I Coldplay
annunciano con un tweet la data di la pubblicazione di
“ATLAS”, il nuovo singolo contenuto nella colonna sonora del
film “The Hunger Games: Catching Fire” che sarà
disponibile dal 6 settembre sia al digital download che in
rotazione radiofonica. Il film d’azione sarà distribuito nella
sale cinematografiche a fine novembre ed è la prima volta che i
COLDPLAY firmano un brano inedito per la colonna sonora di un
film.
Francis Lawrence, il regista del
film, ha dichiarato: “Ho grandissimo rispetto ed
ammirazione per i Coldplay e sono davvero estasiato per come loro
siano entrati in connessione con il tema e le idee del film. La
loro passione incondizionata e l’eccitazione del progetto hanno
elevato la collaborazione oltre i normali canoni, e non vediamo
l’ora anche noi che il brano sia condiviso con tutto il
mondo”.
“Siamo onorati che una delle
band icone nel panorama rock come i Coldplay pubblicheranno il
primissimo brano della nostra colonna sonora – afferma il
produttore del film, Tracy McKnight – E la cosa assume molto più
significato visto che Chris Martin è un grandissimo fan dei libri
di The Hunger Games. C’è un’attesa per questo brano, sia da parte
nostra che da parte loro, che posso definire di epiche
proporzioni!”
Qui la gallery completa del film:
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Trama:
Katniss Everdeen torna a casa
incolume dopo aver vinto la 74ª edizione degli Hunger Games,
insieme al suo amico, il “tributo” Peeta Mellark. La vittoria però
vuol dire cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per
intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto “Tour di
Victor”. Lungo la strada Katniss percepisce che la
ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca ancora a tutti i
costi di mantenere il controllo proprio mentre il Presidente Snow
sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The Quarter
Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della
nazione di Panem.
I
Coldplay hanno annunciato oggi una speciale
edizione cinematografica dello spettacolare concerto della
band Music Of The Spheres World Tour, filmato alla
fine dello scorso anno durante le dieci serate sold out allo stadio
River Plate di Buenos Aires.
Il film concerto
sarà proiettato in migliaia di sale cinematografiche in tutto il
mondo il 19, 20 e 21 aprile. L’elenco delle sale
sarà disponibile dall’8 marzo quando apriranno le prevendite
cinematografiche (i dettagli verranno pubblicati su
coldplaycinema.live e nexodigital.it).
La proiezione
offrirà ai fan di tutto il mondo la possibilità di vivere
l’acclamato spettacolo dal vivo del Music Of The Spheres
World Tour dei Coldplay, che ha venduto
più di 6 milioni di biglietti e ha ottenuto recensioni
entusiastiche da parte di fan e critici. Il Guardian lo ha definito
“genuinamente sbalorditivo”, il New York Post
“una serata da libri di storia” e il Glasgow
Evening Times ha parlato del “più grande spettacolo sulla
Terra”.
Coldplay –
Music Of The Spheres: Live At River Plate è la versione
definitiva dello spettacolo trasmesso in diretta in tutto il mondo
lo scorso ottobre, con audio remixato e rimasterizzato e immagini
straordinarie, realizzate con 30 telecamere, droni e tecniche di
ripresa a 360° dal regista Paul Dugdale, vincitore
di un BAFTA e nominato ai Grammy.
Il film include una
serie di filmati che non sono stati mostrati durante l’evento in
diretta, quando il concerto è stato proiettato in 81
paesi conquistando le classifiche dei botteghini di tutto
il mondo. Questa nuova edizione per il cinema includerà anche
esclusivo materiale backstage e nuove interviste alla
band.
Il concerto vede i
Coldplay alle prese coi classici successi della loro carriera, tra
cui Yellow, The Scientist, Fix You, Viva La Vida, A Sky Full Of
Stars e My Universe, in uno stadio di luci, laser, fuochi
d’artificio e braccialetti LED. Tra le chicche anche la
partecipazione della pluripremiata H.E.R. e di Jin dei BTS, che si
esibisce al fianco dei Coldplay per il debutto dal vivo del suo
singolo da record The Astronaut.
L’album Music
Of The Spheres è già certificato oro in Italia e ha venduto
oltre 1,7 milioni di copie in tutto il mondo. L’evento è
distribuito nei cinema italiani in esclusiva da Nexo Digital in
collaborazione coi media partner Radio Deejay e MYmovies.it, Live Nation e Warner Music Italy.
Dopo il glorioso
Ida, premio FIPRESCI a Toronto e soprattutto
premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2015, Pawel
Pawlikowski torna con Cold War
(Zimna Wojna) presentato in Competizione
al Festival di Cannes
2018. La storia, ambientata tra il 1949 e il 1964, racconta
l’amore, ostacolato dalla storia e dal tempo, tra Zula e
Wiktor, lei cantante dalla voce d’angelo e lui
compositore. La loro possibilità di essere felici è quella di
andare via dall’Unione Sovietica nel periodo della ricostruzione
post Seconda Guerra Mondiale. La musica li tiene uniti, ma la
storia li divide, e nel corso degli anni riusciranno a incontrarsi
in giro per l’Europa, entrambi cercando di sopravvivere, sempre
desiderosi di inseguirsi.
In un magnifico bianco e
nero, come per Ida, realizzato dal
direttore della fotografia Lukasz Zal, Pawlikowski
racconta di un amore impossibile, tempestoso, ma non lo fa mai con
scene madri o momenti cardine. Tutto scorre rimanendo immobile nel
corso degli anni, eppure i protagonisti cambiano, si stratificano e
tirano lo spettatore dentro al loro dramma.
Al bianco e nero
Pawlikowski associa il formato
4:3, la breve durata e la citata assenza di picchi
emotivi, tutti elementi che consegnano l’idea e la volontà di
realizzare film “piccoli”, mentre lui si conferma una firma
importante del cinema europeo. Intorno al rapporto tra la fumantina
Zula e il colto Wiktor si instaura una dimensione musicale che li
lega a dispetto di tutto ciò che li divide, su ogni altra cosa
l’estrazione sociale. Ogni volta che i due si incontrano, negli
anni, in un Paese europeo differente, cambia il loro
accompagnamento sonoro, come se ogni luogo avesse una sua musica,
anch’essa tesa ad accompagnare l’evoluzione dei personaggi, che
restano fermi nel tempo soltanto se messi di fronte al loro
amore.
Pur raccontando una storia
romantica, in Cold War Pawel Pawlikowski non si
lascia mai andare al romanticismo spicciolo, preferendo la poesia
delle immagini, degli sguardi, delle voci e delle dita veloci sul
pianoforte. Una visione malinconica di una storia in cui i
protagonisti hanno il nome dei genitori, anche loro, come i
protagonisti, cresciuti nella Polonia ricostruita, morti nel 1989,
poco prima che crollasse il Muro. A loro il film è dedicato.
Dopo il glorioso
Ida, premio FIPRESCI a Toronto e soprattutto
premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2015, Pawel Pawlikowski
torna con Cold War (Zimna Wojna)
presentato in Competizione al Festival di Cannes 2018.
Dopo Ida (premio Oscar
2015), Pawlikowski torna a girare in un magnifico bianco e nero,
raccontando la storia struggente di un amore impossibile. Un
musicista in cerca di libertà e una giovane cantante, fatalmente
destinati ad appartenersi, vivono un amore tormentato in un’epoca
difficile. Sulle note di una splendida colonna sonora, la guerra
fredda della Polonia staliniana lascia il passo a quella
sentimentale che vivono i due protagonisti, interpretati da Joanna
Kulig e Tomasz Kot (due attori in stato di grazia). Europa
dell’Est, Yugoslavia, Parigi: queste le tappe di un viaggio intenso
ed elegantissimo, un immaginario perduto che prende vita sul grande
schermo e ci offre un nuovo classico senza tempo. Premio per la
Miglior Regia al Festival di Cannes, il film è il candidato
della Polonia per la corsa agli Oscar e ha ottenuto il più alto
numero di nomination agli EFA.
Cold Skin – La creatura di
Atlantide è un film del 2017 diretto da Xavier Gens che
mescola elementi di horror, fantascienza e thriller psicologico in
un contesto atmosferico e desolato (similmente a quanto poi fatto,
con le ovvie differenze, da The
Lighthouse). Ambientato su un’isola remota e spazzata dai
venti nell’Atlantico del Sud, il film si inserisce nel solco della
tradizione del “survival horror”, con una narrazione
claustrofobica in cui il protagonista deve affrontare non solo
mostruose creature anfibie ma anche i propri limiti psicologici e
morali. Il film si ispira all’omonimo romanzo di Albert
Sánchez Piñol, noto per la sua capacità di fondere
introspezione umana e horror lovecraftiano.
Una delle particolarità più evidenti
dell’opera è l’equilibrio tra introspezione esistenziale e tensione
fisica. Cold Skin – La creatura di Atlantide non
si limita infatti a proporre lo scontro tra uomo e mostro, ma
riflette anche sulla solitudine, sull’alienazione e sul bisogno di
connessione. La creatura anfibia, interpretata con grande
sensibilità fisica da Aura Garrido, è al centro di
un rapporto ambiguo e disturbante che sfida le categorie classiche
del bene e del male. Il paesaggio selvaggio dell’isola, con il suo
faro inospitale e il mare in tempesta, contribuisce infine a creare
un’atmosfera rarefatta e inquieta che avvolge l’intera vicenda.
Dietro le suggestioni visive e i
momenti di puro terrore, Cold Skin – La creatura di
Atlantide si nutre anche di antiche leggende legate agli
abissi marini e agli incontri con specie sconosciute. Temi cari
alla narrativa fantastica e al mito di Atlantide si intrecciano con
una riflessione sulla brutalità coloniale, la paura del diverso e
la capacità (o l’incapacità) dell’essere umano di accettare ciò che
non comprende. Nei prossimi paragrafi, analizzeremo nel dettaglio
il significato del finale del film, cercando di capire cosa accade
realmente sull’isola e come il protagonista evolve nel suo rapporto
con le creature e con se stesso.
David Oakes e Aura Garrido in Cold Skin – La creatura di
Atlantide
La trama di Cold Skin
– La creatura di Atlantide
Il racconto prende il via nell’anno
1914, poco dopo l’assassinio di Francesco Ferdinando e il
conseguente scoppio della Prima guerra mondiale. In una remota
isola del Circolo Artico fa il suo arrivo Friend
(David Oakes), ex combattente dell’IRA incaricato
di risiedere lì per un anno, con il compito di registrare e
misurare gli eventi atmosferici. Costretto a vivere in solitudine
in una terra remota fino all’arrivo del successivo osservatore
meteorologico, il giovane irlandese si ritrova bloccato su un’isola
abitata da ostili creature anfibie provenienti dal mare.
Per dodici mesi l’uomo trascorre
così le giornate all’interno della cabina di un faro, dove si trova
il vecchio guardiano Gruner (Ray
Stevenson), un folle e solitario ufficiale accompagnato da
una misteriosa creatura di nome Aneris
(Aura Garrido), trattata come animale da
compagnia. Forse è proprio quest’ultima il motivo del conflitto
nato tra le strane creature e gli esseri umani. Più Friend cercherà
di andare alla scoperta dietro la natura di queste misteriose
creature, più porterà alla luce un antico segreto che si rivelerà
estremamente pericoloso.
La spiegazione del finale del
film
Nelle sequenze finali di
Cold Skin – La creatura di Atlantide, il
protagonista decide di restare sull’isola dopo che la sua missione
di un anno giunge al termine. La nave che dovrebbe portarlo via
attracca brevemente, ma lui rifiuta l’opportunità di lasciare quel
luogo ostile, preferendo restare accanto alla creatura anfibia
Aneris. Questa scelta rappresenta un netto distacco dalla sua
condizione iniziale di studioso razionale e isolato, segnando una
trasformazione profonda nel suo modo di percepire il mondo, il
diverso e se stesso. Parallelamente, Gruner, il vecchio guardiano
del faro, muore durante un attacco delle creature marine, lasciando
definitivamente al protagonista il compito di decidere cosa fare
del proprio futuro.
Ray Stevenson in Cold Skin – La creatura di Atlantide
Il momento culminante arriva quando
l’osservatore decide di non combattere più le creature, ma di
convivere pacificamente con esse. L’ultima scena lo mostra seduto
nel faro, ora guardiano a sua volta, mentre osserva Aneris
allontanarsi nel mare. I ruoli si sono ribaltati: dove un tempo
c’era paura, ora c’è accettazione; dove regnava la guerra, ora c’è
una fragile tregua. La decisione del protagonista non è dettata da
rassegnazione, ma da una rinnovata consapevolezza, frutto della
convivenza con ciò che inizialmente percepiva come mostruoso. Non
viene fornita una chiusura netta o rassicurante, ma piuttosto una
nuova condizione di equilibrio tra umani e creature anfibie,
lasciando al pubblico il compito di interpretarne la tenuta nel
tempo.
Il significato del finale è
strettamente legato ai temi centrali del film: la paura
dell’ignoto, il confine tra civiltà e barbarie, la natura mutevole
dell’umanità. Il protagonista attraversa un processo di
trasformazione che lo porta a mettere in discussione le convenzioni
sociali, morali e persino biologiche. Rifiuta la violenza cieca
rappresentata da Gruner e abbraccia un’esistenza fatta di
comprensione e rispetto, anche verso chi è radicalmente diverso da
lui. L’amicizia, l’empatia e la convivenza diventano le nuove armi
contro l’orrore, suggerendo che la vera salvezza non è nella fuga o
nella distruzione del nemico, ma nell’accettazione della
complessità dell’altro.
In questo senso, Cold Skin –
La creatura di Atlantide si rivela un racconto allegorico
sul colonialismo, sull’identità e sull’umanizzazione del “diverso”.
Il protagonista sceglie di non tornare nel mondo civilizzato perché
ha scoperto una nuova verità sull’umanità: ciò che temiamo e
attacchiamo spesso è solo il riflesso della nostra ignoranza. Il
suo gesto finale – restare sull’isola – non è un atto di rinuncia,
ma una forma di resistenza silenziosa a una civiltà che preferisce
distruggere ciò che non capisce. Un finale malinconico e potente,
che lascia spazio alla riflessione sulla natura dell’uomo e sulla
possibilità di evolvere verso una convivenza più profonda e
sincera.
La Summit Entertainment ha
svelato il trailer internazionale di Cold Light of Day, l’action
thriller che vede accanto alla super star Bruce Willis, il giovane
Henry Cavill prossimo Man of Steel,
Ambientato in un Texas di fine anni
’80 immerso in un’atmosfera rarefatta e soffocante,
Cold in July, il nuovo thriller di
Jim Micke, riprende nuovamente le torbide
ossessioni familiari già ben sperimentate nel cannibalistico
We Are What We Are e le trasporta in una
pellicola dai risvolti narrativi imprevedibili, dove la commistione
di suspence, azione e humor nero dà vita ad una cacofonia
estetico-visiva a dir poco sorprendente. Avvalendosi di una
sceneggiatura solida e piena di risvolti, tratta dal famoso romanzo
di Joe R. Lansdale, il regista dipinge una realtà
di tensione e di presagi attraverso tinte vintage che
richiamano certi ambienti da soap-opera, delineando personaggi
ambigui e multiformi che si muovono nel mezzo di un mistero che si
fa sempre più profondo e stratificato.
In Cold in July
dopo che un ladro si intrufola di notte nella sua abitazione,
Richard Dane è costretto a difendere la sua famiglia, ma in un
momento di agitazione un colpo parte accidentalmente dalla sua
pistola, uccidendo il giovane intruso. Assolto per legittima
difesa, Richard non riesce però a superare facilmente l’accaduto,
anche a causa delle continue minacce del presunto padre del
delinquente, un ex galeotto appena uscito di prigione e deciso a
non lasciarlo in pace. Grazie agli sforzi congiunti dei due uomini,
entrambi impiegati a scovare la verità, ben presto emerge una
sconcertante verità che rimanda a qualcosa di molto più losco
celato dietro all’accidentale omicidio.
Cold in July, il film
Michael C. Hall lascia a casa i panni del
tenebroso serial killer Dexter e indossa
i panni di un uomo americano qualunque, un corniciaio padre di
famiglia messo dinnanzi ad una realtà più grande di lui che
sconvolge il suo perfetto idillio iniziale, mentre l’ormai
attempato Sam Shepard dà vita ad un piccolo ma
potentissimo personaggio intriso di ambiguità e di acido odio
sociale, un padre che vuole vendicare a tutti i costi i torti
subiti (rimembranze del
De Niro di Cape Fear).
Don Johnson appare
invece stranamente piatto ed ingessato nel ruolo di un poliziotto
disposto a tutto pur di portare a termine un’indagine, forse reso
in maniera troppo stereotipata rispetto al contesto generale. La
pellicola punta forte sul continuo cambio di registro narrativo,
rallentando e velocizzando il ritmo e adattando di volta in volta
le modalità espressive alla prospettiva del racconto, senza mai
perdere un colpo e creando un esempio di come si possa
concretamente abbattere la consueta (troppo) impermeabile barriera
dei generi filmici. L’uso poi di un happy end in stile
classico appare come una doccia fredda agli occhi e alla mente
dello spettatore, il quale però non può fare a meno di rimanere
meravigliato dinnanzi all’ennesimo genio creativo all’interno di
una pellicola in cui niente è mai pienamente prevedibile e dove si
gioca continuamente al scovare il risvolto successivo, in un grande
esempio di cinema senza coordinate pre-impostate.
Secondo quanto riportato da
Deadline, la CBS è in trattative con la Warner
Bros. TV per il progetto, che sarà realizzato dalla creatrice della
serie originale Meredith Stiehm. La serie sarà
ambientata 15 anni dopo l’episodio finale della serie originale e
seguirà una nuova squadra di tenaci detective che indagheranno su
casi irrisolti nel sud-ovest.
Al momento non è chiaro se qualcuno
dei protagonisti della serie originale tornerà o meno a causa della
nuova ambientazione del reboot. La Stiehm scriverà anche la
sceneggiatura della serie e sarà nuovamente produttrice esecutiva
della serie, come ha fatto per l’originale. Deadline fa notare che
le trattative sono in corso, ma non è ancora stato raggiunto un
accordo.
L’originale Cold Case è stato un
grande successo
Originariamente uscito nel 2003,
Cold Case seguiva una divisione speciale del Dipartimento di
Polizia di Philadelphia specializzata in indagini su casi
irrisolti. La serie era interpretata da Kathryn Morris, Justin
Chambers, Thom Barry, John Finn, Jeremy Ratchford, Danny Pino,
Sarah Brown e Tracie Thoms. La serie è durata sette stagioni e ha
trasmesso più di 150 episodi.
7.4 milioni di
dollari per il palazzetto che fa da sfondo alle vicende
di Holly Golightly, la protagonista di Colazione da
Tiffany, interpretata da Audrey
Hepburnm.
Questa la cifra sborsata
da un misterioso compratore per l’acquisto dello splendido
edificio su quattro piani situato nell’Upper East Side.
La prestigiosa residenza
è composta da salone, cucina, quattro camere e cinque bagni. La
proprietà dispone anche di un cortile, una serra e una ampia
cantina.
Nell’elenco dei film più celebri e
apprezzati della storia del cinema non può mancare
Colazione da Tiffany, vero e proprio
classico del 1961 diretto dal noto regista Blake
Edwards. Divenuto un simbolo culturale ed estetico, il film si
affermò come uno dei più apprezzati del suo anno, arrivando a
vincere due Oscar a fronte di cinque nomination, rispettivamente
per la miglior colonna sonora e la miglior canzone originale
Moon River.
Il film contribuì inoltre a
consacrare ulteriormente la carriera dell’attrice Audrey
Hepburn, il cui ritratto di Holly Golightly è indicata
come una delle interpretazioni femminili più memorabili di tutti i
tempi e una delle più importanti per la sua carriera. La Hepburn
ottenne infatti una nomination all’Oscar per il suo ruolo, e se
anche non riportò la vittoria ebbe modo di affermarsi ulteriormente
nell’immaginario collettivo e culturale.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Truman Capote, pubblicato nel 1958, il film vede
presenti in sé diverse modifiche rispetto al testo su cui si basa.
Tali modifiche, che verranno approfondite più avanti, furono motivo
di particolare scontento per Capote, ma permisero al film di
ottenere un più ampio consenso di pubblico. Questi arrivò infatti
ad incassare complessivamente a livello mondiale la cifra di 14
milioni. All’epoca si trattava di un considerevole guadagno,
specialmente a fronte del suo budget di soli 2.5 milioni di
dollari.
La trama e il cast del film
Colazione da Tiffany
Ambientato a New York, il film narra
la storia di Holly Golightly (Audrey
Hepburn), elegante e giovane ragazza che ama guardare
le vetrine di Tiffany e si mantiene facendo l’accompagnatrice. La
sua vita cambia nel momento in cui fa la conoscenza del suo nuovo
vicino di casa, Paul Varjak (George Peppard).
Holly, la cui idea è quella di trovare un ricco uomo da sposare,
vede sconvolgersi i suoi piani dopo tale incontro. Trascorrendo del
tempo insieme a Paul, Holly se ne scopre infatti innamorata, ma
rifugge questo sentimento per paura di stravolgere la sua vita.
Dovrà a questo punto fare i conti con sé stessa e con il suo
passato per trovare la serenità da sempre ricercata.
Per il ruolo della giovane Holly lo
studios di produzione decise che Audrey
Hepburnera l’attrice giusta.
Questa, tuttavia, non la pensava allo stesso modo e in più
occasioni affermò di non sentirsi adatta per la parte. In
particolare, le fu difficile, da persona introversa, interpretare
una personalità tanto estroversa come quella di Holly. Alla fine,
però, questo divenne uno dei suoi ruoli più popolari, e la Hepburn
ebbe un salario di circa 750 mila dollari, che fece di lei
l’attrice più pagata per un singolo film dell’epoca.
Le riprese non furono però semplici
per l’attrice, la quale per via della sua insicurezza riguardo al
ruolo arrivo a perdere peso per via dello stress, trovandosi così a
dover seguire una specifica dieta per riguadagnarlo. La Hepburn si
affezionò però molto al progetto, e in particolare alla canzone
composta appositamente per lei, Moon River, che esegue nel
corso del film. È infatti noto che quando i produttori proposero di
tagliare il brano, l’attrice si oppose fermamente affermando che
per farlo avrebbero dovuto passare sul suo cadavere.
Colazione da Tiffany: le
differenze con il romanzo
Benché si basi sul romanzo di
Capote, la sceneggiatura del film seguì ben poco quanto in esso
narrato. Diverse sono state infatti le modifiche attuate, che
resero particolarmente scontento l’autore dell’omonimo libro. In
particolare, nel vendere i diritti alla Paramount, questi espresse
il desiderio che ad interpretare il personaggio di Holly fosse
l’attrice
Marilyn Monroe. Lo studios
preferì però assegnare la parte alla Hepburn, deludendo lo
scrittore. Da lì ebbero inizio una serie di scontri tra lo
scrittore e i produttori, che portarono a dar vita ad un film tanto
apprezzato quanto poco fedele alla sua opera di partenza.
Quella di Capote, infatti, era
tutt’altro che una commedia, ma la storia venne riadatta per poter
sfoggiare le caratteristiche e le convenzioni di tale genere. Il
finale del romanzo, ad esempio, è molto meno accomodante e non
presenta affatto un lieto fine. Qui, infatti, i due protagonisti
finiscono con il separarsi per non rivedersi mai più. I produttori,
tuttavia, decisero che il pubblico aveva bisogno di un happy
ending dopo le sofferenze della guerra, e decisero perciò di
modificare il finale. Questo vede dunque il coronamento dell’amore
tra i due protagonisti, i quali finalmente si possono scambiare un
bacio.
Particolari modifiche vennero
effettuate inoltre per quanto riguarda il personaggio di Holly.
L’allusione alla sua bisessualità, elemento fondamentale nel libro,
viene nel film totalmente rimossa, giudicata non adeguata al tono
che i produttori volevano conferire al film. Allo stesso modo, il
rapporto che la protagonista intrattiene con gli uomini che
incontra e a cui si accompagna è reso meno esplicito. Per Capote,
invece, Holly è una versione americana della geisha, che differisce
dalla tradizionale escort a chiamata. Nonostante lo scontento dello
scrittore, il quale si sentì truffato dalla Paramount, come
accennato il film ottenne ampi consensi di critica e pubblico.
Inoltre, è oggi ricordato come un classico della commedia americana
degli anni Sessanta.
Il trailer di Colazione da
Tiffany e dove vedere il film streaming
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Colazione da
Tiffany è infatti presente su Chili Cinema,
Rakuten TV, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 23 marzo alle ore
21:10 sul canale TwentySeven.
L’appartamento nell’Upper East Side
di New York che nel 1961 fu la casa di Holly (Audrey
Hepburn) in Colazione da Tiffany è in
vendita a 8 milioni di dollari.
Mentre le scene di interno vennero
girate in un set ricostruito in studio, la parte esterna
dell’edificio, incluse le porte verde smeraldo, è stata usata per
molte riprese di esterni. Il film fece di Audrey
Hepburn un nome celeberrimo, e per una buona ragione: chi
non si sarebbe innamorato di quegli occhi da cerbiatto e di quel
minuto aspetto da fatina?
L’appartamento è locato in un
edificio sulla 71esima strada a Manhattan. L’appartamento è formato
da quattro camere da letto, cinque bagni, camini multipli e una
serra chiusa, e offre all’acquirente privacy e lusso. C’è anche un
cortile per chi ha dei gatti che preferiscono stare
all’esterno.
La domanda è una soltanto: nel
prezzo è incluso anche il ‘little black dress’ by Givenchy di
Holly?
“L’eleganza è la sola bellezza
che non sfiorisce mai”. È questa una delle frasi simbolo di
Colazione da Tiffany, il celeberrimo film
del 1961 diretto da Blake Edwards
(Operazione sottoveste, La
pantera rosa, Hollywood
party), che consacrò Audrey Hepburn. Ed è inscindibile da chi la
pronuncia: la stravagante protagonista Holly Golightly, impersonata
proprio dall’attrice britannica divenuta icona di stile, in
particolare quello dello stilista Givenchy, che disegnò per lei i
celebri abiti neri indossati da Miss Golightly.
Il film segnò un’epoca – come il
precedente Vacanze romane, che nel 1953
aveva visto la stessa Hepburn esordire a Hollywood
e portare a casa un Oscar, recitando accanto a Gregory
Peck e consegnando alla storia, oltre a una nuova stella
nel firmamento hollywoodiano, anche la Vespa e l’immagine iconica
della Roma turistica che fecero il giro del mondo. In
Colazione da Tiffany la vena brillante e
l’ironia di Blake Edwards, maestro della commedia
americana, hanno dato il loro meglio, coniugando i momenti comici
col fascino romantico delle grandi storie d’amore, sulle note di
quella Moon River divenuta un classico.
Colazione da
Tiffany, il film e il romanzo di Truman
Capote
Colazione da
Tiffany conquistò il pubblico e la critica anche
grazie alle solide basi su cui poggiava. È infatti liberamente
tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote del
1958. L’autore cedette i diritti alla Paramount
Pictures, che ne finanziò la realizzazione per il grande
schermo. Capote però, avrebbe voluto Marilyn
Monroe come protagonista della versione cinematografica,
mentre la scelta cadde su Audrey Hepburn e si
rivelò un successo. Il romanzo poi, era ambientato negli anni ’40,
anziché nei ’60.
La vicenda è incentrata su Holly
Golightly, giovane donna di umili origini che vive a New York con
un gatto senza nome e sogna una vita agiata, che spera di ottenere
sposando un uomo ricco. Nel frattempo, fa l’accompagnatrice e
trasmette messaggi in codice per conto del boss Sally Tomato,
Alan Reed, detenuto a Sing Sing. Non crede
nell’amore ed è uno spirito libero. Poi incontra Paul Varjak,
George Peppard, uno scrittore autore di un solo
libro. Il giovane è mantenuto dalla facoltosa Liz Failenson,
Patricia Neal, cui si concede in cambio di denaro.
Paul e Holly diventano presto amici. Paul si innamora di lei,
scoprendone fragilità e ombre. Un giorno a New York arriva “Doc”,
Buddy Ebsen, marito di Holly, che se ne era preso
cura da bambina per poi sposarla, ancora giovanissima. Doc chiedere
a Holly di tornare a casa, ma lei non ne vuole sapere. Nonostante
gli sia molto affezionata, il mondo di provincia che Doc può
offrirle le sta troppo stretto. Mentre Paul è sempre più preso da
Holly, lei incontra ad una festa un ricco brasiliano, José De
Silva, José Luis de Vilallonga, e decide di
partire con lui ed iniziare una nuova vita in Brasile. Solo quando
questi cambia idea e la lascia con un biglietto d’addio, Holly cede
ai propri sentimenti verso Paul, decide di restare a New York e
tornare da lui, il cui amore è sincero.
Il principale “tradimento” del film
rispetto al romanzo di Capote consiste proprio in questo finale. La
sceneggiatura di George Axelrod – candidata
all’Oscar – prevede infatti il più classico degli happy end,
andando incontro alle esigenze di Hollywood, mentre il romanzo
aveva un finale più amaro, in cui Holly partiva da sola per il
Brasile.
Audrey Hepburn è Holly
Golightly
Se Colazione
da Tiffany è un classico indiscusso del cinema, lo si
deve soprattutto all’aristocratica, ma mai supponente bellezza
dell’attrice britannica e alla sua perizia di attrice, che rese
Miss Golightly elegante e leggera come il cognome suggeriva,
superficiale e profonda, indipendente e fragile, volitiva e
insicura al tempo stesso. Il film era in anticipo sui tempi nel
proporre una donna spregiudicata, libera e un po’ pazza, che non
teme il giudizio della gente. Una figura femminile per molti versi
moderna, seppur per altri ancora vincolata a stereotipi mai passati
di moda, impersonata magnificamente da Audrey
Hepburn con una naturale freschezza, che la rende ancora
oggi attualissima.
L’attrice – che dopo l’esordio
hollywoodiano era stata protagonista di
Sabrina (1954) per Billy
Wilder, iniziando la sua collaborazione e amicizia con lo
stilista Givenchy, e sarebbe poi stata un’indimenticabile
Eliza Doolittle in My Fair Lady di
George Cukor (1965) – ricevette la
nomination all’Oscar per la sua interpretazione in
Colazione da Tiffany, ma non vinse la
statuetta, che andò a Sofia Loren per La
Ciociara. Si aggiudicò invece il David Donatello come
miglior attrice straniera.
Il cast di Colazione da
Tiffany
Il successo di un film però, si sa,
è merito di un lavoro collettivo. Dunque, Colazione da
Tiffany, non è soltanto la grande interpretazione di
Audrey Hepburn. Accanto a lei, attrici e attori
che hanno fatto la storia di Hollywood.
Il protagonista maschile
George Peppard – La conquista del
West (1962), L’uomo che non sapeva
amare (1964), La caduta delle
aquile (1966), senza dimenticare la popolarità della
serie tv A-Team – seppe tenere testa alla
Hepburn, trovando una sua chiave solida ed ironica per interpretare
lo squattrinato e innamorato Paul.
Patricia Neal –
Ultimatum alla terra (1951), Oscar come
miglior attrice protagonista per Hud il
selvaggio (1963), veste i panni dell’austera Liz.
Mentre Martin Balsam – La parola ai
giurati (1957), Psycho
(1960), L’incredibile Murray – L’uomo che disse
no (1966) per il quale ottenne l’Oscar come miglior
interprete maschile – interpreta l’agente di Holly, O. J. Berman.
Senza dimenticare Mickey Rooney nel ruolo del
vicino di Holly, Mr. Yunioshi.
Grande importanza rivestono, come si
è detto, i costumi di Hubert de
Givenchy, Edith Head e Pauline
Trigere. Miss Golightly non sarebbe mai diventata
l’esempio di eleganza e classe che ancora oggi è senza gli abiti
disegnati dal famoso stilista e senza i suoi iconici
accessori, come la chilometrica sigaretta, gli occhialoni da sole,
la collana di perle spesso abbinata al tubino nero, o l’imponente
cappello che la protagonista indossa per andare a Sing Sing.
Anche la
scenografia di Roland Anderson e
Hal Pereira ha la sua parte nel creare il
personaggio e per questo ricevette una nomination all’Oscar: il
piccolo appartamento di New York in cui vive Holly è il suo
specchio: caotico e disordinato, ma colorato, leggero e divertente,
come il telefono che tiene nella valigia per non sentirlo
squillare. Quel caos che dà l’idea di una partenza imminente o di
un arrivo è lo specchio della sua incapacità di legarsi a luoghi e
persone, del suo desiderio di libertà. Come lo è Gatto, il
gatto rosso senza nome che la accompagna, ma al quale la
protagonista si ostina a sostenere di non essere
legata.
La fotografia di Franz F.
Planer regala momenti indimenticabili, come la sequenza
d’apertura: la New York ancora quieta del primo mattino vede la
protagonista sostare davanti alle vetrine di Tiffany, mentre
consuma una brioche per colazione e cerca di dare sollievo alle sue
“paturnie”.
Moon
River, la canzone da Oscar di Colazione
da Tiffany
Uno spazio particolare va
dedicato alla colonna sonora e in special modo a Moon
River, intonata sul balcone di casa dalla
protagonista in una celebre scena del film. Il brano, scritto da
Henry Mancini che ne curò la parte musicale e
Johnny Mercer, autore del testo, è diventato una
delle più famose canzoni da film in assoluto. Entrambi seppero
interpretare al meglio l’anima romantica del film, potendo contare
sul fascino delicato di Audrey Hepburn che ne
impreziosiva l’interpretazione. Grazie a questa alchimia, il film
vinse due Oscar: furono premiati sia il brano Moon River,
giudicato miglior canzone, sia l’intera colonna sonora del
film.
Le frasi più celebri di
Colazione da Tiffany
Sono molte le battute di
Colazione da Tiffany rimaste nella
memoria del pubblico. Eccone alcune tra le più significative, che
riguardano lo spirito indomito di Holly e la sua ritrosia ai legami
di ogni genere, la sua concezione degli uomini, il suo rapporto con
la bellezza e, ovviamente, Tiffany.
Holly e l’amore
Holly Golightly: “Non si può
dare il proprio cuore a una creatura selvatica. Più le si vuole
bene più diventa ribelle: finché un giorno se ne scappa nelle
praterie e poi in cima a un albero. E poi su un albero più
alto”.
Holly: “Non permetterò a nessuno
di mettermi in gabbia”.
Paul Varjak: “Non voglio
metterti in gabbia, io voglio amarti”.
Holly: “È la stessa
cosa”.
Paul: “Tu ti consideri uno
spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia
rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la
sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non
uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché
non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te
stessa”.
Holly e gli
uomini
“Quello che è certo è che avevo
sbagliato nel classificarlo. Pensavo che fosse un verme. Invece è
un super verme, ecco. Un super verme, sotto spoglie di
verme”.
“Un uomo si giudica dagli
orecchini che ti regala … Che orrore questi… Li ho comprati
io”.
Holly e la
bellezza
“Certe luci della ribalta
rovinano la carnagione, a una ragazza”.
“L’eleganza è la sola bellezza
che non sfiorisce mai”.
Holly e Tiffany
Holly: “Io vado pazza per
Tiffany, specie in quei giorni in cui mi prendono le
paturnie”.
Paul: “Vuol dire quando è
triste?”
Holly: “No … Uno è triste perché
si accorge che sta ingrassando, o perché piove. Ma è diverso. No,
le paturnie sono orribili: è come un’improvvisa paura di non si sa
che. È mai capitato a lei?”
Holly: “Non è divino?”
Paul: “Che cosa?”
Holly: “Tiffany… è una
meraviglia, vero? Capisci cosa intendo quando dico che niente di
brutto può accaderti qui? E non è per i gioielli, che a me non
piacciono, tranne i brillanti s’intende…”.
Da oggi 26 marzo è disponibile in
uno speciale cofanetto Digiboook il cult di “Colazione
da Tiffany”. Questa eccezionale edizione “The
Masterworks Collections” del film ispirato al romanzo di Truman
Capote conterrà al suo interno, oltre al film in Blu-ray, un
libretto da collezione con materiale fotografico originale, dietro
le quinte, note di produzione, poster originali, dettagli su
guardaroba e set, ed alcune note dallo studio e dal cast.
Questi i dettagli tecnici dell’edizione:
Contenuti
Audio: Inglese DTS-HD MASTER AUDIO 5.1; Inglese
Restaurato, Italiano, Tedesco, Spagnolo, Francese MONO; Commento
Inglese STEREO
Contenuti
Extra: Commento del Produttore; richard Shepherd;
Il Making Of di un Classico; Fa Così Audrey!; Un’Icona di Stile;
Dietro i Cancelli: Il Tour; Lo Splendore in una Scatoletta Azzurra;
La Lettera di Audrey a Tiffany; Le Gallerie; Il Trailer
Cinematografico Originale
Contenuti
ExtraHD: Il raduno degli Invitati di Casa
Golightly; Henry Mancini: Non Solo Musica; Il Sig. Yunioshi: il
Punto di Vista Asiatico.
A 90 anni dalla
nascita di Truman Capote dalla cui penna
nacque l’indimenticabile Holly Golightly Nexo
Digital è lieta di presentare Colazione da
Tiffany. L’evento cinematografico
più romantico di San Valentino solo il 14 febbraio torna nelle sale
italiane il film di Blake Edwards in versione
restaurata e digitalizzata in 4K per far rivivere su grande schermo
l’intramontabile classico della storia del
cinema interpretato da Audrey
Hepburn.
Tratto dal celebre romanzo di
Truman Capote, Colazione da Tiffany è noto a
tutti gli amanti della letteratura americana di quegli anni, a
coloro che trovano irresistibile il fascino senza tempo di
Audrey Hepburn, a coloro che non riescono a non provare una
lieve emozione ascoltando le note della celeberrima Moon
River di Henry Mancini: in una parola a tutti coloro che
continuano ad amare la leggerezza, la spensieratezza, i sogni, i
piccoli intrighi e il profumo dell’America di quegli anni in un
gioco di destini che più di ogni altro ha celebrato la bellezza
dell’innamorarsi (soprattutto nella magica New York di
dell’epoca).
Così oggi, proprio in occasione della festa degli innamorati,
Colazione da Tiffanydi Blake
Edwards-restaurato e digitalizzato in 4K- torna nella sale
italiane solo per un giorno, il 14 febbraio (l’elenco delle sale e
delle proiezioni in 2K e 4K sarà a breve disponibile suwww.nexodigital.it).
Una storia che continua ad emozionare perché celebra quell’amore
romantico di cui in fondo, pragmatici figli del nostro tempo,
finiamo per essere ancora un po’ cultori: leggero ma fatale scontro
di destini e di personalità, favola newyorkese con uno tra i baci
più belli e magici della storia del cinema. Una storia da rivedere
su grande schermo proprio a 90 anni dalla nascita di Truman
Capote (1924-1984) dal cui romanzo (edito in Italia da Garzanti
http://www.garzantilibri.it/default.php?page=visu_libro&CPID=3090)
è tratto l’omonimo film che pure ne modificò radicalmente il
finale.
L’affascinante quanto sfuggente
protagonista Holly Golightly ed il giovane scrittore Paul Varjac,
suo vicino di casa, finiscono infatti per innamorarsi nella cornice
di una New York che, alla soglia degli anni Sessanta, vive la
propria primavera di bellezza, entusiasmi e speranza. La bella
Holly, sfoggiando abiti dal fascino senza tempo, mix di stravaganze
e dolcezza romantica è bizzarra e vitale, ma ha nel cuore un velo
di tristezza che solo l’amore romantico saprà sciogliere come il
sole con la nebbia d’autunno; e Paul, scrittore agli esordi, un po’
acerbo forse, ma sognatore quanto basta per far sì che sia incontro
di bellezza e, ci piace crederlo, d’anime. Divenuta negli anni
icona della femminilità americana, Holly vive il presente
liberandosi del passato e di qualunque convenzione e resta per
questo l’eroina di Capote, quella a cui lo stesso scrittore disse
di sentirsi maggiormente affezionato.
Uscito per la prima volta nel 1961,
il film, diretto da Blake Edwards, ottenne il pieno appoggio della
critica: un Oscar per la migliore colonna sonora nel 1962, uno per
la miglior canzone con Moon River, tre nomination per la migliore
attrice protagonista, la migliore sceneggiatura e la migliore
scenografia, due nomination al Golden Globe come miglior commedia e
a Audrey come miglior attrice, per non dimenticate un David di
Donatello a Audrey Hepburn come miglior attrice straniera. Nel 2012
è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry
della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.
Il film di Blake Edwards è uno
tra i classici della cinematografia che Nexo Digital riporta a
nuova vita nelle sale di tutta Italia per regalare ai propri
spettatori appuntamenti unici (A qualcuno piace caldo, Ritorno
al Futuro, Il Padrino, Irma la dolce, Jesus Christ Superstar,
Psyco, Quei bravi ragazzi, Ritorno al futuro, Rocky, , Frankenstein
junior, Grease…).
Colazione da Tiffany viene
distribuita da Nexo Digital in collaborazione con Garzanti
editore.
Nexo Digital è editore
e distributore di contenuti cinematografici corrispondenti a
differenti linee editoriali tematiche: concerti (Ligabue Day, Big
Four, Renato Zero, Red Hot Chili Peppers, A day with Shakira,
Chemical Brothers, Fatboy Slim, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Robbie
Williams, Marco Mengoni, Dream Theater, Muse), musica classica e
danza (ciclo col Maestro Riccardo Muti, Lang Lang, dirette dal
Bolshoi di Mosca e dall’Opéra di Parigi, Nederland Dans Theater,
opere del Metropolitan di New York, concerti della Filarmonica
della Scala), film d’autore (George Harrison. Living in the
Material World di Martin Scorsese, Magical Mystery Tour dei
Beatles), arte (Leonardo Live, Manet. Ritratti di Vita, Munch 150,
Vermeer e la musica), eventi sportivi (Fastest sul mito di
Valentino Rossi, finale del Roland Garros in 3D, Nitro Circus 3D),
eventi e film per bambini (La Festa di Patty al Cinema, Le
avventure di Zarafa. Giraffa Giramondo), spettacoli (Cirque du
Soleil 3D prodotto da James Cameron, Ammutta Muddica di Aldo Giovanni
e Giacomo), anime (Akira, Madoka Magica, La Maratona di Evangelion,
Evangelion 3.0, Wolf Children), grandi film del passato riportati
all’antico splendore grazie alla digitalizzazione in 2K e in 4K
(L’Esorcista, Blues Brothers, Colazione da Tiffany, Psycho, A
qualcuno piace caldo, Ritorno al Futuro, Grease, Frankenstein
Junior, Rocky Horror Picture Show e molti altri). Dal 2012
Nexo Digital si è aperta al mercato internazionale distribuendo in
vari paesi del mondo i Blues Brothers, Back to the future, le
dirette della Filarmonica della Scala al cinema e Opera on
Ice, lo spettacolo con Carolina Kostner registrato all’Arena di
Verona.
UNIVERSAL PICTURES
INTERNATIONAL ITALY ha diffuso il trailer di
Coincidenze d’Amore, la nuova commedia diretta da
Meg Ryan che la vede anche protagonista al
fianco di David Duchovny.
In Coincidenze
d’Amore Bill (David Duchovny) e Willa (Meg
Ryan) hanno avuto in passato una relazione
sentimentale e ora si ritrovano bloccati per una notte in un
piccolo aeroporto a causa di una tempesta di neve. Con un ritardo
non quantificato, Willa, dotata di una spiccata emotività, e Bill,
sostanzialmente un catastrofista, tornano a vivere attrazione e
fastidio l’uno per l’altro esattamente come decenni prima. Fra la
ricostruzione del loro passato in comune e il giudizio sulle
proprie vite confrontate con i sogni condivisi di un tempo, inizia
a insinuarsi il dubbio che l’incontro possa non essere una semplice
coincidenza, ma qualcosa più simile a un incantesimo.
Lo scopo di
Coincidenze d’amore è chiaro, peccato che la sua
regista e protagonista Meg Ryan perda la strada, o forse non
l’ha mai davvero imboccata. La regina delle rom-com del passato
tenta un ripescaggio, è il caso di dire, con una commedia dai toni
talvolta amari che non riesce proprio a tenere in carreggiata,
nonostante la presenza dell’ottimo David
Duchovny.
Icona della commedia
romantica anni ’90, Meg Ryan è alla sua seconda volta dietro
alla macchina da presa e si cimenta con l’adattamento
cinematografico di una piece teatrale di Steven
Dietz.
Coincidenze d’amore, la trama
La storia è quella di due
ex, che per un caso bizzarro portano lo stesso nome, e per una
serie di circostanze, tra cui maltempo, ritardi e annullamenti di
aerei, si ritrovano in un aeroporto, bloccati, senza poter
ripartire. Questa coabitazione forzata li porterà a parlarsi,
chiarirsi e a raccontarsi. Cosa è accaduto nei 25 anni in cui non
si sono visti? Dove sono le loro vite? Cosa sarebbe successo se
invece di lasciarsi fossero riusciti a trovare il modo di rimanere
insieme?
L’impianto teatrale, a
location unica e con pochi interpreti, è sempre una grande sfida.
Bisogna mantenere alta l’attenzione dello spettatore avendo al
proprio servizio pochi artifici e cercando di catalizzare ogni
fibra di chi guarda e ascolta con dialoghi e interpretazioni
vincenti.
E se da un lato
Meg Ryan dimostra di saper dirigere attori capaci
ed esperti come David Duchovny, che si destreggia
abilmente nel ruolo del manager in crisi, nonché se stessa, nei
panni di una donna smarrita, dall’altro la mancanza di una
direzione artistica precisa, di una visione stilistica compromette
l’intero film. Le piccole finestre di fantasia che si aprono nella
storia, come la voce che proviene dalla filo diffusione che sembra
dar loro suggerimenti, e il realismo generale con cui è approcciata
la storia portano a un risultato confusionario.
Tra la commedia romantica
e il dramma personale
Coincidenze
d’amore oscilla tra momenti da commedia romantica classica
e momenti più seri e riflessivi, senza che le due componenti tonali
della storia abbiamo una vera e propria armonia, senza che questi
vengano amalgamate come si deve. Il risultato è disomogeneo e ad
aggravare la situazione contribuisce l’ambientazione. Un aeroporto
è un non luogo, un posto dove tutto è possibile, un luogo di
passaggio, quasi uno scenario fantastico, già sfondo di tanti altri
racconti, anche per il cinema, tuttavia questa indefinitezza di
base non fa altro che aumentare la mancanza di coesione della
storia, spingendo i due protagonisti dappertutto e da nessuna
parte.
Willa e Bill si
raccontano, si indagano, si accusano, fanno pace con se stessi, ma
non riescono mai a stabilire una vera e propria connessione con
l’altro e questo aspetto è il maggiore ostacolo che lo spettatore
sente con i protagonisti. Meg Ryan mantiene le
distanze dai due personaggi, non ci fa entrare nelle loro emozioni,
e con così pochi strumenti a disposizione per intrattenere e “farci
innamorare” questa freddezza diventa un vero e proprio limite.
A differenza della
carriera del passato di Ryan, questa sua seconda regia,
Coincidenze d’amore, non riesce a fare breccia.
L’incanto dell’evocazione di ben altre commedie che l’hanno vista
protagonista si spezza subito, e al suo posto resta lo spettro di
un modo di raccontare storie e di fare cinema che forse ha superato
il suo tempo massimo.
Il film Cogan – Killing
Them Softly racconta una storia grintosa sul crimine e le
sue conseguenze, e termina con un commento tagliente sul cosiddetto
“sogno americano“. Scritto e diretto dal regista
australiano Andrew Dominik, il film funziona come
un convenzionale film di gangster, ma utilizza spezzoni delle
elezioni presidenziali americane del 2008 per una narrazione più
ampia sulle realtà economiche. Cogan – Killing Them
Softly è uscito originariamente nel novembre 2012.
In Cogan – Killing Them
Softly, il killer Jackie Cogan (Brad
Pitt) opera come regolatore della malavita. Quando due
criminali di basso livello di nome Frankie (Scoot
McNairy) e Russell (Ben
Mendelsohn) rapinano un gioco di carte locale gestito
da Markie Trattman (Ray
Liotta), sconvolgono il flusso di denaro e le
dinamiche di potere della comunità. Come spiega Jackie al suo
contraente mafioso Driver (Richard Jenkins), tutti
sanno che Trattman una volta ha rapinato la sua stessa partita,
quindi la verità non ha importanza: è la fiducia nel sistema che
conta. Perciò Trattman deve essere eliminato, secondo Jackie, per
far tornare le cose alla normalità. Cogan – Killing Them
Softly è tratto dal romanzo di George V. Higgins del 1974
Cogan’s Trade.
Jackie vede il quadro generale e
protegge il suo flusso di denaro in Cogan – Killing Them
Softly. Prima di poter uccidere Trattman, però, Jackie ha
bisogno dell’approvazione dei capi innominati di Driver. Si fida
del sistema, ma si prepara anche al peggio. Jackie ha bisogno di
ristabilire un senso di equilibrio economico per ottenere maggiori
opportunità finanziarie, e quindi accetta un contratto da 15.000
dollari per uccidere Trattman. L’intera prima ora del film
poliziesco di Netflix esplora le motivazioni di Jackie e spiega
come riesce a sopravvivere alla tempesta. Ecco una spiegazione
dell’atto finale di Cogan – Killing Them
Softly.
Cogan – Killing Them
Softly come allegoria del crollo finanziario del 2008
Cogan – Killing Them
Softly è un’allegoria della crisi finanziaria del
2007-2008: assunzione di grandi rischi, collasso del sistema,
salvataggi finanziari e conseguente recessione. Il crollo che
Jackie cerca di superare ha origine con l’ammissione da parte di
Trattman di aver derubato il suo stesso gioco di carte. Tra
l’altro, la sua avidità sfrenata e la sua vanagloria spingono
Squirrel a manipolare il sistema ingaggiando due ingenui criminali,
Frankie e Russell, che hanno semplicemente bisogno di soldi. Non
prevedono le conseguenze della rapina a Trattman, ma sanno dove
ricadrà la colpa. Per fare un paragone con la vita reale (h/t Stack
Exchange), Trattman è stato collegato all’ex amministratore
delegato di Bear Stearns James Cayne, un uomo d’affari che è stato
in parte incolpato di aver scatenato la crisi finanziaria del
2007-2008, nonché un uomo che ha ingaggiato una squadra di
giocatori di carte internazionali per competizioni di Bridge ad
alto rischio.
Come descritto nel film drammatico
del 2015 The Big Short, i broker di investimento come
Cayne sono
stati responsabili di una crisi finanziaria inevitabile. Nel
mondo di Cogan – Killing Them Softly, la rapina di
Trattman crea una crisi di fiducia, il che significa che qualcuno
deve calmare la tempesta. In questo caso, Driver ricorda a Jackie
che i suoi capi hanno una “mentalità aziendale totale”: non
vogliono uccidere Trattman, ma solo mandargli un messaggio. Ma
Jackie dice a Driver che devono riportare l’industria alla
normalità. Durante questa conversazione, alla radio si sente George
W. Bush che parla dell’opinione pubblica e della costruzione del
sostegno. Qualche istante dopo, mentre gli scagnozzi di Driver si
preparano a picchiare Trattman, un notiziario fa riferimento a
Henry Paulson, l’ex amministratore delegato di Goldman Sachs che è
diventato Segretario del Tesoro e ha avviato il salvataggio. In
Killing Them Softly, Driver deve ripristinare la fiducia ma
protegge i suoi amici. Al contrario, Jackie protegge se stesso.
Queste filosofie distinte danno vita alla loro conversazione
finale.
In qualità di principale regolatore
finanziario di Killing Me Softly, Jackie individua problemi
significativi con i suoi abituali collaboratori. In primo luogo,
Driver vuole salvare Trattman, e questo è un problema. In secondo
luogo, Jackie chiede assistenza a un collega sicario di nome Mickey
(James
Gandolfini), ma scopre che l’uomo ora beve
pesantemente ed è semplicemente inaffidabile. Anche Mickey fa parte
del problema, perché prende i soldi ma ride del concetto di
responsabilità. Dopo una conversazione rivelatrice in una stanza
d’albergo, Jackie fa chiarezza e informa Driver che Mickey deve
andarsene, e deve andarsene SUBITO. La prigione gli farà bene,
proprio come a tanti banchieri della vita reale che hanno
manipolato il sistema a loro vantaggio e hanno perso la
prospettiva. C’è ancora dell’umanità in Mickey, come dimostrano le
sue storie strappalacrime, ma è un uomo diverso. Jackie ammette
persino di volere la versione di Mickey di “due anni fa”.
Per salvarsi, Jackie deve fare
tutto il lavoro sporco. Sa quanto possano essere stupidi alcuni dei
criminali di basso livello, come dimostrano le osservazioni fatte a
Driver sulla loro conoscenza di Kenny Gill (Slaine), che fornisce
informazioni su Frankie e Russell. Dopo che Jackie ha incastrato
Mickey e ucciso Trattman nel corso di una sequenza stilizzata, si
muove lungo la catena. Squirrel viene ucciso per aver orchestrato
la rapina a Trattman. Frankie viene ucciso perché ingenuo e
inaffidabile; qualcuno che potrebbe potenzialmente creare ancora
più problemi parlando troppo. Per Jackie si tratta solo di affari.
Sta ripristinando la fiducia nel sistema e nelle persone che lo
assumono. E non è un caso che Jackie usi la frase “Sì, lo sei” per
rivolgersi a persone come Frankie che affermano di non essere
sicure di certi fatti, perché è una frase che si collega allo
slogan della campagna elettorale di Barack Obama “Yes, we can”.
Il significato della scena finale
di Killing Them Softly e del discorso di Cogan
Killing Them Softly si conclude con
un commento sul sogno americano e sull’ascesa di Barack
Obama. Dopo aver ucciso Frankie, Jackie ha riequilibrato
la sua comunità malavitosa e si è affermato come qualcuno che crea
e ispira il cambiamento. Tuttavia, è pienamente consapevole del
fatto che i colleghi d’affari useranno i concetti del Sogno
Americano contro di lui, proprio come gli uomini d’affari del mondo
reale hanno cercato di girare le situazioni finanziarie a loro
vantaggio, sperando che molti americani fossero troppo ingenui per
notare le scritte in piccolo, o semplicemente che non gli
importasse più di tanto.
Quando Jackie entra in un bar per
incontrare Driver, si fa beffe di Obama che pronuncia un discorso
in televisione sul fatto che gli americani fanno parte di una
grande comunità. “Ah, sì. Siamo tutti uguali“, si lamenta
Jackie, “siamo tutti uguali”. Si schernisce anche con Driver che
dice: “Fammi un favore: non farmi nessun favore. Ho visto come
lavori“. In quel momento, Jackie tenta di portare avanti uno
scambio significativo, ma viene essenzialmente bloccato dal fatto
di non condividere le stesse opinioni di Driver. In retrospettiva,
è lo stesso concetto che ha portato molti americani a votare per
Donald Trump nel 2016, se non altro perché erano stati
riduttivamente etichettati e categorizzati come conservatori che
non capivano cosa fosse meglio per loro. In Killing Them
Softly, Jackie capisce perfettamente di cosa ha bisogno e
cosa gli è dovuto: 45.000 dollari per tre colpi. Mentre Jackie si
dirige verso il bagno, poco prima di contare i suoi guadagni, Obama
parla in televisione degli “angoli dimenticati del mondo”
e del destino comune. Mentre Jackie torna dal bagno, la folla in
televisione canta “Yes, we can! Sì, possiamo!” – un
momento che si ricollega alle precedenti affermazioni del sicario
“Yes, you are” e che prepara anche il suo discorso finale su come
funziona effettivamente l’America (dal suo punto di vista).
Jackie si rende conto di essere
stato trattato male da Driver, che sorride come un vero e proprio
amministratore delegato e cita i “prezzi della recessione”. Secondo
i capi, Jackie sarà pagato come l’altro sicario, Dillon
(Sam Shepard). Con grande sorpresa di Driver,
però, Jackie ha spostato i prezzi di mercato uccidendo Dillon
quella mattina. Driver tenta di giustificare il suo punto di vista
personale, citando “un business di relazioni” e suggerendo
persino a Jackie di prestare attenzione alla dichiarazione di
Obama: “Di molti, siamo uno“. Ma questa lavoratrice
americana, Jackie, non si beve il mito e lo collega al padre
fondatore Thomas Jefferson e alla sua relazione sessuale con una
schiava. “Non farmi ridere“, dice Jackie, “vivo in
America e in America sei solo. L’America non è un Paese. È solo
un’azienda. Ora pagatemi, cazzo“.
Quando il sistema crolla in
Cogan – Killing Them Softly, Jackie corre un
grosso rischio e protegge i suoi interessi commerciali. Invece di
salvare Trattman, ripristina la fiducia tra i suoi colleghi. La
fede di Jackie è fede in se stesso. L’autista può bere e lamentarsi
quanto vuole, ma non è cambiato nulla per il suo braccio armato.
Che siate d’accordo o meno con le convinzioni di Jackie, la sua
capacità di vedere il quadro generale è ciò che lo rende un
prezioso lavoratore americano.
In Cogan – Killing Them
Softly un attempato Vincent Curatola (l’immenso
Johnny Sak dei “Sopranos”) assume Frankie
(Scoot McNairy) e Russell (Ben
Mendelsohn), due svitati che credono di essere in
gamba, per compiere una rapina a una partita di poker protetta
dalla mafia, provocando così il collasso dell’economia criminale
locale. Ci pensa il sicario professionista Jackie Cogan (Brad
Pitt) a rimettere a posto le cose, ingaggiato dai
vertici della malavita per scoprire l’autore della rapina e
ripristinare il giro di soldi dovuto dalle bische clandestine.
Cogan – Killing Them Softly, il film
Cogan – Killing Them
Softly, terzo film del neozelandese Andrew
Dominik (Chopper,
L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert
Ford) è un misto di generi dalle alte pretese ma dal
basso interesse. Dopo un inizio folgorante per l’ottima scrittura,
le ciniche battute sulle storie strampalate messe in bocca ai
malavitosi di turno, la noia cala inesorabilmente su 97 minuti di
pellicola percepiti come fossero almeno il doppio. Un misto tra un
pulp politico con scene al rallenty, un film di Guy Ritchie e l’intenzione di voler
reinventare il genere dell’action comico dei fratelli Coen con
l’aggiunta di elementi mutuati dal mondo del videoclip e i
procedurali più famosi del mondo delle serie tv come i vari
CSI.
Come se non bastasse, ad
accompagnare le vicende di Cogan non c’è nessuna colonna sonora se
non il discorso, portato avanti da qualche radio o televisione, sul
tracollo dell’economia degli Stati Uniti d’America ai tempi del
dibattito Bush-Obama. L’azzardato parallelo tra politica-economia e
mondo della criminalità organizzata va in una direzione unica: la
solitudine individualista del capitalismo che si contrappone al
discorso di Obama sull’unico popolo (quello americano) e sul senso
di comunità.
Dominik tenta di
portare su schermo il romanzo di George V. Higgins
spostando, provocatoriamente, la vicenda dalla Boston degli anni
’70 alla New Orleans del 2008 in cui si aggira uno spettro, quello
del capitalismo, che non lascia respiro in una pellicola
verbalmente incontinente. Una scrittura brillante e interpreti
d’eccezione non bastano per fare di un film un buon film.
Ha esordito sul grande schermo
nell’infelice necessità di fare da controfigura al fratello
Paul, morto precocemente in un incidente d’auto
durante le riprese di Fast and Furious 7.
Adesso, dopo aver annunicato di voler continuare a recitare,
Cody Walker ha avuto il primo ingaggio.
Variety riporta che
Walker, 27 anni, sarà al fianco di
Nicolas Cage per USS Indianapolis:
Men of Courage e interpreterà un membro della ciurma del
capitano Charles Butler McVay (Cage).
Il film uscirà nel fine settimana
del Memorial Day del 2016 e seguirà le vicende di un
cacciatorpediniere che, nel 1945, trasportava pezzi di una bomba
atomica.
Cody Walker in Fast & Furious 7 per sostituire il compianto Paul
Walker
Cody Walker, che ha
sostituito il fratello Paul in alcune sequenze di
Fast & Furious 7 dopo la sua tragica
morte in un incidente stradale, ha deciso di percorrere le orme
fraterne e prendere la strada della recitazione. Il primo
banco di prova sarà il film di guerra USS
Indianapolis: Men of Courage, che lo vedrà
al fianco di Nicolas Cage, ma anche Tom
Sizemore, Thomas Jane, Matt
Lanter e Brian Presley.
Diretto da Mario Van
Peebles, su uno script di Cam
Cannon, USS Indianapolis: Men of
Courage ricostruisce le sorti dell’omonima nave e dei
suoi uomini nello scenario bellico del 1945 nel Pacifico
meridionale. La nave aveva appena consegnato alcuni pezzi utili
alla realizzazione delle prime bombe atomiche, quando fu silurata.
A bordo c’erano circa 1200 uomini, di cui 300 morirono
affondando con la nave, mentre i
sopravvissutifurono decimati, nell’attesa dei soccorsi, dagli
attacchi degli squali, dalla disidratazione e dall’avvelenamento da
acqua salata. Solo 317 furono i sopravvissuti tra i membri
dell’equipaggio. Trattandosi di una missione secretata, la notizia
dell’affondamento dell’USS
Indianapolis fu divulgata solo quattro
giorni dopo.
Nicolas Cage
interpreterà il Capitano Charles Butler McVay, mentre
Cody Walker sarà uno degli uomini
dell’equipaggio. L’uscita del film è prevista per il week end del
Memorial Day del 2016.
Ogni paese ha, cinematograficamente
parlando, il proprio letale e inarrestabile assassino. Se gli Stati
Uniti hanno ora il John Wick di Keanu Reeves, il Sudafrica ha invece ora
trovato in Zuko Khumalo colui in grado di assumere
questo ruolo. Ecco allora che il nuovo film Netflix,
Codice:Cacciatore, presenta
un’avventura nei territori dello Stato africano tra complotti e
brutali combattiimenti. Con questo nuovo lungometraggio prende
dunque vita un racconto adrenalinico e ricco di azione, che si
snoda attraverso ambienti particolarmente affascinanti e dimostra
di non avere nulla da invidiare ai suoi simili occidentali.
Regista del film è Mandla Dube, già
autore di Kalushi: The Story of Solomon
Mahlangu e L’assedio di Silverton. Per gli
appassioanti del genere, è dunque questo un film da non lasciarsi
sfuggire. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Codice:
Cacciatore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
location dove è stato girato. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è Zuko
Khumalo, un letale assassino sudafricano ora ritiratosi
per condurre una vita tranquilla, diviso tra un umile lavoro come
meccanico e la propria famiglia. La sua pace, tuttavia, viene
spezzata quando il suo vecchio amico e mentore,
Johnny – un politico caduto in disgrazia – chiede
a Zuko di avventurarsi in tutto il Sudafrica per far emergere le
orribili azioni di cui il candidato presidenziale Daza
Mtima si è macchiato. Johnny gli assicura che, se svelata
la cospirazione politica, l’intera catena di comando del Sudafrica
potrebbe sgretolarsi. Ma lui non può farlo da solo e ha bisogno
dell’aiuto di Zuko, che si ritroverà costretto ad accettare quella
che è però una missione estremamente pericolosa.
Ad interpretare Zuko Khumalo vi è
l’attore Bonko Khoza, noto per il ruolo di Boma
nel film
The Woman King (2022), con protagonista Viola Davis. Accanto a lui recitano
Connie Ferguson nel ruolo di Molebogeng Kwena,
direttore dell’Intelligence presidenziale, e Masasa
Mbangeni in quello di Malibe Mambi, fidanzata di Zuko.
L’attore Tim Theron ricopre invece il ruolo di
Tiger de Klerk, un agente tattico che lavora per Mo. Peter
Butler è Johnny Klein, ex collaboratore di Zuko ed ex
direttore generale delle Relazioni Internazionali, mentre
Connie Chiume (visto in Black Panther) è Thandiwe Makeba, l’ex ministro degli
Affari esteri. Sisanda Henna, infine, è il
candidato presidente Daza Mtima.
Il film, come anticipato, è
l’adattamento dell’omonimo romanzo del 2003 dello scrittore e
giornalista sudafricano Deon Meyer. Ci sono però
diverse differenze tra le due opere, a partire dal nome del
protagonista, che nel romanzo non è Zuko Khumalo
bensì Tiny Mpayipheli. Questi, inoltre, non è
propriamente un ex assassino bensì un pistolero su commissione del
governo. Diverso è anche il motivo che lo richiama all’azione, che
a differenza del film, nel libro è il rapimento di un suo vecchio e
fidato amico, per liberare il quale ha a disposizione solo
settantadue ore. Restano però simili il complotto e le numerose
forze avverse con cui il protagonista si trova costretto a
confrontarsi.
Le location del film: ecco dove è stato girato
Codice: Cacciatore
si svolge grossomodo in tutto il Sudafrica, ma in
particolare a Waterkloof – sobborgo
benestante della città di Pretoria, nella provincia di Gauteng –
Pretoria – capitale amministrativa del Sudafrica,
anche nota come Tshwane -,
Vlottenburg, Città del Capo – di
cui in particolare vediamo il City Hall e il V&A Waterfront – e
la città di Maseru, del Lesotho,
Stato dell’Africa Meridionale. Location particolarmente
affascinante sono invece le MontagneSwartberg, situate nella parte ovest del paese e
che possono essere viste prevalentemente sullo sfondo di alcune
scene.
Il trailer del film e come vederlo in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Codice: Cacciatore unicamente grazie alla sua
presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente
è al 2° posto della Top 10 dei film più
visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà
dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma
scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare
il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video,
avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel
catalogo.
Notorius
Pictures ha diffuso il trailer italiano del film
CODICE UNLOCKED – Londra sotto assedio, in uscita
al cinema dal 4 maggio.
https://youtu.be/TRqUs4UbRTA
Nel cast del film
CODICE UNLOCKED – Londra sotto
assedio, protagonisti Michael
Douglas, Orlando Bloom, John Malkovich, Noomi
Rapace e Toni Colette per il nuovo thriller
mozzafiato diretto da Michael Apted (Nell, Gorky Park,
Le cronache di Narnia – Il viaggio del veliero).
La trama
di CODICE UNLOCKED – Londra sotto assedio racconta
la storia di Alice, agente della CIA esperta
nella conduzione di interrogatori, riesce ad ottenere da un giovane
prigioniero membro di una cellula terroristica delle informazioni
vitali su un prossimo attacco contro un obiettivo americano a
Londra. La donna riferisce i risultati dell’interrogatorio a Frank
Sutter, uno dei responsabili dell’operazione, ma di lì a poco
scopre di essere stata raggirata perché Sutter non è affatto chi
lei pensa. Alice si rende conto di aver fornito involontariamente
all’uomo informazioni utili alla realizzazione dell’attentato ed
entra in azione per fermarlo.
In sala dal 4
Maggio, Codice Unlocked è il prossimo film
che vedrà protagonista Noomi Rapace, al fianco
di Michael
Douglas, Orlando Bloom, Toni Collette, John
Malkovich.
In Codice Unlocked
Alice (Noomi
Rapace) è un agente della CIA di stanza a Londra, è
esperta in interrogatori e per questa sua capacità viene incaricata
di far parlare un giovane corriere di un Imam legato agli
estremisti islamici. Le informazioni che riesce a raccogliere le
girerà al suo superiore, Frank Sutter (Matthew
Marsh) che però si rivelerà presto un impostore. Per Alice
è l’inizio di un incubo, in quanto, oltre a dover sfuggire ai
traditori in seno all’agenzia, deve dimostrare a sua volta la
propria innocenza e cercare di capire chi si nasconde dietro a
questo mistero: perché una scheggia impazzita dei servizi segreti
americani collabora con i terroristi islamici pronti a sferrare un
attentato chimico!?
Codice Unlocked è
un avvincente spy-thriller diretto dal vincitore del premio BAFTA
Micheal Apted (Il mondo non basta, Le
cronache di Narnja – Il viaggio del veliero, Gorilla nella
nebbia e Gorky Park) il quale confeziona
un classico intrigo di spionaggio internazionale ricco di azione.
L’abile penna di Peter O’Brien stende una sceneggiatura dal
ritmo incalzante e non priva di colpi di scena, a tratti
prevedibile e in alcuni frangenti poco verosimile ma nel complesso
ben strutturata.
Il film ruota attorno alla figuara
di Noomi Rapace (Uomini che odiano le
donne, trilogia Millenium) bella e
brava protagonista che interpreta un’agente della CIA grintosa e
decisa, abile nei combattimenti corpo a corpo e nel districarsi
dalle situazioni più complicate. Indubbiamente di spessore il cast
artistico, vero punto di forza del film, il quale, oltre alla bella
Rapace, vede la presenza di attori del calibro di Michael Douglas, il salace John Malkovich ed un Orlando
Bloom mai visto tanto duro e selvaggio. Un cast importante
che nobilita un film che non lesina azione e adrenalina anche a
scapito di una sceneggiatura non completamente convincente e che
lascia, soprattutto nel finale, non poco dubbiosi. Il film affronta
temi di grande attualità, sebbene sia stato concepito diversi anni
fa, come la guerra contro il terrorismo islamico e la fobia e la
paura come armi da usare in base alle convenienze.
Codice Unlocked è
gradevole e indubbiamente pieno di ritmo ma alla lunga banale e che
non riesce a trovare e trasmetterci nessuna originalità e nessuna
novità. Un film che alla lunga punta tutto sull’azione e questo a
scapito di un copione con non poche ombre e lacune.
Bruce Willis è ricordato come una vera e
propria icona del genere action anni ’90, sin da quando nel 1988
recitò in Trappola di cristallo – Die Hard. A renderlo tale ci
hanno pensato sia
58 minuti per morire – Die Hardere Die
Hard – Duri a morire, sia film come Pulp
Fiction,
The Jackale Armageddon – Giudizio
finale. Uno dei film che ha confermato questo status è stato
sicuramente anche Codice Mercury, diretto nel 1998
da Harold Becker. Si
tratta di un thriller che, pur configurandosi come un classico film
hollywoodiano, si muove a partire da una vicenda reale.
La storia vera dietro il film
La trama, come anticipato, ha
un’impressionante somiglianza con un evento storico reale, come
riportato da Bruce Watson sul sito DailyFinance il 24 dicembre
2009: “… Nel dicembre 1955, Sears Roebuck pubblicò un annuncio
sui giornali con quello che sosteneva essere il numero diretto di
Babbo Natale. Sfortunatamente, il numero di telefono offerto era
sbagliato di una cifra; invece di Sears, si collegava a una linea
top secret del CONAD, il Continental Air Defense Command. Quando il
colonnello Harry Shoup, direttore delle operazioni del comando,
rispose al telefono, si aspettava di sentire di un attacco
missilistico contro gli Stati Uniti”.
“Invece, ricevette un bambino
che voleva parlare con Babbo Natale. Anche se la conversazione si
concluse con il pianto del bambino e l’ira di Shoup, alla fine il
colonnello si ricredette e iniziò a fornire ai bambini
aggiornamenti sui viaggi di Babbo Natale nel cielo notturno. L’anno
successivo, la CONAD offrì un nuovo numero di telefono non segreto
che i bambini potevano chiamare. Nel 1958, quando il CONAD divenne
NORAD, il nuovo comando continuò la tradizione…”.
L’agente FBI Art
Jeffries (Bruce
Willis), sotto copertura durante una rapina in banca
finita male, viene usato come capro espiatorio e retrocesso a un
noioso lavoro da scrivania. Tempo dopo, un bambino autistico di
nove anni di nome Simon Lynch (Miko
Hughes), dotato di grandi abilità per i numeri e lettere,
risolve un puzzle numerico, che era stato pubblicato su una
rivista: lo scopo era vedere se qualcuno fosse in grado di
decifrarlo, ritenendo che il codice, chiamato “Mercury”, utilizzato
per missioni spionistiche americane, fosse inviolabile.
Dopo aver ricevuto la telefonata di
Simon, il capo della divisione NSA, il tenente colonnello
Nicholas Kudrow (Alec
Baldwin), comprende che le capacità del ragazzino di
decifrare il codice sono un pericolo per la sicurezza nazionale:
decide così di mandare due assassini per uccidere lui e la sua
famiglia. Il bambino riesce però a sfuggire al massacro e viene poi
ritrovato proprio da Art, che decide di portarlo via con sé e
scoprire perché qualcuno possa volere un bambino autistico di nove
anni morto. Con l’NSA che gli dà la caccia e i problemi del
bambino, proteggerlo risulterà il compito più difficile mai
affrontato dall’agente.
Nel corso del film, su suggerimento
di Art, l’agente speciale dell’FBI Thomas “Tommy” Jordan fa in modo
che Simon entri nel Programma di Protezione Testimoni, ma Kudrow,
non volendo rivelare il suo fallimento e deciso a uccidere Simon,
prende con la forza il comando della Protezione Testimoni e rivela
a Lomax, l’agente speciale dell’FBI incaricato, che Jordan ha
falsificato i documenti della protezione testimoni. Tuttavia,
all’insaputa di Kudrow, Tommy mostra la prova su carta carbone a
Lomax.
Questa conferma che le impronte
digitali su di essa sono di Pedranski, convalidando le prove contro
Kudrow. Stacey e Simon partono per il punto di raccolta in cima a
un grattacielo, dove Kudrow e Burrell si preparano a portare via
Simon con un elicottero, ma Jeffries, con l’aiuto di Jordan e di
una task force dell’FBI, tende una trappola nel luogo
dell’incontro. Segue uno scontro a fuoco tra Burrell e l’FBI, che
si conclude con Burrell che viene ferito mortalmente da schegge di
vetro quando le finestre di plexiglass vengono fatte esplodere
verso l’interno.
Nel mentre, Art combatte Kudrow uno
contro uno e Simon lo assiste recuperando la sua pistola. Kudrow
tenta di gettare Simon dal tetto, ma Jeffries gli spara più volte,
facendolo cadere dal bordo e morire. In seguito, Art e Siebring
fanno visita a Simon, che ora vive con i genitori adottivi, nella
sua scuola. Simon accoglie Art come un amico gradito, avendolo
accettato come persona di fiducia. Si conclude così la vicenda, con
il bambino che può dunque tornare ad una vita quanto più normale
possibile dove sviluppare il suo talento.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Codice
Mercury grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 25 settembre alle ore
23:35 sul canale Italia 1.
Non solo Terminator! La carriera di Arnold Schwarzenegger è costellata da numerosi
lungometraggi d’azione che tra gli anni Ottanta e Novanta lo hanno
reso un’icona assoluta di questo genere. Titoli come
Yado, Commando,
Predator, Atto di forza, Last Action Hero o L’eliminatore – Eraser, sono solo alcuni esempi a
riguardo. Un altro titolo da aggiungere a questo elenco è
Codice Magnum, diretto nel 1986 da John
Irvin, regista di cui Schwarzenegger si disse estremamente
soddisfatto, ritenendosi un attore migliore dopo aver lavorato con
lui.
Durante la produzione e le riprese
il film doveva chiamarsi Triple Identity (Tripla
Identità) – un riferimento al fatto che il personaggio di
Schwarzenegger passa dall’essere agente dell’FBI, a poliziotto
locale e poi ad agente sotto copertura. Esistono diverse
sceneggiature del film con questo titolo in prima pagina, che è poi
stato cambiato in Raw Deal (questo il titolo
originale), scelto per far sembrare il film più simile a un normale
lungometraggio d’azione.
Lo scarso successo ottenuto dal film
lo fa essere oggi tra i meno noti della carriera di Schwarzenegger,
ma per i fan dell’attore è senz’altro un titolo avvincente da
recuperare assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Codice
Magnum. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e .
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Arnold Schwarzenegger in Codice Magnum. Cortesia di De Laurentiis
Entertainment Group
La trama di Codice Magnum
Il testimone chiave, che assicurerà
l’arresto del pericoloso boss mafioso Luigi
Patrovita, si trova al sicuro in un nascondiglio segreto
dell’FBI. Con lui un manipolo di agenti di scorta, tra cui
l’intraprendente Blair Shannon. Il malavitoso di
Chicago, tuttavia, ha molti informatori e scopre dove si trova il
traditore sterminando lui e la sua scorta. Il padre di Blair,
Harry Shannon, sopraggiunge troppo tardi. L’uomo
giura di vendicare suo figlio e chiede l’aiuto dell’amico di
vecchia data Mark Kaminsky, un ex agente dal
passato burrascoso.
Sotto mentite spoglie, Kaminsky si
reca dunque a Chicago e si conquista la fiducia del boss,
danneggiando gli affari del rivale Martin
Lamanski. Nonostante i successi riportati, il tirapiedi di
Patrovita, Max Keller, sospetta che Kaminsky sia
un infiltrato. Per averne certezza, coinvolgerà Mark in quella che
si rivelerà ben presto essere una trapoola. Per l’ex agente, avrà
dunque inizio una lotta contro il tempo per cercare di consegnare
Patrovita alla giustizia prima che la sua copertura salti e la sua
vita venga posta seriamente in pericolo.
Il finale del film
Nel finale del film, l’identità di
Mark viene naturalmente scoperta e pertanto decide di passare alle
maniere forti. Armatosi fino ai denti, affronta Patrovita, Paul
Rocca e Marvin Baxter, compiendo una vera e propria strage anche
per vendicare l’amico Harry Shannon, precedentemente rimasto ferito
durante una sparatoria. Infine, tempo dopo, Mark è tornato con
l’FBI e con sua moglie, mentre Shannon si lascia andare allo
sconforto non tentando neanche la riabilitazione. Kaminski riesce
però a scuoterlo affidandogli il compito di fare da padrino al
figlio che la moglie attende, riuscendo poi a fargli fare due
passi.
Arnold Schwarzenegger in Codice Magnum. Cortesia di De Laurentiis
Entertainment Group
Il cast di attori
Come anticipato, Arnold Schwarzenegger interpreta Mark
Kaminsky. In un’intervista per promuovere il film, Schwarzenegger
ha detto che questo è stato il primo lungometraggio dove ha avuto
modo di indossare un guardaroba elaborato e moderno. Ha infatti
aggiunto che, prima di questo, il costo del suo guardaroba per un
suo film si aggirava sui 10 dollari. L’attore austriaco ha inolter
rivelato di aver recitato in questo film a patto di rescindere per
sempre il contratto che lo legava alle produzioni di Dino
De Laurentiis.
Gli era infatti rimasto solo un film
da realizzare con il produttore e si era detto era molto
interessato affinché questo fosse Atto di forza, ma De Laurentiis si oppose, ritenendo
che non fosse adatto al ruolo principale di Quaid. Tuttavia,
l’insuccesso economico di Codice Magnum ha portato
al fallimento di De Laurentiis e alla vendita dei diritti di
Atto di forza, che Schwarzenegger è poi riuscito ad
inserire nella sua filmografia nel 1990 interpretando proprio il
ruolo del protagonista.
Accanto a lui, nel film, recita
l’attrice Kathryn Harrold nel ruolo di
Monique, donna che lavora per il luogotenente di Rocca, Max Keller.
Quest’ultimo è interpretato da Robert Davi, mentre
Sam Wanamaker è Luigi Patrovita. Con il suo
personaggio, Patrovita condivide l’appartenenza alla città di
Chicago. Completano il cast Paul Shenar nel
ruolo di Paulo Rocca, Steven Hill in quello
di Martin Lamanski, Darren McGavin nel ruolo
del Comandante Harry Shannon e Joe
Regalbuto in quello di Marvin Baxter.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 10 ottobre alle ore 21:00
sul canale Iris. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma
Mediaset Infinity, dove quindi lo si potrà vedere
anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere
alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far
partire la visione.
I film di genere postapocalittico
esercitano sempre un grande fascino sugli spettatori, in
particolare per il loro mostrare realtà spaventose alla base delle
quali si possono però individuare radici presenti già nel nostro
contemporaneo. I film di questo tipo, dunque, consentono di
assistere a scenari catastrofici, verso i quali l’umanità sembra
sempre più indirizzata con i suoi comportamente scellerati. Un
titolo poco citato appartenente a questo filone
è Codice Genesi (qui la recensione), un cupo
racconto che mescola azione e fantascienza all’interno di un
contesto estremamente brutale dove non tutte le speranze sono però
perdute.
Il film, uscito al cinema nel 2010,
è diretto da Albert ed Allen
Hughes, registi anche di La vera storia di Jack lo
squartatore e Broken City. I due
danno forma ad una sceneggiatura scritta da Gary
Whitta, dove si esaltano tanto gli elementi più cupi della
fine dell’umanità quanto quelli legati alla fede religiosa. Costato
80 milioni di dollari, Codice Genesi è arrivato a
guadagnarne quasi il doppio in tutto il mondo. Ad affascinare, in
particolare, è il modo in cui i due registi raccontino con
originalità un contesto altrimenti visto innumerevoli volte al
cinema.
Oltre ad essere un film d’azione,
con scontri all’ultimo sangue in terre desolate, Codice
Genesi porta in sé anche il valore dell’oralità, della
scrittura e di come questi siano caratteri salvifici per l’umanità.
Un film, dunque, imperdibile per ogni appassionato del genere.
Prima di intraprendere una visione di questo, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità ad esso
relative. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Codice Genesi: la trama del film
Ambientato nel 2043, 30 anni dopo
una guerra nucleare che ha distrutto buona parte del pianeta, il
film ha per protagonista un uomo di nome Eli,
che attraversa in solitudine la terra desolata che un tempo era
l’America. Intorno a lui città abbandonate, autostrade interrotte,
campi inariditi e bande di sopravvissuti resi pericolosi dalla
mancanza di risorse. Guerriero non per scelta ma per necessità, Eli
attraversa tutto ciò per portare al sicuro la sola speranza per il
futuro dell’umanità. Spinto da questo impegno e guidato dalla fede
in qualcosa più grande di lui, Eli fa quello che deve per
sopravvivere.
In quel mondo in rovina, solo un
altro uomo comprende il potere che Eli detiene, ed è naturalmente
deciso a impadronirsene per i propri malvagi scopi. Si tratta di
Carnegie, il despota di una precaria città di
ladri e killer. La sua figlia adottiva Solara,
però, è affascinata da Eli per la visione di quel qualcosa che può
esistere oltre i confini del territorio dominato dal patrigno.
Ognuno con i propri motivi, Carnegie e Solara cercheranno di
avvicinare Eli, ma niente e nessuno può mettersi sulla sua strada.
Egli deve andare avanti per compiere il suo destino e portare aiuto
a un’umanità devastata.
Codice Genesi: il cast del
film
Ad interpretare il misterioso
guerriero Eli vi è il due volte premio Oscar DenzelWashington. Notoriamente un uomo di fede,
l’attore si disse da subito particolarmente affascinato dal ruolo,
accettandolo con entusiasmo. Per interpretare Eli, egli si è
esercitato con le arti marziali, così da poter eseguire tutte le
sue scene di combattimento senza ricorrere a controfigure. Allo
stesso tempo, egli perse diversi chili, così da acquisire un
aspetto emaciato coerente con il contesto di desolazione. L’attore
si è in seguito dichiarato estremamente soddisfatto dal risultato
del film.
Ad interpretare l’antagonista
Carnegie vi è invece l’attore Gary Oldman. A
suggerire che la parte venisse affidata a lui fu proprio
Washington, il quale desiderava da tempo di poter lavorare sullo
stesso film con il collega. Nel ruolo di Solara, la figlia adottiva
di Carnegie, vi è invece Mila Kunis.
Completano poi il cast gli attori Ray
Stevenson nei panni di Redridge
e Jennifer Beals in quelli di Claudia.
Michael Gambon, celebre per essere stato Albus
Silente nella saga di Harry Potter, interpreta qui George,
mentre il cantautore Tom Waits compare nei panni
dell’Ingegnere.
Codice Genesi: Eli è cieco?
Uno dei principali interrogativi
lasciati dal film, anche se di poco conto rispetto alla trama e
agli obiettivi del protagonista, è il fatto se Eli sia o meno
cieco. Ci sono molte scene nel film che potrebbero suggerire che il
personaggio principale soffra di cecità assoluta. Alcuni dicono che
Eli fosse cieco da quando era nato, mentre alcune persone hanno
affermato che è diventato cieco solo a causa di determinate
circostanze. D’altra parte, ci sono alcuni momenti nel film che
sembrano indicare che egli può percepire relativamente alcune delle
azioni che gli avvengono intorno.
A sostegno di questa tesi vi è il
suo sapere sempre se è giorno o notte, ma anche il suo sapere dove
si trovano determinati oggetti o le persone intorno a lui. Il fatto
che egli legga però la Bibbia in braille, sembrerebbe confermare le
sue difficoltà a vedere chiaramente. Più che totalmente cieco, si
può dunque supporre che Eli lo sia solo parzialmente. Questa sua
caratteristica lo connota ancor di più come un profeta e la sua
missione acquista un valore ancor più profondamente religioso. A
guidarlo, più che quel poco di vista che gli resta, sarebbe infatti
l’occhio interno della sua fede incrollabile.
Codice Genesi: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Codice Genesi grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Rai Play, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di giovedì 28 luglio alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Cosa accadrebbe se una guerra
misteriosa , a seguito di eventi catastrofici facesse piombare il
mondo al grado zero?… E’ questo che i Fratelli
Hughes ci vogliono raccontare attraverso The
Book of Eli (Codice
Genesi): un mondo in cui qualsiasi brandello di
civiltà sembrerebbe essere scomparso,(grazie al nostro talento di
distruggere quello che la natura ci offre), lasciando strada libera
alla bestia che si cela nell’essere umano fin dal periodo
primordiale.
La trama di Codice Genesi
Sotto questo scenario
post-apocalittico vive Eli (Denzel Washington), eroe
vecchio stampo che sotto la fisicità di un uomo inamovibile e
imbattibile(la sua veloce lama trafigge per ordine divino)
cova una spiritualità ormai perduta, che forse rappresenta l’unico
tentativo di redenzione per un mondo oramai allo sbando. Nonostante
il sole cocente e l’atmosfera surriscaldata per il troppo
inquinamento, la terra vive nell’ombra di un abisso che solo le
sacre scritture riporteranno alla luce.
Come ogni eroe che si rispetti Eli
crede nella redenzione, ed è con questa speranza che egli prosegue
il cammino segnatogli. Ma dove vi è un eroe si
cela anche un nemico, Carnagie (Gary
Oldman) che ha gli stessi Hobby dell’eroe e per
buona parta del film anche gli stessi gusti in fatto di libri, ma
con intenti differenti.
Cortesia di 01 Distribution
Codice
Genesi è certamente un ottimo ritorno per i
fratelli che nove anni fa riportarono in vita il mito dello
squartatore seriale. Il film è diretto in maniera quasi
impeccabile, se non fosse per un dovere spettacolare dovuto
all’aspetto blockbasteriano dell’opera ma, nonostante ciò i due
rimangono della loro visione regalando una loro marcata personalità
anche nelle scene d’azione più esasperate, dotando anche il film di
citazione e peculiarità che strizzano l’occhio allo spettatore più
attento.
Quello che ne viene fuori è un film
che si divide fra due aspetti dominanti: quello di un film
avventuroso e degno di un’azione molto concitata (soprattutto per i
primi 30 min.); nell’altro caso invece, (a mio avviso la parte che
prediligono i due autori) quello di un’opera più contemplativa e
riflessiva che vive di una spiritualità vera e dominante dove il
messaggio sembrerebbe essere che le parole pronunciate dalla bocca
sbagliata servirebbero a poco: non sono le parole che danno
forza al messaggio quanto il modo e l’intento con il quale esso
viene sprigionato.
Detto ciò, Codice
Genesi è ingabbiato in un virtuosismo che a lungo
andare rasenta il videoclip e che serve solo a minare il suo
percorso pur sempre interessante. Le ultime parole che sicuramente
vanno pronunciate sono quelle sul cast che è di primo livello.
Oltre ai formidabili protagonisti, Denzel
Washington e Gary Oldman (che nella parte
del cattivo diventa quasi disarmante per la bravura, tanto da
oscurare il suo antagonista in alcuni momenti), si arricchisce di
non meno noti attori di consolidata bravura come: il caratterista e
estroso artista rock Tom Waits e l’attore inglese
Michael Gambon.
Arriva al cinema distribuito da
Videa, Codice Criminale, il film di Adam
Smith con protagonisti Michael Fassbender e
Brendan Gleeson.
In Codice
Criminale Contea del Gloucestershire, Inghilterra
sud-occidentale. I Cutler sono una famiglia di ladri nomadi che
vive in roulotte ai margini della comunità, dedicandosi a furti,
rapine e corse con le auto. Colby (Brendan
Gleeson) è il patriarca e capo tribù, il padre padrone
ossessionato da una fede esasperata e dalla necessità di tenere la
sua famiglia lontano dai “gorgie”, i borghesi. Chad (Micheal
Fassbender) è il suo erede, il figlio a cui ha
insegnato tutti i trucchi del “mestiere” ma che vorrebbe scappare
da quella esistenza vissuta al di fuori della legalità. Chad vuole
che i figli vadano a scuola e abbiano un futuro diverso e in questo
è sostenuto e spinto dalla moglie Kelly (Lindsey
Marshall) ma per raggiungere questo scopo dovrà vedersela
con la forte e dominante influenza di Colby, determinato a
difendere la sacra untià della famiglia Cutler.
Adam Smith dirige
Codice Criminale, coinvolgente Crime-Movie dai
ritmi serrati e un cast d’eccezione. Una sceneggiatura originale
scritta da Alastair Siddons e che si è ispirata a
fatti di cronaca realmente accaduti. Un film che narra la storia di
una famiglia per nulla convenzionale, una famiglia di nomadi dediti
a furti e rapine, una tribù di “simpatici criminali” ben conosciuta
dalla piccola comunità nella contea del Gloucester con la quale
vive una sorta di guerra quotidiana. Come detto il cast vanta la
presenza di attori di fama mondiale, nonostante la loro comune
origine britannica, volti ormai noti al grande pubblico come
quello dei due mattatori della scena: Gleeson e Fassbender, oggi,
forse, uno degli attori più ricercati e capaci di Hollywood. Il
sempre ottimo Brendan Gleeson veste magistralmente
i panni del vecchio patriarca, del grande capo cui tutti devono
rispetto e devozione, colui che tiene unita la famiglia a costo di
ricorrere a minacce e violenza. Fassbender è perfettamente a
suo agio nei panni del criminale abile e dannato ma che vive dentro
di sé una logorante battaglia tra il desiderio di una vita normale
e il rispetto verso i codici famigliari.
Codice criminale,
pur mantenendo un ritmo incessante e vivace, ruota attorno a questa
lotta che Chad deve combattere prima con se stesso ed il proprio
istinto selvaggio, poi contro un padre che ama ma da cui non riesce
a liberarsi. Abbandonare quella vita di furti e illegalità è
l’unico modo per garantire ai propri figli un’esistenza diversa ma
facendolo tradirebbe il padre e il mondo nel quale è sempre
vissuto. Codice criminale è un film ben diretto da
un regista più avvezzo ai documentari musicali o alle serie tv, un
regista che ha seguito la nascita e la crescita dei Chemical
Brothers che infatti hanno scritto e arrangiato la colonna sonora
originale. Un film che alterna elettrizzanti sequenze d’azione ad
altre dalla grande intensità emotiva, un film che strizza l’occhio
a Kusturica ma senza perdere di vista la tipica ironia britannica,
un film che consigliamo di vedere.
Arriverà al cinema il 28 Giugno
2017 Codice Criminale, il film di
Adam Smith con protagonisti Michael
Fassbender, Brendan Gleeson, Lindsey Marshal e Rory
Kinnear.
Criminali da generazioni, i Cutler
non riconoscono nessuna legge e vivono di rapine, corse d’auto ed
inseguimenti con la polizia. Quando Chad (Michael
Fassbender), figlio del capobanda Colby (Brendan
Gleeson), decide di abbandonare la sua vecchia vita per offrire
un futuro diverso ai suoi figli, deve scontrarsi con la rabbia del
padre e con un sistema che non sembra permettere alcuna
redenzione.
Michael
Fassbender, perfetto nel ruolo da outsider maledetto,
regala un’interpretazione magnetica in questo emozionante ed
adrenalinico crime-drama tra Drive e Come un tuono.
Colonna sonora originale di The Chemical Brothers.
Ecco una nuova clip e un video dal
backstage di Codice 999, il nuovo film di
John Hillcoat con un cast all star che arriverà al
cinema dal 21 aprile prossimo.
Scritto da Matt
Cook, il film narrerà la storia di un gruppo di poliziotti
corrotti che cercherà di uccidere un giovane agente della polizia
di Los Angeles (Casey Affleck), al fine di creare
un codice 999 (agente a terra) e distogliere l’attenzione da
un furto che stanno attuando dall’altra parte della città.
Il film presenta un cast ricchissimo
di stelle: oltre a Kate Winslet e Casey
Affleck, il film può vantare tra le sue file attori del
calibro di Woody Harrelson, Kate Winslet, Aaron Paul,
Norman Reedus, Chiwetel Ejiofor e molti altri. La colonna
sonora sarà curata dal premio Oscar Atticus Ross
(The Social Network, Gone Girl).
Il regista
John Hillcoat torna a raccontare una storia
ambientata ai nostri giorni dopo Ghosts of the Civil
Dead, risalente ormai a 27 anni fa. Nel frattempo,
Hillcoat ha avuto modo di mostrare il suo talento in film come
Lawless e The
Road. Dopo una serie di prodotti di qualità ma poco
influenti al botteghino, che sia finalmente arrivata la possibilità
del grande incasso per il regista australiano?
Codice 999
arriverà nelle sale americane il 26 febbraio
2016, in quelle italiane il 31 marzo 2016
distribuito da M2 Pictures.