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House of the Dragon 2×06: recensione dell’episodio “Il popolo”

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House of the Dragon 2×06: recensione dell’episodio “Il popolo”

ATTENZIONE – seguono spoiler sull’episodio

House of the Dragon 2×06 dal titolo “Il popolo”

Dopo l’esplosione della guerra in Il drago rosso e il drago dorato, i Neri e i Verdi fanno i conti con le rispettive debolezze: così House of the Dragon 2×06, dal titolo “Il popolo”, si confronta con i due grandi problemi che hanno le fazioni in gioco.

Aemond, Reggente astuto e spietato

L’episodio comincia a chiarire in maniera inequivocabile qual è la debolezza dei Verdi: il Re è moribondo e al suo posto governa il Principe Reggente, un Aemond spietato e arrabbiato, che vuole distruggere non solo gli avversari, ma anche il suo stesso fratello. È profondissimo il suo risentimento nei confronti del mondo e ora che ha il potere, non esiterà a esercitarlo, cominciando con l’estromettere sua madre, la Regina Vedova, dal Concilio Ristretto. Per Alicent questo significa perdere non tanto il posto di potere quanto una posizione privilegiata per esercitare quella temperanza di cui mancano tanto i suoi figli quanto tutti gli altri uomini di potere con cui si confronta.

Il piano di Rhaenyra

Dalla parte dei Neri, invece, la debolezza più grande è la scarsità di mezzi da guerra. Come raccontato in Reggente, Rhaenyra ha i draghi ma non i cavalieri, è isolata dalla terraferma come conseguenza della battaglia di Riposo del Corvo, e non ha esercito. Dalla sua però vede finalmente schierarsi Lord Corlys Velaryon che assume il ruolo di Primo Cavaliere.

Questa investitura avrà implicazioni interessanti alla luce del fatto che effettivamente Lord Corlys ha dalla sua molte più mani vincenti per Rhaenyra di quelle che lui stesso pensa. Forte di questa rinnovata alleanza, Rhaenyra espone la sua idea dei Semi di Drago: trovare tutti i discendenti di sangue Valyriano per provare a farli legare ai draghi senza cavaliere che circondano Roccia di Drago. Il primo prescelto è il nobile Ser Steffon, Cappa Bianca di lontana discendenza Targaryen. Tuttavia il piano fallisce, a spese di Steffon stesso, che muore carbonizzato dalle fiamme di Seasmoke, e anche se Rhaenyra è sconvolta perché il suo piano ha causato la morte di un fedele soldato, è chiaro che la narrazione sostiene la sua teoria dei discendenti di Valyria, dal momento che il resto dell’episodio si sofferma proprio su di loro, i “Semi di Drago” conosciuti, che poi diventeranno (lo sa bene chi ha letto Fuoco e Sangue) cavalieri di draghi dalla parte dei Neri.

I Semi di Drago

La puntata di House of the Dragon 2×06 indugia infatti su Addam di Hull (figlio illegittimo di Lord Corlys), Hugh Hammer (figlio illegittimo di un Targaryen) e Ulf il Bianco (forse figlio bastardo di Baelon e quindi fratellastro di Viserys e Daemon). E infatti nel finale dell’episodio vediamo un incontro ravvicinato tra Addam e Seasmoke: il giovane bastardo di Lord Velaryon e il drago di Laenor Velaryon sono effettivamente affini e così i due legheranno, più per scelta della bestia che dell’ignaro cavaliere.

La politica entra in guerra: “Il popolo”

Ma le rivelazioni della puntata non finiscono qui. Uno dei nodi principali è senza dubbio il malcontento che serpeggia ad Approdo del Re, contro Aegon II. Su consiglio dell’abile Mysaria, Rhaenyra decide di approfittare di questa situazione, da una parte mettendo voci in città sulla crudeltà di Aegon, dall’altra inviando segretamente scorte e derrate alimentari al popolo, chiaramente inviate da lei: alla Baia delle Acque Nere arrivano infatti molte piccole imbarcazioni cariche di cibo che sfoggiano lo stemma della Regina: drago Rosso in campo Nero. La relazione di Rhaenyra con quella che sembra diventata la sua più fedele consigliera sembra poi complicarsi e arricchirsi di significato, mentre all’ombra di Harrenhal, Daemon continua a fare i conti con i propri incubi che questa volta prendono la forma del defunto fratello, re Viserys.

House of the Dragon 2×06 mette in campo degli elementi nuovi e interessanti per la serie HBO: innanzitutto l’aspetto politico. È molto interessante il modo in cui il ruolo del popolo (in genere tenuto in secondo piano perché è sempre più interessante raccontare le corti che non le stradine) assume un ruolo fondamentale per la causa di Rhaenyra, la quale, se da un lato impara a usarlo come leva, dall’altro sembra davvero un sovrano interessato al benessere della sua gente.

Daemon e Rhaenyra: guardarsi allo specchio e voler essere l’altro

L’episodio segna anche un punto di svolta per il rapporto tra la Regina Nera e suo marito/zio Daemon. Entrambi rivolgono il loro pensiero all’altro, mettendo a fuoco forse per la prima volta il vero senso della loro relazione. Non si tratta di amore romantico, né di attrazione sessuale, i due sono l’uno lo specchio dell’altra, nella misura in cui entrambi vogliono essere l’altro e sanno che ciò non potrà mai accadere. Rhaenyra ha sempre desiderato essere forte e addestrata alla battaglia, considerata degna del comando, in pratica un uomo. Daemon invece voleva semplicemente essere amato da suo fratello e considerato all’altezza di essere il suo successore, desiderando con ardore di diventare Re. E in questa manifestazione del suo desiderio si nasconde un interessante riferimento di House of the Dragon a Il Trono di Spade.

Nel personaggio di Alys River, che diventa una specie di consigliera per Daemon, ascoltiamo di nuovo la frase secondo cui gli uomini più adatti al comando sono coloro che non lo desiderano, come accadrà a Jon Snow, e come accade anche a Rhaenyra, che in fondo non ha mai desiderato il trono in sé, ma solo il diritto di essere riconosciuta dal padre. E questo, in particolare, rende Daemon il meno adatto a regnare: che sia questo il momento in cui il principe abbandona la sua pretesa al trono e si riconcilia con la sua moglie/nipote e Regina? Ancora una volta Rhaenyra e Daemon affrontano un cammino simile che li spinge a legarsi a personaggi in teoria inferiori ma nei quali loro riconoscono una affinità e una saggezza che il resto del mondo non vede.

C’è un drago nella Valle

House of the Dragon 2×06 si chiude con due misteri legati ai draghi: il primo, effettivamente già risolto, è l’identità del cavaliere di Seasmoke, evento per il quale sarà interessante vedere poi la reazione di Lord Corlys. Il Serpente di Mare dovrà fare i conti con la sua eredità e con i suoi figli illegittimi, mentre sua nipote Rhaena, confinata a Nido dell’Aquila, scopre che nella Valle c’è un altro drago, grande e (ahimè) selvaggio. Chi lo reclamerà?

A soli due episodi dal finale di stagione, House of the Dragon conferma il suo elevatissimo valore produttivo e il suo modo complesso e letterario di narrazione. L’episodio non è testimone di grandi scene d’azione, tuttavia, per chi ama il dramma politico e complottista, la serie continua a rivelarsi uno scrigno di segreti e emozioni.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

House of the Dragon 2×06: qual è la bevanda che Larys Strong impedisce di bere a re Aegon?

ATTENZIONE – l’articolo contiene SPOILER su House of the Dragon 2×06

In House of the Dragon 2×06 (qui la recensione dell’episodio dal titolo “Il popolo”), Lord Larys Strong sottrae una bevanda a Re Aegon II, e c’è una connotazione specifica sulla motivazione del suo gesto. Matthew Needham interpreta Larys Strong nel cast di House of the Dragon, ed è uno dei personaggi più discutibili dell’ensemble in termini di motivazioni. Come Ditocorto o Varys ne Il Trono di Spade, Larys Strong gioca al gioco dell’informazione, apparentemente motivato dai propri fini. Ma con questa scelta nell’episodio 6, sembra che nella sua mente ci sia qualcosa di più della semplice autopromozione.

Dopo essere stato tradito da Aemond Targaryen nella battaglia di Riposo del Corvo, Aegon II è momentaneamente fuori servizio poiché i maestri della Fortezza Rossa lo stanno curando per riportarlo in salute. Aemond Targaryen governa il Concilio Ristretto e i Sette Regni come principe reggente, prendendo decisioni affrettate e imponendo la sua volontà. Aemond ha dimostrato di essere un guerriero per tutta la stagione e, sebbene Aegon avesse una buona dose di impulsività e imprevedibilità, era molto più facile da controllare per gli adulti. Il finale della seconda stagione di House of the Dragon, pone nuovi problemi per i Verdi.

Larys impedisce a Re Aegon di bere il latte di papavero

Il latte di papavero è l’antidolorifico di Westeros

Nell’universo di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, il Latte di Papavero è una pozione usata dai maestri per aiutare a lenire il dolore dei pazienti che hanno subito lesioni. Nella prima stagione di Game of Thrones, Robert Baratheon viene trattato con il Latte di Papavero quando è in fin di vita e soffre per la ferita infertagli dal cinghiale che poi lo avrebbe ucciso. Nella prima stagione di House of the Dragon, Viserys Targaryen assume costantemente Latte di Papavero per aiutarsi a superare il suo dolore, ma durante questo periodo Alicent Hightower governa al suo posto.

Il Latte di Papavero può alleviare il dolore, ma così facendo offusca la mente. Larys Strong nega la pozione a re Aegon perché non vuole che la mente del re venga offuscata. Vuole che Aegon senta il dolore e ritorni al suo stato d’animo naturale il più rapidamente possibile, o almeno il più vicino possibile ad esso dopo le orribili ferite della battaglia.

Larys Strong sta cercando di aiutare re Aegon o di ferirlo in House of the Dragon 2×06?

Larys Strong ha più potere su Aegon che su Aemond, quindi vuole che il re sia sano

In questo momento, Larys Strong sta cercando di aiutare Aegon, ma si tratta di una decisione egoistica. Larys ha molto più controllo quando Aegon è al potere rispetto alla situazione attuale con Aemond come leader, quindi, vuole che il re si riprenda e ritorni al suo posto di potere il prima possibile. In generale, Larys sembra schierarsi con i Verdi perché vede Aegon offrire al regno la massima stabilità potenziale, nella quale probabilmente crede di poter prosperare. Le future stagioni della serie continueranno a esplorare le sue motivazioni.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

X-Men: svelato il perché delle tute nere nei film della Fox

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X-Men: svelato il perché delle tute nere nei film della Fox

X-Men è uscito nel 2000 con recensioni positive e numeri di incassi rispettabili, in un periodo in cui gli studios hollywoodiani erano poco interessati a portare i supereroi sul grande schermo. X-Men 2 fu un successo ancora più grande, ma le cose cominciarono a precipitare con l’uscita di Conflitto finale (da quel momento in poi, ogni buon film fu ampiamente oscurato da quelli cattivi). Tuttavia, per i fan dei fumetti, c’è una cosa che nessuno di loro ha fatto bene: i costumi!

L’intera squadra era vestita con tute di pelle nera prive di personalità che, al di là del logo “X”, ignoravano ampiamente i fumetti. Anche quando i Marvel Studios hanno reso le tute colorate dei supereroi la norma, Apocalypse le ha solo accennate, prima che la Fox tornasse subito agli sforzi blandi di Dark Phoenix, che ha portato a una nuova serie di perplessità tra i fan.

Parlando ieri alla conferenza stampa mondiale di Deadpool & Wolverine, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige – all’epoca produttore associato di X-Men – ha rivelato il vero motivo delle tute di pelle nera. “C’erano dei dirigenti dello studio che sapevano che Matrix era stato un grande successo e che Matrix aveva i cappotti di pelle nera, quindi mettiamo i mutanti in tute di pelle nera”, ha confermato Feige, rispondendo a una domanda.

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Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine in X-Men 2

Quando arriverano gli X-Men nel MCU?

I film dedicati ai mutanti Marvel hanno cominciato la loro corsa cinematografica nel 2000 con il primo film di Bryan Singer, seguito nel 2003 dal secondo capitolo. Nel 2006 è uscito Conflitto finale diretto da Brett Ratner. Nel 2009 è stata inaugurata la trilogia dedicata a Wolverine che ha percorso le sale parallelamente con la tetralogia prequel: del 2009 è X-Men le origini – Wolverine, del 2011 X-Men: L’inizio, del 2013 Wolverine – l’immortale, del 2014 Giorni di un futuro passato, del 2016  Apocalisse, del 2017 Logan: The Wolverine e del 2019 Dark Phoenix.

I due film dedicati a Deadpool, del 2016 e del 2018 sono stati ambientati nello stesso universo della Fox. Ora Deadpool e Wolverine porterà nel MCU i due eroi del titolo, e aprirà ufficialmente la strada ai mutanti Marvel verso l’universo condiviso di Kevin Feige. Ancora non sappiamo quando arriveranno ufficialmente con il film tutto loro che è stato annunciato, ma tra alcuni camei, riferimenti e la recente serie animata X-Men ’97 il loro debutto potrebbe ormai sempre imminente.

LEGGI ANCHE: X-Men: Kevin Feige anticipa i piani dei Marvel Studios per il franchise

The Brave and the Bold: Glen Powell potrebbe interpretare Batman nel film?

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La stella di Glen Powell è decisamente in ascesa dopo le impressionanti interpretazioni in Top Gun: Maverick, Hit Man e Twisters (che è ora nelle sale), e l’attore, molto richiesto, ha ora acceso le speculazioni sulla possibilità che sia in lizza per interpretare Batman. I fan hanno infatti notato che Powell ha recentemente iniziato a seguire su Instagram il co-CEO dei DC Studios James Gunn e il regista di The Brave and The Bold Andy Muschietti, il che ha portato alcuni a chiedersi se potrebbe essere in lizza per vestire i panni del Crociato incappucciato nel prossimo film del DCU.

Potrebbe esserci qualcosa di vero? I fan hanno notato questo genere di cose in passato e le loro teorie sul casting si sono rivelate azzeccate, ma probabilmente è troppo presto perché qualcuno sia effettivamente in lizza per il nuovo Cavaliere Oscuro. Ciò non significa che non ci siano state delle conversazioni, naturalmente, ma se questo ha a che fare con The Brave and The Bold, diremmo che si tratta più di un caso in cui Powell sta sondando il terreno per vedere se c’è interesse.

Nonostante in precedenza avesse dichiarato di non essere particolarmente interessato a interpretare un supereroe, in una recente intervista Powell ha affermato di essere “sempre stato un tipo da Batman”. “Darei un’interpretazione selvaggia di Batman”, ha detto a GQ. “Non sarebbe sicuramente un tono alla Matt Reeves – probabilmente sarebbe più vicino a Keaton”. Non resta a questo punto che attendere per scoprire se l’attore sia davvero in lizza per il ruolo o meno.

Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man - Killer per caso (2023)
Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man – Killer per caso (2023). Foto di Courtesy of Netflix

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Tutto quello che sappiamo su The Brave and the Bold

Parlando l’anno scorso dei piani dei DC Studios per The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi giorni“.

Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“. Alla sceneggiatura, oltre a Muschietti, dovrebbe esserci anche Rodo Sayagues, noto per aver firmato le sceneggiature di La casa, Man in the DarkAlien: Romulus.

Spider-Man 4: Kevin Feige conferma che Jon Watts non tornerà alla regia del film

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Jon Watts era noto solo per aver diretto Clown e Cop Car quando i Marvel Studios e la Sony Pictures lo hanno assunto per dirigere Spider-Man: Homecoming. Comprensibilmente, molti fan avevano delle riserve riguardo a un altro regista “indie” che lavorasse al franchise, in particolare dopo che Marc Webb aveva avuto difficoltà con il franchise di The Amazing Spider-Man. Fortunatamente, il regista ha superato le aspettative e ha realizzato tre grandi successi commerciali e di critica, ma sembra proprio che Spider-Man 4 non sarà parte del suo futuro.

Dopo aver portato a termine con successo Spider-Man: No Way Home nel 2021 (impresa non facile viste le dimensioni del progetto e la pandemia), Watts avrebbe dovuto iniziare a lavorare al reboot di The Fantastic Four dei Marvel Studios. Invece, ha scelto di lasciare il film dopo aver dedicato ben mezzo decennio della sua carriera al MCU. Il fatto che Watts abbia accettato di occuparsi di quel film sembrava suggerire che non avesse mai pianificato di tornare per Spider-Man 4, e da allora si vocifera che diversi nomi siano in corsa per l’ambito lavoro.

Parlando con CinemaBlend, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha ora confermato che Watts non tornerà per il prossimo film da solista del web-slinger. “Amiamo Jon. Jon ha fatto per noi tre dei migliori film di Spider-Man di sempre”, ha detto Feige. “Ora ha molte cose in ballo. Quindi probabilmente cercheremo qualcun altro, proprio perché è impegnato”. Watts ha infatti in programma Wolfs, con George Clooney e Brad Pitt, che uscirà nel corso dell’anno, mentre la serie televisiva di Star Wars, Skeleton Crew arriverà probabilmente prima delle vacanze natalizie.

Spider-Man 4
© Sony Pictures

Cosa sappiamo su Spider-Man 4? 

Oltre a Tom Holland, Zendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ in Spider-Man 4. Si dice che Sydney Sweeney interpreterà Black Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato – che Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Paul Rudd appariranno come Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.

Per quanto riguarda chi potrebbe dirigere Spider-Man 4, sono molti i nomi che circolano in rete. Tra questi, Justin Lin (Fast & Furious), Drew Goddard (The Cabin in the Woods) e, più recentemente, Adil El Arbi e Bilall Fallah di Ms. Marvel e Adam Wingard, regista di Godzilla x Kong: The New Empire.

Per quanto riguarda i dettagli sulla trama, questi sono pochi; l’ultima indiscrezione emersa suggerisce che il piano prevede di mettere Spidey contro gli scagnozzi di Kingpin, tra cui Shocker e lo Scorpione. Sembra che quest’ultimo acquisirà il simbionte Venom introdotto in Spider-Man: No Way Home, per poi far indossare a Peter Parker la tuta aliena nei prossimi film degli Avengers.

Spider-Man 4 non ha ancora una data di uscita confermata.

Blade: Kevin Feige conferma che il film sarà vietato ai minori

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Blade: Kevin Feige conferma che il film sarà vietato ai minori

Da quando Mahershala Ali è salito sul palco del Comic-Con 2019 dei Marvel Studios per rivelare al mondo che avrebbe interpretato Blade nel MCU, le notizie positive sono state davvero poche. Da allora, il progetto è stato sottoposto a diverse riscritture della sceneggiatura e ha visto diversi registi firmare e infine andarsene, insieme ad alcuni membri del cast del film. Tuttavia, in una nuova intervista con BlackTreeTV, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige è sembrato fiducioso che Blade arriverà un giorno sul grande schermo.

Feige ha inoltre confermato che, come i film di Wesley Snipe che l’hanno preceduto, anche Blade del MCU sarà vietato ai minori. Rispondendo a una domanda sulla classificazione del film, Feige ha dichiarato: “Negli ultimi anni, abbiamo cercato di realizzare questo film”. “Penso che la cosa più importante per noi sia non avere fretta e assicurarci di fare il giusto film di ‘Blade’, perché ci sono stati alcuni grandi film di ‘Blade’ anni fa ed erano tutti vietati ai minori. Quindi penso che sia intrinseco, come Deadpool, al personaggio di Blade.

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Mahershala Ali in una scena del film Alita – Angelo della Battaglia

Blade, tutto quello che sappiamo sul film

Del nuovo Blade e si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes. La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo sembra aver messo d’accordo tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello estetico che di carisma.

Il personaggio di Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del film Eternals, quella in cui compare anche l’attore Kit Harington e la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in Blade. Come noto, il film sta però affrontando numerosi problemi produttivi, con Ali che sembra essere stato scontento delle prime versioni della sceneggiatura.

Sarebbe dunque stata attuata una forte fase di riscrittura, che ha però naturalmente portato il progetto a subire ritardi sia sull’inizio delle riprese che sull’uscita in sala, attualmente fissata al 7 novembre 2025. Recentemente, inoltre, Yann Demange ha abbandonato la regia del film, presumibilmente per via di alcuni contrasti con Ali. Blade è dunque ora alla ricerca di un nuovo regista.

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House Of The Dragon 2, episodio 6: la spiegazione del finale

House Of The Dragon 2, episodio 6: la spiegazione del finale

Attenzione SPOILER sull’episodio 6 di House of the Dragon 2

L’episodio 6 di House of the Dragon 2 (qui la recensione dell’episodio dal titolo “Il popolo”), ha lasciato al pubblico moltissime domande e situazioni in sospeso che richiedono una spiegazione. La serie prequel della HBO sta finalmente facendo progressi relativamente alle new entry del cast, dimostrando come personaggi apparentemente minori come Addam e Alyn saranno integrati nella narrativa centrale, mentre il mondo che sta ancora assorbendo le conseguenze della battaglia di Riposo del Corvo. La guerra ha raggiunto il suo culmine in quella cruciale battaglia tra draghi, e i Neri e i Verdi stanno ancora cercando di orientarsi in tutto ciò che è accaduto finora nella Danza.

L’episodio 6 vede Rhaenyra e Jacaerys iniziare la ricerca di nuovi cavalieri per provare a domare i draghi non reclamati su Roccia di Drago. Steffon Darklyn viene orribilmente bruciato vivo mentre cerca di montare Seasmoke, costringendo Rhaenyra ancora una volta a chiedersi se la sua strategia sia quella giusta. Daemon intanto sta ancora impazzendo ad Harrenhal, perdendosi nelle sue visioni mentre rimane nel castello infestato, cercando di radunare un esercito. Nel frattempo, i Verdi sono sotto la nuova gestione del principe reggente Aemond Targaryen, potenzialmente meno gestibile dell’impetuoso re Aegon II.

Chi è il nuovo cavaliere di Seasmoke?

Addam di Hull è il nuovo cavaliere di Seasmoke in Fire & Blood

Il finale dell’episodio mostra Rhaenyra che riceve la notizia che Seasmoke è stato visto volare per le Crownlands con un nuovo cavaliere. La sua intenzione con Steffon Darklyn era quella di far montare il drago che era stato del suo primo marito, Lord Laenor Velaryon, dal suo fidato cavaliere. Trai draghi non reclamati, Seasmoke sembrava più desideroso di trovare un nuovo compagno umano. Quando il progetto fallisce, a spese di Ser Steffon, Rhaenyra non era sicura di riuscire a trovare un nuovo cavaliere di sangue valyriano che potesse legarsi ai draghi. Tuttavia, il solitario Seasmoke sembra trovare il suo cavaliere in Addam di Hull, che è stato introdotto lentamente nel corso della stagione su Driftmark.

Addam di Hull viene visto pescare sulla riva quando sembra essere attaccato da Seasmoke. All’inizio è terrorizzato dall’enorme bestia, ma nei suoi ultimi momenti dell’episodio, sembra rendersi conto che il drago non intende fargli del male, suggerendo che ne possa diventare il cavaliere. Addam diventa il dragoniere di Seasmoke in Fuoco & Sangue, fonte del materiale originale dello show della HBO, il che è appropriato, dato che è il figlio bastardo di Corlys Velaryon. In precedenza, Seasmoke era stato cavalcato dal vero figlio di Lord Corlys, Laenor Velaryon, prima che fosse messo da parte dallo show nella prima stagione.

Perché Rhaenyra e Mysaria si baciano

Mysaria fa appello al desiderio di Rhaenyra di diventare regina

All’elenco dei sorprendenti cambiamenti ai libri di House of the Dragon 2 si aggiunge la “storia d’amore” di Rhaenyra con Mysaria. Nel libro, Mysaria si avvicina a Rhaenyra durante la Danza, sebbene la loro relazione non sia mai descritta come qualcosa di più che strategica e politica. Rhaenyra e Mysaria hanno dimostrato una notevole tensione sessuale all’inizio della stagione, ma questa è la prima volta che sono state fisicamente intime.

Per quanto riguarda Rhaenyra, il suo desiderio per Mysaria sembra essere motivato da un sentimento di potere. Mysaria è l’unica persona nella seconda stagione che le ha parlato come una regina e ha espresso una sincera fiducia in lei, ed è logico che Rhaenyra si rivolga a lei per avere intimità. Ma la motivazione della Regina potrebbe anche risiedere nel suo desiderio di superiorità su Daemon. Per quanto riguarda Mysaria, sembra credere in Rhaenyra e vuole compiacerla, ma anche i suoi sentimenti complessi nei confronti di Daemon potrebbero essere un fattore che ne modifica le scelte.

Daemon si è davvero rivoltato contro Rhaenyra?

La spiegazione delle paure del Re Consorte

A partire dall’episodio 6 di House of the Dragon 2, le parole di Daemon ad Harrenhal sono di tradimento nei confronti di Rhaenyra. Tuttavia, in realtà non si è rivoltato contro di lei nei fatti. Daemon non ha fatto nulla per danneggiare direttamente Rhaenyra, si è solo autodefinito re e ha interrotto la comunicazione con lei per scatenare le sue preoccupazioni. Daemon vuole che Rhaenyra gli chieda di tornare perché vuole sentire che lei ha bisogno di lui. Nel frattempo, Rhaenyra sta facendo del suo meglio per non stare al suo gioco e manda Ser Alfred Broome a delegare al suo posto.

Le azioni di Daemon nella stagione 2 sono in linea con le sue motivazioni per aver rubato l’uovo di drago nella stagione 1. Daemon affronta le sue emozioni comportandosi in modo infantile e cercando di attirare l’attenzione dall’altra parte, sia essa di Viserys o di Rhaenyra. Ma lei non sta al suo gioco e Daemon si sta allontanando sempre di più, anche se è probabile che le sia ancora fedele, poiché nel profondo c’è una parte di Daemon che ha bisogno di lei tanto quanto lui vuole che lei abbia bisogno di lui.

Alys Rivers ha ucciso Grover Tully e la teoria del fantasma è stata smentita

Alys River ha ripulito la situazione di Daemon nelle Riverlands

Grover Tully era l’anziano Lord Supremo delle Terre dei Fiumi e l’unico in grado di radunare i Signori dei Fiumi per unirsi alla causa di Daemon. Nell’episodio 6 di House of the Dragon 2, Ser Simon Strong suggerisce che Alys Rivers abbia cercato di “guarire” Grover Tully, e la reazione di Daemon che implica che Alys abbia sfruttato le sue capacità per porre fine alla vita del vecchio signore. Ciò significa che il nipote di Grover, Ser Oscar Tully, ora è Lord Fondamentale delle Terre dei Fiumi. Daemon vede Oscar come qualcuno che può controllare facilmente, e questo gli offre una nuova speranza nell’assemblare il suo esercito.

Una teoria comune su Alys Rivers suggeriva che in realtà fosse un fantasma o una creazione del subconscio di Daemon, lì per torturarlo. Nell’episodio 6, il fatto che Simon Strong la menzioni dimostra che è una persona reale con alcune abilità magiche e vaghe, che le consentono di ottenere informazioni attraverso visioni. Il suo ruolo nelle visioni di Daemon non è ancora chiaro, ma ora sembra che lo stia aiutando a metterlo sulla strada giusta per riunire le Terre dei Fiumi dalla parte di Rhaenyra.

Spiegazione della visione di Viserys di Daemon

Il conflitto emotivo di Daemon della seconda stagione culmina nell’episodio 6

La visione finale di Daemon ad Harrenhal vede Paddy Considine tornare nei panni di re Viserys Targaryen. La scena ripropone un momento della première della serie, in cui il defunto re dice a Daemon che avrebbe dichiarato Rhaenyra sua erede. Questa decisione è stata presa dopo che Daemon è stato sentito riferirsi al figlio morto di Viserys come “Erede per un giorno“, il che era gravemente offensivo.

La visione mostra il profondo rammarico e la paura di Daemon nei confronti di suo fratello, fungendo da culmine dei conflitti interni di Daemon per questa stagione. La storia della serie di Daemon parla del suo complesso di inferiorità nei confronti di Viserys e di come il suo costante desiderio di potere lo abbia portato a deludere continuamente suo fratello. In questo momento Daemon si rende conto di non aver mai avuto la stoffa per diventare l’erede di suo fratello e di volere in fondo tornare a schierarsi dalla parte di Rhaenyra, allineando così il suo percorso a quello della sua controparte letteraria.

Cosa aspettarsi da House Of The Dragon Stagione 2, episodio 7 (qui il trailer)

I Neri potrebbero ottenere un nuovo cavaliere dei draghi nell’episodio 7

Il momento più importante che il pubblico dovrebbe aspettarsi dal prossimo episodio, il penultimo di stagione, è lo scontro di Rhaenyra con Addam di Hull, che ora cavalca Seasmoke. Clip di questa scena sono state mostrate nei trailer della seconda stagione, e questo potrebbe rivelarsi un momento di speranza per Rhaenyra poiché potenzialmente ottiene un nuovo alleato. Questo incontro avrà un ulteriore sviluppo verso la Semina dei Semi, dove altri discendenti di Valyriani potranno farsi avanti per rivendicare i propri draghi.

Per quanto riguarda Daemon, le sue visioni si stanno concludendo e la morte di Grover significa che può finalmente completare il suo arco narrativo ad Harrenhal e nelle Terre dei Fiumi, riunendo le sue forze per combattere l’avvicinarsi dell’esercito dei Lannister. Per quanto riguarda i Verdi, potrebbero essere trascinati in un conflitto con l’esercito delle Terre dei Fiumi, soprattutto ora che Aemond e Criston Cole stanno iniziando a non essere d’accordo sulla strategia militare da seguire. Gli episodi finali della seconda stagione di House of the Dragon potrebbero vedere un po’ più di azione prima che tutto sia finito.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

The Boys: Karl Urban conferma che la quinta stagione debutterà nel 2026

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Dobbiamo prepararci a una lunga attesa per vedere come si svolgerà la fase 2 del piano diabolico di Homelander e Sister Sage per l’America. L’attore Karl Urban ha confermato che la stagione finale di The Boys non inizierà a essere trasmessa in streaming prima del 2026 in un post sul suo account Instagram. “Lavorare con l’illustre Jeffrey Dean Morgan è stata la parte migliore della mia giornata ogni giorno. Questo è tutto @theboystv per ora gente. Ci vediamo tra … 2 anni (vorrei fosse prima) per la stagione finale su Prime Video”, ha scritto Urban.

Con la conclusione della quarta stagione dello show, The Boys si è definitivamente allontanato dal materiale di partenza (una serie di fumetti Dynamite del 2006 di Garth Ennis e del disegnatore Darick Robertson), il che significa che a questo punto nessuno sa come si concluderà la serie. Per quanto riguarda il motivo per cui si concluderà con la quinta stagione, però, il creatore della serie Erik Kripke ha precedentemente dichiarato: “In parte si tratta di una stupida cosa da sceneggiatori, ma tre e cinque sono i grandi numeri magici per la scrittura”.

The Boys - stagione 4 Butcher
Karl Urban è Butcher nella quarta stagione di The Boys

La trama della quarta stagione di The Boys

Nella quarta stagione, il mondo è sull’orlo del baratro. Victoria Neuman è più vicina che mai allo Studio Ovale e sotto il controllo di Patriota, che sta consolidando il suo potere. Billy Butcher, a cui restano solo pochi mesi di vita, ha perso sia il figlio di Becca sia il suo ruolo di leader dei The Boys. Il resto della squadra è stanco delle sue bugie. La posta in gioco sarà più alta del solito e loro dovranno trovare un modo per collaborare e salvare il mondo, prima che sia troppo tardi.

Il cast di The Boys vede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr, Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron Crovetti. Si uniranno per la quarta stagione anche Susan Heyward, Valorie Curry e Jeffrey Dean Morgan.

The Boys è basata sul fumetto certificato bestseller dal New York Times, creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e showrunner Eric Kripke. Tra gli altri executive producer si annoverano anche Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Pavun Shetty, Phil Sgriccia, Craig Rosenberg, Ken F. Levin, Jason Netter, Paul Grellong, David Reed, Meredith Glynn e Michaela Starr. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Original Film e Point Grey Pictures. E’ disponibile su Prime Video.

House of the Dragon 2: il trailer del settimo e penultimo episodio

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Il trailer dell’episodio 7 di House of the Dragon 2 anticipa gli eventi del penultimo episodio di questa stagione. La morte di Rhaenys e Meleys nella battaglia di Riposo del Corvo segna una grave perdita per i Neri, con la regina Rhaenyra che perde un prezioso membro del suo ristretto consiglio e un drago testato in battaglia.

Durante il finale dell’episodio 5 di House of the Dragon 2, Jace e Rhaenyra escogitano un piano per cambiare le sorti della guerra trovando altri con sangue valyriano per rivendicare i draghi senza cavaliere su Dragonstone, tra cui Vermithor, Ali d’Argento e Seasmoke, e quest’ultimo viene reclamato alla fine dell’episodio sei. Ma da chi?

Ecco il trailer del settimo e penultimo episodio di House of the Dragon 2:

Nel video assistiamo anche a una inedita Alicent che potrebbe tentare un atto disperato pur di salvare i Verdi e il trono, mentre l’agitazione di Daemon si fa sempre più palpabile.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Tutto quello che c’è da sapere su House of the Dragon

Basata sul libro di Martin “Il Trono di Spade“, “Fire & Blood“, “House of the Dragon” segue la dinastia Targaryen nel continente fittizio di Westeros. Si svolge quasi 200 anni prima degli eventi di “Il Trono di Spade” e circa 100 anni dopo che i Targaryen hanno unito i Sette Regni.

Il cast della seconda stagione di “House of the Dragon” comprende Matt Smith, Olivia Cooke, Emma D’Arcy, Eve Best, Steve Toussaint, Fabien Frankel, Ewan Mitchell, Tom Glynn-Carney, Sonoya Mizuno, Rhys Ifans, Harry Collett, Bethany Antonia, Phoebe Campbell, Phia Saban, Jefferson Hall e Matthew Needham.

Le new entry della seconda stagione annunciate in precedenza sono Abubakar Salim nel ruolo di Alyn di Hull, Gayle Rankin nel ruolo di Alys Rivers, Freddie Fox nel ruolo di Ser Gwayne Hightower, Simon Russell Beale nel ruolo di Ser Simon Strong, Clinton Liberty nel ruolo di Addam di Hull, Jamie Kenna nel ruolo di Ser Alfred Broome, Kieran Bew nel ruolo di Hugh, Tom Bennett nel ruolo di Ulf, Tom Taylor nel ruolo di Lord Cregan Stark e Vincent Regan nel ruolo di Ser Rickard Thorne.

La HBO sta attualmente lavorando alla seconda serie prequel di “Game of Thrones“, “Knight of the Seven Kingdoms“, basata sui personaggi di Ser Duncan the Tall e del suo scudiero Egg, presenti nei libri “Tales of Dunk and Egg” scritti da Martin. L’autore ha anche annunciato questa settimana che un nuovo episodio pilota per la serie spinoff, “Ten Thousand Ships” è stato scritto dalla drammaturga premio Pulitzer Eboni Booth, anche se la HBO ha rifiutato di commentare se il progetto fosse in fase di sviluppo.

Deadpool & Wolverine: la conferenza stampa del film MCU

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Deadpool & Wolverine: la conferenza stampa del film MCU

Mettere insieme una “mitologia di riferimento di grande calibro, 85 anni di storia editoriale, 33 film, 12 serie tv” è stata questa la missione di Wendy Jacobson produttrice di Deadpool & Wolverine, il nuovo film MCU che arriva nelle sale il 24 luglio e che vede per la prima volta il Mercenario Chiacchierone e il Mutante Artigliato fare squadra, contro ogni previsione.

Deadpool & Wolverine, una mitologia di 33 film e 12 serie tv

In occasione della conferenza stampa internazionale del film, Ryan Reynolds ha raccontato la genesi del progetto e la ricerca del modo giusto per traghettare il suo Deadpool vietato in casa Disney, dopo la fusione con Fox. Ma il produttore, sceneggiatore e protagonista ha spiegato che il merito non è suo: “Non credo di dovermi prendere il merito, vedere Hugh con il costume giallo interpretare Wolverine accanto a me come Deadpool era uno dei desideri che esprimi a una stella cadente, e il mio pitch alla Marvel era molto diverso, pensavo a un primo atto dal punto di vista di Deadpool, un secondo atto da quello di Wolverine e un terzo atto oggettivo. Ma Kevin Feige ha detto di no. Avevo anche pensato a un pitch in cui Deadpool interrogava il cacciatore che ha ucciso la mamma di Bambi, ma alla Disney me l’hanno bocciato (ride). Il primo pitch era quello, ma poi Hugh ha chiamato ed è stato… lascerò che sia lui a raccontarlo.”

Deadpool & Wolverine multiversoCosa ti ha fatto pensare che saresti tornato nei panni di Wolverine?

“Ero al verde, sai… il teatro (ride). La verità è che quando ho detto che avrei smesso con Logan era vero, lo avevo annunciato prima che il film uscisse. E poi dopo averlo detto, ho visto il primo Deadpool, era il 2016… e dopo 15 minuti dall’inizio del film ho pensato: ‘Ops, forse avrei dovuto guardare prima questo’. Ho visto immediatamente in che modo questi due personaggi potevano funzionare. Volevo che questi due antieroi lavorassero insieme e sapevo che c’era un nuovo film nell’aria. Quando ho avuto l’illuminazione stavo guidando, ho accostato sul ciglio della strada, chiamato Ryan e gli ho detto: ‘Voglio farlo. Ti prego, voglio farlo davvero’. Ricordo anche la data, era il 14 luglio 2024.”

Da quel momento il progetto è quasi venuto su da solo, con Kevin Feige che ha accettato di portare sullo schermo Deadpool & Wolverine insieme e Shawn Levy già assunto come regista e sceneggiatore. “Scrivere un film del genere – spiega Reynolds – non è come scrivere una commedia divertente, devi scrivere un film che funzioni anche emotivamente.”

Alla ricerca del tono giusto per Deadpool & Wolverine

Il segreto, per Shawn Levy, era indovinare il tono giusto per il film: “La nostra Stella Polare era rimanere fedeli ai personaggi, a quello che era giusto per Wade e quello che invece era giusto per Logan, ma veramente la magia di questo film si è sviluppata non solo quando abbiamo messo insieme questi due personaggi ma anche questi due attori. E quello che è stato visto finora è principalmente divertente, ma la verità è che il film parla di amicizia e raggiunge dei posti molto commoventi. Credo che la componente emotiva del film possa essere l’aspetto più insolito. In alcuni casi sembrava davvero di vedere Ryan e Hugh che parlavano tra loro.”

“Considerate che un monologo di questo film contiene più parole di un intero altro film di Wolverine per me.” è intervenuto Hugh Jackman. “E’ stato così rinvigorente interpretarlo di nuovo, per me, e credo che siano stati tutti estremamente bravi a scriverlo, dimostrando grande amore non solo per Wolverine, ma anche per tutti gli altri personaggi.”

Deadpool & Wolverine

Emma Corrin interpreta Cassandra

Emma Corrin, la giovane Diana di The Crown, interpreta Cassandra Nova, la villain della storia: “Presto il volto a una donna che sa bene che cosa vuole, sa essere determinata. Mi colpisce il suo stile, il percorso di trasformazione che abbiamo portato avanti. Ha una sua gestualità, un modo di muoversi, di porsi. Riserverà grandi sorprese. Credo che sia l’eroina della sua stessa storia. Ovviamente non si considera la cattiva, penso che faccia esattamente quello che vuole quando vuole, provandoci gusto. È stato incredibile, soprattutto le protesi alle mani mi hanno permesso di esprimere al meglio i poteri di Cassandra, i quali essendo di natura mentale passano soprattutto attraverso i gesti”.

Ma che cosa ha significato dirigere questi due interpreti per Shawn Levy?

“Avevo diretto Hugh Jackman in Real Steel e Ryan Reynolds in Free Guy, ma qui sono diventati il rosso e il giallo, Deadpool e Wolverine. Mi sono scoperto un fan di quello che incarnavano. Sono stato cineasta e spettatore. Ed è stato divertente impazzire dentro, per il fatto che avevo davanti delle icone, e fuori apparire professionale e autorevole. Raccontare dei personaggi iconici ancorandoli fortemente alla realtà era un’esperienza succulenta.”

E come Levy, gli spettatori di tutto il mondo si avvicinano all’appuntamento con Deadpool & Wolverine con circospezione ma anche con il cuore gonfio di emozione e aspettativa perché sanno che assisteranno a un incontro agognato e auspicato, che sarà certamente epico.

Deadpool & Wolverine arriva al cinema il 24 luglio distribuito da The Walt Disney Company Italia.

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Daemon e Aemond Targaryen: le incredibili somiglianze tra i due in House of the Dragon

House of the Dragon ha costruito Daemon e Aemond Targaryen come due personaggi incredibilmente simili, sollevando la domanda su cosa si stanno sviluppando tutte le loro somiglianze. Interpretati rispettivamente da Matt Smith ed Ewan Mitchell, Daemon e Aemond sono due dei principali artefici della Danza dei Draghi. Finora nella stagione 2, non sarebbe errato affermare che la trama di Aemond è stata la più avvincente, il suo ruolo nel finale dell’episodio 4 lo ha visto salire sul Trono di Spade come principe reggente.

Al contrario, Daemon ha trascorso gran parte del suo tempo in House of the Dragon 2 perseguitato dalle visioni di Harrenhal. La lealtà di Daemon verso Rhaenyra, così come la sua miriade di altre questioni complesse, vengono esplorate attraverso il filtro ultraterreno del castello più antico di Westeros. Anche se Daemon e Aemond non potrebbero avere a che fare con situazioni più diverse al momento, la serie continua a legarli inspiegabilmente insieme.

Daemon e Aemond sono entrambi secondogeniti che vogliono diventare re

I due Targaryen non hanno avuto fortuna con la linea di successione

Uno dei legami più importanti tra Daemon e Aemond riguarda le rispettive rivendicazioni al Trono di Spade. Daemon è il fratello minore del defunto re Viserys, interpretato da Paddy Considine nella prima stagione di House of the Dragon. Gran parte del dramma che si è svolto tra i due fratelli nella prima stagione riguardava il desiderio di Daemon di salire al Trono di Spade. Tuttavia, poiché Daemon è nato come secondo figlio di Baelon il Coraggioso, Viserys è stato votato re di Westeros al Gran Consiglio. Daemon è cresciuto credendo che il trono fosse un suo diritto di nascita, qualcosa che Aemond in qualche modo condivide.

Aemond, come Daemon, è un secondo figlio. Aegon II, Aemond, Dareon e Helaena sono i figli di re Viserys e Alicent Hightower. Essendo il più anziano, Aegon succede al Trono di Spade, dando il via alla Danza dei Draghi e lasciando Aemond come uno dei principi di Westeros. Detto questo, Aemond ha mostrato forte desiderio per la corona, orchestrando persino un modo per diventare principe reggente ferendo Aegon e governando al suo posto.

Daemon e Aemond hanno relazioni familiari complesse

Il desiderio della corona fa sì che Daemon e Aemond abbiano connessioni complicate

Come spesso accade con i Targaryen, i legami familiari sono complicati. Daemon e Aemond non sono diversi, anche se entrambi sembrano avere rapporti particolarmente complessi con il fratello e la madre. Per Daemon, il desiderio di essere re al posto del fratello più mite spesso vedeva i due in contrasto. Raramente andavano d’accordo, con Viserys che non sapeva come gestire il temperamento di Daemon e Daemon in lizza per il potere. Indipendentemente da ciò, i due si amavano, come evidente dal dolore di Daemon per la morte di Viserys e dall’aiuto che gli ha offerto in una delle scene più belle della prima stagione.

La relazione di Aemond e Aegon è simile. I due hanno chiaramente rispetto e amore l’uno per l’altro, eppure Aemond è disposto a indebolire Aegon e potenzialmente anche a ucciderlo pur di salire sul Trono di Spade. Per quanto riguarda i loro legami materni, Aemond desidera un amore che Alicent non ha mai offerto a nessuno dei suoi figli, come evidenziato dalla sua devozione a una prostituta che lo tratta più come un figlio che come un cliente. Per quanto riguarda la relazione di Daemon con sua madre Alyssa, lei morì quando lui era giovane, ma una visione inquietante nella stagione 2 ha portato alla ribalta queste complicazioni.

Daemon e Aemond sono entrambi impegnati a ottenere ciò che desiderano

La dedizione di entrambi i Targaryen nel raggiungere ciò che vogliono è evidente

Per quanto riguarda la personalità, Aemond e Daemon hanno una spinta simile nel realizzare i loro desideri. Aemond lo ha dimostrato con le sue azioni a Riposo del Corvo quando ha ferito Aegon ed è riuscito a diventare principe reggente, anche se resta da vedere per quanto tempo Aegon resterà fuori gioco. Ciononostante, Aemond ha dimostrato di essere disposto a fare tutto il necessario per raggiungere i suoi obiettivi.

Anche Daemon ha questa spinta, come mostrato nella stagione 1. Dall’uccidere la sua prima moglie per assicurarsene una più vicina alla famiglia reale, fino alla proposta di sposare sua nipote per diventare re consorte, Daemon non ha paura di commettere atti moralmente discutibili per promuovere i suoi scopi. La stagione 2 di House of the Dragon continua così, con Daemon che vola via da Rhaenyra e prende il suo castello, incoronandosi re e costruendo il proprio esercito, solo per avere una parvenza del potere che desidera.

Daemon e Aemond sono entrambi molto sicuri di sé

Né Daemon né Aemond si sforzano troppo

I tratti di personalità simili tra Daemon e Aemond si estendono ancora più in profondità, cosa dimostrata dal fatto che entrambi sono personaggi silenziosi, conniventi e intriganti. Daemon e Aemond raramente vengono mostrati eccessivamente rumorosi, arrabbiati o addirittura gioiosi. Invece, tengono sotto controllo le loro emozioni e spesso guardano da bordo campo, osservando tutto ciò che li circonda.

Questo è ciò che rende sia Daemon che Aemond efficaci nel gioco del trono. Sebbene siano indubbiamente formidabili in battaglia, tendono a non avere esplosioni emotive che mostrino le loro carte. A differenza di Aegon, che ha distrutto il modello di suo padre o ha appeso gli acchiappatopi, o Rhaenyra, che spesso esprime il suo scontento per essere rimasta bloccata a Roccia del Drago, Aemond e Daemon sono silenziosi nelle loro reazioni emotive, formando un’altra sorprendente somiglianza tra zio e nipote.

Daemon e Aemond sono entrambi feroci guerrieri

La loro abilità marziale è allo stesso livello

Nei numerosi trailer della seconda stagione di House of the Dragon è stato seminato uno scontro tra Daemon e Aemond. Si può sentire Aemond affermare: “Mio zio è una sfida che accetto volentieri. Se osa affrontarmi.” Ciò mette in luce le somiglianze tra i due come guerrieri. Daemon è senza dubbio più forte, poiché ha combattuto in molte battaglie ed è spesso considerato uno dei migliori spadaccini di Westeros a questo punto della sequenza temporale.

Sebbene Aemond non abbia molta esperienza di combattimento, la sua abilità è evidente. Aemond ha trascorso molto tempo ad allenarsi da bambino a causa del modo in cui veniva preso di mira dai suoi coetanei, facendolo diventare un formidabile guerriero. La minaccia principale dalla parte dei Verdi è Aemond, insieme a Criston, mentre Daemon è visto come il combattente più forte dalla parte dei Neri, dimostrando ancora una volta di essere speculari.

Daemon e Aemond cavalcano due dei draghi più grandi e potenti di Westeros

Il livello di minaccia di Daemon e Aemond supera la loro forza come guerrieri

Aemond: la serie House of the DragonAndando oltre l’abilità dei due con le spade, Daemon e Aemond hanno un’altra somiglianza nei loro compagni bestiali. Gran parte del potere psicologico di Aemond su Westeros deriva dal fatto che cavalca Vhagar, il più grande drago della serie. Vhagar è vecchia, provata in battaglia e mortale, come dimostrato dalla sua sconfitta di Lucerys a bordo di Arrax e di Rhaenys su Meleys. In quanto tale, Vhagar è considerato il drago più potente del regno.

Per quanto riguarda Daemon, cavalca Caraxes. Sebbene Caraxes sia un po’ più piccolo di Vhagar, è ancora uno dei draghi più grandi di Westeros dopo la morte di Meleys. Allo stesso modo, Caraxes ha combattuto in molte guerre, dalla Quarta Guerra di Dorne alla Guerra per le Stepstones. Come Aemond, gran parte del fattore paura che incute Daemon deriva dalla forza di Caraxes.

Daemon e Aemond hanno somiglianze visive

I due Targaryen sembrano addirittura uguali

Daemon house of the dragon 2 episodio 3Anche ignorando il sottotesto e la personalità, Daemon e Aemond si somigliano molto. Nessuno dei due personaggi è raffigurato come eccessivamente largo, tozzo o muscoloso, ed entrambi hanno corporature più snelle e agili rispetto a personaggi come Hugh Hammer di House of the Dragon o il Mastino di Game of Thrones. Inoltre, Daemon e Aemond sono simili nel viso con lunghi capelli biondi.

Queste connessioni fisiche sono state anche scritte nello show. Una delle prime visioni di Daemon ad Harrenhal lo vedeva inseguire Aemond attraverso le sale del castello. Solo più tardi viene rivelato che la visione proiettava Daemon, mentre indossava i vestiti e la benda sull’occhio di Aemond.

Daemon e Aemond hanno nomi molto simili

George R. R. Martin ha tracciato una linea chiara tra il principe e suo zio

Una delle somiglianze certamente più sciocche, ma comunque prevalenti, tra Daemon e Aemond proviene dallo stesso George R. R. Martin. Naturalmente, Martin ha delineato molti dei tratti caratteriali di Daemon e Aemond quando sono stati creati per Fuoco e sangue, il prequel della serie di libri Cronache del ghiaccio e del fuoco che descrive dettagliatamente la storia dei Targaryen mostrata in House of the Dragon. Durante la creazione iniziale dei personaggi è nata una somiglianza.

Sia Daemon che Aemond hanno nomi incredibilmente simili. Aemond è semplicemente la parola Daemon, solo con la prima lettera spostata alla fine.

Daemon e Aemond hanno entrambi problemi di relazione

Nessuno dei due ha legami romantici particolarmente felici

Daemon Rhaenyra Targaryen-Valyrian House Of The DragonNon sono solo i rapporti familiari di Daemon e Aemond ad essere problematici, ma anche quelli romantici. Non è mai stato dimostrato che Aemond abbia un forte legame romantico nella serie, ma ritorna invece ad assumere ripetutamente la stessa prostituta. Come accennato, questa prostituta si comporta in modo più materno di quanto si potrebbe pensare, dimostrando che Aemond ha problemi relazionali di fondo che vanno di pari passo con i suoi legami familiari. Una teoria comune è che anche Aemond abbia rapporti sessuali con sua sorella Helaena, come fa Aegon, sebbene ciò non sia stato dimostrato.

Sebbene Daemon abbia dimostrato di avere numerose relazioni romantiche, nessuna di loro sembra particolarmente ricca di romanticismo. Daemon ha ucciso la sua prima moglie, Rhea Royce, prima di passare a Laena Velaryon. Quando gli viene chiesto se ama Laena, Daemon afferma: “Eravamo abbastanza felici”. Dopo la morte di Laena, Daemon sposa Rhaenyra, una relazione che viene mostrata come tesa il più delle volte. Sebbene Daemon possa avere relazioni più vere e proprie di Aemond, è sicuro dire che sono simili in quanto nessuno dei due ha legami romantici particolarmente felici.

  • SEGUONO IMPORTANTI SPOILER SU FUOCO E SANGUE

Daemon e Aemond muoiono entrambi nella stessa battaglia

Queste numerose somiglianze si collegano al destino condiviso di Daemon e Aemond

House of the Dragon 2 episodio 5 AemondTutte queste somiglianze tra Daemon e Aemond sollevano naturalmente la questione di cosa significhi tutto ciò. In un mondo come Westeros, così pieno di destino, profezia e fato, il set-up del Daemon e Aemond in House of the Dragon prefigura la loro battaglia finale. Verso la fine della Danza dei Draghi, la rivalità inespressa tra Aemond e Daemon raggiunge il culmine nella Battaglia sopra l’Occhio degli Dei. I due si incontrano nel cielo sopra il grande lago di Westeros, Daemon a bordo di Caraxes e Aemond a cavallo di Vhagar.

La battaglia è descritta come una delle più impressionanti in termini di puro spettacolo in Fuoco e sangue, a causa dello scontro tra due dei draghi più potenti del regno. Dopo una battaglia nei cieli, i due draghi vengono gravemente feriti e iniziano a cadere sulla Terra. Daemon salta dalla sua cavalcatura, pugnalando Aemond attraverso l’altro occhio, uccidendo il principe. Mentre i draghi si schiantano al suolo, anche Daemon viene ucciso, e questa sorte lega insieme lui e Aemond, non solo nella vita, come dimostrato dalle evidenti somiglianze di House of the Dragon, ma anche nella morte.

House of the Dragon potrebbe aver rovinato uno dei pochi finali “felici” dei personaggi Targaryen?

Nell’episodio 5, Reggente, di House of the Dragon 2 sembra esserci un indizio che mina il relativo lieto fine di Baela Targaryen, la cui storia del libro si conclude in modo leggermente più felice rispetto ad altri personaggi Targaryen. Pochissimi personaggi importanti riescono a uscire vivi dalla Danza dei Draghi, e ancora meno ricevono quello che potrebbe essere considerato un lieto fine. Dopotutto, la Danza dei Draghi, alla fine senza vincitori, termina con la morte della maggior parte della Casa Targaryen, la scomparsa di quasi tutti i draghi e una significativa perdita di potere della famiglia.

Mentre la svolta inaspettata riservata al personaggio di Laenor Velaryon che sopravvive (mentre in Fuoco & Sangue muore) gli dà un finale senza dubbio felice, dato che fugge a Essos e vive nell’anonimato, Baela Targaryen ha uno dei destini più prosperi dei personaggi di House of the Dragon dopo la guerra. Tuttavia, sembra che questo non accadrà, alla luce della conversazione tra Baela e Corlys nell’ultimo episodio. Rifiutando la proposta di Corlys di renderla l’erede di Driftmark e affermando che non è quello che vuole, il futuro di Baela appare molto più deludente, rispetto a quello che le succede in Fuoco & Sangue.

Perché Baela rifiuta l’offerta di Corlys di diventare l’erede di Driftmark in House Of The Dragon

Il sangue Targaryen di Baela scorre forte

Come afferma Baela in House of the Dragon stagione 2, episodio 5, “Sono sangue e fuoco. Il Driftmark deve passare al sale e al mare”. Il cuore e le passioni di Baela risiedono nel cavalcare i draghi, nei cieli e in un carattere focoso, non in mare su una barca. Baela sa poco del mare e preferirebbe trascorrere il suo futuro pattugliando i cieli e volando su Moondancer, vivendo come un cavaliere di draghi Targaryen. In questo modo, Baela rivela di assomigliare tanto sia a sua madre, Laena, che a suo padre, Daemon, le cui vite trascorrono su dorso di drago come reali dei Targaryen piuttosto che come marinai del Driftmark.

Baela non disprezza le passioni di suo nonno né rifiuta la sua eredità Velaryon, ma rifiuta l’offerta di Corlys perché sa di non essere la persona giusta per essere la Signora delle Maree. Se fosse cresciuta preferendo navigare in barca a vela piuttosto che volare, allora Baela sarebbe stata la scelta perfetta per succedere a Corlys nel Driftmark. Per non parlare del fatto che è fidanzata con l’erede al Trono di Spade, il principe Jacaerys Velaryon, l’obiettivo di Baela è quello di portare avanti l’eredità di Casa Targaryen e le usanze di coloro che hanno fuoco e sangue che scorrono nelle loro vene.

Baela Targaryen finisce per essere la moglie del Signore delle maree dopo la morte di Corlys (nonostante non lo voglia)

Baela sposa Alyn Velaryon e rimane prevalentemente nel Driftmark

house of the dragon Alyn of Hull -abubakar-salimPurtroppo, Fuoco & Sangue rivela che questo finale ottimista non è esattamente ciò che accade a Baela. Invece, finisce per trascorrere il suo futuro a Driftmark, ma come moglie del Signore delle Maree non come Signora delle Maree regnante. Il principe Jacaerys Velaryon muore nella Danza dei Draghi durante la Battaglia della Gullet, mentre Baela viene tenuta prigioniera dal re Aegon II Targaryen a Roccia del Drago. Dopo la guerra, il giovane figlio di Rhaenyra, Aegon III Targaryen, sale invece al Trono di Spade, mentre Baela rimane senza drago a causa della morte di Moondancer.

Quando i reggenti di Aegon III decidono che Baela ha bisogno di sposare un corteggiatore politicamente vantaggioso, lei fugge da Approdo del Re nel Driftmark e sposa suo zio Alyn Velaryon, che diventa il Signore delle Maree dopo la morte di Corlys. Sebbene Fuoco & Sangue si estenda solo ai primi cinque anni dopo la Danza dei Draghi, Baela rimane in gran parte a Driftmark e ha due figli con Alyn. Pertanto, anche se non voleva una vita a Driftmark nella serie, questa diventa in un certo senso tragicamente la sua realtà.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Deadpool & Wolverine: la produttrice commenta la toccante reunion di Hugh Jackman con [SPOILER]

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Sembra che il team di produzione dietro Deadpool & Wolverine stesse tenendo nascosta una grande sorpresa fino all’uscita del trailer finale. Una rapida ripresa ha rivelato che Laura/X-23 di Dafne Keen tornerà nel film. Recentemente, Inverse ha incontrato la produttrice di Deadpool & Wolverine Wendy Jacobson (She-Hulk, San Andreas) per discutere della rivelazione e di come si sono svolte le riprese sul set.

Riguardo al ricongiungimento di Laura con Wolverine di Hugh Jackman, Jacobson ha condiviso: “È interessante perché cameo è una parola che in realtà non diciamo nel nostro film. Per noi ogni personaggio è puramente guidato dalla trama. Se qualcuno si presenta, ha un arco narrativo. L’arrivo di Dafne conferisce al film una vera intensità e risonanza emotiva. Devo dire che la cosa più bella da parte dei realizzatori è stata vedere Dafne e Hugh vedersi per la prima volta prima di iniziare le riprese. Sono abbastanza sicuro che non si vedessero da diversi anni. Lei era solo una ragazzina quando hanno girato quel film e ora è adulta, quindi è stato davvero bello vederli riconnettersi.”

Senza addentrarsi troppo nel (potenziale) territorio degli spoiler, la teoria prevalente è che Wolverine che fa squadra con Deadpool nel film sia una variante di Logan del 2017, uno che non è riuscito a fermare X-24 e i Reavers dal portare a termine il piano nefasto di Transigen.

Deadpool & Wolverine
Hugh Jackman e Ryan Reynolds in una scena di Deadpool & Wolverine.

Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), nel ruolo di Nova e Mr. Paradox. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 24 luglio 2024.

House of the Dragon: il personaggio di Alys potrebbe risolvere un mistero legato a Aemond

Una sottile interazione tra Alys Rivers e Daemon Targaryen nell’episodio 5, Reggente, di House of the Dragon 2, anticipa un mistero riguardo a Aemond Targaryen lasciato in sospeso dal libro Fuoco e Sangue di George R.R. Martin. Sebbene sia ancora difficile definire le sue vere abilità soprannaturali e le sue origini, Alys Rivers (Gayle Rankin) di House of the Dragon 2 è sicuramente tra i personaggi più misteriosi e potenti introdotti nella seconda stagione. Finora, il ruolo di Alys è consistito principalmente nell’influenzare le visioni di Daemon ad Harrenhal e contribuendo alla sua tortura psicologica nel castello maledetto.

Sebbene Daemon interagisca maggiormente con Alys Rivers in House of the Dragon 2, la sua storia più importante è legata a un diverso membro del suo albero genealogico. Alys sa già molto di più sui Targaryen di quanto ci si aspetterebbe da una misteriosa donna di Harrenhal, e la sua potenziale capacità di vedere il futuro aggiunge ironia alla cautela di Daemon nei confronti della sua famiglia. In House of the Dragon 2, episodio 5, Daemon avverte che Alys dovrebbe “pregare di non incontrare mai [Aemond]”, poiché lui “l’avrebbe tolta di mezzo”. Tuttavia, come Daemon scoprirà alla fine, Aemond e Alys finiscono per incontrarsi.

Daemon anticipa la futura relazione tra Alys e Aemond in House of the Dragon

Alys e Aemond si incontreranno presto nella Casa del Drago

Daemon dice ironicamente ad Alys che dovrebbe sperare di non incontrare mai suo nipote Aemond Targaryen, ma guarda caso lui è il personaggio più importante nella sua storia. Dopo che Daemon lascia Harrenhal e Rhaenyra conquista Approdo del Re, Aemond Targaryen prende il posto del Principe Rogue nel castello nelle Terre dei Fiumi. Quando Aemond arriva ad Harrenhal, giustizia Simon Strong e la sua famiglia, ma risparmia Alys e inizia una relazione con lei al castello.

Sebbene Daemon creda che Aemond avrebbe probabilmente ucciso anche Alys se si fossero incontrati, questa prospettiva è lontano da come la loro relazione è descritta in Fuoco e sangue. Piuttosto, Alys è in realtà influente nel convincere Aemond ad avere pietà di alcuni membri dei Verdi mentre tiene Harrenhal. È chiaro che Alys e Aemond hanno una relazione unica che è di natura più romantica rispetto alla sua connessione con Daemon, il che porta ad alcune affermazioni nel libro di George R.R. Martin che potrebbero benissimo cambiare ciò che si sa sulla stirpe di Casa Targaryen dopo la Danza dei Draghi. Quando iniziano una relazione in Fuoco e sangue, viene descritto che Alys ha circa 40 anni mentre Aemond ha circa 20 anni.

Quando Aemond e Vhagar lasciano Harrenhal per bruciare le Terre dei Fiumi, Alys rimane al castello e afferma di essere incinta di suo figlio. Aemond porta con sé anche Alys incinta per affrontare Daemon nella battaglia sopra l’Occhio degli Dei, che termina con la morte di Aemond Targaryen, Daemon Targaryen, Vhagar e Caraxes. Dopo aver assistito alla morte dei due principi Targaryen, Alys diventa la “regina strega” regnante ad Harrenhal, sostenendo inoltre di aver sposato Aemond prima della sua morte e di aver dato alla luce il suo figlio legittimo. Tuttavia, stiamo ancora aspettando una risposta in merito alla verità di queste affermazioni dopo Fuoco e sangue.

C’è ancora confusione sulla verità in merito al figlio di Alys e Aemond dopo Fuoco e sangue

Il figlio di Alys e Aemond avrebbe un forte diritto nella successione al Trono di Spade

Aemond TargaryenIl libro Fuoco e sangue di Martin è stato pubblicato nel 2018 e non c’è ancora la certezza che il figlio di Alys sia effettivamente figlio di Aemond, cosa che forse avrà una risposta prima della fine di House of the Dragon. Il presunto figlio di Alys e Aemond è un grande mistero in Fuoco e sangue, e potrebbe aver avuto un ruolo importante nel complicare la successione al Trono di Spade dopo la morte di re Aegon II Targaryen. La danza si conclude dopo che Aegon viene avvelenato dai suoi stessi uomini, con il figlio di Rhaenyra, Aegon il Giovane, che eredita il trono come unico erede maschio vivente dei Targaryen.

Tuttavia, se il figlio di Alys fosse davvero di Aemond e si fossero sposati prima della sua morte, allora il bimbo avrebbe un forte diritto al Trono di Spade. Considerando che Aegon non aveva inteso che i figli di Rhaenyra Targaryen fossero nella sua linea di successione, si rimane scettici sul motivo per cui i Verdi non nominano erede il figlio Targaryen legittimo di Aemond. Fuoco e sangue rivela anche che Alys afferma che suo figlio è il legittimo re di Westeros e non Aegon III Targaryen.

Se fosse vero, allora sarebbe interessante sapere perché Fuoco e Sangue ignora in gran parte e in modo inconcludente il figlio di Aemond solo due anni dopo la fine della guerra. Inoltre, con un padre Targaryen e una madre “Regina Strega”, il figlio di Aemond probabilmente possiederebbe una grande fonte di magia e potere che potrebbe renderlo una minaccia ancora più grande per il re Aegon III Targaryen. Dopo l’imminente trama dei “semi di drago”, i personaggi di House of the Dragon sapranno di non sottovalutare le pretese e il potere di un bastardo Targaryen, specialmente uno che potrebbe potenzialmente essere un legittimo.

Fuoco e Sangue non rivela cosa succede al figlio di Alys dopo la Danza dei Draghi

Fuoco e sangue finisce prima di rivelare il destino del figlio di Alys

Il libro Fuoco e Sangue di George R.R. Martin termina con la fine della reggenza di re Aegon III Targaryen, appena cinque anni dopo la conclusione della Danza dei Draghi. Di conseguenza, il destino finale del figlio di Aemond e Alys non viene rivelato nel libro, e probabilmente non verrà affrontato nella sequenza temporale della serie. Tuttavia, è probabile che sia ancora vivo a questo punto; altrimenti, Fuoco e Sangue avrebbe menzionato la sua morte. Ciò che ne sarà del presunto figlio di Aemond e del suo presunto drago è ancora un mistero, ma si spera che il prossimo libro Fuoco e Sangue Volume 2 risolva finalmente il problema.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Kevin Feige fornisce un aggiornamento sul nuovo proprietario della Avengers Tower e condivide la gioia di poter utilizzare tutti i personaggi Marvel che desidera

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Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, sta facendo il press tour per promuovere Deadpool & Wolverine e, come ci si aspetterebbe, ha fornito alcuni suggerimenti intriganti sul futuro dell’MCU in queste numerose conversazioni.

ComicBook.com ha incontrato il dirigente e gli è stato chiesto se il Mercenario Chiacchierone potesse mai fare un salto in un film PG-13 dopo il Rating-R che ha ricevuto il film con Wolverine. “Beh, voglio dire, sì”, ha risposto Feige. “E la cosa divertente ovviamente dei fumetti è che qualcuno appare ovunque. Ma anche la cosa divertente delle squadre e di una squadra Marvel è che si tratta quasi sempre di personaggi che non stanno insieme.”

“Ricordo di aver partecipato a interviste come questa quando stavamo promuovendo Iron Man 2, e la gente sapeva che avevamo Thor in produzione e avevamo annunciato che avremmo fatto un film sugli Avengers, e la gente diceva: ‘Come nel mondo Thor, questo dio mitologico nordico, potrà essere in una scena con Tony Stark? Come funzionerà?’ E la mia risposta è stata: ‘Beh, è ​​una specie di film.’ Questa è più o meno l’idea”, ha continuato. “Prendere queste persone che non dovrebbero stare insieme e metterle insieme.”

Kevin Feige 2016 credit Gage Skidmore
Foto di © Gage Skidmore – Licenza 2.0 generico (CC BY-SA 2.0)

Kevin Feige e la gioia di poter utilizzare tutti i personaggi Marvel che desidera

Deadpool & Wolverine sarà il primo film R-Rated dei Marvel Studios e, sebbene Blade sia il prossimo, non diventeranno la norma per l’MCU. Sarebbe anche incredibilmente limitante limitare questi personaggi alle storie R-Rated, in particolare quando c’è così tanto potenziale di crossover. Inoltre, l’incontro con Wade Wilson con gli Avengers è un must!

Naturalmente, i Marvel Studios si sono ritrovati benedetti con centinaia, se non migliaia, di nuovi personaggi negli ultimi anni grazie alla fusione Disney/Fox. Mentre Spider-Man rientra ancora sotto l’egida della Sony Pictures, Kevin Feige ora può fare ciò che vuole con gli X-Men e i Fantastici Quattro.

“La frustrazione è quando non hai accesso a tutti i tuoi personaggi”, ha riconosciuto. “Quindi, quando stavamo realizzando [Captain America: Civil War], ad esempio, o anche [Avengers: Infinity War], c’erano dozzine di personaggi che dovevamo eliminare da quelle storie a fumetti perché non avevamo i diritti. Ora, quando scegliamo le trame future, non dobbiamo farlo e abbiamo accesso a tutte.”

Chi ha comprato la Avengers Tower?

Alla fine, a Feige è stato chiesto della Avengers Tower, dal momento che è stata venduta a un acquirente sconosciuto in Spider-Man: Homecoming del 2017 e da allora aspettiamo risposte.

Il sito ha chiesto a Feige se ha deciso chi l’ha comprata e se scopriremo presto la sua identità, al che lui ha risposto: “Sì e sì”. Sulla base di voci passate, Ironheart rivelerà che Mephisto attualmente chiama casa l’iconica torre.

House of the Dragon 2 sta preparando il più grande tradimento che subirà Rhaenyra

Deadpool & Wolverine ha offerto a Hugh Jackman la risoluzione a un problema vecchio di 24 anni

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Mentre Hugh Jackman entrerà a far parte al Marvel Cinematic Universe quest’estate, la star degli X-Men condivide il modo in cui Deadpool & Wolverine ha risolto un problema vecchio di 24 anni con il personaggio. Nonostante si sia ritirato dal ruolo nel 2017 dopo Logan, Jackman sta tornando a interpretare Wol verine, solo che questa volta sarà parte della timeline del MCU. Deadpool & Wolverine non solo porterà Wade Wilson nel MCU, ma aprirà anche la possibilità all’eroe degli X-Men interpretato da Hugh Jackman di incontrare finalmente i Vendicatori.

In una nuova intervista con Screen Rant per promuovere Deadpool & Wolverine, a Hugh Jackman è stato chiesto se fosse in grado di sbloccare qualcosa con questo nuovo ritratto di Wolverine nel capitolo della Fase 5. La star australiana ha spiegato come lavorare con Shawn Levy e Ryan Reynolds gli abbia permesso di superare un ostacolo di lunga data che ha cercato di superare per gli oltre 20 anni in cui ha interpretato l’iconico personaggio.

“Amico, sono così felice che tu ne abbia parlato, e sì, grazie a questi ragazzi. In realtà l’ho detto subito, ‘Si tratta di qualcosa che ho cercato di risolvere. Non ci sono riuscito. Mi ha infastidito per 24 anni e l’ho presentato in diverse varianti’. Non riuscivamo proprio ad arrivarci (…) Voglio dire, vedere Wolverine con Deadpool ha un tono completamente diverso, ma ne sono così grato. Provo un tale sollievo e sono così felice che tu mi abbia fatto la domanda. Quindi la risposta è sì e non vedo l’ora che voi lo scopriate.”

Il team creativo di Deadpool & Wolverine ha chiarito che non annulleranno gli eventi di Logan, motivo per cui la puntata del MCU sarà incentrata su una variante del personaggio che conosciamo. Con The Multiverse Saga utilizzato per Deadpool & Wolverine, questo è il momento perfetto per far interpretare a Jackman una nuova interpretazione dell’icona Marvel.

Per cominciare, anche se il Logan “principale” ha una storia complessa, questo Wolverine ha uno sfondo molto oscuro che sembra perseguitare l’eroe in Deadpool e Wolverine. Nel suo mondo, Wolverine sarà, in un modo o nell’altro, responsabile della caduta dei suoi compagni X-Men. Con una base più oscura per questa variante di Wolverine, ci sarà sicuramente un filo rosso emotivo esplorato nel prossimo trequel ambientato nel MCU.

Tuttavia, una differenza divertente con il nuovo Wolverine è che Hugh Jackman indosserà finalmente il suo costume fedele ai fumetti in Deadpool & Wolverine, che era in arrivo da molto tempo per il pubblico.

Deadpool & Wolverine multiversoTutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), nel ruolo di Nova e Mr. Paradox. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 24 luglio 2024.

Nova: Kevin Feige conferma che la serie si farà

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Nova: Kevin Feige conferma che la serie si farà

Abbiamo incontrato per la prima volta i Nova Corps nei Guardiani della Galassia del 2014. Tuttavia, James Gunn non era interessato a portare Richard Rider sul grande schermo e il Corpo fu descritto come poco più di una normale forza di polizia intergalattica.

Avengers: Infinity War ha poi suggerito che Thanos li avesse devastati, anche se questa idea ha lasciato aperta la porta a una opzione: il loro potere sopravvive attraverso Richard o forse anche il molto più giovane Sam Alexander. Il film (o la serie tv) su Nova è nell’aria da tanto tempo, ma non è mai stato ufficializzato nulla.

Nova sarà una serie tv per Disney+

Parlando con ComicBook.com, il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha detto: “Sta accadendo, si sta realizzando. Richard Rider, sì.” Ha continuato confermando che sarà “una serie” e ha rivelato che, per ora, “mancano tre o quattro anni“.

I Marvel Studios hanno rallentato la produzione dell’offerta Disney+ e con Daredevil: Born Again, Ironheart e Wonder Man in attesa, non siamo scioccati nell’apprendere che Nova non arriverà ancora per un po’.

Creato dallo sceneggiatore Marv Wolfman e dall’artista John Romita Sr., Richard Rider è apparso per la prima volta in The Man Called Nova n. 1 nel 1976. Ha acquisito i suoi poteri quando l’ultimo centurione sopravvissuto del Nova Corps, Rhomann Dey, gli ha trasferito le sue abilità in battaglia.

Decenni dopo, Marvel Point One #1 del 2011 ha presentato Sam Alexander, un adolescente che ha scoperto l’elmo Nova di suo padre, rivelando il suo passato come membro dei Nova Corps. Sam ha quindi assunto il ruolo di Nova.

House of the Dragon 2: la più grande bugia nella storia dei Targaryen. Chi può cavalcare i draghi?

House of the Dragon 2 ammette che una delle più grandi credenze su Casa Targaryen è in realtà una bugia. Anche ne Il Trono di Spade, i Targaryen sono visti come più speciali e distinti dal resto dei Sette Regni di Westeros, dati i loro capelli argentati, le abilità di cavalcare i draghi e le pretese di magia e sangue di drago che scorre nelle loro vene.

L’abilità unica di Casa Targaryen di cavalcare i draghi è senza dubbio la principale fonte della loro forza e superiorità. I Targaryen sono l’unica famiglia di cavalieri di draghi sopravvissuta dopo il disastro dell’Antica Valyria, e le loro storie affermano che la magia del sangue li ha aiutati a legarsi e a dominare i draghi. Di conseguenza, è ormai noto da tempo che solo i signori dei draghi e quelli con un forte sangue valyriano possono reclamare un drago, e questa purezza del sangue di drago è una delle ragioni principali dei matrimoni misti di Casa Targaryen. Tuttavia, House of the Dragon 2 sta dimostrando che questa affermazione non è vera.

House of the Dragon 2 dimostra che non è necessario essere un Targaryen per cavalcare un drago

I draghi non si sottomettono solo ai signori dei draghi Targaryens

Aemond: la serie House of the DragonCon la morte di Rhaenys Targaryen e Meleys in House of the Dragon 2, e con l’assenza di Daemon ad Harrenhal, Rhaenyra ha un disperato bisogno di altri cavalieri di draghi. Anche se nella serie ci sono alcuni draghi non reclamati, ovvero senza cavaliere, che potrebbe essere usati per rinvigorire le forze dei Neri, tra cui Vermithor, Ali d’argento, Seasmoke, Cannibal, Grey Ghost e Sheepstealer. Il problema è che apparentemente non ci sono cavalieri che possano reclamarli. Rhaena ha quasi perso la vita l’ultima volta che ha cercato di reclamare uno di questi draghi, quindi la Regina deve prestare attenzione a coloro che non portano il nome Targaryen e provano ad stringere un legame con un drago.

Rhaenyra è alla ricerca di coloro che potrebbero avere bisnonni o altri antenati nati Targaryen, dimostrando che non è necessario un forte sangue valyriano per cavalcare un drago. Piuttosto, potrebbe essere necessaria solo di una piccola traccia di sangue valyriano per domare un drago, ma anche questo potrebbe non essere vero. Come dice Jace nel finale della quinta puntata di House of the Dragon 2, le storie Valyriane sono state scritte per glorificare i Targaryen e la loro superiorità, ma ci sono davvero poche prove a sostegno dell’affermazione che i draghi si sottometteranno solo ai signori dei draghi.

Quali non Targaryen cavalcano i draghi in House Of The Dragon

Tre non Targaryen rivendicheranno i draghi in House Of The Dragon

Addam of Hull
Addam di Hull

Come rivela il libro Fuoco e sangue di George R.R. Martin, ci sono alcuni non Targaryen che reclameranno e cavalcheranno con successo i draghi nella Danza dei Draghi. Questi personaggi includono Addam di Hull (il figlio bastardo di Corlys Velaryon), Hugh Hammer (il fabbro di Approdo del Re) e Ulf White (il presunto figlio bastardo di Baelon Targaryen). Sebbene nel libro sia presente anche il personaggio di Nettles che reclama un drago, sembra che sia stata tagliata dalla storia della serie.

Stando al libro, quindi, sembra che Addam cavalcherà Seasmoke, Hugh cavalcherà Vermithor e Ulf cavalcherà Ali d’Argento nella serie. In Fuoco e sangue, questi uomini hanno tracce piccole o addirittura relativamente grandi di sangue valyriano in base alle loro affermazioni, il che potrebbe spiegare le loro abilità di cavalcare i draghi nonostante non siano veri e propri Targaryen. In quanto figlio di Corlys Velaryon, Addam ha del sangue Targaryen di diverse generazioni fa. Nel frattempo, Hugh è il bastardo di un fabbro che afferma di avere sangue Targaryen, mentre Ulf ha la metà del sangue valyriano se la sua affermazione di essere il figlio di Baelon è vera.

Il fatto che i Targaryen fossero gli unici cavalieri di draghi era importante per il loro governo

La superiorità della casata deriva dai loro draghi

Il fatto che i Targaryen siano gli unici cavalieri di draghi non è solo una bugia o un mito inutile, ma è importante per il loro intero dominio a Westeros. Aegon il Conquistatore e le sue sorelle-mogli, Visenya e Rhaenys, conquistarono Westeros con i loro draghi – Balerion, Vhagar e Meraxes – ma le creature contribuirono anche a dare ai nuovi sovrani un’aura di divinità, qualcosa di più che semplici mortali. Come ha detto Rhaenyra Targaryen nel pilot della prima stagione della serie: “Tutti dicono che i Targaryen sono più vicini agli dei che agli uomini, ma lo dicono a causa dei nostri draghi. Senza di loro, siamo proprio come tutti gli altri.”

I Targaryen vengono messi su un piedistallo a Westeros e hanno stabilito regole diverse per se stessi – ecco perché possono sposarsi tra consanguinei – e quel potere deriva dai loro draghi. Hanno bisogno che le persone credano di essere gli unici cavalieri di draghi in grado di mantenere il peso, instillando paura, invidia e adorazione negli altri. Potrebbero anche credere loro stessi che sia vero, dato che sono così poche le famiglie dell’Antica Valyriana sopravvissute al Disastro: i Velaryon non erano cavalieri di draghi, e non ci sono prove che lo fosse nemmeno l’altra famiglia, Casa Celtigar.

Ecco perché mostrare la testa di Meleys ad Approdo del Re è stato un vero errore da parte di Criston Cole. La scelta ha sminuito la posizione dei Targaryen, è stata vista come un insulto a loro e agli dei, o un segno che i draghi – e quindi i Targaryen – non sono così vicini agli dei come vorrebbero far credere alla gente.

Game Of Thrones aveva il suo cavaliere di drago non Targaryen

Il Re della Notte è stato in grado di controllare e cavalcare Viserion

Tecnicamente, Il Trono di Spade aveva già mostrato un cavaliere di draghi non Targaryen: il Re della Notte. La creatura ha ucciso uno dei draghi di Daenerys Targaryen nell’episodio “Beyond the Wall”, della Sesta Stagione, e poi lo ha rianimato come parte del suo esercito di non morti. All’epoca ciò sollevò dubbi sul fatto che il Re della Notte fosse un Targaryen, ma era molto più semplice: Viserion divenne uno spettro, il che significava che era controllato dal Re della Notte proprio come qualsiasi altro, indipendentemente dal fatto che fosse un drago.

Tuttavia, c’erano domande persistenti sul fatto che l’esercito del leader dei morti appartenesse alla casa del drago. Nell’episodio “La Lunga Notte” della stagione finale di Game of Thrones, il Re della Notte è sopravvissuto al fuoco del drago, cosa che deve ancora essere spiegata. Ancora una volta, ci si chiedeva se questo significasse che fosse un Targaryen, perché Daenerys aveva dimostrato più volte di essere ignifuga. Tuttavia, questo è un potere che si applica solo a lei, non ad altri (e nel libro, è stato un evento magico unico che le ha permesso di sopravvivere alla pira funeraria di Khal Drogo).

Non esiste una reale possibilità che il Re della Notte sia un Targaryen, dato che esisteva molto prima dell’età dell’Antica Valyria e sicuramente prima che i Targaryen arrivassero a Westeros. La storia delle origini del Re della Notte che vediamo ne Il Trono di Spade mostra che è stato creato dai figli della foresta. È più probabile che fosse uno dei Primi Uomini: potrebbe essere uno Stark, ma è quasi impossibile che fosse un Targaryen. Tuttavia, era in grado di cavalcare un drago e, anche se Viserion fosse stato vivo, non c’è nulla che suggerisca che un non Targaryen non avrebbe potuto farlo volare.

È possibile che questo sia qualcosa che verrà mostrato anche nei libri di George R.R. Martin, poiché una delle grandi teorie su The Winds of Winter è che Euron Greyjoy rivendicherà un drago. Questa, certamente, è una delle sue intenzioni, e possiede un oggetto magico chiamato corno del drago, un antico oggetto dell’Antica Valyria che si dice leghi un drago alla persona che lo usa. Naturalmente, c’è motivo di essere scettici su ciò che accadrà, ma questo apre un’altra strada a sostegno del fatto che un non Targaryen possa cavalcare un drago, proprio come sta accadendo in House of the Dragon 2.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Venezia 81: un elefante in Laguna nell’immagine del manifesto ufficiale

L’illustratore e autore italiano Lorenzo Mattotti firma per il settimo anno l’immagine del manifesto ufficiale, che raffigura un Elefante in Laguna, e per il sesto anno la sigla della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, giunta all’81. edizione (28 agosto – 7 settembre 2024).

Scrive Lorenzo Mattotti: «Cosa ci fa un Elefante in Laguna? Sicuramente è un’immagine inconsueta, inaspettata, ma che ci porta indietro con la memoria, quando, molti anni fa, un Elefante era arrivato a Venezia e si aggirava per le strette calli veneziane durante un famoso Carnevale della Biennale, quello del 1981… Questo Elefante ora attraversa la Laguna e percorre le vie della Fantasia, del Mistero e della Magia che si scopre nel Cinema. È lui stesso Memoria e anche Storia del Cinema: una festa, una parata, uno spettacolo! E questo speciale Elefante colorato ci ricorda anche l’Esotico, il Lontano, l’Oriente, uno sguardo verso altre civiltà, altre culture… Alla Biennale Cinema si sono sempre incontrati altri mondi, altri linguaggi, altri immaginari, che da 92 anni arrivano in laguna. Un Elefante che va verso Oriente, ma che ha la capacità di accogliere».

Venezia 81, il manifesto di Lorenzo Mattotti

Lorenzo Mattotti vive e lavora a Parigi. Esordisce alla fine degli anni ‘70 come autore di fumetti e nei primi anni ‘80 fonda con altri disegnatori il gruppo Valvoline. Nel 1984 realizza Fuochi, che, accolto come un evento nel mondo del fumetto, vincerà importanti premi internazionali. Per il cinema, ha collaborato nel 2004 a Eros di Wong Kar-Wai, Soderbergh e Antonioni, curando i segmenti di presentazione di ogni episodio. E’ stato consulente creativo per Pinocchio di Enzo D’Alò. Con Incidenti, Signor Spartaco, Doctor Nefasto, L’uomo alla finestra e molti altri libri fino a Stigmate edito in Italia da Einaudi, il lavoro di Mattotti si è evoluto secondo una costante di grande coerenza. Oggi i suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Pubblica su quotidiani e riviste come The New Yorker, Le Monde, Das Magazin, Suddeutsche Zeitung, Nouvel Observateur, Corriere della Sera e Repubblica. Per l’infanzia illustra vari libri tra cui Pinocchio e Eugenio che vince nel ’93 il Grand Prix di Bratislava. Numerose le sue esposizioni personali tra le quali l’antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al FransHals museum di Haarlem ai Musei di Porta Romana. Realizza manifesti, copertine, campagne pubblicitarie ed è suo il manifesto di Cannes 2000 e i manifesti per l’Estate Romana.

Nel maggio 2019 ha presentato con grande successo a Cannes, nelle sezione Un certain regard, il suo primo lungometraggio animato come autore e regista La famosa invasione degli orsi in Sicilia, ispirato alla favola/apologo di Dino Buzzati. Dal settembre 2023 a gennaio 2024 si è tenuta a Brescia, al Museo di Santa Giulia, la mostra Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi movimenti. Attualmente, disegni originali dell’artista sono esposti alla grande mostra sui maestri del fumetto al Centre Pompidou di Parigi, intitolata La BD à tous les étages.

Nonostante di Valerio Mastandrea e September 5 di Tim Fehlbaum aprono Orizzonti e Orizzonti Extra a Venezia 81

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Sono stati definiti i due film di apertura delle sezioni competitive Orizzonti e Orizzonti Extra dell’81. Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Lido, 29 agosto-7 settembre). diretta da Alberto Barbera.

Nonostante, di e con Valerio Mastandrea, aprirà la sezione Orizzonti mercoledì 28 agosto in Sala Darsena. Sarà September 5 di Tim Fehlbaum ad aprire giovedì 29 agosto la sezione Orizzonti Extra in Sala Giardino.

Nonostante, di e con Valerio Mastandrea (apertura concorso Orizzonti)

A proposito di Nonostante, Valerio Mastandrea, alla sua seconda regia dopo Ride (2018), ha dichiarato: “Aprire il festival è aprire il film agli occhi e al cuore del pubblico. La prendo come un’occasione per liberare una storia che è stata solo mia per tanto tempo e che, spero, diventerà di tutti”.

Nonostante, interpretato anche da Dolores Fonzi, Lino Musella, Giorgio Montanini, Justin Alexandre Korovkin, Barbara Ronchi, Luca Lionello, e con Laura Morante, sarà proiettato in prima mondiale nel pomeriggio del giorno di apertura della Mostra, mercoledì 28 agosto, in Sala Darsena, inaugurando il concorso di Orizzonti.

I produttori sono Viola Prestieri e Valeria Golino per HT Film, Francesco Tatò e Oscar Glioti per Damocle, Moreno Zani e Malcom Pagani per Tenderstories con Rai Cinema. La distribuzione italiana è BiM Distribuzione. Musiche originali di Tóti Gudnason.

Nonostante – la trama

Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. E’ ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Si sta davvero bene lì dentro e anche se qualche compagno di reparto si sente intrappolato, per lui ci si può sentire anche liberi come da nessun’altra parte. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. E’ una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affronta
re veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile.

September 5 di Tim Fehlbaum (apertura Orizzonti Extra)

September 5, diretto da Tim Fehlbaum, con Peter  Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, è il film di apertura della sezione Orizzonti Extra.

September 5 è prodotto da BerghausWöbke Filmproduktion e da Projected Picture Works (Germania), in co-produzione con Constantin Film e ERF Edgar Reitz Filmproduktion. Republic Pictures detiene i diritti globali del film escludendo GSA e rappresenta le vendite mondiali. I produttori sono Philipp Trauer, Thomas Wöbke, Tim Fehlbaum, Sean Penn, John Ira Palmer, John Wildermuth. Il film è stato girato in teatri di posa e in location originali di Monaco di Baviera nel 2023. Gli sceneggiatori sono Moritz Binder, Tim Fehlbaum.

September 5 – la trama

September 5 svela un episodio che ha cambiato per sempre la copertura giornalistica di un fatto di cronaca, e che continua ad avere un grande impatto su come vengono riportate le notizie dal vivo oggi. Ambientato durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, il film segue un team televisivo americano che si è adattato rapidamente dal resoconto sportivo, alla copertura in diretta degli eventi che videro gli atleti israeliani presi in ostaggio. September 5 fornisce così una nuova prospettiva sul tema della trasmissione in diretta, in quel caso vista globalmente da un miliardo di persone.

Al centro della storia c’è Geoff, giovane e ambizioso producer che cerca di mettersi alla prova col suo capo, il leggendario dirigente televisivo Roone Arledge. Insieme a Marianne, interprete tedesca, Geoff prende inaspettatamente il comando della diretta. Mentre le situazioni cambiano, il tempo scorre rapidamente e si diffondono voci contrastanti, con la vita degli ostaggi in bilico, Geoff affronta decisioni difficili mentre si misura con la sua bussola morale.

Cobra Kai: recensione della sesta e ultima stagione

Cobra Kai: recensione della sesta e ultima stagione

Dal 2020 ad oggi, Cobra Kai si è imposta come una delle serie di punta del catalogo di Netflix, conquistando sempre più popolarità e seguito. Il racconto riprende naturalmente da lì dove si interrompeva la quinta stagione, dove si anticipava per il ritorno di quello che è da considerarsi il principale antagonista della serie – John Kreese – e che ancora una volta tornerà a dare problemi a Johnny e Daniel.

Ora che si è giunti alla sesta ed ultima stagione, però, per rendere meno doloroso questo addio (ma allo stesso tempo per far accrescere ulteriormente l’attesa) si è deciso di dividere questa maxi stagione di 15 episodi in tre parti: i primi 5 sono disponibili sulla piattaforma dal 18 luglio, i successivi 5 arriveranno il 28 novembre e gli ultimi 5 in una data ancora non precisata del 2025.

Un lungo percorso che porterà dunque i fan al gran finale di questa saga che ha avuto inizio esattamene quarant’anni fa con il film del 1984 Karate Kid. Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg, autori della serie, tentano con questi ultimi episodi di raddrizzare il tiro dopo una quinta stagione che aveva lasciato in parte insoddisfatti e aveva iniziato a far avvertire una certa stanchezza nel racconto.

Cobra Kai Ralph Macchio
Tanner Buchanan nel ruolo di Robby Keene, Aedin Mincks nel ruolo di Mitch, Jacob Bertrand nel ruolo di Eli ‘Hawk’ Moskowitz, Ralph Macchio nel ruolo di Daniel LaRusso, Mary Mouser nel ruolo di Samantha LaRusso, Xolo Maridueña nel ruolo di Miguel Diaz in Cobra Kai. Cr. Curtis Bonds Baker/Netflix © 2024

La trama di Cobra Kai

Nella sesta stagione, dopo la scomparsa del dojo Cobra Kai, gli studenti del Miyagi-Do di Daniel (Ralph Macchio) e del Eagle Fang di Johnny Lawrence (William Zabka) si preparano per il Sekai Taikai, il più importante torneo di karate del mondo. In vista di quel momento, a Johnny viene suggerito di riprendere il marchio Cobra Kai, ora che John Kreese (Martin Kove) e Terrence Silver (Thomas Ian Griffith) sono usciti di scena. Ciò che Johnny, Daniel e gli altri non sanno, però, è che Kreese è evaso di prigione e punta a riprendersi ciò che ritiene suo.

Ritorno alle origini

Dalla visione dei primi cinque episodi ad oggi disponibili, la sesta stagione si presenta come un ultimo atto particolarmente ricco di elementi che immaginiamo troveranno la propria evoluzione e conclusione nei successivi episodi. La carne al fuoco è infatti tanta, a partire dal riaccendersi della rivalità tra Johnny e Daniel, i quali pur condividendo lo stesso dojo presentano sempre filosofie di vita e lotta diverse.

Differenze che non possono non rievocare la prima volta in cui li abbiamo visti scontrarsi, in quel film del 1984 qui in più occasioni citato e omaggiato. I fan della saga potranno dunque ritrovare in questi primi episodi tutta una serie di elementi particolarmente entusiasmanti, grazie ai quali si rievoca poi l’atmosfera della prima stagione. Si assiste infatti come ad un vero e proprio ritorno alle origini, con il karate cuore pulsante di questo racconto e di tutto ciò che contiene.

Cobra Kai William Zabka
Ralph Macchio nel ruolo di Daniel LaRusso, Yuji Okumoto nel ruolo di Chozen, William Zabka nel ruolo di Johnny Lawrence in Cobra Kai. Cr. Curtis Bonds Baker/Netflix © 2024

Allo stesso tempo, però, questa sesta stagione di Cobra Kai fa subito intendere di non voler rimuginare su sé stessa, proiettandosi in avanti grazie alle vicende dei giovani Miguel, Sam, Robbie e Tori, per i quali si intuisce imminente una conclusione dei conflitti che li animano. La loro presenza è poi ancora decisiva e necessaria per conferire quella certa giovanilità alla serie, motivo per cui si seguono con piacere gli eventi che li vedono protagonisti.

Dare un giudizio definitivo su questi primi episodi è però complesso. Di certo non mancano gli elementi che promettono una stagione molto più dinamica, avvincente e ricca di colpi di scena e grandi emozioni, ma tutto dipenderà da come tutto ciò verrà fatto evolvere nei prossimi episodi. In generale, però, si respira ad ora un’aria di grandi risultati, forse complice anche il fatto che la fine è ormai prossima.

Find Me Falling, recensione della rom-com di Stelana Kliris

Find Me Falling, recensione della rom-com di Stelana Kliris

Le commedie romantiche sono spesso tra le proposte settimanali di Netflix e l’ultima aggiunta di questo genere al nutrito catalogo della piattaforma streaming è Find Me Falling, rom-com prodotta negli Stati Uniti, ma ambientata nella splendida isola di Cipro. Purtroppo, nonostante una premessa accattivante, l’insolita location che fa da sfondo alla narrazione è l’unica differenza sostanziale rispetto ad altre proposte di natura simile e Find Me Falling atterra non esattamente in piedi sul parterre delle pellicole “da piattaforma” assai dimenticabili.

Find Me Falling, la trama: un inizio sinistro… per una storia dimenticabile

Non lasciatevi ingannare dalla scena d’apertura del film Netflix, che lascia intendere di trovarsi di fronte a una commedia complicata e un po’ cupa, con temi difficili come il suicidio. L’inizio curioso – che sembra prelevato direttamente da un romanzo di Nick Hornby – lascia presto il posto a una commedia romantica, dispiace dirlo, assolutamente convenzionale. A guidare la storia, un musicista rock americano di nome John Allman (Harry Connick Jr.), che non ha avuto successo per molto tempo e si è trasferito in una casa su una scogliera alla periferia di un villaggio di Cipro dove tutti si conoscono. È felice perché l’ha comprata a un prezzo stracciato ma, ben presto, si rende conto del perchè: la scogliera su cui è costruito l’edificio è un luogo in cui molti abitanti del posto vanno a suicidarsi. Mentre John si adatta a questa nuova e inquietante ambientazione, incontra personaggi locali che danno vita alla comunità cipriota.

La ragazza sulla spiaggia…canzoni e note dimenticate

Il problema principale di Find me Falling è che, una volta che si propone di essere una commedia con un taglio leggermente sinistro, abbandona rapidamente il suo potenziale per diventare la più convenzionale e trita delle commedie romantiche possibili, con incidenti, problemi e colpi di scena tanto blandi quanto poco convincenti. Allman incontra per caso una ragazza più giovane, Melina (Ali Fumiko Whitney), che si diletta a cantare qualche serata nei bar di paese e tra i due sembra nascere una sorta di legame istantaneo.

Ma tutto cambia rapidamente quando, durante una cena, John si imbatte in Sia (Agni Scott), una donna più vicina a lui per età: i due si scambiano uno sguardo intenso e si riconoscono. Solo allora, lui le racconta di essere stato a Cipro decenni fa e di aver scritto lì la sua famosa canzone. Inutile dirlo: gli sguardi fanno capire che la “ragazza sulla spiaggia” è questa Sia e che forse era quello il vero motivo del suo soggiorno lì. Quello che non sarà così semplice, al di là dei sorrisi e della chimica iniziale tra i due, è riuscire a ricostruire il rapporto. I motivi? A metà tra l’estroso, l’esagerato e l’assurdo, tutti già sperimentati in mille commedie romantiche precedenti.

Una scena del film Find Me Falling
Credits: Netflix

Find Me Falling conserva ogni tappa (prevedibile) delle rom-com

Quella di Find Me Falling è una sceneggiatura insipida e ricca di stereotipi, che brucia l’opportunità di approfondire la cultura locale e che tenta, a fatica, di bilanciare elementi diversi come romanticismo, commedia, dramma personale e un’esplorazione superficiale di temi più oscuri. La struttura narrativa della rom-com Netflix segue uno schema familiare alle commedie romantiche, con incomprensioni, riconciliazioni ed epifanie personali. Se da un lato questo approccio può essere confortante per gli appassionati del genere, dall’altro rende il film prevedibile e, a volte, poco originale.

Per quanto riguarda le interpretazioni, Harry Connick Jr. offre una performance solida nel ruolo di John Allman, anche se a tratti sembra disconnesso dal personaggio: tuttavia, il suo carisma naturale e le sue abilità musicali compensano parzialmente questa mancanza di profondità. Anche Ali Fumiko Whitney brilla nel ruolo di Melina, portando una ventata di freschezza e autenticità in ogni scena in cui appare. Il film cerca anche di affrontare temi più seri, come la depressione e la perdita di uno scopo, ma questi elementi spesso risultano scollegati dal tono generale più leggero. Il trattamento del tema del suicidio, in particolare, è problematico e oscilla tra la commedia imbarazzante e il dramma superficiale.

In definitiva, Find Me Falling è una storia abbastanza leggera sulle seconde opportunità e sulla possibilità di riallacciare i rapporti con persone che, per vari motivi, la vita ha portato su altre strade. A parte i sorprendenti primi cinque minuti, il resto è immediatamente dimenticabile: quasi come i successi musicali del suo protagonista…

Indiana Jones e il tempio maledetto: trama, cast e sequel del film

Nel corso della sua storia il cinema ha dato vita a personaggi oggi talmente iconici da essere diventati immortali. Uno di questi è certamente l’archeologo protagonista dei film di Indiana Jones, interpretato dall’attore Harrison Ford. I cinque lungometraggi a lui dedicati sono oggi considerati una delle migliori saghe d’avventura di tutti i tempi, merito anche degli autori Steven Spielberg e George Lucas, e la sua influenza culturale è oggi talmente ampia da aver dato vita ad un vero e proprio franchise. Ad aver dato inizio a tale iconica saga, è stato nel 1981 l’acclamato film I predatori dell’arca perduta. Nel 1984 è poi arrivato il primo sequel: Indiana Jones e il tempio maledetto.

Di questo si iniziò a parlare già poche settimane dopo l’uscita del primo film. Spielberg e Lucas intendevano infatti sin da subito realizzare una trilogia, e decisero di usare per questo sequel alcune idee scartate per il primo film. Più che un sequel, in realtà, questo secondo capitolo si rivelò essere un prequel, essendo ambientato un anno prima rispetto alle vicende viste in I predatori dell’arca perduta. I due autori decisero poi di differenziare questo nuovo film con un tono decisamente più cupo e violento rispetto al precedente. L’atmosfera dark è però stemperata da diverse trovate di natura comica, che hanno così ribadito quest’alternanza come una delle caratteristiche della serie.

Anche Indiana Jones e il tempio maledetto si affermò come un grande successo, arrivando ad un incasso globale di oltre 333 milioni di dollari. Questo è però in realtà il risultato più basso della saga. A frenare il potenziale del film vi fu probabilmente proprio la sua atmosfera più oscura del previsto. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Indiana Jones e il tempio maledetto. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Indiana Jones e il Tempio perduto cast
Harrison Ford e Kate Capshaw in Indiana Jones e il tempio maledetto. © 1984 – Lucasfilm, Ltd.

La trama di Indiana Jones e il tempio maledetto

Indiana Jones e il tempio maledetto si svolge inizialmente a Shangai, nel 1935, dove Jones cerca di recuperare un prezioso cimelio in un locale malfamato, frequentato da pericolosi gangster cinesi. Riuscito nell’impresa, ma costretto a scappare rapidamente, l’archeologo si ritrova su di un aereo insieme alla cantante Willie Scott e il suo giovane aiutante Short Roun. Nel tentativo di tornare in Europa, i tre precipitano però in India. Dopo un’iniziale smarrimento, i tre trovano rifugio preso un villaggio del luogo, entrando in contatto con gli usi e le tradizioni della popolazione locale.

Qui vengono però anche a sapere della maledizione che infesta quelle terre. Questa è causata dalla setta dei Thugs, che guidata da un antico sacerdote ha rubato le sacre pietre di Sankara, con l’obiettivo di utilizzare il loro potere mistico per conquistare il mondo invocando la terribile dea Kali. Jones decide così di aiutare quella gente, e introdottosi nel palazzo di Penkott si trova a dover superare numerosi pericoli per poter raggiungere il suo obiettivo, trovandosi anche a dover affrontare le sue paure più grandi.

Il cast del film

È oggi impensabile immaginare il personaggio di Indiana Jones con un volto diverso da quello di Harrison Ford. Eppure, inizialmente, questi era stato rifiutato dallo stesso Lucas, il quale, avendo già collaborato con l’attore per la trilogia di Star Wars, non voleva che lo si identificasse come il suo attore feticcio. Dopo il successo del primo film, Ford tornò ovviamente a riprendere i panni dell’amato avventuriero. Per l’occasione, egli si preparò fisicamente al fine di poter interpretare con onore le tante scene a torso nudo richieste dal film. Egli andò però incontro ad un brutto infortunio quando si procurò un’ernia del disco. Fortunatamente l’attore riuscì a riprendersi in breve tempo e la lavorazione del film non fu danneggiata.

Dopo l’idea iniziale di riproporre il personaggio di Marion, si decise di presentare un personaggio femminile diverso per ogni episodio della trilogia. Spielberg scelse per interpretare il ruolo della cantante Willie Scott la quasi esordiente Kate Capshaw, che gli sembrava avere l’energia giusta per il personaggio. Ad interpretare il giovane Short Round vi è invece l’attore Ke Huy Quan, divenendo grazie a questo film il primo attore bambino di origine asiatica ad ottenere successo nel cinema americano. Sono poi presenti gli attori Amrish Puri nei panni di Mola Ram e Roshan Seth come Chattar Lal.

Indiana Jones e il Tempio perduto location
Harrison Ford, Kate Capshaw, Stany De Silva e Ke Huy Quan in Indiana Jones e il tempio maledetto. © 1984 – Lucasfilm, Ltd.

Le location del film

Per le riprese degli interni del film vennero utilizati gli Elstree Studios, in Gran Bretagna, come già il precedente I predatori dell’Arca perduta, mentre per gli esterni le riprese furono effettuate in Sri Lanka, nei pressi della città di Kandy, dov’erano già state girate delle sequenze di Il ponte sul fiume Kwai (1957) di David Lean. La scelta fu fortunata anche perché per l’impegnativa realizzazione del ponte sospeso fu possibile utilizzare i molti tecnici e ingegneri già presenti in zona per la costruzione di una grande diga.

I sequel di Indiana Jones

A concludere la trilogia arrivò poi Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), dove accanto a Ford ritroviamo Sean Connery nel panni di suo padre. Dopo anni di attesa, nel 2008 è infine arrivato il quarto capitolo della serie, intitolato Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, ambientato circa vent’anni dopo gli eventi del terzo film. Da quel momento si è poi iniziato a parlare anche di un possibile quinto capitolo, poi finalmente portato in sala nel 2023 con il titolo Indiana Jones e il Quadrante del Destino, dove accanto a Ford si ritrovano gli attori Mads Mikkelsen e Phobe-Waller Bridge.

Il trailer di Indiana Jones e il Tempio maledetto e dove vedere il film in streaming e in TV

Indiana Jones e il tempio maledetto è infatti disponibile nel catalogo di Apple TV, Now, Disney+ e Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma in questione o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 lugliio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Lui non sarà più tuo: trama, cast e curiosità sul film

Lui non sarà più tuo: trama, cast e curiosità sul film

L’ossessione amorosa è una tematica che si ripresenta spesso al cinema e che nel tempo è stata alla base di film affermatisi come grandi cult, prevalentemente di genere thriller. Titoli come Attrazione fatale, Unfaithful – L’amore infedele, Closer e Il ragazzo della porta accanto hanno ognuno a modo loro esplorato questo argomento, proponendo racconti su ciò che può accadere quando in una coppia vige un rapporto disfunzionale. Un altro film, meno noto, su tale tema è Lui non sarà più tuo.

Diretto dalla regista Christie Will Wolf, questo affronta in particolar modo l’incapacità di una delle due parti di una coppia nel lasciare andare l’altro. L’interruzione di un rapporto sentimentale, se non propriamente gestito, può infatti portare i coinvolti a forme di follia molto pericolose quando non letali. Il film esplora dunque le dinamiche delle relazioni moderne, evidenziando come la mancanza di fiducia e la possessività possano portare a conseguenze drammatiche.

Per chi è alla ricerca di un thriller basato su queste dinamiche, ecco allora un titolo che grazie al suo passaggio televisivo offre tutto questo e anche di più. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Lui non sarà più tuo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lui non sarà più tuo cast

La trama di Lui non sarà più tuo

Protagonista del film è l’istruttrice di pilates Amélie Didot, che si trasferisce in una nuova città con la speranza di ricominciare da capo lasciandosi alle spalle il suo doloroso divorzio. Non passa poi molto tempo prima che il suo nuovo studio cominci a fare il boom di affari. Allo stesso tempo, Amélie intraprende un’appassionante storia d’amore con il magnate dei media britannici di successo, il giornalista Pierce Dalton. La loro relazione sembra costruirsi su solide basi, con entrambi che sembrano essersi riappropriati di serenità e felicità.

All’insaputa di Amélie, però, l’ultima relazione di Pierce è stata un amore non corrisposto, che ha lasciato la sua ormai ex fidanzata, Fran Gibbons, in preda all’ostilità e alla gelosia. Nel tentativo di riconquistare quello che considera ancora come il suo uomo, Fran sviluppa un comportamento ossessivo e potenzialmente mortale, mettendo a rischio Amélie e chiunque si trovi sulla sua strada. La donna si troverà così alle prese con una nuova complessa situazione da dover gestire e risolvere quanto prima.

Lui non sarà più tuo trama

Il cast del film

Ad interpretare Amélie Didot vi è l’attrice Aubree Bouché, la quale dopo aver recitato principalmente in cortometraggi e alcuni episodi di serie TV, ottiene qui il suo primo ruolo da protagonista in un film. Accanto a lei, nel ruolo di Pierce Dalton, vi è l’attore Charlie Bewley, celebre principalmente per aver interpretato Demetri nei film della saga di Twilight, accanto a Robert Pattinson e Kristen Stewart, ma visto anche nella serie The Vampire Diaries e nel film The Foreigner.

Nel ruolo di Fran Gibbons, invece, si ritrova l’attrice Karlee Eldridge, vista in alcuni episodi della serie Ballers con Dwayne Johnson e della serie This Is Us con Milo Ventimiglia. Completano poi il cast di Lui non sarà più tuo gli attori Tanya Christiansen nel ruolo di Barbara, Jevon White in quello di Kip, Rosetta Johnson in quello di Margaret e Jim Ballard in quello di Frank.

Il trailer di Lui non sarà più tuo e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 2. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Qui rido io: il film con Toni Servillo e la vera storia di Eduardo Scarpetta

Da sempre diviso tra cinema e teatro, nel 2021 il regista Mario Martone ha nuovamente coniugato le due cose con Qui rido io (qui la recensione), con il quale ha portato sul grande schermo il racconto della vita del celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta, vissuto a Napoli tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. In particolare, però, Martone si concentra sul raccontare un episodio specifico della vita di Scarpetta, quello relativo al processo per plagio di un’opera di Gabriele D’Annunzio.

Un caso che ha dato vita ad un precedente particolarmente importante nel mondo artistico e che qui riproposto permette di riflettere sul concetto di commedia e di autore. La dinastia degli Scarpetta-De Filippo è poi un altro degli elementi centrali del film. Particolarmente articolata e ricca di nomi identici che si ricorrono, questa ha percorso l’intero Novecento. Qui rido io diventa dunque anche il ritratto di un uomo potentissimo al momento del suo declino, con il vasto impero costruitosi intorno che inizia a sfaldarsi e prendere direzioni diverse.

Martone, dunque, va oltre il semplice film biografico per ricostruire un’epoca, i suoi personaggi, i suoi vizi, le sue contraddizioni e il suo lascito artistico. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Qui rido io. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera di cui narra. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Qui rido io recensione

La trama e il cast di Qui rido io

La vicenda si apre sui primi anni del Novecento, quando Eduardo Scarpetta è un uomo di teatro già affermato e popolarissimo. Le sue repliche di Miseria e nobiltà registrano sempre il tutto esaurito e il successo sembra destinato a non dover finire mai. In questo clima di euforia, Scarpetta si concede però un pericoloso azzardo: realizza una parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. Per via di tale affronto viene però denunciato e inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia, che scuoterà profondamente Scarpetta e la sua ampia famiglia.

Ad interpretare Eduardo Scarpetta vi è Toni Servillo, premiato poi con il Premio Pasinetti al miglior attor alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato. Maria Nazionale interpreta la moglie Rosa De Filippo, da cui ha avuto i figli Maria e Vincenzo, interpretati rispettivamente da Greta Esposito ed Eduardo Scarpetta, con quest’ultimo che è un reale discendente della famiglia Scarpetta. L’Eduardo Scarpetta protagonista di questo film è infatti il suo trisavolo.

Cristiana Dell’Anna interpreta invece Luisa De Filippo, nipote di Rosa e da cui Scarpetta ha avuto i figli Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, qui interpretati dai giovani Marzia Onorato, Salvatore BattistaAlessandro Manna. Si annoverano poi nel cast anche Antonia Truppo nel ruolo di Adelina De Renzis, Gianfelice Imparato in quelli di Gennaro Pantalena e Paolo Pierobon nei panni di Gabriele D’Annunzio.

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La vera storia di Eduardo Scarpetta

Nato nel 1853 e morto nel 1925, Eduardo Scarpetta ha vissuto la sua intera vita a Napoli, dove godeva di una popolarità e un potere indiscussi. Non è però sulla sua formazione che si concentra Martone, bensì su uno degli ultimi episodi della sua vita nonché tra i più indiscutibilmente importanti. Come raccontato anche nel film, intorno al 1904 Scarpetta assiste a Roma ad una rappresentazione teatrale di La figlia di Iorio, dramma in tre atti di Gabriele D’Annunzio.

Rimasto colpito da quell’opera, Scarpetta decide di rendervi omaggio a suo modo, scrivendo una parodia dal titolo Il figlio di Iorio, dove sbeffeggiare il ridondante talento poetico di D’Annunzio, capovolgendone la trama e trasformando gli interpreti maschili in femminili e viceversa. Rosa, la moglie di Scarpetta, espresse tutto il suo dissenso al progetto del marito per la rappresentazione di una parodia che metteva in discussione il clamoroso successo dell’opera di un poeta alla moda e con una così alta considerazione del proprio genio.

Abbandonare le commedie con il personaggio di Felice Sciosciammocca, che tante soddisfazioni artistiche e materiali aveva loro dato, sembrava inoltre un azzardo troppo rischioso. Ma Scarpetta non si lasciò convincere dalla moglie e prima di portare in scena il nuovo testo, come novità rispetto al suo celeberrimo Miseria e Nobiltà, chiederà il benestare di D’Annunzio. Il poeta, stando a quanto riferito, avrebbe apprezzato la parodia di Scarpetta ma temendo ripercussioni sulla credibilità della propria opera negò il consenso alla rappresentazione.

Qui rido io Toni Servillo

Tale consenso, tuttavia, fu comunicato a Scarpetta quando era ormai troppo tardi per sospendere lo spettacolo. Il 3 dicembre del 1904 andò dunque in scena al teatro Mercadante di Napoli Il figlio di Iorio. In platea erano però presenti degli infatuati dannunziani che all’inizio del secondo atto, proprio nel momento dell’entrata in scena di Scarpetta in abiti femminili, iniziarono ad inveire contro l’attore, che fu costretto a far calare il sipario.

Dopo qualche giorno, inoltre, Scarpetta si trovò querelato per plagio e contraffazione da Marco Praga, direttore generale della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). La notizia suscitò subito reazioni in campo internazionale e nell’opinione pubblica italiana. Vi fu addirittura l’intervento di letterati come Salvatore di Giacomo a sostegno di D’Annunzio e filosofi come Benedetto Croce a favore di Scarpetta. La contesa di tribunale assunse ben presto i toni di uno scontro letterario fra l’arte alta della tradizione poetica italiana della Figlia di Iorio e quella plebea dialettale e volgarmente sbeffeggiatrice del Figlio di Iorio.

Questo divenne dunque il primo processo in Italia riguardante il diritto d’autore. La causa si protrasse sino al 1908, quando il tribunale emanò una sentenza in cui dichiarava il non luogo a procedere nei confronti di Eduardo Scarpetta perché il fatto non costituiva reato, dando così un’impronta di legittimità a tutte le successive parodie che avrebbero caratterizzato la storia dello spettacolo.

Il trailer di Qui rido io e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Qui rido io grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Prime Video, Netflix e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Omnivore: recensione della docuserie di René Redzepi

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Omnivore: recensione della docuserie di René Redzepi

Molti hanno avuto modo di conoscere il Noma grazie alla seconda stagione di The Bear, altri perchè sono appassionati di cucina gourmet e lo sanno bene che è il ristorante più famoso al mondo. Perchè Omnivore, la nuova docu-serie Apple TV+, è creata e narrata da René Redzepi, il famoso chef e comproprietario dell’acclamato locale situato a Copenaghen, in Danimarca e che possiede ben tre stelle Michelin.

Cosa racconta Omnivore

Ogni episodio di Omnivore, degli otto di cui è composta, elogia la coltivazione, la trasformazione e il consumo degli ingredienti più importanti alla base della cultura del buon cibo. Il primo episodio si apre con una presentazione del celebre Noma, su come si lavora e come si coltiva nell’orto e giardino personale dello chef stellato con origini macedoni Redzepi, tra radici e bacche ma anche fiori con piccole verdure, per poi spostarsi sul peperoncino. L’episodio che si intitola proprio “Chile” mostra come questo particolare alimento è usato in mille modi diversi a differenza della nazione di provenienza.

Ingredienti essenziali alla base di tutto

La prima coltivazione che si vede è quella europea in Serbia. Il peperoncino serbo è di un rosso molto vivace ed ha una forma che ricorda le corna di una capra. Questa varietà è ottima per la macinazione, infatti se ne ricava una polvere tipo paprika usata nella preparazione di molti piatti a base di carne della tradizione balcanica. Per concludere questa primissima tappa si mostra come i serbi festeggiano la piccante pietanza tra grigliate in famiglia e feste popolari dove i bambini dipingono su tele dei peperoncini.

Poi ci si sposta negli Stati Uniti, esattamente in Louisiana, dove la varietà più famosa è quella da cui poi si ricava la salsa piccante chiamata Tabasco. Prima di tornare alla base in Danimarca, viene mostrato il Prik Kee Noo, un peperoncino originario della Thailandia e ingrediente importante per la cucina tipica asiatica. L’episodio finisce con Bhut Orange Copenhagen, il peperoncino danese tondo e di color arancione, coltivato direttamente dallo chef, voce narrante della docu-serie, che offre da mangiare a tutti, sia clienti che il suo giovane e variegato staff, come sfida, il piccantissimo frutto.

Proseguendo il secondo capitolo ” Tuna ” affronta la pesca all’alba del tonno di Barbate in Spagna e come viene lavorato per essere poi mandato dall’altra parte del pianeta cioè in Giappone. Qui dove è nato il sushi, si mostra in tutte le sue versioni da quello costoso nei ristoranti tradizionali a quello messo nei piatti e poi sui nastri trasportatori dei locali più commerciali per la pausa pranzo. Questa puntata si conclude con il pesce sulla brace al tramonto su una spiaggia spagnola, quella da cui è stato pescato il tonno stesso.

Il terzo episodio di Omnivore è dedicato al sale: prima a quello artiganale e marittimo francese di Noirmoutier e poi quello peruviano di Maras. Il sale che tende al colore rosa viene estratto dalle saline che si trovano nella provincia di Urubamba, nel Dipartimento peruviano di Cusco. Le saline qui si trovano ubicate lungo la Cordigliera delle Ande, ad un’altitudine che supera i 3000 metri sul livello del mare e che nasconde in profondità un bacino d’acqua salata.

Il maialino nero di La Alberca

L’ultimo degli episodi di Omnivore, tra i quattro visti in anteprima, cambia totalmente registro di racconto, concentrandosi sulla tradizione di La Alberca, dove all’entrata della chiesa sorge un piccola statua che ritrae un grazioso maialino. Infatti tra le vie del borgo medioevale spagnolo si può fare la conoscenza di un maiale nero, che ogni 13 giugno viene liberato e che poi verrà nutrito da tutta la popolazione. In questo paese infatti si alleva una pregiata qualità di maiali neri, quella varietà che diventerà poi uno dei prosciutti crudi più prelibati grazie anche al nutrimento fatto d’erbe aromatiche che i suini mangiano mentre sono in vita.

Ma in “Pig” non si mostrano, e per fortuna, animali al macello ma le varie fasi dei festaggiamenti nei confronti del maiale di Sant’Antonio. Ci sono i panettieri che fornano panini imbottiti di salame e una cioccolataia che crea cioccolatini a forma di maialini fino ad arrivare alla festa invernale dove si portano a benedire gli animali domestici e della fattoria. L’episodio termina con il porcellino nero che tutto solo e tranquillo girovaga per le vie di La Alberca inconsapevole del suo destino.

Una docu-serie che appassiona a metà

Omnivere è un viaggio nell’anima della cultura del cibo e della sua vibrante comunità ma che punta solo ad un pubblico che già ama la cucina. Il primo episodio rimane il più completo, a differenza degli altri che sembrano dei documentari che si può facilmente vedere anche sulla rete generalista al pomeriggio all’interno di programmi come Geo. Infatti in “Chile” si fa quello che poi non si propone nei restanti cioè alternare tra il narratore Chef con la sua filosofia del Noma alla valorizzazione uno ad uno dei prodotti protagonisti. Per concludere questa docu-serie possiede una regia attenta e che mostra nei minimi dettagli i vari ingredienti base di questo racconto culinario a puntate ma che non riesce purtroppo a centrare l’obiettivo finale quello del grande pubblico.

Ryan Reynolds: 10 cose che forse non sai sull’attore

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Ryan Reynolds: 10 cose che forse non sai sull’attore

Ryan Reynolds è uno di quegli attori che sembra non avere nessun difetto. Bello, sarcastico, sexy e ironico, è riuscito a conquistare una larga fetta di pubblico con il suo carisma e il suo talento recitativo. L’attore canadese non si è mai messo i piedi in testa, rimanendo sempre umile e aiutando chi si trova in difficoltà. La sua è stata una lunga gavetta ed è proprio grazie a questa se è riuscito ad ottenere dei fan che lo apprezzano per quello che è e che lo sostengono sempre.

Ecco, allora, dieci cose che forse non sapevate di Ryan Reynolds.

Ryan Reynolds e i film della sua carriera

1. Ha recitato in celebri film. Reynolds debutta al cinema recitando in film come Le ragazze della Casa Bianca (1999) e Maial College (2002). La sua carriera prosegue poi grazie a film come Blade: Trinity (2004), Just Friends (Solo amici) (2005), Ricatto d’amore (2009) e X-Men le origini – Wolverine (2009). Tuttavia, è dal secondo decennio degli anni Duemila che la sua fama continua a crescere in maniera esponenziale, grazie a film come Lanterna Verde (2011), Safe House – Nessuno è al sicuro (2012), R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà (2013) The Captive – Scomparsa (2014), Woman in Gold (2015), Self/Less (2015) e Deadpool (2016). Recita poi in Life – Non oltrepassare il limite (2017), Come ti ammazzo il bodyguard (2017), Deadpool 2 (2018), 6 Underground (2019), Free Guy – Eroe per gioco (2021), Come ti ammazzo il bodyguard 2 (2021), Red Notice (2021), The Adam Project (2022), Spirited – Magia di Natale (2022), IF – Gli amici immaginari (2024) e Deadpool & Wolverine (2024).

2. Ryan Reynolds è anche un doppiatore, sceneggiatore e produttore. Nel corso della sua carriera, Ryan Reynolds ha svolto anche il lavoro di doppiatore per film come I Croods (2013), Turbo (2013), The Voices (2014) e Pokemon: Detective Pikachu (2019), mentre è stato produttore per i due capitoli di Deadpool, sceneggiando il secondo film del franchise. Ha inoltre contributo come produttore a Free Guy – Eroe per gioco, The Adam ProjectUn matrimonio esplosivo, IF – Gli amici immaginari e Deadpool & Wolverine. Sempre più coinvolto da tale attività, Reynolds produrrà anche molti dei suoi progetti futuri.

Ryan Reynolds è Deadpool

3. Ryan Reynolds è sempre stato considerato come protagonista di Deadpool. Il progetto Deadpool ha avuto una lunga gestazione, durata più di dieci anni, durante i quali non è mai cambiata la scelta di vedere Reynolds come l’attore che avrebbe interpretato l’antieroe dei fumetti Marvel. Già nel 2000 si era parlato del voler trasporre questo personaggio, e il progetto passò per le mani di diverse case di produzione e di diversi registi, fino a che non si decise di realizzarlo ufficialmente nel 2014, dopo dei test screening dai riscontri positivi.

Deadpool & Wolverine
Hugh Jackman e Ryan Reynolds in una scena di Deadpool & Wolverine.

4. Ryan Reynolds ha sempre sostenuto il suo personaggio. Nel corso degli anni che ci sono voluti per poi dare finalmente avvio al primo film di Deadpool, l’attore canadese si è molto affezionato al ruolo, tanto da arrivare a produrre lui stesso sia il primo film che il sequel, Deadpool 2: di questo ha anche scritto la sceneggiatura. Tra tutti i personaggi interpretati, Reynolds considera questo uno dei suoi preferiti in assoluto.

5. Ryan Reynolds ha dovuto mettersi in forma per interpretare Deadpool. Ad un supereroe il carisma e la demenzialità non bastano, anche se il supereroe diventa un antieroe e si chiama Deadpool. Per poter interpretare questo personaggio, l’attore canadese ha dovuto fare un gran lavoro su se stesso, grazie anche agli allenamenti intensivi di Don Saladino (che è anche il trainer di Sebastian Stan). Ha così raggiunto una forma fisica che gli ha permesso di eseguire personalmente anche alcune delle scene più complesse.

 

Ryan Reynolds ha interpretato Lanterna Verde

6. Non ha un bel ricordo del film. In più occasione Reynolds ha affermato di non ricordare in modo piacevole l’esperienza di Lanterna Verde. Reynolds, infatti, ha in più occasioni criticato apertamente il film e il suo regista, con il quale ha avuto numerose discussioni durante il set. L’attore, che si è anche infortunato gravemente alla spalla durante le riprese, ha raccontato di essere estremamente felice dell’insuccesso del film e che non si siano realizzati i sequel inizialmente previsti.

Ryan Reynolds, Blake Lively e i suoi figli

7. Ryan Reynolds e Blake Lively sono innamoratissimi. Ryan Reynolds e Blake Lively si sono conosciuti sul set di Lanterna Verde, ma è stato durante la promozione del film che è la scintilla è diventata fuoco. Tuttavia sarà nel dicembre 2011 che si comincerà a vederli insieme. Il matrimonio si celebrerà di lì a poco, nel settembre del 2012, in via del tutto riservata, mentre sono arrivati poco dopo: la prima figlia, James, è nata nel gennaio 2015, la seconda, Ines, è arrivata nell’ottobre 2016 e nell’estate del 2019 è poi nata la terza figlia, Betty. Nel febbraio del 2023 è infine nato il quarto figlio, del quale non è però stato svelato né nome né sesso.

Ryan Reynolds Blake Lively
Ryan Reynolds e Blake Lively in Lanterna Verde

8. Ryan Reynolds e Blake Lively sono una coppia molto ironica. I due non sono solo marito e moglie, ma sono anche i loro rispettivi migliori amici. Già a vedere dai loro profili Instagram, si capisce come i due siano molto legati tra loro e anche di come gli piaccia scherzare, facendo battute uno sull’altra. Ciò avviene anche durante le diverse interviste, segno di un affiatamento tra loro davvero unico.

Ryan Reynolds e Scarlett Johansson

9. È stato sposato con la nota attrice. Prima di stare con la Lively, Reynolds ha avuto diverse relazioni con donne altrettanto note. Tra queste vi è la cantante Alanis Morissette, a cui è stato legato dal 2002 al 2007, e l’attrice Scarlett Johansson. Con quest’ultima Reynolds è stato sposato dal settembre del 2008 al dicembre del 2010. Nel luglio del 2011 hanno poi ufficialmente divorziato. I motivi di tale rottura sembra siano riconducibili a differenze inconciliabili tra i due.

 

Ryan Reynolds: età, altezza e fisico

10. Ryan Reynolds è nato il 23 ottobre 1976 a Vancouver, Canada. L’attore è alto complessivamente 1,88 metri. L’attore è inoltre noto per il suo fisico, che gli ha permesso di essere eletto più volte come uno degli uomini più sexy del pianeta. Ma non è solo questione di addominali, bensì di un fisico associato ad un carisma e ad una gentilezza uniche.

Fonti: IMDb, Biography

Skywalkers: una storia d’amore: recensione del nuovo documentario Netflix

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L’essere umano per natura ha una sua tendenza a dare il massimo, a oltrepassare i propri limiti; è proprio questa propensione al volere di più che ha reso possibili le grandi scoperte della storia, insieme a una graduale evoluzione. Skywalkers: una storia d’amore racconta le vicende di Angela e Vanya, due rooftoppers che puntano ad andare sempre più in alto. Il film, diretto da Jeff Zimbalist (Escobar-il fascino del male), è stato presentato alla scorsa edizione del Sundance Film Festival.

Skywalkers: una scalata verso il cielo

Nel 2017 in Russia si diffonde incredibilmente la pratica del rooftoppingdiversi giovani mettono a rischio la propria vita entrando illegalmente in edifici e grattaceli per poi raggiungere il punto più alto. Questo genere di scalate vengono praticate senza alcun tipo di attrezzatura di sicurezza: nel film vengono mostrati gli stessi rooftoppers arrampicarsi con delle semplici sneakers ai piedi.

In questo particolare contesto due figure emergono per la loro bravura e creatività: Vanya Beerkus e Angela Nikolau. Nonostante Vanya avesse più esperienza, Angela ottiene velocemente una grande visibilità per la  bellezza degli scatti che realizza dalle vette dei grattaceli. Così i due danno inizio a una collaborazione e poi, scalata dopo scalata, il loro rapporto si tramuta in una relazione amorosa. Ma, come talvolta accade, la realtà si metterà nel mezzo del loro amore e della loro passione, allontanandoli l’uno dall’altra.

L’implacabile sete di adrenalina

our full potential is on the other side of fear. -Angela Nikolau

Uno dei temi principali affrontati in  Skywalker è proprio il desiderio di Vanya e Angela di spingersi sempre oltre, sfruttando al massimo le proprie capacità. A differenza di molti altri rooftoppers che scalavano edifici solamente per ottenere più visibilità sui social, i due protagonisti del film si dedicano a questa passione per il sentimento di libertà che gli regala trovarsi in cima al mondo. Pur trattandosi di un’attività estremamente pericolosa e potenzialmente fatale per loro, Vanya e Angela riescono a gestire a pieno la paura, sfidando continuamente le proprie capacità pur di sentirsi realmente vivi.

La loro continua sete di adrenalina, di nuove sfide, porta lo spettatore a riflettere sul valore di una vita sicura ma piatta: cosa è meglio, un monotono lavoro di ufficio o rischiare la vita scalando un grattacielo? Nonostante l’estremismo del paragone, Skywalkers insegna il valore di correre dei rischi per fare ciò che ci rende felici.

L’amore sul tetto del mondo

La carriera da rooftoppers di Angela e Vanya è narrata parallelamente alla loro storia d’amore. I due vivono insieme diverse avventure, con una relazione fuori dal comune, sempre alla ricerca di nuovi edifici da scalare insieme. Gli scatti a cui danno vita diventano arte. Il rapporto tra i due crea anche una sinergia maggiore durante le scalate: Vanya, meno impulsivo, finisce per preoccuparsi maggiormente per l’incolumità di  Angela che per la propria, arrivando anche a consegnarsi alla polizia francese quando Angela viene bloccata dopo una scalata.

Ma la pandemia prima e la guerra tra Russia e Ucraina dopo creano le prime frizioni: non essendo più possibile fare rooftopping, Angela inizia a lavorare in un campo diverso, allontanandosi dal hobby che la univa a Vanya.

Ritornare a scalare diventa difficile per entrambi: le continue ansie e insicurezze di Vanya rendono ancora più difficile per Angela ricominciare. Ma per un obiettivo come il Merdeka in Malesia è necessaria una perfetta sintonia tra i due

Skywalkers: altezza da paura

Il terzo protagonista del docufilm insieme a Vanya e Angela è certamente l’altezza: tutto ruota intorno all’andare sempre più in alto. Per questo motivo il film potrebbe essere poco adatto a persone che soffrono di acrofobia: le inquadrature fatte dai rooftoppers di intere città sotto di loro sono abbastanza inquietanti per chi ha paura dell’altezza. In Skywalkers vengono mostrati video di intrepidi scalatori intenti a arrampicarsi anche sul ghiaccio o su superfici più scivolose, a rimanere seduti a strapiombo nel vuoto.

A questo si accompagna l’ammonimento iniziale su come le azioni di Angela e Vanya siano illegali e estremamente pericolose, insieme ai video di colleghi rooftoppers morti durante incidenti e caduti da grattaceli.  Questo genere di attività regala tanta adrenalina come anche tanta paura alla stessa Angela: si tratta di scalate talvolta estenuanti fisicamente, soprattutto nel caso dell’ultima grande impresa della coppia.

Venezia 81: annunciate le Giurie di Orizzonti e Venezia 2Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

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Sono state definite le Giurie internazionali di Orizzonti e di Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera (28 agosto – 7 settembre 2024).

Presieduta dalla regista e sceneggiatrice statunitense Debra Granik, la Giuria internazionale Orizzonti sarà inoltre composta da: lo sceneggiatore, regista e produttore iraniano Ali Asgari; la regista e sceneggiatrice siriana Soudade Kaadan; il regista, sceneggiatore e produttore greco Christos Nikou; l’attrice e regista svedese Tuva Novotny; il regista ungherese Gábor Reisz; la sceneggiatrice e regista italiana Valia Santella.

Presieduta dal critico cinematografico italiano Gianni Canova, la giuria internazionale Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” sarà inoltre composta da: lo sceneggiatore e regista americano Ricky D’Ambrose; la regista, artista visuale, attrice e produttrice brasiliana Barbara Paz; l’attrice e regista canadese Taylor Russell; il curatore di festival e direttore di mercati cinematografici Jacob Wong.

Tutti i premi ufficiali saranno annunciati e consegnati durante la cerimonia di chiusura dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, sabato 7 settembre sul palco della Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.

Concorso Orizzonti – la Giuria

La Giuria internazionale della sezione Orizzonti è composta da:

· Debra Granik – presidente, regista e sceneggiatrice statunitense. Con Un gelido inverno ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance 2010. Il film ha ottenuto quattro nomination all’Oscar, tra cui quella per il miglior film e per la migliore sceneggiatura non originale per Debra Granik e Anne Rosellini. Col suo primo film, Down to the Bone, è stata premiata come miglior regista al Sundance del 2004. Nel 2015 ha realizzato il documentario Stray Dog. Senza lasciare traccia (2018) è stato presentato al Sundance e a Cannes. Granik ha appena terminato il montaggio del documentario in cinque parti Conbody VS Everybody. Il suo prossimo progetto è un adattamento di Una paga da fame di Barbara Ehrenreich.

· Ali Asgari, sceneggiatore, regista e produttore, nato a Teheran, in Iran. È un importante regista indipendente iraniano che vanta numerosi premi internazionali. I film di Asgari sono incentrati su vite precarie che vivono ai margini della società nel suo paese natale, l’Iran. I suoi corti sono stati proiettati in importanti festival internazionali. Il suo film d’esordio Disappearance è stato presentato in anteprima mondiale alla Mostra di Venezia e in anteprima nordamericana al Toronto Film Festival 2017. Ta farda, il suo secondo film, è stato presentato in anteprima alla Berlinale 2022, mentre Kafka a Teheran, il suo terzo lungometraggio, è stato presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes nel 2023.

· Soudade Kaadan, regista e sceneggiatrice siriana, residente a Londra. Si è fatta conoscere a livello internazionale con il suo primo film, Yom Adaatou Zouli, presentato a Venezia nel 2018 dove ha vinto il Leone del Futuro per la migliore opera prima. Il film è stato poi proiettato in molti festival tra cui TIFF, BFI London, Busan e IFFR. Il suo corto Aziza ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance nel 2019. Il suo secondo lungometraggio Nezouh – Il buco nel cielo ha vinto il Premio degli spettatori ARMANI BEAUTY a Venezia nel 2022. Soudade Kaadan è diventata così l’unica regista araba a vincere due volte a Venezia.

· Christos Nikou, regista, sceneggiatore e produttore greco. Il suo cortometraggio KM (2012) ha partecipato a oltre 40 festival internazionali. Il suo primo lungometraggio Apples ha aperto la sezione Orizzonti di Venezia nel 2020. Candidato dalla Grecia all’Oscar per il miglior lungometraggio internazionale, Apples è stato inserito nella lista dei cinque migliori film internazionali dal National Board of Review. Nel 2023, Nikou ha fatto il suo debutto in lingua inglese con Fingernails – Una diagnosi d’amore, che ha diretto, co-scritto e co-prodotto con la Dirty Films di Cate Blanchett e Filmnation. Attualmente Nikou sta lavorando al suo terzo lungometraggio, Background.

· Tuva Novotny, attrice e regista svedese. Ha esordito nella recitazione a 16 anni. Nel 2010 ha debuttato come regista con la serie TV Dag, seguita da due episodi per la serie Netflix Lilyhammer. Nel 2018 ha scritto e diretto Blindspot, che ha ottenuto gran parte dei premi Kanon, vincendo miglior sceneggiatura e miglior regia. Poco dopo ha scritto e diretto Britt-Marie Was Here, che è diventato un successo al botteghino svedese. Al momento sta scrivendo il lungometraggio Dobbeltmennesket per la regia di Jonas Arnby, ma anche la serie Det Kongelige Teater, ed è uscito da poco il suo ultimo film, Diorama, che ha scritto e diretto. Ha da poco recitato in The Abyss (2023) e in All and Eve (2024) e sta sviluppando Home per Snowglobe Pictures, come regista e sceneggiatrice.

· Gábor Reisz, regista ungherese. Il suo primo film, VAN valami furcsa és megmagyarázhatatlan (2014), è stato presentato a Karlovy Vary e ha riscosso un grande successo sia al botteghino che nel circuito dei festival. Nel 2015 Reisz è stato invitato a La Résidence di Cannes, dove ha sviluppato il suo secondo lungometraggio Rossz versek (2018). Il film ha poi vinto 16 premi, tra cui quello per il miglior film ungherese del 2018, e ha avuto un buon successo di pubblico nei cinema nazionali. Una spiegazione per tutto (2023), il suo terzo film, ha vinto il Premio Orizzonti per il miglior film a Venezia e il Gold Hugo al Chicago Film Festival.

· Valia Santella, sceneggiatrice e regista italiana. Ha lavorato in passato come segretaria di edizione e aiuto regista. Dal 2010 collabora come sceneggiatrice con alcuni tra i maggiori registi italiani tra cui Marco Bellocchio, Leonardo Di Costanzo, Valeria Golino, Nanni Moretti. Nel 2001 gira il documentario Nel nome del popolo italiano e nel 2004 il suo primo lungometraggio Te lo leggo negli occhi, entrambi prodotti da Sacher Film. Nel 2006 dirige diversi episodi della serie TV Il vizio dell’amore. Attualmente è impegnata nella post produzione della serie TV Prima di noi, di cui firma la regia di alcuni episodi.

La Giuria Orizzonti assegnerà – senza possibilità di ex-aequo – i seguenti premi: Premio Orizzonti per il miglior film, Premio Orizzonti per la migliore regia, Premio Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile, Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile, Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura, Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.

Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro è composta da:

· Gianni Canova – presidente, critico cinematografico italiano. È Rettore dell’Università IULM di Milano, dove insegna, come Professore ordinario, Storia del cinema e filmologia. Fondatore del mensile di cinema e cultura visuale «Duel» (poi «Duellanti»), è stato critico cinematografico per «Il Manifesto», «la Repubblica», «Sette del Corriere della Sera» e «la Voce» di Indro Montanelli. Autore di saggi e curatore di grandi opere come l’Enciclopedia del Cinema edita da Garzanti, ha realizzato numerose mostre multimediali. Attualmente è autore e conduttore del programma TV Il Cinemaniaco su Sky Cinema. Dal 2024 è Presidente del Comitato scientifico del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

· Ricky D’Ambrose, sceneggiatore e regista statunitense. Il suo secondo film, The Cathedral, è stato prodotto all’interno di Biennale College – Cinema e realizzato con il grant della Biennale. Il film è stato presentato in anteprima mondiale alla 78. Mostra del Cinema, e poi in anteprima nordamericana al Sundance. The Cathedral ha ricevuto il prestigioso John Cassavetes Award agli Independent Spirit Awards 2023 ed è stato candidato al Gotham Award come miglior film. I suoi corti e il suo primo lungometraggio, Notes on an Appearance, sono stati proiettati in festival internazionali, tra cui Berlino, Rotterdam, Vienna, il New York Film Festival e New Directors/New Films. Nel 2017 è stato nominato dalla rivista «Filmmaker» uno dei 25 nuovi volti del cinema indipendente, nonché uno dei migliori nuovi registi del decennio da Richard Brody del «New Yorker». Attualmente sta lavorando al suo terzo film.

· Bárbara Paz, regista, artista visiva, attrice e produttrice brasiliana. Nel 2019 ha diretto Babenco: Alguém Tem que Ouvir o Coração e Dizer Parou che ha vinto il Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema. Il film è stato scelto dal Brasile come candidato all’Oscar per il miglior lungometraggio internazionale. Bárbara Paz ha recitato in numerosi film, tra cui Meu Amigo Hindu di Hector Babenco, e ha recitato in oltre 25 opere teatrali. Per i risultati ottenuti come attrice, Paz ha ricevuto la Medalha Cavaleiro 2013 dal Ministero della Cultura. Ha recitato in diverse serie TV e soap opera e ha condotto il programma televisivo A Arte do Encontro su Canal Brasil.

· Taylor Russell, attrice e regista canadese. Prossimamente apparirà nel thriller coreano Hope di Na Hong-jin e in Mother, Couch! di Niclas Larsson. L’anno scorso ha debuttato a teatro con The Effect di Jamie Lloyd, acclamato revival dell’opera teatrale di Lucy Prebble. Russell ha recitato accanto a Timothée Chalamet nel film di Luca Guadagnino, Bones and All. Il film è stato presentato a Venezia, dove Russell ha vinto il Premio Marcello Mastroianni per l’attrice emergente. È stata candidata sia al Gotham Award che all’Independent Spirit Award per le sue interpretazioni in Bones and All e in Waves, film di A24 diretto da Trey Edward Shults. Quest’ultima prova le è valsa il Breakthrough Actor Award ai Gotham Awards. Esordisce alla regia con il corto documentario The Heart Still Hums che vince il premio come miglior documentario al Palm Springs Int. ShortFest.

· Jacob Wong, curatore di festival e direttore di mercati cinematografici. È stato associato all’Hong Kong Film Festival per oltre due decenni come curatore e direttore dell’HAF Project Market. Attualmente è direttore dell’ufficio Industry, che organizza mercati per progetti cinematografici, laboratori e coproduzioni. Ha coprodotto cortometraggi di Jia Zhangke, Tsai Ming-Liang, Mohammad Makhmalbaf, Kurosawa Kiyoshi, Brillante Mendoza e Christopher Doyle, e lungometraggi di finzione di Ishii Yuya, Tan Chui Mui e altri.  È il delegato della Berlinale per quanto riguarda il cinema cinese, oltre che consulente della programmazione del Nara IFF (Giappone).

La Giuria del Premio Venezia Opera Prima assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele), il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore.