George Clooney ha parlato con 60 Minutes del prossimo
adattamento a Broadway del suo film candidato all’Oscar, Good
Night, and Good Luck. Nello spettacolo Clooney, oggi 63enne,
interpreta il giornalista Edward R. Murrow, un
ruolo che ha dichiarato di non essersi sentito pronto a ricoprire
quando ha diretto il film nel 2005. “Murrow aveva una gravitas
che a 42 anni non ero in grado di raggiungere”, ha detto a Jon
Wertheim di 60 Minutes.
Il rovescio della medaglia, ha detto
Clooney, è che ci sono ruoli per i quali non è più adatto.
“Sentite, ho 63 anni”, ha detto l’attore a Wertheim.
“Non sto cercando di competere con i protagonisti di 25 anni.
Non è il mio lavoro. Non farò più film romantici”. Non che ne
abbia fatti molti, comunque. Mentre promuoveva Ticket
to Paradise nel 2022, Clooney ha fatto notare che non
faceva una commedia romantica dal 1996.
Tuttavia, l’età e l’esperienza hanno
i loro privilegi. Oltre a possedere la gravitas necessaria per
interpretare Murrow, Clooney ha dichiarato a 60 Minutes di sentirsi
finalmente in grado di reggere il confronto con il palcoscenico di
Broadway. “Non so se sarei riuscito a farlo prima. Non ero… non
ho fatto il lavoro necessario per arrivarci”. Ha continuato:
“Voglio dire, non c’è un solo attore vivente che non avrebbe
voluto, sai, essere a Broadway. È questo il bello”.
Clooney ha poi affermato di avere un
modello piuttosto valido per allontanarsi dal ruolo di protagonista
romantico. “Paul Newman era il migliore in questo campo”,
ha dichiarato al Washington Post nel 2022. “Ha capito, [con] Il
verdetto, onestamente, che era un attore caratterista e ha
accettato quel ruolo. Non si è opposto, né ha cercato di rifarsi il
viso o di sembrare più giovane e di recitare più giovane. Ha
semplicemente detto: ‘Ok, questo è ciò che sono ora’, e ha cambiato
un po’ le aspettative”.
L’idea che Robert Downey Jr. dovesse interpretare uno dei
cattivi per eccellenza della Marvel è precedente al suo ruolo di
uno dei buoni per eccellenza. Quando Downey è
salito sul palco vestito da Dottor Destino al Comic-Con di San
Diego l’anno scorso è stato uno shock per quasi tutti, in gran
parte perché aveva già salvato l’Universo Marvel nel ruolo di Tony Stark. Ma
sembra che l’idea di Downey nei panni del cattivo Victor Von Doom
risalga a molto prima che l’attore venisse scritturato come alter
ego di Iron Man, ovvero a I Fantastici 4 del 2005.
Joe Russo – che
dirigerà i prossimi due film degli Avengers insieme al fratello
Anthony – ha recentemente rivelato chi ha avuto
l’idea di riportare Downey – non come Stark ma come cattivo dei
Fantastici Quattro: nientemeno che il boss dei Marvel StudiosKevin Feige. “È stato Kevin”, ha
dichiarato recentemente il giovane Russo all’outlet online Omelete. “È interessante notare
che la conversazione è avvenuta un po’ di tempo fa”. Victor
Von Doom è poi stato interpretato nel film del 2005 da Julian McMahon, star di Nip/Tuck,
mentre Downey ha poi debuttato come Stark in Iron Man del 2008, ma
Feige ha mantenuto l’idea di affidare a Downey il ruolo di
Doom.
Questa volta, una volta accettato,
l’attore ha cercato di convincere i registi di Avengers: Endgame a rimettere insieme il
gruppo per i prossimi Avengers: Secret Wars e
Avengers: Doomsday. Secondo Joe,
all’inizio il duo ha esitato. “Robert ha cercato di convincerci
a farlo e noi abbiamo detto ‘no’. Non avevamo una storia. Non
avevamo una via d’accesso. Per un po’ abbiamo fatto
resistenza”. Alla fine i fratelli hanno trovato un’idea.
“Un giorno Steve McFeely, uno dei nostri principali
collaboratori, ha detto: “Ho un’idea”. E noi abbiamo detto: ‘Questa
è la storia! Questa storia deve essere raccontata. È una storia
davvero potente”.
Di che idea si tratta? Nessuno dei
due registi ha voluto divulgare molto, finché Joe ha aggiunto:
“L’unica cosa che dirò del film è questa: Amiamo i cattivi che
pensano di essere gli eroi delle loro storie. È allora che
diventano tridimensionali e più interessanti. E quando hai un
attore come Robert Downey, devi creare un personaggio
tridimensionale e ben modellato per il pubblico”. Non resta
che attendere di poter conoscere maggiori dettagli sul film, la cui
uscita è prevista per il maggio 2026.
Il ritorno di Downey nel MCU è stato
annunciato al Comic-Con dello scorso anno, dove è stato svelato che
l’attore interpreterà Victor Von Doom nei prossimi due film dei
Vendicatori. A dicembre Deadline ha riportato la notizia che
Chris Evans sarebbe tornato nell’universo
Marvel in un ruolo
ancora da definire. Un altro casting per il prossimo
Avengers:
Doomsday è quello di Hayley Atwell, che dovrebbe riprendere il suo
ruolo di Agente Carter.
Mr. Morfina (qui la recensione), commedia
d’azione del 2025, è incentrata su un uomo incapace di provare
dolore, il che porta naturalmente a chiedersi se la sua condizione
sia una vera malattia genetica o solo un espediente hollywoodiano.
Con un cast guidato da Jack Quaid e Amber
Midthunder, il film segue un mite assistente direttore di
banca che usa la sua incapacità di provare dolore a suo vantaggio
mentre insegue un trio di rapinatori che hanno preso in ostaggio la
donna che ama. Non mancano ferite raccapriccianti per il
protagonista, Nathan Caine, che rinuncia alla
sicurezza personale per progredire nella sua ricerca.
Durante l’inseguimento, Nate viene
infatti colpito sia da una pistola che da una balestra, si bolle la
mano nell’olio da frittura per recuperare un’arma, viene colpito
alla schiena da una fiocina fatta in casa, subisce un forte trauma
cranico e subisce persino una tortura brutale ma esilarante.
Sebbene tutto ciò faccia parte del fattore di intrattenimento del
film, sembra irrealistico che qualcuno possa subire così tanti
danni al proprio corpo e continuare a combattere e a correre. Il
dolore fisico che riesce a ignorare dall’inizio alla fine
di Mr. Morfina è ciò che rende la sua
condizione cinematografica così affascinante.
L’insensibilità congenita al dolore
è un disturbo reale
La condizione di Nate è del tutto
legittima, fino al nome medico specifico che le dà quando ne parla
per la prima volta con Sherry. Secondo Medline Plus, l’insensibilità
congenita al dolore con anidrosi (CIPA) è caratterizzata da due
elementi chiave: l’incapacità di percepire il dolore o le
variazioni di temperatura e una forte riduzione
della sudorazione. Le persone affette da CIPA guariscono
però più lentamente del normale da lesioni ossee e cutanee e
possono soffrire degli effetti duraturi di lesioni che guariscono
in modo non corretto. Alcuni studi stimano la frequenza della
condizione a circa 1 su 125 milioni di nascite, ma
è difficile ottenere stime precise a causa dell’elevato tasso di
mortalità.
Jack Quaid in Mr. Morfina
Come descrive Nate, la CIPA porta
infatti a frequenti lesioni gravi, soprattutto ustioni e tagli,
poiché si manifesta tipicamente alla nascita o nella prima
infanzia. Chi soffre di CIPA spesso si morde la lingua o le dita
senza saperlo, causando gravi lacerazioni. A causa dell’anidrosi
(mancanza di sudorazione), molti soggetti affetti da CIPA soffrono
di ipertermia (surriscaldamento) per l’incapacità del corpo di
raffreddarsi con il sudore, con conseguenze spesso letali. Si
tratta di una condizione estremamente grave e tipicamente letale,
anche se ci sono esempi di persone che vivono in età adulta con la
CIPA grazie a un’attenta gestione, proprio come fa Nate.
La rappresentazione di Novocaine
dell’insensibilità congenita al dolore è accurata?
Sebbene Mr. Morfina faccia un buon
lavoro nel rappresentare la completa insensibilità di Nate al
dolore e al calore estremo, banalizza alcuni degli effetti più
letali e meno cinematografici della condizione. Il fatto che il
corpo di Nate sembri completamente normale all’inizio del film non
è impossibile per una persona affetta da CIPA, ma sarebbe
estremamente improbabile data l’incapacità di guarire a un ritmo
normale. Come Nate nota alla mostra d’arte quando appare uno dei
suoi tormentatori delle scuole medie, in gioventù è stato picchiato
spesso.
Se così fosse, probabilmente avrebbe
avuto problemi di sviluppo, con ferite che guariscono lentamente
mentre le ossa e le articolazioni stanno ancora crescendo. Inoltre,
non mostra alcuno degli effetti mortali del surriscaldamento, data
la sua anidrosi, soprattutto se si considera quanto si esercita. Il
film sorvola anche sul fatto che, pur non sentendo il dolore, molte
delle ferite subite impediscono letteralmente al suo corpo di
funzionare normalmente, impedendogli di continuare a correre e
combattere. In definitiva, Mr. Morfina riprende alcuni
elementi della condizione, ma ne cambia molti altri per il bene del
film.
I centri di detenzione nascondono in
tutto il mondo delle realtà parallele, in cui sembrano vigere
regole diverse, in cui spesso è la forza ad avere la meglio. Questo
è un tema che merita certamente l’attenzione del pubblico e viene
presentato con tutta la sua crudezza in Sons
(titolo originale Vogter). La pellicola,
presentata e candidata per l’orso d’oro al Festival del cinema di
Berlino, porta alla luce la quotidianità di una prigione danese,
tra conflitti di potere tra detenuti e polizia penitenziaria.
Sons, diretto da
Gustav Möller (il
colpevole-The guilty, da cui il remake di Netflix
The guilty), presenta nel cast alcune figure già note nel
panorama cinematografico internazionale. Tutto il film ruota
intorno a Eva, guardia interpretata da Sidse Babett
Knudsen (Westworld,
Inferno),
e Mikkel, uno dei detenuti interpretato da Sebastian Bull.
Sons, presentato ai Firebirds awards nel Hong Kong
film festival, è uscito vincitore nella categoria Cinema Giovani
(mondo).
Sons: la vendetta del
carceriere
Eva svolge una vita tranquilla e
abitudinaria: svolge i suoi turni presso il penitenziario in cui
lavora, in un padiglione in cui si trovano detenuti con reati
minori, cerca di rendere la vita dei carcerati più normale
possibile, favorendone la riabilitazione. Poco sa lo spettatore
della sua vita al di fuori del carcere, finché dei nuovi detenuti
vengono trasferiti nel penitenziario dove lavora. Uno nello
specifico colpisce l’attenzione di Eva: si tratta di Mikkel, il
responsabile della morte del figlio, Simon. Mikkel aveva
brutalmente assassinato il ragazzo mentre si trovavano entrambi
detenuti in un altro carcere.
La rabbia e la sete di vendetta
guidano Eva a chiedere il trasferimento nel padiglione in cui si
trova Mikkel, quello dedicato ai detenuti di massima sicurezza. Qui
inizia un gioco di giustizia perversa da parte di Eva contro il
detenuto. Ogni azione però non sembra soddisfare Eva, la quale non
trova nella sofferenza di Mikkel nessun vero sollievo dalla sua
perdita. Dopo un culmine a questo climax di violenza, Eva sembra
credere, sperare in una possibile riabilitazione di Mikkel, finendo
però con lo sbagliarsi.
Sons Foto di Nikolaj Moeller
Sons: poliziotto o criminale?
“Quando avevo la tua età, i preti ci dicevano che potevamo
diventare poliziotti o criminali. Oggi quello che ti dico io è
questo: quando hai davanti una pistola carica, qual è la
differenza?”
Questa celebre citazione del film
The departed: il bene e il male permette di riflettere
sulla contrapposizione, talvolta troppo marcata, tra la polizia,
rappresentante nobili valori di giustizia e ordine, e i detenuti,
simbolo di criminalità e violenza. Pian piano che si procede con la
narrazione, però, in Sons questa differenza tende
ad affievolirsi sempre di più.
Mikkel, da pericoloso assassino
quale è, diventa quasi una vittima nelle mani di Eva, la
quale pur di vendicare la morte del figlio porta avanti una
strategia di veri e propri “dispetti” nei confronti del detenuti,
passando dal sputargli nel cibo, a non garantirgli l’uso del bagno,
per culminare nella brutale violenza.
Eva si lascia pervadere totalmente
dalla rabbia nei confronti di Mikkel, dimostrando una ferocia e un
disprezzo non indifferenti. Ma proprio le prime scene mostrano come
la donna non sia di per se una persona violenta e spregevole.
Proprio per questo motivo, dopo un culmine di violenza, Eva sembra
cambiare totalmente il proprio atteggiamento nei confronti di
Mikkel, sia per le minacce di sporgere denuncia ma forse anche per
un sentimento di vergogna. In fin dei conti, anche Mikkel è un
giovane come lo era suo figlio, e può essere meritevole di una
nuova possibilità dalla vita.
La prigione: da punizione a
riabilitazione
Fin dal Panopticon dell’utilitarista
inglese Jeremy Bentham nel XVIII secolo, la prigione è stata
ipotizzata dai filosofi e realizzata negli stati democratici come
un luogo di riabilitazione, non solo di detenzione. I paesi del
nord Europa sono notoriamente conosciuti per l’alto livello di
risocializzazione e servizi che vengono garantiti nelle carceri, e
ciò viene facilmente dedotto anche in Sons, nella
prima parte del film in cui Eva si trova in un settore con detenuti
condannati per reati meno gravi. Si vede come tutti vengano
trattati quasi alla pari, come gli venga garantito di girare
liberamente fuori dalle loro celle durante il giorno, e come questi
possano svolgere lavori o corsi vari, come quello di yoga tenuto da
Eva. Quest’ultima infatti sembra credere molto nel reindirizzare e
rieducare i detenuti, creando un rapporto molto stretto con i
ragazzi della sua sezione e cercando anche a seguire di salvare
Mikkel.
Diverso è certamente il caso della
sezione con i detenuti più gravi: qui la polizia stessa si comporta
in maniera più dura e severa, ricorrendo a brutali costrizioni come
l’uso cinghie e costrizioni fisiche. Sons si
afferma come una pellicola molto efficace nel presentare una realtà
non sempre ben nota, e lo fa in maniera talvolta cruda e
diretta.
La seconda stagione dello show
tedesco di Netflix,
Totenfrau – La signora dei morti, presenta un
ritorno a un mondo oscuro e violento per Brunhilde
Blum. Due anni dopo aver vendicato la morte di suo marito
– e aver scoperto nel frattempo un disgustoso giro di traffico di
esseri umani – l’impresaria di pompe funebri locale e il suo
assistente, Reza, continuano a rimanere sotto il
radar della legge. Tuttavia, il passato li raggiunge di nuovo
quando l’improvvisa scoperta del cadavere di un vecchio nemico
riapre un caso di polizia. Di conseguenza, l’agente federale
Wallner si insospettisce rapidamente di Blum e del
suo passato sepolto. Contemporaneamente, un problema più urgente
emerge quando sua figlia Nela viene rapita. Così,
con i problemi che arrivano da tutte le parti, Blum si ritrova in
una corsa contro il tempo per salvare la sua famiglia e impedire
che le ombre del suo passato si impossessino della sua vita.
Cosa accade nella seconda stagione
di Totenfrau – La signora dei morti
Brunhilde Blum e
Reza hanno tenuto il loro passato segreto per
quasi due anni, quando finalmente un nuovo problema bussa alla loro
porta. Si scopre infatti che una delle bare in cui l’impresaria di
pompe funebri e la sua assistente avevano nascosto le prove dei
loro crimini passati sta per essere riesumata a causa di alcuni
problemi legali. Di conseguenza, è destinato a dipanarsi un filone
dannoso che rivelerà inevitabilmente il coinvolgimento di Blum
nella morte di più uomini. Anche se i due cercano di risolvere la
questione con un tombarolo nel cuore della notte, la cosa non fa
altro che accelerarsi quando un testimone per poco non li becca. Di
conseguenza, finiscono per lasciare sulla scena del crimine alcune
parti del corpo fatte a pezzi.
Una di queste parti del corpo
appartiene a Edwin Schönborn, erede della lucrosa
famiglia Schönborn. Questo porta alla riapertura dell’indagine sul
suo omicidio, che porta l’agente federale Wallner
nella piccola città. Fin dall’inizio, la detective sospetta di
Blum, certa che l’impresaria di pompe funebri abbia i mezzi e i
motivi per compiere l’omicidio. Per lo stesso motivo, segue con
determinazione la stessa pista, saltando a volte anche la
burocrazia per ottenere risultati. Così finisce per arrestare la
donna senza un mandato. Tuttavia, all’orizzonte della Blum si
profilano complicazioni maggiori. In precedenza, la sua casa è
stata violata da un criminale esperto che era a caccia di
qualcosa.
Durante la detenzione, un avvocato,
Herbert Wagenschaub, fa visita a Blum con il
pretesto di essere il suo legale. Attraverso un messaggio
registrato, le rivela che sua figlia, Nela, è
stata rapita da un misterioso gruppo disposto a chiedere un
riscatto per la registrazione del vile filmato porno di Edwin.
Tuttavia, la donna non è in possesso del video. Di conseguenza, si
ritrova a dover trovare un modo per rintracciare la figlia e
salvarla da un destino crudele. Mentre segue diverse piste – e si
rivolge persino a Johanna Schönborn per chiedere
aiuto – Reza prende una decisione estrema: si prende la colpa per
lei e confessa l’omicidio di Edwin.
Nel frattempo, anche Johanna si
ritrova in acque pericolose. La riapertura del caso dell’omicidio
del figlio ha gettato una luce indesiderata sulla sua azienda,
soprattutto dall’interno. Badal Sarkissian, che è
anche il mandante del rapimento di Nela, è in lizza per sottrarre
le quote di Edwin e conquistare l’intera azienda. Tuttavia, la sua
ricerca del video incriminato dell’erede non è finalizzata ai suoi
scopi. Al contrario, Lange, attualmente candidato
a sindaco, ha chiesto all’uomo d’affari/capo della criminalità di
recuperare il filmato. A sua volta, è ricattato da un’altra parte
con un video simile che lo ritrae mentre stupra e uccide una
donna.
Col tempo, la situazione di Blum si
aggrava, soprattutto dopo aver perso un’importante merce di
scambio: Amar, la sorella di Sarkissian. Per
questo motivo, non ha altra scelta che chiedere aiuto alla polizia
e arrendersi. Tuttavia, sceglie di avvalersi dell’aiuto di Wallner,
ritenendola affidabile. In quel momento, la poliziotta è però alle
prese con i suoi problemi, in particolare con l’omicidio di un
collega per legittima difesa e la conseguente sospensione.
Tuttavia, la sua indagine l’ha resa sospettosa anche nei confronti
di Sarkissian. Pertanto, quando Blum promette di rivelare la verità
sul caso di Edwin, Wallner accetta di aiutarla a catturare l’uomo
d’affari. I due formano un’ottima squadra e riescono a trovare la
posizione di Nela in tempo utile. Di conseguenza, si ritrovano a
cercare una tenuta abbandonata mentre respingono Sarkissian e il
suo tirapiedi.
Cosa accade a Blum?
Nel corso della stagione 2 di
Totenfrau – La signora dei morti, Blum rischia
quindi di essere arrestata per i suoi crimini passati. Tuttavia, la
sua storia è ampiamente oscurata dal pericolo più spaventoso che
circonda la vita di Nela. In precedenza, Nela era solo un ostaggio,
il che la rendeva relativamente più sicura rispetto
all’alternativa. Tuttavia, ora che la sorella di Sarkissian,
Tamar, è morta e lui è in cerca di vendetta, il
destino dell’adolescente è praticamente segnato. Per lo stesso
motivo, verso la fine, costituirsi diventa un sacrificio che la
Blum è disposta a fare. Per questo motivo, si allea con Wallner:
una decisione che dà i suoi frutti molto presto, perché porta la
madre alla tenuta in cui la figlia è tenuta prigioniera.
Britta Hammelstein in Totenfrau – La signora dei morti. Courtesy of
Netflix 2025
Sarkissian intende vendicarsi di
Blum trasformando la figlia in una delle sue vittime attraverso lo
stupro, la tortura e infine la morte, che verranno registrate per
essere diffuse nella sua cerchia di malati. Mentre la madre cerca
Nela, Wallner rinchiude Sarkissian nella sua auto. Tuttavia, i suoi
scagnozzi riescono alla fine a farlo uscire dalla sua prigione. Per
questo, ben presto, trovare Nela non è più la sfida più grande.
Invece, uscire dalla tenuta con le loro vite diventa il vero
ostacolo per le donne. Una volta che Blum ha trovato la figlia,
Sarkissian e uno dei suoi scagnozzi tentano di incapacitare la
madre per farla assistere alla tortura della giovane.
Ciononostante, Blum si rifiuta di
arrendersi senza combattere. Per questo motivo, la donna sopraffà
lo scagnozzo di Sarkissian prima di usare la sua pistola per
ingaggiare un confronto con l’altro uomo. Anche se riesce a
sparargli, facendo guadagnare a se stessa e a Nela il tempo
necessario per fuggire dalla stanza delle torture, si procura una
ferita mortale da taglio. Inoltre, una volta che il duo è quasi al
sicuro, Sarkissian li raggiunge e ingaggia con Blum un altro
combattimento in cui allevia la pressione della lama sulla ferita
da taglio. Alla fine, l’intervento di Nela aiuta la madre ad avere
la meglio e a ridurre in poltiglia l’aggressore con un tubo.
Tuttavia, la realtà della ferita rimane.
Senza la pressione della lama, è più
probabile che Blum muoia dissanguata. Così, anche se le autorità
stanno arrivando, sembra che questa possa essere la fine per lei.
Per lo stesso motivo, si rassegna al suo destino e cerca di dare un
amaro addio alla figlia. Tuttavia, la storia di Blum non finisce
qui. Quando la narrazione di Totenfrau – La signora dei
morti passa all’epilogo, si vede la donna circondata dalla
sua famiglia, apparentemente viva. Alla fine, Blum sopravvive,
anche se la sua mobilità sembra essere stata sacrificata nel
processo. Tuttavia, la donna deve continuare a convivere con la
realtà della sua esistenza e con il fatto che non sembra mai troppo
lontana dalla morte, in un modo o nell’altro. Alla fine, comincia a
rendersi conto che non potrà mai mettere veramente da parte queste
cose orribili. Per questo, il massimo che può fare è assicurarsi
che i suoi cari siano al sicuro e lontani da tutto ciò, anche se
questo finisce per portarli via da Blum.
Come ha fatto Johanna a ottenere il
video di Lange? Perché lo stava ricattando?
Dopo il salvataggio di Nela, si apre
il caso criminale di Sarkissian. La polizia scopre i resti di
diverse donne nella tenuta, il che promette grossi guai al
neoeletto governatore Lange. L’uomo d’affari è stato a lungo un
sostenitore del politico, sia pubblicamente che finanziariamente, e
il loro legame era così profondo che la tenuta era originariamente
intestata a Lange. Per questo motivo, il caso porta molta
attenzione indesiderata sui suoi possibili legami con le
organizzazioni di trafficanti di sesso. Alla fine, il governatore
si rende conto che non c’è modo di uscire da questa situazione
senza che venga rivelato il suo coinvolgimento nella circolazione
dei video porno di tortura. Pertanto, si suicida prima che la
polizia possa raggiungerlo.
Tuttavia, una rivelazione
interessante in Totenfrau – La signora dei morti
arriva all’indomani della morte di Lange. Si scopre che era Johanna
a ricattare il politico fin dall’inizio. L’interesse per il video
di Edwin è emerso dopo il ritrovamento dei suoi resti, portando
alla riapertura del suo caso irrisolto. Johanna sapeva che il
controllo della polizia, soprattutto quello di un agente federale
come Wallner, avrebbe potuto creare problemi all’immagine di Edwin,
visto il suo passato poco raccomandabile. Per lo stesso motivo,
decide di ricattare Lange, il futuro governatore. Pensa che lui
possa trovare un modo per localizzare efficacemente il video,
permettendole di cancellare la sua ombra oscura sul nome della
famiglia Schönborn. Fortunatamente, aveva lo strumento perfetto da
usare contro il politico per fargli eseguire i suoi ordini.
Come Edwin, anche Lange aveva
partecipato allo stupro di gruppo di una vittima della tratta di
esseri umani, che era stato registrato per essere fatto circolare
in circoli malati. Tuttavia, in questo caso particolare, la
maschera del politico si era momentaneamente tolta, rivelando la
sua identità su nastro. Edwin aveva conservato questo video sul suo
computer, che Johanna aveva trovato dopo la sua morte. Data la
promettente traiettoria politica di Lange, aveva intenzione di
tenere il filmato sulla testa dell’uomo per molto tempo, a proprio
vantaggio. Per lo stesso motivo, il suo inaspettato suicidio manda
all’aria i suoi piani. Tuttavia, la donna ha intenzione di
mantenere un controllo sul potere politico della città, anche se
ciò significa che potrebbe candidarsi lei stessa a governatore.
Emilia Pieske in Totenfrau – La signora dei morti. Courtesy of
Netflix 2025
Cosa succede a Nela? Blum uccide
Sarkissian?
Nela rimane dunque in perenne
pericolo per tutta la durata della storia, poiché diventa uno degli
ostaggi di Sarkissian. Tuttavia, non riesce mai a comprendere
veramente il contesto del suo rapimento. Poiché la Blum preferisce
tenere nascosto ai figli tutto ciò che riguarda le sue fughe più
pericolose, l’adolescente non ha idea del perché il passato della
madre l’abbia messa in pericolo. Fortunatamente, la madre riesce a
salvare la figlia in tempo. Inoltre, mentre sta morendo, cerca di
sostenere la sua innocenza, dicendo alla figlia di non odiarla una
volta che la polizia avrà scoperto qualcosa sul suo passato.
Nonostante le sue motivazioni e l’immoralità delle sue vittime, la
Blum è comunque responsabile di molte morti. Per questo motivo, ci
si aspetta da lei un po’ di odio da parte di Nela e Tim.
Tuttavia, come rivela l’epilogo,
Nela non si è allontanata dalla sua famiglia. Dato che la Blum è
sopravvissuta alla ferita quasi mortale, è probabile che durante la
convalescenza abbia condiviso con la figlia alcune delle sue verità
più avverse. Tuttavia, a differenza di quanto accadeva in passato,
quando i segreti spingevano Nela ad allontanarsi, la realtà – a
prescindere dalla sua oscurità – ha costretto l’adolescente a
combattere al fianco della sua famiglia. Per questo motivo, ha
rinunciato al suo sogno di fuggire dalla piccola città. Tuttavia,
c’è un certo distacco tra il duo madre-figlia che mostra la
transizione di Nela da adolescente a giovane adulta. Anche la sua
relazione con Alex, che è passata da una storia d’amore vorticosa a
una possibilità stabile di un futuro insieme, simboleggia la stessa
cosa.
La spiegazione del finale di
Totenfrau – La signora dei morti: Wallner arresta
Blum?
A differenza di Nela e Blum, il
detective Wallner non ha una conclusione positiva nella seconda
stagione di Totenfrau – La signora dei morti. La
poliziotta era intenzionata a risolvere il caso della morte di
Edwin e a dimostrare la colpevolezza di Blum. Per riuscirci, aggira
molte regole, piega le convenzioni e rischia persino di perdere il
lavoro. Tuttavia, non si tira mai indietro di fronte ai suoi
obiettivi. Anche quando aiuta Blum a salvare Nela, Wallner fa
capire che si aspetta che la madre confessi il suo passato in
cambio. Pertanto, era probabile che il futuro di Blum prevedesse la
cella di una prigione, se la detective avesse avuto la meglio.
Tuttavia, sfortunatamente per la
Wallner, non riesce mai a uscire viva dalla tenuta di Sarkissian.
Mentre Blum va alla ricerca di Nela, la detective la copre
affrontando l’abilissimo scagnozzo dell’uomo d’affari. Nelle ultime
settimane, quest’uomo ha ucciso numerose persone, affermando la sua
sorprendente competenza come killer professionista. Di conseguenza,
diventa un avversario scoraggiante. Alla fine, la donna è riuscita
a metterlo alle strette e a fargli aprire il fuoco. Tuttavia,
mentre lui rimane vittima del suo colpo, anche Wallner si becca il
suo proiettile. Così, l’operazione porta alla morte della
detective, lasciando il suo caso freddo e irrisolto.
La colonna sonora
di Mr.
Morfina, in sala dal 27 marzo con Eagle
Pictures, è un mix eclettico di pop e rock che si adatta
all’energia in continua evoluzione della divertente narrazione
action-comedy. Con Jack Quaid e Amber
Midthunder, Mr.
Morfina segue un giovane con una malattia congenita
che gli impedisce di provare dolore mentre cerca di salvare la
ragazza che ama dai rapinatori di banche che l’hanno presa in
ostaggio.
La colonna sonora di Mr.
Morfina funge da sfondo emotivo per gli avvenimenti
del film, dagli inseguimenti in auto ai momenti intimi, mescolando
diversi generi musicali e artisti per allinearsi alla storia. Non
sorprende che la colonna sonora includa alcune canzoni i cui titoli
si allineano al contenuto del film. Il classico “Everybody
Hurts” dei R.E.M., ad esempio, apre il film,
appoggiandosi ai concetti fondamentali sul dolore, sia interno che
esterno. È un mix divertente che piace anche agli spettatori di
tutte le età, poiché tutti, dalla Gen X alla Gen Z, riconosceranno
almeno un paio di artisti popolari nella colonna sonora.
“Parsifal – Act II: Grausamer! Fuhlst Du Im Herzen”
Richard Wagner
“You’re The Inspiration”
Chicago
“Power Lines”
Telekinesis
Quando ogni canzone della colonna
sonora di Mr.
Morfina viene riprodotta nel film
10 canzoni principali riprodotte
durante il film
“Everybody Hurts” dei
R.E.M.: come detto, il classico rock americano senza tempo
dei R.E.M. ha dato il via al film ed è stato riprodotto sui titoli
di testa. È continuato mentre il personaggio di Jack
Quaid, Nathan Caine, si alzava, si preparava per il lavoro
e guidava fino all’ufficio, il tutto mentre forniva scorci delle
precauzioni che prendeva per non farsi male, come mettere le
palline da tennis sui bordi taglienti del tavolo.
“Silver Bells”
originariamente di Jay Livingston e Ray Evans: la versione
di Andy Williams di questo classico natalizio viene riprodotta
sullo sfondo della conversazione tra Nate e Sherry (Amber
Midthunder) durante il pranzo in una tavola calda. È
un’esposizione sia per Sherry che per il pubblico, poiché è la
spiegazione più approfondita della condizione di Nate,
insensibilità congenita al dolore con anidrosi.
“Casual” di Chappell
Roan: il singolo del 2022 della cantante pop ultra
popolare viene riprodotto nel locale della mostra d’arte di Sherry
quando Nate entra per la prima volta e trova Sherry. Continua a
riprodursi mentre parlano e lei rivela di avere i suoi dipinti
esposti alla mostra, uno dei quali vende. È diventato un successo
inaspettato nel 2024 quando la popolarità di Roan è salita alle
stelle ed è stata una delle sette canzoni che Roan ha avuto
contemporaneamente nella Billboard Top 100.
“So Hot You’re Hurting My
Feelings” di Caroline Polachek: un altro successo
inaspettato che è esploso su TikTok nel 2022 (ben dopo la sua
uscita nel 2019), il singolo indie pop new wave di Caroline
Polachek viene riprodotto mentre Nate e Sherry sono al bar del
locale della mostra d’arte. Vengono avvicinati da qualcuno con cui
Nate è andato a scuola, il che li porta a confrontare le loro
spiacevoli storie con il dolore.
“This Is Gonna Hurt” di
Dirty Nice: con uno dei titoli più scontati della colonna
sonora di Novocaine, “This Is Gonna Hurt” di Dirty Nice suona
mentre il personaggio del passato di Nate, il fratello della
confraternita, sta chiacchierando con Sherry al bar. Mentre Nate è
inizialmente devastato, si scopre che Sherry lo stava ingannando
per fargli prendere un doloroso shot infuso di peperoncino
fantasma, provocando un’agonia fisica per il suo vecchio bullo
invece che dolore emotivo per Nate.
“Mist Of A Dream” di
Birdlegs & Pauline: questa classica traccia R&B fluida
del duo sposato Sidney “Birdlegs” Banks e sua moglie Pauline è
stata pubblicata per la prima volta nel lontano 1964, ma è la
canzone perfetta per la scena in cui è usata. La melodia dolce e
sensuale fa da sfondo alla discussione di Nate e Sherry sul dolore
contro il piacere nel suo appartamento e continua durante il loro
primo incontro intimo.
“I Believe In A Thing Called
Love” dei The Darkness: il singolo del 2003 della rock
band inglese The Darkness è un vero inno e una rappresentazione del
rock dei primi anni 2000, e la sua atmosfera ad alta energia si
adatta perfettamente alla sua posizione nel film. Funziona come
colonna sonora per Nate che si sveglia dopo la sua notte che gli ha
cambiato la vita con Sherry, e Novocaine la posiziona come
l’inverso di “Everybody Hurts”, suonandola ancora una volta su Nate
che si prepara e va al lavoro, ma questa volta con un saltello e un
sorriso sul viso.
“Parsifal – Atto II:
Grausamer! Fuhlst Du Im Herzen” di Richard Wagner: la
canzone d’opera tedesca viene suonata nel salone dei tatuaggi che
Nate visita nel tentativo di ottenere informazioni su Ben, il
rapinatore a cui ha sparato, basandosi su un tatuaggio sul suo
braccio. L’opera tedesca è una gag su come il tatuatore, che
inizialmente sembra amichevole, sia in realtà un neonazista, come
dimostra il suo tatuaggio con una svastica sul collo.
“You’re The Inspiration” di
Chicago: il classico soft rock del 1984 è usato
ironicamente in base al suo titolo. Sebbene sia un ovvio
riferimento all’affetto di Nate per Sherry, viene utilizzato mentre
il rapinatore Andre tortura Nate nella casa del fratello morto.
Nate è costretto a fingere di soffrire per guadagnare tempo finché
Roscoe non può venire a salvarlo, quindi (in modo poco convincente)
si comporta come se Andre si strappasse le unghie in realtà facesse
male.
“Power Lines” dei
Telekinesis: la canzone allegra del 2013 della band indie
rock americana Telekinesis suona alla fine della visita di Nate a
Sherry in prigione e nei titoli di coda del film. Corrisponde al
finale positivo del film e il testo si adatta persino abbastanza
bene alla trama del film con la sua discussione su una coppia in
fuga e destinata al fallimento.
Dove ascoltare la colonna sonora di Novocaine
La colonna sonora ufficiale è uscita nel giorno della release
USA
La colonna sonora
altalenante di Mr.
Morfina merita sicuramente di essere riascoltata,
soprattutto per gli appassionati di rock e pop di epoche diverse.
Ufficialmente intitolato Novocaine (Music from the
Motion Picture), come il titolo originale del film, la colonna
sonora del film è uscita il 14 marzo, giorno in cui il film è
arrivato al cinema negli USA. Puoi trovare l’album sulla tua
piattaforma preferita qui e scaricarlo direttamente
sul tuo dispositivo non appena sarà disponibile.
Il genere dei film di vendetta ha
avuto un’impennata di popolarità dopo il successo di Death
Wish del 1974, e ha continuato ad avere successo anche in
questi anni. Giustiziaprivata
(qui
la recensione) del 2009, ad esempio, è uno dei casi più
interessanti, interpretato da attori del calibro di Gerard Butler e Jamie Foxx. Il film è incentrato sul
Clyde di Butler, che ha assistito all’omicidio
della moglie e della figlia davanti ai suoi occhi, ma dopo che il
sistema ha lasciato andare il loro assassino a cuor leggero, giura
una vendetta epica.
Giustiziaprivata pone dunque domande interessanti sul
sistema giudiziario e gioca con le simpatie del pubblico. Dato
tutto quello che ha subito il protagonista, è difficile non fare il
tifo per lui, ma gradualmente diventa così mostruoso che gli
spettatori si schierano in seguito con il Rice di
Foxx. Detto questo, Rice ha deciso di essere clemente con
l’assassino della famiglia di Clyde, il che ha portato in parte a
tutto il pasticcio. La campagna di Clyde inizia quindi con la
tortura e l’omicidio del suddetto assassino, ma nonostante
l’arresto, riesce in qualche modo a colpire e uccidere altre
vittime, come un giudice o l’assistente di Rice,
Sarah.
Cosa succede nel finale di
Giustizia privata
Giustiziaprivata rivela che Clyde ha lavorato per un
periodo per la CIA ed è un esperto in grado di progettare e
commettere omicidi elaborati. Rice si rende conto che deve essere
stato un suo progetto se Clyde è stato mandato in isolamento.
Insieme al detective Dunnigan (Colm
Meaney, Con Air) scopre che Clyde possiede una proprietà
vicino alla prigione in cui è detenuto e trova un tunnel che passa
sotto di essa, costruito nel corso degli anni. Clyde usciva dunque
di nascosto per commettere personalmente gli omicidi prima di
tornare in cella.
Colm Meaney e Jamie Foxx in Giustizia privata
Rice e Dunnigan apprendono che
l’uomo ha intenzione di colpire il municipio e devono dunque
trovare una bomba che ha piazzato lì per colpire il sindaco. Il
film si conclude con Rice che cambia quindi le carte in tavola e
incontra Clyde nella sua cella. Fa un ultimo appello all’uomo
affinché smetta di fare quello che sta facendo e si arrenda,
insistendo sul fatto che se attiverà la bomba, se ne pentirà per il
resto della sua vita. Dichiara inoltre di non voler fare più
accordi con gli assassini, cosa che Clyde aspettava da tempo di
sentire.
Clyde afferma di aver preso comunque
la sua decisione e attiva la bomba. Rice allora gli ripete che
conviverà con questa sua scelta per tutto il resto della sua vita
e, chiudendo la porta della cella, aggiunge “cioè per i
prossimi ultimi 25 secondi“, allontanandosi di corsa. Shelton
sentendo un rumore metallico provenire dal tunnel si accorge subito
dopo che Rice ha collocato la bomba sotto il letto della cella e
che non può nemmeno scappare dal tunnel, dato che il passaggio è
stato bloccato da Dunnigan: l’ingegnere si siede sul letto e,
guardando il braccialetto di sua figlia (unica cosa rimastagli),
viene avvolto dalle fiamme.
Nell’epilogo viene mostrato un Rice
provato dalla dura esperienza, che gli ha comunque insegnato a
discernere le priorità nella vita ed a mettere il bene davanti a
ogni cosa. Il film si conclude con una scena in cui finalmente Rice
assiste al concerto di sua figlia, assieme alla moglie Kelly,
lasciando così intendere che le sue priorità sono cambiate e
cercherà ora di essere non solo un uomo migliore, ma anche un
marito e un padre più affettuoso.
Il vero significato del finale di
Giustizia privata
In molti film di vendetta di
vigilanti, le persone che hanno subito un torto se la prendono con
altri responsabili del loro dolore. Tuttavia, ciò che Clyde ha
fatto è andato oltre e ha oltrepassato il limite, diventando a sua
volta un mostro. Clyde non era semplicemente disposto a fare del
male a coloro che avevano permesso a un assassino di cavarsela con
una pena più lieve, ma era disposto a fare del male anche a
chiunque lo ostacolasse. I danni collaterali non erano un problema,
e lui era cattivo quanto l’assassino originale.
Gerard Butler in Giustizia privata
Clyde non poteva più essere
considerato un eroe, anche se all’inizio era giustificato.
Tuttavia, c’è un altro aspetto del finale che colpisce. Rice è in
definitiva responsabile della rabbia di Clyde quando fa un accordo
con un assassino. Alla fine, Rice dice di non scendere più a patti
con gli assassini, compreso Clyde, ma nonostante ciò supera
comunque il limite per un’ultima volta. Quando mette la bomba nella
cella di Clyde, è di fatto lui ad ucciderlo, oltrepassando a sua
volta il limite diventando lo stesso mostro che aveva cercato di
fermare. Si può però immaginare che questo evento rimanga un unicum
e che Rice passerà la sua vita a rimediare a questa macchia.
Giustizia privata
ha quasi avuto un finale diverso
Il finale di Giustizia
privata è quasi stato molto diverso da quello che si vede
nel film. Sebbene sia l’unica area in cui critica e pubblico
concordano nel ritenere che il film non sia stato all’altezza delle
aspettative, il finale alternativo avrebbe potuto mettere d’accordo
tutti. Il tema principale del film è il fallimento del sistema
giudiziario e il modo in cui ha distrutto un uomo buono, portandolo
a compiere azioni molto cattive. Anche quando era la vittima
originaria, la sua punizione è stata peggiore di quella di coloro
che hanno commesso i crimini originali, il che non è stato un buon
messaggio da inviare alla fine.
Sembra che Giustizia
privata sia passato attraverso diverse versioni prima che
il regista F. Gary Gray decidesse per questo
finale. Si diceva che Jamie Foxx avesse richiesto questo nuovo
finale, in cui il suo personaggio uccideva Clyde per salvare i
cittadini del municipio. Questo sembra non essere vero, ma c’era un
finale diverso in cui Rice uccideva Clyde in un combattimento corpo
a corpo. Questo finale si concludeva poi con l’arresto di Rice per
omicidio, ma stringe poi un accordo con il nuovo procuratore
distrettuale, il che significa che è diventato lui il nuovo Clyde.
Questa conclusione eliminava il lieto fine di Rice e lo rendeva
dunque il nuovo assassino.
Subito dopo la sua uscita, il 13
marzo 2025, Adolescence ha fatto parlare di sé,
diventando la serie TV di tendenza del momento e ottenendo anche un
punteggio di critica del 100% su Rotten Tomatoes. La serie racconta
la storia di Jamie Miller, un tredicenne accusato
dell’omicidio di un compagno di classe. In soli quattro episodi, la
serie esplora non solo il viaggio di Jamie, ma anche le conseguenze
sulla sua famiglia, sui suoi amici e sui detective che si occupano
del caso. Dopo aver visto la nuova miniserie di Netflix, Adolescence, gli
spettatori potrebbero desiderare altri strazianti drammi
polizieschi da vedere, e le seguenti cinque serie Netflix che
elenchiamo qui di seguito sono perfette per questo scopo.
Oggi sono davvero innumerevoli i
drammi polizieschi che si possono vedere, ma quando si tratta di
Adolescence, i titoli da vedere dopo devono essere
un po’ più specifici. Per esempio, alcune delle migliori opere di
accompagnamento sono quelle che parlano di criminalità, ma anche di
giovani coinvolti nella criminalità. Inoltre, l’ambientazione di
Adolescence e la sua attenzione al perché le
persone commettono crimini sono altri elementi che dovrebbero
comparire in un solido seguito. Le cinque serie di Netflix qui
proposte possiedono tutto ciò, offrendo evidenti legami con
Adolescence e i suoi temi.
Una serie Netflix
che ha una premessa molto simile ad Adolescence è
Una famiglia quasi normale (qui
la recensione). Distribuito nel 2023, questo dramma svedese
segue i Sandell, una coppia apparentemente normale la cui vita
viene sconvolta quando la figlia quindicenne diventa la principale
sospettata di un omicidio. Nel corso di sei episodi, il pubblico
assiste alla lotta dei Sandell per proteggere la figlia, anche a
costo di nascondere la verità.
Una famiglia quasi
normale non ha le stesse recensioni positive di
Adolescence, ma è un compagno molto sensato per la
serie. Entrambe prendono in considerazione l’idea di un giovane che
commette un crimine orribile e la ricerca della verità che ne
consegue. La grande differenza che distingue Una famiglia
quasi normale da Adolescence è il fatto
che i Sandell sono più preoccupati di salvare la figlia che di
risolvere il crimine vero e proprio, il che è diverso dal senso di
realismo e giustizia di Adolescence.
Adolescence
presenta diversi momenti intensi nel corso delle sue quattro
puntate, ma una scena che spicca particolarmente è l’interrogatorio
di Jamie nel primo episodio. Chi è rimasto
particolarmente affascinato da questa scena e dai metodi utilizzati
dall’ispettore Bascombe di Ashley
Walters dovrebbe allora dare un’occhiata a
Criminal: Regno Unito. Questa serie di due
stagioni si svolge esclusivamente all’interno di una suite di
interrogatori della polizia, dove il pubblico vede i sospetti messi
in posizioni difficili.
Certo, Criminal: Regno
Unito rinuncia a molti degli elementi principali di
Adolescence. Non c’è una trama generale e non c’è
un focus particolare sui giovani e sul crimine. Tuttavia, la serie
cattura molto dell’essenza della nuova serie Netflix. Ci sono casi
che devono essere risolti e criminali che i detective sono ansiosi
di risolvere. In questo senso, Criminal: Regno
Unito è altrettanto avvincente e tesa di
Adolescence.
Mindhunter
Per chi cerca altri drammi
polizieschi di alta qualità su Netflix, Mindhunter
è un must da guardare. La serie thriller si svolge negli anni ’70 e
segue gli agenti dell’FBIHolden Ford e Bill Tench, che
fanno parte dell’Unità di Scienze Comportamentali dell’FBI.
Insieme, i due uomini portano avanti un progetto in cui
intervistano i serial killer, sperando di ottenere maggiori
informazioni sulla loro mentalità e sulle loro motivazioni. In
definitiva, il loro lavoro porta a quello che oggi è noto come
criminal profiling.
Ancora una volta,
Mindhunter potrebbe non avere i legami più ovvi
con Adolescence, ma il loro rapporto va oltre la
semplice trama. In fondo, entrambe le serie si interessano al
perché i criminali commettono crimini. Proprio come Ford e Tench
imparano a conoscere assassini agghiaccianti,
Adolescence si addentra nella personalità di Jamie
e negli eventi che hanno portato al suo presunto crimine. Entrambe
le serie sono intense e inquietanti, ma trattano i loro personaggi
con il massimo rispetto e umanità.
Unbelievable
Owen Cooper, che
interpreta Jamie in Adolescence,
è una delle parti migliori della serie. Un’altra serie che vanta un
incredibile giovane attore nel ruolo di protagonista è
Unbelievable. La serie è incentrata su Kaitlyn Dever nel ruolo di Marie
Adler, un’adolescente che denuncia di aver subito una
violenza sessuale, salvo poi ritrattare la sua dichiarazione. Con
molti che la accusano di essere una bugiarda, una squadra di
detective donne si mette alla ricerca della vera storia.
Unbelievable
condivide molto DNA di Adolescence. Proprio come
Jamie, Marie si trova nel mezzo di un’indagine criminale che
potrebbe non essere così clemente come spera. A causa della sua
età, le conseguenze di ogni cosa sembrano gigantesche e
terrificanti. Fortunatamente, però, due detective si interessano
alla sua storia e scoprono una lunga storia di corruzione e
criminalità che tiene le vittime in silenzio e i criminali a piede
libero. Inoltre, Unbelievable vanta un altro
incredibile punteggio su Rotten Tomatoes, pari al 98%.
L’intensità cruda di
Adolescence è una delle qualità più sorprendenti
dello show, e potrebbe far venire in mente un’altra serie Netflix
che ha ottenuto elogi simili l’anno scorso: Baby
Reindeer. La serie racconta di Donny, un
giovane aspirante comico che inizia a essere perseguitato da una
donna ossessiva di nome Martha. Mentre il
sostentamento di Donny è in pericolo, gli vengono ricordati i
traumi del passato che ha lasciato andare troppo oltre, e deve ora
affrontare i suoi problemi per ottenere finalmente giustizia.
Come Adolescence,
Baby Reindeer è vulnerabile e scioccante. È un altro show che non
fa sconti, lasciando che il pubblico assista a momenti davvero
inquietanti. Tuttavia, queste scene cupe sono importanti perché
piene di realismo. Ricordano che il crimine non è solo una finzione
televisiva, ma ha effetti reali sulle persone e può non essere così
chiaro come appare sullo schermo. In questo, Baby
Reindeer è molto simile ad
Adolescence.
Recita da più di dieci anni
Jack Quaid, ma solo negli ultimi cinque ha messo a
segno una serie di ruoli in popolari film e serie che gli hanno
permesso di ottenere grande notorietà. Spaziando dal dissacrante
The
Boys al thriller Scream, dal drammatico
Oppenheimer al fantascientifico Companion e fino alla commedia d’azione
Mr. Morfina, senza dimenticare
il tanto doppiaggio svolto, Quaid si è affermato come uno dei più
convincenti everyman dello schermo, dando
continuamente prova di grandi capacità.
2. È noto per aver recitato
e doppiato alcune serie TV. All’inizio della sua
carriera l’attore ha recitato nella serie comedy Sasquatch
Sketch Comedy (2014-2015), per poi comparire anche
in Criminal Crimes (2015), The Fantastic
Adventures of Foolish Gentlemen (2016),
Vinyl (2016), Workaholics (2017) e
The Tap (2017). Nel 2019 assume il ruolo di Hughie
Campbell nella serie The
Boys, con
Karl Urbane Anthony
Starr. Ha poi anche lavorato come doppiatore per le
serie Harvey Girls per sempre! (2019-2020), Star
Trek: Lower Decks (2020-2023), Star Trek
Logs (2021-2022) e My Adventures with
Superman (2023), dove dà voce proprio al supereroe
protagonista.
Jack Quaid ha recitato in Hunger Games
3. Ha subito un infortunio
prima delle riprese.Hunger Games è stato il primo progetto di Quaid, dove
ha interpretato uno degli antagonisti. In un’intervista a IGN,
l’attore ha raccontato la sua esperienza, che ha incluso un brutale
infortunio prima delle riprese. Il giorno prima di esse, infatti,
l’attore allora diciannovenne si stava allenando con una palla
medica quando questa rimbalzò troppo in alto e gli ruppe il naso.
L’attore ritiene che il suo naso “non abbia mai più avuto lo
stesso aspetto” e ha persino sottolineato che in alcune scene
si può notare come gli si gonfiasse per il trauma subito.
4. Il ruolo di Hughie era
stato pensato per un altro attore. Il ruolo per cui
oggi Quaid è maggiormente noto è quello di Hughie nella
serie The
Boys. In realtà, però, nel fumetto il personaggio ha le
sembianze di Simon
Pegg e doveva essere proprio lui ad interpretarlo in
quello che doveva essere un film. Il progetto, tuttavia, tardò a
svilupparsi e quando alla fine venne riadattato come una serie Pegg
era ormai troppo anziano e quindi venne scelto per interpretare il
ruolo del padre di Hughie.
5. Vorrebbe smettere di
apparire nudo nella serie. Nel corso delle quattro
stagioni ad oggi realizzate di The
Boys, c’è sempre un momento in cui lo Hughie di Quaid
finisce con il ritrovarsi nudo. In vista della quinta stagione,
l’attore ha dunque affermato: “Oh, cavolo, vorrei che la nudità
finisse. Il mio sedere ha avuto un sacco di tempo sullo schermo e
non è un granché, capite cosa intendo“. Quaid ha inoltre
rivelato di aver chiesto ai suoi genitori di non guardare la serie
proprio per via della sua nudità.
Jack Quaid ha recitato in Oppenheimer
6. Ha interpretato un noto
scienziato. In Oppenheimer, il film di Christopher
Nolanpremiato agli Oscar, Quaid ha interpretato
Richard Feynman, fisico teorico che ha lavorato
nella Divisione Teorica di Los Alamos e premio Nobel per la fisica
nel 1965. L’attore, nei panni di questo importante scienziato,
viene mostrato mentre suona i bonghi più volte durante il film.
Oltre alle sue capacità nel campo della fisica, Feynman era infatti
noto per essere un prolifico suonatore di bongo, cosa dunque
riportata anche nel film.
Jack Quaid protagonista di Mr. Morfina
7. Ha imparato a non reagire
al dolore. Per perfezionare il suo ruolo in Mr. Morfina, è stato necessario
per Quaid acquisire un set di abilità non convenzionali. “Jack
ha dovuto ricablare il suo cervello in modo da poter ricevere un
pugno e non indietreggiare”, ha raccontato Robert Olsen, uno
dei registi. “Per tutta la vita come attore, ti viene detto di
vendere il colpo, e quando ricevi un pugno, trasali, vendi il
dolore. Ha dovuto lavorare con il nostro coordinatore degli stunt,
Stanimir Stamatov, per disabituarsi a questo”.
9. Ha una relazione con la
sua collega di The Boys. Sebbene non sia chiaro
quando Quaid e Claudia Doumit abbiano iniziato a
frequentarsi, la coppia è decisamente nata sul set di The
Boys, in cui Quaid interpreta Hughie Campbell e Doumit è
invece Victoria Neuman. Ad ogni modo, i due starebbero insieme dal
2022 e si sono dimostrati da subito una coppia molto affiatata,
mantenendo però anche una certa riservatezza sulla loro vita di
coppia.
L’età e l’altezza di Jack Quaid
10. Jack Quaid è nato il 24
aprile 1992 a Los Angeles, California, Stati Uniti.
L’attore è alto complessivamente 1,85 metri.
Attenzione! Questo articolo
contiene spoiler per l’episodio 6 di The White Lotus – Stagione
3
Le visioni di Timothy Ratliff che
vede se stesso morire nell’episodio 6 di The White Lotus – Stagione 3 sono collegate
alla sua trama e potrebbero suggerire cosa accadrà in futuro. Di
tutti i membri del cast, Timothy sta vivendo il periodo più
stressante. Sebbene l’episodio 6 aumenti un po’ la tensione tra
Laurie e Jaclyn dopo che quest’ultima ha dormito con Valentin ed
esplori alcune delle ricadute della trama dell’incesto di The White
Lotus, la settimana di Timothy continua ad andare di male in
peggio.
La vacanza di Timothy nella
terza stagione di The White Lotus continua a essere
sconvolta, se non per i suoi crimini da ricattatore e truffatore
che vengono alla luce, per il peso mentale che questo sta avendo su
di lui. Il quasi suicidio di Timothy nell’episodio 5, lo ha
dimostrato senza ombra di dubbio, con l’episodio 6 incentrato sul
suo stato mentale. Mentre sembra esserci una qualche forma di
chiarezza per Tim, l’episodio 6 non fa che spingerlo ulteriormente
verso un percorso doloroso con visioni di morte imminente.
Perché Tim ha una visione di
suicidio all’inizio dell’episodio 6 di The White Lotus – Stagione
3
The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky
Innanzitutto, Tim si immagina steso
morto dopo essersi sparato alla testa, e poi viene trovato da una
Piper e Victoria addolorate. La scena è incredibilmente inquietante
e presenta alcune performance brutalmente reali di Parker Posey e
Sarah Catherine Hook,
ma la domanda sul perché Tim abbia immaginato questo rimane. Il
motivo è legato al suo tentativo di suicidio alla fine
dell’episodio 5. Se Victoria non avesse interrotto Tim, sarebbe
stato a pochi secondi dal rendere la sua visione realtà.
Ovviamente, è ovvio che Tim si trova
in un momento di buio mentalmente, abbastanza da tentare di
togliersi la vita. Solo perché è stato interrotto non significa che
questi sentimenti se ne andranno. Naturalmente, uno spazio mentale
così traumatico e la consapevolezza di aver tentato il suicidio
rimarranno con Tim, spiegando perché ha immaginato di farlo
all’inizio dell’episodio 6. Il coinvolgimento di Piper e Victoria
mostra anche come Tim stia pensando a cose che non sono state
evidenziate nell’episodio precedente, come il modo in cui le sue
azioni avrebbero influenzato la sua famiglia.
Perché Tim in seguito ha una
visione di uccidere Victoria
Più avanti, Tim ha un’altra visione
che riguarda la morte. Questa volta, immagina di usare la pistola
che ha rubato nel
finale dell’episodio 4, per sparare a Victoria mentre dorme.
Tim si scusa e dice di amare Victoria mentre lo fa, prima di
puntare la pistola alla propria testa e premere il grilletto. Saxon
arriva alla villa e scuote Tim dalla sua immaginazione, con questa
visione che si collega a una conversazione che lui e Victoria hanno
avuto in precedenza nell’episodio e legata ai crimini che ha
commesso.
Victoria menziona che Piper non
vorrà vivere in Thailandia senza le comodità dei soldi della sua
famiglia. Victoria poi continua dicendo che se dovesse vivere una
“vita scomoda” lei stessa preferirebbe non viverla affatto. Timothy
è visibilmente turbato da questo a causa della possibilità molto
concreta che la sua famiglia perda la sua fortuna a causa delle sue
azioni con Kenny Nguyen. Qui sta il simbolismo della seconda
visione di Timothy.
In un certo senso, Timothy che spara
a Victoria insieme a sé è una forma di pietà nella sua mente. Tim
sta lottando per far fronte alla realtà che le sue azioni avranno
delle ramificazioni sulla sua famiglia, e la prima visione del suo
suicidio è stata un modo per sfuggire a quelle conseguenze. Dopo
aver sentito che Victoria odierebbe vivere senza ricchezza, la
mente di Timothy la aggiunge allo scenario oscuro come un modo per
“risparmiarla” dalla vita che dovrà vivere se lui viene dichiarato
colpevole.
La conversazione di Tim con il
monaco si aggiunge ai suoi pensieri sulla morte
Per sviluppare
ulteriormente il concetto di Timothy che pensa alla morte nella
terza stagione di The White Lotus, l’episodio lo
fa parlare con il monaco con cui Piper desidera vivere in
Thailandia. Timothy chiede di Piper, prima di chiedere al monaco
cosa succede dopo la morte degli umani. Il monaco dice a Tim che
ogni nascita è una goccia d’acqua che esce dal vasto oceano
sottostante. Con l’avanzare dell’età, la goccia raggiunge il suo
apice e inizia a ricadere nell’oceano, con la morte che riunisce
una persona alla più ampia coscienza dell’universo.
Il monaco dice a Timothy che questo
rende la morte una felice riunione, quasi come se qualcuno venisse
accolto di nuovo a casa. Questa conversazione colpisce molto Tim e
potrebbe persino indicare che sta cercando di giustificare il suo
suicidio o la seconda visione che coinvolge un omicidio-suicidio.
Come accennato, Tim sta lottando per accettare che la sua vita vada
così com’è e sta potenzialmente iniziando a vedere la morte come
una via di fuga o, in effetti, un felice ritorno.
Tim morirà davvero nella terza
stagione di The White Lotus?
Tutte queste visioni e
parole di morte sollevano la questione se Timothy morirà davvero.
La vittima della terza stagione di The White Lotus
è stata anticipata all’inizio dell’episodio 1, con il furto della
pistola di Gaitok e il tentativo di suicidio che hanno portato
molti a credere che Tim sarebbe stata la persona ad affrontare una
fine prematura. Tuttavia, lo show è stato molto aperto sulle
esperienze di Timothy con la morte, specialmente dopo l’episodio 6,
suggerendo potenzialmente che sarà davvero la vittima di questa
storia.
Nonostante questo, penso ancora che
sarebbe troppo ovvio che Tim fosse la vittima della terza stagione
di The White Lotus. Ovviamente, più di un
personaggio potrebbe morire e quello di Tim potrebbe arrivare in un
momento diverso dall’apertura a freddo della stagione, ma dubito
che la sceneggiatura renderebbe così ovvio che Tim si sta esponendo
alla morte se dovesse davvero morire.
Jennifer Coolidge non è presente in The White Lotus – Stagione 3, ma il
nuovo ciclo ha effettivamente una perfetta sostituta per il suo
personaggio, ed è di gran lunga l’elemento più divertente del cast.
Come le altre stagioni di The White Lotus, la
terza stagione introduce un cast completamente nuovo di personaggi
unici, ognuno interpretato da un fantastico attore caratterista.
Tuttavia, Tanya McQuoid di Jennifer Coolidge è
scomparsa dopo la sua morte nella seconda stagione.
Tanya McQuoid è stata uno dei pochi
personaggi principali che è tornato nella seconda stagione di
The White Lotus dopo aver fatto il suo debutto
nella prima stagione, con ciò che molto probabilmente ha a che fare
con il fatto che è un personaggio preferito dai fan. Purtroppo,
Tanya è morta alla fine della
seconda stagione di The White Lotus, il che
significa che non è potuta tornare nella terza stagione. Mentre
Belinda Lindsey di Natasha Rothwell e Greg
Hunt di Jon Gries riappaiono, c’è un vuoto a forma di
Tanya nei cuori di molti fan di The White
Lotus.
Victoria di Parker Posey è
un’ottima sostituta di Tanya in The White Lotus – Stagione 3
Sebbene
Jennifer Coolidge non ci sia, Victoria Ratliff di
Parker Posey è un’ottima sostituta di Tanya in
The White Lotus – Stagione 3. Victoria Ratliff è
un nuovo personaggio nella terza stagione, è la madre della ricca e
rigida famiglia Ratliff. Nella terza stagione, la maggior parte
della storia di Victoria è incentrata sul suo tentativo di
localizzare il suo lorazepam scomparso, mentre suo marito cerca di
nasconderle il suo scandalo finanziario.
Victoria e Tanya hanno molte
somiglianze in The White Lotus. Entrambi i
personaggi sono diventati noti per i loro manierismi linguistici
unici, con tutti i tipi di umorismo che derivano dalle loro
battute. Sono anche entrambi personaggi incredibilmente ignari,
spesso non hanno idea di cosa stia succedendo intorno a loro. I due
personaggi hanno molto in comune, il che li rende entrambi i
personaggi più divertenti da guardare nelle rispettive stagioni di
The White Lotus.
Victoria e Tanya sono entrambe
persone piuttosto antipatiche, ma fantastici personaggi
Come molti personaggi di
The White Lotus, Victoria e Tanya sono entrambe
persone piuttosto antipatiche. Tuttavia, questo è il motivo per cui
sono così divertenti da guardare. Nella stagione 1 di The
White Lotus, Tanya approfitta di coloro che vede come
inferiori a lei. Tanya promette di aiutare Belinda ad avviare
un’attività di massaggi, anche se la abbandona completamente dopo
aver trovato Greg. Nella stagione 2, Tanya è maleducata e insulta
Portia, rendendola ancora più antipatica.
Nel frattempo, Victoria ha molti
difetti simili, è maleducata, snob e crede di essere migliore di
molti a causa della sua classe sociale. Victoria è troppo sicura di
sé e inconsapevole, creando alcune dinamiche interessanti in cui è
sicuramente l’antagonista. Mentre questi tratti rendono Victoria
una cattiva persona, la rendono un personaggio divertente, il che
significa che è la perfetta sostituta di Tanya in The White
Lotus – Stagione 3.
Di vendicatori privati e agenti
speciali il cinema è sempre stato pieno, trovando ad ogni nuova
generazione i propri più intrepidi esemplari di uomini o donne in
grado di ottenere giustizia con le loro sole mani. In anni recenti
è toccato a personaggi come John Wick, il Robert McCall
di The
Equalizer, il Bryan Mills di
Taken o alla Lorraine Broughton di
Atomica
bionda ricoprire tale ruolo, affermandosi come macchine da
guerra pronte a combattimenti di ogni sorta pur di portare a
termine la propria missione. È dunque interessante che a loro
faccia ora seguito un personaggio tanto improbabile quanto quello
protagonista di Mr.
Morfina.
Nel film diretto da Dan
Berk e Robert Olsen – duo affermatosi per
gli horror Malvagi e Non siamo
soli – l’eroe di turno ha infatti il solo merito di non
provare il benché minimo dolore per via di una particolare
patologia. È questo il suo unico “superpotere”, presentandosi per
il resto come una persona con un coraggio tanto esile quanto il suo
fisico. Eppure, è un personaggio che presenta diversi elementi
inaspettati, all’interno di un film che, pur muovendosi su un
terreno narrativo quantomai semplice, riesce a regalare più di
qualche momento di buon intrattenimento.
Amber Midthunder e Jack Quaid in Mr. Morfina
La trama di Mr.
Morfina: farsi male per amore
Protagonista del film è dunque
Nathan Caine (Jack
Quaid), un introverso affetto da insensibilità
congenita al dolore, che lavora come vicedirettore in una
cooperativa di credito di San Diego. Qui lavora anche
Sherry Margrave (Amber
Midthunder), dalla quale Nathan è attratto ma si tiene a
distanza per via della sua condizione e della sua inesperienza con
le donne. Quando però anche Sherry dimostra di essere
romanticamente interessata a lui, la vita di Nathan sembra prendere
un’inaspettata piega positiva. A spezzare questo idillio arriva
però una rapina in banca che culmina con il rapimento di Sherry. A
quel punto, Nathan deciderà di sfruttare la sua condizione per
andare a salvare la donna di cui si è innamorato.
Vogliamo vedere il sangue!!!
Come si può intuire da questa
sinossi, il film è di base il racconto di un uomo che si lancia al
salvataggio della donna amata e rapita. Tutto qui. Non ci sono
ulteriori elementi narrativi che complicano la cosa (se non un
colpo di scena ben organizzato) nella sceneggiatura di Lars
Jacobson, qui alla sua prima volta con un grosso film di
Hollywood. Su questo modello – a partire dal quale si sono
costruiti innumerevoli film – Jacobson applica però la
particolarità di un protagonista incapace di sentire dolore. È
ovviamente questo che rende il film intrigante e avvincente, tolto
il quale resterebbe ben poco.
Nella visione di Mr.
Morfina non bisogna dunque aspettarsi acrobazie narrative
o un particolare spessore dei personaggi. Gli stessi villain,
d’altronde, sono dei semplici criminali – guidati però da un
convincente Ray Nicholson (figlio di Jack Nicholson). Siamo piuttosto qui per il
sangue, per godere o rabbrividire dinanzi alle situazioni mortali
in cui si caccia questo improbabile eroe. Insomma, è chiaro che il
solo interesse che si può avere nei confronti di questo film per
vedere quanto male può ridursi il povero Nathan.
Jack Quaid in Mr. Morfina
Jack Quaid perfetto protagonista di
Mr. Morfina
E da questo punto di vista il film
certamente non delude. Pur con il preciso intento dei registi di
non allontanarsi mai dal reale, ma anzi di far sì che ogni colpo
inferto a Nathan sia premeditato e ben rappresentato, Mr.
Morfina offre una convincente sequela di situazioni che,
tra il divertente e il raccapricciante, tengono alta l’attenzione e
l’interesse nei confronti del film. Su tutte, le trappole che
Nathan fa scattare all’interno dell’abitazione di uno dei
criminali, o ancora sequenza – forse la più dolorosa da vedere –
nel laboratorio di tatuaggi che lo vede diventare un improbabile
“Wolverine”.
Momenti che confermano, come si
diceva, che il primario obiettivo del film è quello di offrirci
questo protagonista e il suo corpo martoriato in tutte le sale,
facendo volentieri dimenticare tutto il resto. Il merito è anche di
Jack Quaid, perfetto everyman scelto
dai registi grazie alla serie The
Boys, dove interpreta un Hughie continuamente coperto di
sangue e maltrattato ma anche dotato di una sua esplosiva carica
energica. Quaid, con il suo fisico slanciato ma esile e i suoi modi
di fare gentili, si dimostra l’interprete giusto per un ruolo di
questo tipo, favorendo quel contrasto che rende ancor più
intrigante e riuscito il film.
Indubbiamente, come si diceva,
Mr. Morfina non propone molto altro oltre questo
(se non un’altra bella prova attoriale di Amber
Midthunder dopo Prey) e si
notano una serie di lungaggini che rallentano talvolta il ritmo, ma
risate e intrattenimento sono assicurati. Si potrebbe infine
guardare a Nathan come ennesimo rappresentante di una generazione
che si sta finalmente allontanando dallo stereotipo del maschio
duro e spietato (qui presente con il personaggio di Nicholson),
abbracciando piuttosto quelle fragilità umane troppo spesso
nascoste. Un elemento che, questo sì, conferisce al film qualcosa
su cui riflettere.
L’ultimo film diretto dalla coppia
di registi Dan Berk e Robert
Olsen, Mr.
Morfina (qui
la spiegazione del finale), uscirà il 27 marzo 2025. Questa
commedia d’azione segue la storia di Nathan, che nasce con una
condizione insolita che gli impedisce di provare alcuna sensazione
dolorosa sul corpo. Tuttavia, quando la sua ragazza viene rapita
durante una rapina in banca, lui lotta con le unghie e con i denti
per salvarla, usando la sua condizione fisica a suo vantaggio.
Uscito a metà marzo negli Stati
Uniti, Mr.
Morfina ha ricevuto una valutazione favorevole di
7,1/10 su IMDb e un totale dell’81% su Rotten Tomatoes. Il film ha
un cast di attori di talento, tra cui Jack Quaid, Amber
Midthunder, Jacob Batalon e molti altri. Scopriamo
maggiori dettagli sul cast e sui personaggi di Mr.
Morfina.
Guida al cast e ai personaggi di
Mr.
Morfina: chi interpreta chi nel film d’azione e
commedia?
Jacob Batalon nel ruolo di
Roscoe
Angourie Rice, Jacob Batalon and Zendaya in Columbia Pictures’
SPIDER-MAN: FAR FROM HOME.
In Mr.
Morfina, l’attore Jacob Batalon
interpreta il ruolo di Roscoe. È un caro amico di Nathan nel film,
inizialmente un amico virtuale. Tuttavia, a causa del
rapimento della compagna di Nathan, Sherry, questi due amici si
incontrano nel mondo reale, mentre Roscoe lo aiuta a trovare
Sherry.
Amber Midthunder
interpreta il ruolo di Sherry in Mr.
Morfina. Lavora con Nathan e i due si frequentano.
Tuttavia, nel film, durante una rapina sul posto di lavoro, viene
tenuta prigioniera dai membri della rapina.
Amber Midthunder ha
lavorato in precedenza in film e serie tra cui The
Originals (2016), Legion (2017-2019),
The Ice Road (2021), Prey (2022),
Reserve Dogs (2022), Avatar: The Last
Airbender (2024), Opus (2025) e molti
altri.
Jack Quaid nel ruolo di Nathan
“Mr.
Morfina” Caine
Mr. Morfina – Jack Quaid
Per il ruolo di Nathan, non abbiamo
altri che Jack Quaid! Nathan, come si vede narrare nel
trailer del film, è “solo un ragazzo normale, con un lavoro
normale”, lavora in una banca. La sua compagna, Sherry, lavora con
lui. Tuttavia, durante una rapina in questa banca, deve salvare la
sua ragazza da quei rapinatori. Nathan nasce con una condizione
unica, a causa della quale non sente alcun dolore nel suo
corpo.
Jack Quaid è riconosciuto per il suo lavoro in
film e serie tra cui Hunger Games (2012),
Logan Lucky (2017), The
Boys (2019-presente), Batman: The Long
Halloween: Part One (2021), Scream
(2022), Spider-Man: Across the Spider-verse
(2023), Oppenheimer (2023),
Companion (2025) e molti altri.
Cast di supporto di Novocaine – Il
cast di supporto di Mr.
Morfina include:
Betty Gabriel come Mincy
Ray Nicholson come Simon
Matt Walsh come Coltraine
Conrad Kemp come Andre
Craig Jackson come Nigel
Evan Hengst come Ben
Lou Beatty Jr. come Earl
Garth Collins come Zeno
Jessica Leigh Stanley come cameriera
Chioma Antoinette Umeala come barista
Dylan Skews come agente 1
Margot Wood come donna anziana
Maria Vos come agente di tracciamento delle
chiamate
Mr.
Morfina, in sala dal 27 marzo con Eagle Pictures
(qui
la nostra recensione), è pieno di colpi di scena senza
sosta, indirizzando la storia verso un finale che lascia il
pubblico a tifare per l’eroe, Nathan Caine. Jack
Quaid ha finalmente la possibilità di avere un ruolo da
protagonista e le prime recensioni di Mr. Morfina
promettono un viaggio selvaggio per il personaggio di Quaid e per
il pubblico.
Il film segue un uomo di nome Nathan
Caine (Jack Quaid) che vive con insensibilità
congenita al dolore e anidrosi, che, a livello superficiale,
significa che non riesce a sentire dolore né è sensibile alle alte
o basse temperature. Dopo aver finalmente trovato il coraggio di
uscire con la collega che ama, Sherry (Amber
Midthunder), si rende conto che potrebbe perderla quando
viene rapita durante una rapina in banca. Prende la decisione
improvvisa di inseguire i rapinatori in modo da poterle salvare la
vita, ma non sarà una lotta facile. Nathan Caine si ritrova a
combattere con armi non convenzionali in una cucina di un
ristorante, in uno studio di tatuaggi e in una casa piena di
trappole esplosive. Ciò porta a un finale tanto sanguinoso quanto
divertente.
Come fa Nathan Caine a sopravvivere
in Mr. Morfina
La condizione di Nathan lo aiuta a
sopravvivere a una lotta mortale
Nonostante abbia subito
molte ferite che avrebbero dovuto ucciderlo, Mr. Morfina ha fornito
a Nathan Caine un’armatura nella trama, chiarendo subito che non
sarebbe morto. Tuttavia, si avvicina all’essere ucciso verso la
fine del film. Simon prende il sopravvento su Nathan, promettendo
di uccidere Sherry in seguito. Fortunatamente, Sherry si presenta
per salvare Nathan all’ultimo minuto.
La lotta passa a Sherry e Simon, con
la sorella che cerca di salvare l’uomo che ama. Nathan arriva alla
fine della lotta, usando l’osso del braccio per pugnalare il
rapinatore, un modo grottesco e memorabile per concludere
il climax di Mr. Morfina. Il fatto che Nathan e Sherry si
siano salvati a vicenda, invece di essere uno l’eroe e l’altra la
damigella, completa il ritratto del personaggio principale,
riaffermando il tema che le persone hanno bisogno l’una dell’altra
per sopravvivere.
Il film non mostra direttamente come
arriva all’ospedale, ma la spiegazione più logica è che Sherry ha
chiamato un’ambulanza. In entrambi i casi, il fatto che Nathan
Caine sopravviva in qualche modo all’intero film e non abbia
conseguenze permanenti dalle ferite è la parte meno realistica di
Mr. Morfina, nonostante il thriller d’azione incorpori molti spunti
di trama stupidi.
Il grande colpo di scena di Mr.
Morfina: il coinvolgimento di Sherry nella rapina e la spiegazione
del legame con i rapinatori
Sherry ha accettato il lavoro in
banca per ottenere informazioni sulla rapina
Sebbene inizialmente venga
presentata come l’interesse amoroso e la damigella in pericolo di
Nathan Caine, Mr. Morfina offre un divertente colpo di scena al
personaggio: lei è coinvolta nella rapina. Il trailer ha anticipato
il grande colpo di scena di Mr. Morfina facendo sì che i rapinatori
portassero via Sherry dalla banca senza puntarle una pistola alla
testa, e non la si vede legata. Nonostante ciò, il coinvolgimento o
meno di Sherry nella rapina sembra ambiguo quando si ritrova da
sola con i rapinatori. Sembra arrabbiata e provocatoria nei
confronti dei suoi rapitori. Tuttavia, alla fine della scena,
rivelano che è la sorella di Simon, uno dei cattivi.
Man mano che il film procede,
continuano a rivelare altre informazioni sulla rapina e sul suo
legame. Ha ottenuto il lavoro in banca in modo che potessero
ottenere il codice per il caveau. Sebbene non sia dichiarato
direttamente, il dialogo tra Sherry e Simon implica fortemente che
lei sia uscita con Nathan Caine solo per ottenere il codice da lui.
Nonostante il suo coinvolgimento nella rapina, Sherry ha una
parvenza di morale fin dall’inizio. Ha accettato di fare la rapina
solo se non avessero ucciso nessuno.
Perché Sherry tradisce i rapinatori
e salva Nathan
L’amore di Sherry per Nathan e i
suoi valori contribuiscono al suo tradimento
Sebbene inizialmente si
avvicini a Nathan per ottenere il codice della banca, Sherry si
innamora del suo collega nel giro di 24 ore. I due si legano perché
entrambi hanno aspetti di sé che vogliono nascondere. Nathan
condivide con Sherry di vivere con insensibilità congenita al
dolore e anidrosi. Sebbene sia leggermente meno cauta sul suo
segreto rispetto a Nathan, Sherry in seguito rivela di essersi
autolesionata. Il momento in cui mostra il suo stomaco, coperto di
cicatrici, a Nathan sembra profondamente intimo. Questa connessione
ha indubbiamente contribuito al tradimento del fratello da parte di
Sherry.
Inoltre, Sherry non sembra mai del
tutto a suo agio con la rapina, arrabbiandosi con Simon per il
fatto che ha ucciso il direttore della banca e diversi agenti di
polizia. Come Nathan Caine, non ha problemi con il furto. È a suo
agio con l’idea che Simon prenda i soldi e se ne vada se lascia che
tutti vivano. In definitiva, la differenza tra i valori di
Simon e Sherry sulla violenza implica che, in ogni scenario, lei lo
tradirebbe a un certo punto. La sua connessione con Nathan Caine
serve solo da catalizzatore per accelerare il processo.
Cosa significa la fine di Mr.
Morfina per il futuro di Nathan e Sherry
Nathan e Sherry sono ancora una
coppia alla fine di Mr. Morfina
La fine di Mr.
Morfina include due salti temporali che forniscono
dettagli sui futuri individuali di Nathan e Sherry, così come sulla
loro storia d’amore. Dopo aver ucciso Simon con l’osso del braccio,
Nathan perde conoscenza e si sveglia giorni dopo in ospedale.
L’agente di polizia che lo ha aiutato durante Mr. Morfina gli
rivela che se l’è cavata facilmente, ottenendo solo arresti
domiciliari e libertà vigilata per tutti i suoi crimini. Il film fa
un altro salto in avanti di un anno.
Nathan Caine è completamente guarito
senza conseguenze durature, che è una delle parti meno realistiche
del film di Jack Quaid. Ha ancora una stretta
amicizia con Roscoe, ma lo lascia nel bel mezzo di una lotta ai
videogiochi per andare a un appuntamento con Sherry. Il film poi
passa a Nathan e Sherry che festeggiano il loro anniversario nella
sala visite della prigione, confermando che stanno ancora insieme
dopo il tradimento di Sherry, l’omicidio di Simon da parte di
Nathan e la sua messa in prigione.
Nathan sta contando i giorni che
mancano alla sua uscita, dimostrando di essere innamorato di lei
tanto quanto lo era lei quando sono usciti per la prima volta.
Tuttavia, il fatto che mangi la crostata di ciliegie indica che non
sta trascorrendo il tempo in cui Sherry è in prigione per isolarsi
dalla società come prima. Sherry gli ha insegnato a correre dei
rischi e lui continua a farlo anche senza di lei al suo fianco.
Il vero significato del finale di
Mr. Morfina
Mr. Morfina dice agli spettatori
che i rischi valgono la gioia
Mr. Morfina rende
il suo messaggio chiaro all’inizio del film quando Nathan e Sherry
vanno al ristorante. Lui le dice che non può mangiare cibi solidi a
causa delle sue condizioni, e lei lo esorta a provarci. Nathan è
molto più felice dopo aver mangiato la crostata di ciliegie,
confermando il messaggio che non puoi vivere la tua vita nella
paura se questo significa non provare gioia.
Il finale di Mr. Morfina ribadisce
il tema due volte durante l’appuntamento di Sherry e Nathan nella
sala visite della prigione. Lui le mostra il tatuaggio finito,
raffigurante il cavaliere e la principessa che combattono per
salvarsi a vicenda. Sono in pericolo, ma ne vale la pena per via
del loro amore reciproco.
Poi, nell’inquadratura finale del
film, Nathan dà un morso alla crostata di ciliegie che ha portato
in prigione e sorride, con un chiaro riferimento alla scena
iniziale. L’inquadratura di Nathan che mangia la crostata è un
momento di ritorno piacevole e idealistico che consente al pubblico
di riflettere su quanto lontano sia arrivato il coraggioso
protagonista dalla prima volta che ha mangiato quel cibo.
È da poco su Netflix il film
LittleSiberia, una commedia nera
finlandese diretta da Dome Karukoski e incentrata sui
temi della punizione e del perdono, sul ciclo della redenzione che
sembra particolarmente difficile da ottenere ma sfuggente. I
personaggi mentono, truffano e si manipolano a vicenda, tutto per
un briciolo di felicità e per prospettive migliori che sembrano
impossibili da raggiungere nella loro piccola città. Tutti si
conoscono e i segreti non possono essere nascosti nell’oscurità
troppo a lungo. Nel film, dunque, Joel – uno dei
protagonisti – subisce un cambiamento radicale nella sua mentalità
e finalmente affronta la sua crisi esistenziale di fede.
La mancanza di fede di questo
pastore lo spinge a prendere misure drastiche nel corso della
storia, quasi come un modo per trovare una risposta a tutti i suoi
problemi. Tuttavia, più cede alla sua disperazione, più si rende
conto che la verità è sempre stata vicina al suo cuore. Invece, la
sua ossessione per il meteorite, proprio come il resto della città,
gli fa perdere di vista le cose importanti della vita. Verso i
momenti finali, il film si addentra dunque nella psiche interiore
di Joel e anche nella divina provvidenza che ha cercato come
rimedio a tutti i suoi problemi. Tuttavia, questo avviene al prezzo
di molte lotte, anche personali, spirituali ed emotive.
La trama di Little
Siberia
La storia inizia con un uomo
sdraiato sulla neve con un coltello che gli esce dal petto. Vediamo
una visione dell’Universo e dei suoi vari stadi evolutivi
attraverso miliardi di anni. Alla fine, una roccia si stacca da una
cintura di asteroidi e si dirige verso la Terra. Quattordici giorni
prima della nostra scena d’apertura, un uomo viene mostrato alla
guida di un’auto spericolata per le strade di una remota cittadina
chiamata Hurmevaara. Nel frattempo, una coppia sta facendo sesso
nella propria camera da letto. Improvvisamente, l’intero cielo
notturno inizia a brillare di un colore rosso brillante. L’autista
sbanda e si ferma prima di urtare una roccia sul ciglio della
strada.
Quando il bagliore si spegne,
l’autista si accorge che c’è un buco nel tetto dell’auto e nel
sedile del passeggero. Un meteorite è atterrato all’interno del suo
veicolo proprio prima che l’uomo finisse dritto contro la roccia.
Il mattino seguente, il pastore di nome Joel si reca dal suo
cliente, Matias. I due hanno una conversazione
esoterica che si conclude con la fuga del primo. Mentre si trova in
città, il protagonista viene poi segnalato da un uomo di nome
Jukkis, che vuole che si occupi del servizio di
guardia al museo. Il meteorite della notte precedente è stato lì
esposto e si prevede che porterà grande fortuna al villaggio. Il
pastore decide quindi di partecipare a un evento cittadino in cui
Jukkis parla dei benefici del meteorite.
Lì, la moglie di Joel,
Krista gli comunica una notizia scioccante: è
incinta. Il giorno seguente Joel si reca quindi dal suo medico con
la scusa di un controllo. La verità è che una ferita militare che
si è procurato in passato lo ha reso incapace di avere figli. Si
sottopone dunque ad alcuni esami per verificare se è ancora così.
Sapendo di essere sterile, Joel sospetta che la moglie possa averlo
tradito, soprattutto alla luce di questa gravidanza. A peggiorare
la situazione, a lezione di danza la vede scambiare qualche parola
con Raystis, un abitante della zona che gestisce
una palestra. Ma Joel non può preoccuparsi più di troppo di questo,
in quanto quella sera stessa deve fare da guardia al museo.
Quando tutti se ne vanno, passa
quindi un po’ di tempo da solo a fissare il meteorite. Veniamo così
a sapere che il pastore sta attraversando una grave crisi di fede
ed è alla ricerca di segni di Dio, di un miracolo. La sua
tranquillità viene interrotta da Tarvainen, l’uomo
che ha trovato il meteorite, che si ferma al museo per rivedere la
roccia, ma Joel lo manda via. Poco dopo, però, un gruppo di
rapinatori irrompe nell’edificio e fugge con qualcosa. Il pastore
li segue fino all’esplosione di un’auto. In seguito scopre che sono
fuggiti con una bomba a mano e non con il meteorite.
La spiegazione del finale di
Little Siberia: qual è il miracolo? Come fa Joel a
riaccendere la sua fede?
La crisi di fede di Joel attraversa
tutta la narrazione e rimane l’elemento più importante del suo
viaggio. Dopo anni in cui non è riuscito a concepire un figlio con
Krista, l’uomo ha perso la fiducia in un potere superiore, anche
quando predica la sua parola. Tutto ciò che desidera è un grande
gesto che dimostri l’esistenza di Dio. Tuttavia, è diventato così
cinico che anche l’atterraggio di un meteorite non ha un grande
effetto su di lui. Cerca invece qualcosa di monumentale e
impressionante, qualcosa che non possa essere confutato in nessun
modo. Con il passare del tempo, questo pensiero si rivela errato.
Joel si rende infatti conto di aver cercato un miracolo nel posto
sbagliato.
Il più grande segno della divina
provvidenza è sempre stato al suo fianco e gli ha tenuto compagnia
durante i suoi peggiori dolori: sua moglie, Krista. Joel non riesce
però a vedere la devozione della moglie nei suoi confronti perché
si concentra su tutte le cose negative della sua vita, la più
grande delle quali è la sua incapacità di dare un figlio a Krista.
Di conseguenza, ha sviluppato una profonda insicurezza su se stesso
e sulla sua relazione. Pensa che Krista sia disposta a lasciarlo in
qualsiasi momento a causa della sua infertilità. Di conseguenza,
inizia a credere che lei lo tradisca. Non riesce invece a
riconoscere la possibilità di un miracolo nella loro capacità di
concepire un figlio.
In un certo senso, quindi, la sua
infertilità e la sua crisi di fede si sono intrecciate in un
complesso pasticcio, alimentandosi a vicenda. Inizia a credere che,
qualunque cosa faccia, Krista non sarà mai felice con lui. Questo
gli consente una facile via d’uscita quando il meteorite atterra in
città. Si convince che la roccia sia un segno di Dio piuttosto che
il dolore che prova pensando alle sue mancanze. Joel impiega dunque
molto tempo per superare i suoi demoni. I suoi sentimenti
interiorizzati di inadeguatezza sono un misto di convinzioni
personali e di una devozione spirituale in declino. Di tanto in
tanto lo vediamo piangere davanti a Dio. È un segno che cerca
disperatamente delle risposte alla situazione desolante in cui si
trova.
In effetti, solo alla fine, quando
Krista e Joel iniziano ad affrontare più apertamente i loro
problemi, il pastore comincia a rendersi conto della follia del suo
pensiero. Rimane ostinatamente convinto che lei lo abbia tradito
per rimanere incinta, perché è quello che “vuole” credere. Pensa di
essere incapace di amarla perché non può darle ciò che vuole. Nella
sua testa, è una conclusione scontata che lei sia andata a letto
con Jukkis o Raystis per avere il bambino. A un certo punto, lo
accetta persino come qualcosa di naturale. Quando però Jukkis
rivela che anche lui è sterile, Joel si rende conto che molte delle
ipotesi che aveva in testa sono sbagliate.
Pensava che Krista avesse avuto un
figlio da un altro. Non ha mai pensato che a lui sarebbe potuto
accadere un miracolo. Nei momenti finali del film, Joel subisce un
cambiamento radicale nella sua mente, rendendosi conto di aver
sbagliato a credere nelle cose solo perché pensava di non meritare
amore e attenzione. La sua fede era forte solo quanto le sue
convinzioni gli dicevano. Dice a sua moglie che lei è il suo
miracolo. Per tutto questo tempo, è stato uno sciocco a non
accorgersi della cosa più importante della sua vita. Lei e il loro
bambino non ancora nato sono i miracoli che stava cercando. Invece,
ha perso la concentrazione e ha pensato che il meteorite fosse la
risposta a tutti i suoi problemi. Queste parole confermano il suo
amore per la moglie e la sua fede ritrovata.
Dopo che Jukkis passa da casa e
racconta a Joel della sua infertilità, il protagonista inizia a
rimpiangere gli ultimi scambi con Krista. Gli appare evidente che
lei non lo ha mai tradito. Tuttavia, a causa del precedente
ultimatum di lei che intendeva lasciarlo a meno che lui non
rinunciasse alla sua ossessione, crede che lei abbia mantenuto la
parola. Qualche istante dopo, riceve una telefonata da una persona
sconosciuta che gli dice di rubare il meteorite quella notte se
vuole rivedere sua moglie. Joel va quindi a trovare
Karolina al Golden Moon, dove scopre che la donna
è l’artefice della recente telefonata. Vuole la roccia per sé
perché si è stancata di vivere a Hurmevaara. Gli dà quindi
istruzioni dettagliate su cosa fare durante il furto.
Se lui seguirà i suoi ordini, gli
prometterà che uscirà da questa situazione come un eroe e che
riavrà sua moglie. Quella sera, dunque, Joel inizia il suo turno di
notte armato di un fucile con un solo colpo in canna. Come da
istruzioni di Karolina, trova un ladro che sta entrando dal retro:
Petar. Minacciandolo con il fucile, ordina a Petar
di attaccare le mani e la lingua a un palo di metallo congelato,
prevedendo che questo lo terrà occupato per un bel po’ di tempo.
Una volta all’interno del museo, si presenta Karolina e ordina a
Joel di rompere l’involucro di vetro intorno alla roccia. Lo fa
perché, in quel modo, non ci saranno impronte digitali per le
autorità e sembrerà un’effrazione. A sorpresa, anche Petar entra
nell’edificio, dopo essersi in qualche modo strappato la lingua e
le braccia dal palo.
Il trio viene però interrotto da
Tarvainen, che prende la pietra e fugge via. Joel
riesce però a trovare Tarvainen a casa sua, consolandolo riguardo
alle sue recenti riflessioni filosofiche ed esistenziali. La
situazione si calma momentaneamente, ma poi Tarvainen pugnala
improvvisamente Joel al petto. Ferito, il pastore insegue Tarvainen
nel fiume ghiacciato, cercando disperatamente di recuperare il
meteorite, l’unico modo per salvare Krista. Lì, il ghiaccio crolla
sotto i piedi di Tarvainen, che cade così nell’acqua gelida con il
meteorite. Joel, sopraffatto dalla disperazione e dalle ferite, si
sdraia sul ghiaccio. Ha di nuovo una visione grandiosa
dell’universo e della bellezza della vita.
A quel punto si riprende e torna a
casa. Riceve il messaggio che Krista sarà restituita a condizione
che Joel consegni la roccia alla palestra di Raystis. Per farlo,
decide allora di usare una roccia normale al posto del meteorite.
Giunto alla palestra, Joel nota che Raystis è stato agganciato a
una bomba a mano. Se smette di correre sul tapis roulant, la bomba
esploderà. L’uomo rivela di essere stato lui a rapire Krista perché
la sua azienda è sul punto di fallire. Ora Petar e Karolina l’hanno
però in pugno. Joel si reca quindi nel retro del negozio per
impedire che il loro piano vada a buon fine. I due entrano però in
una situazione di stallo quando Karolina mostra la sua vera natura
sparando a Petar.
Tutto ciò che vuole è una
possibilità di libertà. Fa quindi uscire Krista sotto la minaccia
di una pistola per recuperare la borsa con la pietra da Joel.
Tuttavia, Joel riesce a inviare un messaggio in codice a Krista,
dicendole di “piroettare” mentre usa l’unico proiettile del suo
fucile per abbattere Karolina, salvando così la vita di sua moglie.
Dopo un salto temporale, scopriamo anche che il pastore, nonostante
le ferite, è vivo e vegeto e conduce una felice vita familiare con
Krista e il suo bambino appena nato, avendo così ritrovato la fede
e la gioia di vivere.
Che cosa simboleggia il
meteorite?
All’inizio di Little
Siberia, tutti gli abitanti della città sono ossessionati
dalla piccola roccia e desiderano possederla per i loro scopi
personali. Alla fine, tuttavia, il meteorite giace sul fondo del
fiume ghiacciato, dimenticato dagli abitanti della città che hanno
trovato uno sbocco migliore per il loro entusiasmo. In un certo
senso, questo rappresenta la crescita della personalità di tutti,
in particolare di Joel. Il pastore era convinto che il meteorite
fosse un segno della presenza di Dio e un suo messaggio dal cielo.
Anche Tarvainen esprime la stessa idea a Joel. Tutti credono che la
roccia contenga una ricetta segreta per la salvezza. Tuttavia, dopo
una serie di lotte, il suo valore diminuisce nella mente di tutti
coloro che ne sono coinvolti.
Una recente aggiunta al catalogo di
film di Netflix
è Tre rivelazioni, un thriller con un piccolo ma
notevole cast di star sudcoreane. In esso, il pubblico segue le
vicende di due diversi personaggi. Uno è un pastore che crede che
punire i criminali non solo sia necessario, ma sia un atto di
intervento divino. Il secondo è un assassino a piede libero, il cui
passato è però tormentato e la cui psiche è tutto fuorché a posto.
Infine, c’è una giovane detective che è sulle tracce di un caso di
persona scomparsa, ma che è impantanata dai ricordi della sorella
che non è riuscita a salvare da un caso simile. In qualche modo,
queste due persone diverse trovano la strada per entrare l’una
nella vita dell’altra.
Tre rivelazioni
potrà avere un piccolo cast, ma è compensato da grandi nomi. Ad
esempio, il film è diretto da Yeon Sang-ho, la cui fama è dovuta
soprattutto alla regia del film horror del 2016 Train to Busan. Da allora, Yeon ha continuato a
realizzare film d’azione e di fantascienza dark, oltre a scrivere e
dirigere popolari K-drammi di Netflix come Hellbound e Parasyte: The Grey. Yeon è
affiancato da un premio Oscar d’eccezione quale Alfonso
Cuarón, che ha prodotto il film ed è noto per titoli come
Roma, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e Gravity. In questo articolo, scopriamo però di più sui
tre protagonisti di Tre rivelazioni.
Il thriller coreano inizia con
Min-chan, un pastore appassionato che accoglie
nella sua congregazione un criminale incallito,
Yang-rae. Tuttavia, quando Min-chan scopre che suo
figlio potrebbe essere scomparso, sospetta immediatamente di
Yang-rae e cerca di dargli la caccia, provocando però la sua
scomparsa. Il giorno seguente, si scopre che il figlio di Min-chan
è stato ritrovato, ma che in realtà è stato rapito un altro
bambino. La detective Yeon-hee indaga, turbata dal
caso di Yang-rae perché dietro la morte di sua sorella c’è proprio
lui. Da qui, Yeon-hee tenterà dunque a scoprire il ruolo di
Min-chan e Yang-rae nella scomparsa di
A-yeong.
Il cast e i personaggi di
Tre rivelazioni
Ryu Jun-yeol nel ruolo del pastore
Min-chan
Ryu Jun-yeol è nato
a Suwon, nella provincia di Gyeonggi, in Corea del Sud. Ha iniziato
a recitare nel 2012, ricoprendo ruoli minori in cortometraggi e in
televisione. Nel 2015 si è fatto notare per il suo ruolo nel
thriller mistery Socialphobia e subito dopo ha ottenuto il
ruolo di Kim Jung-hwan in Reply1988. Negli
ultimi anni, Ryu ha recitato in numerosi film, come A Taxi
Driver, The Night Owl e Alienoid. È anche
apparso nel dramma K 2024 di Netflix, The 8 Show. In
Tre rivelazioni, interpreta il pastore troppo
zelante Min-chan.
Shin Hyun-been è
un’attrice nata in Corea del Sud. Nel 2010, ha dato il via alla sua
carriera apparendo nel film commedia nera He’s On Duty,
che le è valso il premio come miglior attrice esordiente al 47°
Baeksang Arts Awards. Poco dopo, ha fatto il salto di qualità
recitando nel K-dramma Warrior Baek Dong-soo. Per i
successivi anni Shin è passata un po’ inosservata, finché non ha
avuto una seconda impennata di popolarità recitando nella serie
crime mystery Confession e nel medical dramaHospital Playlist.
Tre rivelazioni vede Shin nel ruolo della
detective traumatizzata Yeon-hee.
Shin Min-jae nei panni dell’ex
detenuta Yang-rae
L’ultimo membro importante del cast
di Tre rivelazioni è Shin
Min-jae. L’attore sudcoreano ha esordito nel 2016 con il
musical Delta Boys. Da allora, ha assunto diversi ruoli
minori in film come Night of the Undead e
Smugglers. In particolare, Shin ha collaborato con il
regista Yeon Sang-ho in tre diverse occasioni, apparendo in
Jung_E, Parasyte: The Grey e ora in Tre
rivelazioni. Il ruolo di Shin in quest’ultimo film è
quello dell’assassino ed ex detenuto di nome Yang-rae, che potrebbe
avere a che fare con il caso della persona scomparsa.
Jennifer Lawrence ha con Fidanzata in
affitto (qui la recensione) fatto il suo
debutto in una commedia a tutti gli effett, con un finale che
prende una gradita piega quando i personaggi superano i loro
ostacoli. Il film, diretto da Gene Stupnitsky da
una sceneggiatura scritta insieme a John Phillips,
è incentrato sulla Maddie della Lawrence, una
ragazza di Montauk che viene assunta per far uscire dal guscio
l’introverso diciannovenne Percy (Andrew
Barth Feldman) prima che parta per Princeton. Presentato
come una commedia sgangherata, Fidanzata in affitto è ricco
di battute emotive e di sviluppo del personaggio, mentre Maddie e
Percy trovano la loro sintonia e si stabiliscono in un’amicizia
genuina.
Il film ha una premessa semplice e
il suo conflitto nasce dopo che Percy scopre che Maddie, che sta
lottando finanziariamente ed è vicina a perdere la casa, lo ha
cercato solo dopo che i suoi genitori hanno pubblicato un annuncio
per aiutarlo prima di andare al college. Maddie aveva un disperato
bisogno dell’auto che i genitori di Percy le stavano offrendo, ma
alla fine del film i due si sono aiutati a crescere in modi
inaspettati. Lei è riuscita ad aprirsi emotivamente, pagando le
tasse sulla proprietà, vendendo la casa ai suoi amici e usando il
denaro per trasferirsi in California. Nel frattempo, Percy ha
invece acquisito fiducia e amici, riuscendo a uscire dalla sua
stanza senza temere lo stigma sociale.
Quando Percy pensa che lui e Maddie
abbiano una relazione, discutono l’opzione della distanza, ma
Maddie è contraria. Soprattutto perché Maddie sa che non hanno una
vera relazione sentimentale, ma anche perché non riesce a vedersi
di rimanere in contatto quando sono così lontani l’uno dall’altra.
Alla fine di Fidanzata in affitto, Percy dice quindi che
tornerà a Montauk per il Ringraziamento, ma Maddie sarà in
California, il che rappresenta un altro ostacolo alla loro
amicizia. Anche se i due probabilmente si terranno in contatto per
qualche mese, è possibile che Percy diventi troppo impegnato a
Princeton per potersi far sentire costantemente.
Anche Maddie avrà il suo bel da fare
per ambientarsi in California, soprattutto dopo aver vissuto tutta
la vita a Montauk. La loro separazione geografica non significa che
non rimarranno amici a lungo termine, ma è il tipo di amicizia che
ha permesso loro di uscire dalla propria strada, affrontando le
loro paure individuali in modo da poter andare avanti invece di
rimanere bloccati nel passato. La loro “relazione” è stata un
successo, quindi anche se non rimarranno vicini dopo essersi
separati nel finale, ricorderanno sempre i modi in cui si sono
aiutati a vicenda. In questo senso, Maddie e Percy saranno per
sempre amici.
Maddie (Jennifer Lawrence) e Percy (Andrew Barth Feldman) in
Fidanzata in affitto
Maddie si trasferisce in
California
Per tutta la durata di Fidanzata
in affitto, Maddie si rifiuta di vendere la casa di sua madre,
scegliendo di ricorrere all’aiuto che i genitori di Percy le hanno
promesso, in modo da poter lavorare come Uber e pagare le tasse
sulla proprietà della casa. Alla fine del film, però, Maddie decide
di vendere la casa e usa i soldi per fare le valigie e trasferirsi
in California, dopo aver ricevuto da Percy una lezione di vita. Si
rende infatti conto di essere rimasta bloccata nel passato,
incolpando ingiustamente tutti gli altri per le decisioni che ha
preso sulla sua vita. Maddie era arrabbiata per una buona ragione,
ma si era aggrappata al rifiuto del padre, che non voleva avere
niente a che fare con lei.
Trasferirsi in California era un
sogno irrealizzato per lei, ma solo quando riusce a liberarsi dalla
paura del cambiamento poté finalmente cambiare la sua vita. Maddie
si rese conto che non ha bisogno di essere contattata da suo padre
e che può risolvere le cose da sola con persone che le volevano
veramente bene. La vendita della casa di sua madre è il passo
finale per lasciarsi alle spalle il passato, permettendole di fare
passi verso il futuro. Cosa che richiedeva un grande coraggio, che
nel finale la ragazza ha dunque trovato.
Il piano dell’adozione di Milo da
parte di Maddie
All’inizio di Fidanzata in
affitto, Maddie tenta di adottare per finta il cagnolino
Milo nel tentativo di incontrare Percy. Tuttavia, nel finale,
Maddie finisce davvero per adottare Milo e portarlo con sé in
California, perché il cane ha nel mentre acquisito un valore
sentimentale per lei. Milo è una parte importante del suo viaggio
con Percy e probabilmente Maddie ha voluto adottare il cane per
ricordare l’amicizia che ha stretto con lui e tutto quello che
hanno passato insieme.
Anche se inizialmente non è in grado
di prendersi cura del cane, Maddie si assume la responsabilità di
Milo come non avrebbe saputo fare prima. La ragazza sa cosa
significa essere abbandonati, e promettere di adottare Milo ma non
farlo avrebbe portato a paragoni con suo padre, che decisamente non
è quello che lei vuole essere. Milo ha evidenti problemi, ma ha
anche la capacità di amare e di essere amato se gliene viene data
la possibilità, facendo eco alla linea emotiva di Maddie nel film.
Non solo Milo è un ricordo dell’amicizia che ha stretto con Percy,
ma il cane servirà anche a mantenere un legame con Montauk.
Maddie (Jennifer Lawrence) e Percy (Andrew Barth Feldman) in
Fidanzata in affitto
Fidanzata in affitto segna
un cambio di carriera per Jennifer Lawrence?
Come anticipato, Fidanzata
in affitto segna la prima commedia importante per Jennifer Lawrence. Il lato positivo ci è andato vicino, ma si trattava
più che altro di una commedia drammatica in cui l’attrice era
occasionalmente divertente. Questo film ha invece un’atmosfera da
commedia vecchia scuola, e la Lawrence riesce a essere sguaiata,
dura e decisamente divertente. Dopo aver recitato a lungo in film
drammatici, Fidanzata in affitto potrebbe segnare
un cambiamento di carriera per l’attrice, i cui ruoli più
importanti hanno incluso finora film in franchise come Hunger Games e X-Men e film drammatici come Red
Sparrow, Causeway e Madre!.
I prossimi progetti della Lawrence
non saranno commedie come questa, ma permetteranno all’attrice di
mettere in mostra le sue capacità recitative in una varietà di
generi oltre a quello drammatico. La Lawrence sarà infatti
protagonista di un dramma poliziesco e di un thriller horror,
rispettivamente con Mob Girl e Die, My Love.
Detto questo, il pubblico non deve aspettarsi che la Lawrence si
discosti troppo dai tipi di film che ha fatto in passato, poiché
l’attrice apparirà anche in drammi e biografie nel prossimo futuro.
Sembra che una commedia diretta non sia in programma a breve, ma
questo non significa che la Lawrence non possa tornare al genere
più avanti nella sua carriera.
Netflix ha recentemente aggiunto al suo
catalogo il thriller sudcoreano Tre Rivelazioni,
che pone diverse domande scottanti sulla moralità e sul crimine, ma
la più importante è cosa sia successo ad A-yeong.
Diretto da Yeon Sang-ho,
regista dell’acclamato Train to Busan, Tre Rivelazioni segue
le vicende di tre personaggi unici: un pastore troppo zelante, un
detective traumatizzato e un criminale incompreso. Quando una
giovane ragazza scompare, tutti e tre i personaggi vengono
coinvolti in una rete contorta di segreti, violenza e,
naturalmente, rivelazioni.
Il thriller coreano inizia con
Min-chan, un pastore appassionato che accoglie
nella sua congregazione un criminale incallito,
Yang-rae. Tuttavia, quando Min-chan scopre che suo
figlio potrebbe essere scomparso, sospetta immediatamente di
Yang-rae e cerca di dargli la caccia, provocando però la sua
scomparsa. Il giorno seguente, si scopre che il figlio di Min-chan
è stato ritrovato, ma che in realtà è stato rapito un altro
bambino. La detective Yeon-hee indaga, turbata dal
caso di Yang-rae perché dietro la morte di sua sorella c’è proprio
lui. Da qui, Yeon-hee tenterà dunque a scoprire il ruolo di
Min-chan e Yang-rae nella scomparsa di
A-yeong.
Cosa è successo ad A-yeong?
Il mistero più grande di
Tre Rivelazioni è dunque cosa sia successo ad
A-yeong. La dodicenne A-yeong appare per la prima volta nel film
mentre si reca in chiesa, seguita da Yang-rae. Dopo la funzione,
sembra tornare a casa con i suoi amici, ma la volta successiva che
si parla di lei, si scopre che è stata rapita. Considerando
l’inseguimento di Yang-rae, sembra chiaro che il colpevole sia lui.
Solo alla fine del film il pubblico si accorge però che A-yeong è
tenuta prigioniera in una casa destinata a essere demolita.
Fortunatamente, poco prima che la casa venga distrutta, Yeon-hee
salva la ragazza.
Nonostante la scomparsa di A-yeong
sia il perno che lega Min-chan, Yeon-hee e Yang-rae, la ragazza è
più un personaggio simbolico che una vera protagonista. Il
rapimento non riguarda tanto A-yeong in sé, quanto piuttosto
l’effetto che ha sugli altri personaggi. L’effetto più importante
della situazione di A-yeong è che simboleggia ciò che è accaduto
alla sorella di Yeon-hee, la quale si rimprovera di non essere
stata in grado di salvare la sorella e, quando salva A-yeong,
riesce finalmente a perdonarsi per il passato.
Uno degli elementi più complicati
di Tre Rivelazioni è però il coinvolgimento di
Min-chan con Yang-rae. Inizialmente, Min-chan vuole aiutare
Yang-rae come membro della chiesa. Tuttavia, la sua buona volontà
si trasforma rapidamente quando sospetta che Yang-rae abbia rapito
suo figlio. Min-chan segue allora Yang-rae nel bosco e si scontra
con lui, facendolo cadere in un burrone e provocandogli una grave
ferita. Min-chan è terrorizzato, ma alla fine decide di spingere
Yang-rae giù da un dirupo e sembra che lo faccia dopo aver visto un
segno di Dio.
In definitiva, questa è la parte
più importante della storia di Min-chan. Dopo aver visto un simbolo
sul fianco di una montagna, Min-chan crede di dover uccidere
Yang-rae perché è la volontà di Dio. Il suo pensiero è che sta
liberando il mondo da un peccatore. Pertanto, quando Yang-rae
finisce per sopravvivere e tornare, Min-chan è determinato a
ucciderlo una volta per tutte. La situazione è ulteriormente
complicata dal fatto che Yang-rae è l’unico a sapere dove si trova
A-yeong, quindi una volta che Min-chan lo avrà ucciso, la polizia
avrà meno possibilità di trovare A-yeong viva.
Perché Yeon-hee ha avuto le
visioni di sua sorella
Mentre Min-chan si occupa di
Yang-rae, Yeon-hee cerca di capire come questi due uomini siano
collegati al rapimento di A-yeong. Nel corso di questa indagine, la
detective è perseguitata dai suoi demoni, in particolare dal
fantasma di sua sorella. Cinque anni prima, la sorella di Yeon-hee
era stata rapita e torturata da Yang-rae. Riuscì a fuggire, ma alla
fine si tolse comunque la vita. Yeon-hee ritiene dunque che sia
colpa sua non aver salvato la sorella. Per questo motivo, il
fantasma di lei le urla continuamente contro, chiedendo di sapere
perché non era presente quando aveva più bisogno di lei.
La crescita di Yeon-hee in
Tre Rivelazioni è forse una delle parti migliori
del film. Yeon-hee è chiaramente angosciata dalla morte della
sorella e dalla ricomparsa di Yang-rae. Tuttavia, approfondendo il
caso di A-yeong, si rende conto che l’assassino è un essere umano
proprio come lo era sua sorella e merita maggiore empatia. Di
conseguenza, cerca di saperne di più su Yang-rae, il che la aiuta a
capire dove è tenuta prigioniera A-yeong. Inoltre, si trova a fare
i conti con il fatto che la morte di sua sorella non è avvenuta per
mano sua, ma per qualcosa che è sfuggito al suo controllo.
La spiegazione del passato di
Yang-rae e del suo tragico destino
Nella prima metà di Tre
Rivelazioni, Yang-rae è dunque caratterizzato come un
essere umano malvagio. È un noto criminale che ha torturato la
sorella di Yeon-hee e rapito A-yeong. Tuttavia, al culmine del
film, si scopre che Yang-rae ha sofferto di un’infanzia traumatica,
che lo ha portato a questi comportamenti orribili. Lo psicologo di
Yang-rae spiega che il padre lo picchiava ogni giorno, lasciandogli
innumerevoli bruciature e cicatrici. Mentre queste percosse avevano
luogo, la madre stava fuori dalla porta, cantando inni e pregando
per lui. Questo ha lasciato Yang-rae in uno stato psicologico
profondamente turbato.
Il dilemma morale con cui ci si
confronta è dunque se Yang-rae possa essere perdonato o meno. Non
c’è dubbio che abbia agito in modo malvagio quando ha commesso i
suoi crimini; tuttavia, il film suggerisce che non era
necessariamente in uno stato mentale sano. A causa del suo trauma
infantile, Yang-rae potrebbe meritare la stessa compassione delle
sue vittime. Yeon-hee sembra alla fine perdonarlo, mentre Min-chan
rimane convinto che sia un peccatore senza possibilità di
redenzione. Alla luce di ciò, gli spettatori sono quindi chiamati a
dare il proprio giudizio su Yang-rae.
La verità sul “mostro con un
occhio solo”
Al centro della tragica storia di
Yang-rae c’è poi il “mostro con un occhio solo”. Quando le autorità
visitano per la prima volta il suo appartamento, trovano un disegno
terrificante di questo presunto “mostro con un occhio solo”, che
sembra contenere diverse persone al suo interno. All’inizio si
pensa che Yang-rae sia semplicemente pazzo, ma quando poco prima di
morire dice a Yeon-hee che A-yeong è stata inghiottita dal “mostro
con un occhio solo”, la detective si mette alla ricerca di cosa
significhi. Alla fine, si rende conto che il mostro rappresenta le
case con un’unica finestra a forma di occhio di pesce.
Sebbene il “mostro con un occhio
solo” sia un luogo fisico e non un vero e proprio mostro come gli
zombie di Train to Busan, ha un significato simbolico per
Yang-rae. In gioventù, egli è stato maltrattato in una stanza con
una sola finestra e il trauma subito ha trasformato un normale
elemento abitativo in un vero e proprio mostro. Yang-rae credeva
davvero che questo mostro fosse un pericolo per lui e forse sentiva
di dovergli offrire più violenza per tenerlo a bada, motivo per cui
ha commesso i suoi crimini.
In Tre
Rivelazioni, Yeon-hee e la polizia scoprono che Min-chan
ha tentato di uccidere Yang-rae. Viene quindi mandato in prigione
per il suo crimine, nonostante le sue proteste sul fatto che Dio lo
abbia influenzato. Più tardi, lo psichiatra di Yang-rae spiega a
Yeon-hee che Min-chan probabilmente soffriva di apofenia, un
fenomeno per cui le persone vedono schemi in cose che in realtà non
esistono. Quando Min-chan vedeva i suoi segni da parte di Dio, in
realtà non c’era nulla. Questa diagnosi viene confermata alla fine
del film, quando Min-chan trova un altro “segno” nella sua
cella.
Tre Rivelazioni
conferma quindi che Min-chan soffre di apofenia, ma il pubblico
potrebbe chiedersi se questa sia una copertura per il vero male di
Min-chan. Forse Min-chan ha sviluppato l’apofenia solo come modo
per permettersi di compiere atti di violenza. Questo avrebbe senso
se si considera che la moglie lo tradiva, il che probabilmente gli
ha fatto aumentare la rabbia e lo stress. In questo modo, i suoi
crimini potrebbero essere stati anche peggiori di quelli di
Yang-rae.
Il vero significato di Tre
Rivelazioni
In definitiva, Tre
Rivelazioni è un film tanto emozionante quanto
illuminante. Attraverso le storie di Min-chan, Yang-rae e Yeon-hee,
gli spettatori sono costretti a fare i conti con le proprie
convinzioni sulla moralità. Devono decidere se chi commette un
crimine è una persona veramente malvagia o se sta accadendo
qualcosa di più complicato dentro di loro. Inoltre, il pubblico
vede come un trauma possa avere un impatto pericoloso sulla vita di
una persona. In definitiva, Tre Rivelazioni mette
in crisi l’idea di bene e male puro.
Considerato uno dei massimi
interpreti del cinema mondiale, il due volte premio Oscar Denzel Washington si è nei primi anni Duemila
dedicato ad alcuni celebri film di genere thriller. Da Training Day ad Out of Time, si è così
dimostrato particolarmente a suo agio in tale genere, sfoggiando
una presenza scenica unica. Tra i titoli più apprezzati di quegli
anni vi è Man on Fire – Il fuoco della vendetta,
diretto nel 2004 da Tony Scott e scritto da
Brian Helgeland. Al centro di questo vi è un uomo
che non conosce limiti intento a ricercare una bambina
misteriosamente rapita.
Il film è basato sull’omonimo
romanzo di A. J. Quinnell, da cui era già stato
tratto un film nel 1987, Un uomo sotto tiro, con
Scott Glenn nei panni del protagonista. Per questa
nuova trasposizione, però, Scott decise di apportare sostanziali
modifiche, aggiornando di fatto il contesto e i temi trattati.
Contrariamente al primo film ambientato, come il romanzo, in
Italia, Man on Fire – Il fuoco della vendetta si
svolge ora a Città del Messico, località tristemente nota per il
suo alto tasso di rapimenti e criminalità.
Così facendo Scott ha dunque potuto
dar vita ad una versione inedita della storia, pur mantenendo
inalterate le sue tematiche di fondo. Ma cosa c’è di vero nella
storia di John Creasy, questo il nome del protagonista, e nel suo
rabbioso tentativo di salvare la bambina rapita? Una vicenda del
genere richiama inevitabilmente alla memoria casi simili realmente
verificatisi e in questo articolo andiamo proprio ad approfondire
la storia vera dietro Man on Fire – Il fuoco della
vendetta.
Protagonista del film è l’ex agente
della CIA JohnCreasy, uomo
burbero e tormentato tanto dall’alcol quanto dal suo doloroso
passato. Egli accetta l’incarico di occuparsi della piccola
Pita, figlia dei facoltosi coniugi Ramos. La
situazione precipita quando la piccola viene rapita sotto gli occhi
di John. Carico di odio e di desiderio di vendetta, per lui è
l’inizio di una lunga ricerca che lo porterà a far uscire
nuovamente il suo carattere da inarrestabile macchina assassina.
Egli è pronto a tutto pur di ritrovare e salvare la bambina, con la
quale ha nel mentre sviluppato un forte legame.
La storia vera dietro Man on Fire – Il fuoco della
vendetta
John Creasy, il
protagonista di Man on Fire – Il fuoco della
vendetta, non è basato su una persona reale. Si tratta
invece di un personaggio immaginario ideato dall’autore A.
J. Quinnell, che lo ha poi fatto comparire anche in
altri quattro suoi libri: The Perfect Kill (1992), The
Blue Ring (1993), Black Horn (1994) e Message
From Hell (1996). Il motivo per cui spesso si crede
erroneamente che il personaggio sia reale è che la storia è
ispirata a due rapimenti reali e di alto profilo, che
impressionarono molto Quinnell al punto da spingerlo ad usarli come
base per il suo racconto.
Il primo è stato il rapimento del
figlio maggiore di un uomo d’affari di Singapore a scopo di
riscatto. Temendo che anche gli altri figli sarebbero stati presi
di mira se avesse pagato, l’uomo si è rifiutato e il figlio è stato
ucciso. La seconda fonte di ispirazione è invece una storia più
nota che riguarda una delle famiglie più ricche d’America, i Getty.
Il sedicenne John Paul Getty III, nipote del
magnate del petrolio Paul Getty, fu rapito a Roma nel 1973. Dopo
cinque mesi di prigionia, Getty III perse un orecchio a causa dei
suoi rapitori prima che il nonno, leggendariamente avaro, pagasse
il riscatto.
La storia di Getty ha portato a un
film e a una serie televisiva. La serie, Trust, ha
debuttato su FX nel 2018, con Donald Sutherland nel ruolo di Paul Getty e
Harris Dickinson in quello di Getty III.
Proprio il fratello di Tony Scott, Ridley Scott, ha poi diretto l’adattamento
cinematografico Tutti
i soldi delmondo, con Christopher
Plummer nel ruolo del Getty maggiore e Charlie
Plummer in quello del minore. Essendo frequenti casi del
genere nell’Italia dell’epoca, lo scrittore decise pertanto di
ambientare lì il suo romanzo. Tale problematica realtà è però oggi
maggiormente diffusa in Messico e a Città del Messico, dove dunque
Scott ha preferito ambientare la sua versione.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
Man on Fire – Il fuoco della
vendetta è disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 22 marzo alle ore 21:20
sul canale Rai 2.
Il regista Olivier
Marchal è stato in passato un poliziotto e molti dei suoi
film hanno dunque come protagonisti personaggi appartenenti a quel
mondo, delle forze dell’ordine o della criminalità, con storie che
si muovono dunque all’interno di questi ambienti per raccontarli in
modo particolarmente accurato. Dopo aver diretto film come 36
Quai des Orfèvres (2004), La truffa del secolo
(2017) e Rogue City (2020), il suo ultimo film ad oggi
è Overdose, tratto dal romanzo Mortels
Trafics di Pierre Pouchairet, un thriller
d’azione che punta tutto sull’azione veloce e sui brividi rapidi
oltre che visivamente piacevoli, in cui si seguono due unità della
polizia francese che si uniscono e collaborano per sgominare una
famigerata banda di spacciatori e trovare gli assassini di due
bambini.
Il riassunto della trama di
Overdose
Un uomo di nome Igor
Reynald viene rilasciato dal carcere per essere riaccolto
in una vita criminale da un conoscente, Eduardo
Garcia. Quest’ultimo riporta Igor al complesso del suo
capo, un famigerato signore della droga che controlla l’intera
zona, Alfonso Castroviejo, e sembra che Igor abbia
lavorato per lui in passato. Sebbene sia stato in prigione per
qualche tempo, l’uomo non ha cambiato le sue abitudini, a quanto
pare, visto che si riunisce al resto della banda. Questa squadra
criminale, che contrabbanda e distribuisce droga in tutta la Spagna
e la Francia, comprende anche un uomo più giovane di nome
Said, che al momento è impegnato con la sua nuova
ragazza, Leila, e un ex corridore automobilistico
professionista, Willy de Berg.
Viene presto messo a punto un piano
per consegnare una nuova scorta di droga, di cui fa parte anche
Igor, ma poi si scopre che Reynald lavora come agente sotto
copertura per la polizia all’interno della banda di Castroviejo.
Egli fa infatti riferimento a Sara Bellaiche, a
capo della squadra narcotici della polizia di Tolosa. La donna è
messa sotto pressione da parte del commissario capo per non essere
riuscita in passato a catturare i principali trafficanti di droga
della regione. Proprio per rimediare a ciò ha elaborato il piano
che prevedeva l’assunzione di Igor e il suo infiltramento nella
squadra di Castroviejo. In gran segreto, dunque, Igor continua a
informare Sara e la sua squadra su ogni nuovo sviluppo.
Intanto, a Parigi, in un ospedale
pediatrico due ragazzi, Jerome e
Ali, vengono uccisi senza pietà. Il capo della
polizia, Richard Cross, indaga con la sua squadra
e cerca di trovare qualche indizio. Nel giro di un paio di giorni,
anche la madre di Ali viene trovata morta e gettata nella Senna e i
filmati delle telecamere di sicurezza mostrano un uomo e una donna
a bordo di un furgone nero comune a entrambe le zone del crimine.
Alcune indagini più approfondite rivelano che la donna è una
cittadina marocchina di nome Leila. Nell’ambito
della sua indagine, Richard arriva ad incontrare Sara della squadra
narcotici e insieme si preparano a sgominare la banda di
Castroviejo e il suo impero della droga.
Sofia Essaïdi in Overdose. Cortesia di Prime Video
La polizia raggiunge la banda di
Castroviejo
Mentre la banda di Castroviejo esce
dal suo complesso per attraversare la Spagna e raggiungere la
Francia per effettuare le consegne di droga in due luoghi diversi,
il boss rimane indietro e affida l’intera responsabilità
dell’operazione a Eduardo Garcia. Durante il
viaggio, però, le cose si mettono male per Said e
la sua ragazza Leila: quest’ultima muore per
overdose e il ragazzo esce dall’autostrada per soccorrerla. Le auto
erano già inseguite dalla polizia in quel momento, dando luogo a un
enorme scontro a fuoco, con Said che è fuggito con il resto dei
membri della sua banda, mentre il corpo di Leila è stato lasciato
indietro.
Richard riceve la
notizia della morte improvvisa del suo principale sospettato e si
reca sul posto mentre è presente anche Sara, che
con la sua squadra stava tenendo d’occhio il convoglio di droga.
Sebbene Reynald continui a informarli di qualsiasi
cambiamento di piani tra i membri della banda, Sara rimane molto
preoccupata per la sicurezza del suo informatore. La banda cambia
improvvisamente rotta e si dirige verso un villaggio sulle colline,
dove passa la notte a casa di un abitante del luogo, forse per
evitare l’attenzione della polizia. Mentre tutto questo accade, la
squadra di Richard si imbatte in una donna in un quartiere
pericoloso che fornisce loro importanti dettagli su questo caso
importante.
Grazie alle sue informazioni,
scoprono il punto di consegna della seconda droga e l’uomo che la
compra. Mentre la banda lascia il villaggio il giorno successivo,
la squadra antidroga della polizia si prepara sul luogo della prima
consegna della droga, di cui Reynald li informa la mattina stessa.
Mentre l’acquirente arriva e la consegna sta per avvenire, un
autobus pieno di scolari arriva sul posto per una gita, rendendo
impossibile per la polizia rivelarsi e arrestare i colpevoli.
Tuttavia, Sara e la sua squadra aspettano pazientemente e, quando i
membri della banda stanno per allontanarsi, inseguono e arrestano
alcuni di loro.
Reynald, Said e un paio di altri
riescono a sfuggire alla polizia e Said sospetta che ci sia un
informatore all’interno della sua banda. Ma, fortunatamente,
sospetta dell’uomo sbagliato e lo uccide. A questo punto contattano
il secondo acquirente e partono verso la nuova destinazione.
Dall’altra parte, la polizia prende in custodia la maggior parte
dei membri della banda, compreso Garcia, e li interroga
costantemente non solo per accertare i loro crimini di contrabbando
di droga, ma anche per scoprire qualsiasi informazione sugli
assassini dei due bambini all’ospedale. Mentre è ormai chiaro che
uno dei colpevoli è Leila, che nel frattempo è morta, l’ex pilota,
de Berg, menziona un uomo di nome
Wahid come possibile altro assassino.
Nassim Lyes in Overdose. Cortesia di Prime Video
Nello stesso momento in cui questi
uomini vengono interrogati e indagati, la polizia francese conduce
un’operazione congiunta con quella spagnola per arrestare Alfonso
Castroviejo dalla sua casa di famiglia. Castroviejo cerca di uscire
dal complesso uccidendo uno dei poliziotti, ma alla fine viene
identificato e ucciso. Più tardi, in Francia, tutti i membri della
banda arrestati vengono trasportati nella capitale, probabilmente
per essere portati in tribunale e messi in prigione, quando un
incidente sull’autostrada crea un improvviso ribaltamento della
situazione. Alcuni uomini di Garcia riescono ad attaccare gli
agenti di polizia nella loro auto e ne segue una sparatoria
sull’autostrada.
Mentre tutti gli altri membri
vengono uccisi, Garcia riesce a fuggire dalla scena e si nasconde
nella città locale. Attraverso il televisore di una casa in cui si
è introdotto, Garcia osserva la moglie e il figlio del contadino
che aveva ucciso in precedenza nel villaggio sulle colline, che
arrivano alla stazione di polizia per testimoniare. Diventa chiaro
che Reynald non aveva ucciso la donna e il bambino quando gli era
stato detto di farlo e Garcia capisce che è lui ad agire come talpa
nella sua banda. Si mette subito in contatto con il secondo
acquirente, che non ha ancora ricevuto la droga, e insieme
preparano un piano per affrontare Reynald e punirlo per il suo
tradimento.
La spiegazione del finale di Overdose
Nel finale del film, la polizia
riceve informazioni su un improvviso cambiamento del luogo di
incontro per la seconda consegna della droga e Sara teme più che
mai che la vita di Reynald possa essere in pericolo. L’intera
squadra di polizia fa del suo meglio per scoprire il nuovo luogo di
incontro e alla fine lo rintraccia in un edificio abbandonato nei
pressi di Parigi. Quando arrivano, però, Reynald e Said sono già
arrivati e hanno iniziato la loro transazione. Ma Garcia si mette
in mezzo, affrontando Reynald e facendolo prigioniero nel
seminterrato. Pugnala Said a morte e passa poi tortura Reynald per
ore. Finalmente arriva la polizia e scoppia una rissa tra le due
parti, che culmina con Garcia e l’acquirente di droga che vengono
arrestati.
Sara trova Reynald in condizioni
estremamente malconce e l’uomo muore infatti poco dopo per le
ferite riportate. Sara non riesce più a contenersi e sta per
uccidere Garcia, ma un altro agente di polizia la ferma, per poi
uccidere lui stesso il criminale. Sembra che la polizia sapesse che
né Garcia né Castroviejo avrebbero ricevuto una giustizia adeguata
a causa delle loro ricche capacità di corruzione, e quindi non si è
preoccupata di uccidere i criminali per porre fine alle loro
attività. Nell’edificio abbandonato viene arrestato anche un altro
uomo, Wahid – cugino di Said -, che si era nascosto nel
seminterrato durante la rissa. Wahid ammette tutto alla polizia e
racconta cosa è successo esattamente nel suo villaggio natale in
Marocco, che era anche la casa natale di Leila e del giovane Ali,
uccisi in ospedale.
Dopo essere state nemiche per
generazioni, le famiglie di Leila e Wahid avevano deciso di
diventare amiche e di lavorare insieme, e i due avrebbero dovuto
anche sposarsi come segno di questa nuova amicizia. Poiché entrambe
le famiglie erano trafficanti di droga e contrabbandieri, tenevano
d’occhio qualsiasi attività sospetta nel villaggio e un giorno il
padre di Wahid vide il padre di Ali visitare l’ambasciata francese
in Marocco in modo piuttosto sospetto. L’uomo fu immediatamente
catturato e torturato per giorni prima di essere ucciso e Wahid
ricevette l’ordine dal padre di trovare Ali e sua madre e porre
fine anche alle loro vite per vendicarsi. Per questo Wahid e Leila
erano venuti in Francia.
Hanno poi rintracciato Ali
all’ospedale di Parigi, dove il ragazzo era molto malato e veniva
curato. Ma, quando i due assassini si sono recati sul posto, nella
stessa stanza era presente anche un altro ragazzo, Jerome. Di
conseguenza, anche lui viene ucciso. Hanno poi rintracciato la
madre e ucciso anche lei. Mentre Wahid viene messo in prigione dopo
la sua confessione, la polizia indaga se il padre di Ali fosse
stato un informatore e scopre una realtà ancora più triste. L’uomo
si era recato all’ambasciata francese per informarsi su una
procedura medica di cui Ali aveva bisogno per curarsi, e non aveva
nulla a che fare con la famiglia di Wahid o con il suo traffico di
droga. Tutto ciò che è iniziato e ha portato a questo enorme
scontro è stato, dopo tutto, condotto invano per un terribile
malinteso.
Esiste un thriller da popcorn
migliore di Speed del 1994? Grazie alla sua
premessa originale e al ritmo incalzante – per non parlare della
chimica tra i protagonisti Keanu Reeves e Sandra Bullock – diremmo di no. Il regista
Jan de Bont fa
un lavoro brillante nel tirare fuori ogni grammo di tensione
possibile dal concetto di un autobus che non può rallentare senza
far esplodere una bomba. de Bont – lavorando sulla base del
progetto fornito dagli sceneggiatori Graham Yost e
Joss Whedon – non ha mai perso di vista ciò che
rende un film davvero avvincente: l’elemento umano.
Ecco perché Speed
non è solo una scarica di adrenalina senza fine, ma riesce anche a
trovare il tempo per far conoscere al pubblico il Jack Traven di
Reeves, l’Annie Porter della Bullock e il resto dei passeggeri
dell’autobus. Questo non solo ci fa preoccupare se l’autobus
dovesse saltare in aria o meno, ma porta anche ad alcuni momenti
sorprendentemente divertenti, che forniscono un momentaneo sollievo
dalla posta in gioco sempre più alta. Questo permette anche di far
sbocciare in modo credibile la storia d’amore tra Jack e Annie.
Naturalmente, Speed
non funzionerebbe senza un grande cattivo, ed è qui che entra in
gioco l’attore veterano Dennis Hopper. Nei panni
dell’ex poliziotto scontento Howard Payne, Hopper è il cattivo
perfetto, sia che ringhi minacce sia che faccia battute cattive a
spese delle sue vittime. Grazie al carisma di Hopper, Payne è un
cattivo che non si può fare a meno di guardare, anche se non si
smette mai di fare il tifo per Jack e Annie per sventare il suo
piano mortale. Per celebrare questo classico degli anni ’90, ecco
10 dettagli pazzeschi dietro la realizzazione di
Speed.
Graham Yost ha
ideato la trama di base di Speed dopo una conversazione con suo
padre. Il padre di Yost stava parlando del thriller del 1985,
Runaway Train, che ricordava erroneamente contenere una
minaccia esplosiva. Incuriosito, Yost ha controllato il film e ha
deciso che avrebbe funzionato meglio se fosse stata coinvolta una
bomba e se l’ambientazione si fosse spostata su un autobus. Così
nacque Speed, anche se c’erano ancora alcuni dettagli da definire,
come la velocità dell’autobus. Yost aveva originariamente previsto
che la velocità massima imposta fosse di sole 20 miglia orarie,
prima che un amico lo convincesse che 50 miglia orarie sarebbero
state più eccitanti!
La scena del “salto dell’autobus” è
stata follemente pericolosa da realizzare
Nell’iconica scena del “salto
dell’autobus” di Speed, il veicolo titolare sfida
le aspettative del pubblico (e le leggi della fisica) superando un
varco di cinquanta metri nella strada. Va da sé che un’impresa del
genere comporta dei rischi intrinseci, anche se il varco stesso è
stato aggiunto in CGI. Tuttavia, sembra sia stato pericoloso
catturare questo momento con la telecamera. La troupe temeva che lo
stunt driver che stava eseguendo il salto potesse rompersi la spina
dorsale al momento dell’impatto. Come se non bastasse, anche se non
si fosse rotto la schiena, c’era la possibilità che l’impianto di
ripresa si staccasse e infilzasse il poveretto!
Il “salto dell’autobus” non era nel copione originale
Non è insolito che i registi
aggiungano nuove scene appena prima dell’inizio delle riprese
principali, ma incredibilmente la scena più iconica di
Speed non è stata sceneggiata fino all’ultimo.
Parliamo sempre della scena del “salto dell’autobus”, che il
regista Jan de Bont ha ideato solo durante il sopralluogo, dopo
aver notato un vuoto nel Judge Harry Pregerson Interchange in
costruzione. de Bont ha immediatamente chiesto a Yost di ideare una
scena in cui l’autobus è costretto a saltare un tratto di
autostrada non completato, e lo sceneggiatore ha accettato con
entusiasmo.
Il cast del film era inizialmente diverso
È praticamente impossibile
immaginare qualcuno che non sia Keanu Reeves nel ruolo di Jack Traven, ma i
produttori di Speed avevano inizialmente in mente
un altro attore, ovvero Stephen Baldwin. Tuttavia,
Baldwin rifiutò la parte e il regista Jan de Bont fu libero di
ingaggiare Reeves, che era la sua scelta preferita. Se è
impossibile immaginare qualcun altro nel ruolo di Jack Traven, è
altrettanto inconcepibile immaginare qualcun altro che non sia
Sandra Bullock nel ruolo di Annie Porter. In
origine, Halle Berry era stata contattata per
interpretare la parte, ma ha rifiutato. Il personaggio è dunque
stato riscritto, rendendo la Bullock perfetta per il ruolo.
Keanu Reeves ha eseguito molti dei
suoi stessi stunt
Speed presenta una
buona dose di acrobazie da far rizzare i capelli, molte delle quali
sono state eseguite dallo stesso Keanu Reeves. All’inizio l’attore era
piuttosto diffidente nell’eseguire lui stesso queste imprese
potenzialmente letali, a riprova di quanto fosse inesperto di film
d’azione in quel momento della sua carriera. Tuttavia, nel corso
delle riprese, si è trovato sempre più a suo agio con gli stunt,
anche se il regista Jan de Bont gli ha proibito di cimentarsi con
le cose più rischiose. Uno degli stunt proibiti era il momento in
cui Jack salta da una Jaguar in corsa sull’autobus. Imperterrito,
Reeves provò in segreto e fu in grado di eseguire l’acrobazia da
solo quando arrivò il momento di girare la scena.
Sandra Bullock ha imparato a
guidare un autobus prima di girare il film
Per Speed,
l’attrice premio Oscar Sandra
Bullock ha infatti imparato a guidare un autobus
(superando anche un esame di guida) per interpretare in modo
convincente Annie. Era necessario che la Bullock diventasse
un’autista di autobus pienamente qualificata per recitare nel film?
Probabilmente no, il personaggui guida poco, se non per niente,
sullo schermo (se ne è occupato uno stunt driver non visto).
Tuttavia, le conoscenze acquisite influenzano il comportamento
della Bullock al volante, conferendo autenticità alle sue scene, il
che è sempre positivo.
Il treno usato nel finale era in
realtà un modello gigantesco
La maggior parte del tempo
Speed si svolge su un autobus, ma nel terzo atto
l’azione si sposta su un treno della metropolitana dirottato. A
differenza delle scene precedenti – che utilizzavano autobus veri e
propri quando possibile – qui i registi si sono affidati a un
gigantesco modellino di treno per realizzare le riprese esterne
necessarie. Quanto è grande il treno? Quando tutti i suoi vagoni
sono stati messi sulla bilancia, questo modello ha raggiunto i 68
chili. Questo meraviglioso giocattolo, però, non è sopravvissuto
alle riprese: è stato fatto deragliare (intenzionalmente) in un
cantiere in miniatura, come parte del gran finale del film.
Joss Whedon ha scritto quasi tutti i dialoghi
Un giovane Joss
Whedon ha avuto un impatto significativo sulla
sceneggiatura di Speed. Lo sceneggiatore Graham
Yost stima infatti che Whedon abbia scritto “il 98,9%” delle parole
pronunciate dai personaggi del film. Yost ha spiegato che questo è
dovuto al fatto che Whedon aveva più talento di lui nel reparto
dialoghi e ammette apertamente che molte delle battute più
memorabili del film appartengono a Whedon. Quando Howard Payne
abbaia “Pop quiz, campione” a Jack, la battuta è di
Whedon. È un esempio di come abbia preso i dialoghi di Yost e li
abbia resi più incisivi, più spiritosi e molto più divertenti.
Uno sceneggiatore aveva
“massacrato” il copione
Non è un segreto che lo
sceneggiatore candidato all’Oscar Joss Whedon
abbia lavorato non accreditato per Speed. Tutte le
persone coinvolte, compreso l’unico sceneggiatore del film, Graham
Yost, hanno riconosciuto quanto sia stato fondamentale il
contributo di Whedon. Ciò che non è così noto è che anche un altro
sceneggiatore, non menzionato, era stato chiamato a rifinire la
sceneggiatura prima di quella di Whedon e, secondo Yost, non ha
fatto un gran lavoro. Yost ha infatti bollato il lavoro dello
sceneggiatore anonimo come “terribile” e sostiene di aver avuto
bisogno di tre giorni interi per rimediare al danno arrecato alla
sua bozza originale.
Quentin Tarantino ha rifiutato di
dirigere il film
Concludiamo con una curiosità legata
alla regia del film. L’acclamato autore Quentin Tarantino ha una filmografia
relativamente breve: in oltre trent’anni di carriera, ha realizzato
solo nove film. Curiosamente, questo numero avrebbe potuto essere
più alto se i produttori di Speed avessero deciso
di ingaggiarlo per la regia del film. Dopo l’uscita del celebre
poliziesco Le iene nel 1992, sua opera prima, Tarantino era uno
dei registi più richiesti di Hollywood e Speed era
uno dei tanti progetti che arrivarono sulla sua scrivania nella
speranza di trovare in lui il regista giusto.
Tarantino, tuttavia, rifiutò
l’incarico, scegliendo piuttosto di lavorare al suo successivo
film, Pulp Fiction. Come noto, questo consacrò Tarantino
come uno dei registi del momento, facendogli vincere la Palma d’Oro
al Festival
di Cannes e poi l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale.
Il suo rinunciare a Speed, invece, ha spianato la
strada al direttore della fotografia Jan de Bont
per il suo debutto alla regia del film. Film che si è poi a sua
volta rivelato come un grande successo.
“The Monkey”
(qui
la nostra recensione) presenta significative differenze
rispetto al racconto originale di Stephen King da
cui trae ispirazione. Pur mantenendo l’idea centrale della scimmia
giocattolo maledetta che porta morte e distruzione, il film amplia
la narrazione e modifica i personaggi, creando una trama
completamente diversa. Questo adattamento assume un tono più cupo e
grottesco, enfatizzando maggiormente alcune scene di morte e
trasformando personaggi secondari in figure chiave, incluso
l’antagonista principale. Di seguito, le dieci differenze più
rilevanti tra le due versioni della storia.
Hal ha un figlio ed è
sposato nel film The Monkey
Nel racconto, Hal è sposato
con Terry e ha due figli, Dennis e Petey. I due fratelli non sono
gemelli e la loro dinamica infantile riflette il rapporto tra Hal e
Bill da piccoli. Hal ha un buon rapporto con la sua famiglia e
porta Petey con sé per sbarazzarsi della scimmia. Nel film, invece,
Hal è isolato: si è allontanato dall’equivalente di Terry, che ora
è sposata con Ted Hammerman. Petey è l’unico figlio di Hal, nato da
una gravidanza accidentale. Il film si concentra sulla
riconciliazione tra Hal e Petey, soprattutto dopo la scoperta che
Ted vuole adottarlo formalmente.
Il padre di Hal e Bill ha
un ruolo più rilevante nel film
The Monkey – Film 2025
Nel racconto The
Monkey, il padre di Hal e Bill è un marinaio mercantile
scomparso nel nulla. Hal ipotizza che possa essere stato una delle
vittime della scimmia. Nel film, invece, il padre si chiama Petey
ed è un pilota di linea commerciale che portava souvenir dai suoi
viaggi. La scena iniziale mostra il vecchio Petey mentre tenta di
disfarsi della scimmia in un banco dei pegni, suggerendo che
anch’egli credeva nella maledizione. L’ultima scena del personaggio
lo mostra mentre tenta di distruggere la scimmia con un
lanciafiamme.
Il film introduce un nuovo
personaggio maledetto dalla scimmia
Nel racconto, Hal e Petey
trovano la scimmia nella loro casa e cercano di liberarsene. Nel
film, invece, la scimmia riappare a casa della zia Ida e, dopo la
sua morte, viene acquistata da un adolescente locale, Ricky. Ricky
sviluppa un legame ossessivo con la scimmia e tenta di
riacquistarla da Bill. Quando Bill rifiuta, Ricky diventa un
antagonista secondario, rapendo Hal e Petey per ricattarlo.
Tuttavia, finisce vittima della maledizione: un nido di calabroni
gli entra in bocca e lo uccide dall’interno.
Bill diventa il principale
antagonista del film
Theo James in The Monkey
Nel racconto, Bill è un personaggio
secondario con una vita serena. Nel film, invece, non ha mai
superato la morte della madre e scopre che Hal ha attivato la
scimmia in passato. Ossessionato dalla vendetta, Bill riesce a
recuperare la scimmia e la utilizza deliberatamente per uccidere.
Il conflitto tra i due fratelli diventa il fulcro del finale,
culminando nella morte di Bill, causata dal potere della
scimmia.
La madre di Hal e Bill ha
un ruolo maggiore nel film
Nel racconto, la madre
muore quando i figli sono piccoli ed è solo una figura marginale.
Nel film, invece, Lois è una madre amorevole che insegna ai figli
ad affrontare la morte con dignità. Viene esplicitamente uccisa
dalla scimmia, soffrendo di un “aneurisma boomerang”, mentre nel
racconto la sua morte per embolia cerebrale è solo implicita.
La morte della babysitter
avviene in modo diverso
In entrambe le versioni,
la babysitter muore per dimostrare la pericolosità della scimmia.
Nel racconto, Hal scopre che la sua babysitter Beulah è stata
uccisa in una sparatoria nello stesso momento in cui la scimmia ha
suonato i piatti. Nel film, invece, la babysitter Annie Wilkes
viene decapitata accidentalmente in un ristorante Benihana, davanti
a Hal e Bill, accentuando il tono grottesco della pellicola.
Lo zio di Hal e Bill ha un
ruolo più rilevante nel racconto
Nel film, lo zio Chip è
un personaggio secondario che non voleva figli ed è coinvolto in
scambi di coppia. Muore presto, ucciso dalla scimmia. Nel racconto,
invece, lo zio Will è una figura paterna gentile che trascorre
molto tempo con i ragazzi e li aiuta a crescere. La sua morte non è
attribuita direttamente alla scimmia.
Il racconto uccide i
migliori amici di Hal e Bill
Nel film, le vittime più
giovani sono cheerleader adolescenti, uccise in una scena
grottesca. Nel racconto, invece, due bambini muoiono tragicamente:
Johnny McCabe cade da una casa sull’albero e si rompe il collo,
mentre Charlie Silverman muore in un incidente stradale. Questi
eventi, più drammatici rispetto alle morti ironiche del film, sono
stati esclusi per mantenere un tono più grottesco.
The Monkey/film ha un
numero di vittime significativamente maggiore
Nel racconto, la scimmia
uccide diverse persone, ma il film porta questo aspetto
all’estremo. Bill, tentando di usare la scimmia contro Hal, scatena
una serie di morti grottesche: incidenti aerei, accoltellamenti, un
cobra su un campo da golf e una macchina per l’espresso impazzita.
L’apice della tragedia avviene quando la scimmia suona più volte i
piatti, provocando una carneficina in città.
Il destino della scimmia è
diverso
Nel racconto, Hal e Petey
gettano la scimmia in un lago, ma un articolo di giornale
suggerisce che la maledizione persiste. Nel film, Hal accetta che
la scimmia non possa essere distrutta e decide di custodirla con
Petey, evitando che altri ne subiscano l’influenza. Una figura
della morte appare davanti a loro, riconoscendo la loro scelta e
passando oltre senza commentare, conferendo alla loro sopravvivenza
un significato più profondo.
Ormai siamo certi che tutti sappiano
cosa ha portato
Jonathan Majors all’uscita dal MCU. L’attore era in lizza per
essere il nuovo grande cattivo del franchise come Kang il
Conquistatore e le sue numerose Varianti, ma i Marvel Studios hanno staccato la spina a quei
piani proprio quando è arrivato il verdetto di “Colpevole”.
Da allora, l’attenzione della Saga
del Multiverso si è spostata sul Dottor Destino di Robert Downey Jr., ma persistono voci secondo
cui ci sono piani per concludere la storia di Kang in Avengers:
Doomsday e/o Avengers: Secret Wars.
Si è persino parlato della ripresa
del ruolo da parte di Majors e, durante una recente intervista,
all’attore è stato chiesto se la Marvel avesse dato una seconda
possibilità a Downey e Jeremy Renner dopo le
rispettive controversie (il primo aveva una storia di problemi di
abuso di droga prima di essere scelto per il ruolo di Iron Man e il
secondo è stato accusato di minacce di morte dall’ex moglie).
“Sì, intendo, giochi la mano che
ti è stata data. Non è finita finché non è finita”, ha detto
prima che gli venisse chiesto delle voci sul ritorno. “Cavolo,
ecco il punto della Marvel. Non lo sai finché non lo
sai”.“Dirò questo, però: di tutti i personaggi che ho
interpretato, Kang porta con sé una certa novità e sfida per un
attore che mi piacerebbe interpretare di nuovo”, ha continuato
Majors. “Quando sento la gente parlarne… finché le strade
parlano, finché i fan parlano, c’è speranza”.
Jonathan Majors ha condiviso ancora una volta il
suo amore per Kang e ha riconosciuto che spetta alla Disney
decidere se potrà interpretare di nuovo il cattivo che viaggia nel
tempo. “Quando sono stato invitato nell’Universo Marvel per interpretare, di tutti i
personaggi, Kang, mi è piaciuto. Mi manca. Voglio farlo di
nuovo“, ha detto Majors. “Il ruolo è incredibile ed è
unico rispetto a qualsiasi altro ruolo che abbia mai interpretato
per il lessico dei personaggi che riesce a interpretare. Voglio
assolutamente farlo di nuovo e, se c’è un modo, mi piacerebbe farlo
di nuovo. È nelle mani della Disney Corporation.“
In un’altra recente intervista,
Majors ha rivelato di aver scritto una lettera al presidente dei
Marvel Studios Kevin
Feige poco dopo essere stato licenziato. Ora, ha
confermato che il dirigente non ha risposto. “Non so come è
stata accolta. Ho le sue informazioni, so che è lui e gliel’ho
inviata. Sono sicuro che si trovasse in una posizione difficile
quando gliel’ho inviata. È successo molto tempo dopo un sacco di
queste cose“, ha spiegato. “Amo quell’uomo. Non ho altro
che amore per la Marvel. Non ho ricevuto
risposta.”
Nell’episodio di mercoledì scorso di
Daredevil: Rinascita,
abbiamo finalmente conosciuto Muse. Le sue opere d’arte sono
state avvistate in giro per New York City in diverse occasioni
durante la serie, ma il cattivo è finalmente uscito dall’ombra.
Sebbene questa interpretazione
sembri diversa dalla sua controparte nei fumetti (nel senso che non
ha più superpoteri o una propensione a mettere in scena scene di
crimini cruenti), Muse del MCU continua a uccidere persone e a
trovare un uso unico per il loro sangue.
Parlando con TV Line, il regista
degli episodi 4 e 5 di Daredevil:
Rinascita, David Boyd, ha confermato
che il personaggio ha “rapito e ucciso persone, prosciugandone
il sangue e realizzando murales in tutta New York City”.
Lo showrunner Dario
Scardapane ha anche rivelato che Muse avrà un ruolo nella
stagione 1 “e oltre”, spiegando: “Definisco Muse un fattore di
stress in questa storia, in quanto nella battaglia tra Fisk e Matt
Murdock, Muse provoca un effetto a catena. Causa problemi a Fisk.
Causa problemi a Matt Murdock”.
“La corsa di Muse, per mancanza
di una parola migliore, in questa storia ha conseguenze piuttosto
scioccanti. E quelle conseguenze non finiscono”, ha continuato
Scardapane. “Le stiamo portando nella stagione 2, è il modo
migliore in cui posso dirlo”.
In termini di cosa possiamo
aspettarci da Muse nelle prossime settimane, resta da vedere. Le
foto dal set per la seconda stagione di Daredevil:
Rinascita hanno apparentemente confermato il ritorno
dell’assassino, mentre i titoli di coda di “Sic
Semper Systema” indicavano che la star di mercoledì Hunter
Doohan era stata scelta per il ruolo. Torniamo a questa stagione e
sappiamo che Matt è sul punto di indossare il costume, quindi è
probabile che il suo ritorno come Daredevil sarà
direttamente legato alla serie di omicidi di Muse.
Charlie Cox in Daredevil: Rinascita
Il cast di Daredevil:
Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate,
lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale,
mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Theron ha fatto il suo debutto
nell’MCU come personaggio nella scena
post-credit del sequel diretto da Sam Raimi. Fa
solo una breve apparizione e non viene effettivamente nominata, ma
dopo aver convinto il Maestro delle Arti Mistiche (Benedict
Cumberbatch) ad accompagnarla nella Dimensione Oscura
per riparare un’Incursione da lui causata, è sempre sembrato
abbastanza chiaro che i Marvel Studios avessero grandi progetti in
atto per la nipote del Dread Dormammu.
Ora, Alex Perez di The
Cosmic Circus afferma che Clea farà parte del film evento
MCU già zeppo di personaggi. Fa
anche notare che America Chavez, She-Hulk e, nel caso in cui le ultime
dozzine di “conferme” non fossero sufficienti, Scarlet
Witch avranno ruoli significativi da svolgere in
Doomsday.
“Eravamo davvero entusiasti di
presentare Clea”, ha affermato lo scrittore Michael
Waldron in un’intervista del 2022. “Far interpretare
quel personaggio a Charlize Theron, santo cielo! Nei fumetti, Clea
è il grande amore del Dottor Strange, per così dire. La Christine
Palmer alternativa, mentre dice addio al nostro Dottor Strange, gli
dice di affrontare le sue paure, di essere disposto ad amare
qualcun altro e di affrontare quella paura di connettersi con
qualcun altro.”
“Sembrava il momento perfetto
per introdurre finalmente questo personaggio fondamentale nel
canone del Dottor Strange”, ha continuato. “Strange è
andato nel Multiverso e lo ha manomesso il più possibile. Non penso
che sia una sorpresa, secondo le regole, che Reed [Richards] abbia
stabilito che abbia causato un’Incursione. Quindi ora c’è una
collisione imminente di universi. Ma cosa significa per l’MCU? Lo scopriremo. Ma abbiamo un
Dottor Strange semi-corrotto e Clea sul caso! Quindi sarà molto
divertente.”
Le riprese dovrebbero iniziare a
girare il mese prossimo nel Regno Unito, per Doomsday, e i set sono
attualmente in costruzione. Non abbiamo ancora visto foto (almeno
niente di rivelatore), ma diversi attori sono stati avvistati a
Londra nelle ultime settimane.
Il ritorno di Downey nel MCU è stato annunciato al Comic-Con
dello scorso anno, dove è stato svelato che l’attore interpreterà
Victor Von Doom nei prossimi due film dei Vendicatori. A dicembre
Deadline ha riportato la notizia che Chris Evans sarebbe tornato nell’universo
Marvel in un ruolo ancora da
definire. Un altro casting per il prossimo Avengers:
Doomsday è quello di Hayley Atwell, che dovrebbe riprendere il suo
ruolo di Agente Carter.
Il regista di Longlegs,
Osgood Perkins, e la NEON hanno preso uno dei classici racconti
brevi di Stephen King e hanno dato vita a un’altra icona
dell’horror con The
Monkey. Questo film segue i fratelli gemelli Hal e Bill
quando trovano in casa una scimmia giocattolo a molla che uccide le
persone ogni volta che la usano, creando tormento a loro e ai loro
cari. Il potere mortale che il malvagio giocattolo mostra in
The
Monkey del 2025 dimostra che è una forza terrificante e
quasi imbattibile.
Come nella storia di Stephen King,
il giocattolo assassino in The Monkey è un personaggio
misterioso che è difficile da sconfiggere per i personaggi. È anche
difficile da prevedere a causa delle molte morti sorprendenti,
raccapriccianti, ma comiche che crea in The Monkey. Mentre
il giocattolo è una minaccia terrificante nel film di Perkins come
nella storia di King, la scimmia malvagia è rappresentata in modo
diverso in entrambe le versioni della storia.
L’origine della scimmietta
giocattolo in The Monkey
La scimmia è una fonte di
grande mistero nel film
The Monkey si apre con il
padre di Hal e Bill, il capitano Petey Shelburn, che cerca di dare
via la scimmietta giocattolo in un negozio di antiquariato nelle
vicinanze. Parlando con il negoziante, Petey spiega che non sa
esattamente cosa sia la scimmia. Il film non spiega nemmeno con
precisione dove Petey abbia trovato la scimmia o chi gliel’abbia
data. Viene semplicemente descritta come uno dei tanti ninnoli che
Petey ha raccolto durante i suoi viaggi per portarli a casa alla
sua famiglia, che abbandona poco dopo aver lasciato loro la
scimmia.
Il giocattolo titolare era
già abbastanza spaventoso con i suoi occhi arrabbiati, i denti
giganti e la capacità di uccidere, ma The Monkey è ancora più
spaventosa quando viene ritratta come un qualche orrore cosmico
sconosciuto con il solo desiderio di scatenare la
morte.
Alla fine del film, dopo tanti
anni, Hal e Bill sanno della scimmia quanto chiunque altro,
lasciando il giocattolo malvagio come un grande enigma. È saggio
che Osgood Perkins abbia lasciato le origini esatte del giocattolo
maledetto un mistero in The Monkey. Il giocattolo
titolare era già abbastanza spaventoso con i suoi occhi arrabbiati,
i denti giganti e la capacità di uccidere, ma la scimmia è ancora
più spaventosa quando viene ritratta come un orrore cosmico
sconosciuto con il solo desiderio di scatenare la morte.
I poteri e le abilità della
scimmia nel film The Monkey
The Monkey brandisce
l’inarrestabile e caotico potere della morte
Ogni volta che un personaggio in
The Monkey gira la chiave del giocattolo, questo mostra i
denti e alza il braccio, pronto a colpire il suo tamburo. Tuttavia,
la scimmia ha una mente propria, quindi colpisce il tamburo
solo quando decide di uccidere qualcuno. Questo può accadere in
qualsiasi momento, creando molta suspense in The Monkey. Ma
quando il malvagio giocattolo colpisce finalmente il tamburo, il
suo potere influisce sulla realtà in modo tale da causare la morte
di una persona, in modo simile a Death in the Final
Destination. Ad esempio, una morte creata dalla scimmia può
essere semplice come provocare un aneurisma cerebrale a qualcuno o
elaborata come far cadere un condizionatore dal tetto e fulminare
qualcuno in una piscina vicina. Tuttavia, la scimmia non uccide la
persona che ha girato la sua chiave.
Non importa quante volte Hal e Bill
cerchino di sbarazzarsene, la scimmia si teletrasporta da loro
quando meno se lo aspettano, che possono essere ore o anni dopo.
Anche dopo che Hal e suo padre Petey l’hanno tagliata o bruciata,
torna sempre da loro, completamente intatta. Il film ha anche
stabilito che la scimmia “non accetta richieste” quando si
tratta di uccidere, il che significa che uccide chi vuole,
quando vuole. Di conseguenza, quando Bill cerca di far suonare il
tamburo alla scimmia, questa si rifiuta di obbedirgli.
Apparentemente infuriata, la scimmia suona il tamburo così tante
volte da scatenare un terremoto che causa la morte improvvisa di
diverse persone nelle vicinanze.
Come il giocattolo assassino
della scimmia si confronta con il libro di Stephen King
The Monkey – Film 2025
The Monkey ha uno strumento e
un destino diversi in entrambe le storie
Una delle principali differenze tra
la scimmia del film di Osgood Perkins e il racconto di Stephen King
è lo strumento che utilizza. Nella versione di King de La
Scimmia, il sinistro giocattolo suona un paio di piatti quando
decide di uccidere qualcuno. Nel film di Perkins, invece, la
scimmia suona un tamburo e una melodia stravagante nel momento in
cui uccide una persona. Questa differenza è dovuta al fatto che
la Disney possiede i diritti della scimmia che suona i piatti,
apparsa in Toy Story 3.
Anche il modo in cui Hal sconfigge
la scimmia giocattolo è diverso tra il film e il materiale
originale. Nel racconto di King, Hal e suo figlio Petey gettano la
scimmia in un lago e la appesantiscono con delle pietre. Anche se
la scimmia non si teletrasporta da loro, molti pesci nel lago
vengono trovati morti, il che indica che è ancora funzionante. Nel
frattempo, il film di Perkins mostra Hal e Petey che portano con
sé la scimmia dopo la morte di Bill, accettando che faccia
parte della loro vita e che dovrebbero portarla con sé per impedire
a chiunque di usarla di nuovo.
Perché la scimmia giocattolo
uccide le persone
Le motivazioni della scimmia
sono vaghe, ma le piace dare spettacolo
Non è chiaro perché il giocattolo
maledetto ami uccidere le persone in The Monkey, ma è più di
una semplice forza distruttiva della natura. In uno dei trailer di
The Monkey, Bill afferma che la scimmia ha scelto lui e
Hal per testimoniare il suo potere sulla vita e sulla morte.
Questa affermazione spiega perché continua ad apparire a Bill e Hal
e perché non uccide chiunque abbia girato la sua chiave. Che Hal
abbia ragione o meno sul fatto che la scimmia sia
“fondamentalmente il diavolo”, il giocattolo vivente è
chiaramente un sadico.
Sembra che la scimmia voglia vedere
come le morti che provoca influenzano le persone intorno a loro, in
particolare Bill e Hal. Molte delle persone che la scimmia
uccide muoiono proprio davanti a Hal e Bill, permettendole di
osservare come tutta questa morte li distorce e li fa soffrire. Il
fatto che la scimmia abbia dato la sua chiave a Bill in modo che
potesse attivarla lui stesso implica che le piaccia anche guardare
come il suo potere corrompa gli esseri umani e li trasformi anche
in assassini.
La scimmia è ancora maledetta
dopo il finale?
Theo James in The Monkey
La scimmia rimane parte della
vita di Hal nel finale del film
Dopo che la scimmia uccide Bill e
stermina la maggior parte della città, Hal e suo figlio Petey
portano via il giocattolo. Sanno che la scimmia rappresenta
ancora una minaccia per l’umanità, avendo visto il caos che ha
scatenato. Tuttavia, la scena
finale di The Monkey mostra Hal che vede una figura
spettrale in sella a un cavallo pallido, che si presume essere la
Morte, uno dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, prima di
allontanarsi con il malvagio giocattolo.
L’incontro di Hal con la Morte
potrebbe essere interpretato come lo spirito della scimmia che
lascia il suo corpo terreno dopo aver ucciso così tante persone
contemporaneamente. Tuttavia, The Monkey
implica che il giocattolo stia ancora diffondendo la morte, come
dimostrato quando un autobus pieno di cheerleader viene ucciso da
un camion di passaggio pochi secondi dopo.
Alla fine, The
Monkey dimostra che i personaggi non possono
sbarazzarsi del giocattolo assassino. In quanto agente della morte,
la scimmia è una forza inconoscibile, imprevedibile e
incontrollabile, costante nella vita di Hal quanto la morte lo è in
quella di tutti gli altri. Solo dopo aver accettato questo fatto,
Hal è stato in grado di andare avanti e non vivere nella paura
della scimmia, rendendo il finale del film molto più appropriato di
come finisce la storia di Stephen King.
The Residence di Netflix presenta numerosi attori e attrici
noti in un cast abbastanza ampio da far sì che tutti si adattino
comodamente (o scomodamente, dato che la maggior parte dei
personaggi sono sospettati) alla Casa Bianca (qui
la nostra recensione). La serie TV di gialli, creata da
Paul William Davies, ruota attorno a una morte che
avviene durante una cena di stato presso la residenza del
Presidente degli Stati Uniti. Di conseguenza, una detective
di nome Cordelia Cupp arriva sulla scena per risolvere il
caso
Nella miniserie, ci sono ben 157
sospettati che la detective Cupp dovrà esaminare nel tentativo di
risolvere il suddetto crimine. Di conseguenza, il cast della serie
Netflix è piuttosto ampio. Tuttavia, alcuni dei personaggi di
The Residence (tra cui la detective Cupp, la
vittima dell’omicidio, un agente dell’FBI,
ecc.) sono più significativi di altri in quanto sono più essenziali
per risolvere il caso.
Uzo Aduba come Cordelia Cupp
Attrice:Uzo Aduba è nata a Boston, Massachusetts, ed è
cresciuta in periferia. In seguito è tornata in città per
frequentare la Boston University e, solo pochi anni dopo, la
carriera di attrice di Aduba è iniziata. Ha preso parte a molte
opere teatrali, con il ruolo di Aduba come Toby nell’adattamento
del 2007 di Coram Boy di Helen Edmundson che ha rappresentato il
suo debutto a Broadway. Tuttavia, la vera svolta di Aduba è
arrivata quando è stata scelta per il ruolo di Suzanne “Crazy Eyes”
Warren in Orange Is the New Black nel 2013. Uzo
Aduba ha vinto due Primetime Emmy Awards per la sua interpretazione
di Suzanne “Crazy Eyes” Warren in Orange Is the New
Black.
Personaggio: Aduba
guida il cast di The Residence nel ruolo di
Cordelia Cupp, una detective consulente del Metropolitan Police
Department. Tocca a Cordelia risolvere il caso. Secondo Tudum
di Netflix, il personaggio di Aduba è un detective molto
ricercato, motivo per cui viene chiamata a indagare sull’omicidio
alla Casa Bianca. Cordelia è anche descritta come “sarcastica,
divertente, implacabile, intensamente concentrata, estremamente
sicura di sé, un’attenta osservatrice del comportamento umano”.
Attore: Randall
Park è nato e cresciuto a Los Angeles, California. Ha
studiato alla UCLA, dove il suo amore per le arti è cresciuto
quando ha co-fondato “Lapu, the Coyote that Cares” (ora conosciuta
come LCC Theatre Company), la più grande compagnia teatrale
asiatico-americana del campus. Dopo la laurea, Park ha continuato
il suo lavoro teatrale ma è presto passato allo schermo. Nel 2015,
Park è salito alla ribalta quando ha recitato nel ruolo di Louis
Huang nella sitcom della ABC Fresh Off the Boat insieme a Constance
Wu.
Personaggio: Park
interpreta Edwin Park, un agente speciale dell’FBI, in The
Residence. Lavora al fianco della detective Cordelia Cupp
di Uzo Aduba come sua spalla, e i due spesso si
scontrano perché hanno stili investigativi diversi. Edwin è
descritto come il “Watson” della detective Cupp.
Attore: Giancarlo
Esposito è nato a Copenaghen, Danimarca, ma si è
trasferito a New York City con la sua famiglia quando aveva sei
anni. Quattro anni dopo, Esposito ha fatto il suo debutto a
Broadway nel musical Maggie Flynn. Solo quando Esposito è stato
scelto per il film School Daze di Spike Lee del
1988 ha fatto il suo debutto nella sua carriera di attore.
Tuttavia, la maggior parte riconosce Esposito per il suo ruolo di
Gus Fring in Breaking Bad e Better Call Saul.
Personaggio:
Esposito interpreta la vittima dell’omicidio, A. B. Wynter, in The
Residence di Netflix. Wynter è il capo usciere della Casa Bianca,
il che significa che è il capo del personale domestico e delle
operazioni presso la struttura. Quindi, si può capire perché sia
un grosso problema quando il personaggio di Esposito viene
assassinato nella serie.
Attrice: Susan
KelechiWatson è nata a Brooklyn, New
York. Si è laureata alla Howard University con una laurea triennale
e in seguito ha ottenuto un Master of Fine Arts presso il Tisch
School of the Arts Graduate Acting Program. Sebbene abbia fatto il
suo debutto televisivo in un episodio di Hack nel 2004, la svolta
di Watson è arrivata quando ha iniziato a interpretare Beth Pearson
in This Is Us nel 2016.
Personaggio: Watson
interpreta Jasmine Haney nella serie Netflix del 2025. Jasmine è
un’assistente usciere alla Casa Bianca e, in base al trailer di The
Residence, è molto utile per quanto riguarda l’indagine
sull’omicidio del detective Cordelia Cupp e dell’agente speciale
dell’FBI Edwin Park.
Attore: Ken Marino
è nato e cresciuto a Long Island a New York. Dopo il liceo, Marino
ha studiato alla Tisch School of the Arts alla New York University,
dove ha co-fondato una compagnia comica chiamata The State. Marino
ha continuato a lavorare con The State dopo la laurea e la
compagnia alla fine ha ottenuto il proprio programma televisivo di
sketch comici su MTV, opportunamente chiamato The State. Mentre The
State ha rappresentato la svolta per Marino, molti conosceranno
l’attore per i suoi ruoli in Party Down o Wet Hot American
Summer.
Personaggio: Marino
interpreta Harry Hollinger, il consigliere capo del Presidente
degli Stati Uniti, in The Residence su Netflix. Il suo personaggio
è anche il più vecchio amico del Presidente (e, come molti altri,
un sospettato).
Cast e personaggi secondari di The
Residence
Jason Lee nel ruolo di
Tripp Morgan: Jason Lee interpreta Tripp Morgan, il
fratello minore del Presidente (e un “guastafeste”), in The
Residence. I film e le serie TV di Lee includono Mallrats, Chasing
Amy, The Incredibles, My Name Is Earl e Alvin and the
Chipmunks.
Edwina Findley nel ruolo di
Sheila Cannon: Sheila Cannon di Edwina Findley è una
maggiordomo alla Casa Bianca nella serie TV Netflix. Prima di The
Residence, Findley ha recitato in The Wire e Free in Deed.
Molly Griggs nel ruolo di
Lilly Schumacher: Lilly, interpretata da Molly Griggs, è
la segretaria sociale del Presidente nella serie del 2025. Gli
spettatori potrebbero riconoscere Griggs per i suoi ruoli di Grace
in Succession e Isabelle Carrick in Servant.
Julian McMahon nel ruolo di
Stephen Roos: Julian McMahon interpreta Stephen Roos, il
Primo Ministro dell’Australia, in The Residence. McMahon è noto
soprattutto per i suoi ruoli di Cole Turner in Charmed, Christian
Troy in Nip/Tuck e Jess LaCroix in FBI: Most Wanted. Il padre di Julian
McMahon, Sir William McMahon, è stato Primo Ministro dell’Australia
dal 1971 al 1972.
Al Mitchell nel ruolo di
Rollie Bridgewater: Al Mitchell interpreta Rollie
Bridgewater, il maggiordomo capo/maître d’ della Casa Bianca, nella
serie Netflix. Mitchell è apparso in precedenza in Stranger Things e Swagger.
Barrett Foa nel ruolo di
Elliot Morgan: Elliot Morgan di Barrett Foa è il First
Gentleman, ovvero il marito del Presidente Perry Morgan, in The
Residence. Foa è noto per i suoi ruoli a Broadway, tra cui in
spettacoli come Mamma Mia! e Avenue Q. Ha anche interpretato Eric
Beale in NCIS: Los Angeles.
Dan Perrault nel ruolo di
Colin Trask: Dan Perrault appare come Colin Trask, il capo
del servizio segreto presidenziale, in The Residence. Perrault è
noto soprattutto per aver co-creato American Vandal insieme a Tony
Yacenda per Netflix.
Bronson Pinchot nel ruolo di
Didier Gotthard: Didier Gotthard, interpretato da Bronson
Pinchot, pasticcere esecutivo della Casa Bianca, nella serie di
gialli. I fan potrebbero riconoscere Gotthard per il suo ruolo di
George Hawthorne nel cast di Le terrificanti avventure di Sabrina o
come Balki Bartokomous in Perfetti sconosciuti.
Al Franken nel ruolo di
Aaron Filkins: Aaron Filkins di Al Franken è il senatore
anziano di Washington in The Residence. Franken stesso è un ex
politico: è stato senatore del Minnesota dal 2009 al 2018.
Tuttavia, le sue origini sono nella commedia, poiché è stato uno
scrittore e brevemente un membro del cast di Saturday Night
Live.
Andrew Friedman nel ruolo di
Irv Samuelson: Andrew Friedman interpreta Irv Samuelson,
il direttore della National Park Police, nella serie TV del 2025.
Friedman in precedenza ha recitato nei panni di Uncle Jack in It’s
Always Sunny in Philadelphia e Mr. Neff in Better Call Saul.
Isiah Whitlock Jr. nel ruolo
di Larry Dokes: Isiah Whitlock Jr. interpreta il capo
della polizia, Larry Dokes, in The Residence. Whitlock Jr. è noto
soprattutto per la sua interpretazione di Clay Davis in The
Wire.
Catherine Carlen nel ruolo
di Kim Abkin: Kim Abkin di Catherine Carlen è l’ex First
Lady in The Residence. Carlen è apparsa in Sharp Objects, Doom
Patrol e The Thing About Pam.
Mary Wiseman nel ruolo di
Marvella: Marvella, interpretata da Mary Wiseman, è la
chef esecutiva della Casa Bianca nella serie di gialli. Gli
spettatori riconosceranno probabilmente Wiseman per il suo ruolo di
Sylvia Tilly nel cast di Star Trek: Discovery della Paramount+.
Spencer Garrett nel ruolo di
Wally Gick: Spencer Garrett interpreta Wally Gick, il
direttore dell’FBI, in The Residence. Prima di apparire nella serie
Netflix, i crediti di Garrett includono Air Force One, 21, Nemico
pubblico, Aquarius e For All Mankind.
Kylie Minogue nel ruolo di
se stessa: The Residence vede Kylie Minogue interpretare
se stessa. Minogue è una cantante e attrice australiana, vincitrice
di due Grammy tra i tanti altri premi.
Jane Curtin nel ruolo di Nan
Cox: Jane Curtin interpreta Nan Cox, la suocera del
Presidente, nello show televisivo del 2025. Curtin è meglio
conosciuta come uno dei membri originali del cast di Saturday Night
Live, ovvero “Not Ready for Prime Time Players”. Tuttavia, altri
ruoli degni di nota dell’attrice includono Allie Lowell in Kate &
Allie e la dottoressa Mary Albright in 3rd Rock From the Sun.
James Babson nel ruolo di
Daryl Armogeda: Daryl, interpretato da James Babson, è il
supervisore operativo in The Residence. Babson in precedenza aveva
interpretato l’agente Moss in Hellboy del 2004.
Eliza Coupe nel ruolo della
senatrice Margery Bay Bix: Eliza Coupe interpreta la
senatrice Margery Bay Bix in The Residence. I fan potrebbero
riconoscere Coupe da altri programmi TV come Scrubs, Happy Endings
e So Help Me Todd.
Izzy Diaz nel ruolo di Eddie
Gomez: Izzy Diaz interpreta Eddie, un falegname, nella
serie poliziesca del 2025. Diaz è apparsa in precedenza in Snowfall
e Good Trouble.
Paul Fitzgerald nel ruolo
del presidente Perry Morgan: Ovviamente, The Residence
deve avere come protagonista il presidente degli Stati Uniti, data
la sua ambientazione. Paul Fitzgerald interpreta il presidente
Perry Morgan nella serie Netflix. I crediti di recitazione di
Fitzgerald includono The Secret Life of Walter Mitty, Teenage
Mutant Ninja Turtles, Younger e Veep.
Ros Gentle nel ruolo di
Rachel Middlekauff: Rachel, interpretata da Ros Gentle, è
una magnate dei media nella serie TV di omicidi del 2025. Alcuni
potrebbero riconoscere Gentle dal suo ruolo di Laura
Gardiner/Brandy Carter nella soap opera australiana Prisoner o come
“The Demon” Juror nella serie TV di Ryan Murphy The People v. O. J.
Simpson: American Crime Story.
Chris Grace nel ruolo di
Duane Ladage: Chris Grace interpreta Duane Ladage, un
elettricista, in The Residence. Molti conosceranno Grace dal suo
personaggio di Superstore, Jerry.
Juliette Jeffers nel ruolo
di Angie Huggins: Juliette Jeffers interpreta Angie
Huggins, un’imbianchina della Casa Bianca, nella serie Netflix.
Jeffers ha fatto apparizioni come guest star in numerose serie TV,
tra cui The Fresh Prince of Bel-Air, Martin, Grey’s Anatomy, Criminal Minds e Chicago
Med.
Sumalee Montano nel ruolo di
Dana Hammond: Sumalee Montano interpreta Dana Hammond,
capo dello staff del Presidente, in The Residence. Il pubblico
potrebbe riconoscere Montano dai suoi ruoli in Days of Our Lives,
Nashville, Scandal, This Is Us o Veep.
Nathan Lovejoy nel ruolo di
Alden Tamridge: Alden, interpretato da Nathan Lovejoy, è
l’ambasciatore australiano nel programma di gialli di Netflix.
Lovejoy ha precedentemente recitato nel ruolo del preside Swift
nella sitcom di Disney Channel Gabby Duran & the Unsittables.
Taran Killam nel ruolo di
St. Pierre: Taran Killam appare nel ruolo di St. Pierre,
un medium energetico, in The Residence. Killiam è stato membro del
cast di SNL dal 2010 al 2016, ma ha recitato in numerosi programmi
TV degni di nota, tra cui How I Met Your Mother, Single Parents,
Arrested Development e High Potential. Alcuni potrebbero anche
riconoscere Killam per la sua interpretazione di Jordan Cahill nel
film originale Disney Channel del 2004 Stuck in the Suburbs.
Justin Ellis-Johnson nel
ruolo di Hugh Jackman: A differenza di Kylie Minogue, Hugh
Jackman non è interpretato da solo in The Residence. Invece, Justin
Ellis-Johnson interpreta l’attore, il cui volto intero non viene
mai mostrato. I precedenti crediti di Ellis-Johnson includono The
13th Sign e Operation Terror,
Julieth Restrepo nel ruolo
di Elsyie Chayle: Julieth Restrepo interpreta Elsyie
Chayle, una governante della Casa Bianca, nella serie Netflix.
Restrepo è apparsa in un altro show Netflix, Griselda, dove ha
interpretato Marta Ochoa.
Mel Rodriguez nel ruolo di
Bruce Geller: Bruce Geller, interpretato da Mel Rodriguez,
è un ingegnere della Casa Bianca in The Residence. Rodriguez è noto
soprattutto per i suoi ruoli di infermiera Patsy de la Serda in
Getting On, Todd Rodriguez in The Last Man on Earth e Marco
Pasternak in Better Call Saul.
Timothy Hornor nel ruolo di
Patrick Doumbe: il personaggio di Timothy Hornor in The
Residence è un intruso alla cena di stato. Hornor è stato guest
star in molti programmi TV degni di nota, tra cui Parks and Rec,
Brooklyn Nine-Nine, Modern Family e Superstore.
Keiko Agena nel ruolo di Liz
Hollenbeck: Keiko Agena interpreta Liz Hollenbeck, una
reporter, nello show di Netlifx. Molti riconosceranno Agena per il
suo ruolo di Lane Kim nel cast di Gilmore Girls.
Brett Tucker nel ruolo di
David Rylance: Brett Tucker interpreta David Rylance, un
ministro degli esteri australiano, nella serie di gialli del 2025.
Tucker ha recitato in precedenza in un altro show di Shondaland,
Station 19, nel ruolo del capo dei pompieri Lucas Ripley.
Rebecca Field nel ruolo di
Emily Mackil: Rebecca Field interpreta Emily Mackil, una
giardiniera della Casa Bianca, in The Residence. Gli spettatori
potrebbero riconoscere Field per le sue apparizioni come Lacey
Jean-Locklin in The Client List o come Gail in A Star Is Born del
2018.
Considerato uno dei maggiori
capolavori di Clint Eastwood, il film del 2003
Mystic River – tratto dal romanzo La morte non
dimentica di Denis Lehane – è un cupo
thriller incentrato su un difficile caso di omicidio che coinvolge
tre personaggi un tempo amici stretti. In un America dove la
violenza è all’ordine del giorno, scegliere di chi fidarsi diventa
una responsabilità non da poco, e Eastwood porta in scena tutto ciò
con il grande gusto che da sempre contraddistingue la sua messa in
scena. Ma il film non offre solo una grande storia noir, ma anche
uno studio approfondito di personaggi psicologicamente complessi,
ognuno con i suoi lati di luci e tenebre.
Ambientato in una piccola città, il
film introduce le abitudini e le routine di ogni personaggio,
fornendo accuratamente indizi su chi è affidabile e chi no. Il film
presenta inoltre alcune delle migliori interpretazioni in un film
diretto da Eastwood, con ruoli da premio Oscar per Sean Penn e Tim Robbins,
affiancati anche da Kevin Bacon. I loro personaggi, la cui vicenda
personale è al centro del film, sono il cuore e il motore del
racconto, che progressivamente conduce verso una risoluzione
straziante tanto più che risulta inaspettata. In questo articolo,
andiamo dunque ad analizzare proprio il finale del film.
La spiegazione del finale di
Mystic River: chi ha ucciso Katie Markum?
Anche se Jimmy rimane convinto che
Dave abbia ucciso sua figlia, i veri colpevoli sono “Silent
Ray” Harris e John O’Shea, che uccidono
Katie dopo uno scherzo finito male. Il primo dei due è il fratello
muto di Brendan, che usciva con Katie e aveva
intenzione di fuggire con lei a Los Angeles. Nel finale, dopo aver
scoperto la scomparsa della pistola del padre, nascosta in casa,
Brendan sospetta immediatamente di Silent Ray e del suo
inseparabile amico O’Shea. Arriva pertanto a picchiarli brutalmente
finché O’Shea non gli punta una pistola alla testa.
La polizia arriva appena in tempo e
scopre così che i due adolescenti volevano spaventare Katie e
invece le hanno accidentalmente sparato – non in modo letale – con
la pistola di Harris. Per evitare che lo dicesse a qualcuno,
l’hanno inseguita e uccisa. Il colpo di scena è anticlimatico, ma
ha senso nel contesto di Mystic River, che ruota
interamente intorno alle azioni dei protagonisti davanti a questo
drammatico evento. Jimmy passa tutto il film a cercare di trovare
un movente per l’omicidio di sua figlia quando, alla fine, non c’è
alcuna motivazione. Gli assassini sono ragazzi e a malapena
capiscono la gravità di ciò che hanno fatto.
Nel finale, dunque, queste
rivelazioni chiudono il cerchio della narrazione: proprio come
Jimmy, Sean e Dave hanno dovuto assistere alla violenza e alla
crudeltà in tenera età, Brendan, Silent Ray e O’Shea porteranno
sempre con sé il peso dell’omicidio di Katie, direttamente o
indirettamente. Questi personaggi nascono nella tragedia e maturano
prima del dovuto, portando a conseguenze terrificanti. Considerando
questa violenza come un cerchio che si ripete, è più che possibile
che, qualche decennio dopo l’omicidio di Katie ci possa essere un
altro cadavere e i tre ragazzi potrebbero averci qualcosa a che
fare.
Andando oltre queste riflessioni sul
finale, è da sottolineare come Tim Robbins
interpreti il ruolo più misterioso del film, Dave, un personaggio
le cui azioni passate e presenti non vengono mai mostrate
completamente, costringendo gli spettatori e i personaggi a
scoprirle da soli. Non si sa mai cosa gli abbiano fatto esattamente
quei due uomini all’inizio del film, ma è chiaro che per giorni è
stato vittima di gravi abusi sessuali, che lo hanno coinvolto in
traumi dolorosi che non ha mai superato del tutto. Nel presente,
l’incostante stato mentale di Dave viene trascurato dalla sua
famiglia e dai suoi amici che, invece di aiutarlo e proteggerlo, lo
trasformano nel sospettato numero uno dell’omicidio di Katie.
I suoi cari lo hanno manipolato a
tal punto che non sa più a cosa credere. Quando Jimmy gli dice che
lo lascerà andare se confesserà l’omicidio di Katie, Dave pensa
davvero che sia la sua occasione per sistemare le cose, ma
naturalmente Jimmy lo uccide brutalmente. Dave non ha ucciso Katie,
ma confessa a Jimmy il motivo per cui l’avrebbe uccisa se mai
l’avesse fatto: lei gli ricordava il sogno di giovinezza che non ha
mai avuto, perché i dolorosi ricordi dell’infanzia hanno consumato
interamente la sua mente. Guardandola, si chiede cosa sarebbe
successo se Jimmy fosse salito in macchina al posto suo. Tuttavia,
è stato Dave a salire in macchina e, negli ultimi istanti della sua
vita, rivela il suo odio verso Jimmy per questo.
Mystic River,
dunque, è anche un film contro la vendetta: la notte in cui Katie
morì, Dave picchiò a morte un pedofilo dopo averlo sorpreso ad
abusare di un bambino; tuttavia, Dave non si sentiva l’eroe che
pensava di essere per aver salvato il bambino. Il suo stato mentale
non ha fatto che peggiorare. Sebbene la confessione di un altro
crimine non sia un buon alibi, avrebbe potuto salvare la vita di
Dave se Jimmy gli avesse creduto. Tuttavia, poiché nessuno trova il
corpo del molestatore fino a quando Jimmy non uccide Dave, non c’è
nulla che confermi che sta dicendo la verità.
Come il rapimento di Dave ha
influenzato le vite di Jimmy, Sean e Dave
Il rapimento di Dave in
Mystic River ha dunque infranto prematuramente
l’innocenza che legava l’amicizia tra Jimmy, Sean e Dave,
costringendo ognuno di loro a maturare e ad affrontare il mondo
violento che li circonda. Considerato lo status di icona western di
Clint Eastwood, questo film di ambientazione
moderna presenta ancora alcuni elementi western degni di nota, dai
personaggi senza legge al mondo di desolazione presentato. Dei tre
amici, Dave è quello che è stato colpito più duramente; anche se è
riuscito a sfuggire ai suoi rapitori, qualcosa si è rotto per
sempre dentro di lui.
Sebbene abbia cercato di mantenere
un po’ della sua innocenza, un’ombra spaventosa incombeva sempre su
di lui, simboleggiata dai suoni di un “lupo cattivo” che lo
inseguiva nel bosco. Jimmy, incapace di superare il senso di colpa
per il rapimento di Dave, diventa invece un uomo violento e
impulsivo che perde la fiducia nell’umanità. Sean, infine,
rappresenta l’opposto di Jimmy: la tragedia a cui ha assistito da
bambino gli ha fatto desiderare di eliminare la crudeltà dal mondo.
È un uomo di principi e, sebbene riesca a essere un buon
poliziotto, i traumi della sua infanzia gli impediscono di essere
un buon marito o un buon amico.
Il vero significato del finale di
Mystic River
Mystic River mette dunque a nudo un
ciclo infinito di dolore e sentimenti repressi che si è protratto
per decenni. Il film che dà il titolo al film è poi la chiave per
comprendere il suo simbolismo: un fiume rinnova costantemente le
sue acque ma rimane intrinsecamente lo stesso, e questi personaggi
indossano maschere diverse per coprire i loro dolorosi segreti, ma
rimangono intrinsecamente gli stessi. La mancanza di comunicazione
tra loro fa sì che si ripetano le stesse tragedie: Jimmy getta il
corpo di “Just Ray” Harris nel fiume e, anche se le acque cambiano
nel corso degli anni, i figli di Harris vendicano indirettamente il
padre uccidendo la figlia di Jimmy. Violenza chiama altra violenza,
in un ciclo apparentemente senza fine.
Dylan Sprouse e
Mason Gooding (visto in Scream e Scream
VI) sono il duo eroe-cattivo che nessuno si aspettava. Il
film d’azione Aftermath – In trappola del 2024 –
che è stato acquistato da Netflix nel febbraio 2025 ed è diventato il film
numero 1 della piattaforma (in Italia è disponibile invece su
Infinity+) – segue Eric Daniels
(Sprouse), un veterano di guerra con PTSD che cerca di riallacciare
i rapporti con la sorella minore, Madeleine
Daniels (Megan Stott).
“Non volevo che sembrasse un
cliché”, ha detto Sprouse interpretando un personaggio con
PTSD in un’intervista rilasciata a ComingSoon.net nel 2024.
“Volevo assolutamente assicurarmi che fosse rappresentato in
modo adeguato… Sul set eravamo circondati da ex militari attivi e
da una manciata di veterani a cui ho fatto un sacco di domande,
oltre che da un ex medico attivo che stava prestando servizio. È
stato davvero utile”.
Il ricongiungimento di Eric e
Madeleine viene però interrotto quando rimangono intrappolati sul
Tobin Bridge di Boston dopo che un gruppo di ex militari distrugge
le strade e prende tutti in ostaggio. Mentre Eric cerca di salvare
sua sorella e gli altri, scopre sempre di più sulle persone che li
tengono prigionieri e su chi stiano effettivamente cercando. Ma
come si conclude Aftermath – In trappola? Ecco
tutto quello che c’è da sapere sulle scene finali del film!
Megan Stott e Dylan Sprouse in Aftermath – In trappola
La spiegazione del finale di
Aftermath – In trappola
Il capitano James
Roken (Gooding) ha preso di mira il ponte per catturare
Samantha “Doc” Brown (Dichen
Lachman), ex sergente maggiore dell’esercito americano,
perché ha smascherato la sua milizia privata, Retcon
13, per aver commesso crimini di guerra nell’ambito della
Shattered Dove Initiative. Roken prende in
ostaggio lei e il resto del ponte come merce di scambio con il
Pentagono per liberare i suoi compagni ancora prigionieri e
chiedere al governo di ammettere pubblicamente di aver ordinato
alla Retcon 13 di commettere quei crimini.
Doc aveva infatti attribuito i
crimini di guerra alla Retcon 13 in cambio di un patteggiamento, ma
alcuni membri dell’unità di Roken, che comprendeva veterani di
guerra decorati, sono poi stati ingiustamente incolpati e
incarcerati. In seguito, Doc rivela che Roken non è uno di questi
innocenti e ha effettivamente abusato del suo potere per diventare
un cattivo, un ruolo che Gooding si è detto entusiasta di
interpretare.
“Avevo un’idea di come sarebbe
stato essere un personaggio più cattivo”, ha dichiarato a
ComingSoon.net. “Ma è stato solo parlando con [Sprouse] e
vedendo come opera sul set in quell’ambiente che mi ha permesso di
avere la libertà, la volontà e la comodità di prendere il cattivo
da cortile che avevo sempre interpretato con mio fratello alle
elementari e di trasfonderlo nel mio fisico e nella mia sensibilità
di adulto”.
Mason Gooding in Aftermath – In trappola
La conclusione del film
La maggior parte di Aftermath mostra
Eric (e alla fine anche Doc) impegnato a salvare le vite degli
ostaggi e a smantellare le bombe di Roken. Ma quando il film arriva
al suo culmine, e proprio quando Eric pensa di aver disarmato tutte
le bombe sul ponte, scopre che Roken ha un altro asso nella manica:
una pila di esplosivi in un furgone controllata da un interruttore
che indossa.
La polizia individua l’interruttore
e ordina a tutte le unità di ritirarsi dal ponte, mentre Roken si
cala verso una barca di estrazione apparentemente pronta per la sua
fuga. Prima che Roken possa raggiungere la nave, però, Eric manovra
il furgone imbottito di bombe verso il bordo del ponte e lo mette
in moto. Salta fuori appena in tempo prima che il furgone e tutti i
suoi esplosivi si tuffino di testa nel fiume sottostante.
A metà della sua discesa in corda
doppia, Roken vede quindi il furgone cadere dal ponte. Preme quindi
l’interruttore, apparentemente nel tentativo di far esplodere il
furgone prima che lo raggiunga, ma è troppo tardi. Il veicolo
esplode mentre tocca l’acqua, uccidendo Roken e risparmiando il
ponte e gli ostaggi. A quel punto, la voce di un giornalista
annuncia che il Pentagono ha rivelato i file di Shattered Dove e ha
liberato quattro membri di Retcon 13. C’è anche un’udienza del
Congresso per indagare su altri abusi dei contractor militari.
Mason Gooding, Megan Stott e Dichen Lachman in Aftermath – In
trappola
Cosa ne è di Samantha “Doc” Brown?
Sebbene gli spettatori non sappiano
mai esattamente per cosa Doc sia stata in prigione, inizialmente
era accusata di reati minori. Mentre era in carcere, la sua pena è
diventata più severa dopo aver ucciso un gruppo di membri di una
gang per salvare un giovane detenuto. La scena finale di Aftermath
mostra Eric e Madeleine che vanno a prendere Doc, rilasciata dal
carcere tre settimane dopo l’attacco al Tobin Bridge. Eric nota che
è stata liberata per “valore ed eroismo sotto il fuoco”.
Mentre salgono in macchina per partire, lui chiede scherzosamente
se deve prendere il tunnel o il ponte. All’unisono, Doc e Madeleine
scelgono il tunnel.
Il cinema ha più volte tratto
ispirazione dalle storie di possessioni ed esorcismi per i film
horror. Sono numerosi i celebri titoli a riguardo, da L’esorcista a The Prodigy – Il figlio del male. Un altro titolo
tanto affascinante quanto controverso appartenente a questa
tipologia di opere è Il rito (qui
la recensione), basato sul libro di Matt
Baglio, Il rito. Storia vera di un esorcista di
oggi. Diretto nel 2011 dallo svedese Mikael
Håfström, il film risulta particolarmente spaventoso e
suggestivo in quanto è basato su vicende e testimonianze
apparentemente reali. La partecipazione di Baglio e di veri
esorcisti in qualità di consulenti ha poi permesso di rendere il
tutto più realistico e spaventoso.
La stessa Chiesa Cattolica ha poi
elogiato il film, ritenendolo fedele alla realtà degli esorcismi e
alla forza della fede. A distanza di oltre un decennio rimane
dunque uno dei grandi film da vedere sull’argomento, un’opera che
non manca di suscitare paure e fascino. Per quanto riguarda la sua
trama nel dettaglio, nel corso del film seguiamo dunque
Padre Michael (Colin
O’Donoghue) lottare con la sua fede, iniziando a non
credere più nel potere di Dio o del diavolo. Anche per questo
motivo, si reca in Italia per seguire PadreLucas (Anthony
Hopkins), che è determinato a fare di lui un
credente.
Mentre si trova in Italia, però,
Michael vede un’adolescente incinta di nome
Rosaria manifestare un comportamento tipico della
possessione demoniaca, e in seguito muore in ospedale insieme al
suo bambino. Quando poi Padre Lucas viene a sua volta posseduto,
tocca a Michael salvarlo, ma per farlo deve necessariamente
affrontare il suo passato, aiutato anche da una giornalista di nome
Angelina (Alice
Braga). Tuttavia, ci sono alcune parti del finale di
Il rito che meritano una spiegazione più
approfondita.
La spiegazione della lotta di
Michael contro la sua fede
Fin dall’inizio di Il
rito, Michael ha difficoltà ad avere fede. Durante gli
allenamenti, discute con gli altri sacerdoti sulla probabilità di
possessione e sull’esistenza del diavolo. La sua mancanza di fede è
legata alla sua infanzia, che il film ci mostra attraverso alcuni
flashback. Quando Michael era piccolo, infatti, sua madre morì e
suo padre si ostinò a insegnargli la religione. Il padre era un
impresario di pompe funebri e lo fece entrare nella stanza con il
corpo senza vita della madre per recitare una preghiera su di esso.
Da allora, Michael ha sempre avuto una visione cinica della
religione, pur decidendo di farne il suo percorso di vita.
Anche quando Michael incontra
diversi personaggi che affermano di essere posseduti, fatica a
credere loro. Pensa che si tratti di una malattia mentale. Quando
Rosaria tossisce chiodi, ipotizza addirittura che li abbia mangiati
lei stessa per uccidere il suo bambino. Michael inizia a credere
solo dopo aver parlato al telefono con suo padre, scoprendo solo in
seguito che il padre era morto poche ore prima della loro
conversazione. Naturalmente Michael non capisce come sia possibile.
Dopo tutto, ha parlato con suo padre solo pochi istanti prima.
Tuttavia, durante la telefonata, il padre di Michael dice qualcosa
di inquietante che fa pensare che ci sia qualcun altro all’altro
capo.
Michael inizia quindi a chiedersi se
sia il diavolo quello con cui ha interagito e questo è dunque il
primo evento che porta Michael a riconsiderare ciò che ritiene vero
e falso. Quando poi deve praticare un esorcismo su padre Lucas,
Michael si ricorda di un biglietto che gli ha dato sua madre, che
gli dice che sarà sempre protetto dalle forze del bene. Il ricordo
di sua madre – e ciò a cui assiste con padre Lucas – è dunque
sufficiente a riaccendere la sua fede. Tuttavia, in questa scena si
rivela essere molto importante la croce piegata che Michael tiene
mentre tenta di praticare l’esorcismo.
Questo dettaglio trova spiegazione
con una scena flashback del funerale della madre, dove Michael si
trova accanto al padre con una croce in mano. Il ragazzo tiene la
mano dietro la schiena e stringe la croce così forte da piegarla.
Tornando alla scena dell’esorcismo su Padre Lucas, Michael tiene
quindi una croce in mano e il diavolo usa il suo potere per piegare
la croce senza che gli sia necessario toccarla. In entrambe le
occasioni, la croce piegata rappresenta l’incapacità di Michael di
credere e il diavolo cerca di usare la sua mancanza di fede contro
di lui. Solo quando Michael dichiara di credere nel diavolo e in
Dio, riesce a sconfiggere il demone BA’AL.
Come la morte di Rosaria porta alla
possessione di Padre Lucas
Ma come è stato possibile che un
uomo di fede come Padre Lucas sia stato posseduto la diavolo? La
spiegazione è data dalla determinazione con cui Padre Lucas cerca
di eseguire un esorcismo su Rosaria. Quando però la ragazza muore
in ospedale, l’anziano è distrutto dal fatto di non averla potuta
aiutare. È pieno di sensi di colpa, anche se ha fatto del suo
meglio e per le giuste ragioni. Il senso di colpa di Padre Lucas
apre dunque la porta al diavolo per la possessione del suo corpo,
oltre al fatto che ce l’ha con lui per aver tentato di esorcizzare
Rosaria. Il maligno agisce dunque sulla base di questo risentimento
e, poiché Padre Lucas è così deluso da sé stesso, diventa
vulnerabile al punto da divenire una vittima.
Il rapporto di Michael e Angelina
conclude il film
Michael e Angeline stringono un
forte legame nel corso del film. La giornalista accetta la mancanza
di fede di Michael, ma è anche in grado di guidarlo. Dopo che
Angeline aiuta Michael a praticare un esorcismo su Padre Lucas,
Michael torna poi negli Stati Uniti, mentre Angeline resta in
Italia. Anche se sembrava che potessero provare qualcosa l’uno per
l’altra, la loro amicizia non sfocia dunque in nulla di romantico.
L’ultima volta che Il rito mostra Angeline, rivela
che lei ha poi scritto un articolo sull’esorcismo che Michael ha
praticato su Padre Lucas, che lui legge volentieri. Non c’è però
alcun accenno al fatto che i due si rincontrino. Tuttavia, Angeline
rappresenta una parte importante del percorso di Michael, avendolo
aiutato a superare il suo cinismo.