In concorso al Festival di
Canens 2018, Spike Lee torna sul grande
schermo con energia e grinta, con un film che coniuga un pensiero,
una posizione sul mondo al grande cinema e all’intrattenimento:
BlacKkKlansman.
BlacKkKlansman
racconta di Ron
Stallworth, primo poliziotto nero nella storia di
Colorado Springs, infiltratosi nel Ku Klux Klan. Un film
biografico, ma non solo. Con BlacKkKlansman,
Spike Lee prova che i discorsi razzisti, che già
avevano un sapore fuori dal tempo negli anni Settanta, sono validi
tutt’ora e suonano ancora più primitivi. Sono tuttavia,
spaventosamente attuali, rapportati alla realtà.
BlacKkKlansman: il film
Il regista si avvale di
John David Washington (figlio di Denzel) e di
Adam Driver per portare sullo schermo la
coppia di agenti che misero in pratica il piano di Stallworth
stesso (Washington). L’alchimia trai due sembra funzionare, dove il
sempre bravo Driver regala solidità alla coppia, mentre l’aspetto
brioso e action è affidato al personaggio di Washington, vero
protagonista.
BlacKkKlansman
vuole essere anche una commedia, o meglio, una satira sociale, come
manifestato dalla scena iniziale del film: Alec Baldwin che recita un monologo
disturbante, pesantemente razzista. Il riferimento è chiaro:
Baldwin nell’ultimo anno è stato sotto gli occhi della Casa Bianca
e di Trump per l’imitazione del Presidente a
SNL.
BlacKkKlansman
Gli elementi del racconto di Lee
sono semplici, tutti presenti all’inizio in quel monologo:
schiettezza, razzismo e storia, tutto raccontato con un linguaggio
leggero, molto divertente. Una scelta che coinvolge lo spettatore,
disposto a ridere della follia storica, dell’odio, delle ottuse
credenze.
Proprio questo umorismo, così
insolito per Spike Lee, salta all’occhio in
maniera palese, una comicità di linguaggio e di tempi che si
scontra, con violenza (desiderata, ricercata e raggiunte), contro
le scene finali del film: un montaggio delle vicende di Charlottesville,
nell’agosto del 2017, ieri, storicamente parlando, e della reazione
di Trump.
Essendo un ottimo prodotto
cinematografico, BlacKkKlansman può offrirsi anche
solo come grande intrattenimento per la sala, dato il tono leggero,
da commedia, come dicevamo, ma è chiaro che nasconde, neanche
troppo velatamente, le intenzioni di un uomo contrariato da ciò che
accade nel proprio Paese, adesso come negli anni Settanta.
Con un approccio lucido, innovativo
per il suo solito stile, Spike Lee manifesta la
sua rabbia verso una situazione sociopolitica rovinosa, quella
della sua America. Ma non basta: il film, in chiusura, confermando
il suo rivolgersi a tutto il mondo, e non solo alla comunità nera
contro quella bianca, afferma con convinzione: “Power to all
the people” (potere a tutte le persone). Un invito all’unione
radicale, un appello a tutti gli uomini di ragione.
Il Festival
CinemAmbiente, che si terrà a Torino dal 31 Maggio al 5
Giugno 2018, nasce con l’obiettivo di presentare i migliori film
sull’ambiente a livello internazionale e contribuire alla
promozione del cinema e della cultura ambientale.
KLM è protagonista
dell’evento e ne sostiene le finalità in qualità di Vettore
Ufficiale: i membri della giuria e le guest stars della
manifestazione avranno, infatti, il privilegio di volare su Torino
a bordo dei moderni aeromobili della compagnia di bandiera
olandese.
KLM, da sempre sensibile al tema
ambientale, persegue da anni il proprio progetto CO2ZERO, il
programma che prevede una serie di azioni con l’obiettivo di
ridurre le emissioni nocive nell’aria.
Il piano d’azione di KLM prevede attivazioni sia a breve sia a
lungo termine.
1. A breve termine: riduzione di
emissioni di CO2 attraverso:
il costante rinnovo della flotta con l`introduzione dei nuovi
Boeing 787 Dreamliner e Airbus 330, velivoli che riducono del 16%
il consumo di carburante
la costante e meticolosa pulizia dei motori per mantenere bassi
i consumi
l’utilizzo di biocarburanti
l’ottimizzazione dei processi di volo e un più efficiente
utilizzo degli aeromobili (più o meno capienti a seconda delle
stagioni e della domanda).
2. A lungo termine:
KLM guarda anche al futuro partecipando attivamente alla
ricerca condotta dalla DELFT University of Technology per lo
sviluppo di aeromobili il 40% più efficienti e più silenziosi che
saranno pronti, secondo le stime, a partire dal 2025.
EMISSIONI CO2: KLM è attiva affinché venga regolamentato
l’aumento di emissioni di CO2 secondo il principio del “chi inquina
paga” al fine di renderlo un incentivo per un approccio sempre più
etico e responsabile da parte di tutte le compagnie aeree. Inoltre,
partendo dall’assunto che il cielo è unico e di tutti, si adopera
al fine di far tracciare rotte in maniera più razionale ed
efficiente, ovvero senza deviazioni non necessarie che significano
maggiori consumi.
COMPENSAZIONE DI CO2, il programma dedicato ai passeggeri che
permette loro di volare a zero emissioni in modo semplice, efficace
e dai costi contenuti che viene attivato al momento della
prenotazione o direttamente sul sito KLM prima della partenza. Il
ricavato del programma compensazione CO2 viene interamente
investito nei progetti Gold Standard per la produzione di energia
sostenibile nei paesi in via di sviluppo e altri iniziative
dedicate alla tutela dell’ambiente. Grazie al programma di
compensazione inoltre si contribuisce al progetto CO2OL Tropical
Mix che trasforma gli ex terreni da pascolo di Panama in nuove
foreste miste generando condizioni di lavoro ottimali per 150
persone.
CHARITY ACTIVITIES. Wings of Support, la ONG fondata nel 1998
dai dipendenti KLM e gestita da 90 volontari, è attiva con lo scopo
di aiutare i bambini dei paesi in cui KLM è presente per favorire e
agevolare la loro istruzione e fornire assistenza medica e ad oggi
sostiene più di 25.000 bambini. WWF,
UNICEF e CROCE ROSSA, sono invece solo alcuni nomi di
importanti ONG partner KLM che hanno potuto beneficiare delle
donazioni di miglia da parte dei soci Flying Blue in modo da poter
volare con più di 1600 voli nei paesi in cui necessitano di portare
a termine le loro missioni.
CARBURANTI E CAFFE’ BIO. Numeri interessanti riguardano anche
le attività relative all’utilizzo di biocarburanti: 561 voli solo
nel 2017 alimentati con biocarburante sulla tratta Los Angeles –
Amsterdam.
Ma non solo, grazie all’esperienza
unica e unconventional che la compagnia offre ai propri
viaggiatori, sarà possibile gustare dell’ottimo caffè certificato
UTZ 100 % bio in tutte le classi di viaggio.
“La tematica ambientale è al centro
di questo importante Environmental Film Festival.” – afferma Lucia
Impiccini, Direttore Marketing Air France-KLM in Italia – “Siamo
orgogliosi di supportare questo evento di rilevanza internazionale
del tutto coerente con le nostre politiche e iniziative per il
rispetto dell’ambiente e che aiuta a contribuire alla diffusione di
una sempre più ampia cultura ambientale”.
KLM accoglie con favore anche la
nascita di una nuova sezione competitiva riservata alle scuole,
tassello fondamentale dell’ampio progetto CinemAmbiente Junior in
cui il Festival riunisce le molteplici iniziative dedicate ai più
giovani, target a cui KLM è sensibile in qualità di portavoce di
valori di rispetto dell’ambiente, innovazione e caring.
Si è svolta ieri, mercoledì
16 maggio 2018, presso il Salon Marta
dell’Italian Pavilion, all’interno dell’Hotel Le
Majestic, la conferenza stampa della X edizione di
Italian Movie Award – Festival Internazionale del
Cinema, che si svolgerà a Pompei dal 29 luglio al 6
agosto.
Alla presenza del presidente e
direttore artistico del festival Carlo Fumo e del
conduttore del festival Luca Abete, sono state
annunciate le nomination 2018 delle categorie
CORTOMETRAGGIO e DOCUMENTARIO, il miglior
FILM D’ANIMAZIONE e la miglior OPERA
PRIMA.
Sono state presentate le principali
novità dell’edizione 2018 che ha deciso di introdurre un nuovo e
originale criterio di premiazione per la categoria LUNGOMETRAGGI:
sarà la Jury Roots, composta dalle più importanti
comunità di cittadini di origini italiane all’estero, a sancire le
migliori opere italiane all’estero preselezionate e nominate dalla
Giuria Accademica.
Italian Movie Award 2018 dedica una
retrospettiva al premio Oscar ®Denzel
Washington e ha come tema il FUTURO:
“Uno sguardo alle generazioni, a coloro che credono nella
bellezza dei propri sogni, perché gli insegnamenti di oggi
rappresentano le scelte e le azioni del domani”.
Avere la possibilità di poter
visitare il bunker costruito sotto il Government Office Building e
camminare dentro i luoghi dove è stata scritta la storia, non solo
dell’Inghilterra, ma del mondo intero, è un’emozione unica. Ci
troviamo a Londra, precisamente dietro Westminster, dove Universal
Picture Home Entertainment Italia, per l’uscita italiana de L’ora
più buia, ci ha permesso di fare un tour nei luoghi che sono stati
testimoni cruciali degli avvenimenti della seconda guerra mondiale,
nelle stanze segrete dove il Primo Ministro Winston
Churchill ha deciso di non arrendersi e continuare a
lottare la tirannia di Hitler anche quando tutto sembrava
perduto.
Il film racconta le cruciali ore in
cui Churchill, appena eletto Primo Ministro, si ritrova a decidere
se negoziare la pace o combattere la Germania nazista contro ogni
probabilità di vittoria, fino alla fine per l’orgoglio del suo
paese, arriva finalmente in DVD e Blu-Ray e 4K Ultra
HD disponibile dal 9 maggio con Universal Picture
Home Entertainment Italia.
La pellicola è stata diretta da Joe
Wright, regista eccezionale conosciuto per
Espiazione, Orgoglio e
Pregiudizio, e Anna Karenina, vanta una
crew di primo livello con la sceneggiatura di Anthony
McCarten ed è interpretato da Gary
Oldman, vincitore del Premio Oscar al Miglior Attore
Protagonista e del Golden Globe nella stessa categoria (sezione
drammatica) per la sua interpretazione. Il film è un meraviglioso
racconto delle giornate critiche durante le quali Winston Churchill
doveva prendere la decisione più difficile della sua vita,
evidenziandone anche le sfumature caratteriali e l’uomo che si
celava dietro il politico. Mentre Hitler si avvicina al Regno
Unito, il Primo Ministro si trova a combattere per la sua
leadership e a trovare la soluzione migliore per il suo paese.
L’ora più buia, la recensione del film con
Gary Oldman
Il film è principalmente ambientato
in quello che oggi è il Churchill Museum e Cabinet War Rooms (Clive
Steps, King Charles St, Westminster, London SW1A 2AQ), interamente
ricostruito dagli scenografi, dove si riuniva il gabinetto di
guerra, al riparo da eventuali attacchi e al sicuro da fughe di
notizie.
Il nostro tour è iniziato varcando
la porta della stanza in cui si riunivano i potenti, dove abbiamo
potuto ammirare la sedia del potere presieduta dal Primo Ministro,
dove la nostra guida privata ci ha raccontato che è ufficialmente
il posto dove si è fatta la guerra, facendoci notare le scavature
create dall’anello di Churchill al lato del bracciolo della sedia,
che di consueto batteva nei momenti di nervosismo. Tutta la stanza
è piena di posaceneri (i gentlemen presenti a quanto pare fumavano
copiosamente, per non parlare del protagonista che viaggiava ad
un’andatura di 8/10 sigari per dì), e ogni singolo pezzo
all’interno è originale, compresa la valigia rossa del Primo
Ministro con l’adesivo delle Barbados, attaccato dal figlio.
Si procede nel lungo corridoio, che
nel film pullula di segretarie indaffarate a lavorare, la guida ci
mostra l’armadietto privato di Winston contenente sigari, Scotch e
banane (rare da reperire in tempi di guerra), prima di entrare
nella Map Room, dove sono state girate alcune fra le più toccanti
scene della pellicola, Ci viene raccontato che Churchill aveva una
certa ossessione per le mappe, che capeggiano ovunque all’interno
del bunker, ma in questa stanza in particolar modo ci sono quelle
più importanti. Quella grande sul muro che si vede anche nel film,
rappresenta tutte le battaglie dell’atlantico ed è piena zeppa di
fori, come potrete immaginare, qui si ricevevano informazione da
tutto il mondo distinte dal colore dei telefoni, verde, bianco,
rosso e nero, è dove Churchill scopre che a Dunkerque si trovano i
suoi ragazzi completamente circondati dai tedeschi e si fa venire
in mente un modo per salvarli, anche a costo di sacrificarne altri.
Vi hanno lavorato circa cinquanta persone a turno all’interno,
tutte autorizzate (era una delle stanze più segrete) e tutte
dovevano registrarsi non appena entravano. Vi è una cartina-grafico
che rappresenta una notevole diminuzione di perdite dal 1942 al
1945 delle flotte inglesi, questo perché nel 1944 grazie a Turing
sono stati decodificati i codici creati mediante la macchina Enigma
dei Tedeschi (vi esorto a vedere La Teoria del Tutto sceneggiato
dallo stesso McCarten che racconta delle prodezze di Turing), e che
ha dato un grosso slancio verso la vittoria nella guerra.
Tutti i calendari e gli orologi
presenti segnano il 16 agosto 1945 (giorno della vittoria) alle
16.59, e tutto è stato lasciato esattamente come l’ultimo momento
in cui sono stati a lavoro li sotto. È un’emozione indescrivibile
da percepire e dopo aver visto il film lo si avverte ancora di più,
il senso di responsabilità e la gravità che deve aver pervaso gli
animi umani che hanno abitato questi uffici.
Il bunker non è solo ufficio, come
vediamo nella pellicola di Wright, oltre alle brandine per le
segretarie che perdevano il treno, vi erano anche diversi alloggi
per i colonelli, quello di Churchill è arredato con moquette e ha
un letto incredibilmente piccolo (misura standard, ma ricordiamo
che era alto 1,67), nella sua stanza sono presenti diversi
posaceneri, ovviamente, e una enorme cartina difronte al letto
raffigurante la situazione di possibili attacchi delle coste
inglesi. Era solito passare in questa stanza tre o quattro notti a
settimana, da abitudine il Primo Ministro si alzava tardi facendo
colazione con Whisky e acqua e restava a leggere e telefonare nel
letto fino all’ora di pranzo ma poi lavorava fino a tarda ora. In
questa stanza, dalla sua scrivania teneva i discorsi alla nazione,
come quello presente nella pellicola in diretta nazionale. L’ultimo
posto da visitare è in realtà una porta, vi era un unico bagno con
acqua corrente li sotto, riservato ovviamente solamente a
Churchill, ma si scoprì dopo la guerra che in realtà al suo interno
si nascondeva un telefono transatlantico che lo metteva in linea
diretta con l’allora presidente degli Stati Uniti d’America,
Franklin Delano Roosevelt, come si vede in una scena del film. Il
telefono era collegato ad uno degli impianti più all’avanguardia,
considerata l’epoca, situato sotto i magazzini Selfridges di Oxford
Street.
Innumerevoli cose ci sarebbero da
raccontare su questo straordinario personaggio, così controverso e
così stoico che ha guidato una nazione verso la vittoria solo e
determinato al non accettare la sconfitta, vizioso, burbero e
terribilmente elitario, per usare una delle sue frasi: “Il successo
non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio
di continuare che conta.”
L’Ora Più Buia
racconta le sfumature che hanno caratterizzato il personaggio prima
dell’uomo, l’astuto leader di potere e il fragile coniuge e padre
di famiglia. Nei contenuti speciali del DVD e Blu-Ray troviamo
un’intervista in cui lo straordinario Gary Oldman racconta come
diventare Churchill e il commento al film da parte del regista Joe
Wright. Vi ricordiamo che è disponile dall’9 maggio distribuito da
Universal Picture Home Entertainment Italia.
Steven Yeun, il Glenn di The Walking
Dead, ha presentato al Festival
di Cannes 2018Burning, film in
concorso diretto da Chang-dong Lee. Con lui
nel cast del film anche Jong-seo Jeon e
Ah-in Yoo.
Ecco le immagini dal red carpet e
dal photocall della mattina.
StarWars è uno dei franchise
che sono riusciti a dominare la cultura popolare per
decenni. Ha costruito un universo vasto e intricato, del
quale ora ci si accinge a riempire i vuoti e a raccontarne le
origini. Si era cominciato conRogue
One, ma ora si va più a fondo: con Solo
si comincia a raccontare le basi vere e proprie, le origini di uno
dei personaggi più amati. Per quello che sappiamo dai trailer, nel
film non ci sono Jedi, Sith, non c’è la Forza: costruisce il
contesto, le fondamenta vere e proprie dell’universo di Star
Wars.
Un universo fatto di
personaggi e forze incredibili. Se pensiamo che qualunque
Jedi o Sith è già più potente di qualunque altro umano o alieno, è
particolarmente difficile capire chi sia più potente di chi.
Inoltre, dato che la Forza è già di per sé un concetto non
esattamente misurabile e piuttosto indefinito, inoltre, non ci
aiuta a valutare. Ma, per rendervi le cose più facili, ecco una
classifica del 20 personaggi più potenti
di Star
Wars.
Nota bene: la Disney ha dichiarato
che la maggior parte dell’universo espanso non è canone, indicando
come corpo canonico quello composto dai film, cartoni animati e
fumetti, e questa lista si rifà proprio a questi.
Bendu
Bendu è un
personaggio dalla forza dell’altro mondo, tanto che per rendere
l’idea di questa alterità nel doppiaggio originale si è scelto
Tom Baker, l’iconico interprete del Quarto
Dottore. Un mastodonte alieno, Bendu è abbastanza imponente da
torreggiare sulla maggior parte degli umanoidi, ma reso talmente
potente dalla Forza che non ha mai dovuto ricorrere alla forza
fisica. È una creatura di per sé pacifica, che si rifiuta di
prendere posizione sia per quanto riguarda la guerra che per quanto
riguarda la Forza, restandosene un po’ a metà tra i Jedi e i Sith,
una posizione che difende con integrità. Ma il fatto che abbia
deciso di stare su un territorio neutrale, non significa che non
sappia usare la Forza come si deve.
Infatti, può darsi che sia appunto
la sua neutralità ad essere la fonte delle sue abilità. Bendu è
particolarmente empatico e ha precognizioni dall’accuratezza
abbastanza allarmante, e ha controllo diretto sulla natura che gli
sta attorno. Ad un certo punto, trasforma addirittura il proprio
corpo fisico in una gigante tempesta che cade sia sugli Imperiali
che sui Ribelli. È anche una delle figure più sagge del canone
di Star
Wars, spesso assumendo il ruolo di mentore e confidente di
chiunque cerchi il suo consiglio. Attraverso la Forza, fu
addirittura capace di distruggere una buona parte di una nave
imperiale d’invasione e addirittura di volare. Anche quando Bentu
viene ferito, riesce ad evitare di venire ucciso semplicemente
svanendo. Il potere della neutralità.
Generale Grievous
Uno dei cattivi più
sottorappresentati del canone di Star Wars, il
Generale Grievous ha anche la reputazione di essere uno
dei più mortali. Appare per la prima volta durante le Guerre dei
Cloni in quanto generale Separatista, ed è ossessionato dalla
guerra e dal combattimento, al punto che si fa volontariamente
mettere degli impianti cibernetici per potenziarsi, che gli
permettono di brandire quattro spade laser insieme
(tutte e quattro rubate da Jedi uccisi da lui). Durante le Guerre
dei Cloni, fa una lunga serie di vittime, spesso uccidendo per il
puro gusto dell’uccidere piuttosto che per contribuire allo sforzo
bellico. Oltre alla forza fisica, ha inoltre comandato l’armata di
droidi e ha avuto decine di milioni di soldati robotici al suo
comando, pronti ad intervenire su sua richiesta. Anche quando non è
armato, quindi, ha una legione di macchine mortali al proprio
servizio.
Era un combattente formidabile, al
quale l’arte del combattimento con la spada laser fu insegnata da
Dooku stesso, e fu ucciso per puro caso, per un colpo di fortuna.
Era disarmato, ferito e in ritirata, ma riuscì comunque a
portare il suo avversario, Obi-Wan Kenobi, sull’orlo della
disperazione. Ma questi riuscì ad avere la meglio usando
la Forza per attirare verso di sé proprio il blaster di Grievous,
uccidendolo. Non ha lasciato molto dietro di sé, non avrà cambiato
le carte in tavola, ma si merita una menzione per uno dei killer di
Jedi più prolifici della storia.
Grande Ammiraglio Thrawn
L’abilità di usare la Forza per
sconfiggere i propri nemici e manipolare la mente è una delle cose
più eccitanti mai viste sul grande schermo. Cosa c’è di meglio? La
capacità di farlo senza la forza. Thrawn era
originariamente un guerriero Chiss, addestrato per
disfarsi degli avversari grazie ad una perfetta strategia e ad ogni
costo. Sta di fatto che porta le cose al livello successivo, e
diventa talmente abile nella manipolazione e
nell’assassinio che diventa capace di avere la meglio su
un intero plotone di stormtrooper senza nemmeno essere visto,
lasciandosi poi catturare, ma solo per poi convincere l’Imperatore
stesso che non solo non meritava di essere condannato per i propri
crimini, ma che addirittura si meritava una posizione nella Marina
Imperiale.
Con la sua innata abilità
di capire di come pensano i suoi avversari, Thrawn scala
velocemente i ranghi e diventare Grand’Ammiraglio, in prima linea
durante la Guerra Civile Galattica. Ha avuto molti combattimenti
corpo a corpo con i Jedi, ma non ha mai considerato nemmeno queste
una sfida, a meno che non combattesse con più di un avversario alla
volta. Ha vinto quasi ogni battaglia che ha combattuto, grazie al
proprio talento per essere sempre qualche mossa avanti rispetto al
proprio avversario. E si scopre poi essere un agente sotto
copertura per i Chiss, mandato per valutare il valore
dell’Impero.
Asajj Ventress
Sith, Jedi, schiava,
cacciatrice di taglie, assassina, spia: Asajj Ventress ha fatto
tutto e anche di più, il che l’ha resa uno dei personaggio
più dinamici dell’universo di Star Wars. Nata sul
pianeta Rattatak, ha un breve apprendistato Jedi, con un Maestro
che la prese sotto la propria tutela che era stato mandato in
missione per portare pace sul pianeta. Le insegnò i segreti della
Forza, sperando che diventasse una Jedi. Ma quando il Maestro viene
ucciso dai pirati, Ventress si lascia vincere dal dolore e dalla
rabbia, volgendosi al Lato Oscuro. Il che la porta dal
Conte Dooku, diventando un’apprendista Sith e
inarrestabile assassina.
Capace di impugnare due spade
laser, diventa famosa durante le Guerra dei Cloni per il proprio
stile di combattimento imprevedibile. Si scontra
regolarmente con Anakin Skywalker eObi-Wan
Kenobi: il che è sufficiente per farla entrare nella
classifica dei più potenti di sempre. Ma quando viene tradita,
decide di separarsi dai Sith e di lavorare per conto proprio. Ad un
certo punto, salverà (da sola) i Jedi con i quali era stata in
lotta.
Darth Plagueis il Saggio
Non sappiamo molto su Darth
Plagueis, a parte il fatto che fu il maestro di Palpatine
e che fu infine ucciso da questi, e che fu capace di utilizzare la
Forza per indurre i Midi-Chlorian a creare la vita. Aveva
una conoscenza tale del Lato Oscuro da riuscire ad impedire a
coloro che amava di morire. Il che è abbastanza per farlo
entrare nella classifica dei personaggi più potenti
di Star Wars. Inoltre, Darth Plagueis fu considerato
talmente potete da avere un solo vero nemico: la Forza stessa.
Darth Plagueis diventò ossessionato dall’idea di essere diventato
troppo potente, al punto da temere che la Forza lo avrebbe un
giorno tradito, punendolo per avere abusato del proprio controlo
sulla vita e sulla morte. Palpatine, preoccupato dal fatto che il
proprio maestro sarebbe diventato troppo potente per essere ucciso,
tradì Darth Plagueis e uccide il Sith, prendendo il suo posto nella
gerarchia Sith. Non compare mai fisicamente nell’intera
serie, ed è solo menzionato, ma è chiaro dal modo in cui se ne
parla che i suoi poteri fossero incredibili.
Kanan Jarrus
Una cosa è essere addestrato per
usare la Forza e diventare incredibilmente potente dopo anni di
addestramento, un’altra è diventare un esperto con pochissimo
allentamento. Prima di diventare Kanan Jarrus,
Jedi Ribelle, era Caleb Dume, il prodigioso Padawan del Maestro
Depa Billaba. Nonostante aver ricevuto un addestramento ridotto,
quando fu il momento delle Guerre dei Cloni Caleb fu mandato in
guerra e dovette imparare sul campo. Quado l’Ordine 66 cambiò il
corso della guerra, Billaba si sacrificò per dare tempo a Dume di
scappare dai Clone trooper. Dopo aver incontrato e imparato
qualcosa da un noto contrabbandiere, cambiò il proprio nome in
Kanan Jarrus e decise di nascondere il proprio addestramento Jedi
per la buona parte di un ventennio. È quando si unisce alla
ribellione e incontra Ezra Bridger che decide di ritornare sul
sentiero del Jedi. E, nonostante siano passati vent’anni,
Kanan si dimostra ancora capace di avere la meglio su interi
squadroni. Non solo: addestra Ezra per farlo diventare un Jedi più
raffinato e si impegna per diventare ufficialmente un Cavaliere
Jedi. Ma la sua impresa più notevole non avviene in combattimento:
quando viene accecato da Darth Maul, impara a vedere
attraverso la propria connessione con la Forza, nonostante
questa sia logorata, e diventa capace di affinare i propri sensi,
diventando un combattente migliore di quanto non fosse mai
stato.
Dooku
È stato addestrato sia come
Jedi che come Sith. Inizialmente formato da Yoda, che lo
istruì secondo le vie della Forza, dopo aver scalato i ranghi Jedi
e aver istruito degli allievi propri, Dooku si disilluse riguardo
alla corruzione che vedeva attorno a sé e decise di lasciare
l’ordine. Reclamò il proprio titolo perduto e la propria fortuna, e
diventò il nuovo allievo di Darth Sidious, che gli diede il titolo
di Darth Tyrannus. Ma Dooku, già dai tempi Jedi, era conosciuto per
essere un brillante stratega e per l’abilità con la spada laser,
che venivano considerate tra le migliori in circolazione. Come
Sith, sviluppò ulteriormente le proprie capacità, oltre ad assumere
nuovi poteri. In particolare, imparò a combinare la
telecinesi con l’uso dei fulmini di Forza. Aveva inoltre
una notevole capacità di effettuare più operazioni
contemporaneamente. Al cinema ha avuto il volto del leggendario
Christopher Lee.
Rey
L’aspetto più interessante del
potere di Rey è il fatto che non sia chiaramente ancora giunto al
proprio massimo, ma che lei debba ancora realizzare
pienamente il proprio potenziale.Ha passato la propria
infanzia su Jakku, sopravvivendo da sola fino ad arrivare
all’età adulta, il che è già impressionante. Inoltre, sembra che
non le serva poco tempo per arrivare ad essere in grado di
affrontare
Kylo Ren in un corpo a corpo e vincere. Il che è talmente
eccezionale da permettere di recuperare Luke dall’esilio e
diventare suo apprendista. E dopo qualche giorno di esercitazioni,
diventa capace di combatterlo, aiuta ad uccidere il
Leader Supremo Snoke, e combatte con Kylo contro alcuni dei
soldati migliori e la guardia personale di Snoke. Ma non finisce
qui: riesce a salvare da sola la Resistenza utilizzando la propria
connessione con la Forza per sollevare le pietre che
bloccano l’uscita dalla caverna, facilitando la fuga dei
compagni, riesce ad impedire a Kylo Ren di lettere la sua
mente, e impara ad usare la Telecinesi e i trucchi mentali Jedi
praticamente senza addestramento. Per ora.
Il Grande Inquisitore
Non conosciamo il suo vero
nome. Originariamente un’umile guardia al Tempio Jedi, il
Grande Inquisitore era in realtà un agente Sith sotto
copertura nell’Ordine Jedi. Era talmente abile nel
mascherare la propria aura oscura che nessuno, nemmeno tra i più
potenti Jedi, si rese conto del fatto che ci fosse qualcosa che non
andava. Dopo l’ascesa dell’Impero, si è rivelato essere un agente
Sith ed è diventato Grande Inquisitore, con il compito di cercare i
resti dell’Ordine Jedi dopo l’Ordine 66. Armato di uno squadrone di
Inquisitori, ha ucciso molti dei Jedi sopravvissuti, inclusa la
rispettata Maestra Luminara Unduli. Mostrando la propria
propensione per il freddo calcolo strategico, ha usato i resti
della Maestra per attirare in una trappola altri Jedi, i quali
accorsero per aiutarla. Il Grande Inquisitore, inoltre, era un
combattente formidabile, addestrato nel
combattimento con la spada laser, che aveva due lame
rosse e che utilizzava in diversi modi, tra cui far
roteare entrambe le lame, che gli permetteva di intimorire gli
avversari e colpirli con il minimo sforzo.
Darth Maul
L’abbiamo capito subito che
Darth Maul era uno da non sottovalutare, sin dalla sua
prima apparizione con la prima spada laser non convenzionale della
storia di Star Wars, quando mostrò le
proprie abilità e la propria sbada a due lame nel combattimento
contro Qui-Gon Jinn e Obi-Wan Kenobi. Ha avuto la meglio su Qui-Gon
grazie alla propria energia e alla propria strategia superiore, ma
è stato fermato da Obi-Wan quando si è fatto troppo arrogante. Era
stato ritenuto morto per più di un decennio, prima di ritornare
surante le Guerre dei Cloni: con il fratello Savage Opress e un
nuovo paio di gambe bioniche, si è dimostrato più forte del Jedi
medio, uccidendone molti durante la propria missione volta ad
uccidere il proprio maestro traditore. Ma, nonostante le proprie
incredibili abilità di combattente, ma non è riuscito a tenere
testa a Darth Sidious, che uccide sia la madre che il fratello.
Questa volta, Maul sparisce ancora più a lungo, prima di
ricomparire in un tempio Sith. Anche dopo anni di esilio, è
comunque capace di affrontare gli Inquisitori e, per molto
tempo, è sembrato che Maul fosse invincibile, ma la sua
fine è arrivata grazie a Obi-Wan.
Leader Supremo Snoke
Snoke è un personaggio
difficile. Il
Risveglio della Forza aveva creato grandi aspettative,
e doveva essere il nuovo grande cattivo, mentre è stato infine
ucciso abbastanza facilmente da Kylo Ren, che lo taglia a metà
durante un monologo sulla vittora non ancora confermata. Ma la sua
fine, forse, può distrarre da quello che Snoke ha ottenuto fino ad
allora. Tanto per cominciare, ha ricostruito l’Impero quasi dal
nulla, nel frattempo affermando la propria immagine. Inoltre,
non è tecnicamente un Sith, ma ha accesso ad alcuni dei
loro incredibili poteri, e si dimostra addirittura più
abile nell’uso dei fulmini di Forza più di chiunque altro nella
serie, mostrandosi capace addirittura di reindirizzarli secondo la
propria volontà e controllandone le esplosioni. Inoltre, fu capace
di manipolare gli altri in modo incredibile, usando la Forza stessa
per unire Kylo e Rey senza che questi si chiedessero come ciò fosse
possibile. Inoltre, anche il suo uso della forza nei modi più
diretti sono sorprendenti: è capace di utilizzare la telecinesi
anche da grandi distanze e riesce addirittura ad entrare nella
mente di Rey, cosa che è impossibile anche a Kylo.
Ahsoka Tano
Ahsoka Tano è diventata apprendista di Anakin
Skywalker a metà delle Guerre dei Cloni, il quale riesce
presto ad apprezzare il suo carattere impetuoso, e la addestra sul
serio. Nel corso del resto della guerra, Ahsoa si guadagna una
reputazione non solo come apprendista di Anakin, ma anche in quanto
combattente valorosa che protegge i propri soldatti ed è più che
pronta al sacrificio. Ha scampato la morte più di una volta, spesso
mettendosi in pericolo per proteggere gli altri, ed è spesso
riuscita a sopravvivere grazie alla propria intelligenza, abilità
e, qualche volta, fortuna.
È particolarmente abile
nell’integrare l’uso della Forza nel combattimento. È
abile nel brandire due spade laser, utilizzando allo stesso tempo
la propria e quella del maestro. Addirittura, combatte il Generale
Grievous e sopravvive nonostante sia ancora una ragazzina. Da
adulta, diventa capace di combattere contro più di un inquisitore
alla volta con facilità, e diventa abbastanza in sincrono con la
Forza da avere premonizioni e visioni.
Qui-Gon Jinn
Non sappiamo molto di cosa succeda
nell’aldilà Jedi, a parte il fatto che ognuno diventa, alla fine,
tutt’uno con la Forza Vivente. Ma Qui-Gon Jinn ci ha spiegato cosa
ciò veramente significhi. Un Jedi indipendente e dallo
spirito libero, Qui-Gon (Liam
Neeson) ha scoperto l’abilità di vivere oltre la Forza Vivente
sotto forma di Fantasma di Forza, un segreto che condivide
con Yoda attraverso delle visione, che poi Yoda stesso insegnerà a
Obi-Wan. Anche dopo la morte, comunque, Qui-Gon rimane uno dei Jedi
più potenti: più di una volta, infatti, Obi-Wan afferma che se il
maestro sarebbe stato un rispettato membro dell’Alto Consiglio
Jedi, se solo avesse seguito il codice. Ma Qui-Gon non era fatto
per le regole. Era talmente in sincrono con la Forza da trascendere
le regole, più o meno arbitrarie, che i Jedi hanno creato per loro
stessi. Inoltre, era un combattente niente male.
Mace Windu
Samuel L. Jackson è uno degli dei della
fantascienza, e trovò il personaggio di Mace Windu talmente
interessante da insistere con gli scrittori affinché dessero più
informazioni su di esso. Windu è conosciuto come uno dei
migliori combattenti con la spada laser dell’Ordine Jedi ed esperto
di combattimento del Tempio Jedi. Da solo è responsabile
di alcune delle vittorie Repubblicane più importanti durante le
Guerre dei Cloni, ed era un brillante stratega. Gli antefatti
ufficiali della sua vita sono la prova del suo merito. a quanto
pare, la lama violetta della sua spada laser (che è stata
proposta da Jackson stesso) significa che il personaggio si trova
sulla linea sottile che divide il Lato Chiaro e il Lato Oscuro
della Forza. Infatti, l’abilità e l’amore per il
combattimento di Windu costituiscono per lui un rischio del cadere
nella trappola del Lato Oscuro. Per compensare, ha creato un
proprio personale stile di combattimento, che compensa per i suoi
occasionali scatti d’ira. Inoltre, arriva ad un pelo dall’avere la
emglio contro Darth Sidious, fallendo solamente per l’interferenza
di Anakin.
Obi-Wan Kenobi
Obi-Wan (Ewan
Mcgregor) ha cominciato il proprio percorso verso la grandezza
dopo aver assistito alla morte del proprio maestro Qui-Gon
Jinn, ed è diventato il primo Jedi dopo secoli a
sconfiggere un Signore del Sith, Darth Maul, e la vittoria gli
assicurò una rapida ascesa nei ranghi Jedi. Nel corso di dieci
anni, si è guadagnato la reputazione di Jedi affidabile e devoto ed
è diventato mentore di Anakin. Durante le Guerre dei Cloni, è
diventato Generale dell’esercito della Repubblica, utilizzando la
propria lucidità per aggiudicarsi parecchie vittorie decisive.
Queste includono il salvataggio di Palpatine e la sconfitta del
Generale Grievous. Alla fine della guerra, è addirittura riuscito a
sconfiggere il proprio allievo che nel frattempo era diventato il
potentissimo Darth Vader (o Darth Fener che dir si voglia). Durante
il suo consequente esilio, è riuscito a raggiungere uno stato di
illuminazione e uccidere Darth Maul prima di dare un addestramento
a
Luke Skywalker che l’avrebbe poi portato sulla via della
grandezza.
Kylo Ren
Kylo Ren, o Ben Solo
(Adam
Driver), è un enigma. È chiaramente molto
potente, come ha dimostrato con l’uccisione del proprio
maestro senza che Snoke stesso si rendesse conto del tradimento,
ma il suo potere è in qualche modo minato dalla sua
immaturità. Per esempio, non si è reso conto del fatto che
Snoke fosse coinvolto nel legame tra lui e Rey attraverso la Forza.
Probabilmente, ne sarebbe stato in grado, ma si è lasciato
distrarre dai battibecchi con Rey e non si è accorto di nulla. Ma è
comunque chiaro che sia particolarmente abile con la spada laser,
più di chiunque altro nella propria generazione, battendo Finn e
una stanza piena di soldati d’eccellenza, e perdendo contro Rey
semplicemente perché ferito in precedenza. In termini di potere
della Forza, è più o meno al livello di Rey, dato che è incapace di
penetrare la sua mente, ad esempio. Ma per ora, la sua
esplorazione della forza in Star Wars non si è ancora
avventurata in territori inesplorati. Ma abbiamo visto
delle cose abbastanza interessanti, come la sua prima apparizione e
l’interrogatorio con Poe, che ci fanno sospettare che abbia poteri
notevoli.
Luke Skywalker
È innegabile che Luke sia il
pilastro del franchise di Star Wars,
ed è sicuramente il più potente Jedi di sempre. Dopo solo poche ore
di addestramento, e con poche indicazioni sulla natura e sui limiti
della Forza, infatti, è stato in grado di utilizzarla per guidare
un siluro protonico ad altissima velocità contro un bersaglio molto
piccolo, distruggendo la
Morte Nera e salvando la galassia. E tutto ciò quando era
solamente un ragazzino. Fu qualche anno dopo che si confrontò con
Darth Vader in una delle battaglie più intense e difficili e dopo
non poco tempo i suoi poteri riuscirono a trascendere i limiti dei
poteri della Forza sia Sith che Jedi. Inoltre, è un pilota
particolarmente dotato, capace di pilotare navi da combattimento
senza alcun addestramento. Ma la caratteristica più
notevole di Luke, la sua forza più grande, forse risiede nella sua
capacità di essere un’icona, un leader: nel momento in cui
la Resistenza ha più bisogno di aiuto, manda una proiezione astrale
di se stesso attraverso la galassia, per trattenere e intimidire
Kylo Ren.
Yoda
In termini di uso della
Froza, nessuno nell’universo di Star Wars si avvicina
nemmeno lontanamente al Maestro Yoda. Ha vissuto
abbastanza a lungo per insegnare a generazioni di Jedi, e Yoda era
conosciuto come un mentore e come esperto in materia di visioni.
Era talmente potente che, nonostante la propria età avanzatissima,
come piccolo e fragile eremita, era capace di sollevare un’intera
nave spaziale con un piccolo movimento delle dita: uno degli usi
della Telecinesi più incredibili visti fino ad allora. Anche
dopo la sua morte e resurrezione come Fantasma di
Forza, la sua connessione con la Forza Vivente era
abbastanza forte da fargli evocare un fulmine su un oggetto
preciso. Era parecchio abile anche con la spada laser, avendo un
proprio stile di combattimento che utilizzava agili salti e
acrobazie per compensare la statura ridotta. Un altro talento da
non sottovalutare era inoltre quello della
diplomazia: durante le Guerre dei Cloni, infatti,
fu fundamentale nello stringere parecchie alleanze importanti.
Darth Sidious/Palpatine
Nonstante sia uno dei personaggi
fisicamente più potenti dell’universo di Star
Wars, la vera forza di Palpatine risiede nella sua
capacità di pianificare e manipolare. Comincia con
il tradimento e l’uccisione del proprio maestro, e prepara un
grande piano per gettare la galassia nel caos, ristorare il potere
del Sith, ed eventualmente conquistarsi il trono di imperatore. Non
finisce troppo bene, ma raggiunge dei traguardi importanti. Dal
dare inizio alle Guerre dei Cloni all’infettare Anakin con odio e
paura, e se la gioca molto bene. E, quando le cose cominciano a
scivolargli di mano, Palpatine è più che pronto a farsi avanti e
usare la forza fisica: ha la meglio facilmente su tre maestri Jedi
e, anche se perde contro Mace Windu, reiesce ad approfittare di una
distrazione per ucciderlo. È capace di usare i Fulmini di Forza, e
gode delle consequenze distruttive. Inoltre, è forse uno dei pochi
veri cattivi di Star Wars.
Anakin Skywalker/Darth Vader
Diciamocelo: nessuno regge
il confronto con Darth Vader in termini di puro potere.
Mettendo da parte il fatto che sia l’oggetto di una profezia, è uno
dei personaggi più completi e più riusciti di tutta la saga. Ha
ucciso più di chiunque altro, sia Sith che Jedi. Ha avuto dei
momenti di difficoltà nel corso degli anni, soccombendo poi
definitivamente a Obi-Wan, ma ha anche compiuto atti grazie alla
Forza che prima di allora non erano nemmeno considerati possibili.
Ha sconfitto più di un Jedi allo stesso tempo, e ha massacrato da
solo mezzo pianeta. Prima di diventare Vader, però, è stato un
potente e rispettato generale della Repubblica durante le Guerre
dei Cloni, diventando uno dei pochi Jedi ad essere rispettati ed
amati durante tutto il corso della guerra, e con doti di
combattimento eccezionali. Addirittura quando era solo un piccolo
schiavo su Tatooine riuscì a cambiare il proprio destino
impressionando un maestro Jedi.
I luoghi de
L’Imbalsamatore, (l’assenza d)i colori di
Primo Amore; con Dogman,
Matteo Garrone torna alle origini del suo cinema e
ripropone la sua indagine sull’essere umano nella maniera più
brutale possibile. Il film, in concorso dal Festival
di Cannes 2018, doveva essere il successivo di
Garrone, dopo Primo Amore (2004), ma
l’”esplosione” di Gomorra ha cambiato i suoi piani, e così è
rimasto nel cassetto, fino a che il regista non ha incontrato
Marcello Fonte, il protagonista del film: un volto dolce e dolente,
il perno intorno a cui far girare tutto il racconto. Lui e
Edoardo Pesce (Simoncino) sono i polmoni del film,
il suo respiro, la sua vita.
La storia è liberamente ispirata a
quella del Canaro della Magliana; non si tratta però, e questo il
film lo mostra chiaramente, di una ricostruzione precisa di quello
che è accaduto tra Pietro De Negri e
l’ex pugile Giancarlo Ricci. Garrone parte dalla
storia vera e sviluppa il suo racconto in direzioni inaspettate,
che sfuggono alla crudeltà della cronaca e che approdano
all’indagine delle psicologie fragili dei protagonisti,
intrappolati in un luogo semidesertico, in una piccola comunità, in
balia della paura di Simoncino, l’ex pugile che terrorizza il
quartiere e che ha un rapporto malato con Marcello: supremazia e
sudditanza.
In questo contesto il protagonista
sembra completamente estraneo: Marcello è l’unico portatore di
dolcezza in questo luogo di frontiere (il set è quello di Castel
Volturno, utilizzato anche per L’Imbalsamatore e
per Gomorra). Ama soltanto due cose, la figlia e i
cani di cui si prende cura. Ha un solo desiderio, quello di
appartenere alla comunità e questo desiderio lo spinge a
partecipare, a interagire. Marcello vuole essere incluso nel
branco. Ancora una volta il cinema di Garrone si fa racconto di
pulsioni viscerali, con risvolti drammatici.
Quello che il pubblico si
aspetta essere il momento culminante della storia, l’omicidio,
diventa per Garrone una conseguenza di atti ben più violenti,
perpetrati nella quotidianità, nella sottomissione e
nell’accettazione della piccola comunità che fa da sfondo alla
parabola di Marcello. In Simoncino risiede il tentativo di riscatto
del protagonista: nell’esigere il suo rispetto, il “canaro” pensa
di legittimare la sua presenza nel gruppo/branco, nell’eliminare la
sua minaccia crede di aver conquistato il posto tanto agognato
nella comunità. Ma, mentre sorge il sole, Marcello rimane solo, con
(come) un cane e un cadavere, senza che nessuno possa testimoniare
la sua impresa eroica.
Matteo Garrone
racconta Dogman per sottrazione, eliminando tutto
ciò che è superfluo, i colori fotografati da Nicolaj
Brüel, la musica composta da Michele
Braga, la collocazione geografica, raccontando di una
terra di frontiera, la periferia di qualsiasi città (nonostante
l’accento faccia pensare a Roma), rievocando i territori del
western. È tutto brutto in Dogman, dai palazzi,
alle persone, ai cani, al posto. Tutto fa pensare a una periferia
abbandonata che si sforza di sopravvivere a se stessa e alla
minaccia di Simoncino, anche lui però prigioniero di quel
non-luogo.
L’attenzione di Matteo
Garrone, e con essa quella dello spettatore, si focalizza
sullo sguardo di Marcello, attento, dolce, malinconico. Su quello
sguardo, su un sorriso appena accennato, si chiude, in nero, una
storia di desiderio e di violenza, psicologica più che fisica. Su
quello sguardo Matteo Garrone conclude un altro
straordinario capitolo della sua avventura cinematografica, in cui
fa vibrare le viscere, spaventa e scuote, senza spettacolo o
compiacimento nella violenza che pure mette in scena, “soltanto”
con gli strumenti del grande cinema.
Abbiamo intervistato Matteo
Garrone, il regista italiano che ha presentato il suo
ultimo film, Dogman,
al Festival
di Cannes 2018, nella selezione ufficiale in
concorso.
Dopo Gomorra e
Reality (entrambi vincitori del Grand Prix) e Il
Racconto dei Racconti, Matteo Garrone torna
in Concorso al 71° Festival Di Cannes con il suo
nuovo film, Dogman,
in uscita nelle sale italiane il 17 maggio,
distribuito da 01 Distribution.
In una periferia sospesa tra
metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere
quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide
le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di
toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo
rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza
l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a
riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta
dall’esito inaspettato.
“Dogman è un film che si ispira
liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma
che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che
siano avvenuti.
Ho iniziato a lavorare alla
sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in
mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti.
Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film,
Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come
affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che
volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo
una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se
stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che
invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente“. –
Matteo Garrone
Il successo dell’epica battuta di
Drax su Gamora, presente in una
scena di Avengers: Infinity War, non è
sfuggito all’attenzione dei Marvel Studios che hanno da poco rilasciato su
Twitter un nuovo spot in cui possiamo rivedere il personaggio
mentre pronuncia la frase “Perché è Gamora?“.
Come rivelato da uno dei due
sceneggiatori del film, Christopher Markus,
il momento è stato improvvisato da Dave Baustista
proprio in corso d’opera.
Vi ricordiamo che il film, diretto
da Anthony e Joe Russo e prodotto
da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso,
Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle nostre sale
lo scorso 25 aprile.
La sinossi: Un viaggio
cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare
l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo
il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i
loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto
nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo
attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Prosegue il processo di casting per
IT: Capitolo Due, seconda parte dell’adattamento
cinematografico del romanzo di Stephen King
firmato da Andy Muschietti, ed è Variety a confermare
che Andy Bean interpreterà la versione adulta di
Stanley, mentre James Ransone vestirà i panni
di Eddie.
Vi ricordiamo che nel cast sono
stati già selezionati Jessica Chastain,
Bill Hader e James McAvoy.
L’uscita nelle sale
di IT: Capitolo 2 è fissata
al 6 settembre 2019.
Le riprese, sempre in mano
a Andy Muschietti, cominceranno a Giugno
a Toronto presso i Pinewood Studios per
quanto riguarda i teatri di posa, mentre si suppone che Port Hope
tornerà a essere Derry. La data di inizio è 18 Giugno, mentre le
riprese dovrebbero concludersi tra Ottobre e Novembre.
Il Capitolo
Secondo ci riporterà a Derry, dopo 27 anni dalle
vicende raccontate nel film uscito a Ottobre, e vedrà i Perdenti,
ormai adulti, affrontare di nuovo le loro più profonde paure e la
creatura sotto le sembianze di Pennywise. A breve,
immaginiamo, verrà annunciato il cast che porterà sullo
schermo Bill, Ben, Bev, Ritchie, Eddie,
Mike e Standa adulti.
Di seguito potete dare un’occhiata
al trailer che spiega perché, nonostante il plauso della critica,
il film di Ryan Coogler non si possa certo
definire perfetto.
Di seguito la sinossi del
film: Black Panther segue T’Challa che, dopo gli eventi di
Captain America Civil War, torna a casa, nell’isolata e
tecnologicamente ultra avanzata nazione africana, Wakanda, per
prendere il suo posto in qualità di nuovo re. Tuttavia, un vecchio
nemico ricompare sui radar e il doppio ruolo di T’Challa di sovrano
e di Black Panther è messo alla prova, quando viene trascinato in
un conflitto che mette l’intero fato di Wakanda e del mondo in
pericolo.
Chadwick
Bosemaninterpreta il protagonista, T’Challa, già
visto in Captain America Civil War. Nei ruoli
principali del film ci saranno, oltre a Boseman,
Michael B. Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman,
Daniel Kaluuya, Angela Basset, Forest
Whitaker e Andy Serkis. Nei
ruoli di comprimari compariranno invece Letitia
Wright, Winston Duke, Florence Kasumba, Sterling K.
Brown e John Kani.
C’è mancato poco, ma
sembra davvero che la Torcia Umana di
Chris Evans avrebbe potuto avere un piccolo cameo
in Deadpool 2. Come rivelato infatti dagli
sceneggiatori Rhett Reese e Paul
Wernick, il personaggio interpretato dall’attore nei due
capitoli sui Fantastici 4 era stato incluso fra
coloro che si presentavano alle selezioni della
X-Force, soluzione poi scartata.
“Si,
l’idea c’era ma non siamo mai arrivati al punto di
chiedere a Chris Evans. Qualcuno ha avuto altre intuizioni e ci è
sembrata effettivamente la cosa migliore per il film. Siamo sicuri
che vedrete colloqui per la X- Force ancora più
strani.“
L’esperienza dei
Fantastici 4 non fece particolarmente brillare la
performance di Evans, riscattatosi subito dopo grazie ai Marvel Studios che lo scelsero per vestire i
panni di Steve Rogers aka Captain America.
Diretto da David
Leitch, Deadpool
2 è nelle nostre sale dal 15
maggio. Nel cast Ryan Reynolds nei
pani del Mercenario Chiacchierone della Marvel. Zazie
Beetz in quelli di Domino e Josh
Brolin in quelli di Cable.
Dopo essere sopravvissuto a un
quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in
una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il
barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con
il fatto che ha perso il senso del gusto.
Cercando di riconquistare la sua
spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve
combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente
aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire
l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo
gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di
caffè del World’s Best Lover.
Presentato fuori concorso due
giorni fa al Festival
di Cannes, Solo: A Star Wars
Story si prepara all’arrivo nelle sale fissato al 24
maggio. Nel frattempo, mentre su Rotten Tomatoes viene certificato
il 73% di positività (non esattamente la cifra sperata), la
Lucasfilm ha rilasciato quattro nuovi poster dedicati ai
protagonisti Han, Lando,
Qi’Ra e Chewbacca.
Diretto da Ron
Howard, il cast di
Solo: A Star Wars Story comprende Alden
Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia),
Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of
Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto
– The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto
fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag,
Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil
War, Master & Commander – Sfida ai confini del
mare). Joonas Suotamo (Star
Wars – Gli ultimi Jedi) torna a vestire i panni di
Chewbecca.
Scritto da Jonathan Kasdan
& Lawrence Kasdan,
Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen
Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi
sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e
Christopher Miller.
Sali sul Millennium Falcon e
viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story, un’avventura
completamente nuova con il farabutto più amato della
galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo,
oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo
potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore
d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio
di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Ebbene si, ciò che fino a
qualche mese fa sembrava solo una voce di corridoio è diventata
realtà: Rhett Reese e Paul Wernick sono al lavoro sulla
sceneggiatura del sequel di
Zombieland, cult movie uscito nel 2009 (in
Italia solo sul mercato homevideo) e diretto da Ruben
Fleischer.
Nel cast del secondo
capitolo sono attesi tutti i membri del cast originale, come
anticipato da Wernick in un’intervista, ovvero Woody
Harrelson, Emma Stone, Jesse
Eisenberg
e Aibgail Breslin.
“Con
questo sequel vogliamo festeggiare il decimo anniversario di
Zombieland. Non sappiamo cosa ne verrà fuori, ma la
nostra speranza è di riuscire
a girarlo nei primi mesi del 2019 e farlo uscire nelle sale ad
ottobre dello stesso anno” ha raccontato lo sceneggiatore
Wernick.
Il mondo è stato già
invaso dagli zombie, la popolazione è stata già quasi totalmente
decimata se non ridotta in stato di morto vivente e i pochi
superstiti faticano a rimanere tali. Columbus in particolare ha
messo a punto una serie di regole da seguire scrupolosamente che
sembrano mantenerlo in vita nonostante l’aspetto non certo da uomo
d’azione. Chi invece con l’azione ci va a nozze è Tallhassee (tutti
quanti si chiamano con il nome della città di provenienza come in
guerra), cowboy fuori dal tempo esaltato dall’atmosfera da fine del
mondo e fiero massacratore di zombie. Sul loro percorso verso un
ovest presumibilmente libero da zombie troveranno Little Rock e
Wichita, due sorelle tutt’altro che indifese anch’esse allo
sbando.
A quattro settimane circa
dall’uscita di Avengers: Infinity War sono
arrivate sul web diverse immagini che mostrano alcuni momenti
chiave del film e la loro realizzazione.
Qui sotto trovate il “prima” e il
“dopo” della scena presente dopo i titoli di coda che, come saprete
se avete già visto Infinity War, vede protagonisti
Nick Fury, Maria Hill
e…Captain Marvel!
Vi ricordiamo che il film,
diretto da Anthony e Joe Russo e
prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria
Alonso, Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle
nostre sale lo scorso 25 aprile.
La sinossi: Un viaggio
cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare
l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il
definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel
tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco
improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Annunciata alla fine di
Avengers: Infinity War,
Captain Marvel debutterà
ufficialmente sul grande schermo il prossimo anno con il film a lei
dedicato che, a detta del produttore Nat Moore,
sarà un’origin story “diversa dal solito“.
“Captain
Marvel sarà un film di origini mai
visto prima nel MCU, perché pensiamo di
esserci imbattuti in una struttura narrativa che non è quella
tradizionale dove incontri il personaggio, lo vedi affrontare un
problema, poi ottenere dei poteri alla fine del primo atto e
successivamente imparare a conoscere quei poteri, con alla fine lo
scontro con il cattivo…“
Le parole di Moore
sembrano sposarsi a quelle pronunciate da Kevin
Feige nelle scorse settimane, quando aveva definito il
film su Carol Danvers “Unico e d’ispirazione“.
Vi ricordiamo che alla regia del
cinecomic con protagonista Brie Larson,
ci saranno Anna
Boden e Ryan Fleck. Il film
invecearriverà al cinema l’8 marzo
2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che Captain Marvel interverrà. Ambientato negli
anni ’90, il cinecomic è un’avventura tutta nuova che racconterà un
periodo inedito nella storia dell’universo cinematografico Marvel.
Ciò che si vociferava alcune
settimane fa è stato confermato nelle ultime ore: i Marvel Studios stanno lavorando per portare
sul grande schermo un film dedicato agli Eterni,
personaggi ideati da Jack
Kirby (testi e disegni) e pubblicati dalla Marvel Comics, apparsi la prima volta nel 1976
nel numero 1 di The Eternals.
Secondo l’Hollywood Reporter, inoltre, la
produzione avrebbe già scelto chi si occuperà della sceneggiatura,
ovvero Matthew Firpo e Ryan
Firpo.
Nella versione originale, gli Eterni
sono esseri sovraumani geneticamente modificati dai Celestiali
e in continua lotta con le loro controparti, i Devianti.
Il progetto
sugli Eterni potrebbe essere uno fra
quelli ancora senza nome annunciati dai Marvel Studios poche settimane dopo
l’uscita nelle sale di Black Panther ma
con associate già le release ufficiali.
Queste le date previste per i sei
progetti (più uno, spostato da agosto 2020 a luglio 2020):
31 Muglio 2020
7 Maggio 2021
30 Luglio 2021
5 Novembre 2021
18 Febbraio 2022
6 Maggio 2022
28 Luglio 2022
Ovviamente fra questi potrebbe
esserci qualche sequel sui personaggi già portati sullo schermo
(probabili uno su Black Panther e un
altro per Spider-Man: Homecoming) come
è altrettanto ipotizzabile la produzione dello standalone su Vedova
Nera.
C’era da aspettarselo, ma quello che
fino a qualche mese fa sembrava essere soltanto un rumor ora si
trasforma in realtà: la Lucasfilm sta lavorando ad uno spin-off di
Star
Wars interamente dedicato a
Lando Calrissian, il personaggio interpretato
nella vecchia trilogia da Billy Dee Williams
e da Donald Glover in Solo: A Star Wars Story.
L’annuncio arriva dal Festival
di Cannes, dove si è tenuta un’anteprima di
Solo insieme al cast e ai realizzatori, grazie
alle parole di Kathleen Kennedy (co-direttrice
generale della Lucasfilm):
“Pensiamo che il prossimo
spin-off del franchise debba concentrarsi su Lando Calrissian.
Certo, ci sono ancora tantissime storie da raccontare sulle
avventure di Han e Chewbacca ma Lando sarà decisamente la prima di
queste“.
Vi ricordiamo che Lando sarà
presente in Solo: A Star Wars Story, ambientato
dieci anni prima degli avvenimenti di Una Nuova
Speranza.
Il film arriverà nelle sale il
25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei registi Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Street e The LEGO Movie, è
stato incaricato Ron Howard di
completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
Sali sul Millennium Falcon e
viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story,
un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della
galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo,
oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo
potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore
d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio
di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Sono state diffuse tre nuove clip
da Dogman,
il film di Matteo Garrone che la sera del 16
maggio sarà presentato in anteprima mondiale, in concorso, al
Festival
di Cannes 2018. Ecco le clip pubblicate
da 01Distribution:
Dopo Gomorra e
Reality (entrambi vincitori del Grand Prix) e Il
Racconto dei Racconti, Matteo Garrone torna
in Concorso al 71° Festival Di Cannes con il suo
nuovo film, Dogman,
in uscita nelle sale italiane il 17 maggio,
distribuito da 01 Distribution.
In una periferia sospesa tra
metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere
quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide
le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di
toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo
rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza
l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a
riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta
dall’esito inaspettato.
“Dogman è un film che si ispira
liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma
che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che
siano avvenuti.
Ho iniziato a lavorare alla
sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in
mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti.
Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film,
Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come
affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che
volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo
una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se
stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che
invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente“. –
Matteo Garrone
Preceduto da una produzione
burrascosa, Solo: A Star Wars Story è
stato presentato al mondo nella cornice di Cannes 2018, fuori
competizione. Sulla croisette hanno sfilato tutti i protagonisti,
dal Alden Ehrenreich, interprete del giovane Solo,
a Emilia Clarke e Woody Harrelson, personaggi nuovi, introdotti
in questo film nella saga, che hanno contribuito in maniera
decisiva a formare il carattere del contrabbandiere più amato della
galassia. Sul tappeto rosso del festival c’era anche Ron
Howard, il regista, che è entrato in corsa nel progetto,
dopo il licenziamento di Phil Lord e Chris Miller,
a oltre metà della produzione.
Questa vicenda è stata senza dubbio
fondamentale nello sviluppo del film, che mostra, disarmato, tutte
le sue debolezze, senza neanche riprovarci a tenersi in piedi. La
storia racconta di Han, un ragazzo che vive di espedienti, e che a
seguito di un “affare” andato male, si trova a dover affrontare la
fuga e decide di arruolarsi nell’Esercito dell’Impero.
A questa scelta di
circostanza, seguono incontri e avventure che lo porteranno a
costruire il mito del personaggio di Harrison Ford, così come lo abbiamo
conosciuto. Solo: A Star Wars Story ci presenta
infatti l’incontro di Han con Chewbacca, l’amicizia con
Lando Calrissian, l’entrata in scena del
Millennium Falcon, l’origine del dadi dorati. Non
solo, in quanto storia di origini, il film di Ron
Howard racconta anche in che modo Han Solo è diventato la
cinica canaglia dal cuore d’oro che ha stregato il cuore di Leia e
che è diventato il migliore amico di Luke.
I personaggi di
Emilia Clarke e di Woody Harrelson,
l’interesse amoroso e il mentore, si intrecciano a quello di
Ehrenreich, costruendo delle dinamiche che formano l’indole del
personaggio, la stessa indole che accompagnerà l’approccio al
futuro (già raccontato) del personaggio.
Non solo, il film presenta
anche due importanti Easter Egg, riferimenti alla saga, non troppo
nascosti a dire il vero, che suggeriscono lo sviluppo degli eventi
in sensi che già conosciamo. Svelano il futuro di quello che
accadrà nella galassia e che noi spettatori già conosciamo.
Insomma, fino a questo punto il
film sembra presentare ogni elemento di cui necessita per essere un
successo, tuttavia un buon film non è fatto solo di una somma di
elementi, c’è anche la cifra discrezionale del cuore, quella
irrazionale, che in Solo: A Star Wars Story latita
clamorosamente.
Ron Howard da
bravo “operaio” al servizio della Lucasfilm ha
fatto ciò che ha potuto, realizzando una serie infinita di scene
d’azione mozzafiato. Un salvataggio, un inseguimento, una fuga
rocambolesca cede il passo a un’altra scena altrettanto concitata,
con un ritmo forsennato, perché non appena il tono si appiana e il
ritmo si dilata, il film si rivela estremamente povero, da un punto
di vista della trama e dei personaggi. Alden
Ehrenreich non ha abbastanza carisma, nemmeno per
interpretare una versione giovane e inesperta del personaggio di
Ford, ma non sarebbe giusto incolpare lui dei problemi del film,
che a questi livelli andrebbero intercettati nell’apparato
produttivo.
Solo: A Star Wars
Story non corre nessun rischio e quindi non raggiunge
nessun risultato notevole, si rivela pavido, senza emulare l’indole
del personaggio che sta raccontando. Senza l’anima di Rogue One, senza il coraggio de Gli Ultimi Jedi, Solo è il film minore di una
grande saga, che potrebbe avere ancora qualcosa da raccontare,
ammesso che ci sia la predisposizione a rischiare.
È stato presentato ieri sera al
Festival
di Cannes 2018 Solo: A Star Wars Story, il
nuovo spin off della saga lucasiana che racconta le avventure del
giovane Han, molto prima che il contrabbandiere incontri Luke e
Leia.
Diretto da Ron
Howard, il cast di
Solo: A Star Wars Story comprende Alden
Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia),
Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of
Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto
– The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto
fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag,
Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil
War, Master & Commander – Sfida ai confini del
mare). Joonas Suotamo (Star Wars – Gli
ultimi Jedi) torna a vestire i panni di Chewbecca.
Scritto da Jonathan Kasdan
& Lawrence Kasdan,
Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen
Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi
sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e
Christopher Miller.
Aragorn è uno dei
personaggi principali e più eroici de Il Signore
degli Anelli. Ha scortato gli Hobbit fino a Gran
Burrone, e li ha salvati dalle grinfie dei Nazgul. È stato parte
del Consiglio di Elrond, dove ha giurato fedeltà al nuovo portatore
dell’Anello Frodo. Aragorn è uno dei più grandi combattenti della
Terra di Mezzo, ha il dono di una vita lunga proprio dei
Nùmenòreani, e ha decenni di esperienza in battaglia.
Quando si arriva alle vicende de Il Signore degli
Anelli, è più che preparato a ciò che sta arrivando.
Inoltre, è anche il discendente di Isidur, il Re di Gondor. Dato
che il reame non ha un re ma un Sovrintendente, Aragorn deve anche
cercare di riaffermare la propria autorità, per riprendere la
corona e ricostruire il mondo degli Uomini. È questo il suo viaggio
nella trilogia, ma nei film ci sono molte cose sui personaggi che
vengono tralasciate. Ecco 15 fatti su Aragorn, o King
Elessar, che solo i fan conoscono.
La caccia a Gollum
Bilbo Baggins ha
trovato l’anello quando era custodito da Gollum, che aveva generato
una particolare ossessione in lui. Bilbo sembra comunque essere
abbastanza resistente alla seduzione dell’Anello, e decide di
tenerlo con sè, portandolo nella Contea, dove lo tiene per decenni.
Gandalf non se ne accorge subito, ma ad un certo punto comincia a
notare che Bilbo custodisce un misterioso anello, e decide di
indagare. E per saperne di più, c’è solo una persona che lo può
aiutare, ovvero colui che ha custodito l’Anello per ultimo: Gollum.
Gandalf non ha particolare abilità innate per
quanto riguarda il rintracciare la creatura, e chiede
quindi ad Aragorn di compiere la missione per conto suo.
Ci vuole parecchio tempo, ad Aragorn, per trovare Gollum. Ma alla
fine, compie la propria missione e lo porta nel Reame Boscoso, dove
la creatura viene interrogata da Gandalf e re Thranduil, il padre
di Legolas. È proprio questa vicenda a convincere Gandalf del fatto
che l’anello posseduto da Bilbo sia effettivamente l’Unico
Anello.
La vita con gli elfi
Aragorn non ha avuto
esattamente un’infanzia stabile. Suo padre fu ucciso
quando era un ragazzino, e la madre a dovette assicurarsi di
portarlo il un luogo sicuro, prima di morire a sua volta. E scelse
proprio Gran Burrone, dove fu cresciuto dagli
Elfi, che si presero cura del ragazzino. Ne Il
Signore degli Anelli, Aragorn parla Elfico correntemente e
sembra trovarsi particolarmente a proprio agio nel luogo. E la
ragione è ché Aragorn è cresciuto proprio a Gran Burrone. Se ne va
infine per stare con i propri fratelli e sorelle numenoreani, ma
porta con sé la saggezza elfica. Inoltre, la madre fu seppellita a
Gran Burrone, e la tomba compare nel film: è quella che Aragorn
visita ne La Compagnia dell’Anello.
Non conosceva le proprie
origini
Dopo che il padre di Aragorn
fu ucciso in battaglia, la madre divenne abbastanza
paranoica riguardo al fato figlio, che temeva fosse come quello del
padre. È questo il motivo per cui, dopo averlo portato a Gran
Burrone, decide di cambiare il suo nome con
“Estel”. Infatti, il nome “Aragorn figlio di Arathorn” era
conosciuto come quello dell’erede di Elendil e del legittimo erede
al trono di Gondor. E Sauron, che voleva impedire a tutti i costi
che un nuovo re dominasse il mondo degli uomini, non si sarebbe
fermato di fronte a nulla per assicurarsi del fatto che l’erede di
Gondor venisse ucciso prima di arrivare a dover confrontarsi con
lui. E Aragorn passa la maggior parte della propria vita
con il nome “Estel”, e addirittura ignora e proprie origini fino
all’età di vent’anni. Quando gli viene rivelata la verità,
decide di lasciare gli Elfi e di combattere al fianco dei Raminghi
del Nord. Ma impara come nascondersi tra la folla e passare
inosservato, oltre a diventare il leader dei Raminghi e il loro
miglior combattente.
Il dono di un anello
Ne Il Signore degli
Anelli, vediamo che Aragorn indossa sempre un anello
al dito. Nel film Le Due Torri, scopriamo
che l’anello è formato da due serprenti con gli occhi di smeraldo,
di cui uno divora l’altro, che ha una corona di fiori dorati.
Sembra un dettaglio inutile, ma Saruman rivela che si tratta in
realtà l’Anello di Barahir. Uno deglio oggetti più
antichi della Terra di Mezzo, il fatto che Aragorn lo indossi è
abbastanza eccitante. Gli è stato dato, infatti, da Re Elron di
Gran Burrone, come premio per aver salvato la propria vita in
battaglia. Nella trilogia cinematografica, è sottinteso che
l’anello simbolizzi che il portatore sia l’erede al trono di
Gondor. E va bene, almeno per i film. Ma è interessante che ci sia
dietro molta più storia di quello che sembra.
Guardiano degli Hobbit
Gandalf il Grigio comincia a
sospettare che ci sia qualcosa di strano quando Bilbo arriva a
festeggiare addirittura il proprio centoundicesimo compleanno. Il
che lo spinge a partire all’avventura e scoprire qualcosa di più
sul passato di Bilbo durante i suoi viaggi. È allora che le
strade di Aragorn e Gandalf si incrociano, e i due diventano buoni
amici. Avendo l’impressione che sia Bilbo ad avere l’Unico
Anello, Gandalf raccomanda ad Aragorn e agli altri Raminghi del
Nord di tenere d’occhio la Contea e di proteggere gli
hobbit dal male. Aragorn accetta, e i suoi uomini
cominciano a sorvegliare l’area. È nel suo viaggio tra varie terre
che gli viene dato il soprannome di Grampasso. Dopo che Gandalf gli
chiede di rintracciare gollum, lascia la custodia degli hobbit, ma
ritorna appena compiuta la propria missione. Ed è dopo il suo
ritorno che finirà per incrociare Frodo al Puledro Impennato. È
possibile anche che l’incontro non sia stato casuale, che anzi
Aragorn sia stato mandato da Gandalf stesso.
Combattere sotto mentite
spoglie
Dopo la Battaglia delle Cinque Armate,
chiunque nella Terra di Mezzo sapeva che Sauron
stesse riguadagnando forza e che si trovasse nella terra di
Mordor. Poco dopo, in giro si cominciarono a
vedere gli orchi, sepre più spesso, e molte battaglie si
susseguirono, culminando poi nella decisiva Guerra dell’Anello.
Aragorn ha combattuto in molte battaglie con il nome di
Grampasso, viaggiando poi verso est e aiutando i
popoli di Rohan e Gondor nella lotta contro le forze di Sauron. Per
tutto quel tempo, sceglie di usare il nome
Thorongil, in modo da non essere riconosciuto come
l’erede al trono di Gondor. Ha combattuto al fianco di Thengel, il
padre di Re Theoden.
Da un reame all’altro
Quando incontriamo Aragorn
ne Il Signore degli Anelli, è chiaro a tutti che sia
un uomo che sa molto sulla Terra di Mezzo, e che
ha visto molto. Ovunque viaggi, sembra che la gente del posto lo
riconosca. Il Re Theoden lo riconosce dai tempi in cui aveva
combattuto con suo padre. Ma Aragorn ha viaggiato molto,
anche oltre i regni degli uomini. Durante i propri viaggi,
infatti, Aragorn ha visitato posti come Minas Tirith, Edoras, e
altri. È stato a Lothlorien per parecchio tempo per la sua bella
Arwen, ed è passato addirittura attraverso le Miniere di Moria.
Inoltre, ha conosciuto Legolas durante la ricerca di Gollum, che
l’ha portato fino al Bosco Atro.
L’ultimo
baluardo/atto del padre
Aragon perde il padre in età
molto giovane e, ne Il Signore degli Anelli,
questi non viene nemmeno menzionato (tranne che per il ricorrente
“Aragorn, figlio di Arathorn“). Non sappiamo molto
su Arathorn, ma sappiamo che era l’erede al trono di Gondor e che
era un grande combattente, proprio come il figlio. Ma come è morto?
Essendo un Ramingo del Nord, Arathorn amava andare a caccia di
Orchi, per la quale si unì a Elladan e Elrohir, figli di Elrond.
Mentre il trio è a caccia di un gruppo di orchi, uno di questi si
gira e scocca una freccia, che finisce dritta nell’occhio di
Arathorn, che muore sul colpo, lasciando il destino di Gondor nelle
mani del figlio di due anni.
Ricostruire la Terra di Mezzo
La storia di Aragorn ne Il
Signore degli Anelli va più o meno così: è il
leggitimo erede al trono di Gondor, ma lui non
vuole. Sfortunatamente, senza un re alla guida del regno, Gondor è
guidata da Denethor, che non è proprio il massimo. Per questo
motivo, Aragorn capisce che deve accettare il proprio destino e
diventare colui che è nato per essere, nel bene e nel male. Dopo la
sconfitta dell’armata di Sauron nei campi del Pelennor, Aragorn
diventa il leader degli uomini e marcia verso il Nero Cancello.
Dopo la distruzione dell’Anello, Aragorn viene
ufficialmente incoronato Re di Gondor, ed è un eccellente
sovrano. Si assicura che i confini siano sicuri, e si
sforza per ricostruire i regni degli uomini nella Terra di Mezzo.
Gondor ritorna al suo antico splendore, e i rapporti tra Elfi e
Nani riprendono grazie a lui.
Re di Arnor
Gondor e Rohan sono i due grandi
regni degli uomini coinvolti nella Guerra dell’Anello
ne Il Signore degli Anelli. Ma non sono gli unici:
tra gli altri, c’è il Regno di Arnor, che si trova
abbastanza vicino alla Contea. Era un antico regno che aveva avuto,
a suo tempo, la sua dose di guerre e che fu quasi distrutto dalla
corsa per il potere del Re degli Stregoni di Angmar. Come erede di
Isildur, Aragorn non è solo il legittimo erede al trono di Gondor,
ma anche quello di Arnor. Una volta incoronato Re di Gondor, ha
cercato anche di riottenere Arnonr, che al tempo non aveva un re
come si deve. Ci volle un po’ di tempo, ma Gondor e Arnor vennero
finalmente riuniti sotto un’unica bandiera, e il regno riunito fu
portato avanti dal figlio Eldarion.
Il significato della sua
canzone
Quando Aragorn viene incoronato Re
di Gondor, si rivolge alla folla dall’alto di Minas Tirith e canta
una canzone. È in una lingua sconosciuta e non è
sottotitolata: il che vuol dire che la maggior parte del pubblico
non riesce a decifrarla. Il testo della canzone è questo: “Et
Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn’
Ambar-metta!”, che significa: “Io sono giunto alla Terra di
Mezzo dal Grande Mare. In questo luogo mi stabilirò, e così i miei
eredi, fino alla fine del mondo.” La canzone è il
giuramento di Elendil, il Re di Gondor che fu
ucciso da Sauron nella Seconda Era della Terra di Mezzo, con la
quale Aragorn vuole riassicurare il proprio popolo del fatto che è
tra loro per portare prosperità non solo a Gondor, ma a tutta la
Terra di mezzo.
Ha regnato per più di un
secolo
Quando incontriamo Aragorn
ne Il Signore degli Anelli, ha l’aria di un uomo
maturo, tra i 30 e i 40 anni, più o meno. E la rivelazione del
fatto che ne abbia in realtà 87, è una bella
sorpresa per tutti. Avendo sangue Nùmenòreano, infatti, ha il dono
di una vita particolarmente lunga per un uomo. Ed è questo il
motivo per il quale ha combattutto in numerose guerre già prima
della Guerra dell’Anello. E, dato che diventa Re di Gondor ad
un’età giò relativamente avanzata, in tanti si sono chiesti per
quanto abbia poi regnato. A quanto pare, Aragorn ha regnato
per un totale di 120, ed ha guidato la Terra di Mezzo verso una
prosperosa Quarta Era, morendo all’età di 200 anni.
L’eredità di Aragorn viene raccolta dal figlio Eldarion, erede al
trono. In origine, doveva esserci un romanzo dedicato a
Eldarion.
Vecchie amicizie nella
compagnia
Abbiamo già visto che, prima delle
avventure de Il Signore degli Anelli, Aragorn ha
avuto l’occasione (e il tempo) per andarsene un po’ in giro. Quando
lo incontriamo ne La Compagnia dell’Anello, mentre
conduce gli hobbit a Gran Burrone, notiamo che ha qualche
conoscenza in più e, quando arriviamo finalmente a destinazione,
la maggior parte delle persone presenti al Consiglio di
Elrond conosce già il suo nome. Gandalf e Aragorn sono
amici dai tempi della caccia a Gollum e la custodia della Contea.
Inoltre, anche Legolas ha già una certa familiarità con Aragorn e
addirittura Boromir, figlio del Sovrintendente di Gondor, sa chi
sia. Nel Consiglio, Gimli sembra essere l’unico a non
conoscerlo.
Problemi con l’età di Aragorn
La trilogia de Il
Signore degli Anelli è, prima di tutto, un eccellente
adattamento cinematografico dei libri, dove le differenze
rispetto al materiale originale sono giustificate dallo sforzo di
creare un’eccellente esperienza per un pubblico nuovo. Un elemento
chiave che viene tralasciato è, però, sono le avventure di Gandalf
da quando lascia la Contea dopo il compleanno di Bilbo al suo
ritorno per mandare Frodo in missione. Nel film, sembra che
il ritorno dello stregone avvenga nell’arco di qualche giorno,
mentre nei libri passano in realtà anni, durante i quali
l’Anello rimane nascosto a Casa Baggins. E lo scarto temporale ha
creato delle incongruenze nella trilogia cinematografica
de Lo Hobbit. Dato che l’età dei personaggi
ne Il Signore degli Anelli fu mantenuta, un arco di
tempo di diversi anni viene a mancare. Quando Legolas viene mandato
in cerca di Grampasso, questi nel film ha 27 anni, mentre nei libri
ne ha solamente dieci. Il che ha portato molti a criticare la
scelta del riferimento a Il Signore degli Anelli, un
po’ fine a se stesso e che causa più incongruenze che altro.
Ha quasi avuto un ruolo ne
L’Hobbit
Quando Tolkien ha
scritto Lo Hobbit, questo raccontava la storia
abbastanza ridotta e autonoma di un hobbit che diventa un
famoso ladro e aiuta i Nani della Montagna Solitaria a ritornare
alla propria casa occupata da un drago. Era una storia di un libro
soltanto, ma dopo il successo de Il Signore degli
Anelli, la Warner Bros ha deciso di trasformarlo in un’altra
trilogia. Sfortunatamente, il risultato è stata una storia un
po’ gonfiata e piena di personaggi senza scopo, e riferimenti
non troppo sottili e fini a se stessi alla trilogia precedente. Tra
i vari cameo, come quelli di Saruman, Galadriel e
Legolas, un altro personaggio avrebbe potuto fare la propria
comparsa ne Lo Hobbit: Aragorn. I produttori chiesero a Viggo Mortensen se fosse
disponibile a riprendere il ruolo per Lo Hobbit.
Ma l’attore ha letto il libro e sembra che abbia risposto dicendo:
“Lo sapete perché Aragorn non compare nel romanzo, giusto? Sapete
che c’è uno scarto temporale di 60 anni tra i libri?”. Dopotutto,
va bene così: forse la comparsa di Aragorn sarebbe stata solo
un’altra distrazione.
Presentato nella sezione Un
Certain Regard del Festival
di Cannes 2018, A Genoux Les Gars
(Sextape) è il nuovo film di Antoine Desrosières,
con le giovani attrici Souad Arsane e Inas
Chanti. Il film tratta le tematiche della sottomissione e
dell’emancipazione femminile con grande ironia. La protagonista,
Yasmina, si ritrova coinvolta e costretta ad un perverso gioco
organizzato dal suo ragazzo, Salim, e il suo amico Majid. L’atto
sessuale a cui la ragazza è costretta viene segretamente filmato
con la minaccia di diffusione, cosa che getta Yasmina in una
spirale di vergogna e desiderio di rivalsa.
Sulla Terrasse Unifrance di Cannes
abbiamo avuto modo di incontrare il regista e le due attrici
protagoniste del film per un intervista privata con loro, per
scoprire la genesi del film e le sue caratteristiche.
– Le vicende che vediamo
accadere nel film sono, purtroppo, all’ordine del giorno.
L’ispirazione per il film nasce da eventi di questo tipo o ha un
concepimento diverso?
A.D: Abbiamo
pensato da subito ad una storia di questo tipo, ispirati sia da
eventi realmente accaduti sia da un film che abbiamo girato
precedentemente, Haramiste, dove affrontavamo sempre dei
tabù legati alle ragazze. Haramiste mostrava le
frustrazioni che i tabù possono generare, Sextape è invece
un’ulteriore passo in avanti, e arriva a mostrare come la
frustrazione conduca alla violenza. L’ispirazione per questo nuovo
film nasce da lì, dal voler mostrare cosa accade dopo.
– Una delle cose più
interessanti del film è certamente il parlare di eventi così
scomodi con un’ironia che invece li rende molto fruibili. Da dove
nasce l’idea e la volontà di inserire questo tono da
commedia?
A.D: Il punto è,
come possiamo fare un film che parli anche ai ragazzi che spesso si
macchiano di questi atti (Il termine usato dal regista è:
asshole)? Se avessimo realizzato un film drammatico,
dubito che sarebbero venuti a vederlo, ma con un film divertente,
con un titolo divertente, forse verranno. Ed è una trappola, perché
così si troveranno invece a guardare qualcosa di più profondo che
li faccia riflettere sulle loro azioni, e magari li spinga a
comportarsi meglio verso il prossimo.
– I dialoghi, scritti insieme
alle due attrici protagoniste, sono davvero brillanti. Rispecchiano
perfettamente il modo naturale di parlare dei giovani. Com’è stato
il processo di scrittura di una simile sceneggiatura?
A.D: Abbiamo
scritto secondo una prospettiva di improvvisazione sulle scene
richieste dal film. Ognuno era libero di aggiungere qualcosa per
portare maggior freschezza ai dialoghi. Abbiamo provato e scritto
le scene per diversi mesi, per poi arrivare a girare il film in
soli diciotto giorni. Credo che il lavoro sui dialoghi, dove
abbiamo inserito le tipiche frasi incoerenti o inconcludenti del
parlato quotidiano, abbiano aiutato molto ad eliminare i classici
cliché e stereotipi.
I.C: Come ha detto
Antoine, abbiamo provato davvero a lungo prima di girare. Seguivamo
tutti i suoi consigli per capire cosa desiderava ottenere e insieme
arricchivamo la sceneggiatura di suggerimenti, facendo modifiche
anche fino all’ultimo. Personalmente non ho portato molto di mio al
personaggio, ma al suo modo di parlare sì. Come avrai notato,
quello nel film è un modo di esprimersi davvero familiare.
– Nel film è possibile
riscontrare un feeling molto forte tra gli attori. Com’è stato
lavorare sul set e quali riflessioni sono scaturite tra di voi
riguardo questo particolare argomento?
I.C: In realtà il
lavoro sul set è stato davvero molto breve, e quando abbiamo
iniziato a girare il film avevamo alle spalle già diversi mesi di
prove, i quali sono stati fondamentali per conoscerci e sviluppare
i legami di cui avevamo bisogno per dare credibilità ai rapporti
tra i personaggi.
S.A: Antoine ha
fatto delle scelte di casting basandosi sulla sintonia tra gli
attori. Lui già conosceva me e Ines, e ha scelto gli altri due
ragazzi protagonisti dopo alcune sessioni di prove con noi, per
vedere se poteva realmente nascere qualcosa che potesse portare
freschezza al film.
A.D: Al momento del
casting io non cercavo solo degli attori, ma anche dei co-autori.
Ne avevo bisogno per essere certo di riuscire a portare elementi
divertenti al film. Ho selezionato dei ragazzi che dimostrassero di
avere immaginazione, che fossero in grado di improvvisare a lungo.
Una volta trovati ero certo della mia scelta, e i mesi di prove non
hanno fatto che confermare che mi ero circondato delle persone
giuste per il film.
Come annunciato poco fa, la
Paramount Pictures ha diffuso il nuovo trailer ufficiale di
Mission Impossible: Fallout, sesta adrenalinica avventura
dell’agente segreto Ethan Hunt, interpretato ancora una volta da
Tom Cruise.
Vi ricordiamo
che Mission Impossible: Fallout uscirà
nelle nostre sale il 30 agosto 2018. Nel cast
anche Rebecca Ferguson, Simon
Pegg, Henry
Cavill e Angela Basset.
A causa di un infortunio
di Tom Cruise mentre eseguiva un salto
da un edificio all’altra, il film ha subìto una pesante battuta
d’arresto durante la produzione. Sappiamo che la scena è stata
ripresa e montata addirittura nel trailer rilasciato durante la
notte del Superbowl. Qui potete dare uno sguardo al video
dell’incidente.
Il regista ha inoltre commentato il
titolo del film, dando anche qualche indizio sulla trama:
“Fallout ha più significati nel film, da quello letterale, come
la minaccia di terrorismo nucleare che pende
sulla trama, ad altri più metaforici, come
l’idea che quello che succede nel film sia il risultato delle
scelte che Ethan Hunt ha fatto nella sua vita. È il suo
passato che ritorna a cercarlo. È la “conseguenza negativa” di
tutte le sue buone intenzioni.”
Presentato ieri in anteprima al
Festival
di Cannes, Solo: A Star Wars Story
arriverà fra pochi giorni anche nelle nostre sale. Nel frattempo,
per ingannare l’attesa, la Lucasfilm ha rilasciato una nuova
featurette in cui vengono raccontate le fasi della
lavorazione dello spin-off sul giovane Han Solo.
Diretto da Ron
Howard, il cast di
Solo: A Star Wars Story comprende Alden
Ehrenreich (Ave, Cesare!, Segreti di famiglia),
Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, Oltre le regole- The Messenger), Emilia Clarke (Io prima di te, Game of
Thrones), Donald Glover (Spider-Man: Homecoming, Sopravvissuto
– The Martian), Thandie Newton (Gringo, Crash: Contatto
fisico), Phoebe Waller-Bridge (Fleabag,
Killing Eve) e Paul Bettany (Captain America: Civil
War, Master & Commander – Sfida ai confini del
mare). Joonas Suotamo (Star Wars – Gli
ultimi Jedi) torna a vestire i panni di Chewbecca.
Scritto da Jonathan Kasdan
& Lawrence Kasdan,
Solo: A Star Wars Story è prodotto da Kathleen
Kennedy, Allison Shearmur e Simon Emanuel. I produttori esecutivi
sono Lawrence Kasdan, Jason McGatlin, Phil Lord e
Christopher Miller.
Sali sul Millennium Falcon e
viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story,
un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della
galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo,
oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo
potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore
d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio
di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Arriverà nelle prossime ore il
secondo trailer ufficiale di Mission Impossible: Fallout, sesta avventura dell’agente segreto
Ethan Hunt che vedrà fra i protagonisti anche Henry
Cavill.
L’attore compare nella nuova
immagine del film, pubblicata da Empire,
e nell’anticipazione del trailer che trovate qui sotto.
Vi ricordiamo
che Mission Impossible: Fallout uscirà
nelle nostre sale il 30 agosto 2018. Nel cast
anche Rebecca Ferguson, Simon
Pegg, Henry
Cavill e Angela Basset.
A causa di un infortunio
di Tom Cruise mentre eseguiva un salto
da un edificio all’altra, il film ha subìto una pesante battuta
d’arresto durante la produzione. Sappiamo che la scena è stata
ripresa e montata addirittura nel trailer rilasciato durante la
notte del Superbowl. Qui potete dare uno sguardo al video
dell’incidente.
Il regista ha inoltre commentato il
titolo del film, dando anche qualche indizio sulla trama:
“Fallout ha più significati nel film, da quello letterale, come
la minaccia di terrorismo nucleare che pende
sulla trama, ad altri più metaforici, come
l’idea che quello che succede nel film sia il risultato delle
scelte che Ethan Hunt ha fatto nella sua vita. È il suo
passato che ritorna a cercarlo. È la “conseguenza negativa” di
tutte le sue buone intenzioni.”
Sembra proprio che una delle
maggiori fonti di ispirazione di Zack Snyder nella
creazione dell’universo cinematografico DC sia stata la costola
videoludica di Injustice, videogioco di
combattimento tra personaggi del DC
Universe sviluppato da NetherRealm Studios e pubblicato
nel 2013.
La conferma è arrivata dallo stesso
Snyder in risposta ad una domanda di un fan che gli chiedeva quanto
Injustice avesse condizionato l’arco narrativo dei
film. “Oh si“, ha scritto il regista de L’Uomo d’acciaio, Batman v Superman e
Justice League. Che ne pensate?
Justice
League è disponibile dal 21
Marzo nei formati DVD, Blu-ray,
Blu-ray 3D e in 4k Ultra HD, distribuito
da Warner Bros. Entertainment Italia.
Diretto da Zack
Snyder, il film presenta una invidiabile lineup di
SuperEroi DC: Ben Affleck nei panni di
Batman, Henry Cavill come
Superman, Gal Gadot nel ruolo
dell’irresistibile Wonder Woman, Ezra
Miller come The
Flash, Jason Momoa nei panni di
Aquaman e Ray Fisher come
Cyborg.
I Contenuti
Speciali delle edizioni Blu-ray permetteranno ai
fan di scoprire tutti i segreti della Justice League, conoscere
meglio i nuovi membri, il loro lavoro di squadra e la tecnologia
che dà loro una marcia in più. L’edizione 4k Ultra HD del fim
contiene anche il disco Blu-ray, oltre ad una scena inedita non
presente nel film al cinema.
È stato confermato dallo stesso
James
Gunn che il terzo capitolo del franchise sui
Guardiani della Galassia
seguirà la scia dei due precedenti e si intitolerà
Guardiani della Galassia Vol.3.
L’ufficializzazione è arrivata, come
di consueto, su Twitter in risposta ad una domanda di un fan:
Per quanto riguarda
Guardiani della Galassia Vol.3, sappiamo che i
Marvel Studios sono soliti iniziare la
produzione immediatamente prima di un anno dall’ uscita del
titolo precedente, e dato che James
Gunn ha confermato che la pellicola
arriverà nei cinema nel 2020, è logico pensare che la
pre-produzione sia già in corso ai Pinewood Atlanta Studios nella
contea di Fayette, in Georgia.
Al momento la lista dei titoli oltre
la Fase Tre non è stata resa nota, anche se sappiamo che c’è il
sequel di Spider-Man Homecoming in
sviluppo. Lo studios ha già annunciato altre dare di uscita senza
proferire ulteriori informazioni e la data del 1° Maggio 2020 con
ogni probabilità sarà quella assegnata al terzo capitolo dei
Guardiani. Le altre date annunciate sono il 7 agosto 2020 e
l’11 novembre 2020.
Con le riprese di Avengers: Infinity War e
Avengers 4, Chris
Hemsworth ha concluso il suo impegno contrattuale con
i Marvel Studios, proprio come il collega
Chris Evans, tuttavia nelle settimane successive
all’uscita di Thor: Ragnarok l’attore si è detto
disponibile a prolungare la sua permanenza nel MCU ad una condizione.
“Sentiamo di aver reinventato
alla grande il personaggio con l’ultimo film. Sembra nuovo e pieno
di energia. Potremmo aver avuto delle conversazioni per un altro
film ammesso che ci sia un grande script da cui attingere. Ma al
momento non c’è.”, aveva raccontato Hemsworth in
un’intervista.
Ora, secondo alcuni, il
video-messaggio pubblicato sul suo profilo Instagram lascerebbe
intendere che ci sia un futuro per l’interprete di Thor oltre
Avengers 4, ultimo film del contratto, e che la
produzione stia lavorando per dare al personaggio un seguito
all’altezza.
“Grazie
mille, a tutti coloro che continuano a supportare questi personaggi
e l’Universo Marvel“, ha scritto l’attore.
“Continueremo a lavorare per voi, se ce lo permetterete“.
Che ne pensate? Che sia un timido annuncio da parte di
Hemsworth?
Come già annunciato nelle settimane
scorse, i Marvel Studios salteranno il
rituale passaggio al Comic Con di San
Diego il prossimo Luglio, dunque non dovremmo aspettarci alcun
trailer o materiali ufficiali nei mesi precedenti.
Avengers 4 è
ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo
ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa
parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin
Feige in merito hanno reso molto chiaro il fatto che
il titolo ufficiale del film rappresenta spoiler
per Avengers Infinity War, per cui non sarà
rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la Fase 3
dei Marvel Studios.
Dopo essere stato dichiarato
“persona non grata” ed essere stato espulso dal Festival
di Cannes nel 2011, Lars Von Trier torna nel
concorso 2018 con The House That Jack Built, con
protagonista Matt Dillon.
The House That Jack
Built, trailer del film di
Lars Von Trier
Il film, a oggi il più divisivo del
concorso, è stato aspramente criticato
per la violenza di alcune scene e ha aperto il dibattito, sulla
croisette, tra chi è pro e chi contro l’idea del regista.