Secondo quanto riportato da Variety, Robert
Rodriguez e Bold Films stanno sviluppando una nuova
pellicola horror, che avrà come set il Texas, dal titolo
Blood.
Bold Films finanzierà il progetto.
Per ora non sono stati ingaggiati o confermati nè il regista nè gli
eventuali attori che prenderanno parte al film.
Lo sceneggiatore è Jeff
Buhler, che ha appena lavorato al remake
Allucinazione Perversa, alla riscrittura
del film Paramount Pet Semetary e
a The Midnight Meat Train.
Michel Litvak e
Michael Gary Walters produrranno per Bold Films.
Lisa Zambri sarà il produttore esecutivo.
La storia è incentrata su una donna
sul punto di sposarsi, che vuole trovare la sua famiglia
d’origine prima delle nozze. Ma quando incontra i suoi strani
parenti nel profondo di un bosco, comincia a rivivere orribili
ricordi repressi, che la portano a credere che i suoi parenti
ritrovati possano essere nascondere alcuni segreti oscuri.
Rodriguez è stato un regista attivo,
sceneggiatore e produttore per più di due decenni. Tra i suoi film
ricordiamo la pellicola del 1992 El
Mariachi, C’era una volta in
Messico, i tre film Dal tramonto
all’alba, i due Sin City, i
due Machete e i quattro
film Spy Kids. Dovrebbe dirigere
anche Alita: Battle Angel per
James Cameron e Jon Landau.
Bold Films ha prodotto pellicole di
successo come Whiplash, Nightcrawler,
Drive. Ora è al lavoro su
Stronger, film sulle bombe alla maratona
di Boston, con protagonista Jake
Gyllenhaal.
Un’ambientazione suggestiva e un
cast di alto livello: queste le carte vincenti che Nick
Murphy si è giocato in Blood,
seconda prova del regista britannico che nel 2011 si fece notare
per 1921 – Il mistero di Rookford. Girato
quasi interamente nella penisola di Wirral, dove Murphy trascorse
la sua infanzia, il film si presenta come un thriller sui generis,
in cui i legami famigliari e le tensioni tra i personaggi prendono
il sopravvento sulla suspense.
In Blood in una
piccola località nel Nord Est dell’Inghilterra, una 12enne viene
brutalmente assassinata. I fratelli Joe (Paul
Bettany) e Chrissie (Stephen Graham)
sono a capo delle indagini, e accusano il già noto pedofilo del
paese Jason Buliegh (Ben Crompton), condannato per
molestie anni prima. Ma le prove non sono sufficienti e Jason verrà
rilasciato. Convinti della sua colpevolezza, i fratelli Fairburn lo
conducono sulla punta estrema della penisola per costringerlo a
confessare. Ubriaco e accecato dal bisogno di fare “giustizia”
(forse anche per lavare via il senso di colpa residuo di un caso
precedente), Joe finirà per uccidere il sospettato, coperto e
aiutato da Chrissie ad occultare il cadavere. Quando il vero
omicida della ragazza viene preso e inizia la caccia ai giustizieri
dell’innocente Jason, i due si troveranno di fronte all’impossibile
compito di incastrare se stessi.
Basato sulla serie tv del 2006
“Conviction”, l’opera seconda di Murphy calca la mano sui grandi
temi del bene e del male, mai del tutto contrapposti, e sul motivo
dominante della colpa. Questa, insieme alla sensazione di non avere
alcuna via di scampo, sarà la molla che farà precipitare Joe e
Chrissie in un vortice di paranoie, consapevoli che il loro mondo,
un tempo costruito su regole ferree e senso del dovere, è ormai
crollato. A ciò si unisce un’acuta analisi del rapporto con
l’ingombrante figura paterna, l’ex capo della Polizia e ormai
demente Lenny (Brian
Cox), sulle cui orme i due fratelli hanno
voluto/dovuto forgiare le proprie esistenze, ognuno a modo suo. Un
tentativo di replicare un modello di vita che si scontrerà presto
con la tragica imprevedibilità del vissuto.
C’è poi la messa a fuoco dei legami
famigliari di Joe, il suo evidente disagio di fronte alla
sessualità di una figlia adolescente la cui età è di poco superiore
a quella della vittima. La perdita di controllo di chi sino a quel
momento era sempre stato dalla parte del “bene” è dunque da
collegarsi a paure personali, oltre che ad un semplice (ed
eccessivo, certo) senso della giustizia.
Magistralmente supportato dalla
fotografia di George Richmond e dalle musiche di
Daniel Pemberton, Blood
mostra qua e là qualche crepa nei dialoghi, prevedibili e privi di
spessore, ma recupera ampiamente con le interpretazioni di un cast
tutto anglosassone. Accanto alle ottime prove di
Paul Bettany e Graham, si distingue la recitazione
asciutta e decisa di Mark Strong, perfetto nella parte del
solitario Robert. Splendide le panoramiche dell’isola, metafora di
una realtà sospesa, lontana dalle regole sociali e per questo
“adatta” ad ospitare crimini che rimangono impermeabili allo
sguardo della comunità. Murphy avrebbe potuto osare qualcosa di
più, nell’intreccio (a tratti un po’ piatto) come nello studio del
protagonista, ma è riuscito comunque a dar vita ad un thriller di
tutto rispetto, un poliziesco psicologico dai risvolti tanto amari
quanto morbosi.
Ecco Mila Kunis e Clive Owen che si
sbaciucchiano fuori ad una chiesa, ma non si tratta di un nuovo
gossip, solo delle riprese di Blood Ties, thriller ambientato nella
Brooklyn degli anni ’70.
Prima clip in lingua originale per
Blood Ties, remake del film francese
Les Liens Du Sang di Jacques
Maillot di cui Guillaume Canet (regista
di questo film americano) era interprete.
Nella clip sottostante assistiamo a
un dialogo tra due dei protagonisti del film, Mila
Kunis e Clive Owen, ma se volete vedere
di più del film potete cliccare qui e guardare il
trailer completo.
Blood
Ties, diretto dal
regista di Non dirlo a
nessuno, Guillaume Canet, e
scritto da James Grey (I padroni della
notte), è tra i film Fuori concorso
al Festival
di Cannes, di cui da poco sono state diffuse le
prime otto foto. Il film è un remake del
francese Les Liens Du Sangdel 2008,
interpretato all’epoca dallo
stesso Canet.
La storia è ambientata a New York
nel 1974 e ruota intorno a due fratelli. Uno è uscito da poco dal
carcera e l’altro è un poliziotto che cerca di aiutare il fratello
per poi scoprire soltanto che le vecchie abitudine sono dure a
morire. Il cast stella include Clive
Owen, Marion
Cotillard, Mila
Kunis, Billy
Crudup, James
Cann eMatthias Schoenaerts.
Blood Ties, diretto dal
regista di Non dirlo a
nessuno, Guillaume Canet, e
scritto da James Grey (I padroni della
notte), è stato tra i film Fuori concorso al
Festival
di Cannes. Il film è un remake del
francese Les Liens Du Sangdel 2008,
interpretato all’epoca dallo stesso Canet.
La storia è ambientata a New York
nel 1974 e ruota intorno a due fratelli. Uno è uscito da poco dal
carcera e l’altro è un poliziotto che cerca di aiutare il fratello
per poi scoprire soltanto che le vecchie abitudine sono dure a
morire. Il cast stella include Clive Owen,
Marion Cotillard, Mila Kunis,
Billy Crudup, James Cann e
Matthias Schoenaerts.
Possono un vampiro e un essere
umano diventare amici? O nell’era di
Twilight questa domanda sembra assurda? Secondo
Matt Reeves (Cloverfield), che con Bella,
Edward e compagnia non c’entra (per fortuna) nulla, la risposta è
si. Remake dell’omonimo Lasciami entrare (Svezia, 2008) diretto
dall’esordiente Tomas Alfredson, Blood
Story (in originale
Let me in) è la storia di due ragazzini speciali, Owen e Abby,
che con circospezione e curiosità imparano a conoscersi e finiranno
per aiutarsi a vicenda. A così breve distanza dal film
d’ispirazione, è impossibile non fare un paragone tra questa
rilettura americana e l’originale svedese.
Pur mantenendo inalterate
ambientazioni e trama, l’approccio di Reeves all’opera mira ad una
profonda americanizzazione della messa in scena, indulgendo con
piacere nel truculento, quasi assente nella versione europea. Il
regista riesce però a dare autonomia al film, raccontandoci bene la
solitudine, la difficoltà e il riconoscersi dei due protagonisti
nell’altro/a. Molto spazio è stato dedicato al personaggio del
protettore della vampirella, interpretato dal bravo Richard
Jenkins. L’uomo si assume il pericoloso compito di
prendersi cura della ragazzina dimostrandole una dedizione paterna
e anticipando, probabilmente, quella che sarà la sorte di Owen al
fianco di Abby.
Blood Story, il remake che
diventa qualcos’altro
I due giovani protagonisti sono
volti relativamente nuovi del panorama hollywoodiano: il ragazzino,
figlio di genitori separati, con problemi relazionali e vessato dai
bulletti della scuola, è interpretato da Kodi
Smit-McPhee, già visto in The
Road, al fianco di
Viggo Mortensen. Lei, la bionda e bella (forse un po’
troppo per essere una non morta) Abby è Chloe
Moretz, già arrivata in Italia nel costume di Hit Girl
accanto a Nicolas Cage in Kick
Ass di Mattew Vaughn.
Ogni essere umano ha bisogno di un
amico, di un compagno, di una persona con cui condividere la
solitudine che l’immensità del mondo ci riserva; così Owen e Abby
troveranno completamento l’uno nell’altra, ma entrambi sanno, e
anche lo spettatore lo sa, che per la ragazzina si tratta solo di
un altro, forse l’ennesimo, schiavo che la sua condizione richiede
per sopravvivere.
Presentato al
FantaFestival, Blood Story è stato
proiettato anche lo scorso ottobre durante il Festival
Internazionale del film di Roma alla presenza di Reeves, e
dopo essere uscito anche in Kuwait, Kazakhstan e a Singapore, ha
finalmente trovato distribuzione anche in Italia con De Laurentiis.
Uscirà al cinema il prossimo 30 settembre.
Blood Simple – Sangue
facile è il film del 1984 diretto da Joel
Coen con protagonisti Dan Hedaya,
Frances McDormand, John Getz, M. Emmet Walsh, Samm-Art
Williams, Deborah Neumann, Raquel Gavia, Van Brooks, Loren Bivens,
William Creamer, Nancy Finger, Shannon Sedwice.
La trama di Blood Simple – Sangue facile
Il film ruota intorno alla liaison
clandestina tra Abby, moglie di Marty, proprietario di un locale
dalle indiscutibili origini greche, e Ray, un suo lavoratore
stipendiato. Tra i due si accende la passione travolgente, ed è
galeotta una “passeggiata” in auto per riaccompagnare la donna a
casa, durante la quale riescono ad esternare entrambi i loro
sentimenti e decidono di agire affittando la stanza di un motel e
facendo subito l’amore.
Marty, dal canto suo, non accetta
di essere cornuto e contento, così assolda un investigatore
privato, tale Loren Visser, per spiare le loro messe. Quando l’uomo
conferma ad un gelosissimo Marty che i due amanti traditori
continuano a vedersi, l’uomo decide di pagare lautamente Visser
affinché elimini fisicamente i due con un mossa sola.
L’analisi di Blood Simple – Sangue facile
Blood Simple – Sangue
facile, nella traduzione italiana, è l’opera prima dei
fratelli del Minnesota. La storia segue fondamentalmente una
tradizionale trama noir, con un triangolo amoroso, omicidi, sangue
e tensione: ma l’abilità dei fratelli Coen (Joel,
accreditato come regista, ed Ethan, solo come produttore) sta
proprio nel sovvertire le regole di un genere che ben conoscono e
con il quale sono cresciuti, al fine di decostruirlo e
ristrutturarlo in un modo totalmente diverso ed atipico.
Particolare triangolo di inganni e
riflessi, come in un gioco di specchi, tutti i personaggi coinvolti
sono allo stesso tempo vittime e carnefici, predatori e prede,
accollandosi colpe non loro e macchiandosi di peccati
incancellabili anche quando sono palesemente innocenti oppure, in
realtà, proprio per via dei loro comportamenti scorretti pagano
l’ironia sadica di un destino beffardo?
I Coen, ancora lontani
dall’umorismo prettamente cinico e cattivo che li contraddistingue,
si concedono però di riprendere con sguardo beffardo il destino
crudele che accomuna Marty, Abby, Ray e Visser: pedine sulla
scacchiera della vita colta nelle sue infinite sfumature di bianco
e nero, con la luce borderline che taglia il nero denso della notte
irrompendo, come un faro, sulla colpevolezza delle loro nefandezze.
Gli esseri umani sono tendenzialmente cinici e malvagi, e così si
comportano se viene data loro l’occasione; alcuni critici hanno
mosso al film particolari critiche legate alla crudeltà delle
immagini e dei suoi personaggi, all’odio che traspare dalla storia
e dalla pellicola stessa.
Blood Simple – Sangue
facile è stato definito duro, irritante e rozzo (anche
a livello tecnico), senza però negare la sottile genialità e il
talento di Joel Coen, premiato dalla giuria del Sundance Film
Festival del 1985, che confeziona in coppia con il fratello un
prodotto ben lontano dagli standard e dalle finezze del genere
noir, caratterizzato da meccanismi perfetti ad orologeria, ma forse
troppo chiuso nella sua austera e rarefatta perfezione tanto da
perdere di vista la verità dei personaggi e il realismo
antropologico dei comportamenti umani.
Nel 2009 il regista cinese
Zhang Yimou ne realizza un remake più in salsa
comedy intitolato Blood Simple – a Woman, a Gun and a
Noodle Shop.
Netflix Italia ha diffuso il trailer
ufficiale del film horror Originale Netflix Blood Red
Sky che vede protagonisti
Dominic Purcell, Peri Baumeister, Kais Setti, Alexander Scheer
e Graham McTavish.
In Blood Red Sky Una
donna con una misteriosa malattia è costretta ad agire quando un
gruppo di terroristi tenta di dirottare un volo transatlantico
notturno. Per proteggere suo figlio, dovrà svelare il suo oscuro
segreto e scatenare il vampiro che è in lei.
Il regista Daniel
Espinosa (Safe House) è in
trattative per dirigere il film in sviluppo Blood
on Snow, che sarà prodotto da Leonardo
DiCaprio e che lo vedrà protagonista nel ruolo
principale. Blood on Snow è l’adattamento del romanzo di
prossima uscita di genere crime scritto da Joe
Nosbo. A confermare la notizia è
Variety.
Blood on Snow è il
primo romanzo scritto da Joe Nesbo sotto
lo pseudonimo di Tom Johansen. Il libro
racconta di un killer che scopre di essere innamorato della moglie
del suo boss dopo che quest ultimo gli ordina di ucciderla. Due
sequel letterari sono già in fase di programmazione, e nel terzo
capitolo lo stesso Johansen potrebbe diventare uno dei personaggi
della storia.
Daniel Espinosa attualmente sta
girando Child 44 con protagonisti Tom Hardy , Noomi
Rapace , Joel Kinnaman , Gary Oldman , Vincent Cassel e Jason
Clarke. A questo punto se dovesse accettare l’offerta
di DiCaprio il regista si chiamerebbe fuori dalla corsa alla regia
dell’adattamento di Assanssin’s
Creed.
Leonardo
DiCaprio e Jennifer Davisson
Killoran della Appian
Way produrranno la pellicola in collaborazione
con Kevin
McCormick della Langley
Park.
Quando ha annunciato che ci sarebbe
stato un panel per la popolare serie animata Blood
of Zeus, Netflix non ha
promesso nulla ai fan, a parte alcune discussioni sui temi della
serie, sullo stile di animazione e sui video dietro le quinte.
Tuttavia, tutto questo è stato preparato per fare un grande
annuncio sulla serie a tema greco: la serie tornerà per una
terza e ultima stagione, la cui anteprima è prevista per il
2025.
L’annuncio è stato fatto dagli
stessi creatori e sceneggiatori della serie,
Charley e Vlas Parlapanides, che
hanno anche fatto da moderatori al panel del SDCC. In
una dichiarazione ufficiale, il duo ha celebrato la nuova serie
di episodi e ha anticipato la sfida finale che Heron (doppiato
da Derek Phillips) dovrà affrontare quando la
serie tornerà:
“Nella Terza Stagione, siamo
così entusiasti di continuare la storia di Heron, Seraphim e degli
dei mentre affrontano i loro avversari più pericolosi fino ad ora,
Typhon, Cronus e i Titani”.
Alla fine della seconda
stagione, i fan di Blood of Zeus hanno avuto modo di
vedere Tifone, una creatura meno conosciuta della mitologia greca,
spesso rappresentata come un mostro gigante con cento teste di
drago in grado di sfidare lo stesso Zeus (Jason
O’Mara). Inutile dire che Typhon potrebbe essere una
bella sfida per Heron nella prossima stagione.
Chi era presente al panel di
“Blood of Zeus” al SDCC?
Il panel di Blood of Zeus
al SDCC era piuttosto ricco e ha visto la partecipazione del
produttore Michael Hughes
(Futurama), del regista Jae
Kim (Pacific Rim: The Black), del
compositore Paul Edward-Francis
(Bunnicula) e dei membri del cast Elias
Toufexis (Star Trek:Discovery),
Matthew Mercer (Critical Role),Chris Diamantopoulos (Silicon Valley),
Adetokumboh M’Cormack
(Castlevania), Courtenay
Taylor (X-Men
‘97), Matt Lowe (Hart of
Dixie) e Julie Nathanson (Tiger &
Bunny). Nonostante la rivelazione che ha preso d’assalto la
sala, il gruppo ha avuto modo di parlare anche di alcuni elementi
della Stagione 2, come l’introduzione dei nuovi personaggi Demetra
(Cissy Jones), Ade (Fred
Tatasciore) e Persefone (Lara
Pulver).
Anche se nessun fan è
particolarmente entusiasta della prospettiva di vedere una delle
sue serie preferite giungere al termine, almeno questa volta
Netflix non farà aspettare così tanto gli
appassionati di Blood of Zeusper i nuovi episodi.
L’intervallo tra le stagioni 1 e 2 è durato quasi quattro
anni, mentre gli episodi finali arriveranno già l’anno
prossimo. Fino ad allora, però, lo streamer non ha fornito dettagli
sull’epica conclusione della storia di dei, mortali e demoni. La
terza e ultima stagione di Blood of Zeus debutterà su
Netflix nel 2025.
Da molti considerato uno degli
attori più sottovalutati di Hollywood, John Cusack
ha nel corso della sua carriera dato vita a numerose brillanti
interpretazioni, in particolare in film come Con Air, Essere John Malkovich o
Alta fedeltà. Negli ultimi
anni, però, Cusack ha prevalentemente preso parte a film di minor
rilievo, recitando in titoli poco apprezzati come Cell,
Singularity – L’attacco dei robot o Blood
Money – A qualsiasi costo. Quest’ultimo, diretto
da Lucky McKee, è in realtà un crime
thriller in parte sottovalutato, capace di offrire la giusta
tensione ed una buona interpretazione di Cusack.
La vicenda di questo film del 2017 è
in realtà piuttosto semplice, composta da pochi personaggio e
grossomodo un’unica location aperta, ma McKee riesce a costruire
pur con questi pochi elementi una messa in scena imprevedibile,
dove il pericolo si può nascondere in ogni luogo. Blood Money –
A qualsiasi costo è tuttavia passato grossomo inosservato,
trovando popolarità solo tra i fan di questo genere di racconti.
Ora che il film ha ottenuto un suo passaggio televisivo in Italia,
è però l’occasione per riscoprirlo ulteriormente.
Per chi apprezza quella tipologia di
film dove due o più personaggi si fronteggiano in uno spazio aperto
ma selvaggio, come avviene ad esempio in Killing
Season, Blood Money – A qualsiasi
costo si configura dunque come un titolo da non perdere.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Blood Money – A qualsiasi
costo: la trama e il cast del film
Protagonisti del film sono i giovani
Victor, Lynn e
Jeff, i quali durante una tranquilla e spensierata
escursione in montagna si imbattono in alcuni borsoni colmi di
banconote. I tre decidono di cogliere l’occasione e prendere il
denaro, senza sapere che appartiene ad un criminale di nome
Miller, che lo ha nascosto in quei luoghi in
attesa di tornare a prenderlo. Quando quest’ultimo si mette sulle
loro tracce, desideroso di recuperare i suoi soldi, per i tre
ragazzi ha inizio un vero e proprio incubo. Dovranno quindi
riuscire a scappare da quel labirintico bosco quanto prima, o per
loro sarà la fine.
Come anticipato, John Cusack è
la vera star del film, pur recitando nei panni dell’antagonista, il
criminale Miller. L’attore ha raccontato di aver accettato il ruolo
in quanto affascinato dalla possibilità di interpretare un
personaggio di questo tipo, freddo e spietato. Per farlo, egli si è
informato sulla psicologia criminale, cercando di caratterizzare al
meglio l’imprevedibile Miller. Accanto a lui, nel ruolo di Victor,
vi è invece l’attore Ellar Coltrane, meglio noto
per aver interpretato Mason, protagonista del film Boyhood, che ha seguito
la sua crescita nel corso di dodici anni.
Nei panni di Lynn vi è invece
l’attrice Willa Fitzgerald, qui al suo primo ruolo
di rilievo al cinema ma già celebre per aver interpretato Emma
Duval nella serie televisiva Scream. Infine, l’attore
Jacob Artist, celebre per essere stato Jake
Puckerman in Glee, interpreta qui Jeff, il terzo dei tre
ragazzi protagonisti. Per le riprese del film, svoltesi
prevalentemente presso l’Ocoee River nel Tennesse e al Deception
Pass Bridge a Whidbey Island, nello stato di Washington, gli attori
protagonisti si sono dovuti preparare per poter interagire al
meglio con un ambiente naturale che può offrire molteplici
insidie.
Blood Money – A qualsiasicosto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Blood Money – A qualsiasi costo grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Chili Cinema e Rai Play. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 22 agosto alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
Nel trailer ufficiale
di Blood Father, Mel
Gibson è John Link, un ex detenuto esperto di
tatuaggi chiamato a proteggere la figlia adolescente (Erin
Moriarty) dalla polizia e soprattutto dal cartello della
droga che la sta braccando dopo che ha ucciso il fidanzato.
Diretto da Jean-François
Richet per Lionsgate, Mel Gibson in
modalità Liam Neeson di Io vi
ucciderò dovrà ricorrere alle sue vecchie conoscenze del
passato per sopravvivere. Nel cast anche Diego
Luna, Michael
Parks e William H. Macy.
Lionsgate ha pubblicato online una
nuova clip di Blood Father, con
protagonista Mel Gibson. Nella clip l’attore
presenzia a una riunione degli Alcolisti Anonimi.
Mel Gibson
è John Link, un ex detenuto esperto di tatuaggi chiamato a
proteggere la figlia adolescente (Erin Moriarty)
dalla polizia e soprattutto dal cartello della droga che la sta
braccando dopo che ha ucciso il fidanzato.
Diretto da Jean-François
Richet per Lionsgate, Mel Gibson in
modalità Liam Neesondi Io vi
ucciderò dovrà ricorrere alle sue vecchie conoscenze del
passato per sopravvivere. Nel cast anche Diego
Luna, Michael
Parks e William H. Macy.
Negli ultimi anni il premio Oscar
Mel Gibson ha abituato il pubblico a dinamici film
d’azione come I mercenari
3 e Dragged Across
Concrete. Tra questi, nel 2016, vi è stato anche
Blood Father, dove egli dà vita ad un padre pronto
a tutto pur di proteggere la sua unica figlia, cacciatasi in brutti
guai. Il film è diretto dal regista francese Jean-François Richet,
noto per aver diretto in patria film come Nemico pubblico N.
1 e Un momento di follia. Dotato di grande ritmo e di
un protagonista particolarmente carismatico, il film si afferma
così come un interessante rilettura del genere, in grado di
appassionare anche il pubblico meno incline a questo.
Blood Father è
l’adattamento dell’omonimo romanzo scritto nel 2005 da Pete
Craig. Noto prevalentemente come sceneggiatore di The Town e Hunger Games: Il canto della rivolta, questi ha
conosciuto buona fama anche grazie al romanzo in questione,
divenuto in breve tempo particolarmente conteso tra gli studios
cinematografici. Con l’interessamento di Gibson e della sua Icon
Productions, questo prese infine vita sul grande schermo, non prima
però di essere passato per il Festival
di Cannes, nella sezione “Proiezioni di mezzanotte”.
Indicato dalla critica come uno dei
migliori film d’azione del suo anno, il film ha però faticato ad
affermarsi al box office, a causa anche di una distribuzione
limitata. A fronte di un budget di circa 15 milioni di dollari,
Blood Father è infatti riuscito ad incassarne solo
7 a livello globale. Si tratta però di un film da recuperare
necessariamente, capace di fornire intrattenimento e buone
emozioni. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile approfondire
ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori
coinvolti. Infine, si vedranno le principali piattaforme dove è
possibile ritrovare il film per una comoda visione casalinga.
La trama di Blood
Father
Protagonista del film è John
Link, un motociclista dal passato violento e con problemi
legati all’alcol. Dopo 9 anni passati in carcere per traffico
d’armi, egli cerca ora di rigare dritto, tentando il più possibile
di reinserirsi nella società da cui è sempre rifuggito. La sua
quotidianità si svolge prevalentemente all’interno di una comunità
di ex tossicodipendenti ed alcolisti, dove ognuno cerca di dare una
mano agli altri per evitare di ricadere nei propri vizi. Nonostante
ciò, John non riesce a non pensare al dolore causato ai suoi cari,
e in particolare a sua figlia Lydia, che non vede
da anni. Proprio questa, però, si ripresenterà improvvisamente da
lui in cerca di aiuto.
La giovane, particolarmente scossa e
poco lucida, racconta di aver tentato di ingannare il suo
fidanzato, coinvolto in attività di narcotraffico. A causa di ciò,
egli le dà ora la caccia con l’intenzione di farle quanto più male
possibile. Chiamato a proteggere sua figlia, John vede in quella
storia l’occasione per potersi riscattare e recuperare il rapporto
con lei. I due iniziano così la loro fuga tattica, durante la quale
l’ex galeotto rispolvererà la sua natura di soggetto pericoloso.
Imbracciate nuovamente le armi, egli è ora pronto a scatenerà una
vera e propria guerra contro quanti vogliono fare del male alla sua
bambina.
Il cast del film
Per dar vita al personaggio di John
Link era necessario trovare l’interprete più adatto a questo tipo
di ruolo, che fosse in grado di apportarvi una buona dose di
carisma e presenza fisica. Originariamente, il progetto avrebbe
dovuto essere interpretato, e anche diretto, da Sylvester
Stallone. Questi preferì però concentrarsi su John Rambo,
e abbandono così il film, che rimase nel libro per qualche altro
anno. Fu l’arrivo di Mel
Gibson nei panni di Link a ridare vita al progetto.
Per prepararsi al ruolo l’attore passò diverso tempo a contatto con
ex tossicodipendenti, motociclisti e tatuatori, al fine di
apprendere quanto più possibile sulle loro attività. Gibson si
sottopose inoltre ad un allenamento intensivo, al fine di poter
interpretare personalmente anche le scene più complesse.
Accanto a lui, nel ruolo della
figlia Lydia Jane Carson, vi è invece l’attrice Erin Moriarty. Oggi nota per il ruolo della
supereroina Starlight nella serie Amazon The Boys,
questa venne scelta dopo essere stata vista in Jessica
Jones, dove aveva un ruolo ricorrente. Il legame stretto con
Gibson durante il set ha permesso ad entrambi di rendere ancor più
realistico il rapporto tra padre e figlia. Ad interpretare Jonah,
il pericoloso fidanzato di Lydia, si ritrova l’attore Diego
Luna, noto per Rogue One: A Star
Wars Story. L’attore William H. Macy
compare invece nel ruolo di Kirby, lo sponsor di Link presso la
comunità da questi frequentata. Compaiono poi anche gli attori
Thomas Mann nei panni di Jason e
MichaelParks, qui al suo ultimo
ruolo cinematografico, in quelli del predicatore Tom Harris.
Il finale di Blood Father
Nel finale del film, Jonah dà
appuntamento a John nel Gran Canyon. In vista dello scontro finale,
John si munisce di una moto e bombe a mano torna nel magazzino del
Predicatore; nonostante esso sia molto fornito di armi, John si
porta via solo delle bombe a mano e una mina antiuomo; quando il
Predicatore cerca di fermarlo, lui lo uccide a sangue freddo e se
ne va. John si presenta poi al luogo dell’appuntamento disarmato e
scende dalla moto con le mani in alto. Uno degli uomini di Jonah
gli lega i polsi e lo fa salire in auto assieme a Lydia: i due sono
tenuti sotto tiro da uno dei tre uomini di Jonah.
Gli altri due sono mandati da Jonah
a controllare la moto, ma saltano in aria con essa: John aveva
sistemato le bombe nel tascone della moto e quest’ultima sulla
mina. Approfittando del momento sorpresa, John ha una colluttazione
con l’uomo in auto, uccidendolo; poi spara a Jonah, che si dà alla
fuga; dopo essersi liberato e sceso dall’auto, John viene ferito al
fianco dal sicario, acquattatosi nelle alture lì vicino. Ma Lydia
non lo abbandona e ferma l’auto, dando a John una pistola con cui
John uccide il sicario, venendo colpito al petto. John si
riconcilia con lei, morendo però poco dopo.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete.Blood
Fatherè infatti disponibile nel catalogo di Tim
Vision, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale
entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno sabato 12 aprile alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Arriva direttamente dall’account
Twitter di William H. Macy la notizia che l’attore
avrà un ruolo in Blood Father di
Jean-Francois Richet (Nemico Pubblico
N.1, Assoult on Precint 13) come antagonista di
Mel Gibson, con il quale ha posato per una foto
che potete vedere qua sotto.
La sceneggiatura del film è stata
scritta da Peter Craig (The
Town); la storia sarà quella di un ex galeotto (Gibson) che
dovrà difendere la figlia da alcuni violenti spacciatori di droga.
Le riprese del film partiranno il prossimo Maggio nel Nuovo
Messico.
Automobili, azioni folli
e crimine con la prima stagione di Blood
Drive, in esclusiva su Infinity dall’11
ottobre. Sangue e motori in attesa Ash VS Evil
Dead 3, la terza stagione.
È ufficialmente iniziato il
countdown per l’atteso arrivo del mondo apocalittico
di Blood Drive, ispirata alle pellicole di
“Grindhouse”, la cui prima stagione
inedita è in esclusiva su Infinitydall’11
ottobre.
Siamo nella desolata Los Angeles
del 1999, città ed epoca in cui l’olio manca esattamente come
l’acqua e il crimine è dilagante. In una realtà corrotta e
spietata Arthur Bailey sconfigge la più tremenda delle
manifestazioni automobilistiche sotterranee del mondo: Blood Drive.
I conducenti sono devianti omicidi e le auto corrono sul sangue
umano.
Arthur Bailey (Alan Ritchson) è forse l’ultimo buon
funzionario di una polizia corrotta di L.A. In una città la cui
moneta è corruzione e brutalità, quando Arthur si ritrova nel Blood
Drive è costretto a collaborare con Grace (Christina
Ochoa) personaggio femminile pronto ad uccidere per
accaparrarsi il grande premio in denaro che cambierà la sua vita e
quella di sua sorella.
Compagno di Arthur, Christopher
“Chris” (Thomas Dominique) viene trascinato nel Blood
Drive per indagare sulla condizione del suo amico e si ritroverà
davanti al caso più pazzesco della sua vita.
Ma una gara di questo tipo non può
avere il suo front man, Julian Slink (Colin Cunningham),
uomo che vive per i riflettori e il divertimento più cruento.Tra i
personaggi, infine, spicca anche Aki (Marama Corlett) la
killer dalla calma serafica di cui si dice che non sia davvero
cattiva, ma piuttosto, che l’abbiano programmata così.
Insomma, per chi è fan
di “Grindhouse” e azioni folli, allora è il momento di
accendere i motori. E proprio a 10 anni dall’uscita nelle sale
italiane di “Grindhouse”, impossibile perdere
“Grindhouse – Planet Terror“, pellicola splatter
del 2007 scritta e diretta da Robert
Rodriguez, disponibile su
Infinity.
Crimine e automobili, dunque, in
attesa dell’arrivo di Ash VS Evil Dead
3. In occasione del New York Comic-Con 2017, Starz ha
infatti annunciato la partenza il prossimo 25
febbraio della terza stagione della serie che
in Italia andrà in esclusiva su Infinity in
contemporanea con gli Usa.
Attraverso il cinema e i film è
possibile portare all’attenzione mondiale vicende che altrimenti
rischierebbero di passare, più o meno volontariamente, inosservate.
Grazie a film come Il caso Spotlight o
La grande scommessa si
è infatti potuto dare ulteriore risonanza a casi che, a loro modo,
possono influenzare ben al di fuori della loro sfera d’azione. Tra
i più celebri e premiati film di questo genere si colloca anche
Blood Diamond – Diamanti di sangue,
diretto nel 2006 da Edward Zwick, autore del
celebre Vento di passioni. Con tale opera, egli si cimenta
dunque nel ripercorrere il traffico dei cosiddetti diamanti di
sangue, venduti dai signori della guerra per scopi tutt’altro
che benevoli.
Scritto da Charles
Leavitt, il film si configura dunque come un duro attacco
all’industria di tali diamanti. Consapevole dei rischi a cui andava
incontro con questa storia, Leavitt decise di essere il più
accurato possibile nella descrizione di tali traffici, così da non
lasciare nulla di intentato. Giudicato particolarmente rischioso,
il suo lavoro rimase per diverso tempo in un limbo produttivo. La
Warner Bros. decise infine di darvi fiducia, avviando la
produzione. Avvalsosi di un grande cast di attori, Blood
Diamond divenne in breve uno dei titoli di punta del suo anno,
arrivando ad ottenere il considerevole incasso di circa 171 milioni
di dollari.
Apprezzato dalla critica, questo
venne poi candidato a ben 5 premi Oscar, senza però vincerne
nessuno. Riconoscimenti materiali o meno, il film rimane ancora
oggi un forte atto di denuncia, che permette di conoscere una
realtà molto più diffusa di ciò che si potrebbe pensare. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Blood Diamond: la trama
del film
La storia qui narrata si svolge in
Sierra Leone, nel 1999. Il protagonista è Danny
Archer, un cinico mercenario originario della Rhodesia
(l’attuale Zimbabwe) ed ex operatore del 32º Battaglione
dell’Esercito sudafricano. Questi si trova ora in uno dei paesi più
poveri del mondo per condurre una serie di affari sul contrabbando
di diamanti con la Liberia. Tale commercio illegale è anche la
causa della feroce guerra civile che affligge il paese. Tra le
vittime di questa vi è il pescatore locale
Solomon, il cui villaggio viene attaccato ed egli
si ritrova separato dalla famiglia, deportato in un campo
diamantifero per prigionieri controllato dal RUF, il Fronte Unito
Rivoluzionario.
Qui, però, egli scopre un grande
diamante rosa, che potrebbe rivelarsi la sua unica possibilità di
tornare a casa. Nel momento in cui Danny viene a sapere del suo
ritrovamento, il contrabbandiere si offre infatti di aiutarlo a
ritrovare la sua famiglia in cambio della preziosa pietra.
Stringendo dunque un’inaspettata alleanza, i due si ritrovano poi
affiancati dalla reporter Maddy Bowen,
intenzionata a documentare gli orrori perpetrati nel paese. Ben
presto, le loro divergenze di pensiero li porteranno però a doversi
inevitabilmente scontrare, mettendo a rischio la vita di tutti.
Blood Diamond: il cast del
film
Ad interpretare il controverso Danny
Archer vi è il celebre Leonardo
DiCaprio, il quale è sempre stato la prima scelta per
tale ruolo. Per lui si è trattato di un personaggio a suo modo
inedito, dalla personalità prevalentemente negativa. Per prepararsi
ad interpretarlo, DiCaprio ha approfondito il lavoro di questi
mercanti di diamanti. È inoltre arrivato a guadagnare diversi chili
di muscoli, ricevendo addestramento da un soldato dello Zimbabwe.
Una preparazione fisica si è infatti resa necessaria nel momento in
cui l’attore ha voluto personalmente interpretare anche diverse tra
le scene più complesse. Grazie alla sua intensa interpretazione,
l’attore ha ricevuto una nomination al premio Oscar come miglior
attore.
Ad interpretare il pescatore Solomon
vi è invece l’attore Djimon Hounsou.
Celebre per i suoi numerosi film, questi ha raccontato di aver
accettato con estremo entusiasmo il ruolo. Originario dello stato
africano del Benin, questi desiderava infatti dar vita ad un
personaggio che rendesse giustizia a quanti del continente venivano
ogni giorno sfruttati dai mercanti di diamanti. Anche lui è in
seguito stato nominato al premio Oscar come miglior attore non
protagonista. La reporter Maddy Bowen ha invece il volto della
premio Oscar Jennifer
Connelly. L’attrice non ha avuto vita facile sul set,
essendosi infortunata alla schiena in seguito ad incidente d’auto.
Infine, l’attore sudafricano Arnold Vosloo,
celebre per il film La mummia, interpreta il colonnello
Coetzee.
Blood Diamond: la vera
storia, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Pur non essendo una storia
direttamente ispirata a persone o eventi reali, quella di Blood
Diamond è una realtà molto simile a quella che si verifica
ogni giorno in queste zone di guerra. Nel film vi è però un
riferimento diretto ad un reale risvolto di tale vicenda. Si tratta
del Kimberley Process. Al termine del film, è
infatti presente la conferenza, tenutasi nella città sudafricana di
Kimberley nel 2000. A seguito di questa si stipulò un accordo volto
a garantire che i profitti ricavati dal commercio di diamanti non
siano utilizzati per finanziare guerre civili. L’accordo è stato
messo a punto e approvato con lo sforzo congiunto dei governi di
numerosi paesi, di multinazionali produttrici di diamanti, e della
società civile. Ad oggi questo conta oltre 37 Stati firmatari, tra
cui l’Italia.
È possibile fruire di
Blood Diamond – Diamanti di sangue grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 16 settembre alle ore
23:45 sul canale Italia 1.
Andrà in onda questa sera su Rete
4, Blood Diamond Diamanti di sangue il
film di Edward Zwick con Djimon Hounsou, Leonardo
DiCaprio, Jennifer Connelly, Kagiso Kuypers e David Harewood.
La pellicola andrà in onda alle 21.15 su Rete 4.
Ha ricevuto cinque nomination agli
Oscar, tra cui quella per Leonardo DiCaprio come migliore attore e
quella di Djimon Hounsou come migliore attore non protagonista.
Blood Diamond Diamanti di
sangue
Sierra Leone, 1999.
Danny Archer, cinico mercenario originario della Rhodesia
(l’attuale Zimbabwe) ed ex operatore del 32º Battaglione
dell’Esercito sudafricano, si trova nel paese per condurre affari
sul contrabbando di diamanti tra la Sierra Leone e la Liberia;
frattanto il pescatore locale Solomon, il cui villaggio è stato
attaccato dal RUF, viene separato dalla famiglia e deportato in un
campo diamantifero per prigionieri controllato dal RUF, dove scopre
un grande diamante rosa e riesce a nasconderlo subito prima che il
governo attacchi il campo.
Il regista Joel Schumacher
è principalmente ricordato per film come Batman Forever e
Batman & Robin, grandi
insuccessi che ne hanno macchiato la carriera. Eppure, nella sua
filmografia si ritrovano titoli che mostrano le grandi doti di
questo regista. Tra St. Elmo’s Fire, Linea mortale,Un giorno di ordinaria follia o Number 23
sono solo alcuni tra i più noti. Se il suo ultimo film prima della
scomparsa risale al 2011, ed è intitolato Trespass, solo due anni prima Schumacher aveva
realizzato uno dei suoi progetti più folli: BloodCreek.
Si tratta di un film che mescola
storia e orrore, andando a concentrarsi su un particolare aspetto
dell’attività nazista, ovvero quello della ricerca sull’occulto e
il paranormale. In più occasioni il cinema ha affrontato questo
aspetto, come in Hellboy di Guillermo del
Toro o Overlord. Anche in questo caso,
dunque, ci si confronta con un contesto di questo genere, che ben
presto vira prepotentemente verso il sovrannaturale per
caratterizzare Blood Creek come un film horror a
tutti gli effetti.
Per gli appassionati del genere, si
tratta dunque di un titolo da non perdere, specialmente considerato
che fino ad oggi è rimasto inedito in Italia e che è ora finalmente
possibile recuperarlo grazie al passaggio televisivo. In questo
articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità
relative a Blood Creek. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La vicenda si svolge in due epoche
diverse. Nel 1936, ci troviamo in West Virginia dove vive la
famiglia di emigrati tedeschi Wollner. Quando al capo famiglia,
Otto Wollner, viene offerta un’ingente somma di
denaro per ospitare lo studioso Richard Wirth al
servizio del Terzo Reich, l’uomo non può rifiutare. Wirth,
incaricato di compiere alcune ricerche sulla comunità tedesca negli
Stati Uniti, è in realtà alla ricerca delle pietre runiche presenti
nel terreno dei Wollner. L’uomo ha intenzione di praticare dei riti
occulti e ben presto la famiglia diventa vittima delle sue oscure
pratiche.
Quando il racconto si sposta ai
giorni nostri, vede protagonista il poliziotto Evan
Marshall. L’uomo si sente responsabile per la misteriosa
scomparsa del fratello Victor avvenuta due anni
prima in un campeggio vicino a Town Creek. Ora vive col vecchio
padre invalido di cui si prende cura e che nutre i suoi senso di
colpa. Fino a quando una notte, Victor ricompare vivo chiedendo al
fratello di aiutarlo a sconfiggere i demoni che si trovano a Town
Creek.
Ad interpretare Evan Marshall vi è
l’attore Henry Cavill, che di lì a qualche anno sarebbe
diventato celebre per il ruolo di Superman in L’uomo d’acciaio. Suo fratello Victor è interpretato
dall’attore Dominic Purcell, noto per il ruolo di Lincoln
Burrows in Prison Break. L’attore Michael Fassbender, all’epoca ancora poco
conosciuto, interpreta invece Richard Wirth. Completano il cast gli
attori Emma Booth nel ruolo di Liese Wollner,
Rainer Winkelvoss in quello di Otto Wollner e
Shea Whigham in quello di Luke.
La spiegazione del finale del film
Nel corso del film, i due fratelli
Marshall si recano alla fattoria indicata da Victor e affrontano i
Wollner. Questi ultimi, a loro volta, mettono però in guardia i
fratelli da Wirth. I due non li ascoltano finché Wirth non esce
dalla cantina e dà vita al terrore. Wirth rivela infatti che il
motivo per cui Victor è riuscito a fuggire è che sapeva che Victor
sarebbe tornato alla fattoria per vendicarsi e che alla fine lo
avrebbe liberato dai Wollner, quindi ha lasciato andare Victor di
proposito.
Wirth, infatti, non può attraversare
le rune con cui la famiglia Wollner ha dipinto le finestre e le
porte. Non può nemmeno attraversare la recinzione esterna,
anch’essa decorata con rune dai Wollner. Wirth, inoltre, non può
rivoltarsi contro il “suo stesso sangue”. Aveva un’armatura
ricavata dalle ossa della sua famiglia che usava per i rituali.
Liese Wollner rubò l’armatura d’ossa di Wirth e la chiuse nel
fienile dietro una porta dipinta con rune.
Wirth si nutre dunque di sangue per
aumentare il suo potere in modo da aprire il terzo occhio e
diventare onnipotente. Tuttavia, nutrirsi del “suo stesso” sangue è
come un veleno per Wirth. Evan Marshall sbriciola dunque alcune
ossa dell’armatura di Wirth e le fa spalmare da Liese nelle ferite
aperte sulla schiena per indebolire Wirth. Il nazista riesce però a
consumare abbastanza sangue non contaminato per iniziare ad aprire
il suo terzo occhio.
Tuttavia, a quel punto Evan Marshall
usa un pezzo rotto dell’armatura d’osso per pugnalarlo direttamente
nel terzo occhio, indebolendolo abbastanza da permettere a Victor
Marshall di decapitarlo. Il risultato è però che i Wollner
invecchiano rapidamente e muoiono. Prima che la più giovane muoia,
dice a Evan che il leader delle SS Heinrich Himmler ha inviato
altri otto agenti nazisti in diverse fattorie. Evan trova una mappa
grazie alla quale scopre dove si trovano. Mentre Victor torna a
casa dalla sua famiglia, Evan decide dunque di recarsi nelle altre
fattorie per fermare i nazisti.
Il trailer di Blood
Creek e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7
giugno alle ore 21:20 sul canale Rai
4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà
presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove
quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in
onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita,
per trovare il film e far partire la visione.
I film ambientati nel contesto della
Seconda guerra mondiale sono innumerevoli, impegnati a raccontare
vicende realmente avvenute sui campi di battaglia o negli ambienti
politici in cui si decidevano le prossime mosse da compiere in un
conflitto che sembrava non avere fine. Più raro è imbattersi in
film che, con questo contesto, raccontano di cacce al tesoro,
un’attività che, si dice, i nazisti tenevano in gran
considerazione. L’obiettivo era spesso quello di recuperare l’oro
degli ebrei deportati nei campi di concentramento e rimasto
incustodito o ancora quello di scoprire antichi manufatti di grande
pregio. La prima di queste due opzioni è alla base del film
Blood & Gold, presente ora nel catalogo
di Netflix.
Blood &
Gold è diretto dal regista tedesco Peter
Thorwarth da una sceneggiatura dello scrittore-regista
Stephan Barth. Thorwarth ha debuttato con il suo
lungometraggio, Bang Boom Bang nel 1999, che è stato una
svolta per la sua carriera e in seguito è diventato un film di
culto. Ha anche scritto e diretto il film tedesco vincitore del
Jupiter Award, What doesn’t fit, will be made to fit,
The Wave, e il film horror d’azione del 2021 Blood Red
Sky, che è considerato uno dei film di maggior successo di
produzione tedesche. Barth è invece meglio conosciuto per aver
scritto per film come Motown, Ein Schnitzel für
drei e serie come Alarm für Cobra 11 – Die
Autobahnpolizei e Cologne P.D..
Quella da loro qui offerta è dunque
un’opera che ancora una volta mescola i generi, passando dal film
storico al film d’azione, senza dimenticare generose dosi di cinica
comicità e tanta violenza che va a rendere giustizia alla parola
Blood del titolo. Blood & Gold è dunque un altro
heist movie ambientato durante la Seconda guerra mondiale
per Netflix, dopo che nell’autunno del 2022 era entrato a far parte
del catalogo anche il film itialiano Rapiniamo il
Duce!, interpretato da Pietro
Castellitto e Matilda De
Angelis. Due opere molto diverse tra loro, ma che
dimostrano il rinnovato fascino che un contesto come quello della
Seconda guerra mondiale può ritrovare se applicato a generi, toni e
atmosfere nuove.
La trama e il cast di Blood & Gold
Il film si svolge nella primavera
del 1945, ovvero negli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale.
Elsa e Heinrich si incontrano
dopo essere stati inseguiti da un gruppo di fanatici nazista,
rendendosi così conto di avere nemici comuni. I due iniziano allora
a combattere per la giustizia, contro i nazisti e per le loro
famiglie. Heinrich sta cercando sua figlia, mentre Elsa l’amato
fratello Paule. Ma il remoto villaggio di Elsa nasconde anche un
tesoro ebraico che i nazisti stanno cercando per saccheggiarlo. Un
conflitto tra gli abitanti del villaggio e le SS dà dunque il via a
una caccia al tesoro ricca di azione, portando a galla vecchi
segreti destinati a sfociare in una sanguinosa resa dei conti.
Ad interpretare il protagonista,
Heinrich, vi è l’attore tedesco Robert Maaser,
noto per aver recitato anche in film come Mission: Impossible – Rogue
Nation, Uncharted e 1917, dove interpretava
un pilota tedesco. L’attrice MarieHacke, attiva principalmente in Germania,
interpreta invece la contadina Elsa, mentre Simon
Rupp interpreta il suo amato Paule. Sono poi presenti gli
attori Alexander Scheer nel ruolo di Von
Starnfeld, Roy McCrerey in quelli di un sergente
tedesco e Stephan Grossmann in quelli di
Bürgermeister Richard.
Florian Schmidtke interpreta il temibile nazista
Dorfler, mentre l’attrice Jördis Triebel, particolarmente celebre per aver
interpretato Katharina Nielsen nella serie Dark e la
dottoressa Völcker
in Babylon Berlin, interpreta invece
Sonja.
Blood & Gold: la
spiegazione del finale
Sul finire del film, un Heinrich
ferito viene informato dal prete locale su dove si trova l’oro
ricercato dai nazisti. Questo è stato rubato da quattro abitanti
del villaggio – guidati dal sindaco della città e da una donna di
nome Sonja – ed è stato nascosto in una tomba con il nome “Walter
Hill”. Quando però la stessa Sonja torna lì a riprenderlo, si
accorge che il tesoro non c’è più. Il prete, che l’aveva vista
nasconderlo, lo ha poi recuperato e nascosto sotto l’altare in la
Chiesa. Sonja viene però a sua volta a sapere di ciò e si dirigere
in chiesa per recuperare l’oro. Ben presto, Heinrich, il tedesco
Dorfler e i suoi uomini, il prete e Sonja si ritrovano tutti lì,
mentre Elsa si prepara ad attaccare dall’esterno. Ma quando gli
amici di Sonja cercano di ottenere l’oro, scoprono che è protetto
una trappola esplosiva.
Viene dunque innescata
un’esplosione, che sparge i lingotti d’oro su tutto il pavimento
della chiesa. Nel caos, Dorfler spara al prete ed Elsa spara con un
lancirazzi contro il campanile, che crolla sulla chiesa. Nel giro
di pochi minuti, quasi tutti sono morti, tranne Elsa, Heinrich e
Dorfler. Heinrich riesce poi ad uccidere Dorfler e lui ed Esla si
allontanano dalla chiesa, ignorando i lingotti d’oro sparsi sul
pavimento. A loro insaputa, un giovane membro della squadra di
Dorfler si è nascosto nella campana caduta. Una volta che se ne
sono andati tutti, questi esce allo scoperto e cammina verso l’oro,
incapace di credere alla fortuna che gli è toccata. Tuttavia,
Sonja, rivelatasi ancora viva, si libera delle rovine e gli
spara.
Elsa ed Heinrich si riuniscono con
la figlia di lui, Lottchen, mentre in una scena finale, scopriamo
cosa è successo sia all’oro che all’avida Sonja: la donna, mentre
si allontanava in auto viene colpita da un carro armato, rimanendo
mortalmente ferita dallo scontro. Appare a questo punto un gruppo
di soldati americani, che si avvicinano ad osservare i danni che
hanno causato. Non sembrano troppo preoccupati di aver sparato su
un civile senza preavviso, ma piuttosto si accorgono dell’oro che
Sonja aveva preso per sé. Gli uomini decidono che non denunceranno
il ritrovamento e terranno il tesoro tutto per loro. La risposta a
chi tra i protagonisti ottiene infine il tesoro è dunque
“nessuno”.
Il trailer di Blood & Gold e come vedere il film su
Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Blood & Gold unicamente grazie
alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo
in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi
anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Netflix ha presentato il primo trailer evocativo di
Blonde di
Andrew Dominik, con Ana de Armas
nei panni dell’icona di Hollywood
Marilyn Monroe. Il film, basato sul romanzo
bestseller di Joyce Carol Oates, è degno di nota
per la sua classificazione vietata ai minori di 17 anni. Il cast di
supporto include Bobby Cannavale, Adrien
Brody, Julianne Nicholson, Xavier
Samuel e Evan Williams.
“[Il film] reinventa
audacemente la vita di una delle icone più durature di Hollywood,
Marilyn Monroe. Dalla sua instabile infanzia come Norma Jeane,
attraverso la sua ascesa alla celebrità e ai coinvolgimenti
romantici, “Blonde” offusca i
confini tra realtà e finzione per esplorare la crescente divisione
tra il suo sé pubblico e privato”.
In una nuova intervista con
EW, Ana de Armas discute delle sue scene di
nudo in Blonde, rivelando che non si è mai sentita
sfruttata in quelle occasioni. L’attrice afferma che le scene sono
state ampiamente discusse in anticipo e che l’ambiente sul set era
sicuro e dominato da un senso di rispetto per il materiale
originale.
In definitiva, spiega Ana de Armas, guardare quelle scene come
membro del pubblico è probabilmente un’esperienza più difficile di
quella che ha avuto lei quando le stava effettivamente girando.
“È più difficile per le persone
guardare [quelle scene] che per me realizzarle, perché ho capito
cosa stavo facendo e mi sono sentita molto protetta e al sicuro.
Non mi sentivo sfruttata perché avevo il controllo. Ho preso io
quella decisione. Sapevo che film stavo facendo. Mi sono fidata del
mio regista. Mi sentivo come se fossi in un ambiente sicuro.
Abbiamo avuto centinaia di conversazioni su queste scene. Tutti
sentivano un profondo rispetto per il film che stavamo girando. E
in questo senso, non avevo paura. Non mi sentivo affatto a disagio,
anche se erano scene davvero difficili.”
Blonde di Andrew Dominik, con
Ana de Armas nei panni dell’icona di Hollywood
Marilyn Monroe. Il film, basato sul romanzo
bestseller di Joyce Carol Oates, è degno di nota
per la sua classificazione vietata ai minori di 17 anni. Il cast di
supporto include Bobby Cannavale, Adrien
Brody, Julianne Nicholson, Xavier
Samuel e Evan Williams.
“[Il film] reinventa audacemente
la vita di una delle icone più durature di Hollywood, Marilyn
Monroe. Dalla sua instabile infanzia come Norma Jeane, attraverso
la sua ascesa alla celebrità e ai coinvolgimenti romantici,
“Blonde” offusca i confini tra realtà e finzione per esplorare la
crescente divisione tra il suo sé pubblico e privato”.
Su Netflix dal 28 settembre arriva Blonde, il biopic di Marilyn Monroe con l’attrice Ana de Armas. La storia della Monroe ha spesso
sollevato dubbi su come effettivamente venissero trattate e
considerate le star del tempo e la verità è che sono stati tanti i
divi che a causa di Hollywood hanno avuto una vita difficile.
Hollywood non è mai stata
un’oasi felice. Chiunque sia finito nella sua morsa è
stato masticato, modellato e sputato fuori senza pietà alcuna. Ai
tempi dello star system – che ha contribuito a creare l’epoca d’oro
del cinema americano – ciò che contava non era chi facesse la
differenza, ma chi piuttosto riuscisse a rimanere a galla.
Blonde, Marilyn e le altre: le
clausole di Hollywood
Le case di produzione
cinematografica, le “Majors” (MGM, Paramount, 20th Century Fox, RKO
Pictures, Warner Bros), negli anni successivi alla loro fondazione
erano mosse dal principio dello star system. Esso altro non era che
la creazione e la promozione di divi, persone da far crescere ad
Hollywood e poter lanciare affinché portassero il maggior numero di
introiti per i loro film. I divi erano ciò che serviva per
catturare l’attenzione del pubblico e spesso erano giovani
comuni, alcuni senza né arte né parte, che venivano istruiti per
diventare qualcun altro. Il personaggio che veniva rigurgitato –
letteralmente – da Hollywood, era diverso, costruito, e aveva
persino un altro nome.
Il prezzo della fama, però, era la
libertà. Spesso le case di produzione avevano regole ferree,
molte delle quali non erano solo sfiancanti ma anche eccessivamente
limitanti. Venivano istituite delle clausole di moralità fra
Studios e divi, i quali avevano delle linee ben precise da seguire
e alle quali non potevano sottrarsi dopo aver firmato il contratto.
Ciò che contava non era la recitazione, ma
l’immagine. L’epoca d’oro del divismo, iniziata negli anni
’20, verrà sempre ricordata come un momento florido per il cinema
americano, ma che si trascina anche il peso di aver ridotto in
cenere molte star.
Come nasceva una stella
All’epoca Hollywood era famosa per
mettere in pratica il processo di glamorizzazione,
ossia la “fabbricazione di una star”. Gli Studios si ponevano
l’obiettivo di glamorizzare circa 10 future “stelline” all’anno
secondo il principio del piantare un albero. Chiunque fosse
riuscito a germogliare dopo 3 anni, e quindi a diventare qualcuno,
sarebbe rimasto lì. Gli altri, come le radici della pianta,
sarebbero stati estirpati da quel posto e buttati via. Tutto
cambiava: il nome, i capelli, i denti, le pose, il comportamento,
persino come sorridere e sbattere le ciglia. Non tutte però, seppur
superassero la prova, riuscivano a reggere quel tipo di vita e
imposizioni.
Marilyn Monroe non è stata
l’unica ad aver avuto una vita tormentata dopo essere approdata a
Los Angeles. Non è stata neppure l’unica ad aver dovuto
cambiare nome e vivere per due: per Norma Jane (suo vero nome) e
per Marilyn Monroe, la diva dai capelli d’oro che ancora oggi è
considerata un’icona nel panorama hollywoodiano. Altre sono state
le attrici che hanno dovuto subire in silenzio e rinunciare alla
propria felicità. Non sempre, come si suol dire, è tutto oro ciò
che luccica.
Judy Garland, una bambina cresciuta
in fretta
Altre due figure di spicco nel
cinema americano sono state Judy Garland e
Gene
Tierney. Entrambe hanno un comune denominatore uguale
a quello della Monroe: la tragedia. Ed entrambe sono state figlie
di Hollywood.
Judy Garland, il cui vero nome è Frances Ethel Gumm,
non ha mai avuto un buon rapporto con gli Studios sin da subito;
Los Angeles le portò una serie di problemi sin dall’adolescenza e
questi si riversarono spietati poi nell’età adulta.
Come lei stessa raccontò, non aveva
mai voluto fare l’attrice. Decisero per lei i genitori quando aveva
10 anni e cantava con il padre e le sorelle a teatro. Lì fu vista
da un esponente della MGM che le fece fare un provino: è lì che
Judy divenne di loro proprietà. Il periodo alla MGM non fu mai
facile: essa era diventata il “padre” della Garland e veniva
costantemente minacciata dalla madre “che lo avrebbe raccontato a
Louis Mayer”, se qualcosa non andava nel verso giusto.
Judy, nella sua permanenza
lì, era costretta a una dieta ferrea e se infrangeva la
regola mangiando qualcosa che non fosse brodo, Louis Mayer la
riempiva di offese. Uno dei suoi primi e iconici film, Il Mago
di Oz, fu quasi un trauma per lei. Come lei stessa ricorda, la
trattavano come se fosse un pollo al mercato definendola “grassa e
brutta”. Fu lì che Judy, resasi conto di non poter fare a meno del
cibo, iniziò a prendere le pillole per dimagrire. Pillola dopo
pillola, ne diventò dipendente. Prendeva di tutto: pillole
per dormire, per stare tranquilla, per svegliarsi e… per essere
felice. Il suo sistema nervoso era a pezzi.
La vita di Judy fu costellata di
problemi matrimoniali e divorzi. Per Hollywood non andava bene che
avesse dovuto divorziare, non andavano bene i suoi atteggiamenti,
non andava bene che lei mangiasse. Il suo compito era soddisfare la
MGM che la voleva impeccabile, non permettendole neppure di pensare
ai suoi figli, e allo stesso tempo doveva impegnarsi per far
rimanere in piedi i suoi matrimoni. Nella sua breve vita, la
Garland ha avuto molti esaurimenti nervosi che l’hanno portata non
solo ad assumere più farmaci del previsto, ma anche ad essere
spesso alcolizzata.
Gene Tierney, fra amore e
follia
La Tierney, a differenza della
Garland, voleva invece diventare attrice a tutti i costi e il suo
sogno più grande era debuttare a Broadway. Il suo primo
vero contratto lo firmò con la 20th Century Fox all’età di 17
anni, diventando una vera e propria diva a 19. Nel 1941
Gene sposò Oleg Cassini, un nobil uomo dalle origini italiane. Se
fino a quel momento Hollywood con lei era stata clemente, dopo la
nascita della loro bambina Daria affetta da alcuni disturbi
mentali, diventò spietata.
Gene, infatti, sconvolta dai
problemi di salute della figlia si era ritirata nel Connecticut con
il bisogno di riprendersi da quel forte scossone. Ma la
20th Century Fox ignorò il problema, imponendole di tornare a Los
Angeles e di condurre la vita di prima come se nulla fosse
successo. Ancora una volta gli Studios volevano il personaggio e
gettavano nella spazzatura la persona.
Da qui, la Tierney cominciò a
condurre una vita malinconica e trascurata, tanto che ad un certo
punto decise di andare da uno psicanalista. Le pressioni della casa
di produzione e il non riuscire a conciliarle con la sua vita
privata che, piano piano, stava andando alla deriva, la
abbandonarono in una “dolce follia” dalla quale non si riprese mai
più.
Da sempre con Hollywood esiste solo
un concetto: o la si ama o la si odia. Ma una cosa è certa: spesso
quel che si vede dall’esterno non rispecchia mai cosa realmente
accade all’interno. E nonostante Hollywood sia stata quasi spietata
con le proprie stelle, i divi che ha partorito sono
diventati dei grandi immortali.
Blonde, diretto da Andrew
Dominik, è disponibile su Netflix dal 28 settembre, dopo
essere stato presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia 2022.
Si è tenuta questa sera la premiere
alla 79esima Mostra d’Arte Internazionale del cinema di Venezia di
Blonde,
il nuovo film del regista Andrew Dominik che vede
Ana de Armas nei panni della leggendaria icona Marilyn Monroe.
Sul red carpet tutto il cast e il produttore del film,
Brad Pitt.
Il film
Tratto dal bestseller di Joyce
Carol Oates, Blonde reinventa con audacia la vita di una delle
icone più leggendarie di Hollywood: Marilyn
Monroe. Dalla sua infanzia imprevedibile come Norma Jeane,
attraverso l’ascesa alla fama e i legami sentimentali, Blonde
mescola realtà e finzione per esplorare la sempre più vasta
differenza tra l’immagine pubblica e quella privata dell’attrice.
Scritto e diretto da Andrew Dominik, il film vanta un cast
straordinario con Ana de Armas al fianco di Bobby
Cannavale,
Adrien Brody, Julianne Nicholson, Xavier Samuel ed Evan
Williams.
È possibile vedere il mondo al di fuori dei nostri traumi, al
di fuori delle nostre paure e desideri? E se si incarna un oggetto
del desiderio, quello che il mondo vede è il tuo vero io o una
proiezione dei propri bisogni? Marilyn Monroe una volta disse:
“Quando si è famosi, ci si imbatte sempre nell’inconscio delle
persone”. Come si pone una bambina indesiderata di fronte
all’essere diventata la donna più desiderata del mondo? Deve
dividersi a metà? Proporre un’immagine sfolgorante al mondo,
mentre l’io indesiderato soffoca all’interno. E non è forse il
cinema stesso una macchina del desiderio? L’abbiamo in qualche modo
uccisa noi stessi con il nostro sguardo? Lei ora esiste, come la
polvere di una stella esplosa, sotto forma di migliaia di immagini
che fluttuano nel nostro inconscio collettivo, nei film, nelle
fotografie, sui muri, nelle pubblicità, sulle fiancate dei furgoni
dell’aria condizionata e la sua luce – come quella di una stella –
viaggia ancora verso di noi, anche se lei si è spenta da
tempo.
Andrew Dominik non è il primo regista a
parlare di Marilyn Monroe e Blonde
non può essere definito fino in fondo un biopic. Il
film Netflixsi basa
sull’omonimo romanzo semi-immaginario di Joyce Carol
Oates e si muove tra fatti reali e rappresentazioni
fantasiose. Il lungometraggio esplora la vita di Marilyn
Monroe (interpretata da Ana de Armas) attraverso un viaggio
favolistico: dall’infanzia travagliata alla morte prematura. Il
film si concentra soprattutto sulla vita privata di
Monroe, mostrando la persona che si cela dietro al
celebre personaggio (e allo pseudonimo): Norma
Jean, i suoi affetti, le gravidanze, gli aspetti più
profondi dei suoi matrimoni e della sua carriera. Nonostante
Dominik abbia cambiato molti dettagli reali
ai fini della narrazione, Blondefa luce su alcuni
aspetti dell’attrice che, fino ad oggi, erano rimasti
inesplorati.
Blonde confonde
continuamente i confini tra realtà e immaginazione: ma cosa di
quanto viene mostrato è accaduto realmente e cosa è stato inventato
ai fini della rappresentazione?
Marilyn Monroe pensava davvero che
suo padre fosse Clark Gable: VERO
Uno dei temi principali
di Blonde è il disperato desiderio di
Marilyn di incontrare il vero padre. All’inizio
del film, la madre di
Marilyn (Julianne Nicholson)
mostra alla figlia una foto di Clark Gable e la
convince che sia lui il suo vero papà. Per quanto assurdo, si
tratta di un fatto realmente accaduto: Norma Jean ha creduto
per buona parte della sua vita che il famoso attore fosse suo
padre. Sicuramente, nella realtà il disincanto è durato meno che in
Blonde. Fatto
curioso: Monroe e
Gable si sono realmente incontrati e hanno
lavorato come co-protagonisti nel film del 1961 Glispostati (per entrambi l’ultimo lungometraggio prima
di morire).
Marilyn ha avuto una relazione
poliamorosa: FALSO
In Blonde,
da giovane Marilyn ha una relazione
poliamorosa con gli attori Charles Chaplin Jr.
(detto Cass) e Edward G. Robinson
Jr. (Eddy). Non appena la notizia inizia a fare
scalpore, lo studio che si occupa di lei
spinge Marilyn a troncare i rapporti con
i due ragazzi, portando alla fine della relazione. Nella realtà le
cose sono andate diversamente: anche se sembra
che Monroe abbia avuto delle storie con
entrambi gli attori, non si è mai parlato di un ménage
à trois.
Probabilmente Dominik ha scelto di
includere questa trama nel film perché era già presente nel romanzo
originale Blonde. In ogni caso, il regista ha
fatto la scelta giusta: il trio è incredibile sullo schermo.
Marilyn Monroe è rimasta incinta
più volte: INCORRETTO
Un altro tema centrale di
Blonde sono
le gravidanze travagliate di Marilyn Monroe. Non
tutte quelle rappresentate sono però reali: non è certo ad esempio
che Norma fosse incinta nel 1953. Al contrario,
sono reali la gravidanza e l’aborto di
Monroe avvenuti durante il suo matrimonio con
il drammaturgo Arthur Miller (Adrien
Brody), anche se in Blonde le
circostanze e sono sicuramente state modificate.
Joe DiMaggio era violento nei confronti
di Marilyn Monroe: VERO
Blonde
porta sullo schermo il matrimonio di Marilyn
con la leggenda del baseball Joe DiMaggio. Nel
film, l’attore appare come un soggetto
violento e irascibile e, purtroppo, l’uomo reale non differisce
dalla rappresentazione. Nella realtà, Monroe e
DiMaggio (Bobby
Cannavale) hanno avuto un matrimonio breve e
tumultuoso. Fedele è anche l’episodio legato alla scena del vestito
bianco di Quando la moglie è in vacanza, per cui
DiMaggio è andato su tutte le furie.
Successivamente a questo fatto, Monroe ha
chiesto il divorzio e, dopo soli nove mesi di matrimonio, i due si
sono lasciati.
Arthur Miller ha scritto di Marilyn
Monroe: VERO
In Blonde, Marilyn scopre
che il suo terzo marito, il drammaturgo Arthur
Miller, ha scritto di lei in una delle sue opere.
Nonostante le richieste dell’attrice di tenerla fuori dal suo
lavoro, Miller riporta addirittura una loro
conversazione parola per parola. Questo fatto crea una frattura
nella coppia. Il dettaglio sul matrimonio riportato nel film è
vero: Miller inserisce il personaggio di
Marilyn nel suo lavoro anche anni dopo
il divorzio. Inoltre, il drammaturgo ha scritto la sceneggiatura de
Gli spostati, l’ultimo film in cui ha
recitato Monroe. Nel lungometraggio, il
personaggio di Roslyn presenta tratti molto
simili alla sua interprete Marilyn.
Era difficile lavorare con Marilyn
sul set: VERO
In
Blonde, Marilyn appare
come un’attrice difficile sul set, che fa impazzire la troupe tra
attacchi di panico e sfuriate. Purtroppo, anche questo è un aspetto
reale di Marilyn Monroe. Anche a causa delle sue
dipendenze da farmaci e psicofarmaci, Monroe
spesso arrivava in ritardo, si assentava ed era poco collaborativa.
Quanto detto vale soprattutto per il film Il principe e la
ballerina: come possiamo notare
in Blonde, Marilyn ha
fatto molta fatica a lavorare con Laurence
Olivier.
Marilyn Monroe ha davvero avuto una
storia con il presidente Kennedy?
Verso la fine di
Blonde, Marilyn viene
condotta dai servizi segreti per incontrare il presidente
John F. Kennedy. Nel film, i due hanno uno
squallido rapporto sessuale, totalmente privo di sentimento o
rispetto nei confronti di Monroe. La presunta
relazione tra Marilyn Monroe e il presidente
Kennedy è forse uno dei dettagli più appariscenti
della vita dell’attrice, in primis per la famosa esibizione del
1962 “Happy Birthday Mr. President“.
Indubbiamente, Monroe e
Kennedy hanno avuto una connessione nella vita
reale, ma si sa poco delle dinamiche tra i due. Il presidente era
realmente irrispettoso nei confronti
di Marilyn? Questo aspetto di
Blonde è difficile da verificare: al tempo, i
dettagli sulla presunta relazione tra Monroe
e Kennedy sono stati ben oscurati.
La Marilyn Monroe
Estate sta rispondendo a una reazione negativa contro
Ana de Armas dopo la premiere del primo
trailer ufficiale di Blonde. La
candidata al Golden Globe interpreta l’icona di Hollywood nel
prossimo drammatico di Netflix, che sarà presentato in anteprima mondiale
sulla piattaforma il 28 settembre e prima ancora a Venezia 79 in
Concorso. Basato sull’omonimo romanzo, Blondereinventa
la vita di Marilyn Monroe dalla sua burrascosa
infanzia fino a la sua ascesa a diventare uno dei simboli più
famosi e amati del 20° secolo americano.
De Armas aveva precedentemente
rivelato al Times di Londra di aver trascorso quasi un anno a
lavorare sull’accento di Monroe e sul caratteristico tono affannoso
prima dell’inizio delle riprese. Ha descritto il processo
estenuante come una “grande tortura”, notando che il suo “cervello
era fritto” dopo più di nove mesi di coaching dialettale e sessioni
di ADR. Quando il trailer di Blonde è finalmente uscito il 28 luglio, molti
spettatori hanno affermato che de Armas non
suonava come Monroe e aveva mantenuto il suo accento cubano
nonostante la sua preparazione per il ruolo.
Sebbene la Marilyn Monroe
Estate non abbia ufficialmente autorizzato
Blonde, i portavoce hanno rapidamente espresso
sostegno per il casting di Ana de Armas nel film.
Marc Rosen, presidente dell’intrattenimento presso
Authentic Brands Group, che possiede la Marilyn Monroe
Estate, definisce de Armas “un’ottima scelta per il
casting” e difende l’interpretazione della star con una serie
di altre lodi.
“Marilyn Monroe è una singolare
icona di Hollywood e della cultura pop che trascende le generazioni
e la storia. Ogni attore che entra in quel ruolo sa di dover far
fronte a una grande eredità. Basandosi solo sul trailer, sembra che
Ana sia stata un’ottima scelta per il casting poiché cattura il
fascino, l’umanità e la vulnerabilità di Marilyn. Non vediamo l’ora
di vedere il film nella sua interezza!”
Blonde di Andrew Dominik, con
Ana de Armas nei panni dell’icona di Hollywood
Marilyn Monroe. Il film, basato sul romanzo
bestseller di Joyce Carol Oates, è degno di nota
per la sua classificazione vietata ai minori di 17 anni. Il cast di
supporto include Bobby Cannavale, Adrien
Brody, Julianne Nicholson, Xavier
Samuel e Evan Williams.
“[Il film] reinventa
audacemente la vita di una delle icone più durature di Hollywood,
Marilyn Monroe. Dalla sua instabile infanzia come Norma Jeane,
attraverso la sua ascesa alla celebrità e ai coinvolgimenti
romantici, “Blonde” offusca i confini tra realtà e finzione per
esplorare la crescente divisione tra il suo sé pubblico e
privato”.
Blonde, di Andrew Dominik con Ana de Armas, si ispira all’omonimo romanzo
del 2000 di Joyce Carol Oates, fondendo realtà e
finzione in un ritratto sognante del turbolento stato emotivo di
Marlyn Monroe.
Il film in questione è stato
criticato dai recensori per aver creato un’immagine unidimensionale
e sfruttata di Monroe. In particolare, il film è stato criticato
per aver costretto la Monroe a una vittimizzazione costante e
brutale, creando un tributo vuoto e disumanizzante di una donna che
era molto più delle sue relazioni traumatiche con gli uomini.
Tuttavia, i critici ritengono che la performance di Ana de Armas sia una rivelazione e un momento
clou del film divisivo.
Ora, chiamata in causa, interviene
nel dibattito intorno al film anche l’autrice del romanzo di
partenza del film, Joyce Carol Oates, che su
Twitter difende il film, le scelte di Dominik e la
performance di de Armas:
“Penso che sia stata/è una
brillante opera d’arte cinematografica ovviamente non per tutti.
Sorprendente che in un’era post #MeToo la cruda esposizione della
predazione sessuale a Hollywood sia stata interpretata come
“sfruttamento”. Sicuramente Andrew Dominik intendeva raccontare
sinceramente la storia di Norma Jeane.”
I think it was/is a brilliant work of
cinematic art obviously not for everyone. surprising that in a
post#MeToo era the stark exposure of sexual predation in Hollywood
has been interpreted as "exploitation." surely Andrew Dominik meant
to tell Norma Jeane's story sincerely. https://t.co/YCehGfskds
Blonde di Andrew Dominik, con
Ana de Armas nei panni dell’icona di Hollywood
Marilyn Monroe. Il film, basato sul romanzo
bestseller di Joyce Carol Oates, è degno di nota
per la sua classificazione vietata ai minori di 17 anni. Il cast di
supporto include Bobby Cannavale, Adrien
Brody, Julianne Nicholson, Xavier
Samuel e Evan Williams.
“[Il film] reinventa audacemente
la vita di una delle icone più durature di Hollywood, Marilyn
Monroe. Dalla sua instabile infanzia come Norma Jeane, attraverso
la sua ascesa alla celebrità e ai coinvolgimenti romantici,
“Blonde” offusca i confini tra realtà e finzione per esplorare la
crescente divisione tra il suo sé pubblico e privato”.
Ecco il primo trailer di
Blonde,
il film Netflix in cui Ana de Armas è
chiamata a interpretare
Marilyn Monroe, la sfortunata dive, divenuta
icona sempre giovane.
Netflix ha presentato il primo
trailer evocativo di Blonde di
Andrew Dominik, con Ana de Armas
nei panni dell’icona di Hollywood
Marilyn Monroe. Il film, basato sul romanzo
bestseller di Joyce Carol Oates, è degno di nota
per la sua classificazione vietata ai minori di 17 anni. Il cast di
supporto include Bobby Cannavale, Adrien
Brody, Julianne Nicholson, Xavier
Samuel e Evan Williams.
Blonde, la trama
“[Il film] reinventa
audacemente la vita di una delle icone più durature di Hollywood,
Marilyn Monroe. Dalla sua instabile infanzia come Norma Jeane,
attraverso la sua ascesa alla celebrità e ai coinvolgimenti
romantici, “Blonde” offusca i confini tra realtà e finzione per
esplorare la crescente divisione tra il suo sé pubblico e
privato”.
Blondeuscirà
in tutto il mondo su Netflix il 23 settembre.
L’attrice Ana de Armas, celebre
per film come Blade Runner 2049 e
Knives Out, interpreta
l’iconica Marilyn Monroe
nell’atteso film NetflixBlonde. Ancor prima di diventare
disponibile al pubblico, dal 28 settembre, il film
sta già facendo parlare molto di sé. Negli Stati Uniti, infatti,
Blonde ha ricevuto il rating “restricted”, che vieta
dunque la visione ai minori di 17 anni non accompagnati da un
adulto. Ciò sarebbe dovuto per via della presenza di scene
sessualmente esplicite.
La de Armas, tuttavia, si è detta
particolarmente contraria da questa decisione, non comprendendone i
motivi. “Potrei citare numerosi film o show che sono molto più
espliciti e che hanno molti più contenuti sessuali rispetto a
Blonde. Per raccontare questa storia era importante mostrare tutti
questi aspetti della vita di Marilyn, che l’hanno portata a fare la
fine che ha fatto. Tutti nel cast sapevamo che avremmo dovuto
esplorare anche gli angoli più bui.” Lo stesso regista,
Andrew Dominik, ha affermato che per poter davvero
raccontare la Monroe era indispensabile realizzare il film così
come è stato realizzato, con contenuti necessariamente adulti nei
toni.
Blonde, dunque, si
preannuncia più cupo e introspettivo di quanto si potesse
immaginare, non facendosi problemi a mostrare anche i momenti più
delicati, e per questo significativi, della vita di Marilyn. La de
Armas, inoltre, già sin dalle prime immagini è stata vista come
l’interprete perfetta per la parte. Dalle sue parole, si può anche
capire quanto tenga a questo progetto. Per poter scoprire quali
aspetti il film realmente affronta occorrerà ora attendere l’arrivo
del film sulla piattaforma, ma già dalla sua presentazione in
concorso al Festival di Venezia si potrà avere
qualche notizia in più a riguardo.