Diretto da Gabriele Muccino, Quello che so
sull’amore (qui
la recensione) è una commedia drammatica che segna una
parentesi particolare nella carriera del regista italiano. Girato
interamente negli Stati Uniti e interpretato da Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones, il film racconta la
storia di un ex calciatore caduto in disgrazia che cerca di
riconquistare la stima del figlio e della ex moglie allenando la
squadra di calcio del figlio stesso. Attraverso un tono più leggero
rispetto ad altre sue opere, Muccino affronta i temi ricorrenti del
suo cinema: la disgregazione familiare, la fragilità delle
relazioni e il bisogno di redenzione.
All’interno della filmografia di Muccino, Quello che so
sull’amore rappresenta un esperimento di mediazione tra il
cinema europeo e quello hollywoodiano. A differenza dei suoi
precedenti lavori americani come La ricerca della
felicità e Sette anime, il film
abbandona l’intensità drammatica per avvicinarsi a una narrazione
più convenzionale e a tratti ironica. Questa scelta stilistica ha
generato reazioni contrastanti, ma rivela un tentativo interessante
di esplorare il tema della paternità da una prospettiva più
disincantata e quotidiana, mettendo in scena un protagonista in
bilico tra il fallimento personale e il desiderio di
ricostruzione.
Nel corso dell’articolo
analizzeremo più nel dettaglio il significato del finale del film,
che mette in discussione l’idea stessa di successo e realizzazione.
Nonostante l’apparente leggerezza, Muccino costruisce un epilogo
che parla di priorità emotive e di scelte intime, distanti dai
cliché americani della vittoria a ogni costo. Attraverso un
percorso di maturazione silenziosa, il personaggio di George scopre
che l’amore, più che una conquista, è una responsabilità. Un
messaggio che, pur nella cornice commerciale, resta profondamente
coerente con l’universo narrativo del regista.
Il film raccont la storia di
George Dryer (Gerard
Butler), un ex calciatore professionista che ha dovuto
ritirarsi dal mercato a causa di un gravissimo infortunio. George
non si da per vinto e decide di dare libero sfogo alla sua
ambizione, costruendo una nuova carriera come cronista sportivo,
pensando di poter sfruttare i vantaggi del suo passato glorioso. Il
successo tanto desiderato, però, tarda ad arrivare. Il lavoro non è
l’unica cosa che va male nella vita dell’uomo: sua moglie
Stacie (Jessica
Biel), infatti, lo ha lasciato da tempo. Anche con suo
figlio Lewis (Noah Lomax) non va
per niente bene, perché i due si vedono davvero poco e non riescono
a costruire un vero rapporto, solido e stabile.
Quando Stacie gli comunica poi che
vuole sposare il suo nuovo compagno, George cade nello sconforto.
L’ex calciatore vuole però a tutti i costi riconquistare la fiducia
della sua famiglia e, per farlo, decide di cogliere al volo una
preziosa occasione: diventare l’allenatore della squadra di calcio
del figlio. Quando comincia ad allenare i bambini, tuttavia,
rapisce l’attenzione soprattutto delle loro mamme, attratte dalla
sua prestanza e, ovviamente, dal suo fascino. Prima fra tutte
Barb (Judy Greer), divorziata,
poi Denise (Catherine
Zeta-Jones), ex giornalista sportiva, e infine
Patti (Uma
Thurman), una bellissima donna ancora sposata. Per
lui, la situazione si complicherà non poco.
Il significato del finale del
film
Nel corso di Quello che so
sull’amore, George George continua a legare con Lewis e
gradualmente riaccende la sua intimità con Stacie, creando
complicazioni nella relazione di lei con Matt. Le sue prospettive
di carriera migliorano poi quando Denise conferma che ESPN gli sta
offrendo un lavoro in Connecticut. Tuttavia, George inizia a
chiedersi se le sue priorità siano in linea con ciò che conta
davvero. La nuova opportunità lavorativa potrebbe rilanciare
definitivamente la sua carriera, ma accettarla significherebbe
trasferirsi a New York e allontanarsi di nuovo dal figlio
Lewis.
Mentre George valuta il da farsi,
emergono però una serie di incomprensioni e scontri. Patti appare
in alcune foto fuorvianti scattate da un investigatore privato
assunto da Carl, e la confusione che ne deriva crea una nuova
frattura tra George e Stacie. Tuttavia, George alla fine decide di
rifiutare l’offerta della ESPN e di rimanere in Virginia,
concentrandosi sull’essere un padre e un compagno migliore. Stacie,
invece, rompe il fidanzamento con Matt, capendo di essere ancora
innamorata di George. Nel finale, quest’ulitmo diventa un cronista
sportivo locale, ritrovando una stabilità personale e professionale
e ricostruendo anche la sua vita familiare.
Il significato ultimo del finale
risiede dunque nella maturazione personale di George: per tutta la
vita ha cercato approvazione nel successo e nelle relazioni
superficiali, ma solo quando rinuncia all’ambizione e si assume la
responsabilità delle proprie scelte riesce a essere davvero amato.
Così facendo riesce a ritrovare un equilibrio nella propria vita,
capendo cosa è davvero l’amore e cosa si può essere o meno disposti
a fare per esso. Muccino sembra dunque suggerire che la vera
vittoria è interiore: amare significa restare, esserci, anche
quando nessuno guarda.
Dopo che il suo film della DC
Studios, Sgt. Rock, è stato apparentemente
annullato, Luca Guadagnino si è mosso rapidamente
per trovare il suo prossimo progetto cinematografico. Come
riportato da Deadline, il regista sarebbe
infatti in trattative per dirigere Artificial
presso gli Amazon MGM Studios. Sebbene gli accordi non siano ancora
stati conclusi, sembra che abbia anche trovato un cast di tutto
rispetto, dato che, secondo fonti interne, Andrew Garfield, Monica
Barbaro e la rivelazione di Anora,Yura Borisov sarebbero in trattative preliminari
per recitare nel film.
Sebbene non sia ancora confermato,
fonti dicono che il film ruota attorno al periodo in cui, nel 2023,
il CEO Sam Altman è stato licenziato e riassunto
nel giro di pochi giorni dalla società di intelligenza artificiale
OpenAI. Simon Rich ha scritto la sceneggiatura e
sarà il produttore insieme a David Heyman e
Jeffrey Clifford della Heyday Films. Anche
Jennifer Fox è in trattative per la
produzione.
Guadagnino è un regista che non ama
stare con le mani in mano e, come anticipato, si stava preparando a
girare Sgt. Rock alla fine dell’estate con
Colin Farrell come protagonista. Quando il
film è però stato messo in pausa a tempo indefinito, Guadagnino si
è mosso rapidamente per trovare qualcosa che potesse realizzare
quest’anno e sembra abbia valutato diverse opzioni prima di
scegliere Artificial. Sebbene tecnicamente il film
sia in fase di sviluppo fino a quando tutti avranno firmato il
contratto, l’idea sarebbe quella di girarlo quest’anno una volta
conclusi gli accordi.
Dopo aver visto il suo Challengers,
con Zendaya, in sala nell’aprile 2024 e Queer in sala nell’aprile di quest’anno, il prossimo
progetto che vedremo del regista prima di
Artificial sarà After the Hunt, con Julia Roberts, Garfield e Ayo Edebiri, che Prime Video distribuirà nelle sale il 10
ottobre.
L’acrobazia sul Burj
Khalifa in Mission: Impossible – Protocollo fantasma
(qui
la recensione) è un momento fondamentale per la serie, ma il
pubblico si chiede se Tom Cruise abbia davvero scalato il Burj
Khalifa nella vita reale. Con una lista sempre più lunga di
acrobazie estremamente pericolose nel suo curriculum, scalare
l’esterno del Burj Khalifa nel quarto capitolo della
serie Mission: Impossible è una delle imprese più famose di
Cruise. Da allora, Cruise ha continuato a sfidare la morte in
diversi film con acrobazie come il salto HALO in
Mission: Impossible – Fallout. Tuttavia, l’acrobazia sul
Burj Khalifa è diventata un punto di riferimento del cinema.
Il film porta Ethan Hunt,
interpretato da Tom Cruise, a Dubai alla ricerca dei codici di
lancio nucleare dopo che Kurt Hendricks, alias Cobalt
(Michael Nyquist), ruba un’arma devastante. È
ormai ovvio che Hunt non sceglie mai la strada più facile. Ethan
deve raggiungere il 130° piano del grattacielo alto 828 metri e
abbandonare l’ascensore in favore di un paio di discutibili guanti
a ventosa. Iniziare la scalata dal 123° piano è la parte facile,
perché poi si cala lungo l’edificio e fa un salto nel vuoto. Per
quanto la sequenza sia sbalorditiva, anche il dietro le quinte è
stato impressionante.
La spiegazione della scena
acrobatica di Tom Cruise sul Burj Khalifa
Per la scena acrobatica di Cruise
sul Burj Khalifa, l’attore ha dovuto indossare un’imbracatura
fissata con cura a punti strategici dell’edificio, il che ha
richiesto allo studio di ottenere permessi speciali per forare i
pavimenti e le pareti, e la troupe di Mission: Impossible –
Protocollo fantasma ha rotto 35 finestre. Il regista
Brad Bird si è
consultato con diversi professionisti di vari settori, come
ingegneri, scalatori professionisti e stuntman, per garantire la
sicurezza delle riprese. Ha anche preso in considerazione l’idea di
utilizzare uno stuntman dedicato, ma, come ha fatto per la maggior
parte della sua carriera, Cruise ha eseguito personalmente
l’acrobazia.
Cruise non sapeva che l’imbracatura
stretta avrebbe interrotto la circolazione sanguigna, quindi le
riprese dovevano essere completate nel modo più efficiente e rapido
possibile. Altrimenti, la parte inferiore del suo corpo avrebbe
iniziato a diventare insensibile. Anche gli elicotteri che stavano
riprendendo avevano un limite di volo di 30 minuti alla volta,
quindi la troupe doveva sfruttare al massimo ogni ripresa. La
sequenza è stata girata anche in IMAX, il che significava che le
telecamere avrebbero esaurito rapidamente la pellicola. Il filmato
doveva poi essere riportato a Los Angeles e Bird non poteva
verificare se tutto fosse perfetto fino a quando la pellicola non
fosse stata sviluppata.
Anche l’allenamento per l’acrobazia
sul Burj Khalifa è stato estremamente accurato e calcolato. La
troupe ha costruito una parete di vetro per simulare l’esterno
dell’edificio reale e ha fatto salire e scendere Cruise più volte
affinché familiarizzasse con il disagio dell’imbracatura e lo
sforzo fisico della scalata. Sono arrivati al punto di riscaldare
la parete con luci artificiali per simulare la temperatura delle
finestre del Burj Khalifa. L’acrobazia è stata un incubo logistico,
ma la pianificazione ha dato i suoi frutti.
Quella sul Burj Khalifa è la
migliore acrobazia di Mission: Impossible
Tom Cruise esegue sempre personalmente le
acrobazie di Mission: Impossible, tra cui appendersi a un
aereo, trattenere il respiro per sei minuti per compiere una rapina
subacquea ed eseguire 109 salti HALO per ottenere la ripresa
perfetta. Ma tra tutte queste acrobazie cinematografiche, l’iconica
sequenza del Burj Khalifa è la prova migliore della dedizione
dell’attore al suo mestiere. Quella in Mission: Impossible
– Protocollo fantasma è la sequenza più emozionante, ed è
stata estremamente pericolosa, estenuante e probabilmente
terrificante per lo stesso Cruise.
Tuttavia, i risultati sono a dir
poco impressionanti e il film può vantare una delle migliori scene
acrobatiche mai riprese per il cinema. Aver scalato il lato
dell’edificio più alto del mondo – per davvero – garantisce alla
saga un posto d’onore nella storia del genere d’azione. La scena si
svolge inoltre come una scena dal vivo di Incredibles,
poiché la sequenza è ricca di commedia d’azione intelligente, come
i guanti a ventosa che sembrano avere una mente propria. La scena
sul Burj Khalifa offre un equilibrio perfetto tra brividi da
cardiopalma e commedia esilarante.
L’acrobazia di Tom Cruise sul Burj
Khalifa è stata la più pericolosa?
Dopo l’acrobazia di Tom Cruise al Burj Khalifa, l’attore ha
eseguito altre acrobazie altrettanto pericolose. In Mission: Impossible – Rogue Nation, Cruise si è
aggrappato al lato di un aereo mentre questo decollava. L’attore ha
anche trattenuto il respiro sott’acqua per un tempo record di 6
minuti (fino a quando il record non è stato battuto da Kate Winslet in Avatar – La via
dell’acqua). Successivamente, Cruise si è cimentato in un salto
HALO per
Mission: Impossible – Fallout. Il salto HALO era così
pericoloso che Henry Cavill non ha potuto partecipare perché
avrebbe messo a rischio la vita di Cruise.
Tuttavia, il salto in moto in
Mission:
Impossible – Dead Reckoning è ad oggi stata la scena più
pericolosa mai girata dall’attore. Era impossibile prevedere dove
sarebbe atterrata la moto quando Cruise l’ha lasciata andare, e
c’erano molte altre cose che la produzione non poteva pianificare
adeguatamente. Condurre una valutazione accurata dei rischi della
scena deve essere stata la parte più frustrante dello sviluppo del
film. La fisica impossibile da determinare, insieme al controllo di
un veicolo a mezz’aria e alla pericolosa vicinanza alle rocce sul
bordo di una scogliera, rendono il salto in moto di Cruise la scena
più pericolosa della serie Mission: Impossible.
Oggi Prime
Video ha svelato nuove immagini esclusive di
È Colpa Nostra?, l’attesissimo film
Original spagnolo, e il più popolare Original internazionale su
Prime Video, che porterà la trilogia
Culpables di Mercedes Ron, bestseller del New York Times,
alla sua epica conclusione. Le immagini regalano ai fan
un’anticipazione dello straordinario matrimonio di Jenna e Lion,
dell’emozionante reunion tra Nick e Noah, introducendo nuovi
intrecci amorosi che segneranno il finale della storia. Il film
debutterà in esclusiva ad ottobre su Prime Video in oltre 240 Paesi
e territori nel mondo.
1 di 8
È Colpa Nostra? - Cortesia
Prime Video
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Prime Video
Il matrimonio di Jenna e Lion
prepara il terreno per la tanto attesa reunion tra Noah e Nick, che
avviene qualche tempo dopo la loro rottura. L’incapacità di Nick di
perdonare Noah crea tra loro un muro apparentemente insormontabile.
Lui, ormai erede dell’impero imprenditoriale del nonno, e lei, che
ha appena dato inizio alla sua carriera, si rifiutano di
riaccendere la fiamma che è ancora viva dentro di loro. Ma adesso
che le loro strade si sono incrociate di nuovo, l’amore si rivelerà
più forte del rancore?
È Colpa
Tua? è il film Original internazionale di Prime Video
più popolare tra gli spettatori di tutto il mondo e di recente il
teaser trailer di È Colpa Nostra? è
diventato il più visto di sempre tra i film Original in streaming,
con oltre 163 milioni di visualizzazioni.
In È Colpa
Nostra?, Nicole Wallace (Skam Spagna, Parot) e
Gabriel Guevara (Domani è oggi – Mañana es hoy, Hit) riportano in
vita un’ultima volta i loro amati personaggi, Noah e Nick. Chiudono
questo indimenticabile capitolo della saga Culpables insieme al
cast completo, che vede il ritorno di Marta Hazas (Quando meno te
lo aspetti – Días mejores, Piccole coincidenze – Pequeñas
coincidencias), Iván Sánchez (Bosé, Hospital Central), Victor
Varona (Cielo grande, Dani Who?), Eva Ruiz, Goya Toledo (Amores
perros, Veneno), Gabriela Andrada (Los protegidos ADN, Gli eredi
della Terra – Los herederos de la tierra), Álex Béjar (Élite, Al
fondo hay sitio), Javier Morgade (Desaparecidos, Delfines de
plata), Felipe Londoño (Entrevías, Profilo falso), accogliendo la
new entry Fran Morcillo (La casa di carta) nel ruolo di Simon.
È Colpa
Nostra? è diretto da Domingo González, che ritorna
anche come autore insieme a Sofía Cuenca, prodotto da Pokeepsie
Films (Banijay Iberia) (Veneciafrenia – Follia e morte a Venezia,
30 coins – Trenta denari, The bar) con Álex de la Iglesia e
Carolina Bang come producer.
Cosa succede quando uno
storico locale di stand-up comedy rischia la chiusura, e a tentare
di salvarlo è un gruppo di comici improbabili quanto bizzarri?
Il Baracchino, prima miniserie animata firmata dallo studio
palermitano Megadrago, diretta da Salvo Di Paola e
Nicolò Tuccì, racconta proprio questo: sei episodi
che oscillano tra l’omaggio e la satira, tra l’arte e il delirio,
con un’identità che sfugge alle etichette e una sorprendente
coerenza interna.
La trama ruota attorno
a Claudia (voce di Pilar Fogliati), idealista erede spirituale
della zia comica Tatiana, decisa a salvare il locale di stand-up
Il Baracchino dalla chiusura. Dall’altro lato, il
proprietario Maurizio (doppiato da Lillo),
unicorno scolorito, non vede alcun futuro né alcun talento,
scoraggiato, più che incattivito, dalle difficoltà di fare da
agente ai comici. E in effetti la squadra di Claudia è un’armata
Brancaleone dell’umorismo: un piccione cinico e fumatore incallito
(Luca, voce di Luca Ravenna), un Leonardo Da Vinci
confuso e in cutout animation (Edoardo Ferrario),
un alieno che ci tiene troppo a dire di essere umano (John Lumano,
Daniele Tinti), la Morte stessa (Marco,
interpretato da Stefano Rapone), e altre perle
come Noemi Ciambell (Michela
Giraud), la triceratopo Tricerita (Yoko
Yamada) e Larry Tucano (l’irresistibile Pietro
Sermonti). E poi c’è Donato, una ciambella con un buco
anche nell’anima, doppiata da Frank Matano, e Gerri, tuttofare
malinconico e tenerissimo a cui presta la voce lo stesso Di
Paola.
Il Baracchino punta
tutto sul tono: ricerca un costante equilibrio tra assurdo e
amarezza, tra turpiloquio e riflessione, con il quinto episodio che
diventa una vera e propria seduta di elaborazione del lutto, con
tanto di disclaimer iniziale (forse un po’ troppo). L’anima nera
della stand-up affiora senza retorica puntando il dito con
leggerezza sulle storture del nostro mondo. La serie spicca per
l’apparente semplicità con cui amalgama il cinismo e la
disperazione dei suoi protagonisti, che ne smaschera una sincerità
disarmante. Di Paola, con background nell’animazione e nella
stand-up, riesce a fondere due linguaggi solitamente distanti in un
prodotto organico, che funziona sia sul piano visivo sia su quello
drammaturgico.
Il Baracchino – Prime Video
Una serie tecnicamente molto ricca
Ma è sul piano tecnico
che la serie diventa davvero interessante. Il bianco e nero dal
sapore noir, lo stile da “backstage animato” e il mix di tecniche
(CGI, stop motion, disegno a mano, cutout) danno vita a un universo
ricco e coerente nella sua varietà. Ogni personaggio ha un proprio
stile visivo, che ne potenzia l’identità comica e simbolica, e così
l’animazione diventa linguaggio emotivo più che narrativo. In
questo senso, Il Baracchino strizza
l’occhio a produzioni dal profilo internazionale, come gli
Spider-Verse, dove la molteplicità di stili aveva
però una spiegazione drammaturgica e non era “soltanto” una
rappresentazione del sé di ogni personaggio.
Con un cast vocale
stellare, Il Baracchino è una delle
sorprese più originali e coraggiose dell’animazione italiana
recente: irriverente, grottesca, malinconica e appassionata, è una
dichiarazione d’amore alla comicità nella sua forma più
contemporanea e “di moda”.
In occasione
dell’edizione 2025 di Open Roads, la rassegna di cinema
italiano contemporaneo al Lincoln Center di New York, abbiamo avuto
occasione di intervistare Alissa Jung, autrice del
suo primo lungometraggio Paternal Leave
(qui
la nostra recensione) che vede protagonista il marito
Luca Marinelli. Ecco quello che ci ha
raccontato nella cornice newyorkese.
Nel suo film
l’ambiente che circonda i personaggi riflette lo stato di stasi,
soprattutto del protagonista Paolo, bloccato nel suo rapporto umano
con la figlia e con le persone che lo circondano. Come ha lavorato
per cercare di rendere l’ambientazione come metafora della
condizione interiore del protagonista?
Quando ho iniziato a
pensare a questo film sapevo che sarebbe stato difficile, perché al
centro della vicenda ci sono soltanto due persone che non si
conoscono, che possiedono conflitti interiori, quindi come
raccontare il loro mondo interiore era il grosso quesito del film.
Per coincidenza un autunno mi sono trovata a Marina Romea, dove poi
abbiamo girato, e ho visto questo luogo dove tutto era praticamente
chiuso, dove le dune
nascondono la vista del mare, ho visto proprio il personaggio di
Paolo. Scrivere il film con questo posto in mente mi ha aiutato, mi
sono resa conto che cercavo qualcosa del genere, un ambiente dove
la natura è quasi desolata. La pineta invece porta un po’ di calma,
un po’ di sole, mentre il paese è quasi un luogo post-apocalittico,
non c ‘è nessuno, e mi ha ispirato il la figura di Edoardo che
poverino vive lì d’inverno e non sa che fare con la sua vita.
Paolo e Leo posseggono
un’energia quasi antitetica: il padre come detto è bloccato, la
figlia invece ha bisogno di esprimere la sua frustrazione, la
rabbia. Come avete concertato con Juli e Luca il lavoro sul
linguaggio del corpo dei personaggi?
Ho faticato un po’ perché
essendo una ragazza di 15 non era facile di avere Juli molto in
anticipo per fare delle prove. Alla fine siamo riusciti ad
essere insieme un mese prima delle riprese, ci siamo visti ogni
giorno anche se solo per poche ore, abbiamo esplorato con Luca e
Juli soprattutto il linguaggio di corpo, la rabbia che tutti e due
hanno. Sono due persone a loro modo testarde, qualcosa in comune su
quale uno poteva poi giocare. Poi abbiamo lavorato sulle similarità
nei movimenti, sul modo di camminare. All’inizio ho chiesto a Luca
di copiare Juli perché non volevo mettere pressione su di lei, ma
mentre poi durante le prove ci siamo resi conto che era bravissima
e quindi abbiamo giocato con il corpo. Molte scene le abbiamo
girate sottraendo alcune battute, perché bastavano il loro corpo o
il loro sguardo a far capire cosa stavano vivendo.
Paternal Leave è un
film che sviluppa il tempo necessario per far parlare anche silenzi
e atmosfere. Può raccontare il processo di montaggio del
film?
Anche questo è stato un
processo molto delicato, come già nella scrittura mi ero resa conto
che ogni tanto non funzionava una scena, dovevo cambiare qualcosa,
una parola veniva detta prima e cambiava tutto il senso. Anche col
montaggio se ero uno sguardo era un po’ più lungo, poi tutta la
scelta diventava. Volevo mostrare solo quello che era necessario,
nulla di pif, con montatore ci siamo resi conto che certe frate
potevamo anche non inserirle e la scena funzionava anche meglio. A me
personalmente piace quando una frase face qualcosa ma il corpo
racconta proprio il contrario, perché così è la vita.
C’è stata una scena
particolarmente complessa da girare a livello emotivo?
Sicuramente all ‘inizio
abbiamo tutto avuto un rispetto della scena finale, del confronto
tra i due, anche se poi girarla è stato bellissimo, ognuno di noi
aveva messo tanta attenzione. A livello emotivo sono state tutte
difficili, sicuramente quella del primo incontro era una scena così
delicata, tutti e due sono così bloccati, c ‘è poco movimento, sono
paralizzati tutti e due. Non è stato facile per gli attori recitare
quasi paralizzati, non è naturale.
Dopo il pubblico del
Festival di Berlino e quello italiano dell’uscita in sala, adesso
Paternal Leave viene presentato quello americano. Quali sono
i discorsi universali di Paterna Leave che secondo lei, possono
arrivare a qualsiasi tipo di pubblico?
Io sono molto felice
perché il pubblico che ha visto il film l’ha amato senza differenza
tra generazioni. Paternal Leave in qualche maniera parla a tanti:
anche se la maggior parte di noi non ha vissuto una storia così
estrema, però ci sono momenti in cui ci riconosciamo, magari un
dolore che un genitore ci ha creato, il non essere presente. Un
‘emozione è arrivata agli spettatori: ognuno si è preso qualcosa,
per me è bellissimo perché il mio obiettivo più grande era di
rappresentare un ‘emozione e non fare un esercizio su uno stile
cinematografico.
C’è stato qualche film
o qualche regista che l’ha ispirata quando ha iniziato a pensare
come organizzare il film a livello estetico?
I film di Andrea Arnold
mi piacciono molto. Ultimamente anche Joachim Trier con “The Worst
Person in the World”, mi piace quando racconti le emozioni
attraverso qualcosa di onesto e obiettivo. Amo anche il cinema di Alice
Rohrwacher, anche se fa un tipo di film molto
personali. Però
sicuramente Fish Tank è qualcosa che mi ha ispirato.
Apple TV+ ha svelato le
prime immagini della quinta stagione di “Slow
Horses”, lo spy drama di vincitore di Emmy e BAFTA
Award con il premio Oscar® Gary Oldman. L’attesissima quinta stagione
farà il suo debutto il 24 settembre 2025 con i primi due episodi
dei sei totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 22
ottobre.
“Slow Horses” è un
dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti
dell’intelligence britannica che prestano servizio in un
dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso
come Slough House. Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il
brillante e irascibile leader delle spie che finiscono a Slough
House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera,
poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del
mondo dello spionaggio.
Nella quinta stagione di “Slow
Horses”, tutti si insospettiscono quando il nerd tecnologico Roddy
Ho ha una nuova, affascinante fidanzata; quando una serie di eventi
sempre più bizzarri si verificano in tutta la città, tocca agli
Slow Horses capire come il tutto sia collegato. D’altronde, Lamb sa
che nel mondo dello spionaggio valgono sempre le regole di Londra:
coprirsi le spalle.
Il cast comprende la candidata
all’Oscar® Kristin Scott Thomas, il candidato
all’Emmy Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind Eleazar,
Christopher Chung, Aimee-Ffion Edwards, Ruth Bradley, James Callis,
Tom Brooke e il candidato all’Oscar® Jonathan
Pryce. La quinta stagione accoglierà anche la star di
“Ted
Lasso” Nick Mohammed come special guest
star.
“Slow Horses” è stata celebrata come
“senza dubbio la migliore serie di spionaggio vista in
televisione”, “uno spy thriller epico”, “assolutamente brillante” e
“dannatamente bello”. Le prime quattro stagioni complete di “Slow
Horses”, ora disponibili in streaming su Apple
TV+, hanno ottenuto un punteggio Certified Fresh, mentre due
stagioni hanno ricevuto un rating del 100% su Rotten Tomatoes. La
terza stagione ha ottenuto nove nomination ai Primetime Emmy Award,
con una vittoria per “Outstanding Writing for A Drama Series”.
Anche la sesta stagione dell’acclamato dramma spionistico è stata
annunciata nel 2024.
La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films
e adattata per la televisione da Will Smith. Jamie Laurenson, Hakan
Kousetta, Julian Stevens, Iain Canning, Emile Sherman, Douglas
Urbanski, Gail Mutrux, Will Smith e Graham Yost sono i produttori
esecutivi della serie. Saul Metzstein, che ha ottenuto una
nomination agli Emmy per la regia di una serie drammatica per la
terza stagione di “Slow Horses”, torna a dirigere la quinta
stagione.
Le prime immagini di A Big Bold
Beautiful Journey – Un viaggio straordinario diretto da
Kogonada (Columbus, After Yang) con
Margot Robbie (Barbie), Colin Farrell (Gli spiriti
dell’isola), il premio Oscar® Kevin Kline
(Un pesce di nome Wanda, The Good House) e
Phoebe Waller-Bridge (Indiana Jones e il
quadrante del destino). Il film prodotto da Sony Pictures,
scritto da Seth Reiss (The Menu), sarà al
cinema dal 9 ottobre distribuito da Eagle Pictures.
La trama di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio
straordinario
Cosa succederebbe se si potesse
aprire una porta e attraversarla per rivivere un momento importante
del proprio passato? Sarah (Margot Robbie) e David (Colin Farrell) sono due
single che si incontrano per caso al matrimonio di un amico comune.
In seguito a un sorprendente colpo del destino, si trovano
improvvisamente a intraprendere un’avventura divertente,
fantastica e travolgente in cui Sarah e David hanno l’opportunità
di rivivere momenti importanti dei loro rispettivi passati, facendo
luce su come sono arrivati al presente… e, forse, ottenendo una
chance di cambiare il proprio futuro.
Dopo il grande successo della prima
edizione, che ha visto la partecipazione di registi, sceneggiatori,
produttori, distributori e operatori del settore audiovisivo
indipendente, AIR3 – Associazione Italiana Registi annuncia il
ritorno degli Stati Generali del Cinema
Indipendente.
Il prossimo 4 giugno 2025 all’Anteo
Palazzo del Cinema, nell’ambito del Milano Film Fest, si terrà la
seconda edizione dell’evento: una giornata di confronto, dibattito
e progettualità per sostenere e sviluppare un nuovo modello di
produzione audiovisiva indipendente, capace di porre al centro la
creatività, la libertà espressiva e la sostenibilità economica.
Gli Stati Generali del Cinema
Indipendente, anche grazie alla collaborazione con una realtà come
Milano Film Fest, confermano il crescente impegno dell’associazione
nella costruzione di una rete culturale solida, partecipata e
radicata nel territorio, con l’ambizione di trasformarsi in un
appuntamento permanente di riflessione e proposta concreta per il
futuro del cinema italiano.
La prima edizione ha riunito oltre
330 professionisti all’Anteo Palazzo del Cinema, distinguendosi per
l’alto livello del confronto e per l’avvio di collaborazioni
concrete. AIR3 ha promosso la nascita di gruppi di lavoro
permanenti e ha intensificato il dialogo con le principali
istituzioni nazionali, come dimostrano la collaborazione con
100Autori e la partecipazione agli appuntamenti di Cannes e
Venezia, dove si sono affrontati i temi emersi durante l’incontro
milanese.
Gli Stati Generali del Cinema
Indipendente si propongono di aprire un confronto tra
professionisti del settore, istituzioni e pubblico, elaborare
proposte concrete a sostegno del cinema indipendente italiano,
istituire un osservatorio permanente che ne monitori l’evoluzione,
avviare il dibattito sull’istituzione di un Ministero del Cinema e
sviluppare nuovi modelli di finanziamento sostenibile.
Sponsor ufficiali sono FUJIFILM e
NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. FUJIFILM sarà inoltre presente
con un Touch and Try Point disponibile per tutta la durata
dell’evento, offrendo la possibilità di testare fotocamere
mirrorless e ottiche FUJINON dedicate al mondo video professionale
e cinematografico. NABA, Nuova Accademia di Belle Arti ha
contribuito anche alla copertura audiovisiva dell’intera giornata.
Oltre alla rinnovata collaborazione con Anteo Palazzo del Cinema,
realtà di riferimento nella promozione del cinema di qualità, AIR3
ha potuto contare sul sostegno tecnico di Moovie, che fornisce
parte delle attrezzature necessarie alla realizzazione dell’evento.
Milano Film Fest è partner dell’evento.
Partner degli Stati Generali è
Onnikit. Sono sostenitori culturali: 100autori, Collettivo
Chiaroscuro, The Cineclub Roma e Doc/it – Associazione
Documentaristi Italiani.
Il programma 2025 sarà articolato in
cinque panel, che affronteranno temi strategici per il settore.
L’apertura dei lavori alla presenza del regista e Presidente AIR3
Luca Lucini è prevista alle ore 11.00, si entrerà poi nel vivo dei
panel con:
I SOLITI INDIPENDENTI – LO STATO DEL CINEMA INDIPENDENTE E
L’IDEA DI UN’AGENZIA DEL CINEMA con interventi di Matteo Orfini
(Parlamentare del Partito Democratico), Luca Lucini (regista e
Presidente AIR3), Margherita Ferri (Regista e Consigliera
100autori), Gianluca Curti (Produttore e Presidente Nazionale CNA
Cinema e Audiovisivo), Emanuele Caruso (Regista, Produttore e
fondatore di Obiettivo Cinema), modera Anne Riitta Ciccone (Regista
AIR3 e Consigliera 100autori);
E IO PAGO… – NUOVI MODELLI DI FINANZIAMENTO E DISTRIBUZIONE
moderato da Simone Cannata (Regista AIR3) con interventi di Armando
Fumagalli (Direttore Master Screenwriting, Università Cattolica e
consulente Lux vide), Franco Bocca-Gelsi (Produttore e Presidente
CNA Industria Cinema Audiovisivo Lombardia), Benedetto Habib
(Produttore Indiana), Mariagrazia Fanchi (Direttrice ALMED e
Presidente di Lombardia Film Commission);
Fabio Rao (Regista AIR3) modererà il panel realizzato con lo
sponsor Fujifilm THE STORY BEHIND EVERY STORY – FOR OVER 90
YEARS, FUJIFILM HAS GIVEN STORYTELLERS THE TOOLS TO TURN
IMAGINATION INTO CINEMA con gli interventi di Marc Cattrall
(Business Development Manager for Motion Production Fujifilm
Europe) e del team Fujifilm;
IMPARARE A FARE – FORMAZIONE E INNOVAZIONE IN ACCADEMIA è il
titolo del panel realizzato con il supporto dello sponsor NABA –
Nuova Accademia di Belle Arti moderato da Alberto Sansone (Regista
AIR3) con interventi di Vincenzo Cuccia (Media Design, New
Technologies and Set Design Area Leader NABA) e del team NABA;
saranno Giovanni Esposito (Regista AIR3) e Andrea Colamedici
(saggista ed editore) a moderare il panel
SI FA MA NON SI DICE – L’AI NEL CINEMA alla presenza di Massimo
Torre (Sceneggiatore, Consigliere 100autori e Membro del Board
WGI), Elettra Fiumi (Regista AIR3, AI Filmmaker e Docente), Mateusz
Miroslaw Lis (Produttore e Consulente IA per SophIA);
ultimo panel sarà NE HO SENTITO PARLAR BENE! – IL RUOLO DEL
CRITICO E LA CREAZIONE DI UN PUBBLICO CONSAPEVOLE moderato da Marco
Armando Piccinini (Regista AIR3) con interventi di Enrica Ilari
(Attrice, Sceneggiatrice e Creator), Andrea Chimento ( Critico de
Il Sole 24 Ore e Direttore Responsabile di Longtake), Federico
Frusciante (Critico, Autore e Creator), Silvia Tarquini (Direttore
Editoriale Collettivo Chiaroscuro), Gabriele Niola (Critico e
Giornalista di Cinema). Il lavori si chiuderanno alle ore 17.45 con
i saluti dei Registi AIR3.
Gli Stati Generali del Cinema
Indipendente rappresentano un appuntamento imprescindibile per chi
crede nella forza del cinema libero, innovativo e internazionale.
AIR3 si propone di dare continuità a questo percorso, rafforzando
il dialogo tra artisti, produttori, istituzioni e pubblico, per
contribuire in modo concreto alla crescita del comparto audiovisivo
indipendente italiano.
Con questa seconda edizione, AIR3 si
impegna inoltre a mantenere aperto il dialogo sul cinema
indipendente per tutto l’anno, attraverso iniziative, incontri e
proposte che consolidino il movimento nato con gli Stati Generali
del Cinema Indipendente.
C’è stato un momento in cui il DCEU
avrebbe dovuto continuare, e Dwayne “The Rock”
Johnson sperava che il franchise ruotasse attorno a
Black
Adam. Quel progetto (e quel film) fu un flop sia di
critica che commerciale, ma una scena post-credits diede finalmente
il bentornato al Superman di Henry Cavill. L’attore aveva girato un cameo
per Flash, ma fu tagliato quando il capo della
Warner Bros. Discovery, David Zaslav, assunse
James
Gunn e Peter Safran per dirigere i DC Studios.
Il DCEU fu riavviato come DCU, e Cavill fu escluso. Ora,
David Corenswet interpreterà una nuova versione
dell’iconico kryptoniano nel reboot di Superman di
Gunn. La decisione di ricominciare da capo ha comportato
l’abbandono dei piani iniziali per L’Uomo d’Acciaio 2, e molti
potrebbero pensare che sia stata la cosa migliore, alla luce di
questa notizia.
Secondo The Wrap,
“Prima dell’assunzione di Gunn e Safran, i dirigenti della
Warner Bros. Pictures Mike De Luca e Pam Abdy hanno tentato
brevemente di realizzare un film indipendente su ‘Superman’ con
Henry Cavill nel 2022, con Michael Bay in lizza
per la regia, secondo due fonti interne.”
Bay è noto soprattutto per aver
portato il suo stile unico di “Bayhem” in cinque film
live-action di Transformers. Tra i suoi crediti
come regista annovera anche Bad Boys, Armageddon, Pearl
Harbor e 6 Underground.
Michael Bay non è
stato l’unico regista preso in considerazione dalla Warner Bros.
per un sequel di L’Uomo d’Acciaio. Il regista di Mission:
Impossible – The Final Reckoning, Christopher
McQuarrie, sperava di riunirsi a Cavill dopo aver lavorato
insieme a Mission: Impossible – Fallout. “Vi dirò, i primi 5 minuti del
mio film di Superman sono stati… vi ricordate di Up della Pixar?
[Era] una sequenza senza dialoghi che parlava di quel
personaggio”, ha rivelato il regista in una recente
intervista.
“[Era] una preparazione, dopo la
quale si capiva esattamente cosa spingesse Superman, esattamente di
cosa avesse più paura e perché Superman avesse fatto le scelte che
ha fatto”, ha aggiunto McQuarrie. “Sarebbe stato epico. La
portata del film sarebbe stata assolutamente straordinaria.” “Non
lo dirò mai. Non lo dirò mai, ma cavolo, era fottutamente bello.
Era fottutamente bello.”
Per quel che vale, Bay non è mai
sembrato eccessivamente interessato ai film sui supereroi, quindi
sembra improbabile che avrebbe voluto dirigere un film di Superman.
Lo stesso anno in cui fu preso in considerazione per questo
incarico, disse: “Non è che non mi interessi la Marvel. Come dice Ridley Scott, la cosa più complicata e
divertente per un regista è costruire il mondo”.
“Non sono il tipo da entrare
nello Star
Wars di Lucas e fare Star Wars 5. Non sono io. Non sono io
quello da entrare in Iron Man 7. Non sono io quello da fare Batman
10. Voglio fare le mie cose”, ha osservato Bay. “Mi
piacerebbe fare una cosa sui supereroi, ma voglio farla a modo mio
e creare il mio mondo”.
Negli ultimi momenti di
The Marvels, Monica Rambeau salva il suo universo
riparando uno strappo nella realtà. Tuttavia, così facendo, si
intrappola in un altro universo, che in seguito scopriremo essere
abitato da X-Men. In questo universo, una variante
di sua madre, Maria Rambeau, è Binary, e Kelsey
Grammer è stato mostrato al suo fianco nei panni del Dr.
Hank McCoy/Bestia. I fan hanno ipotizzato per un po’ che potesse
trattarsi di Terra-10005, e probabilmente dell’universo
“principale” degli
X-Men.
Il team sarà al centro
dell’attenzione in Avengers:
Doomsday il prossimo dicembre, e il fatto che si
tratti dello stesso mondo che abbiamo visitato in Deadpool
e Wolverine faciliterà il ritorno di Wade Wilson e Logan.
QuidVacuo ha condiviso oggi un’intrigante indiscrezione,
secondo cui “In ‘Avengers: Doomsday’ scopriremo che
l’universo di Gambit (Deadpool e Wolverine) è lo stesso in cui è
arrivata Monica Rambeau nella scena post-credit di The
Marvels”.
Deadpool e
Wolverine ha stabilito che la TVA ha potato per impedirgli
di interferire con i piani di Mr. Paradox per il Multiverso. Il
mutante Cajun ha affermato di essere stato nel Vuoto fin da quando
riusciva a ricordare, anche se si tratterebbe di un retcon
relativamente facile.
Con
Channing Tatum confermato per Avengers:
Doomsday e Deadpool e Wolverine
che mostra brevemente Gambit in fuga dal Vuoto, prevediamo di
vedere Remy LeBeau combattere al fianco dei suoi compagni X-Men.
Sebbene prevedibile, questo collegamento con
The Marvels è ben accetto, soprattutto perché
molte scene post-credit della Saga del Multiverso non hanno portato
a nulla.
“Personalmente, l’unica cosa che
mi è stata garantita è stata una sedia”, ha recentemente detto
Tatum del suo ruolo in Avengers: Doomsday. “Mi hanno detto che
ho una sedia, e che almeno posso guardare il film da lì. Sai, ed
era solo il mio nome, non era esattamente Gambit.”“Quindi, lavoro in un mondo di sì o no binari, e finora mi è
stata garantita solo una sedia per guardare il film, quindi è lì
che mi trovo”, ha scherzato l’attore, chiaramente attento a
non rivelare nulla.
Sebbene i trailer di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi abbiano suscitato grande
entusiasmo tra i fan della Prima Famiglia Marvel, abbiamo visto
sorprendentemente poco dei superpoteri del gruppo. Ci sono stati
abbastanza indizi per confermare che saranno rappresentati in modo
fedele ai fumetti, ma Reed, Sue, Johnny e Ben faranno qualcosa di
veramente spettacolare? Dipenderà da quanto il regista Matt
Shakman avrà recepito il materiale originale, ma quando si
è trattato de La Cosa, il realismo è stato fondamentale.
I film dei Fantastici Quattro della
metà degli anni 2000 hanno dato vita all’amatissimo supereroe dagli
occhi azzurri con un costume pratico. Il reboot del 2015, invece,
ha utilizzato effetti visivi, ma gran parte di ciò che rende La
Cosa il suo personaggio iconico è andato perso nella
traduzione.
Anche l’interpretazione di Ben in
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi sarà in CGI, ma finora
sembra più in linea con ciò che ci si aspetterebbe dal personaggio.
A quanto pare, la chiave per rappresentarlo in modo autentico è
stata l’utilizzo di un mix di performance capture, una controfigura
che indossa un costume pratico e una vera roccia che la troupe ha
chiamato “Jennifer”.
Shakman racconta a Empire
Online: “Siamo andati nel deserto e abbiamo trovato una
roccia che assomigliava esattamente a come pensavamo dovesse
apparire La Cosa, e l’abbiamo filmata in ogni singola inquadratura
in cui La Cosa appare nel film, con ogni tipo di
illuminazione”.
Anche
Ebon Moss-Bachrach era presente per discutere del suo
approccio. “È un po’ inebriante pensare a tutte le centinaia di
persone che stanno aiutando ad animare questo personaggio. Avevo
fiducia che avrebbero reso la mia interpretazione molto più
accattivante. Sono molto, molto contento dell’aspetto di Ben”.“È un tipo del Lower East Side”, ha aggiunto l’attore.
“Gran parte di questo personaggio era un omaggio a suo padre, e
questo, per me, è molto significativo.”
Il film Marvel Studios I
Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima
famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic
(Pedro
Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa
Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph
Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon
Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile
mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la
forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la
Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus
(Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver
Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus
di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già
abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una
questione molto personale.
Il film è interpretato anche da
Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne
e Sarah Niles. I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da
Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant
Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer.
Prime
Video svelerà in anteprima alla 71ª edizione del
Taormina Film Festival (10-14 giugno 2025) le prime immagini della
nuova serie Original italiana Hotel Costiera, con un
footage screening esclusivo introdotto dal protagonista ed
executive producer Jesse Williams (Your Place Or Mine, Only
Murders In The Building, Broadway’s Take Me Out). Hotel
Costiera debutterà quest’anno in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna,
Portogallo e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda,
Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
I primi minuti del primo episodio
del light action drama saranno mostrati nel Teatro Antico
di Taormina e, proprio in questo iconico luogo storico riconosciuto
in tutto il mondo, Jesse Williams racconterà le prime curiosità
della serie girata in inglese in Italia e diretta dal premio Emmy
Adam Bernstein e da Giacomo
Martelli, da un’idea di Luca Bernabei,
scritta da Elena Bucaccio, Matthew Parkhill e
Francesco Arlanch e co-prodotta da Amazon MGM
Studios e Luca Bernabei per Lux Vide, una società del gruppo
Fremantle.
Ph Virginia Bettoja
La trama di Hotel
Costiera
Con una trama avvincente dal ritmo
incalzante tra azione e commedia, Hotel Costiera racconta
la storia di Daniel De Luca (Jesse
Williams), un ex marine di origini italiane che torna
nel paese della sua infanzia per lavorare come problem
solver in uno dei più lussuosi hotel del mondo, sulla
spettacolare costa di Positano. Oltre a risolvere i problemi dei
facoltosi ospiti dell’albergo, Daniel è anche sulle tracce di
Alice, una delle figlie del proprietario, scomparsa un mese prima.
Daniel deve fare tutto il possibile per riportarla a casa, ma
affrontare coloro che hanno rapito la ragazza sarà una sfida più
grande di qualsiasi problema Daniel abbia mai affrontato.
Accanto al protagonista Jesse
Williams, nel ricco ensemble cast anche Maria Chiara
Giannetta, Jordan Alexandra, Antonio Gerardi, Sam Haygarth, Tommaso
Ragno, Amanda Campana, Pierpaolo Spollon, Alejandra Onieva
e Jean-Hugues Anglade. Hotel Costierasarà disponibile
nel 2025 in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna,
Portogallo e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda,
Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda – mentre Fremantle
si occuperà delle vendite globali in tutti gli altri territori.
Tra i volti più riconoscibili e
amati del panorama cinematografico britannico, Emma
Thompson vanta una straordinaria carriera come
attrice, sceneggiatrice e produttrice per il cinema e la
televisione, capace di spaziare tra produzioni indipendenti e
grandi successi commerciali. Nel corso di oltre quattro decenni ha
collezionato premi Emmy, Golden Globe, BAFTA e due Academy Award –
risultando, a oggi, l’unica persona ad aver vinto un Oscar sia per
la recitazione che per la sceneggiatura. La sua capacità di
reinventarsi costantemente in ruoli sempre diversi le ha permesso
di continuare a essere una presenza vitale e influente su
palcoscenici e schermi di tutto il mondo, a dimostrazione
dell’ammirazione che più generazioni di spettatori continuano a
riservarle.
Tra i film più celebri a cui
Emma Thompson ha preso parte si annoverano
Casa Howard (1992), Quel che resta del
giorno (1993), Ragione e
sentimento (1996), Angels in
America (2003), la saga di Harry
Potter (2003-2011), Love
Actually (2003), Nanny
McPhee (2005), Saving Mr.
Banks (2013), Years and Years (2019),
Crudelia (2021), Matilda the Musical di Roald
Dahl (2022), e Il piacere è tutto
mio (2022). Venerdì 8 agosto, dopo
la consegna del premio, presenterà in prima mondiale a Locarno
l’atteso thriller The Dead of Winter di Brian
Kirk, prodotto da Stampede Ventures e augenschein, che vede la
stessa Thompson anche nelle vesti di produttrice esecutiva.
Giona A. Nazzaro, Direttore
artistico:“Emma Thompson incarna il meglio di una
tradizione di interpreti che ha saputo infondere in ogni ruolo la
traccia di un sapere profondissimo sul lavoro dell’attore.
Lavorando con autori diversissimi fra loro, affrontando senza
timori registri e personaggi sempre nuovi, passando da Shakespeare
a James Ivory e dai regni di Harry Potter al trasformismo di Nanny
McPhee, ha continuato a sorprendere instancabilmente il pubblico
nell’arco di una carriera che le è valsa numerosi premi, fra i
quali due Oscar, due Golden Globe, tre BAFTA, un Leone d’Oro, un
Emmy e ben due David di Donatello. Onorare il talento di
un’interprete geniale e poliedrica come Emma Thompson con il
Leopard Club Award è un riconoscimento dovuto a un’artista che ci
ha commosso, ci ha fatto pensare, ci ha divertito e che,
soprattutto, non ha mai smesso di sorprenderci.”
La 78esima edizione del Locarno Film
Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.
Spider-Man ha il Goblin,
Batman ha il Joker e Superman ha Lex
Luthor, un cattivo che abbiamo visto molto spesso sullo
schermo nel corso degli anni. In Superman,
tocca a
Nicholas Hoult dare una nuova interpretazione a
un personaggio che ha già lasciato il segno con attori di grande
talento.
Parlando con Empire Online, la star
del franchise di X-Men ha spiegato quale di queste
interpretazioni ha ispirato il suo approccio al CEO della
LuthorCorp. “Gene è uno dei miei preferiti in assoluto, come
attore in generale. Sono tornato a guardare Gene [Hackman]”,
ha spiegato Hoult. “E Michael Rosenbaum, che è stato il primo
Lex che ho visto, crescendo guardando Smallville [in TV].”
“È interessante quando
interpreti un personaggio che è già stato interpretato: stai
lavorando su una sceneggiatura diversa, ma è divertente trarre
ispirazione da tutti quei luoghi”, ha aggiunto.
Sebbene Hoult abbia interpretato
Bestia, sembra che si stia divertendo ad abbracciare ruoli più dark
in questa fase della sua carriera. “Continuerò a diventare più
dark e strano finché la gente non dirà: ‘No! Troppo oltre!'”, ha
riso. “Non ho un piano generale.” “[Ma] sembra che molte delle
interpretazioni che ho amato da bambino, o in particolare quando
gli attori facevano serie di film, [sembravano] interpretate da
attori tra i trenta e i quarant’anni”, ha scherzato l’attore.
“Quindi sono sempre stato entusiasta di questo periodo della
mia carriera.”
Che Lex sia un cattivo unico nel
DCU sembra improbabile. Quando e dove apparirà
dopo Superman resta da vedere, ma la stragrande maggioranza dei fan
ora non vede l’ora di vedere l’Uomo di Domani affrontare personaggi
del calibro di Brainiac e Mongul (il che significa che Lex dovrebbe
probabilmente passare in secondo piano se ci sarà un sequel).
Superman è il primo
film dei DC Studios scritto e diretto da
James Gunn, con
David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio,
María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor
Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio
distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios
in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto
il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il
suo stile inconfondibile, James
Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC
reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione,
ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla
compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere
umano.
Produttori esecutivi di
“Superman” sono Nikolas Korda, Chantal
Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è
avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il
direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle,
la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre
al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Il reboot degli
X-Men dei Marvel Studios sta lentamente
prendendo forma, con lo sceneggiatore Michael
Lesslie (Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente) e il regista
Jake Schreier (Thunderbolts*)
pronti a introdurre una nuova squadra di mutanti nel MCU.
Le voci sul cast persistono, con
Daniel Day-Lewis recentemente indicato come
possibile candidato per Magneto e Bryan Cranston potenzialmente in lizza per il
ruolo del Professor X. Tuttavia, poiché l’uscita del film non è
prevista prima del 2028, ci vorrà del tempo prima che il cast venga
ufficialmente rivelato. Oggi abbiamo appreso che la società di
produzione del reboot si chiama “Atlas Hall Productions“.
Questo dopo che è emerso che il titolo provvisorio del film era
“Chunnel“.
Una società come questa creata per
un film del MCU non è nulla di insolito; nel caso di
Avengers: Doomsday, ad esempio,
la sua società di produzione si chiama “For All Time
Productions“. Sembra un cenno a Loki e alla TVA,
entrambi fondamentali per la storia.
Che significato ha “Atlas
Hall“? Vengono subito in mente gli Agents of Atlas, ma è
improbabile che abbiano un ruolo in qualsiasi cosa i Marvel Studios
stiano pianificando per gli X-Men. Tuttavia, molti fan hanno
suggerito che potrebbe essere un cenno ad Atlas Comics, l’etichetta
editoriale di fumetti degli anni ’50 che si è evoluta in Marvel Comics. Quello ha segnato l’inizio di
una nuova era per i fumetti, e l’introduzione
degli X-Men nel MCU promette di essere un nuovo inizio altrettanto
entusiasmante per i Marvel Studios.
Avengers: Secret Wars uscirà
il 17 dicembre 2027, con l’aspettativa che X-Men
possa seguire già il 18 febbraio 2028 o il 5 maggio 2028. Questa
casa di produzione è stata registrata anche nel Regno Unito, a
conferma che la maggior parte delle riprese di X-Men si svolgeranno
lì. Il Regno Unito sembra essere il nuovo centro di riferimento dei
Marvel Studios, dato che i prossimi film di
Avengers e Spider-Man: Brand New Day
sono ambientati lì, insieme all’imminente serie TV
Vision.
È stato recentemente riportato che
Kevin Feige ha “detto ai colleghi di
avere un piano decennale per gli [X-Men]”. Il futuro del team
delineato in questo modo è estremamente entusiasmante e potrebbe
persino confermare le voci di vedere mutanti in progetti di
squadra, uscite in solitaria e spin-off per il piccolo schermo.
Sembra che siamo quattro gli attori
ora in lizza per interpretare il ruolo principale (presumibilmente
Basil Karlo) nel film Clayface, diretto da James
Watkins, regista di Speak No Evil, per i
DC Studios.
Secondo MTTSH, George MacKay (1917, The Beast), Tom
Blythe (The Hunger Games: The Ballad of Songbirds and
Snakes), Jack O’Connell (Sinners, Starred Up) e
Leo Woodall (One Day,
The White Lotus) si stanno tutti candidando per la parte, e “si
prevede che uno di loro la ottenga”. Per ora dobbiamo considerare
questa informazione come una voce di corridoio, ma se c’è qualcosa
di vero, aspettatevi che le trattative lo confermino presto.
Watkins avrebbe ottenuto il ruolo
dopo un’attenta ricerca e avrebbe incontrato il co-CEO di DC,
James
Gunn, a febbraio per una presentazione finale prima di
ricevere ufficialmente l’offerta per il progetto.
Fonti affermano che il film ha un
budget di 40 milioni di dollari ed è un racconto horror
hollywoodiano incentrato su un attore di film di serie B che si
inietta una sostanza per mantenersi al passo con i tempi, solo per
scoprire di poter rimodellare il proprio volto e la propria figura,
trasformandosi in un pezzo di argilla ambulante.
Gunn produrrà il film insieme a
Peter Dafran e al regista di The
Batman, Matt Reeves, con Lynn
Harris e Chantal Nong come produttori
esecutivi. Mike Flanagan ha scritto la
sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per la regia a
causa dei suoi impegni con una serie TV di Carrie
e il nuovo film di Exorcist. La data di uscita
ufficiale del progetto è l’11 settembre 2026. In base a precedenti
dichiarazioni di Gunn, il film sarà ambientato nel DCU, a differenza del “BatVerse” di
Reeves.
“Notizie entusiasmanti dagli
[DC] Studios oggi: [Clayface], una storia del DCU tratta da una
sceneggiatura di Mike Flanagan, ha ricevuto il via libera
UFFICIALE. Clayface debutterà nel 2026.”
Safran ha condiviso alcuni nuovi
dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che
Clayface sarà effettivamente un film horror a tutto tondo, sulla
falsariga di La mosca di David Cronenberg, e più recentemente,
abbiamo appreso che il film trarrà anche non poca ispirazione dal
successo di body horror di Coralie Fargeat,
The Substance.
“Clayface, vedete, è una storia
horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza
l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie
B che si inietta una sostanza per mantenersi al passo con i tempi,
solo per scoprire di poter rimodellare il proprio volto e la
propria figura, diventando un pezzo di argilla ambulante.”
Clayface dovrebbe
essere girato in diverse location, tra cui Vancouver, Toronto e il
New Jersey o Atlanta.
Dopo il suo debutto in
Black
Panther: Wakanda Forever, Riri Williams sarà
protagonista di Ironheart
alla fine di questo mese. La promozione della serie è stata
relativamente tiepida, ma un nuovo promo rivela frammenti di
filmati inediti che mostrano l’eroina in armatura in azione.
Dominique Thorne lascia anche
qualche indizio su dove troveremo l’adolescente mentre cade sotto
l’incantesimo del malvagio Hood. Speriamo che il prossimo trailer
riveli di più sulla battaglia tra scienza e magia che
presumibilmente è al centro di questa serie.
La produzione di Ironheart
ha terminato alla fine del 2022 ed è in fase di post-produzione da
allora. Non è chiaro dove il personaggio si inserisca nel più ampio
MCU, anche se non è previsto che
Thorne riprenda il ruolo in Avengers: Doomsday nonostante
abbia precedentemente incrociato Black Panther e Namor.
I primi tre episodi usciranno lo
stesso giorno e i Marvel Studios non hanno ancora confermato se
altri tre seguiranno la settimana successiva o se usciranno
settimanalmente. In ogni caso, sembra che Ironheart
stia ricevendo il trattamento Echo.
“C’è una chiara consapevolezza
che non è Tony Stark. Non ha un miliardo di dollari a
disposizione”, ha detto Thorne a proposito di come Ironheart differisca da Iron Man di Robert Downey Jr.“Non ha le risorse…
non ha la guida o il mentore necessari.”
“E quindi cosa significa per
qualcuno come Hood entrare nella sua sfera ora, dove è vulnerabile
e riflessiva? Questo prepara il terreno per un viaggio molto
interessante: vedere le persone che compaiono mentre lei cerca di
ottenere queste risposte e quale possa essere la portata della loro
influenza, se ce n’è una?”
Ambientata dopo gli eventi di
Black
Panther: Wakanda Forever, la serie Ironheart
di Marvel Television mette a confronto la tecnologia con la magia
quando Riri Williams (Dominique
Thorne), una giovane e geniale inventrice determinata
a lasciare il segno nel mondo, torna nella sua città natale,
Chicago.
La sua innovativa interpretazione
della costruzione di armature di ferro è brillante, ma nel
perseguire le sue ambizioni, si ritrova coinvolta con il misterioso
ma affascinante Parker Robbins, alias “The Hood” (Anthony
Ramos).
La serie vede la partecipazione
anche di Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny
Montana, Matthew Elam e Anji White.
Chinaka Hodge è la sceneggiatrice e produttrice
esecutiva; gli episodi sono diretti da Sam Bailey
e Angela Barnes.
I primi tre episodi di Ironheart debutteranno
su Disney+ il 24 giugno 2025.
Spider-Man: Brand New Day
arriverà nelle sale il prossimo luglio. Tuttavia, dato che la
produzione non dovrebbe iniziare prima di questo luglio, si teme
che il film possa subire ritardi; dopotutto, Avengers:
Doomsday ha dovuto affrontare un simile
rallentamento di un anno e recentemente è stato spostato da maggio
a dicembre 2026.
Sebbene consigliamo di prendere la
notizia con le pinze a seguito dei recenti eventi, riferiamo
comunque che lo scooper Daniel Richtman ha
dichiarato oggi che “ci sono buone probabilità che anche
[Spider-Man: Brand New Day] venga posticipato”.
Se dovesse verificarsi un ritardo,
non è chiaro quando il film verrà spostato. Tuttavia, ogni film di
Spider-Man coprodotto da Marvel Studios e Sony Pictures ha
avuto tempi di attesa relativamente rapidi, e questa sembra più una
speculazione che qualcosa di concreto.
Si vocifera già che Bob
Iger non sia contento del fatto che Avengers:
Doomsday sia l’unico titolo MCU ad uscire nel 2026 (e
nientemeno che alla fine dell’anno), quindi perdere quel 25% di
profitti probabilmente non sarà un’opzione per la Casa di Topolino.
Considerando ciò, ci aspettiamo che Spider-Man: Brand New
Day esca come previsto la prossima estate.
La prima trama di
Spider-Man: Brand New Day
Intanto, una sinossi generica del
film è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro
quanto sia accurata. Tuttavia, ora abbiamo buone ragioni per
credere che “l’improbabile alleato” di Spidey sarà Hulk.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
Spider-Man: Brand New
Day condivide il titolo con un’epoca narrativa
controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Spider-Man: Brand New
Day è stato recentemente posticipato di una settimana dal
24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel
Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda
dei Dieci Anelli, dirige Spider-Man: Brand New Day da
una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas. Michael
Mando è stato confermato mentre per ora sono solo
rumors il coinvolgimento di Steven Yeun e di Mark Ruffalo.
Spider-Man: Brand New Day uscirà
nelle sale il 31 luglio 2026.
Diretto nel 2023 da Ivano De
Matteo, Mia
(qui
la recensione) è un film che affonda nelle pieghe più oscure
della società contemporanea, affrontando con crudo realismo il tema
della manipolazione affettiva e della violenza psicologica. Al
centro della narrazione c’è la giovane protagonista, Mia,
adolescente come tante, catapultata in un vortice emotivo da un
amore malato e oppressivo. Il regista costruisce attorno a lei un
racconto che non cerca scorciatoie drammatiche o colpi di scena
compiacenti, ma si concentra sulla quotidianità della sofferenza,
sull’invisibilità del controllo, sulla fragilità delle dinamiche
familiari.
Prende così vita un film che parla
non solo della vittima, ma anche di un intero ecosistema sociale
incapace di riconoscere i segnali d’allarme. Un film che fa seguito
a titoli come La belle gente e
I nostri ragazzi, precedenti lavori di De Matteo, che da
sempre con i suoi lavori si muove tra le pieghe delle tensioni
familiari, dell’educazione sentimentale e del degrado morale della
società italiana. Dinamiche affrontate anche con il suo più
recente Una figlia. Con Mia, dunque, il
regista prosegue dunque nel suo intento di portare al cinema storie
intime e al contempo universali, spesso ispirate a eventi realmente
accaduti.
In questo articolo, sarà
interessante esplorare la vicenda reale che ha ispirato il film e
che ha spinto De Matteo a raccontare questa storia. Un fatto di
cronaca che, seppur lontano nello spazio e nel tempo, ha rivelato
inquietanti analogie con dinamiche ancora oggi tristemente attuali.
Analizzare il legame tra realtà e finzione, tra narrazione
cinematografica e responsabilità civile, permette di cogliere
appieno la portata e l’urgenza del messaggio veicolato dal
film.
Greta Gasbarri in Mia. Foto cortesia di
01Distribution.
La trama
di Mia
La storia
di Mia ha per protagonista una famiglia
semplice e felice, composta da Sergio (Edoardo
Leo) conducente di ambulanze, Valeria
(Milena Mancini) e la figlia adolescente,
Mia (Greta Gasbarri). Quando però
nella vita di Mia entra Marco (Riccardo
Mandolini), un possessivo manipolatore che stravolge la
vita della quindicenne, l’intera esistenza della famiglia diventa
un incubo. Quando poi la ragazza, aiutata dal padre, riesce ad
allontanarsi e ricominciare a vivere, il ragazzo decide di
distruggerla. A quel punto, al padre rimane solo una cosa: la
vendetta.
La storia vera che ha ispirato il
film
Nonostante Mia non
sia basato su una singola storia reale, Ivano De Matteo ha comunque
voluto costruire un racconto che rispecchiasse fedelmente la
realtà. Il regista ha infatti confermato di aver tratto ispirazione
da una pluralità di esperienze reali, raccolte attraverso
testimonianze dirette e osservazioni personali. In un’intervista a Vanity Fair, De
Matteo ha poi raccontato che l’idea del film è nata insieme alla
sua compagna, Valentina Ferlan, con l’obiettivo di
mostrare una realtà che colpisce molti giovani e le loro famiglie.
Ha affermato: “È un’opera scritta da genitori, prima che da
sceneggiatori”.
De Matteo ha dunque attinto dalle confidenze di amici e conoscenti,
in particolare di genitori le cui figlie adolescenti hanno vissuto
situazioni di manipolazione emotiva e isolamento sociale. Una di
queste storie riguarda una ragazza che, a causa di una relazione
tossica, aveva smesso di uscire di casa, di truccarsi e di
frequentare le amiche, mostrando segni evidenti di disagio
psicologico.
Per comprendere meglio le dinamiche adolescenziali, De Matteo e
Ferlan hanno coinvolto la loro figlia sedicenne e le sue amiche
nella stesura dei dialoghi, cercando di rappresentare fedelmente il
linguaggio e le esperienze dei giovani.
Greta Gasbarri e Riccardo Mandolini in Mia. Foto cortesia di
01Distribution.
Il regista ha inoltre consultato psichiatri infantili per
approfondire il fenomeno del gaslighting e della violenza
psicologica, elementi centrali nella narrazione del film. Lo stesso
Marco non è rappresentato come il classico “cattivo” della
narrativa cinematografica: non è un violento fisico né un criminale
stereotipato. È invece un manipolatore psicologico, un aspetto che
il regista ha voluto enfatizzare per evidenziare una forma di abuso
meno visibile ma altrettanto devastante.
Durante la promozione del film, De Matteo ha inoltre organizzato
proiezioni nelle scuole, seguite da dibattiti tra studenti,
genitori e psicologi. Questi incontri hanno rivelato numerose
storie simili a quella raccontata in Mia,
confermando la diffusione di relazioni tossiche tra gli adolescenti
e l’importanza di affrontare apertamente questi temi. Pur
non essendo una ricostruzione diretta di eventi reali,
Mia offre quindi una rappresentazione accurata dei
fenomeni di manipolazione, revenge porn e del sentimento di
impotenza che spesso accompagnano tali situazioni.
La serie comica di successo della
ABC High
Potential ha mostrato un altro lato dell’attrice comica
Kaitlin Olson, e ora la serie è stata rinnovata per una seconda
stagione. Basata sulla serie francese HPI, la serie segue
Morgan, interpretata da Olson, una donna con un QI di 160 che
lavora come addetta alle pulizie per la polizia di Los Angeles per
mantenere i suoi tre figli. Dopo aver usato il suo intelletto
superiore per risolvere un caso, Morgan viene assunta come
consulente per aiutare i detective a risolvere altri crimini.
Mescolando i soliti elementi polizieschi con una buona dose di
commedia, High Potential sconvolge la formula pur rimanendo
con i piedi per terra.
Uno dei motivi principali del
successo dello show è la performance della Olson, che passa con
disinvoltura dai suoi anni nella commedia esagerata It’s Always
Sunny in Philadelphia. Nonostante sia una serie più realistica
e convenzionale, High Potential ha ottenuto recensioni
entusiastiche dalla critica (tramite Rotten
Tomatoes) al suo debutto, e non c’è motivo di pensare che
mostri segni di cedimento. Gli alti ascolti sono stati il primo
indizio che l’avventura di Morgan con la polizia di Los Angeles non
è ancora finita, e la ABC ha subito ordinato una seconda stagione
della nuova commedia di successo.
Mentre cresce l’attesa per il
ritorno della più grande nuova serie del 2024, le ultime notizie su
High Potential arrivano sotto forma di
un’anticipazione sul numero di episodi da parte della star Kaitlin
Olson. Sebbene l’attrice e produttrice non abbia potuto
rivelare alcun dettaglio, ha chiarito che la seconda stagione
avrà “un po’ più” di episodi rispetto alla precedente.
Mentre il numero di episodi delle serie televisive continua a
diminuire, l’aggiornamento di Olson è incoraggiante e dimostra che
la ABC crede davvero nel futuro dello show. Poiché la prima
stagione aveva solo 13 episodi, la seconda ne avrà probabilmente
tra i 15 e i 18.
Confermata la seconda stagione
di High Potential
High Potential ha ottenuto un
grande successo al suo debutto su ABC e, sebbene all’epoca i numeri
sembrassero insostenibili, il programma ha in qualche modo
aumentato il numero di spettatori. Con un’audience media
giornaliera di oltre 5,7 milioni di persone, ABC non ha potuto
fare altro che rinnovare High Potential per una seconda
stagione. Il rinnovo è solo il secondo concesso da ABC
all’inizio del 2025 e testimonia la straordinaria popolarità di
questa serie poliziesca dal tono eccentrico.
La prima stagione di High Potential
è andata in onda dal 17 settembre 2024 all’11 febbraio 2025.
Dettagli sul cast della seconda
stagione di High Potential
Riempiendo il vuoto lasciato da
serie come Psych, il punto di forza di High Potential
è la performance della protagonista Katilin Olson nei panni della
brillante mamma single Morgan. Se la serie verrà rinnovata per una
seconda stagione, il ritorno di Olson è praticamente garantito,
dato che è lei il collante che potrebbe aiutare la serie a
diventare un successo di lunga durata. Insieme a lei, dovrebbe
tornare anche Daniel Sunjata nei panni del detective Karadec, e
Morgan ha ancora molta strada da fare per convincere lo scettico
poliziotto della sua idoneità per la polizia di Los Angeles. Allo
stesso modo, Javicia Leslie dovrebbe tornare nei panni di Daphne,
la partner di Karadec nella polizia.
Un altro probabile ritorno è quello
del misterioso personaggio interpretato da David Giuntoli,
introdotto nel finale della prima stagione. Il cervello dietro il
piano malvagio alla fine della prima stagione è stato rivelato a
Morgan nel negozio di alimentari dove ha lasciato un messaggio in
cui diceva che si sarebbero rivisti.
Dettagli sulla trama della
seconda stagione di High Potential
Durante la trionfale stagione di
debutto, High Potential ha visto Morgan risolvere un caso
dopo l’altro con relativa facilità e un piccolo aiuto dai suoi
colleghi. Tuttavia, il finale ha riservato un colpo di scena e ha
introdotto un potenziale cattivo ricorrente che potrebbe tornare
per sfidare la mente investigativa di Morgan. Il misterioso
cattivo interpretato da David Giuntoli è stato presentato come il
grande nemico della seconda stagione e potrebbe rappresentare
una sfida continua per Morgan e la polizia di Los Angeles. La
seconda stagione potrebbe spiegare un po’ meglio chi è realmente
questo personaggio simile a Moriarty.
Su un altro fronte, Morgan ha
ricevuto lo shock della sua vita quando Karadec le ha rivelato che
Roman non solo è vivo, ma che si sa anche dove si trova. Questo la
mette in una posizione difficile perché deve scegliere se
inseguirlo o accettare ciò che ha già affrontato per anni.
Qualunque cosa accada nella seconda stagione di High
Potential, potrebbe superare la prima.
Netflix ha una nuova serie thriller poliziesca
disponibile, che in poco tempo è diventata un grande successo,
scalando le classifiche mondiali e ottenendo un punteggio del 93%
su Rotten Tomatoes. La libreria televisiva di Netflix è in continua
espansione, con nuove serie da guardare tutte d’un fiato che
vengono pubblicate sulla piattaforma praticamente ogni settimana.
La prima stagione di Sirens è appena stata
lanciata e, mentre continua a dominare il sito, un altro show sta
rapidamente scalando la famosa classifica globale del servizio di
streaming.
Netflix ha recentemente offerto
alcune anteprime delle sue serie più popolari durante il recente
evento Tudum, tra cui nuove informazioni sulla quinta stagione di
Stranger
Things e sulla seconda stagione di Mercoledì. Detto questo, capita spesso che
titoli meno famosi e non legati a franchise famosi diventino
improvvisamente fenomeni globali quando trovano fortuna con
l’algoritmo di Netflix. Questa nuova serie è più simile a Baby Reindeer o alla più recente Adolescence, che ha conquistato il pubblico adulto di
tutto il mondo.
Dept. Q diventa un grande
successo Netflix
Secondo i dati di streaming di
Netflix, Dept. Q è
rapidamente salito al terzo posto nella classifica globale della
piattaforma. Il thriller, basato sulla serie di libri
Department Q, è stato prodotto in Scozia e vede protagonisti
Matthew Goode (The Good Wife), Chloe Pirrie
(The Queen’s Gambit), Kelly Macdonald (No Country For Old
Men) e altri. La serie è stata creata da Scott Frank,
sceneggiatore due volte candidato all’Oscar che ha lavorato a
Logan, Minority Report e, più recentemente, a serie
Netflix come The Queen’s Gambit.
La serie TV segue Carl Morck, un ex
detective di alto livello che lavora a Edimburgo, a cui viene
assegnato un nuovo caso mentre è ancora oppresso dal senso di colpa
per un incidente che ha lasciato il suo partner paralizzato e ha
causato la morte di un altro agente di polizia. Per il pubblico che
ama i thriller psicologici con personaggi potenti e attori di
prim’ordine, questa serie non solo è basata su libri celebri,
ma la sceneggiatura è stata acclamata dalla critica e dal
pubblico.
Il finale di May
December di Todd Haynes rivela quanto siano state
efficaci le strane tecniche di recitazione di Elizabeth Berry
(Natalie
Portman) nello studio di Gracie Atherton
(Julianne
Moore). Il nuovo dramma Netflix vede le straordinarie interpretazioni di
Portman e Moore, che recitano insieme per la prima volta sul grande
schermo, affiancate dalla performance rivelazione di Charles Melton
nel ruolo di Joe Yoo. Il complesso melodramma affronta temi come
la vergogna, la negazione e l’imitazione attraverso varie lenti,
maschere e simbolismi riflessivi, dando vita a un prodotto
finale meravigliosamente strutturato ma accessibile.
Il cast di May December (la
nostra recensione) vede anche la partecipazione di
Cory Michael Smith e Piper Curda, che interpretano due dei
figli di Gracie, avuti da padri diversi. Sia Georgie di Smith che
Honor di Piper offrono prospettive interessanti sul mondo chiuso di
Gracie e Joe, trovando divertente l’interesse di Elizabeth per la
storia “incasinata” della madre. Elizabeth si presenta con un’aria
maestosa mentre osserva silenziosamente e analizza ogni dettaglio
del carattere di Gracie, sperando che alla fine della sua visita
avrà scoperto la “verità” su Gracie. Elizabeth, che si rivela
piuttosto subdola e manipolatrice in May December, scopre
che forse ha sottovalutato Gracie fin dall’inizio.
Cosa succede alla fine di May
December
Il finale di May December
inizia il giorno del diploma di Charlie e Mary Atherton-Yoo.
Essendo gli ultimi due figli a lasciare la casa prima che Gracie e
Joe diventino una coppia senza figli, ci sono già molte emozioni
che turbinano intorno a questo importante evento della vita,
intensificate dalla presenza persistente di Elizabeth. Elizabeth si
presenta alla cerimonia di diploma, dove non conosce nessuno tranne
Gracie e la sua famiglia, sembrando aver imparato alla perfezione
l’aspetto di Gracie e averne incarnato la personalità. La vera
Gracie, tuttavia, ha un ultimo messaggio per Elizabeth prima che
questa torni a Hollywood con la sua immagine in un quaderno.
Gracie chiede a Elizabeth se crede
di capirla, e Elizabeth risponde di sì. Gracie ha un ultimo asso
nella manica: dice a Elizabeth che il suo eccentrico ma talentuoso
figlio Georgie non avrebbe mai dovuto raccontare quella bugia sui
suoi fratelli che l’avrebbero molestata da bambina. Elizabeth
rimane sbalordita, pensando che Gracie non fosse a conoscenza della
sua conversazione privata con Georgie quando lui le ha rivelato
quell’informazione. Gracie conferma che Georgie ha inventato quella
storia “disgustosa”, il che fa infuriare Elizabeth, che si rende
conto di essere stata manipolata e ingannata da entrambi, mettendo
in discussione la sua “comprensione” di Gracie.
La spiegazione della scena di
Gracie con la volpe nel bosco
La mattina della laurea di Charlie e
Mary, Gracie salta la colazione con la sua famiglia e porta il
fucile nel bosco con i suoi cani. Sembra essere a caccia,
alla ricerca di predatori indesiderati nella zona, quando si
imbatte in una volpe che la fissa direttamente negli occhi. Gracie
tiene l’arma senza forza, fissando la volpe con occhi velati e
luccicanti che brillano su un’anima vuota. I due predatori si
osservano immobili mentre Gracie sembra riconoscere qualcosa di sé
stessa e della sua vita. La scena potrebbe anche rappresentare
Gracie che capisce che Elizabeth è una predatrice intellettuale
e che rappresenta una minaccia per la sua reputazione con il suo
film hollywoodiano.
Perché Joe piange da solo alla
cerimonia di laurea di Charlie e Mary
Da quando Elizabeth è entrata nella
sua vita, Joe ha intrapreso un percorso di riflessione su se stesso
e sui suoi desideri per il futuro, fatto di sfumature e
valutazioni. La scelta di Joe di non sedersi con Gracie alla
cerimonia di diploma di Charlie e Mary indica che potrebbe aver
bisogno di più spazio lontano da lei dopo che i ragazzi saranno
andati al college. Dovendo crescere così in fretta in May
December, Joe si è sicuramente perso molte esperienze tipiche
della vita che gli hanno impedito di condurre una vita normale.
In questa immagine finale di Joe in May December, sia il
bambino che il genitore in Joe piangono per motivi diversi.
Guardare Charlie e Mary diplomarsi
al liceo, cosa che il vero Vili Fualaau e presumibilmente Joe non
hanno mai fatto, probabilmente fa provare a Joe un’ondata di
rimpianto e delusione. Piange per la fine di questo capitolo intimo
della paternità, ma anche per la confusione su quale direzione
prenderà la sua vita da quel momento in poi. Alcune delle sue
lacrime sono probabilmente il risultato della gioia di essersi
liberato da una responsabilità enorme. Joe ha finalmente
l’opportunità di perseguire i suoi interessi personali ora che i
suoi obblighi genitoriali sono finiti, con o senza Gracie.
Georgie ha mentito sui fratelli
di Gracie?
È difficile determinare se sia stato
Georgie o Gracie a mentire a Elizabeth sui fratelli di Gracie in
May December. Da un lato, Georgie aveva chiaramente un
secondo fine nel fornire quell’informazione a Elizabeth,
chiedendole subito dopo un lavoro come supervisore musicale per il
suo film. Georgie potrebbe aver inventato quell’informazione su
sua madre per far sembrare che avesse fatto un favore a Elizabeth,
sperando che lei ricambiasse con un favore. D’altra parte,
Gracie parla spesso dei suoi fratelli in May December e
l’informazione di Georgie spiegherebbe molto del vero carattere
di Gracie, che è essenzialmente tutto ciò che interessa a Elizabeth
nel film.
Elizabeth vuole più riprese per
trovare la “verità” di Gracie
La scena finale di May
December mostra Elizabeth in costume da Gracie sul set del film
hollywoodiano in cui la interpreta. La scena imita la ripresa di
una telecamera che gira più take di una scena del “film di Gracie”,
mostrando la rappresentazione discontinua del personaggio da parte
di Elizabeth. Dopo alcune riprese, il regista è pronto a
proseguire, ma Elizabeth chiede un’altra ripresa, sostenendo che
sta avvicinandosi alla “verità” di Gracie ad ogni ripresa.
In realtà, Elizabeth sembra
completamente persa sul set, segno che le sue bizzarre tecniche di
recitazione non l’hanno affatto avvicinata alla vera Gracie. La
produzione del film sembra più quella di un film televisivo a basso
budget che di una grande produzione hollywoodiana, il che implica
che Elizabeth era completamente sopraffatta dal suo approccio
“metodico”, che ha finito per sconvolgere in modo permanente la
vita sia di Joe che di Gracie.
Il vero significato del finale
di May December
Lo sguardo confuso e distante di
Elizabeth alla fine di May December indica che, anche dopo
il suo studio approfondito di Gracie, non la capisce ancora
completamente. I dettagli di Georgie sui fratelli di Gracie le
hanno fatto capire che Gracie era vittima di abusi. Tuttavia,
alla cerimonia di laurea di Charlie e Mary, Gracie getta un’ultima
ombra sull’interpretazione che Elizabeth ha dato di lei, ribaltando
completamente la situazione e affermando che Georgie aveva mentito.
Elizabeth si sente tradita dal fatto che Gracie e Georgie abbiano
parlato in privato della loro conversazione, il che è un segno
della sua ingenuità e della sua esagerata presunzione nei confronti
del suo film di serie B.
Se Georgie diceva la verità, Gracie
sembra negare ciò che è successo con i suoi fratelli, proprio come
fa con la sua relazione “sana” con Joe. Gracie aveva già rivelato a
Elizabeth di essere ingenua, cosa che è stata uno scudo protettivo
e un “dono” nella sua vita dagli orrori della realtà. In questo
modo, le cose con cui Gracie non è d’accordo non appartengono alla
sua visione del mondo o alla sua autovalutazione, rendendola in
qualche modo delirante. Ironia della sorte, l’ultima richiesta di
Gracie a Elizabeth è stata quella di assicurarsi che apparisse
“stabile” nel suo film. Elizabeth si rende conto di aver attinto da
una fonte inaffidabile in Gracie, spiegando la sua difficoltà a
trovare la “verità” del suo personaggio nei momenti finali di
May December. Elizabeth potrebbe anche essere
instabile in qualche modo, il che la costringe a
confrontarsi con la verità su se stessa all’interno del suo
personaggio di attrice metodica.
Il finale di The Father – Nulla è come
sembra è un viaggio contorto ed emozionante
che lascia il film con una nota straziante. Il film è stato il
debutto alla regia di Florian Zeller ed è improvvisamente apparso
sul radar della maggior parte degli spettatori quando Anthony Hopkins ha battuto Chadwick Boseman
per il premio come miglior attore alla cerimonia degli Oscar 2021.
Controversie a parte, The Father (la
nostra recensione) di Zeller è caratterizzato da una
performance straordinaria di Hopkins e da una sceneggiatura
sapientemente costruita dallo stesso Zeller, la cui regia
conferisce al film una prospettiva che ricorda le opere enigmatiche
di M.C. Escher. Ma la storia dell’acclamato film del 2020 inizia
nel 2012 con la prima di Le Père.
Zeller ha scritto l’opera teatrale
Le Père, che gli è valsa un ampio consenso dalla critica
teatrale a partire dal 2012. Aveva scritto il ruolo principale di
Anthony in The Father appositamente per Hopkins, ritenendolo
il “più grande attore vivente” (via Deadline).
La figlia di Anthony, Anne (Olivia
Colman), sta cercando una soluzione di assistenza a
lungo termine per il padre testardo ma spesso confuso. The Father è
raccontato dal punto di vista soggettivo di Anthony, affetto da
demenza, che fa sembrare che alcuni fatti cambino nel corso della
narrazione. Tali frustrazioni culminano nella scena finale di The
Father.
Cosa succede nella scena finale
di The Father?
Anthony viene lasciato in una
realtà straziante ma inevitabile
Alla fine di The Father,
l’appartamento di Anthony ha raggiunto la fine delle sue numerose
trasformazioni ed è diventato una struttura di assistenza, dove
viene accudito dall’infermiera Catherine (Olivia Williams) e dal
suo assistente Bill (Mark Gatiss). The Father ha attori che
interpretano più personaggi come rappresentazione
tematica della demenza; questi assistenti sono volti che
Anthony ha già visto, avendo percepito sua figlia e suo genero come
simili a Catherine e Bill in un momento o nell’altro.
La presa di Anthony sulla
realtà è scivolata al punto che non riesce più a trovare la forza
di determinare quali dei suoi ricordi siano reali
Nella scena finale, è chiaro che la
presa di Anthony sulla realtà è scivolata al punto che non riesce
più a trovare la forza di determinare quali dei suoi ricordi siano
reali e quali siano compositi disgiunti delle sue esperienze.
In una scena emotivamente straziante
che costituisce il culmine del film, Anthony ricorda sua madre a
Catherine e improvvisamente desidera tornare a casa, sopraffatto
dalle lacrime. Confida a Catherine che sente di stare “perdendo
tutte le sue foglie” nel crepuscolo della sua vita e di essersi
distaccato dalle cose che gli davano valore. Mentre piange tra le
braccia di Catherine, lei lo calma e gli dice che presto non
ricorderà più questo momento spiacevole, che più tardi andranno a
fare una passeggiata e che tutto andrà bene.
Alla fine, la telecamera di The
Father – Nulla è come sembra si sporge dalla finestra,
osservando gli alberi le cui foglie frusciano al vento. È un
momento straziante e personale del film che esalta gli aspetti
emotivi della storia del suo personaggio, spesso piena di
confusione, ricordi confusi e incertezza su ciò che è reale e ciò
che non lo è. Come se il monologo emotivo di Anthony non bastasse a
commuovere il pubblico, la canzone finale di The Father – Nulla è
come sembra è la gelida “My Journey”, una colonna sonora
perfetta per la storia del film.
Cosa era reale e cosa era nella
testa di Anthony Hopkins in The Father – Nulla è come
sembra
È difficile dire cosa sia
successo solo nella sua testa
A causa della natura soggettiva e
labirintica di The Father – Nulla è come sembra, è facile
chiedersi cosa sia realmente successo ad Anthony e cosa abbia
immaginato o erroneamente ricostruito nella sua mente. Il film
mette il patriarca in primo piano, invitando il pubblico a
empatizzare con lui in un modo che rispecchia la sensazione del
personaggio di essere vittima del suo ambiente. Spesso confonde i
volti, in particolare Anne con Catherine e Paul con Bill.
In una scena, viene soffocato da
Anne mentre dorme. In un’altra scena, Paul lo aggredisce
fisicamente. In un’altra ancora, Anthony scopre sua figlia e suo
genero che parlano male di lui, ma poi si unisce a loro, se ne va e
torna alla stessa situazione in cui si trovava all’inizio.
Certamente, come minimo, lo soffocamento è stato immaginato, dato
che lui sopravvive fino alla fine di The Father – Nulla è come
sembra. Questo enfatizza il senso di vulnerabilità
che Anthony prova nei confronti di Paul, che molto
probabilmente lo ha schiaffeggiato e ha parlato con lui in modo
sfacciato.
The Father – Nulla è come
sembra è basato su Le Père, un’opera teatrale francese
che ha vinto il Premio Molière per la migliore opera teatrale nel
2014.
Poi c’è la questione della sua
visita notturna alla figlia minore, Lucy. Si deduce che abbia avuto
un grave incidente e che probabilmente sia morta. Anthony, non
riuscendo a ricordarlo, continua a tirare fuori l’argomento,
soprattutto per quanto la sua ultima badante le assomigli. In una
delle scene finali di The Father – Nulla è come sembra,
esplora l’appartamento e lo trova trasformato in un ospedale, dove
trova Lucy, insanguinata e ingessata, distesa in un letto
circondata da ogni tipo di apparecchiature mediche.
Si sveglia improvvisamente da quello
che era un sogno o un ricordo e si ritrova nella struttura di
assistenza dove trascorrerà il resto del film.
Il suo trattamento nei
confronti della figlia vivente, Anne, è duro, come se fosse
arrabbiato con lei per essere sopravvissuta
La morte di Lucy ha senso,
considerando quanto Anthony si commuove quando la ricorda.
Inoltre, il suo trattamento nei confronti della figlia vivente,
Anne, è duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere
sopravvissuta mentre la figlia che preferiva non c’è più. C’è una
certa gravità in questi momenti, anche se ciò che si può dedurre è
che anche Anne è allo stremo delle forze nel prendersi cura di suo
padre, che spesso è crudele con lei a causa della sua demenza, ma
anche per il risentimento che prova nei suoi confronti e per ciò
che è successo a Lucy.
Anthony muore alla fine di
The Father – Nulla è come sembra?
Il finale suggerisce che la
straziante scena finale si è già verificata in passato
Quando viene affidato a una
struttura di assistenza, la comprensione del mondo che lo circonda
da parte di Anthony in “The Father” è deteriorata al punto da
richiedere un monitoraggio costante. Il film si conclude con la
promessa che lui e Catherine continueranno una routine che è
chiaramente in atto da tempo, anche se il pubblico e Anthony non
sarebbero in grado di dirlo.
Nonostante la destinazione ovvia di
un film incentrato su un genitore affetto da demenza, l’ultima
scena di “The Father” non si conclude con un’immagine di Anthony
che se ne va serenamente nell’aldilà, ma con gli alberi fuori dalla
sua stanza. Anche se il suo destino è ormai segnato, l’ultima scena
di “The Father” dice molto di più sulla sua situazione finale che
sul semplice fatto che sia vivo o morto.
Il vero significato del finale
di The Father – Nulla è come sembra
Potrebbe non esserci speranza
nella straziante scena finale
È difficile trovare un messaggio
positivo in una storia il cui tema è così fondamentalmente
terminale come quello di The Father, ma Zeller riesce a sostenere
il significato di The Father come film con l’aiuto di una metafora
visiva. Mentre Catherine consola Anthony, sconvolto e distaccato,
identifica il conforto della sua condizione: anche se al momento
sta soffrendo sotto il peso della sua fine, fortunatamente la sua
demenza gli impedisce di ricordare la sua sofferenza.
Invece di lottare contro la
vecchiaia o di trovare un finale ovvio e rassicurante in cui sua
figlia rimane con lui fino alla fine, Zeller affronta la demenza
momento per momento, con Catherine che incoraggia Anthony a
concentrarsi su ciò che è immediato per lui.
Il significato di The Father è
profondo per il modo in cui esplora la demenza come un viaggio
labirintico attraverso la mente di chi ne è affetto.
Alla fine, le persone invecchiano e
i figli devono vivere la loro vita. È interessante anche il modo in
cui The Father affronta i ricordi, con Anthony che si perde
soprattutto nei momenti che gli hanno causato dolore emotivo: è
spesso terrorizzato, affranto, spaventato di essere aggredito a
causa della sua confusione o di sentirsi fuori posto. A tal fine,
il significato di The Father è profondo per il modo in cui esplora
la demenza come un viaggio labirintico nella mente di chi ne è
affetto.
Alla fine di The Father,
l’albero ha ancora le foglie, e forse questa è l’affermazione più
ottimistica sulla condizione di Anthony. Ha vissuto una vita
indipendentemente dal fatto che potesse essere considerata buona o
cattiva (o entrambe le cose), e le foglie dell’albero indicano
la crescita e la fioritura della vita, che continua il suo ciclo
indipendentemente da tutto.
Perché Anthony Hopkins ha vinto
il premio come miglior attore per The Father
In tutto e per tutto, The
Father non avrebbe funzionato senza una performance avvincente
come quella di Sir Anthony Hopkins. Se The Father avrebbe
dovuto vincere il premio per il miglior film è un altro discorso,
ma è innegabile che l’interpretazione irritante, terrificante e
straziante di Hopkins di un uomo alle prese con la demenza sia
stata il fattore determinante del successo del film. D’altra parte,
lo stesso non si può dire dei concorrenti di Hopkins per l’Oscar
2021 come miglior attore. Gli altri candidati nella categoria erano
Riz Ahmed per The Sound of Metal, Steven Yeun per
Minari, Gary Oldman per Mank e Chadwick Boseman per
Ma Rainey’s Black Bottom.
Sebbene questi attori siano stati
fenomenali nei rispettivi film, il successo delle loro pellicole
non è dipeso principalmente dalle loro interpretazioni, come invece
è stato il caso di Hopkins. Nonostante la controversia sul fatto
che Chadwick Boseman avrebbe dovuto vincere, Hopkins meritava
senza dubbio il premio come miglior attore per la sua potente
interpretazione in The Father, in particolare per la
commovente scena finale che può far piangere anche gli spettatori
più cinici.
La scena finale di The Father
spiegata dal regista
Zeller ha parlato anche della
memorabile battuta finale di Anthony
Zeller ha collaborato nuovamente con
Anthony Hopkins, protagonista di The Father, per il film The Son,
che funge da complemento a quest’ultimo. La loro nuova
collaborazione non sorprende, vista la riuscita di The Father.
Zeller (via:
Esquire) ha parlato in particolare del lavoro con Hopkins e
Olivia Colman nella scena finale e della sua importanza. Con
l’intera storia che ruota attorno a questo finale, Zeller
spiega:
“Abbiamo girato quella scena con un po’ di nervosismo, anche
perché sapevamo che le emozioni che dovevamo raggiungere erano
crude, brutali, vere e difficili da ottenere. È stato un momento
molto intenso per noi.”
Zeller ha anche chiesto agli
attori di non provare, in modo da poter arrivare alle emozioni
giuste davanti alla telecamera. Una volta che Colman esce dal film
e Anthony ha il suo crollo finale, la battuta che pronuncia su
“perdere tutte le mie foglie” è stata anche una parte fondamentale
della scena per Zeller.
Proprio come l’infermiera non
capisce cosa intende Anthony con questa battuta, Zeller ammette di
averla scritta come una frase che in realtà non significa nulla, ma
allo stesso tempo il pubblico capisce esattamente cosa sta cercando
di comunicare Anthony. Ha spiegato che la battuta voleva riassumere
ciò che l’intera esperienza del film avrebbe dovuto essere per il
pubblico:
“Non capisci cosa sta succedendo, ma allo stesso tempo, a un
altro livello, emotivamente, capisci tutto.”
Come è stato accolto il
finale di The Father – Nulla è come sembra
Sia i fan che i critici hanno
elogiato The Father per la sua storia, le interpretazioni degli
attori e il finale potente e straziante. Il punteggio dei critici
su Rotten Tomatoes è stato del 98%, quasi perfetto. La maggior
parte delle recensioni negative ha respinto l’idea che la demenza e
la perdita di memoria si manifestino in questo modo nella mente
delle persone affette. Tuttavia,il punteggio del
pubblico è stato anch’esso molto alto, pari al 92%, uno
dei rari casi in cui critici e spettatori paganti concordano sulla
qualità del film.
Un thread su Redditè stato aperto quando il film ha iniziato a
fare parlare di sé per gli Oscar, e molti fan hanno sottolineato
l’alta qualità del finale. Un utente di Reddit ha scritto: “Il
finale ha fatto piangere me e mia moglie. Ho perso mia nonna a
causa dell’Alzheimer alcuni anni fa, e questo film mi ha fatto
riflettere su come fosse nella sua testa mentre soccombeva alla
malattia”. Il tema ricorrente tra i fan era che la performance di
Anthony Hopkins era straziante e che il montaggio e i trucchi
utilizzati rendevano il finale ancora più d’impatto.
Per i critici, il finale ha
legato insieme tutti i fili in The Father, mostrando come la
confusione che pervade il film sia simile a quella provata da
Anthony durante tutto il film (e nelle ultime fasi della sua
vita). Nella sua recensione per il Boston Globe, il critico Ty Burr ha scritto: “È un
film che ti fa rimanere seduto al buio a lungo dopo i titoli di
coda e ti fa guardare in profondità in cose da cui di solito
distogliamo lo sguardo”.
TIME La critica cinematografica
Stephanie Zacharek ha elogiato il finale aperto e straziante che
non risponde facilmente alle domande:“The Father può solo
riflettere su queste domande, non rispondere… In The Father,
Anthony ci invita ad accompagnarlo, a capire come si sente, ma
possiamo seguirlo solo fino a un certo punto. Lasciarlo indietro è
allo stesso tempo un sollievo e una sofferenza”.
Infine, Peter Travers diABC Newssottolinea perché Anthony Hopkins ha
meritato l’Oscar e perchéThe Fatherha
ricevuto tutti gli elogi che gli sono stati tributati. “Anthony
Hopkins offre una lezione magistrale di recitazione nei panni di un
uomo un tempo brillante che perde le facoltà mentali a causa della
demenza. Il regista esordiente Florian Zeller trasforma la sua
moderna versione teatrale del ”Re Lear“ in un film
essenziale.”
Nick Frost, star di
Harry Potter, che interpreta Rubeus Hagrid nella
serie
HBO basata sulla popolare serie di libri di J.K.
Rowling, anticipa la sua imminente trasformazione nel
guardiacaccia di Hogwarts. Dopo diversi annunci importanti sul
cast, la serie TV dovrebbe entrare in produzione in estate presso i
Warner Bros. Studios Leavesden, dove è stata girata la serie
cinematografica. Frost si è unito al cast di Harry
Potter che finora include Dominic McLaughlin (Harry),
Arabella Stanton (Hermione), Alastair Stout (Ron), John Lithgow
(Silente), Janet McTeer (McGonagall), Paapa Essiedu (Snape) e Paul
Whitehouse (Filch).
In un’intervista con Ash Crossan di
ScreenRant per il live-action How to Train
Your Dragon, Frost parla di cosa significa interpretare
Hagrid nella serie Harry Potter della HBO. Parlando
dell’amato personaggio, Frost ha rivelato che, essendo lui
stesso padre, vede Hagrid come un protettore di Harry, Hermione
e Ron, e che intende proteggere i giovani attori.
Ha anche rivelato di aver visitato i
set e di aver iniziato a imparare il copione dalla showrunner
Francesca Gardiner. Leggi i suoi commenti qui sotto:
Sì. Guarda, sono un padre
anch’io, quindi sarò molto protettivo nei confronti dei bambini, e
penso che questo sia uno dei tratti fondamentali del rapporto di
Hagrid con loro. È molto protettivo nei loro confronti e,
onestamente, non vedo l’ora. Ho avuto l’opportunità di andare a
vedere alcuni set, stanno facendo crescere la barba di Hagrid, ho
visto il Cappello Parlante e alcune bacchette magiche. È
assolutamente incredibile. Avere la possibilità di iniziare a
imparare il copione di Francesca e passare del tempo con [il
regista] Mark Mylod è il motivo per cui ho voluto farlo fin
dall’inizio: poter raccontare di nuovo la storia ed essere Hagrid.
Ho la possibilità di essere Hagrid. È fantastico.
Cosa significa questo per
Hagrid nella serie HBO di Harry Potter
I commenti di Nick Frost hanno
fatto luce sucome la sua interpretazione di Hagrid sarà
leggermente diversarispetto alla versione di Robbie
Coltrane, che ha interpretato il ruolo nella serie di film. Frost
ha indicato che probabilmente si concentrerà maggiormente sulla
protezione del mezzo gigante nei confronti del trio principale e su
come l’amato personaggio ha agito come una figura paterna nella
storia. I commenti dell’attore sottolineano anche che, con l’inizio
delle riprese di Harry Potter ormai imminente, il cast ha iniziato
a prepararsi per i propri ruoli e per le riprese.
Frost ha già interpretato ruoli
da protettore in passato. Infatti, nelcast di How to Train
Your Dragon, in uscita nelle sale il 13 giugno, interpreta
Gobber the Belch, un guerriero, consigliere e amico di Stoick, che
fa da mentore a Hiccup e ad altri bambini per diventare cacciatori
di draghi. Sebbene i due progetti esplorino mondi e ambientazioni
fantasy diversi,sembra che ci possano essere alcune
somiglianze tra Gobber e Hagrid.
Avvocato di difesa – The
Lincoln Lawyer ha ingaggiato una star di How I
Met Your Mother per la quarta stagione. L’uscita della
nuova stagione della serie legale non è prevista prima del 2026, ma
Netflix continua ad annunciare nuovi membri del cast
che appariranno nella serie. Oltre ai protagonisti fissi come
Manuel Garcia-Rulfo, Becki Newton, Jazz Raycole, Angus
Sampson, Neve Campbell, Elliot Gould e Krista Warner, sono
stati annunciati nomi come Constance Zimmer che si aggiungeranno al
cast della quarta stagione di Avvocato di difesa – The Lincoln
Lawyer. Ma non è tutto.
Variety ha rivelato che
Cobie Smulders, nota soprattutto per aver interpretato Robin
Scherbatsky nella sitcom di successo How I Met Your
Mother, entrerà a far parte del cast della quarta stagione
di The Lincoln Lawyer. Smulders ha recitato in How I Met
Your Mother dal 2005 al 2014 e ha ottenuto ulteriore
riconoscimento per il ruolo di Maria Hill nel Marvel Cinematic Universe. Tra le
altre recenti apparizioni televisive di Smulders figurano The
Secret Invasion (2023), Accused (2024) e la serie Apple
TV+ Shrinking. Attualmente, Netflix mantiene segreto il ruolo
di Smulders nella quarta stagione di The Lincoln Lawyer.
Cosa significa il casting di
Cobie Smulders per la quarta stagione di Avvocato di difesa – The
Lincoln Lawyer
Il personaggio di Cobie Smulders
potrebbe essere presente nei libri di The Lincoln Lawyer
Non si sa ancora nulla sui dettagli
del ruolo di Smulders nella quarta stagione di Avvocato di difesa –
The Lincoln Lawyer. È stato rivelato che la prossima stagione sarà
composta da 10 episodi e sarà basata sul sesto libro della serie
Lincoln Lawyer di Michael Connelly, intitolato The Law of
Innocence. La quarta stagione dovrebbe fornire risposte su cosa
accadrà a Mickey Haller dopo il suo arresto ingiustificato per
omicidio. Nel corso della storia, Mickey incontra una serie di
nuovi personaggi, ognuno dei quali potrebbe essere interpretato
dalla Smulders nell’adattamento Netflix.
In precedenza era stato rivelato che
Zimmer sarebbe apparsa nei panni di Dana Berg in tutti e 10 gli
episodi della quarta stagione di Lincoln Lawyer. Dana è una
“procuratrice implacabile che non permetterà a nulla di
ostacolare un verdetto di colpevolezza” (via Netflix) e dovrebbe rappresentare una nemica importante
per il personaggio di Garcia-Ruflo. La Smulders potrebbe
interpretare un membro del team di Dana.
Oppure potrebbe essere una dei
numerosi agenti dell’FBI che affrontano Mickey durante il suo caso.
La Smulders potrebbe persino essere tra i responsabili della
situazione difficile in cui si è trovato Mickey nella quarta
stagione di The Lincoln Lawyer. Solo il tempo potrà dirlo.
L’epica serie prequel
di Dune:Prophecy esplora
il primo periodo dell’amato franchise fantascientifico, ma le
origini dei Bene Gesserits continueranno nella seconda stagione?
Sviluppata per lo schermo da Diane Ademu-John e Alison
Schapker, Prophecy adatta vagamente la serie di
libri di Brian Herbert e Kevin J. Anderson, che esplora i primi
periodi di ciascuna delle principali case del franchise
di Dune. In
particolare, Dune:Prophecy riguarda
l’ascesa della setta Bene Gesserit e il modo in cui ha assunto il
controllo degli eventi dell’universo più
di 10.000 anni prima dell’ascesa al potere di Paul
Atreides.
Con l’inebriante e complessa storia del franchise di
Dune come
sfondo, Dune:Prophecy segue
le orme di altri successi della HBO come Game
of Thrones.
Considerando la pletora di eventi che potrebbero essere indagati
dalla serie, non c’è motivo di pensare che Prophecy sarà
una miniserie unica. Piantando semi (proprio come i Bene Gesserit)
nel corso della storia della prima stagione, è chiaro che ci sono i
presupposti per trasformare Dune:Prophecydiventerà
il prossimo grande franchise epico, in grado di rivaleggiare con
contemporanei come House
of the Dragon e Rings
of Power,
anche se di genere fantascientifico.
Le ultime notizie
suDune:Prophecy – Stagione
2
Un aggiornamento speranzoso
sullo sviluppo della Stagione 2
A solo un mese circa dal rinnovo
della seconda stagione, arrivano le ultime notizie sotto forma di
aggiornamenti sulle riprese di Dune: Prophecy stagione 2. La star della serie
Olivia Williams era presente al Sundance Film Festival 2025 e ha
rivelato alcuni dettagli chiave sul programma delle riprese di
Prophecy a Screen Rant. “Penso che inizieremo in autunno, ma non so
nulla [della storia di Valya]. Non so proprio nulla, quindi sono
emozionata quanto voi”, ha detto la Williams, suggerendo che ci
vorrà ancora un po’ prima che la seconda stagione arrivi finalmente
sul piccolo schermo.
Se le riprese della seconda stagione
inizieranno solo nell’autunno del 2025, significa che probabilmente
non finiranno prima dei primi mesi del 2026. Ciò significa che la
serie potrebbe tornare al più presto nella seconda metà del 2026,
il che comporta un’attesa di quasi due anni per gli episodi della
seconda stagione.
Dune:Prophecy –
Stagione 2 è confermata
Le riprese della seconda
stagione inizieranno nell’autunno del 2025, il che suggerisce una
lunga attesa per l’arrivo dei nuovi episodi.
Dune: Prophecy è stata una
scommessa azzardata per HBO, e non c’era alcuna garanzia che gli
spettatori sarebbero stati interessati a un’esplorazione così
approfondita dell’universo di Frank Herbert. Tuttavia, questi dubbi
si sono rivelati infondati e la serie è diventata un vero e proprio
successo in streaming. Questo ha portato la serie aottenere il rinnovo per la seconda stagionesolo pochi
giorni prima del finale della prima. Le riprese della seconda
stagione inizieranno nell’autunno del 2025, il che suggerisce una
lunga attesa per l’arrivo dei nuovi episodi.
Sarah Aubrey, responsabile della
programmazione originale di Max, ha rilasciato una dichiarazione
entusiastica sulla prossima stagione, dicendo:
DUNE: PROPHECY ha affascinato il pubblico di tutto il mondo
grazie alla leadership visionaria della showrunner e produttrice
esecutiva Alison Schapker, che continuerà a guidare questa grande
storia di verità e potere. Siamo incredibilmente grati ai nostri
partner di Legendary e al nostro straordinario cast e troupe per il
loro servizio all’Imperium. Siamo entusiasti di collaborare
nuovamente con questo team per vedere cosa hanno in serbo per
noi.
Jason Clodfelter, presidente
della divisione televisiva di Legendary, ha aggiunto:
Questa nuova stagione ci consentirà di continuare a costruire
l’epica e rivoluzionaria saga di DUNE, che ha affascinato il
pubblico di tutto il mondo con i suoi vari capitoli. Non vediamo
l’ora di continuare la nostra incredibile collaborazione con HBO e
siamo entusiasti per Alison Schapker, il suo team, il cast e la
troupe che hanno lavorato con tanta passione per dare vita a questo
materiale di livello mondiale di Brian Herbert e Kevin J.
Anderson.
Dettagli sul cast di
Dune:Prophecy Stagione 2
Prevedere il cast della seconda
stagione di Dune: Prophecy è stato reso più facile dal finale della
prima stagione, e una storia che continua richiede il ritorno di
più di alcuni membri del cast. Ci sono alcuni membri importanti del
cast che probabilmente torneranno a riprendere i loro ruoli,
insieme a una serie di nuovi arrivati. Ma soprattutto, si prevede
che Emily Watson tornerà nei panni di Valya, una delle sorelle
Harkonnen, mentre Olivia Williams interpreterà l’altra, Tula.
Essendo le burattinaie dei primi tempi del Bene Gesserit,
probabilmente avranno più spazio nella seconda stagione.
Dettagli sulla trama
Sulla base di quanto detto sulla grandiosità di Dune:
Prophecy, è chiaro che lo sviluppo delle Bene Gesserit e gli
inizi dei loro piani epici sono solo una parte della storia più
ampia del prequel. Ciò significa che la seconda stagione ha
letteralmente 10 millenni di storia da incorporare se vuole
fare un salto in avanti. Potrebbe anche continuare a seguire le
sorelle Harkonnen mentre proseguono il loro lavoro, o forse aprire
la porta ad altre grandi casate.
Il finale della prima stagione di Dune: Prophecy
ha posto le basi per una serie di conflitti avvincenti nella
seconda stagione, non ultimo il trono imperiale ora vacante. La
morte dell’imperatore Javicco Corrino lascerà un enorme vuoto di
potere, e le Bene Gesserit stanno già cercando di influenzare
l’esito della successione attraverso la principessa Ynez. Nel
frattempo, il mistero più grande della serie ha appena iniziato a
scaldarsi con la rivelazione delle origini di Desmond Hart. Una
domanda rimasta senza risposta è chi abbia impiantato la Macchina
Pensante in Hart, e la risposta porterà probabilmente a un colpo di
scena sconvolgente.
Netflix ha annunciato ufficialmente “My Sad
Dead“, titolo internazionale di “Mis muertos
tristes“, una nuova miniserie horror drammatica in quattro
parti diretta dall’acclamato regista cileno Pablo Larraín e coprodotta dalla sua etichetta
cilena Fabula e dall’argentina K&S Films, già produttrice del
recente successo mondiale della piattaforma di streaming
“L’Eternauta”.
La nuova serie, basata sull’omonimo
racconto dell’autrice argentina Mariana Enríquez,
inizierà le riprese a fine giugno. Le riprese si svolgeranno a
Buenos Aires per gli esterni e a Santiago del Cile per gli interni.
Descritto come un racconto horror psicologico e soprannaturale
radicato nel trauma sociale, “My Sad
Dead” attinge non solo al racconto omonimo di
Enríquez, ma incorpora anche personaggi e temi tratti da altre sue
opere, tra cui “Julie”, “A Sunny Place for Shady People” e “Back
When We Talked to the Dead”. La storia è stata adattata per il
grande schermo dalla stessa Enríquez, insieme al celebre scrittore
cileno Guillermo Calderón (“Neruda”, “Il
Club“), Anastasia Ayazi e
Pablo Larraín.
“My Sad Dead” vanta un cast
argentino di tutto rispetto, guidato da Mercedes
Morán (“Neruda”, “La palude”), Dolores
Fonzi (“Paulina”, “Truman”) e Alejandra
Flechner (“Argentina 1985”, “Il fratello perduto”), a cui
si uniscono Carlos Portaluppi, Germán de Silva, Luz
Jiménez e l’esordiente Carolina Sánchez
Álvarez.
La sinossi ufficiale di
Netflix recita: “Ema, una dottoressa
sessantenne, può vedere e sentire i morti. Li chiama ‘presenze’ e
ha vissuto tutta la vita evitando che questo dono la collegasse
alla sofferenza altrui. Ma quando sua nipote Julie, una giovane
donna disturbata che può comunicare anche lei con i morti, ma in un
modo molto più intenso e sessuale, arriva a casa sua, Ema è
costretta a farsi coinvolgere. Quella che inizia come una riunione
di famiglia si trasforma in una inquietante catena di eventi che
altera l’equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti,
contagiando un intero quartiere con voci dall’aldilà. Mentre i
confini tra vita, morte e desiderio si confondono, Ema dovrà
confrontarsi con il suo passato, sua figlia e i fantasmi che non ha
mai abbandonato.”
Riguardo al prossimo adattamento,
Pablo Larraín ha dichiarato: “La scrittura
di Mariana è particolarmente visiva, sempre brillante e sempre
pericolosa. È un horror informale e familiare che ispira e ispirerà
molti adattamenti cinematografici e televisivi. Sono grato a
Netflix per l’opportunità di lavorare con questo team di persone
che ammiro e che senza dubbio faranno tutto il possibile per
realizzare la migliore miniserie possibile”.
“My Sad
Dead” è prodotto da Juan de Dios
Larraín, Pablo Larraín e Ángela
Poblete, con la produzione esecutiva di Álvaro
Cabello e Cristián Donoso. Tra i
principali responsabili di reparto figurano Sergio
Armstrong (direttore della fotografia), Rodrigo
Bazaes (scenografia), Waldo Salgado
(aiuto regista) e Alejandro Wise (direttore di
produzione).
L’attore candidato agli
Emmy e ai Golden Globe, Andrew Scott, si unisce a Michelle Williams e Daisy Edgar Jones nel prossimo legal thriller
di Chloe Domont, “A Place in Hell”. MRC
finanzia il film e T-Street ne è produttore.
Scritto e diretto da Domont, il film
è incentrato su un’avvocatessa penalista di alto livello che spesso
rappresenta clienti sgradevoli in casi di alto profilo. Dedita e
motivata, non vede l’ora di diventare socia e di vedere il suo nome
esposto. Quando un altro avvocato si unisce allo studio, il suo
lavoro viene messo a dura prova e si chiede fino a che punto è
disposta a spingersi per proteggerlo.
Andrew Scott apparirà prossimamente in
Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery, il terzo
capitolo della serie thriller “Cena con delitto”
ed è apparso recentemente nella serie Netflix acclamata dalla critica “Ripley“.
MRC ha recentemente prodotto G20 e gli imminenti Cime
Tempestose, The Gallerist e The
Only Living Pickpocket in New York. Altri titoli includono
Saltburn del 2023, American Fiction e Fair Play. MRC è anche nota
per serie TV di successo come Poker Face, Terminal List, Ted, Ozark
e House of Cards.
T-Street è guidata da Rian
Johnson e Ram Bergman e ha prodotto i
film di successo Cena con delitto, Glass Onion, Fair Play, American
Fiction e l’imminente Wake Up Dead Man. T-Street è nota anche per
le serie TV di successo Poker Face e 3 Body Problem.
Focus Features ha
finalmente diffuso il primo vero sguardo a Downton
Abbey: The Grand Finale, il terzo e ultimo film della
serie cinematografica basata sulla serie in costume della PBS
creata da Julian Fellowes. Il film arriverà nelle
sale il 12 settembre.
Con alcune delle stesse scene
mostrate agli esercenti durante la presentazione di Focus al
CinemaCon all’inizio di questa primavera, il teaser presenta la
trama: la famiglia Crawley e il suo staff arrivano nel 1930,
guardando al futuro e salutando il passato.
Questo include la famosa tenuta di
famiglia Grantham. A un certo punto, il capofamiglia Robert Crawley
(Hugh Bonneville) rende omaggio alla villa che ha
reso famosa la serie – il vero Castello di Highclere
nell’Hampshire, in Inghilterra – dandole una pacca e un bacio,
apparentemente come segno di addio della famiglia.
Il castello era la dimora dei
Grantham fin dal lancio della serie nel 2011. Sarebbe andata in
onda per sei stagioni, con 52 episodi e cinque speciali natalizi.
Per quanto riguarda il cinema, Downton Abbey è uscito nel 2019,
seguito da Downton Abbey: Una Nuova Era nel 2022.
I primi due film hanno incassato complessivamente oltre 287 milioni
di dollari a livello globale.
Simon Curtis torna
alla regia dell’ultimo capitolo dopo aver diretto Una Nuova Era.
Fellowes ha scritto tutti e tre i film.
Il cast familiare torna anche per
The
Grand Finale, che include
Michelle Dockery,Hugh Bonneville, Laura
Carmichael, Jim Carter, Raquel Cassidy, Brendan Coyle, Michelle
Dockery, Kevin Doyle, Michael Fox, Joanne Froggatt,
Paul Giamatti, Harry Hadden-Paton, Robert James-Collier, Allen
Leech, Phyllis Logan, Elizabeth McGovern, Sophie McShera, Lesley
Nicol, Dominic West, Penelope Wilton, Joely Richardson, Paul
Copley e Douglas Reith.
Nel cast del franchise compaiono
anche Joely Richardson, Alessandro Nivola, Simon Russell Beale e
Arty Froushan. I produttori sono Gareth Neame, Fellowes e Liz
Trubridge. Nigel Marchant è il produttore esecutivo.