Il quattro volte candidato
all’Oscar Ethan Hawke e Noomi
Rapace saranno i protagonisti
di Stockholm, scritto e diretto
da Robert Budreau.
Il film è basato sulla
straordinaria storia vera del 1973. La rapina in banca e la
crisi degli ostaggi nella capitale svedese, documentata
da un articolo apparso sul The New Yorker nel 1974,
intitolato The Bank Drama, scritto da Daniel Lang.
Gli eventi catturarono l’attenzione del mondo quando gli
ostaggi svilupparono un legame emozionale con i loro rapitori,
allenandosi con loro per salvarli dalle autorità, dando origine al
fenomeno psicologico ormai noto come Sindrome di Stoccolma.
Scott Aversano e
Will Russell-Shapiro saranno i produttori
esecutivi. Nicholas Tabarrok produrrà
attraverso la sua Darius Films banner, insiema allo
stesso Budreau tramite la sua Lumanity, e Jonathan
Bronfman con la sua Jobro Productions.
Stockholm sarà il secondo progetto
a cui collaborano Hawke e Budreau, dopo Born
to Be Blue. Non è ancora chiaro quale ruolo
interpreteranno i due attori.
L’inizio della produzione de
film è prevista nel mese di aprile.
La fama di Woody
Allen e l’apprezzamento di cui il regista newyorkese lo
rendono uno degli uomini di cinema più amati al mondo. Nelle sue
ultime esperienze cinematografiche, Allen ha mostrato il desiderio
di andare in giro per il Mondo a fotografare attraverso le sue
storie, sempre un po’ intellettualoidi e isteriche, la grandi
capitali. E’ accaduto con discreto successo con Vicky
Christina Barcelona, con un film che sfiora il
capolavoro con Midnight in Paris, e con
pessimi risultati in To Rome with
Love.
Adesso sembre che altre città,
grandi metropoli mondiali, vogliano addirittura finanziare
totalmente i film del regista se questi volesse andare a girare il
film proprio da quelle parti. Le prime capitali della lista sono
due: Stoccolma, Svezia, è stata la prima città stando a quanto
dichiara lo stesso Allen: “Ci sono stati offerti dei soldi ma
io non ho ancora avuto l’idea giusta. Sicuramente però farò
qualcosa. Amo Stoccolma, ci sono stato diverse volte per piacere
personale, non si tratta di soldi, vorrei fare una storia, un film,
del quale tutti i locali possano essere fieri, senza che diventi un
espediente commerciale“.
La seconda città è invece Rio de
Janeiro, il cui sindaco Eduardo Paes ha offerto a Woody
Allen un finanziamento del 100% del film che deciderà di
andare a girare in Brasile, in città. Ovviamente le proposte
arrivano non solo dalla stima verso il regista, ma anche
dall’immenso ritorno di immagine che avrebbe la città in caso una
tale occasione si presentasse.
Staremo a vedere cosa ispirerà
maggiormente Allen, mentre ci chiediamo dove era la sua volontà di
rendere fieri gli autoctoni quando ha girato To Rome
with Love.
Stitches – Un
legame privato di Miroslav Terzić, che arriverà in
anteprima nelle sale italiane dal 13 maggio 2021 grazie a Trent
Film in associazione con Infilmica.
Ispirato a una storia
vera che arriva dal passato recente dei Balcani, il film è stato
presentato in anteprima nella sezione Panorama della 69° Berlinale,
dove ha vinto l’Europa Cinemas Label. Scritto da Elma Tataragić,
già autrice di “Dio è donna e si chiama Petrunya”, “Stitches – Un
legame privato” è un film che scava nelle emozioni fino alla
speranza, raccontando la storia di una donna tenace che diventa
un’eroina moderna, in lotta contro tutto e tutti per inseguire la
verità mettendosi sulle tracce del figlio scomparso.
La sceneggiatura è
ispirata alla testimonianza di una sarta di Belgrado che ha cercato
per quasi vent’anni tracce di suo figlio, dichiarato morto subito
dopo la nascita. Qualche giorno dopo il parto, l’ostetrica le aveva
comunicato la morte prematura del neonato, senza però restituirle
il corpo del bambino e senza mai indicarle il luogo della
sepoltura. La donna ha così combattuto contro l’ospedale, i medici,
la polizia, i tribunali e i pubblici ufficiali per ottenere un
certificato di morte autenticato, che indicasse dove trovare il
corpo del suo bambino. Nel corso di questa lunga battaglia la donna
ha scoperto numerose irregolarità tra le carte dell’ospedale,
rinvenendo documenti ufficiali del comune che hanno confermato i
suoi sospetti sul fatto che il suo bimbo non era veramente morto.
Dopo quasi vent’anni, è riuscita finalmente a scoprire la
verità.
“Sono diventato padre per
la prima volta nel 2001. Lo stesso anno, sono venuto a sapere della
storia dei rapimenti di neonati negli ospedali” – racconta il
regista Miroslav Terzić – “La vicenda delle loro vendite; i falsi
certificati di morte; le menzogne alle madri; le famiglie rovinate.
Ho cominciato a scavare, ad esaminare archivi e a cercare testimoni
che avessero la forza di dirmi qualcosa. Nessuno dei casi è mai
stato risolto. La maggior parte di essi sono avvenuti tra la fine
degli anni ’80 e i primi anni ’90, all’alba della guerra che
avrebbe lacerato la Jugoslavia. Sono più di 500 le famiglie che
stanno cercando di ritrovare i loro bambini. Sono più di 500 storie
diverse, e alcune del tutto inascoltate. Ho deciso di raccontarne
una”.
Apple TV+ ha svelato oggi
il trailer di “Still Up“, la nuova serie comedy
interpretata da Antonia Thomas e Craig
Roberts e co-creata e scritta da Steve Burge e Natalie
Walter. La nuova serie di otto episodi farà il suo debutto il 22
settembre su Apple
TV+ con i primi tre episodi, seguiti da un episodio settimanale
ogni venerdì, fino al 27 ottobre.
“Still Up” è una commedia romantica
che racconta la vita fuori dal lavoro di Danny (Craig
Roberts) e Lisa (Antonia Thomas), che non
hanno segreti tra loro, se non i sentimenti che provano l’uno per
l’altra. Del cast fanno parte anche Blake Harrison, Lois Chimimba,
Luke Fetherston e Rich Fulcher.
“Still Up” è co-creata e scritta da
Steve Burge e Natalie Walter insieme a Bryce Hart ed è diretta dal
candidato al premio BAFTA John Addis. La serie è prodotta per Apple
TV+ da Various Artists Limited ed è prodotta esecutivamente dal
vincitore del premio BAFTA Paul Schlesinger e dal vincitore del
premio Emmy Phil Clarke. Arabella McGuigan è produttrice della
serie.
“Still Up”
significa, letteralmente, “ancora su”, figurativamente è
un’espressione molto sintetica che in inglese indica l’essere
ancora svegli, anche a tarda ora. E quale miglior titolo potevano
trovare Steve Burge e Natalie
Walter per la loro nuova insolita commedia romantica che
racconta di una relazione tra due persone che soffrono di
insonnia?
Still Up, la trama
Danny e
Lisa sono due amici accomunati da un disturbo molto
fastidioso per quanto comune: entrambi sono insonni, per cui, ogni
volta che il mondo va a dormire, loro restano svegli, a parlare, a
raccontarsi, a farsi ridere molto e con grande frequenza. Una
relazione, la loro, che sembra essere l’amicizia perfetta: i due
sono leggeri, senza mai sottovalutare le paure e le incertezze
dell’altro, sono aperti e intimi, sono onesti, su tutto. Tranne in
merito a quello che provano l’uno per l’altra. E dopotutto non c’è
niente che possano dirsi, perché se Danny ha una fortissima paura
di uscire di casa causata da un trauma che ma mano si svelerà, Lisa
ha una relazione stabile e una figlia molto piccola. I due
condividono soltanto la notte, quel momento di disagio che deriva
dal non riuscire a riposare, ma che per loro diventa una finestra
sul mondo dell’altro, alla ricerca di una gioia, o forse di un
amore, che sembra impossibile.
Antonia
Thomas e Craig Roberts sono gli splendidi
protagonisti di Still Up, dal 22 settembre su Apple TV+ con i primi tre
episodi, seguiti da un episodio settimanale ogni venerdì, fino al
27 ottobre. La serie, ideata e scritta da Steve
Burge e Natalie Walter, nasce come
risposta al lockdown, un germe nato da quel momento che
unisce tutto il mondo in cui telefoni, chat e videochiamate
tenevano unito un mondo in isolamento. E sebbene proprio quel mondo
faccia di tutto per lasciarsi indietro quei mesi, le conseguenze di
quella chiusura forzata incidono ancora sulla psiche di molti.
L’insonnia come finestra su un
mondo possibile
E così l’insonnia, che
per chiunque è una condanna, per Danny e Lisa diventa un momento
quasi romantico di condivisione e di sfogo. Le puntate sono infatti
tutte ambientate di notte, nel corso di una telefonata trai due
protagonisti, e questa struttura consente di raccontare tre storie
contemporaneamente, rendendo molto ricco ogni minuto che si vede a
schermo. Da una parte abbia infatti due storie che si svolgono
contemporaneamente, ovvero quella che vive Lisa e quella che vive
Danny, ma allo stesso tempo abbiamo anche la storia che si
raccontano i due al telefono, e quindi si vede crescere, episodio
dopo episodio, questa relazione così insolita eppure così
intima.
Still Up parla infatti di relazioni, in
particolare di relazioni romantiche ma da un punto di vista
insolito e bizzarro che ha allo stesso tempo la caratteristica di
risultare anche confortevole e rassicurante. Nessuno dei due
protagonisti è un eroe romantico da manuale, ma entrambi compiono
il loro viaggio verso un mondo di possibilità. Quello che di questo
viaggio rimane nel cuore dello spettatore è l’umorismo, l’ironia,
ma anche il forte senso di solitudine che pervade queste due anime
isolate dal mondo che dorme, sveglie e vigili in una Londra
notturna in cui tutto sembra possibile.
Danny e Lisa soffrono
entrambi di insonnia e vivono una relazione telefonica, facendosi
compagnia tutte le notti. Ridono, scherzano, si raccontano, non
hanno segreti tra loro… tranne i sentimenti che ognuno nutre per
l’altro. È questa la premessa di Still Up, la nuova comedy Apple TV+, interpretata da
Antonia Thomas e Craig Roberts e
co-creata e scritta da Steve Burge e
Natalie Walter.
Abbiamo incontrato
virtualmente la squadra produttiva di Still Up, Phil Clarke (Executive
Producer), Paul Schlesinger (Executive Producer) e
Arabella McGuigan (Producer), che ci ha raccontato qualcosa
in più di questa storia così insolita e però allo stesso tempo dal
sapore confortevole e rassicurante.
“Credo che la serie
esplori l’amicizia – ha esordito Paul Schlesinger –
anche se poi quella che viene raccontata si definisce come
‘storia d’amore’. Penso che l’amicizia sia un tema fondamentale per
questo tipo di storia, perché l’errore fondamentale dei
protagonisti è proprio quello di autoconvincersi che sono amici.
Uscire da questa dimensione è la cosa complicata che cercano di
fare. Quindi sicuramente è una storia d’amore, ma è uno sguardo
inusuale sull’amore.”
Secondo McGuigan,
invece, uno dei temi portanti della serie è il senso dell’umorismo:
“È la prima cosa che lega i due protagonisti – spiega la
produttrice – Danny e Lisa si connettono come amici, perché
hanno un modo condiviso di farsi ridere a vicenda. Questa è la base
della loro amicizia, e diventa anche la base di qualcosa in più. Ma
credo fortemente che sia il loro senso dell’umorismo condiviso a
portare alla relazione.” E Phil Clarke aggiunge:
“Credo anche che si tratti di una storia che parla di
solitudine. Danny è solo, ovviamente, soffre di ansia, è chiuso in
casa, ma anche Lisa è sola, anche dentro alla sua relazione. C’è
una battuta molto bella, verso la fine della stagione, in cui il
compagno di Lisa le dice ‘tu diventi viva quando io vado a
dormire’, e anche questa dimensione diventa una parte fondamentale
di quello che la serie vuole raccontare. Amore, solitudine,
amicizia e umorismo, siano tutti parte del mix.”
Still Up è anche una riflessione sulla connessioni e
sul modo di vivere le relazioni attraverso la tecnologia, fenomeno
che nell’era post-lockdown ha assunto una presenza costante nella
quotidianità. “Una serie così non poteva essere stata fatta 10
o 15 anni fa – spiega Paul Schlesinger – Da una
parte siamo più connessi che mai, 15 anni fa se qualcuno camminava
per strada parlando tra sé sarebbe risultato strano, lo avremmo
notato tutti. Quindi tecnicamente siamo più connessi che mai ma
questo significa anche che siamo più soli e isolati di prima. La
serie mostra entrambe queste cose, i due personaggi sono entrambi
soli in maniera diversa, eppure si possono parlare per tutta la
notte, ed è una strana contraddizione, molto legata alla modernità:
siamo più connessi e distanti che mai.”
Dopotutto, la prima idea
per questa serie è arrivata durante il primo lockdown del 2020,
stando a quanto dichiara Clarke: “Anche se la serie non
è ambientata in quel periodo, lo rievoca nella sensazione di essere
insieme eppure separati.” Un aspetto molto interessante della
relazione telefonica dei due protagonisti è portato alla luce da
McGuigan che esalta le potenzialità narrative di questa
scelta: “Io credo che si tratti anche di un piccolo regalo per
i narratori. In questa serie abbiamo quasi sempre la possibilità di
raccontare tre storie contemporaneamente. Assistiamo a quello che
succede a Lisa e a quello che succede a Danny, e poi c’è una terza
storia, che è quello che stanno vivendo insieme, al
telefono.”
Su quanto invece la
storia riesca a focalizzarsi su una patologia tanto peculiare
quanto poco affrontata dall’audiovisivo, Clarke commenta:
“Credo che l’insonnia sia un problema molto diffuso. Viviamo
tutti vite molto stressanti, che devono scendere a patti con la
logistica quotidiana, ma anche con il cambio di stagione, i
problemi di lavoro, tutte cose che contribuiscono a aumentare lo
stress e l’insonnia è una delle manifestazioni di questo stress, è
un problema sempre più diffuso.”
E infatti è importante
che esista una serie che la racconta, secondo McGuigan:
“Allo stesso tempo, la serie racconta l’insania con ottimismo.
Perché questa storia parla di persone che si sono trovate proprio
perché soffrono di questo disturbo e in un certo senso non vogliono
che questa ‘malattia’ scompaia perché li priverebbe di quella
finestra di tempo che loro condividono, l’insonnia è quella cosa
che li fa esistere insieme e lo stesso fatto di condividere questa
esperienza, li fa mettere in discussione.”
Still Up farà il suo debutto il 22 settembre su
Apple TV+ con i
primi tre episodi, seguiti da un episodio settimanale ogni venerdì,
fino al 27 ottobre.
Con Still
Life (letteralmente “vita ferma” o “ancora vita”)
Uberto Pasolini si era portato a casa il Premio
Orizzonti per la regia all’ultimo Festival
di Venezia: non è esagerato definire il suo secondo
lungometraggio un vero e proprio gioiello di poesia. Un film che,
caratterizzato da una lentezza che non stanca, affronta con
maestria, senza retorica il tema universale della solitudine. Lo
racconta attraverso un punto di vista nuovo, racchiuso
nell’esistenza di un uomo che, per vivere, s’incarica di rendere
meno sola la morte degli altri. I toni sono bassi, pacati e i
silenzi sempre necessari, volti a restituire maggior forza
espressiva al leitmotiv della storia.
Still Life, la trama
La vita di John May (Eddie
Marsan) è interamente dedicata al lavoro, ma il suo non è
un lavoro come tutti gli altri. Impiegato del Comune nella South
London dei nostri giorni, John si occupa di rintracciare i parenti
più prossimi delle persone morte in solitudine, defunti abbandonati
che nessuno è venuto a reclamare. Fotografie sbiadite, vecchie
lettere, calzini appesi: nessun indizio viene trascurato dal
diligente impiegato, che ha fatto del suo singolare mestiere una
ragione di vita e una rassicurante routine quotidiana. John non ha
famiglia o amici, indossa gli stessi abiti tutti i giorni, tutti i
giorni lo stesso pranzo e la stessa scatoletta di tonno per cena.
Una vita ordinaria ma non disperata, riempita dal passato degli
infiniti “clienti”, per i quali John sceglie la musica più adatta e
compone discorsi celebrativi per dei funerali in cui è l’unico a
presenziare.
Quando inizia le ricerche sul caso
di Billy Stoke, vecchio alcolista che vive nell’appartamento di
fronte al suo, il capo gli comunica il suo prossimo licenziamento.
E tuttavia John dedicherà ogni sforzo alla soluzione di
quest’ultimo lavoro, scavando nell’incredibile passato di un uomo
che aveva destato amore e odio in egual misura. Dall’ex collega
della fabbrica alimentare al veterano delle Falkland cui Billy
salvò la vita, sino alla figlia abbandonata Kelly (Joanne
Froggatt): John compie un viaggio che è anzitutto l’inizio
di una rinascita personale, la (ri)scoperta di nuovi sapori e nuovi
modi di affrontare la vita, al di là delle limitazioni
quotidianamente auto-imposte.
Il film
Eddie Marsan è
straordinario, da prova di una recitazione che, proprio nel suo
essere contenuta, riesce a trovare le giuste sfumature per un
personaggio dalla non facile interpretazione. Al suo fianco, la
graziosa Joanne Froggatt conferisce spessore e
credibilità al ruolo di Kelly, anima ferita che scorge nella
solitaria esistenza di John la possibilità di un legame.
I dialoghi ironici e mai banali, la
fotografia asciutta di Stefano Falivene, insieme
alle toccanti musiche composte da Rachel Portman,
sono l’ulteriore testimonianza di un film che, anche stonando un
po’ nella scena finale, riesce a sfiorare la perfezione.
Il prossimo 12
dicembre uscirà Still Life, il nuovo film
di Uberto Pasolini, vincitore del Premio Orizzonti per
la regia alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica la
Biennale di Venezia 2013. Protagonisti Eddie Marsan
e Joanne Froggatt.
Dal 12 dicembre al cinema il nuovo
film di Uberto Pasolini con il pluripremiato Eddie Marsaan
(Sherlock Holmes – Gioco di ombre, Gangs of New York, V per
Vendetta, Mission: Impossible III) e Joanne Frogatt (Downton
Abbey).
Diligente e premuroso, il solitario John May è un impiegato del
Comune incaricato di trovare il parente più prossimo di coloro che
sono morti in solitudine. Quando il reparto viene ridimensionato a
causa della crisi economica, John dedica tutti i suoi sforzi al suo
ultimo caso, che lo porterà a compiere un viaggio liberatorio e gli
permetterà di iniziare ad aprirsi alla vita.
Oggi, al cinema Quattro Fontane di
Roma, è stato presentato alla stampa il nuovo film scritto,
prodotto e diretto da Uberto Pasolini,
Still life, con Eddie
Marsan e Joanne Froggatt. Il film, in
uscita nelle sale dal 12 dicembre, è stato prodotto dalla Redwave /
Embargo Films, in associazione con Rai Cinema e Cinecittà
Studios.
Alla conferenza stampa era presente
il regista e Cecilia Valmarana di Rai Cinema.
UBERTO PASOLINI
D: Che significa anzitutto
l’espressione Still life?
R: Vuole dire tante cose in
realtà: un primo significato è quello di “vita ferma”, che sarebbe
la vita del protagonista, almeno com’è all’inizio. Ma vuol dire
anche “ancora vita” e “vita di fermo immagini”. L’espressione
inglese poi vorrebbe dire “natura morta”, ma questo non vuole
essere, non è un film sulla morte, bensì sulla vita e sul valore
della vita.
D: Questo mestiere del
protagonista esiste davvero?
R: Beh sì, è un mestiere che
esiste in diverse forme. A Londra, che è divisa in vari comuni
(“districts”, ndr), per ogni comune c’è una persona che si occupa
di rintracciare i parenti delle persone defunte, morte in
solitudine.
D: Come sei arrivato a
questa storia?
R: Avevo letto un’intervista su
un quotidiano di Londra e ho cominciato una ricerca. Sono andato al
Funeral Office di Westminster, ho seguito le pratiche per 6 mesi e
ho fatto varie visite a case e appartamenti dove delle persone
erano morte da sole. Ho anche presenziato ad alcuni funerali, e
spesso mi sono trovato da solo perché a volte chi si occupa di
organizzare le esequie non ha il tempo per essere presente. Nel
film quindi c’è poco di inventato – la storia iniziale della
signora del gatto prende spunto da una storia vera di una donna che
aveva vissuto in maniera normale fino ai 25 anni e poi, per qualche
ragione, aveva vissuto il resto della sua breve vita da sola
insieme al suo gatto.
Il protagonista è un solitario,
un ossessivo, con una vita fatta di piccoli particolari, ed è molto
simile ad alcuni dei personaggi che ho conosciuto a Londra: un
personaggio che fa sì che le persone non siano dimenticate almeno
nel momento della celebrazione. È una di quelle persone che si
dedicano al ricordo della persona stessa.
D: Com’è, realmente, il
rapporto che si crea con i famigliari dei defunti?
R: Per il 70 % delle volte non
si trovano proprio i famigliari. Il 30 % dei rimanenti non vogliono
neanche avere a che fare con le esequie, quasi mai. Diciamo che nel
90% dei casi non c’è nessuno al funerale. Questi impiegati comunali
quindi, il più delle volte, sono gli unici presenti.
CECILIA VALMARANA
D: Com’è successo che
Rai Cinema abbia voluto supportare questo progetto? R: All’inizio ci siamo un po’ spaventati per il tipo di storia
che Uberto voleva raccontare. Poi abbiamo riflettuto e abbiamo
pensato che dietro ogni suo film c’è sempre la necessità di
raccontare qualcosa: volevamo dare la possibilità di vedere
qualcosa di diverso dal solito.
UBERTO PASOLINI
D: Perché hai voluto
affrontare un tema del genere?
R: Il film è stato anche una
scusa, un’opportunità per raccontare e scoprire uno spaccato di
vita sociale a me totalmente sconosciuto. Penso anche a film come
“Full Monty” (di cui Pasolini è stato produttore, ndr): mi ricordo
che mio padre mi disse che era il film più triste che avesse mai
visto. E in effetti lo era, affrontava il problema della
disoccupazione, qualcosa di lontano rispetto a me dato che io sono
stato sempre un privilegiato, ho sempre lavorato e ho iniziato il
mio precedente lavoro (il banchiere, ndr) anche grazie a delle
conoscenze.
In Still life c’è una domanda di
fondo: chi verrà al mio funerale? Il tema principale è dunque
quello della solitudine e dell’isolamento, del conoscere il proprio
vicinato, di avere un contatto con le persone che ci stanno
intorno. I giovani di oggi, con le nuove tecnologie, vivono
amicizie virtuali, su internet: queste sono fittizie, sono amicizie
che si possono chiudere con un click quando si vuole. Nell’amicizia
vera questo non succede: non si può porre una barriera e decidere
da soli di chiudere un legame.
Inoltre, il film è anche una
sorta di analisi personale di cosa voglia dire essere soli – io
sono divorziato da poco, e sebbene veda spesso mia moglie e i miei
figli, ci sono delle sere in cui torno a casa mia e la trovo vuota.
Ecco, con questo film ho cercato di scoprire cosa si prova ad
essere soli non solo 3-4 giorni alla settimana, ma esserlo
quotidianamente, tutti i giorni.
D: Come ha diretto il
protagonista?
R: Non so se avete notato che
questo è un film dai toni bassi. Tutto lo è: la musica, che inizia
solo ad un punto avanzato della storia, il colore, che è abbastanza
spento e inizia a saturarsi man mano che John scopre il mondo; ma
soprattutto ad essere sottotono è la recitazione del personaggio.
Quando mi è venuta in mente l’idea di questo film, ho subito
pensato a Eddie, perché è un attore che dà tanto facendo
“pochissimo”. In realtà sembra stia facendo pochissimo, ha una
recitazione molto contenuta ma al tempo stesso molto
forte.
D: Si intravede qualche
richiamo a L’inquilino del terzo piano di Roman Polanski…è
voluto?
R: No, non lo è. È un film che
non vedo da molto tempo, se pure ci sono dei riferimenti non sono
voluti ma casuali. Semmai nei miei film ci possono essere degli
echi di Jasujiro Ozu: i suoi film sono tutti molto forti, mi hanno
sempre colpito. Non è che io mi ispiri a lui, il suo è un mondo
lontano dal mio, ma da lui ho forse ereditato la speranza di
colpire lo spettatore con un certa grammatica cinematografica, con
un tono e un volume bassi appunto, che a volte costringono qualcuno
a guardare con più attenzione. E magari il film rimane nella mente
per qualche ora, per qualche giorno in più…almeno lo
spero.
Dopo La Teoria del
Tutto, nuovi inviti in palio per una nuova anteprima,
Still Alice, il film con protagoniste
Julienne Moore e Kristen Stewart. L’anteprima si
terrà il prossimo 19 Gennaio.
L’ANTEPRIMA SI TERRA’ NELLE SEGUENTI CITTA’ fino ad esaurimento
inviti, INVITO VALIDO PER DUE PERSONE: ROMA – Giulio Cesare (20,30)
TORINO – Cinema Nazionale (20,00)
TREVISO – Cinema Edera (20,30)
TRENTO – Cinema Astra (21:00)
BOLOGNA – Cinema Rialto (21:00)
PARMA (18 Gennaio) – Cinema Astra (20,30)
FIRENZE – Cinema Flora (20,30)
BERGAMO – Cinema Conca Verde (20 Gennaio –
21:00)
PADOVA – Cinema Astra (21: 00)
GENOVA – Cinema Sivori (20,30)
NAPOLI – Cinema Modernissimo (20,30)
MODENA – Cinema Film Studio (21,00)
Per richiedere l’invito contatta la redazione
[email protected] fino ad esaurimento posti.
La Sony Pictures Classics ha diffuso
online il primo trailer ufficiale di Still
Alice, il nuovo film drammatico diretto da Richard
Glatzer e Wash Westmoreland (The Last of Robin Hood), con
protagonista Julianne Moore, favorita nella corsa
agli Oscar di quest’anno come Migliore Attrice Protagonista. Potete
vedere il trailer di seguito.
Still Alice racconta la
storia della dottoressa Howland, Alice (Julianne Moore) a cui viene
diagnosticata una precoce e rarissima forma del morbo di Alzheimer.
La perdita graduale delle memorie del proprio passato, delle
parole, che tanto la contraddistinguevano nel suo rapporto con il
mondo (prima della diagnosi è una affermata docente di Linguistica
alla Columbia University), anche delle nozioni più elementari, come
i nomi dei suoi figli, costellano l’inevitabile, inesorabile e
dolorosissima discesa nell’oblio della terribile malattia (potete
leggere la recensione del film qui, direttamente dal Festival di Roma
2014).
Il film annovera nel cast anche
Kristen Stewart, Kate Bosworth e Alec
Baldwin.
Presentato all’ultimo Festival del
cinema di Roma Still Alice racconta di una persona
inserita nel contesto sociale in cui vive si definisce, spesso, per
la professione, per il lavoro che fa e per il modo in cui gli altri
la vedono interagire con il suo ambiente. Cosa accade però quando
queste informazioni basilari vengono meno? Cosa succede, ad
esempio, ad un malato di Alzheimer che non riconosce più se stesso
e chi gli sta vicino a causa della perdita graduale della memoria e
dei ricordi?
È la domanda che si pongono i
registi e sceneggiatori di Still Alice,
Richard Glatzer e Wash
Westmoreland, che raccontano la storia della dottoressa
Howland, Alice, a cui viene diagnosticata una precoce e rarissima
forma del morbo di Alzheimer. La perdita graduale delle memorie del
proprio passato, delle parole, che tanto la contraddistinguevano
nel suo rapporto con il mondo (prima della diagnosi è una affermata
docente di Linguistica alla Columbia University), anche delle
nozioni più elementari, come i nomi dei suoi figli, costellano
l’inevitabile, inesorabile e dolorosissima discesa nell’oblio della
terribile malattia.
Glatzer e Wesmoreland dirigono un
film che ha dalla sua due elementi vincenti, per motivi differenti:
la storia, che tocca nel profondo lo spettatore e assume dei
contorni ricattatori; e la protagonista, una
Julianne Moore in stato di grazie che conferma,
ulteriormente, l’ipotesi che non per forza gli attori con più Oscar
sono i più bravi (lei è stata sempre scandalosamente snobbata
dall’Academy).
Nonostante un’alta percentuale di
successo, considerati i due elementi citati, il film non riesce a
fare breccia; commuove nel momento in cui sono messi in piazza
momenti e situazioni toccanti, che potrebbero anche coinvolgere il
vissuto di alcuni spettatori, senza però apportare nulla di nuovo o
personale ad un tema, la malattia in tutte le sue forme, che sembra
ultimamente un must del cinema, disposto a mettere in piazza ogni
singolo aspetto della vicenda umana, teso a estorcere lacrime e
tristezza allo spettatore ignaro.
Il racconto è delicato, il
procedere della malattia raccontato con equilibrio, ma il film non
si sforza di andare oltre, volendo probabilmente raccontare solo
l’evolversi del morbo. I rapporti umani, fondamentali in una tale
dinamica, non vengono approfonditi e l’empatia con la protagonista
si sviluppa più in nome della malattia stessa che per lei in quanto
Alice, persona definita in uno spazio-tempo preciso. Nel cast, con
la Moore, ci sono anche Kristen Stewart, che
sembra ormai crogiolarsi sempre negli stessi ruoli, Alec Baldwin e Kate Bosworth. Applaudito a Toronto e
presentato al Festival di Roma 2014, Still Alice
farà probabilmente parlare di sé durante la season awards 2014/2015
per la straordinaria performance della protagonista.
In Still Alice una
persona inserita nel contesto sociale in cui vive si definisce,
spesso, per la professione, per il lavoro che fa e per il modo in
cui gli altri la vedono interagire con il suo ambiente. Cosa accade
però quando queste informazioni basilari vengono meno? Cosa
succede, ad esempio, ad un malato di Alzheimer che non riconosce
più se stesso e chi gli sta vicino a causa della perdita graduale
della memoria e dei ricordi?
È la domanda che si pongono i
registi e sceneggiatori di Still Alice,
Richard Glatzer e Wash
Westmoreland, che raccontano la storia della dottoressa
Howland, Alice, a cui viene diagnosticata una precoce e rarissima
forma del morbo di Alzheimer. La perdita graduale delle memorie del
proprio passato, delle parole, che tanto la contraddistinguevano
nel suo rapporto con il mondo (prima della diagnosi è una affermata
docente di Linguistica alla Columbia University), anche delle
nozioni più elementari, come i nomi dei suoi figli, costellano
l’inevitabile, inesorabile e dolorosissima discesa nell’oblio della
terribile malattia.
Still Alice, il film
Glatzer e Wesmoreland dirigono un
film che ha dalla sua due elementi vincenti, per motivi differenti:
la storia, che tocca nel profondo lo spettatore e assume dei
contorni ricattatori; e la protagonista, una
Julianne Moore in stato di grazie che conferma,
ulteriormente, l’ipotesi che non per forza gli attori con più Oscar
sono i più bravi (lei è stata sempre scandalosamente snobbata
dall’Academy).
Nonostante un’alta percentuale di
successo, considerati i due elementi citati, il film non riesce a
fare breccia; commuove nel momento in cui sono messi in piazza
momenti e situazioni toccanti, che potrebbero anche coinvolgere il
vissuto di alcuni spettatori, senza però apportare nulla di nuovo o
personale ad un tema, la malattia in tutte le sue forme, che sembra
ultimamente un must del cinema, disposto a mettere in piazza ogni
singolo aspetto della vicenda umana, teso a estorcere lacrime e
tristezza allo spettatore ignaro.
Il racconto è delicato, il
procedere della malattia raccontato con equilibrio, ma il film non
si sforza di andare oltre, volendo probabilmente raccontare solo
l’evolversi del morbo. I rapporti umani, fondamentali in una tale
dinamica, non vengono approfonditi e l’empatia con la protagonista
si sviluppa più in nome della malattia stessa che per lei in quanto
Alice, persona definita in uno spazio-tempo preciso.
Nel cast, con la Moore, ci sono
anche Kristen Stewart, che sembra ormai crogiolarsi
sempre negli stessi ruoli, Alec Baldwin e Kate Bosworth. Applaudito a Toronto e
presentato al Festival di Roma 2014, Still
Alice farà probabilmente guadagnare alla sua
protagonista il primo emeritato premio Oscar.
Alice Howland, felicemente sposata
e madre di tre ragazzi, è una rinomata professoressa di linguistica
che, improvvisamente, inizia a dimenticare le parole. Quando le
diagnosticano una forma precoce di Alzheimer, Alice e la sua
famiglia vedono messi a dura prova i loro rapporti. La sua
battaglia per cercare di rimanere legata alla persona che era una
volta è terribile, commovente e ammirevole.
Still Alice è un
film che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo grazie alla
sua sensibilità e alla sua profondità nell’analizzare ed affrontare
una tema che non è per nulla comune nella società odierna:
l’Alzheimer precoce.Questo film vuole farsi portavoce delle persone
che devono convivere con questa malattia e chi gli sta a fianco,
forte anche delle intense interpretazioni degli attori
protagonisti. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Still
Alice.
Still Alice film
1. Uno dei registi ha
sofferto di SLA. Il co-regista del
film, Richard Glatzer, era malato di SLA, Sclerosi
Laterale Amiotrofica e non poteva parlare. Tuttavia, ha diretto il
film usando un’applicazione di sintesi vocale sul suo iPad. Sia
Julianne Moore che Kristen Stewart hanno dedicato la loro Ice
Bucket Challenge a Glatzer, morto pochi mesi dopo la fine delle
riprese del film.
2. Il film è stato vittima
di un attacco hacker. Alla fine del 2014, la Sony Pictures
ha subito un grosso attacco ai loro sistemi informatici, in cui le
informazioni aziendali riservate e diversi film inediti sono stati
pubblicati per il consumo pubblico. Tra le altre cose, si sono
verificati dei download di qualità di film in DVD che non erano
ancora usciti.
3. C’è un collegamento alla
vita reale di Alec Baldwin. Alice viene mostrata come una
giocatrice compulsiva di Words With Friends. L’attore, che nel film
interpreta il marito della protagonista, è stato notoriamente
scaraventato fuori dall’aereo, prima del decollo, nel 2011 perché
si era rifiutato di smettere di giocare e di spegnere il
telefono.
Still Alice Streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
Still Alice, è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulle varie piattaforme di streaming digitale legale come Chili,
Google Play e Rakuten Tv.
Still Alice trailer
5. Molte emozioni
condensate in pochi minuti. Prima di vedere l’intero film,
è opportuno guardare il trailer di Still Alice per rendersi conto
se sia un film adatto alla propria persona e per lasciarsi
trascinare dalla sequela di emozioni che vengono espresse in questi
pochi minuti. Inoltre, è possibile vedere chi faccia parte del cast
e di come sia importante la tematica affrontata nel
lungometraggio.
Still Alice trama
6. Una diagnosi
devastante. Il film racconta la storia di Alice, madre e
moglie cinquantenne ed apprezzata, quanto stimata, professoressa di
linguistica presso la Columbia University. Una serie di
avvenimenti, come dimenticare un termine importante durante una
conferenza e non capire più in che zona del campus universitario si
trovi dopo aver fatto jogging, le fanno pensare di avere un tumore
al cervello. Tuttavia, il neurologo le avanza una diagnosi più
devastante, ovvero il fatto di avere una forma di Alzheimer
precoce.
Still Alice cast
7. Julianne Moore ha
rischiato di non girare il film. Secondo Lisa
Genova, autrice del libro da cui il film è stato tratto,
prima di scrittura la Moore, la parte è stata offerta a
Michelle Pfeiffer,
Julia Roberts,
Diane Lane e Nicole Kidman, ma tutte hanno rifiutato.
8. La Moore ha fatto
ricerche per il suo ruolo. L’attrice ha intervistato
consulenti dell’Associazione Nazionale Alzherimer durante la sua
ricerca per il suo ruolo. Inoltre, ha subito anche il test standard
di memoria per verificare la presenza della malattia,
superandolo.
9. Alec Baldwin deve
ringraziare la Moore. L’attore,
infatti, è stato incluso nel cast del film anche e soprattutto per
il fatto che la sua collega lo ha suggerito per il ruolo del Dr.
John Howland: i due, infatti, volevano lavorare di nuovo
insieme.
Still Alice libro
10. È l’adattamento di un
romanzo. Still Alice è un adattamento del romanzo
Perdersi, scritto da Lisa Genova, una neuroscienziata, nel
2007, famoso per aver riscosso un gran successo e per aver
approfondito un tema mai davvero affrontato in questo senso.
Arriverà il 22 gennaio 2015 nelle
sale italiane Still Alice, il film con
una magnifica Julianne Moore, fresca vincitrice
del Golden Globes per la migliore interpretazione femminile in un
film drammatico.
Alice Howland, felicemente sposata e
madre di tre ragazzi, è una rinomata professoressa di linguistica
che, improvvisamente, inizia a dimenticare le parole. Quando le
diagnosticano una forma precoce di Alzheimer, Alice e la sua
famiglia vedono messi a dura prova i loro rapporti. La sua
battaglia per cercare di rimanere legata alla persona che era una
volta è terribile, commovente e ammirevole.
Apple TV+
ha svelato oggi le prime immagini di Stick, la
nuova comedy sul golf interpretata e prodotta da Owen Wilson e creata da Jason
Keller. La serie farà il suo debutto su Apple TV+
il 4 giugno con i primi tre episodi dei dieci totali, seguiti da un
nuovo episodio ogni mercoledì fino al 23 luglio.
1 di 4
Peter Dager, Wyndham Clark,
Max Homa and Owen Wilson in "Stick," premiering June 4, 2025 on
Apple
TV+.
Judy Greer in "Stick,"
premiering June 4, 2025 on Apple TV+.
Marc Maron and Owen Wilson
in "Stick," premiering June 4, 2025 on Apple TV+.
Collin Morikawa and Owen
Wilson in "Stick," premiering June 4, 2025 on Apple TV+.
In Stick, Owen Wilson interpreta Pryce Cahill, un ex
giocatore di golf professionista, la cui carriera è deragliata
prematuramente 20 anni fa. Dopo il fallimento del suo matrimonio e
il licenziamento dal suo lavoro in un negozio di articoli sportivi
dell’Indiana, Pryce punta tutto su un diciassettenne problematico
di nome Santi (Peter Dager).
Stick è una commedia sincera e piacevole su una
famiglia ritrovata e sulle sue relazioni, ambientata nel mondo del
golf come non è mai stato mostrato prima.
Oltre a Wilson e Dager, il cast
comprende Marc Maron, Mariana Treviño, Lilli Kay, Judy
Greer e Timothy Olyphant, e vede la
partecipazione di superstar del golf come Collin Morikawa,
Keegan Bradley, Max Homa, Wyndam Clark e altri. Tra i vari
camei, figurano Jim Nantz e Trevor
Immelman, Matt Scharff, Brad Dalke e
Garrett Clark di Good Good, nonché l’appassionato
di golf Dan Rapaport.
Stick è ideata da
Jason Keller, che è anche showrunner e produttore
esecutivo insieme a Owen Wilson, Ben Silverman per Propagate
Content e Guymon Casady di Entertainment 360. La serie è prodotta
anche da Howard T. Owens, Rodney Ferrell, Drew Buckley, Lee
Eisenberg, Natalie Sandy, Christopher Moynihan, Bill Callahan,
Valerie Faris e Jonathan Dayton. Faris e
Dayton sono i registi insieme a David Dobkin, Jaffar
Mahmood, M.J. Delaney e John Hamburg.
Kristen Stewart, balzata agli occhi
del grande pubblico con Twilight ma che ha alle spalle un
sostanzioso curriculum, sarà la coprotagonista nel sequel di
Wanted. Almeno a quanto ha annunciato la Universal.
È bastato un decennio all’attore
Steven Yeun per diventare uno degli attori più
popolari e riconosciuti del panorama cinematografico e televisivo.
Grazie ai suoi ruoli sia per il piccolo che per il grande schermo,
infatti, ha avuto modo di guadagnare sempre maggiori attenzioni. La
sua capacità di passare con naturalezza da un genere ad un altro
non è passata inosservata, portando Yeun a dar sfoggio di tutto il
suo talento tanto in opere horror quanto in altre di puro stampo
drammatico. Ad oggi ha ricevuto onori rari, raggiungendo traguardi
e primati estremamente importanti e che lasciano presagire un
futuro altrettanto brillante.
Ecco 10 cose che non sai di
Steven Yeun.
Steven Yeun: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in diversi
celebri film. L’attore, ancora agli inizi della propria
carriera, debutta sul grande schermo recitando nei film My Name
Is Jerry (2009) e A Moment of Youth (2011). Tornerà
al cinema nel 2014, recitando nel film fantascientifico I,
Origins, accanto all’attore Michael Pitt.
Dati i suoi impegni televisivi, fino al 2017 non vi sono altre sue
partecipazioni a lungometraggi. A partire da quell’anno però
comincia a concentrarsi principalmente nella recitazione per il
cinema, apparendo in popolari film come Okja (2017), di
BongJoon-Ho e Sorry to Bother You (2018),
con Tessa Thompson.
Una decisiva svolta alla sua carriera è poi rappresentata dal film
Burning – L’amore brucia
(2018), dove è protagonista. Nel 2020 recita invece nell’acclamato
Minari, grazie a cui si consacra.
2. È noto per alcune serie
televisive. A rendere estremamente popolare Yeun in tutto
il mondo è stata la serie The Walking Dead, dove ha
recitato dal 2010 al 2016 nel ruolo di Glenn Rhee, accanto ad
attori come Andrew Lincoln e
Lauren Cohan.
Nel mentre, però, Yeun ha avuto modo di partecipare anche ad alcuni
episodi di serie quali The Big Bang Theory (2010), con
Jim
Parsons, Law & Order:
LA (2011), Drunk
History (2014), Weird City (2019)
e The Twilight Zone (2019). Dopo aver lasciato
la serie a tema zombie, si è poi dedicato prevalentemente nel
costruire una carriera per il cinema.
3. Ha doppiato numerose
serie d’animazione. Oltre a recitare in carne ed ossa al
cinema o in televisione, Yeun si è distinto negli anni anche per la
sua prolifica carriera come doppiatore. Egli ha infatti iniziato
con il prestare la propria voce al personaggio di Wan in La
leggenda di Korra (2013), per poi ottenere ulteriore
popolarità grazie alla serie Trollhunters: I racconti di
Arcadia (2016-2018), dove dà voce al personaggio di Steve
Palchuck. Riprenderà poi a doppiare il personaggio anche per
le serie 3 in mezzo a noi: I racconti di Arcadia
(2018-2019) e I Maghi: I racconti di Arcadia (2020). Nel
2019, invece, è Speckles nella serie NetflixTuca & Bertie.
Steven Yeun in The Walking
Dead
4. Si è identificato molto
con il suo personaggio. Nella serie a tema zombie The
Walking Dead Yeun ha interpretato il ruolo di Glenn dalla
prima alla sesta stagione. Il personaggio si è sempre distinto per
il suo coraggio e per la sua volontà di aiutare e fare la cosa
giusta. Qualità, queste, in cui Yeun si è sempre riconosciuto.
L’attore ha infatti in più occasioni affermato di non aver mai
avuto problemi a comprendere la mentalità del personaggio, ma anzi
di avervi messo molto di sé. Con l’evolvere del suo ruolo nella
serie, lo stesso Yeun ha raccontato di sentirsi crescere
emotivamente.
5. Ha accettato il destino
del suo personaggio. Come ormai noto, nel primo episodio
della settima stagione Glenn viene brutalmente ucciso dal perfido
Negan, interpretato da Jeffrey Dean
Morgan. Yeun, a distanza di anni, ha rivelato di
essere stato d’accordo con quell’esito e di non aver opposto
resistenza a riguardo. Nonostante amasse profondamente il
personaggio di Glenn, l’attore considerava ormai concluso il suo
percorso nella serie. Il desiderio di potersi dedicare ad altri
progetti, inoltre, ha favorito la sua uscita di scena dalla serie.
Un momento che i fan ricordano ancora oggi con dolore.
Steven Yeun in The Big Bang
Theory
6. Ha avuto una parte nella
celebre serie comedy. Poco prima di ottenere il ruolo di
uno dei protagonisti della serie The Walking Dead, Yeun
era apparso nell’episodio 22 della terza stagione della celebre
The Big Bang Theory. Questi interpreta Sebastian, il quale
pur apparendo soltanto per un breve tempo si rende particolarmente
memorabile. Il personaggio è infatti stato il coinquilino del
protagonista Sheldon Cooper prima dell’arrivo di Leonard
Hofstadter. Nell’episodio questi viene visto abbandonare
l’appartamento non tollerando più i comportamenti stravaganti di
Sheldon. Prima di uscire di scena, però, incontrando Leonard gli
suggerirà di scappare da quel luogo.
Steven Yeun in Minari
7. Ha stabilito un primato
storico. Nel 2020 Yeun è stato protagonista del film
Minari, dove interpreta Jacob Yi, il quale decide di
trasferirsi nell’Arkansas per inseguire il proprio sogno
lavorativo, salvo mettere a rischio la situazione finanziaria
dell’intera famiglia. Grazie alla sua struggente interpretazione,
Yeun è stato candidato al premio Oscar come miglior attore
protagonista. Tale nomination lo ha portato ad essere il primo
attore di origini coreane ad essere candidato in tale categoria. Si
tratta di una conquista particolarmente importante tanto per lui
quanto per un intera categoria di attori, che iniziano finalmente
ad ottenere le giuste attenzioni.
Steven Yeun e Joana Pak
8. È sposato con una
fotografa. Da sempre molto riservato circa la propria vita
sentimentale, l’attore non ha però mancato di far sapere del suo
matrimonio avvenuto nel dicembre del 2016 con la fidanzata di lunga
data Joana Pak, di professione fotografa. Non sono
note le circostanza in cui i due si sono conosciuti, ma da quel
momento si sono affermati come una coppia particolarmente
inseparabile. Nel 2017, inoltre, è nato il loro primo figlio. Nel
2019, invece, è arrivato il loro secondo bambino.
Steven Yeun è su Instagram
9. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo personale verificato, attualmente seguito
da ben 3,4 milioni di persone. All’interno di questo, però, Yeun ha
ad oggi pubblicato solamente 12 post. Questi sono principalmente
dedicati al film Minari, di cui è protagonista, promosso
attraverso alcuni dietro le quinte e altre curiosità ad esso
legate. Yeun sembra dunque più interessato ad utilizzare il social
network per condividere notizie e informazioni sul proprio lavoro
che non sulla propria vita privata.
Steven Yeun: il nome coreano,
l’età e l’altezza dell’attore
10. Steven
Yeun è nato il 21 dicembre del 1983 a
Seul, capitale della Corea del
Sud, con il nome di Yeun Sang-yeop. L’attore è alto
complessivamente 175 centimetri.
Arriva da Variety la notizia che
Steven Yeun, interprete del personaggio di
Glenn nell’amatissima serie tv The Walking
Dead della AMC, sarà il protagonista al fianco
dell’attrice e modella australiana Samara Weaving
dell’action movie Mayhem.
Il film sarà diretto da Joe
Lynch e prodotto dalla società Circle of
Confusion, la stessa dietro al successo della serie tv con
protagonista Yeun. La sceneggiatura invece porterà la firma di
Matias Caruso. Le riprese del film inizieranno a
fine marzo a Belgrado (Serbia).
Mayhem
racconterà la storia di un virus in grado di liberare gli impulsi
più nascosti e profondi degli esseri umani. I problemi iniziano
quando l’avvocato Derek Saunders (interpretato da
Steven Yeun) viene infettato. Licenziato su due
piedi, l’uomo si ritrova isolato in quarantena nello stesso palazzo
in cui lavora, e dovrà lottare con le unghie e con i denti per
riuscire non soltanto a sopravvivere ma anche a mantenere il posto
di lavoro.
Mayhem
segnerà il grande debutto di Steven Yeun sul
grande schermo. Nel 2014 l’attore sudcoreano ha fatto parte del
cast di I Origins, il dramma di
fantascienza scritto, diretto, montato e prodotto da Mike
Cahill. Samara Weaving, invece, è stata
di recente protagonista del film di McG dal titolo
The Babysitter.
Non è chiaro chi interpreterà Yeun
nel film, le cui riprese dovrebbero iniziare a giugno. Anche la
star emergente Ayo Edebiri, vista in The
Bear si è recentemente unita al cast in un ruolo non
ancora rivelato.
Steven Yeun si è unito al cast del film
d’animazione ancora senza titolo di Avatar – La leggenda di
Aang della Paramount Pictures e
Nickelodeon Movies. Come riportato da Variety, non è ancora chiaro da
quale delle Quattro Nazioni possa provenire Yeun, dato che i
dettagli sul personaggio sono stati tenuti nascosti. L’attore si
aggiunge ai membri del cast già annunciati Dave Bautista, Eric Nam,
Dionne Quan, Jessica Matten e
Román Zaragoza. Lauren Montgomery
è alla regia e William Mata alla co-regia del
film, basato sulla serie Avatar – L’ultimo dominatore
dell’aria, creata da Michael Dante DiMartino
e Bryan Konietzko. L’uscita del film è prevista
per il 30 gennaio 2026.
Steven Yeun, dalla TV al cinema
Steven Yeun è stato precedentemente
coinvolto in The Legend of Korra, anch’esso parte
dell’universo di questo franchise. Ha inoltre doppiato Wan, il
primo Avatar. Yeun è divenuto noto in televisione per la
serie The Walking Dead, mentre di recente ha ricevuto
diverse lodi per la sua interpretazione in Lo
scontro.
Candidato all’Oscar per il suo
lavoro nel film di Lee Isaac Chung del 2020
Minari,
Steven Yeun è attualmente in produzione
in Animals di Ben Affleck per Netflix. Recentemente ha terminato la produzione di
RIP di Joe Carnahan, in cui recita con
Matt Damon e Affleck, sempre per Netflix.
Attualmente è protagonista di Mickey
17 di Bong
Joon Ho, accanto a Robert Pattinson e Mark Ruffalo.
Dopo le voci che giravano in rete, a
gennaio abbiamo avuto la notizia ufficiale che Steven Yeun non sarebbe più apparso nel
film Thunderbolts*
dei Marvel Studios, mentre l’attore di Top Gun: Maverick e Salem’s
Lot, Lewis Pullman ha preso il suo posto
poco dopo. Sebbene il personaggio che Yeun avrebbe interpretato non
sia ancora stato ufficialmente confermato, il creatore di The
Walking Dead e Invincible, Robert
Kirkman, è uscito allo scoperto e ha dichiarato: “Il
mio buon amico Steven Yeun interpreterà Sentry in un film”
qualche tempo dopo.
“Sì, mi ha chiamato, è andato a
fare la prova costume. Spero di non essere… Non credo che questo
sia uno spoiler o qualcosa che possa mettere nei guai qualcuno. Non
so, forse. Vedremo. Non mi interessa. Non lavoro per la Marvel. Cosa mi faranno? Mi ha
chiamato e mi ha detto: “Sono appena tornato da una prova costume
per Sentry. Immagino che io faccia solo supereroi gialli e
blu”. Ha detto che era alla prova costume e ha pensato:
“Avevo dimenticato che anche Invincible è giallo e
blu’”.
Yeun non è mai entrato troppo nei
dettagli sul motivo per cui ha deciso di separarsi dal film, ma ha
citato gli scioperi di Hollywood come una delle sue ragioni.
“Penso che per me il tempo che passa e le cose che si spostano
mi abbiano spinto ad abbandonare il film”, ha spiegato Yeun in
una recente intervista. “Ma voglio ancora fare un film della
Marvel!”, ha aggiunto. Ebbene,
l’attore potrebbe effettivamente ancora avere la sua occasione,
perché lo scooper MTTSH riporta che Yeun sarebbe ora in
trattative con i Marvel Studios per interpretare un
altro personaggio del MCU.
Al momento non ci sono conferme né
suggerimenti su quale ruolo potrebbe interpretare.
Tutto quello che c’è da sapere su
Thunderbolts*
Diretto da Jake Schreier (Paper
Towns), il cast di Thunderbolts*
comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes,
Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias
Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker,
David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov
alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov
alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus
‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di
Bob alias Sentry. Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena
Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della
serie Marvel
Disney Plus Occhio di Falco).
Inoltre, Julia
Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine,
con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che
sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di
impegni). Lo sceneggiatore di Black
WidoweThor:
Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di
Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a
porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts*
arriverà nelle sale il 5 maggio 2025, in ritardo rispetto alla
precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a causa degli
scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo, restate
aggiornati sul MCU con la nostra
guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno
sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.
Steven Yeun non è
più coinvolto nel prossimo film della MarvelThunderbolts,
come riporta Variety. La
Marvel non ha mai ufficialmente dato conferma il casting di
Yeun, riportato per la prima volta a febbraio e che avrebbe visto
l’attore nei panni di Sentry, ma non è chiaro se il cambiamento
della notizia mai confermata sia dettato da un ripensamento in
merito al personaggio.
Steven Yeun è stato
nominato ai Golden Globe per la serie limitata Netflix Beef, in cui recita accanto a Ali Wong.
All’orizzonte, per lui, un ruolo nel nuovo film di Bong Joon Ho, il
thriller sci-fi Mickey 17, al fianco di Robert Pattinson.
Se la Disney non sposta
ulteriormente le date di uscita, Thunderbolts sarà
presentato in anteprima nelle sale il 25 luglio 2025, tra
Fantastic Four (2 maggio 2025) e
Blade (7 novembre 2025). Avengers
5 (1 maggio 2026) e Avengers: Secret Wars (7
maggio 2027) segnano la conclusione della Fase 6 della Saga del
Multiverso.
Il roster di Thunderbolts è
attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell), Sentry (Steven
Yeun) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry. Inoltre, Ayo Edebiri ha
un ruolo nel film non ancora rivelato e dovrebbe apparire anche
Thunderbolt Ross di
Harrison Ford.
HBO rivela il trailer del
documentario sulla carriera di Steven Spielberg. Il documentario
esamina la sua carriera in profondità, raccontando il suo lavoro,
le sue esperienze e i cambiamenti nel corso del tempo. Diretto e
prodotto da Susan Lacy, debutterà il 7
ottobre in esclusiva su HBO. Il documentario sarà disponibile su
HBO, NOW GO, HBO on Demand e su portali affiliati.
Steven Spielberg ha
costruito un catalogo senza rivali di film innovativi nel corso dei
suoi cinquant’anni di carriera. Lacy ha tracciato da trenta ore di
interviste esclusive con il regista un percorso che inizia dalla
precoce passione di Spielberg per la regia, il suo lavoro come
bambino prodigio della Tv, passando per la fama raggiunta con i
blockbusters, fino ai film più recenti e drammatici. Inoltre prende
in esame le relazione professionali che il regista ha intrecciato
nel corso della sua carriera.
Nel documentario vengono
intervistati anche i suoi familiari, amici e colleghi e vi
sono anche clip sui retroscena delle pietre miliari della sua
carriera come Lo squalo, ET- L’extraterrestre, Jurassic
Park, Salvate il soldato Ryan, Schindler’s List, Il ponte delle
spie, I predatori dell’arca perduta e molti altri.
Indiana Jones: ecco il meno
amato da Steven Spielberg
Lacy inoltre intervista più di
ottanta persone, tra registi, produttori e celebrities tra cui
J.J Abrams, Cristian Bale, Harrison Ford, Martin Scorsese,
Leonardo DiCaprio, Brian de Palma, Robert Zemeckis.
Il documentario è diretto e prodotto
da Susan Lacy, prodotto da Emma Pildes e Jessica Levin, edito da
Deborah Peretz.
Il 2018 vedrà in sala ben due film
diretti da Steven Spielberg. Il primo Febbraio
arriverà al cinema The Post, il film con
Meryl Streep e Tom Hanks, sullo
scandalo dei Panama Papers, mentre a Marzo, il 29
per l’esattezza, arriverà sul grande schermo Ready Player One, l’adattamento dall’omonimo
romanzo di Ernest Cline.
Tuttavia Spielberg non vuole ancora
riposarsi, nonostante la lunghissima carriera nel mondo del cinema
alle spalle. Nel suo immediato futuro infatti ci sarà il progetto
ancora in gioco di Indiana Jones
5 e un remake di West Side Story, in
cui il regista si cimenterà con il genere musical.
Steven Spielberg
a Milano per The
Post: “La stampa libera è il guardiano della
democrazia”
Per quello che riguarda
Indiana Jones 5, sembra che Chris
Pratt sia la prima scelta in quanto a successore di
Harrison Ford, che pure prenderà parte al film. La
sceneggiatura, già pronta, è firmata da David
Koepp e il film dovrebbe arrivare nel 2020.
Per quanto riguarda il
remake di West Side Story, che rappresenta senza
dubbio un progetto più interessante, Tony Kushner
ha già cominciato a lavorare alla sceneggiatura, anche se dal team
di Spielberg non ci sono state ancora conferme ufficiali.
A quanto pare,
invece, The Kidnapping of Edgardo
Mortaraè stato accantonato perché, dopo
aver provinato oltre duemila bambini, Steven
Spielberg non ha ancora trovato il protagonista adatto a
interpretare il giovane ebreo cresciuto da cristiano
nell’Italia del 19° secolo.
Nonostante l’età, i premi, e la
carriera stellare, Spielberg non sembra affatto interessato a
smettere di raccontare le sue storie.
Secondo lo sceneggiatore
David Koepp, il prossimo film di Steven Spielberg segna un ritorno alle origini del
regista. Sebbene sia ancora impegnato in un remake di
Bullitt , si dice che il prossimo film di Spielberg
riguarderà in qualche modo gli UFO e sarà una riunione per lui e
Koepp, che hanno già lavorato insieme in Indiana Jones e il
Regno del Teschio di Cristallo (2008), La Guerra dei
Mondi (2005) e Jurassic Park (1993).
Il prossimo film di Spielberg vanta un cast di tutto rispetto,
con Emily Blunt, Colin Firth, Wyatt Russell, Josh O’Connor
e Colman Domingo.
In una recente intervista a
The Playlist, Koepp conferma che il prossimo
film di Spielberg è effettivamente di genere
fantascientifico. Pur stando attento a non divulgare alcun
dettaglio sulla storia, lo sceneggiatore ha lasciato intendere che
il film, che dovrebbe arrivare nelle sale nel 2026, segna un
ritorno a un tono che ricorda i suoi film più vecchi. Guardate il
commento di Koepp qui sotto:
“Sì, è una sorta di sci-fi… Beh,
non lo so.Non dovrei dirlo.Ma sì, lo è.Si
rifà forse a un tono diverso rispetto a [quello che ha fatto
ultimamente].Qualcosa che era solito fare e che non ha
fatto per un po’”.
Cosa significa l’anticipazione
di Koepp per il film sci-fi di Spielberg
È probabile che Spielberg non abbia
realizzato un blockbuster fantascientifico ampiamente celebrato da
un bel po’ di tempo. Ha realizzato Ready
Player One nel 2018, ma è generalmente considerato uno dei
suoi sforzi minori. Prima di allora, la sua ultima vera
incursione nel genere come regista è stataLa
guerra dei mondi, che risale a quasi 20 anni fa.
Quando si parla di fantascienza,
Spielberg ha sicuramente molti titoli di grande impatto. Ha diretto
Minority Report nel 2002 e A.I. Intelligenza
Artificiale nel 2001, e Jurassic Park può certamente
essere considerato fantascienza. I primi titoli come
E.T. l’extra-terrestre(1982)
eIncontri ravvicinati del terzo
tipo(1977) sono anche alcuni dei suoi film
più iconici. Il commento di Koepp suggerisce che il
pubblico non deve aspettarsi un film del tipo Ready Player One con il prossimo
progetto, ma che sarà invece più vicino nel tono ad alcuni di
questi titoli classici.
La prossima epopea fantascientifica
di Steven Spielberg ha ricevuto un importante
aggiornamento sulle riprese, con l’attrice Meredith Hagner che ha
rivelato che la produzione si sta intensificando e che una star
della Marvel si sta ufficialmente unendo
al cast. Il prossimo film, attualmente senza titolo, segna il
ritorno di Spielberg al genere fantascientifico insieme allo
sceneggiatore e collaboratore di lunga data David Koepp. Il film
dovrebbe richiamare i precedenti film di Spielberg, che ricordano
Incontri ravvicinati del terzo tipo ed E.T. Il film di Spielberg, ancora senza titolo,
dovrebbe essere interpretato da
Emily Blunt, Josh O’Connor, Colman Domingo, Colin Firth e Eve
Hewson e dovrebbe arrivare nelle sale nel maggio 2026.
In un’intervista rilasciata a
ScreenRant per il suo ultimo film You’re Cordially
Invited (ora in streaming su Prime Video), la Hagner ha confermato che suo
marito e la star della Marvel Wyatt Russell faranno parte
dell’ultima epopea fantascientifica di Steven Spielberg. Ha anche
confermato che le riprese inizieranno questa settimana, dato che
l’intervista è stata condotta il 29 gennaio. Non è chiaro se
Russell si unisca a una produzione che sta girando da tempo o se il
film stesso stia iniziando. La Hagner ha condiviso questa
informazione mentre spiegava come è nato il cameo di Russell in
You’re Cordially Invited. La risposta completa è riportata
di seguito:
È letteralmente uno
scambio.Io faccio un progetto, lui fa un progetto,
solo quello che viene da entrambe le parti, e questo era il mio
turno di lavorare, e lui stava tenendo duro con i bambini, e io gli
ho detto: “Tesoro, c’è questo piccolo cameo e il film”.E credo che lui abbia detto: “Beh, qual è la
parte?”.E io: “Oh, il signor Hollywood deve avere
la parte [specificata]”.E io: “È il mio
film”.Ok, il mio film oltre a quello di Reese e
Will.
Ma io ho detto: “Vai e
basta.Hanno bisogno di una persona e tu sei in città,
quindi vai”.L’ho spinto a farlo e lui mi ha detto: “Qual è
la parte?”.E poi si è letteralmente tagliato la barba da
montone.Diceva: “Ok, sono il conduttore di questa
cosa”.E poi è durato letteralmente un secondo, il che mi ha
fatto ridere tantissimo.Si è fatto la barba di montone per
questo cameo di un secondo da non notare.È un
attore molto impegnato che lavorerà letteralmente con Steven
Spielberg la prossima settimana e ci ha dedicato un
secondo del suo tempo.
Cosa significa questo per il
film di fantascienza di Steven Spielberg
Steven Spielberg sta tornando a
uno dei suoi generi più forti
Russell è noto soprattutto per il
ruolo di John Walker nella miniserie MarvelThe Falcon and the Winter Soldier ed è pronto a
riprendere il ruolo dell’ex-Capitano America nel prossimo film del
MCUThunderbolts*.
Al di fuori del Marvel Cinematic Universe, Russell
è apparso in diversi film e show televisivi, tra cui l’horror
fantascientifico Overlord, il western spaziale Cowboys
& Aliens di Jon Favreau e la serie per Apple
TV+Monarch:Legacy of Monsters. Sebbene
l’attore sia entrato ufficialmente a far parte del cast, il
ruolo esatto di Russell nel film di Spielberg sugli UFO non
è ancora stato rivelato.
In particolare, Spielberg non
realizza un blockbuster di fantascienza molto apprezzato da tempo.
Il suo ultimo sforzo nel genere è stato Ready Player One nel 2018, che ha
ricevuto reazioni contrastanti. Prima di allora, La guerra dei
mondi del 2005 è stata la sua ultima uscita fantascientifica
di rilievo. Tuttavia, il curriculum di Spielberg nel genere è
leggendario, con film come Minority Report e classici
precedenti come Incontri ravvicinati del terzo tipo e
E.T. Mentre
l’acclamato The Fabelmans si allontanava dai soliti
blockbuster del regista, l ‘imminente progetto
fantascientifico di Spielberg segna il suo ritorno alla
cinematografia su larga scala e ad alto tasso di
spettacolo.
Il prossimo film di Steven Spielberg sta per essere realizzato. Il
leggendario regista ha fissato una data di uscita e ha scelto uno
sceneggiatore da affiancare al suo progetto.
Il prossimo film di Steven Spielberg sarà finanziato dalla
Universal Pictures e dovrebbe uscire il 15 maggio 2026. Al momento
non è ancora chiaro quale sarà il titolo del progetto, né di che
cosa si tratterà, anche se in precedenza si era detto che Steven Spielberg stava lavorando a una storia
originale sugli UFO.
Confermando le notizie precedenti,
Variety ha anche notato che Steven Spielberg lavorerà con David
Koepp al film, e che Koepp scriverà la
sceneggiatura del progetto.
Il regista starebbe lavorando con
Martin Scorsese a un progetto televisivo
basato sui film Cape Fear del 1991 e del 1962. Al momento,
però, non si sa molto di questo progetto, quindi resta da vedere
quando ne vedremo di più.
L’ultimo film di Spielberg è stato
The
Fabelmans del 2022, un progetto scritto e diretto da
Spielberg che raccontava una versione romanzata della sua
adolescenza e dei suoi primi anni da regista.
Il prossimo film drammatico sugli
UFO di Steven Spielberg, The Dish, avrebbe
ricevuto un aggiornamento sui tempi di produzione e sui luoghi di
ripresa.
Secondo Production Bulletin,
l’attesissimo film, interpretato da Emily Blunt,dovrebbe iniziare la produzione nel febbraio 2025,
con le riprese principali previste ad Atlanta, in
Georgia. La Blunt ha già girato ad Atlanta per il film
d’avventura Disney Jungle Cruise, dove ha recitato accanto
a Dwayne “The Rock” Johnson. È tornata in città anche per il dramma
criminale Pain Hustlers, con Chris Evans, protagonista di
The Avengers. Inoltre, secondo quanto riferito, le riprese
di The Dish si svolgeranno nel New Jersey, anche se i
luoghi specifici non sono ancora stati annunciati.
Cosa sappiamo finora di The
Dish
Oltre alla Blunt, The Dish
vanta un cast impressionante che include
Colin Firth, celebre per il suo ruolo ne Il
discorso del re, e
Josh O’Connor, conosciuto soprattutto per The
Crown. Ad aggiungere ulteriore potenza alle star, anche
l’attore candidato all’Oscar
Colman Domingo e la star di ThunderboltsWyatt Russell. Sebbene la trama sia stata
tenuta in gran parte segreta, si dice che un elemento importante
della storia del film riguardi gli UFO. The Dish riunisce
inoltre Spielberg con uno dei suoi più grandi collaboratori, David
Koepp, già autore del classico blockbuster di Spielberg
Jurassic Park.
Steven Spielberg:Un
maestro della fantascienza e non solo
Spielberg è uno dei registi più
influenti e acclamati della storia del cinema, con una carriera che
ha definito più generazioni di registi. Conosciuto per la sua
capacità di intrecciare meraviglia e umanità nei suoi film,
Spielberg ha una profonda attrazione per i temi extraterrestri.
Film come Incontri ravvicinati del terzo tipo e E.T.
l’extra-terrestre non solo hanno plasmato il genere
fantascientifico, ma hanno anche esplorato domande profonde sulla
connessione e la scoperta. Con The Dish, Spielberg ritorna
a questi temi, creando una nuova storia che probabilmente combinerà
la sua genialità cinematografica con una nuova visione della
curiosità dell’umanità verso l’ignoto.
Emily Blunt: una carriera
versatile
Emily Blunt durante il 68° Festival
di Cannes. Foto di Denis Makarenko via
Depositphotos.com
Emily Blunt si è affermata come una delle
attrici più versatili e celebrate di Hollywood, con una carriera
che spazia dal dramma all’azione e alla commedia. Nel 2023, la
Blunt ha ottenuto una nomination all’Oscar per la sua
interpretazione di Katherine Oppenheimer, acclamata dalla critica, in
Oppenheimer di Christopher Nolan, dove si è distinta per
la sua performance accanto a Cillian Murphy, frequente
collaboratore di Nolan.
La Blunt è stata anche una delle
favorite in ruoli d’azione, recitando in film come The
Fall Guycon Ryan Gosling e A Quiet
Place, diretto da suo marito, John Krasinski. In futuro, si
riunirà con Dwayne Johnson in The Smashing Machine, un
dramma biografico sulla vita del lottatore di MMA Mark Kerr. Nota
per la sua capacità di affrontare sia ruoli emotivamente complessi
che performance ricche di azione, la Blunt continua a consolidare
la sua reputazione di attrice protagonista tra le più versatili di
Hollywood.
I fan potranno vedere l’attesissimo
The Dish di Spielberg quando arriverà nelle sale il 15
maggio 2026.