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Orphan Black 3, Graeme Manson svela nuovo clone in arrivo?

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Mentre cresce l’attesa per l’arrivo di Orphan Black 3, terzo ciclo di episodi della serie televisiva di successo canadese oggi arriva il commento di Graeme Manson che ha lasciato intendete un possibile arrivo di un nuovo clone:

Ci saranno una serie di cloni maschili ed assisteremo all’incontro con Sarah e le sue sorelle non all’inizio dello show, ma subito dopo; tutto quello che posso dirvi è che il nome del clone principale è Rudy e la sua personalità è diversa da quella di Mark e quest’ultimo avrà la sua scala di valori che verrà esposta nel corso della terza stagione.

Su Sarah:

C’è sempre dietro l’angolo la possibilità di vedere un nuovo clone di Sarah, mentre Cosima si ritroverà ad indagare sul misterioso legame tra la sua cagionevole condizione di salute e Kira e per quanto riguarda Rachel la domanda da porsi è quanto sia andata in profondità la matita che l’ha colpita.

Non posso rivelarvi nulla, ma James Frain è stato eccezionale nel suo ruolo, così come gli altri attori che interpreteranno dei personaggi ricorrenti che scuoteranno leggermente il già complicato universo di Sarah, Alison e Cosima.

Orphan Black 2×10: anticipazioni e promo con Tatiana Maslany

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Si intitolerà By Means Which Have Never Yet Been Tried, Orphan Black 2×10, il decimo episodio della seconda stagione della serie con protagonista  Tatiana Maslany. Ecco il promo e le anticipazioni:

In Orphan Black 2×10,La guerra con Dyad, è tutto tranne che persa quando l’ultimo stratagemma di Rachel forza una Sarah rotta a cedere. Il Clone Club entra in azione, unendosi in una mossa spericolata per salvare Sarah. Mentre combattono per conquistare la libertà, Sarah incontra un nuovo alleato e scopre una nuova dimensione terrificantedella cospirazione.

Orphan Black 2×10Orphan Black è una serie televisiva canadese-statunitense di fantascienza, prodotta dal 2013 e interpretata da Tatiana Maslany. Trasmessa dal 30 marzo 2013 su Space in Canada e su BBC America negli Stati Uniti, narra la storia di Sarah Manning, una ragazza orfana che, dopo avere assunto l’identità di una persona a lei straordinariamente somigliante, scopre di essere frutto di un esperimento scientifico.

La serie è stata rinnovata per una seconda stagione, in onda dal 19 aprile 2014. In Italia verrà trasmessa dal 3 giugno 2014 sul canale Premium Action di Mediaset Premium.

Sarah Manning è una ragazza orfana che vive allo sbando, alla giornata. Un giorno, scesa dal treno, alla fermata vede una ragazza intenta a svestirsi e le si avvicina. La donna si gira di scatto e immediatamente si butta sotto il treno in transito. Nell’istante in cui ha visto la donna, Sarah si è accorta che la suicida era fisicamente identica a lei. Sarah decide di prendere la borsa abbandonata dalla donna e di rubarle l’identità.

Grazie ai soldi che ha intenzione di sottrarre alla suicida, che si chiamava Elizabeth Childs, Sarah intende fuggire con Felix, il suo migliore amico e fratello adottivo, e sua figlia Kira, che vive con la madre adottiva di Sarah e Felix, Siobhan (Mrs. S).

Sarah riesce a ritirare i soldi dal conto in banca di Beth, ma per vari motivi non riesce a scappare. Decide poi comunque di rimanere quando scopre grazie a Alison e Cosima, due suoi cloni, che lei stessa è un clone, che ve ne sono vari sparsi per il mondo e che qualcuno sta cercando di ucciderli tutti. Inizia così per Sarah un’avventura molto pericolosa, tra esperimenti scientifici e supervisori di cloni, che metterà a rischio la vita non solo sua ma anche di sua figlia Kira.

Orphan Black 2: anticipazioni sul finale di stagione

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Orphan Black 2x06Manca poco alla messa in onda del finale di stagione di Orphan Black 2, il secondo ciclo di episodi della serie che sta ottenendo un discreto successo su  BBC America.

Sarà una bella avventura, ha anticipato l’ideatore della serie TV, Grame Manson, mentre lo showrunner, John Fawcett ha aggiunto: Ci sarà parecchio da vedere e sarà uno choc. Si concluderà con un cliffhanger. Mentre Mason ha aggiunto che nei prossimi due episodi ci sarà:

Paul sarà pure andato via, ma non è stato dimenticato.

Orphan Black è una serie televisiva canadese-statunitense di fantascienza, prodotta dal 2013 e interpretata da Tatiana Maslany.

Trasmessa dal 30 marzo 2013 su Space in Canada e su BBC America negli Stati Uniti, narra la storia di Sarah Manning, una ragazza orfana che, dopo avere assunto l’identità di una persona a lei straordinariamente somigliante, scopre di essere frutto di un esperimento scientifico.

La serie è stata rinnovata per una seconda stagione, in onda dal 19 aprile 2014. In Italia verrà trasmessa dal 3 giugno 2014 sul canale Premium Action di Mediaset Premium.

Sarah Manning è una ragazza orfana che vive allo sbando, alla giornata. Un giorno, scesa dal treno, alla fermata vede una ragazza intenta a svestirsi e le si avvicina. La donna si gira di scatto e immediatamente si butta sotto il treno in transito. Nell’istante in cui ha visto la donna, Sarah si è accorta che la suicida era fisicamente identica a lei. Sarah decide di prendere la borsa abbandonata dalla donna e di rubarle l’identità.

Grazie ai soldi che ha intenzione di sottrarre alla suicida, che si chiamava Elizabeth Childs, Sarah intende fuggire con Felix, il suo migliore amico e fratello adottivo, e sua figlia Kira, che vive con la madre adottiva di Sarah e Felix, Siobhan (Mrs. S).

Sarah riesce a ritirare i soldi dal conto in banca di Beth, ma per vari motivi non riesce a scappare. Decide poi comunque di rimanere quando scopre grazie a Alison e Cosima, due suoi cloni, che lei stessa è un clone, che ve ne sono vari sparsi per il mondo e che qualcuno sta cercando di ucciderli tutti. Inizia così per Sarah un’avventura molto pericolosa, tra esperimenti scientifici e supervisori di cloni, che metterà a rischio la vita non solo sua ma anche di sua figlia Kira.

Orphan Black 2 finale: la scena del party ricreata da mini-clone [Video]

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Come molti di voi avranno visto, la scena finale di Orphan Black 2, l’atteso secondo ciclo di episodi della serie interpretata da , ha regalato una scena memorabile, ora senza spoilerare troppo a chi non ha visto lo show vi segnaliamo questo rifacimento divertente fatto dall’attrice che interpreta la protagonista in versione giovane che ha ricostruito la sequenza finale:

orphan-black-tatiana-masleyOrphan Black è una serie televisiva canadese-statunitense di fantascienza, prodotta dal 2013 e interpretata da Tatiana Maslany.

Trasmessa dal 30 marzo 2013 su Space in Canada e su BBC America negli Stati Uniti, narra la storia di Sarah Manning, una ragazza orfana che, dopo avere assunto l’identità di una persona a lei straordinariamente somigliante, scopre di essere frutto di un esperimento scientifico.

La serie è stata rinnovata per una seconda stagione, in onda dal 19 aprile 2014. In Italia verrà trasmessa dal 3 giugno 2014 sul canale Premium Action di Mediaset Premium.

Sarah Manning è una ragazza orfana che vive allo sbando, alla giornata. Un giorno, scesa dal treno, alla fermata vede una ragazza intenta a svestirsi e le si avvicina. La donna si gira di scatto e immediatamente si butta sotto il treno in transito. Nell’istante in cui ha visto la donna, Sarah si è accorta che la suicida era fisicamente identica a lei. Sarah decide di prendere la borsa abbandonata dalla donna e di rubarle l’identità.

Grazie ai soldi che ha intenzione di sottrarre alla suicida, che si chiamava Elizabeth Childs, Sarah intende fuggire con Felix, il suo migliore amico e fratello adottivo, e sua figlia Kira, che vive con la madre adottiva di Sarah e Felix, Siobhan (Mrs. S).

Sarah riesce a ritirare i soldi dal conto in banca di Beth, ma per vari motivi non riesce a scappare. Decide poi comunque di rimanere quando scopre grazie a Alison e Cosima, due suoi cloni, che lei stessa è un clone, che ve ne sono vari sparsi per il mondo e che qualcuno sta cercando di ucciderli tutti. Inizia così per Sarah un’avventura molto pericolosa, tra esperimenti scientifici e supervisori di cloni, che metterà a rischio la vita non solo sua ma anche di sua figlia Kira.

Orphan 3: William Brent Bell sta sviluppando il sequel dell’horror

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Orphan: First Kill, come gli spettatori già sanno, non è stato il primo né l’ultimo omicidio di Esther. Ma a quanto pare non ha ancora finito di uccidere. Il regista William Brent Bell, che ha diretto il secondo film di Orphan, ha annunciato lo sviluppo di Orphan 3, un terzo capitolo.

In un’intervista con The Hollywood Reporter, Bell ha parlato del rischio che ha corso facendo riprendere a Isabelle Fuhrman – che aveva 25 anni all’epoca dell’uscita di Orphan: First Kill – il ruolo che aveva interpretato nel 2009.

Secondo Bell, la Fuhrman potrebbe ancora interpretare questo ruolo in qualsiasi momento, “purché sia ancora divertente e gratificante“. Il regista ha poi aggiunto che il suo team sta già sviluppando il terzo film.

Penso che Orphan come franchise abbia così tante varianti, e a differenza di altri franchise, che si tratti di una bambola o di un killer mascherato, è un personaggio reale sullo schermo come Hannibal Lecter e non invecchierà mai. Quindi possiamo davvero farlo, e lo faremo sempre meglio. E Isabelle lo adora“, ha dichiarato Bell a THR.

E ha aggiunto: “E ora che siamo andati in un’altra direzione con il secondo film, il libro delle regole del franchise è stato aperto e tutto è possibile“.

Orphan: First Kill esplorava la storia di Esther

Orphan, film del 2009 diretto da Jaume Collet-Serra, ha introdotto nel mondo il personaggio di Esther, una donna di nove anni, che si dà il caso sia una donna di 33 anni affetta da una rara malattia che le impedisce di crescere. Visto il successo ottenuto dal primo film, con molti fan che chiedevano un sequel, il film del 2022 ha reintrodotto Esther, questa volta esplorando gli eventi precedenti a quello originale.

Dopo aver orchestrato una brillante fuga da una struttura psichiatrica estone, Esther si reca in America spacciandosi per la figlia scomparsa di una ricca famiglia. Tuttavia, si presenta un colpo di scena inaspettato che la mette contro una madre che vuole proteggere la sua famiglia dalla “bambina” assassina ad ogni costo“, si legge nella sinossi di Orphan: First Kill.

Oltre a Fuhrman nel ruolo dell’improbabile serial killer, il prequel è interpretato da Julia Stiles nel ruolo di Tricia, Rossif Sutherland nel ruolo di Allen, Matthew Finlan nel ruolo di Gunnar e Hiro Kanagawa nel ruolo del detective Donnan.

OROSCOPANDO – Scopri il tuo destino da qui a fine Festival

OROSCOPANDO – Scopri il tuo destino da qui a fine Festival

Ma che rubrica sarebbe senza l’Oroscopo?

Siccome oggi ci siamo svegliati così, coi pianeti tutti a fà un rave nel nostro segno, abbiamo deciso che  vi meritate un bel momento di relax, vacanziero, come se foste sotto all’ombrellone. Allora ci siamo seduti al tavolino del bar e abbiamo interrogato i pianeti per voi. Branko fatti da parte, grazie.

Ariete: testardi colleghi e amici dell’Ariete, non ci siamo proprio, siete dei rincoglioniti, le stelle ce lo confermano. Anche oggi avete dimenticato l’accredito a casa, siete dovuti tornare indietro, poi siete riusciti lasciando il vostro mazzo di chiavi dentro e avete perso la proiezione. Il film era Remember.

Campo lungo, luci che sfumano, titoli di coda.

Toro: critici del segno, io lo so che ve mandano sempre a coprì film demmerda. Ma fatevene una ragione: lo sono quasi tutti. Che se dovemo dì ancora? Giove non ha smesso di transitare nel vostro segno, per cui recuperate il film der cane che tanto vince il Leone.

Gemelli: Il tema del doppio è nel vostro segno. Che diciamocelo, ormai è na roba telefonatissima. Vorrei comunque dirvi che da domani gli astri vi sono favorevoli, smetterete di avere il ciclo perenne. Maschi e donne, indistintamente. Godetevela, saltate la proiezione, magnateve un panino, o semplicemente fate pipì che ve la tenete dalla proiezione di Equals, cioè 10 anni fa.

Cancro: maschietti del segno, oggi vi siete svegliati, avete messo un paio di collant e sentito un certo friccicorio. Poi avete guardato la sciarpa della vostra coinquilina e la sensazione di sfiorarla è stata forte. Tranquilli amici, non volete cambiare sesso. Fa un cazzo de freddo. In ogni caso evitate di farvi sorprendere da Hooper che pare stia inquattato tra i cespugli del lido, quel maniaco, e poi ve sputtana subito.

Leone: l’anno che sta finendo è stato davvero una merda. In più gli astri segnalano che vi crescerà la coda e sarete scritturati per questo nel prossimo film di Bellocchio. Si chiamerà ‘urine delle mie urine’, e racconta della dura pratica bucolica di esaminare lo stato di salute delle vacche sacre dell’india. Poi dopo metà il film si trasforma in un biopic sul primo pervertito della storia ad aver fatto coming out sul piacere di pisciare sul partner. Candidato per il Leone d’orina, naturalmente.

Vergine: vabbè amici, co sto segno siete già i più perculati della terra. Sarò breve: vi trasformerete in una cagna maledetta e vincerete per questo la coppa Volpi. Lo so, voi non recitate, scrivete. Statece: è irrilevante.

Bilancia: In contesto festivaliero è sempre utile, per pesare le vostre palle e controllare se è tutto a posto dopo la visione del tredicesimo film iraniano sfrangicoglioni che siete stati obbligati a vedere dal vostro capo cannibale. Mentre lui se diverte co’ le cazzate de Johnny Depp, naturalmente. Siete fortunati, potete sempre tenere sotto controllo i liquidi.

Scorpione: Er segno der veleno, che qua non manca mai. Tra stress e gelosie è tutto un volare di “quella è troia” e “quello è stronzo”, e bisogna evitarli come fa Neo con le pallottole in Matrix, che l’invidia è contagiosa e se te coje male può provocare stati d’ansia, panico, stress e diarrea, magari in reazione con la polenta e il fegato con le cipolle che ve siete magnati ieri sera. Ma voi amici siete fortunati per via della vostra corazza, che vi protegge da tutto ciò. State solo attenti a togliervela se fate il bagno in Laguna, che rischiate di affondare.

Sagittario: Andate d’accordo con lo Scorpione, dato che sapete gestire le frecciatine. Inoltre avete una buona mira per cui sapete bene dove indirizzare le vostre osservazioni, oltre ad essere dei veri assi, se siete maschi, nel centrare il buco della tazza del cesso della Sala Pasinetti, che sembra essere ormai una dote rara, da come sono ridotti quei bagni. Dio v’abbia in gloria.

Capricorno: Se siete single troverete sicuramente l’amore in questo marasma di carni che si mescola alla luce del red carpet. Se invece siete accoppiati e avete lasciato a casa la fidanzata o il fidanzato per venire a trastullarvi qui al Lido mi raccomando telefonate regolarmente, mandate messaggini amorosi e costanti ‘remainder’ di quanto vi manca ma come vi manca. Mica per niente, è che se non riuscite a passare dalla porta della sala stampa poi intralciate, e non è bene.

Acquario: Vi trovate a vostro agio. L’acqua è il vostro elemento, e sicuramente a Venezia non manca. C’è quella della Laguna, naturalmente. Ma è un elemento molto presente anche nel vivere quotidiano lidense, ad esempio quando dovete fare la pipì e i bagni sono tutti occupati (vi diamo una dritta: andate all’Excelsior e salite un piano. E non ditelo troppo in giro che se si sparge la voce è un cazzo e tutt’uno). Inoltre è simbolicamente presente in moltissime sceneggiature dei film presenti qui, che fanno letteralmente acqua da tutte le parti.

Pesci: Uno dei problemi principali del Lido è il cibo, è risaputo. Ci si può affidare ai classici panemmerda venduti ai baracchini per cinquanta euro l’uno, ma a quel punto, se si ha tempo, meglio sedersi al ristorante. La cucina non è troppo varia, ed è tutta a base di pesce (a parte il fegato alla veneziana sopracitato), solitamente accompagnato da condimenti che se te magni na cucchiara de calcestruzzo te se piazza de meno sullo stomaco. Sarde in saor, Baccalà mantecato con polenta, e le immancabili linguine al nero di seppia che saranno pure buone ma poi quando sorridete sembra che non vi lavate i denti da quando hanno dato il Leone a Monicelli. Come dite? Non ve li lavate da quando l’hanno dato a Renoir? Come non detto. Ad ogni modo state attenti che qua rischiate de finì in padella.

(di Ang & Vì)

Orlando: la Walt Disney dona un milione alle vittime

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Orlando: la Walt Disney dona un milione alle vittime

Walt Disney La Walt Disney Company ha donato un milione di dollari al OneOrlando Fund, un fondo stanziato per le vittime del terribile massacro avvenuto ad Orlando ai danni della comunità LGBTQ, in cui 50 persone sono rimaste uccise e altre 53 ferite.

Secondo Deadline, la Disney rimborserà anche tutte le donazioni che i dipendenti della Disney faranno con il sistema Disney Employee Matching Gifts.

Bob Chapek, executive di Walt Disney Parks & Resorts, ha dichiarato: “Il nostro cuore è spezzato a causa di questa tragedia e speriamo che il nostro impegno aiuterà la comunità a superare questo gesto senza senso. Con 74mila membri nel nostro gruppo che chiamano Orlando casa, siamo in lutto per le vittime e offriamo le nostre condoglianze alle loro famiglie, ai loro amici e ai loro cari.”

Inoltre, Walt Disney World Resort sta provvedendo a trovare una sistemazione per le famiglie e gli amici delle vittime, nello sforzo di coordinazione con la Città di Orlando e con il Central Florida Hotel & Lodging Association.

Fonte

Orlando, my Political Biography, recensione del documentario di Paul B. Preciado

Il primo film da regista del più universale dei filosofi spagnoli, Orlando, my Political Biography di Paul B. Preciado, arriva oggi nelle sale italiane con Fandango. Si tratta di una profonda e al tempo stesso gioiosa riflessione sulla nuova realtà di tutti noi, che analizza i mutamenti del paradigma sociale, politico e sessuale come conseguenza del “crollo delle istituzioni e delle forme di legittimazione patriarcale, sessuale e razziale del vecchio regime“.

Orlando, my Political Biography è un’opera tanto resistente alle classificazioni e alle categorizzazioni quanto lo è il suo autore nel “continuare a definire la nostra sessualità, in questo tempo di soggettività, secondo le categorie della medicina del XIX secolo“. Nel progetto di Preciado, il soggetto è importante quanto la forma (labile, instabile, multipla), proprio perchè, per Preciado, il film funziona come mappa di una possibile utopia, quella di un tempo senza genere, in cui il queer invade i poteri della nostra immaginazione e diventa una forza politica di metamorfosi.

Gli Orlandos della nostra realtà

Seguendo le orme del romanzo Orlando di Virginia Woolf lo stesso regista inserisce la sua voce nella narrazione per una dichiarazione di intenti: ci dice che avrebbe voluto raccontare la sua vita, ma che in realtà questa è già stata raccontata prima di lui, un secolo fa, dalla scrittrice britannica, nel romanzo incentrato su un uomo che, all’età di 30 anni, cambia sesso, trasformandosi, nel cuore della notte e come per magia, da uomo a donna. Il viaggio di Orlando, che è anche una transizione, è lo stesso di tutti i corpi non binari, e Preciado andrà alla ricerca degli Orlandos di tutto il mondo per cercare la loro voce autentica e confonderla con la propria, creando un arazzo serrato, brillante, poetico e persino incandescente che finisce per essere la migliore rappresentazione, viva e mutevole, di una realtà che è anche una lotta. Ogni Orlando è una lotta a rischio della vita contro le leggi governative, contro la storia, contro la psichiatria, contro un femminismo “essenzialista e patriarcale”, contro l’idea tradizionale di famiglia e, se necessario, contro le case farmaceutiche.

Situato in un territorio indefinito tra autobiografia, manifesto politico, saggio letterario, attivismo sociale e gioco metatestuale, Orlando, my Political Biography traspone la storia di Woolf nel mondo reale e il suo protagonista in una trentina di personaggi chiamati Orlando; “il mondo oggi è pieno di Orlando, e noi stiamo cambiando il corso della storia“, dice la voce fuori campo di Preciado a un certo punto del film. Sia che mettano in scena estratti del testo originale, che raccontino esperienze personali dolorose o che ballino un inno techno-pop ai “trans” – pieno di battute stellari come “non lasciate che Freud e Lacan vi fottano la mente” o “Chi possiede la vostra narrativa? Dio? Lo Stato? La psichiatria? La legge?” – tutti parlano con grande umorismo e persuasività dell’assurdità delle distinzioni di genere.

Frame tratto da Orlando, my political biography
Fonte: The Movie Database

Raccontare un corpo collettivo in transizione

Il corpo trans, ci dice Paul B. Preciado, non cerca di essere osservato e conosciuto: ciò che vuole mettere in discussione è l’organizzazione dei corpi. Esattamente quello che ha fatto Virginia Woolf in “Orlando”, nel 1928, quando la rivendicazione di un’identità non binaria sembrava materia prima per un romanzo di fantascienza. Non è strano che Preciado, che ha scritto saggi rivoluzionari sulla questione trans come “Testo yonqui” o “Dysphoria mundi“, veda il romanzo della Woolf come un manifesto che funge da substrato biografico che trascende la sua individualità: quello di cui si occupano Woolf e Preciado è un corpo collettivo in transizione, che vive il suo processo come un viaggio verso la liberazione delle forme e degli orientamenti sessuali.

Questo viaggio si traduce in un film che cerca se stesso, che si trasforma, da saggio filosofico a confessione autobiografica, da documentario creativo a testimonianza politica, utilizzando il testo di Woolf come gene comune a tutta una miriade di esperienze che parlano anche dei limiti farmacocapitalistici imposti dal sistema, della difficoltà di riconoscersi in una burocrazia che continua a essere guidata da imperativi binari, dell’ansia prodotta dall’abbandonarsi a un corpo ricodificato quando il contesto insiste a rinchiudersi in codici obsoleti.

Ricerca, rappresentazione e appiglio emotivo

L’intento, spiega Preciado, è quello di modificare completamente le narrazioni su cui ci siamo costruiti come società, “di trovare modi diversi di raccontarci“, e assicura che gli spettatori ideali per il suo film sono i bambini e gli adolescenti, perché sono quelli che stanno vivendo più intensamente questa grande trasformazione e che continueranno ad approfondirla. Analogamente ai suoi testi, che combinano esperienza personale, teoria e critica socio-politica, Orlando, my Political Biography di Preciado riesce a essere ambizioso nella sua ricerca tematica, intelligente nelle sue modalità di rappresentazione visiva e, infine, emotivo nel dare volti e corpi alle persone che condividono le sue storie di vita e il suo immaginario.

Orlando, la recensione del viaggio di Michele Placido

Orlando, la recensione del viaggio di Michele Placido

Fuori Concorso al Torino Film Festival e in sala dal 1° dicembre distribuito da Europictures, Orlando è il nuovo film di Daniele Vicari. Un racconto di scoperte, di sé e dell’altro, resa possibile dalla presenza dominante di Michele Placido, protagonista maschile di una storia realizzata tra l’Italia  e Bruxelles e dedicata a Ettore Scola (“una delle mie amicizie più importanti“). E’ lui l’Orlando che dal piccolo borgo natale del regista, di Castel di Tora, nella Valle del Turano, in provincia di Rieti, si trova sbalzato in un mondo lontano da sé, costretto a fare i conti con passato e futuro.

L’avventura di Orlando e Lyse, insieme per caso

Che nel film ha il volto della piccola Lyse, la giovane esordiente Angelica Kazankova scelta per interpretare la nipotina di Orlando, un anziano contadino rimasto a vivere da solo in un paese di montagna del centro Italia da dove in molti se ne sono andati. Tra questi, suo figlio, emigrato venti anni prima in Belgio, a Bruxelles, da dove arriva la telefonata che lo avverte di una emergenza che costringe l’uomo a partire,  per la prima volta nella sua vita. 

Arrivato a destinazione, Orlando scopre una realtà complicata, dolorosa e faticosa da accettare, soprattutto per lui, poco abituato a vivere in tanta modernità. Obbligato a costruire un qualche tipo di rapporto con la dodicenne, anche lei in cerca di spiegazioni e guida, e a provvedere alla sopravvivenza di entrambi, il vecchio cerca di far valere la propria esperienza, per finire con lo scoprire di non essere – né dover essere – solo. E come lui, la bambina.

Un incontro-scontro, con la realtà

Presentata come una “favola moderna”, la storia messa in scena da Vicari – dopo Il giorno e la notte e il precedente (prima di vari film e serie tv) Sole cuore amore del 2016 – conferma l’attenzione del regista reatino per il mondo che ci circonda, per il quotidiano che si trasforma intorno a noi, per come i nostri simili attraversano difficoltà che spesso non riusciamo a comprendere. E questa volta lo fa attraverso gli occhi e la sensibilità di un uomo come tanti lui stesso ne ha incontrati: “semidei eterni che vivono in un passato che non passa… persone dure ma capaci di accogliere”, come li descrive a Repubblica.

Una figura strappata alla natura, alle proprie convinzioni, eppure capace di non opporsi alla vita, come molti più giovani oggi non sembrano in grado di fare, di adattarsi, di ristabilire le proprie priorità. Una di quelle con le quali Placido sembra trovarsi più a suo agio, come attore, vista l’intensità e l’anima che riesce a infondere e trasmettere nei panni dell’anziano sabino, una sorta di Chance Giardiniere de noantri i cui silenzi – a tratti esagerati – sono contrappuntati da un commento musicale che ben compensa alcuni squilibri.

Su tutti quello determinato dalla vena diseguale della controparte più giovane, una “monella” volutamente insopportabile in alcune manifestazioni del trauma subito e del suo essere cresciuta – e ormai dover sopravvivere – in un altro mondo, che pure non deve esser stato semplice da selezionare, dovendo essere bilingue, del giusto aspetto e in grado di mostrarsi abile pattinatrice su ghiaccio. Una presenza comunque “vitale”, dalla quale la perizia dell’esperto compagno di scena e del regista riescono a trarre il giusto carattere, mettendo rimedio ad alcune carenze e realizzando un film capace di trattenere, in alcuni momenti coinvolgere e – avendone voglia – riflettere sugli spunti insiti nel racconto.

Orlando Bloom: 10 cose che non sai sull’attore

Orlando Bloom: 10 cose che non sai sull’attore

Orlando Bloom era destinato a diventare una star sin dalla sua prima apparizione sul grande schermo. È stato Legolas, è stato Will Turner. È uno degli attori inglesi più amati nel mondo, e tra i protagonisti di sette tra i film con più incassi di sempre.

Ecco dieci curiosità su Orlando Bloom:

Orlando Bloom: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in diversi celebri filmBloom esordisce al cinema nel 1997 con Wilde, ma il grande successo arriva nel 2001 con Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello. Riprende poi il ruolo di Legolas anche nei sequel Le due torri (2003) e Il ritorno del re (2003). Divenuto popolarissimo, recita anche in La maledizione della prima luna (2003), The Calcium Kid (2004), Troy (2004), con Brad PittLe crociate – Kingdom of Heaven (2005), Elizabethtown (2005), Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma (2006) e Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo (2007).  Negli ultimi anni ha invece recitato in I tre moschettieri (2011), Lo Hobbit – La desolazione di Smaug La battaglia delle cinque armateRomeo and Juliet (2014), Un tranquillo weekend di mistero (2015), Codice Unlocked (2017), Romans (2017) e Needle in a Timestack (2021).

2. Ha recitato anche in alcune serie TV. Parallelamente al cinema, Bloom ha in alcune occasioni recitato per la televisione, comparendo in alcuni episodi di serie come Casualty (1994-1996), L’ispettore Barnaby (2000) e Easy (2016). Nel 2019, recita da protagonista, accanto a Cara Delevingne, nella serie Amazon Prime Carnival Row, ricoprendo il ruolo dell’ispettore Rycroft Philostrate. Bloom ha poi confermato che riprenderà tale personaggio anche nell’attesa seconda stagione.

Orlando Bloom è Legolas

3. Si era presentato per un altro personaggio. Venuto a conoscenza del casting per Il Signore degli Anelli, Bloom decise di proporsi per il ruolo di Faramir, un personaggio secondario. Al momento dell’incontro con il regista Peter Jackson, però, egli fece un’ottima impressione su questi, finendo con l’ottenere il ruolo ben più importante dell’elfo arciere Legolas. Per lui si trattò di un inizio di carriera particolarmente fortunato, avendo anche ottenuto la parte a soli due giorni di distanza dal diploma presso la British American Drama Academy. Per assumere tali panni, Bloom si addestrò per circa due mesi nell’uso dell’arco, divenendo particolarmente esperto e preciso in tale attività.

4. È stato molto contento di poter riprendere il personaggio. Conclusasi la trilogia di Il Signore degli Anelli, Bloom credeva che non avrebbe mai più indossato i panni di Legolas. Per sua gioia, però, con la realizzazione della trilogia prequel Lo Hobbit, ha invece avuto questa occasione. Jackson, infatti, decise di far comparire il personaggio nel secondo e terzo film, pur se non previsto dal libro di Tolkien su cui si basava l’adattamento. Per Bloom è stata l’occasione di approfondire nuovi aspetti del personaggio, qui raccontato prima degli eventi de Il Signore degli Anelli.

 

Orland Bloom in Troy

5. Ha odiato il suo personaggio. Un altro dei più celebri film interpretati da Bloom è l’epico Troy, basato sul poema omerico Iliade. In questo l’attore si è trovato a vestire i panni del principe Paride, il quale portò via con sé la bella Elena scatenando la lunga e sanguinolenta guerra di Troia. In più occasioni Bloom ha raccontato di aver profondamente odiato il suo personaggio, ritenendolo un codardo ed un idiota. Per l’attore è stato dunque molto difficile interpretarlo senza che fosse evidente il giudizio che aveva a riguardo.

Orlando Bloom Pirati dei Caraibi

 

Orlando Bloom in Pirati dei Caraibi

6. Aveva immaginato un approccio diverso al personaggio. Trovatosi ad interpretare Will Turner in Pirati dei Caraibi, Bloom pensò di rendere il suo personaggio più estroverso e vivace, rendendolo così più simile al Jack Sparrow di Johnny Depp. Notando questo intento, il regista Gore Verbinski richiamò però l’attore, facendogli notare che Will Turner ha un carattere completamente diverso, molto più serio e cupo. Bloom abbandonò dunque la sua idea iniziale e costruì il personaggio a partire da queste indicazioni, divenendo così il perfetto contraltare del bizzarro protagonista.

Orlando Bloom e Katy Perry

7. Ha una relazione con la celebre cantante. Bloom e la Perry sono stati visti insieme all’after party dei Golden Globes, nel gennaio 2016, e da lì la relazione tra i due è decollata. Venivano visti insieme a concerti, vacanze, al Coachella. La relazione, però, venne resa ufficiale da Katy solamente nel maggio di quell’anno, con una fotografia sui social. Nel 2017, tuttavia, i due hanno annunciato la loro separazione. Per la gioia dei fan, però, questa non è durata a lungo. Nel 2018 hanno infatti ripreso la loro relazione, per poi fidanzarsi ufficialmente il 14 febbraio 2019. Il 5 marzo 2020, la cantante annuncia invece di essere in attesa di una bambina, nata poi il 26 agosto 2020 con il nome di Daisy Dove Bloom.

8. Ha avuto un precedente matrimonio. Prima di fidanzarsi con la Perry, Bloom aveva già avuto altre note relazioni sentimentali. Dal 2003 al 2006 è infatti stato legato all’attrice Kate Bosworth, nota per essere stata Lois Lane in Superman Returns. Nel 2010 Bloom ha poi sposato la top model Miranda Kerr, famosa per essere stata uno degli Angeli di Victoria’s Secret. I due hanno anche avuto un figlio, Flynn Christopher Blanchard Copeland Bloom, nato il 6 gennaio 2011. Orlando Bloom e Miranda Kerr hanno però poi divorziato nel 2013.

Orlando Bloom è su Instagram

9. Ha un profilo sul social network. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 5,4 milioni di persone. All’interno di questo Bloom è solito condividere post (ad oggi oltre 800) relativi al suo lavoro, ai suoi progetti futuri e a curiosità varie dei set da lui vissuti. Non mancano però anche immagini relative alle cause umanitarie e ambientali da lui sostenute e quelle relative a momenti di svago, in compagnia di amici o della sua famiglia. Seguendo l’attore sul social, dunque, si potrà rimanere sempre aggiornati sulle sue attività.

Orlando Bloom: età e altezza dell’attore

10. Orlando Bloom è nato a Canterbury, in Inghilterra, il 13 gennaio 1977. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.

Fonti: IMDb

Orlando Bloom rivela la sua condizione per tornare come Legolas in The Hunt for Gollum

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Orlando Bloom ha rivelato la sua unica condizione per tornare a interpretare l’elfo dei boschi Legolas in Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum. Sebbene l’ultimo adattamento cinematografico di Peter Jackson delle opere fondamentali di J.R.R. Tolkien sia uscito più di dieci anni fa, la Warner Bros. è pronta a riportare in vita la Terra di Mezzo sul grande schermo. Il risultato è un film che vedrà Andy Serkis sia alla regia che, secondo quanto riferito, nel ruolo di protagonista in uno spin-off della storia originale de Il Signore degli Anelli.

Sebbene non sia ancora stato confermato quando il film sarà ambientato nella linea temporale della Terra di Mezzo, probabilmente avrà luogo vicino a La compagnia dell’anello, con Aragorn e Gandalf alla ricerca di Gollum per impedirgli di rivelare l’ubicazione dell’Unico Anello alle forze di Sauron. Se così fosse, anche altri personaggi e membri del cast familiari potrebbero potenzialmente tornare nella Terra di Mezzo, tra cui Legolas interpretato da Orlando Bloom, un membro fondamentale della compagnia che accompagna Frodo. In un’intervista con MovieWeb, Bloom ha ora rivelato cosa servirebbe per convincerlo a tornare nei panni di Legolas.

Penso che prima di tutto mi piacerebbe vedere [Legolas] della stessa età che aveva [nella trilogia originale]. Mi piacerebbe vederlo agile, spensierato e guerriero, quindi dovrebbe entrare in gioco l’intelligenza artificiale. E penso che se me lo chiedessero, direi: “Assolutamente sì!”. Sarebbe così divertente tornare in Nuova Zelanda e trascorrere lì tutto il tempo che vorranno. Perché, onestamente, se c’è un posto al mondo in cui vorrei essere in questo momento, è proprio la Nuova Zelanda”.

LEGGI ANCHE: Orlando Bloom afferma che Andy Serkis ha in programma di usare l’AI per ringiovanire gli attori in The Hunt of Gollum

Se il Legolas di Bloom dovesse tornare in Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, non sarebbe la prima volta che il personaggio entra a far parte di una storia della Terra di Mezzo di cui originariamente non faceva parte. Gli adattamenti de Lo Hobbit di Jackson sono noti per essere stati ampliati da un singolo libro a una trilogia epica (ma discutibilmente esagerata), aggiungendo elementi narrativi per soddisfare le esigenze di una narrazione più lunga. Sebbene Legolas non avesse un ruolo nel libro di Tolkien, la sua inclusione nei film aveva senso dal punto di vista tecnico, dato che Bilbo (Martin Freeman) e i Nani viaggiavano verso la Foresta Nera e avevano un sinistro alterco con suo padre, il Re degli Elfi Thranduil (Lee Pace).

Se la storia di Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum si svolge davvero in un periodo vicino a quello della trilogia originale, come crediamo e come sembra suggerire Orlando Bloom, allora c’è una possibilità concreta che Legolas torni sul grande schermo. Ringiovanire i personaggi nei film e nelle serie TV utilizzando la CGI e l’intelligenza artificiale non è una novità. Grandi franchise come il Marvel Cinematic Universe e Star Wars hanno utilizzato queste tecniche con vari gradi di successo, così come registi leggendari come Martin Scorsese. L’età di un attore non è più un problema rilevante. La domanda più importante è: la Warner Bros. dovrebbe rivisitare il passato?

Quando si svolgerà Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum?

Il mondo costruito da Tolkien ne Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo. “Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che vogliamo coinvolgere“.

Dato che Gollum incontra la sua fine tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi iconici come Aragorn, Boromir, Gandalf e Legolas potrebbero tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn nella trilogia originale, si è detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.

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Orlando Bloom nella Terra di Mezzo

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Orlando Bloom è tornato sul set de Lo Hobbit, a calpestare la terra (di Mezzo) che l’ha reso famoso, ormai dieci anni fa.

Orlando Bloom nella short list per interpretare Batman

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Orlando Bloom nella short list per interpretare Batman

Si delinea meglio la short list degli attori in lizza per il ruolo di Batman nell’atteso sequel de L’Uomo d’Acciaio che per ora ci chiama Batman vs Superman. Per ora i nomi papabili sono: Matthew Goode, Ryan Gosling, Jeffrey Dean Morgan, Josh Brolin, Scott Adkins e Gerard Butler, ma un nuovo attore si unisce alla lista, forse a sorpresa. Si tratta di Orlando Bloom il cui nome pare sia stato fatto proprio da uno degli interni alla Warner Bros.

Orlando potrebbe essere perfetto per il ruolo, anche senza casting. Sarebbe perfetto accanto ad Henry, e credo che il pubblico USA sarebbe felice di vedere due attori britannici, in più di bell’aspetto, come personaggi principali”

Secondo noi, Orlando Bloom sta decisamente meglio con le orecchie da elfo che con il mantello nero, ma chissà quanto di vero c’è in queste dichiarazioni, e quanto invece è detto per far impazzire i giornalisti e i fan, e per far alzare ulteriormente l’Hype legato al film!

Fonte: CBM

Orlando Bloom nell’indie Romans

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Non solo Pirati dei Caraibi 5 per Orlando Bloom, salito a bordo di un nuovo, impegnativo, progetto cinematografico, l’indie britannico Romans, diretto dai fratelli Shamassian e scritto da Geoff Thompson, autore del corto del 2008 Romans 12:20 che ha ispirato lo sviluppo del lungometraggio ispirato a fatti realmente accaduti.

La star di Lord of the Rings e The Hobbit interpreterà Malky, un uomo segnato dagli abusi sessuali subiti da bambino da parte di un sacerdote in cui aveva riposto fiducia e affetto incondizionati.

Diviso tra la volontà di vendetta nei confronti dell’uomo che gli ha rovinato la vita e il bisogno di perdonarlo per guardare al futuro, il personaggio di Orlando Bloom deve affrontare i demoni che lo paralizzano da anni, portandolo all’autodistruzione: l’insicurezza patologica, la mancanza dell’affetto materno, oltre a disturbi nel comportamento sessuale e affettivo.

Le riprese di Romans inizieranno il 16 novembre a West London.

Fonte: The Hollywood Reporter

Orlando Bloom ipotizza una versione porno de Lo Hobbit

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Ci sono senza dubbio in giro parodie vietate ai minori del Signore degli Anelli o anche della recentemente conclusa trilogia de Lo Hobbit, ma quando a proporre una soluzione del genre (ovviamente scherzando) è uno dei protagonisti del film, la cosa sembra assumere dei toni davvero divertenti. E infatti è quello che ha fatto Orlando Bloom con Conan O’Brien, facendosi (appunto) quattro risate.

Ecco il video!

Lo Hobbit la Battalgia delle Cinque Armate è arrivato al cinema lo scorso 17 dicembre schizzando subito in vetta ai box office e preparandosi a diventare il campione d’incassi di questa stagione natalizia.

Leggi le recensioni:

Lo Hobbit Un Viaggio Inaspettato

Lo Hobbit la Desolazione di Smaug

Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate

Orlando Bloom ha cancellato Troy dalla sua mente: “Non volevo interpretare quel personaggio”

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Orlando Bloom ha un bel ricordo di film come “Pirati dei Caraibi e Il Signore degli Anelli“, ma l’epopea storica “Troy” di Wolfgang Petersen del 2004 è una storia diversa. Durante un’intervista per la serie di video “Know Their Lines” di Variety, Orlando Bloom non ha capito una delle battute pronunciate dal suo personaggio di “Troy“, Paride (pensava che dovesse essere tratta da “Le crociate – Kingdom of Heaven” o “Il Signore degli Anelli“) e ha ammesso di aver cancellato il film dalla sua mente.

Oh mio Dio, “Troy”. Wow… Credo di aver appena cancellato quel film dal mio cervello“, ha detto Orlando Bloom. “Molte persone amano quel film, ma per me interpretare quel personaggio è stato come [tagliare la gola]. Mi è permesso dire tutte queste cose? Non volevo fare quel film. Non volevo interpretare questo personaggio”.

Il film era fantastico. C’era Brad [Pitt]. C’erano Eric [Bana] e Peter O’Toole“, ha aggiunto Orlando Bloom. “Ma come faccio a interpretare questo personaggio? Era completamente contrario a tutto ciò che sentivo nel mio essere. A un certo punto si dice che Paris striscia sul pavimento dopo essere stato picchiato da qualcuno e tiene la gamba di suo fratello. Pensavo: “Non sarò in grado di farlo”. Uno dei miei agenti all’epoca mi disse: “Ma questo è il momento che lo renderà possibile!”. E io mi sono completamente innamorata di quella frase dell’agente. Credo sia per questo che l’ho cancellato dalla mia mente“.

Troy” è uscito nell’estate del 2004 e ha incassato quasi 500 milioni di dollari al botteghino mondiale. Liberamente basato sull’Iliade di Omero, il film si avvaleva di un cast molto ampio che comprendeva Bloom, Pitt, Bana, O’Toole, Diane Kruger, Brian Cox, Sean Bean, Brendan Gleeson e altri ancora. Il personaggio di Bloom, Paride, è il principe di Troia la cui relazione con la regina Elena (Kruger) scatena la guerra di Troia.

Lo scorso autunno, la Kruger è balzata agli onori della cronaca per aver dichiarato che la lavorazione di “Troy” è stata “esaltante, ma anche un circo. I set erano enormi, i paparazzi volavano in elicottero in attesa di Brad Pitt. È stato pazzesco! Quando il film è uscito, la stampa in Germania è stata molto, molto dura con me. Hanno trovato mio padre, che non vedevo da quando avevo 13 anni. Si sono inventati delle storie. È stato davvero duro“.

L’attore Orlando Bloom ha aggiunto che quando il film è stato presentato in anteprima a Cannes, si sentiva “molto insicuro e molto triste“. “Pensavo: “È così che sarà, per sempre? Non riesco a sopportarlo“. Brad vedeva che ero sconvolta“, ha aggiunto. È venuto in camera mia e mi ha detto: “Ho sentito delle cose e voglio che tu sappia che ora sei uno di noi. Non lasciare che ti facciano arrabbiare’. È stato incredibilmente gentile. Ha davvero cambiato molte cose per me“.

Troy è arrivato in un momento cruciale della carriera di Orlando Bloom, che era reduce dal mega successo della trilogia de “Il Signore degli Anelli” e aveva anche realizzato il primo blockbuster “Pirati dei Caraibi“.

Orlando Bloom e Djimon Hounsou in Zulu

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Saranno Orlando Bloom e Djimon Hounsou i protagonisti d’eccezione di Zulu, nuovo progetto del regista francese Jérôme Salle ispirato all’omonimo best seller di Caryl Férey.

Il crime thriller, ambientato in un sofferente e tormentato Sudafrica appena uscito dal periodo buio dell’apartheid, è costruito sulla storia di due poliziotti, interpretati da Bloom e Hounsou, chiamati a investigare sulla morte della figlia diciottenne del giocatore di rugby degli Sprikboks. Sullo sfondo, una dolente Cape Town asfissiata dal caos per la mancanza di regole e alla prese con un ordine da ricostruire.

Le riprese del film dovrebbero iniziare il prossimo luglio. Intanto, se sembra naufragato per Hounsou il progetto di interpretare l’angelo della morte nell’adattamento di Paradise Lost della Legendary Pictures, Orlando Bloom sarà doppiamente impegnato nel dramma Cities con Kirsten Dunst nonché nel suo leggendario ruolo di Legolas ne Lo Hobbit, il tanto atteso prequel della trilogia de Il Signore degli Anelli.

(fonte: collider.com)

Orlando Bloom diventa produttore in collaborazione con la Cina

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Orlando Bloom si buttanella produzione cinematografica, aprendo una casa in collaborazione con la Bliss Media. Si tratta della neonata BlissBloom Productions.

Il primo progetto della neonata casa di produzione sarà il thriller S.M.A.R.T. Chase: Fire & Earth, in co-produzione con la Cina in cui Orlando Bloom sarà anche protagonista al fianco di Jing Tian (Great Wall, King Kong), Leo Wu (The Wonder), Cao Kefan (The Flowers of War) e Liu Enyou. Le riprese cominceranno tra poco a Shangai; alla regia ci sarà Julien Seri (Night Fare) che lavorerà su una sceneggiatura di Kevin Bernhardt (Elephant White, The Immortals).

ll film si concentrerà sulle vicende di una guardia di sicurezza privata, Danny Stratton, a cui viene affidato l’incarico di scortare un cimelio cinese di grande valore fuori da Shangai. Ma naturalmente la sua missione subirà delle devizioni non desiderate.

Noto prinipalmente per i franchise de Il Signore degli Anelli e per Pirati dei Caraibi, Orlando Bloom è apparso di recente nell’indipendente Un tranquillo weekend di mistero al fianco di Jake Johnson.

Fonte: CS

Orlando Bloom ci parla de Lo Hobbit La Desolazione di Smaug

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Uno dei personaggi più attesi che ritornano in questo secondo capitolo de  Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug è senz’altro Legolas, personaggio che in verità non è presente nella storia originale da cui è tratto il film, Lo Hobbit di J.R.R.Tolkien, ma che è stato inserito dal regista Peter Jackson, come un tramite tra le due storie Lo Hobbit e il Signore degli Anelli. Ne parliamo proprio con l’attore che interpreta il personaggio Orlando Bloom.

Come hai scoperto che Legolas sarebbe tornato per i film de Lo Hobbit e in quell’occasione cosa hai pensato?

Ero in contatto con [il regista] Peter Jackson. Ci siamo incontrati a Londra mentre era là in viaggio. Mi ha detto “Senti, avremmo in mente di far tornare ‘Leggy’. Questo è ciò che abbiamo in mente. Tu cosa ne pensi?” E io ho detto, “Certo”. Adoro il personaggio, adoro Peter Jackson e adoro la Nuova Zelanda. Quindi ho detto, “Sì, fantastico”.

A livello creativo, penso che loro [Jackson e i co-sceneggiatori Fran Walsh e Philippa Boyens] amano lasciarsi aperti alla possibilità che le storie si evolvano e cambino, perciò c’era un’ampia traccia di come avrebbero potuto essere le cose. Io mi sono lasciato coinvolgere sulla fiducia, convinto che poi le cose avrebbero preso forma. E, naturalmente, avendo lavorato con Pete, Fran e Philippa, e avendo lavorato nella trilogia de Il Signore degli anelli, sapevo come avrei recitato. Pete ha lanciato la mia carriera, scegliendomi per Legolas. Adoro il personaggio e quel mondo. Non mi sono dovuto sforzare in alcun modo per rientrare nel personaggio.

 L’unica perplessità, che ho esposto a Pete, è stata sulla reazione dei fan nel vedere Legolas far parte di un mondo nel quale non era stato incluso nei libri di Tolkien. Ma Pete è stato molto rassicurante nella sua risposta, che è stata che naturalmente Thranduil fa parte di quel mondo. Legolas è il figlio di Thranduil e perciò combacia con la storia. Pete tiene sempre d’occhio il libro, mantenendo l’integrità di quel mondo e della storia, prendendo poi la licenza poetica per procurare, ciò che ritengo, quello che spero siano per i fan e il pubblico delle storie avvincenti e lo sviluppo dei personaggi. Quindi, a mio avviso, ha trovato un ottimo equilibrio.

Lo Hobbit la desolazione di Smaug

 Leggi anche: intervista a Evangeline Lilly

Com’è stato andare in Nuova Zelanda e reindossare le orecchie e la parrucca di Legolas? Ti sei riappropriato del personaggio?

Naturalmente, è stato meraviglioso tornare in Nuova Zelanda. È stato un ritorno in famiglia, davvero, sotto tanti punti di vista. Ho vissuto nella stessa via dove avevo vissuto quando avevo fatto le mie prime riprese. È stato straordinario. 

Ovviamente reindossare le orecchie, la parrucca e il costume e tutto il resto è stato fondamentale per riappropriarmi del personaggio. Ho avuto un po’ di tempo prima delle riprese per allenarmi con il tiro con l’arco, la spada, andare a cavallo, riprendere i movimenti e tutte quelle cose. Tutta questa preparazione mi ha ricordato e rinfrescato la memoria su come avevo costruito il mio personaggio  e come l’avevo approcciato durante quegli anni. È stata un’esperienza meravigliosa.

Legolas avrà delle folli scene acrobatiche in questo film come quelle nella prima trilogia?

Sì, ha dei momenti particolarmente interessanti. Pete è bravo per queste cose. Sa quando e di che cosa ha bisogno ciascun personaggio, e penso che questo si rifletta su Leggy. È un personaggio grandioso. Arriva senza dire molto e sfodera delle mosse e affronta la situazione. È un piano semplice ma efficace.

Mi puoi dire cosa ne pensa Legolas di Thorin e della Compagnia dei Nani quando li incontra?  Nutre la stessa antipatia per i Nani che aveva nei film de Il Signore degli anelli?

 Come prequel, in queste storie puoi vedere chiaramente il conflitto interraziale tra i Nani e gli Elfi, ai suoi inizi o quanto meno in parte. È lampante. Direi proprio di sì. Gli Elfi e il Regno dei Boschi, che ho sempre identificato con Legolas, sono un gruppo alquanto militante. Penso che [J.R.R.] Tolkien li descrivesse come “meno saggi e più pericolosi”, che in verità riassume ciò che sono. Quindi hanno indubbiamente una spigolosità e un temperamento peperino. Penso che, per quanto riguarda il percorso del mio personaggio in questi film, sia fantastico come si sia unito al gruppo degli elfi. Ha senso. È molto ben costruito e ragionato, da quella prospettiva. Almeno questo è il mio pensiero. Credo che funzioni e che i fan si divertiranno. Non sono uno scrittore, ma nella mia testa ha tutto senso ed è molto ben spiegato.

Raccontami del rapporto tra Legolas e l’elfo guerriero Tauriel, interpretato da Evangeline Lilly, e come è stato lavorare con Evangeline?

Tauriel è un po’ una principiante, un elfo impulsivo. Lei è ancor meno saggia e ancor più pericolosa. È un personaggio molto volenteroso. La storia del mio personaggio riprende una dinamica di padre/figlio con Thranduil; e poi Tauriel si intreccia con la sua vicenda e questo si interseca con ciò che accade quando interagiscono tutti quanti. È molto bella questa aggiunta per Legolas. Penso funzioni bene in questo prequel.

Mi sono divertito a lavorare con Evangeline. Penso sia stata la scelta perfetta per Tauriel, e ha contribuito al personaggio con la sua visione e le sue idee. Credo funzioni molto bene. È un gran personaggio, quello di Tauriel, e penso che Legolas e Tauriel funzionino bene insieme. Credo sia stato una sorta di bonus aggiuntivo.

Leggi anche: intervista a Richard Armitage

Hobbit_french6Hai fatto riferimento alla dinamica padre/figlio tra Legolas e Thranduil.  Come descriveresti il loro rapporto? 

Suo padre è un personaggio complesso ed è ovviamente un personaggio potente e ferito. C’è un interessante dinamica basata su Thranduil. Cerca di controllare, mantenere e sviluppare il potere degli Elfi del Bosco Atro, e come interagiscono con i Nani.

Naturalmente vediamo quell’interazione e la complessità della dinamica. Quindi, penso che Legolas, in quella dinamica tra padre e figlio, sia il figlio che cresce e desidera andare ad unirsi alla compagnia dell’anello. Sta imparando e rendendosi conto che ci sono cose che desidera fare al di fuori dei confini familiari.

Dal momento che hai avuto il tuo debutto come Legolas, hai incontrato delle persone che ti dicono nel corso degli anni che Legolas è il loro personaggio preferito?

Sì. È successo. È un grande personaggio. Come ho detto non mi sono dovuto sforzare in alcun modo per rientrare nel personaggio, perché amo molto interpretarlo. È ritratto meravigliosamente da Tolkien. E la visione di Pete sul personaggio e la storia è semplicemente meravigliosa. Perciò è stato fantastico.

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, il film

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, secondo capitolo della trilogia uscirà al cinema il 12 dicembre 2013. Lo Hobbit: La desolazione di Smaug è il secondo capitolo della Trilogia di Peter Jackson tratta dall’omonimo romanzo di J.R.R. Tolkien. La pellicola uscirà il 12 dicembre 2013 in Italia ed è scritto da Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens e Guillermo del Toro. La terza parte, invece intitolata Lo Hobbit: Racconto di un ritorno è atteso per il 14 Dicembre 2014. Il cast del film comprende Martin FreemanBenedict CumberbatchIan McKellenEvangeline LillyLuke EvansRichard ArmitageElijah WoodOrlando BloomCate Blanchett,Hugo WeavingChristopher Lee e Andy Serkis

Trama: Le avventure di Bilbo Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia, formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago Smaug.

Orlando Bloom afferma che Andy Serkis ha in programma di usare l’AI per ringiovanire gli attori in The Hunt of Gollum

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Sir Ian McKellen ha confermato di recente di essere stato contattato per tornare a interpretare Gandalf in Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, e ora anche Orlando Bloom, che nella trilogia originale ha interpretato Legolas, ha detto di aver già parlato con Andy Serkis di un’eventuale ripresa del ruolo.

Bloom ha interpretato l’arciere elfico nella trilogia originale di Peter Jackson e nei film Lo Hobbit, dove un po’ di tecnologia digitale è stata utilizzata per togliere qualche anno all’attore, dopotutto gli elfi sono sempre giovani e immortali.

Alla star di Pirati dei Caraibi è stato chiesto per la prima volta se fosse interessato a far parte dei nuovi film del LOTR durante un’intervista con Variety. “Oh, amico, quelle cose sono incredibili. Sì. Non so come ci riuscirebbero. Immagino che con l’intelligenza artificiale si possa fare qualsiasi cosa al giorno d’oggi. Ma se Pete [Peter Jackson] dice salta, io dico, ‘quanto in alto?’ Voglio dire, ha iniziato tutta la mia carriera.”

Orlando BloomOrlando Bloom ha continuato dicendo che ha parlato con Serkis del prossimo progetto, e il regista gli ha detto che l’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata, presumibilmente per far sembrare più giovani i personaggi che tornano. “Non so davvero cosa [stanno pianificando]. Ho parlato con Andy [Serkis] e ha detto che stavano pensando a come fare le cose. Ho pensato, ‘Come potrebbe funzionare?’ E lui ha risposto, ‘Beh, l’intelligenza artificiale!’ e io ho risposto, ‘Oh, OK!’ È stato un periodo piuttosto magico della mia vita, ed è una di quelle cose in cui non c’è un lato negativo.”

La pratica del de-aging è stata già usata diverse volte, tuttavia non è che l’effetto sia sempre ideale. Questa pratica è altamente disapprovata e sempre più persone ne parlano mentre certi alti vertici del settore tentano di influenzare l’opinione pubblica. Non siamo sicuri di quanto Serkis fosse serio, ma sembra proprio che usare l’IA per The Hunt for Gollum sia qualcosa che sta prendendo in considerazione.

Quando si svolgerà Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum?

Il mondo costruito da Tolkien ne Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo. “Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che vogliamo coinvolgere“.

Dato che Gollum incontra la sua fine tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi iconici come Aragorn, Boromir, Gandalf e Legolas potrebbero tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn nella trilogia originale, si è detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.

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Orlando Bloom “Le nuove generazioni non sono più disposte ad accettare abusi”

Nella cornice della rassegna per ragazzi di Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma, è arrivato Orlando Bloom, per presentare il suo film Romans e partecipare ad una Masterclass con i ragazzi.

Disponibile e sorridente, Orlando Bloom in conferenza stampa è stato interrogato sui difficili temi del suo film, diretto da Paul e Ludwig Shammasian, ovvero le ripercussioni su un uomo adulto dopo aver subito abusi sessuali da bambino da parte di un prete.

“Ho letto la sceneggiatura di Romans e sono stato subito rapito dalla scrittura” ci ha raccontato Orlando Bloom,“Gli attori dicono sempre che capiscono quando un film fa per loro dalla prima pagina e in questo caso è stato così per me. Ho voluto parlare subito con Geoff Thompson e ho capito che questo testo nasceva da una sua esperienza di abuso sessuale e da subito ci sono entrato in sintonia. Ho capito subito che questo personaggio poteva essere una bella sfida per me e mi avrebbe potuto dare respiro, che è una cosa che io cerco sempre nei ruoli.”

foto di Aurora Leone

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Dopo i suoi ruoli più famosi e decisamente più leggeri, come la saga de Il Signore degli Anelli e I Pirati dei Caraibi, Bloom ha preso molto seriamente questa sfida e la responsabilità di una storia del genere: “Il personaggio di Malky porta dentro di se tanto tormento interiore da quando ha subito l’abuso da piccolo e molti sopravvissuti parlano di questo dolore che devono affrontare ogni giorno. Penso sia impossibile per le vittime andare avanti e affrontare la vita quotidiana senza un supporto e senza la possibilità di aver dato espressione a quello che si portano dentro, quindi come attore ho sentito la responsabilità di dover rendere giustizia al personaggio, alla storia e fare in modo che questo film possa essergli di aiuto”.

In Romans si sottolinea come i predatori e pedofili si nascondino anche nelle figure più impensate e vicine nella comunità, come pensa si possano proteggere i bambini oggi da minacce simili?

“Lavoro con l’UNICEF da oltre dieci anni ed è sempre stata un esperienza magnifica e ho capito che l’educazione è la cosa più importante per capire anche quanto impatto possano avere esperienze traumatiche del genere sui bambini. I bambini sono i più vulnerabile ed è decisamente difficile affrontare questo argomento. Mio figlio ha 6 anni e tra di noi, anche con la mamma (la modella Miranda Kerr ndr.), c’è una comunicazione aperta e cerchiamo di parlare di tutto quello che lui vive e sperimenta. Penso che attraverso il contatto, la parola, ognuno può diventare consapevole e pronto ad accogliere eventuali segnali. Questa è la responsabilità di un genitore: essere sempre vigile. Spero che questo film possa aprire gli occhi su quale sia il danno e le conseguenze sulla salute mentale di questo tipo di abuso ed è un tema che va affrontato con estrema serietà, perché è una tema che deve essere corretto.”

“Una donna su due e un uomo su cinque hanno subito violenze: avevamo queste statistiche alla mano mentre giravamo il film. Quello che a me ha colpito è stato il coraggio dello sceneggiatore che si è aperto e in modo molto sincero ha raccontato la sua verità: credo e spero che questo film possa dare a gli uomini, in particolare perché a loro si parla nel film, la sensazione che esista un porto sicuro e che non si sentano soli nella loro esperienza” commenta Orlando Bloom sulle violenze, non solo sui minori ma anche riguardo a quelle in prima pagina tutti i giorni negli ultimi giorni, “Quando si parla di abuso di potere, di un individuo su un altro è qualcosa di veramente terribile e penso sia qualcosa che la società non è più disposta ad accettare. C’è questa nuova generazione, in particolare di donne, che si sta facendo valere per far rispettare i loro diritti e sta facendo sentire la propria voce. Ed era ora!” 

Infine Orlando Bloom ci ha svelato qualcosa di più sul suo prossimo ruolo nella serie Tv fantasy-noir di Amazon, Carnival Row, dove sarà un ispettore di polizia a fianco di Cara Delevigne: “Io rispondo sempre alla voglia di interpretare un personaggio che offra delle idee e delle nuove possibilità. Siccome il pubblico ha grande interesse in questa ‘nuova televisione’, che è molto diversa rispetto a quella che si faceva nel passato, ci ho provato e ho trovato un mondo molto affascinante che non avevo mai visto prima. E questo personaggio mi permette di ampliare la mia gamma, di estendermi e quindi sono molto felice di far parte di questo progetto”.

 

Orizzonti, Venezia 78: Isabelle Huppert presenta Les Promesses

Orizzonti, Venezia 78: Isabelle Huppert presenta Les Promesses

Oggi al via anche Orizzonti sezione parallela di Venezia 78 con il film Les Promesses diretto da che vede protagonisti Isabelle Huppert, Reda Kateb, Naidra Ayadi, Jean-Paul Bordes, Mustapha Abourachid, Soufiane Guerrab, Hervé Pierre, Laurent Poitrenaux, Walid Afkir.

La trama

Ne Les Promesses, Clémence, impavida sindaca di una città vicino a Parigi, sta completando l’ultimo mandato della sua carriera politica. Insieme al suo fedele braccio destro Yazid, ha combattuto a lungo per questa città afflitta da povertà, disoccupazione e padroni di topaie privi di scrupoli. Tuttavia, quando le viene offerta la prospettiva di diventare ministro, la sua ambizione prende il sopravvento, facendo vacillare la devozione e l’impegno nei confronti dei suoi cittadini. Riusciranno la sua integrità politica e le sue promesse elettorali a sopravvivere a questa nuova ambizione?

COMMENTO DEL REGISTA su Les Promesses

Ho cominciato a pensare a questa storia alcuni anni fa, dopo le elezioni francesi. Volevo fare un film che mettesse in discussione la possibilità del coraggio politico. Fortunatamente, dopo che ho iniziato a scrivere la sceneggiatura insieme a Jean-Baptiste Delafon, qualcosa di più sfumato e meno teorico ha cominciato rapidamente a emergere… Le promesse sono la moneta della politica. Che si concretizzino in un posto di lavoro, un sussidio, un’alleanza, le promesse sono ciò che i protagonisti si scambiano in tutto il film.

Orion e il Buio: recensione del film scritto da Charlie Kaufman

Orion e il Buio: recensione del film scritto da Charlie Kaufman

Chi non ha mai avuto paura del buio? Di certo non Orion, il giovane protagonista del nuovo film della DreamWorks Animation distribuito da Netflix dal titolo Orion e il Buio, diretto dall’esordiente Sean Charmatz. Questo timido e impacciato bambino, infatti, non perde tempo e ci rende subito partecipi di tutte le paure che lo attanagliano, praticamente rendendogli impossibile il condurre una normale esistenza. Il film è dunque un viaggio di un’ora e mezza nella sua interiorità, nella sua mente, e la cosa non dovrebbe sorprendere considerando lo sceneggiatore d’eccezione del film: il premio Oscar Charlie Kaufman. L’autore di Essere John Malkovich ed Eternal Sunshine of the Spotless Mind adatta l’omonimo libro illustrato di Emma Yarlett apportandovi infatti tutte le proprie peculiarità e i propri interessi tematici.

Kaufman concentra dunque sull’esplorazione delle paure che affliggono Orion, espandendo il racconto di Yarlett con un’operazione simile a quella compiuta dall’amico Spike Jonze con il suo film del 2009 Nel paese delle creature selvagge. In entrambi i casi, infatti, a partire da un racconto per immagini di poche pagine e parole si costruisce un intreccio narrativo maggiormente elaborato – necessario a giustificare e sorreggere un lungometraggio – che nel caso di Kaufman sfocia in un’opera cervellotica composta da più “livelli” di realtà, che sta però ben attenta a far sì che questa sua natura non oscuri, così come il Buio fa con la Terra, le emozioni che vuole suscitare.

La trama di Orion e il Buio

Protagonista di questo racconto è Orion, il quale sembra proprio un normale studente delle scuole elementari: timido, modesto e con una cotta segreta. Ma sotto questo aspetto all’apparenza ordinario, Orion è sopraffatto dall’ansia adolescenziale, terrorizzato in modo irrazionale da api, cani, onde radio dei cellulari, clown assassini nelle fognature, dall’oceano e dal timore di cadere da un grattacielo. Tra tutte le sue fobie, quella che teme di più è quella a cui si trova davanti ogni sera: il Buio. Una notte, proprio quest’ultimo si materializza e lo porta con sé in un folle viaggio per dimostrargli che la notte non è poi così terrificante. Nel corso di questa avventura, Orion imparerà ad accettare l’ignoto e ad impedire alla paura di controllare la sua esistenza.

Orion e il Buio recensione Netflix

Un racconto generazionale

Questo viaggio immaginato da Yarlett per Orion e il Buio suona un po’ come una favola della buonanotte, di quelle che hanno l’obiettivo di rendere meno spaventoso ciò che ci terrorizza imparando a conoscerlo. Deve averlo pensato anche Kaufman, che ha infatti scelto di arricchire il racconto costruendolo proprio come fosse una storia raccontata per aiutare chi di relazionarsi con il buio (e tutto ciò che l’oscurità rappresenta) proprio non ne vuol sapere. Se allora nel corso della visione si noteranno incongruenze, forzature, improvvise evoluzioni tra i personaggi a fronte di motivazioni poco valide, non bisogna preoccuparsi: Kaufman non tarda a svelare che si tratta di elementi voluti e necessari a riprodurre quel senso di racconto improvvisato e non ponderato che si recita in queste occasioni.

L’importante è che il messaggio e i suoi annessi valori vengano trasmessi, con un tono e una forma adeguati all’età del bambino di turno che ascolta la favola. Ma raccontare tutto ciò per lo sceneggiatore che sul viaggio nella mente umana ha costruito la propria intera carriera, significa proporre un continuo alternarsi tra immaginazione e realtà attraverso incastri tutt’altro che prevedibili, fino a compiere importanti salti temporali per fare di questa favola della buonanotte una questione generazionale. Le paure non vengono infatti mai del tutto sconfitte e spesso si tramandano proprio di generazione in generazione. Consapevole di ciò, a Kaufman sembra infatti anche interessare anche il modo in cui questi racconti evolvono di conseguenza nel tempo, adattandosi alla sensibilità e alle conoscenze di chi li ascolta.

Orion e il Buio recensione Charlie Kaufman

Orion e il Buio: un film d’autore per tutta la famiglia

L’aver introdotto tutti questi elementi non ha però allontanato lo sceneggiatore dalla consapevolezza di dover realizzare un film per tutta la famiglia, con un occhio di riguardo ai più piccoli. Si discosta dunque dai toni cupi e dalle forti sovrastrutture di lavori come Sinecdoche, New York e Sto pensando di finirla qui, per mantenersi ad un livello più adatto al target di riferimento, ovviamente senza annullare del tutto la propria presenza nel progetto. Ed è così che lentamente Orion e il Buio si svela essere un film sul potere della narrazione e dell’immaginazione, sulla necessità di non eliminare le proprie paure ma anzi di comprenderle e imparare a conviverci, essendo proprio i contrasti a rendere la vita straordinaria.

Un messaggio che viene trasmesso attraverso un racconto appassionante ed emozionante, caratterizzato da animazioni non innovative ma comunque affascinanti, con personaggi a cui ci si affeziona facilmente e che in base all’età dello spettatore che guarda il film ha da offrire molteplici sfumature. Orion e il Buio non va infatti sbrigativamente classificato come “un film per bambini”. Proprio come quel già citato Nel paese delle creature selvagge, anche in questo caso si ha a che fare con un’opera che intende esplorare le paure dei più piccoli (e non solo) ma senza mai ricorre ad inutili infantilismi. Firmando una sceneggiatura ben più complessa di quel che potrebbe sembrare, Kaufman ricorre dunque al linguaggio della favola per raccontare un sentimento universale come la paura e le meravigliose possibilità a cui ci si può aprire se la si affronta.

Orion and the Dark: prime foto del film d’animazione Dreamworks targato Netflix

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Netflix e DreamWorks Animation hanno annunciato ufficialmente la loro ultima collaborazione sotto forma di un nuovissimo film d’animazione intitolato Orion and the Dark, che proviene dal premio Oscar Charlie Kaufman. Il fantasy di formazione sarà disponibile per lo streaming nel 2024, con Jacob Tremblay e Paul Walter Hauser che firmeranno per prestare le loro voci ai rispettivi personaggi di Orion e Dark nella versione originale.

Inoltre, lo streamer ha anche rivelato le prime foto del film in uscita, offrendo ai fan un assaggio del duo titolare.

La trama del film

Orion assomiglia molto al tuo bambino medio delle elementari: timido, senza pretese, che nutre una cotta segreta. Ma sotto il suo aspetto apparentemente normale, Orion è una palla di ansia adolescenziale, completamente consumata da paure irrazionali di api, cani, oceano, onde del cellulare, clown assassini e persino caduta da una scogliera. Ma di tutte le sue paure, la cosa di cui ha più paura è ciò che affronta ogni notte: il buio. Quindi, quando l’incarnazione letterale della sua peggiore paura fa visita, Dark porta Orion in giro per il mondo sulle montagne russe per dimostrare che non c’è nulla di cui aver paura durante la notte. Man mano che l’improbabile coppia si avvicina, Orion deve decidere se può imparare ad accettare l’ignoto, smettere di lasciare che la paura controlli la sua vita e abbracciare finalmente la gioia di vivere.

Orion and the Dark, è diretto da Sean Charmatz (Trolls World Tour) da una sceneggiatura scritta dallo sceneggiatore di Eternal Sunshine of the Spotless Mind Charlie Kaufman. Quest’ultimo ha già lavorato con Netflix per il suo film da regista I’m Thinking of Ending Things nel 2020. La storia è basata sul romanzo di Emma Yarlett.

Originali Disney: come finiscono le storie su cui si basano i film

Tutti sappiamo che mamma Disney, per raccontare le sue fiabe, in particolare quelle classiche delle principesse, ha sempre attinto dalla grande letteratura mondiale, edulcorando i dettagli meno adatti ai più piccoli e regalando al mondo tante storie indimenticabili. Ma come finiscono queste storie sul serio? Ecco alcuni esempi davvero inquietanti:

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disney-Se è abbastanza nota la fine della Sirenetta di Hans Christian Andersen, meno nota, o almeno conosciuta solo ai lettori di Notre Dame de Paris, è la tristissima ma anche romantica fine della storia originale di Quasimodo e Esmeralda. E che dire de La Bella Addormentata nel Bosco? Gianbattista Basile ha certamente messo la sua cifra distintiva sul racconto, ma la Disney ha fatto un ottimo lavoro di “ripulitura”.

Origin: recensione del film di Ava DuVernay #Venezia80

Origin: recensione del film di Ava DuVernay #Venezia80

Scritto e diretto dalla candidata all’Oscar Ava DuVernay, Origin si ispira alla straordinaria vita e al lavoro della scrittrice premio Pulitzer Isabel Wilkerson (Aunjanue Ellis-Taylor), mentre scrive il suo libro Caste: The Origin of Our Discontents. Alle prese con un’immane tragedia personale, Isabel intraprende un percorso di indagine e scoperta globale. Nonostante la portata colossale del suo progetto, trova la bellezza e il coraggio di scrivere uno dei libri americani più importanti del nostro tempo. DuVernay racconta in modo emozionante la sua storia dal forte simbolismo non solo metaforico – che scoppia nel suo finale – ma anche nel concreto.

La premessa iniziale presenta l’omicidio di Trayvon Martin come parte integrante di un pensiero che la stessa regista insieme a Wilkerson hanno portato avanti per il lungometraggio. Quella è davvero la voce dell’assassino di Martin che chiama il 911. Si tratta di una registrazione, usata all’inizio del film, di George Zimmerman prima che sparasse e uccidesse il ragazzo, un adolescente che tornava a casa da un minimarket in Florida nel 2012. A Martin, infatti, è dedicata la prima inquadratura di Origin e anche la chiusura.

Origin, la trama

Cosa succede quando non ti uniformi al sistema? Il lungometraggio di Ava DuVernay torna più volte sull’argomento e vuole andare oltre alla semplice risposta: “Bisogna comportarsi in modo da non mettersi in pericolo”. Nelle sue due ore di storia tra perdite e lutti, l’intento di Isabel è quello di scoprire l’origine di un mondo che fa delle diversità un nemico da combattere. In alcuni tratti, soprattutto sul finale molto didascalico, la ricerca di Wilkerson durante la stesura del suo romanzo cerca una connessione tra nazismo, schiavitù e sistema delle caste. Così come in Mangia, Prega, Ama, Isabel intraprende questo viaggio mentre la sua vita privata si sgretola in mille pezzi.

Un viaggio dove passato e presente si accavallano, mentre Isabel affronta momenti belli ma anche difficili. Si parte dalla Germania e dalle trascrizioni di alcuni incontri di soldati delle SS per cercare una connessione tra i regimi totalitari. In una scena del film che si svolge in Germania, Isabel ha un confronto con una amica ebrea, una conversazione per cercare una connessione tra le forse di razzismo che diventa una gara a chi ha sofferto di più. Gli ebrei sono stati perseguitati, gli schiavi venduti come oggetti. Un botta e risposta che poi trova la sua conclusione: è vero, in modo totalmente diverso, questi due momenti storici hanno la loro connessione. Il regime totalitario si è ispirato alle leggi di Jim Grow per collegarle all’Olocausto. A queste immagini vengono anche contrapposti frammenti di storie reali come per esempio la storia d’amore tra August e Irma, un membro tedesco del Partito Nazista e una donna ebrea.

La deferenza

Ci spostiamo poi in America, cercando ancora informazioni per il libro da scrivere. Siamo a metà film e la ricerca inizia a dare i suoi frutti per la stesura del romanzo. Torna allora il tema della schiavitù ma questa volta tramite la lente di Ava DuVernay e Isabel Wilkerson viene introdotto il tema della deferenza, la condiscendenza rispettosa nei confronti dell’altrui volontà. Vediamo il mondo con due lenti diverse: un poliziotto che fa la ronda nel quartiere popolato da soli bianchi è un amico, una autorità che protegge. Ma subito dopo vediamo la stessa scena con occhi diversi, cambiamo quartiere e mentre dei ragazzi afroamericani giocano a pallone la stessa ronda diventa più oscura, lo sguardo del poliziotto si acciglia come se fiutasse il pericolo.

Arriviamo alla parte finale di questo viaggio, dove tutto è iniziato: in India. Il razzismo non è un problema di razza ma di caste esclusive. Un road movie che viene tirato avanti da due filoni: da una parte la stesura del libro che serve allo stesso modo a Isabel per incanalare il dolore per la perdita delle persone a lei care e riuscire ad affrontarlo. Non esiste arma migliore, non voltare le spalle al dolore ma prenderlo di petto.

“Un mondo senza caste renderebbe tutti liberi”.

Origin, Ava DuVernay: “Ho lavorato a stretto contatto con Isabel Wilkerson”

Presentato in Concorso a Venezia 80, Origin di Ava DuVernay racconta in modo emozionante la storia di Isabel Wilkerson. La scrittrice vinse un Pulitzer per il reportage individuale per il suo lavoro sulle inondazioni del Midwest e su un bambino di 10 anni che si prende cura dei suoi fratelli. Durante la presentazione ha parlato della genesi di questo progetto: “Ho letto il libro e sono rimasta affascinata da tutto quello che Isabel Wilkerson ha messo al suo interno. L’ho letto tre volte per capirlo realmente e già alla seconda lettura ho iniziato a vedere lei, la donna che lo ha costruito. Ho iniziato a pensare alla storia cercado di adattarla nel modo in cui lui l’ha vissuta e traumatizzata. Tutto quello che riguarda la sua storia che non è presente nel libro me l’ha raccontato lei di persona. Abbiamo parlato per un anno, ci sono stati così tanti incontri e si è aperta molto con me è stata generosa”.

Ava DuVernay è la prima donna afroamericana ad arrivare in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia: “Ai registi neri viene detto che le persone che amano i film in altre parti del mondo non si interessano alle nostre storie e non si interessano ai nostri film. Questo è qualcosa che ci viene detto spesso: non potete partecipare ai festival internazionali, non verrà nessuno“, ha detto DuVernay. “La gente non verrà alle conferenze stampa, non verrà alle proiezioni. Non saranno interessati a vendere i biglietti. Potreste anche non entrare in questo festival, non fate domanda. Non so dirvi quante volte mi hanno detto: “Non fare domanda a Venezia, non entrerai. Non succederà”. E quest’anno è successo qualcosa che non era mai accaduto in otto decenni: una donna afroamericana in concorso. Quindi ora questa è una porta aperta che confido e spero che il festival mantenga aperta“.

Il cast di Origin

Oltre a Ellis-Taylor e Bernthal, Origin è interpretato anche da Niecy Nash-Betts, Vera Farmiga, Audra McDonald, Nick Offerman, Blair Underwood, Connie Nielsen, Emily Yancy, Jasmine Cephas-Jones, Finn Wittock, Victoria Pedretti, Isha Blaaker e Myles Frost.La collisione tra gli attori e protagonisti del mondo reale è interessante perché è stata una esperienza lavorare con persone realmente esistite: la bibliotecaria a Berlino per esempio. Non credo che avremmo avuto il cast che abbiamo avuto se fosse rimasto nel sistema degli studios“, ha detto DuVernay. “Il sistema degli studios è un luogo in cui ho lavorato e realizzato progetti di cui sono orgogliosa, ma c’è davvero un aspetto di controllo su chi interpreta cosa. E c’è l’idea di chi fa soldi, di chi attira l’attenzione e a volte questo è in contrasto con chi potrebbe essere la persona migliore per la parte. Aunjanue Ellis-Taylor era la persona migliore per questa parte“.

Origin of Species: un cast stellare per il nuovo film di Ron Howard!

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È stato svelato il cast di attori del nuovo film di Ron Howard, dal titolo Origin of Species. A recitare in esso saranno la candidata all’Oscar Ana De Armas (No Time To Die), il candidata all’Oscar Jude Law (Sherlock Holmes), il candidato al Golden Globe Daniel Brühl (Rush) e la vincitrice dell’Oscar Alicia Vikander (Tomb Raider). I quattro interpreti sarebbero infatti nelle ultime fasi di trattative per unirsi al film, che potrà dunque contare su volti estremamente popolari in vista della sua realizzazione e successiva distribuzione.

Scritto da Noah Pink, già sceneggiatore di Tetris, il film sembra essere basato su due diversi resoconti della stessa storia vera e viene descritto come “un racconto cupamente comico di omicidio e sopravvivenza, ambientato attorno a un gruppo di personaggi eclettici che abbandonano la civiltà per le Galapagos. Stanno tutti cercando la risposta a quella domanda sempre pressante che ci affligge tutti: qual è il senso della vita.” Da questa breve e vaga sinossi sembra dunque che il nuovo progetto di Howard si muoverà su più generi o più probabilmente sui toni della commedia nera.

Per il momento questo è tutto quello che sappiamo su Origin of Species, che avrà come produttori Brian Grazer e Karen Lunder di Imagine. Tale cast basta però per far già diventare il progetto un titolo particolarmente atteso e dal grande potenziale. Howard, premio Oscar per A beautiful mind, ha dunque trovato il suo nuovo progetto da regista, reduce dalla calorosa accoglienza di Tredici vite, il suo film del 2022 basato sulla storia reale dell’incidente di Tham Luang. Si attendono ora ulteriori notizie su Origin of Species, che verrà presentato al mercato dei film di Cannes.

Fonte: Deadline

Orgoglio, Pregiudizio e Zombie ha una data d’uscita

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Orgoglio, Pregiudizio e Zombie ha una data d’uscita

Screen Gems ha fissato e ufficializzato la data di uscita di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, adattamento dell’omonimo romanzo d’ispirazione austeniana. Il film che rivisita il capolavoro di Jane Austen uscirà nei cinema degli Stati Uniti il 19 febbraio 2016.

Nel cast del film ci saranno Lily James come Elizabeth, Bella Heathcote come Jane, Ellie Bamber come Lydia, Millie Brady come Mary e Suki Waterhouse come Kitty, con Sam Riley come Mr. Darcy, Jack Huston come Wickham e Matt Smith come Mr. Collins.

Orgoglio e pregiudizio e zombie si baserà su una sceneggiatura scritta da Burr Steers e David O. Russell, mentre produttori saranno Natalie Portman, Marc Butan, Sean McKittrick, Brian Oliver, Annette Savitch, Allison Shearmur e Tyler Thompson.

orgoglio-pregiudizio-e-zombieTrama: Il romanzo segue la trama originale di Orgoglio e pregiudizio, ma tutta la vicenda si svolge in un universo alternativo in cui l’Inghilterra di inizio Ottocento è infestata da zombie assassini.

Elizabeth Bennet e le sue quattro sorelle vivono in una casa in campagna con i loro genitori. Mr. Bennet ha cresciuto le figlie insegnando loro varie arti marziali e l’utilizzo di diverse armi, in modo tale che siano perfettamente in grado di difendersi dai non-morti; nel frattempo, Mrs. Bennet impiega il suo tempo cercando di maritare le sue ragazze con i migliori partiti della zona. Quando il facoltoso e single Mr. Bingley acquista una casa nelle vicinanze, Mrs. Bennet fa in modo che le figlie lo incontrino a un ballo. Durante il ballo le sorelle Bennet devono sgominare un gruppo di zombie arrivati sul posto, ma trovano anche il tempo di dedicarsi alle questioni di cuore: infatti Jane (la più vecchia delle quattro sorelle Bennet) viene apertamente corteggiata da Mr. Bingley, mentre Elizabeth s’infatua di Fitzwilliam Darcy, un caro amico dello stesso Mr. Bingley.

Fonte: CS

Orgoglio e Pregiudizio: svelata la prima foto del nuovo adattamento Netflix

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Netflix ha svelato un’anteprima della sua prossima miniserie Orgoglio e Pregiudizio e ha rivelato il cast di supporto, mentre la produzione inizia nel Regno Unito.

Si uniscono all’adattamento di Jane Austen Rufus Sewell (“The Diplomat”) nel ruolo di Mr. Bennet, Freya Mavor (“Industry”) in quello di Jane Bennet, Jamie Demetriou (“Stath Lets Flats”) in quello di Mr. Collins, Daryl McCormack (“Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery”) in quello di Mr. Bingley, Louis Partridge (“House of Guinness”) in quello di Mr. Wickham, Rhea Norwood (“Heartstopper”) in quello di Lydia Bennet, Siena Kelly (“Black Mirror”) in quello di Caroline Bingley e Fiona Shaw (“Killing Eve”) in quello di Lady Catherine de Bourg. Hopey Parish e Hollie Avery fanno il loro debutto rispettivamente nei ruoli di Mary Bennet e Kitty Bennet.

Tra gli altri nuovi membri del cast figurano Anjana Vasan (“We Are Lady Parts”), Sebastian Armesto (“Gangs of London”), Rosie Cavaliero (“KAOS”), Saffron Coomber (“Three Little Birds and Die Zweiflers”), James Dryden (“Deadpool”), Justin Edwards (“The Thick Of It”), James Northcote (“The Last Kingdom”), Eloise Webb (“La regina degli scacchi”) e Isabella Sermon (“Jurassic World: Il regno distrutto”).

La prima immagine di Orgoglio e Pregiudizio di Netflix

Credits LUDOVIC ROBERT – Netflix

Si uniscono ai membri del cast già annunciati Emma Corrin (“Nosferatu”), Jack Lowden (“Slow Horses”) e Olivia Colman (“The Crown”), che interpretano rispettivamente Elizabeth Bennet, Mr. Darcy e Mrs. Bennet in Orgoglio e pregiudizio.

La miniserie in sei parti promette un fedele adattamento dell’immortale romanzo di Austen del 1813, diretto da Euros Lyn, regista di Heartstopper, e sceneggiato da Dolly Alderton.

“Una volta ogni generazione, un gruppo di persone ha la possibilità di raccontare questa meravigliosa storia e mi sento molto fortunata di poterne far parte”, ha dichiarato Alderton in una nota. “Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen è il modello per la commedia romantica: è stato un piacere approfondirne le pagine per trovare modi familiari e innovativi di dare vita a questo amato libro”.