Paramount Pictures ha diffuso il
primo trailer ufficiale di Gemini
Man, il nuovo film firmato da Ang Lee
che vede protagonista Will Smith nei panni di
Henry Brogan, un serial killer a cui improvvisamente darà la caccia
un misterioso agente. E come illustrato dal footage, si tratta di
un’esatta replica di se stesso, ma più giovane.
“Questa storia non poteva
essere raccontata dal cinema per come lo conosciamo. Ma grazie agli
incredibili progressi in campo di tecnologia digitale, non solo
possiamo finalmente vedere Will Smith ringiovanito sullo schermo,
ma riusciamo anche a sperimentare con il racconto in un modo
profondamente coinvolgente.” ha spiegato il regista nelle note
di regia.
[…] Poterlo fare superando i
limiti di ciò che il nuovo cinema digitale ha da offrirci è
incredibile, come lo è lavorare con due Will Smith: uno
splendidamente sofisticato, l’altro onesto ed esuberante. Per me
questo è Will al suo meglio, e quando le due versioni si uniscono,
accade qualcosa di veramente magico. Insieme all’immenso sforzo e
all’abilità tecnica di chi ha creato questa nuova estetica, tra la
fotografia, il reparto artistico, gli effetti visivi e il team
tecnico, ogni parte del progetto è stata stimolante e commovente.
Spero davvero che questo film offra un’esperienza cinematografica
completamente nuova al pubblico di tutto il mondo.“
Arriva in sala il 10 ottobre
Gemini Man, il nuovo film diretto da Ang Lee, con protagonista Will Smith, al fianco di Clive Owen e Mary Elizabeth Winstead. La peculiarità del
film pensato e diretto dal regista taiwanese Premio Oscar è che il
protagonista ha a che fare con una versione ringiovanita di sé
stesso, interamente costruita in computer grafica.
La storia racconta la fine della
carriera di un sicario al soldo del governo statunitense, Henry
Brogan (Will
Smith), che decide di appendere il fucile al chiodo
accorgendosi di non avere più i fenomenali riflessi di un tempo.
Tutto parrebbe procedere serenamente, anche se con reticenza da
parte del suo superiore – visto che Brogan è il miglior tiratore
che il governo abbia mai avuto nella sua scuderia –, se non fosse
che il protagonista viene contattato da un vecchio amico e collega
che gli svela che il suo ultimo assassinio, compiuto con la
consueta precisione certosina, non era stato destinato esattamente
ad un terrorista.
Nel giro di poco Brogan si rende
conto di essere braccato da un cecchino dalla mira incredibilmente
simile alla sua, fino ad accorgersi che quel cecchino è un suo
clone più giovane di trent’anni. Ang Lee torna alla regia sperimentando effetti
visivi più che all’avanguardia. Oltre alla performance di Will
Smith che interpreta sé stesso più giovane in motion
capture, Gemini Man è stato girato (e
proiettato) in High Frame Rate 3D, che conferisce
al risultato finale un notevole realismo. Infatti il progetto
risale al 1997 da un soggetto di Darren Lemke, che però non aveva
mai visto la luce proprio per la necessità di evoluzioni
tecnologiche di un certo livello.
Il regista premio Oscar per
Vita di Pi (e I Segreti di Brokeback
Mountain), visionario e appassionato di sperimentazioni
visuali, viene scelto nel 2017 per dare corpo all’idea, e in
effetti raggiunge egregiamente il risultato. Certo, il punto di
forza di Gemini Man può concludersi con l’aspetto
tecnologico, perché il lavoro risente di una accentuata debolezza
narrativa che non aiuta l’attenzione dello spettatore, rinvigorita
solo dalle roboanti esplosioni. Ma, se ad apprezzare dev’essere più
che altro lo sguardo, quello senz’altro non resterà deluso.
La
commedia romanticaGemelli cucina e amore – da
non confondere con
Amore, cucina e curry – , diretta da Jonathan Wright (già
regista di Natale a Londra) arriva su Rai 2 per offrire un
racconto che tra pietanze prelibate e buoni sentimenti non deluderà
gli appassionati di questo genere. Come noto, i film e le serie
dedicate al mondo della cucina sono aumentati notevolmente, ma in
questo film prodotto dalla Hallmark il
principale degli ingredienti è, come suggerisce il titolo,
l’amore.
La Hallmark, per chi non lo sapesse,
è una produzione televisiva specializzata in particolare in
pellicole di genere sentimentale, dove si raccontano dunque storie
di personaggi che il più delle volte si trovano a compiere percorsi
articolati e imprevedibili prima di cascare definitivamente l’uno
nelle braccia dell’altro. Altri titoli della Hallmark
particolarmente noti sono Sognando Parigi,
Un amore in fondo al
mare, Tra le onde delle Hawaii e Un
Natale spettacolare (molti dei film natalizi della
Hallmark
si possono ritrovare su Prime Video).
Con questo lungometraggio in
programma sulla Rai, però, si entra nel mondo dell’alta cucina,
dove tra ricette, fornelli ed equivoci non mancherà di fare
capolino anche l’amore. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Gemelli cucina
e amore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
location dove si sono svolte le riprese. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Gemelli cucina
e amore
Protagonista del film è
Josh, un cuoco che lavora nella cucina di un
piccolo ristorante. Quando però il fratello gemello
Julian, acclamato chef di Malta, si infortuna,
Josh decide di “sostituirlo” pur di prendere parte ad una delle
competizioni culinarie più importanti. Qui conosce
Meg, l’organizzatrice dell’evento che, convinta di
conoscere il fratello Julian, in realtà si sta innamorando di Josh.
Naturalmente, gli imprevisti non tarderanno ad arrivare.
Il cast e le location dove è stato
girato il film
Ad interpretare i gemelli Josh e
Julian vi è l’attore Jeremy Jordan, noto per il
ruolo di Winn Schott nelle serie Supergirl e The Flash. Jordan si è qui trovato a
confrontarsi non solo con la sfida di interpretare due personaggi,
ma anche quella di uno dei due che finge di essere l’altro, dovendo
pertanto dar vita ad un’interpretazione nell’interpretazione. Nel
ruolo di Meg, l’organizzatrice dell’evento, vi è invece l’attrice
Jessica Lowndes. Completano il cast Callum
Blue nel ruolo di Henri Vermeiren e Edward De
Gaetano in quelli di Etienne Leduc.
Colin Azzopardi, tra i produttori
del film ha organizzato e curato tutta la parte delle riprese a
Malta, spiegando a Newsbook che: “Abbiamo utilizzato diverse
location a Malta, ma la location principale era all’interno e nei
dintorni del Phoenicia Hotel, che è stato estremamente accomodante
durante la realizzazione del film”, ha raccontato Azzopardi.
Altre location sono state Merchant’s Street e
Upper Barakka Gardens a La
Valletta, e Palazzo Parisio a
Naxxar.
Il trailer di Gemelli
cucina e amore e dove vederlo in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
martedì 4 giugno alle ore 21:20
sul canale Rai 2. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Ci sono stati diversi attori che nel
corso degli anni hanno interpretato Gellert Grindelwald nel Wizarding
World, soprattutto grazie all’avvento di Animali fantastici che lo ha portato sotto i
riflettori. Il personaggio viene nominato già ne La Pietra
Filosofale, ma solo ne I Doni della Morte
lo conosciamo come amico intimo del giovane Albus Silente.
Tuttavia, Silente capisce presto,
anche in seguito a un tragico incidente che causò la morte della
sorellina, che Gellert non è quello che sembra, e prende le
distanze da lui. Abbiamo avuto un assaggio di questo racconto nel
franchise, rimasto a oggi monco, di Animali Fantastici e, a oggi,
sono ben 5 gli attori che hanno interpretato Gellert Grindelwald.
Eccoli di seguito:
Jamie Campbell Bower
Jamie
Campbell Bower è stato il primo attore a interpretare
Gellert Grindelwald e l’attore che è rimasto lo stesso sia nel
franchise di Harry Potter che in quello di
Animali fantastici. Ha interpretato per la
prima volta il ruolo in Harry Potter e i Doni della Morte
Parte 1 nei panni di un giovane Gellert Grindelwald in
fotografie e flashback. Il retroscena di Grindelwald con Silente
viene esplorato brevemente, ma il film si concentra maggiormente
sulla connessione di Grindelwald con la Bacchetta di Sambuco. Il
suo aspetto è come quello che viene descritto nei libri, un giovane
bello e affascinante, capace di attirare le persone a lui.
Sebbene Jamie Campbell Bower sia un personaggio muto
nei Doni della Morte, riesce comunque a impostare il personaggio,
in modo che il pubblico possa capire che tipo di persona fosse
anche solo mentre viene mostrano nelle fotografie con un giovane
Silente, o mentre in maniera agile lo vediamo rubare la bacchetta a
Gregorovic in una delle visioni di Gellert. Bower riprende il ruolo
di Gellert Grindelwald in Animali fantastici: I crimini di Grindelwald.
Ancora una volta, il suo ruolo è relegato ai flashback, mentre il
Silente di Jude Law ripensa a quando lui e Grindelwald
crearono un patto di sangue, in modo che non potessero mai farsi
del male a vicenda.
La scena è una delle poche che
mostra il tipo di relazione tra Silente e Grindelwald, una
relazione romantica, come ha confermato la stessa autrice JK
Rowling. In questa apparizione, il Gellert di Bower è affetto da
eterocromia, la mutazione genetica che caratterizza le iridi di una
persona di due colori diversi.
Michael Byrne
Insieme a Jamie Campbell Bower, Michael
Byrne interpreta anche Gellert Grindelwald in
Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1.
Byrne interpreta il personaggio nella sequenza
temporale contemporanea della serie di Harry Potter, mentre è ormai
un vecchio che sconta la sua pena in prigione. Il vecchio
Grindelwald appare solo in una scena, simile a quella del libro dei
Doni della Morte, in cui viene interrogato da Voldemort riguardo
alla Bacchetta di Sambuco. Il ritratto che Byrne
fa di Grindelwald è molto diverso dal personaggio del libro.
La versione del libro di Grindelwald
è un uomo che ha ammesso i propri errori e si rifiuta di
confessare, cosa che lo porta alla morte. La versione
cinematografica del personaggio di Byrne, tuttavia, si diverte nel
dire a
Voldemort che la Bacchetta di Sambuco giace con Silente nella
sua tomba, ridendo anche mentre Voldemort se ne va per recuperarla.
Sebbene non sia presente nella serie sequel, la versione di
Grindelwald di Byrne rimane completamente diversa dalle performance
mostrate nei film Animali fantastici.
Sebbene Grindelwald abbia fatto cose
terribili in tutti e tre i film, non mostra mai piacere all’idea di
ferire Silente, ma mostra solo rabbia, tristezza o indifferenza a
qualsiasi menzione del suo nome. La differenza di Byrne rispetto
alle altre interpretazioni di Gellert Grindelwald,
tuttavia, potrebbe essere spiegata dalla mancanza di conoscenza di
quanto fossero profondi i sentimenti di Grindelwald per Silente al
momento della realizzazione dei Doni della Morte.
Indipendentemente da ciò, la performance di Byrne rimane la
rappresentazione più diversa di Grindelwald fino ad oggi.
Colin Farrell
Colin
Farrell è stato il primo attore a interpretare
Gellert Grindelwald nella serie Animali fantastici, anche se indirettamente.
Grindelwald viene raccontato come una minaccia incombente per tutto
il primo film del franchise, Animali fantastici e dove trovarli, e poi
prepara il terreno affinché il villain della storia sia l’Auror
americano, Percival Graves, interpretato da
Colin Farrell. In un finale sorprendente,
tuttavia, Newt Scamander rivela che Graves è
Grindelwald sotto mentite spoglie. Quindi, anche se Colin Farrell esteriormente sembra un
personaggio diverso, tutte le sue parole e azioni erano quelle di
Grindelwald.
L’interpretazione di Farrell di
Grindelwald si concentra sul suo lato malizioso, dal momento che
passa tutto il suo arco narrativo del film a dare la caccia al
ragazzino Oscuriale che vuole utilizzare per i suoi piani. Farrell
riesce anche a seminare in qualche modo alla svolta del personaggio
di Grindelwald mostrando falsa gentilezza verso coloro a cui sta
facendo del male (un tratto visto più tardi nelle performance di
Grindelwald) e trovando sempre un pretesto per coinvolgere Silente
nelle sue conversazioni. Forse il più grande indizio che Graves è
in realtà Grindelwald sono le riprese introduttive del film in cui
vediamo il mago oscuro che ricorda palesemente Percival
Graves. Entrambi vengono introdotti con un’inquadratura
della nuca con lo stesso taglio di capelli.
Johnny Depp
Originariamente, Johnny Depp doveva essere Gellert Grindelwald
per tutta la serie Animali fantastici. Ha recitato un cameo per
la prima volta alla fine di Animali fantastici e dove trovarli, mentre
compariva lentamente dalle fattezze di Colin Farrell, mentre Graves
lasciava il posto a Grindelwald. In Animali fantastici: I crimini di Grindelwald,
gli è stato finalmente dato il centro della scena e il pubblico ha
potuto vedere chi è il personaggio per un intero film. A Depp è
stato successivamente chiesto di dimettersi dalla serie Animali
fantastici e dal ruolo di Grindelwald dalla Warner Bros. dopo la
denuncia per violenza domestica da parte della ex moglie.
Oltre alle recensioni negative del
film, la performance di Grindelwald che ha offerto Depp non è
piaciuta molto, con critici e pubblico che hanno ritenuto che fosse
simile alle performance di Depp in altri film e non hanno gradito
il nuovo design del personaggio con i capelli biondi decolorati e
gli occhi di colore nettamente diverso. Tuttavia, a uno sguardo più
attento, la sua performance è molto simile a come Grindelwald è
stato ritratto nei libri di Harry Potter. La manipolazione e
l’intelligenza di Grindelwald sono citate come le sue più grandi
risorse e la versione del personaggio di Johnny Depp è quella che mette meglio in scena
questi tratti.
Il suo Grindelwald si comporta più
come un burattinaio, portando le persone a fare cose orribili
invece di costringerle a farlo. Depp è anche l’attore che
interpreta Gellert Grindelwald che assomiglia di più a Jamie Campbell Bower, rendendo più credibile
il fatto che siano la stessa persona in momenti diversi della sua
vita. Tuttavia, Depp non è tornato a interpretare Grindelwald in
Animali
fantastici: I segreti di Silente.
Mads Mikkelsen
Mads
Mikkelsen è stato scelto per sostituire Johnny Depp nel ruolo di Grindelwald. L’attore
ha avuto l’opportunità di interpretare Grindelwald per un intero
film, anziché per un cameo o un flashback. Mikkelsen ha ricevuto i
maggiori elogi per aver interpretato il personaggio, nonostante la
tiepida reazione a I
segreti di Silente. Insieme a un nuovo look con una
differenza di colore più sottile tra gli occhi e un colore dei
capelli più sobrio, Mads Mikkelsen ha portato sullo schermo un
personaggio pericoloso e silenzioso, che trasuda sicurezza e
intimidisce chi gli sta accanto.
Il grande problema di Animali
fantastici: I segreti di Silente è che molte delle
motivazioni o azioni di Grindelwald, così come sono state impostate
ne I crimini di Grindelwald, non hanno molto
senso all’interno della continuità con il Mondo Magico. Tuttavia,
il Grindelwald di Mads Mikkelsen si distingue dagli altri per
l’attenzione alla sua relazione romantica con Silente. Il pubblico,
in particolare gli spettatori LGBTQ+, si stava stancando delle
piccole anticipazioni sulla relazione omosessuale tra i due maghi e
voleva che la relazione non fosse più lasciata al buio e fosse
esplorata a fondo.
Sebbene Animali
fantastici: I segreti di Silente non abbia abbracciato
completamente la trama, si è concentrato maggiormente su questa
relazione rispetto ai film precedenti facendo in modo che Mikkelsen
e Jude Law condividessero diverse scene. Il
personaggio ha avuto quindi non solo tanti interpreti ma anche
apparentemente tante personalità diverse, forse a indicare proprio
la mutevolezza di Gellert stesso e la difficoltà di inquadrarlo in
un solo tipo.
Come è stato già annunciato
Johnny Depp sarà
l’attore che interpreterà Gellert
Grindelwald nei film del franchise di
Animali Fantastici e Dove
Trovarli. L’attore, noto per i suoi
ruoli dark, darà corpo a uno dei più potenti maghi
oscuri, insieme a Voldemort, della storia della
magia. Ma chi è Gellert? Cosa si evince della sua storia dai
romanzi di Harry Potter?
Ecco quello che sappiamo su
Gellert Grindelwald
La sua prima apparizione è sulle
Cioccorane
L’influenza di Grindelwald
sulla storia di Harry Potter non comincia a diventare evidente fino
alla della serie, ma il noto mago in realtà ottiene la sua prima
menzione nella Pietra Filosofale. Dopo aver incontrato i Weasley e
essere stato spinto attraverso la barriera apparentemente solida
tra le piattaforme nove e dieci a King’s Cross, Harry si imbarca
sull’espresso di Hogwarts e viene introdotto alle Cioccorane da
Ron.
Ogni Cioccorana ha una carta di un
Mago o una strega famosi, ognuna con un ritratto in movimento e una
breve biografia. Queste carte collezionabili raffigurano alcuni dei
primi praticanti della magia, dal medievale russo Hag Babayaga, che
mangiava regolarmente i bambini a colazione, all’antica strega
greca Circe, famosa per aver trasformato i marinai naufraghi in
maiali. Tuttavia, c’è anche posto per maghi viventi, come
Silente.
Dal retro della carta del preside di
Hogwarts apprendiamo che Silente è famoso per la sua scoperta dei
cinque usi del Sangue di Drago, del suo lavoro di alchimista con il
creatore della Pietra Filosofale, Nicholas Flammel, e del suo
leggendario duello con Gellert Grindelwald. La carta menziona
semplicemente che Grindelwald era considerato un Mago Oscuro che fu
sconfitto nel 1945. Dovemmo aspettare i Doni della Morte per
ulteriori informazioni sul Mago che si rivelerà essere un
personaggio di vitale importanza.
Ha aizzato Silente contro i
Babbani
Dopo la sua espulsione da
scuola per aver praticato magia oscura, Grindelwald si recò a
Godric’s Hollow, in Inghilterra, dove trascorreva l’estate con la
sua prozia, la celebre autrice di Storia della Magia, Bathilda
Bath. Il libro è famoso nella serie esclusivamente perché Hermione
sembra l’unica ad averlo letto. È qui che l’adolescente Grindelwald
incontrò per la prima volta i Silente, che erano diventati
recentemente residenti a Godric’s Hollow. Lui e Albus Silente
stringono un legame essendo due maghi coetanei e condividendo un
intelletto simile, entrambi molto abili con la bacchetta ed
entrambi con grandi ambizioni di mettere il loro talento a
disposizione.
La relazione della coppia iniziò su
una base di convenienza, con Silente che vedeva Grindelwald come
una finestra per i luoghi magici lontani che non avrebbe mai visto
mentre era bloccato in Inghilterra per prendersi cura della sua
giovane sorella. D’altra parte, Grindelwald trovava stimoli mentali
in un intellettuale che era desideroso di ascoltare. Quando la loro
amicizia sbocciò, ordirono un complotto per rovesciare lo Statuto
della Segretezza e portare i maghi fuori dal nascondiglio e per
stabilire il dominio sui Babbani. Usando il motto “Per il bene più
grande”, progettarono di lasciare Godric’s Hollow e diffondere il
loro messaggio di dominio in tutto il mondo magico.
Silente si è innamorato di lui
Mentre la loro relazione si
sviluppava da un reciproco interesse per degli obiettivi comuni,
anche il modo in cui Silente si sentiva nei confronti di
Grindelwald si sviluppò. Silente si innamorò del fuggitivo mago
straniero, descritto nei libri non solo come una mente brillante ma
come un bel giovane, con i capelli biondi e una faccia “allegra e
selvaggia”. Rowling ha paragonato il modo in cui Silente si è
innamorato di Grindelwald al modo in cui Bellatrix Lestrange si è
innamorata di Voldemort quando ha rivelato l’orientamento sessuale
del preside di Hogwarts durante una lettura di libri alla Carnegie
Hall di New York nel 2007:
“Silente si innamorò di
Grindelwald, e questo aumentò il suo orrore quando Grindelwald si
dimostrò quello che era. In una certa misura, questo può scusare in
parte Silente, perché innamorarsi può renderci ciechi? Ha
incontrato qualcuno brillante come lui, un po’ come Bellatrix che
era molto attratto da questa persona brillante, e poi è stato
orribilmente, terribilmente deluso da lui.”
La Rowling ha aggiunto che ha dovuto
intervenire durante il processo di trascrizione del film Il
Principe Mezzo Sangue dopo aver letto una bozza in cui Silente
parlava di una raazza che aveva conosciuto un tempo, lasciando una
semplice nota sul margine che diceva “Silente è gay!”
Sfortunatamente per Silente, Rowling ha anche insistito sul fatto
che i suoi sentimenti per Grindelwald non fossero mai stati
ricambiati.
Ha dato inizio al duello che ha
ucciso la sorella di Silente
Con un ego che era grande
quanto il suo intelletto, Grindelwald non si trattenne dall’usare
la bacchetta contro chiunque. L’ex studente di Durmstrang usò la
Maledizione Cruciatus, una delle tre maledizioni senza
perdono, su Aberforth. Nonostante la sua ammirazione professionale
e personale di Grindelwald, Silente non poteva sopportare di vedere
queste maledizioni usate, meno che mai sulla sua famiglia. Così
avanzò per difendere il fratello. La lotta infuriò tra tre poli, ma
Ariana, sorella minore di Albus, ragazza curiosa, non poté
sopportare di rimanere nascosta ed entrò nella stanza, camminando
proprio nella mischia e fu colpita da una maledizione che la uccise
all’istante.
Sebbene Aberforth abbia incolpato
Albus per quello che è successo quel giorno (rompendogli il naso al
funerale della sorella) rivelò poi a Harry, Ron e Hermione, in
Harry Potter e i Doni della Morte, che non poteva essere sicuro di
chi avesse lanciato l’incantesimo che aveva messo fine alla vita di
Ariana.
Fuggì dal Regno Unito alla ricerca
dei Doni della Morte
Temendo la conseguenze
della morte della sorella del suo amico, Grindelwald fuggì dalla
Gran Bretagna e iniziò la sua ricerca dei tesori magici che aveva
desiderato da quando era uno scolaro ed era pronto a dedicare la
sua vita alla ricerca dei Doni della Morte. Gli oggetti magici
avevano sempre fatto parte del suo piano, anche prima di incontrare
Silente a Godric’s Hollow. In effetti, il Mago Oscuro in erba andò
a far visita alla zia Bathilda nel piccolo villaggio magico inglese
perché sapeva che lì era sepolto Ignotus Peverell, il primo
proprietario del Mantello dell’Invisibilità della Morte.
Mentre Silente era interessato solo
ad impossessarsi solo della Pietra della Resurrezione in modo che
potesse vedere di nuovo i suoi cari tornare in vita, Grindelwald
intendeva trovare tutti i Doni per rendersi invincibile. Sapeva che
il mago che possedeva tutti e tre i Doni della Morte sarebbe stato
il Padrone della Morte. Con la sua presenza a Godric’s Hollow non è
più possibile, Gellert si concentrò nella ricerca del Dono più
potente, la Bacchetta di Sambuco.
Il suo duello con Silente divenne
leggendario
Grindelwald e Dumbledore
non si vedevano da 45 anni quando finalmente si trovarono faccia a
faccia per un duello che avrebbe determinato l’esito della della
Guerra Mondiale Magica, un conflitto che aveva attanagliato il
mondo magico per decenni. Grindelwald aveva allevato un esercito
allo scopo di rovesciare i vari Ministeri della Magia in tutta
Europa e istituire un nuovo Impero dei maghi basato sulla schiavitù
dei Babbani in tutto il mondo. Nonostante la sua paura
nell’affrontare Grindelwald, a Silente non rimase altra scelta che
rintracciarlo e sfidarlo, cosa che aveva rifiutato di fare per
molto tempo.
Il famoso scontro fu in seguito
descritto dal vecchio amico e testimone oculare di Silente, Elphias
Doge, come il più grande duello magico di tutti i tempi, che durò
all’incirca tre ore e terminò con la sconfitta e l’arresto del Mago
Oscuro. Ciò di cui Doge non si rese conto al momento, era che aveva
appena assistito al fatto che la Bacchetta di Sambuco satava
cambiava la sua fedeltà: da Grindelwald a Silente, il quale sarebbe
rimasto suo proprietario fino a quando non sarebbe stato disarmato
da un Draco Malfoy ignaro, poco prima del suo omicidio per mano di
Severus Piton.
Venne ucciso da Voldemort
Parlando della storia di
Grindelwald nelle Arti Oscure e della sua reputazione sul
palcoscenico internazionale, Vita e Bugie di Albus Silente di Rita
Skeeter ha affermato che in una lista che classifica i maghi oscuri
più pericolosi di tutti i tempi, Grindelwald si sarebbe “perso solo
sul primo posto” solo perché ci fu l’avvento di Colui che non deve
essere nominato, una generazione dopo. La sua reputazione di
esponente di spicco del mondo delle arti oscure non era l’unica
cosa che Voldemort gli rubò.
Quando Voldemort raggiunse
Grindelwald, il mago era imprigionato da anni ed era in una brutta
situazione. Mentre nel film I Doni della Morte Parte I non sembra
che se la passi così male, nel libro, Rowling descrive le
condizioni di Grindelwald: emaciato con i grandi occhi infossati,
una faccia da teschio e pochi denti rimasti. Rivolge quel ghigno
sdentato a Voldemort, quando il mago appare nella sua cella
chiedendogli dove sia la Bacchetta di Sambuco. Per quello che ne
sapeva Grindelwald, richiuso nella sua cella, la bacchetta era con
Silente, nella sua tomba.
Mentre nel film di Grindelwald è
mansueto e dice a Voldemort ciò che deve sapere, nel romanzo di
Rowling il fragile vecchio mago mostra il guanto di fronte di
fronte al suo usurpatore, sorridendo mentre guarda Voldemort
pronunciare la Maledizione Mortale.
Con l’arrivo al cinema di
Animali Fantastici – I segreti di Silente, si riaccende
l’attenzione nei confronti della saga prequel di Harry Potter. Tra i personaggi su cui questi nuovi
film si concentrano, uno dei più affascinanti è senza dubbio il
villain Gellert Grindelwald. Un cattivo al pari di
Lord Voldemort, dotato di poteri unici che lo rendono uno dei
più pericolosi maghi mai esistiti. Sono tanti i misteri che ancora
avvolgono il personaggio e molte sono le cose da sapere su di lui,
deducibili tanto dai libri quanto dai film in cui compare.
Ecco 10 cose che forse non sai di Gellert
Grindelwald.
Gellert Grindelwald: i film
1. È presente in diversi
film.Gellert Grindelwald è il
principale antagonista della saga di Animali Fantastici,
prequel dei film di Harry Potter. Comparso sotto altre
vesti già in Animali Fantastici e dove
trovarli, salvo svelare la propria identità nel finale,
egli si è poi mostrato in tutto il suo valore in Animali Fantastici – I crimini
di Grindelwald. Ormai all’apice del potere, compare
naturalmente anche nel nuovo Animali Fantastici – I segreti
di Silente. Il personaggio è inoltre previsto anche per i
prossimi due capitoli della saga, che porteranno così a compimento
il racconto delle sue gesta.
Gellert Grindelwald in Harry Potter
2. Compare nel settimo
capitolo della saga. I film di Animali Fantastici
non sono i primi a portare sul grande schermo il personaggio di
Gellert Grindelwald. Egli era infatti già apparso brevemente nel
film Harry Potter e i Doni della
Morte – Parte 1, settimo capitolo della saga principali.
Qui egli viene mostrato da prima in un flashback che le mostra
molto giovane e in seguito, nel presente, da anziano, quando viene
raggiunto da un Voldemort in cerca di notizie.
Gellert Grindelwald e Albus Silente
3. Erano grandi
amici. Come già anticipato da Animali Fantastici – I
crimini di Grindelwald, questa saga prequel sarà fortemente
incentrata sul rapporto tra Grindelwald e Silente. Cresciuti
insieme, i due sono stati grandi amici e forse anche qualcosa di
più. Condividendo sogni e magie, entrambi aspiravano a portare ad
un livello superiore il mondo dei maghi e delle streghe. Ben
presto, però, tra di loro si insinuarono una serie di divergenze,
con Grindelwald che manifestava sempre più intenti malvagi. La
rottura tra di loro è ancora tutta da esplorare e molti sono i
segreti che verranno alla luce con i prossimi film.
4. Si sono sfidati in un
celebre duello. Pur provando ancora amicizia e amore per
Grindelwald, Silente era consapevole di essere l’unico in grado di
sconfiggerlo in duello e fu pertanto costretto a dar vita a tale
battaglia. Esortato dalla comunità di maghi, egli si trovò dunque
infine faccia a faccia con il suo amico nemico. Il duello fu così
epico che le cronache ne parlarono per settimane e anni dopo fu
inserito nei libri di testo di Storia della Magia. Silente
sconfisse abilmente Gellert, divenendo ufficialmente il possessore
della Bacchetta di Sambuco, anche se in un primo momento non ne era
al corrente.
Gellert Grindelwald: da Johnny
Depp a Mads Mikkelsen, gli attori che lo interpretano
5. Johnny Depp era stato scelto per
interpretarlo. Al momento di dover scegliere un interprete
per il ruolo di Grindelwald, la Warner Bros. decise di proporre la
parte a Johnny Depp.
Egli accettò il ruolo senza neanche voler leggere la sceneggiatura,
essendo un grande fan della saga e desiderando da tempo di potervi
fare parte. Depp fu coinvolto profondamente nella costruzione
visiva di Grindelwald e contribuì attivamente alla scelta del look
del personaggio, tanto per quanto riguarda suoi tratti estetici
quanto per dettagli come gli abiti e simili.
6. Due diversi attori lo
hanno interpretato in un film. Come già accennato, il
personaggio fa la sua comparsa già nel settimo film di Harry
Potter. Poiché Grindelwald ci viene qui mostrato in due età
differenti, due sono anche gli attori che lo interpretano. La sua
versione giovane ha infatti il volto di Jamie Campbell
Bower (il quale ha poi ripreso il personaggio anche
per un flashback in Animali Fantastici – I crimini
di Grindelwald), mentre da anziano è interpretato da
Micheal Byrne.
7. Mads Mikkelsen è il
nuovo interprete del personaggio. Per via delle cause
giudiziarie in cui Depp è attualmente coinvolto, la Warner Bros. ha
deciso di togliere all’attore il ruolo di Grindelwald e affidarlo
ad un nuovo interprete. La scelta è ricaduta su Mads Mikkelsen,
il quale si è detto molto entusiasta della possibilità. Come noto,
Mikkelsen si è concentrato sul dar vita ad una versione di
Grindelwald coerente con quanto già visto eppure diversa,
ricercando dunque una propria interpretazione originale del
personaggio.
Gellert Grindelwald vs. Voldemort
8. Era più potente di Lord
Voldemort. Benché oggi la popolarità di Voldemort come
cattivo del mondo di Harry Potter sia difficilmente
eguagliabile, è bene sapere che, stando a quanto riportato dalle
descrizioni, è Gellert Grindelwald il più potente mago oscuro che
sia mai esistito. Egli è infatti dotato non solo di una mente più
potente e impenetrabile, ma è anche un abile illusionista nonché
capace di praticare la magia anche senza bacchetta. Date le
capacità che gli vengono attribuite, dunque, è lecito pensare che
in un duello con Voldemort, Grindelwald potrebbe facilmente
sovrastare il Signore Oscuro.
Gellert Grindelwald: a che casata appartiene?
9. Non ha frequentato
Hogwarts. Come noto,
Hogwarts non è la sola scuola di magia e stregoneria esistente
nell’universo narrativo di Harry Potter e Animali
fantastici. Il quarto film della saga principale, Il calice di fuoco,
mostra infatti l’esistenza di altre due scuole e una di queste,
l’istituto Durmstrang, è quella che frequentò Grindelwald nella sua
giovinezza. In essa non vi sono le quattro celebri casate presenti
invece a Hogwarts e dunque non è possibile ricondurre Grindelwald
ad una specifica di esse. Tuttavia, l’istituto Durmstrang è noto
per la propensione all’insegnamento delle Arti Oscure e ciò porta i
suoi studenti ad avere legami con i Serpeverde.
Gellert Grindelwald: la sua morte
10. È stato ucciso da
Voldemort. Chi ricorda la comparsa dell’anziano
Grindelwald in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, ricorderà
anche che egli viene interpellato proprio da Voldemort, desideroso
di saperne di più sulla potente bacchetta di Sambuco. Grindelwald,
che da tempo si trovava nella prigione Nurmengard, viene torturato
fino a quando non rivelò ciò che il Signore Oscuro desiderava
sapere. Fu a quel punto che Voldemort uccise in modo
particolarmente freddo Grindelwald, ponendo fine alla sua
storia.
Geena Davis parla del comportamento di
Bill Murray sul set di Scappiamo
col malloppo, film in cui hanno lavorato insieme nel 1990.
L’attore comico, molto amato e conosciuto per il suo periodo in
Saturday Night Live e per film come Ghostbusters,
ha recentemente subito un calo di reputazione a causa delle
lamentele contro il suo
comportamento sul set di Being Mortal, che ha
causato l’interruzione della produzione. Da allora, nel corso dei
mesi successivi, c’è stata una maggiore attenzione sul
comportamento di Murray sul set, cosa che ha portato alla luce
diversi episodi in cui l’attore non sembra essersi comportato con
professionalità.
Geena Davis è tra
coloro che ha raccontato la sua esperienza negativa sul set con
Bill Murray. Nel suo libro di memorie Dying of Politeness,
l’attrice ha rivelato che Murray l’ha terrorizzata sul set del film
Scappiamo col malloppo del 1990, e durante
una recente intervista sul podcast, On with Kara Swisher, Davis ha
raccontato nel dettagli due episodi da quel set:
“Sono andata a incontrare Bill
Murray e il suo co-regista e produttore in una suite d’albergo.
Sono entrata e sono andata a sedermi con tutti i presenti. Ma Bill
Murray è saltato fuori e ha detto: “Ehi, hai mai provato il
thumper (un dispositivo per
massaggi, ndr)?” E io ho risposto: “Cosa? No. Che cos’è?” “Bene,
vieni a provarlo.” “No, no, no.” “Sdraiati qui. Voglio provarlo su
di te.” E io: “No, no, no grazie”. E lui continuava a insistere. E
io continuavo a dire “No” al punto in cui avrei dovuto urlargli
contro: “Smettila di chiedermelo, cazzo! Non lo farò. Capisci?”
Cosa che ero troppo timida per fare. Quindi mi sono appollaiato
sull’angolo del letto e l’ho lasciato fare, e lui l’ha fatto per
circa un secondo, e poi non ha chiesto se mi piacesse o altro.
Quindi ho capito che era solo per vedere se poteva costringermi a
fare qualcosa di inappropriato…
Stavamo girando una scena enorme
in un incrocio a Manhattan con centinaia di comparse e una troupe
gigantesca e tutta quella roba. E mi hanno detto: “Siamo pronti per
farti venire sul set”. E ho detto: “Bene, i costumisti mi hanno
chiesto di aspettare qui un secondo. Posso farlo o devo venire con
te?” Pochi secondi dopo, Bill Murray – in un completo costume da clown,
tra l’altro – sbatte contro la roulotte con gli occhi fuori dalle
orbite e inizia a urlarmi contro e imprecare contro di me: “Vattene
là fuori! Che cazzo stai facendo? Muoviti! Muoviti!” E si è messo
dietro di me e mi ha urlato all’orecchio: “Muoviti! Muoviti più
veloce! Muoviti!” E siamo arrivati a quell’incrocio dove c’erano
centinaia di persone che lo guardavano, e lui continuava così
finché non ha detto “Stai lì”, indicando un segno sul marciapiede e
iniziando la ripresa. Parlarne in realtà, è ancora molto commovente
per me perché mi vergognavo così tanto, sai, pensavo di essere
qualcuno che voleva fare le cose per bene. Sai?”
Davis è solo una dei tanti attori
che hanno parlato del cattivo comportamento di Murray sul set. In
un podcast nel 2021, Lucy Liu
ha rivelato che Murray le ha rivolto insulti “imperdonabili
e inaccettabili” sul set di Charlie’s Angels,
che secondo quanto riferito ha portato a un lungo scontro tra i due
sul set del film del 2000. Bill Murray insiste sul fatto che lui e Liu da
allora hanno fatto pace, mentre la star di Kill
Bill ha detto che non ha rancore nei suoi confronti.
Netflix ha da sempre incentivato la produzione di
contenuti quali serie tv e film a sfondo teen: alcuni dei prodotti
più visti seguono proprio questo specifico modello, come ad esempio
Elite. Geek Girl è quindi un’altra delle tante
serie adolescenziali distribuite dalla piattaforma. Formata al
momento da una sola stagione di 10 episodi, ognuno da circa 30
minuti, la serie è tratta dall’omonimo romanzo per ragazzi della
scrittrice inglese Holly Smale. Nel
cast ritroviamo figure già parzialmente note nel panorama
cinematografico e specialmente nel mondo delle serie tv:
Emily Carey (Wonder Woman,
House of
the dragon) interpreta la protagonista Harriet Manners, mentre
Daisy Jelley (How
to have sex) è nel ruolo della modella Poppy
Hepple-Cartwright.
Geek girl: da secchiona a
modella
Harriet Manners, la geek o
secchiona della scuola, è una normale adolescente inglese: ha una
migliore amica, Nat, con cui va a scuola e sopporta le prese in
giro del gruppo di bulli popolari, è molto studiosa e curiosa, ma
anche poco sicura di se.
Una gita alla London Fashion Week
cambierà tutta la sua vita; nonostante le sue insicurezze e
il poco interesse per la moda, Harriet viene subito notata da
Willbur, una sorta di fata madrina per tutte le modelle. Dopo
anni di bullismo, la ragazza decide di cogliere
l’occasione per dare un cambiamento alla sua vita. Harriet riuscirà
il primo casting anche grazie al supporto del modello Nick Park,
con il quale si creerà un rapporto che andrà oltre l’amicizia.
Ma non tutto sembra essere sempre
perfetto anche per una modella: le difficoltà di mantenere il
rapporto di amicizia con Nat, il cui sogno era proprio di lavorare
nella moda, e l’invidia e gelosia di Poppy, modella e finta
fidanzata di Nick, renderanno la vita di Harriet tutt’altro che
semplice.
Il tema principale di Geek
girl è certamente il mondo della moda: questo viene
talvolta visto come un campo molto superficiale e dai tratti
tossici, per via della necessità di mantenere un fisico perfetto.
Molti di questi elementi però vengono poco trattati all’interno
della serie, lasciando totalmente offuscate le problematiche legate
al peso delle modelle ed ai possibili disturbi alimentari che ne
seguono. In Geek girl essere una modella è
rappresentato un po’ come essere una principessa: bellissimi
vestiti vistosi, tutte le attenzioni di sopra ed un affascinante
principe azzurro. La serie sarebbe potuta essere invece una buona
occasione per dare un quadro più veritiero sul mondo del fashion,
pur mantenendo un tono leggero e da serie teen.
La paura di essere diversi
Sii felice di essere un orso polare.
L’elemento più caratteristico del
personaggio di Harriet è proprio la sua insicurezza, la quale la
porta prima a credere di essere odiata da tutti e poi a voler
cambiare sé stessa nel diventare una modella. Harriet inizialmente
cerca di uniformarsi al resto dei suoi compagni, e solamente dopo
un importante confronto con Toby, il suo strambo vicino di
casa, comprenderà il valore della diversità.
La metafora utilizzata dai due è
quella di un orso polare in una foresta: per quanto sia forte e
maestoso, non riesce ad uniformarsi al meglio con il resto della
fauna. Ed infatti lo scopo non dovrebbe essere quello: bisogna
rispettare e celebrare la diversità e le piccole cose che rendono
ogni persona unica.
Trattandosi di una semplice serie
teen, Geek girl non si distingue esattamente nel
comparto tecnico- stilistico. Alcune riprese sembrano essere
abbastanza… cringe, simulando uno stato di suspense in
alcune scene parzialmente fuori luogo.
Il primo esempio si ritrova nel
quarto episodio: Harriet è al suo primo casting e viene aiutata da
Wilbur a imparare a camminare sui tacchi alti. In quel momento
tutto sembra fermarsi e le riprese si focalizzano solo sulla
protagonista e sul muro verso cui cammina, che sembra quasi
allargarsi, in un effetto simile a una lente d’ingrandimento. Il
secondo momento in cui alcune scelte tecniche sembrano essere poco
adatte si ritrova nell’ultimo episodio, nel momento in cui Harriet
viene invitata nuovamente a sfilare ma la paura la pervade. Per
rappresentare al meglio lo stato d’animo della protagonista si ha
un cambio momentaneo di colori, rendendoli più cupi e
idealmente più uniformi all’ansia di Harriet. E’ un cambiamento
così breve da risultare solo come strano all’occhio dello
spettatore e certamente superfluo.
Geek girl si
dimostra essere esattamente ciò che ci si aspettava: una serie
leggera e molto scorrevole, ma con alcuni difetti.
Nella Geek
Culture le icone pop sono sempre al centro
dell’attenzione, come accade a questa serie di opere d’arte molto
affascinanti create da NYCHOS, dove Spider-Man,
Darth Vader e gli altri incontrano l’anatomia.
Verrà presentato
al prossimo Taormina Film Festival Gebo e
l’ombra, l’ultimo film dell’instancabile maestro
Manoel de Oliveira, che torna a regalarci una
pellicola di spiccata sensibilità, incentrata sull’attuale tematica
della crisi e che mette in scena e denuncia la povertà nella sua
declinazione più universale.
Sinossi: Nella casa del
vecchio Gebo si ritrovano diversi amici per discutere del mondo, un
banchetto di quiete che potrebbe durare all’infinito. Il ritorno
inatteso di João, figlio di Gebo che ha smarrito la retta via,
sconvolge gli equilibri interni alla famiglia e provocherà serie
conseguenze.
Nel cast le splendide dive
Claudia Cardinale e Jeanne
Moreau, il brillante e severo Michael
Lonsdale, la musa deoliveriana Leonor
Silveira e il giovane nipote del regista Ricardo
Trepa.
Il film aprirà al Taormina Film Fest
la rassegna dedicata a Claudia Cardinale e sarà presentato in
versione originale sottotitolata sabato 14 giugno alle ore
20.00 presso il Palazzo dei
Congressi.
Nel 16° anniversario dell’uscita
dell’originale Gears of War,Netflix ha annunciato una partnership con
The Coalition per adattare il franchise di videogiochi di
successo in un film d’azione in live action. Il film sarà quindi
seguito da una serie animata per adulti con il servizio di
streaming che suggerisce che potrebbe presto diventare un
“potenziale inizio per più storie”.
La trilogia di
videogiochi Gears of War si concentra sul
conflitto tra l’umanità e gli ominidi rettili sotterranei
conosciuti come l’Orda delle Locuste nel mondo di Sera. Il primo
gioco di Gears of War è stato rilasciato il 7
novembre 2006 per Xbox 360. Seguiva il protagonista Marcus Fenix,
un soldato della Coalition of Ordered Governments, mentre guidava
un ultimo disperato sforzo per distruggere l’Orda di Locuste e
salvare l’umanità. I due sequel successivi hanno aggiunto una terza
entità al conflitto: i Lambent, mutanti semi-senzienti costituiti
da qualsiasi organismo vivente infettato da Imulsion.
Gears of War was released 16 years ago today
and to mark the occasion, Netflix has partnered with The Coalition
to adapt the @GearsofWar
video game saga into a live action feature film, followed by an
adult animated series — with the potential for more stories to
follow! pic.twitter.com/3zInFSnUu4
L’annuncio non è stato accompagnato
da dettagli specifici come chi dirigerà o reciterà nel progetto. La
star di Guardiani della Galassia,
Dave Bautista, una volta ha descritto Marcus Fenix come un
“ruolo da sogno”, quindi sarà interessante vedere se
Netflix esplorerà questa possibilità per un
potenziale casting. Non è inoltre chiaro se l’adattamento di
Netflix si atterrà strettamente ai videogiochi o
se esplorerà altri aspetti del conflitto tra l’umanità e l’Orda di
locuste e, forse, introdurrà nuovi personaggi nel mix. Il creatore
della serie Cliff Bleszinksi, che non è più coinvolto
nel franchise di videogiochi Gears of
War, ha avuto una risposta succinta all’annuncio.
Gears of
War è stato uno dei franchise di maggior
successo di Xbox. Attraverso le sue cinque voci principali e
diversi spin-off, il franchise di Gears of War ha
venduto più di 40 milioni di copie. Negli ultimi tempi Netflix
si è maggiormente orientato agli adattamenti di famosi franchise di
videogiochi. Il servizio di streaming ha pubblicato
adattamenti di Resident
Evil , Castlevania, Cuphead, League
of
Legends, Cyberpunk e The
Witcher, solo per citarne alcuni. Sebbene ci
siano stati più tentativi di portare Gears of War sul grande
schermo, Netflix potrebbe finalmente portare a compimento questa
volontà.
Il creatore di Gears of
War, Cliff
Bleszinski, ha rivelato se sarà coinvolto
nell’adattamento cinematografico del videogioco e cosa pensa
di Dave
Bautistache potrebbe recitare nel film per
interpretare il protagonista della vicenda videoludica, Marcus
Fenix. In un’intervista con ComingSoon, a
Bleszinski è stato chiesto se gli è stato chiesto di prendere parte
alla produzione del film. Ha rivelato che nessuno lo ha
contattato, ma che gli piacerebbe consultarlo e approva il popolare
fancasting di Dave Bautista nei panni di Marcus
Fenix.
“Assolutamente
no. Nessuno mi ha contattato ed è strano… Marcus è come
Bruce Willis in Die Hard: tutto ciò che tocca sembra
trasformarsi in schifezza. Dicevo in passato che non volevo
che un wrestler professionista interpretasse Marcus. Ma
Bautista è emerso dal circuito del wrestling professionistico, ma
ha mostrato la sua capacità di recitare in
Blade Runner 2049 e
Knock At the Cabin e
Guardians of the Galaxy. Ha letteralmente fatto quel cosplay:
indossa l’armatura che ha pubblicato sui social media e ha il mio
pieno sostegno poiché… la gente mi considera “il padre di
Gears”. Non mi piacerebbe altro che prendere in considerazione
la consulenza per il film”.
Cosa sappiamo sul film di Gears of
War?
Netflix attualmente prevede di adattare
Gears of War in un film live-action che sarà seguito da una serie
animata per adulti e potenzialmente da ulteriori progetti
successivi. La star dei Guardiani
della Galassia
Dave Bautista è
stato piuttosto
esplicito nel voler essere nel film
Gears of War, affermando che la parte del
personaggio principale Marcus Fenix è un “ruolo da
sogno”, anche se il mese scorso l’attore ha smentito
categoricamente qualsiasi coinvolgimento nel film e nel cast. Che
dire, non resta che aspettare ulteriori sviluppi!
Mentre si aspettano Tomb
Raider e The Division,
oltre all’adattamento di Assassin’s
Creed, anche il franchise di Gears of
War arriverà presto al cinema.
The Coalition
Studio è attualmente al lavoro sul lancio del quarto gioco
del franchise, ma ci sono grandi novità all’orizzonte. Il film è
stato annunciato dal boss dello studio, Rod
Fergusson, che ha dichiarato la presenza di un progetto in
sviluppo alla Universal. I produttori saranno
Scott Stuber e Dylan Clark e la
Bluegrass Films affiancherà la Universal nello
sviluppo del film.
Gears of
War è uno sparatutto in terza persona sviluppato da
Epic Games per la console Xbox 360. Il gioco utilizza la tecnologia
dell’Unreal Engine 3.0 ed è stato pubblicato da Microsoft Game
Studios: è uno dei giochi che supportano le librerie DirectX 10. In
Italia è stato distribuito per il 17 novembre 2006 (come nel resto
d’Europa eccetto che in Germania, dove la Microsoft Game Studios
non ha pubblicato il gioco dopo che gli è stato negato il rating).
Negli USA è stato distribuito il 7 novembre 2006 in negozi
selezionati, mentre è stato messo in vendita nei principali
rivenditori americani il 12 novembre 2006. È stata inoltre
pubblicata una “Limited Collector’s Edition”, che include un disco
con contenuti bonus ed un art book intitolato Bellezza distrutta
che spiega in dettaglio gran parte del retroscena della storia del
gioco.
Gears of
Warsi
incentra sui soldati della Squadra Delta che combattono per
salvare gli umani che abitano sul pianeta immaginario Sera da un
nemico implacabile sotterraneo conosciuto come L’Orda di Locuste.
Il giocatore assume il ruolo di Marcus Fenix, un ex detenuto e un
soldato dedito alla guerra. Nella modalità cooperativa, il secondo
giocatore gioca nel ruolo dell’amico di Fenix, anch’egli soldato,
Dominic Santiago (Dom). I due soldati si uniscono alla Squadra
Delta e si battono contro L’Orda Delle Locuste attraverso il corso
di una campagna di gioco basata sull’azione.
Il gioco ha guadagnato il successo
subito dopo la sua pubblicazione. Il 7 novembre 2006
Gears of War è diventato il gioco più
apprezzato sul servizio Xbox Live, scavalcando Halo 2, che era
rimasto incontrastato sin dal suo lancio nel novembre 2004. È stato
nominato “Gioco dell’Anno” da GameSpot. Al 19 gennaio 2007, dopo
sole dieci settimane dopo il suo debutto, sono state vendute oltre
tre milioni di copie del gioco.
Il regista Zack Snyder ha
rivelato il suo interesse nel realizzare un film su
Gears of War, ma il creatore originale ha
posto una condizione. I piani per un adattamento live-action del
popolarissimo franchise di videogiochi Gears of
War, il quale ha avuto inizio con il gioco originale del
2006, erano iniziati già nel 2007, quando New Line Cinema fu la
prima ad acquistare i diritti del gioco. Dopo essere passato per
più mani, Netflix è stato l’ultimo a puntare a
trasformare i videogiochi in un film, annunciando che lo
sceneggiatore di DuneJon
Spaihts avrebbe scritto la sceneggiatura all’inizio di
quest’anno.
Durante una recente intervista con
IGN, Snyder ha ora rivelato il
suo potenziale interesse a dirigere un film su Gears of
War o Halo, sebbene quest’ultimo abbia già avuto un
adattamento in una serie televisiva Paramount+. Dopo aver appreso questa notizia, il
creatore del gioco originale di Gears of War,
Cliff Bleszinski, si è rivolto a Twitter per
esprimere la sua approvazione, ma solo a condizione che
Dave Bautista interpreti il personaggio centrale
Marcus. Per fortuna, sembra non sia impossibile convincere Bautista
ad accettare il ruolo, avendo egli già espresso il suo interesse a
far parte del progetto.
Ecco invece quanto affermato da
Snyder: “Beh, ce ne sono molti [di videogiochi]. Voglio dire,
abbiamo parlato di un sacco di… Sai, Gears è sempre venuto fuori,
più o meno nel nostro tipo di cerchia. Quindi, ero un fan del
gioco, quindi, a pensarci bene, quello. Sono stato anche sempre
interessato al franchise di Halo… Ovviamente lo hanno già
realizzato, ma è stato qualcosa che ho sempre pensato potesse
essere incredibile“. Dato che Netflix sta ora lavorando al progetto e che Snyder ha
proprio con lo streamer un buon rapporto, per il quale ha già
realizzato Army of the Dead e
l’imminente Rebel Moon, è dunque
molto probabile che venga scelto proprio lui a dirigere Gears
of War.
Tra i dieci film in concorso l’opera
prima KITOBOY (The Whaler Boy) di
Philip Yuryev è il vincitore del GdA
Director’s Award 2020 nella diciassettesima edizione delle
Giornate degli Autori.
L’opera è stata premiata dalla
giuria presieduta dal regista israeliano Nadav
Lapid e composta dai giovani europei del progetto
27 Times Cinema, ventisette spettatori provenienti
ognuno da un diverso Paese dell’Unione Europea.
Tutte le riunioni di giuria sono
state moderate da Karel Och, direttore del
festival di Karlovy Vary, che ha condotto le discussioni
accompagnando Lapid e i suoi giovani colleghi a decretare il
vincitore.
Questa la motivazione con la quale
hanno sostenuto la scelta: “Il vincitore del GdA Director’s
Award è The Whaler Boy di Philipp Yuryev. Era uno dei tre
film selezionati, assieme a Residue di Merawi Gerima,
ritratto intimo e sperimentale della comunità black a
Washington DC, e Conference di Ivan I. Tverdovskiy,
analisi non convenzionale della paura e del dolore, ambientata in
Russia durante una cerimonia in commemorazione di un attacco
terroristico. La giuria ha ritenuto che The Whaler Boy di
Yuryev fosse la prova cinematografica migliore, combinando il
genere drammatico e quello comico, pur mantenendo una forte visione
estetica. Questa opera prima del regista è una storia di
“coming-of-age” che ritrae un mondo mai esplorato prima con tanta
precisione e sapienza filmica. La decisione di avvalersi di attori
non professionisti ha conferito maggiore autenticità e la giuria ha
ritenuto che questo film meritasse di essere premiato.”
Il GdA Director’s Award ha un valore di 20.000 euro: metà
destinata al regista, metà al venditore internazionale del film,
per aiutarne la circolazione.
Leshka vive in un villaggio
sperduto sullo Stretto di Bering che divide la Russia dagli
Stati Uniti, tra il circondario autonomo della Čukotka e
l’Alaska. È un adolescente ed è anche un cacciatore di balene,
come la maggior parte delle persone nel paese. Da poco, è possibile
accedere a Internet. L’unico momento di conforto per i ragazzi è
diventata una video chat erotica che si interrompe continuamente.
Il buffering, comunque, non impedisce di osservare giovani donne
che vivono a migliaia di chilometri di distanza. Per tutti sembra
essere poco più che un passatempo divertente, per Leshka invece si
trasforma in una cosa seria quando si imbatte in una ragazza che
gli cambia la vita. Al mattino presto, Leshka ruba un motoscafo, un
binocolo e un arpione, e parte. Si prospetta un viaggio folle.
Arriverà in Alaska?
Senza alcuna esperienza
cinematografica, Philipp Yuryev (Mosca,
1990) è stato ammesso all’Università Statale Russa di
Cinematografia. Con il suo primo cortometraggio realizzato durante
gli studi, Utro drugimi glazami, si è aggiudicato
numerosi premi internazionali. Eguale successo ha ottenuto
con Vidoizmenennyy landshaft. Il suo film di
diploma, Pesnya mekhanicheskoy ryby, è stato
selezionato al Sundance e al Festival di
Clermont-Ferrand. Kitoboy è la sua opera
prima.
“L’idea di questo film mi è
venuta durante un viaggio nell’estremo nord della Russia,
ricorda il regista, “Arrivati in un piccolo villaggio di
pescatori, notammo che le donne più giovani erano partite per
frequentare le scuole estive in città. Quell’esodo fu una vera
tragedia per i ragazzi locali che dovettero trascorrere tre lunghi
mesi da soli. Di fatto, circondati da una tundra senza fine, quei
giovani furono totalmente abbandonati dalle donne, anche perché le
ragazze del villaggio più vicino non potevano spostarsi per una
semplice visita. La connessione alla Rete era scadente. L’unico
modo per osservare delle ragazze era una video chat erotica che
peraltro si interrompeva spesso. È stato proprio in quel momento
che ho scritto la prima versione di questa storia. Ho deciso di
trasferire la storia a Čukotka, in un piccolo villaggio popolato da
cacciatori di balene. Il protagonista, Leshka, sperimenta i tipici
problemi adolescenziali legati alla solitudine, il desiderio di
trovare l’amore e il sentirsi incompreso dai suoi amici. Sono
proprio esperienze del genere a rendere universale questa
storia.”
La giuria, presieduta dalla
regista Joanna Hogg, coordinata
da Karel Och, direttore del festival di
Karlovy Vary, sostenuta da Europa
Cinemas e Cineuropa e
composta da David Bakum (Germania), Victor Courgeon (Francia),
Maarja Hindoalla (Estonia), Dimosthenis Kontes (Grecia), Amalia
Mititelu (Romania), Saulė Savanevičiūtė (Lituania), Esmée van Loon
(Paesi Bassi), Gregor Valentovic (Slovacchia), Isabella Weber
(Italia) e Chris Zahariev (Bulgaria) – tutti ex partecipanti al
progetto “27 Times Cinema”, inaugurato nel 2010 con il Parlamento
Europeo – ha decretato il vincitore del GdA Director’s
Award. L’annuncio si è svolto nel corso della tradizionale
riunione plenaria trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e il
canale YouTube delle Giornate degli Autori. Il GdA Director’s Award
ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al
venditore internazionale del film, per aiutarne la
circolazione.
Manas di Marianna Brennand vince il GdA Director’s Award
2014
La motivazione: “È un grande
onore annunciare il film vincitore del GdA Award 2024. In questi
giorni abbiamo discusso con grande passione di 10 film che
esplorano universi cinematografici molto diversi tra loro,
emozionandoci e sorprendendoci, e vorremmo ringraziare le Giornate
degli Autori per la selezione proposta. Un film in particolare ci
ha regalato un’incredibile esperienza condivisa. Manas
è una finestra sul mondo capace, grazie a un’infinita cura per
il dettaglio, di immergere lo spettatore in un viaggio immersivo e
trasformativo. Manas ci ha conquistato con la cura e
l’attenzione con cui mette in scena un tema delicato e difficile
come quello dell’abuso, sia in ambito domestico che in contesti più
sistematici. Con questo racconto preciso e culturalmente specifico
in cui abbiamo esplorato l’isola di Marajó, la regista ha ritratto
qualcosa di profondamente universale. Questo film si è distinto dal
programma per la sua maestria, le brillanti interpretazioni e il
forte messaggio che crediamo risuonerà con gli spettatori di tutto
il mondo, sensibilizzando e chiedendo un cambiamento. Grazie a
Marianna Brennand per aver reso visibili queste storie e grazie
alle Giornate degli Autori per averle portate alla
nostra attenzione”.
Isola di Marajó, foresta amazzonica.
Marcielle (Tielle) vive con i genitori e tre fratelli. Condizionata
dalle parole della madre, venera la sorella maggiore pensando sia
fuggita da quella vita squallida trovandosi un «brav’uomo» su una
delle chiatte che solcano la zona. Man mano, però, Tielle si
scontra con la realtà e comprende di essere intrappolata tra due
ambienti violenti. Preoccupata per la sorellina e per il futuro
desolante che le attende, decide di affrontare il sistema che
opprime la sua famiglia e le donne della comunità.
“Durante una ricerca per un
documentario da girare nei villaggi della foresta amazzonica, ho
incontrato donne vittime di traumi indicibili fin dalla più tenera
età. Avevano subito abusi sessuali all’interno delle loro case,
oltre a essere sfruttate sessualmente su chiatte commerciali,
praticamente, senza alcuna possibilità di fuga. Purtroppo, la
maggior parte di noi donne ha una storia di abuso sessuale, morale
o psicologico, che ha lasciato cicatrici profonde. Il Me Too e
altri movimenti per i diritti delle donne ci hanno incoraggiato e
permesso di rompere il silenzio e di denunciare gli abusatori in
tutto il mondo. Ma che dire di queste donne invisibili di cui non
conosciamo nemmeno l’esistenza? Con Manas voglio dare voce a loro
che altrimenti non sarebbero mai state ascoltate, onorando le
storie che hanno condiviso con me. Vedo il cinema come un veicolo
efficace per la trasformazione sociale e politica e spero che Manas
sia in grado di mobilitare gli spettatori rompendo l’enorme tabù
che circonda questa difficile realtà che riguarda noi tutte”.
(Marianna Brennand)
Marianna Brennand,
dopo essersi laureata in cinema alla UCSB, è tornata in Brasile per
realizzare un documentario sul suo prozio Francisco, un
artista riconosciuto a livello mondiale per i suoi
lavori in ceramica. Puntando su un approccio narrativo poetico
basato sui diari del suo personaggio, Francisco
Brennand è stato presentato in anteprima nel 2012 e ha
vinto i premi per il miglior documentario brasiliano e per il
miglior film brasiliano al Festival di São Paulo. Nel 2007 aveva
diretto un altro documentario, O Coco, a Roda, o Pnêu e o
Farol, sulla ricca tradizione musicale del «coco de roda»
a Olinda, città nello Stato del
Pernambuco. Manas segna il suo debutto alla
regia di un lungometraggio ed è il risultato di una ricerca
decennale sul tema complesso e delicato dell’abuso e dello
sfruttamento sessuale di bambine e adolescenti sull’isola di
Marajó, nella foresta amazzonica.
È vampiresco, romantico e ironico il
film vincitore del
GdA Director’s Award della ventesima edizione, la horror
comedy Vampire humaniste cherche suicidaire
consentant (Humanist Vampire Seeking Consenting
Suicidal Person) di Ariane
Louis-Seize.
“Erano ben quattro i film sui
vampiri alla 80ª Mostra del Cinema”, dicono Giorgio
Gosetti e Gaia Furrer, rispettivamente delegato generale e
direttrice artistica delle Giornate, “La vittoria del nostro
film canadese è il segno dei nostri tempi. Ariane Louis-Seize usa
il mondo dei vampiri con intelligenza e ironia come pretesto per
raccontare l’empowerment femminile, per parlare di empatia e di
quei sentimenti che riporteranno l’umanità nel mondo, tema che
ricorre in tanti film del nostro ventesimo anno”.
Il dramma belga sulla violenza di
genere Quitter la nuit (Through the night)
di Delphine Girard vince il Premio del
Pubblico mentre a guadagnarsi il Label Europa Cinemas
è Photophobia (Slovacchia, Repubblica Ceca,
Ucraina) di Ivan
Ostrochovský e Pavol Pekarčík,
che raccontano la quotidianità durante la guerra in Ucraina
attraverso gli occhi di due bambini.
Si conclude così l’avventura di
questi primi vent’anni delle Giornate degli Autori, iniziata con
l’immagine firmata da Anna Franceschini, in cui il marmo di una
statua si contrappone alla leggerezza giocosa di una figura
femminile vestita in rosso.
La sezione autonoma e indipendente
della Mostra del Cinema di Venezia promossa dalle associazioni ANAC
e 100autori ha accolto il pubblico nella splendida Sala Perla,
appena rinnovata. Dieci i film presentati in concorso, cinque dei
quali diretti da donne. Per la prima volta, tre di queste sono
arrivate in finale per il GdA Director’s Award: oltre
a Vampire humaniste cherche suicidaire
consentant diretto da Ariane Louis-Seize, nella riunione
finale dei cinefili europei del progetto 27 Times Cinema si sono
contesi il premio Melk di Stefanie
Kolk e Quitter la
nuit di Delphine Girard. I
film eventi speciali erano sette. Peter
Sargaard nei panni di un giornalista borghese
all’epoca della pandemia dell’influenza Spagnola (1918), è
protagonista e co-produttore del film di chiusura delle Giornate,
l’americano Coup! di Austin Stark e Joseph
Schuman.
La Casa degli Autori, a pochi passi
dal Palazzo del Cinema e dalla laguna che guarda Venezia, ha
ospitato per il terzo anno consecutivo una programmazione ricca di
film e appuntamenti. A cominciare dalle Notti
Veneziane, presentate in Sala Laguna: realizzate in
accordo con Isola Edipo e co-dirette da Gaia Furrer e Silvia
Jop, hanno visto l’alternarsi di otto film, tra finzione e cinema
del reale. La stessa sala ha ospitato cinque Proiezioni Speciali a
cominciare da Nina dei Lupi di Antonio Pisu.
Ben ventisei sono stati gli
eventi trasversali alla programmazione dei
trentatré film delle Giornate, dalle presentazioni di progetti
futuri come il Venice Kids (Enzo D’Alò testimonial speciale) alle
anticipazioni come quella della serie YOLO – You Only Love
Once prodotta da QMI. Si sono alternate attività votate
all’approfondimento e alla formazione. Fra gli altri: il Premio
Bookciak, Azione! in pre-apertura delle Giornate, le Masterclass in
collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia,
l’incontro Me too 2023: le donne alla conquista di un cinema
libero in collaborazione con 100autori e Isola Edipo.
Lo Spazio della Regione del Veneto
ha ospitato gli incontri Miu Miu Women’s Tales con
le registe Antoneta Alamat Kusijanović e Ava DuVernay, le attrici
Maggie Gyllenhaal e Danica Curcic e la costumista Catherine Martin,
intervistate da Penny Martin.
Tantissimi gli
ospiti che si sono alternati nelle due settimane
della Mostra alle Giornate per accompagnare i loro film o
partecipare ad incontri con il pubblico del Lido. Tra questi,
attori, registi, sceneggiatori e artisti come Isabelle
Huppert, Luca Guadagnino, Shirin Neshat, Peter Sarsgaard, Billy
Magnussen, Lola Dueñas, Kasia Smutniak, Salvatore Esposito, Teona
Strugar Mitevska, Hiam Abbass, Céline Sciamma, Monia Chokri,
Donatella Finocchiaro, Chiara Civello, Tommaso Ragno, Maya Sansa,
Sergio Rubini, Sandra Ceccarelli, Ana Torrent, Sara Ciocca,
Ludovica Martino, Giovanni Caccamo.
La Villa, il luogo
fondativo delle Giornate, è stato anche quest’anno uno spazio
animato ed esclusivo grazie al cultural promoter Francesco
Marchetti e alla collaborazione con The Hollywood Reporter Roma,
Main Media partner delle Giornate. Nel corso di dieci intensi
giorni sono stati con noi, tra gli altri, Michael Mann, Sofia
Coppola, Adam Driver, Patrick Dempsey, Priscilla Presley, Pier
Francesco Favino, Matt Dillon, Anna Ferzetti, Caterina Murino, Raul
Bova, Rocío Morales, Stefano Sollima.
SIAE – Società Italiana
degli Autori e Editori, main partner della 21a edizione
delle Giornate degli Autori, torna a sostenere e a promuovere la
creatività del cinema made in Italy conferendo
ad Alice Rohrwacher, regista dalla visione
inconfondibile, il Premio alla Carriera intitolato dal 2023 ad
Andrea Purgatori.
Alice Rohrwacher raccoglie il
testimone di Luca Guadagnino, premiato lo scorso anno, e di autori
come Gianni Amelio e Paolo Sorrentino, ai quali il premio è stato
conferito nel corso delle precedenti edizioni delle Giornate degli
Autori.
Alice Rohrwacher è autrice di grandi
successi internazionali come Corpo
Celeste (2011) e Lazzaro felice (2018)
e del più recente La Chimera (2023). Amata dalla
critica e dal pubblico dei grandi festival internazionali
– da Cannes a Karlovy Vary, dal BFI a Tallin – è una
cineasta capace di raccontare sul grande schermo
sogni allo stesso tempo personali e universali.
Il Premio SIAE Andrea Purgatori alla Carriera va ad Alice
Rohrwacher
Salvatore Nastasi,
Presidente della SIAE, ha annunciato il riconoscimento con la
seguente motivazione: “Alice Rohrwacher è senza dubbio
l’artista del realismo magico italiano di questo secolo, un’autrice
capace di dar voce a un’intera generazione che desidera trovare
nelle chimere uno strumento per trasmettere messaggi positivi,
universali e incredibilmente concreti. Con questo riconoscimento
vogliamo premiare un’autrice la cui poesia visiva è linfa rara e
preziosa per nutrire il pubblico di oggi e il cinema del
domani”.
Alice Rohrwacher,
che sarà al Lido per presentare fuori concorso alla Mostra del
Cinema di Venezia il cortometraggio Allégorie
citadine, co-diretto insieme all’artista francese
JR, ha commentato così la notizia: “Il mio primo
lungometraggio registrato alla SIAE, Corpo celeste,
ha segnato l’inizio di un viaggio incredibile e avventuroso, e
ringrazio la SIAE e il suo Presidente per questo importante
riconoscimento, che è una spinta a viaggiare ancora. Vorrei anche
ringraziare Carlo Cresto-Dina e Tempesta che mi hanno da sempre
accompagnato nelle mie esplorazioni. Stiamo vivendo un momento
difficile per il cinema libero e indipendente. Il cinema
indipendente è il sistema immunitario dell’immaginario collettivo,
e va protetto. Anche per questo accetto con orgoglio il premio SIAE
nel nome di uno spirito libero com’era Andrea Purgatori”.
Il premio verrà consegnato
domenica 1 settembre, alle ore 11:30, presso la
Sala Perla del Palazzo del Casinò, dal Presidente della SIAE
Salvatore Nastasi.
Tornano alle Giornate
degli Autori gli incontri di Miu Miu Women’s Tales con un
programma che, accanto alla proiezione nel Casinò di Venezia di due
cortometraggi firmati da registe, organizza tre conversazioni con
alcune delle più interessanti attrici, performer e filmmaker di
oggi, chiamate a celebrare la femminilità nel
XXI secolo. Le attività del progetto, giunto al suo
decimo anno di attività, raccolgono le voci di professioniste dai
background diversi, unite dalla curiosità e dall’entusiasmo di
portare al Lido testimonianze sul lavoro, la creatività e il
talento al femminile.
Le due registe che
quest’anno presenteranno i corti #22 e #23 sono Isabel
Sandoval e Kaouther Ben Hania. I corti
verranno proiettati in apertura del film in concorso ufficiale
delle Giornate degli Autori Madeleine Collins di Antoine
Barraud, in Sala Perla sabato 4 settembre alle 16.45. Per
assistere all’incontro tra le due registe, l’appuntamento è
domenica 5 settembre alle 10.00 presso lo Spazio
della Regione del Veneto all’Hotel Excelsior.
Isabel
Sandoval, che nel 2019 aveva presentato in concorso ufficiale alle
Giornate il suo intimo esordio alla regia, Lingua Franca,
candidato al John Cassavetes Award, porta sullo schermo della Sala
Perla #21 SHANGRI-LA, un racconto ambientato durante
la Grande Depressione che ci accompagna in un viaggio sensuale e
malinconico nelle fantasie di una bracciante filippina di seconda
generazione. Dopo il successo di The man who sold his skin,
presentato a Orizzonti durante Venezia 77 e primo film Tunisino
candidato all’Oscar, Kaouther Ben Hania torna al Lido con #22 I
AND THE STUPID BOY, cortometraggio che gioca con gli equilibri
di potere tra uomo e donna, la sessualità e la vergogna, una
storia graffiante e profondamente femminista.
Il pomeriggio del 5
settembre, all’Italian Pavillion (Hotel Excelsior), sarà la volta
di Ciara Bravo e Patricia Allison. La statunitense
Ciara Bravo, apparsa in serie televisive come Big Time Rush
e Red Band Society, versione americana di Braccialetti
rossi, dialogherà con Patricia Allison, attrice britannica che
ricorderete per il ruolo di Ola Nyman nella hit-series NetflixSex Education. Appuntamento alle 15.00
all’Hotel Excelsior presso l’Italian Pavilion.
La terza e ultima
conversazione, sarà lunedì 6 settembre alle ore 11.00, nuovamente
presso lo Spazio della Regione del Veneto, vedrà protagoniste
KiKi Layne e Sarah Gadon. Classe 1991, KiKi Layne
ha già all’attivo ruoli in film del calibro di The Old
Guard e If Beale Street Could Talk, per il quale ha
ricevuto il Black Reel Award come miglior attrice. Acclamata per i
suoi ruoli nei film di David Cronenberg A
Dangerous Method, Cosmopolis e Maps to the Stars,
Sarah Gadon porterà al Lido la sua esperienza sui set di altre
grandi produzioni come Enemy di Denis Villeneuve e
Dracula Untold.
Tutti gli incontri
saranno moderati dalla giornalista britannica Penny Martin,
caporedattore della rivista femminile “The Gentlewoman”.
In occasione della diciottesima
edizione delle Giornate degli Autori, SIAE raddoppia gli
omaggi al cinema del presente che, come da tradizione,
conferisce ad autori capaci di superare i confini della creatività.
Sono due i premi a giovani talenti che, attraverso il cinema,
dialogano con le altre arti, questa volta soprattutto la
musica.
Per il 2021, SIAE ha individuato ben
due giovani autori presenti nel programma delle Giornate degli
Autori da sostenere con il Premio al Talento Creativo. “In un
anno complesso come quello che stiamo vivendo”,
dicono Giorgio Gosetti e Gaia Furrer, Delegato
Generale e Direttrice Artistica delle Giornate, “la scelta
della SIAE è certamente indice di una promessa di ripartenza per
l’autorialità italiana. Questo premio va a due personalità molto
diverse tra loro, ma che sono unite nel segno della
musica.”
Elisa Fuksas – di
formazione architetto, per vocazione scrittrice e regista – torna
per il secondo anno alle Giornate: dopo il personalissimo flusso di
coscienza autobiografico
di iSola del 2020, arriva con
Senza fine, un ritratto intimo ma
universale di una icona della canzone italiana come Ornella
Vanoni.
Quella di Francesco
Lettieri è decisamente un’altra musica più simile alle
nuove sonorità indipendenti degli ultimi anni che hanno le voci di
Calcutta, Liberato, Motta e Carl Brave. Dopo numerosissimi
video clip musicali, veri e propri film scritti e diretti per
tanti musicisti italiani, il regista napoletano presenta alle
Giornate Lovely Boy, suo secondo
lungometraggio che racconta la rapida caduta di una promessa
musicale e che SIAE ha scelto di mettere in evidenza con questo
speciale riconoscimento.
Elisa Fuksas e Francesco Lettieri
raccolgono il testimone di autori originali e trasversali che, tra
teatro, fotografia, spettacolo e antropologia, hanno portato al
cinema visioni contemporanee del cinema italiano aperto al mondo,
tra cui: Elisabetta Sgarbi per
Extraliscio– Punk da
balera(2020), Gianfranco Pannone e Ambrogio
Sparagna per Scherza con i fanti
(2019), Francesco Zizola per As If We Were
Tuna, (2018), Claudio Santamaria per The
Millionairs (2017) e Pippo Delbono per
Vangelo (2016). Una “walk of talent” che
dimostra l’impegno di SIAE, in collaborazione con le Giornate degli
Autori, per la promozione del cinema che dialoga con le altre
espressioni, si evolve e riesce a essere vincente nelle sale di
Venezia ed oltre.
La consegna del riconoscimento a
Elisa Fuksas e Francesco Lettieri
avverrà il 10 settembre alle ore 19.00 nel corso della Cerimonia di
premiazione delle Giornate presso la Casa degli Autori (via Pietro
Buratti 1, Lido).
Le Giornate degli Autori,
promosse da
ANAC e 100autori, sono
una sezione indipendente della 78. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia.
Abbiamo tutti scolpiti nella memoria
certi abbracci, sia privati che
cinematografici. Le Giornate degli Autori dopo molti mesi di
privazioni, di distanza forzata e volti filtrati, vogliono
idealmente restituire il gesto più semplice del mondo al pubblico
del Lido, dentro e fuori il cinema.
La sera del 2
settembre (alle 21.00 in Sala Laguna, nuovo spazio
co-gestito dalle Giornate degli Autori e Isola Edipo) sarà
presentata un’anteprima di “FREE HUGS”, mostra
sugli abbracci raccontati attraverso i fumetti, un modo per
scoprire le tante forme dell’abbraccio e una panoramica sulla
varietà stilistica e sulla grande energia creativa del disegno
contemporaneo, italiano ed internazionale:
da Gipi a Manuele
Fior, da Davide Reviati alle
personalità emergenti del graphic novel (tra
cui Zuzu, Antonio
Pronostico e Alice Socal),
dall’umorismo corrosivo di Maicol e
Mirco alla riscrittura dell’immaginario
fantascientifico operata da LRNZ; dal ricordo
di maestri come Will Eisner e Jacovitti fino al raffinato intimismo
di Bianca Bagnarelli, matita del “New York
Times”.
É stato presentato oggi nel corso
della conferenza stampa il programma della diciannovesima edizione
delle GIORNATE DEGLI AUTORI che si svolgerà
nell’ambito della 79 Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia dal 31 agosto al 10
settembre.
Tra i film della Selezione
Ufficiale 2022:
PADRE PIO
di Abel Ferrara con Shia
LaBeouf; BENTU
di Salvatore Mereu; DIRTY,
DIFFICULT, DANGEROUS di Wissam
Charaf;THE LISTENER
di Steve Buscemi con Tessa
Thompson; MARCIA SU ROMA di
Mark Cousins con Alba Rohrwacher;
ACQUA E ANICE di
Corrado Ceron con Stefania
Sandrelli e Silvia
D’Amico; CASA SUSANNA di
Sebastien Lifshitz e i cortometraggi del
progetto MIU MIU WOMEN’S
TALES: HOUSE COMES WITH A
BIRD di Janicza Bravo
e CARTA DE MI MADRE PARA MI HIJO di
Carla Simón.
Tra i film delle Notti Veneziane,
realizzate in accordo con Isola Edipo:
LAS LEONAS
di Isabel Achával e Chiara
Bondì; LE FAVOLOSE di
Roberta
Torre; SPACCAOSSA di
Vincenzo Pirrotta con Selene
Caramazza, Ninni Bruschetta, Luigi Lo
Cascio; SE FATE I BRAVI di
Stefano Collizzolli e Daniele
Gaglianone.
La presidente di giuria
dell’edizione 2022 è Céline Sciamma, che insieme
ai 27 giovani giurati provenienti dai 27 paesi dell’Unione Europea,
sceglierà il vincitore del GdA Director’s Award. Tra gli ospiti
delle Giornate degli Autori anche: Daniele Ciprì, Filippo
Timi, Artavazd Pelešjan, Bob Odenkirk, Edgar Reitz e
molti altri.
Con un salto dorato, realizzato per noi dall’artista
italiana Rä
di Martino che
firma l’immagine di quest’anno, tratta dalla sua serie
“Allunati”, la diciannovesima edizione delle Giornate degli
Autori mira ad atterrare sulla Luna, il satellite dove sono
custoditi i sogni e il senno degli uomini. E lo fa
con un
balzo poetico che è espressione dell’urgenza di andare
avanti,
di esplorare terreni ignoti, di sondare nuove possibilità. È un
salto che vuole essere gesto attivo e politico, così come sono
politici e pieni di desiderio i film che abbiamo scelto.
Nel corso del processo di selezione abbiamo infatti scoperto e dato
risalto a
opere che raccontano i distanziamenti, i dolori e i disagi del
mondo,
ma che in modo ancor più deciso narrano
di sodalizi e complicità.
Storie sociali, personali, fantastiche, ispirate alla realtà o a
una sua forma immaginaria capace, però, di restituirci una visione
imprevista del contemporaneo.
Questione politica, rielaborazione del passato, osservazione dello
status quo e tentativo di proiettarsi in un futuro diverso,
solitudine umana e
conseguente bisogno di alleanze,
sono i temi portanti del nostro programma.
Temi che non sono solo contenutistici ma che attraversano anche la
pratica del fare cinema e del fare festival. Le sezioni delle
Giornate – Concorso, Eventi speciali, Notti Veneziane, alle quali
si aggiungono come da tradizione i Miu Miu Women’s Tales –
dialogano tra loro portando avanti un
discorso comune.
Abbiamo numerosi film co- diretti (a rafforzare l’idea del cinema
come pratica che si svolge al plurale), c’è una parità di genere
che rispecchia la crescita di autrici finalmente libere di
esprimersi e, soprattutto, di accedere a quella complessa
macchina economica che è il cinema. E, infine, avremo l’onore
di accogliere al nostro fianco una Presidente di giuria
come Céline
Sciamma
che con il suo fare cinema ha rovesciato le strutture fondamentali
della nostra società tracciando una nuova rotta.
Film in cui il passato è materia viva per fare i conti con il
presente èMarcia su Roma,
il nuovo lavoro del regista irlandese Mark
Cousins,
evento di apertura dei film fuori concorso.
Tra i film in gara, inBlue Jean la
regista britannica Georgia
Oakley ci
immerge nell’Inghilterra thatcheriana della fine degli
anni ’80 per parlaci di omofobia; in El
Akira. La dernière reine Adila
Bendimerad e Damien Ounouri
ci fanno fare un balzo indietro nel XVI secolo narrando le gesta
epiche, tra testimonianze e leggende, dell’ultima regina di
Algeri.
E sempre al passato con la lente dell’oggi, guardano i due film
italiani in concorso. Di produzione, storia e ambientazione
italiana, è il nuovo film di Abel
Ferrara che
con il suo mistico e febbrile Padre
Pio, interpretato
da uno straordinario
Shia LaBeouf, rivisita un episodio tragico della storia
italiana del secolo scorso, l’eccidio di San Giovanni Rotondo
dell’ottobre del 1920. Mentre Salvatore
Mereu torna
alla Mostra del Cinema a distanza di due anni e ci offre
con Bentu
una dolente e allo stesso tempo luminosa storia di grano e vento
ambientata nella Sardegna degli anni Cinquanta, una storia che
è metafora, quanto mai attuale, della sfida che l’uomo ingaggia
con la natura.
Vicende tutte al presente, dove il presente è oppressivo e
contraddittorio e allo stesso tempo contiene tracce di speranza,
sono quelle raccontate inDirty, Difficult, Dangerous di Wissam
Charaf e
in Les
damnés ne pleurent pas di Fyzal
Boulifa.
Nel primo, due giovani amanti, un profugo siriano e una badante
eritrea, rincorrono la leggerezza della passione sullo sfondo di un
Libano al collasso; nel secondo una madre e un figlio attraversano,
uniti e distanti allo stesso tempo, un Marocco lacerato dalle
disparità economiche e sociali.
Ritratto di una Cina più che mai contemporanea è quello che ci
offreStonewalling, ultimo
capitolo di una trilogia femminista che la regista
cinese Ji
Huang (qui
in co-regia con il marito, il direttore della fotografia
giapponese Ryuji
Otsuka)
sviluppa dal 2014 quando vinse il primo premio al Festival di
Rotterdam con il suo film d’esordio.
Dal passato al presente arriviamo al futuro e a quella promessa di
futuro che è l’adolescenza. Sono adolescenti infatti i
protagonisti di The
Maiden,
esordio del canadese Graham
Foy che
ci offre un racconto lirico, sospeso tra realtà e immaginazione,
sul fragile e traumatico passaggio all’età adulta. Al suo
primo film di finzione, Lobo
e Cão,
la documentarista portoghese Cláudia
Varejão
si è immersa nella giovane comunità queer dell’isola di Sao
Miguel, nel remoto arcipelago delle Azzorre, per dipingere un
ritratto poetico di giovani solitudini che cercano di rompere
l’ordine morale per incontrarsi e imparare a vivere meglio in un
mondo ostile nei loro confronti.
È da una autrice a metà tra il cinema e l’arte, la ceca
Cristina Groșan che,
con proviene un monito su un mondo che sta misteriosamente
crollando e al contempo la spinta per non cedere alla vertigine
dell’apocalisse e per reagire stringendo patti col prossimo: lo
racconta in Ordinary
Failures,
film in cui tre donne si ribellano ai “fallimenti
ordinari”.
I dieci film in concorso trovano inThe Listener di Steve
Buscemi una
chiusura ideale. L’attrice statunitense Tessa Thompson, volontaria
notturna per una linea telefonica di supporto psicologico, sembra
quasi ascoltare tutti i personaggi dei nostri film dando loro, con
la sua voce, una promessa di guarigione.
Tra gli Eventi speciali riscopriamo certe affinità dei titoli in
concorso. A partire dal documentario iranianoAlone di Jafar
Najafi,
in cui il ragazzino protagonista che non vuole che le
sorelle-bambine si sposino, cerca di sovvertire una regola e così
il mondo. In Siamo
qui per provare, Greta
De Lazzaris e Jacopo Quadri inseguono
un’altra coppia, i registi teatrali Daria Deflorian e Antonio
Tagliarini, a loro volta sulle tracce di uno spettacolo che tarda a
prendere forma o che, forse, proprio in quel suo non esplicitarsi
trova una forma, un modo peculiare di essere, come se fosse la vita
in divenire con le sue imprevedibili traiettorie.
InCasa Susanna,
terzo capitolo di una trilogia sulla transessualità, il regista
francese Sébastien
Lifshitz,
rielabora il passato attraverso materiale di repertorio, rendendolo
materia viva, incandescente.
Un’alleanza al femminile, dolce, vitale e malinconica è, infine,
il viaggio on the road di Stefania Sandrelli e Silvia D’Amico
nell’opera prima del regista veneto Corrado
Ceron, Acqua
e anice.
Alla vigilia del loro ventennale e in un mondo sempre più in crisi
e in mutazione, le Giornate degli Autori propongono un programma
che è sì eco dei tempi bui e angosciosi che stiamo vivendo, ma è
anche
un atto di resistenza
e vuole offrire una finestra, un barlume di speranza contro tutte
le solitudini, le tensioni identitarie e i diktat politici che
imprigionano e opprimono il pensiero in tutto il mondo.
SELEZIONE UFFICIALE
IN CONCORSO
DIRTY, DIFFICULT,
DANGEROUS di Wissam Charaf – film di apertura
Francia, Italia, Libano, 2022, 101’, prima mondiale
Con: Clara Couturet, Ziad Jallad, Rifaat Tarabey, Darina Al
Joundi
Produzione: Aurora Films
Co-produttori: Intramovies, Né à Beyrouth
Vendite internazionali: Intramovies
Storia dell’amore contrastato nella
Beirut di oggi tra Ahmed, un rifugiato siriano, e Mehdia, una
badante immigrata etiope. Mentre Mehdia cerca di affrancarsi
dall’agenzia dell’impiego che la tiene sotto ricatto, Ahmed cerca
di sopravvivere commerciando in componenti metalliche di seconda
mano ed è affetto da una malattia misteriosa. I due amanti sembrano
non aver futuro, ma non hanno neanche niente da perdere e così un
giorno decidono di tentare la sorte e di lasciare insieme
Beirut.
BENTU di Salvatore
Mereu
Italia, 2022, 70’, prima mondiale
Con: Giuseppe Cuccu, Giovanni Porcu
Produzione: Viacolvento
Co-produttore: ISRE – Istituto Superiore Regionale Etnografico
Produttore associato: Università di Cagliari – Corso di Laurea
Magistrale in produzione multimediale
Con il sostegno: Fondazione Sardegna Film Commission, Regione
Autonoma della Sardegna, MIC, Regione Lazio, Comune di Guasila,
Comune di Sanluri, Comune di Turri
Vendite internazionali: Pascale Ramonda
Raffaele ha appena raccolto il suo
piccolo mucchio di grano che sarà la provvista di un anno intero.
Per non farsi trovare impreparato, da giorni dorme in campagna,
lontano da tutti, in attesa che il vento arrivi e lo aiuti a
separare finalmente i chicchi dalla paglia. Ma il vento non ne
vuole sapere di farsi vedere. Solo Angelino viene a trovarlo ogni
giorno per non farlo sentire meno solo. Un giorno, forse, quando
sarà grande, Raffaele potrà prestargli la sua indomita cavalla e
lui potrà finalmente cavalcarla. Ma Angelino non vuole
aspettare…
BĔŽNÁ SELHÁNY (ORDINARY
FAILURES) di Cristina Groşan
Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Slovacchia, 2022, 84’, prima
mondiale
Con: Tatjana Medvecká, Beáta Kaňoková, Nora Klimešová, Vica
Kerekes, Adam Berka
Produzione: Xova Film
Co-produzioni: Laokoon Filmgroup, Rosamont, Czech Television, Super
film
In associazione con: ARTE G.E.I.E.
Con il sostegno di: Czech Film Fund, Eurimages, National Film
Institute Hungary, MiBACT, Slovak Audiovisual Fund, Prague Film
Fund, Fondo Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Pilsen Region,
Regione Lazio, Filmovà NADACE
Vendite internazionali: Totem Films
La giornata di un’adolescente
inquieta, una madre ansiosa e una donna rimasta da poco vedova
viene sconvolta da un misterioso fenomeno naturale. Mentre tentano
di affrontare le loro difficoltà quotidiane, la loro vita si
trasforma in un caos e le tre donne si ritrovano a dover cercare
disperatamente il loro posto nel mondo.
BLUE JEAN di
Georgia Oakley – opera prima
United Kingdom, 2022, 93’, prima mondiale
Con: Rosy McEwen, Lucy Halliday, Kerrie Hayes
Produzione: Kleio Films
Con il sostegno di: Creative England, BFI, BBC Films, Creative
Skillset
Vendite internazionali : Films Constellation
È il 1988. Il governo Thatcher ha
appena approvato una legge che mette sullo stesso piano lesbiche,
gay e pedofili, tutti assurdamente omologati a uno stile di vita
“deviato”. Le insegnanti di educazione fisica diventano il
bersaglio principale di queste accuse omofobiche e così Jean si
trova a dover condurre una doppia vita. Durante la settimana è una
persona rispettata del corpo docente; nei weekend frequenta
furtivamente la scena gay di Newcastle con la sua ragazza Viv. Ma
quando incontra una delle sue studentesse
in un bar per lesbiche, Jean è costretta a salvaguardare il lavoro
e il suo stato mentale.
EL AKHIRA. LA DERNIÈRE REINE
(THE LAST QUEEN) di Adila Bendimerad e Damien Ounouri –
opera prima
Algeria, Francia, Arabia Saudita, Qatar, Taiwan, 2022, 110’, prima
mondiale
Con: Adila Bendimerad, Dali Benssaleh, Tahar Zaoui, Nadia
Tereszkiewicz, Imen Noel
Produzione: Taj Intaj, Agat Films
Co-produzione:, Centre Algérien de Développement du Cinéma – CADC,
Birth, Sofinergie 5, Long Hu Bao International Entertainment Co.,
Taiwan Creative Content Agency (TAICCA) – Taiwan’s International
Co-funding Program, The Red Sea Film Festival Foundation
In collaborazione con: FDATIC du Ministère de la Culture et des
Arts d’Algérie, Aide aux Cinémas du Monde – CNC, ART
Con il sostegno di: Doha Film Institute – DFI, Institut Français
d’Algérie, The Arab Fund for Arts and Culture – AFAC
Vendite internazionali: The Party Film Sales per conto di Orange
Studio
Algeria, 1516. Il pirata Aroudj
Barbarossa libera Algeri dalla tirannia degli spagnoli e assume il
potere nel regno. Voci dicono che abbia ucciso il Re Salim Toumi
nonostante fosse suo alleato. Contro ogni probabilità sarà solo una
donna a tenergli testa: la Regina Zaphira. A cavallo tra storia e
leggenda le gesta di questa donna sono il simbolo di una lotta, di
un travaglio personale e politico affrontato con coraggio per il
bene di Algeri.
LES DAMNÉS NE PLEURENT PAS
(THE DAMNED DON’T CRY) di Fyzal Boulifa
Francia, Belgio, Marocco, 2022, 110’, prima mondiale
Con: Abdellah El Hajjouji , Aicha Tebbae, Antoine Reinartz,
Produzione: Vixens Films
Co-produzioni: Frakas Productions, Kasbah Films
In associazione con: Proximus, New Story, BELGA Productions, Tax
Shelter du Gouvernement Fédéral Belge via Belga Film Fund
Con in sostegno di: BBC Film, Eurimages, Aide aux cinémas du monde,
Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel de la Fédération
Wallonie-Bruxelles, Centre Cinématographique Marocain, Fonds Image
de la Francophonie
Vendite internazionali: Charades
Con fiducia infantile, Selim segue
sua madre Fatima-Zahra da un luogo all’altro, cercando ogni volta
di mettere a tacere gli scandali in cui lei si fa coinvolgere.
Arrivati a Tangeri, ai due si presentano occasioni che sembrano
finalmente offrire loro quel po’ di normalità di cui entrambi hanno
bisogno; ma il prezzo da pagare sarà l’incrinarsi di quel fragile
legame di affetto che li lega uno all’altra.
LOBO E CÃO (WOLF AND
DOG) di Cláudia Varejão – opera prima
Portogallo, Francia 2022, 111’, prima mondiale
Con: Ana Cabral, Ruben Pimenta, Cristiana Branquinho, Marlene
Cordeiro, João Tavares, Nuno Ferreira
Produzione: Sterratemi Filmes
Co-produzione: La Belle Affaire
Vendite internazionali: MPM Premium
Ana è nata in un’isola, seconda di
tre fratelli che vivono con la madre e la nonna. Crescendo, Ana si
rende conto che alle donne vengono affidati compiti diversi da
quelli degli uomini, mentre Luis, l’amico che Ana ammira di più, se
ne infischia e veste indifferentemente abiti femminili e maschili.
Un giorno arriva dal Canada Chloé, un’amica che porta con sé una
ventata di novità e l’entusiasmo della gioventù. Con lei Ana
scoprirà
cose che la porteranno verso nuovi orizzonti.
PADRE PIO di Abel
Ferrara
Italia, Germania, UK, 2022, 104’, prima mondiale
Con:
Shia Labeouf, Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Asia Argento,
Vincenzo Crea, Luca Lionello, Salvatore Ruocco,
Brando Pacitto, Stella Mastrantonio, Martina Gatti, Roberta
Mattei
Produzione: Maze Pictures
Co-produzioni:Interlinea Film, Rimsky Productions
Con il sostegno di: MiC, Apulia Film Commission
È la fine della Prima Guerra
Mondiale e i giovani soldati italiani tornano a San Giovanni
Rotondo, terra di povertà, storicamente violenta, sulla quale la
Chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitano un dominio
ferreo. Le famiglie sono disperate, gli uomini sono distrutti ma
vittoriosi. Arriva anche Padre Pio, in uno sperduto convento di
cappuccini, per iniziare il suo ministero, evocando un’aura
carismatica, la santità e visioni epiche di Gesù, Maria e del
Diavolo. La vigilia delle prime elezioni libere in Italia fa da
sfondo a un massacro storico e metaforico, un evento apocalittico
che cambierà il corso del mondo.
SHIMEN
(STONEWALLING) di Huang Ji e Ryuji Otsuka
Giappone, 2022, 148’, prima mondiale
Con: Honggui Yao, Xiaoxiong Huang, Zilong Xiao
Produzioni: YGP-FILM LLC
Co-produzioni: HKIFF – HAF Program
Vendite internazionali: Good Move Media
La ventenne Lynn, che si mantiene
facendo i lavori più disparati mentre studia per diventare
assistente di volo, scopre improvvisamente di essere incinta. Con
poco tempo a disposizione, indecisa se tenere il bambino o se
interrompere la gravidanza, torna a casa dai genitori, sempre alle
prese con i loro litigi e con la loro clinica di medicina
tradizionale che versa in condizioni precarie. Attraverso lo
sguardo di una giovane donna, la coppia – sul set e nella vita –
Huang Ji and Ryuji Otsuka rivela in questo film le nuove regole
della gig-
economy, del mercato grigio e parallelo, del Multi Level Marketing
e delle sue truffe nella Cina delle metropoli moderne.
THE MAIDEN di
Graham Foy – opera prima
Canada, Stati Uniti, 2022, 117’, prima mondiale
Con: Jackson Sluiter, Marcel T. Jimenèz, Hayley Ness
Produzione: FF Films Inc., MDFF
Vendite internazionali: Celluloid Dreams
Una perfetta giornata estiva finisce
in tragedia, creando un legame cosmico nella vita di tre
adolescenti. I due amici per la pelle Colton e Kyle scendono al
fiume, si raccontano sogni e desideri e disegnano con una
bomboletta spray sul dirupo sotto la ferrovia. La loro vita sembra
scorrere perfetta tra meraviglia e bellezza, ma un’ombra scura si
addensa sul loro futuro. Proprio come i ragazzi, Whitney si aggira
vicino al dirupo cercando conforto nel suo diario, che riempie di
testi e disegni. Quando però la sua migliore amica la abbandona,
Whitney sparisce. La scoperta del diario di Whitney ci trasporterà
in un mondo riflesso come in uno specchio dove sarà possibile fare
incontri ultraterreni.
FUORI CONCORSO
THE LISTENER di
Steve Buscemi – film di chiusura
Stati Uniti, 2022, 96’, prima mondiale
Con: Tessa Thompson
Produzione: Hantz Motion Pictures
Co-produzione: Olive Productions, Sight Unseen
US Sales: Verve
Beth lavora come volontaria per una
“helpline”, in quel piccolo esercito di persone che stanno al
telefono ogni notte in tutta l’America, raccogliendo chiamate da
chi si sente solo, finito, senza speranza. Nel corso dell’ultimo
anno l’ondata di telefonate è diventata uno tsunami. Mentre
affronta il suo turno Beth sa che la posta in gioco è sempre più
alta: sarà questa la notte in cui perderà qualcuno? Oppure riuscirà
a salvare qualcuno? Alla fine sarà la storia personale di Beth ad
emergere, rivelando perché si è messa al servizio degli
altri. Nel film siamo sempre accanto a lei: ascoltando,
confortando, comprendendo, rincollando il mondo, un pezzo alla
volta.
EVENTI SPECIALI
MARCIA SU ROMA (THE MARCH ON
ROME) di Mark Cousins
Italia, 2022, 97’, prima mondiale
Con: Alba Rohrwacher
Produzioni: Palomar e Luce Cinecittà
In collaborazione con: Il Saggiatore
Vendite internazionali: The Match Factory
Distribuzione italiana: I Wonder Pictures
Con raro materiale d’archivio e con
il suo caratteristico stile narrativo, Mark Cousins racconta
l’ascesa del fascismo in Italia e il suo espandersi in Europa negli
anni ’30. In Marcia su Roma, che è al tempo stesso “essay film” e
documento storico, Cousins contestualizza la storia osservando il
mondo contemporaneo, mostrando un paesaggio politico oggi
caratterizzato da un’inquietante estrema destra e un uso
manipolatorio dei media.
CASA SUSANNA di
Sebastien Lifshitz
Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna 2022, 97’, prima mondiale
Produzione: Agat Films
Co-produzione: Arte France, American Experience Films
In associazione con: BBC Storyville
Con il sostegno di: La PROCIREP- ANGOA, CNC
Vendite internazionali: PBS WGHB
Negli anni ’50 e ’60, nell’America
rurale ai piedi delle Catskills, una piccola casa in legno con un
fienile sul retro era il rifugio del primo gruppo clandestino di
cross-dresser. Diane e Kate sono oggi delle ottantenni che
all’epoca erano uomini che appartenevano a quel gruppo segreto e ci
raccontano di quell’essenziale ma dimenticata esperienza agli
albori della scoperta della trans-identità.
ALONE di Jafar
Najafi
Iran, 2022, 61’, prima mondiale
Con: Amir Mohammad, Razieh, Marzieh
Produttore: Jafar Najafi
Amir è un ragazzo quattordicenne
che, alla morte di suo padre, è diventato capofamiglia ed è
responsabile della madre e delle sorelle, le gemelle dodicenni
Marzieh e Razieh. Amir cerca di fare il possibile per tenere le
sorelle al riparo dagli obblighi imposti dalla tradizione. Il film
racconta il dramma di Amir e il suo essere “solo”.
SIAMO QUI PER
PROVARE di Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri
Italia, 2022, 88’, prima mondiale
Con: Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, Monica Demuru, Emanuele
Valenti, Francesco Alberici, Martina Badiluzzi,
Andrea Pizzalis
Produzione: Ubulibri con Rai Cinema
Distribuzione italiana: Lo Scrittoio
Daria si sposa, Antonio è testimone.
Sono una coppia artistica. Da anni abitano nella stessa palazzina,
ora lei trasloca in un altro quartiere. Cominciano a lavorare a un
nuovo progetto ispirato al “Ginger e Fred” di Fellini. Con loro
Emanuele, Monica, Francesco, Martina, Andrea. Si comincia dalle
lezioni di tip tap, la drammaturgia viene scritta giorno per
giorno, provando nei teatri svuotati dalla pandemia, a Roma, a
Rimini e in Francia. Tra i dubbi, nell’euforia creativa, i nostri
attori finiscono per assomigliare sempre di più ad un gruppo di
naufraghi, in uno spaesamento dove si mescola continuamente la vita
reale con lo spettacolo che sta forse prendendo forma.
ACQUA E ANICE (OLIMPIA’S
WAY) di Corrado Ceron – opera prima
Italia, 2022, 115’, prima mondiale
Con: Stefania Sandrelli, Silvia D’Amico, Paolo Rossi, Luisa De
Santis
Produzione: K+ srl
In collaborazione con: Rai Cinema
Con il sostegno di: Film Commission Regione Emilia Romagna
Vendite internazionali: Fandango
Olimpia è una leggenda del liscio e
delle balere. All’età di 70 anni rimette in strada il furgone della
sua orchestra e parte per un viaggio in cerca delle persone che
l’hanno amata e dei luoghi che l’hanno resa una star. Da qualche
tempo però la donna dimentica le cose, così ingaggia come autista
Maria. Olimpia è eccessiva, scorretta, passionale; Maria è
l’opposto, è silenziosa e lunatica. Le due donne impareranno un po’
alla volta a comprendersi e a volersi bene e Maria capirà un po’
alla volta cosa davvero quel viaggio significhi per Olimpia.
MIU MIU WOMEN’S TALES
#23 HOUSE COMES WITH A
BIRD di Janicza Bravo
Los Angeles, USA, gennaio 2022, 15’
Con:
Natasha Lyonne, Kelsey Lu, Katherine Waterston, Poorna
Jagannathan, Pedro Pascal
Produzione: Hi Production, PRETTYBIRD
Mentre indossa le scarpe con perle e
infila gli occhiali da sole decorati di cristalli, con tono
arrogante Penn da istruzioni a Jean sulla casa. Trova un posto
giusto per i fiori. Mangia all’aperto (l’odore del cibo persiste).
Cosa – ci viene detto – è una domanda e cosa un’affermazione? Jean
rinfresca i costosi cuscini, suona malinconicamente il violoncello
e accoglie i potenziali acquirenti di questa straordinaria villa
modernista, mentre uno splendido pappagallo ara se ne sta
appollaiato nella sua gabbia e una goffa tartaruga gironzola nel
giardino sul retro.
#24 CARTA DE MI MADRE PARA
MI HIJO di Carla Simón
Bacellona, Spagna, maggio 2022
Con: Angela Molina, Cecilia Gómez, Ainet Jounou
Produzione: Hi Production, KINO produzioni
Carla è incinta e nuda, imitando le
pose che sua madre assumeva quando era incinta di Carla. La luce
del sole filtra dalle finestre. Si vedono immagini in Super-8 di
madri e padri, nonne e nonni, che sorridono, cuciono, recitano
poesie. Poi, una giovane ragazza viaggia dagli anni Sessanta agli
anni Ottanta, fino a oggi, attraversando le soglie della
femminilità e della storia, fino all’incontro con Carla in riva al
mare azzurro della Catalogna e con Manel, il figlio di Carla appena
nato.
Paddy Conlon è un ex
pugile, veterano della guerra in Vietnam, il cui alcolismo ha
distrutto la sua famiglia. Dopo diversi anni il figlio minore, Tom,
torna a casa e Paddy, padre che ha perso molte chance con il
figlio, decide di allenarlo per competere ad una gara di arti
marziali miste e cercando di recuperare il suo rapporto con lui.
Nel suo percorso Tom però si dovrà scontrare con lo spirito di
competizione tutt’altro che sportivo del fratello maggiore
Brendan.
Il regista di
Warrior, Gavin O’Connor,
in accordo con Variety, è il front runner per la regia di
Massacre in the Himalayas, un adattamento
cinematografico del racconto del reporter Freddie
Wilkinson che ha documentato l’attacco di un gruppo di
terroristi pachistani ai danni di una spedizione di scalatori.
Il regista ha di recente assunto la regia del tormentato
Jane Got a Gun, dopo che Lynne
Ramsay, il regista precedentemente incaricato di dirigere
il film, ha lasciato il progetto. Nel film O’Connor ritrova
Joel Edgerton, già diretto in
Warrior accanto a Tom
Hardy, e dirige anche Natalie Portman, Rodrigo
Santoro, Noah Emmerich e Ewan McGregor.
Il film è un western che dovrebbe uscire negli USA il 20 febbraio
2015.Fonte: CS
Il remake del bellissimo thriller
francese Ne le dis a Personne di
Guillaume Canet ha il suo regista, che risponde al
nome di Gavin O’Connor,autore di ottimi film quali
Pride and Glory
eWarrior,
e alla prese con Jane Got a
Gun(ormai ultimato) con Natalie
Portman e Ewan McGregor.
Inizialmente il film doveva essere
affidato a Ben
Affleck,sia come regista che come attore, ma i
numerosi impegni del novello Batman hanno fatto saltare il tutto.
Il remake,sceneggiato da Chris
Terrio(Argo) sarà basato
principalmente sul romanzo Tell no One di
Harlon Coben e cercherà di proporre un’estetica
diversa dalla pellicola francese per non incorrere in ulteriori ed
inevitabili paragoni. Di seguito trovate la sinossi del libro di
Coben e il trailer del(consigliatissimo) film francese: “Un lago
nei pressi di New York: Elizabeth, una giovane donna, viene uccisa
e sfigurata. Otto anni dopo, sulla sponda di quello stesso lago,
vengono trovati altri due cadaveri. Intanto David, il marito della
donna assassinata, riceve inquietanti messaggi che solo la moglie
potrebbe inviargli. Un macabro scherzo? L’FBI riapre l’indagine, e
principale sospettato diventa proprio David. Ma se Elizabeth fosse
ancora viva? David deve trovarla, e deve farlo prima che gli
inquirenti trovino lui.”
Oggi, Disney e Pixar hanno ribadito
ancora una volta il loro impegno per l’Annecy Animation Festival,
un evento di livello mondiale che gli studi ora utilizzano ogni
anno per offrire notizie esclusive e proiezioni in anteprima a un
pubblico globale di appassionati di animazione. In quella che si è
aperta come consueta anteprima del prossimo Elio,
il Direttore Creativo di DisneyPixar, Pete Docter,
ha presentato un ricco programma Pixar con un film inedito,
annunciando la novità a un pubblico entusiasta.
Gatto, previsto per
l’estate 2027, è il frutto del team di Luca, il regista Enrico
Casarosa e il produttore Andrea Warren. Il film d’esordio
alla regia di Casarosa, ora diventato un successo tra i fan grazie
ai suoi personaggi adorabili e alle splendide ambientazioni
italiane, Luca è stato il primo film Pixar ad
essere distribuito in esclusiva su Disney+, mentre i dirigenti di
Hollywood faticavano ad adattarsi ai cambiamenti dovuti alla
pandemia.
Da allora, la DisneyPixar ha ripreso
— con grande piacere di tutti gli appassionati di animazione — una
strategia di distribuzione cinematografica globale, abbinata a
première esclusive. Sembra probabile che il film verrà presentato
proprio a Annecy nel 2027.
Questo nuovo film Pixar torna in
Italia, questa volta a Venezia, dove, dopo anni trascorsi a
esplorare la straordinaria città marinara, un gatto nero di nome
Nero inizia a chiedersi se abbia vissuto la vita giusta. Indebitato
con un boss mafioso felino locale, Nero si ritrova in un dilemma ed
è costretto a stringere un’amicizia davvero inaspettata che
potrebbe finalmente condurlo al suo scopo… a meno che il lato
misterioso e oscuro di Venezia non abbia la meglio prima.
Secondo Variety, Showtime sta
attualmente sviluppando un adattamento in serie del thriller
fantascientifico Gattaca
della Sony Pictures del 1997. Il progetto proviene dai
creatori di Homeland,Alex Gansa
e Howard Gordon.
La serie Gattaca sarà
creata e prodotta esecutivamente da Gansa, Gordon e Craig
Borten, con Gansa che sarà anche showrunner. Il progetto è
prodotto anche da Sony Pictures Television per
Showtime. Ulteriori dettagli sulla trama e
sui personaggi sono ancora tenuti nascosti.
“Ethan
Hawke, Uma Thurman, Alan Arkin e
Jude Law sono i protagonisti di questo avvincente
thriller fantascientifico su un uomo fin troppo umano che osa
sfidare un sistema ossessionato dalla perfezione
genetica. Hawke interpreta Vincent, un ‘In-Valid’ che assume
l’identità di un membro dell’élite genetica per perseguire il suo
obiettivo di viaggiare nello spazio con la Gattaca Aerospace
Corporation”, si legge nella sinossi
dell’originale. “Tuttavia, una settimana prima della sua
missione, Vincent finisce trai sospettati per un’omicidio commesso.
Con un implacabile investigatore sulle sue tracce e il collega di
cui si è innamorato che inizia a sospettare il suo inganno, i sogni
di Vincent si disfano costantemente. Nessuno del DNA “preordinato”
che gli garantirà il successo. Nel disperato tentativo di
realizzare il suo sogno di esplorare lo spazio, Vincent assume
l’identità di un atleta geneticamente superiore (Jude
Law). Evitando di essere individuato utilizzando i
marcatori genetici dell’atleta, Vincent diventa una stella nascente
al Gattaca Aer”
Nonostante sia stato una delusione
al botteghino con un incasso interno di oltre $ 12 milioni contro
il suo budget dichiarato di $ 36 milioni,
Gattaca è stato ben accolto dalla critica
grazie alla sua stimolante storia di fantascienza. L’imminente
adattamento di Showtime non è il primo tentativo di Sony Pictures
Television di adattare il film in una serie. Nel 2009, lo
studio ha provato a sviluppare un dramma procedurale poliziesco
basato sul classico cult del 1997
In Gattaca Vincent
vuole diventare un astronauta, ma nella società in cui vive è un
non valido. Essendo stato concepito naturalmente, già dalla
nascita si conoscono i suoi difetti genetici. Invece, i
validi creati in provetta, sono geneticamente perfetti e
possono aspirare a ruoli importanti nella società. Per realizzare
il suo sogno, Vincent assume l’identità di Jerome, un valido
paraplegico a causa di un incidente.
Gattaca tra fantascienza e eugenetica
Nell’universo di Andrew
Niccol l’eugenetica ha vinto. Ciò che rimane nella testa
dello spettatore è l’idea che la selezione degli individui
attraverso la modifica del DNA, non appartiene al passato, ma
diventa una possibilità vicina nel tempo. Osserva l’opera
d’Iddio, chi può raddrizzare ciò che egli ha fatto storto?
(Ecclesiaste 7:13) è una delle citazioni che apre il film e la
risposta ci viene data poco dopo. La scienza, nella sua corsa per
misurarsi con la religione, ha preteso di raggiungere persino Dio,
ecco perché esistono i nati per fede, anche detti non
validi, come Vincent, e i validi, gli uomini
fabbricati, come Jerome. Me se la perenne opposizione tra
scienza e religione è soltanto una delle possibili interpretazioni,
il tema principale è il confronto dell’uomo con la scienza. Quanto,
quest’ultima, può determinare il destino umano? E fino a dove può
spingersi?
Risponderemmo che è impossibile
confrontarsi con il rigore scientifico, ma poi vediamo
Vincent che, con tanta dedizione, elimina pelle, unghie e capelli,
fa scorta di urine, sangue, per non lasciare tracce nel mondo dei
validi.
Perfezione genetica contro
imperfezione umana. Parole destinate a invertirsi, grazie
all’abilità di Ethan Hawke nel recitare due persone insieme, alternando
la freddezza e la sicurezza degli uomini perfetti, ai sentimenti
che lo avvicinano alla natura umana. Uno dei personaggi più
riusciti è quello di Jude Law. Anche “non più valido” vivrà la
discriminazione e solo di fronte alla determinazione dell’amico si
renderà conto che “non esiste un gene per lo spirito umano”, come
recita uno degli slogan che presentano il film. Una riflessione a
cui giunge anche Uma Thurman, a proprio agio nei panni di Irene Cassini,
la donna che si innamora del protagonista. Non sarebbe corretto
relegare questo film nel genere della fantascienza. Lo stesso
regista e sceneggiatore Andrew Niccol circonda i personaggi
di tecnologia avanzata, ma richiama atmosfere steampunk, inserendo
alcuni oggetti tipici degli anni sessanta. Il film è povero di
effetti speciali, ma l’intento di Niccol è indurre riflessioni
partendo dalla semplicità. Non ci sono misteri insondabili, gli
elementi della storia sono tutti lì, sta allo spettatore ricavare a
ogni visione una diversa interpretazione. E noi speriamo che ci
regali altre visioni come ha fatto con S1m0ne (2002),
e come in
In Time,il grande successo del
2011.
Il genere della fantascienza al
cinema ha negli anni acquisito sempre nuove forme e temi, evolvendo
di pari passo all’evolvere del mondo e delle sue caratteristiche.
Uno dei filoni più interessanti formatisi negli ultimi due decenni
è senza ombra di dubbio quello del biopunk, dove si
descrive e affronta la nascente società biotecnologica, incentrata
sul potenziamento di individui non attraverso mezzi meccanici bensì
grazie alla manipolazione genetica. Uno dei massimi esponenti di
tale genere è il film Gattaca – La porta
dell’universo, diretto nel 1997 da Andrew
Niccol, autore di noti film di fantascienza come In Time e
Anon.
Con questa sua opera prima, da lui
anche scritta, Niccol ha così affrontato tematiche che di lì a
breve sarebbero diventate sempre più centrali nel mondo del cinema
e della cultura in generale. La sua non è però tanto una
riflessione su di un contesto fantascientifico quanto sulle
capacità umane raggiungibili attraverso il potenziamento biologico.
Nel trattare ciò, il regista si è avvalso di approfondi studi ed
esperti del settore, arrivando ad ottenere importanti primati. Il
film è infatti stato definito da molti scienziati come il film di
fantascienza più accurato mai realizzato. Un risultato che ha a suo
modo contribuito a rendere ulteriormente popolare la pellicola e il
suo fascino.
Non rivelatosi da subito come un
grande successo economico, Gattaca – La porta
dell’universo è solo con il passare degli anni divenuto un
vero e proprio cult. Ancora oggi, infatti, non manca di affascinare
spettatori di ogni tipo, sfoggiando un’attualità che sembra farsi
ogni giorno più concreta. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e le frasi più belle. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Gattaca – La porta dell’universo:
la trama del film
La vicenda qui narrata si svolge in
futuro prossimo, dove è possibile far nascere esseri umani con un
preciso corredo genetico. Tramite tale processo è possibile
prevedere in anticipo le caratteristiche del nascituro,
permettendogli dunque di venire al mondo privo di imperfezioni. In
questo contesto, la società si divide in Validi, ovvero
gli esseri dal corredo genetico perfetto, e i Non Validi,
ovvero i nati con genomi naturali, condannati a restare ai margini.
Il protagonista, Vincent Freeman vuole diventare
un astronauta, ma essendo nato come Non Valido, questa
possibilità gli è preclusa. Per realizzare il suo sogno, Vincent
decide dunque di assumere l’identità di Jerome, un
valido paraplegico a causa di un incidente. Tenere nascosta
la propria identità sarà però tutt’altro che semplice.
Gattaca – La porta dell’universo:
il cast del film
Protagonista del film, nei panni di
Vincent Freeman, è l’attore EthanHawke, celebre per titoli come
Boyhood e Prima di mezzanotte. Per interpretare
il ruolo, l’attore ha affermato di essersi basato in buona parte
sulle suggestioni dategli dal nome di questi. Il personaggio
presenta infatti un nome particolarmente esplicativo. “Vincent”
indica una personalità vincente, mentre “Freeman”, significa “uomo
libero”. Da ciò Hawke è partito per costruire la psicologia e la
personalità del personaggio. Ad interpretare il ruolo di Jerome
Eugene Morrow è invece l’attore Jude Law.
Questi, in particolare, si è concentrato sulla costruzione del
personaggio attraverso il sentimento della frustrazione. Egli si
trova infatti ad essere un Valido reso invalido da un
incidente, una condizione piuttosto insolita nella società del
film.
L’attrice Uma Thurman è
invece la protagonista femminile, Irene Cassini. Questa è una
collega di Vincent, la quale lo aiuterà a realizzare il suo sogno.
Fu proprio sul set di questo film che la Thurman e Hawke
intrapresero una relazione, sposandosi nel 1998 e divorziando poi
nel 2005, dopo aver dato vita a due figli, tra cui Maya
Hawke. Nel film sono poi presenti diversi altri noti
attori, tra cui Loren Dean, nei panni di Anthony
Freeman, padre di Vincent, e Gore Vidal, in quelli
del direttore Josef. Il premio Oscar Ernest
Borgnine, noto per Marty, vita di un timido,
interpreta qui il personaggio di Caesar, mentre Tony
Shalhoub è German. Il premio Oscar AlanArkin, infine, è presente nei panni del
detective Hugo, che indaga sul caso di Vincent.
Gattaca – La porta dell’universo:
le caratteristiche, le frasi, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Per dar vita al mondo futuro in cui
si svolgono le vicende del film, il regista decise di avvalersi di
elementi provenienti da diverse epoche. Lo stile degli abiti, delle
acconciature e l’architettura degli edifici e delle automobili
rispecchia infatti quelle dei primi anni Sessanta. Tutto ciò,
infatti presentava già di suo elementi futuristici, qui accentuati
attraverso alcuni precisi dettagli. Inoltre, durante il film è
possibile udire alcuni annunci vocali all’interno di Gattaca.
Questi sono recitati in esperanto, una lingua che contribuisce a
sottolineare l’atmosfera universale e avanzata della società
rappresentata. Per ampliare l’effetto della perfezione fisica
umana, dovuta alla selezione dei geni, il regista ha infine scelto
di utilizzare nel film prevalentemente modelli e modelle.
È possibile fruire di
Gattaca – La porta dell’universo grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV,Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 3 febbraio alle ore
21:10 sul canale Paramount
Channel.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del
film:
Per uno che non doveva far parte di questo mondo, devo
confessare che all’improvviso mi costa lasciarlo. Però dicono che
ogni atomo del nostro corpo una volta apparteneva a una stella…
forse non sto partendo, forse sto tornando a casa. (Vincent
Freeman)
Jerome era stato progettato con tutto quello che serviva
per entrare a Gattaca salvo il desiderio di entrarci. (Vincent
Freeman)
Non esiste un gene per il destino. (Vincent
Freeman)
Si diceva che un figlio concepito nell’amore avesse
maggiori probabilità di essere felice… oggi non lo dicono più.
(Vincent Freeman)
La Disney ha regalato
all’immaginario collettivo una precisa versione di Cenerentola, ma
quello che in molti non sanno è che l’originale storia, macabra e
oscura, viene dal ventre di Napoli, da quel Seicento letterario,
ferbido di arte, che ha visto nascere La Gatta
Cenerentola di Giambattista Basile,
compresa in Lo Cunto de Li Cunti (stessa ispirazione
letteraria de Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone).
Grazie a Alessandro Rak,
Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario
Sansone la storia riceve una nuova rilettura animata,
lontana da ogni altra versione mia arrivata al grande pubblico e
lontana anche dall’originale letterario, nonostante la chiara
ispirazione.
Mia è rimasta orfana dopo che
Salvatore ‘o Rre, capoclan del riciclaggio, ha ammazzato suo padre,
don Vittorio Basile, uomo di grande ingegno che aveva il progetto
di trasformare Napoli in una virtuosa città della scienza.
Costretta a vivere in una nave da crociera dismessa nel porto con
la matrigna e le sorellastre, viene chiamata Gatta Cenerentola
dalle stesse, per cui è costretta a lavorare. Il ritorno di
Salvatore rivoluzionerà la sua posizione, mentre verrà a conoscenza
di un segreto a lungo ignorato.
Ambientato in una Napoli
di cenere, Gatta Cenerentola coniuga toni e temi, tuffandosi nel
torbido di una città distopica, in cui il Vesuvio ha ricoperto
tutto di un grigio strato che soffoca colori e speranze. In questo
tragico e triste scenario si muove il Principe, Primo Gemito, la
speranza, o forse, meglio, l’ostinazione nel trovare una via
d’uscita dall’impero della malavita rappresentato da Salvatore ‘o
Rre.
Sangue, droga e cenere sono gli
elementi intorno a cui ruota il racconto che si pregia di momenti
musicali dal grande potere evocativo e che rappresentano le battute
d’arresto di una storia altrimenti fluida e solida. I colori freddi
della città cozzano con l’immaginario napoletano nel mondo e
contrastano con i toni invece caldi che vengono utilizzati per i
personaggi e le scenografie all’interno della nave da crociera,
principale scenario delle vicende legate a Gatta
Cenerentola.
Una lettura non convenzionale quella
di Rak e compagnia che anche da un punto di vista della narrazione
vera e propria sceglie di tagliare il racconto, privando lo
spettatore di un finale esaustivo, regalando una piccola speranza
di lieto fine senza la certezza che questo ci sia effettivamente
per Mia e Primo.
Una fiaba dark, moderna, violenta e
sanguigna, come i personaggi che racconta, come la città in cui è
ambientata. Gatta Cenerentola è stato presentato
in Concorso nella sezione Orizzonti della 74° Mostra d’Arte
Cinematografica di Venezia.