Tutta colpa del
Paradiso, è il film del 1985 diretto
da Francesco Nuti e con protagonisti nel
cast Francesco Nuti, Ornella Muti e Roberto
Alpi.
Romeo Casamonica esce di carcere
dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre
che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli
americani, dunque ha perso anche casa sua.
Decide comunque di mettersi nelle
tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a
casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi
sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul
posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico
di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli
donare.
Secondo film di Francesco
Nuti, datato 1985, successivo a Casablanca Casablanca. Ci
regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi
inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio
all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la
delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti.
Ad affiancare Nuti, che si è sempre avvalso della compagnia di
belle donne nei suoi film, la bellissima Ornella Muti; con la quale
tornerà a lavorare due anni dopo con Stregati.
A tratti il film rallenta un pò
troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui
sopra.
Nel panorama del cinema italiano,
Nuti ha scritto sicuramente alcune pagine importanti. Nei suoi
lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il
nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”,
riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione
qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Tutta colpa del Paradiso
Molto spazio ha dedicato
all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce
l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro
carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi
tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori
le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro,
malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha
affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e
non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.
La sua pecca è stata forse quella
di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver
insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con
problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto,
sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il
proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi
registi in grado di accattivare le nuove generazioni.
E con il pubblico, a voltargli le
spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che
Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.
Per lui fatale, da un punto di
vista salutare prima ancora che professionale, è stato
Occhiopinocchio (1994), che può essere considerato uno spartiacque
della vita di Francesco Nuti. Il clamoroso flop
economico che ne conseguì (la Cecchi Gori group
rasentò il fallimento causa le ingenti spese che il film girato in
America richiese, non controbilanciato da adeguati ricavi) ha
segnato la sua carriera successiva, fatta di film dalla tiepida
accoglienza di critica e pubblico. Ma anche la vita privata, poiché
cominciarono per lui, tra alti e bassi, l’abuso di alcool,
depressione e vari tentativi di suicidio. Fino al tragico attuale
epilogo.
Era il 2 settembre 2006, e proprio
alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a
Sabrina Ferilli e Isabella
Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”,
Francesco cadde in casa con la testa a terra. Venne ricoverato e
operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di
Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre
dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di
Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione
neuromotoria. Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella
sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente
dall’affetto della famiglia.
Ancora oggi non riesce a camminare
né a parlare. Ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha
regalato. E tra questi, Tutta colpa del Paradiso è
forse il più riuscito.