In onore del 20° anniversario
“9/11: Inside The President’s War Room” sarà
disponibile per la visione gratuita l’11 settembre su
Apple
TV+. Questo speciale documentario Apple Original,
narrato dal vincitore dell’Emmy Award Jeff Daniels
(“The Looming Tower”, “Sfida al presidente – The Comey Rule”),
esplora gli eventi dell’11 settembre 2001 attraverso gli occhi del
presidente Bush e dei suoi più stretti collaboratori, ricostruendo
– grazie alle testimonianze inedite degli uomini-chiave che hanno
preso decisioni importanti e delicate per le sorti del paese – le
ore cruciali di quel giorno storico.
Apple TV+ è disponibile sull’app
Apple TV in oltre 100 paesi, su oltre 1 miliardo di schermi,
inclusi iPhone, iPad, Apple TV, iPod touch, Mac, specifiche smart
TV Samsung, LG, Sony e VIZIO, Amazon Fire TV e dispositivi Roku,
console PlayStation e Xbox e su tv.apple.com, per € 4,99 al mese
con una prova gratuita di sette giorni. Per un periodo di tempo
limitato, i clienti che acquistano un nuovo iPhone, iPad,
Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire gratuitamente di un
anno di Apple TV+. Questa offerta speciale è valida per tre mesi
dopo la prima attivazione del dispositivo. Skydance Animation
è una divisione di Skydance Media di David Ellison, gestita da John
Lasseter (Head of Animation) e Holly Edwards (President of Skydance
Animation)
Dopo un anno dalla presentazione
alla
77esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di
Venezia, approda nelle sale italiane Figli del sole, nuovo film di Majid
Majidi, già regista de I ragazzi del
paradiso (1997), che gli valse da candidatura di primo
film iraniano candidato agli Oscar, pellicola che si serve degli
stilemi della trama d’avventura per affrontare il tema
dell’infanzia negata.
I figli del sole: un racconto realista dai toni
avventureschi
La trama de I figli del
sole è intrinsecamente legata al fenomeno disumano dello
sfruttamento minorile, e il regista lo mette in chiaro fin da
subito: il film, difatti, si apre con una dedica ai 152 milioni di
bambini costretti al lavoro forzato e soggiogati da ambienti loschi
e malsani per poter sostenere le proprie famiglie. Il film di Majid
muove quindi le fila dal tema dell’infanzia negata e profanata, che
ha come cornice il sottobosco criminale di Teheran e le
vicissitudini di un gruppo di amici: Ali,
Mamad, Reda e
Abofazl. I quattro amici sono infatti costretti ad
interfacciarsi col lavoro coatto e il mondo criminale, ma scovano
una scintilla inaspettata nel conseguimento di un obiettivo comune:
trovare un tesoro nascosto che potrebbe cambiare per sempre il
corso delle loro vite. Per farlo, dovranno però recarsi in un’area
unicamente accessibile attraverso la Scuola del
sole, un’associazione di beneficienza che cerca di educare
i bambini che vivono per strada.
Le radici narrative di Figli
del sole sono profondamente radicate nel contesto
socio-politico d’ambientazione, ricreato in maniera piuttosto
realistica e senza troppi filtri soggettivi da parte del regista.
La metafora dello scavare per arrivare al tesoro e,
figurativamente, di dirigersi verso un’emancipazione atta a
sottolineare la funzione innovatrice degli animi giovanili, è
preponderante. L’istituzione scolastica è, infatti, qui vista come
unico punto di luce in un sistema deformato in cui la comunità nel
complesso è sorda di fronte all’anelito di libertà dei ragazzi.
Sfortunatamente la sceneggiatura di Figli del
sole pecca nel non riuscire effettivamente a sondare le
profondità psicologiche dei giovani protagonisti, alzando una
barriera protettiva nei confronti di un realismo registico
pervasivo, che sfocia in un imperativo narrativo fuorviante, debole
per quanto riguarda l’acquisizione di un legame ragguardevole tra
personaggi e spettatori, che caratterizza invece il cinema di
un’altra regista mediorientale, Nadine Labaki.
I figli del sole: un realismo magico mancato
Di notevole interesse è il lavoro
svolto per quanto riguarda il casting, che ha occupato oltre
quattro mesi e coinvolto quattromila giovani da tutto il paese; il
regista, infatti, era fermamente risoluto nel voler assoldare
attori non professionisti, per poter conferire maggiore
verosimiglianza e valore alla vicenda narrata. Nelle interviste ha
dichiarato più volte lo sforzo produttivo effettuato, col fine di
scovare talenti genuini, senza tuttavia mai esimersi dal ribadire
che il dover escludere i tanti partecipanti al casting è stata
fonte di grande sofferenza, proprio per la consapevolezza che la
partecipazione al film sarebbe potuta essere una svolta assoluta
per tante famiglie iraniane in grande difficoltà.
Colonna portante del film è poi
l’antinomia tra realismo e fiaba, due dimensioni narrative
apparentemente differenti che ne I figli del sole
emergono in maniera preponderante, conferendo all’intera vicenda
narrata quelle sfumature di realismo magico che, cercando di
convergere con una dimensione storica, hanno dato risultati
strabilianti in altre pellicole, come ne Il labirinto del Fauno di Guillermo
del Toro. Certamente i guizzi narrativi de I
figli del sole non raggiungono l’organicità filmica del
grande regista messicano, tuttavia avrebbero potuto rappresentare
premesse interessanti dalle quali far emergere l’elemento di
denuncia sociale; ciò che, purtroppo, manca al soggetto è proprio
la fluidità, il dinamismo e la ritmicità tali da riuscire a
qualificare ancora di più il grande lavoro attoriale, soprattutto
del protagonista Roohollah Zamani, premiato come
miglior giovane attore al Festival di Venezia.
Il nobile intento di Majidi non
riesce purtroppo ad essere supportato da una sceneggiatura chiara e
ben architettata, pertanto i Figli del sole si rivela nel complesso
pressochè innocuo, discostandosi senza soluzione di continuità
dalla cornice apparentemente impegnata e da cinéma vérité
degli eventi. Non vi è un’estetica ben definita a supportarne il
discorso politico, né una regia ferma e incisiva a dare adito alle
voci inascoltate di chi tenta disperatamente di esprimersi, per
sancire una propria impronta. Resta dunque in mano allo spettatore
la difficoltà dell’interpretare integralmente una visione poetica
incerta, che vuole portare avanti un discorso socio-politico netto
e chiaro, eppure senza realmente porre interrogativi di spessore
allo spettatore.
Doctor Strange ha dimostrato di essere in
grado di espandere notevolmente i suoi poteri e le sue abilità nel
quarto episodio della serie What If… ?. La versione a fumetti dello
Stregone Supremo ha, però, una vasta gamma di poteri che non si
limitano solo alla magia. Con il suo intelletto, le sue abilità nel
combattimento e il suo talento mistico, Doctor Strange è di fatto
uno dei più potenti supereroi Marvel.
1La consapevolezza cosmica
Insieme alla sua capacità di viaggiare tra
diverse dimensioni, Doctor Strange ha raggiunto la consapevolezza
cosmica, o universale. Ciò gli consente di percepire eventi in
altri regni e realtà, nonché di anticipare minacce o invasioni dei
principali supercriminali, come Dormammu o Shuma-Gorath.
Ciò
viene potenziato notevolmente dall’Occhio di Agamotto, un antico
manufatto di immenso potere. Strange ottenne l’Occhio e il suo
potere da Eternità, quando l’entità cosmica lo ritenne degno del
suo potere.
Ennesimo tassello della
nota saga sorta nell’anno 1978 e all’epoca diretta dal gran
John Carpenter, Halloween
Kills viene presentato fuori concorso alla 78esima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia. La storia
non tiene per nulla conto di tutti i sequel che sono usciti dal ’78
in poi, ma solo di quello del 2018, che ne era immediata
continuazione e dal quale prosegue senza soluzione di
continuità.
Ancora con la regia di
David Gordon Green, tre anni fa avevamo lasciato
il nostro noto tagliagole Michael Myers intrappolato nel
seminterrato di Laurie (Jamie
Lee Curtis), che pareva essere spacciato, ma il cui
respiro affannato lasciava dedurre che le cose non fossero proprio
così semplici. E infatti avevamo ragione.
Halloween Kills, la trama
Il racconto inizia con la
spiacevole sorpresa di un’intensa e serrata ripresa dei giochi,
dove troviamo Laurie insieme alla figlia Karen (Judy
Greer) e alla nipote Allyson (Andi
Matichak) che stanno compiendo una sfrenata corsa a bordo
di un pick-up verso l’ospedale per ricucire l’addome della
protagonista che il killer ha tentato più volte di perforare
fatalmente. Ma la faccenda si mette ovviamente male: Michael Myers
affetta tutti, scappa e ricomincia tutto daccapo.
Il sottogenere
slasher, facente parte della categoria horror, è stato
praticamente inaugurato da John Carpenter proprio
con questo lungometraggio. In realtà la principale derivazione
dello stile sarebbe Psyco di sir Alfred
Hitchcock ma, ad ogni modo, le principali delineazioni che
ne sono conseguite si son sviluppate tutte dagli anni 80 in poi, e
hanno generato tutti quei film in cui il cattivo trucida più gente
che può ed è tendenzialmente mascherato o dal volto sfigurato. Ma
l’aspetto che per certi versi sfiora il tragicomico, è tutto quello
per cui è necessario applicare la sospensione dell’incredulità.
Perché ce ne sarebbe da vendere, d’incredulità.
Il ritorno (di nuovo) di Michael Myers
Michael
Myers, così come tutti quei tremendi Uomini Neri che
braccano e massacrano senza pietà, è la personificazione di quel
che si definisce l’archetipo dell’ombra, o, in altri termini, tutto
quel che dentro e fuori di noi è rappresentazione dei nostri
peggiori incubi, in qualunque forma si possano manifestare.
È chiaro che Halloween
Kills sia sostanzialmente un sollazzo da serate
goliardiche a base di grida, risate casalinghe, pop-corn, e cuscini
per ripararsi gli occhi. Ma è altrettanto vero che c’è un motivo
molto più profondo di quel che sembra se, nonostante ci terrorizzi,
sia così magnetico.
David Gordon
Green gestisce e organizza in maniera molto organica il
lento peregrinare del killer. Lo fa con una maggiore scorrevolezza
rispetto al precedente: sia rispetto ai singoli agguati con
corrispondenti efferati omicidi, che per quanto concerne la
narrazione, con il montaggio parallelo dell’ospedale in cui Laurie
è ricoverata e fa parzialmente da controcampo, spiegando le
dinamiche della psicologia di Michael.
Ma il punto
fondamentalmente resta sempre lo stesso, per quanto possa essere
motivato e pianificato da trame più o meno originali: Michael Myers
è invincibile perché in caso contrario verrebbe meno il senso
rappresentativo di questo genere di film.
Se è vero che ad un certo
punto diventa snervante pensare di aver davanti un personaggio che,
stando al patto stabilito col pubblico, è un essere umano ma che
comunque seguita a rialzarsi dopo qualunque tipo di mazzata,
d’altra parte è altrettanto vero che, invece, venga da pensare che
possa andare esattamente così.
Paure universali
In fondo, è proprio
quella la realizzazione delle nostre paure più grandi: il fatto che
mai saranno dissipate, che mai ci sarà la luce e che, presto o
tardi, ci staneranno e sarà la fine. Halloween
Kills è un prodotto che funziona perché fa da specchio
a qualcosa che si teme universalmente, ad ogni latitudine.
E un punto sul quale
David Gordon Green mette l’accento è che il capro
espiatorio si pensa sempre che sia la soluzione ai mali del mondo,
ma non è affatto così, al contrario. È la solidarietà che fa la
forza, soprattutto quando per diventare dei mostri terribili è
sufficiente voler uccidere qualcuno, anche se si tratta del
cattivo. Perché non c’è nessuno che sia veramente cattivo. O forse
sì.
All’inizio di quest’anno, quando la
Disney ha annunciato che avrebbe distribuito Black Widow sia nei
cinema che su Disney+ tramite Accesso Vip, nessuno
avrebbe mai potuto immaginare che tale scelta avrebbe avuto delle
conseguenze imprevedibili.
Quando il film diretto da
Cate Shortland ha debuttato lo scorso luglio, è
diventato il più grande weekend d’apertura in epoca pandemica
grazie ai suoi 80 milioni di dollari raccolti al botteghino, ai
quali si sono poi aggiunti i 30 milioni derivati da Disney+. Sebbene in molti abbiamo
discusso sul fatto che l’uscita in streaming abbia impedito a
Black Widow di
incassare ancora di più al box office, alla fine la polemica
sembrava fosse destinata a spegnersi molto rapidamente.
Poi, all’improvviso, Scarlett
Johansson ha letteralmente sorpreso Hollywood e i
fan del MCU quando ha deciso di fare causa
alla Disney per una presunta violazione del contratto. L’attrice,
che è anche produttrice di Black Widow, ha affermato che le
era stato promesso che il film sarebbe uscito solo al cinema e che,
attraverso l’uscita in streaming, la Disney le avrebbe in qualche
modo negato i bonus legati agli incassi. Da allora le dinamiche
della battaglia legale sono diventate assai caotiche, con Disney
che ha insinuato che Johansson avesse assunto un atteggiamento
insensibile di fronte all’attuale situazione legata alla pandemia e
con Johansson che, dal canto suo, ha visto una risposta misogina
nelle parole della multinazionale.
La Disney sta attualmente cercando
di risolvere la causa legata a Black Widow in via
stragiudiziale, ma pare che prima di arrivare alla decisione di
intentare una causa, Johansson abbia cercato di chiarire la
situazione usando un’altra strada. Secondo un nuovo report del
Wall Street Journal (via
IGN), infatti, l’attrice avrebbe cercato di negoziare con la
Disney con l’obiettivo di ricevere una somma pari a 100 milioni di
dollari. Questo totale sarebbe stato calcolato “in base a ciò
che la star avrebbe ricevuto da un ipotetico incasso globale al
botteghino, pari a 1,2 miliardi”, calcolato sulla base dei
totali raggiunti dai precedenti film del MCU.
Questa cifra si sarebbe dovuta
aggiungere al compenso originale ricevuto dall’attrice, che
ammonterebbe a 20 milioni di dollari. Il report specifica che i 100
milioni di dollari erano soltanto un numero di partenza, e che la
Disney non ha mai provato a fare una controfferta.
Quanto ha incassato ad oggi Black Widow?
La Disney avrebbe cercato di
insistere sul fatto che l’uscita in streaming di Black Widowsignificava che
Johansson avrebbe avuto comunque diritto ad una retribuzione
significativa. Tuttavia, quando ci si è resi conto che l’attrice
stava pianificando di arrivare ad un fatturato globale di oltre un
miliardo, l’approccio da parte della multinazionale sarebbe in
qualche modo cambiato. Attualmente, Black Widow ha incassato 372,3
milioni di dollari in tutto il mondo. Considerando le entrate di
Disney+, il film ha raggiunto un totale
di 500 milioni, cifra che non può essere in alcun modo paragonata
ai precedenti, esorbitanti, numeri al botteghino raggiunti dai film
del MCU.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson(The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Quinto e ultimo film italiano in
Concorso a Venezia 78, America
Latina è il terzo film dei Fratelli Fabio e
Damiano D’Innocenzo. Dopo aver conquistato il Festival di
Berlino e il circuito di festival minori con i loro primo due
lavori, La terra dell’abbastanza e Favolacce, i due gemelli romani si preparano a
conquistare anche il Lido con un film che promette di dividere,
almeno stando alle prime reazioni della stampa.
Nella frase che accompagna la
locandina del film si legge “È amore“. “Ogni volta che
ci approcciamo all’amore parliamo di sentimenti – esordisce
Fabio – quali il ricongiungersi con fantasmi e ossessioni, con
una grandissima suspence e con l’incertezza sull’avvenire. Quindi
col thriller, con tutte le sue variabili impazzite.”
Per Damiano
D’Innocenzo, “America Latina non è un thriller”
pur avendone degli aspetti, ma “un film misterioso e
volutamente ambiguo“. “Se vogliamo usare la parola
thriller possiamo usare la definizione thriller psicologico –
prosegue – Amiamo i generi perché il genere ha delle regole
precise ed è bello conoscerle tutte, approfittarsi di una regola
che può far decollare in maniera rapida una storia ma anche
aggirarne tante altre. America Latina contiene la voglia di non
ripetere quanto abbiamo già fatto, io e mi fratello vogliamo
rimanere scomodi. Innanzitutto a noi stessi.”
Il film sembra essere in connessione
con Favolacce, il loro film precedente, che al
Festival di Berlino ha vinto il riconoscimento alla migliore
sceneggiatura, e Fabio D’Innocenzo commenta:
“L’abbiamo scritto a Berlino durante la presentazione
di Favolacce, anche per scordarci della competizione e se
avevamo vinto un premio oppure no, per non pensare a come sarebbe
stato recepito. Abbiamo iniziato a pensare al successivo andando,
per anticorpi, verso un film meno episodico e frammentario, con un
personaggio che vive la storia e ce la fa vivere in modo molto
dritto. Noi siamo lui, siamo il suo sguardo, viviamo questo
racconto in prima persona. Non è un viaggio al termine della notte
ma al termine di un uomo, come ha detto oggi mio fratello Damiano,
è una frase bellissima che gli rubo. Non è stata però un fatto
scientifico, non ci siamo detti di fare il contrappunto di Favolacce, anche perché noi lavoriamo bene in
una condizione di incertezza. Per cui ci siamo detti: ripartiamo da
zero, facciamo un nuovo esordio.”
America
Latina arriverà in sala a novembre 2021, è scritto e
diretto da Fabio D’Innocenzo e Damiano
D’Innocenzo e prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli),
Vision Distribution, Le Pacte. Nel cast Elio Germano, Astrid Casali, Sara
Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo
Dini, Massimo Wertmüller.
Ecco le foto dal red carpet di
Venezia 78 dove hanno sfilato cast e crew
dell’ultimo film italiano in concorso, America
Latina, dei Fratelli D’Innocenzo, che
hanno partecipato alla premiere del film insieme al loro cast.
Protagonista del film è Elio Germano.
America
Latina di Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli), Vision Distribution, Le
Pacte. Nel cast
Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico,
Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo
Wertmüller
SINOSSI
Latina: paludi,
bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il
titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome.
Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva
desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e
che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni.
La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima
adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la
sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata
all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera
imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come
un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della
sua vita.
COMMENTO DEI REGISTI
Abbiamo scelto di
raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che ci
metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come narratori,
come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande alle quali
non avevamo (e non abbiamo, nemmeno a film ultimato) risposte che
non si contraddicessero l’una con l’altra. Interrogarci su noi
stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette e
America
Latina prende alla lettera questa possibilità,
raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria
identità. Essendo gemelli, anche i nostri due film precedenti
raccontavano storie di famiglie, di senso di appartenenza, di
sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a fondo nel tema e
abbiamo scelto la via per noi più rischiosa: la dolcezza. La
dolcezza e tutte le sue estreme conseguenze. America
Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di
vista privilegiato dell’oscurità per osservarla.
Da quando il Marvel Cinematic Universe ha
iniziato ad aprirsi anche ad altre dimensioni con film quali
Doctor
Strange e Ant-Man,
l’universo è letteralmente esploso con nuovi contenuti. Da allora
queste piccole increspature si sono “evolute” in un vasto
Multiverso in continua espansione che, ad oggi, è ancora in fase di
esplorazione. Tuttavia, dal momento che film come Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli hanno
contribuito a rendere ancora più ricche le varie realtà e i vari
regni del MCU, è fondamentale a questo punto comprendere la
differenze tra dimensioni e universi.
In
Shang-Chi, l’eroe eponimo e i suoi compagni di viaggio
devono recarsi nel regno mistico di Ta Lo. Tuttavia, raggiungere la
destinazione non è un’impresa facile, poiché tale regno si trova in
un’altra dimensione. Per accedervi, i viaggiatori devono
attraversare un pericoloso labirinto fatto di foreste di bambù che
si muove a suo piacimento. Una volta oltrepassato il labirinto,
devono avventurarsi in un tunnel e attraversare un portale d’acqua
simile ai portali a forma di anello che usano gli stregoni. Una
volta superato, si ritroveranno finalmente nel regno di Ta Lo.
La terra è composta da creature
mitiche al centro delle cultura folkloristica cinese, inclusi i
draghi, e fa parte di una rete di villaggi simili all’interno di Ta
Lo. Sebbene l’accesso alla terra sia difficile per una persona
normale, non è niente in confronto all’accesso alle moltitudini di
universi derivanti dalla Sacra Linea Temporale.
Nel MCU, le dimensioni sono terre
che contengono spazio, materia ed energie simili ma separate da
differenze tra gli elementi. Oltre a Ta Lo, queste dimensioni
includono la Dimensione Oscura (la casa del temuto Dormammu) e il
Regno Quantico. Per accedere alla Dimensione Oscura, la maggior
parte degli stregoni deve accedere alla propria forma astrale, a
meno che non si apra un buco nella realtà, rendendo possibile
l’ingresso nello spazio malvagio. Ci si può avventurare nel Regno
Quantico, invece, restringendosi tra le molecole di uno spazio,
praticamente sfondando una barriera teorica in un altro mondo.
Anche i Nove Regni, come Asgard, contano come dimensioni e possono
essere raggiunti tramite i wormhole o il Bifrost.
Dall’altra parte, gli universi sono
un concetto molto più complesso che si estende oltre la logica dei
regni, in qualcosa che tuttavia è ancora compreso nel MCU. Quando
Sylvie ha ucciso Colui che rimane nella serie Loki, ha provocato la nascita del Multiverso.
Ciò significa che le linee temporali hanno cominciato a diramarsi
rispetto all’unica Sacra Linea Temporale e a creare infinite realtà
e possibilità all’interno del canone. Di conseguenza, queste linee
temporali hanno continuato a ramificarsi nelle loro realtà (o
universi). Pertanto, anche le realtà che contengono caratteristiche
quasi identiche alla realtà primaria contano come un universo
separato. Quell’universo, a sua volta, potrebbe anche contenere le
sue stesse dimensioni, completamente separate da quanto visto in
precedenza.
Perché nel MCU è importante
conoscere la differenza tra universi e dimensioni?
Dal momento che il concetto è ancora
in fase di esplorazione e comprensione nel MCU, la struttura
utilizzata per classificarlo nei fumetti non è stata implementata.
Nei libri, a ogni nuovo universo è stato assegnato un numero per
aiutare i lettori a distinguerlo dagli altri universi. Ad esempio,
l’universo dei fumetti Marvel principale è Terra-616, mentre
l’universo dei fumetti Ultimate è Terra-1610 e quello del MCU è
Terra-199999. Tuttavia, si applica ancora la stessa logica per le
dimensioni e gli universi designati.
Il canone del MCU è rinato con il
Multiverso. Di conseguenza, possono nascere nuovi universi e nuove
storie in qualsiasi momento, come mostrato nella nuova serie
What If… ?. Con eroi come Doctor Strange e
Ant-Man che sono in grado di esplorare entrambe le arene,
conoscerne le differenze è più importante che mai. Tuttavia, è
parecchio esaltante vedere nuove realtà e dimensioni esplorate in
tempo reale.
Benedict Cumberbatch, il Doctor Strange del
MCU, ha rivelato che una delle
battute più iconiche di Avengers:
Infinity War è stata totalmente improvvisata. Parlando
con
The Hollywood Reporter, l’attore ha rivelato che quando Stephen
Strange reagisce alle parole offensive di Tony Stark, in realtà c’è
una parola da lui pronunciata che non era presente in
sceneggiatura.
Quando Tony dice a Stephen:
“Qual è esattamente il tuo lavoro, oltre a creare animali con
palloncini?”, lo Stregone Supremo gli risponde: “Proteggi
la tua realtà, cogli**e”. Quest’ultima parole, in italiano, è
stata tradotto con “imbecille”, ma ora sappiamo che è stata
completamente frutto dell’improvvisazione di Cumberbatch.
L’attore britannico ha poi
riflettuto su come quella battuta è stata percepita sul set,
raccontando: “Ricordo che sul set, quando l’ho chiamato
cogli**e, c’è stato una sorta di effetto domino. Tutti che
ripetevano: ‘Oh mio dio. Hai appena dato del cogli**ne ad Iron
Man?’. Alla fine hanno deciso di tenere quel momento. Buon per
loro.”
“E anche il pubblico al cinema
ha reagito allo stesso modo”, ha aggiunto. “Mi ero stufato
di essere paragonato a Liberace o a qualsiasi altro nominato da
quel tizio con il pizzetto uguale al mio. Quindi ho provato a
rispondergli a tono. È stato divertente. Alla fine vuoi solo
trovare il tuo spazio. Più lo fai, più diventa tutto
familiare.”
Nel corso degli ultimi mesi,
Dave
Bautista ha ribadito più volte che Guardiani
della Galassia Vol. 3 potrebbe segnare la fine
dell’arco narrativo del personaggio di Drax e, di conseguenza, la
fine dei suoi giorni come interprete dell’ormai iconico
personaggio.
Non solo. Baustia, oltre ad aver
sottolineato di essere ormai troppo “anziano” per poter continuare
ad interpretare il Distruttore, aveva anche espresso la sua
delusione per il modo in cui il personaggio è stato trattato sul
grande schermo.
Ora, in occasione della promozione
di Dune, il
nuovo attesissimo film di Denis Villeneuve, l’ex wrestler è tornato
a parlare di GOTG
Vol. 3 con
ComicBook, insistendo che sarà la sua ultima apparizione nel
MCU. Chiaramente, l’attore non ha
potuto rivelare alcun dettaglio in merito alla storia, limitandosi
a dire che lavorare al film, dopo aver trascorso quasi un decennio
con James Gunn e con il resto del cast, è stata
un’esperienza decisamente “agrodolce”.
“È il nostro terzo film.
Concluderemo il nostro viaggio. Ed è stato un gran bel viaggio,
anche se ci sono stati alcuni intoppi”, ha dichiarato
Bautista. “Non vedo l’ora che arrivi al cinema. James Gunn e il
cast rappresentano una vera famiglia per me. Il mio viaggio da
attore è iniziato proprio con loro. Sarà come chiudere un cerchio e
non vedo l’ora di portare tutto a compimento. Sarà un addio
‘agrodolce’. Voglio dire… faccio Guardiani dal 2013. E quando il
terzo uscirà sarà il 2023. Saranno passati esattamente 10
anni.”
Erano anni che i fan aspettavano il
debutto del vero Mandarino nel MCU dopo la “trappola” di Iron Man
3, e ora, finalmente, abbiamo visto il personaggio
interpretato dal leggendario attore hongkonghese Tony
Leung in
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, attualmente
nelle sale.
In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, lo sceneggiatore del film Dave
Callaham (noto per aver curato anche lo script di Wonder
Woman 1984) ha parlato proprio delle difficoltà incontrate
durante la scrittura del personaggio di Wenwu, pensato per essere
sia una figura tragica che un antagonista in piena regola. Secondo
Callaham la vera sfida è stato trovare il giusto “equilibrio”.
“Il Mandarino è stato un
personaggio davvero difficile da costruire”, ha spiegato
Callaham. “Non a causa di Tony, ovviamente. Più che altro per
le cose in cui crede e per le motivazioni che poi lo spingono a
mettere in atto le sue idee più malvagie. Un passo in più in
entrambe le direzioni e risultava non abbastanza spaventoso o
totalmente inaffidabile, una specie di cattivo senza
senso.”
“Volevamo che questo personaggio
fosse tridimensionale”, ha aggiunto. “In definitiva, è un
personaggio motivato dall’amore. È un distrutto che ha fatto un po’
di casino nella sua lunghissima vita e ora vuole solo credere
disperatamente di poter rimettere insieme le cose. Questo lo rende
molto umano, qualcuno in cui è facile identificarsi. Al tempo
stesso, però, avevamo anche bisogno che fosse la figura di spicco
di una gigantesca organizzazione terroristica e tutte queste altre
cose. Trovare quell’equilibrio è stato parecchio
complicato.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe
interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il
villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime
possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti
saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Durante una recente intervista con
IndieWire, l’attore Jeffrey Wright ha avuto la possibilità di
parlare di The
Batman, rivelando che la Gotham City che vedremo
nel film di Matt Reeves sarà molto diversa da tutte le altre
rappresentazione dell’immaginaria città che abbiamo visto in
precedenza al cinema.
“Matt voleva portare i temi
della corruzione e delle tensioni di classe in questo mondo, che
per lui ha sempre avuto una certa rilevanza”, ha spiegato
l’interprete di Jim Gordon. “È come se stesse mescolando
fiction e non-fiction, in modo equilibrato e davvero interessante.
La città di Gotham, in questo film, sarà molto diversa dalla Gotham
che siamo stati abituati a vedere. Era una Gotham che potevamo
quasi toccare. Dal modo in cui mi è stata descritta la Batmobile,
ho capito che l’estetica che Matt stava cercando di rincorrere era
qualcosa di veramente palpabile. Se butti un occhio in qualche
vicolo di New York, potresti vederla apparire.”
Durante l’intervista, l’attore ha
anche avuto modo di parlare dell’esperienza di girare
The
Batman al culmine della pandemia di Covid-19 lo scorso
anno: “Stavo parlando con il produttore Dylan Wright e ricordo
di averli chiesto: ‘Cosa accadrà secondo te?’. All’epoca non
c’erano ancora restrizioni in merito agli spostamenti, ma i contagi
erano già in forte aumento. Ricordo che chiamai il mio agente e gli
dissi: ‘Dobbiamo andarcene da qui. Potremmo rimanere bloccati. Non
esiste che continuiamo a girare. Sta per succedere il
caos.'”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Christopher Nolan è sempre stato un grande
sostenitore dell’esperienza in sala, al punto da arrivare a
schierarsi pubblicamente contro la Warner Bros. –
la studio con il quale collabora ormai da anni – in merito alla
decisione di far uscire non solo il suo
Tenet, ma anche tutti i titoli del 2021, in contemporanea
sia al cinema che su HBO Max.
Ora, un nuovo report di
Deadline anticipa i primissimi dettagli sul prossimo progetto
cinematografico dell’acclamato regista, che potrebbe ufficialmente
sancire la fine del suo sodalizio con la Warner Bros. Secondo la
fonte, infatti, Nolan avrebbe deciso di dirigere un film sulla
creazione della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale e
pare che il regista l’abbia già presentato a diversi studi di
Hollywood.
Come spiega la fonte, pare che
diverse importanti major stiano già leggendo la sceneggiatura di
Nolan e contattando i suoi rappresentati per vedere se è possibile
raggiungere un accordo. Al momento non sappiamo se la Warner sia
stata comunque presa in considerazione, ma pare che il divorzio tra
il regista e lo studio sia ormai cosa certa.
Sempre secondo la fonte, il film ci
focalizzerà sul coinvolgimento del fisico statunitense J. Robert
Oppenheimer nella creazione della bomba atomica durante la Seconda
Guerra Mondiale e secondo le prime indiscrezioni pare che Cillian Murphy, attore feticcio di Nolan che
il regista ha diretto in diversi suoi film (tra cui la trilogia de
Il cavaliere oscuro e Inception), sarebbe già in
trattative per un ruolo nel film.
Il trailer di Matrix Resurrections ha riportato
tutti indietro… nel futuro! L’emozione di rivedere
Keanu Reevese
Carrie-Anne Moss nei panni di Neo e
Trinity è stata condivisa come un’ondata di calore in
tutto il mondo dai fan che dal 1999 sono stregati da questa storia
e da questa visione del mondo. Ma il
film rimane ancora un mistero, salvo per quelle informazioni e
quei riferimenti che si possono carpire dal trailer stesso. Ecco di
seguito tutte le rivelazioni nel trailer di Matrix
Resurrections.
1Il cattivo di Jonathan Groff: chi
è?
Il
trailer Matrix Resurrections si conclude con un’introduzione,
presumibilmente, del cattivo principale del film. Interpretato da
Jonathan Groff, l’uomo fa direttamente riferimento a Matrix e dice
a Neo che è tornato “dove tutto è iniziato”. Le voci suggerivano
che Groff avrebbe potuto interpretare un nuovo agente Smith (con
Hugo Weaving che affermava di non essere coinvolto), ma il suo
senso della moda e il suo modo di parlare si avvicinano
maggiormente a quelli dell’architetto, idea avvalorata
dall’eleganza dell’ambiente in cui si trova e dalla sua conoscenza
della differenza tra Matrix e la realtà. Da notare anche come i
capelli tinti di blu di Groff proseguano il tema del colore
mostrato in Matrix Resurrections. Sebbene il cattivo faccia
riferimento al ritorno di Neo in Matrix come Thomas Anderson, la
linea di Groff funziona anche a un meta livello. Dopo tutti questi
anni,
Keanu Reeves (e Lana Wachowski, ma anche tutti noi) sono
tornati al punto in cui tutto è iniziato: Matrix.
Universal Pictures
ha diffuso il nuovo trailer italiano ufficiale di Ultima
notte a Soho, l’atteso nuovo film del regista
Edgar Wright. Il nuovo misterioso thriller con
Anya Taylor-Joy, Thomasin Harcourt McKenzie
e Terence Stamp. Scritto da Edgar Wright e
Krysty Wilson-Cairns.
Il thriller psicologico Ultima
notte a Soho realizzato da Edgar Wright segue le
vicende di una giovane ragazza, appassionata di moda, che
misteriosamente scopre il modo di trovarsi negli anni ’60, dove si
imbatte nel proprio idolo, un’affascinante cantante che spera di
sfondare. Ma Londra negli anni ’60 non è sempre come appare e le
cose sembrano andare a rotoli con preoccupanti conseguenze…
Black Widow, il film Marvel Studios che esplora il
passato di Natasha Romanov (Scarlet
Johansson) prima degli eventi di Avengers: Infinity War, sarà disponibile dal 14
settembre in Blu-Ray, DVD e 4K UHD. Oltre alle spettacolari
sequenze del film, i formati Blu-Ray e 4K UHD includono anche 9
scene eliminate, gli errori sul set e gli esclusivi approfondimenti
con i filmmaker.
In Black Widow, quando viene alla luce un pericoloso
complotto, Natasha Romanoff alias Black Widow (Vedova Nera) si
trova ad affrontare il lato più oscuro del suo passato. Inseguita
da una forza che non si fermerà di fronte a nulla per distruggerla,
Natasha dovrà fare i conti con il suo passato da spia e con le
relazioni che ha lasciato dietro di sé molto prima di diventare un
Avenger.
Scarlett Johansson torna a interpretare Natasha/Black Widow,
Florence Pugh interpreta Yelena, David Harbour è Alexei/The Red
Guardian e Rachel Weisz è Melina. Diretto da Cate Shortland e
prodotto da Kevin Feige, Black Widowè il primo film della
Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel.
CONTENUTI
EXTRA:
Le Sorelle Risolveranno Tutto –
Questa featurette mostra Scarlett e Florence mentre si allenano,
combattono e costruiscono quel legame che le renderà sorelle in
Black Widow. Cast e filmmaker analizzano i personaggi, i
rigorosi allenamenti e le dinamiche che hanno portato alla
costruzione del coraggioso duo;
Vai Alla Grande Se Vai a Casa –
Approfondimento che mostra la dimensione e la portata del film
dedicato alla Vedova Nera. Girato in location sparse in tutto il
mondo, il film tiene insieme temi legati alla famiglia e al genere
drama attraverso sequenze cariche d’azione. Cast e filmmaker
ripercorrono le difficoltà incontrate dagli stuntman durante le
scene mozzafiato del film;
Papere – Alcuni dei più
divertenti incidenti sul set del film;
Scene Eliminate:
Supermarket – Natasha entra in un
supermarket per prepararsi al suo viaggio in Norvegia. Dopo un
lungo tragitto in macchina, arriva a destinazione: una misteriosa
roulotte sperduta nel nulla;
Inseguimento in bici – Inseguite
dai nemici, Natasha e Yelena sfrecciano nella città cercando di far
perdere le loro tracce;
Lotta nel gulag – Alexei combatte
contro numerosi nemici e sta per avere la peggio. Ma quando tutto
sembra finito, Natasha arriva in suo soccorso;
Smile – Quando in un momento di
alta tensione viene attivato il protocollo Taskmaster, un iconico
casco fa la sua comparsa;
Seguitemi – Il Segretario Ross e
Mason scoprono un importante messaggio lasciato da Natasha;
Cammina e parla – Alexei e Melina
hanno uno scambio molto acceso. Arriva Taskmaster che si batte con
Alexei;
L’allenamento delle Vedove Nere –
Yelena e Alexei si svegliano in trappola. Melina è alle prese con
le fiale di Taskmaster e le Vedove Nere si allenano;
Il bacio – Alexei e Melina si
riuniscono dopo l’azione. Nel terribile epilogo della scena,
Natasha si dispera per una perdita prematura;
Ohio – Natasha rivive la vita
spensierata nella provincia dell’Ohio attraverso i bambini del
quartiere.
Amazon Prime Video ha diffuso il teaser
trailer di Encounter in uscita su Prime Video il
10 dicembre 2021.
Diretto da Michael
Pearce scritto da Joe Barton e Michael
Pearce con protagonisti Riz Ahmed,
Octavia Spencer, Rory Cochrane, Lucian-River Chauhan e
Aditya Geddada.
Encounter, la trama
Un Marine decorato parte in una
missione per salvare i suoi due figli da una misteriosa minaccia.
Man mano che il loro viaggio li conduce in situazioni sempre più
pericolose, i ragazzi dovranno lasciarsi l’infanzia alle
spalle.
L’uscita nelle sale è fissata per il
22 dicembre 2021, e negli USA in contemporanea su HBO Max. Il nuovo
capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è
stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Matrix Resurrection: l’official
trailer 1 del film di Lana Wachowski
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Ecco tutti gli Easter Eggs e i
riferimenti ai fumetti e al MCU presenti in Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, il
cinecomic che ha ufficialmente introdotto nell’universo condiviso
il primo supereroe asiatico della Marvel.
1Dove ci colloca il film nella timeline
del MCU?
Non abbiamo
ancora un’idea precisa di come tutti i film della Fase 4 del MCU ci
collocheranno nella nella timeline. Tuttavia, abbiamo un’idea
approssimativa di dove si colloca Shang-Chi e la Leggenda dei
Dieci Anelli. Wenwu sottolinea che il cancello di Ta-Lo si
apre solo a Qingming Jie, il giorno della Festa cinese che si
svolge il 4 aprile 2024.
Poiché questo film è ambientato dopo gli eventi di
Avengers: Endgame, supponiamo che sia ancora il 2024, e
questo probabilmente ci permette di collocare Shang-Chi
dopo gli eventi di WandaVision, ma prima di quelli di
The Falcon and the Winter Soldier e Spider-Man: Far
From Home. Se ciò sia davvero importante è chiaramente oggetto
di dibattito, soprattutto perché molte di queste storie sembrano
avere luogo nello stesso momento. Tuttavia, è un dettaglio
interessante che per alcuni vale la pena
conoscere.
Gabriele
Mainetti è tornato. L’attesa è stata sfibrante: nel 2015
Lo chiamavano Jeeg Robot era stato un successo
clamoroso ricevendo valanghe di riconoscimenti, facendo accedere
Ilenia Pastorelli al
fatato mondo del cinema (e dei David di Donatello), e
confermando una volta in più la sacralità folle delle doti
attoriali di Luca Marinelli, così come di Claudio
Santamaria – per quanto, quest’ultimo, imbolsito e con
l’occhio a mezz’asta, sfruttato in chiave positiva, da eroe ruvido
ma dal cuore di panna.
Freaks (sono) out!
Freaks
Out è una tra le gemme del cinema italiano in Concorso
a Venezia alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, e regala uno spettacolo pirotecnico, proprio come
il “Circo Mezzapiotta” di Israel (Giorgio
Tirabassi), che non si risparmia in luci, colori e
bagliori di fuliggine volante.
Avvalendosi, infatti,
sempre della scrittura di Nicola Guaglianone,
Gabriele Mainetti confeziona un fantasy
intensamente nostrano, ma con l’intelligenza e l’acume
dell’elaborazione e la mescolanza di una tecnologia decisamente ben
utilizzata, che volge lo sguardo anche verso il cinema del resto
del mondo.
Freaks
Out parla in maniera perfetta e ritmata di un gruppo
di scalcagnati – neanche a dirlo – romanacci d.o.c., che fanno
parte, appunto, del “Circo Mezzapiotta” di proprietà di Israel.
Cencio (Pietro
Castellitto), Fulvio (Claudio
Santamaria), Matilde (Aurora
Giovinazzo) e Mario (Giancarlo Martini)
sono quattro adorabili fenomeni da baraccone, amati come figli dal
loro presentatore e gestore d’esibizioni itineranti, che possiedono
però realmente dei poteri soprannaturali e che diventeranno, loro
malgrado, oggetto d’interesse di un malvagio nazista che prevede il
futuro (Franz Rogowski), a sua volta a capo di un
sanguinario circo tedesco.
L’ambientazione storica di
Freaks Out
Perché, a condimento di
tutto questo fantastico carrozzone, il contesto scelto dagli autori
è il 1943, anno di grande sofferenza e rastrellamenti, che
subiranno tutti i protagonisti della nostra storia, soprattutto per
le qualità che li contraddistinguono. E in effetti quasi ogni
personaggio del film con cui si entra in contatto è caratterizzato
da qualcosa per certi aspetti di orrorifico, dunque le persecuzioni
naziste, dopotutto, simboleggiano tutto ciò che in assoluto si
vorrebbe distruggere, quando non rientra entro i ranghi
dell’accettabilità. Ma non è certo solo questo ad interessare al
regista.
Tutta l’architettura di
Freaks
Out rappresenta in realtà lo spasso di un ragazzo che
mette insieme i suoi supereroi, inserendoli in un ambiente a lui
caro e conferendogli quel giusto senso di “imbranatezza” che
soltanto noi, da bravi italiani un po’ malandati, possiamo
conoscere. E nel farlo si diverte un mondo.
Mainetti è un creatore
che ha colto l’essenza di come unire l’utile al dilettevole: ciò
che si desidera fortemente mettere in scena partendo, però, dalla
precisa consapevolezza di chi si è personaggi un po’ storti,
bucherellati, ma tremendamente geniali, simpatici e passionali.
Personaggi passionali e “storti”
Tant’è che un altro degli
elementi che fa perdutamente innamorare del film, è l’ardore
traboccante che trasuda sempre dai suoi protagonisti, anche i
cattivi. Il desiderio scalpitante, continuo, che muove ogni
interprete della storia: partendo dalla voglia di giustizia,
d’amore, di conquista del mondo o dell’attenzione del proprio
fratello, ognuno freme per arrivare ad agguantare ciò che
agogna.
E il regista sa
raccontarlo con un’efficacia così fluida, da renderla vera e
incredibilmente attraente. Perché se c’è una cosa che questi
supereroi conoscono bene, è la difficoltà a convivere con
l’ingombro di loro stessi. Ed così perfetto quando nella scrittura
di una storia si combinano insieme l’impaccio e la bellezza,
l’artista con l’arte, senza rinunciare mai ai difetti, agli aspetti
– naturalmente – un po’ freak.
La spettacolarità del
cinema italiano incarnato dalla seconda opera di Gabriele
Mainetti, racconta la scaltrezza del non rigettare mai
quel che sembra malconcio, ma incorniciarlo con attori che siano
dei fuoriclasse, una fotografia e dei suoni calibrati e studiati al
millimetro, e da lì far iniziare la magia.
Paul Schrader, che di recente ha presentato a
Venezia
78 il suo ultimo film, Il collezionista di carte, condivide con Martin Scorsese una longeva collaborazione,
essendo stato sceneggiatore di moltissimi dei film del regista
italo americano, tra cui Taxi Driver, Toro scatenato e
L’ultima tentazione di Cristo.
Eppure, i due sembrano avere una
visione diametralmente opposta in merito a ciò che si può
considerare o meno “cinema”. Il riferimento è, ovviamente, alle
dichiarazioni di Scorsese del 2019, quando in occasione della
promozione di The Irishman dichiarò che, dal suo punto di
vista, i film Marvel “non sono cinema”.
Come ben sappiamo, i commenti di
Scorsese ebbero un’ampissima risonanza, aprendo la strada ad un
dibattito particolarmente accesso che vide scendere in campo
tantissime altre personalità di Hollywood, tra registi, attori e
sceneggiatori, come ad esempio Francis Ford Coppola e James Gunn.
Ora, in una recente intervista con
GQ,
Paul Schrader ha avuto la possibilità di
commentare proprio quelle dichiarazioni di Martin Scorsese in merito ai film di
supereroi, dichiarando che, dal suo punto di vista, i film Marvel “sono cinema”.
“Sono cinema esattamente come lo
sono quei video di gattini su YouTube”, ha spiegato. “È di
certo sorprendente che quello che un tempo consideravamo come
intrattenimento per adolescenti sia oggi diventato il genere
dominante al box office. Ogni generazione si forma attraverso
strumenti differenti, che possono essere la letteratura, il teatro,
la televisione, le scuole di cinema. Oggi abbiamo una generazione
che si forma attraverso i videogiochi e i fumetti.”
“Non sono i registi ad essere
cambiati, è il pubblico che è cambiato. E quando il pubblico
preferisce guardare film meno impegnati, allora è molto, molto
difficile realizzarne uno”, ha aggiunto Schrader. “Negli
anni ’50, ’60, ’70 abbiamo realizzato diversi film che trattavano
questioni sociali. E hanno avuto anche un discreto successo
finanziario, perché il pubblico li voleva vedere. Poi qualcosa è
cambiato a livello culturale. Quella tipologia di film vengono
ancora realizzati, ma non rappresentano più il centro della
conversazione.”
Eternals
introdurrà finalmente il gruppo di antichi alieni nel MCU, potenti esseri simili a
divinità che esistono sulla Terra da migliaia di anni. I vari
trailer hanno già spiegato perché gli Eterni non sono intervenuti
nella lotta contro Thanos, ma ora c’è un altra domanda che rimbomba
nella mente dei fan: dove si colloca esattamente il film nella
timeline dell’universo condiviso?
Il trailer finale del film sembrava
suggerire che fosse ambientato poco dopo gli eventi di Avengers:
Endgame, perché a quanto pare l’uso da parte di Hulk
del Guanto dell’Infinito ha rilasciato un bagliore di energia
cosmica che ha innescato “l’Emergenza” che ha spinto gli Eterni ad
uscire allo scoperto. Tuttavia, sembra che ciò non corrisponda
precisamente alla verità.
In una recente intervista con Empire
(via
Screen Rant), il produttore Nate Moore ha finalmente svelato il
posizionamento definitivo di Eternals nella
timeline del MCU. Secondo quanto dichiarato da Moore, il film di
Chloé Zhao si svolge “più o meno nello stesso
periodo di Spider-Man: Far From Home, con il mondo in fase di
ripresa in seguito all’attacco di Thanos e il ritorno di metà della
popolazione mondiale alla vita”.
Avengers:
Endgame ha visto gli eroi sopravvissuti ripristinare metà
delle vite nell’universo, ed è ambientato nell’ottobre 2023, mentre
Spider-Man:
Far From Home è ambientato diversi mesi dopo, cioè
nell’estate 2024. Apparentemente, è passato un po’ di tempo tra
l’uso da parte di Hulk del Il Guanto dell’Infinito e la misteriosa
“Emergenza” che ha attirato l’attenzione degli Eterni.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
La Fase 4 del
MCU ha introdotto, e continuerà a introdurre,
tre nuove armi che potrebbe rivelarsi più potenti del Mjolnir di Thor. Ma quali sono? Vediamole nello
specifico.
La prima arma è rappresentata,
ovviamente, dai Dieci Anelli di Shang-Chi
introdotti ufficialmente nel
film di Destin Daniel Cretton attualmente nelle nostre sale. Si
tratta di reliquie aliene immensamente potenti, che nei fumetti –
così come nel film,
nonostante il redesign – vengono brandite dal Mandarino. Gli
anelli vengono descritti come “più forti di qualsiasi altra cosa
nell’universo”. Nei fumetti, non viene mai esplicitato che sono più
potenti del Mjolnir, ma è sembra proprio che lo saranno, invece,
nel MCU.
Passiamo poi alla Lama
d’Ebano, che verrà introdotta nell’attesissimo Eternals
attraverso il personaggio di Black Knight, interpretato da
Kit Harington. Nei fumetti, Black Knight brandisce un’arma
incredibilmente potente, chiamata appunto Lama d’Ebano, che è stata
realizzata da una meteora caduta sulla Terra durante il Medioevo.
La versione a fumetti della spada è dotata di diversi poteri
alquanto impressionati, inclusa la capacità di deviare la maggior
parte della magia, tagliare quasi tutto e persino impedire che chi
la impugna muoia. Tuttavia, è anche “segnata” da una maledizione
mortale, che tende nel tempo a corrompere lentamente il suo
possessore.
Infine, abbiamo
All-Black, la necro-spada che potrebbe essere
introdotta in Thor: Love and
Thunder e che dovrebbe essere brandita da Gorr il
macellatore di dei, il villain interpretato da
Christian Bale. Assassino assetato di sangue deciso a
distruggere tutti gli dei, Gorr è salito al potere per la prima
volta proprio dopo aver conquistato All-Black, che in precedenza
era stata brandita da Knull, il Re in Nero. La spada contiene il
potere degli stessi Celestiali, in grado di uccidere qualsiasi cosa
e persino di evocare potenti magie oscure. Se il Gorr del MCU
brandirà davvero la medesima spada, allora è quasi certo che il
potente oggetto avrà ripercussioni per la futura Fase 4 del MCU su
larga scala.
Di recente Zachary Levi è stato ospite del Dragon Con
2021, durante il quale ha avuto la possibilità di rivelare numerosi
dettagli in merito alla sua esperienza con i Marvel Studios (in riferimento al
ruolo di Fandral nel franchise di Thor) e con la DC
Films (l’attore spera prima o poi di vedere uno
scontro tra Shazam e Black Adam).
Oltre a ciò, Levi ha anche rivelato
che il personaggio dei fumetti che ha sempre voluto interpretare,
in realtà, è Deadpool. Ammettendo candidamente di essere
“geloso” di Ryan Reynolds, l’attore ha in realtà elogiato
la performance del collega e ha anche rivelato quale altro
personaggio dell’universo Marvel gli sarebbe piaciuto
interpretare.
“Per anni ho voluto essere
Deadpool. Ero così geloso di Ryan”, ha detto Zachary Levi. “Quando vedi qualcuno fare
una cosa che tu sognavi di fare da tempo così bene, non puoi che
complimentarti. Sarebbe divertente interpretare Reed Richards.
Tuttavia, non mi va di pensare più a queste cose perché sento che
il ruolo di Shazam è quello giusto per me. Il fatto che io abbia la
possibilità di interpretarlo è già un sogno. È così divertente. È
un personaggio che ha un DNA completamente diverso rispetto agli
altri supereroi.”
Mentre Reynolds si sta preparando
per il suo ritorno trionfale nei panni di Deadpool per il MCU, è
interessante vedere che Levi ha citato Reed Richards, ossia il Mr.
Fantastic dei Fantastici Quattro. Come dimostra il ritorno di Gemma
Chan in Eternals,
è possibile che un attore possa interpretare due ruoli differenti
nell’universo condiviso se i registi e i Marvel Studios credono che
sia giusto per quella determinate parte. Solo il tempo dirà chi la
Marvel sceglierà, alla fine, per il film dei Fantastici Quattro, che si tratti di Levi, del
preferito dai fan, John Krasinski, o magari di una star meno
conosciuta.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!
Per molti, il personaggio di Wenwu
di Tony Leung è stato uno degli aspetti più belli
e importanti di
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, ma ora il
regista Destin Daniel Cretton ha rivealto che il
destino del personaggio, in origine, era molto diverso.
Sebbene il film stabilisca che Il
Mandarino è stato uno spietato conquistatore nel corso della sua
lunga vita, questi tenta di lasciarsi alle spalle il suo passato
criminale quando incontra Jiang Li. Sfortunatamente, la morte di
sua moglie è il motivo scatenante del suo ritorno ai suoi modi
assassini e, spinto dal dolore, alla fine scatena un grande male
sul mondo sotto forma del mostruoso Divoratore di Anime.
La creatura uccide Wenwu, ma non
prima che quest’ultimo riesca a riscattarsi salvando suo figlio e
passandogli in custodia i Dieci Anelli. Alcuni fan sono rimasti
delusi nel vedere un cattivo così complesso e carismatico messo già
da parte, e di recente Cretton ha confermato che, effettivamente,
Wenwu doveva sopravvivere agli eventi del film in una prima bozza
della sceneggiatura.
“Alcune cose funzionano e altre
no”, ha spiegato il regista a
ET Online. “Siamo costantemente alla ricerca della versione
della storia che sembri il più autentica possibile per i
personaggi. Voglio dire, anche se questi personaggi operano ad un
livello molto lirico, ci sono comunque delle cose che senti che non
funzionano. E quella era una di queste cose. Ad ogni modo, lo
sappiamo che nel MCU può succedere di
tutto”.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe
interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il
villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime
possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti
saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Sappiamo tutti che Sam
Raimi è subentrato a Scott Derrickson
nella regia di Doctor
Strange in the Multiverse of Madness. Derrickson, che
aveva diretto il primo film, ha deciso di abbandonare il sequel a
causa di alcune “divergenze creative” con i Marvel Studios, e con lui ha deciso
di andare via anche lo sceneggiatore originale del film, C.
Robert Cargill.
Ora, in una recente intervista con
The Hollywood Reporter, il protagonista
Benedict Cumberbatch ha parlato per la prima
volta dell’addio di Derrickson, rivelando di essere stato molto
triste dopo aver scoperto che non avrebbe più lavorato con il
regista e che la Marvel, ovviamente, avrebbe ingaggiato qualcun
altro, pur essendo consapevole che queste cose sono un po’
all’ordine del giorno quando si tratta di grandi blockbuster.
L’attore ha anche rivelato che era
sul set di The
Power of the Dog (il nuovo film di Jane Campion presentato
di recente, in Concorso, a
Venezia 78) quando Kevin Feige, il presidente
dei Marvel Studios, lo ha chiamato per comunicargli la dipartita di
Derrickson. “Quando mi è stata data la notizia, mi è
dispiaciuto molto, ma ovviamente non è stata una mia
decisione”, ha detto Cumberbatch. “Ho rispettato
completamente la decisione dello studio, e so che è stato fatto
tutto in maniera molto amichevole. I piani alti mi hanno chiamato e
mi hanno parlato della cosa. Ecco come sono andate le
cose.”
Sebbene Derrickson e Disney abbiano
sperimentato alcune divergenze creative, sembra che la scissione
tra le due parti sia stata amichevole, cosa lasciano intuire le
dichiarazioni di Cumberbatch. Sia Derrickson che la Disney avevano
idee diverse per il sequel: alla fine, è sempre la multinazionale
che ha l’ultima parola quando si tratta dei suoi film; per questo,
l’opzione migliore era che Derrickson lasciasse il posto ad un
altro collega.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Il possibile ritorno di Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man:
No Way Home è diventato l’argomento di
discussione più in voga degli ultimi mesi per quanto riguarda il
mondo dei cinecomics. Nonostante siano in molti a dare per
certa ormai la loro presenza nel film, la realtà è che i Marvel Studios non hanno ancora
confermato nulla, e probabilmente le cose resteranno così fino a
quando il threqueel non arriverà nelle sale.
Ovviamente, tutto ciò mette gli
attori in una posizione alquanto scomoda quando, durante le
interviste, viene chiesto loro del film, e se Maguire, almeno per
ora, è riuscito ad evitare situazioni compromettenti, Garfield al
contrario è già stato interrogato sulla questione più volte.
L’attore è attualmente impegnato con la promozione del suo ultimo
film, The Eyes of Tammy Faye, e di recente si è trovato di
nuovo a dover commentare la sua eventuale presenza nel film di Jon
Watts.
Variety ha riportato una recente dichiarazione dell’attore in
merito, sottolineando che quando gli è stata posta la domanda è
diventato rosso e ha cominciato a ridere. “Capisco perché le
persone stiano impazzendo dietro a tutta questa roba, perché anche
io sono un fan”, ha spiegato Andrew Garfield. “Non puoi fare a meno di
immaginare situazioni e personaggi quando si tratta di questi film.
Ma, per l’ennesima volta, mi tocca ribadire che non sono nel film.
Tuttavia, sono consapevole che qualsiasi cosa dica, ci sono tante
persone che continueranno a pensare che io stia mentendo. Qualsiasi
cosa dica, quindi, sono fregato! Sarà una cosa davvero deludente
per il pubblico o davvero emozionante.”
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle
sale americane il 17 dicembre 2021.
Sarà presentato in concorso a
Venezia 78 oggi un altro film italiano, America
Latina di Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo prodotto da
The Apartment (Lorenzo Mieli), Vision Distribution, Le Pacte. Nel
cast
Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio
Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo
Wertmüller
SINOSSI
Latina: paludi,
bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il
titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome.
Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva
desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e
che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni.
La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima
adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la
sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata
all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera
imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come
un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della
sua vita.
COMMENTO DEI REGISTI
Abbiamo scelto
di raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che
ci metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come
narratori, come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande
alle quali non avevamo (e non abbiamo, nemmeno a film ultimato)
risposte che non si contraddicessero l’una con l’altra.
Interrogarci su noi stessi è la missione più preziosa che il cinema
ci permette e America Latina prende alla lettera
questa possibilità, raccontando un uomo costretto a rimettere in
discussione la propria identità. Essendo gemelli, anche i nostri
due film precedenti raccontavano storie di famiglie, di senso di
appartenenza, di sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a
fondo nel tema e abbiamo scelto la via per noi più rischiosa: la
dolcezza. La dolcezza e tutte le sue estreme
conseguenze. America Latina è un film sulla luce
e abbiamo scelto il punto di vista privilegiato dell’oscurità per
osservarla.
È stato
attribuito all’attrice statunitense Jamie
Lee Curtis il Leone d’Oro alla
carriera della 78. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia (1 > 11 settembre
2021).
La decisione è
stata presa dal Cda della Biennale di
Venezia, che ha fatto propria la proposta del Direttore
della Mostra Alberto Barbera.
La consegna
del Leone d’oro alla
carriera a Jamie
Lee Curtis avrà luogo mercoledì 8
settembre nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema (Lido di Venezia), prima della
proiezione fuori
concorso di Halloween
Kills, diretto da David Gordon
Green e interpretato da Jamie Lee
Curtis, presentato da Universal Pictures, Miramax,
Blumhouse Productions e Trancas International Films. Halloween
Killssarà nelle
sale il 15 ottobre.
DICHIARAZIONE DI JAMIE LEE CURTIS
“Sono
incredibilmente onorata di ricevere questo premio dalla Mostra del
Cinema della Biennale di Venezia”, ha dichiarato Jamie Lee Curtis. “Mi sembra impossibile di
essere stata così a lungo nel mondo del cinema da ricevere un
riconoscimento alla carriera, e che ciò accada oggi,
con Halloween Kills, è particolarmente significativo
per me. Halloween – e il mio sodalizio con
Laurie Strode – ha lanciato e sostenuto la mia carriera, e
rappresenta davvero un regalo il fatto che questi film abbiano dato
vita a un nuovo franchise, amato dal pubblico di tutto il mondo. Il
cinema italiano ha sempre onorato ed esaltato il genere che ha
segnato la mia carriera, così non potrei essere più orgogliosa e
felice di accettare questo premio dalla Mostra di Venezia, da parte
di Laurie e di tutte le coraggiose eroine nel mondo che affrontano
a testa alta ostacoli insormonta
E’ stato presentato in concorso a
Venezia 78 l’attesissimo Freaks
Out di Gabriele Mainetti, il film che vede
protagonisti
Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo,
Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max
Mazzotta, Franz Rogowski. Tutti presenti sul red carpet
del lido, ecco tutte le foto!
Roma, 1943: Matilde, Cencio, Fulvio e Mario
vivono come fratelli nel circo di Israel. Quando quest’ultimo
scompare misteriosamente, forse in fuga o forse catturato dai
nazisti, i quattro “fenomeni da baraccone” restano soli nella città
occupata. Qualcuno però ha messo gli occhi su di loro, con un piano
che potrebbe cambiare i loro destini… e il corso della Storia.
COMMENTO DEL REGISTA
Freaks
Out nasce da una sfida: ambientare sullo sfondo della
pagina più cupa del Novecento un film che fosse insieme un racconto
d’avventura, un romanzo di formazione e – non ultima – una
riflessione sulla diversità. Per farlo ci siamo avvicinati alla
Roma occupata del 1943 con emozione e rispetto, ma allo stesso
tempo abbiamo dato libero sfogo alla fantasia: sono nati così i
nostri quattro freak, individui unici e irripetibili, protagonisti
di una Storia più grande di loro.