Al Seville European Film Festival,
European Film Academy ed EFA Productions hanno
annunciato le nomination per la 26ma edizione degli European
Film Awards. Gli oltre 2900 membri dell’EFA voteranno ora i
vincitori che saranno annunciati nel corso della cerimonia di
premiazione il 7 Dicembre a Berlino.
I nominati sono:
FILM EUROPEO
2013
LA MIGLIOR OFFERTA
Italia, 130 min
SCRITTO & DIRETTO DA: Giuseppe Tornatore
PRODOTTO DA: Isabella Cocuzza & Arturo Paglia
BLANCANIEVES
Spagna/Francia, 104 min
SCRITTO & DIRETTO DA: Pablo Berger
PRODOTTO DA: Ibon Cormenzana, Jérôme Vidal & Pablo Berger
THE BROKEN CIRCLE BREAKDOWN
Belgio, 100 min
DIRETTO DA: Felix van Groeningen
SCRITTO DA: Carl Joos & Felix van Groeningen
PRODOTTO DA: Dirk Impens
LA GRANDE
BELLEZZA Italia/Francia, 140 min
DIRETTO DA: Paolo Sorrentino
SCRITTO DA:: Paolo Sorrentino & Umberto Contarello
PRODOTTO DA: Nicola Giuliano & Francesca Cima
OH BOY!
Germania, 83 min
SCRITTO & DIRETTO DA: Jan Ole Gerster
PRODOTTO DA: Marcos Kantis & Alexander Wadouh
LA VIE D’ADELE: CHAPITRES 1 & 2
Francia, 179 min
DIRETTO DA: Adellatif Kechiche
SCRITTO DA:: Abdellatif Kechiche & Ghalya Lacroix
PRODOTTO DA: Brahim Chioua, Vincent Maraval & Abdellatif
Kechiche
COMMEDIA
EUROPEA 2013
LOS AMANTES PASAJEROS
Spagna, 90 min
SCRITTO & DIRETTO DA: Pedro Almodóvar
PRODOTTO DA: Agustín Almodóvar & Esther García
BENVENUTO
PRESIDENTE!
Italia, 100 min
DIRETTO DA : Riccardo Milani
SCRITTO DA: Fabio Bonifacci
PRODOTTO DA: Nicola Giuliano & Francesca Cima
DEN SKALDEDE FRISØR (LOVE IS ALL YOU NEED)
Danimarca, 111 m
DIRETTO DA: Susanne Bier
SCRITTO DA: Anders Thomas Jensen & Susanne Bier
PRODOTTO DA: Sisse Graum Jørgensen, Vibeke Windeløv
SVECENIKOVA DJECA (THE PRIEST’S CHILDREN?
Croazia/Serbia, 93 min
DIRETTO DA: Vinko Brešan
SCRITTO DA: Mate Matišić & Vinko Brešan
PRODOTTO DA: Ivan Maloča
REGISTA EUROPEO
2013
Pablo Berger per BLANCANIEVES
Felix van Groeningen per THE BROKEN CIRCLE
BREAKDOWN
Abdellatif Kechiche per LA VIE D’ADELE
(Adele)
François Ozon per DANS LA MAISON (In the
House)
Paolo Sorrentino per
LA GRANDE BELLEZZA
Giuseppe
Tornatore per LA MIGLIOR OFFERTA
ATTRICE EUROPEA
2013
Keira Knightley in ANNA KARENINA
Veerle Baetens in THE BROKEN CIRCLE
BREAKDOWN
Barbara Sukowa in HANNAH ARENDT
Naomi Watts in LO IMPOSIBLE (The Impossible)
Luminita Gheorghiu in POZITIA COPILULUI (Child’s
Pose)
ATTORE EUROPEO
2013
Jude Law in ANNA KARENINA
Johan Heldenbergh in THE BROKEN CIRCLE
BREAKDOWN
Fabrice Luchini in DANS LA MAISON (In the
House)
Toni Servillo in LA
GRANDE BELLEZZA
Tom Schilling in OH BOY
SCENEGGIATORE
EUROPEO 2013
Tom Stoppard per ANNA KARENINA
Giuseppe
Tornatore per LA MIGLIOR OFFERTA
Carl Joos & Felix van Groeningen per THE BROKEN
CIRCLE BREAKDOWN
François Ozon per DANS LA MAISON (In the
House)
Paolo Sorrentino & Umberto
Contarello per LA GRANDE BELLEZZA
La European Film
Academy ha candidato come finalista Pierfrancesco
Favino nella categoria MIGLIOR
ATTORE alla 35ª edizione degli EFA – European
Film Awards per la sua interpretazione nel
film Nostalgia
di Mario Martone, film che
rappresenterà l’Italia agli
Oscar 2023 nella selezione
per la categoria “Miglior Film Internazionale”. La serata di
premiazione degli EFA, i più importanti
premi cinematografici europei, sarà sabato
10 dicembre in Islanda a Reykjavík.
“Da membro dell’EFA da tanti anni
sono ancora più orglioso di ricevere questa candidatura per
Nostalgia di Mario Martone. Ringrazio lui di avermi portato con sé
in questo viaggio e tutti i votanti per questo privilegio. Viva il
cinema.” Pierfrancesco Favino
“Pierfrancesco
Favino di Nostalgia non è solo il protagonista, è
un’anima. Sono felice per la sua candidatura, che rappresenta con
forza il film e tutti noi.” Mario Martone
Nostalgia, il film
Nostalgia ha partecipato In
Concorso all’ultima edizione del Festival
di Cannes, riscuotendo molto successo tra il pubblico
e la critica. Successivamente ha ottenuto
cinqueNastri d’Argento per
la Miglior Regia a Mario
Martone, il Migliore Attore
Protagonista a Pierfrancesco Favino, la Migliore
Sceneggiatura a Mario Martone e a
Ippolita Di Majo e per
il Migliore Attore Non Protagonista
a Francesco Di Leva e a Tommaso
Ragno.
Il film, che vede nel cast insieme
a Pierfrancesco Favino, Francesco Di
Leva, Tommaso Ragno, Aurora Quattrocchi, Sofia Essaidi, Nello
Mascia, Emanuele Palumbo, Artem, Salvatore Striano e
Virginia Apicella, è una
produzione PICOMEDIA e MAD
ENTERTAINMENT in associazione con MEDUSA
FILM e in coproduzione con ROSEBUD
ENTERTAINMENT PICTURES.
Edward Zwick, da poco passato al
cinema con successo con Amore e Altri Rimedi, sta ufficialmente
lavorando alla sceneggiatura del prossimo film American
Assassin.
Edward Norton è uno
di quegli attori di Hollywood che non ama molto far parlare di sè,
se non quando si tratta di dare rilevanza a delle campagne
umanitarie. L’attore, infatti, è coinvolto, sia come fondatore, che
come membro, di diverse azioni e associazioni umanitarie e
ambientali. Talento pazzesco, viso particolare e capelli
biondissimi sono caratteristiche che hanno sempre contraddistinto
l’attore americano, protagonista sia si film storici e di magia, ma
anche di cinecomic.
Nel 2024 Norton torna al cinema con
il ruolo di Pete Seeger nel film A
Complete Unknown, biopic dedicato a Bob Dylan,
interpretato da Timothée Chalamet. Per il ruolo, Norton ha
suonato l’autentica chitarra acustica Martin a 12 corde di Seeger,
con la sua caratteristica buca triangolare.
Edward Norton è Pete Seeger in A Complete Unknown
2. Edward Norton non è solo
attore, ma anche regista, sceneggiatore e produttore. La
sua carriera, nel mondo del cinema, non si è basata solo a livello
attoriale: Norton, infatti, ha diretto, nel 2000, il film
Tentazioni d’amore. Inoltre, oltre a produrre il suo film
di debutto alla regia, ha prodotto anche La 25ª ora
(2002), Down in the Valley (2005), Il velo
dipinto (2006), Fratelli in erba (2009) e
Tentazioni (ir)resistibili (2012). Nel 2019 ha diretto il
suo nuovo film, Motherless Brooklyn – I segreti di
una città, nel quale figura anche come attore
protagonista.
Edward Norton e le nomination all’Oscar
3. È stato candidato
all’Oscar. Ad oggi Norton vanta ben quattronomination al
premio Oscar, pur non avendolo mai vinto. La prima di queste risale
al 1997 nella categoria al miglior attore non protagonista per
Schegge di paura. Due anni dopo viene invece nominaton
come miglior attore per
American History X. A lui verrà preferito per la vittoria
Roberto
Benigni, in una scelta che ancora oggi fa molto
discutere. Infine, nel 2015 è stato candidato come attore non
protagonista per Birdman,
perdendo però in favore di J. K. Simmons,
nominato per Whiplash.
Nel 2025 viene nuovamente candidato come Miglior attore non
protagonista per A
Complete Unknown.
Edward Norton in Fight Club
4. Edward Norton è stato
realmente ubriaco per una scena di Fight Club. Nel 1999
Edward Norton ha preso parte al film Fight Club, diretto
da David Fincher e basato sull’omonimo romanzo di
Chuck Palaniuk. In questo film, che parla del
consumismo e dell’uomo moderno che non ha alcun tipo di interesse
personale verso il prossimo, Norton e Brad Pitt
compaiono in una scena in cui, ubriachi, giocano a golf: i due,
nello svolgerla, erano veramente ubriachi, dando una nota più
realistica ai loro personaggi.
Brad Pitt ed Edward Norton in Fight Club
Edward Norton e Richard Gere in Schegge di paura
5. Ha battuto numerosi
concorrenti. Tra i tanti che vennero considerati per il
ruolo di Aaron Stampler vi sono stati Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Pedro Pascal, Wil Wheaton,
James Marsden e James Van Der Beek.
Alla fine, però, ad ottenere la parte fu l’esordiente Edward Norton,
il quale venne scelto tra più di duemila candidati. Questi,
infatti, aveva dimostrato di poter interpretare entrambe le
differenti personalità del personaggio, tenendo così testa al
co-protagonista
Richard Gere. Grazie a questa interpretazione, Norton
ottenne numerose prestigiose nomination a svariati premi, tra cui
l’Oscar.
Edward Norton in
L’incredibileHulk
6.Ha collaborato alla sceneggiatura. Pur non venendo
accreditato, Norton ha collaborato alla scrittura del film L’incredibile Hulk. Sembra inoltre che egli apportasse
modifiche ogni giorno alle scene da girare, parlando con anche con
gli altri membri del cast per approfondire la psicologia dei
rispettivi personaggi. Per l’attore, inoltre, non era importante
partire esattamente dalle origini del personaggio, poiché cosa
ormai nota. Molto più interessante per lui era invece esplorare le
conseguenze psicologiche derivate dalla sua trasformazione.
Edward Norton in American
History X
7.Si è
trasformato fisicamente per il ruolo. Norton ha creduto
molto nella realizzazione di American History X, facendo il possibile per entrare
nei panni del personaggio di Derek Vinuard e darne una versione
realistica, come rasarsi i capelli e guadagnare circa 13 chili di
muscoli. Tale trasformazione lo ha portato a risultare molto più
minaccioso, anche per via dei tatuaggi applicati sul suo corpo con
il trucco. Inoltre, per aggiudicarsi il ruolo di Derek Vinyard, ha
rinunciato a partecipare a
Salvate il soldato Ryan.
Edward Norton in Schegge di paura. Cortesia di Paramount
Pictures
Edward Norton ha una moglie e un
figlio
8. È sposato ed è diventato
padre. Norton è da sempre molto riservato riguardo la sua
vita privata. Sappiamo però che nell’aprile del 2013 ha sposato la
produttrice Shauna Robertson, con cui era
fidanzato dal 2007 e dalla quale ha poi avuto un figlio,
Atlas, nel marzo 2013. Della loro vita famigliare
non si sa però molto altro, proprio come voluto dall’attore, che
specialmente negli ultimi anni ha dimostrato di preferire una vita
lontana dai riflettore.
Edward Norton ha un carattere
difficile
9. Sembra non sia facile
lavorare con lui. In molteplici occasioni è stato
riportato di accese discussioni tra l’attore e i registi o gli
sceneggiatori dei film a cui ha preso parte. In particolare, è noto
il suo duro scontro con il regista di American History X, Tony Kaye, il
quale si disse scontento delle modifiche fatte dall’attore alla
sceneggiatura. Si dice che il carattere difficile ed estremamente
esigente di Norton lo abbia portato ad avere meno opportunità di
quelle che avrebbe meritato dato il suo talento.
L’età e l’altezza di Edward Norton
10. Edward Norton è nato il
18 agosto del 1969 a Boston, nel Massachusetts,
Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.83
metri.
Cominciato il tour
europeo del cast di The Bourne Legacy, così come promesso
Edward Norton e il protagonista Jeremy
Renner sono intervenuti, insieme al regista e
sceneggiatore del film Tony Gilroy, alla
conferenza stampa di questa mattina.
Dopo la dichiarazione unilaterale
di Kevin Feige dei Marvel Studios di due giorni fa, nella quale
si confermava che Edward Norton non sarebbe stato nel cast dei
Vendicatori per il ruolo di Hulk, ieri l’agente dell’attore ha
seccamente replicato a Feige mettendo in chiaro che Norton non
aveva avuto alcun ruolo nella decisione.
Attore, regista, sceneggiatore e
produttore di grande fama e successo, Edward
Norton ha portato in apertura alla Festa del
Cinema di Roma 2019, quattordicesima edizione, il suo
Motherless Brooklyn (che esce in Italia
con il sottotitolo “I segreti di una città”). Presenta
alla conferenza stampa, insieme a Gugu
Mbatha-Raw, Norton ha spiegato che ha letto la prima
volta il romanzo da cui è tratto il film, Brooklyn senza
madre (Motherless Brooklyn) di Jonathan
Lethem, 20 anni fa, quando debuttò alla regia con il
delizioso Tentazioni d’amore.
“Sono un attore avido – ha
dichiarato Norton per spiegare la sua caparbietà a voler portare al
cinema quella storia – ho visto un buon ruolo per me. Non sono
così comuni e ho voluto continuare a lavorarci. Il personaggio è
memorabile, e una volta deciso di aprire il testo anche alla città,
inglobando la New York degli anni ’50, è stato tutto molto
complesso. È una città che amo, ci vivo da 30 anni, ma ci sono
anche tante cose che non funzionano. Ho fuso il romanzo, il
personaggio e questo aspetto della storia, il risultato è stato
complicato da gestire.”
Accanto a Norton, che interpreta un
investigatore con la sindrome di Tourette,
Mbatha-Raw interpreta una donna completamente
fuori dagli schemi del cinema di quegli anni, una donna di colore,
laureata in legge che si oppone alle forze politiche che usurpano
la città. “Mi sono innamorata subito della sceneggiatura, non avevo mai
letto prima un noir, e questa storia era così profonda e
articolata. Il mio personaggio sfida i cliché, in particolare in
riferimento alle donne nei film degli anni ’50. Non è una
casalinga, ma nemmeno una femme fatale o una cantante di jazz, è
un’attivista ed è istruita, è un’avvocato. È contro ogni
stereotipo, e poi lavorare con Edward e sviluppare questi
personaggi è stata una danza, delicata e tenera. Man mano che i due
personaggi cominciavano a conoscersi, il loro rapporto si
trasforma, non è subito qualcosa di sentimentale, ma all’inizio
capiscono che entrambi possono essere d’aiuto all’altro.”
Un altro aspetto molto interessante
del personaggio, è che, come sottolinea lo stesso Norton, nel
genere noir “di solito le donne sono parte della corruzione, e
in queste storie le persone sono ciniche, in questo caso invece i
personaggi sono tutti anticonvenzionali”, come lo è il suo
investigatore.
Edward Norton ha
interpretato spesso personaggi con delle malattie o dei disagi, ma
più precisamente questa è la prima volta che mette in scena un vero
e proprio malato: “È la prima volta che mi approccio a un
personaggio con un disagio reale. E quando lo fai, devi essere
rispettoso, studiare, può servire incontrare persone che la
malattia ce l’hanno davvero. La particolarità della sindrome di
Tourette è che ha delle caratteristiche molto diverse da una
persona all’altra. Io ho mescolato diverse caratteristiche
riscontrate, per cercare di rendere il personaggio vicino quello
che mi piaceva.”
Motherless
Brooklyn sembra fotografare anche la contemporaneità
statunitense, e il regista e protagonista non va troppo per il
sottile, in questo caso: “Non voglio girarci troppo intorno,
conoscete già la risposta. Se vedete una metafora politica nel
film, probabilmente c’è. Tutti coloro che credono nella democrazia
hanno investito sul concetto che il popolo debba avere il potere,
ma ci sono sempre delle forze, non solo negli USA, che si
oppongono.”
E sugli eventuali ‘superpoteri’ o
vantaggi che la patologia può dare al personaggio che interpreta,
Norton rimane molto lucido: “Penso che nel film si possa vedere
che il personaggio ha, non dei vantaggi, ma delle caratteristiche
che gli facilitano il lavoro. A volte penso che quello che è più
interessante dei personaggi che soffrono di un particolare disturbo
non è tanto nel raccontare il disturbo o la sindrome ma è far
emergere la qualità del personaggio stesso. La sua lotta quotidiana
è legata al suo disturbo, però è passivo, si autodefinisce come un
malato. Ma quando incontra un’altra persona che lotta come lui la
sua lotta personale, si rende conto che le difficoltà non sono una
scusa per essere passivo. Questo mi piace perché molte storie noir
sono ciniche e oscure, ma il nostro tempo non ha bisogno di
cinismo.”
Ospite alla Festa del cinema
di Roma 2019, Edward Norton ha commentato
le dichiarazioni di Martin Scorsese in merito ai
cinecomic. Norton ha fatto parte del genere cinematografico prima
che fosse di moda ed ha portato sul grande schermo l’Incredibile
Hulk, ma rispetto a ciò che ha detto Scorsese sembra avere le idee
molto chiare.
“Lui è immerso nel cinema più di
chiunque altro. Credo che Martin Scorsese sia uno degli essere più
addentro alla propria materia che esista sul Pianeta. Ha guadagnato
sul campo il diritto di avere tutte le opinioni che vuole sul
cinema. Ma penso anche che le sue parole non vadano prese fuori
contesto. Lui faceva riferimento a un concetto più complesso e il
rischio di estrapolare una sola frase è quello di offendere
qualcuno. Lui invece parlava di ciò che in lui crea emozione, tutti
noi abbiamo un modo di rapportarci alle storie e alla mitologia e
alcuni vedono certe cose che altri non vedono. Non può esserci una
formula o una quantificazione per questa magia.”
Ricordiamo che Martin
Scorsese, che sarà a Roma allo stesso evento lunedì
prossimo, ha dichiarato che i cinecomic non sono cinema ma adottano
un linguaggio più simile a quello dei parchi a tema. Ha poi detto
che quel genere di film non lo emoziona, scatenando le ire non solo
dei colleghi che invece lavorano in quel business ma anche di
moltissimi fan che difendono a spada tratta i propri eroi.
Come riportato da Deadline, il candidato
all’Oscar Edward
Norton sostituirà Benedict Cumberbatch nel ruolo del musicista
Pete Seeger nel prossimo
biopic su Bob Dylan diretto da James
Mangold. Il film, intitolato
A Complete Unknown, avrà come protagonista
Timothée Chalamet nel ruolo della stella del
folk e vedrà anche la partecipazione di Elle Fanning nel ruolo dell’artista e
interesse amoroso di Dylan, Sylvie Russo.
Cumberbatch era stato inizialmente scelto per il progetto nel
maggio dello scorso anno, prima di ritirarsi a causa di conflitti
di programmazione.
A Complete Unknown si concentrerà sui giorni di
maggiore trasformazione della carriera di Dylan. Seguendo il
giovane cantante folk e la sua chitarra per le strade e i
palcoscenici di New York nel 1965, quando Dylan sostituì la sua
acustica con un’elettrica e portò un nuovo sound nel settore. Anche
la storia d’amore tra Dylan e Russo sarà collegata al film, dato
che i due erano apparentemente inseparabili durante questo periodo
della loro vita e si servivano l’un l’altro come muse. Possiamo
aspettarci che una buona parte del film si concentri sulla
creazione e sull’uscita del quinto album di Dylan, Bringing It
All Back Home, perché è stato allora è salito davvero alla
ribalta con il brano classico “Like a Rolling Stone“.
Per quanto riguarda il ruolo di
Norton, Seeger è stato un vero pioniere del folk. Anche se molti
non se ne rendono conto, canzoni come “Where Have All The
Flowers Gone?”, “If I Had A Hammer” e “Turn!
Turn! Turn!” erano state scritte da Seeger prima che gruppi
come Peter, Paul e Mary e i Byrds ne facessero dei successi. Per
quanto riguarda il suo rapporto con Dylan, le strade dei due si
sarebbero incrociate al Newport Folk Festival del 1965, quando
Dylan aveva da poco affrontato le critiche per il suo passaggio
dall’acustica all’elettrica. Dylan idolatrava Seeger, ma la
reazione negativa che Seeger ebbe nei confronti dell’esibizione di
Dylan quel giorno avrebbe lasciato per sempre un segno nel cuore
del cantante.
Considerando i magri risultati di L’incredibile Hulk, Edward
Norton ha dichiarato di non provare alcun risentimento nei riguardi
della Marvel, che l’ha estromesso come
interprete di Hulk in The Avengers.
In occasione della promozione del
suo ultimo film da regista e attore Edward Norton è tornato a parlare sulla sua
esperienza con i Marvel Studios e nell’interpretare
Hulk. In particolare l’attore ha rivelato
quali fossero i suoi piani sul personaggio:
“The Hulk era … … mi sentivo
molto triste per quello che è accaduto, Louis [il regista
Leterrier] e io ci eravamo prefissati di fare qualcosa di diverso,
in termini di approccio era qualcosa più simile a quello che aveva
avuto Chris Nolan con Batman, puntavamo alla realizzazione di
qualcosa di un po’ più oscuro e serio, ma poi le cose finirono per
essere sterilizzate”. Poi l’attore rivela anche con onestà che
non è del tutto insoddisfatto del film: “Volevo fare un grande
film in CGI e imparare e vedere cose. Sono cresciuto su Hulk, l’ho
adorato. E in realtà il film mi è piaciuto molto. Sai, i bambini
adorano il film. È un’altra di quelle cose che non capisco è la
quantità di rumore che la gente genera intorno ad esso. È così
sciocco. Non potrei essere più felice di aver fatto parte di tutta
questa tradizione.”
Durante l’intervista Norton ha continuato a parlare del lavoro
“incredibile” di Mark Ruffalo con la Marvel, prima di discutere
ulteriormente della sua visione rivelando anche di aver lavorato ad
una sceneggiatura tutta sua: “La sceneggiatura che ho scritto
per loro aveva una visione in due parti quasi alla Batman [Begins]
/ Dark Knight.” –“Quando però mi è stato detto “OK, non è
quello che state facendo? Per me, è diventa solo un modo per
perdere tempo e vita “, continua. “Non puoi fare tutto, e non avrei
fatto Birdman e Grand Budapest, e sicuramente non avrei fatto
[Motherless Brooklyn] se quel [franchising] mi avesse riempito il
tempo. È sciocco produrre negatività quando non c’è. Sai, ho
adorato farne parte e penso che [Marvel] abbia ottenuto tutto ciò
che voleva ottenere. Quindi Dio vi benedica “.
Vi ricordiamo che Edward
Norton torna al cinema da protagonista e regista di
Motherless Brooklyn, il film che ha aperto la 14esima
edizione della Festa del
cinema di Roma, proprio ieri. Oggi l’attore incontrerà
il pubblico dell’auditorium Parco della Musica di Roma.
E’ stato Edward
Norton la stella del Festival di
Locarno 2015, il noto attore americano è stato
premiato con l’Excellence Award Locarno nel corso
del primo giorno di festival.
Dopo numerosi scontri con lo
studio, che portarono a preferirgli Mark Ruffalo nel doppio ruolo di Hulk /
Banner, Edward Norton sembra essere tornato
disponibile verso questo genere di film, tanto che parlando con
Games Radar
ha espresso piacere all’idea di considerare qualsiasi ruolo per il
futuro. Infatti, alla domanda se tornerebbe a lavorare alla
Marvel adesso? risponde “Forse
come un cattivo? Forse scriverò il mio cattivo”, dice.
“Non lo so, sono aperto a tutto. Voglio dire, ho chiesto agli
StoryBot su Netflix.”
Vi ricordiamo che Edward
Norton torna al cinema da protagonista e regista di
Motherless Brooklyn, il film che aprirà la 14esima
edizione della Festa del cinema di Roma, proprio in questi
giorni.
Durante la sua presenza
al Comedy Central’s Roast of Bruce
Willis, Edward Norton ha di nuovo parlato
di The Incredible Hulk, il film Marvel a cui ha
partecipato, con esiti non proprio lusinghieri. L’attore, che ha
interpretato Bruce Banner, è stato poi sostituito in tempo per
The Avengers, quando è stato Mark
Ruffalo a prendere il suo posto trai Vendicatori.
Norton sembra non aver preso affatto
bene la faccenda, e continua a parlarne in pubblico, puntando il
dito contro lo script del film. “Ho provato a essere come te,
Bruce. Ho fatto un grande film action dal titolo The Incredible
Hulk. Sai cosa è andato storto? Volevo una sceneggiatura migliore…
Ho pensato che avremmo dovuto fare un film buono almeno quanto il
peggior cinecomic di Christopher Nolan, ma che diavolo stavo
pensando!”.
La carriera di Norton si è poi
sviluppata in un senso opposto, con la collaborazione con
Wes Anderson (Moonrise Kingdom, The Grand
Budapest Hotel e L’Isola dei Cani) tuttavia, se nel 2008,
anno di uscita del film, The Incredible Hulk
poteva essere solo una brutta esperienza, in prospettiva di
carriera, con il senno di poi si è trattato di una vera e propria
occasione persa, considerato lo sviluppo del MCU e il successo raggiunto da
tutti i protagonisti del franchise.
Dopo oltre dieci anni
Edward Norton (l’esordio nel 2000 con
Tentazioni D’Amore) è pronto a
tornare dietro la macchina da presa per un progetto, a cui pare
molto legato, intitolato Motherless
Brooklyn. Norton oltre a dirigere il film, ne sarà
anche protagonista nei panni di Lionel Essrog, un detective privato
affetto dalla sindrome di Tourette (caratterizzata dalla presenza
di tic motori e fonatori, a volte cronici, la cui gravità può
variare da estremamente lievi a invalidanti), che cerca di
risolvere l’omicidio del suo mentore e unico amico.
Questa la trama del libro presa da
Amazon: “Per Testadipazzo, al secolo Lionel Essrog, perfino un poco
di buono come Frank Minna può essere considerato un benefattore.
Lionel vive in un orfanotrofio e per giunta è afflitto dalla
sindrome di Tourette, rara malattia che combina una serie di
vistosi tic fisici e comportamenti compulsivi con un linguaggio
sconnesso e convulso. Lui e altri tre ragazzi diventano gli Uomini
di Minna e agiscono sotto la copertura di un’agenzia investigativa
con servizio di noleggio Limousine annesso. Un giorno Minna viene
trovato in un cassonetto, pugnalato da un misterioso aggressore, di
cui, morente, non vuole svelare il nome. Così Lionel, pur dovendo
fare i conti con la sua Tourette e con un amore impossibile, si
trasforma in investigatore, vero stavolta.”
Tutti ci aspettavamo, all’alba del
progetto sui Vendicatori, che Edward Norton
sarebbe tornato nel ruolo dell’incredibile Hulk. Così non è stato,
dal momento che le trattative della Marvel con l’attore non sono andate
a buon fine. Il ruolo è passato quindi a Mark
Ruffalo, che come ormai tutti sanno e hanno visto, ha
fatto un ottimo lavoro nel doppio ruolo di Bruce Banner/Hulk.
Al Festival
di Cannes, dove Norton è arrivato per presentare il
film d’apertura Moonrise Kingdom di Wes Anderson, è stato chiesto
all’attore cosa pensasse della performance de collega nel film, e
Edward molto diplomaticamente ha risposto: Mark è come
un fratello per me. Ha due figli e sono contento che stia avendo
questo bel momento con loro.
Sul suo ultimo film invece l’attore ha dettodi non aver ancora
visto, semplicemente perchè “non è molto importante per me”. Non
c’è che dire, Norton conserva sempre la sua nomea (fondata?) di
personaggio non propriamente simpatico.
Il regista Tim
Burton ha da sempre abituato i suoi spettatori a
confrontarsi con delle fiabe, racconti fantastici dove anche
l’impossibile diventa realtà. Grazie ad Edward mani
diforbice, uno dei suoi titoli
più apprezzati e celebrati di tutta la sua carriera, egli ci svela
così l’origine della neve, dando vita ad una storia ricca di
poesia, emozioni e riferimenti all’immaginario culturale di cui da
sempre Burton fa sfoggio. Racconto senza tempo sul diverso e sulle
tante sfumature dell’amore, il titolo del 1990 è tutt’oggi l’opera
che più di ogni altra incarna la poetica del regista originario
della grigia Burbank.
L’idea per tale film è infatti da
ritrovarsi nell’infanzia del regista. Questi era infatti solito dar
vita ad una serie di cupi disegni per esternare i propri sentimenti
di isolamento e di incapacità di comunicare con quanti intorno a
lui. Nel film si può infatti ritrovare la figura dell’emarginato,
ricorrente nel cinema di Burton, contrapposta alla colorata ma
bigotta popolazione del sobborgo dove si svolgono le vicende.
Attraverso l’uso di colori, cliché e uno stile volutamente retrò,
il regista dà così vita alle sue creature, riuscendo ad infondere
in esse sentimenti estremamente personali e a renderli
universali.
Acclamato dalla critica e dal
pubblico, Edward mani di forbice arrivò ad un incasso
complessivo di circa 86 milioni di dollari a fronte di un budget di
20 milioni. Nell’opera si possono poi ritrovare innumerevoli
riferimenti, i più evidenti dei quali rimandano ad opere come
Frankenstein e La bella e la bestia. Prima di
gettarsi in una nuova visione del film, può senz’altro essere utile
approfondire alcuni dei principali aspetti del film. Dalla
trama al cast di attori, passando
infine per la colonna sonora e alcune delle
frasi più belle del film. Proseguendo qui nella
lettura sarà possibile ritrovare tutto ciò, come anche le
principali piattaforme streaming dove poter
ritrovare il film.
Edward mani di forbice: la trama
del film
La storia si svolge in un ridente e
colorato quartiere di periferia, a cui si contrappone un tetro e
tenebroso castello. Qui, da orma troppo tempo, vive in completa
solitudine il giovane Edward, creatura quasi umana, la cui
imperfezione lo costringe ad isolarsi dal resto del mondo, timoroso
di affacciarsi ad una società poco incline ad accettarlo. Edward,
ha infatti delle forbici per mani, a causa della prematura morte
del suo creatore. Scoperto però dalla gentile Peggy, rappresentante
Avon alla disperata ricerca di clienti, Edward si troverà ora per
la prima volta a lasciare quel tetro ambiente, trovando ospitalità
nella cittadina fino a quel momento temuta.
Qui egli sviluppa una straordinaria
capacità creativa che gli varrà un’iniziale amicizia dell’intero
vicinato. La grande voglia di Edward di conoscere una realtà
diversa da quella sino ad allora vissuta non basterà però perché il
quartiere si liberi definitivamente di quei pregiudizi tanto temuti
dal giovane. Ben presto, infatti, egli sarà costretto a rapportarsi
e scontrarsi con il bigottismo e l’ipocrisia, a causa dei quali si
sentirà sempre più smarrito. Per sua fortuna a rassicurarlo ci sarà
la bella figlia di Peggy, Kim, grazie alla quale Edward scoprirà
l’esistenza di un sentimento mai conosciuto prima: l’amore.
Edward mani di forbice: il cast del
film
Per dar vita al personaggio di
Edward così come Burton l’aveva immaginato, era necessario trovare
l’attore che meglio di chiunque altro avrebbe potuto vestire quei
panni. Inizialmente la Fox propose Tom
Cruise per la parte, ma il regista non era convinto.
Egli preferì invece assegnare il ruolo a Johnny
Depp, all’epoca noto come sex-symbol. L’attore era
infatti in cerca di un personaggio con cui potersi togliere
quest’etichetta, e lo trovò in Edward. Affascinato dal ruolo, Depp
iniziò a guardare numerosi film di Charlie Chaplin, studiando i
modi per poter comunicare emozioni senza l’uso di dialoghi. Il film
in questione ha rappresentato la prima di tante collaborazioni tra
l’attore e Burton.
Accanto a lui nel film si ritrova
poi Winona
Ryder nei panni di Kim. L’attrice raccontò in seguito
di aver fatto molta fatica a calarsi nei panni di questa, essendo
un personalità completamente diversa dalla sua. Secondo l’attrice,
le ragazze come Kim erano quelle con cui aveva a lungo avuto
problemi durante l’adolescenza. L’attrice Dianne
West dà invece vita a Peggy, madre di Kim e colei che
aiuta Edward ad uscire dal suo tetro castello. Questa fu da subito
una grande sostenitrice del progetto, e secondo Burton fu proprio
grazie a lei che questo riuscì a prendere vita. Una volta che la
West accettò la propria parte, diversi altri attori mostrarono
interesse nei confronti del film.
L’oggi premio Oscar Alan
Arkin è invece presente nei panni di Bill Boggs,
marito di Peggy e padre di Kim. Questo ammise in seguito di aver
faticato a comprendere il progetto, ma di essere rimasto entusiasta
dalla fantasia di Burton. L’attrice Kathy Baker
recita qui in uno dei suoi primi ruoli comici grazie a Joyce, la
vicina di Peggy che tenta di sedurre Edward. Anthony
Michael Hall ha invece ricoperto il personaggio di Jim,
violento fidanzato di Kim. Infine, Vincent Price,
da sempre idolo di Burton, compare nei panni dello scienziato che
dà vita ad Edward. Questo è stato per lui l’ultimo ruolo della sua
carriera, in quanto venuto poi a mancare nel 1993.
Edward mani di forbice: i costumi e
la colonna sonora
Le iconiche mani di Edward furono
disegnate da Stan Winston, il re del trucco e
degli effetti speciali famoso per aver lavorato a Terminator,
Jurassic Park e Alien. Fu Winston a decidere di usare
delle vere forbici per le dita di Edward. Quando Winston mostrò i
primi schizzi a Burton, a quanto pare lui disse: ”Non pensavo che
avrebbe davvero avuto dita di forbice. Pensavo sarebbero stati
solamente lunghi e affilati pezzi di metallo che non erano stati
finiti, ma così è molto meglio!” In seguito, Winston collaborò
ancora con il regista, per Batman – Il ritorno e Big Fish. Il look
del personaggio è invece ispirato a Robert Smith,
frontman del gruppo post-punk The Cure, e venne
realizzato da Ve Neill. Winston e Neill ottennero
poi una nomination all’Oscar.
Edward mani di forbice
rappresenta inoltre uno dei punti più alti della collaborazione di
Burton con il celebre compositore Danny Elfman.
Quest’ultimo ha più volte citato il lavoro svolto per tale film
come il suo più personale e favorito, nonché uno dei più difficili
a cui si sia mai dedicato. Per questo egli sviluppo tre temi
principali, indicati come il “Tema Principale”, il “Tema
Emozionale”, e il “Ballo di Ghiaccio”. Quest’ultima è la
composizione più riconoscibile, nonché quella che ha in seguito
caratterizzato maggiormente il film e la memoria che se ne ha.
Elfman raccontò infine di essere rimasto particolarmente intristito
dalla fine della lavorazione, desiderando poter ulteriormente
esplorare quel mondo narrativo e le sue musiche.
Edward mani di forbice: le frasi,
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Edward
mani di forbice grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il
film è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Disney+ e Amazon Prime Video Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 24
dicembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Edward mani di forbice
è un film memorabile non solo per i personaggi, per l’atmosfera,
per l’estetica inconfondibile, ma anche per alcune frasi
memorabili.
Non mi ha finito. (Edward)
“Come fai a sapere che lui è ancora vivo?” “Non lo so, non ne sono sicura ma io credo che lo sia. Vedi,
prima che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta,
ma dopo il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non
credo che nevicherebbe così. A volte può vedermi ancora ballare tra
quei fiocchi”. (Kim)
“Stringimi.” “Non posso…” (Kim e Edward)
Morì, prima di finire l’uomo da lui creato. (Kim)
“Allora perché lo hai fatto?” “Perché me lo hai chiesto tu.” (Kim e Edward)
Il capolavoro di Tim Burton ha ormai quasi trent’anni, ma gli amanti del
regista di tutto il mondo lo amano ancora con tutto il cuore. Un
film di grande tenerezza, grande umorismo, e anche grande oscurità,
Edward mani di forbice è diventato un classico del cinema
recente.
Cosa non sapete sul film? Ecco
dieci curiosità su Edward mani di forbice.
Edward mani di forbice:
trailer
Edward mani di forbice, film
e curiosità
1. Gli studios volevano Tom
Cruise per il ruolo di Edward. Dopo il successo di
Batman del 1989, la 20th Century Fox
decise di rischiare con la piccola favola suburbana di Edward
mani di forbice, ma volevano che fosse una star di rilievo ad
interpretare il protagonista. In particolare, volevano Tom Cruise, che allora stava godendo di un particolare
periodo di gloria dopo il successo di Rain Man – L’uomo della
pioggia.Tim Burton ebbe una conversazione con Tom Cruise, sul quale disse poi che “era interessante,
ma credo che le cose siano andate per il meglio” dopo aver scelto
Johnny Depp. “Alla fine
dell’incontro mi sentivo così, e credo di averlo detto anche a lui:
‘è bello avere tante domande sul personaggio, ma o lo fai o non lo
fai’”.
2. Gli studios erano preoccupati
per l’aspetto di Edward mani di forbice. Prima dell’uscita del
film, gli studios erano preoccupati del fatto che il potenziale
pubblico avrebbe risposto male all’apparizione di Edward, il cui
aspetto e look erano così diversi da quelli per cui Johnny Depp era conosciuto. Per questo motivo,
cercarono di impedite l’uscita di alcune foto dell’intero cast
prima dell’uscita del film.
3. Il quartiere di Edward
mani di forbice esiste davvero. Mentre è ispirato a
Burbank, California, ovvero la città natale di Tim Burton, il film fu girato in un
luogo reale vicino a Tampa, in Florida. Il designer di produzione,
Bo Welch, preparò le case della cittadina dipingendo ogni casa di
un colore pastello. Durante i lavori, alcuni dei residenti erano
ancora nella loro casa. “Inizialmente la cosa non gli piacque, ma
credo che poi si abituarono. Lo rese un posto più divertente”.
4. Per Johnny Depp,
Edward mani di forbice fu la prima collaborazione con Tim
Burton.
Tim Burton avrebbe preferito un attore sconosciuto per la
parte di Edward, ma decise di fare un compromesso e scegliere
Johnny Depp, il quale al tempo era l’idolo dei
teenager soprattutto grazie ai suoi ruoli televisivi. “Non lo
conoscevo davvero” ha raccontato, “non avevo visto lo show nel
quale aveva recitato (21
Jump Street), ma credo di aver visto una sua foto da
qualche parte”. Il film è stata la prima delle loro tantissime
collaborazioni.
5. Johnny Depp ha ripreso il
ruolo di Edward mani di forbice in un’occasione. Fu per
Seth MacFarlane ne I Griffin, in un episodio del 2012 dal
titolo Crisi di mezza età.
6. C’è un fossile che porta il
nome di Johnny Depp, grazie a Edward mani di forbice.
Nel 2013, un fossile vecchio 505 milioni di anni fu chiamato
Kooteninchela Deppi, proprio in onore di Johnny Depp. Come mai? “Quando vidi per la
prima volta le paia di artigli isolati nei fossili di questa
specie, non fui capace di fare a meno di pensare a Edward mani
di forbice” ha raccontato il paleontologo Dr. David Legg, “In
realtà, sono anche un fan di Johnny Depp, e quindi, quale occasione
migliore per onorarlo che immortalarlo come un’antica creatura che
una volta solcava i mari?”.
Gli attori di Edward mani di
forbice
7. Winona Ryder non si
immedesimava con il proprio personaggio in Edward mani di
forbice. Tra gli attori di Edward mani di forbice
c’è una giovanissima Winona Ryder, che interpreta la bionda cheerleader Kim.
Il personaggio, però, era molto diverso da lei, e dal personaggio
che Winona Ryder aveva interpretato nel precedente film di
Tim Burton, Beetlejuice. E a Tim Burton, questa cosa piaceva: “Pensai che l’idea di
lei nei panni di una cheerleader, con una parrucca bionda, fosse
molto divertente” ha raccontato, “Non si identificava con il
personaggio. (…) A scuola, lei stessa veniva torturata da
persone come quella. Fu così divertente. Ridevo ogni giorno, quando
la vedevo arrivare sul set con questo piccolo costume da
cheerleader e una parrucca bionda da Hayley Mills. Sembrava
Bambi”.
8. Il film esiste in parte
grazie a Dianne West. Se siete tra gli amanti il film, dovete
ringraziare uno degli attori di Edward mani di forbice,
ovvero Dianne West. Infatti, non contribuì al film solamente con la
propria performance meravigliosa, ma fu anche la prima persona a
leggere la sceneggiatura, e una sostenitrice instancabile del film.
Burton ha raccontato: “Lei era così rispettata, che una volta che
lei approvò il film, altri mostrarono interesse immediatamente. In
molti modi, lei è stata il mio angelo custode”.
9. Il film permise a Tim Burton
di lavorare con uno dei suoi eroi. Tra gli attori di Edward
mani di forbice, c’è anche uno degli eroi di sempre di Tim Burton, ovvero Vincent Price. Il re
dell’horror, nel film ha interpretato il creatore/padre di Edward.
Dopo la fine delle riprese del film, Tim Burtoncominciò ad intervistare Price per un
documentario dal titolo Conversations with Vincent, che però
fu interrotto nel 1993 a causa della morte dell’attore.
Il costume di Edward mani di
forbice
10. Stan Winston ha
realizzato le mani del costume di Edward mani di
forbice. Le iconiche mani di Edward furono disegnate da
Stan Winston, il re del trucco e degli effetti speciali famoso per
aver lavorato a Terminator, Jurassic Park e
Alien. Fu Winston a decidere di usare delle vere forbici
per le dita di Edward. Quando Winston mostrò i primi schizzi a
Tim Burton, a quanto pare lui disse: ”Non pensavo che
avrebbe davvero avuto dita di forbice. Pensavo sarebbero stati
solamente lunghi e affilati pezzi di metallo che non erano stati
finiti, ma così è molto meglio!” In seguito, Winston collaborò
ancora con il regista, per
Batman – Il ritorno e Big Fish.
Edward mani di forbice:
frasi
Edward mani di
forbice è un film memorabile non solo per i personaggi, per
l’atmosfera, per l’estetica inconfondibile, ma anche per alcune
frasi memorabili.
Ecco le migliori frasi di
Edward mani di forbice:
Non mi ha finito. (Edward)
“Come fai a sapere che lui è ancora vivo?”
“Non lo so , non ne sono sicura ma io credo che lo sia. Vedi, prima
che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo
il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non credo che
nevicherebbe così. A volte può vedermi ancora ballare tra quei
fiocchi”. (Kim)
“Stringimi.”
“Non posso…” (Kim e Edward)
Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei un
handicappato.
Morì, prima di finire l’ uomo da lui creato. (Kim)
“Allora perché lo hai fatto?”
“Perché me lo hai chiesto tu.” (Kim e Edward)
Edward mani di forbice:
streaming
Dove trovare Edward mani di
forbice in streaming in italiano? Edward mani di
forbice è ora in streaming su Disney+, nonché disponibile per il
noleggio e l’acquisto su diverse piattaforme, tra cui Rakuten TV,
Chili Cinema, Prime video e iTunes.
Edward mani di
forbice è il film del 1990 di Tim Burton
con protagonisti nel cast Johnny Depp, Winona Ryder, Dianne
Wiest, Alar Arking e Vincent
Prince.
Anno: 1990
Regia: Tim
Burton
Cast: Johnny Depp
(Edward); Winona Ryder (Kim Boggs); Dianne Wiest (Peggy Boggs);
Alan Arkin (Bill Boggs); Robert Oliveri (Kevin Boggs); Anthony
Michael Hall (Jim); Vincent Prince (l’inventore).
Trama: Ad un ridente e colorato quartiere si
contrappone un tetro e tenebroso castello dove da troppo
tempo ormai vive in completa solitudine il giovane Edward, creatura
quasi umana, la cui imperfezione lo costringe ad isolarsi dal resto
del mondo, timoroso di affacciarsi ad una società poco incline ad
accettarlo.
Edward, che per mani ha delle
forbici a causa della prematura morte del suo creatore, sviluppa
così una straordinaria capacità creativa che grazie alla premura e
alla generosità di Peg, rappresentante Avon alla disperata ricerca
di clienti, varrà l’amicizia dell’intero vicinato. Il coraggio di
questa donna e la voglia di Edward di conoscere una realtà diversa
da quella sino ad allora vissuta non basteranno pero perché il
quartiere si liberi definitivamente di quei pregiudizi di cui tanto
paventava il giovane, costretto a rapportarsi con un bigottismo ed
una ipocrisia a causa dei quali preferirà tornare alla sua cara e
fedele solitudine.
Edward mani di forbice, il film la
cui favola romantica ha emozionato milioni di persone
Analisi: Per molti il lavoro in assoluto più
autobiografico di questo eccentrico ed eccelso regista, per altri
un film il cui genere fantasy la dice lunga sulla possibilità di
auspicare ad un buon riscontro al box office, per il cui confronto
con altre pellicole cinematografiche ci si aspetti lo sviluppo di
un tema lontano dal fiabesco, per altri ancora il delicato
tentativo di Tim Burton di trasferire quanto di più
essenziale nonché prezioso nella vita di ciascuno di noi in cento
minuti raccontati con una leggerezza straordinaria. Perché ai tanti
cimentatesi in Edward mani di forbice non passa
certamente in sordina il messaggio che il regista ha voluto far
trapelare, sebbene in maniera curiosa e tipica di chi delle proprie
pellicole ne ha fatto sempre motivo di grande riflessione morale:
la diversità sociale e la forsennata ricerca di una perfezione
stereotipata e omologante.
Con Edward mani di
forbice Tim Burton sperimenta il suo primo lungometraggio
da “solista”, fondando la
Tim Burton Productions in collaborazione con la Fox;
il tema, reduce da bozzetti che l’hanno ispirato tra i banchi di
scuola, testimonia la grande sensibilità di un uomo intento a
render protagonisti nei suoi lavori coloro che nella vita
protagonisti non sono affatto. Il diverso viene percepito e
rappresentato come unica variante alla piattezza e alla paranoica
vita dell’ammasso sociale, intrappolato nella propria
abitudinarietà fatta di banali e insignificanti certezze, in
uno sfondo di drammatica ipocrisia.
In Edward, magnificamente
interpretato da un favoloso Johnny Depp la cui partecipazione varrà un
sodalizio con il regista che ad oggi conta ben sei film da
protagonista, è facile cogliere quello spirito pop e reazionario
che fanno di Tim Burton un regista assolutamente esclusivo,
lontano dai tradizionali schemi hollywoodiani. La sua penna è
assolutamente inconfondibile sia come sceneggiatore che come
regista e in ciascuno dei suoi capolavori firma quell’universo che
gli è tanto caro, fatto di nobili sentimenti, sebbene coltivati
nella propria interiorità e difficilmente condivisi con il resto
del mondo. Il cinema di Tim Burton racconta proprio questo, il mondo
introverso che è proprio di ciascuno di noi e lo fa con una
semplicità ingannevolmente subdola ed infantile, scegliendo
quell’atmosfera favolistica troppo semplice da criticare, ma
effettivamente la sola in grado di far volare chiunque entri nei
suoi personaggi, purché mossi da un animo sensibile e sognante.
I
contrasti cromatrici che si ravvisano costituiscono il filtro di
cui si avvale Burton per rappresentare la favola della diversità
sociale, la cui essenzialità, che si colora di sgargianti tinte
pastello, e la spigliatezza del quartiere, estremizzato da strade
deserte e aridi giardini privi di qualsiasi connotato naturale, si
oppongono ad un castello tetro e opprimente il cui aspetto poco
rassicurante ne costituisce però solo un ingannevole facciata,
dietro la quale si nasconde un meraviglioso giardino, lontano dagli
schemi convenzionali tipici del qualunquismo di massa.
Dunque il genio incompreso per
antonomasia, percepito dal resto della società come un fenomeno da
baraccone, la cui artisticità sembra sconvolgere positivamente i
fanatici buonisti, allegoria della società dei consumi dai tipici
tratti statunitensi. La metafora delle forbici, causa
dell’isolamento di Edward, si plasma in dono meraviglioso percepito
come tale dal momento in cui la società alla quale il giovane si
affaccia si spoglia della diffidenza verso il diverso, cogliendone
quei tratti per i quali si è in grado di nutrire affetto.
Ma la curiosità tollerante per il
nuovo ha breve durata e il nichilismo e la scaltrezza del popolino
alla fine prevalgono. L’animo gentile e l’ingenuità pura di Edward
non riescono infatti a scalfire il resto della collettività,
incapace di andare oltre quella corazza fatta di tratti e connotati
troppo distanti dagli stereotipi in voga in quegli anni, simbolo di
una spaventosa involuzione umana. Non è un caso che il solo a
mostrare comprensione e affatto nei confronti di Edward sia
l’agente di colore, unico tra l’altro tra gli inconfondibili
“bianchi” , icona della diversità per eccellenza, come a dire tra
diversi ci si capisce e ci sostiene.
La
musica, a cura dell’amico Danny Elfman, precede in
simbiosi con l’aspetto favolistico del film, attraverso la
riproduzione di modulazioni che riecheggiano suoni gradevoli e
sognanti, in grado di proiettare chiunque l’ascolti nella propria
lontana o vicina infanzia. Sebbene l’aspetto musicale non pervada
totalmente la pellicola, questa ne costituisce certamente un
elemento fondamentale che accompagna quelle scene la cui portata
morale si intensifica.
Edward mani di forbice è un
capolavoro che conferma la grandiosità di un regista profondamente
attento alle tematiche sociali, alternativamente rappresentate
attraverso un forte e predominante aspetto anticonformista, un film
che lascia il segno della sua rilevante portata riflessiva: questo
Edward mani di forbici di Tim
Burton.
Edward Mani di Forbice, il capolavoro di Tim Burton del 1990, è da oggi disponibile su
Disney+, la piattaforma di streaming della
Casa di Topolino che ha debuttato in Italia lo scorso 24 marzo.
Prima collaborazione tra il visionario regista e la star Johnny Depp (ce ne sarebbero state altre 8!),
il film è una stupenda favola nera che esagera e al tempo stesso
sdogana, attraverso quell’inconfondibile stile burtoniano,
gli stereotipi dell’amore, della diversità e del sobborgo
americano.
Spesso citato come il miglior film
di Tim Burton, ecco una serie di interessanti
curiosità che forse non sapevi su
Edward Mani di Forbice:
Edward Mani di Forbice: quello che non sai sul film
L’idea per il film è stata ispirata
da un disegno che Tim Burton aveva fatto quando era
adolescente. Il disegno raffigurava un uomo magro e solenne con
lunghe lame affilate al posto delle dita. Burton ha dichiarato più
volte di essere spesso solo e di avere difficoltà a stringere
amicizie: “Ho la sensazione che la gente abbia voglia di
lasciarmi in pace per qualche assurdo motivo… ma non so esattamente
perché.”
Johnny Depp era determinato ad ottenere la
parte e ad immergersi totalmente nel personaggio. L’attore voleva
sentire ciò che Edward provava realmente. Arriverò a perdere 25 kg
per meglio entrare nel ruolo e rifiutò l’utilizzo di refrigeratori
durante le riprese, nonostante il costume attillato emanasse un
forte calore. L’attore rivelò di aver pianto come un bambino dopo
aver letto la sceneggiatura per la prima volta.
Winona Ryder decise di non partecipare a
Il padrino – Parte III di
Francis Ford Coppola pur di prendere parte al film di Burton.
Secondo le voci, sarebbe stato lo stesso Johnny Depp a convincerla
a scegliere Edward al posto del capitolo finale della saga
sulla famiglia Corleone.
Edward Mani di Forbice: quello che non sai sul film
Il personaggio dell’Inventore è
stato creato appositamente per Vincent Price. In
origine il personaggio avrebbe dovuto avere un ruolo molto più
ampio, ma all’epoca delle riprese il leggendario attore era
gravemente malato, così le sue scene vennero drasticamente ridotte.
Tim Burton intitolò il suo primo cortometraggio del 1982,
“Vincent”, in suo onore, nel quale l’attore è voce
narrante.
Tom Cruise,
Jim Carrey e Robert Downey Jr. vennero tutti considerati
per il ruolo di Edward. Si mormora che all’epoca anche
Michael Jackson fosse interessato alla parte.
Cionostante, Depp è sempre stato la prima scelta di Burton:
all’epoca l’attore era noto soprattutto per la serie tv 21 Jump
Street. Per meglio prepararsi alla parte, Deep ha guardato
numerosi film di Charlie Chaplin, nella speranza di carpire al
meglio come veicolare emozioni senza alcun dialogo.
Edward Mani di Forbice: quello che non sai sul film
Tim Burton ha detto che
Edward mani di forbice non è il suo più
grande film, ma è il suo film preferito tra tutti quelli che ha
realizzato, e che la colonna sonora, opera di Danny
Elfman, è la sua preferita di tutte.
Il personaggio di Peggy Boggs
interpretato da Dianne Wiest è basato sulla mamma
di Caroline Thompson, sceneggiatrice del film, la quale era solita
ospitare estranei in casa propria. I personaggi dei vicini sono
tutti basati su persone reali con le quali la Thompson è cresciuta
durante la sua infanzia.
All’inizio del film, quando Edward
arriva in città, è possibile vedere un ragazzino biondo correre nel
vicinato. Quel ragazzino è Nick
Carter, membro dei Backstreet Boys.
Nonostante non venga accreditato nel film, lo stesso Carter ha
confermato la cosa in diverse interviste.
Edward Mani di Forbice: quello che non sai sul film
I capelli del personaggio di Edward
si ispirato al look di Robert Smith, il leader dei
The Cure (addirittura, Burton chiese al rocker di
curare le musiche del film, ma lo stesso rifiutò). Le mani del
personaggio, invece, sono state ideate da Stan
Winston, mago degli effetti speciali, celebre per film
come Aliens, Terminator e Jurassic Park:
per realizzarle, sono state usate vere forbici e vere cesoie.
Winston e Buron tornarono a lavorare insieme per
Batman – Il ritorno e Big Fish.
Nel 1989, sul set del film, Johnny Depp e Winona Ryder si innamorano:
ufficializzarono la loro relazione nel 1990, anno di uscita della
pellicola. La loro storia durò film al 1993. L’attore
le aveva anche dedicato un tatuaggio con scritto “Winona
Forever” (“Winona per sempre”), poi modificato in “Wino
Forever” (“Alcolizzato per sempre) dopo la loro
rottura.
Edward Mani di Forbice: quello che non sai sul film
La produzione era molto preoccupata
per il costume di Edward, che secondo alcuni ricordava troppo
Pinhead, il protagonista della saga horror Hellraiser,e avrebbe potuto
spaventare il pubblico. Per questo motivo, fu tenuta all’oscuro per
ciò che riguardava l’aspetto di Edward, divenuto oggi assolutamente
iconico, continuando a garantire introiti grazie al merchandising
ispirato al personaggio.
La sceneggiatrice del film, Caroline
Thompson, ha dichiarato di essersi ispirata in parte anche al suo
cane per costruire il personaggio di Edward: “Edward era basato
su Tim. È una sorta di lettera d’amore verso lo stesso Tim, ma
molte delle sue caratteristiche erano basate anche sul mio cane, un
meraviglioso Border Collie femmina che avevo quando andavo al
college.”
Anche se Edward Mani di
Forbice è ambientato in Florida, il film presenta una
forte connessione con la città di New York: le bellissime sculture
ricavate dalle aiuole dei giardini e concepite da Edward sono state
realizzate con delle strutture di filo in metallo. Dopo la fine
delle riprese, il “Tavern On The Green” di Central Park le acquistò
per decorare il ristorante.
Edward James Olmos (The Green Hornet)
sale a bordo del progetto 2 Guns, crime drama affidato al regista
islandese Baltasar Kormakur (Contraband) e alla penna di
Terminator 2 – Il giorno del giudizio ha
segnato il debutto di Edward Furlong come attore
nel 1991, rendendolo immediatamente una celebrità. Anche se nessuno
dei suoi film successivi ha mai raggiunto lo stesso livello di
acclamazione della cultura pop, Edward Furlong è rimasto nel cuore
dei fan per la sua interpretazione del giovane John Connor, che si
è rivelata una performance quasi senza tempo e iconica per un
attore bambino. Furlong ha anche parlato dei suoi problemi di
sobrietà in passato e ora, in una nuova intervista, ha rivelato
come i suoi problemi con le droghe gli siano costati il ritorno al
ruolo che lo ha reso famoso.
Intervenendo al podcast Inside of You with Michael Rosenbaum, Furlong ha
infatti parlato del fatto che era previsto il suo ritorno nel ruolo
di John Connor in Terminator 3: Macchine ribelli
del 2003. L’attore ha rivelato che non solo aveva la parte ed era
destinato a tornare, ma che era sulla buona strada per ricevere
un’importante retribuzione. Il tutto, però, è poi sfumato. “La
più grande delusione è stata quando ho perso Terminator 3. Oh mio
Dio, amico. Quanta droga c’è stata nella mia vita. Ed era nel
contratto, dicevano: “Vogliamo che tu non faccia uso di droghe”.
Come vuoi, firmai una clausola nel contratto: niente droghe… Ed è
stato un ottimo accordo“.
“Era il miglior accordo che
avessi mai ottenuto in vita mia. Per T3 erano un sacco di soldi,
milioni. Non avevo mai fatto tutti quei soldi, così ho chiamato i
miei amici e ho detto: “Ragazzi, ho appena firmato questo contratto
fottutamente fantastico, andremo in discoteca, ci faremo un bel po’
di coca e… basta. Questa è la fine, amico, lo faremo, cazzo“.
Tuttavia, racconta Furlong, proprio quel festeggiamento ha preso
una brutta piega quando andò in overdose e con il diffondersi di
questa notizia la produzione decise di rescindere il contratto.
“La notizia è arrivata al
telegiornale e, ovviamente, i produttori hanno detto: ‘Sì, sai, hai
perso il film. Non lo faremo con te”. E così è stato. E io ho
pensato: “Mi dispiace tanto, oh mio Dio”, ma non importava. Avevo
appena firmato un contratto che diceva questo. Non so cosa fosse. È
stata la peggior fortuna o forse la migliore… Ero già su una
traiettoria discendente per molti aspetti, quindi forse se avessi
avuto quella fortuna sarebbe stato peggio“. Edward Furlong
tuttavia, è poi tornato a vestire brevemente i panni di John Connor
in
Terminator: Destino Oscuro, anche le sue sembianze e
la sua voce sono state ricreate per apparire come negli eventi di
Terminator 2 – Il giorno del
giudizio.
Gabriele
Salvatores torna al cinema con Educazione
Siberiana, una storia di formazione, cambiamento e
transizione. Un conflitto tra vecchio e nuovo, volontà di restare
contro volontà di andare, una storia che nasconde tutta la sua
potenza nell’universalità che racconta e che restituisce con grande
efficacia sullo schermo.
Educazione
Siberiana è un’educazione criminale, insegna ai giovani a
diventare veri e propri criminali secondo un rigido schema di
regole che paradossalmente sono anche condivisibili, in parte, con
il comune senso di rispetto, fede e vivere civile in piccole
comunità legate da stretti rapporti di appartenenza. In questo
ambiente così rigido ma anche rassicurante, nonostante siamo nella
Russia comunista di fine anni ’80, crescono Gagarin e Kolima, due
giovani “criminali” che verranno separati da piccoli per poi
ritrovarsi cresciuti, cambiati e liberi in una Russia libera dal
regime. Conflitti e orientamenti diversi separeranno i due giovani,
fino alla resa finale dei conti, dettata proprio dalle leggi di
quelle “educazione” che hanno ricevuto da ragazzi.
Educazione
Siberiana, tratto dall’omonimo romanzo parzialmente
autobiografico di Nicolai Lilin, è un film molto
interessante, che si basa su una solida ricostruzione storica e
scenografica, mettendo al centro della vicenda i sentimenti
universali che i protagonisti vivono in un particolare momento
storico che va dal 1985 al 1995. Dieci anni che hanno cambiato il
profilo socio politico del Mondo, e che per la Russia in
particolare hanno significato l’apertura ad un mondo che per oltre
30 anni è rimasto fuori.
La costruzione del racconto, il
montaggio, utilizzo della musica e la presenza di un cast
internazionale fanno del film di Salvatores un prodotto europeo,
esportabile e soprattutto godibile, segno che nelle giuste mani
anche il cinema italiano può essere ancora considerato di alto
livello. Trai nomi di spicco nel film troviamo una coppia di grandi
attori: il primo è John Malkovich che interpreta il maestro,
colui che è depositario del sapere e delle regole da rispettare, e
come al solito l’attore offre una grande interpretazione, aiutato
anche dal suo grande carisma sullo schermo. Il secondo nome
importante è quello di Peter Stormare, che
nonostante abbia una grande carriera alle spalle fatta
principalmente di piccoli ruoli da caratterista, riesce sempre a
dare un tocco di grande personalità ai suoi personaggi, in questo
caso molto aiutato dal trucco. Accanto a loro ci sono tre giovani
attori Eleanor Tomlinson, Vilius Tumalavicius e
Arnas Fedaravicius che interpretano i
protagonisti: scelti ad hoc per i ruoli loro assegnati questi
ragazzi sono in grado di tenere testa ai mostri sacri con i quali
hanno condiviso il set.
Nel finale il ritmo del film perde
un po’ del suo mordente, accompagnandoci alla scena clou con una
dilatazione temporale che forse non ci saremmo aspettati, ma
Educazione Siberiana rimane un bellissimo
esempio di cinema italiano, che fa del montaggio di Massimo
Fiocchi un fondamentale veicolo di narrazione.
Poche ore fa il regista italiano
premio Oscar, Gabriele Salvatores, ha presentato
alla stampa romana il suo ultimo film,
Educazione Siberiana, tratto dall’omonimo romanzo
di Nicolai Lilin, presente in sala. Ad
accompagnare il regista erano presenti i giovani protagonisti del
film Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius e
Eleanor Tomlinson, inoltre guest star della
mattinata è stato John Malkovich, carismatico
attore che nel film interpreta Nonno Kuzja.
“Grazie a tutti quelli che
hanno lavorato al film – ha esordito Salvatores – C’è
dell’amore nella realizzazione di questo film, e per me è il
miogliore dei miei film, come ad un ultimo figlio a cui si vuole
sempre più bene. Credo molto nel fatto che il cinema italiano possa
diventare europeo e con questo film ne abbiamo dato prova, spero
che abbia un buon riscontro anche con il pubblico”.
Si è unito poi al discorso di
Salvatores anche Nicolai Lilin, scrittore del
romanzo, sottolineando che nulla di quanto ha scritto lui cerca
conferma nella storia e nei fatti realmente accaduti in quel
periodo in Russia, “la cosa importante nel mio approccio è
stata quella di raccontare una storia, partendo da alcuni elementi
che ho vissuto io. Ho raccontato una storia umana che può capitare
a chiunque, in qualunque posto. Il film è una rivisitazione di una
rivisitazione storica.”
–Per John Malkovich, il suo
personaggio è una guida peri giovani protagonisti, ha avuto dei
maestri nella sua vita? Come ha costruito il suo
personaggio?
JM: “Mi sono
attenuto al lavoro che c’era nella sceneggiatura, non sapevo molto
a riguardo della comunità rappresentata nel film e a volte non
capisco molto della preparazione per un ruolo, preferisco agire e
con la pratica imparo e capisco meglio. In genere mi aiutano molto
i costumi: in questo film cè una scena in una sauna in cui si
vedono i tatuaggi che il mio personaggio ha addosso e sono
importanti perché raccontano una storia, dicono qualcosa del
personaggio. Per quanto riguarda i miei maestri, ho avuto molti
insegnanti che mi hanno insegnato molte cose, ma anche colleghi da
cui ho imparato, sia più esperti di me che più giovani. Ho
diretto una compagni teatrale francese di giovani attori, e loro mi
hanno insegnato tantissime cose”.
-Per gli
sceneggiatori, che tipo di lavoro ha richiesto l’adattamento dal
romanzo?
Stefano Rulli:“E’ stato un piacere perché abbiamo lavorato su un libro carico
di emozioni e di personaggi, abbiamo scelto di fare del personaggio
di Gagarin un coprotagonista perché ci aiutava a scegliere una sola
linea narrativa, importante per il film, e sviluppare meglio il
personaggio di Kolima, il protagonista. Questo è conservatore,
legato agli insegnamenti e alla tradizione, l’altro invece vuole
rompere le regole e farsi trascinare dalla nuova teoria del
guadagno ad ogni costo. I due non trovano un punto di incontro, ma
alla fine abbiamo lasciato la possibilità di un
ricongiungimento.”
-Per Salvatores, il film
sembra incentrarsi sul cambiamento epocale che gli Stati Sovietici
hanno vissuto tra gli anni ’80 e ’90.
GS: “Trovo
affascinante il cambiamento, i personaggi crescono e con
loro cambia la situazione sociale e politica. Sono due cambiamenti
che si intrecciano. In Italia la più alta mortalità ce l’hanno
donne e giovani, io concepirei la pena di morte solo per chi fa del
male ai bambini, è come spazzare via il nostro futuro. Eppure la
mia generazione ne ha viste tante, pensate che il film esce il 28
febbraio, quando il Papa si dimette”.
Ai giovani attori chiediamo com’è
stato lavorare con un regista italiano per la prima volta. Nessuno
dei tre conosceva il grande lavoro di Salvatores, ma tutti sono
stati concordi nello scoprire quanto fosse interessante lavorare
con una tale personalità. Eleanor Tomlinson ha
detto di essersi sentita brillare in mezzo al film, mentre parole
più delicate sono state dette da Arnas
Fedaravicius: “Ho fatto delle ricerche e sono rimasto
sconvolto quando ho visto cosa ha fatto (Salvatores ndr). Sono una
persona emotiva, quindi direi che è stata un’esperienza mitica e
magica. Lui non ha bisogno di parlare, ma basta sentire per capirsi
sul set. Gli sono molto riconoscente per questa
opportunità.”
Anche Vilius
Tumalavicius ha spiegato com’è stato lavorare con
Salvatores: “Da quando ho cominciato a lavorare sul suo set
sono stato felice. Quando sbagli lui non ti sgrida, viene da te e
ti dice ‘fallo in modo diverso’, sa come dire le cose e lo fa in
privato, in modo che solo tu possa sentirlo e saperlo. Lo ringrazio
di cuore.”
-Per Salvatores, il film
ricorda le dinamiche di C’era una volta in America.
GS: “Il mio
maestro è stato il montatore di Pasolini e Leone, Nino Baragli,
qualcosa di lui mi è rimasto (ride).”
-Per Salvatores, ha
attraversato tanti generi, a 60 anni ancora ha
sogni da realizzare?
GS: “Se non
avessi più cambierei mestiere. I temi dei miei film sono sempre
riconoscibili, ma ho sempre preferito raccontarli in generi
diversi.”
Il film uscirà il prossimo 28
febbraio in più di 350 copie, è già stato comprato in molti Paesi e
si stanno contrattando ora le vendite in USA e Canada. Salvatores
ci ha congedati con una frase dal film, il precetto che secondo lui
potrebbe cambiare il mondo: “Un uomo non può possedere più di
quanto il suo cuore possa amare”.
Guarda l’intervista a
Gabriele Salvatores, il regista italiano racconta
il suo nuovo film
Educazione Siberiana con protagonista
Arnas Fedaravicius, Eleanor Tomlinson, Vilius
Tumalavicius ePeter
Stormare.
01 Distribution ha diffuso il
trailer di Educazione
Fisica, il nuovo film diretto da Stefano Cipani
con protagonisti Angela Finocchiaro,
Giovanna Mezzogiorno, Raffaella
Rea,
Sergio Rubini e Claudio Santamaria.
Educazione
Fisica è tratto dal testo teatrale La
Palestra di Giorgio Scianna, la
sceneggiatura è firmata da Damiano e Fabio
D’Innocenzo, a Fabio Cianchetti è
affidata la direzione della fotografia, la scenografia è di
Ivana Gargiulo mentre i costumi sono a cura di
Catia Dottori ed il montaggio di Jacopo
Quadri.
Educazione
Fisica è una coproduzione italo-polacca. Una
produzione Paco Cinematografica con Rai
Cinema in coproduzione con Agresywna
Banda, in collaborazione con Cinecittà
SpA. Il film sarà interamente girato presso il Teatro 8 di
Cinecittà.
I genitori di tre alunni vengono
convocati dalla preside di una scuola media di provincia: è
successo un fattaccio, di cui i loro figli sono i responsabili. Ma
è difficile da credere e da accettare. La palestra si trasforma in
un’aula di tribunale improvvisata, dove ha inizio un processo
feroce nel tentativo ostinato di smentire e nascondere la
verità.
Dopo il successo di critica e di
pubblico del suo primo film, Mio Fratello Rincorre i
Dinosauri, il regista Stefano Cipani torna
dietro la macchina da presa con Educazione
Fisica, opera interpretata da Angela
Finocchiaro, Giovanna Mezzogiorno,
Raffaella Rea,
Sergio Rubini e Claudio Santamaria.
Educazione
Fisica è tratto dal testo teatrale La
Palestra di Giorgio Scianna, la
sceneggiatura è firmata da Damiano e Fabio
D’Innocenzo, a Fabio Cianchetti è
affidata la direzione della fotografia, la scenografia è di
Ivana Gargiulo mentre i costumi sono a cura di
Catia Dottori ed il montaggio di Jacopo
Quadri.
Educazione
Fisica è una coproduzione italo-polacca. Una
produzione Paco Cinematografica con Rai
Cinema in coproduzione con Agresywna
Banda, in collaborazione con Cinecittà
SpA. Il film sarà interamente girato presso il Teatro 8 di
Cinecittà.
I produttori Isabella
Cocuzza e Arturo Paglia di Paco
Cinematografica hanno dichiarato: “Stefano Cipani è un autore
talentuoso e originale. Siamo fieri di sostenerlo ed accompagnarlo,
ancora una volta, nell’espressione della sua creatività in questo
nuovo ed ambizioso progetto”.
Nicola Maccanico,
Amministratore Delegato di Cinecittà SpA, ha aggiunto: “Siamo
in una stagione di ritorni al cinema, ma anche nei mesi precedenti
Cinecittà non ha mai smesso di produrre e accogliere nuove storie
di grandi autori, progetti internazionali, film indipendenti, serie
e show per la tv. Il nostro obiettivo, nei prossimi mesi, sarà
quello di continuare a farlo in modo e misura più ampi. Ci fa
particolarmente piacere ospitare un giovane talento come Stefano
Cipani e che la macchina produttiva sia guidata da soggetti di
esperienza come Arturo Paglia e Isabella Cocuzza per Paco,
accompagnata da un cast di interpreti molto amati dal pubblico. È
bello accogliere un progetto che unisce storie ed energie diverse,
che coniuga talenti, ricerca drammaturgica, esperienza, arte.
Vogliamo diventare la casa creativa di questi progetti con
l’ambizione di svolgere un ruolo centrale per l’industria
cinematografica italiana in modo da portare agli spettatori una
stagione di visioni, storie e spettacolo ancora più
ricca”.
Al suo secondo lungometraggio, in
seguito alla parentesi seriale Fedeltà, Stefano Cipani decide di cimentarsi in una
pellicola, Educazione
Fisica, che è adattamento cinematografico della pièce
teatrale di Giorgio Scianna, La palestra. È un
cinema da camera quello a cui si affida il
regista, il quale dispone le sue pedine all’interno di una palestra
scolastica cadente e nauseabonda, un po’ metafora del terribile
episodio avvenuto. Nel processo che segue dei genitori scontrarsi
con una difficile realtà riguardante i loro figli, è stato scelto
un parterre di attori di tutto rispetto, in cui spicca
Claudio Santamaria, che porta in scena il
personaggio più fastidioso – e sopra le righe – dell’interno
film.
L’intento di Cipani era quello di
far vivere sullo schermo un’esperienza quanto più vicina possibile
al suo pubblico, in cui scuola e responsabilità, strettamente
legate fra loro, sono fulcro ed espediente dell’interno discorso
narrativo. Scritto dai fratelli d’Innocenzo,
Educazione fisica è stato presentato alla
Festa del Cinema di Roma 2022, e arriva nelle
nostre sale dal 16 marzo.
Educazione Fisica, la trama
Franco (Claudio
Santamaria), Carmen (Raffaella Rea),
Rossella (Angela Finocchiaro) e Aldo (Sergio
Rubini), sono quattro genitori che un giorno vengono
convocati dalla preside, nella palestra della scuola media dei loro
figli, per discutere di una vicenda accaduta proprio nel plesso.
Una volta arrivati lì, la verità che si presenta loro davanti
diventa troppo difficile da digerire: i ragazzi sono stati
protagonisti di uno stupro di gruppo. Inizialmente scettici, dopo
aver avuto la prova schiacciante grazie a un video sul telefono,
cercheranno in ogni modo di insabbiarlo, accusando non solo la
dirigente di dire inesattezze, ma anche la vittima di essere stata
in realtà consenziente. Quello che andrà scatenandosi in seguito
sarà un tentativo, finito male, di fare finta che niente sia
realmente accaduto. Neppure la loro presenza lì.
Una storia dominata
dall’eccesso
Cosa faresti se tuo figlio venisse
stuprato? Solo la domanda basta a provocare un brivido. Questo tipo
di cronaca è spesso protagonista delle prime pagine dei notiziari,
i quali portano il più delle volte ad un pensiero comune: che
orrore. Un atto del genere sarebbe condannato da chiunque, con la
ricerca della giustizia da parte della vittima e dei suoi genitori.
Ora capovolgiamo la prospettiva. Cosa penserebbero i genitori degli
stupratori? Se fossero posti di fronte a una verità così estrema
quanto ripugnante? I fratelli d’Innocenzo per Educazione
fisica lavorano su una sceneggiatura che punta a una
doppia operazione: indagare prima e catturare poi le
reazioni di persone costrette a fronteggiare una scoperta di tale
portata. Per caricare l’atmosfera di tensione, a cui
contribuisce l’illuminazione fioca della messa in scena, le
ingabbiano in una fatiscente palestra scolastica, luogo in cui la
violenza è andata consumandosi. Ma alla fine, invece di avere una
piena drammaticità filmica, rigurgitano un’opera ambigua.
L’argomento proposto al pubblico
viene sciorinato attraverso dinamiche grottesche,
dialoghi eccessivi, comportamenti al limite
dell’assurdo, i quali nella cornice della storia stonano. La
pellicola cerca di fotografare l’imbarbarimento umano, declinato
nelle sue forme più aberranti, ma proprio per le caratteristiche di
cui si ammanta, scivola così tanto nella black comedy da essere
indigesto. Punta tutto sull’emotività dei suoi personaggi, ma non
li plasma con spessore. Ne deriva una fragilità strutturale
lampante, la quale li porta ad eccedere nei modi,
rendendoli incapaci di maneggiare il peso del film. L’opera ne
risente e, per il contenuto di cui si fa carico, deraglia già nel
primo atto. Le cause potrebbero riscontrarsi nella sua matrice
teatrale. L’esibizione da palcoscenico consente una performance
estrema (pensiamo ai toni smodati di Chi ha paura di Virginia
Woolf?), a differenza di quella cinematografica governata da
codici diversi, di cui bisogna tener conto per allestire un
racconto realistico.
In Educazione
Fisica sembra essere venuto meno tale passaggio, con la
conseguenza di aver portato sul grande schermo un prodotto ancora
retto da dettami teatrali. Ne fanno parte non solo le battute
irruente, ma anche l’impostazione scenica e la musica
extradiegetica piena di enfasi, la quale fatica ad aderire alle
sequenze di maggior pathos. Da qualsiasi angolazione si guardi, la
pellicola ci ricorda non solo la sua provenienza, ma quanto sia
arduo adattare cinematograficamente un abito cucito a regola d’arte
per il teatro.
I figli sono il riflesso dei
genitori
Seppur la nave di Educazione
Fisica non abbia attraccato al porto, una riflessione
sull’argomento esposto è comunque doverosa. Quello che descrive il
film di Cipani non è solo l’episodio di violenza o le bruttezze
dell’animo umano, ma il cattivo esempio che alcuni genitori si
trovano a dare ai propri figli senza accorgersene. Perché una buona
educazione impartita deve essere direttamente proporzionale al
comportamento di una madre o di un padre. Nell’opera è emblematico
il cambiamento dei genitori. Posti in una condizione critica, senza
alcuna via di fuga, mostrano la loro vera natura di squali. Proprio
come i loro figli, definiti innocenti e bambini, ma in verità
mostri. Ci si ritrova di fronte a persone che, per non sporcare la
loro immagine, prima negano e poi accusano la vittima.
Lo fanno anche dopo aver visto il
video incriminante con le lacrime agli occhi. Lacrime di chi sa di
aver sbagliato qualcosa, ma non vuole ammetterlo. Con questa
consapevolezza, continuano a seguire l’onda del “se l’è cercata”,
“è la sua parola contro la loro”, incapaci di prendersi le proprie
responsabilità. Rifiutano la verità per non doversi fare
un’esame di coscienza, confermandoci quanto i figli siano
riflesso e trasposizione reale dei genitori. Si incornicia un
quadro degli orrori che, purtroppo, sappiamo bene non essere fuori
dal comune. È una fetta di società egoista, quella di cui se ne fa
ritratto, la quale pur di non affrontare le proprie colpe sceglie
di condannare il prossimo. Una società dominata dal menefreghismo e
dal Dio denaro, impiegato per appropriarsi di qualsiasi cosa. Anche
del silenzio della vittima.
Quello che spaventa, quanto di
Educazione Fisica che di La palestra, è
l’essere dinanzi alla rappresentazione del mondo
d’oggi, là dove i personaggi coinvolti sono solo specchio
di un’umanità pregna di storture, la quale scivola nell’oscurità.
Che per quanto sia mal sciorinata nella pellicola, esiste. Possiamo
giudicarne la resa, l’impostazione narrativa, il suo essere
istrionica in recitazione e dialoghi. Ma usciti dalla sala il cuore
si è appesantito. Siamo stati spettatori di una grossa piaga
sociale: l’individualismo.
Al via dal 6 maggio a Rovereto la
terza edizione di Educa Immagine, il festival
dell’educazione ai media, nato nell’alveo di Educa e del Piano
cinema per la scuola di MiC e MI con la direzione artistica di
Trentino Film Commission e l’organizzazione di Consolida.
Come sempre anche questa edizione
sarà animata da proiezioni, laboratori e incontri con esperti
nazionali. Dal cinema a Tik Tok, dai reportage fotografici di
National Geographic a Instagram, dalla TV alle piattaforme: tante
saranno le tematiche su cui confrontarsi tutte organizzate con
l’obiettivo di sviluppare il pensiero critico e di diventare
cittadini consapevoli e attivi.
Tra i tanti eventi segnaliamo: il
laboratorio per docenti ed educatori “Educazione all’immagine: dal
cinema a Tik Tok”, i due focus “L’ho visto su Facebook:
l’informazione durante la prima guerra social” e “Professione
reporter: la fotografia ai tempi del web” con la giornalista
e photo-consultant Irene Alison e Marco Cattaneo direttore di
National Geographic Italia e Le Scienze, la serata dal titolo
“Scrittori di immagini: da Romanzo Criminale a oggi: l’evoluzione
delle serie tv in Italia” con il magistrato e scrittore Giancarlo
De Cataldo autore di Romanzo criminale, Suburra e di molti altri
libri divenuti best-seller, e con la sceneggiatrice Barbara
Petronio, una delle prime e più note showrunner italiane e infine
il focus per docenti, educatori e genitori “TV: istruzioni per
l’uso”.
Oltre alla collaborazione dei
partner di EDUCA e al sostegno della Cassa Rurale di AltoGarda e
Rovereto, Educa Immagine conta in questa edizione su nuovi e
importanti media partner: Rai Cultura, Mymovies.it e Dire Giovani.
Programma
Si inizia la mattina di venerdì 6
maggio con gli appuntamenti dedicati alle scuole: per gli alunni
della primaria la proiezione di Minuscule – La valle delle formiche
perdute per la regia di Thomas Szabo, Hélène Giraud, cui seguirà il
laboratorio di alfabetizzazione e analisi del
linguaggio cinematografico condotto dagli esperti di
Fondazione Sistema Toscana – Lanterne Magiche. Esperti che
condurranno anche il laboratorio dedicato agli studenti delle
secondarie di secondo grado che seguirà la proiezione del film
premio Oscar alla migliore sceneggiatura Little Miss Sunshine di
Jonathan Dayton e Valerie Faris.
Agli studenti della secondaria di
primo grado Educa Immagine, in collaborazione con Trento Film
Festival, propone la proiezione on line di Mila, film di animazione
sul tema della guerra, cui seguirà l’incontro con la regista Cinzia
Angelini, gli animatori Lorenzo Pedergnana e Luca De Crescenzo di
Lanterne Magiche, che racconteranno come si produce un film di
animazione, quali sono le diverse fasi e le figure professionali
coinvolte.
Da venerdì pomeriggio il festival si
apre a tutti. Si inizia con due appuntamenti sull’educazione
all’immagine: il panel “Educare all’immagine: quali prospettive per
l’Italia?” dedicato alle opportunità offerte, a scuole e non solo,
dalle politiche nazionali per sostenere lo sviluppo ed il
laboratorio per docenti ed educatori “Educazione all’immagine: dal
cinema a TikTok” per comprendere quali sono gli elementi formativi
e didattici fondamentali di questa disciplina attraverso una
rassegna ragionata dei diversi format.
Sempre venerdì alle 17 il focus
“L’ho visto su Facebook: l’informazione durante la prima guerra
social” con un pool di giornalisti: Alice Scaglioni del Corriere
della Sera e Viola Stefanello che collabora con testate nazionali e
internazionali; Giovanni Zagni direttore dei progetti di fact
checking Pagella Politica e Facta. News, moderati da Valerio
Cataldi giornalista Rai e presidente della Carta di Roma.
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina i social network sono
stati inondati di video e foto da entrambe le parti e sono
diventati il campo di battaglia internazionale riproponendo così in
modo violento il tema dei rischi e delle opportunità
dell’informazione veicolata tramite social network.
Si ricomincia sabato 7 maggio con il
laboratorio condotto da Chiara Valmachino, specializzata nella
comunicazione sociale dedicato alla “Cittadinanza digitale”
previsto nel curricolo di educazione civica che offre a docenti ed
educatori spunti metodologici, strumenti e risorse con un focus
sulla media literacy. Nel pomeriggio il focus “Professione
reporter: la fotografia ai tempi del web” con la giornalista e
photo-consultant Irene Alison, e Marco Cattaneo direttore di
National Geographic Italia e Le Scienze che, moderati dal critico
cinematografico Enrico Magrelli, rifletteranno su come la
diffusione di smartphone e social network abbia cambiato il mondo
della fotografia, influenzato il modo di fare reportage e il lavoro
dei giornalisti professionisti. Serata a Teatro Zandonai per
parlare di serie tv con il magistrato e scrittore Giancarlo De
Cataldo, autore di Romanzo criminale, Suburra e di molti altri
libri divenuti best-seller, e la sceneggiatrice Barbara Petronio
una delle prime e più note showrunner italiane.
Si continua a parlare di TV anche
domenica 8 maggio a Palazzo Fedrigotti con “TV: istruzioni per
l’uso” con Luca Milano direttore di Rai Ragazzi; Paolo Ferri,
professore dell’Università Bicocca di Milano e direttore
dell’Osservatorio Nuovi Media NuMediaBios; Sergio Manfio autore e
sceneggiatore, fondatore e presidente di Gli Alcuni e l’esperta di
media education Chiara Valmachino. Assieme alle piattaforme la Tv
propone infinite forme di intrattenimento e non solo e i bambini ne
sono attratti fin da piccolissimi. Per genitori e insegnanti,
soprattutto nella fascia under 10 è importante allora capire quali
sono le regole (tempi e modi) per un buon uso della TV ma anche dei
tablet, imparare ad orientarsi nella ricca offerta di prodotti
audiovisivi e scoprire come possono essere anche un valido supporto
alla didattica. In contemporanea nella sala a fianco bambini e
ragazzi possono partecipare al laboratorio condotto dall’artista e
regista Martina Melilli, dove apprendere alcuni elementi di base
del linguaggio audiovisivo.
Gli incontri sono gratuiti, ma
occorre iscriversi sul sito www.educaimmagine.it.
Al via dal
14 aprile a Rovereto la quarta
edizione di Educa Immagine, il festival
dell’educazione ai media, nato nell’alveo del Piano Nazionale
Cinema e Immagini per la scuola del MiC e del MIM. Il festival è
promosso da Trentino
Film Commission in collaborazione con i partner di
EDUCA e organizzato da
Consolida.
Nello stesso
periodo si terrà, sempre a Rovereto, la 13ª edizione del
Festival EDUCA dedicato ai bambini, alla scuola,
alle famiglie e ai professionisti in ambito dell’educazione e della
formazione allo scopo di ispirare e emozionare le persone,
connettere le idee, offrire strumenti e occasioni di confronto
per innovare l’educazione a 360 gradi, incoraggiando la
“comunità educante” nel riconoscersi come tale e vivere il proprio
ruolo in maniera consapevole, dialogante e creativa. Qui il programma completo del
Festival EDUCA.
Come sempre anche
questa edizione sarà animata da proiezioni, laboratori e incontri
con esperti nazionali. Dal cinema ai social network, dai
videogiochi alla serata dedicata all’enorme successo della serie
Mare
Fuori: tante saranno le tematiche su cui
confrontarsi, tutte organizzate con l’obiettivo di sviluppare il
pensiero critico e di diventare cittadini consapevoli e attivi per
imparare a orientarsi nell’epoca del pensiero visuale.
Tra i molti eventi segnaliamo: il panel dal titolo
L’insostenibile leggerezza dei social
(venerdì 14 aprile ore 21.00, Sala Conferenze Mart) con
Nicola Conversa, Tommy
Cassi(@tommycassi), Alberto Pellai e
moderato dal giornalista e direttore di Hot Corn Andrea
Morandi, dedicato all’uso che i nativi digitali fanno dei
social media; il panel Schermo, schermo delle mie
brame (sabato 15 aprile ore 18.00, Aula Magna Palazzo
Piomarta) con Sofia Viscardi, Chiara
Maiuri moderato da Vincenzo Marino, un
dialogo con una delle più note web creator italiane sulla nuova
tendenza dei social a promuovere l’accettazione di sé e la
celebrazione dei corpi di qualsiasi forma, dimensione o
aspetto.
Altro appuntamento
imperdibile il panel L’educazione sessuale ai tempi dei
social (sabato 15 aprile ore 11.30, Aula Magna
Palazzo Piomarta): un dialogo per contestualizzare le principali
nuove sfide del ruolo del genitore sui temi della sessualità sul
web e sui social; infine la serata dedicata a Mare
Fuori (sabato 15 aprile, ore 20.45, Teatro Zandonai)
serie di enorme successo che sarà l’occasione per riflettere
insieme ai suoi protagonisti su come un prodotto televisivo si
possa trasformare in un fenomeno mediatico e generazionale.