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Richard Glatzer: addio al coregista di Still Alice

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Richard Glatzer: addio al coregista di Still Alice

Una tanto triste quanto purtroppo attesa notizia ci giunge da Los Angeles: martedì 10 marzo è morto all’età di 63 anni il regista indipendente Richard Glatzer, marito e coregista di Wash Westmoreland che con il film Still Alice ha permesso a Julianne Moore di aggiudicarsi l’Oscar come miglior attrice protagonista lo scorso 23 febbraio.

Con il compagno di una vita Richard Glatzer aveva diretto nel 2001 The Fluffer, nel 2006 Non è peccato – La Quinceañera (premio del pubblico e gran premio della giuria al Sundance), nel 2013 The Last of Robin Hood, sugli ultimi giorni di vita di Errol Flynn interpretato da Kevin KlineDa solo aveva diretto nel 1993 la commedia Grief.

Ormai da 4 anni era ammalato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica)  e qui di seguito vi riportiamo la commovente dichiarazione di Westmoreland, suo compagno di vita dal 1995:

“Sono distrutto. Rich era la mia anima gemella, il mio collaboratore, il mio miglior amico e la mia vita. Vederlo combattere la SLA per 4 anni con tanta grazia e coraggio ha ispirato me e tutti quelli che lo conoscevano. In questo momento buio, mi consola un po’ il fatto che è riuscito a vedere Still Alice avere successo nel mondo. Lui ha messo cuore e anima in quel film e il fatto che abbia toccato così tanta gente era per lui una costante fonte di gioia. Richard era un uomo unico: deciso, divertente, generoso, affettuoso, estroverso e molto, molto intelligente”.

Noi tutti ci uniamo al cordoglio di Westmoreland.

Fonte: The Hollywood Reporter

Richard Gere: le foto dal red carpet di Venezia 81

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Richard Gere: le foto dal red carpet di Venezia 81

Dopo il successo riscontrato l’anno scorso, tornano le Masterclass e le Conversazioni con personalità del cinema all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, con un programma più ricco e in una nuova e più ampia (250 posti) location, la Match Point Arena, struttura allestita al Tennis Club Venezia al Lido (Lungomare Marconi angolo via Emo, di fronte all’Hotel Excelsior, ingresso aperto agli accreditati dell’81. Mostra).

Tre le Conversazioni organizzate da Cartier – The Art and Craft of Cinema, in collaborazione con la Biennale,  l’attore Richard Gere ha dialogato con la sua voce italiana, l’attore Mario Cordova domenica 1 settembre alle 10.30. Ecco le foto dal red carpet del divo americano.

Richard Gere: 10 cose che forse non sai sull’attore

Richard Gere: 10 cose che forse non sai sull’attore

Divenuto noto come sex symbol degli anni ’80, Richard Gere ha negli anni preso parte ad alcune tra le più popolari commedie romantiche di sempre. Impossibile non pensare a film come Ufficiale e gentiluomo o Pretty Woman senza immaginare anche il suo volto. Apprezzato da critica e pubblico, Gere continua ancora oggi ad affermarsi come interprete di livello, oltre che per le sue attività benefiche.

Ecco 10 cose che non sai su Richard Gere.

 

I film di Richard Gere

I film da giovane di Richard Gere

1. Ha recitato in celebri film. La carriera dell’attore ha inizio con un piccolo ruolo nel film Rapporto al capo della polizia (1975), per poi proseguire con pellicole come Baby Blue Marine (1976), I giorni del cielo (1978) e American Gigolo (1980) e Ufficiale e gentiluomo (1982), con cui consacra la propria popolarità. Negli anni successivi prenderà così parte a noti film come Cotton Club (1984) e Nessuna pietà (1986). Durante gli anni successivi continuerà ad essere protagonista di acclamati film come Affari sporchi (1990), Mr. Jones (1993), Trappola d’amore (1994), Il primo cavaliere (1995), Schegge di paura (1996) e The Jackal (1997).

I film di oggi di Richard Gere

 A partire dal nuovo millennio Gere ha preso parte ai film Unfaithful – L’amore infedele (2002), Chicago (2002), Identikit di un delitto (2007), Io non sono qui (2007), Brooklyn’s Finest (2009), Hachiko – Il tuo migliore amico (2009), Amelia (2009), con Hilary SwankThe Double (2012) La frode (2012), Gli invisibili (2014), Franny (2015), Ritorno al Marigold Hotel (2015) e L’incredibile vita di Norman (2016). Nel 2017 ha interpretato il Dr. Stone ne Lo stato della Mente e Stan Lohman in The Dinner. Torna al cinema nel 2023 con Ti presento i suoceri, per poi recitare da protagonista in Oh, Canada (2024), accanto a Uma Thurman, e in Era mio figlio (2024).

Richard Gere e Michael Fassbender in The Agency (2024)
Richard Gere e Michael Fassbender in The Agency (2024). Foto di Luke Varley/Luke Varley/Paramount+ – © 2024 Viacom International Inc. All Rights Reserved.

I film romantici di Richard Gere

Gere è in particolare noto per i tanti film romantici a cui ha preso parte, a partire da Ufficiale e gentiluomo (1982) e poi Pretty Woman (1990), dove recita accanto a Julia Roberts. Altri film di questo genere con protagonista l’attore sono Sommersby (1993), Mr. Jones (1993), Se scappi, ti sposo (1999), Il dottor T e le donne (2000), Autumn in New York (2000) e Shall We Dance? (2004). Più recentemente, ha invece preso parte come film romantico a Ti presento i suoceri.

2. Ha recitato in una serie TV. Gere ha sempre prediletto il grande schermo, apparendo in televisione soltanto in rare occasioni come per i film Crack file – Dossier antidroga (1975) e Guerra al virus (1993). Nel 2019 è tuttavia tra i protagonisti della mini serie MotherFatherSon, di genere thriller psicologico, mentre nel 2024 è tornato sul piccolo schermo con la serie The Agency, dove recita accanto a Michael Fassbender e Jeffrey Wright.

3. È anche produttore. Nel corso della sua carriera Gere non si è limitato a svolgere il ruolo dell’interprete, ricoprendo anche in diverse occasioni quello di produttore. Ha infatti svolto tale attività per i film Analisi finale (1992), Sommersby (1993), Mr. Jones (1993), Dreaming Lhasa (2005), Hachiko – Il tuo migliore amico (2009) e Gli invisibili (2014), film in cui figura anche come attore. Torna poi a ricoprire il ruolo di produttore nel 2024 per il film Era mio figlio e il documentario Wisdom of Happines.

Oh, Canada Richard Gere
Richard Gere è Leonard Fife in Oh, Canada. Photo credit: Jeong Park

Richard Gere e gli Oscar

4. Non è mai stato nominato per l’ambito premio. Nonostante una carriera ricca di successi e una popolarità iconica, Gere non sembra aver trovato il ruolo che potesse permettergli di raggiungere la consacrazione dei premi Oscar. L’attore rientra infatti in quel gruppo di personalità particolarmente note, che a modo loro hanno contribuito a scrivere la recente storia del cinema, senza tuttavia essere mai stati nominati per l’ambito premio.

Richard Gere in Oh, Canada, il suo ultimo film

5. Si è ispirato a suo padre per il film. Per interpretare il personaggio di Leonard Fife in Oh, Canada (qui la nostra recensione), il film che lo ha fatto tornare a collaborare con Paul Schrader 44 anni dopo American Gigolo, Gere ha raccontato di essersi in parte ispirato a suo padre per interpretare quest’uomo malato al termine della sua vita. Ha infatti iniziato a lavorare al film circa sei mesi dopo che suo padre, di cui si era preso cura, è morto a 100 anni, un’esperienza che Gere dice aver influenzato la sua interpretazione e averlo ispirato nella rappresentazione di una vita che termina.

LEGGI ANCHE: Richard Gere, Uma Thurman e Paul Schrader presentano “Oh Canada”

Richard Gere e Julia Roberts, da Pretty Woman a Se scappi, ti sposo

6. Hanno recitato insieme più volte. Tra le più celebri coppie cinematografiche, Gere e l’attrice Julia Roberts hanno sfoggiato una straordinaria chimica di coppia durante le riprese del film Pretty Woman, tanto da convincere il regista Gary Marshall a richiamarli a recitare insieme per il film Se scappi, ti sposo, che si rivelerà un enorme successo al botteghino confermandosi come coppia d’oro del cinema.

7. Hanno improvvisato una celebre scena. Tra i momenti più iconici della coppia vi è la scena di Pretty Woman in cui Edward mostra a Vivian la collana di diamanti. Questa fu totalmente improvvisata da Gere, che finse di chiudere improvvisamente il cofanetto come per schiacciare le dita della Roberts, provocando così la sua genuina risata, sorpresa da quanto compiuto dal collega.

Pretty Woman film
Julia Roberts e Richard Gere in Pretty Woman

 

Richard Gere a Lampedusa

8. È un noto attivista umanitario. Divenuto celebre anche per le sue campagne umanitarie, l’attore si è recentemente fatto notare per la sua presenza a Lampedusa, dove ha portato il proprio sostegno ai migranti africani presenti sulle navi delle ONG, contribuendo con viveri e altri beni per la salute. La cosa gli ha fatto attirare diverse critiche, ma anche le lodi di chi invece sostiene sia giusto che personalità del suo calibro si schierino su determinati temi.

Richard Gere, le sue mogli e i figli

9. Si è sposato più volte. Ad oggi Gere ha avuto un totale di tre mogli. La prima è l’attrice Cindy Crawford, sposata nel 1991 ma da cui divorzia nel 1995. Successivamente nel 2002 sposa poi Carey Lowell, anch’ella attrice. Prima del matrimonio, la coppia aveva dato alla luce un figlio nel 2000. Nel 2013 tuttavia si separano citando come cause le rispettive differenze nello stile di vita, arrivando poi al divorzio nel 2016. Nel 2018 l’attore si è sposato per la terza volta, con Alejandra Silva, di professione responsabile delle relazioni esterne. La coppia ha poi avuto due figli, nati nel 2019 e nel 2020.

L’età e l’altezza di Richard Gere

10. Richard Gere è nato a Philadelphia, in Pennsylvania, Stati Uniti, il 31 agosto 1949. L’attore è alto complessivamente 1,78 metri.

Fonti: IMDb, THR

Richard Gere, Uma Thurman e Paul Schrader presentano “Oh Canada”

Richard Gere, Uma Thurman e Paul Schrader presentano “Oh Canada”

Dopo aver sfilato ieri sera sul red carpet ecco le foto dal photocall pre conferenza di  Oh, Canada di Paul Schrader alla 77a edizione del Festival di Cannes al Palais des Festivals.  Figura della Nuova Hollywood, a 77 anni Paul Schrader continua il suo percorso di cineasta libero, in un’industria americana sempre più restrittiva. Ne è una prova Oh, Canada, opera scarna tratta dal romanzo di Russell Banks, per la quale il regista americano ha scritturato Richard Gere. Ecco il regista accompagnato dai suoi interpreti Richard Gere e la meravigliosa Uma Thurman.

Cinquant’anni dopo il suo esordio al fianco di Martin Scorsese con Taxi Driver (1975), di cui è coautore della sceneggiatura e dei dialoghi, Paul Schrader, sceneggiatore diventato regista, ha ancora la vitalità di un giovane esordiente. Ne è prova il trittico composto da First Reformed (2017), The Card Counter (2021) e Master Gardener (2023), i suoi tre lungometraggi più recenti, che hanno visto il regista ricollegarsi alle strutture narrative dei suoi primi film e che descrivono la ricerca di salvezza di personaggi solitari divorati da abissi interiori.

Oh, Canada rappresenta un cambio di registro, poiché Paul Schrader ha adattato l’ultimo romanzo dello scrittore americano Russell Banks, morto nel gennaio 2023, pochi mesi prima dell’inizio delle riprese. Nel 1997, Schrader aveva già adattato uno dei suoi romanzi realizzando Afflictions, che aveva visto James Coburn vincere l’Oscar come miglior attore non protagonista.

Richard Gere, barbone a New York, riceve cibo da una donna [FOTO]

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Un barbone si aggira per le strade di New York, e una donna gli si avvicina donandogli una busta (marchiata I Love NY) piena di cibo. Niente di eccezionale, se non fosse che il barbone in questione si chiama Richard Gere, e non è un caso di omonimia. Guarda le foto: [nggallery id=597]

Richard Gere Barbone 05Cosa è accaduto all’affascinante (ufficiale) gentiluomo più amato del cinema? Niente di grave! L’attore è infatti impegnato a recitare per Time Out of Mind, un suo nuovo progetto in cui interpreta proprio un barbone. Nel film il suo personaggio cerca di ricongiungersi con la figlia che per lui è divenuta quasi un’estranea. Richard Gere, per la parte, sta andando in giro per le strade di New York, vestito come un barbone, a frugare nei cassonetti e a (far finta di) urinare per strada. Girando in tondo, portandosi dietro buste piene di robaccia e fermandosi alle panchine, Richard Gere è stato effettivamente scambiato per un vero barbone, tanto che una signora caritatevole gli ha regalato una busta con del cibo.

La presenza di telecamere in giro non ha destato la curiosità di nessuno, essendo un evento usuale per New York che il cinema scenda in strada, quello che però è meno usuale è vedere un attore essere scambitato per un vero homeless! Quello che possiamo concludere è che Gere abbia fatto, e stia facendo, davvero un ottimo lavoro!

Fonte: WP

Richard Gere si unisce a Michael Fassbender e Jeffrey Wright nella serie The Agency

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Secondo quanto appreso da Variety, Richard Gere si è unito alla prossima serie thriller di spionaggio “The Agency” della Paramount+ con Showtime. Gere è l’ultimo grande nome che si unisce alla serie, dopo che Variety aveva riportato in esclusiva che Michael Fassbender avrebbe recitato nello show e che anche Jeffrey Wright era stato confermato come membro del cast a giugno.

The Agency” si basa sulla serie francese di successo “Le Bureau“. Nella versione in lingua inglese, Fassbender interpreterà Martian, descritto come “un agente segreto della CIA a cui viene ordinato di abbandonare la sua vita sotto copertura e di tornare alla stazione di Londra. Quando l’amore che si è lasciato alle spalle riappare, il romanticismo si riaccende. La sua carriera, la sua vera identità e la sua missione vengono contrapposte al suo cuore, gettando entrambi in un gioco mortale di intrighi internazionali e spionaggio“.

Richard Gere interpreterà invece Bosko, che secondo la descrizione ufficiale del personaggio è “il capo della stazione di Londra con un passato ricco di storia dopo aver servito come agente sotto copertura per otto anni“. “Richard Gere è un personaggio unico, adorato da generazioni di fan in tutto il mondo per la sua eccezionale capacità di infondere profondità e autenticità in ogni ruolo che interpreta“, ha dichiarato Chris McCarthy, Co-CEO di Paramount Global e Presidente/CEO di Showtime e MTV Entertainment Studios.

Oh, Canada Richard Gere
Richard Gere è Leonard Fife in Oh, Canada. Photo credit: Jeong Park

Richard Gere torna sul piccolo schermo

Questo in “The Agency” sarà uno degli unici ruoli televisivi regolari della carriera di Gere. Ha ricevuto una nomination agli Emmy per il suo lavoro nel film TV “And the Band Played On” nel 1993 e ha recitato nella miniserie britannica “MotherFatherSon” nel 2019 su BBC Two. È però noto soprattutto per i suoi ruoli da protagonista in film come “Ufficiale e gentiluomo“, “American Gigolò“, “Pretty Woman” o “Chicago“, mentre di recente è stato protagonista del film “Oh, Canada“.

Richard Gere senzatetto nel trailer di Gli Invisibili

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Richard Gere senzatetto nel trailer di Gli Invisibili

Arriverà il prossimo 15 giugno nei cinema italiani Gli Invisibili (Time out of mind), film di Oren Moverman che vede protagonista Richard Gere nei panni di un senzatetto a New York.

Ecco il trailer italiano del film:

Leggi la recensione di Gli Invisibili con Richard Gere

Di seguito la sinossi ufficiale del film: La vita di George (Richard Gere) sembra non avere più senso. Non avendo niente a cui aggrapparsi, vaga per le strade di una New York indifferente. Senza nessuno che lo ospiti, cerca rifugio al Bellevue Hospital, il maggior centro di accoglienza per senzatetto di Manhattan. L’ambiente del centro è duro e pieno di persone sole che vivono nella miseria. Ma quando George fa amicizia con un veterano del centro (Ben Vereen), comincerà a riacquistare la speranza di poter ricostruire la propria vita…

Gli invisibili è un viaggio emozionante nell’universo ricco di umanità degli homeless newyorkesi.Gli Invisibili

Richard Gere rende omaggio al Dalai Lama al Karlovy Vary Film Festival

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Presente alla 50° edizione del Karlovy Vary Film Festival, in Repubblica Ceca, Richard Gere ha ricevuto il premio Crystal Globe, per lo straordinario contributo al cinema mondiale. Nel suo discorso però l’attore ha voluto rendere omaggio al leader spirituale del Tiber, il Dalai Lama, che quest’anno il 6 luglio farà 80 anni.

Gere si è congratulato con il popolo ceco per avere avuto un ex presidente come il defunto Vaclav Havel, che aveva accolto il Dalai Lama nel suo paese, a differenza di molti altri leader politici che non lo hanno fatto per paura della Cina, che controlla il Tibet.

“Una delle cose straordinarie – in un mondo che è quasi totalmente controllato dal governo comunista cinese in questo momento – è che Vaclav Havel ha invitato Sua Santità a venire qui, farsi fotografare con lui, trascorrere del tempo con lui, fu amato da lui, abbracciato, è stato uno dei pochissimi, ed è stato sicuramente uno dei pochissimi paesi, che lo ha fatto “, ha detto Gere.

”Così ho intenzione di ringraziarlo, ma voglio ringraziare tutti voi per onorare e avere un presidente così straordinario, che ha fatto continuamente cose del genere. E spero che la Repubblica ceca, la grande Repubblica ceca, continuerà a fare queste straordinarie, cose meravigliose”, ha detto, accolto da applausi e acclamazioni da parte del pubblico.

Nel suo discorso, Gere ha anche onorato le migliaia di membri del cast e dell’equipaggio che hanno lavorato sui suoi film, ”che meritano questo tanto quanto me, perché se qualcuno di loro avesse sbagliato io non sarei qui adesso. Mi piace il fatto che facciamo insieme tutto questo’‘, ha detto. “E se stiamo raccontando le storie o guardando le storie è lo stessa cosa. E si spera che questo sia un universo di responsabilità, quello che dice che possiamo fare qualsiasi storia che vogliamo. Dobbiamo lavorare, ma possiamo creare, e fare, e vivere in ogni storia che vogliamo. Quindi cerchiamo di fare una storia che è tranquilla, che è generosa, che è gioiosa, che è amore, che è sexy, che è divertente, che tutti possiamo abitare insieme”.

Nel prendere atto del grande anniversario, il presidente del festival Jiri Bartoska ha detto che 50 anni non sono molti per una vita umana, “ma 50 anni sono un tempo lungo per un evento culturale“. La cerimonia di apertura è stata caratterizzata da un ironico, in parte documentario animato, best-of, raccontando le origini del festival durante la Guerra Fredda e il braccio di ferro che ne seguì tra i Sovietivi e gli artisti dei film.

Fonte

Richard Gere presenta La Frode a Roma

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Richard Gere presenta La Frode a Roma

Richard Gere, divo di Hollywood è arrivato a Roma e stasera sfilerà sul red carpet del cinema The Space Moderno, per presentare il suo nuovo film “La frode“, thriller esordio alla regia di Nicholas Jarecki, e per interpretare il ruolo del protagonista, un uomo che ha definito “uno di quegli intoccabili dei club esclusivi, quelli che arrivano ai più alti livelli e possono evitare certe regole”, ha detto di aver pensato anche un po a Madoff. Ecco tutte le foto dell’attore che questa mattina ha presentato il film alla stampa. Tutte le foto di Aurora Leone per Cinefilos.it

Richard Gere - cinefilos
Foto di Aurora Leone  © Cinefilos.it

 

Richard Gere presenta Franny a Roma

Richard Gere, star del film Franny, presenta a Roma la sua ultima fatica, diretta dall’esordiente Andrew Renzi al suo primo lungometraggio.

Il film uscirà il prossimo 23 Dicembre in Italia in 150 copie.

Richard Gere2Gere, disponibile e affabile, sempre con il sorriso sulle labbra, risponde prontamente ad ogni domanda, a partire dalla prima: perché negli ultimi periodi della sua carriera predilige delle scelte così difficili a livello interpretativo?

La sua replica è che, proprio quando le scelte sono più difficili, più sono divertenti! A parte questo, in realtà ha sempre dimostrato di prediligere le produzioni indipendenti: ne è un esempio il suo prossimo film (Oppenheimer Strategies), un altro low budget. Gere sceglie sempre storie complesse perché la vita è così, e di conseguenza lo è ogni personaggio: niente è così come sembra, lineare, magari solo in superficie, ma scavando emergono delle difficoltà.

In entrambi i film (il suo riferimento è all’ultimo Time Out Of Mind, pellicola sugli homeless newyorkesi sul quale ha investito ben dodici anni per le riprese) interpreta due uomini senza lavoro, molto simili tra loro.

La domanda successiva è completamente slegata dal film, e riguarda l’impegno sociale di Gere per quanto riguarda gli affari della sua America: dopo il massacro di San Bernardino, qual è la sua opinione riguardo alle posizioni adottate dagli americani a caldo, subito dopo la strage?

Dopo un massacro come quello avvenuto – commenta Gere tornando improvvisamente serio- si è riflettuto molto sul discorso della disponibilità delle armi negli States: ma invece di porre un limite al fenomeno, c’è stato un incremento delle vendite. In realtà – ribadisce l’attore – dovremo scavare a fondo, scavare nelle cause e capire il perché di certi comportamenti, e che in tal caso devono essere fermati: ma è inutile incrementare lo spirito di vendetta, la presenza dei vigilanti privati etc. per le strade; piuttosto bisognerebbe insistere sulla saggezza, sull’atteggiamento giusto da adottare nei confronti di queste situazioni.

Un’altra domanda invece riporta l’intera sala alle atmosfere del filma: cos’ha modificato della sceneggiatura di Andrew Renzi? E soprattutto, quale dei tanti Franny (titolo del film, ma anche nome del protagonista) è stato difficile da interpretare?

Sicuramente l’attore non ha mai lavorato su un film dove la sceneggiatura è rimasta invariata dalla fase di scrittura a quella della realizzazione effettiva: entrano in gioco sensibilità diverse nel momento di girare. Si discute sempre con i produttori su come girare, sui costi e sulle dinamiche e tutto questo prima della fase di montaggio, dove ci sono ulteriori modifiche. Anzi, spesso è il produttore stesso a mettere uno “stop” ai cambiamenti, distribuendo il film in sala.

Questa pellicola poteva essere girata in modo totalmente diverso: poteva prendere la piega dello stalking, o riflettere sulla dipendenza dai farmaci di Franny: al contrario, invece, si è scelto di dare un taglio diverso, sfaccettato, arricchendolo con dell’umorismo, perché sostiene Gere che nella vita l’umorismo è sempre presente, soprattutto quello nero che subentra in tante situazioni nella vita, anche le più improbabili, o le più dolorose. Un elemento che aiuta lui stesso, in prima persona, nella sua esistenza.

Un altro elemento misterioso, che arricchisce la storia, è la sessualità del protagonista: è gay? È etero? Emergeva questo dopo le prime proiezioni di prova, ma si è deciso consensulamente di non dare delle etichette al personaggio, di non creare dei cliché banali.

Una domanda è strettamente legata al clima sul set, e al rapporto che si è creato col regista della pellicola, Andrew Renzi, che ha “immaginato” il personaggio di Franny: un esordiente in fondo, che aveva all’attivo già dei cortometraggi ma mai un lungometraggio così impegnativo ed ambizioso; avevano creato un rapporto di fiducia tra loro, ammette l’attore, e più parlavano più emergevano delle idee e il giovane regista si avvaleva della competenza- e dell’esperienza- di tutti coloro (come Gere, appunto) che, lì presenti sul set, avevano all’attivo già anni di lavoro nell’industria del cinema.

La fiducia reciproca che si è creata è aumentata quando l’attore ha capito che, dietro al progetto, c’era una storia valida, toccante, personale che Renzi voleva raccontare: gli è già capitato altre volte durante il suo lavoro d’attore di incappare in una situazione simile, ma soprattutto qui, hanno reso possibile che tutto (personaggio, casa, storia) fosse reale oltre ogni limite immaginabile.

Una curiosità investe Gere: Lavorerebbe mai in Italia, e con chi in caso di risposta affermativa?

Col suo sorriso, Gere ammette di essere aperto a lavorare in Italia; il “piacevole casino” che provochiamo (e che, ogni volta, lo induce a tornare qui nel Belpaese) lo attira profondamente: ci sono tanti elementi che si devono combinare per far sì che un film si realizzi; questo purtroppo non è ancora avvenuto, ma sarebbe bello- per esempio- prendere parte al prossimo film di Bernardo Bertolucci, ma ci sono tanti altri registi italiani con cui vorrebbe recitare.

Ma tornando a Franny, uno dei temi dominanti è quello dei sensi di colpa: lui ne prova, magari verso i colleghi che non sono stati così fortunati nel lavoro? E come li curerebbe, in tal caso?

Dopo l’iniziale reazione ironicamente stupita di Gere- e una delle sue risate sincere – la replica è: “c’è qualcuno qui che non si è mai sentito colpevole?” e, ridendo, continua dicendo che tutti i personaggi sono complessi, per cui è interessante capire bene le cause e le conseguenze, l’ambiguità di fondo che c’è in ogni situazione; se riuscissimo ad avere assoluta consapevolezza dell’imprinting che abbiamo fin dalla nascita – perché non nasciamo tabula rasa, secondo lui – capiremmo tante cose in più, ma sarebbe fin troppo facile; i personaggi sono sfaccettati e non esiste il bianco e il nero, marcati e manichei, tutto è relativo.

Quanto è difficile per questo tipo di pellicole, così simili alla vita, trovare una distribuzione commerciale, visto che sono così distanti dal livello mainstream delle ultime produzioni hollywoodiane?

La questione dei costi dei film è completamente differente tra gli USA e l’Italia – 6,7 miliardi di dollari, un low budget americano in media– e prevedono la possibilità di girare in poco tempo, dai 21 giorni (Franny) ai 31 giorni (Time Out of Mind); in questi contesti creativi non si perde di vista la recitazione, anzi, si mantiene una spontaneità recitativa unica perché si perde meno tempo dietro a inquadrature e tecnicismi vari, mantenendo una certa spontaneità e naturalezza; la sua disponibilità – come attore e uomo – è totale nei confronti di opere prima come queste, che poi possono avere il loro lancio sul mercato solo attraverso occasioni del genere.

Quanto c’è, nel personaggio di Franny, di Howard Hughes, chiedono curiosamente dalla sala?

C’è parecchio, come pure di Hemingway: ad esempio c’è una citazione, una scena specifica (nella vasca da bagno) all’interno del film dove si rifà esplicitamente allo scrittore americano, che alla fine della propria vita si è lasciato andare notevolmente; due personaggi che avevano delle personalità ambigue e non troppo limpide.

Nella parte finale della conferenza si torna a scavare nell’impegno di Gere e nel suo atteggiamento nei confronti del buddismo, del Dalai Lama e di come vedrebbe un incontro tra quest’ultimo e il Papa: un incontro su come aiutare il pianeta, sicuramente, rendendo questo posto in cui viviamo il più ospitale possibile, mettendo freno ad una follia dilagante che si sta impadronendo del pianeta, cercando di trovare delle soluzioni.

Ultimi momenti, ultima domanda: quale storia sta cercando in questo momento l’uomo/ attore Gere, quali sta letteralmente inseguendo e se magari si possono trovare più in tv che al cinema, viste le nuove opportunità delle piattaforme televisive statunitensi?

Commenta Gere che, fin dall’inizio della sua carriera non ha mai pianificato nulla, non si è mai posto degli obiettivi: ha scelto sempre per istinto senza mai avere un piano. I film che interpreta li sceglie perché lo colpiscono profondamente da vicino (e Time Out of Mind, al quale tiene molto, ne è un esempio) e poi invece ce ne sono altri dei quali si innamora alla lettera, così, perdutamente e in modo folgorante; a quel punto non vede l’ora di far parte di quel mondo, di condividere quell’universo e di passarci più tempo possibile. Ogni film che interpreta deve avere un contenuto d’umanità e rispettare le complessità della natura umana, anche se si tratta di commedie sentimentali con personaggi goffi: l’importante è che non diventino mai macchiette.

Per quanto riguarda il rapporto tra cinema e tv, l’attore confessa di essere più legato all’esperienza cinematografica della fruizione della pellicola, alla quale non rinuncerebbe mai; ma la tv americana (Sowtime, Starz, HBO, Netflix etc) ha dei prodotti di gran lunga migliori, con il rischio però che le storie complesse siano in futuro relegate a poche- e piccole- sale oppure alla tv; “siamo in un periodo di cambiamenti”, commenta seraficamente Richard Gere alla fine dell’incontro, e bisogna adattarsi ma la condivisione del piacere della proiezione di una pellicola sullo schermo cinematografico non ha paragoni.

Richard Gere nel trailer italiano del nuovo film Franny

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Richard Gere nel trailer italiano del nuovo film Franny

La Lucky Red ha pubblicato il trailer italiano del nuovo film Franny, con protagonista Richard Gere e Dakota Fanning, presentato all’ultimo Tribeca Film Festival, lo scorso aprile.

Diretto da Andrew Renzi, Franny racconta la storia di un ricco eccentrico (Richard Gere) che si insinua nella vita della figlia (Dakota Fanning) di un amico deceduto.

Il film uscirà nelle sale il prossimo 23 dicembre.

Richard Gere a Roma per presentare L’Incredibile Vita di Norman

Richard Gere a Roma per presentare L’Incredibile Vita di Norman

Richard Gere è stato a Roma per presentare uno dei suoi ultimi film, L’Incredibile Vita di Norman, ovvero “La moderata ascesa e la tragica caduta di un faccendiere newyorchese”. Il film uscirà il 28 settembre.

D: Come vede lei dall’esterno Norman, il protagonista che interpreta?

R: La cosa che mi piace molto di questo film è che chiunque lo abbia visto si chieda come mai Norman sia così fastidioso. Sembra una personaggio molto comune in tutte le culture quello del “disturbatore”, un qualcuno che pare aver come obiettivo quello di infastidire certe persone per ottenere qualcosa. Credo che oggi il mondo sia estremamente basato sulle trattative e sui compromessi, nel senso che chiunque si può chiedere « Cosa devo fare per ottenere quello che voglio? Se rinuncio o offro qualcosa, che cosa ottengo in cambio? » Il presidente degli USA oggi è uno che vive di compromessi, in quello che fa non è spinto dal senso morale. Forse è anche positivo, perché è speculare a noi. È come se ci guardassimo allo specchio, e nei suoi difetti dovremmo cercare di rispecchiarci e quindi migliorare noi stessi. Anziché comportarci senza responsabilità. Norman è portato per il compromesso, ma non manipola le persone per rovinarle. Lui davvero vorrebbe dare alle persone ciò che promette. Norman ha un cuore grande e sincero. Quindi lui ha questi due aspetti dicotomici: essere uno che scende a compromessi – noioso e fastidioso – ma al contempo essere generoso e voler aiutare gli altri.

D: Con questo film siamo distanti dai suoi ruoli principali come American Gigolò, Chicago, ecc, insomma una sterminata filmografia che l’ha vista sempre fisicamente molto lontano dal personaggio di Norman. Qui lei ha sempre il cappello che nasconde la sua chioma bianca, e le orecchie a sventola in bella mostra. Come ha lavorato sul personaggio dal punto di vista fisico?

R: in realtà è stato molto facile. Perché Norman è chi sono io veramente. Il regista mi aveva proposto di cambiare da un punto di vista fisico, soprattutto per evitare associazioni ai miei film precedenti. Alla fine abbiamo optato per la messa in evidenza , tramite delle protesi, delle orecchie a sventola. Fisicamente poi Norman assomiglia al tipico newyorchese ebreo dell’upper west side. Ho vissuto a New York quando ero intorno ai ventanni e ne ho incontrati tanti di Norman.

D: In questo film sembra proprio che il mondo sia diviso a metà: “quelli che stanno sopra” e “quelli che stanno sotto”, senza alcuna possibilità di comunicazione. E quelli che stanno sotto devono per forza soccombere. Le è mai capitato di essere vittima di un Norman? O è stato lei stesso un Norman? 

R: Abbiamo dei Norman in ogni cultura – soprattutto nel mondo del giornalismo, dell’intrattenimento, della politica, dell’economia – ovvero gente che vuole controllare e vuole entrare nella cerchia di quelli che contano. Non importa che cultura abbiano o che lavoro facciano, quello del Norman è un personaggio universale. Così come lo sono i gruppi di persone che “contano”, coloro che hanno il Potere. A loro si accostano questi “Norman” nella speranza di entrarvi a fare parte, di trovare un varco, una porta che non sia chiusa a chiave per avere accesso al loro mondo. Ma la cosa che contraddistingue QUESTO personaggio è che è di buon cuore, anche se è un bugiardo. È un imbroglione, certo. Ma non sa nemmeno bene perché. Lui ci crede davvero. Davvero vorrebbe dare qualcosa per rendere felice gli altri. Ha una natura buona.

D: Gli Academy le interessano ancora, o ci ha messo una pietra sopra?

R: In realtà sarebbe molto comodo vincerne uno perché mi renderebbe più facile realizzare più film indipendenti, per cui perché no?!

D: Lei ha avuto un percorso piuttosto anomalo per quanto riguarda la sua carriera. All’interno di Hollywood, per Sua stessa ammissione, le è stato difficile lavorare, date anche le scelte politiche che ha fatto. Ha deciso appositamente di puntare su giovani registi o comunque grandi promesse? Come costruisce il suo percorso come attore?

R: A dire la verità io vedo la mia carriera come un unicuum. Mi sembra di fare sempre le medesime scelte, a partire dal mio primo film che fu I Giorni del Cielo. Di fondo i film che ho fatto son sempre un po’ difficili, drammatici, con registi interessanti. La differenza rispetto ad oggi è che gli Studios questo tipo di film non li producono più. È un genere che oggi viene prodotto come film indipendente. Poi è ovvio che oggi ho 68 anni e interpreto – per forza di cose – ruoli diversi, ma il tipo, il genere di film è rimasto lo stesso.

Richard E. Grant: 10 cose che non sai sull’attore

Richard E. Grant: 10 cose che non sai sull’attore

Attore dalla lunga carriera, Richard E. Grant ha lavorato tanto al cinema quanto in televisione, ottenendo più volte numerosi riconoscimenti da parte di critica e pubblico. Estremamente versatile, l’attore si è distinto nel corso degli anni attraverso generi e ruoli sempre diversi, sino ad ottenere in tarda età la consacrazione con il ruolo nel film Copia originale, che gli ha fatto guadagnare la sua prima nomination agli Oscar.

Ecco 10 cose che non sai di Richard E. Grant.

Richard E. Grant: i suoi film

1. Ha recitato in numerosi lungometraggi. La carriera cinematografica dell’attore ha inizio nel 1987, con il film Shakespeare a colazione. Successivamente recita in film di rilievo come Henry e June (1990), I protagonisti (1992), Dracula di Bram Stoker (1992), L’età dell’innocenza (1993), Ritratto di signora (1996), Spice Girls – Il film (1997) Gosford Park (2001), Sacro e profano (2008), Lo schiaccianoci in 3D (2009), The Iron Lady (2011), Jackie (2016), Logan – The Wolverine (2017), Come ti ammazzo il bodyguard (2017), Lo schiaccianoci e i quattro regni (2018), Copia originale (2018) e Star Wars: L’ascesa di Skywalker (2019).

2. Ha recitato anche in televisione. Nel corso della sua carriera l’attore è apparso anche in numerosi episodi di diverse serie TV, e tra le più celebri si annoverano Miss Marple (2007), Doctor Who (2012-2013), Downton Abbey (2014), Il Trono di Spade (2016) e Una serie di sfortunati eventi (2019).

Richard E. Grant è su Instagram

3. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 77,2 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, con colleghi o amici, ma sono particolarmente presenti anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

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Richard E. Grant in Downton Abbey

4. Ha recitato nella celebre serie britannica. L’attore è comparso nella quinta stagione della serie Downton Abbey nell ruolo di Simon Bricker, storico dell’arte che si reca ad Abbey per osservare un dipinto appartenente alla famiglia Grantham.

Richard E. Grant in Il Trono di Spade

5. Ha ricoperto un ruolo nella sesta stagione. Nel corso della sua carriera l’attore è anche entrato a far parte del cast di Il Trono di Spade, ricoprendo il ruolo di Izembaro nella sesta stagione della serie. Il personaggio è l’attore principale di una compagnia teatrale, protagonista dell’opera The Gate, da lui anche scritta.

Richard E. Gran in Doctor Who

6. Ha doppiato il protagonista nella versione animata. Nel 2003 l’attore presta la sua voce al personaggio del Dottore nella serie animata Doctor Who: Scream of the Shalka. Nel 2012 Grant sarebbe poi apparso nello speciale natalizio della serie live-action.

Richard E. Grant in Una serie di sfortunati eventi

7. Ha recitato nella serie Netflix. L’attore ha preso parte alla terza e ultima stagione della serie Una serie di sfortunati eventi, nel ruolo nominato come “Uomo con la barba ma senza capelli”, recitando in tre episodi accanto all’attore protagonista Neil Patrick Harris.

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Richard E. Grant in Copia originale

8. Per il suo ruolo nel film ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar. Nel 2018 l’attore riceve il plauso universale della critica per la sua interpretazione di Jack Hock nel film biografico Copia originale, nel quale affianca l’attrice Melissa McCarthy. Per il ruolo l’attore viene nominato a numerosi premi, tra cui figura la nomination come miglior attore non protagonista ai premi Oscar, la prima nella carriera dell’attore.

Richard E. Grant in Star Wars

9. Interpreterà uno dei villain del film. L’attore si è rifiutato di rivelare dettagli circa il suo ruolo nel film Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Grant ricoprirà ad ogni modo il personaggio del Generale Pryde, facente parte del gruppo di villain principali del film.

Richard E. Grant età e altezza

10. Richard E. Grant è nato a Mbabane, nell’allora Swaziland britannico, il 5 maggio 1957. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.

Fonte: IMDb

Richard Dreyfuss sulle nuove regole sulla diversità per gli Oscar: “Mi fanno vomitare”

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Richard Dreyfuss, attore noto per i film Lo squalo Incontri ravvicinati del terzo tipo, nonché vincitore del premio Oscar per Goodbye amore mio!, ha dato vita a forti polemiche sui social media per i suoi commenti sulle nuove regole sulla diversità per i film che desiderano essere elegibili per il premio al Miglior film agli Oscar. “Mi fanno vomitare“, ha detto Dreyfuss su Firing Line della PBS. “Questa è una forma d’arte. È anche una forma di commercio e fa soldi, ma è un’arte. Nessuno dovrebbe dirmi come artista che devo cedere all’idea più recente e attuale di cosa sia la moralità“.

L’attore ha poi detto che non “pensa che ci sia una minoranza o una maggioranza nel paese che debba essere soddisfatta in questo modo“. “Mi è stato detto che non avrò mai la possibilità di interpretare un uomo di colore? Qualcun altro sta dicendo che se non si è ebrei non si dovrebbe interpretare il Mercante di Venezia? Siamo pazzi? Non sappiamo che l’arte è arte? Non dovrebbe esserci una differenza tra gruppi etnici perché è condiscendente“, ha concluso poi Dreyfuss, “ci dice che siamo così fragili che non possiamo ferire i nostri sentimenti. Dobbiamo anticipare il fatto che i nostri sentimenti vengano feriti o i sentimenti dei nostri figli. Non sappiamo come alzarci in piedi e colpire il bullo in faccia”.

Dichiarazioni che hanno naturalmente suscitato ampie polemiche ma che dimostrano come Hollywood e l’Academy Awards sia ancora profondamente scissa su tale argomento. Le regole stabilite dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, in ogni caso, entreranno in vigore nel 2024 e saranno dunque valide per la 96esima edizione del premio. Un edizione che già da ora si preannuncia particolarmente controversa e che nei prossimi mesi continuerà ad essere oggetto di analisi, critiche e riflessioni, come quella proposta da Dreyfuss.

Fonte: Deadline

Richard Donner: Hollywood ricorda “il più grande Goonie di tutti”

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Nella serata di ieri è arrivata la triste notizia della tragica scomparsa di Richard Donner, autore di alcune pellicole di culto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, come il primo Superman con Christopher Reeve, Lady Hawke e I Goonies, ma anche l’intera saga di Arma letale.

Hollywood è chiaramente scossa dalla notizia, e piano piano cominciano ad arrivare tutti i messaggi in ricordo del regista e produttore che ha indubbiamente contribuito, attraverso i suoi film, a ridefinire il concetto di blockbuster. A Deadline, Mel Gibson, uno degli attori feticcio di Donner (oltre alla saga di Arma letale, lo aveva diretto anche in Maverick e in Ipotesi di complotto), ha dichiarato: “Donner! Il mio amico, il mio mentore. Le cose che ho imparato da lui… Sminuiva sempre il suo talento e la sua grandezza con enorme umiltà, definendosi semplicemente ‘un vigile del traffico’. Metteva sempre il suo ego da parte e voleva che anche gli altri facessero così. Era magnanimo d’animo e di cuore, che ha donato generosamente a tutti coloro che lo conoscevano. Se accumulassimo tutte le buone azioni che ha fatto, la lista si estenderebbe in qualche luogo inesplorato nel firmamento. Mi mancherà moltissimo, soprattutto il suo umorismo malizioso e la sua saggezza.”

Anche Danny Glover, partner di Gibson nella saga di Arma letale, ha ricordato Donner attraverso le pagine di Deadline: “Il mio cuore si è spezzato. Lavorare con Dick Donner, Mel Gibson e tutta la squadra di Arma letale è stato uno dei momenti della mia carriera di cui vado più fiero. Gli sarò per sempre grato per essersi preso sinceramente cura di me, della mia vita e della mia famiglia. Eravamo amici e ci volevamo bene al di là della collaborazione sul grande schermo e del successo che il franchise di Arma letale ci ha portato. Mi mancherà tantissimo.”

Deadline ha contattato anche Steven Spielberg, autore del soggetto e produttore de I Goonies, il piccolo grande cult diretto da Donner nel 1985: “Dick aveva una padronanza davvero incredibile dei suoi film ed era a suo agio con qualsiasi tipo di genere. Essere nella sua cerchia era come uscire con il tuo allenatore preferito, il professore più intelligente, il motivatore più feroce, l’amico più tenero, l’alleato più fedele e, ovviamente, il più grande Goonie di tutti. Era un bambino in fondo. Lo è sempre stato. Non posso credere che se ne sia andato. La sua risata roca e cordiale rimarrà sempre con me.”

Sean Astin, interprete di Mikey Walsh ne I Goonies, ha invece scritto su Twitter: “Richard Donner aveva la voce più forte e rimbombante che si potesse immaginare. Era in grado di attirare l’attenzione e rideva come nessun uomo ha mai riso prima. Dick era davvero divertente. Quello che ho percepito in lui, da ragazzino di 12 anni, è che gli importava davvero. Adoro quanto gli importasse. – I Goonies non dicono mai la parola morte.”

Kevin Feige e Zack Snyder ricordano Richard Donner

Anche il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha ricordato Richard Donner attraverso i canali ufficiali della Marvel (“Richard Donner non solo mi ha fatto credere che un uomo possa volare, mi ha fatto credere che i personaggi dei fumetti potessero essere portati in vita sul grande schermo con cuore, umorismo, umanità e verosimiglianza”), così come Zack Snyder, regista de L’uomo d’acciaio, che su Twitter ha scritto: “Grazie, Richard Donner. Mi hai fatto credere.”

Richard Donner, regista del primo Superman, interviene sulla polemica dei cinecomic

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Richard Donner, il regista di Superman del 1978 con Christopher Reeve, ha risposto ai commenti di Martin Scorsese in merito ai film di supereroi. Donner si unisce all’accesso dibattito offrendo una prospettiva davvero unica. All’epoca in cui è stato realizzato, il suo adattamento di Superman era tutt’altro che un successo garantito. Il film più costoso realizzato fino a quel momento, con un budget di 55 milioni di dollari, era davvero considerato un rischio.

La controversia legata ai film di supereroi è iniziata quando Scorsese era impegnato con la promozione di The Irishman, alla fine del 2019. Pur riconoscendo che i singoli film del franchise Marvel sono ben realizzati, con attori che hanno sempre cercato di fare un ottimo lavoro, Scorsese li ha paragonati ai parchi a tema, ammettendo di non poter mai investire su di loro. Da allora, Scorsese ha avuto la possibilità di tornare sull’argomento diverse volte, spesso aggiustando anche il tiro rispetto a quanto dichiarato in precedenza, al fine di evitare di essere frainteso. Ciò ha portato ad una serie di contro-risposte da parte di numerosi registi impegnati nel mondo dei cineomics, da Joss Whedon a James Gunn. Adesso, con un po’ di ritardo rispetto all’effettiva esplosione della disputa, anche Donner ha voluto dire la sua.

Intervistato da The Telegraph, Donner ha risposto alle passate osservazioni di Scorsese. Offrendo un commento relativamente breve, il regista di classici come I Goonies e Arma Letale ha dimostrato di aver compreso le argomentazioni generali di entrambe le parti. Se da un lato ha ammesso di comprendere perché Scorsese e altri registi sono inclini a ignorare le storie di supereroi, dall’altro Donner si è scagliato naturalmente in difesa del genere. “Il problema è che, molte volte, nel nostro settore vediamo che quando l’obiettivo tecnico diventa immediatamente disponibile, viene totalmente utilizzato in modo improprio. Ma allo stesso tempo, ogni tanto intravedi davvero una storia meravigliosa in uno di questi film.”

Nonostante le polemiche, Scorsese non ha mai avuto intenzione di dare un’attenta  ed approfondita valutazione del genere supereroistico. Il regista voleva soltanto dire che i cinecomics non sono il suo genere di film. Ovviamente, a causa del suo status, l’argomento è letteralmente esploso, con Scorsese che alla fine ha offerto una visione più riflessiva sulla questione in una lunga lettera pubblicata sul New York Times. La controversia, tuttavia, è stata utile per sottolineare ancora una volta gli aspetti positivi e negativi di una tipologia di film che, almeno in epoche passate, erano ancora considerate degli enormi rischi. Oggi, invece, si tratta del genere per eccellenza che domina Hollywood. I tempi cambiano…

Richard Donner, addio al regista di Superman e Arma Letale

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Richard Donner, addio al regista di Superman e Arma Letale

Il celebre regista Richard Donner è scomparso oggi nella giornata di oggi, 5 luglio 2021 all’età di 91 anni. Nato il 24 aprile del 1930 nel Bronx di New York, egli, dove essersi avvicinato al mondo dello spettacolo tramite la televisione, si è consacrato negli anni Settanta con uno dei primi e più grandi film dedicati ai celebri supereroi dei fumetti. Si tratta di Superman, che con protagonisti Christopher Reeve, Gene Hackman e Marlon Brando divenne da subito un successo senza precedenti.

Quello fu solo il primo di una serie di grandi titoli cinematografici che sempre più hanno consolidato la fama di Donner come regista eclettico e capace di esaltare la forza del racconto attraverso generi diversi. Dopo il film dedicato al supereroe, seguirono infatti veri e propri cult come Lady Hawke e I Goonies, per arrivare poi nel 1987 a dar vita ad una delle più celebri saghe action, con elementi di commedia: Arma Letale. Interpretato da Mel Gibson, questo fu il primo di quattro film, tutti diretti con successo da Donner. Grazie a questi egli consolido anche il suo sodalizio artistico con Gibson, da lui diretto anche in Maverick Ipotesi di complotto.

Richard Donner Arma Letale

Il suo ultimo film, Solo 2 ore, risale al 2006. Dall’inizio del nuovo Millennio Richard Donner si è poi distinto principalmente come produttore di grandi blockbuster come X-Men e X-Men le origini – Wolverine. Con la sua scomparsa si perde dunque uno dei più affascinanti registi dell’action e del fantastico, le cui opere e immagini hanno accompagnato e sorpreso intere generazioni di spettatori. Sono proprio queste che permetteranno però al regista di rimanere immortale, motivo per cui è valido anche in questa occasione ricordare che, citando uno dei film di Donner, “Goonies never say die“.

Richard Donner e Arma Letale 5

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Il popolare magazine britannico Empire, in occasione del 25° anniversario del primo film della serie di Arma Letale, ha riunito il regista Ricahrd Donner e i protagonisti Mel Gibson e Danni Glover. Nel corso dell’incontro si è parlato anche del fantomatico quinto film del ciclo, un progetto rimasto purtroppo sulla carta, che Donner ha dichiarato avrebbe amato portare sullo schemo.

Un abbozzo di sceneggiatura era stato già steso da Shane Black, ma Donner ha ammesso di non averlo mai letto, cosa che invece sembra aver fatto Gibson: la vicenda si sarebbe aperta coi  protagonisti orami dediti a una vita più tranquilla, ma i due non ci avrebbero messo molto a mettersi nuovamente nei guai (nella sequenza di apertura, Riggs e Murtaugh a bordo di un camper per le vacanze, ne avrebbero perso il controllo, finendo per radere quasi al suolo un villaggio); della partita sarebbero tornate a far parte anche Rene Russo e Darlene Love.

Fonte: Empire

Richard Armitage: 10 cose che non sai sull’attore

Richard Armitage: 10 cose che non sai sull’attore

La maggior parte degli spettatori lo ricordano con le fattezze di Thorin Scudodiquercia, ma l’attore Richard Armitage vanta numerose altre celebri partecipazioni in noti titoli, tanto per il cinema quanto per la televisione, dove oggi Armitage è principalmente attivo. Apprezzato da critica e pubblico, l’attore ha saputo provare la propria versatilità, affermandosi come interprete di tutto rispetto.

Ecco 10 cose che non sai di Richard Armitage.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Richard Armitage moglie

Richard Armitage: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore compare inizialmente al cinema con un breve cameo nel film Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (1999). Dopo anni di televisione, torna a recitare per il grande schermo nel ruolo di Heinz Kruger in Captain America – Il primo vendicatore (2011), con Chris Evans. La vera popolarità la ottiene grazie al ruolo di Thorin Scudodiquercia nella trilogia Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (2012), con Martin Freeman, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug (2013), con Benedict Cumberbatch, e Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (2014). Recita poi in Into the Storm (2014), Alice attraverso lo specchio (2016), Ocean’s 8 (2018) e The Lodge (2019).

9. È noto per i suoi ruoli televisivi. Tra i primi ruoli di rilievo ricoperti dall’attore in televisione vi sono quelli per le miniserie Between the Sheets (2003) e Nord e Sud (2004). Successivamente, si afferma con il personaggio di Guy of Gisborne in Robin Hood (2006-2009), che gli dà grande notorietà. Recita poi in titoli come Spooks (2008-2010), Strike Back (2010-2011) e Hannibal (2015), con Mads Mikkelsen, Berlin Station (2016), con Rhys Ifans, e The Stranger (2020).

8. È il doppiatore principale di una nota serie. Dal 2017 Armitage si diletta anche con il doppiaggio, dando voce al personaggio Trevor Belmont, protagonista della serie animata Castelvania, basata sull’omonimo videogioco. Il personaggio doppiato da Armitage è un cacciatore di vampiri caduto in disgrazia, il cui compito è però ancora quello di difendere la Valacchia da Dracula e le sue maligne creature. Per l’attore si tratta del primo, e per ora unico, ruolo da doppiatore.

Richard Armitage non ha una moglie

7. Ha avuto una relazione con un’attrice. Nel prendere parte allo spettacolo teatrale The Crucible (2014), Armitage conosce l’attrice Samantha Colley, nota anche per i suoi ruoli in Solo: A Star Wars Story (2018) e Genius (2017-2018). I due intraprendono una relazione, annunciando poi nel 2016 di essere ufficialmente fidanzati e pronti al matrimonio. Questo, tuttavia, non avrà mai luogo, poiché i due interpreti interromperanno il loro rapporto senza fornire particolari motivazioni. Ad oggi Armitage sembra dunque essere single.

Richard Armitage in Star Wars

6. Ebbe un cameo nel primo film della trilogia prequel. Mentre terminava i propri studi alla London Academy of Music and Dramatic Art, l’attore iniziò a recitare in alcuni piccoli ruoli per il cinema o la televisione. Uno di questi fu come pilota in Star Wars: Episodio 1 – La minaccia fantasma. Armitage ha raccontato di essere rimasto particolarmente colpito dalla grandezza del set, come anche la sua difficoltà nell’individuare sé stesso all’interno del film, per via della breve apparizione concessagli.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Richard Armitage Lo Hobbit

Richard Armitage in Lo Hobbit

5. Il suo personaggio avrebbe dovuto portare una lunga barba. Originariamente, il nano Thorin, interpretato da Armitage, era stato concepito con un look diverso da quello poi apparso nel film. Questi avrebbe dovuto infatti portare una lunga barba, proprio come descritto anche nel romanzo. Tuttavia, la produzione pensò che questa avrebbe potuto limitare la recitazione di Armitage, e optò dunque per una barba corta, simbolo del lutto per la perdita di Erebor.

4. Ha odiato uno dei suoi costumi. Durante le riprese di Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, all’attore fu fornito un soprabito da lui poco apprezzato tanto per il materiale quanto per la sua non praticità. Armitage richiese dunque al regista Peter Jackson di trovare il modo affinché potesse non doverlo più utilizzare. Jackson fu così costretto a riscrivere una delle scene, prevedendo uno scontro con il drago Smaug dove il soprabito prendeva fuoco, dando così all’attore la possibilità di poterlo abbandonare.

3. Ha tenuto per sé un’oggetto di scena. È norma piuttosto diffusa ad Hollywood che al termine delle riprese di un film gli attori coinvolti possano prendere per sé alcuni cimeli dal set. Con la conclusione del terzo capitolo della trilogia di Lo Hobbit, anche Armitage ebbe tale possibilità. L’attore scelse di tenere per sé la spada ammazza orchi, da lui sfoggiata durante l’intera trilogia.

Richard Armitage in Hannibal

2. Ha interpretato un noto personaggio. Nel 2015 l’attore prende parte agli ultimi sei episodi della terza stagione di Hannibal, recitando nel ruolo del celebre serial killer Francis Dolarhyde. Il personaggio è l’antagonista principale del romanzo Il delitto della terza luna, e da subito si pone come uno dei principali avversari di Hannibal Lecter. Anche nella serie, i due ingaggeranno uno scontro fino all’ultimo sangue.

Richard Armitage: età e altezza

1. Richard Armitage è nato a Leicester, in Inghilterra, il 22 agosto 1971. L’attore è alto complessivamente 189 centimetri.

Fonte: IMDb

Richard Armitage sulla cover di Da Man

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Richard Armitage sulla cover di Da Man

Richard Armitage è il protagonista della cover di dicembre/gennaio della rivista Da Man. L’attore inglese arriverà presto al cinema con Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate, in cui interpreterà Thorin Scudodiquercia.

Su Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate: “Si tratta dell’ultimo pezzo dell’esplorazione di Peter Jackson nel mondo di Tolkien della Terra di Mezzo, quindi aspettatevi un grande finale prima che il sipario cali. C’è un grande indizio nel titolo, ma resta chiaro che ci sarà una battaglia abbastanza straordinaria. E per il mio personaggio, Thorin, è in una spirale verso il basso ma come ogni buon eroe tragico della letteratura risorgerà.”

Fonte: JJ

Richard Armitage parla di Thorin ne Lo Hobbit 1 e 2

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Richard Armitage Of "The Hobbit: An Unexpected Journey" Photo SessionRichard Armitage , affascinante attore che abbiamo visto nei panni di Thorin Scudodiquercia ne Lo Hobbit Un Viaggio Inaspettato, e che tornerà nello stesso personaggio ne La Desolazione di Smaug e in Andata e Ritorno, ha raccontato qualcosa in più in merito al suo personaggio e a come Thorin s evolverà nella seconda e nella terza parte della trilogia:

Thorin è un guerriero e dobbiam vederlo così dall’inizio perchè deve essere potenzialmente capace di insorgere contro il drago per reclamare indietro il suo tesoro e il suo regno Sotto la Montagna –  Tristemente non ci sarà molto spazio per siparietti comici nel resto della trilogia, diventerà tutto più oscuro…Abbiamo provato a trovare momenti di leggerezza nel suo personaggio ma è abbastanza difficile, ha un carattere piuttosto serio. Soprattutto mentre ci avviciniamo progressivamente all’oro e al Drago. La sua famiglia ha un rapporto particolare con quella oscurità.

Lo Hobbit : La Desolazione di Smaug arriverà al cinema il prossimo 12 dicembre, seguito, l’anno successivo , da Lo Hobbit : Andata e Ritorno.

Richard Armitage nelle prime immagini di Pilgrimage

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Empire ci mostra in esclusiva le prime immagini di Richard Armitage (Lo Hobbit) tratte da Pilgrimage, il nuovo film d’ambientazione medievale di Brendan Muldowney (Savage, Love Eternal). Potete vedere tutte le foto nella nostra gallery:

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Nel cast del film anche Tom Holland (The Impossible) e Jon Bernthal (The Walking Dead, Fury). La storia del film è incentrata su un gruppo di monaci che iniziano un pellegrinaggio per trasportare la più santa delle reliquie in loro possesso a Roma. La pellicola sarà presentata in anteprima al Toronto Film Festival.

Fonte

Richard Armitage e Carrie Anne-Moss in Brain On Fire

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Richard Armitage e Carrie Anne-Moss interpreteranno i genitori di Chloe Grace Moretz nel drammatico Brain On Fire di Gerard Barrett, che sarà prodotto anche da Charlize Theron.

Attualmente in produzione in Canada, con l’obiettivo di uscire nel 2016, Brain On Fire si basa sulle memorie e quindi sull’esperienza di vita di Susannah Cahalan, nel film incarnata da Chloe Grace Moretz, una giornalista del New York Post in ascesa che si trova ad affrontare una misteriosa malattia mentale, che la porterà alla violenza così come allo stato catatonico, costringendola a trascorrere un lungo periodo di tempo in ospedale senza comprendere la natura del suo disturbo.

La dura battaglia per ritornare alla vita sarà raccontata nel film diretto da Gerard Barrett, dove Richard Armitage e Carrie Anne-Moss interpreteranno appunto i genitori di Susasnnah, Tom Cahalan e Rhona Nack.

Fote: Deadline

Richard Armitage canta live la canzone Misty Mountains

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richardarmitageEcco un Richard Armitage canterino quello che durante un’intervista per promuovere Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato ha improvvisato l’inizio di Misty Mountain

Richard Armitage alle prese con i tornado

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Richard Armitage, noto ai più come Thorin Scudodiquercia, sarà alle prese con i tornado in un film d’azione, Category Six.

Rich Ross lascia la Disney

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Rich Ross, presidente dei Walt Disney Studios, ha lasciato il gruppo.

Rich Moore, regista di Zootropolis, lascia la Disney e passa a Sony Animation

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Rich Moore, regista premio Oscar di film d’animazione quali Zootropolis, si unisce alla Sony Pictures Animation, per sviluppare, produrre e dirigere lungometraggi animati.

“Rich è un narratore di livello mondiale e porta con sé una ricchezza di esperienza e una sensibilità unica per la storia, la commedia e il cuore”, ha dichiarato Kristine Belson, Presidente di Sony Pictures Animation. “Siamo così entusiasti che lui si unisca al nostro team di registi alla Sony Pictures Animation, mentre continuiamo a sviluppare una serie di progetti animati che sono grandi, audaci e sorprenderanno il pubblico.”

“Sony Animation si sta facendo strada come uno dei principali tra gli studi di animazione – ha dichiarato Moore – La loro visione di dare a registi e artisti la libertà di correre rischi, e di spingersi oltre quando si tratta di stile visivo e ampiezza della narrazione è impressionante, e non vedo l’ora di essere parte del futuro dello studio”.

Rich Moore ha diretto il film vincitore del premio Oscar nel 2016 come miglior film d’animazione, prodotto dalla Walt Disney Animation Studios, Zootropolis, lavoro firmato con il collega Byron Howard.

Il suo debutto alla regia con Disney Animation è stato il film candidato all’Oscar nel 2012 Ralph Spaccatutto, e più recentemente ha diretto il seguito del film, pure quello candidato agli Oscar 2018, Ralph Spacca Internet, con il collega Phil Johnston.

Riccione 2015: Lucky Red presenta il listino

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Riccione 2015: Lucky Red presenta il listino

Lucky_RedOggi, giovedì 2 luglio, alle ore 18.00, nell’ambito della quinta edizione di  Ciné – Giornate Estive di Cinema – appuntamento promosso e sostenuto da ANICA in collaborazione con ANEC e ANEM, prodotto ed organizzato da Cineventi – Andrea Occhipinti presenterà al pubblico del palacongressi di Riccione i titoli della prossima stagione cinematografica firmata Lucky Red.

Sul palco, al suo fianco, i talent di due dei film più attesi del prossimo autunno: Maria Sole Tognazzi, regista di Io e Lei, la commedia sentimentale con Margherita Buy e Sabrina Ferilli, in uscita il prossimo 1° ottobre e i quattro protagonisti di Game Therapy,  FaviJ, Federico Clapis, Leonardo Decarli e Zoda che presenteranno in anteprima a Riccione il teaser trailer del film, in sala dal 22 ottobre.

Anche per il 2015/2016 Lucky Red conferma la volontà di rivolgersi a pubblici diversi. Un’offerta per tutti i gusti, ricca di film d’autore e mainstream, aspetterà al cinema adulti e bambini già a partire dal 19 agosto!

Di seguito il listino fino al 1° Gennaio 2016

19 ago.    Breaking Dance
Regia:    John Swetman
Cast:    Sophia Aguiar, Jordan Rodrigues, Marissa Heart
Genere:    Dance

24-25-26 ago.    Evento Studio Ghibli – Quando c’era Marnie
Regia:    Hiromasa Yonebayashi
Genere:    Animation

3 sett.    Masterminds – I geni della truffa
Regia:    Jared Hess
Cast:    Owen Wilson, Zack Galifianakis, Kristen Wiig, Jason Sudeikis
Genere:    Comedy

1 ott.    Io e lei
Regia:    Maria Sole Tognazzi
Cast:    Sabrina Ferilli, Margherita Buy
Genere:    Comedy

22 ott.    Game Therapy
Regia:    Ryan Travis
Cast:    FaviJ, Federico Clapis, Leonardo Decarli, Zoda
Genere:    Action- Fantasy

29 ott.    The Sea of Trees
Regia:    Gus Van Sant
Cast:    Matthew McConaughey, Naomi Watts, Ken Watanabe
Genere:    Drama

12 nov.    The last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di Streghe
Regia:    Breck Eisner
Cast:    Vin Diesel, Elijah Wood, Rose Leslie, Michael Caine
Genere:    Fantasy

19 nov.    Mustang
Regia:    Deniz Gamze Ergüven
Cast:    Gunes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Erol Afsin, Ilayda Akdogan
Genere:    Drama

24-25 nov.    Wacken (3D)
Regia:    Norbert Heitker
Cast:    Alice Cooper, Deep Purple, Rammstein
Genere:    Music

3 dic.    Il piccolo principe
Regia:    Mark Osborne
Genere:    Animation

A Natale     Franny
Regia:    Andrew Renzi
Cast:    Richard Gere, Theo James, Dakota Fanning
Genere:    Drama

1 gen.     Doraemon il film: Nobita e gli eroi dello spazio
Regia:    Yoshihiro Osugi
Genere:    Animation

1 gen.     Carol
Regia:    Todd Haynes
Cast:    Cate Blanchett, Rooney Mara
Genere:    Drama

Ricchi di fantasia, il nuovo film con Sergio Castellitto

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Primo ciak ieri in Puglia per Ricchi di fantasia, la commedia di Francesco Miccichè che avrà come protagonisti Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, il film è una produzione Italian International Film, società controllata da Lucisano Media Group, con Rai Cinema e sarà distribuito nelle sale italiane nel 2018 da 01 Distribution.

La commedia Ricchi di fantasia racconta le vicende di una coppia di amanti, il carpentiere Sergio (Sergio Castellitto) e l’ex cantante Sabrina (Sabrina Ferilli), innamorati ma impossibilitati a lasciare i rispettivi compagni per le loro ristrettezze economiche. Tutto sembra cambiare quando i colleghi di Sergio si vendicano dei suoi scherzi facendogli credere di avere vinto alla lotteria 3 milioni di euro.

Ricchi di fantasia

Convinto di essere diventato ricco, Sergio decide di abbandonare la sua vecchia vita portando con sé non solo Sabrina, ma anche i loro cari. Quando Sergio e Sabrina scoprono che la vincita non esiste, non gli resterà che tenere in piedi la recita trascinando le proprie famiglie in un viaggio on the road dalla periferia romana alla Puglia. Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte e le tensioni tra caratteri tanto diversi sono destinate a esplodere.

Le riprese di Ricchi di fantasia sono iniziate oggi in Puglia e si svolgeranno tra Polignano, Monopoli e Bari per concludersi a Roma. Oltre a Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli, nel cast figurano anche Valeria Fabrizi, Matilde Gioli, Antonio Catania, Antonella Attili, Gianfranco Gallo e Paolo Calabresi. Il film verrà realizzato anche con il contributo di Regione Puglia, Unione Europea e Fondazione Apulia Film Commission.

Ricchi a tutti i costi: la recensione del film con Christian De Sica e Angela Finocchiaro

A partire dal 12 giugno è disponibile in streaming su Netflix Ricchi a tutti i costi, una commedia irriverente, come la piattaforma l’ha definita, prodotta nel 2024 e sceneggiata e diretta da Giovanni Bognetti, qui al suo quarto lungometraggio. La stessa firma di Natale a tutti i costi, il film campione di incassi del 2022, remake italiano della pellicola francese Mes très chers enfants diretta da Alexandra Leclère nel 2021: un film che parla di sé attraverso le cifre, dal momento che dalla sua uscita ha totalizzato circa 22 milioni di spettatori. Ricchi a tutti i costi riprende tutti i personaggi di questo film per trasportali in un sequel ‘estivo’ della storia. Ritroviamo infatti la famiglia Delle Fave al completo: il padre Carlo, interpretato da Christian De Sica, la madre Anna, a cui presta il volto Angela Finocchiaro, e i due figli, Emilio e Alessandra, interpretati da Claudio Colica e Dharma Mangia Woods.

Ricchi a tutti i costi: caldo estivo e toni noir

La commedia assume stavolta toni noir, ribaltando il copione del precedente film di Bognetti: dalle atmosfere del Natale si passa infatti al caldo di una delle più belle e vacanziere isole del Meditarraneo e da un plot improntato alla separazione scopriamo in Ricchi a tutti i costi una famiglia più unita che mai. Fin troppo, verrebbe da dire, dal momento che la copiosa dose di cinismo che caratterizza i Delle Fave stavolta potrebbe portare addirittura a un omicidio.

La famiglia si riunisce intorno a uno dei meccanismi più classici (e più belli) utilizzati dal cinema per innescare ua storia e l’arco di cambiamento dei personaggi, ovvero il viaggio. Ma andiamo per ordine: i sei milioni di euro ereditati dalla nonna Giuliana (Fioretta Mari) nel primo film non sono più al sicuro. L’anziana ereditiera, infatti, è stata circuita da Nunzio, un latin lover tanto rampante quanto sospetto interpretato da Nini Bruschetta, una vecchia fiamma di Anna con un passato fumoso e due mogli decedute alle spalle. La coppia ha annunciato alla famiglia di voler convolare a nozze nell’isola di Minorca per poi trasferirsi in Brasile. 

Quale che sia la natura della preoccupazione dei familiari, la vita della nonna o i sei zeri del suo conto in banca, la miccia ha preso fuoco e con essa la girandola di gag più o meno riuscite. A compattarle e dare loro una consistenza che rappresenta poi il vero punto forte della trama, è il doppio binario che innesta la follia di un piano omicida, ovvero eliminare Nunzio per proteggere la nonna (e i sei zeri del conto in banca) da un matrimonio fatale, sulle relazioni veritiere di una famiglia che non smette mai di essere vera, quotidiana.

Lo sfondo di insanìa, infatti, rimane sempre in equilibrio con le dinamiche padri-figli, il divario generazionale, le difficoltà legate alla ricerca del lavoro e l’insoddisfazione che spesso caratterizza i giovani adulti di oggi. E su tutto, la mamma chioccia italiana, che come nel primo film percorre contro tutto e tutti ogni possibilità di unione anche, come in questo caso, la più malsana: “Era dalla vacanza in Grecia che non facevamo qualcosa tutti e quattro insieme”, esclama felice. Il desco familiare è riunito sotto l’egida del crimine, alla ricerca di un modo ‘pulito’ per far fuori Nunzio. 

Ricchi a tutti i costi Ph.Loris T. Zambelli

Il genere commedia: le gag e il politically correct

Ricchi a tutti i costi si sviluppa intorno agli stessi argomenti che avevano decretato il successo del primo film, ovvero quel rapporto di odio-amore che anima tutte le famiglie e che coinvolge gli spettatori in una carambola di liti quotidiane e situazioni paradossali, alla ricerca di una comicità tuttavia standardizzata: si lavora di sponda per affilare battute e dialoghi nell’ambito di un tipo di scrittura che il politically correct ha reso oggi, se possibile, ancora più complesso rispetto alla trasparente audacia degli autori degli anni Cinquanta e Sessanta, la cui libertà ha fatto della commedia all’italiana un vero e proprio genere.

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