Mancano ancora poco meno di due
mesi all’arrivo nelle sale di Rogue
Onea Star
Wars Story e la febbre per il debutto di
questo nuovo capitolo non convenzionale della saga lanciata
da George Lucas è già alle stelle.
Per ingannare l’attesa vi
proponiamo qui di seguito alcune immagini delle Topps
Trading Cards che ci presentano alcuni nuovi
personaggi e razze aliene che troveremo nel film diretto
da Gareth Edwards.
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei
Sith e Una Nuova
Speranza. L’uscita in Italia è prevista per
il 14 dicembre 2016. Nel cast del film Felicity
Jones, Mads Mikkelsen, Rizz
Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
7.19am è stato
presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione
Ufficiale.
Città del Messico, 19 settembre
1985. Primo mattino: in un edificio governativo, tutti i dipendenti
vengono convocati per una riunione straordinaria. Mentre prendono
posto, improvvisamente un violento terremoto li seppellisce sotto
nove strati di cemento e lamiere contorte. Bloccati tra le macerie
del palazzo, i pochi sopravvissuti, tra cui Martin, il guardiano
notturno, e Fernando, alto funzionario dello stato, sono lasciati
soli nell’oscurità, aggrappati alle loro vite e in disperata attesa
di aiuto.
Jorge Michel Grau
porta sullo schermo non solo una storia vera, ma anche un’enorme
tragedia che lo stesso ha vissuto indirettamente. All’epoca
del Terremoto del Messico del 1985, Grau aveva appena
12 anni: il regista messicano si serve quindi dei suoi
personalissimi ricordi per ricostruire una drammatica vicenda dal
punto di vista dei protagonisti, utilizzando quindi uno
sguardo profondamente umano e conducendo lo spettatore all’interno
dell’incubo che li vede coinvolti con fare insidioso,
proprio lì, fra le centinaia di tonnellate di macerie dov’è sepolta
la “voce della sopravvivenza”.
Grau sceglie volutamente di
mostrarci fisicamente solo due dei personaggi al centro della
vicenda (tra cui un meravigliosoDemián Bichir, “Il Messicano” di The Hateful Eight), e di
affidare le restanti interpretazioni alle sole voci dei personaggi,
lasciando quindi che siano queste a raccontare la tragedia,
attraverso angosce e paure, ma anche pensieri, stati d’animo,
ideologie.
L’aspetto tragico della vicenda
(perfettamente veicolato dalla scelta di rappresentare i
primissimi attimi dopo il terremoto in 1:1, che
inevitabilmente diventa il formato più adatto per
descrivere claustrofobia e disperazione), lascia quindi spazio
all’aspetto umano: il formato ritorna al canonico
16:9, l’inquietudine sembra estendersi, i sopravvissuti
si confrontano e discutono, mentre attendono con
speranza di conoscere il proprio destino, come in un
limbo.
In 96 minuti, Jorge
Michel Grau ci trasporta nell’oblio e nell’oscurità,
scardinando le regole della messa in scena e mettendo a dura prova
la resistenza dello spettatore, per riportare alla memoria la
più grande tragedia che ha colpito il Messico, all’epoca un
paese – come dimostra anche l’avvilente finale – che non
era pronto a fronteggiare calamità di questo genere.
Mentre la data di uscita al cinema
di Doctor Strange si avvicina sempre di
più, Kevin Feige, boss dei Marvel Studios, e
Scott Derrickson, regista del film con
protagonista Benedict Cumberbatch, sembrano aver
confermato una teoria secondo cui l’Occhio di Agamotto, amuleto
indossato dallo Stregone Supremo, conterrebbe una delle Gemme dell’Infinito, quella del Tempo.
Secondo Feige e
Derrickson infatti, Strange andrà “in giro a
incasinare il Tempo” nel corso della storia. Feige ha inoltre
confermato che l’obbiettivo di rendere adeguato ai tempi il fumetto
di Doctor Strange è stato raggiunto con una discreta facilità:
“Sapevamo che non avremmo avuto bisogno di cambiare molto
rispetto a quanto mostrato nei fumetti per renderlo interessante al
pubblico moderno.”
[nggallery id=2163]
Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 4 novembre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Come molti di voi sapranno
Thor Ragnarok oltre ad essere uno dei
prossimi attesi film dei Marvel Studios è anche il terzo
capitolo della trilogia standalone dedicata a
Thor, il Dio del Tuono, ma da quanto apprendiamo
oggi non per il regista del film.
Infatti Taika
Waititi durante una sessioni di interviste con i fan alla
domanda su come si trovasse a lavorare con un film che è parte di
una trilogia e di un universo molto più grande, ha risposto
sorprendentemente che in realtà sta ignorando tutto il resto. Ecco
le sue parole:
Ho fatto uno sforzo per
ignorare il fatto ci sono altri film Thor. Onestamente non so
nulla al di fuori di quello che sto facendo. Sto cercando di
ignorare il resto dell’universo, solo per fare il mio film nel
miglior modo possibile.
Dunque da queste dichiarazioni
capiamo che l’intento del regista è forse quello di cercare di non
farsi influenzare dai film dell’universo, anche se va detto che
considerato come per come lavora Kevin Feige, il
boss dei Marvel Studios,
difficilmente il film non terrà conto di tutto l’universo cinematografico
Marvel.
Thor Ragnarok
sarà diretto da Taika Waititi. Nel cast del
film Chris Hemsworth sarà ancora Thor;
Tom Hiddleston il fratello
adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen
Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà
nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si
annoverano il premio OscarCate
Blanchett (Blue Jasmine,
Cenerentola) nei panni del misterioso e
potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic
Park, Independence Day:
Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star
Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno
del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come
Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo
di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per
il 3 novembre 2017.
Alla Festa del cinema di Roma
arrivano le Cicogne in
missione,il nuovo grande film
d’animazione dello studio creativo WAG – WARNER ANIMATION
GROUP. Dopo The Lego Movie, una nuova straordinaria
avventura in 2D e 3D in uscita nelle
sale italiane il 20 ottobre.
CICOGNE IN MISSIONE è la nuova straordinaria avventura
animata in 2D e 3D per tutta la famiglia, realizzata
dallo studio creativo WAG – WARNER ANIMATION GROUP e in
uscita nelle sale italiane il 20 ottobre distribuita da Warner
Bros. Pictures.
Il film
è diretto Nicholas Stoller, già candidato ai BAFTA per
“Muppets 2 – Ricercati”, e da Doug
Sweetland, animatore supervisore di Cars e candidato all’Oscar
per la regia del corto d’animazione “Presto”. Stoller ha scritto
anche la sceneggiatura e l’ha prodotto con Brad Lewis
(Ratatouille). I
produttori esecutivi sono Phil Lord e Christopher
Miller(già registi di “The Lego
Movie”), Glenn Ficarra, John Requa e Jared
Stern.
Nella
versione originale Cicogne in missione è
doppiato da Andy Samberg (Junior), Katie Crown
(Tulip), Stephen Kramer Glickman (Toady) e Jennifer
Aniston (Mrs. Gardner).
Nella
versione italiana il compito è stato affidato a tre famosissimi
volti e voci della televisione, della radio, del cinema e del
teatro italiani: Alessia Marcuzzi, Federico Russo e
Vincenzo Salemme.
Le
cicogne portano i bambini… o almeno erano solite farlo. In
Cicogne in missione si occupano di consegne per un
grande sito Internet. Junior (Federico Russo), la cicogna migliore
dell’azienda, sta per essere promossa quando per sbaglio attiva la
Baby Factory e dà vita a una bambina adorabile, ma non
autorizzata. Junior e l’amicaTulip (Alessia Marcuzzi),
l’unico essere umano di Monte Cicogna, dovranno quindi cercare di
consegnare la piccola alla famiglia Gardner prima che il boss
scopra cosa è successo, in una corsa contro il tempo che permetterà
loro non solo di scoprire il valore della famiglia, ma anche di
ricordare al mondo la vera missione delle cicogne. A intralciare i
loro piani sarà l’ambizioso piccione Toady (Vincenzo
Salemme).
Alla Festa del cinema di Roma 2016
oggi è il grande giorno di Lorenzo Jovanotti
Cherubini, infatti, il musicista italiano incontrerà il
pubblico dell’auditorium Parco della Musica per uno degli incontri
ravvicinati più attesi.
In più di un’occasione la sua
musica è entrata nei film: da “Muoviti, muoviti” ascoltata
nella commedia Parenti serpentidi Monicelli a “Ragazzo
fortunato” in Aprile di Nanni Moretti fino a “Una tribù
che balla” in Un boss sotto stress di Harold Ramis. Lo
scorso anno abbiamo riconosciuto la sua voce come sottofondo in una
sequenza di Padri e figlie, di Gabriele Muccino, mentre il
2016 ha segnato una nuova collaborazione tra il cantautore e il
regista – che già in passato aveva fruttato a Lorenzo
Jovanotti Cherubini un David di Donatello per “Baciami
ancora” come miglior canzone originale – con il film L’estate
addosso. Considerato uno degli artisti più originali e
innovativi del pop italiano, Jovanotti sarà protagonista di un
incontro con il pubblico dal titolo “Le immagini, la musica e le
parole” e parlerà, per la prima volta, del suo personale viaggio
nel cinema, commentando alcune sequenze di film che hanno segnato
la sua vita e la sua carriera di artista. Tra videoclip innovativi
che accompagnano i suoi brani, i cortometraggi e gli spettacolari
effetti visivi durante i suoi concerti-spettacolo, risulta evidente
quanto il suo rapporto con il cinema sia qualcosa di profondo e
viscerale.
Festa di Roma 2016: il giorno di
Lorenzo Jovanotti Cherubini
Arriva alla Festa di Roma 2016The Rolling Stones Olé Olé Olé! A Trip Across Latin
America, il documentario che segue il
tour dei Rolling Stones nei primi mesi del 2016 attraverso dieci
città latinoamericane concluso con un concerto all’aperto
all’Avana, Cuba, dove la band si è esibita per la prima volta. Un
road movie che celebra il potere rivoluzionario del Rock in modo
divertente e indagatore.
The Rolling Stones Olé Olé
Olé! A Trip Across Latin America
The Rolling Stones Olé Olé
Olé! A Trip Across Latin America racconta il tour, la
cultura locale e il legame unico che esiste tra i popoli
dell’America Latina e i Rolling Stones e combina le vibranti
riprese dal vivo con altre piu` intime che ci portano nel mondo dei
Rolling Stones.
Oggi
per la prima volta Netflix sarà alla
Festa di Roma 2016 per promuovere il
documentario originale Into the Inferno, in cui
Werner Herzog e il vulcanologo Clive Oppenheimer intraprendono un viaggio alla
scoperta di alcuni dei vulcani più leggendari del mondo, dalla
Corea del Nord all’Etiopia, dall’Islanda fino all’Arcipelago di
Vanuatu.
Into the
Inferno
Into the
Inferno è l’occasione per riflettere sul significato
filosofico che si cela dietro ai vulcani.
Louise en Hiver è un delicato
e poetico film in animazione tradizionale 2D, che racconta con rara
sensibilità la storia di Louise, una vecchietta solitaria, dal
nasone spropositato e un po’ burbera, che è solita trascorrere i
mesi estivi in un paesino sperduto in Normandia, dove era solita
villeggiare da bambina e poi adolescente a casa della nonna.
Alla fine dell’ennesima, affollata e
chiassosa stagione estiva, Louise si prepara stancamente e quasi
con rassegnazione a tornare in città, ma perde per un soffio
l’ultimo treno utile, rimanendo bloccata in un paese deserto,
minacciato dal tempo inclemente e dalla furia delle maree. Louise
non si perde d’animo e accetta con semplicità il suo isolamento
forzato, abbandonando la sua casa fredda e umida e costruendosi una
baracca sulla spiaggia, dove vivrà come un naufrago o un
sopravvissuto a chissà quale catastrofe.
Nessuno verrà a cercare Louise e
nessuno si affaccerà per mesi nella cittadina fantasma, nessuno
proverà a telefonare. Quello che nella realtà potrebbe sembrare
totalmente incredibile nel film assume una riuscitissima dimensione
fiabesca e astratta, che permette allo spettatore di accettare la
situazione con naturalezza, portando a quella sospensione
dell’incredulità spesso tanto difficile da ottenere.
In Louise en
Hiver, i riferimenti a Robinson Crusoe sono innumerevoli e continui, ma
vengono in mente anche le storie di morti viventi o le apocalissi
nucleari. Ma la nostra protagonista non è una giovane aitante,
anche se l’intraprendenza non le manca certamente; la sopravvivenza
a cui è costretta sarà il naturale spunto per ritrovare se stessa e
far riaffiorare nella sua mente ormai stanca ricordi che aveva
rimosso da tempo.
I disegni di Louise en
Hiver sono semplici, ma allo stesso tempo accurati
Non mancano in questo viaggio i
compagni di solitudine, come il tenero cagnone, ormai alla fine dei
suoi giorni, che saprà dare all’amica inaspettata tutto quell’amore
e quel supporto emotivo che solo gli amici a quattro zampe sanno
regalare, o lo scheletro del paracadutista appeso ad un albero dai
tempi dello sbarco in Normandia, che con grande pazienza raccoglie
confidenze, sogni e timori di Louise da quando era bambina.
I disegni di Louise en
Hiver sono semplici, ma allo stesso tempo incredibilmente
accurati, riescono a trovare una sintesi grafica felice e di rara
efficacia. Con poche pennellate sembra di trovarsi sulla sommità
delle scogliere francesi e l’acquarello, sporcato di spuma di
pastello, riesce ad evocare magnificamente la furia del mare. Le
texture sono funzionali alla narrazione, le trame delle carte
martellate affiorano tra le pennellate, offrendo una sensazione di
libertà espressiva che fa bene agli occhi e al cuore.
Il cinema di animazione francese,
per sua grande fortuna e vanto, non è certo nuovo a film di questo
genere, viene in mente Sylvain Chomet su tutti, ma ogni volta ci si
sorprende e ci si abbandona volentieri all’affabulazione disegnata
che tante volte viene invece snobbata o etichettata come cinema per
bambini.
Dopo il successo del suo esordio
La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto “Pif”,
presenta il suo secondo lungometraggio, In guerra per
amore, in anteprima nazionale mercoledì 12 ottobre, come
preapertura della Festa del Cinema di Roma 2016, e in sala dal 27
ottobre.
In In guerra per
amore Arturo (Pif)
è un giovane siciliano nella New York del ‘43. Lui e Flora
(Miriam
Leone) si amano, ma quando lo zio di lei la promette
in sposa al figlio di un boss locale, la ragazza non può opporsi.
L’unica speranza per i due innamorati è che Arturo vada in Sicilia
a chiedere al padre dell’amata il consenso al suo matrimonio con la
figlia. Senza un soldo, Arturo decide di arruolarsi nell’esercito
americano, che prepara in quei giorni lo sbarco sull’isola, per
poter raggiungere il paesino siciliano dove vive il padre di
Flora.
Il regista palermitano sceglie un
sentiero consolidato, deludendo forse chi si aspettava una maggiore
originalità o un più deciso passo in avanti: l’impianto dell’opera,
i due personaggi principali e l’idea di fondo restano gli
stessi, ma non è detto che sia un male. Si coniugano storia
personale e Storia nazionale, intrecciate a quella della mafia,
colta in un’altra fase cruciale.
In guerra per
amore è infatti una sorta di prequel dell’esordio: dopo
gli omicidi e le stragi mafiose degli anni ’80 e ’90, qui
ritroviamo Arturo e Flora durante la Seconda Guerra Mondiale,
quando Cosa Nostra fornì un aiuto fondamentale agli Usa nel
controllo di un territorio a loro sconosciuto, in occasione dello
sbarco alleato sulle coste siciliane. Aiuto in cambio del quale
ottenne mano libera e possibilità d’espansione uniche. Aiuto
testimoniato da alcuni documenti, base storica del film, tra cui il
rapporto del capitano Scotten (nel film Philip Catelli,
Andrea Di Stefano) che evidenziava i rischi e le possibili
gravi conseguenze per la Sicilia e l’Italia di un patto tra Usa e
mafia.
Il sogno d’amore di Arturo,
antieroe timido e impacciato, s’intreccia con la Storia.
Coinvolgono l’incedere leggero e a tratti surreale del lavoro, un
protagonista stralunato e quasi inconsapevole di quanto accade
attorno – Forrest Gump è un chiaro riferimento –
ma che nel corso del film acquisirà consapevolezza, soprattutto
grazie alla sincera amicizia con Catelli. Efficace però anche il
racconto della guerra nei suoi aspetti più drammatici – la fame, i
bombardamenti, la morte, le speranze frustrate. Con leggerezza, ma
non senza far riflettere, si racconta la mafia, la tracotanza dei
boss, la spregiudicatezza alleata che se ne servì. Ad animare il
film sono anche le caratterizzazioni, specie quelle, spesso
tragicomiche, degli isolani – Teresa (Stella
Egitto), Saro e Mimmo (Sergio Vespertino
e Maurizio Bologna), Don Calò (Maurizio
Marchetti), Annina (Aurora Quattrocchi).
Assieme alla suggestiva ambientazione ad Erice – nel film un
paesino di fantasia – completano un lavoro godibile, che rende
plausibile e non fa pensare troppo anche un’operazione scivolosa
come cercare di bissare il successo dell’esordio sfruttando la
stessa formula.
Per un lavoro più impegnativo del
precedente, il regista – sceneggiatore con Michele
Astori e Marco Martani – sceglie
soluzioni semplici e alla propria portata, come una New York
ricostruita nel parco di divertimenti Cinecittà World. Ci si poteva
aspettare di più, ma Diliberto conferma lo stile personale e il
buon talento visivo per un risultato comunque apprezzabile.
Tra gli ospiti della Festa
del cinema di Roma 2016, c’è stato, nella giornata di
sabato 15 ottobre, Bernardo Bertolucci, grande
maestro del cinema italiano che ha anche presenziato a un incontro
con il pubblico dell’Auditorium.
“L’uomo pensa, Dio ride”. Non poteva
non provenire dal Talmud questa lapidaria, ma fondamentale,
riflessione sull’umorismo: quali dinamiche lo suscitano? È una
questione sociologica? Ma soprattutto: ognuno percepisce le battute
in modo diverso? Su cosa è possibile ironizzare e in che
modo? E la battuta, è davvero il risultato dell’equazione tragedia
più tempo?
Queste sono solo alcune delle
“domande corollario” sollevate da Ferne Pearlstein
nel suo documentario The Last Laugh,
presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma
2016: un inedito viaggio nel complesso universo
dell’umorismo ebraico a partire da una domanda scottante (quella
principale): è possibile ridere dell’Olocausto?
La Pearlstein sceglie di unire i
contributi dei sopravvissuti allo sterminio nazista con le
testimonianze dirette di comici e attori ebrei che hanno avuto a
che fare (direttamente o indirettamente) con questa tragedia,
creando un ponte tra gli anni, i secoli (XX e XXI) e le
generazioni. The Last Laugh è, letteralmente,
l’ultima risata (riconfermando in tal modo il suo legame con
l’argomento trattato), ma ascoltando bene e cogliendo le stringhe
sottili nascoste tra le parole di coloro che hanno scrutato
nell’abisso della Tragedia riuscendo a sopravvivere è soprattutto
“l’ultima parola”: quella sentenza finale che i sopravvissuti non
hanno voluto concedere ad Hitler e ai suoi seguaci, quell’ultimo
“sberleffo” definitivo che gli hanno regalato: come indica il
Talmud, hanno scelto di vivere. Ma soprattutto di ridere e di
sorridere.
Con l’ausilio di una molteplicità di
punti di vista differenti e dell’esperienza navigata di comici “di
rango” come Mel Brooks, Carl Reiner, Rob Reiner, Sarah
Silverman, Woody Allen, Sasha Baron Cohen, Gilbert Gottfried, Judy
Gold e molti altri, si esplorano le radici recondite
dei meccanismi nascosti nella risata, cercando di analizzare
lucidamente quali tabù possono essere infranti oggi nella
nostra società e quali potevano essere infranti nel dopoguerra o
negli anni ‘70; ma, soprattutto, si cerca di capire come affrontare
attraverso un punto di vista totalmente diverso dalle convenzioni
socialmente riconosciute un dramma oscuro che ha segnato la storia
del “Secolo Breve”, cercando di esorcizzarlo con l’arma più
potente: una risata.
Continua la storia d’amore del
regista irlandese John Carney con la musica, protagonista assoluta
del suo ultimo piccolo capolavoro Sing Street, qui
fuori concorso all’undicesima Festa del Cinema di
Roma nella sezione collaterale di Alice nella
Città.
Ambientato nei gloriosi anni
ottanta, Sing Street racconta la storia di Conor
(Ferdia Walsh-Peelo), un ragazzino di appena
quattordici anni che, per sfuggire dai problemi della sua famiglia
si rifugia nella musica. Preso di mira dai bulli della sua nuova
scuola, decide di metter su una band insieme ad alcuni suoi
compagni per fare colpo su una ragazza di qualche anno più grande
di lui.
Dopo l’acclamato Once del
2006 – film indipendente che vinse anche un Oscar per la migliore
canzone originale con Falling Slowly – e il meraviglioso
ma più recente Begin Again, John Carney torna a
farci assaporare il suo talento proponendoci ancora una volta un
film in cui la musica la fa da padrona. Il regista torna per
l’occasione della sua terra natia, raccontandoci di una Dublino,
quella degli anni ottanta, come di una città ancora troppo
arretrata dove i ragazzi sognano quella che sembra una lontanissima
Londra, la terra delle mille possibilità.
Ma quello che in assoluto incanta
del film è la bravura di questi ragazzi che, nonostante la loro
giovane età, sembrano già delle piccole star e che, sotto
l’abile direzione di Carney, ci accompagnano per mano in una sorta
di bizzarro viaggio musicale; la band dei Sing Street, in attesa di
trovare un proprio stile originale, trae infatti ispirazione da
alcuni dei gruppi più famosi di quegli anni come i The
Cure, i Duran Duran, senza dimenticare
ovviamente il mitico David Bowie pioniere dello
stile futuristico che è poi diventato un suo tratto distintivo.
Il film, perfetto in ogni suo
elemento a cominciare dalla sceneggiatura che non consente alcun
calo di ritmo, è in sintonia con il resto della cinematografia del
regista che, grazie al suo stile pulito, semplice e diretto, non ha
bisogno di inutili sovrastrutture estetiche per far breccia nel
cuore del suo pubblico. Se tutto questo ancora non vi ha convinti a
recuperare questo piccolo gioiellino da festival, vi consigliamo di
dare un’occhiata alla colonna
sonora originale e non di Sing Street: sarà amore alla prima
nota!
Daniele Vicari
sostiene di aver voluto realizzare “un film semplice, come
il verso della canzone da cui è tratto il titolo, come semplici
sono le esistenze di cui racconta la storia. La vita quotidiana di
milioni di persone che non hanno una vita assicurata
dall’appartenenza sociale è invece molto difficile.”
Lo fa con un bel piglio registico,
soprattutto con un sapiente uso della camera a mano, e riesce a
seguire bene le vite delle due protagoniste, aiutato sicuramente
dalla loro buona interpretazione. Isabella Ragonese ed Eva
Grieco si muovono bene con i caratteri dei loro
personaggi, apparendo naturali e spigliate e quindi credibili.
Anche Francesco montanari, nel ruolo del marito di Eli, offre una
buona prova. Cosa che purtroppo non sempre avviene per i tanti
personaggi di contorno, spesso ridotti a meri caratteri di
servizio, quando non cadono inesorabilmente nel solito
macchiettismo tipico di tanto cinema italiano. Forse è proprio la
troppa “semplicità” a portare il film in quel limbo del già visto,
o peggio, del televisivo.
In Sole Cuore
Amore Eli e Vale sono amiche da tanto tempo, vivono nello
stesso palazzo sul desolato litorale romano. Hanno fatto scelte di
vita completamente diverse. Eli è trentenne, ha un marito
disoccupato e quattro figli. Ogni giorno impiega due ore per andare
a lavorare in un bar, dove è sfruttata ed è costretta a tollerare
condizioni inumane. Non ha comunque scelta, è l’unico modo per
riuscire a sostenere la sua famiglia. Lei però ha un carattere
solare, il contatto con gli altri le piace ed è sempre carica di un
ottimismo inaspettato. Vale invece, sua coetanea, è una danzatrice,
vorrebbe fare danza come espressione, ma è costretta ad esibirsi in
discoteche e night club. A volte Vale aiuta Eli durante il
giorno, accudendo i bambini e aiutandoli a studiare. Ma l’ottimismo
e il buonumore non bastano da soli a far fronte all’immane
fatica e ai tanti problemi che ogni giorni si presentano,
cominciando oltretutto a minare la salute di Eli.
Sono storie e difficoltà di gente
comune e quindi proprio per questo Sole Cuore
Amore potrebbe attecchire su quel pubblico perennemente in
cerca di vicende difficili, dolorose, lacrimevoli, che nel buio di
una sala gli facciano pensare “Beh, meno male, c’è chi sta peggio
di me”.
È strano pensare che Sole
Cuore Amore sia di quella stessa mano ispirata e
coraggiosa che ha diretto Diaz, soprattutto quando
il folgorante testo della canzone di Valeria Rossi
arriva ( ce lo aspettavamo con timore fin dal titolo)e viene
canticchiato biecamente da due ragazzini nel bar in cui la
protagonista è strizzata come un limone.
Uno sguardo più personale, scelte
più coraggiose e una rottura di schemi ormai imposti e obsoleti
avrebbero certamente reso il film assai più interessante e avrebbe
spronato lo spettatore a riflettere sulle problematiche importanti
che sono alla base della storia e nelle intenzioni del regista.
Manca palesemente un’esigenza
espressiva e narrativa che avrebbe fatto la differenza, e tale
mancanza relega il film nel mero mestiere.
Ecco un nuovo trailer internazionale
per Wonder Woman, diretto da Patty Jenkins e interpretato da
Gal Gadot che vedrà debuttare da
protagonista l’eroina dell’Universo dei Fumetti DC.
Di seguito il video:
https://www.youtube.com/watch?v=rXBiKUZsYI0
[nggallery id=2194]
Gal Gadot ha fatto
il suo esordio nei panni di Wonder Woman
in Batman v Superman Dawn of
Justice di Zack Snyder, al fianco di
Ben Affleck e Henry Cavill.
Trama: “Prima di diventare
l’eroina che tutti conosciamo, Wonder Woman era Diana, principessa
delle Amazzoni, addestrata per diventare una guerriera invincibile.
Cresciuta in una paradisiaca isola protetta, quando un pilota
americano, in seguito a un incidente, approda sulle sue rive e
annuncia un grandissimo conflitto che infuria nel mondo esterno,
Diana lascia la sua casa, convinta di poter fermare la minaccia.
Combattendo insieme all’uomo in una guerra che potrebbe mettere
fine a tutte le guerre, Diana scoprirà i suoi straordinari poteri
andando incontro al suo vero destino”.
Il film è prodotto
da Charles Roven, Zack Snyder
e Deborah Snyder, con Richard
Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller, Geoff Johns, Connie
Nielsen e Rebecca Roven come executive
producers.
Vi ricordiamo che il film è diretto
da Patty
Jenkins e vedrà protagonista Gal
Gadot affiancata da Chris Pine, Connie
Nielsen, Robin Wright, David Thewlis, Danny Huston,
Elena Anaya, Ewen BremnereSaïd
Taghmaoui. Il film arriverà al cinema il 23 giugno
2017.
Protagonista indiscusso della
seconda giornata di festival è stato il celebre regista
statunitense Oliver Stone, a Roma quest’anno per
presentare il suo ultimo film, l’avvincente biopic
Snowden con un grande protagonista, Joseph
Gordon-Levitt.
Come sempre il regista, dall’aspetto
serioso e che mette quasi soggezione, si è concesso prima alla
stampa per poi allietare il suo affezionato pubblico con un
incontro che ha ripercorso attraverso delle clip tratte dai alcuni
dei suoi film più famosi – Wall Street, Platoon,
Nixon, per citarne solo un paio – le tappe più importanti
della sua carriera. Ma se l’incontro con il pubblico, moderato come
da tradizione dal presidente del festival Antonio
Monda, si è svolto senza grandi sorprese, ad accendere gli
animi è stata la conferenza stampa che, data la spinosa tematica di
Snowden, ha trasformato una semplice conversazione sul cinema in un
vero e proprio dibattito politico. Il nuovo film di Stone racconta
infatti la vera storia di Edward Snowden, ex
tecnico informatico della CIA e collaboratore
dell’NSA (National Security Agency), che nel
2013 rese pubblici alcuni documenti relativi a programmi che il
governo americano e britannico usavano per spiare il traffico in
rete di utenti in tutto il mondo. Una delle prime domande poste a
Stone ha riguardato proprio l’accoglienza del film in un periodo
così difficile per la società americana ormai da mesi ostaggio di
una prepotente campagna elettorale.
“Trovare i finanziamenti per
poter produrre un film come questo è stato molto difficile. In
America nessuno studio voleva averci a che fare quindi siamo venuti
in Europa e abbiamo trovato i fondi di cui avevamo bisogno di
Germania e in Francia. Abbiamo deciso di girare a Monaco ma devo
dire che la realizzazione di questo film è stata davvero
un’impresa, soprattutto per quanto riguarda la stesura della
sceneggiatura; le informazione che avevamo ottenuto da [Edward]
Snowden erano così dettagliate e complesse che dovevamo trovare un
modo per renderle accessibili a tutti. Le reazioni del pubblico in
America sono state le più disparate; c’è chi ha amato il film, che
ha poi ricevuto delle ottime critiche, e chi invece l’ha stroncato
perché si aspettava di vedere un classico spy movie più che un
biopic onesto e veritiero.”
Parlando di sceneggiatura e delle
difficoltà incontrare in fase di pre produzione per cercare di
rendere il film quanto più comprensibile possibile, il regista ha
anche raccontato di come l’aiuto di Edward Snowden sia stato
fondamentale.
“Edward è stato molto
coinvolto nel processo creativo. Ha letto ben due volte la
sceneggiatura e ci ha aiutato a rendere chiari i passaggi più
complicati della storia fornendoci anche di informazioni tecniche
che non avevamo guidandoci anche sul set. Per noi era importante
che lui approvasse il film e che la sua storia fosse raccontata in
modo quanto più veritiero possibile nonostante il poco tempo a
disposizione; la sua odissea è durata ben nove anni mentre noi
avevamo a disposizione solo due ore.”
A chi invece ha chiesto un parere
riguardo le prossime elezioni americane e i due chiacchieratissimi
candidati, Oliver Stone non ha risparmiato commenti pungenti sulle
presidenze presenti, passate e future.
“Voi in Europa temete tanto
Trump ma in realtà non penso che abbia serie probabilità di
vincere, non le ha mai avute. Quello che è più preoccupante è che
la [Hillary] Clinton non è in grado di rappresentare l’America; lei
è stata coinvolta molto più di Obama nelle questioni di carattere
militare e potrebbe non essere la scelta giusta per riformare il
paese.”
Kevin Feige
continua a rilasciare dichiarazioni sul MCU e sui suoi
prossimi progetti, tra cui Avengers Infinity
War.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
il film non sarà più diviso in due parti, e che ci sarà
un Avengers 4 che non ha ancora un
titolo ufficiale.
Intervistato da IGN, il presidente dei Marvel Studios ha spiegato il motivo del
perché è stato necessario assegnare un nuovo titolo alla quarto
film dedicato ai Vendicatori. Queste le sue parole:
“C’è un motivo per cui abbiamo
ufficialmente chiamato il terzo film Infinity War, mentre il quarto
non ha ancora un titolo. Il motivo è che i due film ai quali stiamo
lavorando – nonostante la presenza di diverse connessioni, come in
tutti i film del nostro Universo – non saranno la prima e la
seconda parte dello stesso film. Saranno a tutti gli effetti
due film diversi. Questo è tutto quello che posso dire.”
Avengers Infinity
War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018.
Christopher Markus e Stephen McFeely si
occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è
affidata a Anthony e Joe
Russo. Vi ricordiamo che i prossimi film del Marvel Cinematic
Universe saranno Spider-Man
Homecoming, prima collaborazione con la Sony
Pictures,Doctor
Strange e Thor
Ragnarok.
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man
Homecoming vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya sarà invece Michelle. Al
cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin Starr, Abraham
Attah, Selenis Leyva, Hannibal Buress, Isabella
Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J. Totah, Michael
Mando, Bokeem
Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth
Choi.
Thor
Ragnarok sarà diretto da Taika Waititi. Nel cast del film
Chris Hemsworth sarà ancora Thor;
Tom Hiddleston il fratello
adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen
Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà
nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nel 1915 The Birth of a
Nation di David Wark Griffith celebrava l’origine
degli Stati Uniti. Dopo 101 anni, Nate Parker
realizza un film con lo stesso titolo, che questa volta non
inneggia ma colpevolizza, che guarda in macchina e racconta una
pagina sanguinosa ed eroica della storia americana. Con il suo
The Birth of a Nation, Parker, attore alla sua
opera prima dietro la macchina da presa che scrive, dirige, recita
e celebra un eroe rivoluzionario, lo schiavo Nathaniel
Turner, che nel 1931, nella Contea di Southampton in
Virginia, guidò una rivolta di schiavi che durò 48 ore e venne
affogata nel sangue. Uno Spartaco del XX secolo che in pochi
ricordano ma che la pellicola, presentata già in trionfo al
Sundance 2016, racconta nei suoi antefatti e nel suo breve e
furente svolgimento.
Nate Parker
comincia il suo racconto come una fiaba oscura e onirica, in cui
uno sciamano profetizza al piccolo Nat un futuro di saggezza e
grandezza per il suo popolo. Nat è un bambino intelligente e
sensibile, da sempre amico (nei limiti del possibile in un contesto
del genere) del padroncino Sam e benvoluto da sua madre, la Signora
Turner, grazie alla quale impara le sacre scritture e la parola di
quel Dio che tanto ama. La sua fede, la sua intelligenza, lo
portano a essere uno schiavo in qualche modo privilegiato, che gode
del favore del padrone pur rimanendo sempre un oggetto di suo
proprietà. Ma il senso di appartenenza e l’innegabile brutalità e
ingiustizia a cui sono sottoposti i neri svegliano in lui il furore
biblico di vendetta e giustizia. Nat diventa il leader, il braccio
armato di una folle rivolta di appena due giorni. Giorni di sangue
e di polvere, ma anche di libertà e di vita.
Alla sua prima regia, Parker
dimostra un occhio allenato alla composizione del quadro, spesso
invaso dalla luce del sole che filtra attraverso alberi o assi di
legno, una luce che tenta di raggiungere l’oscurità degli animi
narrati e che si diffonde attraverso la nebbia delle albe di
lavoro, i campi di cotone, i cortili delle case padronali, quasi a
rappresentare una divina presenza sempre invocata e ricercata ma
apparentemente inesistente o almeno indifferente alle vicende
umane. Grazie alla preziosa e invadente colonna sonora di
Henry Jackman, The Birth of a
Nation si lascia andare a sequenze liriche e potenti,
momenti di grande impatto emotivo che ricordano i grandi classici
del cinema hollywoodiano, come Braveheart o
Il Gladiatore, con in più del peso della Storia
che non fa sconti a nessuno.
E lo stesso sguardo del narratore è
anche quello iniettato di sangue, che dice addio all’ultimo alito
di vita e che si rivolge alla macchina, è uno sguardo d’accusa
all’umanità, allo spettatore che guarda nella sicurezza della sua
poltrona, al senso di appartenenza alla razza umana che dovrebbe
spingerci alla compassione. Per non ripere la Storia.
Ewan McGregor ha
rilanciato la sua ambizione di riprendere il ruolo di Obi-One
Kenobi. L’attore spera di rivestire i panni del celebre jedi, ma
ancora LucasFilm e Disney non hanno realizzato il suo
desiderio.
Parlando con Premiere McGregor ha
addirittura suggerito un doppio film per il suo amato
personaggio, una storia divisa in due parti di
Star
Wars Anthology, concentrandosi sul
periodo di tempo trascorso tra i prequel e trilogia
originale.
Sarebbe
divertente girare quella storia ora che sono più vecchio.
Avrei l’età giusta. Ho quarantacinque anni, Alec Guinnes
quanti ne aveva, sessanta? Avrei la possibilità di girarne
due!
Riguardo alla possibilità di
rivedere il personaggio e al momento in cui il suo desiderio potrà
realizzarsi, Ewan McGregor ha aggiunto:
Spero che
vadano ad esplorare generi diversi sotto il franchise Star
Wars e uno di essi possa essere un film su Obi-Wan Kenobi. O due! The Obi-Wan Kenobi
Story Part 1 e Part 2!
Per ora comunque l’attore ha
confermato di non aver parlato con nessuno in studio
per rendere realtà un film dedicato al personaggio. Se sarà
realizzato o meno resta da vedere, ma visto il piano Disney
di rilasciare film Anthology ogni due anni e l’importanza di
Obi-Wan nel franchise, le possibilità dovrebbero esserci.
Intanto vi ricordiamo che il
prossimo film del franchise è Rogue One A Star Wars
Story, la cui uscita in Italia è prevista
per il 14 dicembre 2016.
Rogue One A Star Wars
Story: Darth Vader nelnuovo trailer ufficiale
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz,Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sithe
Una Nuova Speranza. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Robert Downey
Jr. riesce sempre a far parlare di se, e non solo per
i suoi progetti cinematografici. Ma andiamo con ordine…
Sappiamo ormai da diverso tempo che
Mark Zuckerberg, il “papà” di Facebook, ha
cominciato a lavorare allo creazione di un’intelligenza artificiale
che dovrebbe assomigliare a Jarvis (l’A.I. al
servizio di Tony Stark nell’Universo
Cinematografico Marvel).
A nove mesi dall’annuncio del
progetto, la nuova A.I. pare stia prendendo sempre
più piede: lo stesso Zuckerberg sembrerebbe infatti già arrivato
alla fase di assegnazione della “voce”.
Nella scelta, l’imprenditore
statunitense si è affidato ai suoi seguaci di Facebook, ai quali ha
chiesto il seguente consiglio: “È il momento di dare una voce
alla mia A.I. Jarvis, a chi dovrei chiederlo?”
In molti hanno proposto Paul Bettany (voce di Jarvis nei film
del MCU e interprete del personaggio di Visione), altri
Benedict Cumberbatch, altri ancora
Robert Downey Jr.
Proprio quest’ultimo ha deciso di
candidarsi autonomamente, dichiarando: “Lo farei anche subito,
a patto che venga pagato Paul Bettanye e che lui donerà il suo
compenso ad un’associazione scelta da Benedict Cumberbatch. Ecco un
modo davvero STRANGE di fare le cose.”
La risposta di Zuckerberg non si è
fatta attendere: “Ok, questa cosa è diventata reale!”
Cosa ne pensate?
Robert
Downey Jr. è arrivato sul set di Spider-Man Homecoming
La British Board of Film
Classification ha infatti confermato il runtime ufficiale, che sarà
di 114 minuti e 49 secondi. Quasi due ore di film, in linea
con i precedenti Marvel in fatto di primi capitoli,
ovvero paragonato al primo film Iron Man, Thor, Ant-Man ad
esempio.
Doctor Strange:
il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strange è prevista per il 4 novembre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
È un fatto che Wonder Woman sia uno dei personaggi più
iconici della storia dei fumetti, ma anche uno dei più rilevanti a
livello sociale e culturale.
Tale importanza è stata riconosciuta
anche dalla Nazioni Unite: l’organizzazione,
infatti, ha nominato Wonder Woman come
Ambasciatrice Onoraria per l’Emancipazione delle Donne e
delle Ragazze.
L’evento, che servirà a lanciare la
campgna globale delle Nazioni Unite per l’uguaglianza dei generi
(Gender Equality), si svolgerà il prossimo 21
ottobre presso la sede centrale delle Nazioni Unite a New York e
coinciderà con il Wonder Woman Day inaugurato
dalla DC Comics.
All’evento sarà presente anche un
ospite misterioso che non è ancora stato rivelato, insieme al
segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kì-moon e al presidente
della DC Entertainment, Diane Nelson.
Ricordiamo il film dedicato a
Wonder Woman che avrà come protagonista
Gal Gadot, la quale ha già fatto il suo esordio
nei panni della supereroina in Batman v Superman Dawn of Justice
di Zack Snyder, al fianco di Ben
Affleck e Henry Cavill.
Trama: “Prima di diventare
l’eroina che tutti conosciamo, Wonder Woman era Diana, principessa
delle Amazzoni, addestrata per diventare una guerriera invincibile.
Cresciuta in una paradisiaca isola protetta, quando un pilota
americano, in seguito a un incidente, approda sulle sue rive e
annuncia un grandissimo conflitto che infuria nel mondo esterno,
Diana lascia la sua casa, convinta di poter fermare la minaccia.
Combattendo insieme all’uomo in una guerra che potrebbe mettere
fine a tutte le guerre, Diana scoprirà i suoi straordinari poteri
andando incontro al suo vero destino”.
Il film è prodotto
da Charles Roven, Zack Snyder
e Deborah Snyder, con Richard
Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller, Geoff Johns, Connie
Nielsen e Rebecca Roven come executive
producers.
Vi ricordiamo che il film è diretto
da Patty
Jenkins e vedrà protagonista Gal
Gadot affiancata da Chris Pine, Connie
Nielsen, Robin Wright, David Thewlis, Danny Huston,
Elena Anaya, Ewen BremnereSaïd
Taghmaoui. Il film arriverà al cinema il 23 giugno
2017.
I cimeli cinematografici sono da
sempre tra i più ricercati. Soprattutto quando si tratta di film
iconici, che hanno cambiato la natura stessa dell’intero settore o
di un genere.
Notizia di questi giorni è che
il dipinto originale da cui è stato tratto il poster di
E.T., il classico fantascientifico di
Steven Spielberg, è stato venduto
per una cifra vicina ai 400.000 $. Il compratore, che ha voluto
rimanere anonimo, ha infatti speso 394.000 $ per il dipinto
originale, in acrilico su tavola, realizzato da John Alvin.
Pare che il dipinto abbia trascorso
gli ultimi 13 anni appesa al muro di
Bob Bendetson, scrittore e produttore di
spettacoli come ALF e I
Simpson. Bendetson aveva apparentemente
acquistato il manifesto di un altro produttore.
E.T.
l’extra-terrestre (E.T. the
Extra-Terrestrial) è un film di fantascienza del 1982 diretto da
Steven Spielberg.
Distribuito dalla Universal
Pictures, E.T. divenne un successo al
botteghino, sorpassando, all’epoca, Guerre
stellari come film che ha incassato di più nella
storia del cinema. Un record che ha mantenuto per undici anni, fino
all’uscita di Jurassic Park, che lo ha
battuto nel 1993.
In una recente intervista con
IGN, Kevin Feige ha parlato
della possibilità di vedere alcuni personaggi dell’Universo Cinematografico Marvel appartenenti al
piccolo schermo in Avengers Infinity War
e in Avengers 4 (ancora senza
titolo).
È da molto tempo ormai, soprattutto
in seguito all’arrivo su Netflix di moltissime serie tv della
Casa delle Idee (tra cui Daredevil, Jessica Jones e il più recente
Luke Cage) che gli appassionati
continuano a chiedersi se i personaggi della tv avranno mai la
possibilità di apparire sul grande schermo.
La domanda che ossessiona i fan è:
vedremo mai tutti i personaggi della Marvel uniti per combattare Thanos?
L’argomento è stato affrontato nell’intervista sopracitata, e
sembra che Feige non abbia negato la possibilità.
Parlando infatti di Avengers 3 e
4, il presidente dei Marvel Studios ha spiegato che uno degli
aspetti più divertenti del girare due film praticamente insieme è
quello di avere a disposizione “tutti” i personaggi del MCU.
Quando gli è stato allora chiesto se
quel “tutti” si riferisse anche ai Defenders (la cui serie debutterà il
prossimo anno su Netflix), Feige ha simpaticamente risposto:
“SPOILER!”
Voi cosa ne pensate? Sperate in
questa possibilità?
Avengers Infinity
War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher
Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del
film, mentre la regia è affidata a Anthony e
Joe Russo.
Quando, nel luglio 2009, era
circolata la voce di un Ryan Reynolds in passato
vicino al ruolo di Hal Jordan/Lanterna
Verde nel film live-action basato sul celebre
supereroe DC, The Hollywood reporter aveva fatto anche i nomi di
Bradley Cooper, Justin Timberlake
e Jared Leto. Mentre i primi due hanno confermato
l’audizione, Leto non ha invece mai riconosciuto di essere stato in
lizza per il ruolo.
Venerdì sera, in occasione della
trentesima Annual American Cinematheque Award Ceremony in
onore di
Ridley Scotte Sue Kroll,
Bradley Cooper ha raccontato di aver ricevuto una
telefonata da Kroll, che lo informava di non aver ottenuto la
parte, a causa del suo volto “asimmetrico” che non si sarebbe ben
sposato con la maschera del supereroe. La notizia, però, è che
Bradley Cooper ha confermato che Jared
Leto era uno dei suoi concorrenti.
Cooper also mentions that Jared Leto was one
of those that auditioned for Green Lantern with him and
Reynolds.
Vi ricordiamo che la DC
Films ha annunciato un nuovo adattamento
su Lanterna Verde che si intitolerà
Lantern Corps e che farà parte del DC Extended
Universe.
Lanterna
Verde (Green Lantern) è un film
del 2011 diretto da Martin Campbell.
Il film è basato su
Lanterna Verde, personaggio dei fumetti fantastici
DC Comics. Il film è stato distribuito negli Stati
Uniti d’America il 17 giugno 2011 mentre in Italia a partire dal 31
agosto 2011.
Lanterna Verde
Lanterna Verde
raccontava di un universo tanto vasto quanto misterioso, una
piccola ma potente forza esiste da secoli. Protettori di pace e
giustizia, vengono chiamati Green Lantern Corps. Una fratellanza di
guerrieri che hanno giurato fedeltà all’ordine
inter-galattico, Lanterna Verde indossa un
anello che gli conferisce dei super poteri. Ma quando un nuovo
nemico Parallax minaccia di distruggere l’equilibrio del potere
nell’Universo, il loro destino ed il destino della Terra è nelle
mani della nuova recluta, il primo essere umano mai scelto: Hal
Jordan.
Clive Owen è il
protagonista di The Escape, nuovo
cortometraggio di Neill Blomkamp realizzato
per la BMW. Ora è online il secondo trailer, che
vi mostriamo.
https://www.youtube.com/watch?v=xHp2wYmu5Qc
Il famoso marchio di automobili ha
annunciato con questo progetto il ritorno di BMWFilms. Il corto, un
omaggio in occasione del quindicesimo anniversario della serie
originale prodotta dalla casa automobilistica, vede nel cast anche
Dakota Fanning, Jon Bernthale
Vera Farmiga. The Escape debutterà domenica 23
ottobre su BMWFilms.com.
Amanda Seyfried e Clive Owen
sul set di Anon –foto
È stato pubblicato online il nuovo
poster di Nocturnal Animals, il film
diretto da Tom Ford e presentato
alla Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il
Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake
Gyllenhaal e AmyAdams.
Ecco il poster:
Venezia 73: Nocturnal
Animalsrecensione del film
di Tom Ford
Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una
donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo
ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
Il canale Youtube della Lucky
Red ha diffuso il trailer italiano di È solo la fine
del mondo (Juste la fin du monde), il
nuovo film di Xavier Dolan presentato
all’ultimo Festival
di Cannes 2016.
Alla kermesse francese, il film ha
comquistato il plauso della critica e del pubblico, oltre al
riconoscimento del Grand Prix Speciale della Giuria. È solo
la fine del mondo arriverà al cinema in Italia il prossimo
4 dicembre.
Ecco il trailer:
A dispetto del “piccolo film” però,
il regista non si risparmia nella scelta delle star, e seleziona un
cast stellare formato da Léa Seydoux,
Vincent Cassel,Nathalie Baye e
Gaspard Ulliel, e come ciliegina sulla torta,
Marion Cotillard nei panni della protagonista.
È solo la fine del mondo
recensione del film di Xavier
Dolan
Nel film, Gaspard
Ulliel interpreta un giovane che è stato lontano dalla
famiglia per 12 anni, fino a che non decide di tornare per un
pranzo in compagnia della madre, della sorella poco più che
ventenne, del fratello e della sua affascinante moglie. Peccato che
il nostro protagonista nasconde un segreto, che rischia di alterare
tutti gli equilibri delle parti in causa.
Ecco la simpatica reazione che ha
avuto Kylo Ren (Adam Driver) dopo aver visto il
terzo trailer di Rogue One a Star
Wars Story. Potete vedere il video a seguire:
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sithe
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Oliver Stone, con
Snowden, e Michael
Bublé, protagonista di Michael Bublé Tour Stop
148, sono stati i protagonisti della serata all’Auditorium
per la Festa di Roma 2016. Ecco le foto: