Dopo le vittorie ai David di
Donatello e ai
Nastri d’Argento, Marco
Bellocchio riceve il Globo
d’Oro dai giornalisti della stampa estera accreditata
in Italia per il filmRAPITOe
per la serie
ESTERNO NOTTE.
Un nuovo riconoscimento per RAPITO,
che si aggiunge alle importanti notizie provenienti dall’estero: il
film RAPITO sarà distribuito negli Stati Uniti da Cohen Media
Group.
Acclamato dalla stampa francese,
esaltato dal Guardian che lo ha definito “Un classico in divenire”,
consigliato da Variety, RAPITO, dalla sua presentazione in Concorso
al Festival
di Cannes, e dopo il successo nelle sale italiane, comincerà il
suo viaggio per il mondo toccando numerosi Paesi del mondo: Nord
America, Inghilterra e Irlanda, Australia e Nuova Zelanda,
Giappone, America Latina, Spagna, Belgio, Svizzera, Polonia,
Portogallo, Grecia e Cipro, Repubblica Ceca e Slovacchia,
ex-Jugoslavia, Ungheria, paesi baltici, Bulgaria, Israele, Ucraina,
Taiwan e Indonesia.
Distribuito da 01
Distribution, arrivato in sala il 25 maggio, il film di
Marco Bellocchio, RAPITO, è incentrato sulla storia di Edgardo
Mortara il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua
famiglia per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa
Pio IX, suscitando un caso internazionale.
Il film è una
produzione IBC
Movie e Kavac
Film con Rai Cinema in
coproduzione con Ad Vitam
Production e The Match
Factory, prodotto da Beppe
Caschetto e Simone Gattoni, ed
è interpretato da Paolo
Pierobon, Fausto Russo
Alesi, Barbara
Ronchi, Enea Sala (Edgardo
Mortara da bambino), Leonardo
Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo
Timi e Fabrizio Gifuni.
Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi,
Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno
Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica
Fracassi.
Il personaggio di Ted
Danson trova un nuovo scopo in A Man on the
Inside di Netflix,
proprio come l’uomo della vita reale che ha ispirato la sitcom.
Creata da Michael Schur, la serie segue Charles,
vedovo e pensionato, che viene assunto da un’investigatrice privata
di nome Julie (Lilah Richcreek Estrada) e va sotto
copertura in una casa di riposo di San Francisco per risolvere un
furto.
Se la trama comica vi suona
familiare, è perché è stata ampiamente ispirata dal documentario
del 2020 The Mole Agent, presentato in anteprima
al Sundance e che ha ottenuto una nomination agli Oscar. Il film
documentava l’allora ottantatreenne Sergio Chamy mentre si
infiltrava in una casa di riposo cilena per cercare segni di abusi
sugli anziani.
“Direi che lo scopo di questo
spettacolo è semplicemente quello di discutere un argomento di cui
pochi parlano, ovvero l’invecchiamento. In questo Paese si pensa
che sia qualcosa di quasi vergognoso o imbarazzante”, ha detto
Schur alla CBS
Sunday Morning. “Penso che sia strano. Questo è
ciò che accade se siamo fortunati. Se siamo fortunati,
invecchiamo”.
Ora la storia di Chamy viene
trattata a Hollywood con A Man on the Inside, che debutta
il 21 novembre. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla serie di
Netflix
e sulla spia realmente esistita che l’ha ispirata.
A Man on the
Inside racconta la storia del vedovo Charles
(Danson), un uomo che ha perso il suo entusiasmo per la vita da
quando è andato in pensione. Sua figlia Emily () lo incoraggia a
trovare una nuova ed eccitante avventura in cui imbarcarsi, ed è
così che Charles si imbatte in un annuncio di ricerca sul
giornale.
Nel frattempo, l’investigatore
privato Julie (Estrada) cerca un assistente investigativo, ma non
ha intenzione di assumere un giovane rampante. Ha invece bisogno
dell’aiuto di un uomo di età compresa tra i 75 e gli 85 anni.
Charles coglie al volo
l’opportunità di diventare una spia, la cui missione è quella di
andare sotto copertura al Pacific View Retirement Residence di San
Francisco. Lì dovrà cercare di risolvere il mistero della scomparsa
di un cimelio di famiglia di un residente: una collana di
inestimabile valore.
Parlando con PEOPLE prima della
prima, Danson ha detto che spera che la serie mostri alle persone
“come vivere” fino alla fine. “Si può ancora fare tutto, anche alla
nostra età”, ha detto. “Non mollate, non chiudete gli occhi,
continuate ad andare avanti Il mondo ha bisogno di voi”.
A Man on the Inside è
basato su una storia vera?
Sì! A Man on the Inside è
basato sulla storia reale del vedovo Sergio Chamy, che a 83 anni è
stato ingaggiato dall’investigatore privato Rómulo Aitken per
entrare sotto copertura in una casa di riposo in Cile, secondo il
Los Angeles Times.
Detto questo, Chamy non stava
cercando di risolvere il mistero di una collana scomparsa. Aitken
era stato assunto da una cliente che sospettava che sua madre fosse
“maltrattata” nella struttura per anziani, e Chamy aveva il compito
di cercare segni di maltrattamento dei pazienti da parte del
personale.
Il suo viaggio da spia dilettante è
stato raccontato nel documentario del 2020 The Mole
Agent, attualmente disponibile in streaming su Netflix.
Alla fine, Chamy ha scoperto che la madre del cliente veniva
trattata bene e si è fatto degli amici lungo la strada. Prima di
lasciare la casa di riposo, però, ha condiviso che la sua scoperta
più importante è stata la solitudine dei residenti.
Sebbene la regista del documentario
Maite Alberdi abbia dichiarato a Deadline nel 2021 che Chamy era oggettivamente
la “peggiore spia del mondo” a causa delle sue inadeguatezze
tecnologiche (ha dovuto imparare a usare un telefono cellulare), ha
compensato con la sua capacità di entrare facilmente in contatto
con i residenti.
In un’intervista rilasciata a
Tudum nell’ottobre 2024, Schur ha spiegato perché ha
voluto adattare la storia per la televisione. “Non sapevo quasi
nulla di [The Mole Agent], e me ne sono innamorato
così tanto”, ha detto. “L’eroe, Sergio, è così meravigliosamente
elaborato, così reale, un essere umano adorabile”.
Dove si trova ora Sergio
Chamy?
Sergio Chamy nel documentario del
2020 “The Mole Agent”. Moviestore Collection Ltd/
Alamy Secondo il suo profilo
Instagram, Chamy risiede ancora in Cile con la sua
famiglia. Dopo il successo di The Mole Agent, ha fatto un
cameo in Heart of Stone di Netflix, accanto a
Gal Gadot, ha ottenuto un ruolo in Perra Vida
di Amazon Prime e ha recitato in diversi spot pubblicitari, tra cui
uno per la Coca-Cola.
Nel dicembre 2023, Chemy ha
festeggiato un compleanno importante e ha espresso la sua
gratitudine sui social media. “Voglio ringraziare ognuno di voi per
i vostri messaggi e gesti gentili [in onore dei] miei 90 anni”, ha
didascalicamente
scritto in spagnolo un video del
suo giorno speciale. “Sono stati giorni pieni di emozioni e
felicità. Sono molto grato per la vita”.
In A Man On The Inside di
Netflix,
un uomo anziano di nome Charles è diventato un guscio di se stesso.
Sua figlia Emily vuole disperatamente che lui si dedichi a un hobby
e parli della morte della moglie piuttosto che rimanere solo. La
donna lancia a Charles una sfida e l’uomo è disposto a
raccoglierla. Charles non è un vecchio scorbutico che non va
d’accordo con nessuno; anzi, è proprio il contrario, eppure ha
bisogno di trovare un modo per esprimersi.
Questo è il senso del viaggio di
A Man On The Inside. Mentre è alla ricerca di un
lavoro, il signor Nieuwendyk si trova a fissare un ritaglio di
giornale con un’opportunità di lavoro per una persona di età
compresa tra i 75 e gli 85 anni. Non ha idea di cosa comporti il
lavoro, ma decide di provarci. Improvvisamente Charles viene
assunto come “uomo interno” di Julie. Nella casa di riposo Pacific
View, Charles deve andare sotto copertura e scoprire chi ha rubato
la collana di Helen. Alla fine della serie, Charles si ritrova non
solo a risolvere un caso complicato, ma anche a scoprire un nuovo
lato di sé.
Avviso di
spoiler
Chi ha rubato la collana di
Helen?
Nell’episodio finale di
A Man On The Inside, Didi scopre Charles
e Julie e viene a conoscenza della missione. Tuttavia, Charles ha
ormai capito chi ha rubato la collana di Helen, o meglio chi l’ha
presa. È Gladys che ha preso la collana di Helen, come effetto
collaterale della sua demenza. Charles se n’è accorto perché sua
moglie avrebbe fatto qualcosa di simile proprio quando stava
perdendo la memoria. Tuttavia, la situazione costringe Charles a
recarsi nel “quartiere”, cioè nella struttura per coloro che hanno
problemi di memoria all’interno del Pacific View. È un momento
difficile per lui, perché aveva promesso alla moglie che non
l’avrebbe mai lasciata andare via da casa, per quanto fosse
difficile.
Ma in seguito apprendiamo che nei
suoi ultimi giorni di vita, per Charles era diventato davvero
difficile. Aveva deciso di mandare Victoria in una struttura di
assistenza, infrangendo in sostanza la promessa fatta a lei.
Tuttavia, il giorno prima che la portasse via, lei morì. Suppongo
che questo sia anche il motivo per cui Charles era così interessato
a fare amicizia con Gladys e a cercare di aiutarla. Un po’ di quel
senso di colpa che si sta insinuando. Gladys aveva iniziato a
confondere alcuni dei residenti con gli artisti che vestiva ai
tempi in cui era una costumista, quindi avrebbe pensato che la
collana facesse parte di uno dei suoi costumi e l’avrebbe tenuta
con sé. Charles le chiede semplicemente se ha una collana di
riserva e subito la ragazza le regala quella di Helen.
Suppongo che la permanenza nella
casa di riposo abbia portato una sorta di chiusura per Charles.
Avendo vissuto con altri anziani, Charles si è reso conto di molte
cose che provava per la morte della moglie e in quei momenti è
riuscito a riconciliarsi con il suo senso di colpa e a dire alla
figlia come si sentiva veramente. Una parte importante di questa
storia è che Emily pensa che lei e Charles non abbiano un rapporto
idilliaco, ma direi che in questo momento hanno finalmente trovato
un terreno comune e si sono capiti al meglio.
Certo, la madre di lei doveva
essere il collante, ma senza di lei Emily e Charles possono ancora
dirsi le cose e parlare dei loro sentimenti, perché questa è la
famiglia. Charles ed Emily hanno anche finalmente messo via tutte
le cose di sua moglie e hanno tenuto solo quelle importanti. Viene
anche pagato per il lavoro e, mentre si trova nell’ufficio di
Julie, viene a sapere che Didi si sta licenziando. Questo dopo aver
tenuto una lezione al figlio di Helen su come gli anziani siano in
difficoltà a causa dell’alienazione dalla famiglia e non per le
condizioni delle case di riposo in cui vivono.
Julie dice a Charles che, poiché ha
risolto il caso, prima o poi gli farà un favore. Lui lo incassa in
quel momento perché ha bisogno di lei per convincere Didi a
restare. Sembra che non ci sia candidato migliore di Didi per
questo lavoro, perché è molto attenta e sa esattamente di cosa
hanno bisogno tutti alla casa di riposo. Inoltre, non ha bisogno
che nessuno le dica cosa stanno passando, ma può semplicemente
vederlo e sapere cosa fare. Charles convince Didi dicendole che,
anche se si trovava lì per una missione che lo costringeva a
mentirle, in realtà si sentiva solo e lei lo aveva capito, per
questo aveva mandato Virginia e Florence nella sua stanza per farlo
aprire. Poi Julie le dice che non conosce molte persone che
lavorano anche quando sono fuori servizio. Cioè, non conosce nessun
altro a cui importi quanto a Didi, e quindi dovrebbe rimanere per
il bene dei tanti anziani del Pacific View, in modo che la prossima
volta che una persona sola entrerà nell’edificio potrà stare
tranquilla.
Allo stesso tempo, Calbert parla a
Didi del suo ritorno e le dice che è felice che lei rimanga, perché
non è responsabile di ciò che è successo. È stato Charles il
cattivo. Tuttavia, Didi gli dice che è stato Charles a ricordarle
perché dovrebbe restare e, per quanto voglia odiare il ragazzo, non
riesce a farlo. Anche in questo caso, il suo sesto senso funziona,
perché Calbert sta cercando scuse per parlare di nuovo con il suo
amico. Calbert trova Charles a una conferenza che sta tenendo e gli
dà del chiacchierone. È vero: Charles ama parlare, soprattutto di
meraviglie architettoniche. Calbert lo invita quindi al matrimonio
di Virginia ed Elliott a casa sua. In fondo, per quanto tutto fosse
una bugia, la loro amicizia era vera.
Nel finale di A Man On
The Inside, Charles trascorre un po’ di tempo con
Gladys, perché nei momenti di maggiore solitudine qualcuno ha
bisogno di compagnia, e la vediamo sorridere. Didi è felice di
rivedere Charles e Charles e il suo amico Calbert concludono la
serata con una partita come al solito. Un lieto fine per
Charles.
A Man On The
Inside si conclude con una telefonata di Charles a
Julie che gli comunica (con rammarico) che ha un altro caso per
lui. Indossa il suo fazzoletto da taschino da spia ed è pronto a
partire prima che scorrano i titoli di coda. Ora, lo show può
essere una serie limitata perché abbiamo tutte le risposte che ci
servono e tutto è perfettamente chiuso in una scatola con un
fiocco. Tuttavia, Charles è un ottimo detective e non ci
dispiacerebbe vederne altri. Quindi, anche se non è stato
confermato nulla al momento della stesura di questo articolo, c’è
la possibilità che Charles e Julie tornino su un nuovo caso.
Nell’edizione 2021 di
Lucca Comics & Games che ha
rappresentato un’importante ripartenza per la manifestazione,
l’Area Movie a cura di QMI si è imposta tra i protagonisti di
questa edizione.
La più giovane delle aree tematiche
di Lucca C&G ha offerto al pubblico un ricco palinsesto
con 21 appuntamenti al cinema e 3 eventi
speciali seguiti e applauditi da tantissimi spettatori e
appassionati.
Tra i momenti indimenticabili di
questa edizione, il ritorno di The
Witcher che dopo il 2019 ha scelto
nuovamente Lucca Comics & Games come location
per il lancio della nuova stagione, in arrivo su Netflix dal 17 dicembre, alla presenza degli
attori Kim Bodnia e Joey
Batey, la creatrice della serie Lauren
Schmidt Hissrich, la costume designer Lucinda
Wright e il production designer Andrew
Laws. In occasione dell’uscita di Strappare
lungo i bordi il 17 novembre su Netflix,
l’Area Movie ha ospitato uno speciale panel al Teatro del Giglio
con Zerocalcare e Giorgio
Scorza (produttore della serie) per raccontare la serie
tv.
Ma l’Area Movie ha visto
protagonisti tanti altri grandi nomi, tra cui: Frank
Miller accompagnato da Silenn
Thomas, regista del documentario dedicato alla vita e alla
carriera del maestro Frank
Miller – American Genius; Simon
Bouisson, Théo Fernandeze Aloïse
Sauvage, regista e protagonisti della serie
RaiPlay Stalk, di cui sono stati presentati in
anteprima i primi due episodi della seconda
stagione; Giovanni
Rigano e Massimo Rocca, gli
artisti italiani che hanno realizzato la Graphic Novel
di Encanto, nuovo film d’animazione
Disney; i registi Gabriele Mainetti
e Alessandro Rak, il creatore di
Rainbow Iginio Straffi.
Grande successo anche per le
anteprime e le proiezioni speciali tra cui i primi due episodi
della serie Dopesick – Dichiarazione di
Dipendenza su Disney+ dal 12 novembre, l’appuntamento
per i più piccoli con Pinocchio & Friends,
l’anteprima dei primi due episodi di Superman &
Lois e il tutto sold out per Ghostbusters:
Legacy, My Hero Academia ed Eternalsche
ha chiuso il programma dell’Area Movie.
E tre appuntamenti speciali che
hanno portato il grande cinema fuori dalla sala: l’esposizione
della Ecto-1, la mitica auto degli
acchiappafantasmi, in occasione della proiezione di
Ghostbusters: Legacy, la sfilata di moda a
tema Swinging London per Ultima notte a Soho a
cui hanno partecipato 15 modelle e modelli tra cui Maurizio
Merluzzo (doppiatore e attore), Himorta (cosplayer e showgirl) e
Cristina Scabbia (Cantante dei Lacuna Coil), e la video-proiezione
della digital rain di Matrix che
ha animato i palazzi di piazza del Giglio.
Ad arricchire il programma dell’Area
Movie per questa edizione ci sono stati anche tanti eventi digitali
con 9 panel digital dedicati al mondo Movie
sul canale Twitch di Lucca Comics & Games, tra cui: la
diretta dell’evento The
Witcher, l’intervista esclusiva a Gabriele Mainetti e
quella al cast di Stalk. A questi si aggiungono altri 9 incontri
dedicati all’Area Movie sul canale Twitch di Badtaste come la
monografia di Francesco Alò dedicata a Matrix e
approfondimenti critici sulla saga
di Scream e Ghostbusters:
Legacy.
Tra le attività speciali a
Lucca Comics & Games
dedicate al cinema e alle serie tv, il Loggiato Pretorio ha
ospitato lo stand di Infinity+ dedicato a Schitt’s Creek. Sempre al
Loggiato Pretorio, QMI ha curato la presenza di NeN Energia a
Lucca Comics & Games 2021
con lo stand “La Casa Distratta”.
Il successo di quest’anno dell’Area
Movie è stato reso possibile grazie ai tanti partner che hanno
portato a Lucca i loro contenuti: The Walt Disney Company
Italia, Netflix, Warner Bros. Entertainment, Sony Pictures, 01
distribution, Universal Pictures, RaiPlay, Rai Ragazzi, Rai 4,
Rainbow, Eagle Pictures, Minerva Pictures, Nexo Digital, Paramount
Pictures.
La
Lionsgate ha diffuso un trailer internazionale di
A Long Way Down, un film diretto da
Pascal Chaumeil e basato sul romanzo di
Nick Hornby, in cui i quattro protagonisti della
storia sono interpretati da Pierce Brosnan, Toni Collette,
Aaron Paul e Imogen Poots, ai quali si
aggiungono Rosamund Pike, Sam Neill e
Tuppence Middleton.
Il film racconta la particolare,
divertente e commovente storia di quattro persone che per caso si
ritrovano tutte su un tetto di un palazzo a New York durante la
vigilia di Capodanno. Tutti e quattro vogliono suicidarsi, ma
l’incontro reciproco sembra salvare loro la vita.
Purtroppo non esiste ancora una data
USA per il film, quindi temiamo che avere una data italiana per il
momento sia quasi impossibile.
La montagna è notoriamente un
ambiente tanto affascinante quanto pericoloso, che mette a dura
prova la tempra umana e porta, per chi riesce a raggiungere la
vetta, a provare un profondo senso di libertà. Film come
Cliffhanger – L’ultima sfida, Everest e
Corvo rosso non avrai il mioscalpo sono solo
alcuni esempi a riguardo. Ad essi si può aggiungere il film del
2011 A Lonely Place to Die, dove ai pericoli della
montagna si aggiungo anche quelli rappresentati dalla criminalità
umana.
Il film è diretto da Julian Gilbey, noto per il suo
lavoro sui
film thrillerRollin’ With The Nines e Summit
Fever. Con quest’opera egli ha dunque dato vita ad un nuovo
esempio di questo genere, coniugando suspence, azione e crime
movie. Probabilmente poco noto rispetto ad altri film simili,
A Lonely Place to Die offre dunque diversi gradi
di intrattenimento, senza mai dimenticare di fare della montagna la
sua vera protagonista, ambiente tanto ostile quanto suggestivo.
Per gli appassionati di film ad alta
quota e ad alta tensione, si tratta dunque di un titolo da non
perdere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative ad A Lonely Place to
Die. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di
attori, alle location e
alla descrizione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di A
Lonely Place to Die
Protagonisti del film sono un gruppo
di cinque alpinisti, gli esperti Alison e
Rob, la coppia sposata Alex e
Jenny e il più giovane Ed.
Impegnati in escursioni e scalate nelle Highlands, i cinque si
imbattono in una ragazzina, letteralmente sepolta viva, nel
profondo della foresta. Liberata dal suo luogo di prigionia la
terrorizzata ragazzina, che non parla inglese e di cui scoprono
solo il nome, Anna, la portano in salvo con loro,
diventando così inevitabile preda degli spietati rapitori, disposti
ad uccidere senza alcuna esitazione per recuperarla e poter
ottenere i milioni di euro del riscatto.
Ad interpretare Alison vi è
l’attrice Melissa George, nota per la sua
partecipazione a serie come Home and Away, Alias e la più
recente The Mosquito Coast. Nel ruolo di Rob vi è
Alec Newman, mentre i coniugi Alex e Jenny sono
interpretati da Garry Sweeney e Kate
Magowan. Ed Speelers, noto per il film
Eragon e le serie Downton Abbey e Star Trek:
Picard, interpreta Ed. Nel ruolo della giovane Anna vi
è Holly Boyd, mentre suo padre Mr. Rakovic è
interpretato da Matthew Zajac.
Nel ruolo dei due criminali che
inseguono i cinque alpinisti vi sono Sean Harris
nel ruolo di Mr. Kidd e Stephen McCole in quello
di Mr. Mcrae. Karel Roden ricopre il ruolo di
Darko, un collaboratore di Rakovic, mentre Eamonn
Walker è Andy, un mercenario ingaggiato da Rakovic.
Paul Anderson, infine, ricopre il ruolo di Chris,
un altro mercenario ingaggiato da Rakovic. Per quanto riguarda le
location, il film è stato girato in varie località della
Scozia, tra cui Glen Coe,
Glen Etive, Strathconon,
Dingwall e Corrieshalloch
Gorge.
La spiegazione del finale del
film
Nel corso del film, dunque, i
rapitori di Anna iniziano ad inseguire i cinque alpinisti riuscendo
ad uccidere alcuni di loro. Non essendo però ancora riuscito a
ricatturare Anna, Mr. Kidd tenta di bluffare durante la trattativa
con Darko, ricordando un precedente rapimento in cui aveva ucciso
un ragazzino a Parigi quando i suoi genitori avevano cercato di non
pagare. Prima che Alison, Ed e Anna possano essere trasportati a
Inverness dalla polizia, vengono rintracciati da Mcrae, che uccide
gli agenti prima di inseguirli in città, dove si sta svolgendo la
festa di Beltane.
Mentre gli alpinisti sopravvissuti
fuggono, Chris spara a Ed scambiandolo per uno dei rapitori e viene
a sua volta colpito da Mr. Mcrae, ma riesce a informare Darko che i
rapitori non hanno più Anna prima di morire. Dopo aver ucciso Ed,
Mr. Mcrae insegue Alison e Anna in una casa del posto, che prende
fuoco mentre lui e Alison lottano. La lotta si conclude con Alison
che lo uccide spingendolo fuori dalla finestra. Riesce poi a
salvare Anna dall’edificio in fiamme prima di essere soccorsa dai
vigili del fuoco.
Viene quindi trasportata in ospedale
in ambulanza, mentre Anna rimane al suo fianco. Mr. Kidd sta invece
per fuggire con i soldi del riscatto, ma viene catturato da Andy e
portato davanti a Mr. Rakovic, un criminale di guerra serbo che è
il capo di Darko e il padre di Anna. Rakovic lo fa torturare e
seppellire vivo nel bosco per aver osato rapire la figlia. Andy
riceve invece l’intero compenso per i suoi servizi e l’auto, mentre
Rakovic afferma di essere in debito con lui.
Il trailer di A Lonely
Place to Die e dove vedere il film in streaming e in
TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 3 settembre alle ore 21:20
sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Guarda il Trailer internazionale
di A Little Chaos, il film diretto e
interpretato da Alan Rickman (Harry Potter) con
protagonista l’attrice premio Oscar Kate
Winslet:
Nel cast di A
Little Chaos anche Stanley Tucci
e Danny Webb.
È online il primo trailer di
A Little Chaos, secondo film da regista
dell’attore inglese Alan Rickman dopo
L’Ospite d’Inverno (1997). Nel cast del film in
costume figurano Kate Winslet, lo stesso
Alan Rickman, Stanley Tucci, Helen McCrory, Matthias
Schoenaerts, Steven Waddington e Pauline
Moran.
A Little
Chaos, segue le vicende di di Sabine (Winslet),
una determinata progettista di giardini che riesce a scavalcare
barriere di genere e di classe quando viene scelta per costruire
uno dei principali giardini al nuovo palazzo di Luigi XIV a
Versailles. La donna si ritrova così a diventare professionalmente
e sentimentalmente legata con l’architetto di giardini, André Le
Notre (Schoenaerts).
Qui sotto il trailer del film:
Dopo aver debuttato in premiere
mondiale al Toronto International Film Festival del 2014, l’uscita
di A Little Chaos nelle sale
cinematografiche statunitensi è prevista per il 27 marzo 2015
mentre in quelle del Regno uniti è prevista per il 17 aprile
2015.
Per quanto riguarda l’Italia invece non è ancora prevista una data
di uscita.
Imparare oggi come funziona il
domani. A “LEZIONI DI FUTURO” CON IL SOLE 24 ORE – Dal 26
novembre, ogni giovedì, la collana di Nòva24 spiega le
innovazioni che stanno rivoluzionando la vita di tutti i
giorni. Primo appuntamento con “Arrivano i Robot”: come
funzionano gli automi e che cosa ci possiamo fare.
Abbiamo conosciuto 20 anni di
cambiamenti: nulla in confronto all’innovazione che si sta
preparando nei laboratori e nelle imprese più avanzate del pianeta.
I robot, i big data, la sharing economy e l’industria 4.0 sono solo
alcuni tra i fenomeni che stanno alimentando l’ondata evolutiva
della tecnologia e della società.
Ondata in grado di influenzare le
scelte sociali ed economiche e che si riflette sempre più sulla
vita di ognuno di noi. L’analisi dell’enorme quantità di tracce
digitali che ciascuno lascia ogni istante – spostandosi in città,
comprando un prodotto on line, utilizzando la tessera punti,
prenotando un viaggio – sta cambiando le conoscenze che possiamo
sviluppare sul comportamento umano. Conoscenze che da un lato
permettono di indirizzare le scelte di imprese e organi
istituzionali, dall’altro creano nuovi punti interrogativi, con
enormi conseguenze sulla progettazione di infrastrutture,
l’utilizzo delle pubblicità, la gestione degli eventi, la
pianificazione della pubblica sicurezza. Proprio la cyber security
è ad esempio una delle nuove principali esigenze emerse per chi
opera nella difesa di un Paese e che si incomincia a scontrare con
la difesa dei diritti.
“È fondamentale che queste informazioni – afferma Luca De Biase,
Capo redattore di Nòva24 – non restino chiuse nel ghetto dei
privilegiati, ma siano condivise e diffuse il più possibile”. Ed è
proprio con lo scopo di rendere il più possibile conosciute queste
informazioni che Il Sole 24 Ore lancia le “Lezioni di futuro”:
quindici quaderni allegati al quotidiano che ogni giovedì, dal 26
novembre, saranno dedicati a una delle frontiere tecnologiche che
stanno trasformando l’economia, la società, la cultura.
Si tratta di evoluzioni che, per il potenziale di trasformazione
che contengono, impatteranno decisamente sul futuro di imprese,
famiglie e organismi pubblici. Le “Lezioni di futuro” sono quindi
pensate per offrire alle famiglie strumenti per un’istruzione più
consapevole per i propri figli, alle imprese indicazioni per
sviluppi innovativi, alle autorità politiche e amministrative
spunti verso l’elaborazione di policy maggiormente aderenti alle
richieste di cambiamento dell’economia e della società.
Il primo numero delle “Lezioni di futuro” è dedicato alla
robotica e a quello che già oggi i robot sono in grado di fare,
mentre il secondo numero in programma affronterà il tema dei big
data e del loro utilizzo nella società contemporanea.
“LEZIONI DI FUTURO” sarà in edicola con Il Sole 24 ORE ogni
giovedì a partire dal 26 novembre a € 0,50 oltre al prezzo del
quotidiano.
A letto con Sartre
è il film del 2022 diretto da Samuel Benchetrit
con Joey Starr, Bouli Lanners, François Damiens, Ramzy
Bedia, Vanessa Paradis, Gustave Kervern,
Valeria Bruni Tedeschi, Raphaelle Doyle, Constance Rousseau,
Vincent Macaigne, Bruno Podalydès, Jules Benchetrit, Thierry
Gimenez, Jean-Pierre Martinage. Il film è ambientato in
una cittadina nei pressi di un porto a nord della Francia.
Lì le persone trascorrono la loro
vita isolati e col tempo si sono abituati alla violenza. La loro
esistenza viene sconvolta improvvisamente da arte e amore, che
inizia a influenzarli fortemente. Tra di loro ci sono
Jesus (Joey Starr) e
Poussin (Bouli Lanners),
impegnati a organizzare un party per la figlia adolescente del loro
datore di lavoro. E Jacky (Gustave
Kervern), uno scagnozzo che grazie all’amore per una donna
scopre l’arte del teatro. È così che la poesia, l’arte e il teatro
aiutano questi personaggi a dare un senso alla loro vita.
A letto con Sartre
arriva al cinema dal 26 gennaio 2023. Delle traduzioni che il
titolo originale del film – Cette musique ne joue pour personne – ha
ricevuto quella in inglese è forse la più concreta: Love
Songs for Tough Guys, Canzoni d’amore per uomini
duri. Ci rendiamo conto dai primi minuti del film dell’enorme
peso che hanno i personaggi nel gestire le loro vite nel fare i
conti con vari tipi d’amore.
A letto con Sartre, la
recensione
Il primo personaggio che notiamo
subito per importanza in A letto con Sartre è
Jeff, il boss locale, interpretato da
François Damiens. Jeff scopre la poesia, una forma
d’arte che compone la musica con le parole. Non è molto bravo, è
più bravo a farsi rispettare, ad usare la violenza. In
Jeff c’è molto del Tony Soprano
de I Soprano: hanno entrambi le caratteristiche
del boss, amano comandare e odiano non essere presi sul serio. In
Jeff come in Tony sopraggiunge quella crisi di mezza età che
colpisce la buona parte degli uomini adulti che lo porta a cercare
se stesso. Per farlo dovrà perdersi, innamorandosi (come crede)
della cassiera del supermercato.
Per lei, per quel breve surrogato di
amore, inizia a seguire un corso di scrittura di poesie. Una specie
di redenzione per uomini adulti, solo che Jeff non
cerca redenzione ma vuole solo convincersi che così facendo sia
considerato una persona migliore. Attorno a Jeff si aggirano i suoi
scagnozzi: Jesus, Poussin, Jacky e
Neptune interpretati rispettivamente da
Joey Starr, Bouli Lanners, Gustave Kervern e
Ramzy Bedia. Ai primi due è affidata la parte meno
avvincente del film: devono assicurarsi la riuscita del compleanno
della figlia del boss, Jessica, alla quale tengono
particolarmente come se fosse figlia loro. Sono i tipi più duri del
gruppo e dato che non hanno affetti riversano il loro amore verso
la giovane Jessica che cercano in tutti i modi di
non deludere organizzando per lei un compleanno perfetto.
Jacky,
invece, per amore è disposto a tutto. Non aveva programmato di
trovare l’amore, non lo cercava. Era semplicemente lo scagnozzo più
taciturno e solitario. Un giorno
Jeff
lo manda a riscuotere un debito e alla porta trova
Suzanne
(interpretata da
Vanessa Paradis),
se ne innamora all’istante. Lui l’uomo duro, braccio destro del
boss locale, trova l’amore che lo spinge a cambiare vita. Non è una
decisione che prende è semplicemente il motore che inizia a rombare
nella sua vita, nel suo cuore e nella sua testa. Dopo aver fatto di
tutto – tra cui uccidere tutti i membri dello spettacolo teatrale
dove recita
Suzanne
– alla fine viene preso nel ruolo di Sartre – da qui il titolo del
film
A letto con Sartre.
“Chiudi gli occhi, pensami e dimmi
cosa vedi”
Quando ami davvero qualcuno,
immaginarlo, anche ad occhi chiusi dovrebbe essere semplice come
bere un bicchiere d’acqua. Due volte nel corso di A letto
con Sartre viene posta questa domanda e tutte le volte
assume un significato diverso e nuovo. La prima volta
Jeff lo chiede a Neptune. Gli
chiede di chiudere gli occhi e pensare alla cassiera del
supermercato – Roxene – e di dirgli cosa vede.
Neptune stenta a farlo perché farlo
significherebbe confermare quello che il suo cuore già gli diceva
da tempo: lui ama Roxene, lo sa dal primo momento
in cui l’ha vista. Neptune allora recita una
brevissima poesia della quale Jeff reclama la
proprietà, lui è il boss. Non aveva considerato una cosa però: le
parole sono delle armi tanto potenti quanto le pistole e il
risultato che hanno su Roxene è immediato.
La donna rimane colpita da questi
versi – versi che in precedenza non aveva capito, troppo
confusionari e scritti da Jeff. Queste parole le
comprende e le arrivano dritte al cuore sa da chi provengono, ma
non c’è bisogno di dirlo ad alta voce perché anche
Jeff lo capisce. La presa di consapevolezza da
parte di entrambi gli uomini arriva davvero come uno sparo di
fucile a cielo aperto. L’idea di amore surrogato in cui era rimasto
intrappolato Jeff svanisce come in una bolla e rimane dunque
apparentemente solo. La seconda volta è sempre
Jeff a porre la domanda ma questa volta a sua
moglie – interpretata da Valeria Bruni Tedeschi. La donna con gli occhi
chiuse vede un caleidoscopio di colori, odori e sensazioni perdute
che come da un sonno lungo 25 anni si risvegliano e la scuotono dal
torpore in cui ha vissuto per tutto questo tempo.
Tutto
può cambiare
Katia, il personaggio interpretato
dalla Tedeschi, non lo saprà mai concretamente ma le parole che ha
trovato dentro la spazzatura non erano indirizzate a lei, o forse
lo sa ma è troppo innamorata, troppo cieca di questo amore da non
accorgersene. Legge quello che vuole leggere e decide di
sorprendere il marito: nuovo taglio, nuovi abiti, ed effettivamente
riesce nel suo intento. In A letto con Sartre,
Jeff, dunque, vede per la prima volta la moglie,
anche lui come risvegliato da un lungo sonno. Per la prima volta è
lui a chiudere gli occhi e pensa alla persona che ama. Se la
immagina come una poesia dove le parole volano nell’aria
leggere.
L’amore ha spinto i protagonisti di
A letto con Sartre verso una sorta di elevazione
interiore come se attraverso l’arte potessero espiare i propri
peccati. Così Jacky trova l’amore grazie allo
spettacolo teatrale ed è forse pronto a cambiare la sua vita,
Jesus e Poussin hanno organizzato
il compleanno perfetto per Jessica aiutandola
anche a trovare l’amore, Jeff riabbraccia la
moglie in un lungo ballo. Tutto è cambiato, forse il tempo della
redenzione è finalmente giunto ed ha l’aspetto di una composizione
musicale, una poesia, un caleidoscopio di colori.
Non ci sono state solo commedie
romantiche come
Pretty Woman,
Il matrimonio del mio migliore amico e Notting Hill negli anni Novanta per Julia Roberts, ma anche diversi avvincenti
thriller come
Il rapporto Pelican,
Ipotesi di complotto e A letto con il
nemico, quest’ultimo diretto da Joseph
Ruben e basato sull’omonimo romanzo di Nancy
Price. Si tratta di un titolo particolarmente popolare
nella filmografia dell’attrice, che al momento della sua uscita in
sala ha da subito ottenuto un grande successo, concludendo le 11
settimane di permanenza di
Mamma, ho perso l’aereo in testa al box office
nordamericano.
Un successo che rischiava però di
non esserci, in quanto inizialmente il film aveva ricevuto una
classificazione NC-17 (vietato ai minori di 17 anni) quando è stato
presentato alla MPAA. Una classificazione NC-17 può essere
gravemente dannosa per un film, in quanto limita sia la pubblicità
negli Stati Uniti che il numero di sale che lo proietteranno. Per
evitare questo inconveniente e garantire un profitto, il film è
stato ridotto a una classificazione R. Ciò è stato possibile
tagliando alcuni secondi della prima scena di sesso tra i due
protagonisti.
La versione completa di questa scena
si trova però nella versione internazionale, che è quella
proiettata nel Regno Unito e in altre parti d’Europa. Ad ogni modo,
più che l’inizio, è il finale a lasciare piuttosto a bocca aperta.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a A letto con il nemico.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Julia Roberts e Kevin Anderson in A letto con il
nemico
La trama di A letto con il
nemico
Protagonisti del film sono
Laura e Martin Burney, una coppia
apparentemente felice che abita in una grande casa al mare
sull’East Coast. La realtà, tuttavia, è un’altra: l’uomo è violento
e possessivo, soprattutto nei confronti della moglie, e nasconde
una personalità ossessivo-compulsiva. La donna è completamente
soggiogata da lui e gli permette di picchiarla, anche per motivi
superflui. Tuttavia, dopo l’ennesimo litigio, stanca di sopportare
i soprusi del marito, cerca di pianificare la fuga. L’occasione
arriva una sera, quando la coppia viene invitata da amici a fare un
giro in barca a vela.
Con l’arrivo di un improvviso
temporale, Laura si getta in mare facendo finta di affogare. Tutti
la credono morta, anche se il corpo in realtà non verrà mai
ritrovato. La donna assume poi un’altra identità, quella di
Sara Waters, innamorandosi poi del suo nuovo
vicino, Ben. Ma il suo passato non la abbandonerà
tanto facilmente e ben presto il suo ex marito capirà di essere
stato ingannato e, grazie ad alcuni sotterfugi, si metterà sulle
tracce di Laura. Per lei, dunque, la resa dei conti con quella
parte di sé che credeva di essersi lasciata alle spalle si renderà
inevitabile.
Il cast del film
Ad interpretare Laura vi è, come
anticipato,Julia
Roberts, anche se il suo personaggio era
originariamente stato scritto per Jane Fonda e poi proposto a Kim Basinger. Dopo il rifiuto delle due, fu
allora la ventiduenne Roberts ad ottenere il ruolo, divenendo la
più giovane attrice a guadagnare un compenso a sette cifre per un
singolo film. Accanto a lei, nel film, vi sono poi Patrick
Bergin nel ruolo di Martin Burney e Kevin
Anderson in quello di Ben Woodward. Elizabeth
Lawrence interpreta Chloe Williams, madre di Laura,
mentre Kyle Secor interpreta John
Fleishman.
Julia Roberts e Patrick Bergin in A letto con il
nemico
La spiegazione del finale del
film
Nel corso del film, Martin viene
dunque a sapere che Laura aveva preso lezioni di nuoto, il che lo
porta a credere che non sia annegata e che sia viva. La conferma
arriva quando trova la fede nuziale della moglie nel water, che non
era stato scaricato correttamente come lei credeva. Martin si reca
quindi alla casa di cura di Chloe, la madre di
Laura, travestito da detective, e scopre che il “nipote” di Chloe è
appena arrivato in visita. Anche Laura, travestita da uomo, si
trova infatti alla casa di riposo e per poco non incontra Martin.
Martin scopre così dove si trova Laura e viene a sapere anche di
Ben.
Segue così la coppia fino alla nuova
casa di Laura e fa irruzione mentre lei e Ben sono fuori. Li pedina
poi anche durante il loro appuntamento al luna park locale. Quando
Laura torna a casa, nota dei piccoli cambiamenti, indizi che Martin
ha deliberatamente lasciato all’interno della casa: gli asciugamani
perfettamente allineati e il contenuto degli armadietti della
cucina ordinato secondo gli standard esigenti di Martin. Non passa
poi molto e lo stesso Martin si ripresenta in casa, determinato ad
affrontare Laura una volta per tutte. Se la deve però vedere anche
con Ben, a cui riesce a far perdere i sensi.
Mentre Martin punta poi la pistola
che ha con sé contro Ben, Laura lo distrae assestandogli un colpo.
Afferra a quel punto la pistola e lo tiene sotto tiro. Mentre Laura
chiama la polizia, Martin si aspetta che lei dica alla polizia di
proteggerla da lui, come aveva fatto in passato. Laura, tuttavia,
lo sorprende informando la polizia di aver ucciso un intruso. A
quel punto, spara a Martin tre volte al petto. Martin, seppur
ferito, tenta di avere l’ultima parola e con le energie rimastegli
rientra in possesso della pistola che però scatta a vuoto. Martin
muore a quel punto per le ferite riportate, mentre Laura e Ben si
abbracciano e aspettano la polizia, lieti di aver posto fine a
quella vicenda una volta per tutte.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di A
letto con il nemico grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Disney+ e Tim
Vision. Per vederlo, una volta scelta la piatta forma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di mercoledì 29 gennaio
alle ore 21:10 sul canale Rai
Movie.
La parabola di un’insonnia, quella
che Michel Gondry – come
protagonista ma non dietro la macchina da presa – cerca di fare con
il documentario A letto con Gondry
diretto da Francois Nemeta. Un documentario dal
taglio diverso, insolito e anche a tratti disturbante, mentre
Gondry si gira e rigira nel letto in preda ad un’insonnia che ha il
retrogusto di una crisi di mezza età. Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione
Freestyle, il film racconta una notte, senza sonno, in preda ai
sogni più folli, dove il regista parla dell’origine di alcuni dei
suoi film più famosi. Da Eternal Sunshine of the Spotless
Mind con Jim Carrey e
Kate Winslet,
Be Kind Rewind con Jack Black e L’arte del
sonno con Gael García Bernal e Charlotte
Gainsbourg. Pellicole che hanno a monte un processo
creativo fuori dal comune e che Gondry ci rivela in questo
documentario.
Il regista è poi invece tornato
dietro la macchina da presa per presentare il suo nuovo film,
Il libro delle soluzioni, che
arriverà nella sale italiane dal 1° novembre distribuito da
IWonder Pictures in collaborazione con
Unipol Biografilm Collection.
A letto con Gondry, la
trama
Dove andiamo quando sogniamo? Questa
è la domanda di un piccolo Michel Gondry che
fin dalla giovane età racconta, utilizzando l’espediente
dell’insonnia, uno spaccato della sua vita. Un racconto intimo e
personale di un uomo senza sonno, vittima della sua effervescente
creatività che lo consuma. In preda ai turbamenti esistenziali,
Gondry diretto ancora una volta da
Nemeta entra nel vivo del racconto della sua vita
in un documentario che rompe il classico racconto
del genere. Frammentato e diviso per tematiche A letto con
Gondry non segue un ordine classico ma traccia una linea
attraverso i sogni raccontati dal regista.
Le digressioni sui sogni sono la
parte più introspettiva del regista che si ritrova come bambino,
adolescente e adulto. A ogni sogno trova un significato ma anche
una ispirazione per farne animazioni in stop motion che
mette a punto nelle sue notti senza dormire. Mentre prende vita
tutto questo non manca però la parte di racconto sulla sua famiglia
e sui suoi affetti in modo anche comodo, con toni leggeri. Un
pregio che rende il documentario godibile nel suo insieme. Che
mette al centro il suo lavoro e la sua libertà creativa e non si
limita a una narrazione dei fatti in linea temporale.
I riferimenti al suo cinema
Diviso non in ordine cronologico,
A letto con Gondry ci propone tra sogno e realtà dei
riferimenti allo stesso cinema del regista. Dalle mani giganti di
L’arte del sonno al concetto stesso di memoria e ricordi
di cui parla nella sua opera più celebre, Eternal Sunshine of
the Spotless Mind. Il documentario arriva come dunque una
sorta di epilogo che descrive il personaggio di Gondry. La prima
parte che descrive il lavoro e la creatività del regista è stata
presentata a Venezia durante la Mostra d’arte cinematografica. Un
racconto però diverso perché il Gondry che lavora la mattina è
diverso e più dinamico.
Nella sua versione notturna, come se
in lui ci fossero due personalità, il regista è invece vittima
della sua stessa creatività non riesce a spegnere il cervello,
ritrovandosi vittima di sé stesso. Il riferimento al doppio è anche
contenuto nei titoli di testa, che lui stesso crea in stop-motion,
dove osserviamo un personaggio con due teste. Ma
non sono però due teste contrapposte ma due facce della stessa
medaglia. Raccontando anche questa parte di sé, Gondry pone dunque
l’accento maggiore sul suo modo di lavorare e chiude infatti con
una frase che descrive perfettamente il senso del documentario:
“La creatività viene incentivata quando non c’è
equilibrio”.
Luogo: Leicester
Square. Oggetto: Premiere mondiale di Monsters
Dark Continent. Sembra un estratto da un file
militare, ma è la pura verità. Finalmente alcuni fortunati hanno
potuto assistere alla premiere del criptico e tenebroso action del
regista/sceneggiatore Tom Green, trasmesso su
schermo IMAX. Sono bastati pochi minuti perchè il
catastrofico caos extra-terrestre invadesse il mondo intero in una
proiezione a dir poco adrenalinica!
A differenza del
Monsters di Gareth
Edwards, questo è un film di guerra che richiama molto da
vicino i vari The Hurt Locker ,
Generation Kill e
Tremors. Johnny Harris e
la sua squadra di soldati statunitensi sembrano non poter negoziare
con i pericolosi alieni apparentemente ostili, che ormai calpestano
tutto il Medio-Oriente in folti e terrificanti
raggruppamenti, e inoltre sono costretti a occuparsi degli insorti
locali che vogliono uccidere sia gli americani che i micidiali
alieni. Si tratta di una situazione complessa nella quale
Sam Keeley si troverà ben presto immischiato.
Vi presentiamo di seguito il
trailer di A LEGO Brickumentary, il documentario
realizzato da Daniel Junge e Kief
Davidson e dedicato alla nota casa di giocattoli danese,
in uscita nei cinema e in VoD il prossimo 31 luglio. Il
documentario racconterà le origini della nota compagnia e della
nascita di un vero e proprio impero nel corso degli anni. Il
trailer è narrato dall’attore Jason Bateman:
https://youtu.be/vQtO41NN7zc
LEGO è un produttore di giocattoli
danese, noto a livello internazionale per la sua linea di
mattoncini assemblabili. L’azienda, fondata nel 1916 da Ole Kirk
Christiansen, ha iniziato a produrre i famosi mattoncini a partire
dal 1949, ma soltanto dal 1958 essi assumono la particolare forma
che ne caratterizza ancora oggi gli assemblaggi. Il nome LEGO,
coniato nel 1934, deriva dall’unione delle parole danesi “legt
godt” che significa “gioca bene”.
Sono stati rilasciati il primo
trailer e poster per il dramma A Late Quartet del
regista Yaron Zilberman. Il film è interpretato da Philip Seymour
Hoffman, Christopher Walken,
Anne (Laine
Mägi) vive in Estonia ed è una donna non più giovanissima,
divorziata, con due figli grandi fuori casa e una madre malata da
accudire. Dopo la morte della vecchia genitrice, l’offerta di
lavoro come assistente personale di un’anziana estone residente a
Parigi le sembra una benedizione e, piena di speranze per il
futuro, parte per questa nuova esperienza. Nonostante la buona
accoglienza parigina di Stéphane (Patrick Pineau),
ex amante dell’attempata signora e suo reale datore di lavoro, Anne
si accorge subito che Frida (Jeanne Moreau),
facoltosa e decadente estone-parigina, non ha alcuna intenzione di
sopportare la sua presenza.
Con pazienza e senso
del dovere la protagonista tenta di far breccia nel cuore della
connazionale e, lentamente, impara a comprendere il suo
comportamento aggressivo, a conoscere il suo passato e le scelte
che l’hanno portata, in definitiva, a tagliare i ponti con i suoi
familiari e che le hanno lasciato, come eredità, un armadio pieno
di bei vestiti e nessuno con cui parlare.
All’anziana donna è rimasto solo
Stéphane, l’amore del passato, l’uomo che vorrebbe ancora accanto
ma che, essendo molto più giovane, ha ormai la sua vita e Anne,
che, da domestica è destinata a diventare ospite, amica,
“figlia”.
A Lady in
Paris , film dell’estone Ilmar Raag,
indaga in maniera originale il rapporto che si crea tra persone
accomunate da sentimenti simili, ma diverse per origini, ceto, età.
L’aspetto più interessante, infatti, è l’attenzione prestata
all’equilibrio sentimentale e alla dipendenza affettiva che si
instaura tra i tre protagonisti. Il gioco di situazioni, sguardi e
piccoli gesti tiene piuttosto bene, grazie soprattutto alla bravura
degli interpreti.
Purtroppo, in generale, a causa di
silenzi troppo lunghi e ritmo non molto incalzante, il risultato
appare come uno spaccato psicologico degno di nota all’interno di
un lungometraggio un po’ piatto.
Girato con discreta eleganza e
vincitore del premio Ecumenico al Festival di Locarno,
A Lady in Paris sarà nelle sale dal 16
maggio, distribuito da Officine Ubu.
Va al film
di Roberto Andò La stranezza il “Nastro dell’Anno” 2023,
riconoscimento che il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici
assegna scegliendo tradizionalmente ogni anno un’opera che merita
una particolare sottolineatura di eccellenza e di novità oltre il
verdetto che annualmente premia i migliori film usciti in sala
attraverso il voto di oltre cento giornalisti che selezionano i
film, i protagonisti e più grandi talenti artistici e tecnici.
È un Premio di
eccellenza che va oltre le candidature e segnala quest’anno
il film che ha segnato una vera e propria svolta non solo
nel rapporto col pubblico ma anche con la sua inedita
creatività, premiando il regista Roberto
Andò anche sceneggiatore con Massimo
Gaudioso e Ugo Chiti, i produttori
Angelo Barbagallo (Bibi Film) e Attilio De
Razza (Tramp LTD) con Giampaolo Letta
(Medusa) e Paolo Del Brocco (Rai Cinema). Con
loro, naturalmente, Nastri d’Argento per i tre eccezionali
interpreti molto amati dal pubblico come Salvo
Ficarra, Valentino Picone e Toni
Servillo, un trio sorprendente che ha davvero conquistato
l’affetto e gli applausi delle platee cinematografiche oltre ogni
previsione.
La consegna dei
Nastri d’Argento è prevista, come ogni anno, alla fine di Giugno
quando sarà premiata con un riconoscimento speciale anche
la creatività della squadra di talento che ha lavorato, nel
segno della qualità, per un grande risultato
collettivo.
Come si
legge nella motivazionedel Direttivo
Nazionale dei Nastri d’Argento “La stranezza è un film
che, giocando con intelligenza sui tasti dell’intrattenimento
popolare e della cultura più alta, ha saputo aprire una nuova
strada anche alla commedia, da sempre regina del box office, ma
finalmente capace di conquistare il pubblico con la rilettura
cinematografica di un metateatro squisitamente pirandelliano in cui
irrompe con eleganza la spontaneità di una comicità
irresistibile”.
E aggiunge a nome
del Direttivo la Presidente, Laura Delli Colli “Un premio
che sottolinea anche la brillante capacità del cinema italiano che
ha lavorato in sinergia superando ogni concorrenza nella formula
produttiva nell’unione di Bibi Film e Tramp LTD con Medusa Film e
Rai Cinema, in collaborazione con Prime Video. Un progetto forte che ha finalmente
richiamato il grande pubblico in sala segnando una svolta, non solo
nella commedia, con un’idea colta e straordinariamente
originale”.
È il 1974 in À la
Recherche, il nuovo film di Giulio
Base. In quell’anno, le Brigate Rosse
terrorizzano il Bel Paese, l’Italia al Campionatomondiale di calcio si scontra con la Polonia per
qualificarsi alla fase successiva, Francis Ford
Coppola e Martin Scorsese
vinconco al Festival
di Cannes e Luchino Visconti gira il suo
penultimo film, Gruppo di famiglia in un interno. Mentre
questi e altri eventi scuotono – in positivo o in negativo – il
mondo, all’interno di una villa tanto imponente quanto spettrale si
aggirano Pietro e Ariane.
Sono rispettivamente uno
sceneggiatore e un’attrice francese, accomunati da una carriera in
fase di declino. Le vicende che li legano non sono però reali come
quel fuori campo del mondo esterno che di tanto in tanto si
intromette, ma in loro confluiscono tutte le paure, i vizi, le
passioni, gli entusiasmi e le delusioni di quell’epoca che
Giulio Base aspira a far rivivere sullo schermo
con questa suo lungometraggio, girato in lingua francese e
presentato nella sezione Freestyle della
Festa del Cinema diRoma.
La trama di À la
Recherche, tra tempi andati e illusioni future
Isolatisi in questa decadente villa,
Pietro (Giulio Base) e Ariane (Anne Parillaud) cercano
disperatamente di invertire la rotta intrapresa dalle loro carriere
artistiche realizzando un adattamento per il cinema di
Alla ricerca del tempo perduto, il
mastodontico romanzo di Marcel Proust, “cattedrale
letteraria dell’Occidente”, nonché emblema del tema della memoria e
dello scorrere inesorabile del tempo. Un adattamento che, stando a
quanto dichiarato da Ariane, dovrebbe dirigere nientemeno che
Luchino Visconti, uno degli uomini di cultura più
influenti del Novencento.
Visconti, cantore di temi come la
bellezza, la decadenza, la morte e la storia europea, senza
dimenticare il declino della nobiltà e della borghesia (trattati in
film come Senso,Il gattopardo e
Ludwig) sarebbe infatti in cerca di un nuovo progetto
cinematografico, con cui idealmente chiudere nel migliore dei modi
la propria carriera. I due protagonisti del film si mettono dunque
a lavoro, ma ben presto le riflessioni riguardanti l’opera di
Proust saranno l’occasione per rimuginare anche sulle loro vite,
sul contesto in cui vivono e sul loro futuro.
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche
Un’accuratissima ricostruzione d’epoca
È un’opera contenuta ma ambiziosa il
nuovo film di Base. Il tutto si svolge infatti in un unico luogo,
con soli due personaggi chiamati a dar vita ad un duetto attraverso
cui si diffonde in ogni stanza della lussuosa villa lo spirito del
tempo. Uno spirito però decadente, che spinge a guardare al passato
con una certa malinconia, al presente con diffidenza e al futuro
con timore. È così che l’ambiente si fa dunque a sua volta
personaggio, offrendo a Pietro e Ariane una cornice ideale entro
cui muoversi nella misura in cui propone un’accuratissima
ricostruzione d’epoca.
La fotografia di Giuseppe
Riccobene, le scenografie di Walter
Caprara e i costumi di Sabrina Beretta
ricostruiscono infatti in modo sorprendente un’epoca in tutti i
suoi colori, invitando lo spettatore ad immergersi in un ambiente
dove l’oggettistica, i libri, i materiali degli indumenti e altro
ancora, pur se intangibili per chi guarda, restituiscono ugualmente
una forte dimensione tattile. Si entra dunque volentieri in questo
contesto che, grazie anche alla varietà di stanze che offre, non
diventa mai ripetitivo. Al contrario, a ben notare, ogni ambiente
sembra pensato per essere il perfetto sfondo a quanto succede nel
rapporto dei protagonisti.
Un progressivo avvicinarsi all’interiorità dei personaggi
I due si incontrano per scrivere,
certo, ma è inevitabile che tra una pagina e l’altra, inizi ad
emergere qualcosa di ambiguo nel loro rapporto, come ambigui sono i
tempi che vivono. Il regista ce lo racconta ancor prima che tramite
ciò che si dicono attraverso un progressivo avvicinamento nei loro
confronti. Se all’inizio i due sono inquadrati con una serie di
totali dell’ambiente o comunque sempre con una certa distanza,
piano piano le inquadrature tendono a stringersi su di loro, fino
ad offrirci dei primi e primissimi piani da cui può emergere tutto
il loro mondo interiore.
Pietro e Ariane non sono solo alla
ricerca del giusto modo per adattare l’apparentemente inadattabile
romanzo di Proust (ed interessanti sono le riflessioni sul processo
di adattamento), ma anche di un nuovo posto per sé stessi nel
mondo. Sceneggiatore di film di genere lui (che gli permettono però
di guadagnare e la precisazione è tanto importante quanto gradita),
attrice semi dimenticata lei, entrambi si spogliano via via sempre
di più, fino a far emergere tutte le loro ipocrisie, per giungere
alla consapevolezza che sì, forse Alla ricerca del tempo
perduto parla anche di loro.
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche
Alla ricerca del tempo perduto e del tempo che verrà
Perché con À la Recherche
non ci si risparmia nel mettere sul tavolo tanto il bene quanto il
male di quell’epoca e dei suoi personaggi – così come ad esempio
dello stesso Visconti si ricordano le sue contraddizioni – proprio
come Proust fa all’interno della sua opera. Nel cercare di
riportare su carta la decandenza raccontata dallo scrittore
francese, Pietro e Ariane prendono dunque consapevolezza del
proprio declino. Grazie poi alle interpretazioni dei due attori,
con Base che gestisce in modo convincente la stravaganza del suo
Pietro e Parillaud che dà vita ad una Ariane tanto seducente quanto
spietata, tutto ciò emerge con ulteriore incisività.
Certo, nel corso di questo processo
emergono anche tanti spunti di riflessione, forse troppi, e non
tutti vengono approfonditi come avrebbero meritato. Ma nei suoi
novanta minuti di durata il film di Base non sembra voler asprirare
ad essere risolutivo nei confronti di tutto ciò, quanto piuttosto
offrire un nostalgico sguardo ad un preciso periodo storico,
sapendo però anche proporre riflessioni valide per il nostro
presente, come ad esempio quella legata al ruolo dell’artista e
dell’arte in tempi di guerre ed orrori. Forse perché, proprio come
gli anni Settanta sono stati un periodo di passaggio, altrettanto
lo saranno gli anni che stiamo vivendo.
Kristen
Stewart è stata ospite al 2014 AFI Fest durante
il quale ha presentato al pubblico Still
Alice, film con Julianne Moore che
abbiamo visto al Festival di Roma.
L’attrice, intervistata da The
Hollywood Reporter, ha dichiarato in che modo sceglie un film e che
non le importa di partecipare ad un film brutto.
“Sono davvero in balia del vento, seguo sempre le mie
viscere, non ho un approccio tattico. Posso far sì che un film vada
in porto adesso che ho fatto cinque film di Twilight, ma èer me è
importante solo sapere che ho fatto la cosa giusta per il giusto
motivo. Non c’è un modo per quantificare il tutto. Anche se
qualcosa non equivale per forza al successo, se c’è qualcosa che
non va, una sceneggiatura o un regista p un cast o un budget, io
sono comunque disposta a salire a bordo se provo interesse per una
sola cosa o persona che è coinvolta nel film, o anche solo una
battuta del mio personaggio mi piace e non vedo l’ora di dirla.
Sento che sarà un brutto film, so che sarà così, ma non l’ho fatto
io!”.LEGGI LA RECENSIONE DI SILS
MARIAIn questi giorni Kristen Stewart
è al cinema con Sils Maria, in cui recita
accanto ad un altra grande attrice, Juliette
Binoche, ed è diretta dal maestro francese Olivier
Assayas.Fonte: JJ
HBO/Max ha condiviso in rete un primo sguardo ufficiale a
Peter Claffey nei panni di Ser Duncan l’Alto,
alias “Dunk”. Nessuna traccia di Dexter Sol Ansell nei panni del suo giovane
scudiero, il principe dei Targaryen Aegon, che viaggia in incognito
sotto l’alias di “Egg” (Uovo).
Sono stati inoltre annunciati
diversi nuovi membri del cast, tra cui Finn
Bennett (True Detective: Night Country) nel ruolo di
Aerion Targaryen, Bertie Carvel (The
Crown) nel ruolo di Baelor Targaryen, Tanzyn
Crawford (Tiny Beautiful Things) nel ruolo di Tanselle,
Daniel Ings (The Gentlemen) nel ruolo di Ser
Lyonel Baratheon e Sam Spruell (Fargo) nel ruolo
di Maekar Targaryen.
Basata sui racconti di
George R.R. MartinTales of Dunk and Egg,
la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of
Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”,
alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan
l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen
(nonno di Daenerys!).
A Knight of the Seven Kingdoms, la trama
“Ambientato in un’epoca in cui
la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di
Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla
memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose
imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,”
recita così la sinossi ufficiale della serie.
Claffey, attore irlandese ed ex
giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale
all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di
Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in
Bad Sistersand Wreck del 2022, e
ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole
cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di
attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri
crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich
Cuckoos e la commedia di NetflixChristmas on Mistletoe Farm.
Apparirà anche in The Moor,
Hullraisers di Channel 4 e Robin and The
Hood.
Martin ha precedentemente
confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven
Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre
novelle, The Hedge Knight del 1998, con
l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword
del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle
stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.
Attualmente, il co-sceneggiatore di
The
Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento
di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e
brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli
eventi di House
of the Dragon. La storia segue l’invasore
Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle,
Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con
i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette
Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.
In occasione del finale di
House of the Dragon 2, Max ha
presentato il trailer per la prossima stagione di serie tv e tra i
titoli più attesi c’è sicuramente
A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight
del quale vi proponiamo di seguito le immagini mostrate nel
trailer:
Di seguito, invece, il trailer completo della stagione 2024/2025
di Max:
https://www.youtube.com/watch?v=7_fSOMJxgVk
Basata sui racconti di
George R.R. MartinTales of Dunk and Egg,
la storia è ambientata oltre 90 anni prima degli eventi di Game of
Thrones e si concentra sulle avventure di “Dunk”,
alias il futuro Lord Comandante della Guardia Reale Ser Duncan
l’Alto, e “Egg”, il futuro re Aegon V Targaryen
(nonno di Daenerys!).
A Knight of the Seven Kingdoms, la trama
“Ambientato in un’epoca in cui
la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di
Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora passato dalla
memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose
imprese attendono questi improbabili e incomparabili amici,”
recita così la sinossi ufficiale della serie.
Claffey, attore irlandese ed ex
giocatore di rugby del Connacht, ha fatto il suo debutto teatrale
all’Abbey Theatre di Dublino in A Whistle in the Dark di
Tom Murphy. Ha continuato ad apparire in
Bad Sistersand Wreck del 2022, e
ha un ruolo al fianco di Cillian Murphy in Piccole
cose come queste. Ansell, 9 anni, ha iniziato la sua carriera di
attore all’età di 4 anni in Emmerdale di ITV, e i suoi altri
crediti includono la serie thriller di Sky The Midwich
Cuckoos e la commedia di NetflixChristmas on Mistletoe Farm.
Apparirà anche in The Moor,
Hullraisers di Channel 4 e Robin and The
Hood.
Martin ha precedentemente
confermato che la prima stagione di A Knight of the Seven
Kingdoms: The Hedge Knight adatterà la prima delle sue tre
novelle, The Hedge Knight del 1998, con
l’intenzione di concentrarsi su The Sworn Sword
del 2003 e The Mystery Knight del 2010 nelle
stagioni future, se la serie dovesse essere rinnovata.
Attualmente, il co-sceneggiatore di
The
Batman Mattson Tomlin sta lavorando a un adattamento
di Aegon’s Conquest, che racconta la sanguinosa e
brutale conquista di Westeros da parte dei Targaryen prima degli
eventi di House
of the Dragon. La storia segue l’invasore
Aegon Targaryen e le sue mogli sorelle,
Rhaenys e Visenya, che conquistarono Westeros con
i loro potenti draghi. Il trio unificò con successo sei dei Sette
Regni in soli due anni, con solo Dorne che riuscì a resistere.
Lo spinoff di “Game
of Thrones“, “A
Knight of the Seven Kingdoms” ha aggiunto sette nuovi
membri al cast. Come riportato da Variety, la serie HBO ha
ingaggiato Edward Ashley (“Masters of the Air”)
nel ruolo di Ser Steffon Fossoway, Henry Ashton
(“A Good Girl’s Guide to Murder” e “My Lady Jane”) nel ruolo di
Daeron Targaryen, Youssef Kerkour (“House of
Gucci”) nel ruolo di Steely Pate, Daniel Monks (il
prossimo film di Netflix “Kaos”) nel ruolo di Ser Manfred Dondarrion,
Shaun Thomas (“How to Have Sex”) nel ruolo di
Raymun Fossoway, Tom Vaughan-Lawlor (“Avengers: Infinity War”) nel ruolo di
Plummer e Danny Webb (HBO “The Regime” e “The
Dig”) nel ruolo di Ser Arlan di Pennytree.
Per i fan che hanno recentemente
terminato la seconda stagione di “House of
theDragon“, il Daeron di “A
Knight of the Seven Kingdoms” è diverso da quello
della serie prequel, proprio come esistono più Egon nella storia di
Westeros. Questi attori si uniscono dunque alle star protagoniste
Peter Claffey nel ruolo di Ser Duncan l’Alto e
Dexter Sol Ansell in quello del suo scudiero
Egg. La serie, che andrà in onda il prossimo anno, è ambientata 100
anni prima della storia principale di “Game
of Thrones” e 100 anni dopo il prequel
“House of
the Dragon“.
La trama recita: “Un secolo
prima degli eventi di ‘Game of Thrones’, due improbabili eroi
vagavano per Westeros… un giovane, ingenuo ma coraggioso cavaliere,
Ser Duncan the Tall, e il suo minuscolo scudiero, Egg”. In un’epoca
in cui la linea Targaryen detiene ancora il Trono di
Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso
dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose
imprese attendono questi improbabili e impareggiabili
amici“.
Il cast comprende anche Finn
Bennett nel ruolo di Aerion Targaryen, Bertie
Carvel nel ruolo di Baelor Targaryen,ra Tanzyn
Cwford nel ruolo di Tanselle, Daniel Ings
nel ruolo di Ser Lyonel Baratheon e Sam Spruell
nel ruolo di Maekar Targaryen. La serie è basata sulle novelle
dell’autore George R. R. Martin “The Hedge Knight” (1998),
“The Sworn Sword” (2003) e “The Mystery Knight”
(2010).
L’amministratore delegato di
Warner Bros Discovery, David
Zaslav, ha recentemente fornito un aggiornamento sulle
intenzioni dello studio per alcune delle sue IP principali in
occasione della chiamata agli investitori per il quarto trimestre
del 2023. Zaslav ha dichiarato che il previsto spin-off di
Game of
Thrones (Il trono di
spade), A Knight of the Seven Kingdoms, debutterà alla
fine del 2025. Ha inoltre dichiarato che la pre-produzione del
programma è attualmente in corso.
Basato sulle novelle epiche di
George R.R. Martin, Dunk & Egg, lo
spin-off è stato originariamente approvato nell’aprile 2023. Oltre
a scrivere alcune delle sceneggiature degli episodi, George
R.R. Martin sarà anche co-produttore esecutivo dello show
insieme a Ira Parker (House of
the Dragon, The Last Ship).
Finora sono state pubblicate tre
novelle incentrate su Dunk & Egg: The Hedge
Knight (1998), The Sworn Sword (2003) e The
Mystery Knight (2010). Una raccolta di tutte e tre le novelle
è stata riunita nel 2015 e pubblicata con il titolo propri di
A Knight of the Seven Kingdoms.
George R.R. Martin
ha dichiarato di avere altre novelle di Dunk & Egg
da scrivere, ma non è dato sapere quando completerà un’altra
storia.Durante la conferenza stampa, Zaslav ha dichiarato:
“Abbiamo questi grandi marchi, Game of Thrones. Abbiamo questi
grandi marchi che le persone in tutto il mondo conoscono, amano e
lasceranno una cena per venire a vederli“.
La notizia dovrebbe far piacere
agli investitori di WBD, poiché l’aggiunta di un
altro spin-off di Game
of Thrones probabilmente rafforzerà gli abbonamenti
Max dell’azienda.
Il logline ufficiale della serie
recita: “Un secolo prima degli eventi di Game of
Thrones (Il trono di
spade), due improbabili eroi vagavano per Westeros… un giovane,
ingenuo ma coraggioso cavaliere, Ser Duncan the Tall, e il suo
minuscolo scudiero, Egg. In un’epoca in cui la stirpe dei Targaryen
detiene ancora il Trono di
Spade e il ricordo dell’ultimo drago non è ancora scomparso
dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose
imprese attendono questi improbabili e ineguagliabili amici”.
L’inizio delle riprese è previsto per questa primavera.
Si dice che anche la seconda
stagione uscirà ad agosto di quest’anno. Oltre a queste due serie,
sono in fase di sviluppo anche una serie animata per adulti, dal
titolo provvisorio The Golden Empire, una continuazione
incentrata su Jon Snow e un’altra serie prequel che segue la
storia dell’ascesa al potere di Aegon Targaryen a
Westeros.
Tuttavia, parlando all’inizio di
quest’anno con The Wrap, il CEO della HBO Casey Bloys ha ammonito:
“Penso che con uno show come [Game of Thrones], quando qualcuno
legge che qualcosa è in fase di sviluppo, ci si aspetta che venga
girato, ma non è così. Quindi, al momento, le uniche due cose che
hanno ottenuto il via libera sono House of the Dragon, ovviamente, e The
Hedge Knight. Ci sono molti altri progetti in sviluppo, ma non ho
nulla di imminente da riferire“.
Dopo il successo avuto a dicembre
con My
Demon e La Creatura di Gyeongseong, Netflix Corea è pronta a far parlare di nuovo di sé
con un nuovo intenso thriller psicologico che,
ispirandosi allo stile registico dei grandi maestri Bong Joon-ho
(Parasite,
Snowpiercer) e Park Chan-wook (Decision
to Leave, Old Boy), esplora il sottile e
controverso confine tra giusto e sbagliato, buono e
cattivo, portando sul piccolo schermo una storia intrisa di
drammi sociali e dilemmi morali.
Scritta da Kim Da-min e diretta da
Lee Chang-hee, A Killer Paradox (titolo originale 살인자ㅇ난감)
è composta da 8 episodi (di circa 50 minuti) ed è
basata sull’omonimo Naver webtoon di Kkomabi. La
serie è disponibile dal 9 febbraio su Netflix.
A Killer Paradox Trama
Lee Tang,
interpretato da Choi Woo-shik (Parasite,
Our Beloved Summer), è un giovane universitario che – dopo
esser stato congedato dalla leva militare – si ritrova immerso in
una profonda apatia e insoddisfazione a causa
della mancanza di ambizioni e prospettive sul futuro.
Mentre sogna di partire per il
Canada o l’Australia con la speranza di riscattarsi socialmente e
non gravare più sulla sua famiglia, trascorre le giornate tra il
suo squallido e minuscolo appartamento e il lavoro part-time in un
(non sempre tranquillo) minimarket locale.
A Killer Paradox | In foto l’attore Choi Woo-shik (Lee
Tang).
Il noioso mondo di Tang viene
improvvisamente sconvolto una sera, quando si trova invischiato con
due uomini ubriachi e molesti. Dopo una violenta lite, Tang,
sopraffatto da uno scatto d’ira, uccide
accidentalmente uno di loro colpendolo in testa.
Spaventato e confuso, si rifugia in casa cercando di costruirsi un
solido alibi per ingannare la polizia ed evitare la prigione.
Tuttavia, poche ore dopo, accade l’impensabile: Tang scopre che
l’uomo ucciso era in realtà un pericoloso serial killer e che,
sorprendentemente, la polizia non trova prove che possano
collegare lui.
Pur non essendoci sue tracce, però,
il determinato detective Jang Nan-gam,
interpretato dal magnetico attore Son Suk-ku
(Sense8,
The Roundup, My Liberation Notes), inizia ad
avvicinarsi al giovane sempre più finché, a causa di un pericoloso
e minaccioso testimone, Tang si macchia di un nuovo inaspettato
omicidio da cui parte così un tragico e inquietante
“effetto domino della morte”.
Un mondo senza giustizia né eroi
Bullismo, corruzione, abusi di
potere, violenze sessuali, suicidi e tradimenti. A Killer
Paradox raccoglie i temi più dolorosi, critici e
problematici della società contemporanea – e soprattutto
di quella sudcoreana – per mescolarli a una storia in cui
la linea sottile che divide bene e male è così labile e
confusa da non lasciar spazio né a santi né eroi.
Quando Tang incontra il
solitario nerd Roh-Bin (Kim Yo-han), si convince di aver
finalmente compreso il suo destino nel mondo: quello di
giustiziere, un vigilante in grado di estirpare tutti quegli
individui che seminano odio, sofferenza e terrore. Seguendo
solamente i suoi impulsi, Tang elimina senza alcuna esitazione e
con altrettanta crudeltà assassini e criminali, guadagnandosi agli
occhi di Roh-Bin il titolo di un moderno Batman, un eroe con cui,
idealmente, forma un’alleanza sotto il nome “Only for
Heroes”, col fine di portare giustizia dove la
polizia non è riuscita a farlo.
A Killer Paradox | In foto l’attore Son Seok-koo nei panni del
detective Jang.
Ma per quanto Roh-bin si sforzi a
voler credere negli eroi, nessuno dei protagonisti agisce spinto da
un puro e sincero desiderio di giustizia. Tang, il detective
Nan-gam, il ricercato Song Chon (altro
protagonista chiave, interpretato da Lee Hee-Jun,
già visto recentemente in Badland Hunters) e lo stesso Roh-bin non sono alla
ricerca di giustizia, ma vendetta. Ognuno di loro,
infatti, porta con sé i profondi e tormentati segni di un
mondo che li ha calpestati, abbandonati, traditi e
rinnegati.
Una orrorifica e grottesca festa visiva
Al di là del cast di talenti e della
trama accattivante, che sotto alcuni aspetti ricorda il k-thriller
poliziesco Vigilante di Disney Plus con
Nam Joohyuk, la bellezza della serie di Lee Chang-hee risiede in
particolar modo nella maestria della regia e del
montaggio, elementi che giocano un ruolo fondamentale nel
creare un’esperienza visiva unica e avvincente per
il pubblico.
Attraverso l’uso sapiente delle
tecniche cinematografiche, infatti, A Killer Paradox
coinvolge lo spettatore in un “viaggio
noir” che – tra realtà, intimismo e
onirismo – riesce a trasmettere emozioni profonde e
contrastanti. Inoltre, la narrazione incalzante e frenetica
produce un climax di tensione e suspense che
ammalia e rapisce lo spettatore, mantenendo viva l’attenzione e
l’interesse fino all’ultima scena.
A Killer Paradox – In foto (da sinistra a destra) Choi Woo-shik e
Son Seok-koo.
Nonostante la mancanza di un
esaustivo approfondimento psicologico dei protagonisti, A
Killer Paradox si rivela un cocktail allucinante di
adrenalina e critica sociale che, insieme alla particolare
tecnica cinematografica e alla narrazione frenetica, riesce a
consacrarsi come la prima grande uscita Netflix sudcoreana del
2024.
Il regista di The
Avenger, Joss Whedon, ha un problema
con Star
Wars Episodio V L’Impero Colpisce Ancora. Il
regista ammette di non amare il film, anzi, di trovarlo davvero
insopportabile sin da quando nel 1980 lo vide per la prima volta.
Ecco cosa ha detto il regista durante un’intervista della scorsa
settimana con Entertainment Weekly:
L’impero colpisce
ancora commette un peccato capitale, non finisce. All’epoca pensai
che fosse una pessima idea, e lo penso ancora oggi … Il film non
finisce (riferendosi chiaramente al cliffhanger che ci introduce a
Il Ritorno dello Jedi) E’ un ‘passa la prossima settimana, o i
prossimi tre anni’. E questa cosa mi fa arrabbiare. Vado a vedere
un film aspettandomi un’esperienza completa, se voglio vedere un
film che non finisce vado a vedere un film francese. E’ un
tradimento alla mia fiducia. Un film dovrebbe essere compiuto in se
stesso, non può essere costruito su altri film”.
E’ davvero strano sentir parlare
così male di quello che quasi all’unanimità è considerato il
miglior film non solo della trilogia originale, ma di tutta la saga
di Star Wars fino ad ora vista al cinema. Le idee di Whedon sul
fatto che uno spettatore si aspetta un film finito non sono del
tutto sbagliate, certo, ma voi cosa ne pensate dell’idea che ha
Whedon dell’Episodio V?
Johnny Depp si
unisce a Cate Blanchett e Saoirse
Ronan nel gruppo di attori che verranno insigniti
quest’anno del Desert Palm Achievement Award al Palm Spring Film
Festival che si svolgerà dall’1 all’11 Gennaio 2016.
L’attore riceverà il premio per la
sua interpretazione di Whitey Bulger in Black
Mass.
“Johnny Depp è uno degli attori
più dinamici e versatili del nostro tempo – ha dichiarato
Harold Matzner, direttore del Festival – Nel suo ultimo film,
Black Mass, Depp, in una straordinaria trasformazione, crea un
ritratto sfaccettato del gangster James ‘Whitey’ Bulger. Consegna
alcinema una magnifica performance acclamata da pubblico e critica,
e sicuramenteha guadagnato anche l’attenzione dei premi”.
I precedenti vincitori del
prestigioso premio sono stati: Jeff Bridges, Bradley
Cooper, Daniel Day-Lewis, Colin Firth, Matthew McConaughey, Sean
Penn, Brad Pitt e Eddie Redmayne.
La New Regency ha scelto stavolta
il regista John Lee Hancock per l’adattamento cinematografico de
Il Partner, il thriller di John Grisham del 1997.
Non è tra l’altro per la New
Novità in vista per remake in
lingua inglese di Le cercle rouge, film firmato nel 1970 da
Jean-Pierre Melville, uscito in Itali come I senza nome: il
produtore Arthur Sarkissan ha annunciato che a dirigerlo sarà James
Mangold (Quando l’amore brucia l’anima, Quel treno per Yuma); il
film dovrebbe venire girato nell’estate 2013 tra Macao e Hong
Kong. Il produttore ha spiegato di aver scelto Mangold, perché
si tratta di un regista da vecchia scuola: prova ne sia che ha già
dato prova di essere a suo agio con i remake in occasione di Quel
tremo per Yuma.
In I senza nome, un ex
criminale, interpretato da Alain Delon, tornava nel mondo del
crimine, collaborando con un galeotto appena evaso (Gian Maria
Volontè) e con un cecchino (Yves Montand) per un colpo milionario
in una gioielleria. La curiosità a questo punto è tutta per i nomi
degli attori che dovranno confrontarsi con l’eccezionale trio
originale: la lista dei sogni di Sarkissian include Christian Bale,
Russell Crowe, Matt Damon, Brad Pitt, Tom Hardy. Nel frattempo,
Mangold sta lavorando su Wolverine, la cui uscita è prevista per
l’estate 2013.
Mentre Avatar:
La via dell’acquacontinua
a prosperare al botteghino, il regista James Cameron guarda indietro, alla sua
carriere a alla sua filmografia.In un’intervista, a
Cameron è stato chiesto se avesse avuto qualche
esitazione quando gli è stato proposto di realizzare un sequel
diAlien di
Ridley Scott. Sebbene lo stesso Cameron non fosse preoccupato, ha rivelato che
un famoso produttore gli aveva sconsigliato di accettare il
progetto.
“Ho pranzato con un produttore
di spicco quando stavo per
iniziare Aliensche mi ha
detto: ‘Questo è un fallimento per te. Se il tuo film è buono,
Ridley avrà il merito. Se è brutto, sarà solo colpa tua. È
sarà la fine della carriera’”, ha detto Cameron aEmpire . “Ho
detto, ‘Sì, maaaa… mi piace.’ Forse ero un fanboy stupido, ma
potevo vederlo così chiaramente nella mia testa che dovevo solo
andare a farlo.”
Il regista ha poi parlato di
come ha realizzato il titolo per il sequel durante un incontro con
il capo dello studio e vari produttori esecutivi. “E sì, è
vero”, ha ricordato Cameron. “Ero in una riunione con
il capo dello studio e i produttori esecutivi, e ho girato la mia
sceneggiatura e sul lato bianco dell’ultima pagina ho
scritto Alien. Poi ho disegnato una
S alla fine. Poi ho tracciato due linee
verticali attraverso la S e l’ho sollevata per
mostrarle. Forse è stato solo un condizionamento pavloviano
quando hanno visto il segno $ collegato strettamente alla
parola Alien. O forse era la fiducia che
proiettavo. Ma hanno detto di sì”.
Avatar
3 è provvisoriamente programmato per il 20
dicembre 2024. Ulteriori sequel hanno anche date di uscita
con Avatar
4 fissato
per il 18 dicembre 2026 e Avatar 5
il 22 dicembre 2028. Con Avatar: La
Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica raggiunge
nuove vette: Cameron trasporta il pubblico nel magnifico mondo di
Pandora in un’avventura spettacolare e ricca di azione. Ambientato
più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, Avatar: La Via Dell’Acqua inizia a
raccontare la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro
figli), del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad
arrivare per tenersi al sicuro a vicenda, delle battaglie che
combattono per rimanere in vita e delle tragedie che
affrontano.
Diretto da
James Cameron e prodotto da Cameron e Jon Landau, la
produzione Lightstorm Entertainment è interpretata da
Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Sigourney
Weaver, Stephen Lang e
Kate Winslet. La sceneggiatura è scritta da James
Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver, e il soggetto è di
James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver & Josh
Friedman & Shane Salerno. David Valdes e Richard Baneham sono i
produttori esecutivi.
A due anni da Tre
cuori, il regista e sceneggiatore francese
Benoît Jacquot torna protagonista della Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo volta
presentando – fuori concorso – À Jamais,
pasticciato dramma con incursioni nel thriller psicologico.
La trama di À Jamai
La storia di À
Jamai ruota attorno a Laura e Rey, una coppia di
amanti che vive in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista,
lei un’attrice che interpreta delle performance di sua invenzione.
Un giorno Rey muore, lasciando Laura da sola nella loro casa. Ben
presto la situazione cambia: la donna si rende conto che c’è
qualcuno lì con lei e presto scoprirà che si tratta proprio dello
spirito di Rey.
Risulta davvero difficile riuscire
a trovare anche un solo aspetto positivo a quest’ultimo lavoro di
Jacquot. Quella che apparentemente sembra essere una storia
drammatica con al centro il superamento di un lutto, si mescola
senza alcun tipo di fondamento logico ad elementi presi in prestito
dal thriller di stampo psicologico, facendo del risultato finale un
agglomerato di elementi inconciliabili e al limite
dell’insensatezza.
À Jamai
appare privo di qualsiasi senso narrativo, la regia non risulta
funzionale alla trasparenza di una storia fin troppo confusa e
disordinata, e i personaggi – nonostante la presenza di un attore
del calibro di Mathieu Amalric – senza un reale
sviluppo, gettati tristemente in pasto ad un continuo andirivieni
di tematiche, dall’alienazione alle allucinazioni, fino a tirare in
ballo l’incorporazione.
A rendere la generale atmosfera del
film ancora più straniante e incomprensibile, l’utilizzo di una
colonna sonora che – esattamente come era già accaduto per
Tre cuori – serve a preannunciare una
tensione che in realtà non arriva mai, lasciando lo spettatore in
uno stato di disorientamento e incredulità davvero
imbarazzante.
À Jamais
si addentra con assoluta presunzione in discorsi dai quali non sa
come uscirne vittorioso e dai quali fatica ad estrapolare una
riflessione articolata e compiuta. Sicuramente uno dei film più
brutti presentati nel fuori concorso di questo Venezia
73.