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A lezione di futuro con Il Sole 24 Ore: arrivano i Robot

Imparare oggi come funziona il domani. A “LEZIONI DI FUTURO” CON IL SOLE 24 ORE – Dal 26 novembre, ogni giovedì, la collana di Nòva24 spiega le innovazioni che stanno rivoluzionando la vita di tutti i giorni. Primo appuntamento con “Arrivano i Robot”: come funzionano gli automi e che cosa ci possiamo fare.

Abbiamo conosciuto 20 anni di cambiamenti: nulla in confronto all’innovazione che si sta preparando nei laboratori e nelle imprese più avanzate del pianeta. I robot, i big data, la sharing economy e l’industria 4.0 sono solo alcuni tra i fenomeni che stanno alimentando l’ondata evolutiva della tecnologia e della società.

Ondata in grado di influenzare le scelte sociali ed economiche e che si riflette sempre più sulla vita di ognuno di noi. L’analisi dell’enorme quantità di tracce digitali che ciascuno lascia ogni istante – spostandosi in città, comprando un prodotto on line, utilizzando la tessera punti, prenotando un viaggio – sta cambiando le conoscenze che possiamo sviluppare sul comportamento umano. Conoscenze che da un lato permettono di indirizzare le scelte di imprese e organi istituzionali, dall’altro creano nuovi punti interrogativi, con enormi conseguenze sulla progettazione di infrastrutture, l’utilizzo delle pubblicità, la gestione degli eventi, la pianificazione della pubblica sicurezza. Proprio la cyber security è ad esempio una delle nuove principali esigenze emerse per chi opera nella difesa di un Paese e che si incomincia a scontrare con la difesa dei diritti.

“È fondamentale che queste informazioni – afferma Luca De Biase, Capo redattore di Nòva24 – non restino chiuse nel ghetto dei privilegiati, ma siano condivise e diffuse il più possibile”. Ed è proprio con lo scopo di rendere il più possibile conosciute queste informazioni che Il Sole 24 Ore lancia le “Lezioni di futuro”: quindici quaderni allegati al quotidiano che ogni giovedì, dal 26 novembre, saranno dedicati a una delle frontiere tecnologiche che stanno trasformando l’economia, la società, la cultura.

Si tratta di evoluzioni che, per il potenziale di trasformazione che contengono, impatteranno decisamente sul futuro di imprese, famiglie e organismi pubblici. Le “Lezioni di futuro” sono quindi pensate per offrire alle famiglie strumenti per un’istruzione più consapevole per i propri figli, alle imprese indicazioni per sviluppi innovativi, alle autorità politiche e amministrative spunti verso l’elaborazione di policy maggiormente aderenti alle richieste di cambiamento dell’economia e della società.

Il primo numero delle “Lezioni di futuro” è dedicato alla robotica e a quello che già oggi i robot sono in grado di fare, mentre il secondo numero in programma affronterà il tema dei big data e del loro utilizzo nella società contemporanea.

“LEZIONI DI FUTURO” sarà in edicola con Il Sole 24 ORE ogni giovedì a partire dal 26 novembre a € 0,50 oltre al prezzo del quotidiano.

 
 

A letto con Sartre, la recensione del film con Valeria Bruni Tedeschi

A letto con Sartre recensione

A letto con Sartre è il film del 2022 diretto da Samuel Benchetrit con Joey Starr, Bouli Lanners, François Damiens, Ramzy Bedia, Vanessa Paradis, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Raphaelle Doyle, Constance Rousseau, Vincent Macaigne, Bruno Podalydès, Jules Benchetrit, Thierry Gimenez, Jean-Pierre Martinage. Il film è ambientato in una cittadina nei pressi di un porto a nord della Francia.

Lì le persone trascorrono la loro vita isolati e col tempo si sono abituati alla violenza. La loro esistenza viene sconvolta improvvisamente da arte e amore, che inizia a influenzarli fortemente. Tra di loro ci sono Jesus (Joey Starr) e Poussin (Bouli Lanners), impegnati a organizzare un party per la figlia adolescente del loro datore di lavoro. E Jacky (Gustave Kervern), uno scagnozzo che grazie all’amore per una donna scopre l’arte del teatro. È così che la poesia, l’arte e il teatro aiutano questi personaggi a dare un senso alla loro vita.

A letto con Sartre arriva al cinema dal 26 gennaio 2023. Delle traduzioni che il titolo originale del film – Cette musique ne joue pour personne – ha ricevuto quella in inglese è forse la più concreta: Love Songs for Tough Guys, Canzoni d’amore per uomini duri. Ci rendiamo conto dai primi minuti del film dell’enorme peso che hanno i personaggi nel gestire le loro vite nel fare i conti con vari tipi d’amore.

A letto con Sartre, la recensione

Il primo personaggio che notiamo subito per importanza in A letto con Sartre è Jeff, il boss locale, interpretato da François Damiens. Jeff scopre la poesia, una forma d’arte che compone la musica con le parole. Non è molto bravo, è più bravo a farsi rispettare, ad usare la violenza. In Jeff c’è molto del Tony Soprano de I Soprano: hanno entrambi le caratteristiche del boss, amano comandare e odiano non essere presi sul serio. In Jeff come in Tony sopraggiunge quella crisi di mezza età che colpisce la buona parte degli uomini adulti che lo porta a cercare se stesso. Per farlo dovrà perdersi, innamorandosi (come crede) della cassiera del supermercato.

Per lei, per quel breve surrogato di amore, inizia a seguire un corso di scrittura di poesie. Una specie di redenzione per uomini adulti, solo che Jeff non cerca redenzione ma vuole solo convincersi che così facendo sia considerato una persona migliore. Attorno a Jeff si aggirano i suoi scagnozzi: Jesus, Poussin, Jacky e Neptune interpretati rispettivamente da Joey Starr, Bouli Lanners, Gustave Kervern e Ramzy Bedia. Ai primi due è affidata la parte meno avvincente del film: devono assicurarsi la riuscita del compleanno della figlia del boss, Jessica, alla quale tengono particolarmente come se fosse figlia loro. Sono i tipi più duri del gruppo e dato che non hanno affetti riversano il loro amore verso la giovane Jessica che cercano in tutti i modi di non deludere organizzando per lei un compleanno perfetto.

A letto con Sartre filmJacky, invece, per amore è disposto a tutto. Non aveva programmato di trovare l’amore, non lo cercava. Era semplicemente lo scagnozzo più taciturno e solitario. Un giorno Jeff lo manda a riscuotere un debito e alla porta trova Suzanne (interpretata da Vanessa Paradis), se ne innamora all’istante. Lui l’uomo duro, braccio destro del boss locale, trova l’amore che lo spinge a cambiare vita. Non è una decisione che prende è semplicemente il motore che inizia a rombare nella sua vita, nel suo cuore e nella sua testa. Dopo aver fatto di tutto – tra cui uccidere tutti i membri dello spettacolo teatrale dove recita Suzanne – alla fine viene preso nel ruolo di Sartre – da qui il titolo del film A letto con Sartre.

“Chiudi gli occhi, pensami e dimmi cosa vedi”

Quando ami davvero qualcuno, immaginarlo, anche ad occhi chiusi dovrebbe essere semplice come bere un bicchiere d’acqua. Due volte nel corso di A letto con Sartre viene posta questa domanda e tutte le volte assume un significato diverso e nuovo. La prima volta Jeff lo chiede a Neptune. Gli chiede di chiudere gli occhi e pensare alla cassiera del supermercato – Roxene – e di dirgli cosa vede. Neptune stenta a farlo perché farlo significherebbe confermare quello che il suo cuore già gli diceva da tempo: lui ama Roxene, lo sa dal primo momento in cui l’ha vista. Neptune allora recita una brevissima poesia della quale Jeff reclama la proprietà, lui è il boss. Non aveva considerato una cosa però: le parole sono delle armi tanto potenti quanto le pistole e il risultato che hanno su Roxene è immediato.

La donna rimane colpita da questi versi – versi che in precedenza non aveva capito, troppo confusionari e scritti da Jeff. Queste parole le comprende e le arrivano dritte al cuore sa da chi provengono, ma non c’è bisogno di dirlo ad alta voce perché anche Jeff lo capisce. La presa di consapevolezza da parte di entrambi gli uomini arriva davvero come uno sparo di fucile a cielo aperto. L’idea di amore surrogato in cui era rimasto intrappolato Jeff svanisce come in una bolla e rimane dunque apparentemente solo. La seconda volta è sempre Jeff a porre la domanda ma questa volta a sua moglie – interpretata da Valeria Bruni Tedeschi. La donna con gli occhi chiuse vede un caleidoscopio di colori, odori e sensazioni perdute che come da un sonno lungo 25 anni si risvegliano e la scuotono dal torpore in cui ha vissuto per tutto questo tempo.

A letto con Sartre Valeria Bruni TedeschiTutto può cambiare

Katia, il personaggio interpretato dalla Tedeschi, non lo saprà mai concretamente ma le parole che ha trovato dentro la spazzatura non erano indirizzate a lei, o forse lo sa ma è troppo innamorata, troppo cieca di questo amore da non accorgersene. Legge quello che vuole leggere e decide di sorprendere il marito: nuovo taglio, nuovi abiti, ed effettivamente riesce nel suo intento. In A letto con Sartre, Jeff, dunque, vede per la prima volta la moglie, anche lui come risvegliato da un lungo sonno. Per la prima volta è lui a chiudere gli occhi e pensa alla persona che ama. Se la immagina come una poesia dove le parole volano nell’aria leggere.

L’amore ha spinto i protagonisti di A letto con Sartre verso una sorta di elevazione interiore come se attraverso l’arte potessero espiare i propri peccati. Così Jacky trova l’amore grazie allo spettacolo teatrale ed è forse pronto a cambiare la sua vita, Jesus e Poussin hanno organizzato il compleanno perfetto per Jessica aiutandola anche a trovare l’amore, Jeff riabbraccia la moglie in un lungo ballo. Tutto è cambiato, forse il tempo della redenzione è finalmente giunto ed ha l’aspetto di una composizione musicale, una poesia, un caleidoscopio di colori.

 
 

A letto con Gondry: recensione del documentario sulla vita del regista – #RoFF18

A letto con Gondry film recensione

La parabola di un’insonnia, quella che Michel Gondry – come protagonista ma non dietro la macchina da presa – cerca di fare con il documentario A letto con Gondry diretto da Francois Nemeta. Un documentario dal taglio diverso, insolito e anche a tratti disturbante, mentre Gondry si gira e rigira nel letto in preda ad un’insonnia che ha il retrogusto di una crisi di mezza età. Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle, il film racconta una notte, senza sonno, in preda ai sogni più folli, dove il regista parla dell’origine di alcuni dei suoi film più famosi. Da Eternal Sunshine of the Spotless Mind con Jim Carrey e Kate Winslet, Be Kind Rewind con Jack Black e L’arte del sonno con Gael García Bernal e Charlotte Gainsbourg. Pellicole che hanno a monte un processo creativo fuori dal comune e che Gondry ci rivela in questo documentario.

Il regista è poi invece tornato dietro la macchina da presa per presentare il suo nuovo film, Il libro delle soluzioni, che arriverà nella sale italiane dal 1° novembre distribuito da IWonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

A letto con Gondry, la trama

Dove andiamo quando sogniamo? Questa è la domanda di un piccolo Michel Gondry che fin dalla giovane età racconta, utilizzando l’espediente dell’insonnia, uno spaccato della sua vita. Un racconto intimo e personale di un uomo senza sonno, vittima della sua effervescente creatività che lo consuma. In preda ai turbamenti esistenziali, Gondry diretto ancora una volta da Nemeta entra nel vivo del racconto della sua vita in un documentario che rompe il classico racconto del genere. Frammentato e diviso per tematiche A letto con Gondry non segue un ordine classico ma traccia una linea attraverso i sogni raccontati dal regista.

Le digressioni sui sogni sono la parte più introspettiva del regista che si ritrova come bambino, adolescente e adulto. A ogni sogno trova un significato ma anche una ispirazione per farne animazioni in stop motion che mette a punto nelle sue notti senza dormire. Mentre prende vita tutto questo non manca però la parte di racconto sulla sua famiglia e sui suoi affetti in modo anche comodo, con toni leggeri. Un pregio che rende il documentario godibile nel suo insieme. Che mette al centro il suo lavoro e la sua libertà creativa e non si limita a una narrazione dei fatti in linea temporale.

I riferimenti al suo cinema

Diviso non in ordine cronologico, A letto con Gondry ci propone tra sogno e realtà dei riferimenti allo stesso cinema del regista. Dalle mani giganti di L’arte del sonno al concetto stesso di memoria e ricordi di cui parla nella sua opera più celebre, Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Il documentario arriva come dunque una sorta di epilogo che descrive il personaggio di Gondry. La prima parte che descrive il lavoro e la creatività del regista è stata presentata a Venezia durante la Mostra d’arte cinematografica. Un racconto però diverso perché il Gondry che lavora la mattina è diverso e più dinamico.

Nella sua versione notturna, come se in lui ci fossero due personalità, il regista è invece vittima della sua stessa creatività non riesce a spegnere il cervello, ritrovandosi vittima di sé stesso. Il riferimento al doppio è anche contenuto nei titoli di testa, che lui stesso crea in stop-motion, dove osserviamo un personaggio con due teste. Ma non sono però due teste contrapposte ma due facce della stessa medaglia. Raccontando anche questa parte di sé, Gondry pone dunque l’accento maggiore sul suo modo di lavorare e chiude infatti con una frase che descrive perfettamente il senso del documentario: “La creatività viene incentivata quando non c’è equilibrio”.

 
 

A Leicester Square la premiere mondiale di Monsters Dark Continent

Luogo: Leicester Square. Oggetto: Premiere mondiale di Monsters Dark Continent. Sembra un estratto da un file militare, ma è la pura verità. Finalmente alcuni fortunati hanno potuto assistere alla premiere del criptico e tenebroso action del regista/sceneggiatore Tom Green, trasmesso su schermo IMAX. Sono bastati pochi minuti perchè il catastrofico caos extra-terrestre invadesse il mondo intero in una proiezione a dir poco adrenalinica!

A differenza del Monsters  di Gareth Edwards, questo è un film di guerra che richiama molto da vicino i vari The Hurt Locker , Generation Kill e Tremors. Johnny Harris e la sua squadra di soldati statunitensi sembrano non poter negoziare con i pericolosi alieni apparentemente ostili, che ormai calpestano tutto il Medio-Oriente in folti e terrificanti raggruppamenti, e inoltre sono costretti a occuparsi degli insorti locali che vogliono uccidere sia gli americani che i micidiali alieni. Si tratta di una situazione complessa nella quale Sam Keeley si troverà ben presto immischiato.

Leggi anche: Monsters Dark Continent nuovo trailer del film prodotto da Gareth Edwards

Fonte: Empireonline.com

 
 

A LEGO Brickumentary: trailer del documentario sulla LEGO

Vi presentiamo di seguito il trailer di A LEGO Brickumentary, il documentario realizzato da Daniel Junge e Kief Davidson e dedicato alla nota casa di giocattoli danese, in uscita nei cinema e in VoD il prossimo 31 luglio. Il documentario racconterà le origini della nota compagnia e della nascita di un vero e proprio impero nel corso degli anni. Il trailer è narrato dall’attore Jason Bateman:

https://youtu.be/vQtO41NN7zc

LEGO è un produttore di giocattoli danese, noto a livello internazionale per la sua linea di mattoncini assemblabili. L’azienda, fondata nel 1916 da Ole Kirk Christiansen, ha iniziato a produrre i famosi mattoncini a partire dal 1949, ma soltanto dal 1958 essi assumono la particolare forma che ne caratterizza ancora oggi gli assemblaggi. Il nome LEGO, coniato nel 1934, deriva dall’unione delle parole danesi “legt godt” che significa “gioca bene”.

 
 

A Late Quarter poster e trailer per il film presente al TIFF

Sono stati rilasciati il primo trailer e poster per il dramma A Late Quartet del regista Yaron Zilberman. Il film è interpretato da Philip Seymour Hoffman, Christopher Walken,

 
 

A Lady in Paris – recensione

a lady in paris Anne (Laine Mägi) vive in Estonia ed è una donna non più giovanissima, divorziata, con due figli grandi fuori casa e una madre malata da accudire. Dopo la morte della vecchia genitrice, l’offerta di lavoro come assistente personale di un’anziana estone residente a Parigi le sembra una benedizione e, piena di speranze per il futuro, parte per questa nuova esperienza. Nonostante la buona accoglienza parigina di Stéphane (Patrick Pineau), ex amante dell’attempata signora e suo reale datore di lavoro, Anne si accorge subito che Frida (Jeanne Moreau), facoltosa e decadente estone-parigina, non ha alcuna intenzione di sopportare la sua presenza.

a lady in paris posterCon pazienza e senso del dovere la protagonista tenta di far breccia nel cuore della connazionale e, lentamente, impara a comprendere il suo comportamento aggressivo, a conoscere il suo passato e le scelte che l’hanno portata, in definitiva, a tagliare i ponti con i suoi familiari e che le hanno lasciato, come eredità, un armadio pieno di bei vestiti e nessuno con cui parlare.

All’anziana donna è rimasto solo Stéphane, l’amore del passato, l’uomo che vorrebbe ancora accanto ma che, essendo molto più giovane, ha ormai la sua vita e Anne, che, da domestica è destinata a diventare ospite, amica, “figlia”.

A Lady in Paris , film dell’estone Ilmar Raag, indaga in maniera originale il rapporto che si crea tra persone accomunate da sentimenti simili, ma diverse per origini, ceto, età. L’aspetto più interessante, infatti, è l’attenzione prestata all’equilibrio sentimentale e alla dipendenza affettiva che si instaura tra i tre protagonisti. Il gioco di situazioni, sguardi e piccoli gesti tiene piuttosto bene, grazie soprattutto alla bravura degli interpreti.

Purtroppo, in generale, a causa di silenzi troppo lunghi e ritmo non molto incalzante, il risultato appare come uno spaccato psicologico degno di nota all’interno di un lungometraggio un po’ piatto.

Girato con discreta eleganza e vincitore del premio Ecumenico al Festival di Locarno, A Lady in Paris sarà nelle sale dal 16 maggio, distribuito da Officine Ubu.

 
 

A La stranezza di Roberto Andò il “Nastro dell’Anno” 2023

La Stranezza film 2022

Va al film di Roberto Andò La stranezza il “Nastro dell’Anno” 2023, riconoscimento che il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici assegna scegliendo tradizionalmente ogni anno un’opera che merita una particolare sottolineatura di eccellenza e di novità oltre il verdetto che annualmente premia i migliori film usciti in sala attraverso il voto di oltre cento giornalisti che selezionano i film, i protagonisti e più grandi talenti artistici e tecnici.

È un Premio di eccellenza che va oltre le candidature e segnala quest’anno il film che ha segnato una vera e propria svolta non solo nel rapporto col pubblico ma anche con la sua inedita creatività, premiando il regista Roberto Andò anche sceneggiatore con Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, i produttori Angelo Barbagallo (Bibi Film) e Attilio De Razza (Tramp LTD) con Giampaolo Letta (Medusa) e Paolo Del Brocco (Rai Cinema). Con loro, naturalmente, Nastri d’Argento per i tre eccezionali interpreti molto amati dal pubblico come Salvo Ficarra, Valentino Picone e Toni Servillo, un trio sorprendente che ha davvero conquistato l’affetto e gli applausi delle platee cinematografiche oltre ogni previsione.   

La consegna dei Nastri d’Argento è prevista, come ogni anno, alla fine di Giugno quando sarà premiata con un riconoscimento speciale anche la creatività della squadra di talento che ha lavorato, nel segno della qualità, per un grande risultato collettivo.

Come si legge nella  motivazione  del Direttivo Nazionale dei Nastri d’ArgentoLa stranezza è un film che, giocando con intelligenza sui tasti dell’intrattenimento popolare e della cultura più alta, ha saputo aprire una nuova strada anche alla commedia, da sempre regina del box office, ma finalmente capace di conquistare il pubblico con la rilettura cinematografica di un metateatro squisitamente pirandelliano in cui irrompe con eleganza la spontaneità di una comicità irresistibile”.

E aggiunge a nome del Direttivo la Presidente, Laura Delli Colli  “Un premio che sottolinea anche la brillante capacità del cinema italiano che ha lavorato in sinergia superando ogni concorrenza nella formula produttiva nell’unione di Bibi Film e Tramp LTD con Medusa Film e Rai Cinema, in collaborazione con Prime Video. Un progetto forte che ha finalmente richiamato il grande pubblico in sala segnando una svolta, non solo nella commedia, con un’idea colta e straordinariamente originale”.

 
 

À la Recherche: recensione del film di Giulio Base con Anne Parillaud – #RoFF18

À la Recherche recensione

È il 1974 in À la Recherche, il nuovo film di Giulio Base. In quell’anno, le Brigate Rosse terrorizzano il Bel Paese, l’Italia al Campionato mondiale di calcio si scontra con la Polonia per qualificarsi alla fase successiva, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese vinconco al Festival di Cannes e Luchino Visconti gira il suo penultimo film, Gruppo di famiglia in un interno. Mentre questi e altri eventi scuotono – in positivo o in negativo – il mondo, all’interno di una villa tanto imponente quanto spettrale si aggirano Pietro e Ariane.

Sono rispettivamente uno sceneggiatore e un’attrice francese, accomunati da una carriera in fase di declino. Le vicende che li legano non sono però reali come quel fuori campo del mondo esterno che di tanto in tanto si intromette, ma in loro confluiscono tutte le paure, i vizi, le passioni, gli entusiasmi e le delusioni di quell’epoca che Giulio Base aspira a far rivivere sullo schermo con questa suo lungometraggio, girato in lingua francese e presentato nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma.

La trama di À la Recherche, tra tempi andati e illusioni future

Isolatisi in questa decadente villa, Pietro (Giulio Base) e Ariane (Anne Parillaud) cercano disperatamente di invertire la rotta intrapresa dalle loro carriere artistiche realizzando un adattamento per il cinema di Alla ricerca del tempo perduto, il mastodontico romanzo di Marcel Proust, “cattedrale letteraria dell’Occidente”, nonché emblema del tema della memoria e dello scorrere inesorabile del tempo. Un adattamento che, stando a quanto dichiarato da Ariane, dovrebbe dirigere nientemeno che Luchino Visconti, uno degli uomini di cultura più influenti del Novencento.

Visconti, cantore di temi come la bellezza, la decadenza, la morte e la storia europea, senza dimenticare il declino della nobiltà e della borghesia (trattati in film come Senso, Il gattopardo e Ludwig) sarebbe infatti in cerca di un nuovo progetto cinematografico, con cui idealmente chiudere nel migliore dei modi la propria carriera. I due protagonisti del film si mettono dunque a lavoro, ma ben presto le riflessioni riguardanti l’opera di Proust saranno l’occasione per rimuginare anche sulle loro vite, sul contesto in cui vivono e sul loro futuro.

À la Recherche Anne Parillaud
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche

Un’accuratissima ricostruzione d’epoca

È un’opera contenuta ma ambiziosa il nuovo film di Base. Il tutto si svolge infatti in un unico luogo, con soli due personaggi chiamati a dar vita ad un duetto attraverso cui si diffonde in ogni stanza della lussuosa villa lo spirito del tempo. Uno spirito però decadente, che spinge a guardare al passato con una certa malinconia, al presente con diffidenza e al futuro con timore. È così che l’ambiente si fa dunque a sua volta personaggio, offrendo a Pietro e Ariane una cornice ideale entro cui muoversi nella misura in cui propone un’accuratissima ricostruzione d’epoca.

La fotografia di Giuseppe Riccobene, le scenografie di Walter Caprara e i costumi di Sabrina Beretta ricostruiscono infatti in modo sorprendente un’epoca in tutti i suoi colori, invitando lo spettatore ad immergersi in un ambiente dove l’oggettistica, i libri, i materiali degli indumenti e altro ancora, pur se intangibili per chi guarda, restituiscono ugualmente una forte dimensione tattile. Si entra dunque volentieri in questo contesto che, grazie anche alla varietà di stanze che offre, non diventa mai ripetitivo. Al contrario, a ben notare, ogni ambiente sembra pensato per essere il perfetto sfondo a quanto succede nel rapporto dei protagonisti.

Un progressivo avvicinarsi all’interiorità dei personaggi

I due si incontrano per scrivere, certo, ma è inevitabile che tra una pagina e l’altra, inizi ad emergere qualcosa di ambiguo nel loro rapporto, come ambigui sono i tempi che vivono. Il regista ce lo racconta ancor prima che tramite ciò che si dicono attraverso un progressivo avvicinamento nei loro confronti. Se all’inizio i due sono inquadrati con una serie di totali dell’ambiente o comunque sempre con una certa distanza, piano piano le inquadrature tendono a stringersi su di loro, fino ad offrirci dei primi e primissimi piani da cui può emergere tutto il loro mondo interiore.

Pietro e Ariane non sono solo alla ricerca del giusto modo per adattare l’apparentemente inadattabile romanzo di Proust (ed interessanti sono le riflessioni sul processo di adattamento), ma anche di un nuovo posto per sé stessi nel mondo. Sceneggiatore di film di genere lui (che gli permettono però di guadagnare e la precisazione è tanto importante quanto gradita), attrice semi dimenticata lei, entrambi si spogliano via via sempre di più, fino a far emergere tutte le loro ipocrisie, per giungere alla consapevolezza che sì, forse Alla ricerca del tempo perduto parla anche di loro.

À la Recherche Anne Parillaud Giulio Base
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche

Alla ricerca del tempo perduto e del tempo che verrà

Perché con À la Recherche non ci si risparmia nel mettere sul tavolo tanto il bene quanto il male di quell’epoca e dei suoi personaggi – così come ad esempio dello stesso Visconti si ricordano le sue contraddizioni – proprio come Proust fa all’interno della sua opera. Nel cercare di riportare su carta la decandenza raccontata dallo scrittore francese, Pietro e Ariane prendono dunque consapevolezza del proprio declino. Grazie poi alle interpretazioni dei due attori, con Base che gestisce in modo convincente la stravaganza del suo Pietro e Parillaud che dà vita ad una Ariane tanto seducente quanto spietata, tutto ciò emerge con ulteriore incisività.

Certo, nel corso di questo processo emergono anche tanti spunti di riflessione, forse troppi, e non tutti vengono approfonditi come avrebbero meritato. Ma nei suoi novanta minuti di durata il film di Base non sembra voler asprirare ad essere risolutivo nei confronti di tutto ciò, quanto piuttosto offrire un nostalgico sguardo ad un preciso periodo storico, sapendo però anche proporre riflessioni valide per il nostro presente, come ad esempio quella legata al ruolo dell’artista e dell’arte in tempi di guerre ed orrori. Forse perché, proprio come gli anni Settanta sono stati un periodo di passaggio, altrettanto lo saranno gli anni che stiamo vivendo.

 
 

A Kristen Stewart non importa fare brutti film

kristen-stewartKristen Stewart è stata ospite al 2014 AFI Fest durante il quale ha presentato al pubblico Still Alice, film con Julianne Moore che abbiamo visto al Festival di Roma.

LEGGI LA RECENSIONE DI STILL ALICE

L’attrice, intervistata da The Hollywood Reporter, ha dichiarato in che modo sceglie un film e che non le importa di partecipare ad un film brutto.

“Sono davvero in balia del vento, seguo sempre le mie viscere, non ho un approccio tattico. Posso far sì che un film vada in porto adesso che ho fatto cinque film di Twilight, ma èer me è importante solo sapere che ho fatto la cosa giusta per il giusto motivo. Non c’è un modo per quantificare il tutto. Anche se qualcosa non equivale per forza al successo, se c’è qualcosa che non va, una sceneggiatura o un regista p un cast o un budget, io sono comunque disposta a salire a bordo se provo interesse per una sola cosa o persona che è coinvolta nel film, o anche solo una battuta del mio personaggio mi piace e non vedo l’ora di dirla. Sento che sarà un brutto film, so che sarà così, ma non l’ho fatto io!”.LEGGI LA RECENSIONE DI SILS MARIAIn questi giorni Kristen Stewart è al cinema con Sils Maria, in cui recita accanto ad un altra grande attrice, Juliette Binoche, ed è diretta dal maestro francese Olivier Assayas.Fonte: JJ

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, prima foto ufficiale dal set

A Knight of the Seven Kingdoms

Mentre HBO (Sky in Italia) è reduce dall’esordio della seconda stagione di House of the Dragon, a Belfast è in corso la produzione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knightla nuova serie basata sui romanzi e i personaggi di George R.R. Martin.

HBO/Max ha condiviso in rete un primo sguardo ufficiale a Peter Claffey nei panni di Ser Duncan l’Alto, alias “Dunk”. Nessuna traccia di Dexter Sol Ansell nei panni del suo giovane scudiero, il principe dei Targaryen Aegon, che viaggia in incognito sotto l’alias di “Egg” (Uovo).

Sono stati inoltre annunciati diversi nuovi membri del cast, tra cui Finn Bennett (True Detective: Night Country) nel ruolo di Aerion Targaryen, Bertie Carvel (The Crown) nel ruolo di Baelor Targaryen, Tanzyn Crawford (Tiny Beautiful Things) nel ruolo di Tanselle, Daniel Ings (The Gentlemen) nel ruolo di Ser Lyonel Baratheon e Sam Spruell (Fargo) nel ruolo di Maekar Targaryen.

A Knight of the Seven KingdomsBasata sui racconti di George R.R. Martin Tales of Dunk and Egg, la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”, alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen (nonno di Daenerys!).

A Knight of the Seven Kingdoms, la trama

“Ambientato in un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,” recita così la sinossi ufficiale della serie.

Claffey, attore irlandese ed ex giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in Bad Sisters and Wreck del 2022, e ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich Cuckoos e la commedia di Netflix Christmas on Mistletoe Farm. Apparirà anche in The Moor, Hullraisers di Channel 4 e Robin and The Hood.

Martin ha precedentemente confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre novelle, The Hedge Knight del 1998, con l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.

Attualmente, il co-sceneggiatore di The Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli eventi di House of the Dragon. La storia segue l’invasore Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle, Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, il primo teaser dello spin-off di Game of Thrones!

A Knight of the Seven Kingdoms

In occasione del finale di House of the Dragon 2, Max ha presentato il trailer per la prossima stagione di serie tv e tra i titoli più attesi c’è sicuramente A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight del quale vi proponiamo di seguito le immagini mostrate nel trailer:

Di seguito, invece, il trailer completo della stagione 2024/2025 di Max:

Basata sui racconti di George R.R. Martin Tales of Dunk and Egg, la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”, alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen (nonno di Daenerys!).

A Knight of the Seven Kingdoms, la trama

“Ambientato in un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,” recita così la sinossi ufficiale della serie.

Claffey, attore irlandese ed ex giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in Bad Sisters and Wreck del 2022, e ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich Cuckoos e la commedia di Netflix Christmas on Mistletoe Farm. Apparirà anche in The Moor, Hullraisers di Channel 4 e Robin and The Hood.

A Knight of the Seven KingdomsMartin ha precedentemente confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre novelle, The Hedge Knight del 1998, con l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.

Attualmente, il co-sceneggiatore di The Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli eventi di House of the Dragon. La storia segue l’invasore Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle, Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms: lo spin-off di Game of Thrones aggiunge 7 membri al cast

A Knight of the Seven Kingdoms

Lo spinoff di “Game of Thrones“, “A Knight of the Seven Kingdoms” ha aggiunto sette nuovi membri al cast. Come riportato da Variety, la serie HBO ha ingaggiato Edward Ashley (“Masters of the Air”) nel ruolo di Ser Steffon Fossoway, Henry Ashton (“A Good Girl’s Guide to Murder” e “My Lady Jane”) nel ruolo di Daeron Targaryen, Youssef Kerkour (“House of Gucci”) nel ruolo di Steely Pate, Daniel Monks (il prossimo film di Netflix “Kaos”) nel ruolo di Ser Manfred Dondarrion, Shaun Thomas (“How to Have Sex”) nel ruolo di Raymun Fossoway, Tom Vaughan-Lawlor (“Avengers: Infinity War”) nel ruolo di Plummer e Danny Webb (HBO “The Regime” e “The Dig”) nel ruolo di Ser Arlan di Pennytree.

Per i fan che hanno recentemente terminato la seconda stagione di House of the Dragon“, il Daeron di “A Knight of the Seven Kingdoms” è diverso da quello della serie prequel, proprio come esistono più Egon nella storia di Westeros. Questi attori si uniscono dunque alle star protagoniste Peter Claffey nel ruolo di Ser Duncan l’Alto e Dexter Sol Ansell in quello del suo scudiero Egg. La serie, che andrà in onda il prossimo anno, è ambientata 100 anni prima della storia principale di “Game of Thrones” e 100 anni dopo il prequel “House of the Dragon“.

 

Di cosa parla A Knight of the Seven Kingdoms?

La trama recita: “Un secolo prima degli eventi di ‘Game of Thrones’, due improbabili eroi vagavano per Westeros… un giovane, ingenuo ma coraggioso cavaliere, Ser Duncan the Tall, e il suo minuscolo scudiero, Egg”. In un’epoca in cui la linea Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e impareggiabili amici“.

Il cast comprende anche Finn Bennett nel ruolo di Aerion Targaryen, Bertie Carvel nel ruolo di Baelor Targaryen,ra Tanzyn Cwford nel ruolo di Tanselle, Daniel Ings nel ruolo di Ser Lyonel Baratheon e Sam Spruell nel ruolo di Maekar Targaryen. La serie è basata sulle novelle dell’autore George R. R. Martin “The Hedge Knight” (1998), “The Sworn Sword” (2003) e “The Mystery Knight” (2010).

 
 

A Knight of the Seven Kingdoms, il prequel di Game of thrones ha una data di uscita

A Knight of the Seven Kingdoms

L’amministratore delegato di Warner Bros Discovery, David Zaslav, ha recentemente fornito un aggiornamento sulle intenzioni dello studio per alcune delle sue IP principali in occasione della chiamata agli investitori per il quarto trimestre del 2023. Zaslav ha dichiarato che il previsto spin-off di Game of Thrones (Il trono di spade), A Knight of the Seven Kingdoms, debutterà alla fine del 2025. Ha inoltre dichiarato che la pre-produzione del programma è attualmente in corso.

Basato sulle novelle epiche di George R.R. Martin, Dunk & Egg, lo spin-off è stato originariamente approvato nell’aprile 2023. Oltre a scrivere alcune delle sceneggiature degli episodi, George R.R. Martin sarà anche co-produttore esecutivo dello show insieme a Ira Parker (House of the Dragon, The Last Ship).

Finora sono state pubblicate tre novelle incentrate su Dunk & Egg: The Hedge Knight (1998), The Sworn Sword (2003) e The Mystery Knight (2010). Una raccolta di tutte e tre le novelle è stata riunita nel 2015 e pubblicata con il titolo propri di A Knight of the Seven Kingdoms.

George R.R. Martin ha dichiarato di avere altre novelle di Dunk & Egg da scrivere, ma non è dato sapere quando completerà un’altra storia.Durante la conferenza stampa, Zaslav ha dichiarato: “Abbiamo questi grandi marchi, Game of Thrones. Abbiamo questi grandi marchi che le persone in tutto il mondo conoscono, amano e lasceranno una cena per venire a vederli“.

La notizia dovrebbe far piacere agli investitori di WBD, poiché l’aggiunta di un altro spin-off di Game of Thrones probabilmente rafforzerà gli abbonamenti Max dell’azienda.

Il logline ufficiale della serie recita: “Un secolo prima degli eventi di Game of Thrones (Il trono di spade), due improbabili eroi vagavano per Westeros… un giovane, ingenuo ma coraggioso cavaliere, Ser Duncan the Tall, e il suo minuscolo scudiero, Egg. In un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e ineguagliabili amici”. L’inizio delle riprese è previsto per questa primavera.

A Knight of the Seven Kingdoms sarà il secondo spin-off che seguirà la conclusione della serie principale. House of the Dragon ha debuttato nell’agosto del 2022.

Si dice che anche la seconda stagione uscirà ad agosto di quest’anno. Oltre a queste due serie, sono in fase di sviluppo anche una serie animata per adulti, dal titolo provvisorio The Golden Empire, una continuazione incentrata su Jon Snow e un’altra serie prequel che segue la storia dell’ascesa al potere di Aegon Targaryen a Westeros.

Tuttavia, parlando all’inizio di quest’anno con The Wrap, il CEO della HBO Casey Bloys ha ammonito: “Penso che con uno show come [Game of Thrones], quando qualcuno legge che qualcosa è in fase di sviluppo, ci si aspetta che venga girato, ma non è così. Quindi, al momento, le uniche due cose che hanno ottenuto il via libera sono House of the Dragon, ovviamente, e The Hedge Knight. Ci sono molti altri progetti in sviluppo, ma non ho nulla di imminente da riferire“.

 
 

A Killer Paradox: recensione del k-thriller Netflix

Dopo il successo avuto a dicembre con My Demon e La Creatura di Gyeongseong, Netflix Corea è pronta a far parlare di nuovo di sé con un nuovo intenso thriller psicologico che, ispirandosi allo stile registico dei grandi maestri Bong Joon-ho (Parasite, Snowpiercer) e Park Chan-wook (Decision to Leave, Old Boy), esplora il sottile e controverso confine tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, portando sul piccolo schermo una storia intrisa di drammi sociali e dilemmi morali.

Scritta da Kim Da-min e diretta da Lee Chang-hee, A Killer Paradox (titolo originale 살인자ㅇ난감) è composta da 8 episodi (di circa 50 minuti) ed è basata sull’omonimo Naver webtoon di Kkomabi. La serie è disponibile dal 9 febbraio su Netflix.

A Killer Paradox Trama

Lee Tang, interpretato da Choi Woo-shik (Parasite, Our Beloved Summer), è un giovane universitario che – dopo esser stato congedato dalla leva militare – si ritrova immerso in una profonda apatia e insoddisfazione a causa della mancanza di ambizioni e prospettive sul futuro.

Mentre sogna di partire per il Canada o l’Australia con la speranza di riscattarsi socialmente e non gravare più sulla sua famiglia, trascorre le giornate tra il suo squallido e minuscolo appartamento e il lavoro part-time in un (non sempre tranquillo) minimarket locale.

A Killer Paradox | In foto l’attore Choi Woo-shik (Lee Tang).

Il noioso mondo di Tang viene improvvisamente sconvolto una sera, quando si trova invischiato con due uomini ubriachi e molesti. Dopo una violenta lite, Tang, sopraffatto da uno scatto d’ira, uccide accidentalmente uno di loro colpendolo in testa. Spaventato e confuso, si rifugia in casa cercando di costruirsi un solido alibi per ingannare la polizia ed evitare la prigione. Tuttavia, poche ore dopo, accade l’impensabile: Tang scopre che l’uomo ucciso era in realtà un pericoloso serial killer e che, sorprendentemente, la polizia non trova prove che possano collegare lui.

Pur non essendoci sue tracce, però, il determinato detective Jang Nan-gam, interpretato dal magnetico attore Son Suk-ku (Sense8, The Roundup, My Liberation Notes), inizia ad avvicinarsi al giovane sempre più finché, a causa di un pericoloso e minaccioso testimone, Tang si macchia di un nuovo inaspettato omicidio da cui parte così un tragico e inquietante “effetto domino della morte”.

Un mondo senza giustizia né eroi

Bullismo, corruzione, abusi di potere, violenze sessuali, suicidi e tradimenti. A Killer Paradox raccoglie i temi più dolorosi, critici e problematici della società contemporanea – e soprattutto di quella sudcoreana – per mescolarli a una storia in cui la linea sottile che divide bene e male è così labile e confusa da non lasciar spazio né a santi né eroi.

Quando Tang incontra il solitario nerd Roh-Bin (Kim Yo-han), si convince di aver finalmente compreso il suo destino nel mondo: quello di giustiziere, un vigilante in grado di estirpare tutti quegli individui che seminano odio, sofferenza e terrore. Seguendo solamente i suoi impulsi, Tang elimina senza alcuna esitazione e con altrettanta crudeltà assassini e criminali, guadagnandosi agli occhi di Roh-Bin il titolo di un moderno Batman, un eroe con cui, idealmente, forma un’alleanza sotto il nome “Only for Heroes”, col fine di portare giustizia dove la polizia non è riuscita a farlo.

A Killer Paradox | In foto l’attore Son Seok-koo nei panni del detective Jang.

Ma per quanto Roh-bin si sforzi a voler credere negli eroi, nessuno dei protagonisti agisce spinto da un puro e sincero desiderio di giustizia. Tang, il detective Nan-gam, il ricercato Song Chon (altro protagonista chiave, interpretato da Lee Hee-Jun, già visto recentemente in Badland Hunters) e lo stesso Roh-bin non sono alla ricerca di giustizia, ma vendetta. Ognuno di loro, infatti, porta con sé i profondi e tormentati segni di un mondo che li ha calpestati, abbandonati, traditi e rinnegati.

Una orrorifica e grottesca festa visiva

Al di là del cast di talenti e della trama accattivante, che sotto alcuni aspetti ricorda il k-thriller poliziesco Vigilante di Disney Plus con Nam Joohyuk, la bellezza della serie di Lee Chang-hee risiede in particolar modo nella maestria della regia e del montaggio, elementi che giocano un ruolo fondamentale nel creare un’esperienza visiva unica e avvincente per il pubblico.

Attraverso l’uso sapiente delle tecniche cinematografiche, infatti, A Killer Paradox coinvolge lo spettatore in un “viaggio noir” che – tra realtà, intimismo e onirismo – riesce a trasmettere emozioni profonde e contrastanti. Inoltre, la narrazione incalzante e frenetica produce un climax di tensione e suspense che ammalia e rapisce lo spettatore, mantenendo viva l’attenzione e l’interesse fino all’ultima scena.

A Killer Paradox – In foto (da sinistra a destra) Choi Woo-shik e Son Seok-koo.

Nonostante la mancanza di un esaustivo approfondimento psicologico dei protagonisti, A Killer Paradox si rivela un cocktail allucinante di adrenalina e critica sociale che, insieme alla particolare tecnica cinematografica e alla narrazione frenetica, riesce a consacrarsi come la prima grande uscita Netflix sudcoreana del 2024.

 
 

A Joss Whedon non piace L’Impero Colpisce Ancora

Joss Whedon 2013
Foto di © Gage Skidmore - Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0

Il regista di The Avenger, Joss Whedon, ha un problema con Star Wars Episodio V L’Impero Colpisce Ancora. Il regista ammette di non amare il film, anzi, di trovarlo davvero insopportabile sin da quando nel 1980 lo vide per la prima volta. Ecco cosa ha detto il regista durante un’intervista della scorsa settimana con Entertainment Weekly:

L’impero colpisce ancora commette un peccato capitale, non finisce. All’epoca pensai che fosse una pessima idea, e lo penso ancora oggi … Il film non finisce (riferendosi chiaramente al cliffhanger che ci introduce a Il Ritorno dello Jedi) E’ un ‘passa la prossima settimana, o i prossimi tre anni’. E questa cosa mi fa arrabbiare. Vado a vedere un film aspettandomi un’esperienza completa, se voglio vedere un film che non finisce vado a vedere un film francese. E’ un tradimento alla mia fiducia. Un film dovrebbe essere compiuto in se stesso, non può essere costruito su altri film”.

E’ davvero strano sentir parlare così male di quello che quasi all’unanimità è considerato il miglior film non solo della trilogia originale, ma di tutta la saga di Star Wars fino ad ora vista al cinema. Le idee di Whedon sul fatto che uno spettatore si aspetta un film finito non sono del tutto sbagliate, certo, ma voi cosa ne pensate dell’idea che ha Whedon dell’Episodio V?

Fonte: io9

 
 

A Johnny Depp il Desert Palm Achievement Award

Johnny Depp approfondimento
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Johnny Depp si unisce a Cate Blanchett e Saoirse Ronan nel gruppo di attori che verranno insigniti quest’anno del Desert Palm Achievement Award al Palm Spring Film Festival che si svolgerà dall’1 all’11 Gennaio 2016.

L’attore riceverà il premio per la sua interpretazione di Whitey Bulger in Black Mass.

“Johnny Depp è uno degli attori più dinamici e versatili del nostro tempo – ha dichiarato Harold Matzner, direttore del Festival – Nel suo ultimo film, Black Mass, Depp, in una straordinaria trasformazione, crea un ritratto sfaccettato del gangster James ‘Whitey’ Bulger. Consegna alcinema una magnifica performance acclamata da pubblico e critica, e sicuramenteha guadagnato anche l’attenzione dei premi”.

I precedenti vincitori del prestigioso premio sono stati: Jeff Bridges, Bradley Cooper, Daniel Day-Lewis, Colin Firth, Matthew McConaughey, Sean Penn, Brad Pitt e Eddie Redmayne.

Fonte: Variety

 
 

A John Lee Hancock l’adattamento de Il Partner di Grisham

La New Regency ha scelto stavolta il regista John Lee Hancock per l’adattamento cinematografico de Il Partner, il thriller di John Grisham del 1997. Non è tra l’altro per la New

 
 

A James Mangold il remake de I senza nome di Melville

Novità in vista per remake in lingua inglese di Le cercle rouge, film firmato nel 1970 da Jean-Pierre Melville, uscito in Itali come I senza nome: il produtore Arthur Sarkissan ha annunciato che a dirigerlo sarà James Mangold (Quando l’amore brucia l’anima, Quel treno per Yuma); il film dovrebbe venire girato nell’estate 2013 tra Macao e Hong Kong. Il produttore ha spiegato di aver scelto Mangold, perché si tratta di un regista da vecchia scuola: prova ne sia che ha già dato prova di essere a suo agio con i remake in occasione di Quel tremo per Yuma.

 In I senza nome, un ex criminale, interpretato da Alain Delon, tornava nel mondo del crimine, collaborando con un galeotto appena evaso (Gian Maria Volontè) e con un cecchino (Yves Montand) per un colpo milionario in una gioielleria. La curiosità a questo punto è tutta per i nomi degli attori che dovranno confrontarsi con l’eccezionale trio originale: la lista dei sogni di Sarkissian include Christian Bale, Russell Crowe, Matt Damon, Brad Pitt, Tom Hardy. Nel frattempo, Mangold sta lavorando su Wolverine, la cui uscita è prevista per l’estate 2013.

Fonte:  ComingSoon

 
 

A James Cameron è stato detto che gli alieni sarebbero stati una “carriera senza vittorie”

James Cameron filmografia
Credit © Disney

Mentre Avatar: La via dell’acqua continua a prosperare al botteghino, il regista James Cameron guarda indietro, alla sua carriere a alla sua filmografia. In un’intervista, a Cameron è stato chiesto se avesse avuto qualche esitazione quando gli è stato proposto di realizzare un sequel di Alien di Ridley Scott. Sebbene lo stesso Cameron non fosse preoccupato, ha rivelato che un famoso produttore gli aveva sconsigliato di accettare il progetto.

“Ho pranzato con un produttore di spicco quando stavo per iniziare Aliens che mi ha detto: ‘Questo è un fallimento per te. Se il tuo film è buono, Ridley avrà il merito. Se è brutto, sarà solo colpa tua. È sarà la fine della carriera’”, ha detto Cameron a Empire . “Ho detto, ‘Sì, maaaa… mi piace.’ Forse ero un fanboy stupido, ma potevo vederlo così chiaramente nella mia testa che dovevo solo andare a farlo.”

Il regista ha poi parlato di come ha realizzato il titolo per il sequel durante un incontro con il capo dello studio e vari produttori esecutivi. “E sì, è vero”, ha ricordato Cameron. “Ero in una riunione con il capo dello studio e i produttori esecutivi, e ho girato la mia sceneggiatura e sul lato bianco dell’ultima pagina ho scritto Alien. Poi ho disegnato una S alla fine. Poi ho tracciato due linee verticali attraverso la S e l’ho sollevata per mostrarle. Forse è stato solo un condizionamento pavloviano quando hanno visto il segno $ collegato strettamente alla parola Alien. O forse era la fiducia che proiettavo. Ma hanno detto di sì”.

Avatar 3  è provvisoriamente programmato per il 20 dicembre 2024. Ulteriori sequel hanno anche date di uscita con  Avatar 4  fissato per il 18 dicembre 2026 e  Avatar 5  il 22 dicembre 2028. Con Avatar: La Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica raggiunge nuove vette: Cameron trasporta il pubblico nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca di azione. Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, Avatar: La Via Dell’Acqua inizia a raccontare la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che combattono per rimanere in vita e delle tragedie che affrontano.

Diretto da James Cameron e prodotto da Cameron e Jon Landau, la produzione Lightstorm Entertainment è interpretata da  Sam WorthingtonZoe SaldanaSigourney Weaver, Stephen Lang e Kate Winslet. La sceneggiatura è scritta da James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver, e il soggetto è di James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver & Josh Friedman & Shane Salerno. David Valdes e Richard Baneham sono i produttori esecutivi.

 
 

À Jamais: recensione del film di Benoît Jacquot

A due anni da Tre cuori, il regista e sceneggiatore francese Benoît Jacquot torna protagonista della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo volta presentando – fuori concorso – À Jamais, pasticciato dramma con incursioni nel thriller psicologico.

La trama di À Jamai

La storia di À Jamai ruota attorno a Laura e Rey, una coppia di amanti che vive in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista, lei un’attrice che interpreta delle performance di sua invenzione. Un giorno Rey muore, lasciando Laura da sola nella loro casa. Ben presto la situazione cambia: la donna si rende conto che c’è qualcuno lì con lei e presto scoprirà che si tratta proprio dello spirito di Rey.

Risulta davvero difficile riuscire a trovare anche un solo aspetto positivo a quest’ultimo lavoro di Jacquot. Quella che apparentemente sembra essere una storia drammatica con al centro il superamento di un lutto, si mescola senza alcun tipo di fondamento logico ad elementi presi in prestito dal thriller di stampo psicologico, facendo del risultato finale un agglomerato di elementi inconciliabili e al limite dell’insensatezza.

à jamais

À Jamai appare privo di qualsiasi senso narrativo, la regia non risulta funzionale alla trasparenza di una storia fin troppo confusa e disordinata, e i personaggi – nonostante la presenza di un attore del calibro di Mathieu Amalric – senza un reale sviluppo, gettati tristemente in pasto ad un continuo andirivieni di tematiche, dall’alienazione alle allucinazioni, fino a tirare in ballo l’incorporazione.

A rendere la generale atmosfera del film ancora più straniante e incomprensibile, l’utilizzo di una colonna sonora che – esattamente come era già accaduto per Tre cuori – serve a preannunciare una tensione che in realtà non arriva mai, lasciando lo spettatore in uno stato di disorientamento e incredulità davvero imbarazzante.

À Jamais si addentra con assoluta presunzione in discorsi dai quali non sa come uscirne vittorioso e dai quali fatica ad estrapolare una riflessione articolata e compiuta. Sicuramente uno dei film più brutti presentati nel fuori concorso di questo Venezia 73.

 

 
 

A House of Dynamite: la prima immagine di Rebecca Ferguson nel film di Kathryn Bigelow

Rebecca Ferguson nel film A House of Dynamite
Rebecca Ferguson nel film A House of Dynamite. Cortesia di Netflix

Rebecca Ferguson è la protagonista della nuova immagine tratta da A House of Dynamite. Diretto da Kathryn Bigelow, vincitrice di due Oscar per The Hurt Locker, con una sceneggiatura scritta da Noah Oppenheim (Zero Day di Netflix), il thriller politico di prossima uscita segue un team di funzionari della Casa Bianca mentre corrono contro il tempo per rispondere a un imminente attacco missilistico contro gli Stati Uniti.

Il film vanta un cast stellare che include oltre a Ferguson anche Idris Elba, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke. Ora, tramite La Biennale di Venezia su X, è stata dunque rivelata la prima immagine di Rebecca Ferguson nel film, mostrando l’attrice nei panni di un personaggio di nome Olivia Walker, apparentemente un’agente governativa che coordina un’operazione in un centro di comando, trasmettendo con urgenza informazioni mentre mappe e dati lampeggiano dietro di lei.

Il post definisce poi A House of Dynamiteun viaggio nella follia di un mondo sotto la costante minaccia di annientamento”. Come noto, il film sarà presentato in concorso al Festival di Venezia, per poi arrivare su Netflix a partire dal 24 ottobre 2025. La sinossi ad oggi riportata recita: “Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire“.

Cosa la nuova immagine ci dice di A House Of Dynamite

Questa è la seconda immagine di A House of Dynamite che è stata rivelata, la prima mostrava due agenti dei servizi segreti, armati di fucili d’assalto, che scortavano un uomo in giacca e cravatta con un borsone attraverso un corridoio di cemento scarsamente illuminato. Ora, la seconda immagine ha invece rivelato una delle protagoniste del film, Rebecca Ferguson.

L’attrice ha avuto un periodo piuttosto intenso recentemente con Dune, Mission: Impossible – Dead Reckoning e Silo. In A House of Dynamite, sembra interpretare un’ufficiale dei servizi segreti di alto rango, forse della CIA o della Homeland Security, incaricata di supervisionare la crisi nazionale in rapida escalation. A giudicare dall’intensa ambientazione del centro di comando, il suo personaggio potrebbe coordinare gli sforzi per rintracciare la minaccia interna.

 
 

A House of Dynamite: ecco il titolo del nuovo film di Kathryn Bigelow

È stato annunciato oggi il titolo ufficiale del nuovo film diretto dalla regista premio Oscar® Kathryn Bigelow, A House of Dynamite, in arrivo su Netflix a partire dal 24 ottobre 2025.

La trama di A House of Dynamite

Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire.

  • Titolo: A HOUSE OF DYNAMITE
  • Regia: Kathryn Bigelow
  • Sceneggiatura: Noah Oppenheim
  • Produttori: Greg Shapiro, p.g.a., Kathryn Bigelow, p.g.a., Noah Oppenheim, p.g.a.
  • Produttori esecutivi: Brian Bell, Sarah Bremner
  • Direttore della fotografia: Barry Ackroyd, BSC
  • Scenografia: Jeremy Hindle
  • Costumi: Sarah Edwards
  • Montaggio: Kirk Baxter, A.C.E.
  • Musiche: Volker Bertelmann
  • Sound Design: Paul N. J. Ottosson
  • Co-produttori: Jeremy Hindle, Sumaiya Kaveh
  • Casting: Susanne Scheel
  • Cast: Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, with Greta Lee, and Jason Clarke. Nel cast anche Malachi Beasley, Brian Tee, Brittany O’Grady, Gbenga Akinnagbe, Willa Fitzgerald, Renée Elise Goldsberry, Kyle Allen e Kaitlyn Dever.

 
 

A Hopper la stella sulla Walk of Fame

L’attore e regista Dennis Hopper, ormai malato allo stadio terminale, ha ricevuto la stella sulla celebre Walk of Fame di Hollywood.

 
 

A History of Violence: trama, cast e curiosità sul film

A History of Violence film

Il regista David Cronenberg e l’attore Viggo Mortensen hanno lavorato insieme in più occasioni nel corso della loro carriera, dando vita a lungometraggi di particolare pregio come La promessa dell’assassino e A Dangerous Method. Il loro primo film insieme, risalente al 2005, è però il thriller A History of Violence, titolo presentato in concorso al Festival di Cannes e lodato per la sua atmosfera e i risvolti noir. Quella raccontata, infatti, è una vicenda apparentemente semplice, che si propaga però fino a diventare un complessa vicenda di violenza e vendetta, dove nessuno è realmente al sicuro.

Il film, sceneggiato da John Olson, è l’adattamento dell’omonimo romanzo a fumetti del 1997 scritto da John Wagner e illustrato da Vince Locke. Noto in Italia con il titolo di Una storia violenta, questo fu un ennesimo successo per Wagner, già noto per il personaggio del Giudice Dredd, adattato al cinema nel film Dredd – La legge sono io. Interessatosi al progetto, Cronenberg vi vide la possibilità di realizzare un nuovo thriller dopo Crash (1996) e Spider (2002). Apportando al progetto il proprio personalissimo stile, il regista ha fatto di A History of Violence uno dei suoi maggiori successi di critica e pubblico.

Considerato dal regista come una riflessione sul corpo umano e il suo rapporto con la violenza, la quale viene qui esplorata sotto punti di vista diversi, tanto storici quanto sociologici. Per gli amanti del genere e di Cronenberg, un titolo da non perdere assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il fumetto. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

A History of Violence: la trama del film

Protagonista del film è Tom Stall, un uomo mite e proprietario di un piccolo ristorante nella cittadina di Millbrook. Al di là del suo lavoro, Tom si dedica molto alla sua famiglia, composta dalla moglie avvocato Edie e dai figli Jack e Sarah. La placida esistenza di Tom viene però bruscamente spezzata il giorno in cui il suo ristorante è preso d’assalto da due rapinatori, che egli riesce però abilmente a mettere fuori gioco. Da quel momento, Tom si vede investito di una non richiesta popolarità, con i mass media che lo osannano ad eroe americano. La notizia viaggia in lungo e in largo, giungendo però anche a Filadelfia, alle orecchie del crudele Carl Fogarty.

L’uomo è un membro di spicco della mafia irlandese locale e associa il volto di Tom a quello di Joey Cusack che molti anni prima faceva parte proprio della banda criminale e che li aveva poi traditi. Fogarty decide dunque di recarsi a Millbrook in cerca di vendetta, seguito dai suoi uomini. Il loro arrivo scuoterà ancor più nel profondo l’esistenza di Tom e quella della sua famiglia, la quale non è più certa di conoscere realmente quello che credevano essere un marito e padre amorevole. Nel desiderio di porre fine ai suoi problemi, Tom capirà che l’unico modo per porre fine a quella guerra è il rispondere con la violenza alla violenza.

A History of Violence cast

A History of Violence: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il protagonista Tom Stall vi è l’attore Viggo Mortensen. Egli, seppur inizialmente non entusiasta della sceneggiatura, accettò di recitare nel film per poter lavorare con Cronenberg, che stimava molto. L’attore si dedicò poi molto al suo personaggio, immaginandone la vita prima della vicenda narrata nel film e lavorando sull’accento di Philadelplhia per poterlo rendere credibile. In seguito, Mortensen ha affermato di considerare A History of Violence uno dei film più belli in cui abbia mai recitato. Accanto a lui, nel ruolo della moglie Edie Stall vi è invece l’attrice Maria Bello, vita anche nei film Secret Window e Prisoners, mentrei figli Jack e Sarah Stall sono interpretati da Ashton Holmes e Heidi Hayes.

Nei panni del crudele Carl Fogarty vi è l’attore Ed Harris, mentre nel ruolo del mafioso Richie Cusack vi è William Hurt. Originariamente, i loro personaggi avrebbero dovuto avere origini italiane, ma dopo la scelta dei due attori si preferì modificarli e dar loro origini irlandesi. Ciò è stato motivato dal fatto che Harris e Hurt risultavano più convincenti con origini irlandesi che italiane. Nonostante compaia nel film per appena 10 minuti, Hurt è poi stato candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista. Completano poi il cast gli attori Peter MacNeill nei panni dello sceriffo Sam Carney e Stephen McHattie in quelli di Leland Jones.

A History of Violence: le differenze tra il film e il fumetto

Il film, pur facendo riferimento all’omonimo romanzo a fumetti da cui è tratto, è soltanto vagamente basato su di esso. Lo sceneggiatore Josh Olson ha infatti affermato fin dall’inizio di volere utilizzare la storia originale come trampolino di lancio per esplorare i temi che più lo interessavano. Per questo motivo, dopo una prima parte grossomodo fedele a quanto raccontato da Wagner, si iniziano ad incontrare diverse variazioni. Innanzitutto, il nome del protagonista cambia da Tom McKenna a Tom Stall, mentre John Torrino è stato cambiato in Carl Fogarty. Anche il nome del figlio del protagonista è cambiato, passando da Buzz a Jack.

Nel fumetto, poi, Millbrook si trova nel Michigan, mentre nel film è nell’Indiana, e i boss del film non sono più di Brooklyn ma di Philadelphia. Secondo la stampa tedesca David Cronenberg e lo sceneggiatore Josh Olson hanno inoltre cambiato i nomi che sembravano italiani per evitare di anticipare i legami con la mafia. Il più grande cambiamento operato da Cronenberg e Olson, però, è quello relativo al personaggio di Richie e al suo rapporto con Tom. Nel romanzo, infatti, sono amici di infanzia, mentre nel film sono fratelli. Differente è inoltre la fine riservata a Richie, che nel film è caratterizzato a sua volta come un personaggio crudele e pronto alla violenza.

A History of Violence: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di A History of Violence grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Infinity+, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 19 maggio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

a hidden life la vita nascosta

A otto anni dalla Palma d’Oro a Cannes con The Tree of Life, Terrence Malick torna in concorso sulla croisette con A Hidden Life. Gli anni che separano il film con Brad Pitt da questo nuovo progetto del regista di Austen sono stati i peggiori della sua produzione, anche se i più fertili. Tuttavia, di fronte a questa nuova prova, si ha la sensazione che Malick sia tornato alle sue suggestioni originali, realizzando un’altra delle sue opere d’arte.

La storia di A Hidden Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.

Malick racconta il legame carnale che l’uomo ha con la sua terra, che coltiva, smuove, cura per provvedere alla sua famiglia; a questo legame che sembra indissolubile fa da appendice  e naturale continuazione la forte passione che lega Franz a sua moglie, che con lui lavora la terra e nutre la famiglia. Con una regia che coniuga la classicità della forma cinematografica con intuizioni e invenzioni che ne confermano il ruolo rivoluzionario, Malick realizza un ritratto emozionante, profondo delle contraddizioni di un piccolo villaggio, della decisione difficile ma conscia del protagonista, dell’amore fortissimo, puro, cristallino di questa donna, ennesimo incredibile ritratto femminile, che si dà completamente al suo uomo, mostrando devozione e comprensione.

A Hidden Life, il film

Con A Hidden Life, il regista torna alle sue migliori suggestioni, sia formali che visive. Riesce a piazzare la macchina da presa in posizioni mai tentate prima, rende canone ciò che lui stesso inventa, dà vita e luminosità alle immagini, sfruttando la luce naturale e conferendo ad ogni ambiente una personalità propria. A questa caratteristica classica per il suo cinema, Malick aggiunge delle fortissime suggestioni pittoriche, che vanno dai Mangiatori di Patate di Van Gogh alle luci e le fiamme di De La Tour, elementi che contribuiscono a donare al film la bellezza formale per la quale il regista è diventato celebre.

Non solo, a queste caratteristiche ben note del suo stile, il regista si rivela anche abile costruttore di suspance, legando l’immanenza degli eventi a suoni o personaggi particolari, simboli di una svolta narrativa attesa e temuta. In questo film, Malick ritrova un racconto meno rarefatto, più classico, un elemento che permette di entrare in connessione con i protagonisti e con il loro dramma, ma evolve anche la sua poetica sul contrasto tra natura e cultura, dove, in questo caso, la seconda si fa spettatrice, mentre la prima è rappresentata dalla fede, dalla scelta di rimanere coerenti con il proprio credo, qualunque sia il costo.

A Hidden Life propone anche un ulteriore sviluppo della figura femminile, un percorso di umanizzazione che dall’anestetizzata Holly de La Rabbia Giovane, procede verso l’alto fino alla Madre/Grazia di The Tree of Life. Con Franziska, Malick propone una mater dolorosa (et operosa), un ricongiungimento con la Terra, con la materia che si fa portatrice di vita e di concretezza, anche di fronte alla decisione ineluttabile che la storia imponeva.

Torna il voice over che entra dentro le menti e i cuori dei personaggi, il grandangolo a deformare i primi piani e ad avvicinarli allo spettatore, la durata importante, fondamentale al regista per affondare il suo stiletto appuntato nel cuore della storia. Torna anche la dimensione della guerra, sempre la Seconda Mondiale che aveva così magistralmente rappresentato in La Sottile Linea Rossa. Ma a differenza del capolavoro del 1998, così come è obbiettore il suo protagonista, anche il regista rinuncia in questa occasione alla violenza ostentata; non sentiamo un solo colpo di pistola, non vediamo una goccia di sangue. In compenso l’orrore della guerra non è più quella “nel cuore della natura” di cui parlava il Soldato Witt, ma è un’esperienza tutta umana alla quale si può decidere, come Franz, di non partecipare, rimanendo fedeli a se stessi.

In A Hidden Life, Terrence Malick sembra suggerirci che il Bene, nel mondo, cresce con i gesti privati, piccoli, nascosti, come la vita che vorrebbero condurre i protagonisti del film, come la vita che conduce lui stesso.

 
 

A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

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A herdade è il nuovo film di Tiago Guedes, selezionato nel Concorso di Venezia 76. Il film poteva essere a tono con la selezione dello scorso anno della Mostra, che prevedeva una serie di pellicole molto lunghe, storie importanti, che in più di un’occasione permettevano alla storia privata di incrociarsi con la grande Storia pubblica. E questo è ciò che sceglie di fare Guedes, con il suo film.

Il film racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A herdade scava nei segreti della loro proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.

A herdade intreccia la storia politica e sociale del Portogallo attraverso i decenni, con quella legata all’ascesa e alla caduta di una famiglia, specchio della contemporaneità, che suo malgrado attraversa i cambiamenti che il tempo impone a tutte le cose. Questo equilibrio tra grande e piccolo, pubblico e privato, viene raccontato attraverso una lente particolarmente insolita, quasi pacifica potremmo dire, in cui la lotta di classe viene quasi annullata e perde il suo potere esplosivo.

Se alcuni momenti del film si caratterizzano per un’impostazione da soap opera, sacrificando la credibilità della messa in scena, gli scenari, le bellissime location, sono valorizzati invece da una fotografia che cattura ogni raggio di luce nei cieli tersi che dominano la maggior parte del film.

A herdade è un film che ha bisogno del suo tempo, come la sua storia, e non è una mera questione di minutaggio, anche se il film dura 164 minuti, è una questione di respiro: le storie su scala così grande hanno bisogno di inspirare ed espirare profondamente, così da riuscire a trovare spazio negli occhi e negli animi di chi li guarda.

Il problema di questo affresco così ricco e stratificato è proprio l’affollamento di temi che il film non poteva raccontare singolarmente in maniera esaustiva. E quindi il risultato è che in alcuni casi le redini del racconto sfuggono di mano al regista. Nonostante questo, il film mantiene il fascino della grande epica cinematografica, senza particolare lode, ma anche senza infamia.

 
 

A head full of Dreams: il film sui Coldplay al cinema e su Amazon

A head full of Dreams

I Coldplay hanno annunciato un nuovo film, A head full of Dreams, che svela al pubblico tutta la loro carriera ventennale. Il documentario sarà disponibile in streaming in esclusiva su Amazon Prime Video in tutto il mondo dal 21 Novembre.

Insieme all’esordio di A head full of Dreams su Amazon Prime Video, i Coldplay realizzeranno tre tracce esclusive disponibili su Amazon Music. Le trace sono: Stayin Alive (Live at Glastonbury) dei Coldplay & Barry Gibb, Us Against The World (Live in São Paulo) e Don’t Panic (Live in Paris).

A head full of Dreams offre un approfondimento sull’incredibile ascesa della band, dai dietro le quinte nei pub di Camden ai sold out negli stadi di tutto il mondo. Protagonista del documentario è l’incrollabile legame tra i membri della band che non si è mai incrinato nonostante i vari alti e bassi della loro storia.

A head full of Dreams, il film

Il film è stato diretto da Mat Whitecross – director di Supersonic, l’acclamatissimo documentario del 2016 sugli Oasis – che ha incontrato i quattro amici al college a Londra prima ancora che formassero la band. Whitecross era presente fin dall’inizio per trasformare in video la musica e l’amicizia tra i componenti della band, dalle primissime prove in un affollato bagno universitario.

Da allora Whitecross ha diretto numerosi tra i più iconici videoclip della band (tra gli altri Paradise, A Sky Full Of Stars e Adventure Of A Lifetime) e ha continuato a documentare l’evoluzione personale e musicale dei Coldplay.

Attingendo ad un grande archivio inedito di video di dietro le quinte e dei live, A HEAD FULL OF DREAMS è una riflessione della band sulle due decadi insieme. La maggior parte del documentario è stato girato durante il loro tour di maggior successo dal titolo A Head Full Of Dreams Tour, che è stato certificato come uno dei tre più grandi tour di tutti i tempi e che ha visto i Coldplay suonare davanti a più di 5.5 milioni di fan.

 
 

A Good Person: trailer del film di Zach Braff con Florence Pugh

E’ stato diffuso oggi il trailer di A Good Person, film targato Sky Original scritto e diretto dal candidato al Golden Globe Zach Braff, che in Italia sarà in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW dal 30 maggio 2023.

Quarto film del regista e attore Zach Braff, A Good Person vede la partecipazione di uno straordinario cast che comprende la candidata all’ Oscar Florence Pugh, attrice britannica tra le più entusiasmanti della sua generazione, Molly Shannon, Chinaza Uche, Celeste O’Connor e la leggenda della recitazione e premio Oscar Morgan Freeman. La fotografia è curata dal premio Oscar Mauro Fiore. Il film è prodotto da Killer Films, Elevation Films, Zach Braff e Florence Pugh.

La trama del film

Allison (Florence Pugh) è una giovane donna che ha davanti un futuro radioso: ha un fidanzato meraviglioso, una carriera fiorente, una famiglia e degli amici che la sostengono. Ma il suo mondo va in mille pezzi quando sopravvive ad un terribile incidente ed esce dalla clinica con una dipendenza da oppioidi e un dolore irrisolto. Negli anni successivi, sarà l’improbabile amicizia che stringe con l’aspirante suocero (Morgan Freeman) a darle la possibilità di rimettersi in sesto e andare avanti con la sua vita.

 
 

A Good Day to Die Hard: un cameo anche per Mary Elizabeth Winstead?

Le riprese del quinto capitolo della saga di Die Hard sono attualmente in corso in Ungheria: la vicenda vedrà Bruce Willis tornare a vestire i panni dell’eroe suo malgrado John McClane, che si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La novità è che il protagonista sarà affiancato dal figlio, interpretato da Jay Courtney.

Le sorprese però non finiscono qui, dato che a quanto pare nel film tornerà anche una terza componente della famiglia McClane: Ted Cross, altro partecipante al film, ha infatti rivelato sul suo blog che, nell’occasione si è trovato a lavorare a fianco di Mary Elizabeth Winstead. L’attrice aveva partecipato al quarto episodio della serie, nel 2007, nel ruolo della figlia di McClane, Lucy; al momento tuttavia non è ancora chiaro quale ruolo avrà la Winstead nel film: Cross ha spiegato che comunque la scena girata con lei è posta verso la fine del film. A Good Day to Die Hard vedrà la partecipazione, tra agli altri, di Sebastian Koch, Yulia Snigir, Cole Hauser. L’uscita è fissata per il 14 febbraio 2013.

Fonte:  ComingSoon.Net