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A Kristen Stewart non importa fare brutti film

kristen-stewartKristen Stewart è stata ospite al 2014 AFI Fest durante il quale ha presentato al pubblico Still Alice, film con Julianne Moore che abbiamo visto al Festival di Roma.

LEGGI LA RECENSIONE DI STILL ALICE

L’attrice, intervistata da The Hollywood Reporter, ha dichiarato in che modo sceglie un film e che non le importa di partecipare ad un film brutto.

“Sono davvero in balia del vento, seguo sempre le mie viscere, non ho un approccio tattico. Posso far sì che un film vada in porto adesso che ho fatto cinque film di Twilight, ma èer me è importante solo sapere che ho fatto la cosa giusta per il giusto motivo. Non c’è un modo per quantificare il tutto. Anche se qualcosa non equivale per forza al successo, se c’è qualcosa che non va, una sceneggiatura o un regista p un cast o un budget, io sono comunque disposta a salire a bordo se provo interesse per una sola cosa o persona che è coinvolta nel film, o anche solo una battuta del mio personaggio mi piace e non vedo l’ora di dirla. Sento che sarà un brutto film, so che sarà così, ma non l’ho fatto io!”.LEGGI LA RECENSIONE DI SILS MARIAIn questi giorni Kristen Stewart è al cinema con Sils Maria, in cui recita accanto ad un altra grande attrice, Juliette Binoche, ed è diretta dal maestro francese Olivier Assayas.Fonte: JJ

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, prima foto ufficiale dal set

A Knight of the Seven Kingdoms

Mentre HBO (Sky in Italia) è reduce dall’esordio della seconda stagione di House of the Dragon, a Belfast è in corso la produzione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knightla nuova serie basata sui romanzi e i personaggi di George R.R. Martin.

HBO/Max ha condiviso in rete un primo sguardo ufficiale a Peter Claffey nei panni di Ser Duncan l’Alto, alias “Dunk”. Nessuna traccia di Dexter Sol Ansell nei panni del suo giovane scudiero, il principe dei Targaryen Aegon, che viaggia in incognito sotto l’alias di “Egg” (Uovo).

Sono stati inoltre annunciati diversi nuovi membri del cast, tra cui Finn Bennett (True Detective: Night Country) nel ruolo di Aerion Targaryen, Bertie Carvel (The Crown) nel ruolo di Baelor Targaryen, Tanzyn Crawford (Tiny Beautiful Things) nel ruolo di Tanselle, Daniel Ings (The Gentlemen) nel ruolo di Ser Lyonel Baratheon e Sam Spruell (Fargo) nel ruolo di Maekar Targaryen.

A Knight of the Seven KingdomsBasata sui racconti di George R.R. Martin Tales of Dunk and Egg, la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”, alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen (nonno di Daenerys!).

A Knight of the Seven Kingdoms, la trama

“Ambientato in un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,” recita così la sinossi ufficiale della serie.

Claffey, attore irlandese ed ex giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in Bad Sisters and Wreck del 2022, e ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich Cuckoos e la commedia di Netflix Christmas on Mistletoe Farm. Apparirà anche in The Moor, Hullraisers di Channel 4 e Robin and The Hood.

Martin ha precedentemente confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre novelle, The Hedge Knight del 1998, con l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.

Attualmente, il co-sceneggiatore di The Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli eventi di House of the Dragon. La storia segue l’invasore Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle, Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, il primo teaser dello spin-off di Game of Thrones!

A Knight of the Seven Kingdoms

In occasione del finale di House of the Dragon 2, Max ha presentato il trailer per la prossima stagione di serie tv e tra i titoli più attesi c’è sicuramente A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight del quale vi proponiamo di seguito le immagini mostrate nel trailer:

Di seguito, invece, il trailer completo della stagione 2024/2025 di Max:

Basata sui racconti di George R.R. Martin Tales of Dunk and Egg, la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”, alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen (nonno di Daenerys!).

A Knight of the Seven Kingdoms, la trama

“Ambientato in un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,” recita così la sinossi ufficiale della serie.

Claffey, attore irlandese ed ex giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in Bad Sisters and Wreck del 2022, e ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich Cuckoos e la commedia di Netflix Christmas on Mistletoe Farm. Apparirà anche in The Moor, Hullraisers di Channel 4 e Robin and The Hood.

A Knight of the Seven KingdomsMartin ha precedentemente confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre novelle, The Hedge Knight del 1998, con l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.

Attualmente, il co-sceneggiatore di The Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli eventi di House of the Dragon. La storia segue l’invasore Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle, Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: lo spin-off di Game of Thrones aggiunge 7 membri al cast

A Knight of the Seven Kingdoms

Lo spinoff di “Game of Thrones“, “A Knight of the Seven Kingdoms” ha aggiunto sette nuovi membri al cast. Come riportato da Variety, la serie HBO ha ingaggiato Edward Ashley (“Masters of the Air”) nel ruolo di Ser Steffon Fossoway, Henry Ashton (“A Good Girl’s Guide to Murder” e “My Lady Jane”) nel ruolo di Daeron Targaryen, Youssef Kerkour (“House of Gucci”) nel ruolo di Steely Pate, Daniel Monks (il prossimo film di Netflix “Kaos”) nel ruolo di Ser Manfred Dondarrion, Shaun Thomas (“How to Have Sex”) nel ruolo di Raymun Fossoway, Tom Vaughan-Lawlor (“Avengers: Infinity War”) nel ruolo di Plummer e Danny Webb (HBO “The Regime” e “The Dig”) nel ruolo di Ser Arlan di Pennytree.

Per i fan che hanno recentemente terminato la seconda stagione di House of the Dragon“, il Daeron di “A Knight of the Seven Kingdoms” è diverso da quello della serie prequel, proprio come esistono più Egon nella storia di Westeros. Questi attori si uniscono dunque alle star protagoniste Peter Claffey nel ruolo di Ser Duncan l’Alto e Dexter Sol Ansell in quello del suo scudiero Egg. La serie, che andrà in onda il prossimo anno, è ambientata 100 anni prima della storia principale di “Game of Thrones” e 100 anni dopo il prequel “House of the Dragon“.

 

Di cosa parla A Knight of the Seven Kingdoms?

La trama recita: “Un secolo prima degli eventi di ‘Game of Thrones’, due improbabili eroi vagavano per Westeros… un giovane, ingenuo ma coraggioso cavaliere, Ser Duncan the Tall, e il suo minuscolo scudiero, Egg”. In un’epoca in cui la linea Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e impareggiabili amici“.

Il cast comprende anche Finn Bennett nel ruolo di Aerion Targaryen, Bertie Carvel nel ruolo di Baelor Targaryen,ra Tanzyn Cwford nel ruolo di Tanselle, Daniel Ings nel ruolo di Ser Lyonel Baratheon e Sam Spruell nel ruolo di Maekar Targaryen. La serie è basata sulle novelle dell’autore George R. R. Martin “The Hedge Knight” (1998), “The Sworn Sword” (2003) e “The Mystery Knight” (2010).

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms, il prequel di Game of thrones ha una data di uscita

A Knight of the Seven Kingdoms

L’amministratore delegato di Warner Bros Discovery, David Zaslav, ha recentemente fornito un aggiornamento sulle intenzioni dello studio per alcune delle sue IP principali in occasione della chiamata agli investitori per il quarto trimestre del 2023. Zaslav ha dichiarato che il previsto spin-off di Game of Thrones (Il trono di spade), A Knight of the Seven Kingdoms, debutterà alla fine del 2025. Ha inoltre dichiarato che la pre-produzione del programma è attualmente in corso.

Basato sulle novelle epiche di George R.R. Martin, Dunk & Egg, lo spin-off è stato originariamente approvato nell’aprile 2023. Oltre a scrivere alcune delle sceneggiature degli episodi, George R.R. Martin sarà anche co-produttore esecutivo dello show insieme a Ira Parker (House of the Dragon, The Last Ship).

Finora sono state pubblicate tre novelle incentrate su Dunk & Egg: The Hedge Knight (1998), The Sworn Sword (2003) e The Mystery Knight (2010). Una raccolta di tutte e tre le novelle è stata riunita nel 2015 e pubblicata con il titolo propri di A Knight of the Seven Kingdoms.

George R.R. Martin ha dichiarato di avere altre novelle di Dunk & Egg da scrivere, ma non è dato sapere quando completerà un’altra storia.Durante la conferenza stampa, Zaslav ha dichiarato: “Abbiamo questi grandi marchi, Game of Thrones. Abbiamo questi grandi marchi che le persone in tutto il mondo conoscono, amano e lasceranno una cena per venire a vederli“.

La notizia dovrebbe far piacere agli investitori di WBD, poiché l’aggiunta di un altro spin-off di Game of Thrones probabilmente rafforzerà gli abbonamenti Max dell’azienda.

Il logline ufficiale della serie recita: “Un secolo prima degli eventi di Game of Thrones (Il trono di spade), due improbabili eroi vagavano per Westeros… un giovane, ingenuo ma coraggioso cavaliere, Ser Duncan the Tall, e il suo minuscolo scudiero, Egg. In un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e ineguagliabili amici”. L’inizio delle riprese è previsto per questa primavera.

A Knight of the Seven Kingdoms sarà il secondo spin-off che seguirà la conclusione della serie principale. House of the Dragon ha debuttato nell’agosto del 2022.

Si dice che anche la seconda stagione uscirà ad agosto di quest’anno. Oltre a queste due serie, sono in fase di sviluppo anche una serie animata per adulti, dal titolo provvisorio The Golden Empire, una continuazione incentrata su Jon Snow e un’altra serie prequel che segue la storia dell’ascesa al potere di Aegon Targaryen a Westeros.

Tuttavia, parlando all’inizio di quest’anno con The Wrap, il CEO della HBO Casey Bloys ha ammonito: “Penso che con uno show come [Game of Thrones], quando qualcuno legge che qualcosa è in fase di sviluppo, ci si aspetta che venga girato, ma non è così. Quindi, al momento, le uniche due cose che hanno ottenuto il via libera sono House of the Dragon, ovviamente, e The Hedge Knight. Ci sono molti altri progetti in sviluppo, ma non ho nulla di imminente da riferire“.

 
 

A Killer Paradox: recensione del k-thriller Netflix

Dopo il successo avuto a dicembre con My Demon e La Creatura di Gyeongseong, Netflix Corea è pronta a far parlare di nuovo di sé con un nuovo intenso thriller psicologico che, ispirandosi allo stile registico dei grandi maestri Bong Joon-ho (Parasite, Snowpiercer) e Park Chan-wook (Decision to Leave, Old Boy), esplora il sottile e controverso confine tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, portando sul piccolo schermo una storia intrisa di drammi sociali e dilemmi morali.

Scritta da Kim Da-min e diretta da Lee Chang-hee, A Killer Paradox (titolo originale 살인자ㅇ난감) è composta da 8 episodi (di circa 50 minuti) ed è basata sull’omonimo Naver webtoon di Kkomabi. La serie è disponibile dal 9 febbraio su Netflix.

A Killer Paradox Trama

Lee Tang, interpretato da Choi Woo-shik (Parasite, Our Beloved Summer), è un giovane universitario che – dopo esser stato congedato dalla leva militare – si ritrova immerso in una profonda apatia e insoddisfazione a causa della mancanza di ambizioni e prospettive sul futuro.

Mentre sogna di partire per il Canada o l’Australia con la speranza di riscattarsi socialmente e non gravare più sulla sua famiglia, trascorre le giornate tra il suo squallido e minuscolo appartamento e il lavoro part-time in un (non sempre tranquillo) minimarket locale.

A Killer Paradox | In foto l’attore Choi Woo-shik (Lee Tang).

Il noioso mondo di Tang viene improvvisamente sconvolto una sera, quando si trova invischiato con due uomini ubriachi e molesti. Dopo una violenta lite, Tang, sopraffatto da uno scatto d’ira, uccide accidentalmente uno di loro colpendolo in testa. Spaventato e confuso, si rifugia in casa cercando di costruirsi un solido alibi per ingannare la polizia ed evitare la prigione. Tuttavia, poche ore dopo, accade l’impensabile: Tang scopre che l’uomo ucciso era in realtà un pericoloso serial killer e che, sorprendentemente, la polizia non trova prove che possano collegare lui.

Pur non essendoci sue tracce, però, il determinato detective Jang Nan-gam, interpretato dal magnetico attore Son Suk-ku (Sense8, The Roundup, My Liberation Notes), inizia ad avvicinarsi al giovane sempre più finché, a causa di un pericoloso e minaccioso testimone, Tang si macchia di un nuovo inaspettato omicidio da cui parte così un tragico e inquietante “effetto domino della morte”.

Un mondo senza giustizia né eroi

Bullismo, corruzione, abusi di potere, violenze sessuali, suicidi e tradimenti. A Killer Paradox raccoglie i temi più dolorosi, critici e problematici della società contemporanea – e soprattutto di quella sudcoreana – per mescolarli a una storia in cui la linea sottile che divide bene e male è così labile e confusa da non lasciar spazio né a santi né eroi.

Quando Tang incontra il solitario nerd Roh-Bin (Kim Yo-han), si convince di aver finalmente compreso il suo destino nel mondo: quello di giustiziere, un vigilante in grado di estirpare tutti quegli individui che seminano odio, sofferenza e terrore. Seguendo solamente i suoi impulsi, Tang elimina senza alcuna esitazione e con altrettanta crudeltà assassini e criminali, guadagnandosi agli occhi di Roh-Bin il titolo di un moderno Batman, un eroe con cui, idealmente, forma un’alleanza sotto il nome “Only for Heroes”, col fine di portare giustizia dove la polizia non è riuscita a farlo.

A Killer Paradox | In foto l’attore Son Seok-koo nei panni del detective Jang.

Ma per quanto Roh-bin si sforzi a voler credere negli eroi, nessuno dei protagonisti agisce spinto da un puro e sincero desiderio di giustizia. Tang, il detective Nan-gam, il ricercato Song Chon (altro protagonista chiave, interpretato da Lee Hee-Jun, già visto recentemente in Badland Hunters) e lo stesso Roh-bin non sono alla ricerca di giustizia, ma vendetta. Ognuno di loro, infatti, porta con sé i profondi e tormentati segni di un mondo che li ha calpestati, abbandonati, traditi e rinnegati.

Una orrorifica e grottesca festa visiva

Al di là del cast di talenti e della trama accattivante, che sotto alcuni aspetti ricorda il k-thriller poliziesco Vigilante di Disney Plus con Nam Joohyuk, la bellezza della serie di Lee Chang-hee risiede in particolar modo nella maestria della regia e del montaggio, elementi che giocano un ruolo fondamentale nel creare un’esperienza visiva unica e avvincente per il pubblico.

Attraverso l’uso sapiente delle tecniche cinematografiche, infatti, A Killer Paradox coinvolge lo spettatore in un “viaggio noir” che – tra realtà, intimismo e onirismo – riesce a trasmettere emozioni profonde e contrastanti. Inoltre, la narrazione incalzante e frenetica produce un climax di tensione e suspense che ammalia e rapisce lo spettatore, mantenendo viva l’attenzione e l’interesse fino all’ultima scena.

A Killer Paradox – In foto (da sinistra a destra) Choi Woo-shik e Son Seok-koo.

Nonostante la mancanza di un esaustivo approfondimento psicologico dei protagonisti, A Killer Paradox si rivela un cocktail allucinante di adrenalina e critica sociale che, insieme alla particolare tecnica cinematografica e alla narrazione frenetica, riesce a consacrarsi come la prima grande uscita Netflix sudcoreana del 2024.

 
 

A Joss Whedon non piace L’Impero Colpisce Ancora

Joss Whedon 2013
Foto di © Gage Skidmore - Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0

Il regista di The Avenger, Joss Whedon, ha un problema con Star Wars Episodio V L’Impero Colpisce Ancora. Il regista ammette di non amare il film, anzi, di trovarlo davvero insopportabile sin da quando nel 1980 lo vide per la prima volta. Ecco cosa ha detto il regista durante un’intervista della scorsa settimana con Entertainment Weekly:

L’impero colpisce ancora commette un peccato capitale, non finisce. All’epoca pensai che fosse una pessima idea, e lo penso ancora oggi … Il film non finisce (riferendosi chiaramente al cliffhanger che ci introduce a Il Ritorno dello Jedi) E’ un ‘passa la prossima settimana, o i prossimi tre anni’. E questa cosa mi fa arrabbiare. Vado a vedere un film aspettandomi un’esperienza completa, se voglio vedere un film che non finisce vado a vedere un film francese. E’ un tradimento alla mia fiducia. Un film dovrebbe essere compiuto in se stesso, non può essere costruito su altri film”.

E’ davvero strano sentir parlare così male di quello che quasi all’unanimità è considerato il miglior film non solo della trilogia originale, ma di tutta la saga di Star Wars fino ad ora vista al cinema. Le idee di Whedon sul fatto che uno spettatore si aspetta un film finito non sono del tutto sbagliate, certo, ma voi cosa ne pensate dell’idea che ha Whedon dell’Episodio V?

Fonte: io9

 
 

A Johnny Depp il Desert Palm Achievement Award

Johnny Depp approfondimento
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Johnny Depp si unisce a Cate Blanchett e Saoirse Ronan nel gruppo di attori che verranno insigniti quest’anno del Desert Palm Achievement Award al Palm Spring Film Festival che si svolgerà dall’1 all’11 Gennaio 2016.

L’attore riceverà il premio per la sua interpretazione di Whitey Bulger in Black Mass.

“Johnny Depp è uno degli attori più dinamici e versatili del nostro tempo – ha dichiarato Harold Matzner, direttore del Festival – Nel suo ultimo film, Black Mass, Depp, in una straordinaria trasformazione, crea un ritratto sfaccettato del gangster James ‘Whitey’ Bulger. Consegna alcinema una magnifica performance acclamata da pubblico e critica, e sicuramenteha guadagnato anche l’attenzione dei premi”.

I precedenti vincitori del prestigioso premio sono stati: Jeff Bridges, Bradley Cooper, Daniel Day-Lewis, Colin Firth, Matthew McConaughey, Sean Penn, Brad Pitt e Eddie Redmayne.

Fonte: Variety

 
 

A John Lee Hancock l’adattamento de Il Partner di Grisham

La New Regency ha scelto stavolta il regista John Lee Hancock per l’adattamento cinematografico de Il Partner, il thriller di John Grisham del 1997. Non è tra l’altro per la New

 
 

A James Mangold il remake de I senza nome di Melville

Novità in vista per remake in lingua inglese di Le cercle rouge, film firmato nel 1970 da Jean-Pierre Melville, uscito in Itali come I senza nome: il produtore Arthur Sarkissan ha annunciato che a dirigerlo sarà James Mangold (Quando l’amore brucia l’anima, Quel treno per Yuma); il film dovrebbe venire girato nell’estate 2013 tra Macao e Hong Kong. Il produttore ha spiegato di aver scelto Mangold, perché si tratta di un regista da vecchia scuola: prova ne sia che ha già dato prova di essere a suo agio con i remake in occasione di Quel tremo per Yuma.

 In I senza nome, un ex criminale, interpretato da Alain Delon, tornava nel mondo del crimine, collaborando con un galeotto appena evaso (Gian Maria Volontè) e con un cecchino (Yves Montand) per un colpo milionario in una gioielleria. La curiosità a questo punto è tutta per i nomi degli attori che dovranno confrontarsi con l’eccezionale trio originale: la lista dei sogni di Sarkissian include Christian Bale, Russell Crowe, Matt Damon, Brad Pitt, Tom Hardy. Nel frattempo, Mangold sta lavorando su Wolverine, la cui uscita è prevista per l’estate 2013.

Fonte:  ComingSoon

 
 

A James Cameron è stato detto che gli alieni sarebbero stati una “carriera senza vittorie”

James Cameron filmografia
Credit © Disney

Mentre Avatar: La via dell’acqua continua a prosperare al botteghino, il regista James Cameron guarda indietro, alla sua carriere a alla sua filmografia. In un’intervista, a Cameron è stato chiesto se avesse avuto qualche esitazione quando gli è stato proposto di realizzare un sequel di Alien di Ridley Scott. Sebbene lo stesso Cameron non fosse preoccupato, ha rivelato che un famoso produttore gli aveva sconsigliato di accettare il progetto.

“Ho pranzato con un produttore di spicco quando stavo per iniziare Aliens che mi ha detto: ‘Questo è un fallimento per te. Se il tuo film è buono, Ridley avrà il merito. Se è brutto, sarà solo colpa tua. È sarà la fine della carriera’”, ha detto Cameron a Empire . “Ho detto, ‘Sì, maaaa… mi piace.’ Forse ero un fanboy stupido, ma potevo vederlo così chiaramente nella mia testa che dovevo solo andare a farlo.”

Il regista ha poi parlato di come ha realizzato il titolo per il sequel durante un incontro con il capo dello studio e vari produttori esecutivi. “E sì, è vero”, ha ricordato Cameron. “Ero in una riunione con il capo dello studio e i produttori esecutivi, e ho girato la mia sceneggiatura e sul lato bianco dell’ultima pagina ho scritto Alien. Poi ho disegnato una S alla fine. Poi ho tracciato due linee verticali attraverso la S e l’ho sollevata per mostrarle. Forse è stato solo un condizionamento pavloviano quando hanno visto il segno $ collegato strettamente alla parola Alien. O forse era la fiducia che proiettavo. Ma hanno detto di sì”.

Avatar 3  è provvisoriamente programmato per il 20 dicembre 2024. Ulteriori sequel hanno anche date di uscita con  Avatar 4  fissato per il 18 dicembre 2026 e  Avatar 5  il 22 dicembre 2028. Con Avatar: La Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica raggiunge nuove vette: Cameron trasporta il pubblico nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca di azione. Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, Avatar: La Via Dell’Acqua inizia a raccontare la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che combattono per rimanere in vita e delle tragedie che affrontano.

Diretto da James Cameron e prodotto da Cameron e Jon Landau, la produzione Lightstorm Entertainment è interpretata da  Sam WorthingtonZoe SaldanaSigourney Weaver, Stephen Lang e Kate Winslet. La sceneggiatura è scritta da James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver, e il soggetto è di James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver & Josh Friedman & Shane Salerno. David Valdes e Richard Baneham sono i produttori esecutivi.

 
 

À Jamais: recensione del film di Benoît Jacquot

A due anni da Tre cuori, il regista e sceneggiatore francese Benoît Jacquot torna protagonista della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo volta presentando – fuori concorso – À Jamais, pasticciato dramma con incursioni nel thriller psicologico.

La trama di À Jamai

La storia di À Jamai ruota attorno a Laura e Rey, una coppia di amanti che vive in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista, lei un’attrice che interpreta delle performance di sua invenzione. Un giorno Rey muore, lasciando Laura da sola nella loro casa. Ben presto la situazione cambia: la donna si rende conto che c’è qualcuno lì con lei e presto scoprirà che si tratta proprio dello spirito di Rey.

Risulta davvero difficile riuscire a trovare anche un solo aspetto positivo a quest’ultimo lavoro di Jacquot. Quella che apparentemente sembra essere una storia drammatica con al centro il superamento di un lutto, si mescola senza alcun tipo di fondamento logico ad elementi presi in prestito dal thriller di stampo psicologico, facendo del risultato finale un agglomerato di elementi inconciliabili e al limite dell’insensatezza.

à jamais

À Jamai appare privo di qualsiasi senso narrativo, la regia non risulta funzionale alla trasparenza di una storia fin troppo confusa e disordinata, e i personaggi – nonostante la presenza di un attore del calibro di Mathieu Amalric – senza un reale sviluppo, gettati tristemente in pasto ad un continuo andirivieni di tematiche, dall’alienazione alle allucinazioni, fino a tirare in ballo l’incorporazione.

A rendere la generale atmosfera del film ancora più straniante e incomprensibile, l’utilizzo di una colonna sonora che – esattamente come era già accaduto per Tre cuori – serve a preannunciare una tensione che in realtà non arriva mai, lasciando lo spettatore in uno stato di disorientamento e incredulità davvero imbarazzante.

À Jamais si addentra con assoluta presunzione in discorsi dai quali non sa come uscirne vittorioso e dai quali fatica ad estrapolare una riflessione articolata e compiuta. Sicuramente uno dei film più brutti presentati nel fuori concorso di questo Venezia 73.

 

 
 

A House of Dynamite: la prima immagine di Rebecca Ferguson nel film di Kathryn Bigelow

Rebecca Ferguson nel film A House of Dynamite
Rebecca Ferguson nel film A House of Dynamite. Cortesia di Netflix

Rebecca Ferguson è la protagonista della nuova immagine tratta da A House of Dynamite. Diretto da Kathryn Bigelow, vincitrice di due Oscar per The Hurt Locker, con una sceneggiatura scritta da Noah Oppenheim (Zero Day di Netflix), il thriller politico di prossima uscita segue un team di funzionari della Casa Bianca mentre corrono contro il tempo per rispondere a un imminente attacco missilistico contro gli Stati Uniti.

Il film vanta un cast stellare che include oltre a Ferguson anche Idris Elba, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke. Ora, tramite La Biennale di Venezia su X, è stata dunque rivelata la prima immagine di Rebecca Ferguson nel film, mostrando l’attrice nei panni di un personaggio di nome Olivia Walker, apparentemente un’agente governativa che coordina un’operazione in un centro di comando, trasmettendo con urgenza informazioni mentre mappe e dati lampeggiano dietro di lei.

Il post definisce poi A House of Dynamiteun viaggio nella follia di un mondo sotto la costante minaccia di annientamento”. Come noto, il film sarà presentato in concorso al Festival di Venezia, per poi arrivare su Netflix a partire dal 24 ottobre 2025. La sinossi ad oggi riportata recita: “Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire“.

Cosa la nuova immagine ci dice di A House Of Dynamite

Questa è la seconda immagine di A House of Dynamite che è stata rivelata, la prima mostrava due agenti dei servizi segreti, armati di fucili d’assalto, che scortavano un uomo in giacca e cravatta con un borsone attraverso un corridoio di cemento scarsamente illuminato. Ora, la seconda immagine ha invece rivelato una delle protagoniste del film, Rebecca Ferguson.

L’attrice ha avuto un periodo piuttosto intenso recentemente con Dune, Mission: Impossible – Dead Reckoning e Silo. In A House of Dynamite, sembra interpretare un’ufficiale dei servizi segreti di alto rango, forse della CIA o della Homeland Security, incaricata di supervisionare la crisi nazionale in rapida escalation. A giudicare dall’intensa ambientazione del centro di comando, il suo personaggio potrebbe coordinare gli sforzi per rintracciare la minaccia interna.

 
 

A House of Dynamite: ecco il titolo del nuovo film di Kathryn Bigelow

È stato annunciato oggi il titolo ufficiale del nuovo film diretto dalla regista premio Oscar® Kathryn Bigelow, A House of Dynamite, in arrivo su Netflix a partire dal 24 ottobre 2025.

La trama di A House of Dynamite

Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire.

  • Titolo: A HOUSE OF DYNAMITE
  • Regia: Kathryn Bigelow
  • Sceneggiatura: Noah Oppenheim
  • Produttori: Greg Shapiro, p.g.a., Kathryn Bigelow, p.g.a., Noah Oppenheim, p.g.a.
  • Produttori esecutivi: Brian Bell, Sarah Bremner
  • Direttore della fotografia: Barry Ackroyd, BSC
  • Scenografia: Jeremy Hindle
  • Costumi: Sarah Edwards
  • Montaggio: Kirk Baxter, A.C.E.
  • Musiche: Volker Bertelmann
  • Sound Design: Paul N. J. Ottosson
  • Co-produttori: Jeremy Hindle, Sumaiya Kaveh
  • Casting: Susanne Scheel
  • Cast: Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, with Greta Lee, and Jason Clarke. Nel cast anche Malachi Beasley, Brian Tee, Brittany O’Grady, Gbenga Akinnagbe, Willa Fitzgerald, Renée Elise Goldsberry, Kyle Allen e Kaitlyn Dever.

 
 

A Hopper la stella sulla Walk of Fame

L’attore e regista Dennis Hopper, ormai malato allo stadio terminale, ha ricevuto la stella sulla celebre Walk of Fame di Hollywood.

 
 

A History of Violence: trama, cast e curiosità sul film

A History of Violence film

Il regista David Cronenberg e l’attore Viggo Mortensen hanno lavorato insieme in più occasioni nel corso della loro carriera, dando vita a lungometraggi di particolare pregio come La promessa dell’assassino e A Dangerous Method. Il loro primo film insieme, risalente al 2005, è però il thriller A History of Violence, titolo presentato in concorso al Festival di Cannes e lodato per la sua atmosfera e i risvolti noir. Quella raccontata, infatti, è una vicenda apparentemente semplice, che si propaga però fino a diventare un complessa vicenda di violenza e vendetta, dove nessuno è realmente al sicuro.

Il film, sceneggiato da John Olson, è l’adattamento dell’omonimo romanzo a fumetti del 1997 scritto da John Wagner e illustrato da Vince Locke. Noto in Italia con il titolo di Una storia violenta, questo fu un ennesimo successo per Wagner, già noto per il personaggio del Giudice Dredd, adattato al cinema nel film Dredd – La legge sono io. Interessatosi al progetto, Cronenberg vi vide la possibilità di realizzare un nuovo thriller dopo Crash (1996) e Spider (2002). Apportando al progetto il proprio personalissimo stile, il regista ha fatto di A History of Violence uno dei suoi maggiori successi di critica e pubblico.

Considerato dal regista come una riflessione sul corpo umano e il suo rapporto con la violenza, la quale viene qui esplorata sotto punti di vista diversi, tanto storici quanto sociologici. Per gli amanti del genere e di Cronenberg, un titolo da non perdere assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il fumetto. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

A History of Violence: la trama del film

Protagonista del film è Tom Stall, un uomo mite e proprietario di un piccolo ristorante nella cittadina di Millbrook. Al di là del suo lavoro, Tom si dedica molto alla sua famiglia, composta dalla moglie avvocato Edie e dai figli Jack e Sarah. La placida esistenza di Tom viene però bruscamente spezzata il giorno in cui il suo ristorante è preso d’assalto da due rapinatori, che egli riesce però abilmente a mettere fuori gioco. Da quel momento, Tom si vede investito di una non richiesta popolarità, con i mass media che lo osannano ad eroe americano. La notizia viaggia in lungo e in largo, giungendo però anche a Filadelfia, alle orecchie del crudele Carl Fogarty.

L’uomo è un membro di spicco della mafia irlandese locale e associa il volto di Tom a quello di Joey Cusack che molti anni prima faceva parte proprio della banda criminale e che li aveva poi traditi. Fogarty decide dunque di recarsi a Millbrook in cerca di vendetta, seguito dai suoi uomini. Il loro arrivo scuoterà ancor più nel profondo l’esistenza di Tom e quella della sua famiglia, la quale non è più certa di conoscere realmente quello che credevano essere un marito e padre amorevole. Nel desiderio di porre fine ai suoi problemi, Tom capirà che l’unico modo per porre fine a quella guerra è il rispondere con la violenza alla violenza.

A History of Violence cast

A History of Violence: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il protagonista Tom Stall vi è l’attore Viggo Mortensen. Egli, seppur inizialmente non entusiasta della sceneggiatura, accettò di recitare nel film per poter lavorare con Cronenberg, che stimava molto. L’attore si dedicò poi molto al suo personaggio, immaginandone la vita prima della vicenda narrata nel film e lavorando sull’accento di Philadelplhia per poterlo rendere credibile. In seguito, Mortensen ha affermato di considerare A History of Violence uno dei film più belli in cui abbia mai recitato. Accanto a lui, nel ruolo della moglie Edie Stall vi è invece l’attrice Maria Bello, vita anche nei film Secret Window e Prisoners, mentrei figli Jack e Sarah Stall sono interpretati da Ashton Holmes e Heidi Hayes.

Nei panni del crudele Carl Fogarty vi è l’attore Ed Harris, mentre nel ruolo del mafioso Richie Cusack vi è William Hurt. Originariamente, i loro personaggi avrebbero dovuto avere origini italiane, ma dopo la scelta dei due attori si preferì modificarli e dar loro origini irlandesi. Ciò è stato motivato dal fatto che Harris e Hurt risultavano più convincenti con origini irlandesi che italiane. Nonostante compaia nel film per appena 10 minuti, Hurt è poi stato candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista. Completano poi il cast gli attori Peter MacNeill nei panni dello sceriffo Sam Carney e Stephen McHattie in quelli di Leland Jones.

A History of Violence: le differenze tra il film e il fumetto

Il film, pur facendo riferimento all’omonimo romanzo a fumetti da cui è tratto, è soltanto vagamente basato su di esso. Lo sceneggiatore Josh Olson ha infatti affermato fin dall’inizio di volere utilizzare la storia originale come trampolino di lancio per esplorare i temi che più lo interessavano. Per questo motivo, dopo una prima parte grossomodo fedele a quanto raccontato da Wagner, si iniziano ad incontrare diverse variazioni. Innanzitutto, il nome del protagonista cambia da Tom McKenna a Tom Stall, mentre John Torrino è stato cambiato in Carl Fogarty. Anche il nome del figlio del protagonista è cambiato, passando da Buzz a Jack.

Nel fumetto, poi, Millbrook si trova nel Michigan, mentre nel film è nell’Indiana, e i boss del film non sono più di Brooklyn ma di Philadelphia. Secondo la stampa tedesca David Cronenberg e lo sceneggiatore Josh Olson hanno inoltre cambiato i nomi che sembravano italiani per evitare di anticipare i legami con la mafia. Il più grande cambiamento operato da Cronenberg e Olson, però, è quello relativo al personaggio di Richie e al suo rapporto con Tom. Nel romanzo, infatti, sono amici di infanzia, mentre nel film sono fratelli. Differente è inoltre la fine riservata a Richie, che nel film è caratterizzato a sua volta come un personaggio crudele e pronto alla violenza.

A History of Violence: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di A History of Violence grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Infinity+, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 19 maggio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

a hidden life la vita nascosta

A otto anni dalla Palma d’Oro a Cannes con The Tree of Life, Terrence Malick torna in concorso sulla croisette con A Hidden Life. Gli anni che separano il film con Brad Pitt da questo nuovo progetto del regista di Austen sono stati i peggiori della sua produzione, anche se i più fertili. Tuttavia, di fronte a questa nuova prova, si ha la sensazione che Malick sia tornato alle sue suggestioni originali, realizzando un’altra delle sue opere d’arte.

La storia di A Hidden Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.

Malick racconta il legame carnale che l’uomo ha con la sua terra, che coltiva, smuove, cura per provvedere alla sua famiglia; a questo legame che sembra indissolubile fa da appendice  e naturale continuazione la forte passione che lega Franz a sua moglie, che con lui lavora la terra e nutre la famiglia. Con una regia che coniuga la classicità della forma cinematografica con intuizioni e invenzioni che ne confermano il ruolo rivoluzionario, Malick realizza un ritratto emozionante, profondo delle contraddizioni di un piccolo villaggio, della decisione difficile ma conscia del protagonista, dell’amore fortissimo, puro, cristallino di questa donna, ennesimo incredibile ritratto femminile, che si dà completamente al suo uomo, mostrando devozione e comprensione.

A Hidden Life, il film

Con A Hidden Life, il regista torna alle sue migliori suggestioni, sia formali che visive. Riesce a piazzare la macchina da presa in posizioni mai tentate prima, rende canone ciò che lui stesso inventa, dà vita e luminosità alle immagini, sfruttando la luce naturale e conferendo ad ogni ambiente una personalità propria. A questa caratteristica classica per il suo cinema, Malick aggiunge delle fortissime suggestioni pittoriche, che vanno dai Mangiatori di Patate di Van Gogh alle luci e le fiamme di De La Tour, elementi che contribuiscono a donare al film la bellezza formale per la quale il regista è diventato celebre.

Non solo, a queste caratteristiche ben note del suo stile, il regista si rivela anche abile costruttore di suspance, legando l’immanenza degli eventi a suoni o personaggi particolari, simboli di una svolta narrativa attesa e temuta. In questo film, Malick ritrova un racconto meno rarefatto, più classico, un elemento che permette di entrare in connessione con i protagonisti e con il loro dramma, ma evolve anche la sua poetica sul contrasto tra natura e cultura, dove, in questo caso, la seconda si fa spettatrice, mentre la prima è rappresentata dalla fede, dalla scelta di rimanere coerenti con il proprio credo, qualunque sia il costo.

A Hidden Life propone anche un ulteriore sviluppo della figura femminile, un percorso di umanizzazione che dall’anestetizzata Holly de La Rabbia Giovane, procede verso l’alto fino alla Madre/Grazia di The Tree of Life. Con Franziska, Malick propone una mater dolorosa (et operosa), un ricongiungimento con la Terra, con la materia che si fa portatrice di vita e di concretezza, anche di fronte alla decisione ineluttabile che la storia imponeva.

Torna il voice over che entra dentro le menti e i cuori dei personaggi, il grandangolo a deformare i primi piani e ad avvicinarli allo spettatore, la durata importante, fondamentale al regista per affondare il suo stiletto appuntato nel cuore della storia. Torna anche la dimensione della guerra, sempre la Seconda Mondiale che aveva così magistralmente rappresentato in La Sottile Linea Rossa. Ma a differenza del capolavoro del 1998, così come è obbiettore il suo protagonista, anche il regista rinuncia in questa occasione alla violenza ostentata; non sentiamo un solo colpo di pistola, non vediamo una goccia di sangue. In compenso l’orrore della guerra non è più quella “nel cuore della natura” di cui parlava il Soldato Witt, ma è un’esperienza tutta umana alla quale si può decidere, come Franz, di non partecipare, rimanendo fedeli a se stessi.

In A Hidden Life, Terrence Malick sembra suggerirci che il Bene, nel mondo, cresce con i gesti privati, piccoli, nascosti, come la vita che vorrebbero condurre i protagonisti del film, come la vita che conduce lui stesso.

 
 

A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

a-herdade

A herdade è il nuovo film di Tiago Guedes, selezionato nel Concorso di Venezia 76. Il film poteva essere a tono con la selezione dello scorso anno della Mostra, che prevedeva una serie di pellicole molto lunghe, storie importanti, che in più di un’occasione permettevano alla storia privata di incrociarsi con la grande Storia pubblica. E questo è ciò che sceglie di fare Guedes, con il suo film.

Il film racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A herdade scava nei segreti della loro proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.

A herdade intreccia la storia politica e sociale del Portogallo attraverso i decenni, con quella legata all’ascesa e alla caduta di una famiglia, specchio della contemporaneità, che suo malgrado attraversa i cambiamenti che il tempo impone a tutte le cose. Questo equilibrio tra grande e piccolo, pubblico e privato, viene raccontato attraverso una lente particolarmente insolita, quasi pacifica potremmo dire, in cui la lotta di classe viene quasi annullata e perde il suo potere esplosivo.

Se alcuni momenti del film si caratterizzano per un’impostazione da soap opera, sacrificando la credibilità della messa in scena, gli scenari, le bellissime location, sono valorizzati invece da una fotografia che cattura ogni raggio di luce nei cieli tersi che dominano la maggior parte del film.

A herdade è un film che ha bisogno del suo tempo, come la sua storia, e non è una mera questione di minutaggio, anche se il film dura 164 minuti, è una questione di respiro: le storie su scala così grande hanno bisogno di inspirare ed espirare profondamente, così da riuscire a trovare spazio negli occhi e negli animi di chi li guarda.

Il problema di questo affresco così ricco e stratificato è proprio l’affollamento di temi che il film non poteva raccontare singolarmente in maniera esaustiva. E quindi il risultato è che in alcuni casi le redini del racconto sfuggono di mano al regista. Nonostante questo, il film mantiene il fascino della grande epica cinematografica, senza particolare lode, ma anche senza infamia.

 
 

A head full of Dreams: il film sui Coldplay al cinema e su Amazon

A head full of Dreams

I Coldplay hanno annunciato un nuovo film, A head full of Dreams, che svela al pubblico tutta la loro carriera ventennale. Il documentario sarà disponibile in streaming in esclusiva su Amazon Prime Video in tutto il mondo dal 21 Novembre.

Insieme all’esordio di A head full of Dreams su Amazon Prime Video, i Coldplay realizzeranno tre tracce esclusive disponibili su Amazon Music. Le trace sono: Stayin Alive (Live at Glastonbury) dei Coldplay & Barry Gibb, Us Against The World (Live in São Paulo) e Don’t Panic (Live in Paris).

A head full of Dreams offre un approfondimento sull’incredibile ascesa della band, dai dietro le quinte nei pub di Camden ai sold out negli stadi di tutto il mondo. Protagonista del documentario è l’incrollabile legame tra i membri della band che non si è mai incrinato nonostante i vari alti e bassi della loro storia.

A head full of Dreams, il film

Il film è stato diretto da Mat Whitecross – director di Supersonic, l’acclamatissimo documentario del 2016 sugli Oasis – che ha incontrato i quattro amici al college a Londra prima ancora che formassero la band. Whitecross era presente fin dall’inizio per trasformare in video la musica e l’amicizia tra i componenti della band, dalle primissime prove in un affollato bagno universitario.

Da allora Whitecross ha diretto numerosi tra i più iconici videoclip della band (tra gli altri Paradise, A Sky Full Of Stars e Adventure Of A Lifetime) e ha continuato a documentare l’evoluzione personale e musicale dei Coldplay.

Attingendo ad un grande archivio inedito di video di dietro le quinte e dei live, A HEAD FULL OF DREAMS è una riflessione della band sulle due decadi insieme. La maggior parte del documentario è stato girato durante il loro tour di maggior successo dal titolo A Head Full Of Dreams Tour, che è stato certificato come uno dei tre più grandi tour di tutti i tempi e che ha visto i Coldplay suonare davanti a più di 5.5 milioni di fan.

 
 

A Good Person: trailer del film di Zach Braff con Florence Pugh

E’ stato diffuso oggi il trailer di A Good Person, film targato Sky Original scritto e diretto dal candidato al Golden Globe Zach Braff, che in Italia sarà in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW dal 30 maggio 2023.

Quarto film del regista e attore Zach Braff, A Good Person vede la partecipazione di uno straordinario cast che comprende la candidata all’ Oscar Florence Pugh, attrice britannica tra le più entusiasmanti della sua generazione, Molly Shannon, Chinaza Uche, Celeste O’Connor e la leggenda della recitazione e premio Oscar Morgan Freeman. La fotografia è curata dal premio Oscar Mauro Fiore. Il film è prodotto da Killer Films, Elevation Films, Zach Braff e Florence Pugh.

La trama del film

Allison (Florence Pugh) è una giovane donna che ha davanti un futuro radioso: ha un fidanzato meraviglioso, una carriera fiorente, una famiglia e degli amici che la sostengono. Ma il suo mondo va in mille pezzi quando sopravvive ad un terribile incidente ed esce dalla clinica con una dipendenza da oppioidi e un dolore irrisolto. Negli anni successivi, sarà l’improbabile amicizia che stringe con l’aspirante suocero (Morgan Freeman) a darle la possibilità di rimettersi in sesto e andare avanti con la sua vita.

 
 

A Good Day to Die Hard: un cameo anche per Mary Elizabeth Winstead?

Le riprese del quinto capitolo della saga di Die Hard sono attualmente in corso in Ungheria: la vicenda vedrà Bruce Willis tornare a vestire i panni dell’eroe suo malgrado John McClane, che si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La novità è che il protagonista sarà affiancato dal figlio, interpretato da Jay Courtney.

Le sorprese però non finiscono qui, dato che a quanto pare nel film tornerà anche una terza componente della famiglia McClane: Ted Cross, altro partecipante al film, ha infatti rivelato sul suo blog che, nell’occasione si è trovato a lavorare a fianco di Mary Elizabeth Winstead. L’attrice aveva partecipato al quarto episodio della serie, nel 2007, nel ruolo della figlia di McClane, Lucy; al momento tuttavia non è ancora chiaro quale ruolo avrà la Winstead nel film: Cross ha spiegato che comunque la scena girata con lei è posta verso la fine del film. A Good Day to Die Hard vedrà la partecipazione, tra agli altri, di Sebastian Koch, Yulia Snigir, Cole Hauser. L’uscita è fissata per il 14 febbraio 2013.

Fonte:  ComingSoon.Net

 
 

A Good Day To Die Hard: negli USA sarà Rated R

La Twentieth Century Fox ha confermato che il nuovo capitolo della serie di Die Hard avrà il rating ‘R’ (che prevede l’obbligo di accompagnamento da parte di un maggiorenne per i minori di 17 anni).

La restrizione soddisferà sicuramente Bruce Willis, il quale ebbe molto da ridire sul fatto che il precedente film della serie avesse ottenuto solo il rating PG 13, nei fatti venendo giudicato poco più di un film ‘per famiglie’: Live Free or Die Hard è stato in effetti l’unico episodio ad aver ottenuto un rating così basso in una serie in cui la forte dose di violenza ha sempre comportato restrizioni abbastanza rigorose.

A Good Day To Die Hard uscirà il prossimo 14 febbraio, diretto da John Moore su una sceneggiatura di Skip Woods (X-Men Origins: Wolverine). La vicenda vedrà John McClane, in trasferta in Russia, imbattersi nel figlio (Jai Courtney), diventato un agente della CIA, che sta cercando di scongiurare un attacco terroristico contro gli Stati Uniti.

Fonte: CinemaBlend

 
 

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III: recenzione del film

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III

Colorato, folle, onirico, A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, il nuovo film di Roman Coppola è una sorpresa e una delizia per gli occhi. La storia si concentra su Charlie, un pubblicitario che ha il cervello occupato per l’80% dalle donne. Niente di straordinario quindi se la fidanzata decide di lasciarlo per le sue presunte o manifeste infedeltà! Il fatto è che Charlie ama moltissimo Ivana, e così ci metterà un po’ a metabolizzare il dolore della separazione. Ad aiutarlo ci sono però la sorella, il suo contabile, il migliore amico e la sua immaginazione, sempre fervida e ricca di dettagli.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è un film delirante, che ricorre alla rappresentazione dei pensieri per dare visibilità a quello che accade nella testa del protagonista. Ad una prima parte un po’ confusa, in cui sogno e realtà si mescola confondendo un po’ lo spettatore, segue una seconda parte in cui la storia avanza e riesce a coinvolgere dal momento che si cominciano a distinguere meglio le sequenze che avvengono solo nella testa di Charlie, da quelle che raccontano la realtà dei fatti così come accadono.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, il film

Tutto del film concorre a creare, anche nella realtà, un ambiente surreale, pieno di colori estremamente vivi e di immagini iconiche, oltre ad aiutarci a costruire un personaggio esilarante e sopra le righe ma che gode di un grande amore da parte del suo ideatore. A dare corpo e anima a Charlie, c’è Charlie Sheen, praticamente perfetto per un ruolo che sembra essere stato scritto apposta per lui. Sheen riesce a dare quel giusto mix di malinconia e follia ad uno dei personaggi più simpatici visti al cinema negli ultimi tempi.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III

A completare il cast ci sono Bill Murray, come al solito incredibile veicolo di comicità, Jason Schwartzman, nei panni del migliore amico di Charlie, Patricia Arquette nel ruolo della sorella e la bella Katheryn Winnick che interpreta Ivana, la fidanzata che abbandona il protagonista all’inizio del film.

Roman Coppola si dimostra molto bravo a raccontare una storia semplice, arricchendola di dettagli ed elementi che aiutano lo spettatore ad orientarsi, cercando di dare il giusto spazio ad ogni avvenimento ma soprattutto tentando, con successo, di descrivere il personaggio principale attraverso le sue azioni, mostrandoci effettivamente com’è e come si muove all’interno di una vita che sembra prendere sempre troppo alla leggera.

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è una bella commedia, un film originale ed efficace, che riesce a far sorridere ma che non banalizza il dolore, rappresentandolo in maniera straordinariamente realistica.

 
 

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III: il nuovo film di Roman Coppola

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III è un film, scritto e diretto da Roman Coppola, nel cast c’è Charlie Sheen che interpreta un playboy dal cuore spezzato, Bill Murray

 
 

A George Romero, padre degli zombie, non piace The Walking Dead

Ospite al Festival di Lucca, George Romero ha preso parte a una masterclass durante la quale ha parlato della sua carriera e del suo lavoro, ma anche di temi cari al suo genio, come la morte, l’impegno politico e ovviamente i tantissimi cloni ed eredi dei suoi amatissimi zombie.

In merito a The Walking Dead, l’autore ha le idee molto chiare, anche se alquanto rigide: “Non sono stato coinvolto in alcun modo, intanto. Diciamo che mi arrabbio, non mi piacciono. A dare il via al tutto è stato The Walking Dead. Mi è piaciuta molto la graphic novel, ma quando l’hanno portata in tv e hanno licenziato Frank Darabont, che era lo showrunner della serie, mi è dispiaciuto. Non so perché lo abbiano fatto, forse per cercare di spremere più soldi dalla storia. La prima stagione mi era piaciuta, ma poi è diventata una soap-opera, The Talking Dead!”George Romero foto ridotta

Fonte: CS

 
 

A Genoux Les Gars: recensione del film di Antoine Desrosières

A Genoux Les Gars

Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, A Genoux Les Gars (Sextape) è il nuovo film del regista Antoine Desrosières, che torna alla regia dopo anni di silenzio. Per romperlo sceglie di riprendere un tema già esplorato in precedenza e qui portato alle estreme conseguenze, quello della sottomissione  e dell’emancipazione femminile.

In assenza di sua sorella Rim (Inas Chanti), Yasmina (Souad Arsane) si ritrova coinvolta e costretta ad un perverso gioco organizzato dal suo ragazzo Salim (Sidi Mejai) e il suo amico Majid (Mehdi Dahmane). L’atto sessuale a cui la ragazza è costretta viene segretamente filmato con la minaccia di diffusione, cosa che getta Yasmina in una spirale di vergogna e desiderio di rivalsa.

La forza del A Genoux Les Gars si svela sin da subito essere nei dialoghi, rispecchianti perfettamente il modo sconclusionato e frammentato di esprimersi dei ragazzi, ricco di giochi di parole, doppi sensi e discorsi che si alternano senza un senso logico. Nella scrittura il regista si avvale infatti dell’aiuto dei suoi giovani attori, che infondono così tutta la loro conoscenza a riguardo e rendendo il film di una brillantezza e di una comicità rare. Pur raccontando un fatto ispirato ad eventi tristemente accaduti, il regista sceglie di raccontarlo affidandosi ai toni della pura commedia, giocando così ad ironizzare su ciò che normalmente non ha nulla di divertente.

A Genoux Les Gars

Seguendo la giovane Yasmina entriamo sempre più nel suo mondo di adolescente, dove nessuno la comprende e il tema della sessualità è sempre più invadente. Desrosières ne fa un ritratto fedele, mai giudicante, che aiuta a renderci gradevole la protagonista e portandoci ad empatizzare con lei. Complici la già citata brillante scrittura e la bravura della giovane protagonista, che più di tutti risulta naturale e a suo agio nel ruolo.

A lungo andare tuttavia il film perde lo slancio iniziale, e si presentano diverse situazioni dove la comicità risulta lievemente fuori tono e finisce per dare la sensazione di star girando intorno al tema prima di arrivare alla conclusione. Conclusione che quando arriva non svela la forza che ci si aspettava, ma che vista nel complesso del film riesce con gusto a raccontare del viaggio di iniziazione verso l’amore e il sesso, un viaggio allo stesso tempo complesso e tragicomico.

A Genoux Les Gars, prima di essere una commedia, è la storia di una ragazza che lotta contro la frustrazione generata dalla violenza e dalla sottomissione perpetrate sulle donne in un regno maschilista. La lotta per l’emancipazione trova nell’attualità della storia una sua non indifferente attrattiva, che nonostante i diversi difetti del film, prevalentemente di ritmo, riesce a intrattenere e a far riflettere sui diversi temi presenti all’interno del film.

 
 

A Fantastic Fear of Everything: prima foto di Simon Pegg

A Fantastic Fear of Everything è il primo progetto della Pinewood Films’ che si prefigge di produrre i film a basso budget nel panorama britannico. E chi coinvolgere se non Simon Pegg, l’attore d’oro della commedia demenziale inglese?

 
 

A Fantastic Fear of Everything: il trailer del film con Simon Pegg

A Fantastic Fear of Everything è la storia di uno scrittore di favole per bambini che decide di trasformarsi in scrittore di libri gialli. Purtroppo però le sue ricerche riguardo alla

 
 

A Family Affair: Zac Efron non avrebbe mai pensato di vedere queste scene sullo schermo

Zac Efron

In A Family Affair, proprio come lo Zac Efron che conosciamo e amiamo, l’attore interpreta una bella star del cinema, ma i paragoni si fermano qui. A differenza di Efron, che abbiamo recentemente celebrato per essere stato un leader stimolante sul set di The Iron Claw, il suo personaggio, Chris Cole, è un po’ una spina nel fianco per la sua assistente, Zara, interpretata dalla co-protagonista Joey King. Insieme, il loro ritratto di questa classica dinamica industriale è talmente azzeccato che è chiaro che i due si sono trovati bene sul set, facendo rimbalzare le loro performance l’uno sull’altro. In effetti, potreste rimanere sorpresi di quanto i loro botta e risposta fossero in realtà improvvisazioni sul posto e di quanto poco si aspettassero di arrivare al montaggio finale.

Il film è una commedia romantica che racconta di Zara, l’assistente di una star che sogna di diventare una produttrice di Hollywood. Questo sogno è l’unica ragione per cui è rimasta sotto il controllo della star d’azione Chris Cole per così tanto tempo e, dopo un’esplosione di ridicolo di troppo, Zara finalmente si oppone a Chris e si licenzia. Sfortunatamente per lei, non sarà così facile prendere le distanze da questa relazione quando si imbatterà accidentalmente in Chris che ha una relazione sentimentale con sua madre, interpretata dall'”eterea e adorabile” Nicole Kidman.

Prima dell’uscita del film su NetflixCollider ha avuto la possibilità di incontrare Efron e King per parlare della loro esperienza di lavoro con il regista Richard Lagravenese e Nicole Kidman. Per Zac Efron, il film ha rappresentato l’opportunità di riunirsi con un’ex compagna, avendo recitato al fianco della Kidman in The Paperboy del 2012, mentre per la King si è trattato di incontrare e lavorare al fianco di un eroe. I due parlano anche dei veri eroi non celebrati sui set cinematografici, della condivisione delle scene e della sfida divertente di improvvisare insieme.

Zac Efron e Joey King elogiano gli eroi non celebrati di Hollywood

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È difficile scegliere. Dovrò dire che si tratta di un gruppo di persone. Abbiamo i nostri parrucchieri e truccatori, le varie troupe che lavorano sotto di noi, i nostri cameraman, i reparti audio e i nostri registi. Persone che stanno dietro le quinte. Hanno tutti bisogno di un po’ di amore.

Sono presenti in tutto il film, ma in particolare in molte scene con Joey. Ci siamo divertiti molto e quando Richard ci ha incoraggiato a lasciar respirare e a far sì che fosse reale. Quelle sono sempre le riprese migliori. Sono sempre i momenti migliori, secondo me. Abbiamo avuto anche molti momenti davvero divertenti e onesti quando stavamo migliorando, e sono stati davvero belli. Mi guardo indietro e non ricordo come siamo arrivati a questo punto, ma poi abbiamo iniziato a cantare. [Ride]

 
 

A Family Affair: recensione del film su Netflix con Nicole Kidman e Zac Efron

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Zac Efron, nel corso della sua ricca carriera, ha dimostrato di essere un attore in gamba, versatile. Le commedie sono sempre state il suo punto di forza, anche se Ted Bundy – L’ultimo criminale, ma ancor più il recente The Warrior: The Iron Claw, hanno rivelato le sue grandi capacità drammatiche. Ma è il genere – per definizione – disimpegnato la sua carta vincente. Ne è un esempio A Family Affair, nuova comedy targata Netflix diretta da Richard LaGravenese.

Sebbene non raggiunga i livelli di Ho cercato il tuo nome o Segui il tuo cuore, e neanche i più esilaranti Quel momento imbarazzante e Cattivi vicini, questa comeddia, arrivata per riempire l’estate della piattaforma dalla N rossa, si inserisce bene in un catalogo che punta più sul puro intrattenimento che sull’originalità. Una linea narrativa e produttiva che oramai il colosso streaming ha sposato, e che abbraccia un vasto bacino di spettatori che vogliono semplicemente spendere all’incirca un paio d’ore all’insegna del relax. Scritto da Carrie Solomon, A Family Affair vanta un cast d’avvero d’eccezione: oltre il già citato Zac Efron, c’è la diva Nicole Kidman e la talentuosa Joey King.

A Family Affair, la trama

Chris e Zoe sono una coppia di lavoro molto particolare. Lui, attore famoso paranoico e puntiglioso, lei sua assistente personale, determinata ma aggressiva. La ragazza ha deciso di essere la sua “galoppina” – come definisce se stessa – perché Chris le ha promesso che in futuro potrà prendere le redini della sua casa di produzione, posto a cui lei ambisce da sempre. Tuttavia, i suoi modi di fare sono alquanto snervanti e a Zoe il suo carattere non fa impazzire. Resiste solo per necessità. Le cose si complicano quando, tornata un giorno a casa, scopre sua madre Brooke a letto proprio con il suo capo. Una sorpresa alquanto inaspettata, che metterà la figlia contro il suo unico genitore. È una relazione che non può tollerare: Zoe sa come è Chris con le donne, e non vuole che lui la faccia soffrire.

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Questioni di famiglia

Proprio per quanto scritto all’inizio di questa recensione, A Family Affair è un prodotto che, come il resto dei suoi “fratelli”, va guardato senza troppe pretese. Se si cerca qualcosa di diverso, che si allontani dalle classiche commedie romantiche dal tocco ironico, il film non sarà pronto a soddisfare queste esigenze. Fruendolo, sembra essere la versione più convincente dell’adattamento del romanzo The Idea of You, uscito a maggio su Prime Video. L’incidente scatenante è preossochè simile, ma se quest’ultimo portava con sé una eccessiva leziosità, la pellicola di LaGravenese per fortuna riesce a essere più equilibrata e perciò anche più reale e godibile.

Scoprire che la propria madre ha una relazione con una persona più giovane, e in tal caso con il proprio capo e divo del cinema apparentemente inaffidabile, non dovrebbe essere facile per nessuno. Ecco perché il personaggio di Joey King è quello che funziona meglio nel restituire la frustrazione e la preoccupazione di una figlia che per il genitore vuole solo il meglio. Per quanto si setti su un tono esclusivamente sentimentale, è in grado di affrontare specifiche dinamiche familiari (e amorose) con più sincerità e attendibilità. Ciò non significa che non sia a tratti mieloso, o che non presenti delle imperfezioni. Come per esempio alcuni passaggi narrativi, nei quali i dialoghi non sono pienamente convincenti, e sarebbe stato preferibile fare affidamento solo sulle immagini. Inoltre, non tutto il cast principale sembra essere a suo agio nel proprio ruolo.

Un cast divertito, ma non sempre all’altezza

È Joey King con la sua Zoe a prendersi la maggior parte della scena. Il suo personaggio è il più interessante, e anche quello meglio recitato. La giovane attrice lavora bene sulle espressioni del viso e sulla forza delle emozioni (irruente) del suo personaggio, rendendola la più autentica. Zac Efron, invece, è abile nel prendersi in giro e nel rappresentare le contraddizioni comiche del suo personaggio, Chris, imparanoiato, insicuro e fragile.

La delusione è per Nicole Kidman, la quale non è sciolta nei panni della sua Brooke, forse per la poca chimica con il suo partner Efron. Si nota che fa una certa fatica a essere fluida, a lasciarsi andare. Non si abbandona totalmente al personaggio, e questo la rende meno credibile rispetto ai suoi colleghi. Nonostante qualche difficoltà da parte di Kidman e alcune lacune di sceneggiatura, A Family Affair adempie comunque al suo compito e si fa guardare, anche se destinato a essere presto dimenticato come molte altre commedie simili. Ma va bene così.