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Il rito: la spiegazione del finale del film con Anthony Hopkins

Il rito: la spiegazione del finale del film con Anthony Hopkins

Il cinema ha più volte tratto ispirazione dalle storie di possessioni ed esorcismi per i film horror. Sono numerosi i celebri titoli a riguardo, da L’esorcista a The Prodigy – Il figlio del male. Un altro titolo tanto affascinante quanto controverso appartenente a questa tipologia di opere è Il rito (qui la recensione), basato sul libro di Matt Baglio, Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi. Diretto nel 2011 dallo svedese Mikael Håfström, il film risulta particolarmente spaventoso e suggestivo in quanto è basato su vicende e testimonianze apparentemente reali. La partecipazione di Baglio e di veri esorcisti in qualità di consulenti ha poi permesso di rendere il tutto più realistico e spaventoso.

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La stessa Chiesa Cattolica ha poi elogiato il film, ritenendolo fedele alla realtà degli esorcismi e alla forza della fede. A distanza di oltre un decennio rimane dunque uno dei grandi film da vedere sull’argomento, un’opera che non manca di suscitare paure e fascino. Per quanto riguarda la sua trama nel dettaglio, nel corso del film seguiamo dunque Padre Michael (Colin O’Donoghue) lottare con la sua fede, iniziando a non credere più nel potere di Dio o del diavolo. Anche per questo motivo, si reca in Italia per seguire Padre Lucas (Anthony Hopkins), che è determinato a fare di lui un credente.

Mentre si trova in Italia, però, Michael vede un’adolescente incinta di nome Rosaria manifestare un comportamento tipico della possessione demoniaca, e in seguito muore in ospedale insieme al suo bambino. Quando poi Padre Lucas viene a sua volta posseduto, tocca a Michael salvarlo, ma per farlo deve necessariamente affrontare il suo passato, aiutato anche da una giornalista di nome Angelina (Alice Braga). Tuttavia, ci sono alcune parti del finale di Il rito che meritano una spiegazione più approfondita.

Anthony Hopkins e Colin O'Donoghue in Il rito
Anthony Hopkins e Colin O’Donoghue in Il rito. Foto di Egon Endrenyi – © 2011 New Line Productions, Inc. All Rights Reserved.

La spiegazione della lotta di Michael contro la sua fede

Fin dall’inizio di Il rito, Michael ha difficoltà ad avere fede. Durante gli allenamenti, discute con gli altri sacerdoti sulla probabilità di possessione e sull’esistenza del diavolo. La sua mancanza di fede è legata alla sua infanzia, che il film ci mostra attraverso alcuni flashback. Quando Michael era piccolo, infatti, sua madre morì e suo padre si ostinò a insegnargli la religione. Il padre era un impresario di pompe funebri e lo fece entrare nella stanza con il corpo senza vita della madre per recitare una preghiera su di esso. Da allora, Michael ha sempre avuto una visione cinica della religione, pur decidendo di farne il suo percorso di vita.

Anche quando Michael incontra diversi personaggi che affermano di essere posseduti, fatica a credere loro. Pensa che si tratti di una malattia mentale. Quando Rosaria tossisce chiodi, ipotizza addirittura che li abbia mangiati lei stessa per uccidere il suo bambino. Michael inizia a credere solo dopo aver parlato al telefono con suo padre, scoprendo solo in seguito che il padre era morto poche ore prima della loro conversazione. Naturalmente Michael non capisce come sia possibile. Dopo tutto, ha parlato con suo padre solo pochi istanti prima. Tuttavia, durante la telefonata, il padre di Michael dice qualcosa di inquietante che fa pensare che ci sia qualcun altro all’altro capo.

Michael inizia quindi a chiedersi se sia il diavolo quello con cui ha interagito e questo è dunque il primo evento che porta Michael a riconsiderare ciò che ritiene vero e falso. Quando poi deve praticare un esorcismo su padre Lucas, Michael si ricorda di un biglietto che gli ha dato sua madre, che gli dice che sarà sempre protetto dalle forze del bene. Il ricordo di sua madre – e ciò a cui assiste con padre Lucas – è dunque sufficiente a riaccendere la sua fede. Tuttavia, in questa scena si rivela essere molto importante la croce piegata che Michael tiene mentre tenta di praticare l’esorcismo.

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Alice Braga and Colin O’Donoghue in Il rito. Foto di Egon Endrenyi – © 2011 New Line Productions, Inc. All Rights Reserved.

Questo dettaglio trova spiegazione con una scena flashback del funerale della madre, dove Michael si trova accanto al padre con una croce in mano. Il ragazzo tiene la mano dietro la schiena e stringe la croce così forte da piegarla. Tornando alla scena dell’esorcismo su Padre Lucas, Michael tiene quindi una croce in mano e il diavolo usa il suo potere per piegare la croce senza che gli sia necessario toccarla. In entrambe le occasioni, la croce piegata rappresenta l’incapacità di Michael di credere e il diavolo cerca di usare la sua mancanza di fede contro di lui. Solo quando Michael dichiara di credere nel diavolo e in Dio, riesce a sconfiggere il demone BA’AL.

Come la morte di Rosaria porta alla possessione di Padre Lucas

Ma come è stato possibile che un uomo di fede come Padre Lucas sia stato posseduto la diavolo? La spiegazione è data dalla determinazione con cui Padre Lucas cerca di eseguire un esorcismo su Rosaria. Quando però la ragazza muore in ospedale, l’anziano è distrutto dal fatto di non averla potuta aiutare. È pieno di sensi di colpa, anche se ha fatto del suo meglio e per le giuste ragioni. Il senso di colpa di Padre Lucas apre dunque la porta al diavolo per la possessione del suo corpo, oltre al fatto che ce l’ha con lui per aver tentato di esorcizzare Rosaria. Il maligno agisce dunque sulla base di questo risentimento e, poiché Padre Lucas è così deluso da sé stesso, diventa vulnerabile al punto da divenire una vittima.

Il rapporto di Michael e Angelina conclude il film

Michael e Angeline stringono un forte legame nel corso del film. La giornalista accetta la mancanza di fede di Michael, ma è anche in grado di guidarlo. Dopo che Angeline aiuta Michael a praticare un esorcismo su Padre Lucas, Michael torna poi negli Stati Uniti, mentre Angeline resta in Italia. Anche se sembrava che potessero provare qualcosa l’uno per l’altra, la loro amicizia non sfocia dunque in nulla di romantico. L’ultima volta che Il rito mostra Angeline, rivela che lei ha poi scritto un articolo sull’esorcismo che Michael ha praticato su Padre Lucas, che lui legge volentieri. Non c’è però alcun accenno al fatto che i due si rincontrino. Tuttavia, Angeline rappresenta una parte importante del percorso di Michael, avendolo aiutato a superare il suo cinismo.

Christoph Waltz si unisce alla quinta stagione di Only Murders in the Building

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Secondo quanto appreso da Variety, il due volte premio Oscar Christoph Waltz si è unito alla quinta stagione di Only Murders in the Building con un ruolo ricorrente. Waltz è l’ultima nuova aggiunta al cast della quinta stagione dell’acclamata commedia di Hulu, che si aggiunge al già annunciato Keegan-Michael Key. Come di solito accade con la serie, i dettagli sui personaggi e sulla trama della nuova stagione non sono stati resi noti, ma sappiamo che la quinta stagione è attualmente in produzione.

Christoph Waltz, i film in cui lo abbiamo visto

Christoph Waltz ha vinto entrambi gli Oscar per le sue collaborazioni con Quentin Tarantino – prima per Bastardi senza gloria nel 2010 e poi per Django Unchained nel 2013, entrambi nella categoria miglior attore non protagonista. Per questi film ha vinto anche Golden Globe, BAFTA e altri premi. Tra gli altri suoi film ricordiamo The Zero Theorem di Terry Gilliam, Pinocchio di Guillermo del Toro e The French Dispatch di Wes Anderson. Waltz è noto anche per essere apparso nei film di James Bond, SpectreNo Time to Die, interpretando l’iconico cattivo Blofeld.

Il cast di Only Murders in the Building

Only Murders in the Building ha rilasciato la sua quarta stagione nel 2024. Oltre ai protagonisti Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez, il cast della quarta stagione comprendeva Meryl Streep, Eugene Levy, Zach Galifianakis, Eva Longoria, Jane Lynch, Richard Kind, Melissa McCarthy, Kumail Nanjiani e Molly Shannon. Lo show ha ottenuto 21 nomination agli Emmy per la sua terza stagione, il massimo che abbia mai ricevuto per una singola stagione. Martin e John Hoffman hanno co-creato la serie e Hoffman è anche showrunner. Entrambi sono produttori esecutivi insieme a Short, Gomez, Dan Fogelman e Jess Rosenthal.

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James Bond: Amy Pascal e David Heyman potrebbero gestire il franchise per Amazon

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Amy Pascal e David Heyman potrebbero essere arruolati per aiutare gli Amazon MGM Studios a supervisionare il franchise di James Bond, come ha confermato Variety. I due sono descritti come “in trattativa”. Tuttavia, non sarà possibile firmare alcun accordo fino a quando lo streamer non avrà perfezionato il patto per l’acquisto del controllo creativo da Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, i produttori la cui famiglia ha supervisionato tutto ciò che riguarda 007 per decenni.

Amy Pascal, ex capo della Sony, si è reinventata come uno dei produttori di maggior successo del settore da quando ha lasciato quell’incarico nel 2015. Oltre a produrre il franchise di “Spider-Man”, ha partecipato a successi di critica come “Challengers” e “Piccole donne”. Alla Sony, Pascal ha supervisionato l’accordo dello studio per la distribuzione di diversi film di James Bond, tra cui “Skyfall”, il film che ha incassato di più nella storia della serie di spionaggio.

David Heyman, a sua volta, ha anche lui familiarità con le esigenze di supervisione di un franchise enorme come quello di Bond, avendo svolto un ruolo simile nei film di “Harry Potter” e nella serie spinoff “Animali fantastici”. Ha anche prodotto “Gravity”, il blockbuster fantascientifico che ha vinto diversi Oscar, e i film di “Paddington”.

Amazon acquisisce i diritti di James Bond

Amazon ha annunciato l’accordo per assumere il controllo creativo della serie il mese scorso, sbalordendo Hollywood. La famiglia Broccoli, attraverso la sua società Eon, ha custodito ferocemente la serie per decenni. Tuttavia, la famiglia e Amazon erano ai ferri corti su come portare avanti la serie dopo l’uscita di scena di Daniel Craig come 007 con “No Time To Die” del 2021. Lo sviluppo di un nuovo film e il casting di un altro Bond si sono sostanzialmente arenati, ma con il nuovo accordo si dovrebbero però riprendere i lavori a riguardo.

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The Bride: il rinvio sarebbe dovuto ad alcuni test screening negativi

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The Bride, il prossimo film su Frankenstein interpretato da Christian Bale e diretto da Maggie Gyllenhaal, ha subito uno slittamento della data di uscita e arriverà in sala nel 2026 anziché nel 2025. Ambientato nella Chicago degli anni ’30, il film segue Frankenstein mentre cerca il Dr. Euphronius affinché gli crei una compagna. Oltre a Bale, il cast del film comprende Jessie Buckley, nel ruolo della Sposa, Annette Bening, Penélope Cruz, Peter Sarsgaard e Jake Gyllenhaal. Questa notizia arriva non molto tempo dopo la rivelazione che le reazioni alle prime proiezioni di prova del film sono state negative.

Cosa significa questo cambio di data di uscita per The Bride

Questo ritardo suggerisce ovviamente che la Warner Bros. non è molto soddisfatta del prossimo film della Gyllenhaal. Una data di uscita a settembre è senza dubbio considerata più ideale di quella di marzo nel settore, il che suggerisce che lo studio non è sicuro che The Bride otterrà buoni risultati al botteghino. Questo cambiamento non dovrebbe necessariamente sorprendere, dal momento che – come  anticipato – il film sarebbe stato accolto negativamente durante le prime proiezioni di prova. In un recente rapporto di Puck, il capo di una società di produzione ha persino affermato che “dare a [Gyllenhaal] qualcosa di più di 15 milioni di dollari per fare il film è irresponsabile, per quanto mi riguarda”.

Sebbene Maggie Gyllenhaal sia un’attrice molto conosciuta, ha diretto solo un film in precedenza. Il suo debutto alla regia nel 2021, The Lost Daughter, ha ottenuto un fantastico 94% su Rotten Tomatoes ed è stato nominato per diversi premi Oscar. Tuttavia, se quanto riportato si rivelasse vero, il suo nuovo film potrebbe non raggiungere lo stesso successo. Dal momento che il budget di The Bride è stato dichiarato superiore a 100 milioni di dollari, potrebbe far perdere molti soldi per la Warner Bros.

C’è però un precedente: Mickey 17, un altro film di genere della Warner Bros. con un budget di oltre 100 milioni di dollari e una data di uscita a marzo, sta perdendo una quantità significativa di denaro per lo studio. Un nuovo rapporto suggerisce che il progetto di fantascienza, costato 118 milioni di dollari senza considerare la pubblicità, potrebbe perdere fino a 80 milioni di dollari, nonostante abbia come protagonista Robert Pattinson e sia stato diretto da Bong Joon-Ho, la cui ultima uscita prima di questo lungometraggio è stata Parasite, vincitore del premio come miglior film. Non resta dunque che attendere di scoprire quale sarà il destino di The Bride.

Jason Momoa conferma un dettaglio fondamentale sul Lobo del DCU

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Jason Momoa conferma un dettaglio fondamentale sul Lobo del DCU

Jason Momoa è tornato a parlare del suo Lobo, svelando uno degli elementi classici del personaggio che l’Universo DC sta adattando per il suo prossimo debutto in Supergirl: Woman of Tomorrow, uno dei film più attesi del nuovo DCU, con Milly Alcock nei panni della nuova Ragazza d’Acciaio. Un’aggiunta importante al film solista di Kara Zor-El è dunque proprio quella di Lobo, che sarà a punto interpretato da Momoa, dopo il suo periodo trascorso nel franchise DCEU nei panni di Aquaman.

In una nuova intervista con ComicBook, Jason Momoa ha dunque parlato brevemente della sua prossima versione di Lobo nel film attualmente in produzione. Quando a Momoa è stato chiesto di portare il linguaggio adulto di Lobo sul grande schermo, l’ex star di Aquaman ha dichiarato: “Abbiamo detto fraggin‘ e bastich un bel po’”, facendo riferimento alle famose frasi ad effetto del personaggio tratte dai fumetti.

LEGGI ANCHE: Jason Momoa afferma che il suo Lobo è “abbastanza fedele” al personaggio DC Comics

Che ci commenti di Jason Momoa ci dicono sul Lobo del DCU

Anche se Lobo non faceva parte della serie originale di Supergirl: Woman of Tomorrow, da cui è tratto questo film, l’aggiunta di Jason Momoa come cacciatore di taglie della DC è già destinata a essere uno degli aspetti più affascinanti da seguire nella storia. Che il Lobo di Momoa nel film abbia un ruolo piccolo o grande resta ancora da vedere. Tuttavia, il commento dell’attore su come si stia cercando di onorare quanti più dettagli possibili della controparte fumettistica del personaggio DC è incredibilmente promettente.

Dal momento che Lobo non è mai stato trattato nelle sale cinematografiche, il fatto che sia Momoa – che è un grande fan del personaggio – a portarlo in vita ha il potenziale per renderlo un protagonista di spicco del DCU. A seconda di come verrà impostato in Supergirl: Woman of Tomorrow, averlo come uno dei divertenti personaggi ricorrenti del DCU permetterebbe a Momoa di vivere un’esperienza completamente diversa rispetto a quella vissuta nel ruolo di Aquaman nella timeline dei film del DCEU. Semmai, sarebbe stato più scioccante se il Lobo di Momoa non avesse avuto i suoi tratti caratteristici, come le sue famose parolacce, dei fumetti.

Lanterns: nuovi ingressi nel cast della serie dei DC Studios

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Lanterns: nuovi ingressi nel cast della serie dei DC Studios

Con le riprese ufficialmente in corso, la serie Lanterns continua a vedere ampliarsi il suo cast. Come riportato da Deadline, Sherman Augustus (visto in Stranger Things) avrà un ruolo ricorrente nella serie drammatica della HBO basata sui fumetti della Lanterna Verde della DC. Augustus interpreterà John Senior, il padre di John Stewart e l’incarnazione umana della “testardaggine”. Nella sua realtà, tende a fissarsi sul passato e su ciò che avrebbe potuto essere.

Sempre Deadline riporta anche l’ingresso nel cast di J. Alphonse Nicholson (visto in P-Valley), che andrà invece ad interpretare la versione giovane di John Senior. Dettaglio che anticipa dunque una narrazione avanti e indietro tra passato e presente, probabilmente con l’uso di flashback. Il ruolo di Nichols è descritto come “ricorrente”, per cui è lecito pensare che quest’alternanza possa avere un certo peso all’interno della serie. Non resta che attendere di poter avere maggiori informazioni sul progetto per avere certezze sulla sua struttura.

Di cosa parla Lanterns?

L’attesa serie Lanterns, parte del rinnovato Universo DC guidato da Gunn e Safran, seguirà le Lanterne Verdi Hal Jordan e John Stewart mentre indagano su un misterioso omicidio legato a una cospirazione più ampia e sconvolgente. La serie della HBO è descritta come una storia “alla True Detective” che mescola intrighi cosmici con un tono di ispirazione noir. Con una durata di otto episodi, Lanterns promette di introdurre una versione fresca e dinamica degli amati eroi intergalattici della DC.

Kyle Chandler e Aaron Pierre sono stati confermati per Lanterns e saranno i protagonisti della serie, rispettivamente nei panni di Hal Jordan e John Stewart, segnando il loro attesissimo debutto nell’Universo DC. Tra gli altri membri del cast finora confermati figurano anche Kelly Macdonald, Garret Dillahunt e Poorna Jagannathan. In quanto progetto cardine del rinnovato DCU, Lanterns dovrebbe collegarsi direttamente ad archi narrativi più ampi, pur offrendo una narrazione autonoma e incentrata sui personaggi. Con la sua attenzione al mistero, al dramma e alla mitologia cosmica della DC, Lanterns è destinata a diventare un capitolo fondamentale dell’Universo DC in evoluzione.

La serie si propone di mettere in luce entrambi gli eroi in egual misura, offrendo una nuova interpretazione della loro iconica collaborazione e rimanendo al contempo fedele alla ricca storia dei fumetti dei personaggi. Con la sua narrazione concreta e il tono ispirato al noir, la serie dovrebbe fornire un nuovo livello di profondità al mito di Lanterna Verde, attraendo sia i fan di lunga data che i nuovi arrivati nell’Universo DC. I fan possono attendere il debutto sulla HBO nel 2026.

Scissione rinnovata per una terza stagione

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Scissione rinnovata per una terza stagione

Scissione tornerà per una terza stagione! Apple ha ufficialmente rinnovato la serie, ideata dallo scrittore e produttore esecutivo Dan Erickson e dal regista e produttore esecutivo Ben Stiller, mentre il finale della seconda stagione, “Cold Harbor”, viene lanciato oggi sul servizio streaming. Il CEO di Apple Tim Cook ha rivelato la notizia nei minuti scorsi attraverso uno scambio di battute sui social media con Stiller, scrivendo: “La terza stagione di Scissione è disponibile su richiesta”.

La notizia arriva dopo che Scissione ha superato Ted Lasso diventando la serie più vista di sempre del servizio di streaming ed è apparsa nel rapporto Nielsen sullo streaming per cinque settimane consecutive con un nuovo massimo settimanale di 681 milioni di minuti visti. Apple non ha rivelato quando intende lanciare la terza stagione, ma Stiller ha promesso che questa volta non passeranno altri tre anni, ovvero il tempo trascorso tra la prima e la seconda stagione. “Il piano non è assolutamente quello di far aspettare i fan così a lungo“, ha dichiarato.

Realizzare Scissione è stata una delle esperienze più stimolanti dal punto di vista creativo a cui abbia mai preso parte”, ha aggiunto Stiller. “Sebbene non ne abbia memoria, mi dicono che realizzare la terza stagione sarà altrettanto piacevole, anche se ogni ricordo di questi eventi futuri sarà per sempre e irrevocabilmente cancellato anche dalla mia memoria”. Aggiunge Scott: “Non potrei essere più entusiasta di tornare a lavorare con Ben, Dan, l’incredibile cast e la troupe, Apple e tutto il team di Scissione. Oh, inoltre – non è un grosso problema – ma se vedete il mio innie, per favore non ditegli nulla di tutto questo. Grazie”.

Erickson ha invece dichiarato: “L’idea di girare ancora Scissione con il miglior cast e la migliore troupe del mondo mi entusiasma più di tutte le trappole per dita del mondo messe insieme. Non vedo l’ora di continuare a spargere guai, divertimento, terrore e malvagità con queste persone davvero incredibili”. Matt Cherniss, responsabile della programmazione di Apple TV+, ha aggiunto: “Quello che Ben, Dan, Adam e il talentuoso cast e la troupe dietro Scissione hanno portato sullo schermo è una magia innegabile. Siamo molto orgogliosi di essere la casa di questa serie brillante e non vediamo l’ora che il pubblico sperimenti cosa c’è in serbo per la terza stagione”.

Di cosa parla Scissione?

Il cast della serie, che ha ottenuto una nomination ai SAG Award, comprende Adam Scott, Britt Lower, Tramell Tillman, Zach Cherry, Jen Tullock, Michael Chernus, Dichen Lachman, John Turturro, Christopher Walken e Patricia Arquette. Sarah Bock e Ólafur Darri Ólafsson si sono aggiunti come series regular per la seconda stagione, che ha visto anche la partecipazione di ospiti del calibro di Bob Balaban, Sarah Sherman, Alia Shawkat e Sandra Bernhard. Keanu Reeves ha fatto un cameo a sorpresa come voce dell’edificio Lumon in un video animato.

Scissione segue Mark Scout (Scott), a capo di un team delle Lumon Industries, i cui dipendenti sono stati sottoposti a una procedura di separazione che divide chirurgicamente i loro ricordi tra la vita lavorativa e quella personale. Questo esperimento di “equilibrio tra lavoro e vita privata” viene messo in discussione quando Mark si trova al centro di un mistero che lo costringerà a confrontarsi con la vera natura del suo lavoro e di se stesso.

La seconda stagione del thriller aziendale-lavorativo ha risposto a diversi interrogativi persistenti, tra cui l’avvicinamento degli spettatori alla comprensione di cosa stiano esattamente smistando i dipendenti di Lumon nel team di Macrodata Refinement.

Oltre a introdurre diversi nuovi personaggi, da Gretchen, moglie di Dylan G. (Cherry), interpretata da Merritt Wever, a Gwendoline Christie, responsabile del reparto di Nutrizione dei Mammiferi, alias il Dipartimento delle Capre della Lumon, la serie ha svelato diversi retroscena dei personaggi. Si è scoperto che la Lumon ha avuto un ruolo importante non solo nella prima infanzia e nella carriera di Harmony Cobel (Arquette), ma anche nell’inizio della storia d’amore tra Mark e Gemma (Lachman).

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David Lynch: Naomi Watts rivela che era “pronto per tornare al lavoro”

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Più di 23 anni dopo aver recitato per David Lynch in Mulholland Drive, Naomi Watts era pronta a lavorare ancora una volta come musa dell’autore. È quanto affermato dalla stessa attrice, che – dopo a seguito della morte di Lynch, avvenuta a gennaio all’età di 78 anni – ha ora raccontato di aver visto per l’ultima volta il creatore di Twin Peaks durante un pranzo a fine novembre insieme anche alla collega Laura Dern.

Abbiamo avuto un bellissimo pranzo a casa sua”, ha raccontato l’attrice al Los Angeles Times. “Sapevo che non stava bene, ma era di ottimo umore. Voleva tornare a lavorare – Laura e io gli abbiamo detto: ‘Puoi farlo! Puoi lavorare dalla roulotte’. Non era affatto sconfitto. Potevo vedere lo spirito creativo vivo in lui”. Tuttavia, dopo la morte di Lynch per arresto cardiaco, con una malattia polmonare cronica ostruttiva come causa scatenante, Watts ha dichiarato che la sua perdita è stata “profondamente, profondamente sconvolgente”.

Il ruolo di spicco della Watts è stato quello di Mulholland Drive, mystery neo-noir di David Lynch del 2001, per poi recitare nel suo cortometraggio Rabbits del 2002. Lei e Dern sono apparse anche nel film di Lynch del 2006 Inland Empire e nel revival della sua serie del 2017 Twin Peaks – Il ritorno, che si è rivelato essere l’ultimo progetto del regista. “Pensavo di vederlo tra un paio di settimane [dopo l’ultimo pranzo] perché ero qui a Los Angeles”, ha detto Watts. “Ci sono molte cose che potrei condividere, ma voglio essere riservato a causa della sua famiglia. Ma è stato un incontro davvero forte che mi ha riempito di tanto amore e speranza”.

Watts aveva già ricordato Lynch come “un vero mentore e un amico” dopo la sua morte, spiegando che “è stato molto determinante per la mia presenza in America. Non sarei rimasta se non avessi incontrato David Lynch”. Se le condizioni di salute di David Lynch non si fossero aggravate, dunque, sembra ci fosse la possibilità che il regista tornasse a ricoprire tale ruolo, idealmente per un nuovo film. Già nei mesi precedenti la sua scomparsa si vociferava di un suo possibile progetto, ma purtroppo questo non si è concretizzato in tempo.

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Amanda Seyfried ha rifiutato il ruolo di Gamora: “Credevo sarebbe stato il primo flop della Marvel”

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L’attrice Amanda Seyfried è stata ospite del podcast “Happy Sad Confused” e ha dichiarato di aver ricevuto da James Gunn e dai Marvel Studios l’offerta di interpretare Gamora nel franchise di Guardiani della Galassia. La candidata all’Oscar ha “rimuginato” sull’offerta per qualche giorno prima di rendersi conto che il progetto non faceva per lei. “Ero davvero spaventata dall’idea di essere bloccata e dipinta di un colore diverso a causa della quantità di tempo [che richiede]”, ha detto la Seyfried.

Era un’opportunità gigantesca. Avevo appena conosciuto James di persona. È meraviglioso. A quanto pare qualcuno ha detto che non se lo ricordava, ma è sicuramente vero. Ho ricevuto l’offerta e ho riflettuto per un paio di giorni. Non volevo vivere a Londra per sei mesi all’anno. C’era un altro film che volevo fare con Seth MacFarlane, ‘Un milione di modi per morire nel West’. Mi sembrava una buona opportunità”.

Ricordiamoci anche che far parte del primo film Marvel che fa il botto non è un bene per la tua carriera”, ha continuato l’attrice. “Pensavo che, trattandosi di un albero e di un procione parlanti, sarebbe stato il primo flop della Marvel e che io e Chris Pratt non avremmo mai più lavorato. Mi sbagliavo! Ma cercavo solo di essere furba, decisamente non coraggiosa”.

Amanda Seyfried ha dunque ammesso di essere stata “troppo spaventata” per rischiare. Il ruolo di Gamora è dunque stato affidato a Zoe Saldaña e Guardiani della Galassia ha poi finito per essere un successo per i Marvel Studios nel 2013 con 773 milioni di dollari al botteghino mondiale, generando due sequel che hanno incassato entrambi oltre 840 milioni di dollari in tutto il mondo, mentre la Gamora di Saldaña sarebbe apparsa anche in altri film Marvel, come Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Ero in un momento precario della mia carriera e non volevo soffrire per il lavoro”, ha aggiunto la Seyfried a proposito della resistenza al processo di trucco. “Stare seduta lì per quattro ore e mezza ogni mattina mi sembrava che non sarebbe stato divertente. Avevo già fatto delle riprese sul green screen e ho capito che non faceva per me. Non rimpiango nulla. Ho preso quella decisione per me stessa. È stato un bene per me allora ed è stato un bene per me adesso”, ha concluso Amanda Seyfried.

The Residence, spiegazione del finale: come è morto e chi ha ucciso davvero AB Wynter?

Attenzione! Questo articolo contiene importanti spoiler su The Residence.

The Residence (qui la nostra recensione) tiene gli spettatori incollati per tutta la sua durata con colpi di scena avvincenti prima di rivelare finalmente la verità sull’omicidio di AB Wynter e l’identità del suo assassino. La serie poliziesca di Netflix elabora magistralmente una rivelazione dopo l’altra e fa sospettare agli spettatori di ogni personaggio principale, finché il suo arco narrativo finale non collega tutti i puntini e risolve il mistero più grande.

Come un tipico dramma di mistero di omicidio, The Residence inizia con l’omicidio di un personaggio. Nell’episodio di apertura della serie, AB Wynter di Giancarlo Esposito viene trovato morto nella sala giochi della Casa Bianca. È qui che entra in gioco la detective Cordelia Cupp, considerata la migliore detective del mondo, e si mette in viaggio per scoprire la verità su quanto accaduto a Wynter. Più si avvicina alla risoluzione dei misteri e alla deduzione della serie di eventi accaduti la notte dell’omicidio, più si rende conto che i probabili sospettati hanno poco a che fare con il crimine.

AB Wynter è stato avvelenato con il paraquat e i suoi polsi sono stati tagliati post-mortem da Tripp

Nonostante fosse il principale sospettato, Tripp non ha ucciso Wynter

Dopo che Cupp ha finalmente ricostruito come si sono svolti gli eventi la notte dell’omicidio, capisce che l’assassino ha prima cercato di avvelenare Wynter facendogli ingerire del paraquat, un erbicida altamente tossico. Invece di raccogliere l’intera bottiglia di paraquat dal giardino, l’assassino ne ha preso un po’ in un bicchiere e l’ha mescolato con la bevanda di Wynter per ucciderlo. Tuttavia, dopo aver bevuto un sorso del drink, Wynter si insospettì e gettò il resto del drink in un vaso pieno di rose. Questo spiega perché le rose sembravano bruciate e morte quando Cupp le vide.

Poiché l’assassino non era sicuro che il paraquat avesse funzionato, gli lancia un vaso, che mancò Wynter e si schiantò contro un muro. Wynter lottò per rimanere in piedi dopo aver ingerito il veleno e cercò di aggrapparsi al sostegno di un tavolo. Fu allora che un portacandele sul tavolo cadde a terra. L’assassino finì quindi il lavoro usando un enorme orologio per fracassarsi la testa. Come conferma il finale di The Residence, Lily era l’assassina, anche se tutti, dal misterioso Terzo Uomo al fratello del Presidente, Tripp, erano sulla lista dei sospettati.

Come rivela la storia di Tripp, lui si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato, il che lo spinse a prendere alcune decisioni stupide. Mentre Bruce stava riparando il water intasato nella stanza di Tripp, Tripp andò nella stanza 301, dove svenne prima di ubriacarsi. Dopo essersi svegliato nella stanza, trovò il cadavere di Wynter e pensò che sarebbe finito nei guai per averlo denunciato.

Pertanto, dipinse il muro della stanza per nascondere le macchie di sangue e spostò il corpo nella sala giochi. Con sua sorpresa, tuttavia, trovò presto il “biglietto di suicidio” di Wynter. Questo lo convinse che era morto suicida, facendogli credere di aver spostato il corpo senza motivo. Dal momento che aveva manomesso attivamente una potenziale scena del crimine, divenne ancora più nervoso all’idea di denunciarlo a chiunque. Di conseguenza, fece qualcosa di ancora più stupido: tagliò i polsi di Wynter usando un coltello dalla stanza di Didier e lasciò persino le chiavi di Bruce con il cadavere, credendo che appartenessero a Wynter.

Perché Lilly ha ucciso AB Wynter nella prima stagione di The Residence

Lilly temeva che Wynter avrebbe denunciato le sue attività immorali

Uno dei motivi principali per cui la segretaria sociale del Presidente, Lilly Schumacher, ha assassinato AB Wynter in The Residence è stato che odiava tutto ciò che Wynter rappresentava. Mentre Wynter si atteneva alle tradizioni e trattava l’intera squadra che lavorava alla Casa Bianca come un nucleo familiare, Schumacher si preoccupava poco del benessere di chiunque altro e faceva fatica a stare al passo con le esigenze del suo ruolo. Si è sforzata volontariamente di distruggere tutto ciò che Wynter voleva preservare alla Casa Bianca.

Nonostante sapesse cosa stava facendo Lilly, Wynter non l’ha affrontata per aver distrutto tutto ciò che gli era caro. Invece, ha preso nota del suo comportamento sul suo taccuino. Più notava cosa stava facendo alla Casa Bianca, più trovava discrepanze nelle sue abitudini di spesa. Uno sguardo più attento ai suoi conti lo aiutò a capire che stava rubando soldi e cedendo contratti casuali a persone esterne. Dopo aver elencato tutte le leggi che aveva infranto durante il suo mandato in casa, finalmente la affrontò la sera della cena di Stato.

Dato che Lilly proviene da una famiglia influente, avrebbe potuto facilmente evitare di andare in prigione. Tuttavia, si rese conto che tutti i crimini di cui Wynter la stava accusando avrebbero messo lei e la sua famiglia in un pantano legale che avrebbe potuto persino macchiare la loro reputazione. Durante la sua discussione con Wynter, strappò parzialmente una pagina dal suo taccuino per rabbia. La pagina strappata si rivelò casualmente essere una sezione di una lunga nota che a leggere come una lettera di suicidio, ma non lo era. Vedendo che era l’occasione perfetta per ucciderlo e inquadrarlo come un suicidio, Lilly lo uccise e piazzò la nota nella sua tasca.

Perché Lilly cerca di incastrare Bruce ed Elsyie per l’omicidio di AB Wynter

Sembravano bersagli facili perché tutte le prove puntavano verso di loro

Lilly si ritrova alle strette quando la detective Cupp scopre finalmente la verità sulla porta coperta. Jasmine rivela di aver ordinato di coprire la porta, ma attribuisce la colpa a Elliott sostenendo che era stato lui a chiederglielo. Quando Elliott dice che sta mentendo, Lilly finalmente confessa e rivela di aver imitato la voce di Elliott per dare l’ordine di coprire la porta. Tuttavia, invece di dire la verità sull’omicidio, cerca di incolpare Bruce ed Elsyie per il crimine, sostenendo che stava solo cercando di aiutarli a coprire le loro tracce.

In un disperato tentativo di salvarsi, Lilly incastra Bruce ed Elsyie perché si rende conto che tutte le prove puntano contro di loro, e che apparentemente avevano anche una solida ragione per uccidere Wynter. I due si sono anche ritrovati nel posto sbagliato al momento sbagliato la notte dell’omicidio, il che li ha resi i principali sospettati. Con suo sgomento, si tradisce, dicendo di aver dato loro la lettera d’addio per far sembrare la morte di Wynter un suicidio. Dal momento che non era presente quando Cupp ha trovato la lettera nella tasca di Wynter, non poteva saperlo, il che dimostra che era lei l’assassina.

Scissione – stagione 2: la spiegazione del finale. Cosa significa la decisione di Mark e Gemma per Helly?

Attenzione! Questo articolo contiene importanti spoiler su Scissione – stagione 2.

Il finale di Scissione – stagione 2 è zeppo di colpi di scena, e supera ogni aspettativa sullo sviluppo della trama mostrando come Mark prende una decisione cruciale. Considerato che il finale della prima stagione di Scissione è spesso considerato uno dei momenti più avvincenti della televisione moderna, la seconda stagione ha dovuto affrontare l’immensa pressione di superarlo con il suo arco narrativo finale. Senza dubbio questo finale porta a una conclusione potente della seconda stagione della serie fantascientifica di Apple TV+, aprendo la strada a puntate future.

Nella sua prima metà, l’episodio 10 di Scissione – stagione 2 si svolge principalmente nel mondo esterno, dove Mark, Cobel e Devon cercano di convincere l’innie di Mark ad aiutarli a salvare Gemma. Tuttavia, quella che inizialmente sembra una semplice missione si trasforma in seguito in una discussione tra l’innie e l’outie di Mark su chi merita di vivere di più. L’arco finale dell’episodio mostra come l’innie di Mark alla fine riesce a completare Cold Harbor ma fa fatica a decidere se aiutare il suo outie. Quando finalmente si impegna a salvare Gemma, si verificano una serie di eventi caotici, lasciandoci con più domande che risposte.

La spiegazione della decisione dell’innie di Mark nel finale di Scissione – stagione 2: cosa significa per Helly e Gemma

L’innie di Mark salva Gemma ma sceglie di restare indietro con Helly

Quando Mark racconta a Helly della sua interazione con il suo outie pochi istanti prima di completare la rifinitura del file di Cold Harbor, Helly sorprendentemente gli chiede di obbedire al suo outie. Lo incoraggia a salvare Gemma e ad andarsene invece di cercare di preservare se stesso e la loro relazione. Mentre alcuni potrebbero sostenere che questo sembra fuori dal personaggio di Helly, Helly sembra finalmente capire il peso di essere l’innie di Helena. In precedenza odiava quando gli innies prendevano in considerazione il benessere dei loro outies.

Tuttavia, alla fine della seconda stagione, sembra rendersi conto che Cobel aveva ragione durante l’incidente della Overtime Contingency quando l’aveva avvertita che gli altri innies avrebbero sofferto se avesse fatto qualcosa che avrebbe danneggiato la reputazione di Lumon. Dopo l’incoraggiamento di Helly, Mark si dirige al Testing Floor per salvare Gemma. Affronta molte sfide ma alla fine riesce a portarla (la signorina Casey) alla porta delle scale e le chiede di andarsene. Con questo, lei si trasforma nella sua outie, Gemma, ma Mark non lascia Lumon.

Mentre Gemma lo osserva da fuori, Mark sceglie di stare con Helly perché questa è la sua idea di libertà. Lui crede di avere un suo senso di identità e non è disposto a rischiare di perdersi solo perché il suo outie possa vivere in pace per il resto della sua vita. Helly e Mark sembrano correre più in profondità nell’edificio Lumon, apparentemente senza avere idea di dove siano diretti. Tuttavia, non passerà molto tempo prima che le autorità dell’azienda li catturino. Gemma, d’altra parte, dovrà scappare dall’edificio Lumon e trovare Devon per riuscire a far uscire Mark da Lumon.

Se Gemma riesce ad andarsene, probabilmente capirà perché Mark l’ha lasciata fuori per stare con Helly. Tuttavia, è difficile non provare empatia per lei dopo la fine della prima stagione e chiedersi quanto possa essere stato straziante per lei vedere Mark andarsene con un’altra donna. Desiderava ardentemente stare con Mark durante la sua permanenza al Testing Floor e si rifiutò persino di credere al dottor Mauer quando le disse che Mark era andato avanti. Tuttavia, con suo sgomento, la sua più grande paura si rivelò vera quando vide Mark scegliere Helly al posto suo.

La spiegazione della stanza Cold Harbor del Testing Floor e perché Lumon progetta di uccidere Gemma dopo il test

Lumon apparentemente desidera eliminare tutto il dolore dal mondo

Dopo che Mark ha finito di perfezionare il suo file Cold Harbor, Gemma viene inviata nell’ultima stanza Cold Harbor. L’episodio 7 della stagione 2 di Scissione ha rivelato che il nome di ogni stanza del Testing Floor corrispondeva a un file che Mark aveva precedentemente completato di perfezionare nel dipartimento MDR. Ciò suggeriva che Mark stava inconsapevolmente creando le innie di Gemma, su cui in seguito Lumon aveva fatto esperimenti. Con ogni stanza, Lumon esponeva una delle innie di Gemma a un evento traumatico per testare se conservava i ricordi delle sue innie dopo essere uscita dalle stanze. Gemma ha 25 innie e finora sono stati rivelati i nomi delle seguenti stanze:

  • Allentown
  • Dranesville
  • Siena
  • Lucknow
  • Loveland
  • Wellington
  • St. Pierre
  • Zurich
  • Sopchoppy
  • Cold Harbor

Nell’ultimo test di Cold Harbor, Gemma si ritrova in una stanza con nient’altro che la culla che lei e Mark avevano acquistato quando aspettavano un bambino. Gemma aveva forti ricordi della culla perché, come rivelato in un flashback in precedenza, Mark l’aveva smantellata dopo aver scoperto che forse non avrebbero mai potuto avere un figlio. Poiché la culla era associata al ricordo più forte e traumatico di Gemma, Lumon voleva testare se la sua nuova “Cold Harbor” innie avrebbe mantenuto i suoi ricordi associati alla culla.

Il test si rivela un successo quando, nonostante abbia visto la culla e l’abbia smontata con una canzone che lei e Mark erano soliti ascoltare, la “Cold Harbor” innie di Gemma sembra indifferente. Non mostra segni di conservare i ricordi della sua outie, dimostrando che Lumon è riuscita a sradicare con successo il suo ricordo più doloroso. Mentre lo scopo principale di Lumon rimane sconosciuto, la società apparentemente intende usare la tecnologia per aiutare gli umani a rimuovere tutto il dolore dalle loro vite.

È interessante notare che uno sguardo più attento alla culla nell’episodio 7 di Scissione – stagione 2 rivela che ha scritto Col d’Arbor su di essa, il che prefigura la rivelazione finale. Suggerisce anche che Lumon ha orchestrato gli eventi nella vita di Gemma e Mark molto più a lungo di quanto credano.

Prima di allora, tuttavia, come rivela Cobel, Lumon voleva uccidere Gemma, probabilmente rimuovendo il chip dal suo cervello. Poiché Gemma era solo un soggetto di prova, il suo scopo nella società era stato raggiunto. Lumon non poteva rischiare di rilasciarla nel mondo esterno perché sapeva un po’ troppo delle loro operazioni segrete. Non potevano nemmeno tenerla perché il loro lavoro con lei era finito. Pertanto, le autorità della società pianificarono di ucciderla, credendo che avesse raggiunto il vero scopo della sua vita servendo Kier.

La spiegazione del significato dei numeri MDR in Scissione

Sono una porta d’accesso alla mente di Gemma

Nel finale di Scissione – stagione 2, Cobel rivela che i numeri fungono da porte d’accesso alla mente di Gemma, rivelando che sono i mattoni dell’esistenza dei suoi innies. Come rivela “The Macrodata Refiner’s Orientation Booklet” in The Lexington Letter, i lavoratori MDR sono esposti a un mare di numeri, che sono classificati in quattro categorie: WO (Woe), FC (Frolic), DR (Dread) e MA (Malice). In base a come alcuni cluster nel mare di numeri li fanno sentire, i lavoratori devono riempire uniformemente i quattro contenitori in fondo ai loro schermi con i quattro cluster di numeri finché la barra di avanzamento del file non raggiunge il 100%.

Ecco le quattro categorie di emozioni che i cluster di numeri dovrebbero suscitare nei lavoratori MDR:

Numeri di Categorie Sentimenti che stimolano
WO
    • Malinconia
    • Disperazione

 

FC
    • Gioia
    • Allegria
    • Estasi

 

DR
    • Paura
    • Ansia
    • Apprensione

 

MA
    • Rabbia
    • Desiderio di ferire un altro essere umano

 

Lumon non dice mai a Mark cosa sta effettivamente ottenendo con il processo di raffinazione dei numeri perché la semplice consapevolezza del loro scopo potrebbe inibire la sua intuizione naturale. Mark lavora anche principalmente sui file di Gemma perché il suo outie “capisce” il suo cervello meglio di chiunque altro. Lumon sa che la memoria subconscia che trasuda dal cervello dell’outie di Mark nel suo innie lo aiuterà a “raffinare” Gemma in modo più efficace. Dal momento che Mark ha sempre lavorato sul cervello della moglie del suo outie, ha senso che abbia avuto il suo “colpo di fortuna da matricola” subito dopo aver iniziato a lavorare alla Lumon.

Spiegato lo scopo delle capre nella Lumon

Lumon ha la tradizione di sacrificarle

Il finale di Scissione – stagione 2 rivela finalmente la verità sulle capre e il loro scopo nella Lumon, il che sembra respingere tutte le teorie esistenti su di loro. Come rivela il finale, Lumon apparentemente segue una tradizione di sacrificare una capra prima di uccidere un soggetto di prova una volta che il loro scopo nella compagnia è stato raggiunto. Drummond dice che lo fanno perché credono che lo spirito della capra alla fine porterà l’anima del soggetto morto tra le braccia di Kier. Questa convinzione mostra come Lumon funzioni più come una setta, dove Kier è quasi considerato un essere divino.

Una capra di nome Emile, da Mammalians Nurturable, viene scelta come agnello sacrificale di Lumon. In base al rituale, si crede che porterà l’anima di Gemma a Kier dopo essere stata sacrificata. Lorne, tuttavia, fa fatica a uccidere la capra perché lei e le persone del suo dipartimento si affezionano alle capre che allevano. Dato che il dipartimento Mammalians Nurturable alleva molte capre, è difficile non chiedersi quante di loro Lumon ne abbia sacrificate in passato prima di sperimentare e uccidere diversi soggetti di prova.

Perché Jame Eagan vede Kier in Helly, non Helena

C’è stato un tempo in cui vedeva anche Kier in Helen

Jame Eagan guarda sua figlia, Helena, con disgusto nell’episodio 9 della seconda stagione di Scissione mentre mangia uova sode. Le sibila, sostenendo che avrebbe dovuto prenderle crude come Kier. Quando in seguito vede Helly nell’edificio Lumon, nota di vedere Kier in lei. Ricorda come una volta lo aveva visto in Helena, ma lei sembra essere cambiata in modo significativo nel tempo. Apparentemente dice questo perché per quanto Helena possa aver cercato di danneggiare l’eredità di Lumon, lei si difende da sola invece di limitarsi a seguire gli ordini e soccombere all’influenza controllante dei superiori.

A differenza di Helena, che sembra aver dimenticato chi è, Helly ha un forte senso di identità ed è disposta a prendere misure estreme per preservarlo. Lei, come Kier, osa sfidare le convinzioni che le vengono imposte invece di conformarsi semplicemente come Helena. Dato che Jame sembra apprezzare Helly molto più di Helena, probabilmente trarrebbe vantaggio dalla scelta di Helly di rimanere all’interno dell’edificio Lumon. Nelle storie future della serie, potrebbe persino provare a convincerla a subentrare definitivamente come sua figlia e alla fine diventare il legittimo erede dell’azienda.

Perché l’outie di Dylan rifiuta le dimissioni del suo innie

Si rende conto di aver bisogno del suo innie più di quanto il suo innie abbia bisogno di lui

Nonostante le dimissioni dal suo incarico, Dylan si ritrova sul pavimento reciso nel finale della seconda stagione di Scissione. Riceve anche una lettera dal suo outie, che si apre con una nota furiosa ma gradualmente si ammorbidisce di tono. La lettera rivela che, nonostante il suo outie sia infuriato per quello che è successo tra lui e Gretchen, capisce perché a Gretchen piacesse così tanto. Esprime anche come trova conforto nel sapere che il suo innie di successo è lì perché ha sempre lottato per fare qualcosa della sua vita.

Dicendo che spera che Gretchen veda in lui quello che vede nel suo innie, l’outie di Dylan implica anche che, in un certo senso, ammira il suo innie. Lo percepisce come una versione ideale di se stesso che dovrebbe sforzarsi di diventare per guadagnarsi il rispetto di sua moglie. L’outie chiude la lettera dando al suo innie una scelta: può ancora andarsene se vuole, ma vorrebbe che restasse. Dylan, per una volta, si sente apprezzato e riconosciuto dal suo outie, il che gli darà una solida ragione per restare.

Dato che Milchick lotta per contenere il caos che ne consegue dopo che Mark completa il suo fascicolo Cold Harbor, Lumon potrebbe prendere in considerazione l’idea di liberarsene nella terza stagione. Anche Milchick è diventato gradualmente irritato nei confronti di Lumon a causa delle loro pratiche razziste e del trattamento disumano dei loro dipendenti. Se Lumon lo lascia andare, avrà una buona ragione per allearsi con Cobel e far crollare l’azienda. Tuttavia, considerando come finisce la seconda stagione di Scissione con Milchick che si ritrova in disaccordo con Dylan, sembra improbabile che diventerà un personaggio eroico in tempi brevi.

Con Drummond morto, Lumon avrà un posto vuoto nei ranghi più alti della sua gestione. Il fatto che il fascicolo Cold Harbor sia stato completato sotto il comando di Milchick potrebbe spingere i piani alti dell’azienda a promuoverlo e ad averlo come nuovo sostituto di Drummond. Dal momento che Milchick è anche ben collegato con il mondo esterno, Lumon potrebbe usarlo per arrivare a Gemma e ad altri estranei che complottano contro l’azienda.

Perché i titoli di coda nel finale della seconda stagione di Scissione sono in rosso, non in nero

Il cambio di colore segna l’inizio di un arco narrativo più oscuro

Scissione (Severance) 2Ogni volta che uno spettacolo o un film crea un netto contrasto visivo tra il blu e il rosso, è difficile non associarlo a Matrix. Anche in The Secret Life of Walter Mitty, che presenta molte star di Scissione, la metafora della pillola blu e rossa di Matrix viene utilizzata come un efficace espediente narrativo per evidenziare come il personaggio principale, Walter Mitty, scelga di prendere il controllo della sua vita invece di accontentarsi della comodità. Molti spettatori hanno notato in precedenza che, in Scissione, le immagini blu solitamente rappresentano il mondo degli innies.

Tutto, dai loro vestiti ai numeri sui loro computer MDR, è blu. Se visto dalla prospettiva della filosofia di Matrix, gli innies vivono in una realtà in cui hanno ceduto il loro senso di controllo a un potere superiore. Gli outies, al contrario, riescono a vedere più sfumature di rosso perché sono molto più liberi e hanno più autonomia dei loro innies. Solo gli innies come Helly apparentemente hanno sfumature di rosso nei loro vestiti e nei loro capelli perché osano mettere in discussione Lumon e chiedere la loro libertà.

Nel finale della seconda stagione di Scissione, tuttavia, Mark, come Walter Mitty e Neo, sceglie di prendere il controllo della sua vita invece di soccombere agli ordini del suo outie. Invece di vedersi come un semplice sottoinsieme dell’identità del suo outie, si percepisce come un individuo separato e libero. Ciò lo incoraggia a prendere la metaforica “pillola rossa” e a percorrere un sentiero che serve a lui e non al suo outie. Poiché la decisione dell’innie di Mark inverte la sua dinamica con il suo outie e gli dà più autonomia sul suo corpo e sulla sua vita, persino la tavolozza dei colori sovrastante nella serie si capovolge.

Come il finale della seconda stagione di Scissione prepara la terza stagione

Gli outie sono ora ostaggi degli innie

In molti modi, gli innie tengono i loro outie come ostaggi negando loro la libertà di esistere, proprio come è stata negata loro la libertà di lasciare l’edificio Lumon. Questo, tuttavia, potrebbe avvantaggiare Lumon perché dà all’azienda una solida ragione per avere gli innie tutti per sé. Anche Jame Eagan sembra avere una strana fissazione con Helly, quindi potrebbe cogliere l’occasione per avere Helly dalla sua parte probabilmente minacciando di fare del male a Mark.

Sebbene Apple TV+ non abbia annunciato ufficialmente il rinnovo della terza stagione di Scissione, il conglomerato sudcoreano CJ Group, che possiede la società di produzione dello show, Fifth Season, ha anticipato che la produzione della terza stagione è già stata confermata (tramite CJ ENM).

Mark sembra essere ancora nelle prime fasi di reintegrazione verso la fine della seconda stagione di Scissione, ma il processo dovrebbe funzionare nella terza stagione. Ciò consentirà all’outie di Mark di prendere il controllo più e più volte, portando a molti altri conflitti tra le due personalità. Dylan probabilmente farà amicizia con il suo outie mentre Irving tornerà a Kier (la città) nella terza stagione nonostante si renda conto di come ciò metta in pericolo la sua vita. Infine, Gemma probabilmente unirà le forze con Devon e Cobel e si ritroverà nei panni di Mark mentre si mette in viaggio per aiutare suo marito a scappare da Lumon nella terza stagione di Scissione.

The Monkey: le origini e il simbolismo del giocattolo della scimmia spiegati dal regista

Mentre il film lascia molto all’immaginazione, Oz Perkins ha un’idea piuttosto precisa delle origini del giocattolo in The Monkey. Scritto e diretto dal regista di I lunghi, il film del 2025 adatta il racconto breve di Stephen King con lo stesso titolo, seguendo un uomo alle prese con i demoni del suo passato legati a una scimmietta giocattolo che apparentemente uccide persone a caso in modi orribili. Con protagonista Theo James, The Monkey ha raccolto recensioni per lo più positive da parte della critica per il suo tono umoristico e le uccisioni raccapriccianti causate dal giocattolo, le cui origini rimangono un mistero.

Durante una recente sessione di Ask Me Anything su Reddit, a Perkins è stato chiesto delle origini del giocattolo e se lo scrittore/regista ne avesse previsto uno o se avesse scelto consapevolmente di non crearne uno. Perkins ha rivelato che aveva intenzione che la figura fosse una rappresentazione di “Dio” in The Monkey, osservando anche con umorismo che parte del simbolismo è che non sa “da dove viene Dio o cosa cazzo pensa di fare”. Guarda cosa ha spiegato Perkins di seguito:

Cosa significa per il giocattolo in The Monkey

The Monkey Stephen King

Perkins ha fatto molte allusioni a questo simbolismo in tutto il film

Anche se il film potrebbe aver apportato alcune modifiche al materiale originale, le misteriose origini del giocattolo in The Monkey rimangono fedeli al racconto breve di King in quanto non trovano mai risposta. Alcuni hanno sostenuto che si tratta semplicemente di una manifestazione del senso di colpa di Hal, mentre altri hanno sostenuto che si tratta di un’entità genuinamente soprannaturale, entrambe idee che King ha esplorato in passato. Anche James ha recentemente espresso la sua opinione sulla prima teoria, ritenendo che, sebbene sia un’idea “interessante”, non ritiene che funzioni per il film in quanto lo rende un po’ troppo “esistenziale” invece che divertente.

Indipendentemente da come l’interpretazione influisca sulla visione del film, ci sono sicuramente molti indizi che alludono alla visione di Perkins di The Monkey‘s toy come una forma di dio. In tutto il film, in particolare nelle scene di flashback di Hal e Bill che incontrano molteplici morti, ci sono riferimenti all’idea biblica che tutto accade per una ragione e tutto rientra nel misterioso piano di Dio. Lois, interpretata da Tatiana Maslany, presenta ai suoi figli un’interessante idea alternativa secondo cui tutto e niente è un incidente, da cui deriva la visione comica del film.

Il tono umoristico di The Monkey è uno dei maggiori cambiamenti del film rispetto al racconto, che aveva un approccio molto più serio.

Uno dei maggiori legami tra il simbolismo di Perkins e il film è nel finale di The Monkey, in cui Bill cerca freneticamente di costringere il giocattolo a uccidere suo fratello, provocando un’ondata di morti e distruzione nell’area piuttosto che il suo gemello, per poi essere ucciso a sua volta. Come i fratelli affermano spesso nel corso del film, non è mai del tutto chiaro come funzioni il giocattolo, che si inserisce nell’idea dei misteriosi meccanismi di Dio, mentre l’apparizione di un cavaliere pallido allude al Cavaliere della Morte, che fa parte dell’apocalisse biblica.

La nostra opinione sulle origini del giocattolo in La scimmia

Se fosse troppo contorto, ne andrebbe perso il fascino

Considerando quanto possano essere complicate le creazioni con retroscena per qualcosa di unico come una scimmia giocattolo a molla che uccide le persone attraverso macchinazioni alla Rube Goldberg, Perkins ha probabilmente fatto la scelta giusta mantenendo l’attenzione de The Monkey sul passato traumatico dei personaggi con il giocattolo piuttosto che sui loro sforzi per saperne di più. Non solo ha permesso al film di assaporare le morti raccapriccianti e macabre in tutto il film, ma ha anche mantenuto la sua storia relativamente radicata nelle evoluzioni di Bill e Hal.

Biancaneve, la spiegazione del finale: come il remake Disney reinventa il classico d’animazione

Il finale di Biancaneve è un’adeguata modernizzazione della narrazione originale, coerente con la storia originale ma allo stesso tempo ampliata in modo intelligente e moderno. Basato sul primo lungometraggio della Disney Animation, Biancaneve prende la classica fiaba e la aggiorna per il pubblico moderno. Il cast di Biancaneve vanta star come  Rachel Zegler e Gal Gadot, che aggiungono nuovi strati alle loro interpretazioni in gran parte fedeli di Biancaneve e della Regina Cattiva.

Tuttavia, mentre gran parte dei tratti generali di Biancaneve sono molto simili a Biancaneve e i sette nani, elementi specifici del terzo atto e del finale del film sono stati modificati e aggiornati in modo intelligente. I nuovi dettagli cambiano una delle morti più importanti della storia, danno a Biancaneve più potere nel climax e addirittura reimmaginano un elemento chiave del film originale. Ecco cosa succede nel finale di Biancaneve (la nostra recensione) e in cosa differisce dal classico cartone animato originale.

Biancaneve diventa ufficialmente la regina nel nuovo finale

Biancaneve
Rachel Zegler è Biancaneve – Foto Courtesy of Disney – © Disney

Biancaneve viene accolta come una sovrana giusta

Il climax di Biancaneve trasforma la principessa titolare nella regina del suo regno, ampliando notevolmente la portata del finale. Come nella storia originale, Biancaneve viene umiliata dalla Regina Cattiva. Travestita da strega, la Regina inganna Biancaneve facendola mangiare una mela avvelenata. Tuttavia, il bacio del vero amore è in grado di guarirla, permettendo a Jonathan di riportarla nel mondo dei vivi. Il film rivela poi come Biancaneve sia tornata nel suo regno e abbia affrontato la Regina per i suoi crimini di fronte al pubblico.

Il film si conclude con Biancaneve che riunisce il regno e viene posta in una posizione di governo dopo la morte della Regina Cattiva. Biancaneve termina con una nota inequivocabilmente positiva, con Biancaneve e i nani che festeggiano con il regno in una rivisitazione del felice numero musicale che ha aperto il film. Biancaneve sembra essere incontrastata nella sua nuova autorità, con il regno che festeggia gioiosamente intorno a lei. Questo aspetto si inserisce nei temi e nei toni più dolci del film, che chiude una storia luminosa con una conclusione appropriatamente dolce.

La morte della regina cattiva e cosa le succede in Biancaneve spiegato

Gal Gadot in Biancaneve
Foto Courtesy of Disney – © Disney

La nuova morte della regina cattiva è molto diversa dal film originale

L’unica morte sullo schermo nel film è quella di Gal Gadot, la regina cattiva, che passa gran parte del film cercando di far uccidere Biancaneve. Come nel film originale, la regina è invidiosa di Biancaneve che diventa “la più bella del reame”, un titolo che fa gola alla regina. Quando la regina cattiva viene affrontata da Biancaneve e sfidata dai suoi sudditi, si infuria e rompe lo specchio magico. Rompere l’oggetto magico uccide rapidamente la regina cattiva. Il suo corpo si trasforma in cenere e la donna si sbriciola rapidamente.

Sebbene la morte della Regina sia chiara, il finale accenna a un mondo più profondo di magia che non si vede nel film.

L’aspetto più misterioso di questo evento è ciò che c’è oltre lo specchio. I frammenti di vetro non cadono semplicemente a terra, ma ricostruiscono rapidamente lo specchio. La cenere viene trascinata dall’altra parte dello specchio, che Biancaneve (e il pubblico) possono intravedere brevemente all’interno. In quello spazio c’è un vuoto oscuro, un piano misterioso rimosso dal mondo corporeo. Appena appare, la via si chiude e lo specchio si ripara da solo. Anche se la morte della regina è chiara, il finale accenna a un mondo più profondo di magia che non si vede nel film.

In che modo il finale di Biancaneve in live-action differisce dal film d’animazione

Il pozzo dei desideri di Wish è un riferimento a Biancaneve

La moderna Biancaneve si basa sul finale del film d’animazione

Biancaneve è simile a Biancaneve e i sette nani nelle linee generali, ma alcuni dettagli, come l’interesse amoroso di Biancaneve e il ruolo di Tontolone nella storia, sono stati modificati. I cambiamenti più grandi al finale arrivano nel terzo atto, che continua oltre il finale del film d’animazione originale. In Biancaneve e i sette nani, la Regina Cattiva viene uccisa poco dopo aver fatto cadere Biancaneve, che precipita da una scogliera mentre si prepara a tendere un’imboscata ai nani. Il Principe che risveglia Biancaneve con un bacio era il finale del film d’animazione.

Il live-action Biancaneve si discosta dal punto del bacio, con la Regina Cattiva che torna trionfante nel suo regno invece di essere inseguita dai nani. Questo prepara il confronto di Biancaneve con lei e il destino inglorioso della Regina Cattiva. È un cambiamento avvincente della storia, poiché dà a Biancaneve il controllo nel momento culminante. Permette al film di valorizzare gli elementi del suo personaggio che sono stati ampliati, come la sua dedizione al suo popolo e la sua empatia per i soldati che la stanno dando la caccia. È funzionalmente un lieto fine simile, ma con elementi ampliati.

Cosa significa veramente “la più bella del reame” in Biancaneve

Biancaneve è più di un bel viso nel nuovo film

“La più bella del reame” è un ritornello frequente in Biancaneve e assume due significati nel corso del film. Nel film d’animazione originale, “più bella” si riferiva solo all’aspetto fisico di una persona. Questo vale anche per Biancaneve, con la Regina Cattiva che viene acclamata per la sua bellezza e spinta a una gelosia omicida per la scoperta che Biancaneve è diventata una donna “più bella”. Tuttavia, c’è un elemento secondario del personaggio che diventa più pronunciato man mano che il film avanza e assume un significato diverso per il motivo della crescita di Biancaneve.

Una delle lezioni fondamentali che Biancaneve ha ricevuto dai suoi genitori è stata la loro convinzione di essere un governante “giusto” per i propri sudditi. Sotto il loro governo, c’era un senso di comunità, carità ed empatia che è assente dal regno della Regina Cattiva. Biancaneve è in grado di unire il popolo dietro di sé grazie al suo impegno verso questi valori. Biancaneve è la più “bella” di tutti, il che fa sì che i commenti dello Specchio su di lei possano riferirsi non solo alla sua bellezza, ma anche alla sua dignità di sovrana. Questo dà alla Regina Cattiva un motivo in più per temere la sua ascesa e motivare il suo odio.

Cosa succede ai nani nel finale di Biancaneve

Biancaneve
Rachel Zegler è Biancaneve – Foto Courtesy of Disney – © Disney

I nani hanno un lieto fine in Biancaneve

I nani sono personaggi secondari in Biancaneve, e svolgono principalmente il ruolo di comprimari nella storia di Biancaneve. Tuttavia, c’è una chiara crescita per il gruppo nel suo insieme e per Tontolone in particolare. I nani, creatur magiche che vivono nei boschi da secoli, hanno evitato gli esseri umani per qualche tempo. Alla fine del film, le loro interazioni con la troupe di Biancaneve e Jonathan li fanno uscire dall’isolamento. Partecipano al numero musicale finale del film, consolidando il loro posto come membri del regno.

L’arco narrativo di Tontolone è quello che è più legato tematicamente al resto della narrazione, poiché parla per la prima volta a sostegno di Biancaneve e della sua missione di abbattere la Regina per i suoi crimini. Tontolone viene rivelato nel finale come il narratore di sempre, che racconta alla folla la storia di Biancaneve che il pubblico ha visto. Questo dà ai nani un lieto fine, permettendo loro di diventare parte della comunità che hanno a lungo evitato a causa dei loro sospetti sugli umani.

Biancaneve prepara un sequel?

Biancaneve
Foto Courtesy of Disney – © Disney

Biancaneve termina con un finale adatto alla tematica

Anche se potrebbe esserci un seguito a Biancaneve, il film non prepara un cliffhanger naturale o un luogo da rivisitare in un sequel. La storia di Biancaneve termina con una nota ampiamente conclusiva, con la Regina Cattiva sconfitta e il suo regno riunito. Anche Biancaneve ottiene un lieto fine per la sua storia d’amore e si assicura che anche i nani facciano parte della loro comunità. Il film conclude la storia con una ripresa della canzone “Good Things Grow”, che simboleggia il ritorno alla prosperità del regno. Il film utilizza persino le immagini della chiusura del libro di fiabe di Biancaneve, simile all’originale.

L’inizio e la fine Biancaneve sul finale del libro di fiabe è un chiaro riferimento a Biancaneve e i sette nani iniziò e finì in modo simile.

Questo non vuol dire che non ci siano alcuni elementi del mondo più grande che potrebbero essere ampliati per un sequel. Si potrebbe rivisitare la creazione di un regno rivale a sud, esplorando le “minacce” che la Regina Cattiva ha usato per giustificare la trappola che ha usato per uccidere il Re. Questo potrebbe costringere Biancaneve a confrontarsi con il modo in cui altri sovrani controllano le loro terre mentre lei stessa è in una posizione di potere. C’è anche l’opportunità di esplorare le regole della magia nel mondo di Biancaneve e cosa sta succedendo esattamente dietro lo specchio magico.

Il vero significato della versione live action di Biancaneve della Disney

Biancaneve film

L’importanza di trovare un sovrano giusto

Al centro della storia di Biancaneve c’è l’idea che la “giustizia” sia più importante della bellezza. L’empatia e l’impegno di Biancaneve per la “giustizia” come sovrana la rendono capace di unire le persone in un modo che la magia, la bellezza e la volontà della Regina Cattiva non potranno mai fare. Gli sforzi di Biancaneve finiscono per unire l’intero regno, mettendo in evidenza le qualità che rendono un buon sovrano. Quell’empatia, quando condivisa con gli altri, si rivela trasformativa nelle loro vite. I nani si avvicinano, Tontolone trova il coraggio di parlare grazie all’incoraggiamento di Biancaneve e la sua influenza trasforma Jonathan in un eroe.

La generosità di spirito e la resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono una protagonista ideale per il film e una moderna interpretazione della principessa Disney.

La generosità di spirito e la resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono una protagonista ideale per il film e una moderna interpretazione della principessa Disney. Questa gentilezza le conferisce anche un tratto caratteriale migliore da incarnare rispetto alla crudele e fredda regina cattiva. Questo dà una profondità gratificante alla loro animosità e gioca sul tema centrale del film. Il vero significato di Biancaneve riguarda l’importanza dell’empatia e del cameratismo come leader.

Yellowjackets – Stagione 3, episodio 7, la spiegazione del finale: Edwin è morto?

Dopo una stagione quasi interamente a fuoco lento, la terza stagione di Yellowjackets, episodio 7, ha improvvisamente cambiato marcia e ci ha dato così tante risposte in una cinquantina di minuti. Questo episodio ci mostra il punto di vista di un estraneo sulla vita delle ragazze, sia nella linea temporale presente che in quella passata. In particolare, c’è così tanto da scoprire su Shauna, che sembra averci conquistato da adulta, ma come si può difendere tutto ciò che ha fatto da adolescente nella natura selvaggia? Suppongo che in realtà dipenda da ciò che farà dopo, dopo ciò che abbiamo visto in questo episodio.

L’episodio 7 della terza stagione di Yellowjackets riavvolge un po’ il nastro e torna a 3 giorni prima che l’uomo con il giubbotto veda la testa mozzata di Ben e imprecasse ad alta voce. Avevamo tutti le nostre teorie e sinceramente non mi aspettavo risposte prima della fine della stagione; tuttavia, nell’episodio 7 abbiamo ottenuto molto più di quanto mi aspettassi, quindi sono sinceramente entusiasta. Ma sono anche contenta che la mia teoria secondo cui l’orso nel sogno di Akilah fosse un segno che le persone le avrebbero trovate sia stata confermata. Ma, senza ulteriori indugi, passiamo all’episodio 7.

Chi troverà le vespe?

La terza stagione, episodio 7, inizia 3 giorni prima che le ragazze vengano trovate dai 3 campeggiatori nella natura selvaggia. Hannah ed Edwin sono una coppia che sta cercando di studiare la rana banshee artica, un tipo di rana che va in letargo per 7 anni e poi esce per un rituale di accoppiamento. Ma, cosa più importante, è una rana che gonfia tutto il petto, no, come se facesse un palloncino e poi emettesse un grido ad alto numero di ottani molto simile a quello che le ragazze hanno sentito di recente. Quindi, penso che sia solo una coincidenza che le ragazze abbiano sentito la rana quando volevano sentire un segno dalla Natura. Ancora più importante, anche se i primi strilli erano reali, è possibile che ora stiano vivendo un’isteria di massa e immaginando che la Natura selvaggia stia rispondendo loro.

Hannah ed Edwin hanno assunto una guida di nome Kodi per portarli in giro nella fitta foresta. Edwin e Kodi hanno alcune differenze perché, ammettiamolo, uno è un secchione appassionato di rane e l’altro mangia rane per sopravvivere. Hannah sembra essere incuriosita da Kodi, e decidono di fumare un po’ d’erba in una notte piovosa. Mentre è fatta, Hannah cerca di fare una chiamata con il telefono satellitare che hanno, che è solo per le emergenze, ma lei e Kodi finiscono per rompere l’antenna per sbaglio, il che fa infuriare Edwin. Inoltre, Hannah chiede a Kodi se ha preso il nome dall’orso Kodiak, che è ciò che ho collegato al sogno della grotta della droga di Akilah.

Edwin inizia a diventare paranoico, pensando che Kodi li stia portando sulla strada sbagliata e che abbia rotto il telefono di proposito. Quindi, per qualche motivo, quando sente il suono di persone così lontane dalla civiltà, decide di andare a controllare piuttosto che stare alla larga, come suggerisce Kodi. Nonostante abbia visto le ragazze girare intorno a un fuoco, ballare e persino urlare come animali, Edwin pensa che “l’unione faccia la forza”, quindi si precipita verso di loro, anche se Kodi è fermamente contraria a farlo.

Cosa succede a Edwin?

Poi, come sappiamo, Edwin urla dopo aver visto la testa di Ben sul tavolo. Sembra che solo Nat e Van comprendano veramente la gravità della situazione in quel momento, perché Van parla immediatamente di tornare a casa e Nat chiaramente condivide questo sentimento. Tuttavia, con grande sorpresa di tutti, Lottie attacca Edwin da dietro, uccidendolo all’istante conficcandogli una specie di ascia in testa. Lei sostiene che la Natura Selvaggia non li vuole lì, e questo ci fa capire quanto Lottie sia veramente persa. Certo, i campeggiatori potrebbero essere scappati sapendo che queste ragazze stavano conducendo rituali cannibalistici nella foresta, ma sarebbero comunque stati il loro biglietto per la civiltà. Non sono sicuro di cosa faccia Lottie tutta la notte con il sangue di Edwin, perché la mattina dopo il suo viso e le sue mani sono coperti, quasi come se si fosse nutrita del suo cervello tutta la notte. Ma non credo che lo abbia fatto?

D’altra parte, Kodi ha un arco e una freccia, che usa per tenere lontane le ragazze, e la freccia colpisce Melissa. Prima di correre a seguire la coppia, Shauna dice a Mari e Gen di aiutare Melissa e di non preoccuparsi di Edwin, o finiranno anche loro morti come lui (cavolo ragazza). All’alba, le ragazze non riescono in qualche modo a rimuovere la freccia dal petto di Melissa e si rendono conto che devono spingerla fino in fondo. Sappiamo che Melissa e Gen sono morte nella linea temporale attuale, quindi è probabile che stiamo per arrivare alla fine di Melissa. Ma ricordate quel nastro DAT? Come sospettavamo, è stata Hannah a iniziare a registrare tutto, ma soprattutto ha lasciato un messaggio per suo figlio, che ha avuto da adolescente. Quindi, suppongo, Hilary Swank interpreterà Alex, la persona che ha inviato il nastro DAT. Ma non credo che si tratti di vendetta, per ora. Inoltre, Misty, ormai adulta, dice esplicitamente che Melissa e Gen si sono avvicinate a Hannah nella foresta.

Inoltre, le altre ragazze e Travis cercano Kodi e Hannah. Hannah si nasconde sotto un tronco caduto e fa una registrazione per sua figlia. Prima nasconde il sistema in un posto sicuro, poi si infila sotto il tronco. Ma quando è sicura di non poter scappare, si rivela a Nat e Shauna, dicendo loro che può aiutare Melissa perché sa dove trovare il kit di pronto soccorso. Shauna tira fuori il coltello, ma portano Hannah al campeggio. Allo stesso tempo, Misty si unisce a Travis e Akilah per impedire a Kodi di scappare. Travis dice a Misty di andare da sola in una direzione, mentre lui e Akilah vanno dall’altra parte. Misty viene colpita da Kodi, ma si abbassa, perdendo gli occhiali nell’erba. D’altra parte, Akilah e Travis mettono alle strette Kodi sul bordo di una scogliera. Lui inciampa accidentalmente, ma si aggrappa al bordo. Travis lo aiuta a uscire da lì usando la pistola come una corda improvvisata.

Al mattino, Lottie chiede a Mari e Gen se può aiutare, ma loro rifiutano il suo aiuto perché ha “fatto abbastanza”. Ha ucciso un uomo completamente innocente. È allora che Shauna, Nat, Van e Tai portano Hannah con loro, e lei si presenta al gruppo. Ma, d’altra parte, Travis e Akilah riusciranno a contenere Kodi da soli? E cosa succederà a Misty? Ho la sensazione che rimarrà sola per un po’ prima di riunirsi ai suoi amici.

Dove ha intenzione di andare Shauna?

Nell’attuale linea temporale, Shauna cerca informazioni su Hannah su Internet dopo aver ascoltato l’intero nastro e aver saputo della sua gravidanza adolescenziale. Poi dice a Jeff che se ne andrà per un po’, ma che lui e Callie dovrebbero restare dove sono. Jeff vuole solo aiutare e Shauna gli dice che il modo migliore per farlo è tenere d’occhio Callie. Shauna sa benissimo che Callie è proprio come lei, curiosa e intelligente, ma ovviamente deve proteggerla dalle cose che sua madre ha fatto in passato. Ma Callie sente questa conversazione e allo stesso tempo sa più di quanto non lasci trasparire del nastro.

Nel frattempo, Misty si fa strada nella stanza di Van e Tai fingendo di essere un poliziotto. Poi affronta Tai riguardo all’incontro con Lottie prima della sua morte, e Tai le dice che l’ha fatto, ma che non l’ha uccisa. Van trova difficile crederci, ma finge di crederle davanti a Misty. Tai ha parlato con Lottie perché voleva che la aiutasse a capire cosa fare riguardo alla situazione di Van e Wilderness, ma suppongo che non sia servito a molto. Tai racconta poi a Misty del nastro, il che porta il trio a cercare la fonte, cioè Shauna. Proprio mentre arrivano, Shauna sta partendo per andare a cercare Alex in Virginia, molto lontano da dove si trovano loro. È ora di un viaggio on the road tra ragazze.

Durante il viaggio, Shauna aggiorna le ragazze su chi sia Alex e discutono su chi possa aver trovato la registrazione e salvato la cassetta. Non pensano che abbia senso che qualcuno abbia aspettato 25 anni per vendicarsi, però. Quando si fermano per fare benzina, Van chiede ancora una volta a Tai se ha ucciso Lottie, e Tai nega. Le dice che voleva solo parlarle, e Van le ricorda che non vuole “vivere così”.

Poco dopo, Misty riceve una chiamata da Walter, e finge che stia chiamando perché la vuole ancora, ma in realtà si tratta del test del DNA. Walter aveva i capelli di Shauna, e corrispondono al DNA trovato sotto le unghie di Lottie. Misty poi manda un messaggio a Tai e Van su come Shauna abbia ucciso Lottie, ma Shauna si accorge che si stanno messaggiando. Tuttavia, nel caos delle cose, Van inizia a tossire sangue, quindi devono correre in ospedale.

In ospedale, Van sogna se stessa nel letto d’ospedale, ma è nella natura selvaggia. Immagina se stessa più giovane mentre brucia il letto su cui è sdraiata. È un segno di autodistruzione? La giovane Van dice alla vecchia Van che in realtà non hanno mai ingannato la morte, quindi forse è la fine per Van. Poco dopo, il sogno si sposta su Tai con le labbra annerite, quasi come se stesse marcendo. Tai dice a Van che vuole aiutarla, ma Van si chiede perché e per chi. Nel mondo reale, Tai dice a Van che ha bisogno di sangue e dice ai medici che è O+.

Dall’altra parte, Misty e Shauna litigano fuori e Misty dice a Shauna che sa di aver ucciso Lottie. Sappiamo già che queste due ragazze non si fidano l’una dell’altra, quindi non c’è niente che possano fare per convincersi a vicenda. Tornando nella stanza, Jeff pensa di avere le cimici dei letti perché ha dei segni di morsi sul braccio, ma Callie pensa che siano i suoi turbamenti interiori che si manifestano sotto forma di foruncoli. Vedi, Callie ha fatto tutte le ricerche e ora crede che Shauna, Van e Tai possano aver ucciso delle persone. Pensa che sua madre possa essere una “cattiva persona”. Ma è vero? Perché Shauna ha perso la testa? A causa di tutto il trauma, è entrata in modalità sopravvivenza quando ha pensato che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro. Ma poi ha fatto tagliare il corpo di Ben a Nat come punizione, il che l’ha quasi fatta sembrare sadica. Quindi Callie potrebbe avere ragione? Ed è così sicura di ciò perché si sente allo stesso modo?

Alla fine dell’episodio 7 di Yellowjackets, Shauna dice a Misty che sta andando a prendere una bibita, ma poi si allontana per trovare Alex da sola. Quando arriva a casa, tira fuori un coltello dalla borsa. Questo coltello sembra quello che usava ai tempi della natura selvaggia, quindi Shauna sa più di quanto non lasci intendere? O è disposta a tutto per sopravvivere, proprio come faceva quando era un’adolescente? Inoltre, pensiamo che Hannah sia la ragazza della fossa adesso?

1883, le storie vera dietro agli eventi e la spiegazione di ogni personaggio nella vita reale

1883 è un’immersione profonda e cruda nella vita di coloro che vissero durante il culmine dell’espansione verso ovest dell’America alla fine del XIX secolo. Gli eventi e il cast di personaggi del 1883 riecheggiano le dure realtà di quest’epoca storica. Ambientato nella bellezza della frontiera americana selvaggia e incontaminata, 1883 svela gli inizi del Dutton Ranch di Yellowstone.

La storia inizia a Fort Worth, in Texas, da dove un gruppo di immigrati tedeschi e una famiglia del Tennessee cercano una vita migliore e si dirigono a nord verso la terra promessa del Montana. La carovana è composta per lo più da persone con poca o nessuna esperienza di sopravvivenza nella frontiera, il che rende il gruppo vulnerabile ai pericoli del selvaggio west. Tuttavia, è guidata da ex soldati determinati a proteggere la carovana durante il pericoloso viaggio.

1883, prequel del dramma neo-western Yellowstone, non è basato su eventi reali, proprio come la serie originale. Detto questo, la rappresentazione della frontiera alla fine del XIX secolo si basa su fatti storici accertati. Ecco una panoramica di tutto ciò che 1883 prende in prestito dalla storia americana.

La vera storia di 1883

Nel 1803, il governo americano acquisì quasi l’intera massa continentale degli attuali Stati Uniti centrali dalla Francia napoleonica attraverso un trattato noto come Acquisto della Louisiana. Tuttavia, poiché la Francia controllava solo piccole aree della massa continentale in questione, ciò che il governo degli Stati Uniti acquistò effettivamente fu il diritto di “ottenere” ampie fasce di terra dei nativi americani con qualsiasi mezzo, senza interferenze da parte dei francesi o di altre potenze coloniali. Ciò portò a un’era senza legge, pervasa da frequenti scaramucce tra i nativi americani e le famiglie americane, i veterani di guerra, i coloni, i criminali e molti altri che cercavano fortuna nelle nuove terre. All’epoca, malattie come il vaiolo e il colera erano praticamente condanne a morte, poiché la scienza moderna non offriva ancora cure valide per coloro che avevano la sfortuna di contrarre queste malattie.

Negli anni ottanta del XIX secolo, l’espansione americana verso ovest era al suo apice. A nord della massa continentale che l’America rivendicava attraverso l’Acquisto della Louisiana si trova il Montana, considerato da molti come una terra promessa, in cui potersi stabilire lontano dalla violenza e dai disordini che pervadevano il resto del paese. Tra questi vi sono anche coloro che facevano parte dell’emigrazione tedesca in America, iniziata alla fine del 1600. Poiché gli immigrati tedeschi in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni in Europa vedevano maggiori promesse nella frontiera americana, nonostante i pericoli, l’emigrazione tedesca continuò fino alla fine del 1800. 1883 utilizza questo contesto storicamente accurato per approfondire le radici stesse del Dutton Ranch di Yellowstone.

I personaggi di 1883 basati su persone realmente esistite

Billy Bob Thornton in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

Anche i retroscena dei personaggi di 1883 si basano su fatti storici di quell’epoca. Thomas (LaMonica Garrett) e Shea Brennan (Sam Elliot), ad esempio, sono ex membri dei reggimenti di cavalleria e fanteria dell’esercito statunitense, prevalentemente afroamericani, che furono formati alla fine del XIX secolo, più popolarmente conosciuti con il soprannome dato loro dalle tribù dei nativi americani: Buffalo Soldiers. Poiché Shea era il capitano di Thomas nel loro reggimento, i due hanno stretto un legame stretto e indissolubile. Nel frattempo, l’emigrazione tedesca negli Stati Uniti funge da base storica per il background di Josef (Marc Rissman) e dei suoi compagni di viaggio, che hanno stretto un accordo con Shea e Thomas per proteggersi durante il loro viaggio. Accordi di questo tipo erano comuni durante l’espansione americana verso ovest, poiché la frontiera senza legge offriva ai mercenari molte opportunità di fare soldi scortando i viaggiatori. Per quanto riguarda la famiglia di James (Tim McGraw) e Margaret Dutton (Faith Hill), essi rappresentano gli inizi del feroce business dell’allevamento moderno, come descritto nella quarta stagione di Yellowstone.

Mentre i personaggi principali del 1883 sono vagamente ispirati alla storia, alcuni dei personaggi secondari sono in realtà versioni romanzate di persone reali vissute alla fine del XIX secolo. Ad esempio, il maresciallo Jim Courtright (Billy Bob Thornton) è direttamente ispirato a Timothy Isaiah Courtright, noto anche come Jim Courtright o “Longhair Jim”. Courtright fu sceriffo di Fort Worth dal 1876 al 1879 e fu ucciso in una sparatoria nel 1887. Fedele alla persona su cui è basato, il Marshall Jim Courtright di Thornton finisce per aiutare a proteggere la carovana da alcuni fuorilegge nel 1883. Nel frattempo, un altro personaggio secondario degno di nota è il generale George Meade (Tom Hanks), che si basa su un ufficiale dell’esercito americano con lo stesso nome. Oltre a partecipare alla seconda guerra seminola e alla guerra messicano-americana, Meade ha anche svolto un ruolo cruciale nella battaglia di Gettysburg e nella battaglia di Antietam. Attraverso queste versioni romanzate di veri pionieri, eventi e situazioni sociopolitiche dell’espansione verso ovest, 1883 riesce a creare un’accurata riflessione della storia americana, in netto contrasto con le storie più comuni, idealizzate e roseo della frontiera americana.

Come 1883 crea l’ambientazione per Yellowstone

Isabel May in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

John Dutton Sr. (Audie Rick), il figlio più giovane di James e Margaret, è il nonno di John Dutton (Kevin Costner) in Yellowstone. Nel frattempo, Elsa (Isabel May), che è anche la narratrice in 1883, è la prozia di John Dutton. All’inizio del 1883, i Dutton sono ben lontani dal creare la fattoria che alla fine diventerà il più grande ranch contiguo degli Stati Uniti: il Dutton Ranch nel Montana. Proprio come il Dutton Ranch di Yellowstone offre uno sguardo realistico sul feroce business dell’allevamento moderno, il viaggio della famiglia Dutton nel 1883 offre una prospettiva approfondita sulle basi di questo settore.

1883 e l’evoluzione del genere western

1883

Il film 1883 fa parte di una recente rinascita dei temi western e neo-western nell’intrattenimento moderno. Mentre altri importanti western moderni come The Power of the Dog e The Harder They Fall cercano rispettivamente di invertire la cancellazione della storia queer e nera nella frontiera americana, 1883 offre uno sguardo altrettanto schietto alle esperienze spesso idealizzate dei pionieri della fine del XIX secolo. Drammatizzando la storia, 1883 rende le verità storiche essenziali più accessibili a un pubblico più ampio.

1883, la spiegazione del finale e come pone le basi per le serie di Yellowstone

Il finale di 1883 ha concluso la serie prequel di 10 episodi su Yellowstone e ha abilmente preparato il futuro della famiglia Dutton. Il 1883 racconta la storia di come i Dutton sono diventati proprietari della terra nel Montana che sarebbe diventata il ranch Dutton di Yellowstone. La serie è incentrata su James Dillard Dutton (Tim McGraw), sua moglie Margaret (Faith Hill), la loro figlia maggiore e narratrice dello show Elsa (Isabel May) e Shea Brennan (Sam Elliott), il capo della carovana con cui i Dutton viaggiano verso l’Ovest americano. Lo show è ambientato 135 anni prima di Yellowstone nella linea temporale del franchise.

Dall’inizio del 1883, la famiglia affronta pericoli, tragedie e l’assottigliamento del proprio clan mentre si dirige verso ovest. La difesa del ranch Dutton a Yellowstone è la priorità assoluta per ogni generazione della famiglia e vedere le prove che i fondatori hanno dovuto affrontare per acquisirlo mette in prospettiva la vigilanza dei futuri allevatori. Nel finale del 1883 viene fatta anche una promessa sui legittimi proprietari della terra dei Dutton, uno sviluppo che ha un impatto diretto sul 1923, su Yellowstone e oltre.

1883 racconta la storia del ranch dei Dutton

Tim McGraw e Audie Rick nel 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

Il finale prepara il futuro Spargimento di sangue sulla terra dei Dutton

Il finale del 1883 dipinge un quadro crudo di come coloro che facevano parte dell’espansione verso ovest sopravvissero, amarono e morirono lungo il viaggio. In modo straziante, Elsa fu ferita a morte e scelse il punto nella Paradise Valley dove voleva che James la seppellisse. Nel frattempo, un anno dopo la morte della moglie di Josef (Marc Rissmann), che aveva dovuto essere amputata di una gamba, Josef si tolse finalmente la fede nuziale e si preparò a ricostruire la sua casa. Anche la famiglia di Thomas (LaMonica Garrett) e Noemi (Gratiela Brancusi) trovò un posto in Oregon dove stabilirsi. Infine, Shea raggiunse la spiaggia e lì si tolse la vita.

In un mix di morte tragica e ottimismo speranzoso per i coloni dello show, il finale del 1883 ha arricchito la storia di come il Yellowstone Dutton Ranch sia stato fondato con il sangue dei pionieri, letteralmente. Il luogo in cui Elsa scelse di essere sepolta era una valle chiamata “Paradiso” che finì per diventare il Yellowstone Ranch.

Anche se i Dutton riuscirono finalmente a raggiungere il futuro sito della loro fattoria, James e Margaret persero la loro amata figlia Elsa. Le conseguenze della violenza e della durezza che portarono alla fine del ranch nel 1883 si sarebbero fatte sentire decenni dopo per le future generazioni di Dutton.

Perché Elsa Dutton dovette morire nella fine del 1883

Isabel May in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

Elsa ritorna per narrare il 1923 dopo la sua morte

La morte di Elsa segnò la fine del primo capitolo della storia dei Dutton di Yellowstone. Elsa non era solo la narratrice, era il cuore e l’anima di 1883. In breve, era semplicemente giunto il momento per Elsa di morire, il che annunciò l’inizio di un capitolo completamente nuovo per i Dutton.

È anche importante ricordare come morì Elsa: gravemente ferita in un violento malinteso tra la carovana di coloni bianchi e la banda di guerrieri Lakota del 1883. Poiché James e Margaret avevano deciso di insediarsi nella terra dove Elsa avrebbe deciso di morire, la morte di Elsa prefigurava le tensioni tra le comunità indigene americane e il ranch Yellowstone Dutton ai giorni nostri.

Mentre gli indigeni americani hanno vissuto e sono sopravvissuti nella Paradise Valley migliaia di anni prima che i coloni del 1883 mettessero piede nel Montana, la morte di Elsa ha mostrato ciò a cui i Dutton hanno rinunciato per rivendicare la loro proprietà: uno sguardo lungo e persistente alle radici dei conflitti che guidano l’universo di Yellowstone.

Cosa significa il colibrì che si unisce a Shea nel finale del 1883

Faith Hill in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

La fine agrodolce dà a Shea pace nei suoi ultimi momenti

Alla fine del 1883, Shea Brennan realizzò il suo desiderio personale di vedere l’oceano prima di morire. Tra lo sciabordio delle onde, Shea ammirò l’oceano ricordando sua moglie, morta di vaiolo prima dell’inizio del 1883. Dopo che un colibrì apparve e rimase in volo intorno a Shea per un po’ prima di volare via, suggerendo che sua moglie era lì per godersi la spiaggia con lui in spirito, Shea portò a termine il suo piano di spararsi.

Sebbene la morte di Shea sia tragica, è un raro momento di vera pace e appagamento nel 1883, poiché il tormentato personaggio ottiene finalmente ciò che desidera. Nella cultura indigena americana, il colibrì è un simbolo di buona fortuna, motivo per cui Shea è stato commosso dalla presenza dell’uccello, soprattutto perché è apparso durante i suoi ultimi momenti sulla Terra. Anche se Shea non avrà bisogno di fortuna, la presenza del colibrì potrebbe presagire buona sorte per i membri sopravvissuti della carovana, che hanno trovato ciascuno il proprio appezzamento di terra in cui stabilirsi in Oregon e Montana.

Cosa accadde al ranch della famiglia Dutton dopo la fine del 1883

Jeremy Gauna in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

I membri sopravvissuti della famiglia Dutton affrontarono ancora pericoli negli anni a venire

Dopo la fine del 1883, che lasciò la famiglia Dutton in lutto, si misero subito al lavoro per costruire quello che alla fine sarebbe diventato il più grande ranch degli Stati Uniti. Tuttavia, per James e Margaret, dopo il 1883, la tragica perdita della figlia, della sorella e della nipote potrebbe aver ostacolato i loro sforzi per gestire efficacemente il ranch. Dopo pochi anni, James fu colpito da un colpo di pistola e Margaret morì congelata.

I figli rimasti, John e Spencer, erano in fin di vita nel 1894 quando Jacob Dutton (Harrison Ford) arrivò su richiesta di Margaret per salvare la famiglia e il ranch. Tuttavia, John Dutton, visto solo da ragazzino nel 1883, viene ucciso da adulto all’inizio del 1923, rendendo Spencer Dutton l’unico membro sopravvissuto della famiglia Dutton originale.

Come la fine del 1883 rovinò il finale della quinta stagione di Yellowstone

Billy Bob Thornton in 1883 (2021)
Foto di Emerson Miller/CBS – © 2021 ViacomCBS

L’indigeno che ha aiutato Elsa è anche quello che ha parlato a James della Paradise Valley. Inoltre, la conversazione tra James e l’uomo potrebbe anche prefigurare gli eventi della quinta stagione di Yellowstone. Mentre l’uomo indicava a James il futuro sito del Dutton Ranch di Yellowstone, ha proseguito dicendo: “Ma sappi questo: tra sette generazioni, la mia gente si ribellerà e te lo riprenderà.” James risponde: “Tra sette generazioni, potrai averlo.”

Il Dutton Ranch a Yellowstone è chiamato ranch delle sette generazioni dal governatore Lynelle Perry. L’implicazione qui è che i figli di John Dutton, o forse anche Tate Dutton, il figlio di Kayce e Monica metà bianco e metà indigeno, potrebbero finire per restituire la loro terra alla riserva indiana di Broken Rock nella stagione 5 di Yellowstone.

Come il finale del 1883 ha dato vita allo spin-off di Yellowstone 1923

Decenni dopo, nel 1923, il ranch Dutton è ancora in pericolo

Gli esplosivi episodi di apertura dello spin-off Yellowstone della Paramount del 1923 rivelano i rispettivi destini di James e Margaret dopo il finale del 1883. Sebbene James e Margaret avessero fondato il ranch, non riuscirono a renderlo un’attività fiorente e alla fine morirono entrambi, con James che soccombette alle ferite da arma da fuoco riportate in uno scontro con ladri di cavalli e Margaret che morì congelata.

Fortunatamente, come raccontò Elsa nel 1923, Margaret scrisse alla famiglia di James per chiedere aiuto. Questo spinse il fratello di James, Jacob Dutton, a venire al ranch, trasformarlo in un’attività di successo e crescere i figli di James e Margaret come se fossero suoi. La fine del 1883, spiegata dal contesto dell’inizio del 1923, collega i primi 40 anni di storia del Yellowstone Ranch.

Il 1883 termina rivelando come è stato fondato il ranch Dutton di Yellowstone e la storia di come i Dutton hanno trasformato la Paradise Valley nel più grande allevamento di bestiame contiguo d’America continua nel 1923. Oltre a come il ranch operava sotto la supervisione di Jacob e Cara Dutton (Helen Mirren), la vera storia del 1923, ispirata alla trama, vede l’universo di Yellowstone immergersi ancora una volta nel passato oscuro dell’America, mostrando cosa succede all’interno dei collegi indigeni americani e come i pionieri bianchi hanno combattuto tra loro per sopravvivere al duro inizio del secolo nel Montana.

Ogni altro spin-off di Yellowstone (e se sono collegati al finale del 1883)

Il 1883 non è solo la base di Yellowstone

Il finale del 1883 ha conseguenze che vanno ben oltre la miniserie. Il 1923 inizia subito dopo la serie e presenta Elsa in una narrazione spettrale per tutta la stagione. La quarta stagione di Yellowstone presenta anche alcuni dei personaggi del 1883 in sequenze di flashback. Taylor Sheridan ha anche prodotto la serie western Lawmen: Bass Reeves, ambientata più o meno nello stesso periodo di 1883, ma non ufficialmente collegata alla storia della famiglia Dutton. Ci sono altri tre spin-off in arrivo ambientati nell’universo di Yellowstone, ma nessuno sembra avere un collegamento diretto con 1883.

Il 666 sarà ambientato nel Four Sixes Ranch in Texas, dove Jimmy Hurdstrom (Jefferson White) è stato mandato per l’addestramento a Yellowstone. Poi c’è il sequel previsto di 1923, 1944, ambientato nell’anno omonimo, e un sequel senza titolo di Yellowstone che dovrebbe svolgersi dopo l’evento della quinta stagione. Matthew McConaughey è in trattative per interpretare il ruolo principale.

The Twister: Caught in the Storm, la storia vera dietro al film, Cosa è successo veramente a Joplin?

Twister: Caught in the Storm è il nuovo documentario disponibile su Netflix che ripercorre uno degli eventi meteorologici più devastanti della storia recente degli Stati Uniti. Attraverso filmati inediti girati dagli abitanti di Joplin e interviste a un gruppo di giovani che si trovavano in città quel giorno, il documentario offre un’immersione diretta “nell’occhio del ciclone” e nelle sue conseguenze.

Con l’avvicinarsi del 14° anniversario di questo disastro naturale, il documentario di Netflix approfondisce il dramma vissuto dalla comunità e la straordinaria forza dimostrata nella fase di ricostruzione. Twister: Caught in the Storm non si limita a raccontare la cronaca dei fatti, ma esplora il trauma collettivo, la resilienza e il modo in cui un evento catastrofico può diventare un simbolo duraturo di speranza.

Il tornado di Joplin: uno dei più mortali della storia americana

Il 22 maggio 2011, un tornado EF5, il livello più alto nella scala di classificazione dei tornado, si abbatté su Joplin, nel Missouri. Largamente inaspettato nella sua intensità e traiettoria, il tornado toccò terra nel tardo pomeriggio con venti che superarono i 320 km/h. La sua devastazione fu quasi totale, colpendo un’area larga oltre un miglio e percorrendo 35 km prima di dissiparsi.

Il tornado distrusse più di 4.000 edifici e danneggiò gravemente quasi 8.000 strutture. Tra i luoghi più colpiti ci furono ospedali, scuole e molte abitazioni private. Il St. John’s Regional Medical Center subì danni irreparabili e dovette essere demolito. Complessivamente, il bilancio delle vittime raggiunse le 158 persone, mentre oltre 1.000 rimasero ferite. La tempesta causò danni stimati in circa 2,8 miliardi di dollari, rendendolo il tornado più costoso della storia degli Stati Uniti.

La risposta della comunità e la ricostruzione in Twister: Caught in the Storm

La tragedia di Joplin ha visto una risposta straordinaria da parte di volontari e organizzazioni umanitarie. Subito dopo il tornado, venne dichiarato lo stato di emergenza e oltre 100.000 persone si offrirono volontarie per aiutare nei soccorsi e nella ricostruzione. Le autorità locali e le organizzazioni no-profit coordinarono gli sforzi per fornire riparo e aiuti alle famiglie colpite.

Nei mesi successivi, la comunità si impegnò a ricostruire la città: in media, vennero edificate cinque nuove case a settimana. La scuola superiore di Joplin, una delle strutture più danneggiate, riaprì nel 2014, mentre un nuovo ospedale sostituì il St. John’s Regional Medical Center nel 2015.

Joplin oggi: una città che guarda avanti

A distanza di oltre un decennio, Joplin ha saputo rialzarsi. La popolazione è addirittura aumentata rispetto al periodo precedente al disastro, e la città ha continuato a svilupparsi grazie al sostegno di iniziative comunitarie e investimenti nella sicurezza. Il documentario Twister: Caught in the Storm racconta non solo la tragedia, ma anche la straordinaria resilienza degli abitanti di Joplin, testimoniando come una comunità possa unirsi per superare una delle prove più difficili della sua storia.

Con una narrazione avvincente e immagini mai viste prima, il documentario rappresenta un’importante testimonianza di una catastrofe che ha cambiato per sempre la vita di migliaia di persone, ma che ha anche dimostrato la forza dello spirito umano di fronte all’avversità. Twister: Caught in the Storm è disponibile su Netflix e offre un’esperienza toccante per chiunque voglia comprendere meglio la portata di questa tragedia e il coraggio di coloro che l’hanno vissuta.

Morbius, la spiegazione del finale e il futuro dei film Marvel/Sony (nel dettaglio)

L’universo di Spider-Man della Sony era stato inizialmente concepito come un universo cinematografico completamente nuovo, pieno di cattivi di Spider-Man che alla fine avrebbero incluso lo stesso Spider-Man, e Morbius era uno di quei film, che esplorava le origini del personaggio titolare. Con Jared Leto nei panni di Morbius, il film è stato accolto male e il sequel è stato messo in secondo piano, poiché la Sony si è concentrata sugli altri film dell’universo: Venom: The Last Dance, Madame Web e Kraven the Hunter, che saranno completati nel 2024 prima di interrompere lo sviluppo nel 2025 e oltre.

Nel corso del film, Morbius diventa un vampiro vivente dopo essersi iniettato un siero, mescolato con il DNA di un pipistrello vampiro, destinato a curare la sua malattia del sangue. Il film si conclude con la morte di alcuni personaggi e due scene a metà dei titoli di coda che tentano di preparare il futuro del personaggio. Alla fine di Morbius succedono molte cose, quindi vale la pena dare un’occhiata a come è finito il film e cosa significa per l’universo di Spider-Man della Sony nel suo complesso.

Le abilità di Morbius contro quelle di Milo

Morbius

Michael Morbius mette alla prova le sue varie abilità nel corso del film, scoprendo di essere agile, di poter guarire rapidamente dopo un combattimento o una caduta, di essere incredibilmente forte, di poter volare e di essere in grado di usare l’ecolocalizzazione dei pipistrelli, un sonar biologico, per trovare chi sta cercando, non importa dove si trovi. Milo ha le stesse capacità del fratello perché ha preso il siero dopo Morbius. Tuttavia, Milo non può mostrare queste caratteristiche sovrumane tanto quanto vorrebbe perché prende il siero dopo Morbius, il che dà a quest’ultimo un po’ di vantaggio per un po’.

La differenza più grande tra le abilità dei due è la durata. Poiché Milo non ha problemi a nutrirsi di sangue umano mentre pulsa ancora nei loro corpi, è più forte per molto più tempo, nutrendosi costantemente dell’umano più vicino per continuare a dare il meglio di sé. È in grado di camminare, saltare, volare e la sua pelle ha un aspetto più sano più a lungo perché Milo non è vincolato agli effetti limitati delle sacche di sangue.

Mentre Morbius assume una o due sacche di sangue in qualsiasi momento, riducendo il tempo a sua disposizione (da sei a quattro ore) per impiegare le sue nuove abilità, Milo è sempre potente perché non smette mai di uccidere per il sangue.

Martine diventa un vampiro vivente

morbius

Martine Bancroft è stata una delle sostenitrici di Morbius per tutto il film. Martine ha incontrato il suo destino quando Milo l’ha inseguita per attirare Morbius allo scoperto. Milo uccide Martine e sembra che per lei sia la fine. Tuttavia, Martine viene morsa da Morbius e, a sua insaputa, si risveglia come un Vampiro Vivente. Non ha una malattia del sangue, quindi è possibile che non abbia bisogno di nutrirsi così tanto per mantenere le forze, ma sicuramente avrà la stessa sete di sangue di Morbius e Milo.

Nei fumetti, Martine tende ad allearsi con vari personaggi, tra cui l’agente dell’FBI Simon Stroud, che è a caccia di Morbius…

Martine in Morbius è un po’ più concreta e razionale rispetto alla sua controparte dei fumetti, quindi è possibile che abbia bisogno di tempo per elaborare ciò che le è successo e come questo influenzi il suo lavoro di medico. Nei fumetti, Martine tende ad allearsi con vari personaggi, tra cui l’agente dell’FBI Simon Stroud, che è a caccia di Morbius, cosa che potrebbe essere inclusa in un potenziale sequel.

Come le scene post-credits di Morbius creano una sinistra collaborazione a I Sinistri Sei (Sinister Six)

Nelle scene post-crediti di Morbius, Adrian Toomes (Vulture) appare in una cella vuota dopo che il multiverso si è aperto (grazie a Spider-Man: No Way Home) e lo ha trasportato lì. Dopo essere uscito di prigione, non avendo commesso alcun crimine nel mondo di Morbius, Vulture organizza un incontro con il Vampiro Vivente. Dice a Morbius che le persone come loro, presumibilmente quelle con dei doni, dovrebbero fare squadra, incolpando Spider-Man per essere stato scaricato in un altro mondo. Anche se Morbius non sa chi sia Spider-Man e non ha motivo di fidarsi di Vulture, sembra desideroso di lavorare con il cattivo con le ali.

Con l’introduzione di Venom, Morbius e il ritorno di cattivi di Spider-Man come Green Goblin, le scene post-crediti suggerivano che la Sony si stesse preparando a creare una squadra di Sinistri Sei in qualche punto del loro universo. Questa è l’unica spiegazione del perché Morbius abbia incluso l’Avvoltoio, soprattutto considerando che non ha avuto alcun impatto sulla trama principale del film. Tra l’MCU e l’universo di Spider-Man della Sony, sono già stati presentati diversi cattivi dei Sinistri Sei, tra cui Mysterio, ma sembra improbabile che il progetto possa mai concretizzarsi.

Perché Vulture incontra Morbius?

Al di là dei tentativi di mettere insieme una anticipazione dei Sinistri Sei, l’incontro di Vulture con Morbius non ha molto senso.

È inspiegabile e le ragioni di Morbius per accettare l’invito hanno ancora meno senso. Vulture dice che dovrebbero fare squadra perché entrambi hanno delle abilità e sono estranei alla loro società. Forse Vulture vuole trovare un modo per tornare all’MCU e cerca l’ambizioso e capace Morbius per farlo. Inoltre, Vulture vede Morbius come molto potente.

Se Adrian vuole vendicarsi di Spider-Man per quello che è successo in Spider-Man: Homecoming, oltre che per la divisione nel multiverso, troverebbe ovviamente l’unica persona abbastanza potente da aiutarlo a ottenere la sua vendetta. Le ragioni di Morbius, tuttavia, sono un po’ meno chiare. Il Vampiro Vivente potrebbe aver ucciso Milo per impedirgli di fare del male ad altri, ma Morbius non ha mai indicato che lo scienziato stesse cercando di fare qualcosa che non fosse aiutare.

Come è stato accolto il finale di Morbius

Morbius

Come l’intero film Morbius, il finale non è piaciuto a nessuno e non c’era molto di entusiasmante, anche se si intravedevano i Sinistri Sei. Il problema principale citato nel finale è che non ha senso che Vulture sia nell’universo di Morbius, dato che Spider-Man: No Way Home ha fatto sembrare che solo i cattivi stessero entrando nell’MCU, invece che cattivi che sanno che è Peter Parker che viene teletrasportato in altri universi.

Se Vulture è rimasto nell’universo di Morbius e voleva allearsi per sconfiggere il suo Spider-Man, allora non c’è davvero nessuna motivazione neanche per lui. Sembrava che la Sony non sapesse necessariamente cosa volesse fare e abbia messo insieme un teaser di Sinister Six sperando che gli spettatori non cercassero di smontare la logica. Ovviamente non è andata così e la gente è rimasta confusa sul senso di tutto ciò, soprattutto per via della scarsa accoglienza riservata a Morbius nel suo complesso.

Morbius potrebbe combattere l’Uomo Ragno di Garfield, non quello di Tom Holland

Nel dicembre 2013, Sony ha annunciato un film sui Sinistri Sei come parte dell’universo di The Amazing Spider-Man. Il film doveva essere uno spin-off che avrebbe incluso il Dottor Octopus e Kraven – il Cacciatore come avversari del supereroe con la ragnatela. Tuttavia, il film è stato alla fine accantonato. Dato che il film dei Sinistri Sei era pensato per l’interpretazione di Andrew Garfield di Spider-Man, e dato che Tom Holland aveva già combattuto diversi cattivi in Spider-Man: No Way Home, Morbius e Vulture potevano combattere Peter Parker di Garfield invece.

Anche Venom era stato anticipato in The Amazing Spider-Man 2, ma nulla di ciò che era stato anticipato in quel film si è mai concretizzato, poiché la Sony ha deciso di fare un reboot.

Lo Spider-Man di Andrew Garfield è stato accolto incredibilmente bene e un rinnovato interesse nel vederlo tornare per The Amazing Spider-Man 3 avrebbe potuto indurre la Sony a voler includere cattivi come Vulture, Morbius e persino il Kraven the Hunter originariamente previsto, oltre al Dottor Octopus. Anche se potrebbe esserci interesse a vedere una continuazione del personaggio di Andrew Garfield, è improbabile che i fan vogliano vederlo scontrarsi con Morbius, o anche con l’Avvoltoio di Michael Keaton, dato quanto siano stati mal accolti i film dell’universo di Spider-Man della Sony.

Il futuro di Morbius spiegato

Morbius si conclude con un paio di colpi di scena: Martine che si risveglia come vampira e Vulture che unisce le forze con il Vampiro Vivente. Inoltre, il finale del film non dà a Morbius il tempo di elaborare le conseguenze con Milo e le morti che si sono verificate. Tali trame avrebbero potuto essere ulteriormente approfondite in un sequel, ma la Sony sembra aver completamente abbandonato il suo universo condiviso di Spider-Man dopo aver visto i rendimenti diminuire sia a livello critico che finanziario.

Al momento, sembra che l‘unico modo in cui la storia di Morbius potrebbe continuare sia un altro ingresso nel franchise di Spider-Man interpretato da Tom Holland, o se The Amazing Spider-Man 3 diventerà mai realtà. Considerando quanto Morbius sia stato odiato, non sembra che ci sia un pubblico desideroso di vedere un sequel ufficiale del film, che diventerà un’altra vittima dell’universo di Spider-Man della Sony che probabilmente non vedrà mai una continuazione.

Titanic: guida al cast e ai personaggi del film

Titanic: guida al cast e ai personaggi del film

Il cast di Titanic (qui la recensione) comprende diversi vincitori di Oscar e molti altri attori affermati. La recitazione drammatica si affianca alla genialità tecnica del regista James Cameron, rendendo questo uno dei film di maggior successo di sempre. Il dramma romantico d’epoca narra l’affondamento della nave titolare nel 1912 e gli eventi che precedettero il disastro. Vincitore di 11 premi Oscar, il film esplora anche le differenze di classe e l’avidità capitalistica, oltre alla storia d’amore tra Rose e Jack. Gli iconici protagonisti che hanno reso Kate Winslet e Leonardo DiCaprio famosi in tutto il mondo, aprendo loro la strada a molti altri acclamati blockbuster.

Per quanto riguarda il resto dell’ensemble nominato ai SAG Award, il film del 1997 vanta veterani della recitazione altrettanto talentuosi che brillano nelle loro parti anche con un tempo limitato sullo schermo. Dato l’enorme successo al botteghino del film, Titanic si è rivelato un’apoteosi per tutti i membri del cast, considerando anche che questo è stato il film di maggior incasso di tutti i tempi fino al 2010. Ancora oggi, il suo cast e i suoi personaggi continuano a dominare la cultura popolare grazie alle numerose riedizioni nelle sale cinematografiche volute da Cameron. Ecco una guida al cast di Titanic, ai personaggi che interpretano e agli altri titoli per cui sono noti.

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Kate Winslet nel ruolo di Rose DeWitt Bukater

Rose è una diciassettenne di Filadelfia che viene costretta a sposare un aristocratico trentenne per permettere alla madre di mantenere il loro status di alta società. Da quando il padre di Rose è morto, la sua famiglia è sommersa dai debiti. Ma per l’eroina sognatrice e in cerca di avventure, questo matrimonio non è la soluzione. Il suo apprezzamento per l’arte e il suo spirito di avventura la porteranno a incontrare il suo amante, Jack. Il personaggio, come dichiarato dal regista, è parzialmente basato sull’artista Beatrice Wood, realmente esistita.

Rose è interpretata da Kate Winslet, che ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attrice per la sua interpretazione di Titanic. La Winslet è stata più volte candidata ai premi, ottenendo sette diverse nomination agli Oscar e vincendo una volta per il suo ruolo in The Reader – A voce alta. È stata nominata anche per Ragione e sentimento, IrisUn amore vero, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Little Children e Steve Jobs. L’attrice ha avuto successo anche in televisione, vincendo gli Emmy per Mildred Pierce e Mare of Easttown.

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Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in Titanic. © 1997 – Paramount Pictures

Leonardo DiCaprio come Jack Dawson

Nel cast di Titanic c’è, ovviamente, anche Leonardo DiCaprio nel ruolo di Jack. Il personaggio è un povero orfano del Wisconsin, ma la sua natura vivace lo spinge a viaggiare in tutto il mondo. Nonostante le difficoltà economiche, è un artista di talento, come dimostrano i suoi schizzi di Rose a bordo del Titanic. Quando lui e Rose si innamorano, le loro differenze sociali rappresentano una sfida, ma in modo veramente shakespeariano, continuano a innamorarsi l’uno dell’altra.

Leonardo DiCaprio ha iniziato la sua carriera come attore bambino e si è fatto notare nel film Buon compleanno Mr. Grape, in cui l’attore ha ottenuto la sua prima nomination all’Oscar all’età di 20 anni. La sua fama ha ricevuto un’importante spinta proprio con Titanic, a cui ha fatto seguito una serie di acclamate interpretazioni. In totale, DiCaprio ha ottenuto sette nomination agli Oscar, vincendo poi per Redivivo – Revenant. È stato nominato anche per The Aviator, Blood Diamond, The Wolf of Wall Street e C’era una volta a… Hollywood.

Billy Zane nel ruolo di Caledon Hockley

Caledon “Cal” Hockley è un trentenne mondano, erede di un impero siderurgico di Pittsburgh, intenzionato a sposare Rose nonostante il suo disinteresse. Le sue tendenze antagoniste emergono dalla sua natura estremamente possessiva nei confronti di Rose e da come guarda dall’alto in basso chiunque non sia ricco come lui. Originariamente, Matthew McConaughey doveva entrare a far parte del cast di Titanic nel ruolo di Cal, ma alla fine il ruolo andò a Billy Zane.

Zane ha avuto il suo ruolo di punta nel 1989 nel film australiano Dead Calm, che lo vede interpretare il violento assassino Hughie Warriner. Questo ha fatto sì che Zane tornasse al ruolo di cattivo per anni dopo l’esordio, compreso il ruolo dell’antagonista Cal in Titanic. Ha avuto anche un ruolo ricorrente come uno degli scagnozzi di Biff nel franchise di Ritorno al futuro, come il supereroe titolare in The Phantom, il demoniaco Collector in Tales from the Crypt Presents: Demon Knight e John Wheeler in Twin Peaks.

Billy Zane in Titanic

Frances Fisher nel ruolo di Ruth DeWitt Bukater

Ruth è una vedova rigida il cui obiettivo principale nel viaggio è organizzare il matrimonio della figlia Rose con Cal. Come molti altri passeggeri di classe superiore del Titanic, Ruth è smaccatamente elitaria e condiscendente. Naturalmente, non perde occasione per guardare dall’alto in basso Jack. Anche lei è un po’ tragica: la morte del marito ha lasciato lei e Rose in bancarotta e sperava che Rose, sposando Cal, potesse aiutarle a rimanere ricche, ma la sua avidità e arroganza la rendono un personaggio antagonista.

L’attrice Frances Fisher è divenuta nota negli anni ’80 quando ha interpretato la dirigente discografica Suzette Saxon nella soap opera Guiding Light. Fisher è nota anche per aver interpretato la prostituta ribelle Strawberry Alice in Gli spietati di Clint Eastwood e come amante del personaggio di Jessica Chastain in Jolene. Ha anche interpretato la suprematista bianca Jane Crawford nella serie HBO Watchmen.

Kathy Bates nel ruolo di Margaret “Molly” Brown

Una delle figure più simpatiche del cast di personaggi di Titanic è Margaret “Molly” Brown. Pur essendo di uno status sociale più elevato, viene guardata con disprezzo dai suoi simili in quanto ha acquisito la sua ricchezza solo di recente e non vi è nata. Tuttavia, fa del suo meglio per trattare tutti con gentilezza, compreso Jack, al quale offre abiti da sera quando viene invitato a una cena di prima classe.

Una dei passeggeri del Titanic realmente esistiti, Molly è interpretata nel film da Kathy Bates, nota soprattutto per la sua interpretazione, premiata con l’Oscar, della badante omicida Annie Wilkes in Misery e della protagonista del thriller psicologico Dolores Claiborne. La Bates ha ricevuto altre tre nomination agli Oscar per Primary Colors, A proposito di Schmidt e Richard Jewell. In televisione, ha ricevuto nomination agli Emmy per i suoi ruoli in Six Feet Under e American Horror Story e guida il cast del reboot di Matlock.

kathy bates
Kathy Bates in Titanic

Victor Garber nel ruolo di Thomas Andrews

Il costruttore della nave, Thomas Andrews, è rappresentato come un uomo modesto nei confronti della sua ambiziosa creazione. Nonostante l’imponenza del Titanic, non esclude la possibilità che affondi. Ma le sue parole di cautela non influenzarono le decisioni degli altri dirigenti della compagnia di navigazione. La natura gentile di Andrews è evidente anche nelle sue conversazioni con Rose, con la quale entra in empatia.

Il personaggio, realmente esistito, è interpretato alla perfezione da Victor Garber, affermato attore teatrale con sei nomination ai Tony a suo nome. È famoso anche per aver interpretato il supereroe Firestorm in Legends of Tomorrow e l’agente della CIA Jack Bristow nella serie thriller d’azione Alias. In televisione è stato nominato per diversi premi Emmy, tra cui le sue interpretazioni in Frasier, Alias e Will & Grace. Ha recitato anche in Argo, Dark Waters e Fly Me to the Moon.

Gloria Stuart nel ruolo di Rose Dawson Calvert

Il membro più anziano del cast di Titanic, Gloria Stuart, aveva 87 anni durante le riprese. Interpretando l’anziana Rose, funge da voce narrante del film, raccontando la storia d’amore e il disastro che cambiò per sempre la sua vita. La Rose anziana aggiunge anche un contesto più ampio al gioiello blu che alla fine getta nell’oceano.

La Stuart era una veterana della recitazione, con ruoli di rilievo nei film pre-codice degli anni Trenta. Ha interpretato anche Flora Cranley nell’adattamento Universal Pictures del 1933 de L’uomo invisibile e la regina Anna nella commedia musicale del 1939 I tre moschettieri. Titanic ha risollevato la sua carriera, facendole ottenere persino una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista.

Bill Paxton, Gloria Stuart e Suzy Amis in Titanic
Bill Paxton, Gloria Stuart e Suzy Amis in Titanic © 1997 – Twentieth Century Fox

Bernard Hill nel ruolo del Capitano Edward John Smith

L’attore Bernard Hill si unì al cast del Titanic per interpretare il realmente esistito ufficiale di marina Edward John Smith, che ebbe la sfortuna di comandare il Titanic nel suo ultimo viaggio. Mentre la nave affonda, si ritira nella timoneria sul ponte e muore quando le finestre scoppiano per la pressione dell’acqua, mentre si aggrappa alla ruota della nave. Hill è noto soprattutto per aver interpretato Théoden, re di Rohan, nei film di Peter Jackson Il Signore degli Anelli.

Jonathan Hyde nel ruolo di J. Bruce Ismay

Alto personaggio realmente esistito, l’ignorante J. Bruce Ismay è l’amministratore delegato dell’agenzia di navigazione White Star Line, uno dei principali responsabili dell’affondamento del Titanic, poiché è lui a convincere Smith a far andare la nave più velocemente. A renderlo ancor più sgradevole, il suo porsi in salvo a discapito di tanti altri. Nel film è interpretato da Jonathan Hyde, che ha interpretato il maggiordomo Cadbury in Richie Rich e il dottor Allen Chamberlain in La mummia.

David Warner nel ruolo di Spicer Lovejoy

Il valletto e guardia del corpo inglese di Cal, Spicer Lovejoy, costantemente sospettoso nei confronti di Rose e Jack, è interpretato da David Warner. L’attore ha avuto una filmografia variegata, tra cui ruoli di rilievo in Tron, Scream 2, The Omen, Star Trek VI: The Undiscovered Country e Il ritorno di Mary Poppins.

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Jurassic World – Il regno distrutto: la spiegazione del finale del film

Il finale di Jurassic World – Il regno distrutto (qui la recensione) cambia completamente le carte in tavola. Per la prima volta, il franchise sui dinosauri ha infatti concluso un film con un vero e proprio cliffhanger – invece che con una dichiarazione di dominio della creatura preistorica – e ha promesso una direzione molto diversa per quello che è poi stato Jurassic World – Il dominio. Questo sequel, infatti, propone un’evoluzione di Jurassic World, allontanandosi dalla ricostruzione del Jurassic Park e aprendo nuove strade alla storia. Quando scorrono i titoli di coda, il parco originale è infatti stato distrutto, quasi tutti coloro che potevano controllare i dinosauri sono morti e le creature sono libere nel mondo reale. È chiaro che le cose siano cambiate per sempre nell’universo di Jurassic.

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La spiegazione del finale di Jurassic World – Il regno distrutto: I dinosauri sono liberi

Jurassic World – Il regno distrutto è un film diviso in due metà, entrambe riguardanti l’etica di permettere l’esistenza dei dinosauri. La prima descrive l’ultimo tentativo di salvare i dinosauri da Isla Nublar prima che venga distrutta da un’eruzione vulcanica, mentre la seconda rivela che gli umani che finanziano il salvataggio sono pericolosi quanto Madre Natura, con creature autentiche e geneticamente modificate messe all’asta. La In-Gen ha però commesso l’errore di coinvolgere Owen Grady e Claire Dearing, che tentano di fermare lo scatenamento del feroce e a malapena controllabile Indoraptor. Ci riescono, naturalmente, con il velociraptor Blue che aiuta il cugino ibrido e la maggior parte dei cattivi che vengono mangiati o comunque eliminati in modi adeguatamente crudeli.

Isabella Sermon in Jurassic World - Il regno distrutto
Isabella Sermon in Jurassic World – Il regno distrutto

Durante tutta l’azione, però, viene rilasciato del gas tossico nelle gabbie che contengono i pochi animali sopravvissuti; nonostante gli sforzi degli eroi, i dinosauri continueranno a estinguersi senza un coinvolgimento attivo. Owen e Claire accettano a malincuore questa situazione come un ordine naturale superiore, anche se va contro ciò per cui si sono battuti. Maisie Lockwood, tuttavia, si sente diversa. Clone della figlia del creatore di Jurassic Park, Benjamin Lockwood (nota come “nipote”), vede i dinosauri proprio come lei – prodotti dell’uomo, sì, ma non per questo meno meritevoli di diritti – e li libera nella notte nord-californiana.

Il film si conclude dunque con un montaggio che mostra l’impatto delle azioni di Maisie, con le porte del pianeta dei dinosauri ormai aperte: il T-Rex si scatena in uno zoo, il Mosasauro che era fuggito in precedenza attacca i surfisti, le fiale di DNA di dinosauro vengono trasportate per ulteriori test, Owen, Claire e Maisie vedono degli Pteranodonti volanti sull’oceano e Ian Malcolm dichiara: “Benvenuti nel Jurassic World”. La scena dei titoli di coda prosegue poi con questo scenario, mostrando una coppia di Pternadon che attraversa il confine di stato in Nevada e si appollaia in cima alla Torre Eiffel di Las Vegas. Non aggiunge molto altro a quanto mostrato nel montaggio pre-credits, ma rafforza il messaggio.

Jurassic World – Il regno distrutto porta dunque a compimento il passaggio dal parco al mondo, liberando i dinosauri in ogni dove e portando dunque ad un’inedita coesistenza tra essi e specie che non erano presenti durante la loro era, in primis l’essere umano. Quello della saga diventa dunque un intero mondo giurassico, dove la minaccia arriva direttamente nelle case degli umani e sconvolge irrimediabilmente l’equilibrio, proponendo una nuova specie dominante. Temi che verranno poi ripresi anche in Jurassic World – Il dominio e, molto probabilmente, anche nell’imminente quarto capitolo: Jurassic World – La Rinascita.

Jurassic World: Il Regno Distrutto
Jeff Goldblum in Jurassic World – Il regno distrutto

Altri orrori giurassici in arrivo

I dinosauri che si scatenano nel Pacifico nord-occidentale sono però l’ultimo dei problemi dell’umanità. Il finale di Jurassic World – Il regno distrutto è infatti pieno di nuove potenziali minacce legate all’ingerenza genetica intrapresa negli ultimi venticinque anni. Ian Malcolm (Jeff Goldblum) aveva avvertito all’inizio che il genio era uscito dalla bottiglia, e non si sbagliava. Un grande problema è rappresentato dalla giovane Maisie. Sebbene la possibilità sia implicita fin dall’esistenza del Jurassic Park, questo film introduce effettivamente dei veri e propri cloni umani. Sebbene sia solo una bambina innocente e spaventata, il potenziale che la sua esistenza rappresenta è illimitato.

È stata creata come un’inversione dell’immortalità – per permettere a Lockwood di ricordare sua figlia, piuttosto che per far sì che sua figlia possa vivere per sempre – ma è del tutto possibile che la tecnologia possa essere spinta a creare nuovi corpi ospiti, come accade nella seconda stagione di Westworld (a sua volta basata su un’idea di Michael Chricton, autore del romanzo Jurassic Park). Per quanto riguarda i dinosauri stessi, c’è dell’altro in arrivo. Alla fine di Jurassic World – Il regno distrutto si vedono fiale di DNA di dinosauri per la maggior parte delle specie popolari trasportate in un luogo sconosciuto. Inoltre, dato che Henry Wu è fuggito e a questo punto è un vero e proprio pazzo scientifico, c’è ancora il potenziale per lui per far danni.

Inoltre, anche se il finale non lo affronta direttamente, c’è una minaccia ricorrente nella serie Jurassic World, che non abbiamo mai visto realizzarsi e che sembra proprio all’orizzonte: i dinosauri soldato. Questo era l’obiettivo finale di Hoskins in Jurassic World e un punto di forza dell’Indoraptor in Jurassic World – Il regno distrutto. Sebbene molti di coloro che erano coinvolti in questi progetti siano ormai morti, anche questa idea si fa strada. Un maggiore assaggio di questo potenziale utilizzo dei dinosauri lo si ha poi proprio in Jurassic World – Il dominio. In breve, c’è molto altro di cui preoccuparsi al di là di ciò che Maisie rappresenta.

Jurassic World: Il Regno Distrutto
Una scena di Jurassic World – Il Regno Distrutto

Il significato del film Jurassic World – Il regno distrutto

Tutti i film del franchise sono stati, in un modo o nell’altro, la stessa cosa. Jurassic Park ha intervallato la meraviglia e il terrore intercambiabili per i dinosauri con la domanda su cosa John Hammond avesse fatto di moralmente corretto, quali fossero i pericoli nascosti e come l’avidità aziendale avrebbe invariabilmente tentato di scavalcare queste preoccupazioni – e da allora la serie ha sempre giocato in questo territorio d’azione. Ogni sequel si è concentrato su uno di questi aspetti e ha cercato di estenderne la lettura (tranne Jurassic Park III, che ha avuto più che altro una funzione di sfoggio di nuovi dinosauri).

Jurassic World, ad esempio, sembra giocare con il malessere aziendale; una realizzazione della situazione annunciata da Jurassic Park, che raccontava di un mondo non più interessato dalla maestosità dei dinosauri e alla ricerca di nuovi brividi, cosa che porta le grandi aziende giocare ancora una volta a fare gli dei e creare una nuova specie, mettendo a rischio la vita di persone normali per il mero profitto. Jurassic World – Il regno distrutto approfondisce questo aspetto finanziario, soprattutto nella seconda metà, ma si concentra maggiormente sulla fase successiva della questione morale. Queste specie estinte ora esistono, così come la tecnologia che le crea: come gestire queste specie e il loro potere quasi illimitato?

Jurassic World – Il regno distrutto è orientato proprio in questa direzione. L’imprevedibilità di madre natura incombe sulla narrazione; i dinosauri sono amati e temuti in egual misura; i buoni usano la tecnologia per ragioni moralmente discutibili; gli illusi sono ancora consapevoli dei limiti; I cattivi trattano le creature come normali premi; i nostri eroi sono costretti a ribaltare la loro visione altruistica; e, soprattutto, lo scioccante finale del film avviene quando tutte queste preoccupazioni vengono rimosse e l’attenzione si concentra sull’umanità presente nel prodotto contronatura che è Maisie. Ancora una volta, dunque, il franchise pone un ammonimento, ricordando che un immenso potere è una cosa pericolosa e le emozioni possono essere incontrollabili tanto quanto la natura.

Bussano alla porta: la spiegazione del finale del film

Bussano alla porta: la spiegazione del finale del film

Il film del 2023 Bussano alla porta (qui la recensione) è sostenuto da un significato profondo che, una volta spiegato per intero, rivela quanto il film di M. Night Shyamalan sia davvero cerebrale e cupo. Scritto da Steve Desmond e Michael Sherman, questo film vede Shyamalan tornare ancora una volta a raccontare una situazione apocalittica. Tuttavia, a differenza di Signs o E venne il giorno, i personaggi di Bussano alla porta sanno di avere il potere di fermare il collasso della civiltà, ma è quello che devono fare per riuscirci che rende il film così straziante, in quanto ci dice molto sulla società che siamo diventati, specialmente alla luce degli eventi verificatisi nel mondo negli ultimi anni.

Il film si conclude infatti con i quattro “angeli dell’apocalisse”, Leonard, Redmond, Sabrina e Adriane uccisisi per via del fatto che la famiglia composta da Andrew, Eric e la piccola Wen non riesce a scegliere chi tra sacrificare di loro per salvare il mondo. Alla fine, però, è Eric a scegliere di essere eliminato per fermare l’apocalisse. Fuori campo si sente infatti uno sparo, presumibilmente quello di Andrew che uccide il compagno. A quel punto, gli aerei smettono di cadere dal cielo e i fulmini cessano. Poco dopo, Andrew e Wen si allontanano insieme la baita nell’auto di Leonard. Si tratta di un finale amaro e difficile da digerire, dietro il quale si cela chiaramente un significato molto profondo.

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La spiegazione del finale di Bussano alla porta

Una delle domande più importanti che Bussano alla porta spiega in modo un po’ ambiguo è il motivo per cui Eric e Andrew sono stati scelti. Nemmeno Leonard e i suoi tre soci conoscono la risposta al perché Eric, Andrew e Wen siano la famiglia selezionata per evitare l’apocalisse, ma Leonard crede che il loro sacrificio sia stato scelto perché l’amore di Eric e Andrew è puro. Rispetto all’oscurità del mondo e a tutti gli ostacoli che i due – in quanto coppia omosessuale – hanno dovuto superare per mantenere il loro amore, le affermazioni di Leonard sembrano accurate.

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Dave Bautista in Bussano alla porta

Le visioni collettive del gruppo li hanno indirizzati solo verso una capanna, senza sapere che Eric e Andrew ne sarebbero stati gli occupanti. In realtà, Bussano alla porta spiega che chiunque avrebbe potuto trovarsi nella capanna. Tuttavia, considerando quanto duramente Eric e Andrew lottano l’uno per l’altro e per la loro figlia, così come non dubitano mai del loro amore reciproco nonostante gli altri (e gli standard della società) vogliano abbatterli, è possibile che la profondità del loro amore sia stata sufficiente a salvare il mondo.

Il finale del film spiega dunque come un amore così forte sia un faro di speranza in mezzo a tutto l’odio, la distruzione e la violenza che l’umanità ha provocato nel tempo. La forza dell’amore di Eric e Andrew è inoltre anche una testimonianza dell’amore che infrange i confini e le norme della società, prosperando perché due persone hanno visto il meglio l’una nell’altra e volevano semplicemente costruire la loro relazione sulla fiducia, sul rispetto reciproco e sull’amore, infondendo poi quell’amore in una figlia che – seppur biologicamente non loro – sanno amare come e forse di più di chi l’ha naturalmente messa al mondo.

Proprio per questo Leonard e i suoi soci non potevano scegliere al posto di Eric e Andrew chi avrebbe dovuto sacrificarsi. Uccidere uno di loro, senza che fosse stato scelto autonomamente da loro, avrebbe rovinato l’intera missione e reso l’apocalisse una certezza. Il sacrificio doveva essere una decisione presa con amore da loro e solo da loro, senza alcun tipo di costrizione esterna e nessuno poteva compierla al posto loro. Inoltre, è possibile affermare che Eric e Andrew si amino così tanto che la decisione di sacrificare uno dei due risulta più degna di essere presa se fatta liberamente e non con la forza.

Alla fine di Bussano alla porta, dunque, Eric comprende di essere in pace con sé stesso ed è per questo che decide di sacrificarsi. Sa che Andrew ha ancora molto per cui combattere, in quanto vede il mondo per quello che è, ma continua nonostante ciò a lottare per le persone ogni giorno come avvocato per i diritti umani, perché sa che c’era qualcosa per cui vale la pena farlo. La testardaggine di Andrew lo avrebbe aiutato a farsi strada nel mondo, la sua natura protettiva lo avrebbe aiutato a crescere la figlia della coppia e i suoi dubbi sull’apocalisse lo avrebbero reso abbastanza curioso da cercare delle risposte. Andrew è la persona di cui il mondo ha bisogno, non Eric.

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Jonathan Groff in Bussano alla porta

La verità sugli eventi apocalittici

Il film spiega che Leonard e i suoi collaboratori sono convinti che l’apocalisse sia reale, ma Andrew rimane scettico per tutta la durata del film. Gli eventi a cui i personaggi assistono in TV potrebbero essere stati predetti in anticipo e quindi cronometrati rispetto all’arrivo della squadra di Leonard alla baita. Inoltre, Leonard e i suoi collaboratori potrebbero aver seguito degli schemi, aver previsto che sarebbe successo qualcosa di grosso per un breve periodo e aver deciso di colpire. Tuttavia, nel finale di Bussano alla porta ci sono prove sufficienti per spiegare che il mondo è stato effettivamente salvato grazie alla decisione di Andrew ed Eric.

Gli aerei hanno smesso di schiantarsi al suolo all’improvviso, i bambini hanno smesso di morire a causa del virus X9 e le acque hanno smesso di alzarsi in seguito agli tsunami. Il mondo è stato profondamente colpito dalle calamità, ma la morte di Eric suggerisce che l’equipaggio di Leonard stava davvero dicendo la verità. Potrebbe però trattarsi di una coincidenza e il film di Shyamalan vuole che il pubblico si chieda se tutto ciò sia reale o meno. La risposta alla fine si riduce alla percezione, e la prova è abbastanza vaga da poter andare in entrambe le direzioni.

C’è di certo, però, che le calamità che vediamo avvenire nel corso del film riflettono quelli che sono i grandi temi e pericoli del nostro mondo. L’epidemia di un letale virus ricorda inevitabilmente quella del Covid-19, mentre gli tsunami e i fulmini richiamano gli sconvolgimenti dati dal cambiamento climatico. La caduta degli aerei, invece, può essere vista come la perdita di controllo degli esserei umani sulla tecnologia, che gli si ritorce dunque contro. Eric e Andrew, dunque, diventano una sorta di incarnazione dell’intera umanità, costretta a confrontarsi con questi scenari, scegliendo se chiudersi nell’indifferenza (l’isolamento della baita) o interessarsene e cercare di avere un ruolo nell’impedire l’apocalisse.

Dave Bautista, Kristen Cui, Jonathan Groff e Ben Aldridge in Bussano alla porta
Dave Bautista, Kristen Cui, Jonathan Groff e Ben Aldridge in Bussano alla porta

M. Night Shyamalan parla del finale di Bussano alla porta

Bussano alla porta può dunque avere sfumature religiose e trattare il dubbio e la messa in discussione di ciò che è reale, ma riguarda soprattutto la manipolazione psicologica ed emotiva e il modo in cui questa può influire sul processo decisionale. Il regista M. Night Shyamalan, come noto, ha apportato serie modifiche al finale. Tuttavia, riteneva che ci fosse qualcosa che era accaduto nel libro di Paul Tremblay che avrebbe rovinato il film. “Beh, c’è un evento che accade nel libro (non nel film), prima di quel finale, da cui non si può recuperare”, ha spiegato Shyamalan in un’intervista. Secondo il regista, il libro aveva creato un’esperienza stimolante, incredibile ed emotiva per i lettori. Tuttavia, nel finale, “fa qualcosa che ha sradicato via tutto questo”.

Shyamalan ha detto che se l’avesse riproposto nel film, avrebbe annullato l’incredibile premessa della storia e sarebbe stato “game over” per il lungometraggio. Sia l’autore che il regista hanno poi concordato che le modalità di narrazione sono diverse e che in un film non si possono fare le stesse cose che si possono fare in un romanzo. Tremblay voleva lasciare spazio all’ambiguità e ha detto di aver pensato che il finale di Shyamalan sia più cupo del suo. Mentre Tremblay non costringe Eric o Andrew a fare la scelta finale, Shyamalan ha detto che doveva accadere nel suo film: “Ho semplicemente portato a compimento la premessa”.

The Residence, recensione della serie Netflix con Uzo Aduba

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The Residence, recensione della serie Netflix con Uzo Aduba

Netflix e Shondaland tornano a collaborare con The Residence, una serie mistery in otto episodi creata da Paul William Davies e ispirata al libro The Residence: Inside the Private World of the White House di Kate Andersen Brower. Tra intrighi, omicidi e un cast corale di personaggi stravaganti, la serie si posiziona a metà tra la classica detective story e la commedia satirica, con una vena di assurdità che la rende irresistibile.

La storia intricata di The Residence

La vicenda prende il via durante una cena di stato alla Casa Bianca, organizzata per rinsaldare i rapporti con l’Australia. Mentre gli ospiti si godono la serata e la performance di Kylie Minogue, un urlo squarcia l’aria: il Capo Usciere della Casa Bianca, A.B. Wynter (Giancarlo Esposito), è stato trovato morto nella sala del biliardo. L’indagine viene affidata alla detective Cordelia Cupp (Uzo Aduba), un’investigatrice eccentrica con una passione per il birdwatching e le sardine in scatola. Accompagnata dal riluttante agente dell’FBI Edwin Park (Randall Park), Cordelia si addentra nei segreti dell’edificio più sorvegliato d’America, interrogando ospiti e membri dello staff per ricostruire gli eventi della fatidica notte.

The Residence. Edwina Findley è Sheila Cannon, Uzo Aduba è Cordelia Cupp in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

Cordelia Cupp è un personaggio memorabile

Il fascino della serie risiede nel suo tono ironico e nel cast eccezionale. Aduba regala una performance magnetica, Cordelia è un personaggio memorabile: brillante, bizzarra e sempre un passo avanti agli altri. Al suo fianco spiccano Giancarlo Esposito nel ruolo della vittima, Susan Kelechi Watson nei panni della sua ambiziosa vice Jasmine Haney e Jane Curtin, l’esilarante suocera alcolizzata del Presidente. La presenza di Al Franken nei panni di un senatore cinico aggiunge un ulteriore strato di satira politica.

La narrazione si sviluppa su due linee temporali: da un lato, l’indagine di Cordelia, arricchita da flashback e versioni contrastanti degli eventi; dall’altro, un’audizione al Congresso in cui Jasmine e altri testimoni tentano di chiarire il mistero. Questo doppio livello di racconto mantiene alta la tensione, anche se a volte la serie sembra perdersi nei suoi stessi intrecci. Il numero elevato di personaggi e sottotrame può risultare dispersivo, aspetto aggravato da alcuni flashback dedicato alla passione di Cordelia per l’ornitologia e il birdwatching. Il ritmo risulta rallentato in questi frangenti, ma il personaggio si arricchisce, diventando sempre più bizzarro e approfondito.

Una residenza di lusso per un Cluedo contemporaneo

Visivamente, The Residence è un gioiello. La Casa Bianca viene trasformata in un gigantesco puzzle, con stanze nascoste e corridoi segreti che amplificano il senso di mistero e rendono più complessa la risoluzione del crimine. La regia di Liza Johnson e Jaffar Mahmood gioca con prospettive insolite e un montaggio vivace, mentre la colonna sonora omaggia il cinema noir e i classici del giallo, senza dimenticare le derive più moderne dei classici whodunit, come la serie di Knives Out di Rian Johnson o gli ultimi adattamenti da Agatha Christie con Kenneth Branagh (tutti che vengono esplicitamente citati dai personaggi).

The Residence. Giancarlo Esposito è A.B. Wynter in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

La satira sociale

Nonostante il tono leggero, che struttura l’indagine con intriganti svolte e con le piacevoli digressioni di Cordelia che si orienta nel mondo degli esseri umani grazie agli insegnamenti del comportamento degli uccelli che ama avvistare, The Residence non si risparmia quando si parla di satira sociale e di critica alle alte cariche della società. Il cast corale  rappresentativo e variegato e si confronta alla fine con la meschinità del mondo moderno, che concentra potere e autorità nelle mani di pochi, ma non quelli che ci aspetteremmo, per cui la serie mantiene una componente di imprevedibilità che la rende ancora più divertente, fino al confronto finale, con tanto di atteso ma necessario spiegone su “come sono andate davvero le cose”.

In definitiva, The Residence è una serie con una trama coinvolgente e con dei protagonisti sopra le righe, che unisce il fascino di un giallo alla Agatha Christie con l’umorismo dissacrante tipico di Shondaland. Uzo Aduba brilla nel ruolo della detective Cordelia Cupp, e il cast di supporto contribuisce a rendere ogni episodio un’esperienza spassosa e avvincente. Un whodunnit in salsa comica da divorare in un binge-watching senza rimpianti.

The Residence. Uzo Aduba è Cordelia Cupp in The Residence. Cr. Jessica Brooks/Netflix © 2024

Regé-Jean Page reciterà in un nuovo adattamento de Il Conte di Montecristo

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Regé-Jean Page ha firmato per recitare e produrre Il Conte di Montecristo da Department M, lo studio di produzione indipendente fondato dai produttori leader del settore Mike Larocca e Michael Schaefer. Page produrrà insieme alla sua partner di produzione Emily Brown attraverso la loro Mighty Stranger insieme a Larocca e Schaefer e Youtchi von Lintel tramite il suo banner YouRoc. Patrick Ness è impegnato a scrivere.

Il romanzo classico originale è stato scritto da Alexandre Dumas e segue un giovane marinaio falsamente accusato di tradimento che, dopo anni di prigionia, fugge e cerca vendetta contro coloro che lo hanno offeso, diventando infine il ricco Conte di Montecristo. Hollywood ha sempre amato questa storia con diverse iterazioni tra cui il film del 2002 con Guy Pearce e Jim Caviezel. Ma di recente abbiamo visto anche la versione di RaiUno con Sam Claflin nei panni di Edmond Dantes e la pluripremiata versione francese di Alexandre de La Patellière e Matthieu DelaporteIndimenticabile per il pubblico italiano è la versione in formato mini serie del 1998 con Gérard Depardieu nei panni del Conte.

Per Regé-Jean Page, questo gli offre un altro divertente ruolo da protagonista in cui affondare i denti, che non solo gli dà l’opportunità di mostrare le sue doti di attore, ma anche quel carisma da protagonista che lo ha trasformato in uno dei migliori attori in città oggi.

“La narrazione audace e avventurosa con il cuore è il motivo per cui ho iniziato questo business ed è la spina dorsale di tutto ciò che stiamo realizzando”, ha affermato Page. “Lavorando a fianco di collaboratori incredibili, A Mighty Stranger sta costruendo una serie di progetti creativi che amplieranno la prospettiva culturale attraverso il puro intrattenimento. Ecco perché siamo così entusiasti di portare Il conte di Montecristo al pubblico globale, svelando le profondità del lavoro di Dumas in modi mai visti prima”.

Non premiato per un Emmy, così come per due Screen Actos Guild Awards, per il suo ruolo da protagonista nel grande successo della prima stagione di Bridgerton, Page recita accanto a Michael Fassbender e Cate Blanchett nel film di Steven Soderbergh Black Bag, che Focus e Universal Pictures hanno lanciato lo scorso fine settimana. Il film ha ricevuto recensioni entusiastiche da parte della critica e del pubblico.

Nasce l’Archivio digitale dedicato al cinema indipendente italiano del Bellaria Film Festival

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I primi lavori di Luca Guadagnino e quelli di Michelangelo Frammartino, i primi cortometraggi di Giorgio Diritti, Costanza Quatriglio, Francesco Costabile, Giacomo Abruzzese o ancora Simone Massi e Susanna Nicchiarelli, presente con le opere “La Madonna nel frigorifero” (2002) o “Giovanna Z., Una storia d’amore” (2005) e l’esordio alla regia nel cortometraggio di Paolo Cognetti. Pellicole, ma anche cataloghi, testi, corrispondenze, pubblicazioni, fotografie. E poi un’ampia collezione di materiale inedito, tra cui ad esempio la registrazione del monologo che Alessandro Baricco tenne nel 2001. Un patrimonio unico di film e documenti del cinema indipendente italiano che, da oggi, è accessibile a tutti.

Nasce l’Archivio per il Cinema Indipendente Italianoun progetto di digitalizzazione, catalogazione e creazione di una piattaforma online open source e partecipativa, dove gli utenti potranno non solo consultare i materiali, ma anche dare vita a un proprio profilo, commentare i film, aggiungere informazioni, segnare parole chiave nei singoli frame, creare liste personalizzate di filmati o scene, condividere post.

Fondato ufficialmente nel 1990, ma concepito già alla fine degli anni ’80, quando il Bellaria Film Festival (fino al 2005 noto come “Anteprima per il cinema indipendente italiano”) era diretto da un “triumvirato” d’eccezione composto da Morando Morandini, Enrico Ghezzi e Gianni Volpi, l’Archivio si apre così a un pubblico più ampio grazie alle moderne tecnologie digitali.

Promosso dal Comune di Bellaria Igea Marina e Approdi srl con il sostegno del Ministero della Cultura, il progetto è stato presentato oggi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nella Sala della Crociera al Ministero della Cultura alla presenza del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, del Sindaco di Bellaria Igea Marina e presidente dell’Archivio per il Cinema Indipendente Italiano Filippo Giorgetti e di Sergio Canneto, Amministratore Approdi, ente gestore dell’Archivio per il Cinema Indipendente Italiano.

Il progetto ha visto la digitalizzazione di oltre 5.000 titoli sotto la supervisione di Alessandro Gagliardo, ricercatore e progettista, restituendo uno spaccato storico e culturale prezioso del cinema italiano. L’Archivio per il Cinema Indipendente Italiano, completamente digitalizzato, raccoglie tutti i film selezionati e non selezionati nelle passate edizioni del “Bellaria Film Festival”. Tra gli autori presenti in archivio, oltre ai già citati, ad esempio Daniele Gaglianone, Alina Marazzi, Agostino Ferrente, Corso Salani, Antonio Rezza, Flavia Mastrella.

Ad arricchire il catalogo anche tanto materiale inedito, che verrà svelato agli utenti con nuove pubblicazioni a cadenza settimanale e che ha per protagonisti artisti di caratura internazionale. Ci sarà inoltre una wiki ufficiale dedicata all’Archivio, dove chiunque potrà contribuire liberamente aggiungendo informazioni, ricostruendo la storia del Festival e offrendo nuovi spunti di lettura.

Non si tratta solo di conservazione, dunque, ma di un archivio in continuo movimento, proprio come il cinema indipendente che rappresenta. Alla base c’è infatti un percorso lungo più di trent’anni, attraverso la raccolta di documenti che oggi vengono condivisi come contributo iniziale per un’indagine aperta e in incessante evoluzione sul cinema indipendente italiano, in formato digitale e accessibile a tutti. All’interno dell’archivio sarà possibile ripercorrere anno per anno questo lungo percorso, ricostruendo la memoria del Festival e le sue molteplici traiettorie artistiche. La piattaforma è stata realizzata grazie alla collaborazione con il Circolo Cinematografico Linea d’Ombra, attraverso i fondi Next Generation EU destinati al PNRR. Tra i partner anche Hera, Romagna Acque e 4/Terzi APS.

“La tecnologia al servizio della conservazione e della valorizzazione della memoria. Grazie a questo progetto di digitalizzazione sostenuto dal Ministero, finalmente, viene assicurato un futuro al patrimonio raccolto negli anni dal Bellaria Film Festival e ancor più al percorso di ricerca artistica sviluppatosi lungo le traiettorie attraversate dal cinema indipendente italiano, intercettate dalla manifestazione. Ma non solo. La grande storia del nostro Paese – immortalata nelle tante piccole storie raccontate nei film protagonisti delle diverse edizioni della kermesse – viene così trasmessa alle nuove generazioni. Una ricchezza unica, che da oggi è a disposizione di tutti” ha affermato il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.

“Il progetto di digitalizzazione dell’Archivio per il Cinema Indipendente Italiano rappresenta un traguardo prestigioso e tangibile per chiunque ami il cinema e per la Comunità di Bellaria Igea Marina. Un progetto reso possibile dalla tecnologia e dagli strumenti oggi a nostra disposizione e ancor di più dal contributo e dall’interesse fondamentali del Ministero, che ha riconosciuto con il suo sostegno la centralità del BFF nel panorama cinematografico nazionale. Un percorso che nasce non di meno da quelle motivazioni e da quella voglia di migliorarsi che accomunano Approdi e Amministrazione Comunale: la cui collaborazione portata avanti in questi anni ha, sin da subito, avuto l’obiettivo di valorizzare e rendere ancor più grande un festival che spegnerà quest’anno 43 candeline. Il percorso di archiviazione digitale che andiamo a presentare oggi, che conserverà e consegnerà a tutti gli amanti del cinema del futuro lo straordinario patrimonio del BFF, riesce a raggiungere quest’obiettivo ambizioso: ovvero alzare ulteriormente l’asticella di quella che già è un’eccellenza, fiore all’occhiello dell’offerta culturale di Bellaria Igea Marina, manifestazione tra le più longeve nel suo genere e punto di riferimento assoluto per le produzioni indipendenti” ha dichiarato Filippo Giorgetti, Sindaco di Bellaria Igea Marina e presidente dell’Archivio per il Cinema Indipendente Italiano.

Coco 2: annunciato il sequel del film Pixar!

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Coco 2: annunciato il sequel del film Pixar!

L’amministratore delegato della Disney, Bob Iger, ha appena rivelato, durante l’incontro annuale con gli azionisti dello studio, che Coco 2 si farà, ed è stata fissata un’uscita in sala nel 2029. “Anche se il film è solo nelle fasi iniziali, sappiamo che sarà pieno di umorismo, cuore e avventura”, ha detto Iger, stando a quanto riportato da Deadline. “E non vediamo l’ora di saperne di più”. Il sequel riunirà il team che ha realizzato il film originale, tra cui il regista premio Oscar Lee Unkrich (noto anche per Toy Story 3) e il co-regista Adrian Molina. Il produttore premio Oscar Mark Nielsen (Toy Story 4, Inside Out 2) si occuperà invece di produrre il film.

Di cosa parla Coco?

Il film Coco (qui la recensione) della Pixar ha introdotto Miguel, un dodicenne che sogna di diventare un musicista nonostante il divieto di fare musica imposto dalla sua famiglia da generazioni. Il ragazzo si avventurerà dunque nella vibrante Terra dei Morti per svelare la vera storia della sua famiglia. Coco ha vinto due premi Oscar per il miglior film d’animazione e la migliore canzone originale (”Remember Me“). Il film ha vinto anche un Golden Globe e un BAFTA per il miglior film d’animazione e i premi della critica per il miglior film d’animazione e la miglior canzone (“Remember Me”).

Il film ha guadagnato un totale 210,4 milioni di dollari al botteghino nazionale e 814,6 milioni di dollari in tutto il mondo. La cosa sorprendente degli incassi del film, all’epoca nel 2017, è che 189,2 milioni di dollari sono stati incassati nella solo Cina. Indubbiamente uno dei risultati più importanti per un film della Pixar che, alla luce del grande successo ottenuto anche da Inside Out 2, ha dunque deciso di rispolverare un altro dei suoi grandi classici. Il 2029 non è esattamente dietro l’angolo, ma per ora è certo che rivedremo Miguel sul grande schermo.

Hunger Games: L’alba sulla mietitura, il film prequel su Haymitch riceve un aggiornamento

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Dopo cinque film di successo – il più recente dei quali è Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente – il mondo della serie di romanzi per giovani adulti dell’autrice Suzanne Collins è infatti destinato ad espandersi con un altro prequel dal titolo Hunger Games: L’alba sulla mietitura, basato sull’omonimo nuovissimo romanzo. La storia di L’alba sulla mietitura si svolge durante i 50° Hunger Games, in cui Haymitch Abernathy ha gareggiato e vinto. Anche questo adattamento cinematografico sarà curato dal veterano del franchise Francis Lawrence.

In una nuova intervista con Variety, la produttrice Nina Jacobson ha condiviso nuovi dettagli sul film, e su come sia stato ricevere in anticipo il nuovo libro della Collins. “Questo è un processo molto diverso per noi. Non ho mai lavorato a un adattamento come questo, in cui si è così avanti rispetto al libro, eppure la gente lo stava aspettando. Sapevo che stava lavorando a un altro libro, ma non avevo idea dei tempi: potevano passare anni! Di certo non mi aspettavo che subito dopo il film precedente avrei ricevuto una telefonata che diceva: “Ho un altro libro. Voglio che tu lo legga. Voglio sapere se pensi che possa diventare un film o no”, ha dichiarato Jacobson.

Abbiamo dovuto fare una cosa segreta: sono andata a casa del suo agente di lunga data e l’ho letto. – ha poi raccontato la produttrice – Non potevamo leggerlo altrove, dovevo andare lì per farlo. Anche Francis Lawrence ha avuto il suo turno. Eravamo così entusiasti. Mi ha sconvolto moltissimo come persona che ama leggere e che vuole buttarsi a capofitto in un libro che non ti lascia andare”. “Ero sull’orlo della poltrona e piangevo. Ero così commossa e così eccitata, e poi non riuscivo a parlare con nessuno, tranne che con Francis, Suzanne e i nostri partner di studio. E molti di loro non l’avevano ancora letto: avevamo solo una copia per tenerla al sicuro!“, aggiunge.

Poterlo finalmente condividere e sentire cosa ne pensano gli altri, mi emoziona molto per i fan. Sono solo un grande fan che ha avuto la fortuna di fare i film”. Per quanto riguarda l’effettivo sviluppo dell’adattamento cinematografico di L’alba sulla mietitura, la Jacobson afferma che aver avuto accesso al libro in anticipo significa che le cose si stanno muovendo rapidamente dietro le quinte. Il film, dice, è ancora in fase di sceneggiatura, ma sono già state fissate le location per le riprese: “Siamo molto più avanti di quanto saremmo stati altrimenti, senza questo salto, perché ci siamo messi subito al lavoro“.

Non è stato ancora annunciato nulla, ma abbiamo un’ottima bozza su cui stiamo ancora lavorando. Abbiamo stabilito le nostre location. Siamo molto avanti per un libro che è appena uscito!”. “Non si può sapere come reagiranno i fan. Non vedo l’ora di sentire le loro opinioni e di vedere cosa li colpisce. Abbiamo una fanbase così intelligente e sofisticata che sono stati in grado di fare già ottime ipotesi. Hanno ipotizzato molte cose e non vedo l’ora che le loro speculazioni trovino riscontro nel libro. È stato super emozionante e davvero gratificante. Ci si sente come se si stesse organizzando una grande festa a sorpresa“, ha concluso.

Dune 3, Hans Zimmer fornisce un intrigante aggiornamento: “E’ molto complicato”

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Dopo il successo del suo primo Dune nel 2021 e del suo acclamato sequel Dune – Parte Due lo scorso anno, la prossima impresa del regista Denis Villeneuve sarà l’adattamento di Messia di Dune, il secondo romanzo della serie di Frank Herbert. Come precedentemente riportato, Dune 3 è attualmente previsto per il dicembre 2026 e le riprese del progetto dovrebbero iniziare quest’estate. Hans Zimmer, dopo aver composto la colonna sonora dei primi due film, tornerà a ricoprire il proprio ruolo anche per questo nuovo capitolo.

Durante una recente sessione di domande e risposte per il documentario Hans Zimmer & Friends: Diamond in the Desert, Zimmer ha parlato brevemente dello stato di Dune 3: “La colonna sonora di Dune – Parte Due è stata scritta prima che Denis iniziasse a girare perché non abbiamo avuto il via libera per molto tempo. Ho iniziato a scrivere la musica di Messiah? No, non ancora. Oh, Dio, è una cosa molto complicata, ma adoro lavorare con Denis, quindi mi concentrerò solo su questo, nient’altro, e passerò il tempo a farlo”. Tuttavia, non è chiaro se si riferisca al film nel suo complesso o solo alla sua colonna sonora.

Come interpretare le parole di Hans Zimmer per Dune 3

L’uso della parola “complicato” da parte di Hans Zimmer è interessante se si considera la storia di Messia di Dune. I primi due film di Villeneuve adattano il primo libro della serie di Herbert, ma il seguito dell’autore è una svolta abbastanza significativa. Esso riprende la storia 12 dopo gli eventi che concludono il primo romanzo, con l’inizio della guerra santa di Paul. Il libro sovverte poi molti elementi della tipica narrazione epica fantascientifica, evidenziando i pericoli delle figure di messia.

Senza fare spoiler sul libro, Messia di Dune è un racconto meno diretto, con molta meno azione epica rispetto a quella che Villeneuve ha incluso nei suoi primi due film. Adattare tutto ciò in un blockbuster di grande budget che piaccia ai fan dei primi due film sarà un compito impegnativo e potrebbe richiedere alcune deviazioni significative dal materiale di partenza. L’uso della parola “complicato” da parte di Zimmer, anche se si riferisce solo alla sua colonna sonora, indica il compito arduo che sia lui che Villeneuve devono affrontare per creare un film mainstream di successo, pur rispettando il materiale di partenza.

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The Mandalorian & Grogu: il budget sarebbe il più basso tra quelli dell’era Disney di Star Wars

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Il prossimo film di Star Wars, The Mandalorian & Grogu, sembra avere un budget di produzione sorprendentemente ridotto, e questo potrebbe confermare i timori che alcuni fan hanno nei confronti del progetto. La California Film Commission ha infatti recentemente pubblicato una tabella dei progetti cinematografici e televisivi che possono beneficiare di agevolazioni fiscali nello Stato. The Mandalorian & Grogu è uno dei titoli presenti, con circa 166,4 milioni di dollari di “spese qualificate”.

La Lucasfilm ha ricevuto un credito di circa 21,7 milioni di dollari per le riprese in California. Tra le altre curiosità citate, il film è stato girato per 92 giorni nello Stato, con l’assunzione di 54 membri del cast e 500 della troupe. Se ciò fosse confermato, significherebbe che The Mandalorian & Grogu è di gran lunga il film di Star Wars meno costoso prodotto nell’era Disney del franchise. I tre episodi della trilogia sequel hanno avuto budget gargantueschi: Il risveglio della forza è costato 245 milioni di dollari, Gli ultimi Jedi 317 milioni di dollari e L’ascesa di Skywalker 275 milioni di dollari.

Anche entrambi i film antologici, che hanno avuto la loro parte di problemi dietro le quinte durante la produzione, non sono stati economici. Rogue One ha avuto un budget di 200 milioni di dollari, mentre Solo: A Star Wars Story è costato 275 milioni di dollari. Ancora una volta, bisogna attendere una conferma ufficiale sul budget di questo imminente film, che potrebbe in ogni caso aver fatto di necessità virtù riuscendo a stupire senza spendere troppo.

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The Mandalorian & Grogu, tutto quello che sappiamo sul film

Le riprese di The Mandalorian & Grogu si sono svolte nell’autunno 2024. Jon Favreau è produttore esecutivo insieme a Filoni e Kennedy, che ha descritto la “nuova storia” come “perfetta per il grande schermo”. Con Pedro Pascal nel ruolo del cacciatore di taglie con l’elmetto Din Djarin, The Mandalorian ha segnato la prima serie televisiva di Star Wars in live-action quando è stata lanciata su Disney+ nel novembre 2019. Nel 2023 è andata in onda la terza stagione, che si è conclusa con l’insediamento di Din e Grogu – il suo apprendista mandaloriano e figlio adottivo – sul pianeta Nevarro, un tempo privo di vegetazione.

È lì che Din diventa un sicario della neonata Nuova Repubblica, stringendo un patto con il Capitano Carson Teva (Paul Sun-Hyung Lee), ranger di Adelphi, per dare la caccia ai resti imperiali ancora fedeli all’Impero caduto. “Sono entusiasta di quello che stiamo facendo in questo momento, ma il film, credo, sarà grandioso“, ha dichiarato recentemente Filoni, sceneggiatore, regista e produttore di The Mandalorian, a ET. “Con Jon al timone, sarà fantastico, e lui ha studiato così bene Star Wars ora, quindi ha una grande stenografia e amo collaborare con lui. Sono entusiasta di condividere il futuro di quello che stiamo facendo“. Il film arriverà in sala il 22 maggio 2026.

Saw XI: gli sceneggiatori rompono il silenzio sulla possibile cancellazione

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Solo pochi giorni fa, dopo la conferma di una fonte anonima, si è parlato della totale cancellazione di Saw XI. Non molto tempo dopo, Patrick Melton e Marcus Dunstan, gli sceneggiatori di quello che doveva essere il nuovo capitolo della serie di grande successo Saw, hanno reagito alla deludente notizia tramite The Hollywood Reporter. A quanto pare, non è stato fatto alcun progresso sul film da quando i due sceneggiatori hanno consegnato una bozza nella primavera del 2024. “Non abbiamo notizie dallo scorso maggio”, dice Melton, sceneggiatore di Saw XI, che è stato coinvolto nel franchise a partire da Saw IV del 2007. “È in stallo a livello manageriale. Non ha nulla a che fare con la creatività o altro. Ci sono cose di livello superiore in gioco”.

Alla fine di dicembre del 2023, la Lionsgate aveva annunciato che Kevin Greutert, colonna portante del franchise, era stato incaricato di dirigere Saw XI per un’uscita nel settembre del 2024, ma alla fine lo studio ha posticipato il film di un anno, al 26 settembre 2025. Greutert si era guadagnato il lavoro dirigendo Saw X, film che ha rivitalizzato il franchise quando è arrivato nelle sale nel settembre 2023 e ha raccolto 112 milioni di dollari al botteghino globale. Al momento, però, non è chiaro se sia ancora coinvolto in questo undicesimo capitolo e la Lionsgate non ha al momento fornito novità.

Melton sottolinea che Saw X è andato bene e che il team ha un’idea di cui è orgoglioso per il prossimo film. L’intenzione è quella di affrontare un tema attuale, anche se i dettagli della trama non sono ancora stati condivisi pubblicamente. Lo sceneggiatore paragona la premessa del nuovo progetto all’attualità di Saw VI, uscito nel 2009, in cui i dirigenti delle assicurazioni sanitarie sono presi di mira da John Kramer, alias Jigsaw (Tobin Bell). Questo argomento ha suscitato nuova attenzione con il recente omicidio dell’amministratore delegato di UnitedHealthcare Brian Thompson. “Saw XI può essere realizzato o meno, ma è una storia molto attuale e spero che venga realizzata proprio per questo”, dice Melton.

Si rifà agli stessi temi di Saw VI, dove sei un cittadino, ti senti arrabbiato e frustrato per qualcosa, ti sembra di non poter fare nulla, e John Kramer lo farà”. Per quanto riguarda Saw XI, lo sceneggiatore ha poi aggiunto: “Il motivo per cui è stato bloccato è che c’è una disputa tra i produttori e la Lionsgate. Non riescono a mettersi d’accordo”. Al momento, dunque, non è chiaro quale sia il destino del film, che aspetterebbe solo il via libera per le riprese, essendo la sceneggiatura apparentemente completa e, idealmente, solo da rimaneggiare. Bisognerà attendere conferme ufficiali, per capire innanzitutto se è davvero stato cancellato come si dice o la sua realizzazione è ancora nei piani.

Invincible, Robert Kirkman aggiorna sul film live action: “Sarei scioccato se non accadesse”

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La terza stagione di Invincible si è conclusa con il botto, dopo un finale ricco di sangue che ha lasciato i fan con la voglia di saperne di più su questo universo narrativo. Come noto, lo show creato da Robert Kirkman vede Steven Yeun nel ruolo principale dell’eroe adolescente e vanta una schiera stellare di personaggi molto amati dai fan, doppiati da attori convincenti le cui interpretazioni non conoscono limiti e alimentano il fuoco di questo mondo intergalattico. Quindi, è naturale per i fan dello show chiedersi come sarebbe questa storia se adattata in live-action.

Un film con attori in carne ed ossa è effettivamente stato annunciato nel 2017, ma ad oggi non sono state fornite novità particolarmente incoraggianti a riguardo. In una nuova chiacchierata con ComicBook, lo scrittore e creatore dello show ha però assicurato ai fan che il film alla fine uscirà e ha ammesso che il successo della serie animata ha reso sia più difficile che più facile lavorare al film. “Purtroppo non posso dire molto”, ha detto Kirkman a proposito del film. “Dirò che la serie televisiva rende tutto molto più facile e molto più difficile in vari aspetti dello sviluppo del film. Questo è il punto in cui devo lasciarlo, purtroppo. È ancora presto per dirlo”. Ha poi aggiunto: “Ma sarei scioccato se un giorno non accadesse”.

Perché il film di Invincible sta richiedendo così tanto tempo?

Dall’annuncio originale di sette anni fa, abbiamo avuto tre stagioni di Invincible e la quarta è già in cantiere. Tuttavia, Kirkman ha rivelato in precedenza che la ricerca della perfezione sta ritardando il film: “È stato in sviluppo per molto tempo e probabilmente lo sarà ancora per un po’”. In quell’occasione Kirkman aveva aggiunto: “Solo perché, in relazione allo show, deve fornire un’esperienza diversa. Deve essere ancora fedele a Invincible in alcuni modi interessanti. Ma deve essere una cosa a sé stante. Deve stare in piedi da solo. Per questo stiamo dedicando molto tempo alla sua realizzazione. Ma credo che quando finalmente accadrà, sarà davvero fantastico”.

I nuovi commenti di Kirkman sono dunque in linea con quelli precedenti, poiché dopo aver regalato stagioni incredibili dello show, i fan non si accontenterebbero di niente di meno e non si farebbero certo problemi ad aspettarlo. Poiché il film è ancora in fase di sviluppo iniziale, dovremo probabilmente attendere ancora per l’annuncio di eventuali attori o altri personaggi di spicco. Kirkman sembra però assolutamente intenzionato a realizzare il film, anche se questo potrebbe voler dire aspettare ancora per poterlo vedere davvero sul grande schermo.

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