Gunn ha già dimostrato che alcuni dei personaggi più
eclettici della Marvel possono trasformarsi in
ottimi film d’azione, se pensiamo che esistono già alberi parlanti
e procioni antropomorfi come protagonisti chiave.
Non è la prima volta che la Thompson
solleva l’idea di un reboot di Howard il
Papero, già nel 2018 aveva parlato ai Marvel Studios del suo progetto
destando anche l’interesse dei produttori, ma finì poi per essere
abbandonato. Oltre a vantare una lunga carriera davanti alla
macchina da presa, Thompson si è anche nell’universo concorrente
della Marvel, ovvero DC, dirigendo un
episodio di Stargirl.
Léa Seydoux,
divenuta celebre grazie alla sua interpretazione in La vita di Adele, ha
conquistato anno dopo anno sempre più riconoscimenti, dando forma
ad una filmografia di tutto rispetto. Negli anni, il suo carisma e
la sua bellezza le hanno permesso di ottenere sempre più ruoli di
rilievo, affermandosi come una star internazionale senza eguali.
Oggi l’attrice è infatti capace di destreggiarsi tra generi
diversi, affermandosi ogni volta come una vera e propria forza
della natura.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Léa Seydoux.
Nel 2024 Léa Seydoux ha preso parte
al film Dune – Parte
Due, dove interpreta Lady Margot Fenring.
Nello stesso anno ha poi preso parte al filmLe Deuxième Acte, presentato al Festival
di Cannes, dove recita accanto a Louis Garrel, Raphaël Quenard
e Vincent Lindon.
Lèa Seydoux e Raphaël Quenard in Le Deuxième Acte.
Léa Seydoux ha recitato nella saga
di 007
2. Léa Seydoux ha fatto il
provino per il ruolo di Bond Girl da brilla. Per poco, Léa
Seydoux stava rischiando di non ottenere il ruolo di Bond Girl per
Spectre. Dopo la
realizzazione del film, l’attrice francese ha dichiarato di aver
bevuto un discreto quantitativo d’alcol prima di effettuare il
provino, tanto da dimenticare alcune battute e da sbagliare la
lettura del copione. La Seydoux chiese di poter tornare un altro
giorno e, dopo aver dato vita ad un’ottima audizione, è riuscita ad
aggiudicarsi il ruolo della dottoressa Madeleine Swann. Ha poi
avuto modo di riprendere il personaggio anche nell’ultimo capitolo
della saga, No Time to Die.
Léa Seydoux in Midnight in Paris
3. Ha recitato nel film di
Woody Allen. Prima di diventare popolarissima a livello
internazionale, la Seydoux è comparsa nel film Midnight in Paris di Woody Allen. In questo interpreta Gabrielle,
la giovane che lavora in un negozio di oggetti d’antiquariato. Nel
corso del film questa incrocerà in più occasioni il suo percorso
con quello del protagonista, finendo col dar vita a del tenero tra
di loro. Quello di Gabrielle, anche grazie all’interpretazione
dell’attrice, è stato indicato come uno dei personaggi più belli di
tutto il film.
Léa Seydoux in La vita di Adele
4. Si è preparata
approfonditamente per il ruolo. La Seydoux aveva ottenuto
la parte di Emma in La vita di Adele già
ben dieci mesi prima dell’inizio delle riprese. Il regista si
convinse infatti che l’attrice condivideva con il suo personaggio
la bellezza, il tono della voce e l’intelligenza. Per potersi
calare ulteriormente nei panni di Emma, l’attrice decise di
prendere lezioni di pittura e scultura, attività praticate dal
personaggio, come anche dedicarsi a numerose letture sulla
filosofia. In aggiunta a ciò, lavorò anche da un punto di vista
fisico per costruire la mascolinità di Emma. Seguì dunque un
allenamento per acquisire massa muscolare, e guardò film di
Marlon Brando e
James Dean per studiare i loro atteggiamenti e la loro
postura.
Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux in La vita di Adele
Léa Seydoux in The Lobster
5. Ha accettato subito di
recitare nel film. Come raccontato durante un’intervista, l’attrice – che
in The Lobster interpreta
la leader dei solitari – ha accettato di partecipare al film prima
ancora di leggere la sceneggiatura, avendo ammirato altre
speculazioni assurde di Lanthimos sul linguaggio e sul
comportamento umano, in particolare Dogtooth. “Mi piace lavorare con registi che hanno
un loro universo. Per me il cinema è come una lingua: ognuno ha la
sua forma”, ha dichiarato.
Léa Seydoux in Dune
6. È la prima attrice ad
interpretare Lady Margot Fenring.Dune –
Parte Due è il primo adattamento live-action di un
romanzo della serie Dune a includere il personaggio di Lady Margot
Fenring, che era stato escluso da Dune (1984), Dune – Il destino dell’universo
(2000), I figli di Dune (2003) e
Dune (2021). Elizabeth Debicki, Eva Green, Amy Adams, Natalie Dormer, Olivia Taylor
Dudley e Gwyneth Paltrow sono state prese in
considerazione per il ruolo prima che venisse scelta Seydoux.
Léa Seydoux ha recitato per il
videogioco Death Stranding
7. Ha partecipato al celebre
videogioco. Nel 2019 l’attrice ha doppiato il
personaggio chiamato Fragile, a cui ha donato anche le proprie
fattezze, nel videogioco Death Stranding. Oltre a lei, si
ritrovano in esso le partecipazioni degli attori Norman Reedus,
Margaret Qualley e Mads Mikkelsen. Seydoux ha poi confermato che
riprenderà il ruolo di Fragile anche nell’annunciato sequel
Death Stranding 2: On the Beach, previsto per il 2025.
Léa Seydoux in The Lobster. Foto di Despina Spyrou
Léa Seydoux, André Meyer e il
figlio George Meyer
8. Léa Seydoux è una mamma
amorevole. Nel gennaio del 2017, Léa Seydoux ha dato alla
luce il figlio George, avuto dal compagno, anche lui francese,
André Meyer. I due sono fidanzati da diversi anni
e pare che la loro storia d’amore sia nata alla Mostra del Cinema
di Venezia di qualche anno, precisamente nel 2013. Di loro non si
sa molto, tranne che entrambi tengono molto all’educazione di loro
figlio e lo accudiscono amorevolmente.
Léa Seydoux non è su Instagram
9. Non è presente sul social
network. Benché esista un profilo verificato come
leaseydoux_genuine, su questo si ritrova soltanto una
fotografia, risalente al 2019, relativa al movimento Times Up. Su
tale profilo l’attrice non ha mai postato altro, lasciando
intendere il suo disinteresse nei confronti del social. È dunque
possibile affermare che l’attrice non sia presente su Instagram, ma
i suoi fan possono comunque ritrovare qui alcune pagine a lei
dedicate con foto e video, utili per rimanere sempre aggiornati
sulle sue attività.
L’età, l’altezza e il fisico di Léa Seydoux
10. Léa Seydoux è nata il 1
luglio 1985 a Passy, Parigi, Francia. L’attrice è alta
complessivamente 1,68 metri. Considerata un’icona di bellezza,
l’attrice lavorato anche come modella per numerose riviste e
marchi, ma si vede “sempre come un’attrice”. Ha poi dimostrato di
non avere problemi nel recitare nuda, dimostrando grande padronanza
del proprio fisico.
Léa
Seydoux ha commentato il crescente movimento #MeToo
francese in occasione della conferenza stampa del Festival
di Cannes per la commedia di Quentin DupieuxThe Second Act, che
ha aperto il festival martedì sera.
“È una cosa meravigliosa che le
donne ora parlino apertamente. Le cose stanno chiaramente cambiando
ed era giunto il momento di farlo”, ha detto. “Ho
l’impressione che questo cambiamento sia effettivamente avvenuto.
Anche il film gioca con questa idea, parla anche di eventi molto
attuali e di questo movimento, in cui le donne ora parlano, e
questo è stato di fondamentale importanza affinché questo
cambiamento avvenisse”.
Seydoux ha continuato: “#MeToo è
molto importante. È una questione molto seria. Credo però che sia
necessario anche saperne parlare con umorismo. Nel film, questo
viene evidenziato in un modo molto divertente.Sui set c’è
rispetto, non c’è più questa familiarità, quando giriamo certe
scene c’è più rispetto e sento un cambiamento globale”.
Alla conferenza stampa della giuria,
la presidente Greta Gerwig
ha dichiarato: “Ho visto cambiamenti sostanziali nella
comunità cinematografica americana e penso che sia importante
continuare ad espandere quella conversazione. Quindi penso che si
stia solo muovendo tutto nella direzione corretta per mantenere
aperte quelle linee di comunicazione”.
Léa
Seydoux, un pilastro del cinema francese, ha
guadagnato popolarità tra il pubblico di lingua inglese come Bond
Girl in Spectre del 2015, e più recentemente ha
interpretato il ruolo di Lady Margot in Dune:
Parte Due di Denis Villeneuve.
La vedremo presto nei panni di una
Bond Girl, probabilmente in una veste molto sexy e seriosa, ma
Lea Seydoux sa anche prendersi alla leggera, come
fa in maniera simpatica e maliziosa nel nuovo spot Prada.
Eccola!
Nel 2005 appare nel videoclip Ne
partons pas fâchés di Raphaël, diretto da Olivier Dahan. Nel 2006
partecipa, in uno dei ruoli principali, nel film per adolescenti
Mes copines di Sylvie Ayme. Fa parte della selezione dei talenti a
Cannes nel 2007 per il film La Consolation di Nicolas Klotz. Nel
2008 ottiene la notorietà grazie al personaggio di Junie nel film
La Belle Personne di Christophe Honoré, un’interpretazione
ampiamente apprezzata dalla critica. Appare anche in una delle
pubblicità di Levi’s 501, nel ruolo della ragazza che si toglie i
vestiti mentre sotto ne compaiono altri.
Nel 2009 viene scelta da
Quentin Tarantino per un piccolo ruolo in Bastardi
senza gloria, nel ruolo di Charlotte LaPadite, e l’anno successivo
lavora con Ridley Scott in Robin Hood, interpretando Isabella
d’Angoulême, consorte del Principe Giovanni. Sempre nel 2010 è
protagonista nel film Belle Épine di Rebecca Zlotowski, presentato
alla 49ª Settimana della Critica al festival
di Cannes. Partecipa anche al cortometraggio Petit tailleur di
Louis Garrel e ai film Roses à crédit di Amos Gitai e Mystères de
Lisbonne di Raoul Ruiz. Léa Seydoux compare in un
piccolo ruolo in Midnight in Paris di Woody Allen, dove interpreta
la ragazza che lavora al mercato delle pulci, a Mission: Impossible
– Ghost Protocol di Brad Bird, e in Les Adieux à la Reine di Benoît
Jacquot.
Nel 2011 è la protagonista negli
spot pubblicitari del profumo Prada Candy di Prada. Nel 2012 è
protagonista del film Sister di Ursula Meier. Nel 2013 torna a
reclamizzare Prada Candy in una serie di tre spot diretti da Wes
Anderson e Roman Coppola. Sempre nel 2013 vince la Palma d’oro con
il film La vita di Adele al Festival di Cannes. Con la co-star
Adele Exarchopoulos ha posato per una campagna della casa di moda
Miu Miu. A dicembre 2014 viene scelta come nuova Bond girl in
Spectre, ventiquattresimo capitolo della serie
cinematografica di 007, diretto da Sam Mendes.
Léa
Seydoux è una delle attrici di punta del suo paese
d’origine, la Francia, ma nel tempo è passata con successo anche a
Hollywood in franchise come James
Bond (“Spectre”
e “No
Time To Die“) e “Dune” (dove ricopre il ruolo di Lady Margot
Fenring). Ma la Seydoux ha recentemente dichiarato ad
Harper’s Bazaar U.K. che trova molto più facile essere
un’attrice in Europa che non in America.”L’industria americana,
la trovo dura nei confronti delle donne“, ha detto la Seydoux.
“Per le donne è difficile invecchiare. Non voglio avere paura
di non essere desiderabile o di perdere il mio contratto. In
America è una questione economica, e quando diventa una questione
di soldi si perde la libertà”.
“Non mi sento a mio agio con il
fatto che si debbano spuntare tutte le caselle. Essere una donna
sullo schermo è più facile in Europa“. “Ho più libertà
perché sono un’attrice europea, il che mi si addice“, ha
continuato la Seydoux. “Non cerco di essere popolare, cerco
solo di divertirmi. In America devi conformarti. Ma non voglio
adattarmi al sistema, voglio che il sistema si adatti a me!“.
Léa Seydoux ha anche aggiunto che “è difficile per una persona
che non è totalmente americana essere protagonista di un film di
Hollywood” e che lei “prende quello che trova” in
termini di ruoli nei grandi film dello studio.
L’attrice non rigetta però del tutto
il suo lavoro negli Stati Uniti e aveva comunque dichiarato a
IndieWire nel 2022 che uno dei
motivi per cui le è piaciuto venire a Hollywood a fare film è
perché “sento che in America le persone hanno più
immaginazione“. “Mi sono stati offerti film molto, molto
lontani da quello che ho fatto e ho pensato: “Oh. Interessante”. Mi
piace sentire che posso adattarmi. Per me, questo è molto
esotico“, ha aggiunto all’epoca. “Faccio i film che vorrei
vedere. È l’unico modo che scelgo“. Attualmente, Léa Seydoux è
al cinema con Dune – Parte
Due (qui
la nostra recensione).
Come riportato da
Deadline, Léa
Seydoux (Dune – Parte
Due) è stata ufficialmente scritturata per recitare al
fianco di Josh O’Connor (Challengers)
in Separate Rooms, il prossimo film di
Luca Guadagnino. Il film sarà l’adattamento del
romanzo del 1989 dello scrittore Pier Vittorio
Tondelli, dove si narra in modo non cronologico della
storia d’amore tra lo scrittore iconoclasta italiano Leo (O’Connor)
e il suo traduttore Thomas. Al momento non sono stati resi noti i
dettagli sul ruolo della Seydoux, anche se potrebbe interpretare la
ragazza con cui Thomas intraprende una relazione ad un certo punto
del racconto.
Léa Seydoux, attrice tra l’Europa e
gli Stati Uniti
Conosciuta soprattutto per aver
recitato nei film di James
BondSpectre
e No Time To Die, oltre che nel film vincitore della
Palma d’Oro La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, l’attrice
francese Léa
Seydoux è attualmente impegnata nel ruolo di Lady
Margot Fenring in Dune – Parte
Due di Denis Villeneuve, che probabilmente riprenderà
anche in Dune –
Parte Tre. Tra gli altri film recenti dell’attrice
figurano Crimes
of the Future di David Cronenberg, presentato in anteprima
a Cannes, il dramma La Bete di Bertrand Bonello, uscito a Venezia, e
Un bel mattino di Mia Hansen-Løve, che ha partecipato
alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes.
In Separate Rooms,
il trentenne Leo viaggia attraverso Milano, Parigi, Londra e
Firenze, mentre Thomas è un giovane pianista berlinese che vive
temporaneamente a Parigi quando incrocia per la prima volta Leo. Il
libro è diviso in tre parti, chiamate “movimenti”, che alternano
flashback e riflessioni. Dopo essersi conosciuti a Parigi, gli
amanti iniziano una lunga relazione, incontrandosi e viaggiando
insieme in diverse città europee per un periodo di tre anni. I due
si incontrano quando lo desiderano, ma vivono separati,
appartandosi nelle rispettive solitudini, anche se spesso si
scrivono. A un certo punto, Thomas inizia una relazione con una
ragazza, che rende Leo profondamente geloso. Poi a Thomas viene
diagnosticata una malattia che lo porterà alla morte nella sua
città natale, Monaco.
Gran parte del libro, che inizia con
la chiamata di Leo a Monaco di Baviera per dare l’addio al suo ex
amante, descrive il lutto di Leo e la sua graduale guarigione,
mentre ricorda i suoi viaggi in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Separate Rooms, che probabilmente sarà il prossimo
film di Guadagnino, è prodotto dall’italiano Lorenzo
Mieli nell’ambito del suo accordo con
Fremantle. La sceneggiatura è di Francesca
Manieri, che ha collaborato con Guadagnino nella serie
Sky/HBO We Are Who We Are. Il film con ogni probabilità
sarà presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
In relazione alle voci diffusesi,
secondo le quali l’attrice francese Léa Seydoux avrebbe rigirato le
scene di Carla Bruni nell’ultimo film di Woody Allen, Midnight in
Paris, è giunta la smentita della diretta interessata.
Lea Seydoux
(Spectre) e Charlie
Hunnam (Pacific Rim) sono
entrati a far parte del cast del nuovo film di Drake Doremus, che racconterà “una
storia d’amore unica”.
Doremus, lo ricordiamo, è il regista
di Like Crazy e
Equals. La sceneggiatura del film è stata
affidata a Rich Greenberg.
Ridley Scott, con
la sua Scott Free Productions, si occuperà di produrre il
film.
Dopo essere stata una bond girl in
Spectre, Lea Seydoux
sarà trai protagonisti di Juste la fin du
monde, l’ultimo lungometraggio scritto e diretto da
Xavier Dolan. Charlie
Hunnam invece è pronto a impugnare Excalibur in
King Arthur: Legend of the Sword, nuova
pellicola di Guy Ritchie, in cui
interpreterà il leggendario Re Artù.
Continuano gli aggiornamenti
relativi al casting del film su Gambit,
che vedrà Channing Tatum nei panni dell’Eroe
Marvel. Qualche settimana fa si è
diffusa la voce di una possibile trattativa con
l’attrice Léa Seydoux per il ruolo di
protagonista femminile. Ebbene oggi a commentare quella voce è
l’attrice in persona:
“Senti, no non ho firmato per
Gambit, quindi non posso fare nessun annuncio ufficiale, non ho
informazioni.”
Probabilmente dato che l’intervista
è stata realizzata prima dell’annuncio dell’abbandono
di Rupert Wyatt, l’attrice non è stata ancora
ingaggiata ufficialmente dunque non può forse esporsi ma dato che
ora sappiamo che il film ora sarà diretto da Doug
Liman, probabile un imminente annuncio.
New entry
rilevante nel cast di Sons of Anarchy
7, l’atteso settimo ciclo di episodi della serie di
successo targata FX. Si tratta della nota attrice Lea Michele,
interprete della serie di successo della Fox,
Glee. Lea Michele interpreterà il ruolo
di Gertie, una cameriera all’interno di
un bar frequentato principalmente da camionisti e madre single, che
si rivolgerà a Gemma in un momento di
estrema difficoltà.
Sons of
Anarchy è una serie televisiva di
azione statunitense trasmessa da FX a partire
dal 2008, ideata e co-prodotta da Kurt Sutter. La serie
narra le vicende di un club di motociclisti chiamato Sons
of Anarchy ed è ambientata nella città immaginaria di
Charming, situata nellaValle di San
Joaquin in California. Dopo essere stata rinnovata per
una sesta stagione, composta come le precedenti da 13
episodi, il 3 febbraio 2012 FX ha annunciato il
rinnovo anche per la settima ed ultima stagione. Sons of
Anarchy è un fittizio club di motociclisti a cui
sono affiliati diversi gruppi (charters) principalmente sulla costa
occidentale degli Stati Uniti, ma anche in Irlanda, nel Regno Unito
e in Svezia.
Le
weekend, il nuovo film di Roger Michell,
regista di Notting
Hill, con Jim Broadbent e Linsday Duncan, che arriverà in Italia il 12 giugno con Lucky Red.
Nick e Meg (Jim
Broadbent e Lindsay Duncan) sono una coppia inglese di
ultracinquantenni: lui professore universitario, lei insegnante di
liceo.
Decidono di festeggiare il loro
trentesimo anniversario di matrimonio tornando per un weekend a
Parigi, dove avevano trascorso la loro luna di miele. L’incontro
inaspettato con un vecchio amico, Morgan (Jeff Goldblum), riuscirà
a far capire a Nick tutto quello a cui tiene davvero nella vita, e
nel suo matrimonio con Meg.
Roger Michell,
regista di Le Week-end, è un esperto di
commedie romantiche: è infatti dietro la macchina da presa anche in
Notting Hill, la commedia romantica anni
’90 con protagonisti Hugh Grant e Julia Roberts. In quel caso, la storia ruotava
attorno alla favola di Cenerentola al maschile; il bel Hugh,
libraio dell’elegante quartiere di Londra si innamora, e fa
innamorare, una grande star del cinema americano, con l’arma più
semplice: essere se stesso.
In Le
Week-end Meg e Nick sono una coppia inglese, per il
loro trentesimo anniversario di matrimonio decidono di attraversare
La Manica e passare un week-end nella città dell’amore: Parigi, per
fare un salto nel passato della loro giovinezza, che sia di
auspicio per il futuro.
Nella storia di Meg e Nick invece
la situazione è ben diversa: la coppia è solida, forse un po’
stanca, ne ha passate molte, tra cui il ’68 di cui, nel corso del
film, finisce per rinnovare i fasti di anarchia e libertà, ma è
arrivata ad un punto di svolta: i figli (finalmente) se ne sono
andati di casa, e ora inizia la seconda fase della loro vita.
Tutti e due hanno appena vissuto un
cambiamento di carriera, e il viaggio, inizialmente una scusa per
ricordare i bei tempi andati, si trasformerà in un tentativo di
rottura dei canoni di alcuni stereotipi sull’amore, soprattutto
quello da una certa età in poi, e quello del comportamento maturo.
I due infatti non sembrano voler rinunciare alla vita così come se
la ricordano, e ne ripercorrono alcuni episodi e alcune scene
iconiche che, si intuisce, ha segnato la loro giovinezza, come il
balletto di Band à part, film di
Jean-Luc Godard che ispirò anche Quentin
Tarantino.
Molto del peso del film è sulle
spalle, solide, di Jim Broadbent, il contraltare
maschile di Judy Dench, imponente attore inglese
multifacce, che riesce ad essere un uomo passionale, fragile,
deciso e innamorato e farci immedesimare perfettamente nei
sentimenti del suo Nick, nella sua voglia di stabilità degli
affetti, che Meg (Lindsay Duncan) sottovaluta un
po’.
A completare il terzetto si unisce
anche Jeff Goldblum, che quest’anno è ritornato in
grande forma sugli schermi con questo film e l’ultima fatica di
Wes Anderson, Grand Budapest
Hotel. Questo film probabilmente segue il successo
del film di Anderson, e sfrutta l’immagine meravigliosa,
inequivocabile, di Parigi, a cui sono dedicate molte sequenze
panoramiche che ne rivelano l’assoluto fascino, e l’aria di una
commedia sofisticata, che a tratti ricorda Woody
Allen degli anni ’70, ma senza il suo cinismo.
All’anteprima di Rio, film
d’animazione in uscita il 15 aprile, presentato Domenica 3 aprile
allo Space Moderno di Roma, ha fatto seguito la conferenza stampa
con i doppiatori italiani. Fabio De Luigi (Blu), Victoria Cabello
(Gioiel), Pino Insegno (il tucano Rafael), Mario Biondi (il
perfido pappagallo Miguel), Josè Altafini (il bulldog Luiz), Emilio
Carelli, direttore di Sky Tg 24 e Francesco Castelnuovo
(entrambi le due spalle dell’antagonista principale) hanno animato
la divertente presentazione costellata da battute e da un paio di
domande poste dai figli dei giornalisti che avevano assistito
all’anteprima e scorrazzavano divertiti fra le sedie della
conferenza stampa.
Il 14 novembre alle
21.00 presso il Teatro Cassia in Via Santa Giovanna Elisabetta
69, Roma, si terrà l’edizione 2015 del Festival “Le Voci Del
Cinema”.
Sarà possibile votare il migliore
doppiatore dell’anno, che si aggiudicherà il Microfono d’Oro, sul
sito www.doppiatoriitaliani.com.
La diretta dell’evento sarà
trasmessa suwww.formatradio.it e la partecipazione è
gratuita.
ospiti della serata
saranno celebri doppiatori come Francesco Pezzulli (voce
ufficiale di Radio DeeJay, Leonardo Di Caprio e Anakin Skywalker in
Star
Wars) e molti altri.
Info e prenotazioni al
3335313113 (nei feriali dalle 17:00 alle 20:00, il sabato dalle
13:00 alle 19:00).
Le vite degli
altri è il film premio Oscar del 2006
di Florian Henckel Von Donnersmarck con
protagonisti Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian
Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme.
Anno: 2006
Regia: Florian
Henckel Von Donnersmarck
Cast: Martina
Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas
Thieme
A Berlino Est,
nel 1984, gli uomini di cultura che possono lavorare senza scendere
a patti con il regime comunista sono ormai pochissimi. Tra essi il
drammaturgo e scrittore Georg Dreyman (Sebastian Koch) e la sua
compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck),
spiccano proprio per la fama di cui godono nonostante la situazione
politica.
Tale stato di cose, però, è
destinato a mutare quando il ministro della Cultura si innamora di
Christa-Maria: infatti il politico, per averla tutta per sé, fa
mettere sotto sorveglianza Dreyman nel tentativo di “toglierlo di
mezzo”. Trovare delle prove che dimostrino l’avversione del
drammaturgo al regime diventa quindi il compito principale
dell’inflessibile agente Gerd Wiesler, nome in codice HGW XX/7
(Ulrich Mühe).
Quest’ultimo, cresciuto nella Stasi
con il solo obiettivo di scovare possibili traditori, addestrato ad
agire come una macchina e a pensare seguendo unicamente le regole
del regime, una volta ricevuto l’incarico, riempie la casa di
Dreyman di microfoni e inizia una sorveglianza serrata per
incastrare il drammaturgo. Il suo insinuarsi nelle vite degli
altri, però, porta con sé un effetto imprevisto: Wiesler,
freddo e rigoroso simbolo di un regime che alla sua gente non
concede nulla più che la mera sopravvivenza, grazie al contatto con
la poesia, la passione e l’amore che abitano la vita di Dreyman,
comincia a conoscere la coppia, a “coprire” gli indizi che
potrebbero portarla alla rovina e a rischiare in prima persona per
cercare di salvare la loro felicità e la loro vita.
Le vite degli
altri, opera prima e meritatamente pluripremiata di
Florian Henckel Von Donnersmarck, è un film che lascia senza fiato
e in cui ogni elemento viene dosato perfettamente. Il clima di
terrore e sospetto, reso con le immagini di una Berlino grigia,
fredda e inospitale, trova il suo complementare nel clima di
sicurezza della casa di Dreyman, il rifugio degli intellettuali, un
luogo accogliente dalla luce invitante, calda. La corruzione,
l’ottusità e l’immoralità, impersonificate dagli uomini di potere,
hanno come contropartita l’onestà e la coerenza, incarnate dagli
uomini di cultura.
Il vero fulcro di Le vite
degli altri resta però il processo che vede la vita
dell’agente Wiesler, eroe anonimo, povero di beni e sentimenti,
dall’anima riarsa, assorbita dal dovere e dal lavoro, intrecciarsi
a quella del drammaturgo, piena di idee, progetti, pensieri,
amore.
Le vite degli
altri
Il lento modificarsi
dell’agente della Stasi, il suo insinuarsi in una vita non sua e il
suo sforzo per proteggere quella vita agognata sono, infatti, il
cuore del film.
Il sacrificio silenzioso di HGW
XX/7 è un tradimento ai danni del comunismo, un cambio di alleanze
e una scelta consapevole e coraggiosa compiuta per salvare un uomo
che è riuscito a toccargli l’anima.
Ed è proprio questo cambio di
schieramento che il regista sottolinea in una delle scene finali,
quando, con un movimento di macchina veloce, brusco, sposta
l’inquadratura da un agente della Stasi che chiede esplicitamente a
Wiesler da che parte sta, al volto del protagonista,
impassibile ma allo stesso tempo mutato, poiché conscio delle
proprie scelte.
Le vite
degli altri è un film assolutamente da vedere. E
rivedere. E rivedere ancora.
Le vite degli
altri è il film cult del 2006 diretto da F.H. Von
Donnersmarck e con protagonisti un cast tutto tedesco
composto da Ulrich Mühe, Martina Gedeck, Sebastian Koch, Ulrich
Tukur
Le vite degli
altri, la trama: Berlino Est, anno 1984. Il famoso
drammaturgo ed intellettuale Georg Dreyman (Sebastian Koch) non è
considerato un nemico dal regime tanto da entrare persino nelle
grazie della moglie del primo ministro, Margot Honeker. Quando il
viscido ministro della cultura Bruno Hempf (Thomas Thieme) posa gli
occhi sulla compagna di Dreyman, la bella ed affascinante attrice
Christa Maria Sieland (Martina Gedeck), la vita del drammaturgo
finisce sotto il controllo della STASI, la polizia politica della
DDR, speranzosa di incastrarlo. Ed è così che la casa di Dreyman
viene disseminata di microfoni e ricetrasmittenti, controllata 24
ore su 24 sotto la severa e rigida responsabilità dello scrupoloso
capitano Gerd Wiesler (Ulriche Muhe). Così mentre il ministro Hempf
costringe la bella Crista a concedersi ai suoi capricci in cambio
di una luminosa carriera teatrale, Dreyman, sconvolto dal suicidio
di un amico regista e dissidente politico, si decide ad iniziare
un’anonima campagna di denuncia al regime. La lotta al potere
sembra avere un esito scontato ma a volte anche negli uomini più
ossequiosi e ligi al loro dovere può germogliare un risveglio della
coscienza, e gli eventi possono prendere strade imprevedibili.
Dopo un’incetta di premi e
riconoscimenti in giro per tutta l’Europa, Le vite degli
altridi Florian Henckel von
Donnersmarck ottiene nel 2007 anche il premio più ambito: l’Oscar
per il miglior film straniero, il terzo nella storia del cinema
tedesco. Intenso e coinvolgente dramma politico-sociale diretto con
equilibrio e sorretto da una sceneggiatura di spessore e di grande
linearità. Interpreti impeccabili che con grande misura e
compostezza riescono ad esprimere con grande efficacia il carattere
di personaggi dal tratto ben definito. Oltre agli ottimi Sebastian
Koch e Martina Gedeck, amanti appassionati ma mai sopra le righe,
evidenziamo l’enigmatica quanto intensa interpretazione di Ulriche
Muhe, bravissimo nel disegnare i contorni del leale e fedele servo
del regime che però si allontana gradualmente da esso quando per
primo intuisce la fine di quel mondo.
Le vite degli
altri è un intensissimo dramma che si consuma nel
particolarissimo contesto di una Germania dell’Est sull’orlo della
sua stessa dissoluzione; il tramonto di un mondo e di un’ideologia
a cui gli stessi membri del partito, forse, non credono più.
Corruzione, interessi personali, ambizioni puramente materiali
hanno sostituito ormai qualsiasi utopia socialista e il disilluso
capitano Wiesler interpreta e raffigura proprio questa presa di
coscienza. Allora anziché continuare a servire lussuriosi e aridi
funzionari di partito senza alcun valore umano e politico, meglio
tradire e proteggere coloro che si doveva, ingiustamente, rovinare.
Un film che, nel titolo stesso, sottolinea l’invasione selvaggia ed
indiscriminata nella privacy delle persone completamente private
della loro intimità, caratteristica distintiva del passato regime
comunista della Germania orientale. Un tema, quello del diritto
alla privacy, che forse anche nella società iper-informatizzata di
oggi assume ogni giorno di più un’attualità sempre più
stringente.
Le vite degli
altri di Florian Henckel von Donnersmarck è un film
da vedere perchè è ben fatto, coinvolge pur non ricorrendo ad una
volgarità che sia una, e conferma l’ottima salute in cui versa
recentemente l’apprezzabilissimo cinema tedesco.
L’artista delle Pin Up Andrew Tarusov
ha deciso di dedicarsi a un progetto particolare e trasformare le
più tremende villain Disney in sexy Pin Up, così come ha già fatto
per le principesse.
Si svolgerà dal 10
al 16 Giugno 2014 la XVIII edizione di LE VIE DEL CINEMA DA CANNES A
ROMA, la storica rassegna che
porta i film della Croisette nella Capitale, pochi giorni dopo la
chiusura del principale festival cinematografico del
mondo.
La manifestazione è organizzata
dall’ANEC Lazio con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica di Roma Capitale e
dell’Assessorato alla Cultura e
Politiche Giovanili della Regione Lazio, e in collaborazione con i Venice Days – Giornate Degli
Autori.
In programma oltre 20 lungometraggi tra i più importanti visti
a Cannes: titoli provenienti da
Concorso, Fuori Concorso, Un Certain Regard, Cannes Classic e
Quinzaine des Réalisateurs, tutti proposti in anteprima assoluta e in versione originale con
sottotitoli italiani.
Le proiezioni si terranno in quattro
sale di Roma: Alcazar, Eden
Film Center, Greenwich e Quattro
Fontane. Eccezionalmente previste
per questa 18^ edizione, le repliche dei film anche in alcune sale
del Lazio: Cinema Palma di Trevignano (Roma), Cinema Oxer di
Latina, Cinema Moderno di Rieti e Cinema Etrusco di Tarquinia
(Viterbo).
Anche quest’anno gli spettatori
potranno vedere molti dei film premiati: a cominciare dal vincitore
della Palma
d’oro e
del premio
FIPRESCI della critica
internazionale, WINTER
SLEEPdel regista
turco Nuri Bilge
Ceylan, un intenso ed emozionante
viaggio nell’animo umano, tra Bergman e Cechov.
Direttamente dal palmarés
anche LEVIATHAN di Andrei Zvyagintsey (già Leone d’oro per Il ritorno),
vincitore del Premio per la migliore sceneggiatura,
e MOMMY, nuova conferma del grande talento del
giovanissimo canadese Xavier
Dolan, che ha ottenuto
il Premio Della
Giuria.
Non meno attesi gli altri titoli del
Concorso offerti al pubblico: da DEUX JOURS, UNE NUIT dei fratelli Dardenne, che stavolta dirigono una star internazionale
come Marion
Cotillard, aJIMMY’S HALL di Ken Loach,
sulla storia vera del “comunista” irlandese Jimmy Gralton. E
ancora SILS
MARIA di Olivier Assayas, col suo confronto tra le dive Juliette Binoche
e Kristen Stewart sullo sfondo delle Alpi
svizzere, RELATOS
SALVAJES (Wild Tales)di Damián
Szifrone, scatenata commedia nera
argentina prodotta da Almodovar, e TIMBUKTU diAbderrahmane
Sissako, che tra rigore e
sorprendente ironia racconta la follia quotidiana del
fondamentalismo.
Dal Fuori Concorso arriva invece il
commovente GUI
LAI (Coming Home),
il film che riunisce il regista Zhang Yimou e la sua musa per
eccellenza, Gong
Li.
Da Un Certain Regard non poteva
mancare il film vincitore PARTY GIRL di Marie Amachoukeli, Claire
Burger, Samuel Theis,
premiato anche con la Caméra
d’Or come migliore opera
prima di tutto il festival; mentre arriva da Cannes Classic il cortometraggio VOCE UMANA di Edoardo Ponti,
straordinaria prova d’attrice per Sophia Loren,
che qui si confronta con uno dei monologhi più celebri del ‘900,
scritto da Jean Cocteau e già portato sullo schermo da Anna
Magnani.
Piccolo solo per durata, ma salutato
con grande favore, un altro corto italiano, LIEVITO MADRE di Fulvio Risulto,
terzo classificato alla Cinéfondation.
Confermata l’attenzione per la
Quinzaine des Réalisateurs, sezione autonoma che garantisce uno
sguardo attento alle novità ma anche ai grandi autori. Tra i titoli
in programma segnaliamo LES
COMBATTANTS (Love at
First Fight)
di Thomas
Cailley, vincitore dei premi
Label Europa Cinemas, Sacd e Art Cinema Award; il nuovo film del
grande documentaristaFrederick
Wiseman, NATIONAL GALLERY, dedicato al celebre museo londinese; il ritorno
del maestro John
Boorman con QUEEN AND COUNTRY, racconto di formazione autobiografico
nell’Inghilterra degli anni ’50; il
travolgente PRIDE di Matthew Warchus, ispirato ad una storia vera e salutato da una
delle standing ovation più lunghe del festival; e per gli amanti
del brivido il nuovo, disturbante film del
belga Fabrice Du
Welz, ALLÉLUIA, e la
versione restaurata di NON
APRITE QUELLA PORTA (The
Texas Chainsaw Massacre)
di Tobe
Hooper, che dopo quarant’anni non
smette di far paura.
INGRESSI e PROMOZIONI: Intero: 7 euro. Ridotto: 6 euro (riservato a:
Studenti universitari, over 60, iscritti SNCCI). In più, con la Fidelity card, ogni 5
ingressi 1 è in omaggio.
Appena conclusa la 65ma
edizione del Festival
di Cannes, Roma propone un’ampia selezione dei film presentati
sulla Croisette: in programma circa 30 film in anteprima
assoluta,
Si è svolta presso l’Auditorium
Parco della Musica la presentazione della rassegna Le vie
del cinema da Cannes a Roma, XIX edizione, che ogni anno
porta nella Capitale in anteprima il meglio del Festival
di Cannes. La manifestazione, diretta da Georgette Ranucci, si
deve ad ANEC Lazio e il suo Presidente, Giorgio Ferrero, ricorda:
“fa parte della nostra iniziativa Il cinema attraverso
i grandi festival, che portiamo avanti da diversi anni per
rendere accessibili a tutti i grandi festival, in questo caso
Cannes per la città di Roma”. Ma anche alla collaborazione
dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma Capitale e, per
la prima volta, della Fondazione Cinema per Roma. Dal 10 al 15
giugno dunque, alcune delle pellicole più significative di Cannes
arriveranno in quattro sale romane – Intrastevere, Alcazar, Eden
Film Center e Giulio Cesare.
Giovanna Marinelli,
Assessore Cultura e Turismo di Roma Capitale: “C’è un legame
antico con i grandi festival a Roma, che nasce da un’idea di Gianni
Borgna e dalla convinzione che sia importante lavorare per ridare
una veste internazionale il più forte ed evidente possibile a Roma.
Quest’iniziativa, poi, ha un posto di primo piano all’interno del
Mese della Cultura internazionale, che prevede oltre 100 eventi
internazionali a Roma”.
Piera Detassis, Presidente di
Fondazione Cinema per Roma: “Sono felice di avere iniziato un
dialogo con ANEC Lazio, per noi le sale sono fondamentali. Lo è
diffondere il lavoro della Fondazione e della Festa del Cinema
nella città. Cannes a Roma è un’esperienza straordinaria di
pubblico e d’intensità culturale. Inoltre crea un grande
passaparola, importante per il cinema”.
Purtroppo, ad oggi in programma non
è presente il film Palma d’Oro. Spiega Georgette Ranucci: “Non
abbiamo incluso il film Dheepan di Audiard, perché
il regista sta trattando con la produzione per rimettere mano ai
titoli di coda. Se la produzione glie lo concederà, non potremo
avere il film. Speriamo fino all’ultimo che il problema si risolva,
in questo caso gli dedicheremo una proiezione speciale martedì 16
al cinema Quattro Fontane”. Mentre afferma che l’assenza di
altri titoli attesi, come The assassin, Premio per
la miglior regia a Hou Hsiao-Hsien, o La loi du
marché, Premio come miglior attore a Vincent Lindon, si
deve alla difficoltà di alcuni distributori italiani ad ottenere i
film in tempo utile per la rassegna, immediatamente successiva a
Cannes.
Dei film in concorso sono presenti
invece Mon roi di Maïwenn Le Besco, Premio come
miglior attrice, ex aequo con Rooney Mara, a Emmanuelle Bercot –
anche regista di La tete haute, nella sezione
Fuori Concorso – l’opera prima dell’ungherese László Nemes, il
drammatico Son of Saul, Gran Prix e Premio
Fipresci, The lobster di Yorgos Lanthimos, Premio
della giuria, e l’atteso film cinese Mountains may de
part di Jia Zhang-K.
Nell’illustrare il programma, che
definisce “vasto e attento a un pubblico di qualità”, il
Direttore Artistico sottolinea i film della Quinzaine de
Réalisateurs, “il cuore della rassegna, una sezione che ha
sempre offerto film originali, che non avrete più la possibilità di
vedere, perche molti di essi non sono stati comprati”. Tra
questi, il documentario di Marcia Tambutti Allende su suo nonno,
dal titolo Allende, mi abuelo Allende, Premio al
miglior documentario; ma anche A perfect day dello
spagnolo Fernando León de Aranoa, con Benicio del Toro e Tim
Robbins; i francesi Trois souvenirs de ma jeunesse
di Arnaud Desplechin e Le cowboys, opera prima di
Thomas Bidegain, già sceneggiatore di Audiard; passando per il
franco-marocchino Much loved, di Nabil Ayouch,
sulla prostituzione in Marocco, che ha visto un gruppo di donne
denunciare la violenza del regime ed è stato vietato nel paese.
Dalla Semaine de la Critique, ecco
il colombiano La tierra y la sombra di Césare
Augusto Acevedo, Premio Camera d’Or, mentre da Un Certain Regard
arriva il vincitore del premio omonimo, il film islandese
Hrutar (Rams).
Le pellicole sono presentate in
lingua originale, sottotitolata.
Si svolgerà dal
3 all’8 luglio a Narni (TR) la XVIII edizione di
“Le vie del cinema”, la Rassegna di cinema
restaurato ad ingresso gratuito, diretta da Alberto Crespi
e Giuliano Montaldo
Ai registi di fama internazionale e
di livello artistico riconosciuto può capitare di sentirsi
disorientati nel momento in cui decidono di dirigere un film in
un’altra lingua e di produrre film in un territorio che non è il
loro di origine, e il timore era lo stesso anche per
Hirokazu Kore-eda con Le verità,
titolo di apertura, in Concorso, di Venezia
76.
Il regista di Un affare di famiglia
poteva inciampare nello scalino su cui sono caduti autori del
calibro di Asghar Farhadi e Ingmar
Bergman, fino al recente caso di Xavier Dolan, e invece riesce ad aggirare
l’ostacolo, senza consegnare al suo pubblico il suo film migliore,
ma regalando comunque il suo tocco personale alla storia.
Le verità, basato su una piece
teatrale, racconta di Fabienne, grande star del cinema francese che
volge ai 70 anni, e del rapporto che ha con la figlia,
sceneggiatrice che è dovuta scappare negli USA per allontanasi
dalla presenza ingombrante della madre. Nel loro rapporto
conflittuale si inseriscono molti personaggi, dal passato e dal
presente, ad arricchire e scombussolare ancora di più la loro
relazione.
Le verità è un film di un umorismo
sottile, un racconto fluido in cui Kore-eda riesce a diluire i temi
che gli sono cari, in particolare quelli legati all’ambito
familiare, con un tono ironico che non sempre gli appartiene ma che
si sposa alla perfezione con i tempi degli attori, in particolare
della magnifica Catherine Deneuve e
dell’altrettanto brava Juliette Binoche.
Il regista giapponese riesce a
infondere nella storia, soprattutto nel personaggio della
giovanissima Charlotte, una dolcezza che arriva allo spettatore con
grande immediatezza ed è direttamente mutuato dal modo che ha
Kore-eda di raccontare.
La scelta del titolo, che in
italiano è declinato al plurale, sembra stare ad indicare tutti
quei segreti, quegli atteggiamenti, quelle scelte che nel corso
della vita hanno condizionato e ostacolato le due donne nel loro
approccio reciproco. La verità è quello che nessuna delle due
conosce sull’altra ed è quella che non si riesce mai a dire,
soprattutto per Fabienne, attrice anche nella vita vera.
Il tono controllatissimo del film
non lascia trasparire la furia che la sensibilità di un altro
regista avrebbe potuto scatenare, dato l’argomento, ma si ha
l’impressione che tutto questo controllo penalizzi l’emozione, ed è
un peccato, data la grande capacità che il cineasta giapponese ha
di controllarle e di lasciarle fluire attraverso le sue storie.
Le verità nascoste
è la serie tv spagnola del 2018 prodotta da Mediaset
España e trasmessa in Italia da Canale 5
e in Spagna da Telecinco. La serie tv, un thriller giallo
ambientato in Spagna è stata ideata da Aitor Gabilondo e
César Benítez ed è prodotta da César Benítez, Aitor
Gabilondo per la società Plano a Plano.
Le verità nascoste: dove vederla in streaming
La serie tv è stata trasmessa per
una stagioni a partire dal 2018. Le verità nascoste in
streaming è disponibile su
Mediaset play, il servizio VOD Free di Mediaset.
Le verità nascoste: la trama e il cast
La serie tv è incentrata sulla
storia di Paula, una ragazzina scomparsa in strane
circostanze da bambina, che riappare come una bellissima ed
enigmatica adolescente di 17 anni. Marcos, un ambizioso poliziotto,
è il responsabile delle indagini, soprattutto perché la storia
della ragazza è piena di incognite che le fanno dubitare della sua
veridicità. La ragazza viene restituita ai suoi genitori, ma
nessuno è abbastanza sicuro che sia davvero chi dice di essere.
Soprattutto Lalo, un giornalista veterano, che getta più benzina
sul fuoco assicurando che se la famiglia ha ricevuto la ragazza
senza fare domande è perché ha qualcosa da nascondere. Un mistero
difficile da districare per un poliziotto inesperto come Marcos,
soprattutto quando sembra incapace di resistere alla personalità
enigmatica, sensuale e pericolosamente attraente di Paula, un
animale ferito che persegue solo una cosa: convincerli a volerlo,
qualunque sia il costo.
In Le verità
nascoste protagonisti sono Lidia McMahón, interpretata da
Lydia Bosch, Marcos Eguía, interpretato da
Jon Kortajarena, Paula García McMahón,
interpretata da Elena Rivera, Eduardo “Lalo” Ruiz,
interpretato da José Luis García Pérez, Fernando
García, interpretato da Ginés García Millán,
Alicia Costa, interpretata da Irene Montalà.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
invece Ana Llanos, interpretata da Ana Álvarez, Enrique McMahón,
interpretato da Juan Messeguer, Toni García McMahón, interpretato
da Oriol Puig, Laura Santos, interpretata da Esmeralda Moya, Luis
Fonseca, interpretato da Pedro Mari Sánchez, Ramiro Lousa,
interpretato da Xavier Estévez, Commisario Laguna, interpretata da
Susi Sánchez, Rosario, interpretata da Berta Ojea, Andrés Herrera,
interpretato da Paco Marín. Nel cast anche. Ricardo Vega ,
interpretato da Sergio Peris-Mencheta, Andrea López, interpretata
da Leire Zuazua, Bashir, interpretato da Ayoub El Hilali,
Izquierdo, interpretato da Juan Carlos Vellido. Adela, interpretata
da Mariana Cordero. Garrido, interpretato da Raúl Tejón, Arregui,
interpretato da Tomás del Estal. Uomo di Luis Fonseca, interpretato
da Javier Tolosa.
Gli Episodi
La serie in Italia ha debuttato con 10 episodi lunghi 100
minuti. La serie originale invece è andata in onda in due parti: 8
+ 8 per un totale di 16 episodi lungi 70 minuti l’uno.
n°
Titolo italiano
Prima TV Italia
1
La libertà
25 maggio 2018
2
Il dubbio
1º giugno 2018
3
Il passato
8 giugno 2018
4
L’accordo
16 giugno 2018
5
L’amore
22 giugno 2018
6
L’intervista
29 giugno 2018
7
La rivelazione
13 luglio 2018
8
La fuga
20 luglio 2018
9
Il riscatto
27 luglio 2018
10
La verità
3 agosto 2018
Il gran finale
L’ultima puntata della serie si
apre con il funerale di Enrique, durante il quale Fernando
sorprende tutti annunciando di essere diventato il nuovo presidente
della banca. Nel frattempo Lalo è riuscito a smuovere Puri,
ottenendo da lui importanti informazioni riguardo al caso di Paula:
l’uomo ha infatti visto a casa di Cirilo i vestiti che la piccola
indossava quando è scomparsa. Questo indizio mette in moto la
macchina della giustizia e la polizia inizia a pedinare Fernando
nella speranza che l’uomo compia un passo falso e sveli la sua
colpevolezza. Mentre Paula cerca di aiutare Lidia Fernando le fa
finalmente capire che i due hanno ottenuto ciò che volevano. Solo a
quel punto Paula si rende conto di aver partecipato al piano
diabolico di Fernando contro Lidia.
Le verità nascoste 2 si farà?
Purtroppo la serie non è stata
rinnovata per una seconda stagione forse dovuto ad alcune diatribe
tra la parte italiana e la parte spagnola. Infatti oltre al
montaggio rifatto la serie ha avuto alcune problematiche di
programmazione. Inizialmente doveva essere trasmessa nel 2016 su
Telecinco, ma venne posticipata. In una conferenza stampa di
Mediaset España del 2018, la messa in onda era stata annunciata per
il 14 febbraio, facendo anche un conto alla rovescia nei social
network, ma a causa di vari cambi di programmazione, anche tale
data è saltata. Dopo che Canale 5, ha annunciato la messa in onda
dal 25 maggio 2018, la televisione spagnola ha iniziato a
trasmettere la serie dal 21 maggio 2018.
Generalmente le serie vengono
rinnovata poco tempo prima della fine del primo ciclo ma ormai sono
passati diversi anni, dunque è probabile che una seconda stagione
de Le verità nascoste non ci sarà.
Il regista premio
Oscar Robert Zemeckis
ha nel corso della sua carriera realizzato film di vario genere,
dal fantascientifico Ritorno al futuro al
drammatico Forrest Gump, dal
biografico The Walk fino al recente
fantasy Lestreghe.
Ogni suo titolo si è affermato come un’opera di valore, capace di
emozionare grandi e piccoli. Nella sua filmografia si ritrovano
però anche titoli più cupi, che sfociano spesso e volentieri
nell’orrore. Uno di questi è Le verità nascoste,
uscito in sala nel 2000 e basato su una sceneggiatura di
Clark Gregg (meglio noto come attore nel ruolo
dell’agente Phil Coulson del Marvel Cinematic Universe).
Il film venne girato da Zemeckis
mentre era in corso l’intervallo dalle riprese di Cast Away, dovuto alla
necessità del protagonista Tom Hanks di perdere una notevole quantità di
peso. In quel lasso di tempo il regista si interessò alla
sceneggiatura di Le verità nascoste, propostagli
dall’amico Steven Spielberg e basata su un vecchio
soggetto della documentarista Sarah Kernochan, nel
quale raccontava un’esperienza personale. Affascinato dall’idea di
girare un thriller, Zemeckis fece partire in tutta rapidità la
produzione del progetto. In particolare, il film si è affermato per
l’atmosfera di costante inquietudine, vero e proprio elemento di
orrore primario. Non a caso, questo è stato definito un film di
forte stampo hitchcockiano.
Con un incasso di circa 290 milioni
di dollari, Le verità nascoste si è affermato come
il decimo maggiore incasso del suo anno. Pur ricevendo pareri
critici contrastanti, è ancora oggi uno dei film più ambigui e
affascinanti del regista. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Protagonisti del film sono i coniugi
Norman e Claire Spencer. Lui
famoso scienziato e ricercatore universitario, lei ex
violoncellista di successo, decidono di trasferirsi a vivere in una
lussuosa casa sul lago nel Vermont. Per i due ha così inizio
una nuova fase della loro vita, essendo rimasti soli dopo che la
figlia Caitlin si è trasferita per frequentare il
college. Tutto sembra procedere per il meglio nella nuova
abitazione e gli attacchi di ansia di Claire, dovuti ad un recente
incidente d’auto, sembrano lì acquietarsi quasi del tutto. Nel
momento in cui la donna inizia a sentire delle strane voci a vedere
degli strani fenomeni, il panico sembra rimpossessarsi di lei.
Ben presto, Claire sprofonda nella
paranoia più totale, convintasi che quella casa sia infestata da
fantasmi e luogo di antichi orrori. Sempre più preoccupato per la
salute della moglie, Norman chiederà aiuto ad uno psichiatra, ma
dovrà a sua volta scontrarsi con inaspettati risvolti. Nel momento
in cui anche lui inizia a notare ciò che la moglie da tempo
denuncia, i due coniugi capiranno di essere finiti in un luogo
tutt’altro che pacifico, dove antichi segreti e scheletri
nell’armadio stanno per uscire allo scoperto, portando con sé
conseguenze terribili.
Per il ruolo dei coniugi Norman e
Claire Spencer, i primi attori scelti da Zemeckis sono stati
Harrison Ford e
Michelle
Pfeiffer. Ad oggi, è l’unico film horror a cui Ford ha
preso parte nella sua lunga carriera. Pfeiffer, invece, per
prepararsi al ruolo, seguì il metodo della collega DrewBarrymore, proiettando
le proprie paure su ciò che la circonda, potendole così percepire
come più reali e immedesimarsi di più nel ruolo. Nel ruolo della
figlia dei due, Caitlin, vi è invece Katharine
Towne. Miranda Otto, nota per il ruolo
della principessa Éowyn nella trilogia de Il Signore degli
Anelli, è Mary, la nuova vicina di casa dei protagonisti. Il
film segna poi il debutto sul grande schermo dell’attrice e
supermodella Amber Valletta, qui nel ruolo di
Madison Elizabeth Frank.
Nel corso di Le verità
nascoste, Claire capisce di essere perseguitata da un
fantasma femminile e all’inizio crede che si tratti della sua
vicina di casa, apparentemente scomparsa dopo una lite con il
marito. Tuttavia, alla fine la vicina ritorna e si scopre che
questa infestazione è molto più personale. Il fantasma è infatti
quello di una giovane donna di nome Madison Elizabeth
Frank, che aveva una relazione proprio con Norman. Come
spesso accade negli horror, dunque, la brillante esistenza
suburbana di Norman e Claire era solo una facciata che copriva una
realtà oscura, poiché nemmeno un matrimonio apparentemente ideale
era sufficiente a impedire a Norman di tradire la moglie.
Poiché Madison è un fantasma, Claire
inizia subito a sospettare che Norman sia coinvolto nella sua
morte. Norman nega, ma le sue scuse sembrano tutt’altro che
convincenti, soprattutto dopo che Claire torna a casa e lo trova
apparentemente intento a suicidarsi per il senso di colpa per la
relazione. Alla fine di Le verità nascoste diventa
chiaro che il marito di Claire è stato tutt’altro che sincero e che
la relazione era, se non altro, la più innocente delle sue bugie.
Norman ha effettivamente ucciso Madison, gettando il suo corpo in
un lago, spiegando così perché gli episodi infestanti continuavano
a ruotare intorno all’acqua.
Madison, studentessa di Norman,
aveva minacciato di dire al rettore del college di Norman della
loro relazione. Dopo aver scoperto le sue malefatte, Norman tenta
quindi di uccidere anche Claire, ma il suo piano fallisce e la
coppia finisce nel lago, portando Madison a vendicarsi del suo
assassino. Il film si conclude dunque con Claire che depone una
rosa sulla tomba di Madison, con entrambe le donne finalmente
libere dall’inganno e dalle tendenze omicide di Norman.
Il finale di Le verità
nascoste può sembrare in superficie una semplice storia di
vendetta soprannaturale, ma ha significati tematici più profondi. I
momenti finali del film rafforzano l’idea che i segreti tendono a
essere rivelati e i crimini a essere scoperti, e il tentativo di
seppellirli (a volte letteralmente) porta solo a problemi peggiori
per tutte le persone coinvolte. Il passato di Norman torna a
perseguitarlo, o meglio, a perseguitare sua moglie, in senso molto
letterale. Tuttavia, il film di Zemeckis capovolge anche diversi
tropi delle tradizionali storie di fantasmi.
Madison, lo spirito che perseguita
Claire, sembra un’antagonista per gran parte del racconto. Questo è
in linea con la maggior parte dei film sulle infestazioni, in
quanto i fantasmi e gli spettri sono quasi sempre la fonte di
terrore e la principale minaccia per i protagonisti. Tuttavia,
Le verità nascoste stravolge questa idea: Norman è
la presenza più pericolosa nella vita di Claire. Il fantasma di
Madison non è lì per farle del male, ma per aiutarla e, quando
Claire capisce la verità, i due diventano alleate contro un mostro
molto più sinistro di un semplice spirito con un conto in
sospeso.
Nel complesso, il messaggio centrale
del film è rispecchiato anche dalla struttura stessa del film. La
rivelazione che Madison non è il male principale sovverte le
aspettative del genere. Questo è per molti versi un riflesso
sottile ed estremamente intelligente della situazione di Claire:
Norman, il marito un tempo amorevole che inizialmente cerca di
aiutarla quando si rende conto di essere perseguitata, si rivela
essere la presenza più maligna nella sua vita. Questa profondità
tematica è probabilmente parte di ciò che ha reso Le verità
nascoste un tale successo quando è uscito per la prima
volta nel 2000, e il motivo per cui rimane un gioiello di culto tra
i film sui fantasmi e sulle infestazioni a distanza di decenni.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Le verità
nascoste è infatti disponibile nei cataloghi di
Apple iTunes, Prime Video, Tim Vision e
Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 5 dicembre alle ore 21:30
sul canale Warner Tv.
Quelli sui fantasmi sono film sempre
particolarmente apprezzati, capaci di attirare l’attenzione per il
modo in cui queste presenze intangibili possono manifestarsi e,
ancor di più, per i significati che incarnano. Titoli come
Storia di un fantasma, L’evocazione – The
Conjuring, La casa dei
fantasmi, Crimson
Peak o un classico come Casper sono solo
alcuni tra i tanti che si possono citare. Tra questi,
particolarmente affascinante è Le verità nascoste,
diretto nel 2000 dal regista premio Oscar Robert
Zemeckis (autore anche di
Forrest Gump,
Cast Away e Allied
– Un’ombra nascosta).
Affascinante lo è in quanto, come
altri film di questo genere, si fonda su quella che viene detto
essere una storia vera, su un reale incontro con uno spirito
all’interno delle proprie mura domestiche. A sostenerlo è la
scrittrice e autrice del soggetto del film, Sarah
Kernochan. Difficile dire quanto di vero ci sia in quello
che sostiene, ma ciò ha comunque permesso di dar vita ad un film
dall’atmosfera hitchcockiana, con protagonisti due grandi attori
come Harrison Ford e
Michelle
Pfeiffer. Entrambi hanno raccontato di aver accettato
di partecipare al film in quanto affascinati proprio dal senso di
mistero messo in gioco.
A lungo si è però dibattuto proprio
della genesi del progetto, con la Kernochan che se da un lato
continua a sostenere la veridicità di quanto affermato, dall’altro
ha anche preso le distanze dal film, il quale è drasticamente
diverso da quello da lei originariamente scritto. In questo
articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità
relative a Le verità nascoste. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e alla storia vera
dietro il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Protagonisti del film sono i coniugi
Norman e Claire Spencer. Lui
famoso scienziato e ricercatore universitario, lei ex
violoncellista di successo, decidono di trasferirsi a vivere in una
lussuosa casa sul lago nel Vermont. Per i due ha così inizio
una nuova fase della loro vita, essendo rimasti soli dopo che la
figlia Caitlin si è trasferita per frequentare il
college. Tutto sembra procedere per il meglio nella nuova
abitazione e gli attacchi di ansia di Claire, dovuti ad un recente
incidente d’auto, sembrano lì acquietarsi quasi del tutto. Nel
momento in cui la donna inizia a sentire delle strane voci a vedere
degli strani fenomeni, il panico sembra rimpossessarsi di lei.
Ben presto, Claire sprofonda nella
paranoia più totale, convintasi che quella casa sia infestata da
fantasmi e luogo di antichi orrori. Sempre più preoccupato per la
salute della moglie, Norman chiederà aiuto ad uno psichiatra, ma
dovrà a sua volta scontrarsi con inaspettati risvolti. Nel momento
in cui anche lui inizia a notare ciò che la moglie da tempo
denuncia, i due coniugi capiranno di essere finiti in un luogo
tutt’altro che pacifico, dove antichi segreti e scheletri
nell’armadio stanno per uscire allo scoperto, portando con sé
conseguenze terribili.
La storia vera dietro il film
Per quanto soprannaturale possa
sembrare, il film sarebbe ispirato ad una storia vera. Sono in
realtà molti i film con fantasmi basati su testimonianze che
affermano di essersi imbattuti in presenze di questo tipo. Tra
queste si ritrova dunque anche quella di Sarah
Kernochan, autrice del soggetto da cui è poi stato tratto
Le verità nascoste. Due volte premio Oscar (per il
documentario Marjoe e per il cortometraggio Thot)
e autrice anche di 9 settimane e ½ e Sommersby, la Kernochan ha infatti raccontato in più
occasioni di aver avuto l’idea per questo racconto da alcune
vicende personali, che l’avrebbero vista alle prese con un fantasma
dentro casa sua.
“Mi ha sempre divertito
ascoltare i discorsi della gente sui fantasmi. Io non ho dubbi
sulla loro esistenza. Ne conosco uno e ci vivo assieme”, ha
raccontato sul suo blog. Proprio su quest’ultimo ha
dettagliatamente raccontato la propria esperienza con questo
spirito, che avrebbe scoperto essere quello di suo nonno. Il suo
rapporto con questo fantasma era però assolutamente pacifico, tanto
che anche il soggetto iniziale del suo racconto proponeva come
protagonisti una coppia di anziani alle prese con uno spirito
femminile del tutto benevolo nei loro confronti.
Nelle sue intenzioni, infatti, la
storia avrebbe dovuto ricordare Incontri ravvicinati del terzo tipo, il film di
Steven Spielberg in cui la paura per forme di
vita distanti dalla nostra diventava un inno alla diversità e al
confronto pacifico. Il celebre regista, tuttavia, decise insieme a
Zemeckis di modificare lo script, rendendolo decisamente più
tenebroso e inquietante e dando così vita a Le verità
nascoste. La Kernochan ha poi confermato – durante un’intervista – che circa il
75% del suo soggetto è stato riscritto, motivo per cui si è
accontentata del credito come ispiratrice del soggetto, ma non come
autrice della sceneggiatura.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Le verità
nascoste è infatti disponibile nei cataloghi di
Apple iTunes, Prime Video, Tim Vision e
Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 5 dicembre alle ore 21:30
sul canale Warner Tv.