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Quello che so sull’amore: il significato del finale del film

Quello che so sull’amore: il significato del finale del film

Diretto da Gabriele Muccino, Quello che so sull’amore  (qui la recensione) è una commedia drammatica che segna una parentesi particolare nella carriera del regista italiano. Girato interamente negli Stati Uniti e interpretato da Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones, il film racconta la storia di un ex calciatore caduto in disgrazia che cerca di riconquistare la stima del figlio e della ex moglie allenando la squadra di calcio del figlio stesso. Attraverso un tono più leggero rispetto ad altre sue opere, Muccino affronta i temi ricorrenti del suo cinema: la disgregazione familiare, la fragilità delle relazioni e il bisogno di redenzione.

All’interno della filmografia di Muccino, Quello che so sull’amore rappresenta un esperimento di mediazione tra il cinema europeo e quello hollywoodiano. A differenza dei suoi precedenti lavori americani come La ricerca della felicità e Sette anime, il film abbandona l’intensità drammatica per avvicinarsi a una narrazione più convenzionale e a tratti ironica. Questa scelta stilistica ha generato reazioni contrastanti, ma rivela un tentativo interessante di esplorare il tema della paternità da una prospettiva più disincantata e quotidiana, mettendo in scena un protagonista in bilico tra il fallimento personale e il desiderio di ricostruzione.

Nel corso dell’articolo analizzeremo più nel dettaglio il significato del finale del film, che mette in discussione l’idea stessa di successo e realizzazione. Nonostante l’apparente leggerezza, Muccino costruisce un epilogo che parla di priorità emotive e di scelte intime, distanti dai cliché americani della vittoria a ogni costo. Attraverso un percorso di maturazione silenziosa, il personaggio di George scopre che l’amore, più che una conquista, è una responsabilità. Un messaggio che, pur nella cornice commerciale, resta profondamente coerente con l’universo narrativo del regista.

Jessica Biel e Gerard Butler in Quello che so sull'amore
Jessica Biel e Gerard Butler in Quello che so sull’amore. Foto di Dale Robinette – © 2012 – FilmDistrict

La trama e il cast di Quello che so sull’amore

Il film raccont la storia di George Dryer (Gerard Butler), un ex calciatore professionista che ha dovuto ritirarsi dal mercato a causa di un gravissimo infortunio. George non si da per vinto e decide di dare libero sfogo alla sua ambizione, costruendo una nuova carriera come cronista sportivo, pensando di poter sfruttare i vantaggi del suo passato glorioso. Il successo tanto desiderato, però, tarda ad arrivare. Il lavoro non è l’unica cosa che va male nella vita dell’uomo: sua moglie Stacie (Jessica Biel), infatti, lo ha lasciato da tempo. Anche con suo figlio Lewis (Noah Lomax) non va per niente bene, perché i due si vedono davvero poco e non riescono a costruire un vero rapporto, solido e stabile.

Quando Stacie gli comunica poi che vuole sposare il suo nuovo compagno, George cade nello sconforto. L’ex calciatore vuole però a tutti i costi riconquistare la fiducia della sua famiglia e, per farlo, decide di cogliere al volo una preziosa occasione: diventare l’allenatore della squadra di calcio del figlio. Quando comincia ad allenare i bambini, tuttavia, rapisce l’attenzione soprattutto delle loro mamme, attratte dalla sua prestanza e, ovviamente, dal suo fascino. Prima fra tutte Barb (Judy Greer), divorziata, poi Denise (Catherine Zeta-Jones), ex giornalista sportiva, e infine Patti (Uma Thurman), una bellissima donna ancora sposata. Per lui, la situazione si complicherà non poco.

Il significato del finale del film

Nel corso di Quello che so sull’amore, George George continua a legare con Lewis e gradualmente riaccende la sua intimità con Stacie, creando complicazioni nella relazione di lei con Matt. Le sue prospettive di carriera migliorano poi quando Denise conferma che ESPN gli sta offrendo un lavoro in Connecticut. Tuttavia, George inizia a chiedersi se le sue priorità siano in linea con ciò che conta davvero. La nuova opportunità lavorativa potrebbe rilanciare definitivamente la sua carriera, ma accettarla significherebbe trasferirsi a New York e allontanarsi di nuovo dal figlio Lewis.

Gerard Butler e Noah Lomax in Quello che so sull'amore
Gerard Butler e Noah Lomax in Quello che so sull’amore. Foto di Dale Robinette – © 2012 – FilmDistrict

Mentre George valuta il da farsi, emergono però una serie di incomprensioni e scontri. Patti appare in alcune foto fuorvianti scattate da un investigatore privato assunto da Carl, e la confusione che ne deriva crea una nuova frattura tra George e Stacie. Tuttavia, George alla fine decide di rifiutare l’offerta della ESPN e di rimanere in Virginia, concentrandosi sull’essere un padre e un compagno migliore. Stacie, invece, rompe il fidanzamento con Matt, capendo di essere ancora innamorata di George. Nel finale, quest’ulitmo diventa un cronista sportivo locale, ritrovando una stabilità personale e professionale e ricostruendo anche la sua vita familiare.

Il significato ultimo del finale risiede dunque nella maturazione personale di George: per tutta la vita ha cercato approvazione nel successo e nelle relazioni superficiali, ma solo quando rinuncia all’ambizione e si assume la responsabilità delle proprie scelte riesce a essere davvero amato. Così facendo riesce a ritrovare un equilibrio nella propria vita, capendo cosa è davvero l’amore e cosa si può essere o meno disposti a fare per esso. Muccino sembra dunque suggerire che la vera vittoria è interiore: amare significa restare, esserci, anche quando nessuno guarda.

Luca Guadagnino in trattative per dirigere Artificial

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Luca Guadagnino in trattative per dirigere Artificial

Dopo che il suo film della DC Studios, Sgt. Rock, è stato apparentemente annullato, Luca Guadagnino si è mosso rapidamente per trovare il suo prossimo progetto cinematografico. Come riportato da Deadline, il regista sarebbe infatti in trattative per dirigere Artificial presso gli Amazon MGM Studios. Sebbene gli accordi non siano ancora stati conclusi, sembra che abbia anche trovato un cast di tutto rispetto, dato che, secondo fonti interne, Andrew Garfield, Monica Barbaro e la rivelazione di Anora, Yura Borisov sarebbero in trattative preliminari per recitare nel film.

Sebbene non sia ancora confermato, fonti dicono che il film ruota attorno al periodo in cui, nel 2023, il CEO Sam Altman è stato licenziato e riassunto nel giro di pochi giorni dalla società di intelligenza artificiale OpenAI. Simon Rich ha scritto la sceneggiatura e sarà il produttore insieme a David Heyman e Jeffrey Clifford della Heyday Films. Anche Jennifer Fox è in trattative per la produzione.

Guadagnino è un regista che non ama stare con le mani in mano e, come anticipato, si stava preparando a girare Sgt. Rock alla fine dell’estate con Colin Farrell come protagonista. Quando il film è però stato messo in pausa a tempo indefinito, Guadagnino si è mosso rapidamente per trovare qualcosa che potesse realizzare quest’anno e sembra abbia valutato diverse opzioni prima di scegliere Artificial. Sebbene tecnicamente il film sia in fase di sviluppo fino a quando tutti avranno firmato il contratto, l’idea sarebbe quella di girarlo quest’anno una volta conclusi gli accordi.

Dopo aver visto il suo Challengers, con Zendaya, in sala nell’aprile 2024 e Queer in sala nell’aprile di quest’anno, il prossimo progetto che vedremo del regista prima di Artificial sarà After the Hunt, con Julia Roberts, Garfield e Ayo Edebiri, che Prime Video distribuirà nelle sale il 10 ottobre.

Mission: Impossible – Protocollo fantasma, la spiegazione dello stunt sul Burj Khalifa

L’acrobazia sul Burj Khalifa in Mission: Impossible – Protocollo fantasma (qui la recensione) è un momento fondamentale per la serie, ma il pubblico si chiede se Tom Cruise abbia davvero scalato il Burj Khalifa nella vita reale. Con una lista sempre più lunga di acrobazie estremamente pericolose nel suo curriculum, scalare l’esterno del Burj Khalifa nel quarto capitolo della serie Mission: Impossible è una delle imprese più famose di Cruise. Da allora, Cruise ha continuato a sfidare la morte in diversi film con acrobazie come il salto HALO in Mission: Impossible – Fallout. Tuttavia, l’acrobazia sul Burj Khalifa è diventata un punto di riferimento del cinema.

Il film porta Ethan Hunt, interpretato da Tom Cruise, a Dubai alla ricerca dei codici di lancio nucleare dopo che Kurt Hendricks, alias Cobalt (Michael Nyquist), ruba un’arma devastante. È ormai ovvio che Hunt non sceglie mai la strada più facile. Ethan deve raggiungere il 130° piano del grattacielo alto 828 metri e abbandonare l’ascensore in favore di un paio di discutibili guanti a ventosa. Iniziare la scalata dal 123° piano è la parte facile, perché poi si cala lungo l’edificio e fa un salto nel vuoto. Per quanto la sequenza sia sbalorditiva, anche il dietro le quinte è stato impressionante.

La spiegazione della scena acrobatica di Tom Cruise sul Burj Khalifa

Per la scena acrobatica di Cruise sul Burj Khalifa, l’attore ha dovuto indossare un’imbracatura fissata con cura a punti strategici dell’edificio, il che ha richiesto allo studio di ottenere permessi speciali per forare i pavimenti e le pareti, e la troupe di Mission: Impossible – Protocollo fantasma ha rotto 35 finestre. Il regista Brad Bird si è consultato con diversi professionisti di vari settori, come ingegneri, scalatori professionisti e stuntman, per garantire la sicurezza delle riprese. Ha anche preso in considerazione l’idea di utilizzare uno stuntman dedicato, ma, come ha fatto per la maggior parte della sua carriera, Cruise ha eseguito personalmente l’acrobazia.

Tom Cruise e Jeremy Renner in Mission Impossible - Protocollo fantasma
Tom Cruise e Jeremy Renner in Mission Impossible – Protocollo fantasma. Foto di © 2011 – Paramount Pictures

Cruise non sapeva che l’imbracatura stretta avrebbe interrotto la circolazione sanguigna, quindi le riprese dovevano essere completate nel modo più efficiente e rapido possibile. Altrimenti, la parte inferiore del suo corpo avrebbe iniziato a diventare insensibile. Anche gli elicotteri che stavano riprendendo avevano un limite di volo di 30 minuti alla volta, quindi la troupe doveva sfruttare al massimo ogni ripresa. La sequenza è stata girata anche in IMAX, il che significava che le telecamere avrebbero esaurito rapidamente la pellicola. Il filmato doveva poi essere riportato a Los Angeles e Bird non poteva verificare se tutto fosse perfetto fino a quando la pellicola non fosse stata sviluppata.

Anche l’allenamento per l’acrobazia sul Burj Khalifa è stato estremamente accurato e calcolato. La troupe ha costruito una parete di vetro per simulare l’esterno dell’edificio reale e ha fatto salire e scendere Cruise più volte affinché familiarizzasse con il disagio dell’imbracatura e lo sforzo fisico della scalata. Sono arrivati al punto di riscaldare la parete con luci artificiali per simulare la temperatura delle finestre del Burj Khalifa. L’acrobazia è stata un incubo logistico, ma la pianificazione ha dato i suoi frutti.

Quella sul Burj Khalifa è la migliore acrobazia di Mission: Impossible

Tom Cruise esegue sempre personalmente le acrobazie di Mission: Impossible, tra cui appendersi a un aereo, trattenere il respiro per sei minuti per compiere una rapina subacquea ed eseguire 109 salti HALO per ottenere la ripresa perfetta. Ma tra tutte queste acrobazie cinematografiche, l’iconica sequenza del Burj Khalifa è la prova migliore della dedizione dell’attore al suo mestiere. Quella in Mission: Impossible – Protocollo fantasma è la sequenza più emozionante, ed è stata estremamente pericolosa, estenuante e probabilmente terrificante per lo stesso Cruise.

Mission Impossible - Protocollo fantasma film trama
Tom Cruise in Mission: Impossible – Protocollo fantasma. Foto di Industrial Light & Magic – © 2011 Paramount Pictures. All Rights Reserved.

Tuttavia, i risultati sono a dir poco impressionanti e il film può vantare una delle migliori scene acrobatiche mai riprese per il cinema. Aver scalato il lato dell’edificio più alto del mondo – per davvero – garantisce alla saga un posto d’onore nella storia del genere d’azione. La scena si svolge inoltre come una scena dal vivo di Incredibles, poiché la sequenza è ricca di commedia d’azione intelligente, come i guanti a ventosa che sembrano avere una mente propria. La scena sul Burj Khalifa offre un equilibrio perfetto tra brividi da cardiopalma e commedia esilarante.

L’acrobazia di Tom Cruise sul Burj Khalifa è stata la più pericolosa?

Dopo l’acrobazia di Tom Cruise al Burj Khalifa, l’attore ha eseguito altre acrobazie altrettanto pericolose. In Mission: Impossible – Rogue Nation, Cruise si è aggrappato al lato di un aereo mentre questo decollava. L’attore ha anche trattenuto il respiro sott’acqua per un tempo record di 6 minuti (fino a quando il record non è stato battuto da Kate Winslet in Avatar – La via dell’acqua). Successivamente, Cruise si è cimentato in un salto HALO per Mission: Impossible – Fallout. Il salto HALO era così pericoloso che Henry Cavill non ha potuto partecipare perché avrebbe messo a rischio la vita di Cruise.

Tuttavia, il salto in moto in Mission: Impossible – Dead Reckoning è ad oggi stata la scena più pericolosa mai girata dall’attore. Era impossibile prevedere dove sarebbe atterrata la moto quando Cruise l’ha lasciata andare, e c’erano molte altre cose che la produzione non poteva pianificare adeguatamente. Condurre una valutazione accurata dei rischi della scena deve essere stata la parte più frustrante dello sviluppo del film. La fisica impossibile da determinare, insieme al controllo di un veicolo a mezz’aria e alla pericolosa vicinanza alle rocce sul bordo di una scogliera, rendono il salto in moto di Cruise la scena più pericolosa della serie Mission: Impossible.

È Colpa Nostra? le prime immagini e il teaser del film

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È Colpa Nostra? le prime immagini e il teaser del film

Oggi Prime Video ha svelato nuove immagini esclusive di È Colpa Nostra?, l’attesissimo film Original spagnolo, e il più popolare Original internazionale su Prime Video, che porterà la trilogia Culpables di Mercedes Ron, bestseller del New York Times, alla sua epica conclusione. Le immagini regalano ai fan un’anticipazione dello straordinario matrimonio di Jenna e Lion, dell’emozionante reunion tra Nick e Noah, introducendo nuovi intrecci amorosi che segneranno il finale della storia. Il film debutterà in esclusiva ad ottobre su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

Il matrimonio di Jenna e Lion prepara il terreno per la tanto attesa reunion tra Noah e Nick, che avviene qualche tempo dopo la loro rottura. L’incapacità di Nick di perdonare Noah crea tra loro un muro apparentemente insormontabile. Lui, ormai erede dell’impero imprenditoriale del nonno, e lei, che ha appena dato inizio alla sua carriera, si rifiutano di riaccendere la fiamma che è ancora viva dentro di loro. Ma adesso che le loro strade si sono incrociate di nuovo, l’amore si rivelerà più forte del rancore?

È Colpa Tua? è il film Original internazionale di Prime Video più popolare tra gli spettatori di tutto il mondo e di recente il teaser trailer di È Colpa Nostra? è diventato il più visto di sempre tra i film Original in streaming, con oltre 163 milioni di visualizzazioni.

In È Colpa Nostra?, Nicole Wallace (Skam Spagna, Parot) e Gabriel Guevara (Domani è oggi – Mañana es hoy, Hit) riportano in vita un’ultima volta i loro amati personaggi, Noah e Nick. Chiudono questo indimenticabile capitolo della saga Culpables insieme al cast completo, che vede il ritorno di Marta Hazas (Quando meno te lo aspetti – Días mejores, Piccole coincidenze – Pequeñas coincidencias), Iván Sánchez (Bosé, Hospital Central), Victor Varona (Cielo grande, Dani Who?), Eva Ruiz, Goya Toledo (Amores perros, Veneno), Gabriela Andrada (Los protegidos ADN, Gli eredi della Terra – Los herederos de la tierra), Álex Béjar (Élite, Al fondo hay sitio), Javier Morgade (Desaparecidos, Delfines de plata), Felipe Londoño (Entrevías, Profilo falso), accogliendo la new entry Fran Morcillo (La casa di carta) nel ruolo di Simon.

È Colpa Nostra? è diretto da Domingo González, che ritorna anche come autore insieme a Sofía Cuenca, prodotto da Pokeepsie Films (Banijay Iberia) (Veneciafrenia – Follia e morte a Venezia, 30 coins – Trenta denari, The bar) con Álex de la Iglesia e Carolina Bang come producer.

Il Baracchino: recensione della miniserie animata di Prime Video

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Il Baracchino: recensione della miniserie animata di Prime Video

Cosa succede quando uno storico locale di stand-up comedy rischia la chiusura, e a tentare di salvarlo è un gruppo di comici improbabili quanto bizzarri? Il Baracchino, prima miniserie animata firmata dallo studio palermitano Megadrago, diretta da Salvo Di Paola e Nicolò Tuccì, racconta proprio questo: sei episodi che oscillano tra l’omaggio e la satira, tra l’arte e il delirio, con un’identità che sfugge alle etichette e una sorprendente coerenza interna.

La trama e il cast stellare di Il Bagaglino

Il Baracchino – Prime Video

La trama ruota attorno a Claudia (voce di Pilar Fogliati), idealista erede spirituale della zia comica Tatiana, decisa a salvare il locale di stand-up Il Baracchino dalla chiusura. Dall’altro lato, il proprietario Maurizio (doppiato da Lillo), unicorno scolorito, non vede alcun futuro né alcun talento, scoraggiato, più che incattivito, dalle difficoltà di fare da agente ai comici. E in effetti la squadra di Claudia è un’armata Brancaleone dell’umorismo: un piccione cinico e fumatore incallito (Luca, voce di Luca Ravenna), un Leonardo Da Vinci confuso e in cutout animation (Edoardo Ferrario), un alieno che ci tiene troppo a dire di essere umano (John Lumano, Daniele Tinti), la Morte stessa (Marco, interpretato da Stefano Rapone), e altre perle come Noemi Ciambell (Michela Giraud), la triceratopo Tricerita (Yoko Yamada) e Larry Tucano (l’irresistibile Pietro Sermonti). E poi c’è Donato, una ciambella con un buco anche nell’anima, doppiata da Frank Matano, e Gerri, tuttofare malinconico e tenerissimo a cui presta la voce lo stesso Di Paola.

Il Baracchino punta tutto sul tono: ricerca un costante equilibrio tra assurdo e amarezza, tra turpiloquio e riflessione, con il quinto episodio che diventa una vera e propria seduta di elaborazione del lutto, con tanto di disclaimer iniziale (forse un po’ troppo). L’anima nera della stand-up affiora senza retorica puntando il dito con leggerezza sulle storture del nostro mondo. La serie spicca per l’apparente semplicità con cui amalgama il cinismo e la disperazione dei suoi protagonisti, che ne smaschera una sincerità disarmante. Di Paola, con background nell’animazione e nella stand-up, riesce a fondere due linguaggi solitamente distanti in un prodotto organico, che funziona sia sul piano visivo sia su quello drammaturgico.

Il Baracchino – Prime Video

Una serie tecnicamente molto ricca

Ma è sul piano tecnico che la serie diventa davvero interessante. Il bianco e nero dal sapore noir, lo stile da “backstage animato” e il mix di tecniche (CGI, stop motion, disegno a mano, cutout) danno vita a un universo ricco e coerente nella sua varietà. Ogni personaggio ha un proprio stile visivo, che ne potenzia l’identità comica e simbolica, e così l’animazione diventa linguaggio emotivo più che narrativo. In questo senso, Il Baracchino strizza l’occhio a produzioni dal profilo internazionale, come gli Spider-Verse, dove la molteplicità di stili aveva però una spiegazione drammaturgica e non era “soltanto” una rappresentazione del sé di ogni personaggio.

Con un cast vocale stellare, Il Baracchino è una delle sorprese più originali e coraggiose dell’animazione italiana recente: irriverente, grottesca, malinconica e appassionata, è una dichiarazione d’amore alla comicità nella sua forma più contemporanea e “di moda”.

Alissa Jung: intervista alla regista esordiente di Paternal Leave

In occasione dell’edizione 2025 di Open Roads, la rassegna di cinema italiano contemporaneo al Lincoln Center di New York, abbiamo avuto occasione di intervistare Alissa Jung, autrice del suo primo lungometraggio Paternal Leave (qui la nostra recensione) che vede protagonista il marito Luca Marinelli. Ecco quello che ci ha raccontato nella cornice newyorkese.

Nel suo film l’ambiente che circonda i personaggi riflette lo stato di stasi, soprattutto del protagonista Paolo, bloccato nel suo rapporto umano con la figlia e con le persone che lo circondano. Come ha lavorato per cercare di rendere l’ambientazione come metafora della condizione interiore del protagonista?

Quando ho iniziato a pensare a questo film sapevo che sarebbe stato difficile, perché al centro della vicenda ci sono soltanto due persone che non si conoscono, che possiedono conflitti interiori, quindi come raccontare il loro mondo interiore era il grosso quesito del film. Per coincidenza un autunno mi sono trovata a Marina Romea, dove poi abbiamo girato, e ho visto questo luogo dove tutto era praticamente chiuso, dove le dune nascondono la vista del mare, ho visto proprio il personaggio di Paolo. Scrivere il film con questo posto in mente mi ha aiutato, mi sono resa conto che cercavo qualcosa del genere, un ambiente dove la natura è quasi desolata. La pineta invece porta un po’ di calma, un po’ di sole, mentre il paese è quasi un luogo post-apocalittico, non c ‘è nessuno, e mi ha ispirato il la figura di Edoardo che poverino vive lì d’inverno e non sa che fare con la sua vita.

Paolo e Leo posseggono un’energia quasi antitetica: il padre come detto è bloccato, la figlia invece ha bisogno di esprimere la sua frustrazione, la rabbia. Come avete concertato con Juli e Luca il lavoro sul linguaggio del corpo dei personaggi?

Ho faticato un po’ perché essendo una ragazza di 15 non era facile di avere Juli molto in anticipo per fare delle prove.  Alla fine siamo riusciti ad essere insieme un mese prima delle riprese, ci siamo visti ogni giorno anche se solo per poche ore, abbiamo esplorato con Luca e Juli soprattutto il linguaggio di corpo, la rabbia che tutti e due hanno. Sono due persone a loro modo testarde, qualcosa in comune su quale uno poteva poi giocare. Poi abbiamo lavorato sulle similarità nei movimenti, sul modo di camminare. All’inizio ho chiesto a Luca di copiare Juli perché non volevo mettere pressione su di lei, ma mentre poi durante le prove ci siamo resi conto che era bravissima e quindi abbiamo giocato con il corpo. Molte scene le abbiamo girate sottraendo alcune battute, perché bastavano il loro corpo o il loro sguardo a far capire cosa stavano vivendo.

Paternal Leave è un film che sviluppa il tempo necessario per far parlare anche silenzi e atmosfere. Può raccontare il processo di montaggio del film?

Anche questo è stato un processo molto delicato, come già nella scrittura mi ero resa conto che ogni tanto non funzionava una scena, dovevo cambiare qualcosa, una parola veniva detta prima e cambiava tutto il senso. Anche col montaggio se ero uno sguardo era un po’ più lungo, poi tutta la scelta diventava. Volevo mostrare solo quello che era necessario, nulla di pif, con montatore ci siamo resi conto che certe frate potevamo anche non inserirle e  la scena  funzionava anche meglio. A me personalmente piace quando una frase face qualcosa ma il corpo racconta proprio il contrario, perché così è la vita.

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C’è stata una scena particolarmente complessa da girare a livello emotivo?

Sicuramente all ‘inizio abbiamo tutto avuto un rispetto della scena finale, del confronto tra i due, anche se poi girarla è stato bellissimo, ognuno di noi aveva messo tanta attenzione. A livello emotivo sono state tutte difficili, sicuramente quella del primo incontro era una scena così delicata, tutti e due sono così bloccati, c ‘è poco movimento, sono paralizzati tutti e due. Non è stato facile per gli attori recitare quasi paralizzati, non è naturale.

Dopo il pubblico del Festival di Berlino e quello italiano dell’uscita in sala, adesso Paternal Leave viene presentato  quello americano. Quali sono i discorsi universali di Paterna Leave che secondo lei, possono arrivare a qualsiasi tipo di pubblico?

Io sono molto felice perché il pubblico che ha visto il film l’ha amato senza differenza tra generazioni. Paternal Leave in qualche maniera parla a tanti: anche se la maggior parte di noi non ha vissuto una storia così estrema, però ci sono momenti in cui ci riconosciamo, magari un dolore che un genitore ci ha creato, il non essere presente. Un ‘emozione è arrivata agli spettatori: ognuno si è preso qualcosa, per me è bellissimo perché il mio obiettivo più grande era di rappresentare un ‘emozione e non fare un esercizio su uno stile cinematografico.

C’è stato qualche film o qualche regista che l’ha ispirata quando ha iniziato a pensare come organizzare il film a livello estetico?

I film di Andrea Arnold mi piacciono molto. Ultimamente anche Joachim Trier con “The Worst Person in the World”, mi piace quando racconti le emozioni attraverso qualcosa di onesto e obiettivo.  Amo anche il cinema di Alice Rohrwacher, anche se fa un tipo di film molto personali.  Però sicuramente Fish Tank è qualcosa che mi ha ispirato.

Slow Horses – Stagione 5: le prime immagini!

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Slow Horses – Stagione 5: le prime immagini!

Apple TV+ ha svelato le prime immagini della quinta stagione di “Slow Horses”, lo spy drama di vincitore di Emmy e BAFTA Award con il premio Oscar® Gary Oldman. L’attesissima quinta stagione farà il suo debutto il 24 settembre 2025 con i primi due episodi dei sei totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 22 ottobre.

Slow Horses” è un dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti dell’intelligence britannica che prestano servizio in un dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso come Slough House. Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il brillante e irascibile leader delle spie che finiscono a Slough House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera, poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del mondo dello spionaggio.

La recensione di Slow Horses – Stagione 4

Nella quinta stagione di “Slow Horses”, tutti si insospettiscono quando il nerd tecnologico Roddy Ho ha una nuova, affascinante fidanzata; quando una serie di eventi sempre più bizzarri si verificano in tutta la città, tocca agli Slow Horses capire come il tutto sia collegato. D’altronde, Lamb sa che nel mondo dello spionaggio valgono sempre le regole di Londra: coprirsi le spalle.

Il cast comprende la candidata all’Oscar® Kristin Scott Thomas, il candidato all’Emmy Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind Eleazar, Christopher Chung, Aimee-Ffion Edwards, Ruth Bradley, James Callis, Tom Brooke e il candidato all’Oscar® Jonathan Pryce. La quinta stagione accoglierà anche la star di “Ted LassoNick Mohammed come special guest star.

“Slow Horses” è stata celebrata come “senza dubbio la migliore serie di spionaggio vista in televisione”, “uno spy thriller epico”, “assolutamente brillante” e “dannatamente bello”. Le prime quattro stagioni complete di “Slow Horses”, ora disponibili in streaming su Apple TV+, hanno ottenuto un punteggio Certified Fresh, mentre due stagioni hanno ricevuto un rating del 100% su Rotten Tomatoes. La terza stagione ha ottenuto nove nomination ai Primetime Emmy Award, con una vittoria per “Outstanding Writing for A Drama Series”. Anche la sesta stagione dell’acclamato dramma spionistico è stata annunciata nel 2024.

La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films e adattata per la televisione da Will Smith. Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Julian Stevens, Iain Canning, Emile Sherman, Douglas Urbanski, Gail Mutrux, Will Smith e Graham Yost sono i produttori esecutivi della serie. Saul Metzstein, che ha ottenuto una nomination agli Emmy per la regia di una serie drammatica per la terza stagione di “Slow Horses”, torna a dirigere la quinta stagione.

A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario: il primo trailer con Margot Robbie e Colin Farrell

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Le prime immagini di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario diretto da Kogonada (Columbus, After Yang) con Margot Robbie (Barbie), Colin Farrell (Gli spiriti dell’isola), il premio Oscar® Kevin Kline (Un pesce di nome Wanda, The Good House) e Phoebe Waller-Bridge (Indiana Jones e il quadrante del destino). Il film prodotto da Sony Pictures, scritto da Seth Reiss (The Menu), sarà al cinema dal 9 ottobre distribuito da Eagle Pictures.

La trama di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario

Cosa succederebbe se si potesse aprire una porta e attraversarla per rivivere un momento importante del proprio passato? Sarah (Margot Robbie) e David (Colin Farrell) sono due single che si incontrano per caso al matrimonio di un amico comune. In seguito a un sorprendente colpo del destino, si trovano improvvisamente a intraprendere un’avventura divertente, fantastica e travolgente in cui Sarah e David hanno l’opportunità di rivivere momenti importanti dei loro rispettivi passati, facendo luce su come sono arrivati al presente… e, forse, ottenendo una chance di cambiare il proprio futuro.

Stati Generali del Cinema Indipendente: Milano 4 giugno 2025

Stati Generali del Cinema Indipendente: Milano 4 giugno 2025

Dopo il grande successo della prima edizione, che ha visto la partecipazione di registi, sceneggiatori, produttori, distributori e operatori del settore audiovisivo indipendente, AIR3 – Associazione Italiana Registi annuncia il ritorno degli Stati Generali del Cinema Indipendente.

Il prossimo 4 giugno 2025 all’Anteo Palazzo del Cinema, nell’ambito del Milano Film Fest, si terrà la seconda edizione dell’evento: una giornata di confronto, dibattito e progettualità per sostenere e sviluppare un nuovo modello di produzione audiovisiva indipendente, capace di porre al centro la creatività, la libertà espressiva e la sostenibilità economica.

Gli Stati Generali del Cinema Indipendente, anche grazie alla collaborazione con una realtà come Milano Film Fest, confermano il crescente impegno dell’associazione nella costruzione di una rete culturale solida, partecipata e radicata nel territorio, con l’ambizione di trasformarsi in un appuntamento permanente di riflessione e proposta concreta per il futuro del cinema italiano.

La prima edizione ha riunito oltre 330 professionisti all’Anteo Palazzo del Cinema, distinguendosi per l’alto livello del confronto e per l’avvio di collaborazioni concrete. AIR3 ha promosso la nascita di gruppi di lavoro permanenti e ha intensificato il dialogo con le principali istituzioni nazionali, come dimostrano la collaborazione con 100Autori e la partecipazione agli appuntamenti di Cannes e Venezia, dove si sono affrontati i temi emersi durante l’incontro milanese.

Gli Stati Generali del Cinema Indipendente si propongono di aprire un confronto tra professionisti del settore, istituzioni e pubblico, elaborare proposte concrete a sostegno del cinema indipendente italiano, istituire un osservatorio permanente che ne monitori l’evoluzione, avviare il dibattito sull’istituzione di un Ministero del Cinema e sviluppare nuovi modelli di finanziamento sostenibile.

Sponsor ufficiali sono FUJIFILM e NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. FUJIFILM sarà inoltre presente con un Touch and Try Point disponibile per tutta la durata dell’evento, offrendo la possibilità di testare fotocamere mirrorless e ottiche FUJINON dedicate al mondo video professionale e cinematografico. NABA, Nuova Accademia di Belle Arti ha contribuito anche alla copertura audiovisiva dell’intera giornata. Oltre alla rinnovata collaborazione con Anteo Palazzo del Cinema, realtà di riferimento nella promozione del cinema di qualità, AIR3 ha potuto contare sul sostegno tecnico di Moovie, che fornisce parte delle attrezzature necessarie alla realizzazione dell’evento. Milano Film Fest è partner dell’evento.

Partner degli Stati Generali è Onnikit. Sono sostenitori culturali: 100autori, Collettivo Chiaroscuro, The Cineclub Roma e Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani.

Il programma 2025 sarà articolato in cinque panel, che affronteranno temi strategici per il settore. L’apertura dei lavori alla presenza del regista e Presidente AIR3 Luca Lucini è prevista alle ore 11.00, si entrerà poi nel vivo dei panel con:

  • I SOLITI INDIPENDENTI – LO STATO DEL CINEMA INDIPENDENTE E L’IDEA DI UN’AGENZIA DEL CINEMA con interventi di Matteo Orfini (Parlamentare del Partito Democratico), Luca Lucini (regista e Presidente AIR3), Margherita Ferri (Regista e Consigliera 100autori), Gianluca Curti (Produttore e Presidente Nazionale CNA Cinema e Audiovisivo), Emanuele Caruso (Regista, Produttore e fondatore di Obiettivo Cinema), modera Anne Riitta Ciccone (Regista AIR3 e Consigliera 100autori);
  • E IO PAGO… – NUOVI MODELLI DI FINANZIAMENTO E DISTRIBUZIONE moderato da Simone Cannata (Regista AIR3) con interventi di Armando Fumagalli (Direttore Master Screenwriting, Università Cattolica e consulente Lux vide), Franco Bocca-Gelsi (Produttore e Presidente CNA Industria Cinema Audiovisivo Lombardia), Benedetto Habib (Produttore Indiana), Mariagrazia Fanchi (Direttrice ALMED e Presidente di Lombardia Film Commission);
  • Fabio Rao (Regista AIR3) modererà il panel realizzato con lo sponsor Fujifilm  THE STORY BEHIND EVERY STORY – FOR OVER 90 YEARS, FUJIFILM HAS GIVEN STORYTELLERS THE TOOLS TO TURN IMAGINATION INTO CINEMA con gli interventi di Marc Cattrall (Business Development Manager for Motion Production Fujifilm Europe) e del team Fujifilm;
  • IMPARARE A FARE – FORMAZIONE E INNOVAZIONE IN ACCADEMIA è il titolo del panel realizzato con il supporto dello sponsor NABA – Nuova Accademia di Belle Arti moderato da Alberto Sansone (Regista AIR3) con interventi di Vincenzo Cuccia (Media Design, New Technologies and Set Design Area Leader NABA) e del team NABA; saranno Giovanni Esposito (Regista AIR3) e Andrea Colamedici (saggista ed editore) a moderare il panel SI FA MA NON SI DICE – L’AI NEL CINEMA alla presenza di Massimo Torre (Sceneggiatore, Consigliere 100autori e Membro del Board WGI), Elettra Fiumi (Regista AIR3, AI Filmmaker e Docente), Mateusz Miroslaw Lis (Produttore e Consulente IA per SophIA);
  • ultimo panel sarà NE HO SENTITO PARLAR BENE! – IL RUOLO DEL CRITICO E LA CREAZIONE DI UN PUBBLICO CONSAPEVOLE moderato da Marco Armando Piccinini (Regista AIR3) con interventi di Enrica Ilari (Attrice, Sceneggiatrice e Creator), Andrea Chimento ( Critico de Il Sole 24 Ore e Direttore Responsabile di Longtake), Federico Frusciante (Critico, Autore e Creator), Silvia Tarquini (Direttore Editoriale Collettivo Chiaroscuro), Gabriele Niola (Critico e Giornalista di Cinema). Il lavori si chiuderanno alle ore 17.45 con i saluti dei Registi AIR3.

Gli Stati Generali del Cinema Indipendente rappresentano un appuntamento imprescindibile per chi crede nella forza del cinema libero, innovativo e internazionale. AIR3 si propone di dare continuità a questo percorso, rafforzando il dialogo tra artisti, produttori, istituzioni e pubblico, per contribuire in modo concreto alla crescita del comparto audiovisivo indipendente italiano.

Con questa seconda edizione, AIR3 si impegna inoltre a mantenere aperto il dialogo sul cinema indipendente per tutto l’anno, attraverso iniziative, incontri e proposte che consolidino il movimento nato con gli Stati Generali del Cinema Indipendente.

Michael Bay avrebbe dovuto dirigere il sequel di L’Uomo d’Acciaio con Henry Cavill

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C’è stato un momento in cui il DCEU avrebbe dovuto continuare, e Dwayne “The Rock” Johnson sperava che il franchise ruotasse attorno a Black Adam. Quel progetto (e quel film) fu un flop sia di critica che commerciale, ma una scena post-credits diede finalmente il bentornato al Superman di Henry Cavill. L’attore aveva girato un cameo per Flash, ma fu tagliato quando il capo della Warner Bros. Discovery, David Zaslav, assunse James Gunn e Peter Safran per dirigere i DC Studios.

Il DCEU fu riavviato come DCU, e Cavill fu escluso. Ora, David Corenswet interpreterà una nuova versione dell’iconico kryptoniano nel reboot di Superman di Gunn. La decisione di ricominciare da capo ha comportato l’abbandono dei piani iniziali per L’Uomo d’Acciaio 2, e molti potrebbero pensare che sia stata la cosa migliore, alla luce di questa notizia.

Secondo The Wrap, “Prima dell’assunzione di Gunn e Safran, i dirigenti della Warner Bros. Pictures Mike De Luca e Pam Abdy hanno tentato brevemente di realizzare un film indipendente su ‘Superman’ con Henry Cavill nel 2022, con Michael Bay in lizza per la regia, secondo due fonti interne.”

Bay è noto soprattutto per aver portato il suo stile unico di “Bayhem” in cinque film live-action di Transformers. Tra i suoi crediti come regista annovera anche Bad Boys, Armageddon, Pearl Harbor e 6 Underground.

Michael Bay non è stato l’unico regista preso in considerazione dalla Warner Bros. per un sequel di L’Uomo d’Acciaio. Il regista di Mission: Impossible – The Final Reckoning, Christopher McQuarrie, sperava di riunirsi a Cavill dopo aver lavorato insieme a Mission: Impossible – Fallout. “Vi dirò, i primi 5 minuti del mio film di Superman sono stati… vi ricordate di Up della Pixar? [Era] una sequenza senza dialoghi che parlava di quel personaggio”, ha rivelato il regista in una recente intervista.

[Era] una preparazione, dopo la quale si capiva esattamente cosa spingesse Superman, esattamente di cosa avesse più paura e perché Superman avesse fatto le scelte che ha fatto”, ha aggiunto McQuarrie. “Sarebbe stato epico. La portata del film sarebbe stata assolutamente straordinaria.” “Non lo dirò mai. Non lo dirò mai, ma cavolo, era fottutamente bello. Era fottutamente bello.”

Per quel che vale, Bay non è mai sembrato eccessivamente interessato ai film sui supereroi, quindi sembra improbabile che avrebbe voluto dirigere un film di Superman. Lo stesso anno in cui fu preso in considerazione per questo incarico, disse: “Non è che non mi interessi la Marvel. Come dice Ridley Scott, la cosa più complicata e divertente per un regista è costruire il mondo”.

“Non sono il tipo da entrare nello Star Wars di Lucas e fare Star Wars 5. Non sono io. Non sono io quello da entrare in Iron Man 7. Non sono io quello da fare Batman 10. Voglio fare le mie cose”, ha osservato Bay. “Mi piacerebbe fare una cosa sui supereroi, ma voglio farla a modo mio e creare il mio mondo”.

Avengers: Doomsday potrebbe presentare una connessione tra Gambit e The Marvels

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Negli ultimi momenti di The Marvels, Monica Rambeau salva il suo universo riparando uno strappo nella realtà. Tuttavia, così facendo, si intrappola in un altro universo, che in seguito scopriremo essere abitato da X-Men. In questo universo, una variante di sua madre, Maria Rambeau, è Binary, e Kelsey Grammer è stato mostrato al suo fianco nei panni del Dr. Hank McCoy/Bestia. I fan hanno ipotizzato per un po’ che potesse trattarsi di Terra-10005, e probabilmente dell’universo “principale” degli X-Men.

Il team sarà al centro dell’attenzione in Avengers: Doomsday il prossimo dicembre, e il fatto che si tratti dello stesso mondo che abbiamo visitato in Deadpool e Wolverine faciliterà il ritorno di Wade Wilson e Logan. QuidVacuo ha condiviso oggi un’intrigante indiscrezione, secondo cui “In ‘Avengers: Doomsday’ scopriremo che l’universo di Gambit (Deadpool e Wolverine) è lo stesso in cui è arrivata Monica Rambeau nella scena post-credit di The Marvels”.

Deadpool e Wolverine ha stabilito che la TVA ha potato per impedirgli di interferire con i piani di Mr. Paradox per il Multiverso. Il mutante Cajun ha affermato di essere stato nel Vuoto fin da quando riusciva a ricordare, anche se si tratterebbe di un retcon relativamente facile.

Con Channing Tatum confermato per Avengers: Doomsday e Deadpool e Wolverine che mostra brevemente Gambit in fuga dal Vuoto, prevediamo di vedere Remy LeBeau combattere al fianco dei suoi compagni X-Men. Sebbene prevedibile, questo collegamento con The Marvels è ben accetto, soprattutto perché molte scene post-credit della Saga del Multiverso non hanno portato a nulla.

“Personalmente, l’unica cosa che mi è stata garantita è stata una sedia”, ha recentemente detto Tatum del suo ruolo in Avengers: Doomsday. “Mi hanno detto che ho una sedia, e che almeno posso guardare il film da lì. Sai, ed era solo il mio nome, non era esattamente Gambit.” “Quindi, lavoro in un mondo di sì o no binari, e finora mi è stata garantita solo una sedia per guardare il film, quindi è lì che mi trovo”, ha scherzato l’attore, chiaramente attento a non rivelare nulla.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi: una roccia chiamata “Jennifer” è stata usata come controfigura della Cosa sul set

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Sebbene i trailer di I Fantastici Quattro: Gli Inizi abbiano suscitato grande entusiasmo tra i fan della Prima Famiglia Marvel, abbiamo visto sorprendentemente poco dei superpoteri del gruppo. Ci sono stati abbastanza indizi per confermare che saranno rappresentati in modo fedele ai fumetti, ma Reed, Sue, Johnny e Ben faranno qualcosa di veramente spettacolare? Dipenderà da quanto il regista Matt Shakman avrà recepito il materiale originale, ma quando si è trattato de La Cosa, il realismo è stato fondamentale.

I film dei Fantastici Quattro della metà degli anni 2000 hanno dato vita all’amatissimo supereroe dagli occhi azzurri con un costume pratico. Il reboot del 2015, invece, ha utilizzato effetti visivi, ma gran parte di ciò che rende La Cosa il suo personaggio iconico è andato perso nella traduzione.

Anche l’interpretazione di Ben in I Fantastici Quattro: Gli Inizi sarà in CGI, ma finora sembra più in linea con ciò che ci si aspetterebbe dal personaggio. A quanto pare, la chiave per rappresentarlo in modo autentico è stata l’utilizzo di un mix di performance capture, una controfigura che indossa un costume pratico e una vera roccia che la troupe ha chiamato “Jennifer”.

Shakman racconta a Empire Online: “Siamo andati nel deserto e abbiamo trovato una roccia che assomigliava esattamente a come pensavamo dovesse apparire La Cosa, e l’abbiamo filmata in ogni singola inquadratura in cui La Cosa appare nel film, con ogni tipo di illuminazione”.

Anche Ebon Moss-Bachrach era presente per discutere del suo approccio. “È un po’ inebriante pensare a tutte le centinaia di persone che stanno aiutando ad animare questo personaggio. Avevo fiducia che avrebbero reso la mia interpretazione molto più accattivante. Sono molto, molto contento dell’aspetto di Ben”. “È un tipo del Lower East Side”, ha aggiunto l’attore. “Gran parte di questo personaggio era un omaggio a suo padre, e questo, per me, è molto significativo.”

I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film Marvel Studios I Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus (Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una questione molto personale.

Il film è interpretato anche da Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Sarah Niles. I Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer.

Jesse Williams al 71° Taormina Film Festival per presentare in anteprima le prime immagini della nuova serie di Prime Video Hotel Costiera

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Prime Video svelerà in anteprima alla 71ª edizione del Taormina Film Festival (10-14 giugno 2025) le prime immagini della nuova serie Original italiana Hotel Costiera, con un footage screening esclusivo introdotto dal protagonista ed executive producer Jesse Williams (Your Place Or Mine, Only Murders In The Building, Broadway’s Take Me Out). Hotel Costiera debutterà quest’anno in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

I primi minuti del primo episodio del light action drama saranno mostrati nel Teatro Antico di Taormina e, proprio in questo iconico luogo storico riconosciuto in tutto il mondo, Jesse Williams racconterà le prime curiosità della serie girata in inglese in Italia e diretta dal premio Emmy Adam Bernstein e da Giacomo Martelli, da un’idea di Luca Bernabei, scritta da Elena Bucaccio, Matthew Parkhill e Francesco Arlanch e co-prodotta da Amazon MGM Studios e Luca Bernabei per Lux Vide, una società del gruppo Fremantle.

Ph Virginia Bettoja

La trama di Hotel Costiera

Con una trama avvincente dal ritmo incalzante tra azione e commedia, Hotel Costiera racconta la storia di Daniel De Luca (Jesse Williams), un ex marine di origini italiane che torna nel paese della sua infanzia per lavorare come problem solver in uno dei più lussuosi hotel del mondo, sulla spettacolare costa di Positano. Oltre a risolvere i problemi dei facoltosi ospiti dell’albergo, Daniel è anche sulle tracce di Alice, una delle figlie del proprietario, scomparsa un mese prima. Daniel deve fare tutto il possibile per riportarla a casa, ma affrontare coloro che hanno rapito la ragazza sarà una sfida più grande di qualsiasi problema Daniel abbia mai affrontato.

Accanto al protagonista Jesse Williams, nel ricco ensemble cast anche Maria Chiara Giannetta, Jordan Alexandra, Antonio Gerardi, Sam Haygarth, Tommaso Ragno, Amanda Campana, Pierpaolo Spollon, Alejandra Onieva e Jean-Hugues Anglade. Hotel Costierasarà disponibile nel 2025 in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda – mentre Fremantle si occuperà delle vendite globali in tutti gli altri territori.

Emma Thompson vincitrice del Leopard Club Award a Locarno78

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Emma Thompson vincitrice del Leopard Club Award a Locarno78

Tra i volti più riconoscibili e amati del panorama cinematografico britannico, Emma Thompson vanta una straordinaria carriera come attrice, sceneggiatrice e produttrice per il cinema e la televisione, capace di spaziare tra produzioni indipendenti e grandi successi commerciali. Nel corso di oltre quattro decenni ha collezionato premi Emmy, Golden Globe, BAFTA e due Academy Award – risultando, a oggi, l’unica persona ad aver vinto un Oscar sia per la recitazione che per la sceneggiatura. La sua capacità di reinventarsi costantemente in ruoli sempre diversi le ha permesso di continuare a essere una presenza vitale e influente su palcoscenici e schermi di tutto il mondo, a dimostrazione dell’ammirazione che più generazioni di spettatori continuano a riservarle.

Tra i film più celebri a cui Emma Thompson ha preso parte si annoverano Casa Howard (1992), Quel che resta del giorno (1993), Ragione e sentimento (1996), Angels in America (2003), la saga di Harry Potter (2003-2011), Love Actually (2003), Nanny McPhee (2005), Saving Mr. Banks (2013), Years and Years (2019), Crudelia (2021), Matilda the Musical di Roald Dahl (2022), e Il piacere è tutto mio (2022). Venerdì 8 agosto, dopo la consegna del premio, presenterà in prima mondiale a Locarno l’atteso thriller The Dead of Winter di Brian Kirk, prodotto da Stampede Ventures e augenschein, che vede la stessa Thompson anche nelle vesti di produttrice esecutiva.

Giona A. Nazzaro, Direttore artistico: “Emma Thompson incarna il meglio di una tradizione di interpreti che ha saputo infondere in ogni ruolo la traccia di un sapere profondissimo sul lavoro dell’attore. Lavorando con autori diversissimi fra loro, affrontando senza timori registri e personaggi sempre nuovi, passando da Shakespeare a James Ivory e dai regni di Harry Potter al trasformismo di Nanny McPhee, ha continuato a sorprendere instancabilmente il pubblico nell’arco di una carriera che le è valsa numerosi premi, fra i quali due Oscar, due Golden Globe, tre BAFTA, un Leone d’Oro, un Emmy e ben due David di Donatello. Onorare il talento di un’interprete geniale e poliedrica come Emma Thompson con il Leopard Club Award è un riconoscimento dovuto a un’artista che ci ha commosso, ci ha fatto pensare, ci ha divertito e che, soprattutto, non ha mai smesso di sorprenderci.

La 78esima edizione del Locarno Film Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.

Superman: ecco le ispirazioni per il Lex di Nicholas Hoult

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Superman: ecco le ispirazioni per il Lex di Nicholas Hoult

Spider-Man ha il Goblin, Batman ha il Joker e Superman ha Lex Luthor, un cattivo che abbiamo visto molto spesso sullo schermo nel corso degli anni. In Superman, tocca a Nicholas Hoult dare una nuova interpretazione a un personaggio che ha già lasciato il segno con attori di grande talento.

Parlando con Empire Online, la star del franchise di X-Men ha spiegato quale di queste interpretazioni ha ispirato il suo approccio al CEO della LuthorCorp. “Gene è uno dei miei preferiti in assoluto, come attore in generale. Sono tornato a guardare Gene [Hackman]”, ha spiegato Hoult. “E Michael Rosenbaum, che è stato il primo Lex che ho visto, crescendo guardando Smallville [in TV].”

“È interessante quando interpreti un personaggio che è già stato interpretato: stai lavorando su una sceneggiatura diversa, ma è divertente trarre ispirazione da tutti quei luoghi”, ha aggiunto.

Sebbene Hoult abbia interpretato Bestia, sembra che si stia divertendo ad abbracciare ruoli più dark in questa fase della sua carriera. “Continuerò a diventare più dark e strano finché la gente non dirà: ‘No! Troppo oltre!'”, ha riso. “Non ho un piano generale.” “[Ma] sembra che molte delle interpretazioni che ho amato da bambino, o in particolare quando gli attori facevano serie di film, [sembravano] interpretate da attori tra i trenta e i quarant’anni”, ha scherzato l’attore. “Quindi sono sempre stato entusiasta di questo periodo della mia carriera.”

Che Lex sia un cattivo unico nel DCU sembra improbabile. Quando e dove apparirà dopo Superman resta da vedere, ma la stragrande maggioranza dei fan ora non vede l’ora di vedere l’Uomo di Domani affrontare personaggi del calibro di Brainiac e Mongul (il che significa che Lex dovrebbe probabilmente passare in secondo piano se ci sarà un sequel).

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

X-Men: il nome della società di produzione del film potrebbe indicare un nuovo inizio per il MCU

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Il reboot degli X-Men dei Marvel Studios sta lentamente prendendo forma, con lo sceneggiatore Michael Lesslie (Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente) e il regista Jake Schreier (Thunderbolts*) pronti a introdurre una nuova squadra di mutanti nel MCU.

Le voci sul cast persistono, con Daniel Day-Lewis recentemente indicato come possibile candidato per Magneto e Bryan Cranston potenzialmente in lizza per il ruolo del Professor X. Tuttavia, poiché l’uscita del film non è prevista prima del 2028, ci vorrà del tempo prima che il cast venga ufficialmente rivelato. Oggi abbiamo appreso che la società di produzione del reboot si chiama “Atlas Hall Productions“. Questo dopo che è emerso che il titolo provvisorio del film era “Chunnel“.

Una società come questa creata per un film del MCU non è nulla di insolito; nel caso di Avengers: Doomsday, ad esempio, la sua società di produzione si chiama “For All Time Productions“. Sembra un cenno a Loki e alla TVA, entrambi fondamentali per la storia.

Che significato ha “Atlas Hall“? Vengono subito in mente gli Agents of Atlas, ma è improbabile che abbiano un ruolo in qualsiasi cosa i Marvel Studios stiano pianificando per gli X-Men. Tuttavia, molti fan hanno suggerito che potrebbe essere un cenno ad Atlas Comics, l’etichetta editoriale di fumetti degli anni ’50 che si è evoluta in Marvel Comics. Quello ha segnato l’inizio di una nuova era per i fumetti, e l’introduzione degli X-Men nel MCU promette di essere un nuovo inizio altrettanto entusiasmante per i Marvel Studios.

Avengers: Secret Wars uscirà il 17 dicembre 2027, con l’aspettativa che X-Men possa seguire già il 18 febbraio 2028 o il 5 maggio 2028. Questa casa di produzione è stata registrata anche nel Regno Unito, a conferma che la maggior parte delle riprese di X-Men si svolgeranno lì. Il Regno Unito sembra essere il nuovo centro di riferimento dei Marvel Studios, dato che i prossimi film di Avengers e Spider-Man: Brand New Day sono ambientati lì, insieme all’imminente serie TV Vision.

È stato recentemente riportato che Kevin Feige ha “detto ai colleghi di avere un piano decennale per gli [X-Men]”. Il futuro del team delineato in questo modo è estremamente entusiasmante e potrebbe persino confermare le voci di vedere mutanti in progetti di squadra, uscite in solitaria e spin-off per il piccolo schermo.

Clayface: ecco i quattro attori che sono in lizza per il ruolo di Basil Karlo

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Sembra che siamo quattro gli attori ora in lizza per interpretare il ruolo principale (presumibilmente Basil Karlo) nel film Clayface, diretto da James Watkins, regista di Speak No Evil, per i DC Studios.

Secondo MTTSH, George MacKay (1917, The Beast), Tom Blythe (The Hunger Games: The Ballad of Songbirds and Snakes), Jack O’Connell (Sinners, Starred Up) e Leo Woodall (One Day, The White Lotus) si stanno tutti candidando per la parte, e “si prevede che uno di loro la ottenga”. Per ora dobbiamo considerare questa informazione come una voce di corridoio, ma se c’è qualcosa di vero, aspettatevi che le trattative lo confermino presto.

Watkins avrebbe ottenuto il ruolo dopo un’attenta ricerca e avrebbe incontrato il co-CEO di DC, James Gunn, a febbraio per una presentazione finale prima di ricevere ufficialmente l’offerta per il progetto.

Fonti affermano che il film ha un budget di 40 milioni di dollari ed è un racconto horror hollywoodiano incentrato su un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per mantenersi al passo con i tempi, solo per scoprire di poter rimodellare il proprio volto e la propria figura, trasformandosi in un pezzo di argilla ambulante.

Gunn produrrà il film insieme a Peter Dafran e al regista di The Batman, Matt Reeves, con Lynn Harris e Chantal Nong come produttori esecutivi. Mike Flanagan ha scritto la sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per la regia a causa dei suoi impegni con una serie TV di Carrie e il nuovo film di Exorcist. La data di uscita ufficiale del progetto è l’11 settembre 2026. In base a precedenti dichiarazioni di Gunn, il film sarà ambientato nel DCU, a differenza del “BatVerse” di Reeves.

“Notizie entusiasmanti dagli [DC] Studios oggi: [Clayface], una storia del DCU tratta da una sceneggiatura di Mike Flanagan, ha ricevuto il via libera UFFICIALE. Clayface debutterà nel 2026.”

Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che Clayface sarà effettivamente un film horror a tutto tondo, sulla falsariga di La mosca di David Cronenberg, e più recentemente, abbiamo appreso che il film trarrà anche non poca ispirazione dal successo di body horror di Coralie Fargeat, The Substance.

“Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per mantenersi al passo con i tempi, solo per scoprire di poter rimodellare il proprio volto e la propria figura, diventando un pezzo di argilla ambulante.”

Clayface dovrebbe essere girato in diverse location, tra cui Vancouver, Toronto e il New Jersey o Atlanta.

Ironheart: un nuovo spot tv mentre l’uscita si avvicina

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Ironheart: un nuovo spot tv mentre l’uscita si avvicina

Dopo il suo debutto in Black Panther: Wakanda Forever, Riri Williams sarà protagonista di Ironheart alla fine di questo mese. La promozione della serie è stata relativamente tiepida, ma un nuovo promo rivela frammenti di filmati inediti che mostrano l’eroina in armatura in azione.

Dominique Thorne lascia anche qualche indizio su dove troveremo l’adolescente mentre cade sotto l’incantesimo del malvagio Hood. Speriamo che il prossimo trailer riveli di più sulla battaglia tra scienza e magia che presumibilmente è al centro di questa serie.

La produzione di Ironheart ha terminato alla fine del 2022 ed è in fase di post-produzione da allora. Non è chiaro dove il personaggio si inserisca nel più ampio MCU, anche se non è previsto che Thorne riprenda il ruolo in Avengers: Doomsday nonostante abbia precedentemente incrociato Black Panther e Namor.

I primi tre episodi usciranno lo stesso giorno e i Marvel Studios non hanno ancora confermato se altri tre seguiranno la settimana successiva o se usciranno settimanalmente. In ogni caso, sembra che Ironheart stia ricevendo il trattamento Echo.

“C’è una chiara consapevolezza che non è Tony Stark. Non ha un miliardo di dollari a disposizione”, ha detto Thorne a proposito di come Ironheart differisca da Iron Man di Robert Downey Jr. “Non ha le risorse… non ha la guida o il mentore necessari.”

“E quindi cosa significa per qualcuno come Hood entrare nella sua sfera ora, dove è vulnerabile e riflessiva? Questo prepara il terreno per un viaggio molto interessante: vedere le persone che compaiono mentre lei cerca di ottenere queste risposte e quale possa essere la portata della loro influenza, se ce n’è una?”

Ambientata dopo gli eventi di Black Panther: Wakanda Forever, la serie Ironheart di Marvel Television mette a confronto la tecnologia con la magia quando Riri Williams (Dominique Thorne), una giovane e geniale inventrice determinata a lasciare il segno nel mondo, torna nella sua città natale, Chicago.

La sua innovativa interpretazione della costruzione di armature di ferro è brillante, ma nel perseguire le sue ambizioni, si ritrova coinvolta con il misterioso ma affascinante Parker Robbins, alias “The Hood” (Anthony Ramos).

La serie vede la partecipazione anche di Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny Montana, Matthew Elam e Anji White. Chinaka Hodge è la sceneggiatrice e produttrice esecutiva; gli episodi sono diretti da Sam Bailey e Angela Barnes.

I primi tre episodi di Ironheart debutteranno su Disney+ il 24 giugno 2025.

Spider-Man: Brand New Day potrebbe essere posticipato

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Spider-Man: Brand New Day potrebbe essere posticipato

Spider-Man: Brand New Day arriverà nelle sale il prossimo luglio. Tuttavia, dato che la produzione non dovrebbe iniziare prima di questo luglio, si teme che il film possa subire ritardi; dopotutto, Avengers: Doomsday ha dovuto affrontare un simile rallentamento di un anno e recentemente è stato spostato da maggio a dicembre 2026.

Sebbene consigliamo di prendere la notizia con le pinze a seguito dei recenti eventi, riferiamo comunque che lo scooper Daniel Richtman ha dichiarato oggi che “ci sono buone probabilità che anche [Spider-Man: Brand New Day] venga posticipato”.

Se dovesse verificarsi un ritardo, non è chiaro quando il film verrà spostato. Tuttavia, ogni film di Spider-Man coprodotto da Marvel Studios e Sony Pictures ha avuto tempi di attesa relativamente rapidi, e questa sembra più una speculazione che qualcosa di concreto.

Si vocifera già che Bob Iger non sia contento del fatto che Avengers: Doomsday sia l’unico titolo MCU ad uscire nel 2026 (e nientemeno che alla fine dell’anno), quindi perdere quel 25% di profitti probabilmente non sarà un’opzione per la Casa di Topolino. Considerando ciò, ci aspettiamo che Spider-Man: Brand New Day esca come previsto la prossima estate.

La prima trama di Spider-Man: Brand New Day

Intanto, una sinossi generica del film è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata. Tuttavia, ora abbiamo buone ragioni per credere che “l’improbabile alleato” di Spidey sarà Hulk.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

Spider-Man: Brand New Day condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Spider-Man: Brand New Day è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirige Spider-Man: Brand New Day da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas. Michael Mando è stato confermato mentre per ora sono solo rumors il coinvolgimento di Steven Yeun e di Mark Ruffalo.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

Mia: la storia vera dietro il film con Edoardo Leo

Mia: la storia vera dietro il film con Edoardo Leo

Diretto nel 2023 da Ivano De Matteo, Mia (qui la recensione) è un film che affonda nelle pieghe più oscure della società contemporanea, affrontando con crudo realismo il tema della manipolazione affettiva e della violenza psicologica. Al centro della narrazione c’è la giovane protagonista, Mia, adolescente come tante, catapultata in un vortice emotivo da un amore malato e oppressivo. Il regista costruisce attorno a lei un racconto che non cerca scorciatoie drammatiche o colpi di scena compiacenti, ma si concentra sulla quotidianità della sofferenza, sull’invisibilità del controllo, sulla fragilità delle dinamiche familiari.

Prende così vita un film che parla non solo della vittima, ma anche di un intero ecosistema sociale incapace di riconoscere i segnali d’allarme. Un film che fa seguito a titoli come La belle gente e I nostri ragazzi, precedenti lavori di De Matteo, che da sempre con i suoi lavori si muove tra le pieghe delle tensioni familiari, dell’educazione sentimentale e del degrado morale della società italiana. Dinamiche affrontate anche con il suo più recente Una figlia. Con Mia, dunque, il regista prosegue dunque nel suo intento di portare al cinema storie intime e al contempo universali, spesso ispirate a eventi realmente accaduti.

In questo articolo, sarà interessante esplorare la vicenda reale che ha ispirato il film e che ha spinto De Matteo a raccontare questa storia. Un fatto di cronaca che, seppur lontano nello spazio e nel tempo, ha rivelato inquietanti analogie con dinamiche ancora oggi tristemente attuali. Analizzare il legame tra realtà e finzione, tra narrazione cinematografica e responsabilità civile, permette di cogliere appieno la portata e l’urgenza del messaggio veicolato dal film.

Greta Gasbarri in Mia
Greta Gasbarri in Mia. Foto cortesia di 01Distribution.

La trama di Mia

La storia di Mia ha per protagonista una famiglia semplice e felice, composta da Sergio (Edoardo Leo) conducente di ambulanze, Valeria (Milena Mancini) e la figlia adolescente, Mia (Greta Gasbarri). Quando però nella vita di Mia entra Marco (Riccardo Mandolini), un possessivo manipolatore che stravolge la vita della quindicenne, l’intera esistenza della famiglia diventa un incubo. Quando poi la ragazza, aiutata dal padre, riesce ad allontanarsi e ricominciare a vivere, il ragazzo decide di distruggerla. A quel punto, al padre rimane solo una cosa: la vendetta.

La storia vera che ha ispirato il film

Nonostante Mia non sia basato su una singola storia reale, Ivano De Matteo ha comunque voluto costruire un racconto che rispecchiasse fedelmente la realtà. Il regista ha infatti confermato di aver tratto ispirazione da una pluralità di esperienze reali, raccolte attraverso testimonianze dirette e osservazioni personali. In un’intervista a Vanity Fair, De Matteo ha poi raccontato che l’idea del film è nata insieme alla sua compagna, Valentina Ferlan, con l’obiettivo di mostrare una realtà che colpisce molti giovani e le loro famiglie. Ha affermato: “È un’opera scritta da genitori, prima che da sceneggiatori”.

De Matteo ha dunque attinto dalle confidenze di amici e conoscenti, in particolare di genitori le cui figlie adolescenti hanno vissuto situazioni di manipolazione emotiva e isolamento sociale. Una di queste storie riguarda una ragazza che, a causa di una relazione tossica, aveva smesso di uscire di casa, di truccarsi e di frequentare le amiche, mostrando segni evidenti di disagio psicologico. Per comprendere meglio le dinamiche adolescenziali, De Matteo e Ferlan hanno coinvolto la loro figlia sedicenne e le sue amiche nella stesura dei dialoghi, cercando di rappresentare fedelmente il linguaggio e le esperienze dei giovani.

Greta Gasbarri e Riccardo Mandolini in Mia
Greta Gasbarri e Riccardo Mandolini in Mia. Foto cortesia di 01Distribution.

Il regista ha inoltre consultato psichiatri infantili per approfondire il fenomeno del gaslighting e della violenza psicologica, elementi centrali nella narrazione del film. Lo stesso Marco non è rappresentato come il classico “cattivo” della narrativa cinematografica: non è un violento fisico né un criminale stereotipato. È invece un manipolatore psicologico, un aspetto che il regista ha voluto enfatizzare per evidenziare una forma di abuso meno visibile ma altrettanto devastante.

Durante la promozione del film, De Matteo ha inoltre organizzato proiezioni nelle scuole, seguite da dibattiti tra studenti, genitori e psicologi. Questi incontri hanno rivelato numerose storie simili a quella raccontata in Mia, confermando la diffusione di relazioni tossiche tra gli adolescenti e l’importanza di affrontare apertamente questi temi. Pur non essendo una ricostruzione diretta di eventi reali, Mia offre quindi una rappresentazione accurata dei fenomeni di manipolazione, revenge porn e del sentimento di impotenza che spesso accompagnano tali situazioni.

High Potential – Stagione 2: cast, trama e tutto quello che sappiamo

La serie comica di successo della ABC High Potential ha mostrato un altro lato dell’attrice comica Kaitlin Olson, e ora la serie è stata rinnovata per una seconda stagione. Basata sulla serie francese HPI, la serie segue Morgan, interpretata da Olson, una donna con un QI di 160 che lavora come addetta alle pulizie per la polizia di Los Angeles per mantenere i suoi tre figli. Dopo aver usato il suo intelletto superiore per risolvere un caso, Morgan viene assunta come consulente per aiutare i detective a risolvere altri crimini. Mescolando i soliti elementi polizieschi con una buona dose di commedia, High Potential sconvolge la formula pur rimanendo con i piedi per terra.

Uno dei motivi principali del successo dello show è la performance della Olson, che passa con disinvoltura dai suoi anni nella commedia esagerata It’s Always Sunny in Philadelphia. Nonostante sia una serie più realistica e convenzionale, High Potential ha ottenuto recensioni entusiastiche dalla critica (tramite Rotten Tomatoes) al suo debutto, e non c’è motivo di pensare che mostri segni di cedimento. Gli alti ascolti sono stati il primo indizio che l’avventura di Morgan con la polizia di Los Angeles non è ancora finita, e la ABC ha subito ordinato una seconda stagione della nuova commedia di successo.

Ultime notizie su High Potential – Stagione 2

High Potential - stagione 1
© Disney+

La seconda stagione avrà più episodi

Mentre cresce l’attesa per il ritorno della più grande nuova serie del 2024, le ultime notizie su High Potential arrivano sotto forma di un’anticipazione sul numero di episodi da parte della star Kaitlin Olson. Sebbene l’attrice e produttrice non abbia potuto rivelare alcun dettaglio, ha chiarito che la seconda stagione avrà “un po’ più” di episodi rispetto alla precedente. Mentre il numero di episodi delle serie televisive continua a diminuire, l’aggiornamento di Olson è incoraggiante e dimostra che la ABC crede davvero nel futuro dello show. Poiché la prima stagione aveva solo 13 episodi, la seconda ne avrà probabilmente tra i 15 e i 18.

Confermata la seconda stagione di High Potential

High Potential ha ottenuto un grande successo al suo debutto su ABC e, sebbene all’epoca i numeri sembrassero insostenibili, il programma ha in qualche modo aumentato il numero di spettatori. Con un’audience media giornaliera di oltre 5,7 milioni di persone, ABC non ha potuto fare altro che rinnovare High Potential per una seconda stagione. Il rinnovo è solo il secondo concesso da ABC all’inizio del 2025 e testimonia la straordinaria popolarità di questa serie poliziesca dal tono eccentrico.

La prima stagione di High Potential è andata in onda dal 17 settembre 2024 all’11 febbraio 2025.

Dettagli sul cast della seconda stagione di High Potential

Riempiendo il vuoto lasciato da serie come Psych, il punto di forza di High Potential è la performance della protagonista Katilin Olson nei panni della brillante mamma single Morgan. Se la serie verrà rinnovata per una seconda stagione, il ritorno di Olson è praticamente garantito, dato che è lei il collante che potrebbe aiutare la serie a diventare un successo di lunga durata. Insieme a lei, dovrebbe tornare anche Daniel Sunjata nei panni del detective Karadec, e Morgan ha ancora molta strada da fare per convincere lo scettico poliziotto della sua idoneità per la polizia di Los Angeles. Allo stesso modo, Javicia Leslie dovrebbe tornare nei panni di Daphne, la partner di Karadec nella polizia.

Un altro probabile ritorno è quello del misterioso personaggio interpretato da David Giuntoli, introdotto nel finale della prima stagione. Il cervello dietro il piano malvagio alla fine della prima stagione è stato rivelato a Morgan nel negozio di alimentari dove ha lasciato un messaggio in cui diceva che si sarebbero rivisti.

Dettagli sulla trama della seconda stagione di High Potential

Durante la trionfale stagione di debutto, High Potential ha visto Morgan risolvere un caso dopo l’altro con relativa facilità e un piccolo aiuto dai suoi colleghi. Tuttavia, il finale ha riservato un colpo di scena e ha introdotto un potenziale cattivo ricorrente che potrebbe tornare per sfidare la mente investigativa di Morgan. Il misterioso cattivo interpretato da David Giuntoli è stato presentato come il grande nemico della seconda stagione e potrebbe rappresentare una sfida continua per Morgan e la polizia di Los Angeles. La seconda stagione potrebbe spiegare un po’ meglio chi è realmente questo personaggio simile a Moriarty.

Su un altro fronte, Morgan ha ricevuto lo shock della sua vita quando Karadec le ha rivelato che Roman non solo è vivo, ma che si sa anche dove si trova. Questo la mette in una posizione difficile perché deve scegliere se inseguirlo o accettare ciò che ha già affrontato per anni. Qualunque cosa accada nella seconda stagione di High Potential, potrebbe superare la prima.

Dept. Q di Netflix con un punteggio del 93% su RT diventa un successo mondiale in streaming

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Netflix ha una nuova serie thriller poliziesca disponibile, che in poco tempo è diventata un grande successo, scalando le classifiche mondiali e ottenendo un punteggio del 93% su Rotten Tomatoes. La libreria televisiva di Netflix è in continua espansione, con nuove serie da guardare tutte d’un fiato che vengono pubblicate sulla piattaforma praticamente ogni settimana. La prima stagione di Sirens è appena stata lanciata e, mentre continua a dominare il sito, un altro show sta rapidamente scalando la famosa classifica globale del servizio di streaming.

Netflix ha recentemente offerto alcune anteprime delle sue serie più popolari durante il recente evento Tudum, tra cui nuove informazioni sulla quinta stagione di Stranger Things e sulla seconda stagione di Mercoledì. Detto questo, capita spesso che titoli meno famosi e non legati a franchise famosi diventino improvvisamente fenomeni globali quando trovano fortuna con l’algoritmo di Netflix. Questa nuova serie è più simile a Baby Reindeer o alla più recente Adolescence, che ha conquistato il pubblico adulto di tutto il mondo.

Dept. Q diventa un grande successo Netflix

Dept. Q serie tv

Secondo i dati di streaming di Netflix, Dept. Q è rapidamente salito al terzo posto nella classifica globale della piattaforma. Il thriller, basato sulla serie di libri Department Q, è stato prodotto in Scozia e vede protagonisti Matthew Goode (The Good Wife), Chloe Pirrie (The Queen’s Gambit), Kelly Macdonald (No Country For Old Men) e altri. La serie è stata creata da Scott Frank, sceneggiatore due volte candidato all’Oscar che ha lavorato a Logan, Minority Report e, più recentemente, a serie Netflix come The Queen’s Gambit.

La serie TV segue Carl Morck, un ex detective di alto livello che lavora a Edimburgo, a cui viene assegnato un nuovo caso mentre è ancora oppresso dal senso di colpa per un incidente che ha lasciato il suo partner paralizzato e ha causato la morte di un altro agente di polizia. Per il pubblico che ama i thriller psicologici con personaggi potenti e attori di prim’ordine, questa serie non solo è basata su libri celebri, ma la sceneggiatura è stata acclamata dalla critica e dal pubblico.

May December, la spiegazione del finale

May December, la spiegazione del finale

Il finale di May December di Todd Haynes rivela quanto siano state efficaci le strane tecniche di recitazione di Elizabeth Berry (Natalie Portman) nello studio di Gracie Atherton (Julianne Moore). Il nuovo dramma Netflix vede le straordinarie interpretazioni di Portman e Moore, che recitano insieme per la prima volta sul grande schermo, affiancate dalla performance rivelazione di Charles Melton nel ruolo di Joe Yoo. Il complesso melodramma affronta temi come la vergogna, la negazione e l’imitazione attraverso varie lenti, maschere e simbolismi riflessivi, dando vita a un prodotto finale meravigliosamente strutturato ma accessibile.

Il cast di May December (la nostra recensione) vede anche la partecipazione di Cory Michael Smith e Piper Curda, che interpretano due dei figli di Gracie, avuti da padri diversi. Sia Georgie di Smith che Honor di Piper offrono prospettive interessanti sul mondo chiuso di Gracie e Joe, trovando divertente l’interesse di Elizabeth per la storia “incasinata” della madre. Elizabeth si presenta con un’aria maestosa mentre osserva silenziosamente e analizza ogni dettaglio del carattere di Gracie, sperando che alla fine della sua visita avrà scoperto la “verità” su Gracie. Elizabeth, che si rivela piuttosto subdola e manipolatrice in May December, scopre che forse ha sottovalutato Gracie fin dall’inizio.

Cosa succede alla fine di May December

Il finale di May December inizia il giorno del diploma di Charlie e Mary Atherton-Yoo. Essendo gli ultimi due figli a lasciare la casa prima che Gracie e Joe diventino una coppia senza figli, ci sono già molte emozioni che turbinano intorno a questo importante evento della vita, intensificate dalla presenza persistente di Elizabeth. Elizabeth si presenta alla cerimonia di diploma, dove non conosce nessuno tranne Gracie e la sua famiglia, sembrando aver imparato alla perfezione l’aspetto di Gracie e averne incarnato la personalità. La vera Gracie, tuttavia, ha un ultimo messaggio per Elizabeth prima che questa torni a Hollywood con la sua immagine in un quaderno.

Gracie chiede a Elizabeth se crede di capirla, e Elizabeth risponde di sì. Gracie ha un ultimo asso nella manica: dice a Elizabeth che il suo eccentrico ma talentuoso figlio Georgie non avrebbe mai dovuto raccontare quella bugia sui suoi fratelli che l’avrebbero molestata da bambina. Elizabeth rimane sbalordita, pensando che Gracie non fosse a conoscenza della sua conversazione privata con Georgie quando lui le ha rivelato quell’informazione. Gracie conferma che Georgie ha inventato quella storia “disgustosa”, il che fa infuriare Elizabeth, che si rende conto di essere stata manipolata e ingannata da entrambi, mettendo in discussione la sua “comprensione” di Gracie.

La spiegazione della scena di Gracie con la volpe nel bosco 

May December

La mattina della laurea di Charlie e Mary, Gracie salta la colazione con la sua famiglia e porta il fucile nel bosco con i suoi cani. Sembra essere a caccia, alla ricerca di predatori indesiderati nella zona, quando si imbatte in una volpe che la fissa direttamente negli occhi. Gracie tiene l’arma senza forza, fissando la volpe con occhi velati e luccicanti che brillano su un’anima vuota. I due predatori si osservano immobili mentre Gracie sembra riconoscere qualcosa di sé stessa e della sua vita. La scena potrebbe anche rappresentare Gracie che capisce che Elizabeth è una predatrice intellettuale e che rappresenta una minaccia per la sua reputazione con il suo film hollywoodiano.

Perché Joe piange da solo alla cerimonia di laurea di Charlie e Mary

Da quando Elizabeth è entrata nella sua vita, Joe ha intrapreso un percorso di riflessione su se stesso e sui suoi desideri per il futuro, fatto di sfumature e valutazioni. La scelta di Joe di non sedersi con Gracie alla cerimonia di diploma di Charlie e Mary indica che potrebbe aver bisogno di più spazio lontano da lei dopo che i ragazzi saranno andati al college. Dovendo crescere così in fretta in May December, Joe si è sicuramente perso molte esperienze tipiche della vita che gli hanno impedito di condurre una vita normale. In questa immagine finale di Joe in May December, sia il bambino che il genitore in Joe piangono per motivi diversi.

Guardare Charlie e Mary diplomarsi al liceo, cosa che il vero Vili Fualaau e presumibilmente Joe non hanno mai fatto, probabilmente fa provare a Joe un’ondata di rimpianto e delusione. Piange per la fine di questo capitolo intimo della paternità, ma anche per la confusione su quale direzione prenderà la sua vita da quel momento in poi. Alcune delle sue lacrime sono probabilmente il risultato della gioia di essersi liberato da una responsabilità enorme. Joe ha finalmente l’opportunità di perseguire i suoi interessi personali ora che i suoi obblighi genitoriali sono finiti, con o senza Gracie.

Georgie ha mentito sui fratelli di Gracie?

È difficile determinare se sia stato Georgie o Gracie a mentire a Elizabeth sui fratelli di Gracie in May December. Da un lato, Georgie aveva chiaramente un secondo fine nel fornire quell’informazione a Elizabeth, chiedendole subito dopo un lavoro come supervisore musicale per il suo film. Georgie potrebbe aver inventato quell’informazione su sua madre per far sembrare che avesse fatto un favore a Elizabeth, sperando che lei ricambiasse con un favore. D’altra parte, Gracie parla spesso dei suoi fratelli in May December e l’informazione di Georgie spiegherebbe molto del vero carattere di Gracie, che è essenzialmente tutto ciò che interessa a Elizabeth nel film.

Elizabeth vuole più riprese per trovare la “verità” di Gracie

La scena finale di May December mostra Elizabeth in costume da Gracie sul set del film hollywoodiano in cui la interpreta. La scena imita la ripresa di una telecamera che gira più take di una scena del “film di Gracie”, mostrando la rappresentazione discontinua del personaggio da parte di Elizabeth. Dopo alcune riprese, il regista è pronto a proseguire, ma Elizabeth chiede un’altra ripresa, sostenendo che sta avvicinandosi alla “verità” di Gracie ad ogni ripresa.

In realtà, Elizabeth sembra completamente persa sul set, segno che le sue bizzarre tecniche di recitazione non l’hanno affatto avvicinata alla vera Gracie. La produzione del film sembra più quella di un film televisivo a basso budget che di una grande produzione hollywoodiana, il che implica che Elizabeth era completamente sopraffatta dal suo approccio “metodico”, che ha finito per sconvolgere in modo permanente la vita sia di Joe che di Gracie.

Il vero significato del finale di May December

Lo sguardo confuso e distante di Elizabeth alla fine di May December indica che, anche dopo il suo studio approfondito di Gracie, non la capisce ancora completamente. I dettagli di Georgie sui fratelli di Gracie le hanno fatto capire che Gracie era vittima di abusi. Tuttavia, alla cerimonia di laurea di Charlie e Mary, Gracie getta un’ultima ombra sull’interpretazione che Elizabeth ha dato di lei, ribaltando completamente la situazione e affermando che Georgie aveva mentito. Elizabeth si sente tradita dal fatto che Gracie e Georgie abbiano parlato in privato della loro conversazione, il che è un segno della sua ingenuità e della sua esagerata presunzione nei confronti del suo film di serie B.

Se Georgie diceva la verità, Gracie sembra negare ciò che è successo con i suoi fratelli, proprio come fa con la sua relazione “sana” con Joe. Gracie aveva già rivelato a Elizabeth di essere ingenua, cosa che è stata uno scudo protettivo e un “dono” nella sua vita dagli orrori della realtà. In questo modo, le cose con cui Gracie non è d’accordo non appartengono alla sua visione del mondo o alla sua autovalutazione, rendendola in qualche modo delirante. Ironia della sorte, l’ultima richiesta di Gracie a Elizabeth è stata quella di assicurarsi che apparisse “stabile” nel suo film. Elizabeth si rende conto di aver attinto da una fonte inaffidabile in Gracie, spiegando la sua difficoltà a trovare la “verità” del suo personaggio nei momenti finali di May December. Elizabeth potrebbe anche essere instabile in qualche modo, il che la costringe a confrontarsi con la verità su se stessa all’interno del suo personaggio di attrice metodica.

The Father – Nulla è come sembra: la spiegazione del finale

The Father – Nulla è come sembra: la spiegazione del finale

Il finale di The Father – Nulla è come sembra è un viaggio contorto ed emozionante che lascia il film con una nota straziante. Il film è stato il debutto alla regia di Florian Zeller ed è improvvisamente apparso sul radar della maggior parte degli spettatori quando Anthony Hopkins ha battuto Chadwick Boseman per il premio come miglior attore alla cerimonia degli Oscar 2021. Controversie a parte, The Father (la nostra recensione) di Zeller è caratterizzato da una performance straordinaria di Hopkins e da una sceneggiatura sapientemente costruita dallo stesso Zeller, la cui regia conferisce al film una prospettiva che ricorda le opere enigmatiche di M.C. Escher. Ma la storia dell’acclamato film del 2020 inizia nel 2012 con la prima di Le Père.

Zeller ha scritto l’opera teatrale Le Père, che gli è valsa un ampio consenso dalla critica teatrale a partire dal 2012. Aveva scritto il ruolo principale di Anthony in The Father appositamente per Hopkins, ritenendolo il “più grande attore vivente” (via Deadline).

La figlia di Anthony, Anne (Olivia Colman), sta cercando una soluzione di assistenza a lungo termine per il padre testardo ma spesso confuso. The Father è raccontato dal punto di vista soggettivo di Anthony, affetto da demenza, che fa sembrare che alcuni fatti cambino nel corso della narrazione. Tali frustrazioni culminano nella scena finale di The Father.

Cosa succede nella scena finale di The Father?

Anthony viene lasciato in una realtà straziante ma inevitabile

Alla fine di The Father, l’appartamento di Anthony ha raggiunto la fine delle sue numerose trasformazioni ed è diventato una struttura di assistenza, dove viene accudito dall’infermiera Catherine (Olivia Williams) e dal suo assistente Bill (Mark Gatiss). The Father ha attori che interpretano più personaggi come rappresentazione tematica della demenza; questi assistenti sono volti che Anthony ha già visto, avendo percepito sua figlia e suo genero come simili a Catherine e Bill in un momento o nell’altro.

La presa di Anthony sulla realtà è scivolata al punto che non riesce più a trovare la forza di determinare quali dei suoi ricordi siano reali

Nella scena finale, è chiaro che la presa di Anthony sulla realtà è scivolata al punto che non riesce più a trovare la forza di determinare quali dei suoi ricordi siano reali e quali siano compositi disgiunti delle sue esperienze.

In una scena emotivamente straziante che costituisce il culmine del film, Anthony ricorda sua madre a Catherine e improvvisamente desidera tornare a casa, sopraffatto dalle lacrime. Confida a Catherine che sente di stare “perdendo tutte le sue foglie” nel crepuscolo della sua vita e di essersi distaccato dalle cose che gli davano valore. Mentre piange tra le braccia di Catherine, lei lo calma e gli dice che presto non ricorderà più questo momento spiacevole, che più tardi andranno a fare una passeggiata e che tutto andrà bene.

Alla fine, la telecamera di The Father – Nulla è come sembra si sporge dalla finestra, osservando gli alberi le cui foglie frusciano al vento. È un momento straziante e personale del film che esalta gli aspetti emotivi della storia del suo personaggio, spesso piena di confusione, ricordi confusi e incertezza su ciò che è reale e ciò che non lo è. Come se il monologo emotivo di Anthony non bastasse a commuovere il pubblico, la canzone finale di The Father – Nulla è come sembra è la gelida “My Journey”, una colonna sonora perfetta per la storia del film.

Cosa era reale e cosa era nella testa di Anthony Hopkins in The Father – Nulla è come sembra

The Father - Nulla è come sembra spiegazione finale

È difficile dire cosa sia successo solo nella sua testa

A causa della natura soggettiva e labirintica di The Father – Nulla è come sembra, è facile chiedersi cosa sia realmente successo ad Anthony e cosa abbia immaginato o erroneamente ricostruito nella sua mente. Il film mette il patriarca in primo piano, invitando il pubblico a empatizzare con lui in un modo che rispecchia la sensazione del personaggio di essere vittima del suo ambiente. Spesso confonde i volti, in particolare Anne con Catherine e Paul con Bill.

In una scena, viene soffocato da Anne mentre dorme. In un’altra scena, Paul lo aggredisce fisicamente. In un’altra ancora, Anthony scopre sua figlia e suo genero che parlano male di lui, ma poi si unisce a loro, se ne va e torna alla stessa situazione in cui si trovava all’inizio. Certamente, come minimo, lo soffocamento è stato immaginato, dato che lui sopravvive fino alla fine di The Father – Nulla è come sembra. Questo enfatizza il senso di vulnerabilità che Anthony prova nei confronti di Paul, che molto probabilmente lo ha schiaffeggiato e ha parlato con lui in modo sfacciato.

The Father – Nulla è come sembra è basato su Le Père, un’opera teatrale francese che ha vinto il Premio Molière per la migliore opera teatrale nel 2014.

Poi c’è la questione della sua visita notturna alla figlia minore, Lucy. Si deduce che abbia avuto un grave incidente e che probabilmente sia morta. Anthony, non riuscendo a ricordarlo, continua a tirare fuori l’argomento, soprattutto per quanto la sua ultima badante le assomigli. In una delle scene finali di The Father – Nulla è come sembra, esplora l’appartamento e lo trova trasformato in un ospedale, dove trova Lucy, insanguinata e ingessata, distesa in un letto circondata da ogni tipo di apparecchiature mediche.

Si sveglia improvvisamente da quello che era un sogno o un ricordo e si ritrova nella struttura di assistenza dove trascorrerà il resto del film.

Il suo trattamento nei confronti della figlia vivente, Anne, è duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere sopravvissuta

La morte di Lucy ha senso, considerando quanto Anthony si commuove quando la ricorda. Inoltre, il suo trattamento nei confronti della figlia vivente, Anne, è duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere sopravvissuta mentre la figlia che preferiva non c’è più. C’è una certa gravità in questi momenti, anche se ciò che si può dedurre è che anche Anne è allo stremo delle forze nel prendersi cura di suo padre, che spesso è crudele con lei a causa della sua demenza, ma anche per il risentimento che prova nei suoi confronti e per ciò che è successo a Lucy.

Anthony muore alla fine di The Father – Nulla è come sembra?

The Father - Nulla è come sembra cast

Il finale suggerisce che la straziante scena finale si è già verificata in passato

Quando viene affidato a una struttura di assistenza, la comprensione del mondo che lo circonda da parte di Anthony in “The Father” è deteriorata al punto da richiedere un monitoraggio costante. Il film si conclude con la promessa che lui e Catherine continueranno una routine che è chiaramente in atto da tempo, anche se il pubblico e Anthony non sarebbero in grado di dirlo.

Nonostante la destinazione ovvia di un film incentrato su un genitore affetto da demenza, l’ultima scena di “The Father” non si conclude con un’immagine di Anthony che se ne va serenamente nell’aldilà, ma con gli alberi fuori dalla sua stanza. Anche se il suo destino è ormai segnato, l’ultima scena di “The Father” dice molto di più sulla sua situazione finale che sul semplice fatto che sia vivo o morto.

Il vero significato del finale di The Father – Nulla è come sembra

The Father - Nulla è come sembra

Potrebbe non esserci speranza nella straziante scena finale

È difficile trovare un messaggio positivo in una storia il cui tema è così fondamentalmente terminale come quello di The Father, ma Zeller riesce a sostenere il significato di The Father come film con l’aiuto di una metafora visiva. Mentre Catherine consola Anthony, sconvolto e distaccato, identifica il conforto della sua condizione: anche se al momento sta soffrendo sotto il peso della sua fine, fortunatamente la sua demenza gli impedisce di ricordare la sua sofferenza.

Invece di lottare contro la vecchiaia o di trovare un finale ovvio e rassicurante in cui sua figlia rimane con lui fino alla fine, Zeller affronta la demenza momento per momento, con Catherine che incoraggia Anthony a concentrarsi su ciò che è immediato per lui.

Il significato di The Father è profondo per il modo in cui esplora la demenza come un viaggio labirintico attraverso la mente di chi ne è affetto.

Alla fine, le persone invecchiano e i figli devono vivere la loro vita. È interessante anche il modo in cui The Father affronta i ricordi, con Anthony che si perde soprattutto nei momenti che gli hanno causato dolore emotivo: è spesso terrorizzato, affranto, spaventato di essere aggredito a causa della sua confusione o di sentirsi fuori posto. A tal fine, il significato di The Father è profondo per il modo in cui esplora la demenza come un viaggio labirintico nella mente di chi ne è affetto.

Alla fine di The Father, l’albero ha ancora le foglie, e forse questa è l’affermazione più ottimistica sulla condizione di Anthony. Ha vissuto una vita indipendentemente dal fatto che potesse essere considerata buona o cattiva (o entrambe le cose), e le foglie dell’albero indicano la crescita e la fioritura della vita, che continua il suo ciclo indipendentemente da tutto.

Perché Anthony Hopkins ha vinto il premio come miglior attore per The Father

In tutto e per tutto, The Father non avrebbe funzionato senza una performance avvincente come quella di Sir Anthony Hopkins. Se The Father avrebbe dovuto vincere il premio per il miglior film è un altro discorso, ma è innegabile che l’interpretazione irritante, terrificante e straziante di Hopkins di un uomo alle prese con la demenza sia stata il fattore determinante del successo del film. D’altra parte, lo stesso non si può dire dei concorrenti di Hopkins per l’Oscar 2021 come miglior attore. Gli altri candidati nella categoria erano Riz Ahmed per The Sound of Metal, Steven Yeun per Minari, Gary Oldman per Mank e Chadwick Boseman per Ma Rainey’s Black Bottom.

Sebbene questi attori siano stati fenomenali nei rispettivi film, il successo delle loro pellicole non è dipeso principalmente dalle loro interpretazioni, come invece è stato il caso di Hopkins. Nonostante la controversia sul fatto che Chadwick Boseman avrebbe dovuto vincere, Hopkins meritava senza dubbio il premio come miglior attore per la sua potente interpretazione in The Father, in particolare per la commovente scena finale che può far piangere anche gli spettatori più cinici.

La scena finale di The Father spiegata dal regista

Zeller ha parlato anche della memorabile battuta finale di Anthony

Zeller ha collaborato nuovamente con Anthony Hopkins, protagonista di The Father, per il film The Son, che funge da complemento a quest’ultimo. La loro nuova collaborazione non sorprende, vista la riuscita di The Father. Zeller (via: Esquire) ha parlato in particolare del lavoro con Hopkins e Olivia Colman nella scena finale e della sua importanza. Con l’intera storia che ruota attorno a questo finale, Zeller spiega:

“Abbiamo girato quella scena con un po’ di nervosismo, anche perché sapevamo che le emozioni che dovevamo raggiungere erano crude, brutali, vere e difficili da ottenere. È stato un momento molto intenso per noi.”

Zeller ha anche chiesto agli attori di non provare, in modo da poter arrivare alle emozioni giuste davanti alla telecamera. Una volta che Colman esce dal film e Anthony ha il suo crollo finale, la battuta che pronuncia su “perdere tutte le mie foglie” è stata anche una parte fondamentale della scena per Zeller.

Proprio come l’infermiera non capisce cosa intende Anthony con questa battuta, Zeller ammette di averla scritta come una frase che in realtà non significa nulla, ma allo stesso tempo il pubblico capisce esattamente cosa sta cercando di comunicare Anthony. Ha spiegato che la battuta voleva riassumere ciò che l’intera esperienza del film avrebbe dovuto essere per il pubblico:

“Non capisci cosa sta succedendo, ma allo stesso tempo, a un altro livello, emotivamente, capisci tutto.”

Come è stato accolto il finale di The Father – Nulla è come sembra

Sia i fan che i critici hanno elogiato The Father per la sua storia, le interpretazioni degli attori e il finale potente e straziante. Il punteggio dei critici su Rotten Tomatoes è stato del 98%, quasi perfetto. La maggior parte delle recensioni negative ha respinto l’idea che la demenza e la perdita di memoria si manifestino in questo modo nella mente delle persone affette. Tuttavia, il punteggio del pubblico è stato anch’esso molto alto, pari al 92%, uno dei rari casi in cui critici e spettatori paganti concordano sulla qualità del film.

Un thread su Reddit è stato aperto quando il film ha iniziato a fare parlare di sé per gli Oscar, e molti fan hanno sottolineato l’alta qualità del finale. Un utente di Reddit ha scritto: “Il finale ha fatto piangere me e mia moglie. Ho perso mia nonna a causa dell’Alzheimer alcuni anni fa, e questo film mi ha fatto riflettere su come fosse nella sua testa mentre soccombeva alla malattia”. Il tema ricorrente tra i fan era che la performance di Anthony Hopkins era straziante e che il montaggio e i trucchi utilizzati rendevano il finale ancora più d’impatto.

Per i critici, il finale ha legato insieme tutti i fili in The Father, mostrando come la confusione che pervade il film sia simile a quella provata da Anthony durante tutto il film (e nelle ultime fasi della sua vita). Nella sua recensione per il Boston Globe, il critico Ty Burr ha scritto: “È un film che ti fa rimanere seduto al buio a lungo dopo i titoli di coda e ti fa guardare in profondità in cose da cui di solito distogliamo lo sguardo”.

TIME La critica cinematografica Stephanie Zacharek ha elogiato il finale aperto e straziante che non risponde facilmente alle domande:“The Father può solo riflettere su queste domande, non rispondere… In The Father, Anthony ci invita ad accompagnarlo, a capire come si sente, ma possiamo seguirlo solo fino a un certo punto. Lasciarlo indietro è allo stesso tempo un sollievo e una sofferenza”.

Infine, Peter Travers di ABC News sottolinea perché Anthony Hopkins ha meritato l’Oscar e perché The Father ha ricevuto tutti gli elogi che gli sono stati tributati. “Anthony Hopkins offre una lezione magistrale di recitazione nei panni di un uomo un tempo brillante che perde le facoltà mentali a causa della demenza. Il regista esordiente Florian Zeller trasforma la sua moderna versione teatrale del ”Re Lear“ in un film essenziale.”

Nick Frost parla della sua trasformazione in Hagrid per la serie TV Harry Potter della HBO

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Nick Frost, star di Harry Potter, che interpreta Rubeus Hagrid nella serie HBO basata sulla popolare serie di libri di J.K. Rowling, anticipa la sua imminente trasformazione nel guardiacaccia di Hogwarts. Dopo diversi annunci importanti sul cast, la serie TV dovrebbe entrare in produzione in estate presso i Warner Bros. Studios Leavesden, dove è stata girata la serie cinematografica. Frost si è unito al cast di Harry Potter che finora include Dominic McLaughlin (Harry), Arabella Stanton (Hermione), Alastair Stout (Ron), John Lithgow (Silente), Janet McTeer (McGonagall), Paapa Essiedu (Snape) e Paul Whitehouse (Filch).

In un’intervista con Ash Crossan di ScreenRant per il live-action How to Train Your Dragon, Frost parla di cosa significa interpretare Hagrid nella serie Harry Potter della HBO. Parlando dell’amato personaggio, Frost ha rivelato che, essendo lui stesso padre, vede Hagrid come un protettore di Harry, Hermione e Ron, e che intende proteggere i giovani attori.

Ha anche rivelato di aver visitato i set e di aver iniziato a imparare il copione dalla showrunner Francesca Gardiner. Leggi i suoi commenti qui sotto:

Sì. Guarda, sono un padre anch’io, quindi sarò molto protettivo nei confronti dei bambini, e penso che questo sia uno dei tratti fondamentali del rapporto di Hagrid con loro. È molto protettivo nei loro confronti e, onestamente, non vedo l’ora. Ho avuto l’opportunità di andare a vedere alcuni set, stanno facendo crescere la barba di Hagrid, ho visto il Cappello Parlante e alcune bacchette magiche. È assolutamente incredibile. Avere la possibilità di iniziare a imparare il copione di Francesca e passare del tempo con [il regista] Mark Mylod è il motivo per cui ho voluto farlo fin dall’inizio: poter raccontare di nuovo la storia ed essere Hagrid. Ho la possibilità di essere Hagrid. È fantastico.

Cosa significa questo per Hagrid nella serie HBO di Harry Potter

I commenti di Nick Frost hanno fatto luce su come la sua interpretazione di Hagrid sarà leggermente diversa rispetto alla versione di Robbie Coltrane, che ha interpretato il ruolo nella serie di film. Frost ha indicato che probabilmente si concentrerà maggiormente sulla protezione del mezzo gigante nei confronti del trio principale e su come l’amato personaggio ha agito come una figura paterna nella storia. I commenti dell’attore sottolineano anche che, con l’inizio delle riprese di Harry Potter ormai imminente, il cast ha iniziato a prepararsi per i propri ruoli e per le riprese.

Frost ha già interpretato ruoli da protettore in passato. Infatti, nel cast di How to Train Your Dragon, in uscita nelle sale il 13 giugno, interpreta Gobber the Belch, un guerriero, consigliere e amico di Stoick, che fa da mentore a Hiccup e ad altri bambini per diventare cacciatori di draghi. Sebbene i due progetti esplorino mondi e ambientazioni fantasy diversi, sembra che ci possano essere alcune somiglianze tra Gobber e Hagrid.

Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer 4: una star di How I Met Your Mother al cast

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Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer ha ingaggiato una star di How I Met Your Mother per la quarta stagione. L’uscita della nuova stagione della serie legale non è prevista prima del 2026, ma Netflix continua ad annunciare nuovi membri del cast che appariranno nella serie. Oltre ai protagonisti fissi come Manuel Garcia-Rulfo, Becki Newton, Jazz Raycole, Angus Sampson, Neve Campbell, Elliot Gould e Krista Warner, sono stati annunciati nomi come Constance Zimmer che si aggiungeranno al cast della quarta stagione di Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer. Ma non è tutto.

Variety ha rivelato che Cobie Smulders, nota soprattutto per aver interpretato Robin Scherbatsky nella sitcom di successo How I Met Your Mother, entrerà a far parte del cast della quarta stagione di The Lincoln Lawyer. Smulders ha recitato in How I Met Your Mother dal 2005 al 2014 e ha ottenuto ulteriore riconoscimento per il ruolo di Maria Hill nel Marvel Cinematic Universe. Tra le altre recenti apparizioni televisive di Smulders figurano The Secret Invasion (2023), Accused (2024) e la serie Apple TV+ Shrinking. Attualmente, Netflix mantiene segreto il ruolo di Smulders nella quarta stagione di The Lincoln Lawyer.

Cosa significa il casting di Cobie Smulders per la quarta stagione di Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer

Cobie Smulders

Il personaggio di Cobie Smulders potrebbe essere presente nei libri di The Lincoln Lawyer

Non si sa ancora nulla sui dettagli del ruolo di Smulders nella quarta stagione di Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer. È stato rivelato che la prossima stagione sarà composta da 10 episodi e sarà basata sul sesto libro della serie Lincoln Lawyer di Michael Connelly, intitolato The Law of Innocence. La quarta stagione dovrebbe fornire risposte su cosa accadrà a Mickey Haller dopo il suo arresto ingiustificato per omicidio. Nel corso della storia, Mickey incontra una serie di nuovi personaggi, ognuno dei quali potrebbe essere interpretato dalla Smulders nell’adattamento Netflix.

In precedenza era stato rivelato che Zimmer sarebbe apparsa nei panni di Dana Berg in tutti e 10 gli episodi della quarta stagione di Lincoln Lawyer. Dana è una “procuratrice implacabile che non permetterà a nulla di ostacolare un verdetto di colpevolezza” (via Netflix) e dovrebbe rappresentare una nemica importante per il personaggio di Garcia-Ruflo. La Smulders potrebbe interpretare un membro del team di Dana.

Oppure potrebbe essere una dei numerosi agenti dell’FBI che affrontano Mickey durante il suo caso. La Smulders potrebbe persino essere tra i responsabili della situazione difficile in cui si è trovato Mickey nella quarta stagione di The Lincoln Lawyer. Solo il tempo potrà dirlo.

Dune: Prophecy – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Dune: Prophecy – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

L’epica serie prequel di Dune: Prophecy esplora il primo periodo dell’amato franchise fantascientifico, ma le origini dei Bene Gesserits continueranno nella seconda stagione? Sviluppata per lo schermo da Diane Ademu-John e Alison Schapker, Prophecy adatta vagamente la serie di libri di Brian Herbert e Kevin J. Anderson, che esplora i primi periodi di ciascuna delle principali case del franchise di Dune. In particolare, Dune: Prophecy riguarda l’ascesa della setta Bene Gesserit e il modo in cui ha assunto il controllo degli eventi dell’universo più di 10.000 anni prima dell’ascesa al potere di Paul Atreides.

Con l’inebriante e complessa storia del franchise di Dune come sfondo, Dune: Prophecy segue le orme di altri successi della HBO come Game of Thrones. Considerando la pletora di eventi che potrebbero essere indagati dalla serie, non c’è motivo di pensare che Prophecy sarà una miniserie unica. Piantando semi (proprio come i Bene Gesserit) nel corso della storia della prima stagione, è chiaro che ci sono i presupposti per trasformare Dune: Prophecy diventerà il prossimo grande franchise epico, in grado di rivaleggiare con contemporanei come House of the Dragon e Rings of Power, anche se di genere fantascientifico.

Le ultime notizie su Dune: Prophecy – Stagione 2 

Un aggiornamento speranzoso sullo sviluppo della Stagione 2

A solo un mese circa dal rinnovo della seconda stagione, arrivano le ultime notizie sotto forma di aggiornamenti sulle riprese di Dune: Prophecy stagione 2. La star della serie Olivia Williams era presente al Sundance Film Festival 2025 e ha rivelato alcuni dettagli chiave sul programma delle riprese di Prophecy a Screen Rant. “Penso che inizieremo in autunno, ma non so nulla [della storia di Valya]. Non so proprio nulla, quindi sono emozionata quanto voi”, ha detto la Williams, suggerendo che ci vorrà ancora un po’ prima che la seconda stagione arrivi finalmente sul piccolo schermo.

Se le riprese della seconda stagione inizieranno solo nell’autunno del 2025, significa che probabilmente non finiranno prima dei primi mesi del 2026. Ciò significa che la serie potrebbe tornare al più presto nella seconda metà del 2026, il che comporta un’attesa di quasi due anni per gli episodi della seconda stagione.

Dune: Prophecy – Stagione 2 è confermata

Le riprese della seconda stagione inizieranno nell’autunno del 2025, il che suggerisce una lunga attesa per l’arrivo dei nuovi episodi.

Dune: Prophecy è stata una scommessa azzardata per HBO, e non c’era alcuna garanzia che gli spettatori sarebbero stati interessati a un’esplorazione così approfondita dell’universo di Frank Herbert. Tuttavia, questi dubbi si sono rivelati infondati e la serie è diventata un vero e proprio successo in streaming. Questo ha portato la serie a ottenere il rinnovo per la seconda stagione solo pochi giorni prima del finale della prima. Le riprese della seconda stagione inizieranno nell’autunno del 2025, il che suggerisce una lunga attesa per l’arrivo dei nuovi episodi.

Sarah Aubrey, responsabile della programmazione originale di Max, ha rilasciato una dichiarazione entusiastica sulla prossima stagione, dicendo:

DUNE: PROPHECY ha affascinato il pubblico di tutto il mondo grazie alla leadership visionaria della showrunner e produttrice esecutiva Alison Schapker, che continuerà a guidare questa grande storia di verità e potere. Siamo incredibilmente grati ai nostri partner di Legendary e al nostro straordinario cast e troupe per il loro servizio all’Imperium. Siamo entusiasti di collaborare nuovamente con questo team per vedere cosa hanno in serbo per noi.

Jason Clodfelter, presidente della divisione televisiva di Legendary, ha aggiunto:

Questa nuova stagione ci consentirà di continuare a costruire l’epica e rivoluzionaria saga di DUNE, che ha affascinato il pubblico di tutto il mondo con i suoi vari capitoli. Non vediamo l’ora di continuare la nostra incredibile collaborazione con HBO e siamo entusiasti per Alison Schapker, il suo team, il cast e la troupe che hanno lavorato con tanta passione per dare vita a questo materiale di livello mondiale di Brian Herbert e Kevin J. Anderson.

Dettagli sul cast di Dune: Prophecy Stagione 2 

Prevedere il cast della seconda stagione di Dune: Prophecy è stato reso più facile dal finale della prima stagione, e una storia che continua richiede il ritorno di più di alcuni membri del cast. Ci sono alcuni membri importanti del cast che probabilmente torneranno a riprendere i loro ruoli, insieme a una serie di nuovi arrivati. Ma soprattutto, si prevede che Emily Watson tornerà nei panni di Valya, una delle sorelle Harkonnen, mentre Olivia Williams interpreterà l’altra, Tula. Essendo le burattinaie dei primi tempi del Bene Gesserit, probabilmente avranno più spazio nella seconda stagione.

Dettagli sulla trama

Sulla base di quanto detto sulla grandiosità di Dune: Prophecy, è chiaro che lo sviluppo delle Bene Gesserit e gli inizi dei loro piani epici sono solo una parte della storia più ampia del prequel. Ciò significa che la seconda stagione ha letteralmente 10 millenni di storia da incorporare se vuole fare un salto in avanti. Potrebbe anche continuare a seguire le sorelle Harkonnen mentre proseguono il loro lavoro, o forse aprire la porta ad altre grandi casate.

Il finale della prima stagione di Dune: Prophecy ha posto le basi per una serie di conflitti avvincenti nella seconda stagione, non ultimo il trono imperiale ora vacante. La morte dell’imperatore Javicco Corrino lascerà un enorme vuoto di potere, e le Bene Gesserit stanno già cercando di influenzare l’esito della successione attraverso la principessa Ynez. Nel frattempo, il mistero più grande della serie ha appena iniziato a scaldarsi con la rivelazione delle origini di Desmond Hart. Una domanda rimasta senza risposta è chi abbia impiantato la Macchina Pensante in Hart, e la risposta porterà probabilmente a un colpo di scena sconvolgente.

Pablo Larraín dirigerà la miniserie horror My Sad Dead

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Pablo Larraín dirigerà la miniserie horror My Sad Dead

Netflix ha annunciato ufficialmente “My Sad Dead“, titolo internazionale di “Mis muertos tristes“, una nuova miniserie horror drammatica in quattro parti diretta dall’acclamato regista cileno Pablo Larraín e coprodotta dalla sua etichetta cilena Fabula e dall’argentina K&S Films, già produttrice del recente successo mondiale della piattaforma di streaming “L’Eternauta”.

La nuova serie, basata sull’omonimo racconto dell’autrice argentina Mariana Enríquez, inizierà le riprese a fine giugno. Le riprese si svolgeranno a Buenos Aires per gli esterni e a Santiago del Cile per gli interni. Descritto come un racconto horror psicologico e soprannaturale radicato nel trauma sociale, “My Sad Dead” attinge non solo al racconto omonimo di Enríquez, ma incorpora anche personaggi e temi tratti da altre sue opere, tra cui “Julie”, “A Sunny Place for Shady People” e “Back When We Talked to the Dead”. La storia è stata adattata per il grande schermo dalla stessa Enríquez, insieme al celebre scrittore cileno Guillermo Calderón (“Neruda”,Il Club“), Anastasia Ayazi e Pablo Larraín.

“My Sad Dead” vanta un cast argentino di tutto rispetto, guidato da Mercedes Morán (“Neruda”, “La palude”), Dolores Fonzi (“Paulina”, “Truman”) e Alejandra Flechner (“Argentina 1985”, “Il fratello perduto”), a cui si uniscono Carlos Portaluppi, Germán de Silva, Luz Jiménez e l’esordiente Carolina Sánchez Álvarez.

La sinossi ufficiale di Netflix recita: “Ema, una dottoressa sessantenne, può vedere e sentire i morti. Li chiama ‘presenze’ e ha vissuto tutta la vita evitando che questo dono la collegasse alla sofferenza altrui. Ma quando sua nipote Julie, una giovane donna disturbata che può comunicare anche lei con i morti, ma in un modo molto più intenso e sessuale, arriva a casa sua, Ema è costretta a farsi coinvolgere. Quella che inizia come una riunione di famiglia si trasforma in una inquietante catena di eventi che altera l’equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, contagiando un intero quartiere con voci dall’aldilà. Mentre i confini tra vita, morte e desiderio si confondono, Ema dovrà confrontarsi con il suo passato, sua figlia e i fantasmi che non ha mai abbandonato.”

Riguardo al prossimo adattamento, Pablo Larraín ha dichiarato: “La scrittura di Mariana è particolarmente visiva, sempre brillante e sempre pericolosa. È un horror informale e familiare che ispira e ispirerà molti adattamenti cinematografici e televisivi. Sono grato a Netflix per l’opportunità di lavorare con questo team di persone che ammiro e che senza dubbio faranno tutto il possibile per realizzare la migliore miniserie possibile”.

My Sad Dead” è prodotto da Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín e Ángela Poblete, con la produzione esecutiva di Álvaro Cabello e Cristián Donoso. Tra i principali responsabili di reparto figurano Sergio Armstrong (direttore della fotografia), Rodrigo Bazaes (scenografia), Waldo Salgado (aiuto regista) e Alejandro Wise (direttore di produzione).

Andrew Scott si unisce a Michelle Williams e Daisy Edgar Jones in “A Place in Hell” di MRC

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L’attore candidato agli Emmy e ai Golden Globe, Andrew Scott, si unisce a Michelle Williams e Daisy Edgar Jones nel prossimo legal thriller di Chloe Domont, “A Place in Hell”. MRC finanzia il film e T-Street ne è produttore.

Scritto e diretto da Domont, il film è incentrato su un’avvocatessa penalista di alto livello che spesso rappresenta clienti sgradevoli in casi di alto profilo. Dedita e motivata, non vede l’ora di diventare socia e di vedere il suo nome esposto. Quando un altro avvocato si unisce allo studio, il suo lavoro viene messo a dura prova e si chiede fino a che punto è disposta a spingersi per proteggerlo.

Andrew Scott apparirà prossimamente in Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery, il terzo capitolo della serie thriller “Cena con delitto” ed è apparso recentemente nella serie Netflix acclamata dalla critica “Ripley“. MRC ha recentemente prodotto G20 e gli imminenti Cime Tempestose, The Gallerist e The Only Living Pickpocket in New York. Altri titoli includono Saltburn del 2023, American Fiction e Fair Play. MRC è anche nota per serie TV di successo come Poker Face, Terminal List, Ted, Ozark e House of Cards.

T-Street è guidata da Rian Johnson e Ram Bergman e ha prodotto i film di successo Cena con delitto, Glass Onion, Fair Play, American Fiction e l’imminente Wake Up Dead Man. T-Street è nota anche per le serie TV di successo Poker Face e 3 Body Problem.

Downton Abbey: The Grand Finale, il trailer del film!

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Downton Abbey: The Grand Finale, il trailer del film!

Focus Features ha finalmente diffuso il primo vero sguardo a Downton Abbey: The Grand Finale, il terzo e ultimo film della serie cinematografica basata sulla serie in costume della PBS creata da Julian Fellowes. Il film arriverà nelle sale il 12 settembre.

Con alcune delle stesse scene mostrate agli esercenti durante la presentazione di Focus al CinemaCon all’inizio di questa primavera, il teaser presenta la trama: la famiglia Crawley e il suo staff arrivano nel 1930, guardando al futuro e salutando il passato.

Questo include la famosa tenuta di famiglia Grantham. A un certo punto, il capofamiglia Robert Crawley (Hugh Bonneville) rende omaggio alla villa che ha reso famosa la serie – il vero Castello di Highclere nell’Hampshire, in Inghilterra – dandole una pacca e un bacio, apparentemente come segno di addio della famiglia.

Il castello era la dimora dei Grantham fin dal lancio della serie nel 2011. Sarebbe andata in onda per sei stagioni, con 52 episodi e cinque speciali natalizi. Per quanto riguarda il cinema, Downton Abbey è uscito nel 2019, seguito da Downton Abbey: Una Nuova Era nel 2022. I primi due film hanno incassato complessivamente oltre 287 milioni di dollari a livello globale.

Simon Curtis torna alla regia dell’ultimo capitolo dopo aver diretto Una Nuova Era. Fellowes ha scritto tutti e tre i film.

Il cast familiare torna anche per The Grand Finale, che include Michelle Dockery, Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Jim Carter, Raquel Cassidy, Brendan Coyle, Michelle Dockery, Kevin Doyle, Michael Fox, Joanne Froggatt, Paul Giamatti, Harry Hadden-Paton, Robert James-Collier, Allen Leech, Phyllis Logan, Elizabeth McGovern, Sophie McShera, Lesley Nicol, Dominic West, Penelope Wilton, Joely Richardson, Paul Copley e Douglas Reith.

Nel cast del franchise compaiono anche Joely Richardson, Alessandro Nivola, Simon Russell Beale e Arty Froushan. I produttori sono Gareth Neame, Fellowes e Liz Trubridge. Nigel Marchant è il produttore esecutivo.