La strategia di Mediaset di introdurre Viola come il mare 2 facendola passare prima in streaming su Infinity e poi in prime time, è stata vincente. Lo hanno dimostrato i numeri: quasi 3 milioni di telespettatori hanno visionato il prodotto per la prima puntata su Canale 5 (nonostante la concorrenza dei David di Donatello su Rai 1), arrivando al 16,70% di share, mentre sulla piattaforma è stato il contenuto on demand più fruito. Un successo ripetutosi con i medesimi numeri la settimana successiva con la seconda puntata, e che sono andati a dimostrare quanto non solo ci sia un pubblico affezzionato e fedele, ma che le fiction targate Lux Vide funzionano sempre. Merito, lo abbiamo già detto, di essere trasversali quanto interessanti.
Sanno a chi rivolgersi, sanno come farlo. Divertono, intrattengono, fanno riflettere. E c’è una morale. Non è una sorpresa, perciò, se Viola come il mare abbia ottenuto un certo tipo di fama, merito anche dei suoi protagonisti, Viola e Francesco, indubbiamente ben scritti per essere un serial televisivo, ma anche ben interpretati da Francesca Chillemi e Can Yaman, e che nella seconda season sono più approfonditi. E così, da qui, Mediaset ha deciso di compiere un ulteriore passo: ha offerto ai propri utenti le ultime tre puntate della stagione sulla piattaforma. Ma non c’è da temere: la messa in onda settimanale resta. La seconda tranche di episodi (ricordiamo che sono 6 per 3 puntate) è andata a chiudere alcune storyline, risolvendo parte dei misteri che ci avevano accompagnati sin dalla prima stagione. E come vedremo nella recensione, dobbiamo ammettere che c’è stato un ultieriore miglioramento molto apprezzato.
La trama delle ultime puntate di Viola come il mare 2
Mentre Francesco sta cercando di capire chi ha provato a uccidere la madre, deve fare i conti con un nuovo cambiamento nella propria vita. Farah, la ragazza coinvolta nel traffico di esseri umani che nella precedente stagione aveva aiutato, si è presentata a casa sua incinta. Il padre della futura nascitura è però scomparso, lasciandole un messaggio in cui dice di non voler più avere a che fare con loro. A quel punto, Francesco decide di riconoscere la bambina, per permettere a Farah di rimanere in Italia. Ciò che però non si aspetta è di dover prendersene cura da solo. Viola, che ha sempre desiderato una famiglia, comincia ad aiutarlo, rendendosi conto di quanto quel sogno sia per lei importante da realizzare. Deve però fare i conti con la sua malattia, che non sa dove potrà portarla. Nel frattempo, scopre chi è il padre. Appurata la sua condizione, la donna cade nello sconforto più totale, e quando è ad un passo dall’ iniziare la sua storia d’amore con Francesco, decide di tirarsi indietro.
Lo sviluppo coerente dei personaggi di Viola e Francesco
Viola come il mare 2 è senza dubbio partito con il piede giusto. Lo avevamo già scritto nella nostra recensione delle prime tre puntate (le trovate qui), e lo possiamo ribadire. In tal caso, però, è da notare che gli ultimi sei episodi hanno una marcia in più, sotto tanti punti di vista. Alcuni dei casi crime della fiction sono più avvincenti, e si legano direttamente ai loro main characters. Insieme ad alcune sub-trame, come l’arrivo di Farah e la nascita di Johanna, spingono Francesco e Viola a confrontarsi con le loro paure e a riflettere su se stessi. La loro evoluzione è coerente e funzionale al percorso fin qui affrontato, con la seconda parte che ne conferma la loro ben studiata e solida caratterizzazione. Si imbattono in nuove sfide, esplorano nuovi lati caratteriali, affrontano insicurezze e fragilità, e si calano in nuovi panni senza però snaturarsi o distaccarsi mai veramente dal loro baricentro etico e morale, per quanto a volte tentanti. Il glow up, che va di pari passo con la scoperta di nuovi indizi riguardanti le loro famiglie, è graduale, non avventato, rendendo Viola e Francesco credibili e onesti nei confronti del pubblico.
Individui in cui può essere facile riconoscersi, proprio perché imperfetti, al di là della loro bellezza estetica. Francesca Chillemi e Can Yaman incarnano bene i loro personaggi, dimostrando di essere fortemente legati a essi tanto da riuscire a esprimere i loro turbamenti principalmente con gli occhi, poiché ne hanno asorbito stati d’animo e sentimenti. È infatti nei loro sguardi che si misura l’intensità delle emozioni che stanno provando, e proprio per questo risultano essere bravi tanto nelle sequenze comiche quanto in quelle drammatiche. Inoltre, sono i canali preferenziali attraverso cui vengono esplicitate delicate tematiche quali la famiglia e l’importanza di non arrendersi seppur sia disfunzionale, o il concetto di malattia, spesso legato all’incapacità di poter sognare un futuro. I due attori avevano perciò un compito, dimostrarsi sinceri in quello che si stava raccontando e mai caricaturali o fuori posto, per non rischiare di perderne il valore. E ci sono riusciti.
Una nota di merito per la regia
Arrivati alla fine, è doveroso concludere con una considerazione tecnica. Anche in questa seconda parte, ma in generale in tutta la stagione, a colpire di più – confrontandola con altre fiction e la stessa prima stagione di Viola come il mare – è la regia. Se a livello di sceneggiatura è facile cadere in alcuni didascalismi e luoghi comuni, caratteristica riscontrata in particolare nei dialoghi, l’operazione dietro la macchina da presa è decisamente superiore.
Palermo, teatro naturale delle vicende della serie, è catturata da suggestive inquadrature, che siano panoramiche o campi lunghi, in cui uno dei protagonisti principali è il mare con le sue acque cristalline; le scene di inseguimento sono ancor più adrenaliniche ed efficaci, segno che c’è stato un maggiore impegno nella loro preparazione, al fine di ottenere più coinvolgimento; c’è più energia e ritmo nei cambi di scena, e di conseguenza si elevano tensione, trasporto e attenzione. La regia è dunque valida, e contribusice a non far essere Viola come il mare 2 monotono, cosa che invece accade spesso nelle opere destinate alla televisione, e da cui bisognerebbe smarcarsi.