In occasione della Giornata della Memoria, l’annuale commemorazione delle vittime della Shoah celebrata il 27 gennaio, come ogni anno su Sky molti appuntamenti per non dimenticare.
Su Sky Cinema si parte lunedì 23 gennaio, con una intera Settimana della Memoria: dal 23 al 29 gennaio Sky Cinema Hits HD (canale 304) dedica la programmazione della prima e della seconda serata ai film che meglio hanno raccontato la persecuzione e il genocidio degli ebrei e gli orrori perpetrati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE
Lunedì 23 gennaio aprono la programmazione IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE, che racconta la storia di una toccante amicizia tra due bambini sullo sfondo dell’Olocausto e CORRI RAGAZZO CORRI, adattamento del romanzo Run, Boy, Run di Uri Orlev, che racconta le vicende, basate su eventi reali, del giovane Srulik in fuga dal ghetto di Varsavia.
IL LABIRINTO DEL SILENZIO
Martedì 24 gennaio si continua con la prima visione IL LABIRINTO DEL SILENZIO, dove un giovane procuratore nella Germania dell’Ovest, indaga su una cospirazione di massa messa in atto per coprire i passati oscuri e la connivenza con il regime nazista di importanti personaggi pubblici.
SUITE FRANCESE
A seguire SUITE FRANCESE, l’impossibile e dolorosa storia d’amore tra un ufficiale tedesco e una ragazza francese, durante l’occupazione nazista.
LA CHIAVE DI SARA
Mercoledì 25 gennaio in prima serata è la volta di LA CHIAVE DI SARA con Kristin Scott Thomas protagonista e con la storia di solidarietà e coraggio di MONSIEUR BATIGNOLE.
IL FIGLIO DI SAUL
Giovedì 26 gennaio andrà in onda la prima visione premio Oscar IL FIGLIO DI SAUL, film d’esordio dell’ungherese Làzlo Nemes, vincitore del Premio Oscar 2016 come miglior film straniero, che racconta la disperazione di un padre durante l’Olocausto: un ebreo ungherese deportato ad Auschwitz viene costretto ad assistere allo sterminio del suo popolo e a rimuovere i corpi dalle camere a gas. Quando tra i cadaveri Saul riconosce il corpo di suo figlio, tenta a tutti i costi di dargli una degna sepoltura.
IL SEGRETO DEL SUO VOLTO
A seguire IL SEGRETO DEL SUO VOLTO, con Nina Hoss nei panni di una moglie sopravvissuta miracolosamente all’orrore di Auschwitz, che va alla ricerca di vendetta.
THE EICHMANN SHOW – IL PROCESSO DEL SECOLO
Venerdì 27 gennaio, maratona per tutto il Giorno della Memoria con, in prima serata, la prima visione del film THE EICHMANN SHOW – IL PROCESSO DEL SECOLO, un film che indaga le dinamiche comunicative alla base del processo a carico di Adolf Eichmann, nazista responsabile del traffico ferroviario che trasportava gli ebrei nei campi di concentramento. La pellicola racconta la storia dei due uomini che trasmisero in TV il processo e che per la prima volta presentarono al mondo intero la progettazione ed esecuzione dello sterminio di massa.
CONSPIRACY
In seconda serata CONSPIRACY, che ripercorre la riunione che si tenne a Wannsee nell’invjerno del 1942, dove fu pianificato nei minimi dettagli lo sterminio degli ebrei.
IN DARKNESS
Sabato 28 gennaio andrà in onda IN DARKNESS, la storia vera di Leopold Socha, un operaio fognario che durante l’occupazione nazista nascose diverse famiglie ebree nei cunicoli sotterranei, salvandole da morte certa e a seguire IL LABIRINTO DEL SILENZIO.
UNA VOLTA NELLA VITA
Chiudono l’appuntamento, domenica 29 gennaio, la prima visione UNA VOLTA NELLA VITA, la storia di un’insegnante che cerca di avvicinare i suoi alunni alla tematica della Shoah attraverso un progetto speciale e WOMAN IN GOLD, che racconta la storia della battaglia legale combattuta tra l’erede di un dipinto di Klimt sottratto alla sua famiglia dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e il governo austriaco.
La maratona prosegue con..
Programmazione speciale anche su Sky Arte HD (canale 120 e 400 di Sky) che venerdì 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, propone alle 21.15 la prima tv del film PERCHÉ SONO UN GENIO! LORENZA MAZZETTI, presentato nel corso dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia, che racconta la storia della regista e scrittrice Lorenza Mazzetti, la nipote di Albert Einstein. Con gli interventi degli amici Bernardo Bertolucci e Malcolm Mc Dowell, Lorenza racconta l’incredibile storia della sua vita. Venne adottata con la sorella dal cugino di Albert Einstein, e fu testimone dell’omicidio di tutta la sua famiglia nell’eccidio nazista di Rignano del 1944, a cui lei riuscì a sfuggire.
Ma decise che la sua storia non poteva finire così: per scappare dagli orrori partì per Londra e riuscì ad entrare in una prestigiosa scuola d’arte, la sua unica motivazione per essere ammessa? «Perché sono un genio!». Un film emozionante che si concentra sugli anni incredibili in cui Lorenza scopre e comincia ad esplorare il suo “genio”, che poi troverà nuove forme di espressione, non solo in film e libri, ma anche con la collaborazione alla rivista Vie Nuove, in cui analizzava i sogni degli italiani, con i burattini del Puppet Theatre e con la pittura.
Partecipa alla Giornata della Memoria anche History HD (in esclusiva su Sky al canali 407) che venerdì 27 gennaio trasmetterà dalle 6.30 una serie di documentari che, da angolature differenti, racconteranno una delle pagine più tragiche del ventesimo secolo. In prima visione assoluta verrà proposto alle 21.00 il documentario LA DONNA CHE HA PERDONATO I NAZISTI. Lei è una dei sopravvissuti agli esperimenti del dottor Mengele. Lui è un ex nazista accusato di complicità nell’omicidio di 300 mila persone. Dopo 70 anni si sono incontrati. Nel 1962 la giustizia tedesca stabilì che coloro che avevano ucciso sotto l’influenza della propaganda nazista non potevano essere considerati colpevoli di omicidio. Ma nel 2011 il caso dell’aguzzino del campo di Sobibor, condannato a 70 anni dagli avvenimenti, ha ribaltato l’interpretazione della legge penale e ha portato al processo di Oskar Groening il “contabile di Auschwitz”. Durante il processo, la testimone Eva Kor, una delle sopravvissute ad Auschwitz, perdona l’imputato “per aver avuto la decenza di ammettere le proprie responsabilità”. L’abbraccio finale tra i due coglie tutti di sorpresa.
Tra gli altri programmi della maratona si segnala:
NAZISMO, DAL TRAMONTO ALL’ALBA (ore 11.10), un viaggio nella mente dei nazisti attraverso testimonianze e confessioni degli ufficiali di partito messi a processo al termine della Seconda Guerra Mondiale. Chi ha attuato l’ideologia di Hitler e come è possibile impedire che torni di nuovo?
OSTAGGI DELLE SS SULLE ALPI (ore 18.10), l’incredibile storia di un gruppo di prigionieri nei lager nazisti che, negli ultimi mesi della guerra, furono presi in ostaggio dagli ufficiali delle SS per trattare la resa con gli Alleati.
GLI APOSTOLI DI HITLER (ore 20.05), le menti criminali che eseguivano senza scrupoli gli ordini di Hitler: dall’élite intellettuale ai pubblici ufficiali, passando per i criminali di basso livello che si occupavano del “lavoro sporco”. Chi erano queste persone e come hanno fatto a diventare così?
GLI EROI DI DACHAU (ore 22.40), la storia della liberazione dei prigionieri di Dachau attraverso le toccanti testimonianze dei deportati e dei loro salvatori. 70 anni dopo la liberazione, le vittime della follia nazista e i soldati americani tornano insieme nel campo di concentramento di Dachau per ricordare il passato e raccontare la loro storie.
Giornata della Memoria
Su Sky Sport HD il ricordo è affidato a Federico Buffa con FEDERICO BUFFA RACCONTA ARPAD WEISZ (venerdì 27 gennaio su Sky Sport Mix HD alle 11, alle 15 e alle 21 e su Sky Sport 1 HD alle 13.30, 19 e mezzanotte). Si tratta del racconto della storia del grande allenatore di Inter e Bologna deportato e ucciso ad Auschwitz nel gennaio del 1944. Una originale rilettura dello storyteller di Sky Sport, che trae origine dal libro “Arpad Weisz, dallo Scudetto ad Auschwitz”, scritto da Matteo Marani, vicedirettore di Sky Sport24. Il documentario sarà inoltre proiettato martedì 24 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano, all’interno di un evento organizzato dalla Comunità Ebraica di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano e Sky Sport.
Sempre venerdì 27 gennaio, una puntata speciale de L’UOMO DELLA DOMENICA condotto da Giorgio Porrà (su Sky Sport Mix HD alle 12, alle 16 e alle 22 e su Sky Sport 1 HD alle 12 e alle 20). Al centro della puntata, la Run for Mem, la prima corsa organizzata dalla Comunità ebraica nei luoghi più significativi della Shoah a Roma, in programma domenica 22 gennaio e di cui Sky è media partner garantendo collegamenti in diretta su Sky Sport24 HD. Si tratta di una manifestazione che vuole portare il giorno della Memoria fuori dal suo aspetto più istituzionale e rappresentare un momento di fratellanza e condivisione. In programma un’intervista a un personaggio straordinario: Shaul Ladany, grande atleta israeliano sopravvissuto alla Shoah e miracolosamente non coinvolto nell’attentato palestinese ai Giochi Olimpici di Monaco ’72.
Anche Sky TG24 HD celebrerà la giornata della Memoria, con servizi, approfondimenti e le immagini delle commemorazioni. Il dramma della Shoah sarà ricordato anche all’interno dei programmi “Dentro i fatti, con le tue domande”, in onda dalle 10, e Sky TG24 Pomeriggio, in onda dalle 15, con ospiti in studio.
Infine, una collezione dedicata alla programmazione speciale per “Il Giorno della Memoria” è disponibile anche in modalità non lineare su Sky Go e Sky On Demand.






Come sempre più spesso accade, la Marvel pesca i suoi attori dal bacino di volti molto noti del cinema. Il caso di
Nonostante il “ringiovanimento” del personaggio di Spider-Man rispetto alla versione di
Il fisico, la voce, la presenza scenica:
Per quanto SLJ sia uno degli attori più amati dal pubblico del MCU, è innegabile che il suo casting ha lasciato perplessi, all’inizio, i fan dei fumetti. Gli amanti dei film Marvel che non hanno praticità con le storie a fumetti infatti non sanno forse che Nick Fury è bianco e che solo di recente le storie stampate lo hanno reso di colore, come omaggio allo straordinario lavoro di Jackson con il personaggio al cinema. Ma quindi perché Samuel è uno dei peggiori casting? Se vogliamo possiamo definirlo un eccesso di personalità: a ogni comparsata di Fury nei film Marvel, si rende sempre più palese il fatto che la personalità di SLJ prende il sopravvento su quella dello stesso personaggio.
Senza dubbio un clamoroso successo per la Marvel e per l’attore stesso. Hiddleston ha conquistato il cuore dei fan nonostante interpreti il cattivo e resta, dopo 14 film del MCU, l’unico villain davvero ben delineato, che ha avuto anche però più spazio per articolare il suo personaggio. Merito dell’appeal di Tom e, come per Hemsworth, l’alchimia sullo schermo con il fratelli/nemesi Thor.
Le parole si sprecano. RDJ è a tutti gli effetti il fondatore del MCU, il suo carisma ha messo insieme gli Avengers, anche se il leader dovrebbe essere Cap, il suo ingegno li ha messi alla prova, il suo spirito di sacrificio li ha salvati. Iron Man è l’eroe meglio definito dell’Universo Marvel soprattutto grazie a Robert e al suo sconfinato talento che non vediamo l’ora di essere messo alla prova in altri ruoli per cui non avrà bisogno di un’armatura.
Come per
Quello a cui forse molti non prestano attenzione è che Black Panther non è solo un guerriero, ma è anche un Re. Proprio per questo, Chadwick Boseman è la scelta perfetta per un personaggio che deve dare corpo all’agilità letale della Pantera Nera e all’austera eleganza del un sovrano di una Nazione. La breve apparizione in Civil War ha confermato questa duplice e importante dote dell’attore statunitense.
A dispetto di tutta la preparazione dedicata alla costruzione del ruolo di Ivan Vanko, Mickey Rourke resta uno dei peggiori casting della storia del MCU. A conferma che l’equazione che vale per Paul Rudd, ovvero quella di prendere un attore famoso e renderlo ancora più famoso, non vale per tutti.
Ce ne ha messo di tempo, eppure Ryan è riuscito a portare sullo schermo il film che voleva, con il rating che voleva, raccogliendo lo straordinario successo che non si è fermato al box office e alle recensioni positive, ma sta anche facendo scalpore nella stagione dei premi 2017. Reynolds è la scelta migliore per Deadpool, il solo assunto basta a spiegarsi da solo. Vedere per credere.
Per Eric Bana è stato davvero difficile essere il primo Hulk cinematografico. Il personaggio del Gigante di Giada si è rivelato ostico per la sua rappresentazione al cinema, tanto che si sono dovuti avvicendare tre attori prima di trovare quello giusto che riuscisse a intepretare Hulk e Banner con la stessa credibilità. Il povero Bana si è trovato nel film sbagliato, nella CGI sbagliata e senza dubbio nella parte sbagliata.
Volto limpido e buono, capelli biondi e occhi azzurri, corpo statuario: come Chris Hemsworth,
Il film del 2007 è stato il primo tentativo della Marvel di utilizzare un eroe non molto conosciuto. L’esperimento si sarebbe ripetuto nel 2008 con Iron Man, con esiti completamente diversi. Nel caso di Ghostrider, parte della colpa va anche al casting di
A 17 anni dalla sua prima apparizione come Wolverine, Jackman segna ancora uno standard di supereroe altissimo, l’unico X-Men a comparire in tutti i film del franchise e quello che potrebbe dare al personaggio il suo definitivo addio nel 2017 con Logan. Il caso di Hugh Jackman è emblematico anche perché ha dimostrato che non sempre quello che c’è scritto nei fumetti è da prendere alla lettera quando si parla di film. La fisicità dell’attore australiano è infatti quanto di più diverso ci possa essere da quella del piccolo canadese, eppure dopo le prime porteste dei fan, tutti sono rimasti stregati dal suo Logan.
Soprannominato The Man, è l’uomo immagine dell’azienda e con grande leggerezza è passato ad essere anche l’immagine dei film
Quando Captain America debuttò, in “Captain America Comics” #1 nel 1940, Joe Simon e Jack Kirby gli disegnarono uno scudo a punta il che però lo rendeva molto simile a Shield, un personaggio che avevano creato precedentemente. A partire dal secondo numero gli diedero quindi lo scudo rotondo, ma fu solo in “Captain America Comics” #3 che Cap cominciò a lancira lo scudo usandolo anche come arma. Quel numero è stato il primo lavoro a fumetti di Stan Lee.
A seguito dell’introduzione del Comics Code, nel 1956, la Marvel (all’epoca ancora Atlas Comics) subì una seria limitazione nelle vendite, e così Martin Goodman, proprietario dell’azienda, decise di rivolgersi alla American News Company per la distribuzione. Tuttavia la American News Company stava affrontando una importante causa contro il governo federale che la spinse a escludere dalle sue distribuzioni la Atlas che fu costretta a stringere un accordo con la DC Comics e il loro distributore, Independent News Distributors. Se Goodman non fosse riuscito a concludere l’accordo, Lee sarebbe rimasto senza lavoro ancora prima che la Marvel vera e propria nascesse!
Agli inizi della Marvel, Stan Lee scriveva tutte le storie o quasi, per cui era molto difficile tenere a mente le storyline e i personaggi per una sola persona, oltre al fatto che Lee ha sempre avuto una scarsa memoria. Proprio per questo, molti suoi personaggi hanno nome e cognome che cominciano con la stessa lettera, espediente utilizzato per ricordarli meglio. Tuttavia, gli è capitato di sbagliare nome ugualmente, come quando ha usato “Bob Banner” in “Fantastic Four” #25. L’errore è stato giustificato dicendo che Robert – Bob diminutivo – era il primo nome di Banner e che Bruce fosse il secondo. Si è poi deciso di tenere Bruce.
Ditko e Lee lavorarono a distanza su “Amazing Spider-Man” #25 ma poi lasciarono il lavoro per un anno. Quando Lee lo riprese, lavorando per con John Romita, nel numero #42 si presentò il problema di presentare Mary Jane Watson. Ditko l’aveva presentata come molto carina, ma Lee lo aveva dimenticato e così solo l’insistenza di Romita lo convinse a farne una bella ragazza, perché pensava dovesse essere brutta.
Il metodo di lavoro di Stan Lee, di partire da una storyline per poi svilupparne altre, è diventato il metodo della Marvel stessa, che è diventata poi famosa per le storyline multiple.
Nel 1966, Stan Lee mise in vendita con la Marvel la Stan’s Soapbox, “offrendo” agli avversari che a detta sua volevano imitare lo stile Marvel, i vecchi script della Casa delle Idee. La Adventure Comics, con La Legione dei Supereroi, rispose a tono a Lee, smentendo i riferimenti a Spider-Man nei loro lavori.
Appena Kirby lo creò come braccio di Galactus, Lee si interessò subito a Silver Surfer in maniera così profonda che alla Marvel c’era la regola che nessuno, a parte Stan Lee, potesse lavorare alle storie del personaggio. Gli altri autori dovevano addirittura chiedere il permesso a Lee per prendere in prestito il personaggio nelle loro storie, ma questo monopolio è durato fino al 1987, quando la Marvel assunse Steve Englehart.
Il regista francese era un grande fan dei fumetti. Quando visitò New York tra il 1968 e il 1971, volle incontrare Lee per lavorare con lui. La prima collaborazione non andò mai oltre il trattamento, mentre la seconda, The Monster Maker, finì con una sceneggiatura completa firmata da Lee stesso.
Negli anni ’70 Stan Lee cominciò una vita pubblica molto intensa di convention e incontri. Appena cominciò ad avere più autorevolezza, cominciò a perndere decisioni importanti sul suo modo di lavorare, tanto che nel 1971 decise di eliminare i punti esclamativi, la decisione durò soltanto tre mesi.
Negli anni ’70, come detto, Lee divenne una figura pubblica e questo ruolo lo allontanò dallo scrivere fumetti. Questa sua assenza portò, in Amazing Spider-Man #121, alla morte di Gwen Stacy per mano di Gerry Conway. Lee dichiarò che non ne sapeva niente, ma la cosa non era plausibile data la sua influenza alla Marvel. Così, a seguito delle proteste dei fan, Conway e Lee decisero di inserire nel fumetto un clone di Gwen Stacy che ha poi condotto all’originale saga dei cloni.
A seguito di problemi di comunicazione con il reparto artistico, un commento di Lee (“Ma non dovrebbe avere un naso?”), è capitato che in un numero Iron Man avesse un naso sull’elmo dell’armatura.
Quando Jim Shooter divenne direttore editoriale della Marvel, entrò in conflitto con il capo colorista, George Roussos. Il conflitto nasceva dal fatto che Shooter voleva un fondo verde per “The Master of Kung Fu” #68 ma Roussos rifiutava perché Lee aveva bandito il verde dalle tavole. La questione arrivò a Lee stesso che alla fine decise che poteva andare.
In un numero di “Marvel Fumetti Book”, Lee posò nudo per una vignetta, ma nella versione pubbblicata gli fu applicato un enorme costume da Hulk.
Una delle frasi più note di Lee è l’esclamazione Excelsior, che è anche il motto dello stato di New York. La Pow! Entertainment di proprietà di Lee voleva pubblicare la sua biografia con questo titolo. Questo impedì a un nuovo gruppo di supereroi di adottare quel nome, e questi vennero poi chiamati The Loners.
Oltre ai cameo per i film di supereroi, nel 2004 Stan Lee ha una breve apparizione in The Princess Diaries 2, in cui interagisce persino con Julie Andrews.
Dalla Rovina della Contea ne Il Signore degli Anelli Il Ritorno del Re a Luke Skywalker impegnato con gli speeder laser in
Nonostante L’Impero Colpisce Ancora sia stato rivisto e rimaneggiato innumerevoli volte nel corso degli anni, come tutta la trilogia originale, non si è mai vista la scena di Luke che fronteggia gli Wampas di mentre sta armeggiando con uno speeder laser, così come si vede in alcune foto di scena.
Era stato girato un altro finale per Shining in cui assistevamo al ricovero in ospedale di Danny e Wendy, scappati dalla follia omicida di Jack. Qui il custode dell’Overlook Hotel, Ullmann, faceva loro visita e dava a Danny la stessa pallina da tennis che i fantasmi avevano usato per intrappolarlo, alludendo che il piccolo è parte di un piano più grande. Il film uscì con questo finale, ma dopo un weekend di programmazione Kubrick decise che non gli piaceva più e così mandò i montatori in tutte le sale dove era proiettato il film per far loro modificare l’ultima bobina.
Nel film, il protagonista Russell Brand interpreta la rockstar Aldous Snow che tra un’avventura e l’altra riesce anche a pomiciare con la famosa Katy Perry nei panni di sestessa. Ebbene quel cameo non lo vedremo mai perché quando è stato girato, Laty e Russell nella vita vera erano fidanzati, ma quando il film è uscito avevano già divorziato dopo 14 mesi di matrimonio.
Il finale de La Cosa è notoriamente ambiguo ma Carpenter, per paura che lo studio bocciasse questa bellissima ambiguità finale, realizzò un altro finale cin cui MacReady torna alla base e si fa analizzare il sangue, i cui risultati dicono che è al 100% umano. Per fortuna lo Studio amò il finale originale del film e così Carpenter cestinò il lieto fine.
Alla fine del romanzo di Tolkien, gli Hobbit tornano nella Contea solo per trovarla distrutta da Saruman. Peter Jackson aveva girato questo finale, utilizzandone alcune scene nella visione di Frodo ne La Compagnia dell’Anello, ma poi non ha più montato la sequenza, forse per ragioni di tempo. Non si tratta dell’unica parte del girato che non vedremo mai. Nella battaglia finale sappiamo che Jackson ha girato anche delle scene in cui Sauron prende forma umana e scende in campo contro Aragorn. Purtroppo nessuna di queste scene è finita nella Extended Version Home Video.
Metropolis di Fritz Lang è a oggi uno dei migliori sci-fi mai realizzati. Peccato che il primo montaggio, proiettato al
Sappiamo che il film ha causato non pochi danni alla Sony, con il celebre Hack che ha portato alle dimissioni di Amy Pascal. Il film finisce con il dittatore Kim Jong Un che muore in un’esplosione di un elicottero, ma a causa dei problemi causati dal film allo studio, la sequenza è stata edulcorata e mostra le fiamme che lo circondano mentre l’elicottero esplode. Nella versione originale girata e mai proiettata, Kim Jong Un viene bruciato dall’esplosione mentre la sua testa finisce per esplodere come in un film splatter.
Vista chiaramente nelle immagini dal backstage del film, l’automobile dei Fantastici Quattro non è apparsa nel film di Josh Trank nè in altre scene inedite circolate successivamente. Non che il film potesse essere salvato dalla presenza del famoso veicolo, ma qualche fan particolarmente dedito ai personaggi avrebbe amato vedere la scena.
Il King Kong del 1933 resta a oggi un capolavoro di stop motion, che però non vedremo mai nella sua versione integrale. Sembra infatti che Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, co-registi della parte in stop motion del film, avessero realizzato una scena in un pozzo di ragni preistorici sull’Isola del Teschio, che però non è mai stata vista da nessuno. Nel 2005, Peter Jackson realizzò di nuovo quella scena per il suo King Kong, ma non sapremo mai quanto si sia avvicinato all’orrore della scena originale.
Molte scene del Cavaliere Oscuro non sono arrivate nel final cut, ma stando ad alcune immagini circolate in rete, sembra che la scena del Joker che evade da Arkham sia stata effettivamente girata e mai utilizzata. Questo spiegherebbe l’assenza del personaggio dal caos generato da Bane ne
Nel finale alternativo, mai mostrato in pubblico, la protagonista Chris, che riesce a scappare da Jason, proprio quando pensa di essere in salvo, viene aggredita dal mostro che la decapita. Lo studio ha poi deciso che la decapitazione dell’eroe era un po’ troppo e ha accantonato il finale, optando per la salvezza della ragazza.
La verisone originale del film prevedeva una sparatoria nel Grauman’s Chinese Theatre, tuttavia un fatto di cronaca ha spinto lo studio da tagliare la scena. Poche settimane prima, durante la prima de Il Cavaliere Oscuro il Ritorno, un pazzo sparò sugli spettatori in un cinema di Aurora, e così per delicatezza nei confronti delle vittime della follia, la Warner Bros decise di tagliare la scena.
La versione originale del film prevedeva la presenza di un bambino, il figlio di Khan, che veniva ucciso alla fine della storia, ma uccidere un bambino in maniera così brutale non era nelle intenzioni dello studio che decise di eliminare la scena.
La scena in cui la crew del film viene cannibalizzata e stuprata nel finale era molto molto più lunga, ma lo studio impose al regista di tagliare oltre mezz’ora di contenuti violenti.
Billy Bob Thorton, Viggo Mortensen e tanti altri sono stati completamente tagliati dal montaggio finale de La Sottile Linea Rossa. Nel film, nel finale, vediamo anche
Per ragione di contratto o per ragioni di sviluppo del personaggi, qualche volta, purtroppo per causa di forza maggiore (come la morte di Richard Harris), qualche personaggio di Harry Potter ha subìto un recasting nel corso degli 11 anni coperti dalla saga cinematografica. Ecco i più famosi.
Si tratta senza dubbio del recasting più celebre nella storia del franchise. Richard Harris ha interpretato Silente per i primi due film, salvo poi, purtroppo, passare a miglior vita. Al suo posto è stato introdotto Michael Gambon che, dopo lo scontento inziale, si è guadagnato il favore degli spettatori.
In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban Bill Weasley compare per la prima volta nei film nella foto di famiglia di Ron che viene pubblicata sul giornale. L’attore che interpreta Bill, più un figurante in realtà, è Richard Fish, poi sostituito da
Custode della sala comune dei Grifondoro, la Signore Grassa è molto importante nei primi film della saga, in particolare nel primo e nel terzo. Ne La Pietra Filosofale, il ruolo era di Elizabeth Spriggs, poi sostituita da Alfonso Cuaron in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban con Dawn French, per ottenere un’interpretazione più vivace.
Leilah Sutherland e Rochelle Douglas sono le due attrici accreditate per il ruolo della cacciatrice della squadra di Quidditch di Grifondoro. Hanno interpretato Alicia Spinnet come personaggio di sfondo, rispettivamente in Harry Potter e la Pietra Filosofale e in Harry Potter e la Camera dei Segreti, non a caso gli unici due film dove il Quidditch viene mantenuto come parte integrante del racconto.
Come per Bill Weasley, anche Unci-Unci è stato “re-castato” quando il suo ruolo è diventato più importante. In Harry Potter e la Pietra Filosofale il folletto della Gringott è interpretato da Verne Troyer. In Harry Potter e i Doni della Morte Parte I e II il ruolo è andato a Warwick Davis, stesso attore che interpreta anche il professor Vitious.
Il fantasma della casa di Corvonero appare distrattamente nei primi film della saga, per diventare poi importante alla fine, ne I Doni della Morte Parte II. All’inizio la distratta apparizione era impersonata da Nina Young, quando poi scopriamo che si tratta nientemeno che di Helena Corvonero, figlia della fondatrice di Hogwarts, il suo volto cambia è diventa quello dell’attrice Kelly Macdonald.
Apparsa brevemente in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Pansy, la Serpeverde invaghita di Draco malfoy e sua fedele seguacea, è interpretata da Genevieve Gaunt, vista a lezione di Cura delle Creature Magiche. Ne L’Ordine della Fenice, Lauren Shotton è una Pansy non accreditata, mentre nei Doni della Morte I e II, Pansy Parkinson è interpretata da Scarlett Byrne.
Come Alicia Spinet, anche Katie è una cacciatrice di Grifondoro, ma il personaggio ha uno sviluppo interessante in Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Nei primi due film della saga è interpretata da Emilia Dale. Nel sesto invece, quando è protagonista dello spiacevole episodio della collana velenosa, è interpretata da Georgina Leonidas.
La più forte e conosciuta cacciatrice di Grifondoro ha avuto due interpreti. La prima, Danielle Tabor, compare nei primi tre episodi della saga. Nel quarto film, quando Angelina viene invitata da Fred al Ballo del Ceppo, è interpretata da Tiana Benjamin. L’attrice doveva comparire anche negli altri film, ma essendo impegnata in altre produzioni, fu deciso di tagliare il personaggio invece che scegliere una terza attrice. Come sappiamo dalle informazioni della Rowling, Angelina Johnson sposerà George Weasley.
In Harry Potter e la Pietra Filosofale, Tom il barista del Paiolo Magico è interpretato da Derek Deadman, che gli diede un affabile e rassicurante aspetto. Ne Il Prigioniero di Azkaban invece il personaggio di Tom è interpretato da Jim Tavare, che gli conferisce, secondo le indicazioni di Cuaron, un aspetto inquietante che ricorda moltissimo l’Igor di Frankenstein Junior.
Nei romanzi è la gemella Corvonero di Calì Patil, che invece è una Grifondoro. Assume importanza nella trama quando diventa l’accompagnatrice di Ron Weasley al Ballo del Ceppo. Interpretata nel Prigioniero di Azkaban da Sharon Sandhu, Padma Patil si trasforma poi in Afshan Azhadche la interpreta dal quarto film (quando vediamo il Ballo del Ceppo) in poi.
Come per la “sorella”, anche Calì ha subìto un recasting in occasione del Ballo del Ceppo. Interpretata da Sitara Shah, la vediamo a lezione di Divinazione e a Difesa contro le Arti Oscure nel terzo film, salvo poi vederla con il volto di Shefali Chowdhury ne Il Calice di Fuoco al braccio di Harry per Il Ballo del Ceppo.
Nei primi tre film della saga, Lavanda è interpretata da Jennifer Smith che, pur comparendo molto spesso, soprattutto in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, resta sullo sfondo. Quando il personaggio diventa importante, nel sesto film, quando cioè diventa per un po’ la fidanzata di Ron, Lavanda è interpretata da un’attrice completamente diversa, Jessie Cave.
Vediamo Tom Riddle a diverse età, nel corso della saga. La prima volta che lo incontriamo è in Harry Potter e la Camera dei Segreti, con il volto di Christian Coulson. Nel sesto film, vediamo un Tom Riddle bambino, con il volto di Hero Fiennes-Tiffin, nipote di Ralph Fiennes, mentre per il Tom Riddle adolescente fu necessario un recasting. All’epoca infatti Coulson aveva 29 anni e non poteva passare per uno studente di Hogwarts. Così venne scelto Frank Dillane.
Sembra strano da immaginare, ma anche il Signore Oscuro ha avuto diversi volti. Prima della sua rinascita, ne Il Calice di Fuoco, lo abbiamo visto soltanto una volta, dietro la testa di Raptor ne La Pietra Filosofale ed è proprio Ian Hart, interprete del primo sfortunato insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, a prestargli la faccia con i dovuti accorgimenti di trucco e computer grafica. A partire dal quarto capitolo, Voldemort gode della gloriosa interpretazione di Ralph Fiennes.
