Oggi è anche il gran giorno di che
presenta Paul Schrader in concorso a Venezia
74 First Reformed che vede
protagonistiAmanda Seyfried e Ethan
Hawke.
First
Reformed racconta di di un ex cappellano
militare (Ethan Hawke) che, dopo aver perso suo figlio, ama una
donna (Amanda Seyfried) che soffre anche dalla perdita del marito.
La sua vita da cappellano però lo porta a covare sospetti sugli
affari della chiesa fino ad arrivare in profondità e
conoscere i segreti nascosti della complicità della sua chiesa
con le corporazioni non etiche”
Sarà presentato invece fuori
concorso oggi Zama della regista argentina
Lucrecia Martel che vede protagonisti tratto
dal romanzo di Antonio Di Benedetto.
Il film racconta quello che
accade a Don Diego de Zama (Daniel Giménez Cacho), un impiegato del
governo che rimane bloccato in Paraguay, distante dalla sua
famiglia. Con il passare del tempo l’uomo diventa sempre più
violento e frustrato.
“È un dramma ambientato nel
1963, non è un film di fantascienza, non è un film di genere ma io
interpreto comunque una creatura. Sono una specie di pesce umano,
un enigma, nessuno da dove vengo, sono l’ultimo della mia specie
quindi è come se fossi un’anomalia naturale. Sono stato studiato e
testato in una struttura governativa degli USA nel 1963, quindi
durante la Guerra Fredda con la Russia, la corsa allo spazio,
quindi c’è tutto un background da raccontare. Sono stato testato
per cercare di misurare che tipo di potenzialità potevo avere
contro il nemico, per usarmi come vantaggio militare o per i viaggi
nello spazio, o per la tecnologia. Possiamo usarlo a favore degli
umani? Quindi provano a tenermi segreto dai Russi.”
Una storia d’amore al centro
di The Shape of Water
Il cast di The Shape of
Water include Sally
Hawkins (Blue
Jasmine, Happy-Go-Lucky), il
candidato all’Oscar Michael
Shannon (Revolutionary
Road, 99 Homes), il candidato
all’Oscar Richard
Jenkins (The Visitor, Olive
Kitteridge), Doug
Jones (Crimson
Peak, Hellboy), il candidato al
Golden Globe Michael
Stuhlbarg (A Serious
Man, Steve Jobs) e la
vincitrice dell’Oscar Octavia
Spencer (The
Help, Gifted).
A quattro anni dal brillante e
toccante Nebraska, Alexander
Payne torna a portare sul grande schermo la sua penna
leggera in grado di fotografare la realtà e trattarla con un punto
di vista distaccato ma attento e sensibile; lo fa con
Downsizing, film scelto dalla commissione di
Alberto Barbera per aprire la 74° Mostra d’Arte
Cinematografica di Venezia. All’apparenza, Payne sconfina nella
fantascienza, allontanandosi dai suoi temi relativi all’analisi
lucida ma mai cinica della società americana. Tuttavia,
avvicinandoci alla storia dalle premesse inevitabilmente sci-fi, ci
accorgiamo che il regista di Paradiso Amaro ha
trovato un modo alternativo per continuare a parlare
dell’umanità.
In un ipotetico futuro, uno
scienziato norvegese scopre un processo che permette di
miniaturizzare gli esseri viventi. Tale tecnica, applicata alle
persone, potrebbe produrre degli effetti straordinari
sull’ambiente, sulla tutela e sulla salvaguardia del Pianeta Terra.
La scoperta prende così piede e dopo circa dieci anni è possibile,
per chiunque lo voglia, avviare il processo di miniaturizzazione
irreversibile che permetterà alle persone di trasferirsi in
comunità adibite appositamente per questi “minuscoli”. Paul, un
cittadino medio, con una vita media, decide di realizzare la
pratica su se stesso, ma quando sul più bello la moglie lo
abbandona, rinunciando a farsi miniaturizzare, l’uomo rimane solo,
nella sua nuova dimensione, e deve cominciare tutto dall’inizio.
Qualche incontro fortuito gli offrirà un nuovo punto di vista e lo
porrà in maniera diversa rispetto al mondo.
Downsizing – la recensione
Il racconto di Payne si compone di
diversi elementi: dalla trama fantascientifica di base partono le
ramificazioni che ci portano a riflettere sull’inquinamento,
sull’utilizzo della tecnologia, sul “semplice” scorrere della vita
e sulla canonica (ma neanche troppo) storia d’amore. Matt Damon riesce con convinzione a
interpretare l’uomo medio che, sebbene si sforzi di cercare un
senso più alto alla sua sorte, rimane nella sua giusta mediocrità,
svolgendo il suo compito con precisione, fondamentalmente spinto da
uno spirito più integro e forte, che però non è il suo. Payne si
avvale di uno stuolo di attori famosi e amati, che utilizza
sorprendentemente in piccolissimi ruoli, a partire da Margo
Martindale, irriconoscibile nella sua “dimensione”,
passanto per Laura Dern, Neil Patrick Harris e Jason Sudeikis, fino a Christoph Waltz, unico volto famoso (Damon a
parte) ad avere un ruolo più corposo ma da perfetta macchietta.
Scoperta del film è senza dubbio
l’energica Hong Chau, nei panni di una dissidente
vietnamita che sconvolge gli ordini mentali del protagonista.
L’atipica co-protagonista diventa quindi una donna che, in un film
“normale”, sarebbe stata relegata al ruolo di comprimaria e che
invece Payne ha il coraggio di trasformare in personaggio femminile
di rilievo, efficace e importante per lo sviluppo del protagonista.
L’idea brillante iniziale di Downsizing si
annacqua con lo scorrere dei minuti e l’aggiunta di diverse trame e
strati che forse spostano troppo verso il realismo l’originale
surrealismo del presupposto. Si conserva, anzi si accentua, invece,
il doppio registro tragicomico. Lo humor sottile e costante si
dipana lungo tutta la storia, aiutando lo spettatore a digerire il
lungo pasto, purtroppo mancante di sale.
Oltre quaranta anni dopo la
realizzazione del suo film più famoso, L’Esorcista
(1973), William Friedkin si interroga, usando il
linguaggio del documentario e del diario filmato, su quel tema che
aveva affrontato in maniera istintiva e senza la preparazione
culturale ed emotiva che a suo stesso avviso avrebbe richiesto: il
risultato è The Devil and Father Amorth.
Per indagare sceglie di seguire una
vera superstar della lotta al demonio, ovvero Padre
Gabriele Amorth, esorcista del Vaticano e della
Diocesi di Roma da trentacinque anni. Lo segue durante i rituali di
uno dei suoi ultimi casi, una ragazza arrivata al ragguardevole
traguardo del nono esorcismo.
L’Esorcista è un
vero e proprio capolavoro, sia per gli amanti dell’horror che per
un pubblico più evoluto, alla ricerca di contenuti, riflessioni e
sguardo d’autore. Ha aperto la strada a un genere del tutto
particolare, incentrato sulla possessione diabolica e sulla lotta
al maligno. A detta di Friedkin, lo stesso padre Amorth si
complimentò con lui, dicendogli che fosse il suo film preferito e
ringraziandolo per aver contribuito a far conoscere e permettere di
comprendere il suo delicato lavoro. Allo stesso tempo però lo
rimproverò per aver calcato un po’ troppo la mano con effetti
speciali esagerati e situazioni alquanto impressionanti.
Afferma il regista, che
prima di girare il film, non aveva mai assistito a un vero
esorcismo e non ne sapeva assolutamente nulla, come del resto
Bill Blatty che scrisse il romanzo e la
sceneggiatura. All’epoca non esisteva una documentazione adeguata,
non c’erano libri e quel poco che si poteva reperire era totalmente
irreale o inventato in maniera esagerata.
Dopo aver studiato e meditato per
tanti anni su quel tema Friedkin decise di voler continuare a
indagare con il mezzo cinematografico, ma tralasciando ogni forma
di narrazione costruita o di messinscena. Così contattò un amico
teologo chiedendogli se fosse stato possibile incontrare Padre
Amorth. Il sacerdote non solo acconsentì, ma lo autorizzò a
seguirlo e a filmare un suo esorcismo. La sola condizione fu che
non ci fosse troupe e luci, in modo da non interferire e non
disturbare durante il delicato rituale.
The Devil and Father
Amorth, il film
The Devil and Father
Amorth è la testimonianza di quell’esorcismo, celebrato in
occasione del novantunesimo compleanno di Padre Amorth, poi venuto
a mancare nei mesi successivi. Le riprese effettuate in quella
giornata sono poi state sapientemente integrate con interviste a
medici, psichiatri e religiosi, in modo da avere diversi commenti e
punti di vista su quanto accaduto. Friedkin sostiene di aver
vissuto e documentato un’ esperienza sconvolgente, che il film da
lui realizzato è un viaggio esplorativo e la chiusura di un cerchio
iniziato più di quarantacinque anni fa.
Tuttavia si avverte troppa enfasi
nella narrazione di Friedkin, sempre condotta in prima persona,
ponendosi davanti alla macchina da presa, anche quando per
necessità si cala nel ruolo di videomaker. In molti casi racconta
la sua esperienza su quegli stessi luoghi reali dove girò
L’Esorcista. Quando si affida solamente alle
parole per descrivere accadimenti a suo dire terribili, per cause
fortuite viene a mancare il materiale video, cosa che purtroppo
lascia intendere che la sua possa essere suggestione.
La cittadina di Alatri,
dove vive Sabrina, la posseduta che viene sottoposta ai ripetuti
esorcismi, viene descritta come una sorta di borgo sperduto chissà
dove, una sorta di roccaforte del male rimasta isolata nel tempo,
dove per raggiungere la chiesa è necessario inerpicarsi per un’ora
e mezza. Nonostante si tratti di un documentario si avverte
purtroppo una costruzione tipica di determinati meccanismi di
genere, quando non si cade in veri e propri luoghi comuni.
Certo, Friedkin è comunque un
narratore navigato e il film cattura, incuriosisce, ma non mostra o
racconta nulla di così convincente da divenire un documento
importante, né dal punto di vista antropologico o psichiatrico, né
tantomeno da quello religioso. Con questo non si vuole
assolutamente mettere in dubbio l’autenticità di fatti o persone,
ma non si avverte dalle riprese quella forza sovrumana che il
posseduto dicono abbia, non si sente una voce o un suono che le
corde vocali del soggetto non sia in grado di emettere, non si
ascoltano lingue incomprensibili. Si percepisce però una grande
fede, si avverte la lotta eterna tra bene e male, la volontà di non
alimentare e combattere senza indugio ciò che viene avvertito come
malefico.
Forse l’aspetto più interessante e
toccante è il dibattere tra scienza e fede, mettendo a confronto le
due posizioni opposte, ma inaspettatamente aperte l’una nei
confronti dell’altra. Spiazzante è la testimonianza del Vescovo di
L.A., che con grande umanità confessa che non potrebbe mai
celebrare un esorcismo, per la troppa paura; dice che per fare una
cosa simile c’è bisogno di una fede fortissima, di una forza
di spirito non comune, che lui non sente di avere.
Apre con una storia di musica e
dolore la sezione Orizzonti di Venezia 74; il film è Nico,
1988 e alla regia c’è l’italiana Susanna
Nicchiarelli, che torna dietro la macchina da presa dopo
tre anni, e lo fa con coraggio e bellezza.
Il film racconta di Christa
Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol,
cantante dei Velvet Underground e donna dalla
bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che
tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La sua
musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed ha
influenzato tutta la produzione musicale successiva. Ambientato tra
Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, la Polonia e Anzio, il film
è un atipico road movie che racconta gli ultimi due anni di vita
della donna che riesce finalmente a dismettere i panni di mito e
icona e a indossare quelli sgualciti di musicista e quelli mai
indossati di madre del figlio dimenticato.
Nico, 1988 – biopic su Christa
Päffgen
La Nicchiarelli utilizza un
linguaggio privo di fronzoli, delicato eppure diretto, che mostra
la forza della donna che non rinuncia all’essere madre dopo aver
davvero capito il valore di questo particolare legame che la lega
ad Ari, unico figlio che ha abbandonato da piccolo, perché incapace
a fare la madre. La “sacerdotessa delle tenebre” insiste a voler
portare l’attenzione su se stessa, durante il suo ultimo tour,
mentre il pubblico e la stampa continuano a trascinarla indietro,
negli anni ’70, a quando era intrappolata, per sua stessa
ammissione, nella sua bellezza che le valse i favori di Warhol.
Senza farsi cronistoria (alcuni
eventi sono stati modificati per rispettare la privacy dei
coinvolti), né apologia (la donna è mostrata in tutte le sue
numerose debolezze e nei suoi vizi), il film illustra con tocco
leggero la storia di una vita che si spoglia della sua
eccezionalità e diventa rincorsa di un rapporto normale (quello tra
madre e figlio) in un contesto politico sociale ostile, quello
europeo di metà anni ’80. A un passo dalla serenità cercata e
conquistata, Christa Päffgen trova a Ibiza il suo
piccolo angolo di paradiso, ma trova anche la sua fine, che l’ha
consegnata alla storia della cultura pop, e da oggi ricordata anche
dal cinema.
Ecco una “nuova” versione del
trailer di Thor Ragnarok, in cui il video ha
subìto il trattamento SWEDED , ovvero
è stato realizzato nello stesso stile utilizzato dai protagonisti
del film di Michel Gondry, Be Kind
Rewind.
Thor
Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor
Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è
imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile
martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a
Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la
fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente
minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una
mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi
amici Avengers, l’incredibile Hulk.
Bentrovati, sacchi di mucillaggine.
Quest’estate ho fatto delle cose gravissime, tipo postare un paio
di foto di me in costume sulla spiaggia e andare in fissa per
Sarahah per ben tre giorni. Sono evidenti segni di
scarsa professionalità ed egocentrismo, e quindi dovevo
espiare.
Infatti, poco prima di partire, ed
esattamente giovedì sera, dopo una giornata che se ve la dico non
ce credete quindi faccio prima a riservarla per quando devo
scrivere un racconto horror, ho avuto una violentissima colica
renale, causata da due calcoli piccoli ma cattivi come l’Inferno,
con conseguente visita al pronto soccorso e stop di due giorni che
in realtà nemmeno mi è dispiaciuto, almeno i bagagli me li sono
fatti con calma, una volta tanto.
Questo per dirvi che se
improvvisamente durante una proiezione sentite qualcuno che guaisce
non allarmatevi, non è un modo codificato prima di urlare
‘Allah Ackbar!’ prima di farvi saltare in aria, e
nemmeno il Diavolo che possiede qualcuno come nel documentario di
William Friedkin The Devil and Father
Amorth, presentato oggi fuori concorso, sono io che
ululo, chiamate solo l’ambulanza o almeno preparate un colpo letale
così smetto di soffrire.
Ovviamente devo bere tantissimo –
acqua, non Spritz, purtroppo. E a tal proposito vedete de non rompe
er cazzo con i vostri ‘ma dai, un sorso non può farti male’ che già
mi rode il culo abbastanza così – e la cosa più preoccupante sarà
trovare il tempo per pisciare tra un film e una conferenza. Stavo
pensando di farmi assegnare tutte le proiezioni della Sala Volpi e
pisciare direttamente lì per terra, tanto puzza di marcio da sempre
e nessuno se ne accorgerebbe. Come se non bastasse, ho l’ansia che
i dolori ritornino, a ogni minima avvisaglia salto come se ci fosse
Pennywise alle mie calcagna, quindi non preoccupatevi nemmeno se
rispondo ‘Oh Cristo Aiuto!’ se mi chiedete l’ora.
La prima sera c’è solo un film di
Lubitsch in edizione restaurata, un raffinato lavoro di altissimo
valore intellettuale e morale, che non si è inculato nessuno, tutti
troppo impegnati ad andare a mignotte per celebrare l’apertura o a
strafogarsi di sgroppini e baccalà mantecati, anche insieme, tanto
le papille gustative dei critici sono devastate da anni di
dipendenza dal Maalox e ormai non si fa più caso a
cose frivole come l’equilibrio dei sapori.
monumento al Gran Cazzo Che Me Ne Frega
Comunque, come inizio nemmeno male:
il treno porta incredibilmente solo cinquanta minuti di ritardo.
Noi siamo Vip e arriviamo tutti in Lancia. La città ci accoglie con
un meraviglioso monumento al Gran Cazzo Che Me Ne
Frega nella sua dorata e sbrilluccicante estensione, che
useremo come stampo per la foggia del premio d’analogo nome che
diamo a fine Festival. Nonostante cotanta onoreficenza, il tassista
acquatico non possiede il pass per farci giungere in zona Casinò,
dove si ritirano gli accrediti. Noi sì, ma siccome andare a nuoto
negli acquitrinosi canali lidensi non è una grande idea siamo
costretti ad arrampicarci su un dirupo pieno di sterpaglie con
tanto di bagagli a carico, uscendo direttamente da un tombino come
Indy ne L’ultima crociata.
Lì era a San Barnaba, ma sempre di
Venezia si tratta. E meno male che il dottore s’è raccomandato ‘non
strapazzarti troppo’. Preso possesso della casa è già tempo di
accrediti e di constatare che i pluriennali petaloni rossi che
adornavano il red carpet e il Palazzo del Cinema e avevano
effettivamente scassato la minchia hanno lasciato spazio a una
nuova brillante scenografia di pareti bianche e lampadari lucenti,
che pare sostanzialmente un’esposizione di mobili Brianza dietro a
Ikea sull’Anagnina.
La prima sera se ne passa tra una
spaghettata alcoolica e una fintamente alcoolica, con me che, mio
malgrado, mi faccio riempire il bicchiere una volta sola fingendo
di attingervi per non cadere in tentazione, che io lo so, come
funziona. Svuoti e riempiono, e da lì a evocare la colica il passo
è breve. Perfino il nome del regista che apre Ufficialmente le
proiezioni, Alexander Payne, mi suona come ‘Pain’ e dunque come
tristo presagio. Il film, sebbene parta da un assunto che pare una
cazzata gargantuesca, è in realtà l’esatto contrario.
In primis perché è una storia di
gente che vive in un mondo dove la scienza ha scoperto come
rimpicciolire l’umanità affinché rompa meno il cazzo. Poi perché
tutto sommato non è male. Almeno per i primi quaranta minuti, poi
si perde in una serie di smielati sentimentalismi tra
Matt
Damon e un’ignota signora vietnamita che alzano
parecchio il livello di zuccheri, giusto per chi si era lamentato
che La La Land era troppo sdolcinato.
Tornando invece al documentario di
Friedkin, è una cazzata gargantuesca e basta. Anzi, diabolica. Che
diciamocelo, esiste solo perché lui ha diretto
L’Esorcista, e fargli fare un doc sugli esorcismi veri fa
ridere.
Qualsiasi altro regista, compreso
Spielberg, l’avrebbero mandato affanculo con tutte le scarpe a lui
e al Diavolo. O al Diavolo con tutte le scarpe e a lui affanculo,
scegliete voi. L’opera segue le vicissitudini di un’architetta di
Alatri che non riesce a lavorare a causa della possessione
diabolica, che in effetti, per un architetto, deve essere una cosa
seccante. Tu sei lì tranquillo a fare i tuoi progetti e di punto in
bianco inizi a contorcerti e bestemmiare. Le testimonianze a inizio
film riportano scene spaventose di pance che si gonfiano fin quasi
a scoppiare, voci orripilanti che parlano lingue sconosciute e
volti che si deformano fino ad assumere tratti animaleschi.
Poi però, quando s’arriva al dunque,
non si vede niente di tutto questo. Solo una povera crista che
soffre tanto e si dimena – e questo mi dispiace – ma io l’altra
sera con le coliche facevo peggio, anche in termini di bestemmie.
La voce ha lo stesso effetto che aveva il mio cantante del gruppo
del liceo quando facevamo le cover dei Cradle of Filth.
Con questo non intendo insinuare che
sia stata ritoccata in post-produzione, solo che probabilmente il
Diavolo ama il grind metal, cosa tra l’altro abbastanza
comprensibile. Poi c’è una parte palesemente inventata – guarda
caso non sono disponibili testimonianze video – in cui Friedkin
racconta di come la poraccia abbia cominciato a strisciare e
svolazzare nel perimetro di una chiesa minacciandolo di morte.
Tranquilli, è la parte più bella. Grandi risate e applausi a scena
aperta. È risaputo che il Diavolo non fa i coperchi ma stavolta,
pure per le pentole, era meglio che chiamavate Mastrota.
Ang
la lancia deluxe
Il mio sbarco al Lido è stato, ehm,
sobrio: il treno portava ritardo, che in condizioni normali già ti
sanguinano occhi mentre guardi il tabellone, figuriamoci su un
binario invaso dai tuoi bagagli manco dovessi andare in tour con
Brosio per le capitali cattoliche.
In più avevo uno zaino che se perdi
il baricentro te rovescia come una tartaruga (poi voglio vedè chi
me gira), per cui ero anche un’arma pericolosissima se decidevo di
voltarmi potevo far fuori chiunque senza il culo che se sta a fa
Kim Jong-un co sti cazzo de missili. Così in preda al panico, in
una situazione diciamo pericolosa, decido che è meglio che me levo
da sto binario e mi butto su un primo Italo in partenza.
Da qui, diciamo che è tutto
abbastanza discesa: considerando la mia settimana demmerda si vede
che il karma si è guardato allo specchio, si è sputato in faccia e
ha deciso di fare qualcosa di socialmente utile (tipo non infierire
sulla Pettinato) perché riusciamo miracolosamente a essere ospiti
su una lancia Deluxe e arrivare comodamente a destinazione. Per
tutto il viaggio siamo stati umili e discreti come una performance
di Beyoncé, che tra un po’ tiravo un calcioinculo
al tizio della lancia e me mettevo al timone per farmi un selfie in
mezzo al canale.
Man on Wire, Venezia Edition
Sì, perché quest’anno siamo ancora
de selfie, ma ve lo racconteremo più in là, no spoiler. Sbarco
traumatico con un fantastico tentativo di farci scendere su una
passerella minuscola (che già me vedevo tipo ‘man on wire’, novella
Petit col bilanciere per non fare un bagno nella melma, poi
ovviamente nella mia versione cinematografica cadevo e morivo con
dignità abbracciando la valigia con i miei vestiti, come metafora
dell’attaccamento dell’uomo alle cose materiali). Ultimo aneddoto
da raccontarvi: l’ospitalità è sempre unamerda, tranquilli.
Ieri mentre facevamo una serena e
mite spaghettata verso le 21,45, ora in cui a Roma sei indecisa
ancora se metterti le scarpe col tacco a spillo o più comodi
plateau per annà a fa aperitivo, la vecchia del piano di sopra si
affaccia e ce cazzia con la seguente motivazione: ‘ho
sentito che ridevate’. Mo me spiego tante cose, tipo
perché qua glie rode sempre il culo. Che tu chiedi una minima
informazione e anche se non sanno invece di dirti un onesto,
sincero, ‘boh’ comunque te devono imbruttì. Per loro ridere deve
esse ‘na brutta cosa, tipo una sciagura, se ridi te arriva
un’ondata de zanzare tigre dal canale e te gonfia come una
zampogna. Forse gliel’hanno insegnato da piccoli.
Ma a noi ce piace ride, quindi daje
de Autan, almeno fino a quando la signora non ci rovescerà le
proprie analisi delle urine dal balcone. In chiusura novità veloci
veloci: Il lido è sempre il solito posto inospitale, dicevamo. Allo
Spazio Universal non fanno più lo spritz con l’olivetta e non ti
danno manco le patatine (rimedieremo presto con una raccolta di
firme) I petali del red non ci sono più. Quest’anno palle. Che di
sera, dicono, si colorano di mille luci trasformando il mobilificio
Brianza in un carosello di magia. Verificheremo. Ieri eravamo
troppo ubriachi. Sarà un rebus? Le soluzioni nel prossimo
numero del blog.
ColliderVideos ha
diffuso un nuovo video promozionale per Blade Runner
2049, un cortometraggio prequel del film che ci racconta
ciò che è accaduto nel 2036 e ci svela il passato di
Wallace, il fabbricante di replicanti interpretato
da Jared
Leto.
Di seguito la prima sinossi del
film: “Trent’anni dopo gli eventi del primo film, un nuovo
blade runner, l’Agente LAPD K (Ryan Gosling), dissotterra un segreto a lungo sepoltoche potrebbe avere il potere
di gettare nel caos quello che è rimasto della società.
La scoperta di K lo guida in una ricerca con lo scopo di trovare
Rick Deckard (Harrison Ford), un ex blade runner della LAPD
che è rimasto nasconsot per 30 anni.”
Nel cast del film
figurano Ryan Gosling, Harrison Ford,
Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Carla
Juri, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David
Dastmalchian, Lennie James, Hiam
Abbass e Jared
Leto.
La
sceneggiatura del sequel, ambientato diverse decadi dopo
l’originale pellicola del 1982, è affidata a Hampton
Francher e Michael Green e
segue la storia originale scritta da Francher e David
Peoples basata sul romanzo di Philip K.
DickIl Cacciatore di
Androidi.
Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra
e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo stesso
Ridley Scott sarà produttore esecutivo della
pellicola così come Bill Carraro.
Film d’apertura di Venezia
74 (in Concorso), Downsizing è
ambientato a Omaha, città natale del regista e sceneggiatore del
film, Alexander Payne. Il film è a metà tra una
commedia romantica, un film di fantascienza e una riflessione sullo
stato del Pianeta. In un futuro non molto lontano, gli esseri umani
sperimentano una soluzione inedita all’eccessivo consumo energetico
che ha impoverito il pianeta: una procedura di rimpicciolimento
all’avanguardia in grado di ridurre temporaneamente le dimensioni
di un uomo di circa un ottavo, permettendogli così di risparmiare
le risorse a disposizione. Una coppia di sposi decide di sottoporsi
al processo con la speranza di una vita migliore, ma quando sua
moglie si tira indietro all’ultimo momento, all’uomo non resta che
unirsi a una piccola comunità di suoi simili e affrontare da solo
le difficoltà che derivano dalle nuove misure ridotte.
Per alcuni versi Downsizing,
quarta collaborazione tra il regista e il co-sceneggiatore
Jim Taylor, si discosta dalle tematiche classiche
che hanno fino ad ora affrontato, ma a correggere il tiro
interviene proprio Payne, che dichiara: “Anche se è
fantascienza, la storia è molto in linea con i lavori precedenti,
ha lo stesso senso dell’umorismo.” E proprio nello humor
sotteso a tutta la pellicola si localizza il suo punto di maggiore
forza.
Protagonista assoluto è
Matt
Damon, che interpreta Paul, un uomo medio che si
ritrova in una situazione straordinaria dalla quale saprà trarre il
meglio. L’attore, anche lui presente al Lido, ha dichiarato:
“Oltre ogni altra ragione che mi ha spinto ad accettare questo
ruolo, c’è il fatto che qualsiasi attore al mondo vorrebbe recitare
con Alexander Payne. La storia è bellissima e il ruolo originale. E
nonostante parli alla fine dell’apocalisse e della fine del mondo,
è una storia ottimista.”
Oltre a Kristen
Wiig, che affianca Damon nella prima parte del film, nel
film c’è anche Christoph Waltz, in un ruolo
caricaturale di un francese trapiantato negli USA, e Hong
Chau (Vizio di Forma) che interpreta la
co-protagonista femminile, un ruolo inedito e molto forte, che
tiene bene testa a Damon sul grande schermo.
Ecco cosa ha dichiarato l’attrice
sul film e sul suo ruolo: “Sono molto contenta che mi sia stato
offerto un ruolo che normalmente sarebbe stato secondario, e qui
invece è da protagonista. Secondo me tutti i film di Alexander sono
un mix di elementi drammatici e di umorismo. Per me è una grande
gioia trovare tutte queste sfumature in una sceneggiatura e non un
personaggio a una dimensione.”
Sono stati diffusi altri nove poster
di Spider-Man Homecoming per l’uscita cinese del
film, in cui il protagonista compare in nove diversi luoghi della
Cina. Ecco il giro della grande nazione asiatica nei nuovi poster
del film Marvel. [nggallery
id=2811]
Diretto da Jon
Watts, nel cast del
film protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya sarà invece Michelle.
Al cast si
aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin Starr, Abraham
Attah, Selenis Leyva, Hannibal Buress, Isabella
Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J. Totah, Michael
Mando, Bokeem
Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth
Choi.
La trama ufficiale
di Spider-Man Homecoming
Il giovane Peter Parker/Spider-Man
(Tom Holland) che ha fatto il suo
sensazionale debutto in Spider-Man
Homecoming cerca il suo posto nel mondo come il
supereroe SpiderMan. Entusiasta per la sua
esperienza con i vendicatore Peter torna a casa, dove vive con la
sia Zia May (Marisa Tomei), sotto l’occhio vigile
del suom mentore Tony Stark (Robert Downey,
Jr.). Mentre Peter cerca di riprendere la sua normale
routine quotidiana una nuova minaccia sorge e un nuovo
cattivo, Vulture (Michael
Keaton) mette in pericolo la città di New York e metterà a
dura prova Spider-Man.
Spider-Man
Homecoming è prodotto da Kevin
Feige e il team creativo dei Marvel Studios,
supervisionato e co-prodotto da Amy
Pascal della Sony
Pictures che ne detiene i diritti e che ne
supervisione lo sviluppo da oltre dieci anni.
Il film si basa su una sceneggiatura
scritta da Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Jon
Watts, Christopher Ford e Chris McKenna, Erik Sommers.
Spider-Man è un personaggio creato
da Stan Lee e Steve
Ditko.
DC
Extended Universe ha diffuso alcune immagini dal backstage
di Wonder Woman che mostrano in particolare il
momento che Zack Snyder ha ritagliato per sé e per
il suo cameo.
Ricordiamo che Snyder compare nel
famoso momento in cui Diana e la “sua squadra” vengono
immortalati tra le rovine del villaggio che hanno appena
liberato.
Anche se non è stato ancora
ufficialmente annunciato, è molto probabile che Patty Jenkins torni
alla regia del film che vedrà ancora come protagonista Gal
Gadot. Il film sarà ambientato nell’Era moderna e la
sceneggiatura è in fase di scrittura, con Goeff Johns e Patty
Jenkins a lavoro a quattro mani.
Wonder Woman 2
arriverà al cinema il 13 dicembre 2019.
Continuano a circolare video dal
backstage di Guardiani della Galassia Vol.
2 in cui vediamo i protagonisti alle prese con errori
e con i cosiddetti bloopers. In questo
caso vediamo Michael Rooker, interprete di Yondu,
addormentato sul set, durante la scena del suo “funerale”.
Leggi la recensione di Guardiani
della Galassia Vol. 2
Al ritmo di una nuova, fantastica
raccolta di brani musicali (Awesome Mixtape #2), Guardiani
della Galassia Vol 2, racconta le nuove avventure dei
Guardiani, stavolta alle prese con il mistero che avvolge le vere
origini di Peter Quill. Vecchi amici e nuovi alleati, oltre ai
personaggi preferiti dai fan verranno in aiuto ai nostri eroi
mentre l’Universo Cinematografico Marvel continua ad espandersi.
Nico,
1988 diretto da Susanna
Nicchiarelli (Cosmonauta, La
scoperta dell’alba) è il film di
apertura della
sezione Orizzonti della 74.
Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica (30 agosto – 9 settembre
2017), diretta da Alberto
Barbera e organizzata
dalla Biennale presieduta
da Paolo Baratta. Nico,
1988 sarà proiettato in prima
mondiale nel pomeriggio del primo giorno di apertura
della Mostra, mercoledì30 agosto,
in Sala Darsena, inaugurando il concorso
di Orizzonti. Il film è interpretato
da Trine Dyrholm (Orso d’argento per la
migliore attrice a Berlino nel 2016) – nata come cantante e poi
attrice feticcio di Susanne Bier e Thomas Vinterberg – che fa
rivivere l’artista-icona Nico interpretandola con la sua voce e
trasformandosi fisicamente.
Esploso proprio al Lido due anni
fa, grazie a Non essere Cattivo, Alessandro Borghi è tornato a
Venezia 74 in veste atipica di padrino della
Mostra. Ecco gli scatti della sua presentazione al palazzo del
Casinò: [nggallery id=3158]
Foto di Aurora Leone.
Il Festival di Venezia 2017 si
svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.
Downsizing,
diretto da Alexander Payne e interpretato
da Matt
Damon, Christoph
Waltz, Hong
Chau e Kristen Wiig, è il film
di apertura, in Concorso, della 74. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre
2017). Downsizingsarà
proiettato inprima mondiale mercoledì 30 agosto nella Sala Grande del Palazzo
del Cinema al Lido di Venezia.
Downsizing
segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario
di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una
vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla
sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione
radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi
centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro
risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa
di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e
Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa
pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le
loro vite per sempre.
Paramount
Pictures presenta una produzione Ad Hominem Production / Gran Via
Productions. Downsizingè
un film di Alexander Payne, interpretato da Matt Damon, Christoph
Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig; prodotto da Alexander Payne,
p.g.a. Mark Johnson, p.g.a. Jim Taylor, p.g.a.; scritto da
Alexander Payne e Jim Taylor; diretto da Alexander Payne;
produttori esecutivi: Megan Ellison, Diana Pokorny, Jim Burke;
music supervisor: Dondi Bastone; la musica è composta e diretta da
Rolfe Kent; costume designer: Wendy Chuck; montaggio: Kevin Tent,
ACE Production; scenografia: Stefania Cella; direttore della
fotografia: Phedon Papamichael, ASC, GSC.
Ci siamo: decollano le
Giornate degli Autori. Come nell’immagine di
quest’anno, il corpo dell’aspirante supereroe senza mantello è teso
in avanti e guarda al futuro: uno slancio fatto di novità e
tradizione, perché di una storia lunga 14 anni si deve raccontare
anche il passato. Da lì tornano registi che avevano già scommesso
insieme alle Giornate e che oggi festeggiano i loro nuovi film.
Sono autori affermati come Faouzi Bensaidi che
presenta Volubilis e Vincenzo
Marra che porta L’equilibrio e
giovani talenti come Pengfei (con The
taste of rice flower ) e il duo
Botrugno-Coluccini (Il
Contagio) che in questa edizione lanciano le loro
opere seconde. Torna in scena anche Celia
Rowlson-Hall con un corto della collezione MIU
MIUWomen’s Tales dopo
MA, il suo lungometraggio d’esordio (alle
GdA nel 2015). Ritorna anche Sami Blod di
Amanda Kernell, opera prima in concorso
lo scorso anno riproposta dal Premio LUX del Parlamento
europeo (di cui è tra i film vincitori). Lo zaino in
spalla delle Giornate contiene un passato che segna la
“fidelizzazione” degli autori che qui trovano una casa da cui
lanciarsi verso l’industria internazionale, sempre a caccia di quel
mix eccellente di piglio commerciale e talento.
Sono ventiquattro i film di questa
edizione, da ventuno paesi (molte le coproduzioni), dodici
lungometraggi in concorso e dodici tra eventi e proiezioni
speciali, di cui due cortometraggi di casa MIU MIU
e uno firmato da un volto noto del cinema italiano che passa
eccezionalmente dall’altra parte della macchina da presa
(Claudio Santamariacon
The Millionairs). Due opere prime:
M di Sara Forestier e
Dove cadono le ombre di Valentina
Pedicini. Due i registi di fama internazionale che, dopo i
successi alla Mostra negli anni passati, scelgono le GdA per i loro
film del 2017: l’eclettica artista iraniana Shirin
Neshat con Looking for Oum
Kulthum e Pen-ek Ratanaruang,
un’eccellenza nel cinema tailandese, che torna al Lido con
Samui Song e apre il calendario di
proiezioni (domani alle 14.00 in Sala Perla).
Il film di Pen-ek è la storia di
un’oppressione. Lei, Viyada, è un’attrice di soap opera, bella e
fragile, sposata con un uomo soffocante, seguace di una setta che
circuisce anche lei costringendola a subire in silenzio. Viyada
cerca di mettere fine a una tortura costante, fino al punto di
accettare l’aiuto di uno sconosciuto capace di far sparire le
persone. Il secondo film di domani è
Longing (iSala Perla alle 16.45),
dell’israeliano Savi Gabizon: la storia di un uomo che scopre di
essere padre solo dopo la morte del figlio. La notizia la riceve
dalla stessa madre del ragazzo, una fidanzata di venti anni prima.
Una drammatica riflessione sul ruolo di padre con uno humour
inatteso.
“Il poliedro che è diventato la
nostra sezione – dicono Roberto Barzanti
(presidente delle Giornate) e Giorgio Gosetti
(direttore) – si articola ogni anno di più, forte della grande
fedeltà dimostrata dall’industry e dagli autori. Il nostro mestiere
è scoprire i talenti, metterli in dialogo, valorizzare il
coraggio di chi fa cinema e siamo lieti di veder tornare “a casa”
quei giovani che abbiamo sostenuto in passato e gli autori del
futuro che vogliono partire proprio da qui”.
3, 2, 1: venite a volare con noi
verso il magico altrove del cinema.
Le prime due Fasi del
Marvel Cinematic Universe sono state schematiche. La Fase 1 è stata
formata da Iron Man (1 e 2), Hulk, Thor e Captain America, infinte
The Avengers. La Fase 2 invece Iron Man 3, Thor 2, Captain America: the Winter
Soldier, l’esordio di Guardiani della Galassia, Avengers
Age of Ultron (che nei piani iniziali doveva essere la fine della
Fase 2) e Ant-Man. La Fase 3 è invece molto più affollata. Già
abbiamo visto Captain America: Civil War, Doctor
Strange, Guardiani della Galassia Vol.
2 e Spider-Man Homecoming, mentre ci aspettano Black Panther e
Thor Ragnarok a breve, e per finire Avengers: Infinity War, Ant-Man and
the Wasp, Captain Marvel e Avengers 4.
Tre film all’anno
A cominciare da
quest’anno, la Marvel distribuirà tre film all’anno per i prossimi
anni. 2017: Guardiani della Galassia Vol. 2, Spider-Man Homecoming
e Thor Ragnarok; 2018: Black Panther, Avengers: Infinity War e
Ant-Man and the Wasp; 2019: Captain Marvel, Avengers 4 e
Spider-Man: Homecoming 2.Il futuro, per ora, vede annunciato solo
un terzo Guardiani della Galassia, ma nulla impedisce allo studio
di continuare a programmare tre film all’anno per il futuro.
Basta Jane Foster
Una delle critiche mosse
al MCU è stata la mancanza di storie d’amore. Con l’eccezione di
Tony e Pepper, che sono riusciti a recuperare la loro storia dopo
qualche difficoltà, non sono molti gli eroi che riescono a
coniugare il salvataggio del mondo a una sana vita di coppia. Gli
unici che sembravano avere una storia d’amore più solida erano Thor
e Jane Foster, ma non è stato così. Secondo quanto dichiarato da
Kevin Feige, la loro relazione si è evoluta in
maniera inaspettata tra Thor 2 e 3, tanto che i due si sono
lasciati e la Foster non comparirà più nel MCU. Thor Ragnarok vedrà
infatti Valchiria ricoprire il ruolo di love interest (?) del Dio
del Tuono, mentre Natalie Portman sembra ben felice di non
partecipare più ai cinecomic Marvel.
Niente Soldato d’Inverno in Black
Panther
La fine di Captain
America: Civil War ci lasciava immaginare che in Black Panther
avremmo potuto rivedere Bucky Barnes. La Marvel infatti tende a
portare insieme i personaggi, come è accaduto per Vedova Nera nei
film di Cap, per Iron Man in Spider-Man Homecoming, o come accadrà
a Hulk in Thor Ragnarok. Tuttavia sembra che Bucky non sarà in
Black Panther, stando a quanto dichiarato da Sebastian Stan in
persona. Potrebbe trattarsi di un depistaggio, ma per ora prendiamo
per buone le parole dell’attore.
Infinity War sarà il film più
lungo
Avengers: Infinity War,
diciannovesimo film Marvel Studios atteso per il prossimo anno,
sarà il film più lungo mai realizzato all’interno del MCU. I più
lunghi fino a ora sono stati Avengers: Age of Ultron (142 minuti),
The Avengers (143 minuti) e Captain America: Civil War (148
minuti). Stando a quanto dichiarato dai Fratelli Russo, il film
potrebbe essere lungo anche due ore e mezza, per un totale di circa
150 minuti. Con così tanti personaggi in ballo, è una durata
ragionevole.
L’oscuro passato di Nebula
Nebula è senza dubbio uno
dei personaggi minori del MCU migliori di sempre. Il suo aspetto e
il suo essere la figlia adottiva di Thanos ne fanno un personaggio molto affascinante ma
di cui sappiamo pochissimo. In Guardiani della Galassia VOl. 2
abbiamo appreso che le sue parti meccaniche le sono state date da
Thanos in sostituzione di quelle che le ha tagliato via Gamora, ma
sembra che questa sia solo la punta dell’iceberg. Karen Gillan,
attrice che interpreta Nebula, ha dichiarato che sapremo presto
molti altri dettagli spaventosi del passato del personaggio.
L’Ordine Nero
Sappiamo che in Avengers:
Infinity War saranno presenti tutti i Vendicatori per far fronte
alla minaccia di Thanos, ma il Titano Pazzo non sarà solo nella sua
impresa. Con lui ci sarà l’Ordine Nero, formato da Corvus Glaive,
Proxima Midnight, Ebony Maw e Cull Obsidian. La squadra è dotata di
super forza e super intelligenza e sarà un enorme aiuto per
Thanos.
I cameo di Stan Lee
Stan Lee continuerà a
comparire nei momenti più inaspettati dei film Marvel con i suoi
simpatici cameo. The Man, che a Dicembre compirà 95 anni, ha già
girato diverse di queste brevi apparizioni contemporaneamente.
James
Gunn ha dichiarato di aver avuto una sessione di 4 cameo
diversi con Lee, in preparazione alla Fase 3.
Le precauzioni contro i leak
Internet ha reso molto
più facile la fuga di notizie per le grandi produzioni. Per questo
la Marvel sta prendendo grandi precauzioni per la Marvel Fase 3.
Dalle restrizioni sugli script ai link a tempo per visualizzarli,
tutti hanno cercato di fare il loro meglio epr evitare, fino a ora,
di diffondere troppe informazioni in giro. Tom
Holland in particolare ha detto di essere pessimo a tenere i
segreti, e così la Marvel non gli ha rivelato nulla che non fosse
strettamente necessario al suo personaggio.
Michelle Pfeiffer
Una delle grandi
rivelazioni del Comic Con di San Diego 2017 è stata quella che
Michelle Pfeiffer sarebbe stata Hope Van
Dyne in Ant-Man and the Wasp, ovvero la Wasp originale. Il
personaggio potrebbe apparire solo in flashback, ma data l’abilità
di Scott Lang di manipolare la sua dimensione, potrebbe anche
riuscire a farla tornare dal reame quantico dove si era auto
confinata (come da flashback visto in Ant-Man).
Captain Marvel
Anche Captain Marvel sarà
una importantissima aggiunta allo schieramento degli eroi della
Marvel Fase 3. Dal Comic-Con sappiamo che il film sarà ambientato
negli anni ’90 e che vedrà anche Nick Fury trai protagonisti. Il
personaggio sarà introdotto tra Infinity War e Avengers 4, quindi
potrebbe partecipare al quarto film collettivo Marvel.
Gli Skrulls
Sempre al Comic Con
abbiamo appreso che Captain Marvel vedrà l’introduzione degli
Skrull nel MCU e chi sembra particolarmente entusiasta di questa
cosa è James Gunn che avrebbe da sempre voluto inserirli in uno dei
suoi film per la Marvel.
La fine di un’Era
Nonostante le tante
avventure dei protagonisti del MCU, sembra che la Marvel Fase 3
sarà la fine di un’Era. Tutti i cambiamenti visti fino a questo
momento non sono stati poi tanto drastici ma siamo in attesa che le
cose cambino. In particolare, Robert Downey Jr., Chris Evans e Chris Hemsworth sono arrivati alla fine dei
loro contratti. Per quanto si possano procrastinare e prorogare le
loro partecipazioni, il momento di dire addio ai loro personaggi,
per gli attori simbolo del MCU, è vicino.
Mistero sui prossimi titoli
Nel 2012 conoscevamo già
tutti i titoli e gli appuntamenti della Fase 2 e nel 2014 la Marvel
ha fatto lo stesso per la Fase 3. Che accadrà dopo? I titoli dei
prossimi film saranno tenuti sotto silenzio dal momento che,
secondo quanto dichiarato da Kevin Feige in persona, i titoli
stessi sarebbero degli SPOILER per quello che accadrà in Avengers
4. Gli unici titoli che sappiamo arriveranno nella Fase 4 sono
Guardiani della Galassia VOl.
3 e il sequel di Spider-Man Homecoming, ma naturalmente non si
hanno ancora i titoli ufficiali.
Il titolo di Avengers 4
Tempo fa, Zoe
Saldana (Gamora) ha dichiarato che prestosarebbe stata
impegnata sul set di Infinity Guantlet, salvo poi rettificare che
il titolo di Avengers 4 non sarebbe stato quello. Nonostante il
tentativo di “correzione”, sembra che Avengers: Infinity Guantlet
possa rappresentare un ottimo titolo per il quarto film collettivo
del MCU, ma, come per la Fase 4, il titolo di questo film
spoilererà il finale di Avengers: Infinity War, quindi è probabile
che l’annuncio arriverà a tempo debito, cioè dopo l’arrivo al
cinema del film dei Fratelli Russo.
Arriva da Yahoo! Movies la
nuova foto ufficiale di Rey in Star
Wars Gli Ultimi Jedi, l’attesissimo nuovo capitolo
della saga di Star Wars targata Disney
Pictures.
Nella nuova immagine Rey sul
pianeta Ahch-To, dove è andata alla fine di Star Wars: Il Risveglio
della Forza:
La sinossi: “In Star
Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua
quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle
leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri
della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti
all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema
USA il 15 dicembre 2017.”
FIRST LOOK –
Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi
Il film sarà
diretto da Rian Johnson e arriverà al
cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende
immediatamente successive a Il Risveglio della
Forza.
La Warner Bros via
Yahoo ha diffuso una nuova scena
inedita tagliata da Wonder Woman, il film
standalone campione d’incassi che ha visto protagonista assoluta
Gal
Gadot nei panni di Diana Prince.
Nella scena tagliata Etta in quella che sembra una
missione:
Anche se non è stato ancora ufficialmente annunciato, è molto
probabile che Patty Jenkins torni alla regia del film che vedrà
ancora come protagonista Gal Gadot. Il film sarà ambientato
nell’Era moderna e la sceneggiatura è in fase di scrittura, con
Goeff Johns e Patty Jenkins a lavoro a quattro mani.
Wonder Woman 2 arriverà al cinema il 13
dicembre 2019.
Ant-Man and The
Wasp,arriverà al cinema
il 6 luglio 2018. Alla regia potrebbe
tornare Peyton Reed, mentre alla
sceneggiatura c’è Adam McKay. Nel cast sono
stati confermati i protagonisti Paul
Rudd e Evangeline Lilly.
Confermati nel
cast Michael Douglas, Michael
Pena e David
Dastmalchian. Si sono uniti al cast
anche Michelle Pfeiffer che
interpreta Janet Van
Dyne,Hannah John-Kamen è
Ghost, Randall Park è Agent Jimmy
Woo, Laurence Fishburne è Dr. Bill Foster,
aka Goliath.
Cattivissimo
Me 3 trionfa al box office italiano, seguito
da Overdrive e Atomica Bionda. Non c’era alcun
dubbio: l’atteso film d’animazione che chiude la desolante estate
al box office italiano trionfa al botteghino. Stiamo parlando di
Cattivissimo Me 3, che sbanca al box
office con 5,3 milioni di euro incassati in quasi mille sale,
registrando una media per sala pari a 5500 euro.
Anche se gli incassi iniziano ad
aumentare dopo le ultime disastrose settimane, bisogna ringraziare
soltanto il primo film in classifica, mentre il resto dei titoli
continua a ottenere risultati mediocri.
Overdrive debutta in seconda posizione
con 351.000 euro incassati in 263 copie, per una media per sala
pari a 1300 euro. Atomica Bionda scende al terzo posto
con altri 308.000 euro, totalizzando 1,2 milioni di euro.
Amityville: Il
risveglio apre in quarta posizione con 283.000 euro,
seguito da due pellicole in calo, La
Torre Nera (231.000 euro) e Annabelle
2 (219.000 euro), giunti rispettivamente a 1,9
milioni complessivi e 3 milioni totali. Ulteriore calo
per Spider-Man
Homecoming (56.000 euro), arrivato a quota
8,5 milioni e Diario di una schiappa: portatemi a
casa! (35.000 euro), che giunge a un globale di
458.000 euro. The War – Il pianeta delle scimmie
precipita al nono posto con altri 32.000 euro per un totale di 3,6
milioni. Chiude la top10 Monolithche
raccoglie altri 28.000 euro e arriva a 330.000 euro
complessivi.
Anche quest’anno Venezia sarà bella
ma non ci vivremmo.
Sebbene ci piacciano il Festival e
la sua magica atmosfera – soprattutto la sera quando si alza la
marea e il Lido comincia a puzzà de pesce che manco una discarica –
dopo i nostri bravi dieci giorni di isolamento dedicati alla
Mostra, ce ne vorremo sicuramente tornà a casa e alle nostre vite,
dato che ce le abbiamo. In quei dieci giorni, però, saremo sempre
presenti sul blog di Cinefilos che ormai è diventata una
piacevolissima tradizione, supportata e consolidata dai giudizi
entusiastici di endorser e influencer di altissimo livello e
totalmente super partes, tra cui noi, il sito che ci pubblica, i
nostri fidanzati e Nonna Papera che, si sa, ne capisce di torte e
dunque anche di cinema, incontrovertibilmente. Per il resto abbiamo
deciso di dedicare la nuova grafica a
Dunkirk, mica tanto per il film di Nolan
– tanto ancora non ne possiamo parlare e quando sarà scaduto
l’embargo ci saremo rotti il cazzo e parleremo di altro, tipo della
versione porno di Spider-Man: Homecoming, che nemmeno deve
modificare troppo il titolo – ma perché Dunkirk altrimenti
conosciuta come Dunkerque, la città portuale tra
la Francia e il Belgio dove ebbe luogo l’epica evacuazione
navale su larga scala delle Forze Alleate assediate dai
crucchi cattivi, è un po’ come il Lido. Pure quella è un posto
bello, con le sue bianche spiagge e le onde impetuose che si
infrangono sul bagnasciuga, ma non ci vivremmo, che è un modo
carino per dire quello che ne riportò Catherine
Deneuve un paio di anni fa quando ci girò un film che poi
andò a Cannes. Ovvero, che Dunkerque era un posto demmerda, e
giusto un’evacuazione, ci potevano fare. Non che il film in
questione fosse molto meglio, eh, ma tralasciamo. Era La Tête
haute, per la cronaca. Ve lo eravate scordati? Tranquilli,
anche lei.
Dunkirk oggi
Per il resto di migliorarci non ce
ne sbatte una sega, siamo già i migliori di sempre, perché
quest’anno tutto è il migliore di sempre: “Il miglior Spider-Man di
sempre”, “Il miglior Nolan di sempre”. Anche i ristoranti del Lido
ci daranno “Il miglior servizio di sempre”. Pure perché fà più
schifo de quello degli altri anni è difficile. Sempre massima
fiducia invece in Raucone e nella sua squadra – perché sì, sticazzi
delle gerarchie, per noi Emanuele Rauco è il capo
e Venezia la costruisce tutta lui da solo nel suo castello alla
Giudecca come Edward Mani di Forbice scolpiva
statue di ghiaccio – per la selezione dei film. Che si
preannunciano già leggeri e allegrotti come del resto è
immaginabile in un Festival che l’anno scorso ha aperto con un
musical: c’è un film di cannibali, uno ambientato in un carcere
dove si compiono inusitati atti di violenza, un documentario sugli
esorcismi (girato da William Friedkin, quello de
L’Esorcista, che amorevole rimando) quindi già ci
aspettiamo vomito, sangue e merda a palate. Che è quello che tutti,
in fondo, vogliamo, secondariamente solo al Vero Amore.
Quindi non cambiamo di una virgola:
il tema e il tono del blog restano gli stessi degli scorsi anni:
perculare un po’ i film perculabili, ed essere onesti su quelli che
ci danno un brivido (buttalo via di sti tempi), anche se dipende
dal brivido eh, non vi promettiamo niente. Anche andare a fare pipì
dà i brividi, a volte. Ancora una volta il nostro spazio virtuale
avrà tanti ospiti assolutamente sconosciuti e a volte anche
inventati, qualche foto cazzona e tutte le verità scomode come i
letti sui quali dormiamo scomodamente, i cessi in stato di
abbandono in cui scomodamente ci avventuriamo, le polente sfatte
che addentiamo di corsa tra una proiezione e l’altra, digerendo
scomodamente seduti sul nostro trespolo da sala stampa, e cose
così. Come sempre, faremo ride, ma nel nostro caso è un merito.
L’edizione di quest’anno è dedicata all’attacco dei droni, e non ci
sono paragoni. Oggi per voi questa cosa non ha molto senso, ma col
tempo, capirete. Vi promettiamo saghe epiche con effetti
speciali, racconti benedetti da Nolan – e senza embargo – e come
sempre omaggi al grande cinema necessario. Marinelli interpreterà
sicuramente qualcuno, statene certi. Magari il ristoratore vegano
del Lido che si compra due banane così una se la magna. Sarà un
blog di formazione, alla fine i protagonisti impareranno qualcosa.
Ma se la dimenticheranno, per non distanziarsi dal pubblico che è
naturalmente composto da capre.
il Lido
Vi siete sentiti offesi? Bene.
Significa che stiamo diventando delle blogstar e dei veri
influencer, per i quali, è risaputo, la strategia migliore per
conquistare lettori è insultare il proprio pubblico.
Ci vediamo al Lido, sacchi di
mucillaggine. Nel frattempo ricordatevi che noi abbiamo visto
Dunkirk e voi ancora no.
La gloriosa settima stagione dello
show HBO si è conclusa questa notte con la mesa in onda di
Game of Thrones 7×07 e non c’è
nessun altro aggettivo che possa essere usato per questo breve
ciclo di episodi che hanno messo in scena azione, emozione,
tantissimi avvenimenti e qualche colpo di scena ben assestato.
Sebbene sia molto difficile
raccogliere le fila di questo season finale, The Dragon and
the Wolf, ci proveremo con il solito metodo, raggruppando
personaggi e situazioni, in modo tale da rivivere con voi i momenti
migliori dell’episodio che a oggi è il più lungo della storia dello
show.
Ascolta il mio solitario
ruggito
Prima della lista è la nostra
sanguinaria Regina Cersei (Lena
Headey). La leonessa ha dimostrato, come suo solito,
che non ci si può fidare, quasi fosse una iena invece che un leone…
la sua parola vale meno di zero e il suo unico intento è quello di
proteggere se stessa. Ha avuto, nel corso dell’episodio, la
possibilità di far uccidere entrambi i suoi fratelli. Con sorpresa,
ha lasciato in vita Tyrion (Peter
Dinklage), e con altrettanta sorpresa è stata
abbandonata da Jaime (Nikolaj
Coster-Waldau), che adesso è diretto a Nord, per la
prima volta lontano dalla sua sorella/amante di sua propria
iniziativa. Cosa è capitato allo Sterminatore di Re? I fattori
devono essere stati principalmente due: da una parte l’aver
ritrovato Brienne, dall’altra l’ombra lunga di Euron Greyjoy. La
relazione tra Jaime e Brienne non è mai stata semplice, ma la lady
guerriera di Tarth ha sempre avuto la capacità di destare il
coraggio e l’onore di Jaime. Dall’altro lato, l’incursione di Euron
tra lui e sua sorella, ha messo Jaime sull’attenti: seppure Cersei
(Lena
Headey) continua a dire di non curarsi della voce
delle pecore, in quanto leonessa, sarà difficile per lei
ufficializzare con il popolo una relazione incestuosa e così pensa
chiaramente di coprirsi le spalle tenendo Euron al guinzaglio. Da
parte sua, il folle Greyjoy non è tipo da rimanerci, al guinzaglio,
quindi c’è da aspettarsi ancora qualche gesto interessante da
questo folle condottiero che sta reclutando l’armata mercenaria
della Regina Cersei.
Il ritorno di Theon
Piccola ma doverosa parentesi
dedicata a Theon Greyjoy. Dalla prima stagione, anzi, dalla prima
puntata Theon non è mai piaciuto a nessuno. I tradimenti e le
nefandezze compiute gli sono costate torture e sofferenza, ma solo
adesso sentiamo che il suo personaggio può essere perdonato. Il
figlio di Balon Greyjoy ha espiato i suoi peccati solo
pronunciandoli ad alta voce, ha ottenuto il perdono ma, cosa più
importante,ha perdonato se stesso, si è scrollato definitivamente
di dosso Reek ed è tornato ad assaggiare l’acqua salata del mare.
Nonostante sia un gesto spontaneo, e apparentemente di poca
importanza, Theon si sciacqua la faccia con l’acqua salata del
mare, simbolo del suo popolo, del suo Dio, dei Greyjoy, e dopo aver
abbracciato per la prima volta la sua parte Stark, quella onorevole
e integerrima, è pronto al suo riscatto, a salvare Yara. Certo, il
siparietto comico che ci ricorda le mutilazioni subite da Ramsay
non è stato esattamente di buon gusto, ma ci ha fatto capire che
perdendo gli attributi, Theon ha finalmente guadagnato l’onore di
un grande Lord.
Il branco sopravvive
Con una mossa
Kansas City da manuale, D&D ci hanno fatto credere che Sansa
(Sophie
Turner) fosse ancora completamente tra le mani di
Ditocorto. Ancora una volta la giovane Lady Stark ci ha sorpresi e,
unendo le forze con Arya e Bran, ha finalmente tolto di mezzo Lord
Baelish. Il gioco del Trono ha adesso un contendente importante di
meno, che però ha tenuto in piedi le trame dall’inizio dei giochi.
Un Top Player se ne va, e lo fa nella maniera più bella che potesse
esistere: sconfitto dal branco degli Stark che finalmente
combattono insieme. Sansa rappresenta la giustizia, la scaltrezza
politica e anceh se impara lentamente, alla fine impara. Arya
(Maisie
Williams) è il braccio, il boia, l’assassina. Bran
VEDE e CONOSCE, lui è stato la chiave per arrivare alla verità, lui
ha rivelato gli oscuri segreti di Ditocorto alle sorelle, lui che è
il Corvo a Tre Occhi è riuscito finalmente a rendere pratica la sua
abilità e a fornire gli strumenti per la giustizia. Ma come ha
fatto Ditocorto a cadere? Ha provato a giocare con la mente di
Sansa (Sophie
Turner), arrivando a farle credere che Arya avrebbe
desiderato prendere il suo posto come Lady di Grande Inverno.
Quello che il Lord Protettore della Valle non sapeva però era che
“quella non era lei”, non era Arya. Non ha immaginato nemmeno per
un istante che la ragazza potesse NON desiderare il potere e questo
è stato il suo errore. Ha sottovalutato la vendetta in favore della
brama di potere e questo gli è costato la vita.
Jon e Dany
Alla fine è accaduto: la Regina dei
Draghi e il Re del Nord hanno abbandonato i loro ruoli per
scoprirsi soltanto due ragazzi appassionati, l’uno dell’altra.
L’amore che chiaramente doveva sbocciare trai due non è arrivato
nel momento più opportuno (mentre scopriamo ufficialmente che lei è
sua zia), tuttavia è innegabile che schiere di fan abbiano
inneggiato a D&D che hanno realizzato tutti i loro desideri. Il
fan service è spettacolare e dichiarato, ma Game of Thrones si
nutre proprio del suo appeal sul pubblico, e venirsi in contro in
questo modo è quantomeno doveroso. Insomma, Dany (Emilia
Clarke) continua a ripetere che non può avere figli,
ma
Jon Snow (Kit
Harington), finalmente stanco di questa cosa, dice “se
non ci provi come fai a saperlo? Ti aiuto io”. Mica scemo. C’è
anche da dire che i due non sono soltanto due giovani corpi
appassionati. Lui ha visto il carisma di lei e lei il suo onore,
insomma i presupposti per una storia d’amore ci sono, e, in barba a
chi dice che si tratta di una relazione incestuosa, ricordiamo che
i Targaryen erano soliti sposarsi tra fratello e sorella per
mantenere puro il loro sangue. Certo ogni tanto arrivavano dei
sovrani folli, ma Jon e Daenerys non sono certo i primi a
contravvenire (inconsapevoli) a certe regole. La loro unione,
spiata da Tyrion (che avrà pensato il Primo Cavaliere della Regina?
E Jorah come la prenderà?), deve ancora svilupparsi e non sappiamo
in che modo si evolverà alla luce delle informazioni che si sono
scambiati Bran e Sam.
Il drago e la lupa
Dopo aver lasciato Vecchia Città,
Samwell Tarly è arrivato a Grande Inverno, da Jon. Trova invece
Bran e, grazie alle cose che ognuno di loro conosce, finalmente
abbiamo la conferma ufficiale che Jon è nato dall’amore,
legittimato da matrimonio, tra Raeghar e Lyanna, che è un mezzo
Stark e un mezzo Targaryen, legittimo erede al Trono di Spade e che
il suo nome è antico e nobile: Aegon. Abbiamo quindi anche la
traduzione precisa del titolo dell’episodio: il drago e la lupa,
ovvero l’ultimo drago, così come era chiamato Raeghar, e la lupa,
soprannome dato a Lyanna, in riferimento non solo alla sua
appartenenza alla casata degli Stark, ma anche al suo temperamento
selvaggio e fiero. Bran e Sam conoscono questa verità e saranno
loro, a breve, a comunicarlo a Jon Snow.
L’inverno è arrivato
Nonostante tutte le cose belle e
soddisfacenti accadute nel corso della puntata, il finale, come è
tipico dello show, ci lascia a bocca a perta, in preda all’ansia e
con il terrore di dover aspettare ben due anni. I morti sono
arrivati alla barriera e il Viserion non-morto ha provveduto, con
il suo alito di ghiaccio, ad abbattere la Barriera. L’esercito del
Re della Notte dilaga ormai, e sembra non esserci nulla pronto a
fermarlo. Con questa prospettiva immaginiamo che la prossima
stagione vedrà prima lo scontro dei vivi contro i morti e poi
quello dei Targaryen/Stark contro i Lannister/Greyjoy. Piccola
riflessione: se Tormund e Beric sono probabilmente morti sotto le
macerie della Barriera, li ritroveremo sicuramente sul campo di
battaglia dalla parte del Re della Notte. Prospettive
terribili…
BONUS – Ned Stark
Nonostante sia stato uno dei primi
a cadere sotto la penna di Martin, il personaggio di Ned Stark è
sempre presente, in maniera fortissima, in tutto lo show, e in
questa puntata spunta fuori per ben tre volte. Prima di tutto
compare nel dialogo tra Jon e Theon: anche se non sono mai andati
d’accordo, i due ragazzi sono cresciuti all’ombra dell’uomo. Lui ha
fatto da padre a entrambi e in entrambi ha cercato di immettere la
sua rettitudine. Con Jon ha fatto un lavoro perfetto, anche grazie
al carattere remissivo del ragazzo, con Theon invece non è riuscito
alla perfezione, ma ha lasciato comunque un’impronta fortissima nel
suo cuore, tanto che, come detto più avanti, il tormentato Theon ha
trovato lo Stark che è in lui. La seconda volta che viene tirato in
ballo il suo nome, è durante il “processo” a Ditocorto; finalmente
il tradimento di Baelish ai danni di Ned Stark viene smascherato e
punito, finalmente i giovani figli di Ned Stark sono riusciti a
vendicare il vero colpevole della morte del padre, finalmente il
nome di Ned Stark è stato vendicato. La terza e ultima volta in cui
viene fuori il suo nome e il suo ricordo è nel confronto finale tra
Arya e Sansa. Appianate le diffidenze reciproche, le due sorelle
Stark sono in piedi sulle mura di Grande Inverno e ricordano le
parole di Ned, parole sagge, che predicano fiducia nella famiglia e
nella protezione reciproca. Solo così gli Stark possono
sopravvivere, e sebbene ognuno dei suoi figli ha dimostrato di
poter superare sofferenze indicibili, “quando la neve cade e i
venti gelidi soffiano, il lupo solitario perisce, ma il branco
sopravvive”.
INDIVISIBILI, il
film vincitore di 6 David di Donatello 2017,
diretto da Edoardo De Angelis (Perez, Vieni a
vivere a Napoli) con le sorelle Angela e
Marianna Fontana al loro debutto sul grande
schermo, sbarca in prima tv esclusivadomenica 27 agosto alle 21:15 su
Sky Cinema Uno HD.
Dasy e Viola
(Marianna e Angela Fontana,
entrambe candidate al David di Donatello 2017 come
migliori attrici protagoniste)sono due gemelle siamesi di 18 anni,
originarie di Napoli, dotate di una voce incantevole.
Il padre le tiene lontane dal resto
del mondo, costringendole però ad esibirsi durante i matrimoni e le
feste patronali per trarne vantaggio economico. Tutta la famiglia,
infatti, sopravvive grazie al successo delle gemelle, ma le cose
cambiano quando Dasy e Viola scoprono la possibilità di poter
essere separate definitivamente attraverso un intervento
chirurgico.
La pellicola di Edoardo De Angelis,
presentata alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia (dove si è aggiudicata 4 premi tra cui il Premio
Pasinetti per il miglior film) è stata accolta positivamente
dalla critica vincendo, oltre a 6 David di Donatello, anche 8 Ciak
D’Oro e recentemente a Taormina 5 Nastri d’Argento, posizionandosi
come il film più premiato dell’edizione 2017.
Nel cast, insieme alle sorelle
Fontana, compaiono anche Antonia Truppo (David
di Donatello 2017 come miglior attrice non protagonista),
Marco Mario De Notaris (Là-bas – educazione
criminale), Gaetano Bruno (Baaria) e
Peppe Servillo (Lascia perdere,
Johnny!).
Particolare menzione alla colonna
sonora composta da Enzo Avitabile, il sassofonista
e compositore italiano che ha trionfato nelle maggiori rassegne
cinematografiche, aggiudicandosi due David di Donatello e
due Nastri d’Argento per la miglior colonna sonora e la
miglior canzone originale, un Ciak d’Oro per la miglior
colonna sonora e un Globo d’Oro per la miglior musica.
INDIVISIBILI è
disponibile anche su Sky Go e Sky On
Demand.
Dopo le prime immagini dall’ultimo
trailer di Justice League, grazie a Reddit possiamo vedere da vicino
il volto di Steppenwolf, il villain del film di Zack
Snyder.
Ecco l’immagine dal merchandising
ufficiale che mostra come, sotto la CGI, siano rintracciabili i
tratti somatici di Ciarán Hinds, attore
chiamato a interpretarlo.
Ecco il primo
trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League sarà
diretto da Joss Whedon, che ha sostituito
alla fine della produzione Zack
Snyder, ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel
film vedremo protagonista Henry Cavillcome
Superman, Ben Affleckcome
Batman, Gal
Gadotcome Wonder Woman, Ezra Millercome
Flash, Jason
Momoacome Aquaman, e Ray
Fishercome Cyborg. Nel cast confermati
anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem
Dafoe, J.K. Simmons eJeremy Irons. I produttori esecutivi
del film sono Wesley
Coller, Goeff
Johns e Ben
Affleck stesso.
Thor
Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor
Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è
imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile
martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a
Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la
fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente
minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una
mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi
amici Avengers, l’incredibile Hulk.
Si è spento all’età di 74 anni il
regista Tobe Hooper, dietro film horror di successo
come Non Aprite Quella
Porta e Poltergeist, e una
delle icone horror degli anni 70′.
Con The Texas Chain Saw
Massacre (Non Aprite Quella Porta) realizzato con con
pochissimi dollari nel 1974, quando
aveva Hooper ha firmato una pietra
miliare del cinema horror. Poco dopo Spielberg lo volle per
dirigere Poltergeistda
lui ideato e prodotto che si rivelò un successo
commerciale.
Tobe Hooper trascorse gli anni
sessanta come professore di un college statunitense.
Dopo l’insuccesso di una pellicola
drammatica, Eggshells,
nel 1974 egli organizzò un piccolo cast fatto di studenti
e insegnanti del suo college e produsse, con l’aiuto di Kim
Henkel, il classico Non aprite quella
porta. Questo prodotto cambiò la storia della
cinematografia dell’orrore, diventando uno dei più famosi del
genere, ed è considerato il suo capolavoro; Hooper infatti ha
ottenuto fama per essere stato il regista sceneggiatore e
produttore di quest’ultimo e quindi il creatore
di Leatherface.
Grazie al successo della pellicola,
Hooper entrò nell’industria di Hollywood e produsse
ancora film come Quel motel vicino alla
palude(1977), un film con Mel Ferrer, Carolyn
Jones, William Finley e Marilyn Burns e Le notti di
Salem. Nel 1982 Hooper trovò grande successo
quando Steven Spielberggli fece
dirigere il film Poltergeist – Demoniache
presenze, un altro pezzo di storia del cinema;
nel 1986 diresse Non aprite quella porta
– Parte 2, quest’ultimo però fu considerato una
parodia del suo celebre film a causa della presenza eccessiva di
humour. Ha partecipato anche alla realizzazione del remake del
2003 del suo film Non aprite quella
porta.
Mentre la lavorazione di
Han Solo è attualmente in corso, il regista
Ron Howard non smette di tenerci aggiornati sul
suo stato e oggi ci svela un primo sguardo al look di
Lando Calrissian, il personaggio interpretato da
Danny Glover.
A quanto pare l’attore ha già
concluso le riprese come si evince dal post, il che ci lascia
intendere che la produzione è quasi alla conclusione.
Ricordiamo che lo
spin-off sarà ambientato dieci anni prima degli avvenimenti
di Una Nuova Speranza. Nel film ci sarà
anche Chewbacca. Alden
Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu
di Harrison Ford. Nel cast
anche Emilia Clarke,Donald
Glover e Woody Harrelson.
Lo spin-off sul personaggio è
previsto per il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei
registi Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Street e The LEGO Movie, è
stato incaricato Ron Howard di
completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
Dopo
le foto con Tony e Pep, nuove immagini arrivano oggi
dal set di Avengers 4 ad Atlanta dove sono in
corso le riprese del quarto capitolo della saga dedicata ai
vendicatori.
Le nuove immagini rivelano dettagli
spoier su Iron Man. Infatti, da come possiamo vedere Tony
Stark possiede un nuovo reattore che lo tiene in vita,
probabilmente qualcosa di alieno ottenuto dopo Avengers
Infinity War, magari qualcosa che proviene proprio dallo
scontro con Thanos.
Avengers 4 è
ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo
ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa
parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin Feige in merito hanno reso molto
chiaro il fatto che il titolo ufficiale del film rappresenta
spoiler per Avengers Infinity War, per cui non
sarà rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la
Fase 3 dei Marvel Studios.
Avengers
Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio
2018. Christopher Markus e Stephen
McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film,
mentre la regia è affidata a Anthony e Joe
Russo.