Una premiere mondiale
prestigiosa quella che si è tenuta a Roma venerdì 13, un giorno
sfortunato per gli americani superstiziosi, fortunatissimo (anche
se bagnato) per tutto il cast americano del film di Woody Allen che
ha presentato nella Capitale l’ultimo suo film: To Rome
with Love.
To Rome with Love: recensione del film di Woody Allen
To Rome with Love è il film del 2012 scritto e diretto da Woody Allen e con nel cast Roberto Benigni, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Penelope Cruz e Woody Allen.
A distanza di pochi mesi dall’uscita italiana di Midnight in Paris e a pochissimo tempo dall’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, Woody Allen torna al cinema con il suo ultimo film “italiano”: To Rome with Love. E certo non si può dire che il vecchio Woody non l’abbia fatto con amore, perché la città eterna è ripresa con grazia leggerezza e poesia, ma soprattutto con la grande malinconia che appartiene sia al regista newyorkese, sia agli splendidi tramonti che calano sui fori imperiali e sul Colosseo.
Come nel suo ultimo fortunato film parigino, Allen decide di mostrarci una galleria di ritratti umani, questa volta non famosi né connessi tra loro, anzi To Rome with Love è il classico film ad episodi in cui le storie non si intrecciano, se non per ragioni di montaggio. C’è la coppietta innamorata (lei americana lui romano) i cui genitori devono conoscersi e scontrarsi con le reciproche differenze; ci sono gli studenti di architettura messi in crisi dalla affascinante amica di lei; ci sono gli sposini di provincia messi alla prova dalla grande città, lui assediato da una escort, lei sedotta da un divo della tv; infine c’è l’uomo comune, che si ritrova ad essere famoso solo perché è famoso, e vede la sua vita trasformarsi in un turbinio di fotografi, macchine lussuose e belle donne.
Nonostante le migliori intenzioni però, il film risulta piatto e a tratti sconfortante con un unico vero e proprio personaggi interessante, quello interpretato dallo stesso regista che torna dopo sei anni davanti alla macchina da presa. Stereotipi a non finire riducono il film ad una carrellata di soggetti apatici, trai quali però spiccano Allen, come già detto, Penelope Cruz, nel ruolo di una procace “accompagnatrice” e Alessandro Tiberi, timido, un po’ impacciato nel ruolo del provincialotto adescato dalla sensuale donnina.
Deludono un po’ Jesse Eisenberg e Ellen Page, non per una loro mancanza, dal momento che la loro giovane spensieratezza insieme al loro talento li rende sempre molto apprezzabili, ma forse ai loro personaggi non è stata riservata, in fase di sceneggiatura, molta attenzione. Nel cast anche Alec Baldwin nei panni di un architetto di mezza età che ritorna sui luoghi romani dove ha vissuto da giovane: il personaggio, all’inizio apparentemente solido, sembra trasformarsi in una specie di fantasma che appare nei momenti chiave e da consigli al suo giovane alter ego (Eisenberg).
Molto interessante è l’episodio del film in cui il protagonista, Leopoldo, interpretato da un sempre esuberante Roberto Benigni, diventa famoso senza motivo: forse in maniera inconscia, Allen ha rappresentato benissimo il “divismo” così come ormai lo intendiamo in Italia, dove rendiamo VIP persone che non hanno merito, senza arte nè parte, e che spesso non hanno nulla di più interessante da dire se non come preferiscono il pane a colazione.
Woody Allen però sembra inarrestabile, non vuole fermarsi e continua a sfornare film uno dietro l’altro, forse a scapito della qualità finale. Per uno dei migliori registi dell’era moderna forse è un giusto compromesso per avere ogni tre anni film da Oscar.
To Rome with Love cast
Accanto al cast internazionale, presente anche una folta schiera di attori nostrani: Alessandra Mastronardi, Fabio Armitillo, Antonio Albanese, Ornella Muti, Flavio Parenti, Riccardo Scamarcio e Alessandro Tiberi.
Marion Cotillard senza gambe nel trailer di Rust and Bone
Tim Roth Presidente a Cannes
L’attore inglese guiderà la giuria del
Certain Regard al 65° Festival di Cannes. L’attore e regista
inglese sarà presidente della Giuria per la sezione “Un
certain regard”,
Mel Gibson-Joe Eszterhas: la battaglia continua…a colpi di tapes!
Liam Hemsworth, Harrison Ford e Gary Oldman in Paranoia
Al via i lavori di Sin City: A Dame to Kill For!
Secondo poster di Bad Ass!
Django Unchained: ecco la sinossi ufficiale!
A poche ore dalla diffusione del secondo poster di Django Unchained, il nuovo film di Quentin Tarantino, ecco che la Weinstein Company ha rilasciato una sinossi ufficiale del film. Ricordiamo che Django Unchained uscirà nei cinema il prossimo 25 dicembre; nel ricco cast companiono Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Gerald McRaney, Sacha Baron Cohen, Dennis Christopher, Kurt Russell, Don Johnson e Laura Cayouette. E ora, la sinossi ufficiale:
“Ambientato nel Sud due anni prima della Guerra Civile, Django Unchained, con il Premio Oscar Jamie Foxx nel ruolo di Django, uno schiavo le cui brutali vicende col suo ex padrone lo conducono faccia a faccia con il cacciatore di taglie di origine tedesca Dr. King Schultz (il Premio Oscar Christoph Waltz).Schultz è sulle tracce di assassini, i fratelli Brittle, e solo Django lo può aiutare in nell’impresa e fargli riscuotere la taglia. Il non proprio ortodosso Schultz acquista Django con la promessa di liberarlo dopo la cattura dei fratelli, vivi o morti. A missione compiuta Schultz dovrebbe liberare Django, ma i due scelgono di non imboccare strade differenti: Schultz va alla ricerca del criminale più braccato del Sud con Django al suo fianco. Mentre affina le proprie abilità di cacciatore, il protagonista resta concentrato sul suo unico reale obiettivo: ritrovare e salvare Broomhilda (Kerry Washington), la moglie persa tempo prima durante la tratta degli schiavi.
Questa ricerca porta infine Django e Schultz sino a Calvin Candie (il candidato all’Oscar Leonardo DiCaprio), proprietario di Candyland, un’ignobile piantagione in cui gli schiavi sono allenati da Ace Woody (Kurt Russell) che li fa combattere l’uno contro l’altro per sport. Infiltrandosi sotto falsa copertura, Django e Schultz destano i sospetti di Stephen (il candidato all’Oscar Samuel L. Jackson), schiavo e domestico fidato di Candie. Le loro mosse vengono scoperte e la perfida organizzazione si stringe attorno a loro. Se Django e Schultz vorranno riuscire a scappare con Broomhilda, si troveranno costretti a scegliere tra l’indipendenza e la solidarietà, tra il sacrificio e la sopravvivenza …”
Fonte: Filmofilia
Battleship: recensione del film di Peter Berg
Dal famosissimo gioco della Hasbro, arriva al cinema Battleship, una sfrenata battaglia navale sui mari del pacifico in cui una sola corazzata guidata da due comandanti, un giapponese e un americano (!), si oppone ad una invasione aliena che mette a repentaglio la vita stessa del Pianeta.
A grandi linee questa è la storia di un film che si basa principalmente sugli effetti speciali e sul combattimento tra giganti del mare e astronavi aliene super tecnologiche e distruttive. E infondo non ci si aspettava di più da un film tratto da un gioco che non prevede storia. Immane infatti è stata la fatica di ricavare uno svolgimento narrativo da quello che poteva benissimo essere un filmato di pochi minuti di una battaglia navale vera e propria; ne paga il prezzo una prima parte assolutamente imbarazzante, in cui si susseguono siparietti e scenette spudoratamente riempitive per arrivare poi al grande scontro, cuore qualitativo e narrativo del film.
Al centro di questa vicenda c’è Alex Hopper, giovane tenente della Marina Militare che non ne combina mai una giusta e che diventerà poi l’uomo giusto al momento giusto. Interessanti tuttavia alcuni momenti e strizzate d’occhio del film alla storia (politica e cinematografica) come il ricordo della battaglia di Pearl Harbour che aleggia su tutto il film e uno scienziato aerospaziale che tra tanta musica ascolta proprio il famosissimo valzer di Strauss portato al cinema da Kubrick! Nel cast accanto al protagonista Taylor Kitsch, compaiono Liam Neeson, Alexander Skarsgard e la cantante Rihanna, alla sua prima prova da attrice e paradossalmente, forse la più convincente dei personaggi di rilievo del film.
Quello che in
Battleship però vale il prezzo del biglietto è
tutta la seconda parte in cui i marinai americani, insieme ai
giapponesi, trovano il modo per colpire le navicelle aliene
attraverso le segnalazioni radio di boe posizionate nel pacifico. I
segnali emanati dalla boe formano sui radar un reticolo
identificato da numeri e lettere … una battaglia navale in piena
regola. Alla regia Peter Berg già regista di
Hancock e attore in numerosi film anche importati
tra cui Collateral di Michael
Mann; Berg conduce il film con la giusta spettacolarità,
indulgendo là dove necessario a miracoli balistici per portare a
casa il risultato.
Dopotutto se c’è un grosso difetto nel film è da attribuire alla sceneggiatura, ma poco male perché la natura del progetto è di intrattenere e nella seconda parte il film ci riesce alla perfezione.
Lacunoso e con dialoghi a tratti assurdi, Battleship è un prodotto che si appoggia totalmente sui due punti fondamentali, la spettacolarità delle scene di esplosioni e gli effetti speciali a regola d’arte. Se però non vi interessano né le uni né gli altri, fareste meglio a rimanere a casa.
Poker Generation: parola a Fabrizio Crimi, Gianluca Mingotto e Piero Cardano
Villa Borghese, Casa
del Cinema. A qualche giorno dall’uscita nelle sale italiane, il
produttore Fabrizio Crimi assieme al regista Gianluca Mingotto ed
al cast quasi al completo (Francesco Pannofino arriverà negli
ultimi minuti della conferenza stampa), presentano Poker
Generation, la loro prima fatica cinematografica. Un film
d’esordio quindi, per il cast tecnico ma anche per parte del cast
artistico.
Ecco il Dietro le quinte di The Avengers!
Il Team dei supereroi
Marvel nel dietro le quinte di
Marvel’s The
Avengers, dal 25 Aprile 2012 al cinema.
Tre nuove clip per Bel Ami con Robert Pattinson!
Tre nuove clip per Bel
Ami. Tratto dal romanzo “Bel Ami” di
Guy de Maupassant. Dal 13 aprile al cinema. Bel Ami racconta
la storia dell’ascesa di Georges Duroy (Robert Pattinson),
giovane arrampicatore sociale che nella Parigi di fine Ottocento
riesce a farsi strada nei salotti dell’alta società francese
Ecco le nuove foto del Cavaliere Oscuro il ritorno in buona qualità!
Sono state pubblicate
in una qualità migliore le nuove foto de Il Cavaliere Oscuro il
Ritorno, proposta questa mattina e apparse su un articolo
di Entertainment Weekly.
Gli scatti mostrano gran parte dei
protagonisti: Anne Hathaway, Christian Bale, Joseph
Gordon-Levitt, Morgan Freeman e Tom Hardy
Continue
David di Donatello 2011/2012: le candidature
Bradley Cooper e Jennifer Lawrence: prima foto ufficiale di Serena
Ecco la prima foto di Jennifer Lawrence e Bradley Cooper nei panni di George e Serena Pemberton, protagonisti del film Serena, le cui riprese sono ora in corso.
Uscite al cinema del 13 aprile 2012
Bel
Ami: Parigi, fine del Diciannovesimo secolo. Georges
Duroy torna dopo aver combattuto in Algeria e non ha in tasca un
franco. Incontra casualmente in un locale Charles Forestier che gli
regala il denaro per comprarsi un abito decente e fare il suo
ingresso in società. Georges ha così modo di conoscere la moglie di
Forestier Madeleine, l’editore Rousset (interessato a far cadere il
governo) e sua moglie Virginie nonché la giovane Clotilde. Grazie
alla figlia ancora bambina di Rousset gli verrà dato l’appellativo
di Bel Ami che tutte e tre le donne, catturate dalla sua misteriosa
bellezza, utilizzeranno. Grazie a loro Georges, che è un piacevole
contenitore vuoto, farà carriera calpestando però i sentimenti di
ognuna.
Battleship: Peter Berg produce e dirige Battleship, un epico film di azione e avventura che si svolge in mare, in cielo e sulla terraferma e che narra della lotta per la sopravvivenza da parte degli umani contro una forza aliena superiore. Basato sul classico gioco Hasbro, la battaglia navale, Battleship vanta star quali Taylor Decker nei panni di Sam, fisioterapista e fidanzata di Hopper; Alexander Skarsgård nei panni del fratello maggiore di Hopper; l’Ufficiale Comandante Stone della USS Samson; Rihanna nei panni di Raikes, compagna al college di Hopper e specialista di armi nella USS John Paul Jones, e la star internazionale Liam Neeson nei panni del superiore di Hopper e Stone (e padre di Sam), l’Ammiraglio Shane.
Diaz – non pulire questo sangue: Luca è un giornalista della Gazzetta di Bologna (giornale di centro destra) che il 20 luglio 2001 decide di andare a vedere di persona cosa sta accadendo a Genova dove, in seguito agli scontri per il G8, un ragazzo, Carlo Guliani, è stato ucciso. Alma è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri e ora, insieme a Marco (organizzatore del Social Forum) è alla ricerca dei dispersi. Nick è un manager francese giunto a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George. Anselmo è un anziano militante della CGIL che ha preso parte al corteo pacifico contro il G8. Bea e Ralf sono di passaggio ma cercano un luogo presso cui dormire prima di ripartire. Max è vicequestore aggiunto e, nel corso della giornata, ha già preso la decisione di non partecipare a una carica al fine di evitare una strage di pacifici manifestanti.
Poker Generation: Tony e Filo sono due fratelli. Uniti da un legame indissolubile, nonostante le profonde differenze di carattere e comportamento. Il più grande, Tony, è un fanatico dei film sulla mala americana e sogna di diventare un giocatore di poker professionista, mentre Filo è un genio introverso e scontroso, ai limiti dell’autismo, che analizza l’ambiente che lo circonda in modo ossessivo e meccanico. Cresciuti in un piccolo borgo marinaro della Sicilia, da un padre disoccupato con il vizio del gioco e una madre severa ma amorevole, i due ragazzi si ritroveranno uniti nella missione di trovare i soldi necessari per pagare le cure della sorellina Maria.
Ciliegine: Amanda ha sempre avuto con gli uomini rapporti complicati, li giudica irreparabilmente inaffidabili, li guarda con sospetto, pronta a cogliere i segni certi dell’arroganza, del tradimento, dell’indifferenza. Secondo il marito della sua migliore amica Florence, un eccentrico psicanalista, Amanda è affetta da androfobia: ha paura degli uomini. E’ quindi fatale che qualunque inezia diventi pretesto per interrompere le sue relazioni. Ma la sera del 31 Dicembre accade qualcosa di veramente insolito: con Antoine, un uomo incontrato al veglione organizzato da una collega di Florence, Amanda sembra un’altra, tenera, gentile, indulgente. Florence è stupefatta. E’ possibile che fra i due sia scoppiato un vero e proprio colpo di fulmine? In realtà, vittima di un equivoco, Amanda è convinta che Antoine sia gay, quindi innocuo. Quando Florence si rende conto del malinteso, il marito psicanalista la dissuade dal disingannare Amanda. Perché Amanda possa finalmente guarire, bisogna anzi convincere Antoine a fingersi gay…
Skyfall: nove foto ad alta risoluzione!
Sony Pictures ha rilasciato nove nuovi scatti di Skyfall. Si tratta sia di immagini del film, sia di foto dal set. Skyfall, 23mo film della saga di James Bond, terzo con Daniel Craig nei panni della spia creata da Ian Fleming, sarà nei cinema italiani il prossimo 31 ottobre. Diretto da Sam Mendes (Era mio padre), Skyfall annovera nel proprio cast, oltra a Craig, Javier Bardem, Judi Dench, Naomie Harris, Bérénice Marlohe, Ralph Fiennes, Albert Finney, Ben Whishaw, Helen McCrory, Ola Rapace e, ultima arrivata, Tonia Sotiropoulou. Ecco le foto!
Fonte: Coming Soon
Ciliegine: recensione del film di Laura Morante
In Ciliegine Amanda è una donna che ha una particolare intolleranza per le disattenzioni maschili: non sopporta infatti che il suo compagno dopo un anno di vita insieme ancora non si ricordi che lei non ama lo champagne, né la gazzosa, né nulla che contenga gas, o che abbia una vitale importanza per lei la delicatezza di condividere le cose, come l’unica ciliegina su di una fetta di torta. Dopo che Amanda ha lasciato l’ultimo compagno, la sua amica Florence la invita a passare il capodanno insieme. Lì la donna conosce Antoine, con il quale scatta un’intesa immediata, dovuta però al fatto che lei è convinta che l’uomo sia gay. Ne nascono una serie di equivoci, inizialmente involontari poi condizionati dagli amici e conoscenti dei due, che proveranno a far superare ad Amanda la sua “androfobia” e a far convolare i due in una giusta relazione.
Laura Morante è un’icona del nostro cinema recente, sia per bravura che per bellezza. Un’altra emigrata adorata dai “cugini” francesi, con meno glitter della première dame “Carlà”, ma di sicuro con uno spessore tale che le ha permesso di realizzare lì il suo primo film da regista. La storia che anima il film è molto semplice, si giostra sulla struttura della commedia degli equivoci che trova le origini ancestrali in Shakespeare e quelle francesi in Marivaux, dove però di solito l’equivoco non riguardava l’orientamento sessuale di uno dei protagonisti, ma piuttosto si trattava di uno dei personaggi principali che era il desiderante o il desiderato e che si travestiva da sesso opposto. Il riferimento a Marivaux è quello alla sua operetta “Il gioco delle parti” in cui appunto la commedia e i personaggi volteggiano attorno ad un argomento leggero come l’amore e la seduzione, così come fa in questo suo film la Morante.
La leggerezza non appartiene però al personaggio di Amanda, la protagonista interpretata dalla stessa attrice, ma a tutti i suoi coprotagonisti, a partire da Florence, già vista in Emotivi anonimi, che ha un ruolo principale nell’ordire l’equivoco per il bene della sua amica, e Frèderic Pierrot che interpreta il collega di Florence che è veramente gay e con il quale Amanda confonde Antoine, e che diventerà il motore che farà scattare la gelosia nella donna.
Un discorso a parte va fatto per il coprotagonista, Antoine, un affascinante Pascal Elbè, che però non ha veramente molta voce in capitolo nella storia: dipinto come un timido uomo che sta vivendo, lacerato dalla sofferenza, la separazione dalla moglie, evento che viene messo in scena con le luci di un dramma intimista anni 60, ha pochissime battute ed in effetti è la stessa Amanda a definirlo un uomo che ascolta più che raccontare i suoi fatti privati. La recitazione è quindi spostata tutta sulla mimica, del corpo e facciale, che raccontano il disagio dell’uomo nel vivere due relazioni, la separazione e la conoscenza di Amanda, di polarità completamente opposta.
L’altro punto di riferimento di Laura Morante è sicuramente anche la commedia di Woody Allen, di cui però manca la ferocia ironia, mentre non mancano le soluzioni registiche da lui utilizzate: una descrizione esaustiva della città in cui si svolge l’azione, in questo caso Parigi, la continua diserzione di uno dei personaggi su di un argomento in modalità ossessiva, e l’uso dei terapisti come confessori e complici e del cinema come unico rifugio.
Il risultato finale di Ciliegine è una commedia piacevole un buon ibrido di cultura francese e italiana, ma anche di una certa cura e riconoscenza verso altri autori, un buon prodotto in cui il cast tecnico, quasi interamente italiano; Maurizio Calvesi direttore della fotografia, Esmeralda Calabria al montaggio, Daniele Costantini alla sceneggiatura, q sottolinea ancora una volta come un film semplice possa essere comunque un buon prodotto commerciale, ed una storia non limitata ai confini di un paese.
Problemi per il Giuda Maccabeo di Mel Gibson
Secondo poster di Django Unchained!
E’ stato diffuso un secondo poster di Django Unchained, l’atteso western firmato Quentin Tarantino che uscirà il prossimo Natale. Nel ricco cast, Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Gerald McRaney, Sacha Baron Cohen, Dennis Christopher, Kurt Russell, Don Johnson e Laura Cayouette. Nel poster si notano, in silhouettes, il protagonista Django (Jamie Foxx) e il suo mentore, il cacciatore di taglie Dr. King Schultz (Christoph Waltz). Eccolo!
Fonte: Movieweb
Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno: copertina e cinque immagini!
Il settimanale USA Entertainment Weekly ha dedicato il numero di questa settimana a Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan. La copertina del settimanale è dominata da Batman e Catwoman, rispettivamente interpretati da Christian Bale e Anne Hathaway.
Alcuni attori hanno parlato dei loro personaggi; in particolare, Tom Hardy si è soffermato su Bane definendolo come “un astuto terrorista che rappresenta l’unione tra formidabile forza fisica e intenzioni malefiche” e Anne Hathaway ha svelato d’aver trascorso parecchio tempo in palestra per entrare al meglio nei panni dell’elastica Catwoman.
Anche il regista ha parlato dell’affascinante donna-gatto, dicendo che “ha un modo molto forte di proteggere sé stessa e chi le sta attorno, cosa che implica qualche lato oscuro”. A seguire, oltreché la citata copertina, anche 5 scannerizzazioni dal magazine in cui si vedono Batman/Bruce Wayne, Bane, Catwoman, e Lucius Fox.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno, il film
Il cavaliere oscuro – Il ritorno (The Dark Knight Rises) è un film del 2012 diretto da Christopher Nolan. La pellicola, prodotta da Legendary Pictures e Warner Bros., è il capitolo conclusivo di una trilogia iniziata nel 2005 con Batman Begins e proseguita nel 2008 con Il Cavaliere Oscuro, entrambi diretti da Christopher Nolan con protagonista Christian Bale. L’uscita nelle sale è avvenuta il 20 luglio 2012 negli Stati Uniti e il 29 agosto in Italia.
A guidare il cast di all-star di Il cavaliere oscuro – Il ritorno c’è per la terza volta il vincitore del premio Oscar Christian Bale (“The Fighter”) che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar Marion Cotillard (“La Vie en Rose”) che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.
Fonte: Entertainment Weekly
Ecco il Backstage di Diaz – Don’t clean up this blood!
Arriva il video Backstage di Diaz –
Don’t clean up this blood un film di Daniele Vicari dal 13
Aprile al cinema. Con Alessandro
Roja, Aylin
Prandi, Claudio Santamaria, Davide
Iacopini, Elio Germano, Fabrizio
Rongione, Ignazio Oliva, Jennifer Ulrich, Monica
Birladeanu, Paolo Calabresi, Renato Scarpa, Rolando Ravello
Quell’idiota di nostro fratello uscirà il 30 Maggio 2012!
Sean Anders e John Morris per 3 Missisipi?
La strega Sabrina diventa un supereroe!
L’era glaciale: recensione del film di Chris Wedge e Carlos Saldanha
Anno: 2002
Regia: Chris Wedge, Carlos Saldanha
Con le voci di: Ray Romano/Leo Gullotta (Manfred); John Leguizamo/Claudio Bisio (Sid); Denis Leary/Pino Insegno (Diego); Goran Visnjic/Ennio Coltorti (Soto)
Trama: L’era Glaciale è la storia di quattro personaggi disfunzionali: Manny, un acerbo e lanuginoso mammuth, Sid, un irriverente e forastico bradipo, e Diego, una scaltra tigre dai denti a sciabola. Questo improbabile trio è costretto a collaborare per riportare un cucciolo d’uomo alla sua famiglia.
Analisi:
Simpatico, divertente e soprattutto intelligente, perché l’Era
glaciale oltre a presentarsi come uno dei film rivelazione
dell’anno per la vivacità dei contenuti e la semplicità con la
quale sono stati raccontati, si adatta perfettamente ad un pubblico
adulto, il quale sa apprezzarne la profondità e la sensibilità. In
particolare, ad esser posto in primo piano è il tema dell’amicizia,
raccontato attraverso le avventure dei tre inusuali compagni di
viaggio, dalle cui peripezie affrontate insieme sapranno cogliere
il grande sentimento che li lega e li aiuterà vicendevolmente.
Protagonisti del film sono un Mammut brontolone che si ritrova ad affrontare la tanto attesa era glaciale in solitudine, diversamente dalle abitudini della propria specie, un goffo e simpatico bradipo, la cui voce nella versione italiana è strategicamente affidata a Claudio Bisio dalla cui comicità è difficile esimersi, e una atipica tigre la cui tenera indole verrà fuori nel corso del loro difficile e imprevedibile viaggio. A fare da contorno è la delicata missione dei tre audaci: riportare un piccolo bebè alla propria famiglia.
Nonostante la direzione cosi come la realizzazione grafica del cartone sia stata affidata ad esordienti in fatto di lungometraggi, il risultato ottenuto è indiscutibilmente grandioso; non solo per i dialoghi, divertenti ed esilaranti, ma soprattutto per l’originalità con la quale L’era glaciale si discosta notevolmente dai pomposi e barocchi lavori tipicamente hollywoodiani. Le ambientazioni, essenziali e nitide, e la straordinaria espressività dei personaggi ne hanno garantito infatti un successo inaspettato.
Dunque non solo un cartone animato destinato ai bambini, ma anzi, sulla stregua delle produzioni firmate Fox, L’era glaciale si pone tra i lungometraggi che più affascinano il mondo degli adulti proprio per la sua leggerezza e la sua semplicità. D’altronde il successo riscontrato ai botteghini con la sua prima uscita nel 2002 è valso un seguito lungimirante che ad oggi conta ben 3 sequel, l’ultimo dei quali, L’era glaciale 4- Continenti alla deriva, nelle sale cinematografiche dallo scorso gennaio.
Peter Pan: recensione del film di P.J. Hogan
Peter Pan è il film del 2003 diretto da P. J. Hogan con protagonisti Jeremy Sumpter, Jason Isaacs, Rachel Hurd-Wood, Olivia Williams e Ludivine Sagnier.
- Anno: 2003
- Regia: P. J. Hogan
- Cast: Jeremy Sumpter, Jason Isaacs, Rachel Hurd-Wood, Olivia Williams, Ludivine Sagnier
Peter Pan, la trama: Tutti i bambini, salvo uno, crescono: la storia di Peter Pan, primo e forse vero unico mito del ventesimo secolo, ha conosciuto fra grande e piccolo schermo un’infinità di trasposizioni, ma solo poche possono davvero vantare la giusta fedeltà all’opera originale; una di queste, l’ultima realizzata finora, è senza dubbio la versione firmata nel 2003 da P. J. Hogan (il matrimonio del mio migliore amico), che raccoglie senza esitazione l’eredità del personaggio creato dalla magica penna di James Matthew Barrie.
Peter Pan, l’analisi
Senza dimenticare il passato ma egualmente determinato a perseguire una propria e indipendente visione, Hogan riesce nell’impresa di raccontare le arcinote avventure del bambino che non voleva crescere come se le stessimo vedendo per la prima volta, complice una straordinaria resa visiva e una caratterizzazione dei personaggi che non ha timore di scavare in profondità, restituendo alla più incantevole delle fiabe la metafora dell’arduo e difficile cammino verso l’età adulta.
Per Wendy Darling, tredicenne che non vuole abbandonare la stanza dei fratelli e sogna di vivere fantastiche avventure piuttosto che iniziare a preoccuparsi delle cose dei grandi, volare verso l’Isola che non c’è è un’opportunità troppo allettante e imperdibile: peccato che, fra fate dispettose e perfidi pirati, i primi turbamenti dell’adolescenza non risparmino nessuno, nemmeno il grande Peter Pan: già presente sulla carta ma mai esplicitamente urlato, nello screenplay scritto a quattro mani dal regista insieme a Michael Goldenberg il legame fra Peter e Wendy si nutre di sguardi intensi e baci castissimi, trasformandosi in un sentimento tenero e potente come solo il primo amore può essere.
Peter Pan
In un cast di giovani attori praticamente esordienti, Jeremy Sumpter e Rachel Hurd-Wood (le cui carriere in futuro sarebbero continuate in modo altalenante) sembrano di fatto nati per la parte, pronti a volare alto sulla scena e a dimostrare di essere davvero gli interpreti ideali di Peter e Wendy: il primo, biondo quattordicenne la cui “americanità” contribuisce non poco a marcare l’arroganza e l’incoscienza che rendono Pan diverso da ogni altro bimbo sperduto, dà vita a un eroe reale e autentico, che pur consapevole di non potere né volere affrontare le paure di un mondo destinato a invecchiare e morire, nasconde una solitudine che nessuna grande avventura potrà mai colmare. Rachel Hurd-Wood, nel ruolo di una Wendy spaventata dal futuro ma allo stesso tempo assai più matura e consapevole del peso delle proprie scelte, è invece la ragazzina che tutti almeno una volta siamo stati, desiderosa di inseguire le fantasie dell’infanzia ma cosciente del fatto che, per riuscire a vivere davvero, alcuni sogni vanno messi in un cassetto, pronti a saltare fuori nei momenti più bui per darci la forza di andare avanti.
Fra i pochi adulti, Jason Isaacs è indimenticabile nell’incarnare (com’era nella prima versione teatrale dell’opera) sia il mite Signor Darling, padre affettuoso ma troppo debole secondo Wendy, che lo spietato Capitan Uncino, riflesso oscuro della paura del tempo e della morte che inquieta la sua nemesi Peter Pan e decisamente più attraente agli occhi della ragazzina; bellissima, anche se visibile solo per poche scene è invece la Signora Darling di Olivia Williams, dolce proprietaria del bacio nascosto che la figlia non riesce mai a vedere, moglie amorevole e madre devota ma sempre pronta a credere nelle fate.
L’Isola che non c’è,
luogo dove trovano rifugio tutti i sogni dei bambini e che vive
della presenza di Peter Pan, è dipinta con luminose tinte pastello
e intensissime sfumature dalla fotografia di Donald McAlpine, dove
a dominare sono il rosa del cielo nel mattino(identico a quello
dipinto sul soffitto della stanza di Wendy, John e Michael)e il blu
della notte, reso brillante dalle luci delle stelle e delle
fate.
Prodotta da Mohammed Al-Fayed e dedicata allo scomparso figlio Dodi (proprio al film è stata dedicata l’esposizione natalizia del 2010 di Harrods), Peter Pan di P. J. Hogan è un sogno ad occhi aperti, per tutti i bambini che continuano a scrutare il cielo sperando che Peter venga a prenderli per portarli sull’Isola ma anche per gli adulti, che fermi per caso davanti a una finestra in segreto lo stanno ancora aspettando.
Lady in the Water: recensione del film con Paul Giamatti
Lady in the Water è il film del 2006 diretto da M. Night Shyamalan e con protagonisti Paul Giamatti, Bryce Dallas Howard, Freddy Rodriguez, Jeffrey Wright, Bob Babalan e M. Night Shyamalan.
Lady in the Water, la trama: La vita fin troppo tranquilla di Cleveland, custode di un condominio di Filadelfia (Paul Giamatti), viene sconvolta dall’incontro con Story, un Narf, ossia una ninfa acquatica mandata nella nostra dimensione con lo scopo di trasmettere a uno scrittore un messaggio, essenziale per completare un suo libro, destinato ad essere un testo fondamentale nella formazione di un futuro leader; il suo tentativo è però ostacolato da uno Scrunt, una creatura simile ad un lupo, dotato della capacità di mimetizzarsi.
Aiutato da un’anziana inquilina cinese, che ben conosce i miti legati alle Narf, Cleveland raccoglie attorno a sé vari inquilini del condominio, ognuno con un compito specifico, per aiutare la ninfa nella sua missione: la Narf riuscirà a comunicare allo scrittore (interpretato dallo stesso regista) il messaggio, e Cleveland organizzerà una festa nella piscina condominiale come diversivo per permettere alla ninfa di tornare nel suo mondo, fuggendo dalle grinfie dello Scrunt. Lo stratagemma però fallisce, perché il protagonista ha sbagliato clamorosamente nell’assegnare i vari ‘ruoli’ nella vicenda.
Lady in the Water, l’analisi
Analisi: Lady in the water è probabilmente stato il film più sfortunato di M. Night Shyamalan: costato 75 milioni di dollari, si è rivelato un fiasco al botteghino ed è stato bersagliato dalla critica, finendo per ricevere vari premi per i ben poco ambiti Razzie Award; un colossale insuccesso che, in parte, ha ridimensionato la carriera del regista indiano, che a quei tempi godeva ancora del credito conquistato col Sesto senso ed era reduce dal tutto sommato non pessimo The Village. In seguito, Shyamalan si è dedicato al catastrofico-naturalistico E venne il giorno e all’animato L’ultimo dominatore dell’aria, mentre per il 2013 è previsto il post-apocalittico After Earth.
Tuttavia, più che un fiasco, Lady in the water appare piuttosto un film almeno in parte incompreso: forse il nocciolo della questione sta nel costo di un film che poi sullo schermo non sembrava aver mantenuto quanto promesso in termini di budget.
In realtà il film costituisce una singolare variazione sul tema della ‘compagnia’ di estrazione fantasy, formata da vari personaggi che finiscono per concorrere a uno scopo comune. Probabilmente a lasciare insoddisfatti critica e pubblico è stata soprattutto la staticità dell’ambientazione: invece che il classico ‘viaggio’, tutto si risolve nel microcosmo del condominio, fatto di ambienti spesso angusti, che trasmettono una costante sensazione di lieve claustrofobia, complici anche atmosfere sempre piuttosto buie.
Paul Giamatti svolge abilmente il compito in interpretare l’uomo comune che coinvolto in una storia più grande di lui, è portato erroneamente a pensare di esserne il fulcro, subendone le conseguenze, mentre la Bryce Dallas Howard (già vista in The Villane), qui sfrutta pienamente la sua bellezza diafana, efficacemente messa al servizio di un personaggio ‘sfuggente’ come quello di una ninfa.
Del cast fanno parte anche Freddy Rodriguez, reduce dal discreto successo ottenuto con la partecipazione alla serie Six Fee Under (e che in seguito farà parte del cast di Grindhouse – Planet Terror) e il giovanissimo Noah Gray-Cabey, che poi avrebbe fatto partecipato alla serie tv Heroes.
Certo, il tema di fondo del film, la classica domanda sul ‘fine ultimo della vita’ è lontano da qualsiasi pretesa di originalità; né è nuovo il modo in cui esso viene affrontato, inserendo l’elemento di quel tanto di imprevedibilità che mette improvvisamente le persone di fronte ai loro enormi errori di valutazione.
Si tratta certo di limiti che possono lasciare interdetto lo spettatore, e d’altra parte ai tempi da Shyamalan ci si aspettava forse un film di tutt’altro profilo: tuttavia preso per ciò che è, una moderna ‘fiaba per adulti’, Lady in the water è un film in fondo godibile, per quanto forse un po’ statico, e in parte appesantito dai ritmi lenti e i colori in chiaroscuro.
Poker Generation: recensione del film di Gianluca Mingotto
In Poker Generation Filo (Piero Cardano) e Tony (Andrea Montovoli), due fratelli diametralmente diversi, vivono a Scicli, un piccolo centro della Sicilia, ma per fuggire la monotonia della vita di paese e la tristezza per una situazione familiare molto drammatica, i due si rifugiano nei loro sogni. Quando la sorellina si ammalerà gravemente, per guadagnare i soldi necessari a pagare l’operazione chirurgica che potrebbe salvarle la vita, i due ragazzi andranno a Milano alla ricerca di Joyce, il campione Italiano di Poker Texas Hold’em, con la speranza di imparare da lui i turchi per vincere al Poker.
Gianluca Mingotto ma soprattutto il produttore Fabrizio Crimi, mettono in piedi un film che ha come scopo principale quello di mostrare il lato “buono” del Poker. Il Poker ed in particolare il Texas Hold’em, non è un semplice gioco d’azzardo possibile fonte di pericolosa dipendenza (pericolosa soprattutto per il portafogli ), ma i due autori lo ridipingono come una disciplina sportiva a tutti gli effetti con tanto di preparazione atletica in questo caso non dei muscoli, ma del cervello. Crimi infatti, oltre ad essere produttore di questo Poker Generation completamente indipendente, è anche un top manager nel settore del Gaming On Line.
Poker Generation, il film
La mossa promozionale, quindi, è del tutto manifesta anche se va a questo film il merito di essere quasi totalmente auto prodotto e di avere un cast tecnico ed artistico composto per la maggior parte da giovani esordienti (escludendo la partecipazione di Francesco Pannofino e di Lina Sastri nel ruolo dei genitori di Filo e Tony). Questo aspetto influenza le scelte stilistiche della pellicola che in molti momenti per fluidità e ritmo ricorda un video musicale (Mingotto, regista esordiente sul grande schermo, ha realizzato precedentemente alcuni videoclip e spot pubblicitari).
Poker Generation presenta una certa freschezza dal punto di vista stilistico, le pecche sono da riscontrare nella sceneggiatura e nella costruzione narrativa. Purtroppo la sceneggiatura è stata scritta quasi esclusivamente per dimostrare che il gioco del Poker non è un gioco cattivo e pericoloso, non è un gioco d’azzardo ma uno sport e che con il Poker (e soprattutto con i tornei), è possibile cambiare la propria vita, anzi il Poker è metafora della vita stessa.
I dialoghi molto spesso presentano frasi altisonanti e retoriche nonostante il regista stesso tenga a precisare come la pellicola sia il frutto di un’attenta e lunga documentazione sul campo effettuata intervistando giocatori professionisti e provando egli stesso a giocare. Il risultato si discosta dal documentario e anzi è pesante il debito che Poker Generation ha nei confronti del premio Oscar The Milionaire. Anche qui infatti come nel film di Danny Boyle ci sono due fratelli poveri: uno intellettualoide e un po’ sfigato, l’altro bello e con ambizioni da gangster e mentre lì lo strumento di riscatto era il quiz televisivo, qui il torneo di Poker. Addirittura sono simili i momenti finali in cui i protagonisti affrontano il loro destino inquadrati in uno schermo televisivo con le persone care che fanno il tifo.
In Poker Generation, invece, Mingotto da buon mestierante ce la mette tutta per soddisfare le esigenze della committenza. Questa non vuole assolutamente essere una critica, anzi piuttosto è un merito centrare un simile obiettivo quando si sta lavorando ad un prodotto commerciale. La caduta di tono, piuttosto, sta nel voler spacciare un film un po’ ruffiano per un’opera indipendente d’avanguardia.
Tutto il film è patinato come in uno spot televisivo ed anche la giovane ragazza madre di cui Filo si innamora (Francesca Fioretti), ha le sembianze di una statuaria ballerina di Lap Dance (il secondo lavoro che è costretta a fare per mantenersi).