A novembre, Dave Bautista ha utilizzato i social
media per accennare al fatto di aver parlato con James Gunn della WB, che aveva appena assunto
il ruolo di co-presidente dei DC Studios.
James Gunn ha anche ricondiviso il post di
Dave Bautista, accendendo i social media con
tonnellate di speculazioni su chi Dave Bautista potrebbe interpretare nel
DCU.
In una nuova intervista con Comic
Book, è stato chiesto a Dave Bautista cosa potrebbe accadere
prima di essere inserito nella WWE Hall of Fame o di
firmare per un ruolo nel DCU?
Dave
Bautista ha risposto: “Non saprei risponderti onestamente,
perché penso… E lo dico solo perché abbiamo avuto delle
conversazioni, nel corso degli anni, che sarebbe la WWE Hall of
Fame. Avrei dovuto partecipare l’anno scorso, ma ero impegnato in
un film e non ho potuto viaggiare. Stavo girando un film in
Sudafrica e logisticamente non è stato possibile realizzarlo.
Quindi, sapete, non ho parlato con James dell’Universo
DC“.
Ha poi aggiunto: “Mi
piacerebbe lavorare di nuovo con James, che si tratti dell’Universo
DC o meno. Adoro
James Gunn. È un regista incredibile e abbiamo un cameratismo
che non ha prezzo. Quindi lavorare di nuovo con lui? Voglio dire
che lo farei anche gratis. Ma non abbiamo ancora parlato. Ora è in
cima alla DC. Sta facendo le sue cose. Io sto cercando di portare
avanti la mia lavorazione. Ma sono sempre aperto e gliel’ho
detto“.
Cosa ha scritto Dave Bautista sui social a
Novembre?
Anche in questo caso, torniamo al
post di Dave Bautista sui social media di novembre,
che l’attore di Dune
doveva sapere avrebbe scatenato una marea di voci e speculazioni.
Gunn doveva anche sapere che ripubblicare la foto non avrebbe
fatto altro che aggiungere benzina al fuoco.
Quindi, che Dave Bautista si rifaccia vivo tre mesi
dopo e dichiari che lui e James Gunn non hanno discusso di alcuna
possibilità è una pillola difficile da mandar giù.
In precedenza Dave Bautista aveva dichiarato di aver parlato
con James Gunn della possibilità di interpretare
Bane nel DCU, ma secondo quanto riferito, ciò
avveniva prima che Gunn diventasse co-presidente dei DC
Studios.
Dave Bautista ha rilasciato queste
dichiarazioni a Insider nel gennaio 2023 e in seguito il suo
addetto stampa ha chiarito che le discussioni erano avvenute prima
che Dave Bautista diventasse co-CEO della
divisione DC della Warner Bros.
“Ho avuto delle conversazioni
con James riguardo a [interpretare Bane], ma credo che la direzione
in cui si sta orientando, ovvero il completo reboot dell’intero
universo, stia ripartendo da zero e iniziando in modo più giovane e
fresco e credo che sia necessario farlo. Penso che per rilanciare
l’Universo DC si debba partire da zero e che si debba iniziare con
attori più giovani. Bisogna iniziare a pianificare i prossimi 15
anni, e non credo che si possa fare con me. E lo capisco“.
Allora perché ora Dave Bautista sembra fare di tutto per dire
che lui e Gunn non hanno avuto alcuna conversazione sul
DCU? Forse è nervoso per il rischio di
svelare qualcosa e quindi ha scelto di dichiarare che non ha
parlato con Gunn del DCU?
Sono bastati pochi ruoli tra cinema
e televisione all’attrice Lucrezia Guidone per
affermarsi come una delle più interessanti e talentuose interpreti
della sua generazione. Con una formazione teatrale alle spalle,
l’attrice ha infatti saputo distinguersi attraverso generi e
contesti diversi, arrivando oggi ad essere indicata come uno dei
volti del cinema e della serialità italiana da tenere d’occhio per
il futuro.
Ecco 10 cose che forse non sai di Lucrezia
Guidone.
Lucrezia Guidone: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. Il debutto sul grande schermo avviene per lei nel
2009 con il film Il grande sogno. Nel 2014 è invece Emma
nel film Noi 4, con Kseniya Rappoport. In
seguito ha recitato nei film Dove cadono le ombre (2017),
La ragazza nella nebbia
(2017) e Senza distanza (2018). Nel 2021 recita
nell’apprezzato Qui rido io, ma anche nel
film Altri padri.
2. Ha recitato anche in
alcune serie TV. Oltre al cinema, la Guidone ha avuto modo
di comparire anche per il piccolo schermo. Ha infatti iniziato
recitando in serie come Dov’è Mario? (2016) e Non
uccidere (2017). In seguito ottiene maggior popolarità
interpretando Leptis nella serie NetflixLuna Nera (2020). Sempre nel 2020
recita nell’episodio Veleni della serie Doc –
Nelle tue mani, con Luca Argentero.
Dal 2021 al 2022 recita nella serie Summertime, mentre nel
2022 è protagonista insieme a Michele
Riondino della serie Fedeltà. Nel 2024
recita nella serie TV
Mare Fuori 4, accanto ad attori come Massimiliano Caiazzo e Giacomo Giorgio, e in La lunga notte – La caduta del Duce.
Lucrezia Guidone in Mare Fuori
3. È una delle nuove
protagoniste della serie. Sul finire della terza stagione
di Mare
fuori, l’attrice fa la sua comparsa in scena con il
personaggio di Sofia Durante. Giunta all’IPM sotto le mentite
spoglie di una nuova educatrice, ella è in realtà un’ispettrice
inviata dal ministero per indagare sulla gestione del
penitenziario. Successivamente diventa direttrice dell’istituto,
gestendolo in maniera molto diversa rispetto alla precedente
direttrice, essendo Sofia una donna dal temperamento molto
autoritario, freddo e forte, e mantenendo un’obiettiva distanza dai
detenuti.
4. Ha costruito il
personaggio a partire dal suo trauma. Sofia si afferma
dunque come una personalità molto rigida all’interno della serie,
spesso in posizione di contrasto rispetto ai giovani detenuti.
Tuttavia, Guidone ha raccontato che per costruire la sua Sofia è
partita dagli aspetti più deboli e teneri di lei, a cominciare dal
suo trauma della morte della sorella, che l’ha dunque resa delicata
e fragile. Una fragilità da cui Sofia cerca di nascondere con il
suo atteggiamento autoritario. Per interpretarla, dunque, l’attrice
è andata oltre un superficiale giudizio ricercando la verità del
personaggio.
Lucrezia Guidone in Summertime
5. È entrata a far parte
della serie dalla seconda stagione. Nel 2020 su Netflix è
arrivata la serie italiana dal sapore estivo Summertime. A partire dalla seconda stagione,
distribuita nel 2021, la Guidone ha fatto il suo ingresso nei panni
di Rita, una donna indipendente e madre single che affascinerà
Dario, interpretato da Andrea Lattanzi. Pur
essendo entrata solo a partire dalla seconda stagione, l’attrice ha
raccontato di essersi sentita subito parte del gruppo e di aver
trovato nel suo personaggio una donna molto interessante a cui dar
vita.
Lucrezia Guidone in La lunga notte
6. Ha interpretato una nota
donna nel film sulla caduta del fascismo. In La lunga
notte – La caduta del Duce, Guidone interpreta Edda Ciano, la
prima dei cinque figli di Mussolini, che si oppose al padre nella
sua decisione di uccidere suo marito Galeazzo. Per interpretare
tale personaggio, l’attrice si è documentata approfonditamente,
cercando non di restituire una somiglianza fisica quanto più la sua
energia e le sue passioni, divisa com’era tra l’amore per il marito
e l’affetto per il padre.
Lucrezia Guidone in Fedeltà
7. Ha girato con serenità
le sue scene di nudo. All’interno di Fedeltà
Margherita, il personaggio interpretato da Guidone, è protagonista
di diverse scene particolarmente sensuali, che implicano anche il
nudo. L’attrice ha raccontato di non essersi sentita a disagio nel
dar vita a tali momenti, poiché convinta che se il nudo è
funzionale al racconto e al personaggio allora farlo venga molto
più spontaneo.
Lucrezia Guidone è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo personale seguito da 208 mila persone.
All’interno di questo, con oltre 700 post, l’attrice è solita
condividere immagini o video relativi al suo lavoro, con curiosità
e dietro le quinte. Non mancano però anche post relativi alla sua
vita privata, con eventi, luoghi visitati o momenti di svago
insieme ad amici o famigliari. Seguendola, dunque, si potrà
rimanere aggiornati su tutte le sue attività.
Lucrezia Guidone ha un fidanzato?
9. È molto
riservata. Della vita privata e sentimentale dell’attrice
si sa molto poco. All’infuori di ciò che pubblica sui social,
infatti, non sono molte le notizie sulla sua vita fuori dal set, in
quanto la Guidone preferisce tenere questa per sé. Non è dunque
possibile stabilire se al momento sia impegnata in una relazione
sentimentale o meno, ma è noto che sue grandi passioni sono
leggere, viaggiare e praticare yoga.
Lucrezia Guidone: età, altezza e
la famiglia dell’attrice
10. Lucrezia Guidone è nata
il 3 giugno del 1986 a Pescara, Italia. L’attrice è alta
complessivamente 1,68 metri. Come noto, Guidone è cresciuta in una
famiglia d’artisti, legati in particolare al campo musicale. La
madre era infatti una pianista mentre la zia una ballerina.
Seguendo le orme di entrambe, la giovane Lucrezia ha dunque
iniziato a studiare musica e danza, per poi appassionarsi però
sempre di più alla recitazione. Una passione che l’ha portata ad
entrare come allieva all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
D’Amico. Guidone ha poi anche una sorella più piccola di 10 anni,
di nome Ludovica.
Il giorno di Capodanno del 2023
Jeremy Renner è stato schiacciato da uno
spazzaneve mentre cercava di salvare suo nipote e, poco più di un
anno dopo, sembra che sia finalmente pronto a vestire nuovamente i
panni di Clint Barton.
Si temeva che la star di Avengers:
Endgame e Hawkeye
non ce l’avrebbe fatta, ma dopo un lungo recupero, il mese scorso
ha potuto tornare al lavoro per recitare nella terza
stagione di Mayor of Kingstown.
Parlando con Entertainment Tonight,
all’attore è stato chiesto del suo futuro nel MCU e ha confermato:
“Sono sempre pronto. Sarò abbastanza forte, questo è certo.
Sarò pronto“.
Jeremy Renner ha poi rivelato che i suoi
co-protagonisti del MCU sono stati una delle
sue più grandi fonti di sostegno, in quanto gli sono stati accanto
durante lo “straziante” processo di recupero.
“Tutti quei ragazzi sono venuti
al mio capezzale“, ha detto. “Sono stati con me per tutto
il tempo della convalescenza, quindi… se mi vogliono, possono
avermi. Sarebbe già qualcosa“.
Per quanto riguarda le sue
condizioni generali, il veterano del MCU ha rivelato di essere
“probabilmente al 90% di tutte le cose che avrei dovuto
fare“.
“Farò tutto quello che posso…
tutto quello che serve per migliorare, per diventare più
forte“, ha continuato Renner.
“È una strada a senso unico,
questo recupero. Il resto della mia vita riguarda la salute e il
benessere. Il recupero farà parte del resto della mia vita, quindi
non vedo l’ora, amico. C’è sempre qualcosa da fare per migliorare,
essere più forti, essere più felici, essere più sani, ed è questo
che aspetto con ansia“.
Cosa è successo a Jeremy Renner?
Jeremy Renner è saltato sullo spazzaneve
quando ha notato che stava scivolando verso suo nipote ed è stato
trascinato sotto e schiacciato. Con più di 30 ossa rotte, l’attore
è stato operato d’urgenza per salvarsi la vita e ha trascorso la
maggior parte del 2023 in convalescenza.
Non ci sono notizie specifiche sul
possibile ritorno dell’attore nel MCU, anche se non contiamo sulla
seconda stagione di Hawkeye
ora che Kate Bishop sembra essersi unita ai Giovani
Vendicatori.
Clint Barton, però, è
destinato a rientrare in Avengers
5, dando a Jeremy Renner tutto il tempo necessario per
prepararsi a tutte quelle acrobazie.
“Non posso credere di essere
seduto qui in questo momento“, ha dichiarato in seguito
nell’intervista. “Sono molto grato. Sono molto felice di andare
avanti nella vita e sono felice di condividere questa vita con le
persone fantastiche che amo“.
Era il 2019 quando abbiamo appreso
per la prima volta che la HBO aveva deciso di eliminare il prequel
di Game
of Thrones sviluppato da Jane
Goldman… nonostante le riprese di un costoso episodio
pilota con protagonista Naomi Watts!
Il progetto aveva originariamente
ricevuto il via libera nel giugno 2018 ed era uno dei numerosi
copioni di prequel raccolti dalla rete via cavo quando
Game of
Thrones ha iniziato a concludersi.
SJ Clarkson,
regista di Jessica Jones e Madame
Web, ha diretto l’episodio pilota e, con una star
così importante, ci aspettavamo che andasse avanti.
In base a ciò che è stato rivelato,
c’era qualcosa che non funzionava e anche il lungo periodo di
post-produzione – che ha portato a un completo re-edit del taglio
iniziale, accolto con scarso favore – non ha aiutato le cose (e
nemmeno le voci di problemi dietro le quinte in Irlanda).
Alla fine la HBO ha scelto di
andare avanti con House
of the Dragon – senza un episodio pilota – un azzardo
che ha dato i suoi frutti visto il successo della serie.
Naturalmente, non si tratta di una
novità assoluta per Game
of Thrones: il pilot della serie principale è stato
scartato e girato nuovamente per diventare il successo che ha poi
diviso i fan durante la stagione finale.
Ora, un primo sguardo a
Game of Thrones: Bloodmoon è stato rivelato grazie
ad alcune foto dietro le quinte che mostrano il personaggio senza
nome di Naomi Watts.
Non rivelano molto, ma offrono
almeno uno sguardo a ciò che avrebbe potuto essere. “Dai
terribili segreti della storia di Westeros alla vera origine degli
Estranei“, si legge nel logline ufficiale, “dai misteri
dell’Oriente agli Stark della leggenda, solo una cosa è certa: non
è la storia che pensiamo di conoscere“.
Parlando della cancellazione dello
show nel 2020, Naomi Watts aveva commentato: “Mi
dispiace. Sento il vostro dolore. Mi sono appassionato allo stesso
modo. Non ero una grande fan e non avevo visto le serie fino a
quando non sono stata assunta, ma poi ho guardato tutto nell’arco
di un paio di mesi ed è stato meraviglioso“.
“È un vero peccato, sarebbe stato molto divertente”, ha
aggiunto l’attrice. “Ma non mi è permesso svelare nulla,
temo“.
First look at Naomi Watts in the pilot
episode of HBO’s cancelled ‘BLOOD MOON’
#GameOfThrones prequel series.
The pilot reportedly revolved around a wedding between a Stark
and a Casterly, taking place at Casterly Rock. pic.twitter.com/4htFRbSJsg
Miles Morales è
stato creato dallo scrittore Brian Michael Bendis
e dall’artista Sara Pichelli nel 2011 e Bendis ha
dichiarato che il personaggio è stato ispirato da Donald Glover. In particolare, Bendis ha
dichiarato che l’idea di Miles Morales gli è venuta in mente quando
ha visto Glover indossare un costume da Spider-Man durante
un episodio di Community.
Ha detto Bendis: “Era fantastico!
L’ho visto con quel costume e ho pensato: ‘Vorrei leggere quel
libro’. Così sono stato contento di aver scritto quel libro”. Data
la dichiarazione di Bendis, Donald Glover è stato legato al personaggio
per diversi anni e sembrava ricettivo all’idea di ritrarre Miles in
live-action, ma con il passare degli anni Donald Glover ha iniziato a dichiarare di
essere troppo vecchio e che era passato troppo tempo.
In una nuova intervista rilasciata
a Vanity Fair per promuovere il suo imminente
reboot di
Mr. and Mrs. Smith, Donald Glover ha sviato la domanda sul suo
ruolo di Miles affermando che pensa che la Sony realizzerà
sicuramente un film live-action e che è più probabile che
interpreti lo zio di Miles. Il discorso su Spider-Man inizia
intorno al minuto [03:12] dell’intervista alla macchina della
verità di Vanity Fair.
Glover ha detto a proposito dei
piani della Sony: “Ci sarà sicuramente un live-action su Miles
Morales, e credo che probabilmente si preoccupino di più del fatto
che io sia Prowler in quel film o qualcosa del genere. Ormai sono
troppo vecchio per fare Spider-Man“.
La Sony sembra decisamente aver
piantato i semi per l’eventuale introduzione di Miles nell’universo
cinematografico di Spider-Man in live-action, con
molti fan convinti che quando Tom Holland si stancherà di interpretare il
wallcrawler, la Sony passerà rapidamente a Miles.
Sebbene sia stato rappresentato
principalmente come un cattivo nei film animati dello
Spider-Verse, Prowler ha un passato da eroe nei
fumetti: ha iniziato come ladruncolo che ha cambiato vita dopo
l’incontro con Peter Parker Spider-Man.
L’ultima stagione di
The Good
Doctor debutta il 20 febbraio. David Shore e Liz
Friedman sono produttori esecutivi e co-showrunner. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e ABC Signature.
The Good Doctor, las erie tv
The
Good Doctor, prodotto da ABC Signature e Sony Pictures
Television Series, è interpretato da Freddie Highmore nel ruolo del dottor Shaun
Murphy, Richard Schiff nel ruolo del dottor Aaron
Glassman, Fiona Gubelmann nel ruolo della
dottoressa Morgan Reznick, Will Yun Lee nel ruolo
del dottor Alex Park, Christina Chang nel ruolo
della dottoressa Audrey Lim, Paige Spara nel ruolo di Lea Dilallo,
Bria Samoné Henderson nel ruolo della dottoressa
Jordan Allen e Noah Galvin nel ruolo del dottor
Asher Wolke. David Shore e Liz Friedman sono
produttori esecutivi e co-showrunner. Daniel Dae Kim, Erin Gunn,
Thomas L. Moran, David Hoselton, Peter Blake, Jessica Grasl,
Garrett Lerner, Mike Listo, Freddie Highmore, Shawn Williamson,
David Kim e Sebastian Lee sono anche produttori esecutivi.
“Non potremmo essere più
entusiasti che Chuku rientri nella famiglia di The Good Doctor e
che il pubblico scopra cosa ha fatto il dottor Kalu da quando ha
lasciato il St. Bon“, ha dichiarato Friedman quando Modu è
tornato nella scorsa stagione.
Dopo la sua permanenza in The
Good Doctor, Modu ha partecipato alle ultime due
stagioni di The 100 della CW, l’ultima delle quali
come series regular, ed è apparso in Captain Marvel. Recentemente è stato visto
nella serie Amazon The Peripheral di Jonathan
Nolan e Lisa Joy e ha recitato nel film The
Origin.
HBO ha diffuso il trailer di
True Detective 4×05, l’atteso quinto episodio che
si intitola “Part 5” di True
Detective: Night Country.
La quarta stagione di True
Detective è creata, scritta e diretta da Issa
López e vede nel cast il premio Oscar Jodie Foster, per la prima volta protagonista
sul piccolo schermo, e Kali Reis (Catch the
Fair One), a formare la coppia di investigatrici al centro
dell’indagine raccontata nei nuovi episodi. Nel cast anche
Fiona Shaw (Harry Potter),
Christopher Eccleston (Doctor Who) e John Hawkes
(candidato agli Oscar per Un Gelido Inverno).
Fra thriller, horror e
soprannaturale, True Detective: Night Country racconta una
storia avvincente e ricca di suspense che prende il via durante
l’ultimo giorno di sole dell’anno in Alaska. Atmosfere cupe e
misteriose per un nuovo e agghiacciante mistero da indagare, con
richiami al passato del franchise che faranno la gioia di tutti
quanti hanno amato la serie fin dalla prima stagione. E con al
centro due donne, due detective diversissime ma fatte della stessa
pasta, ruvide e inaccessibili, accomunate da un doloroso trascorso
e sole in un mondo di quasi soli uomini.
Quando la lunga notte polare scende
su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano all’interno della
Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia.
Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers (Foster) e
Evangeline Navarro (Reis) dovranno prima confrontarsi con il loro
lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che giacciono
sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective ritroveranno i
corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi messaggi e
rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio, sciogliendosi,
riporti in superficie gli orrori del passato. Come ama ripetere la
detective Danvers: qual è la domanda giusta da porsi?
Issa López è
showrunner, creatrice, regista ed executive producer di True Detective: Night Country. Jodie Foster, oltre ad essere protagonista, è
anche executive producer insieme a Barry Jenkins, Adele
Romanski, Mark Ceryak di PASTEL e Alan Page
Arriaga. Per Anonymous Content executive producers
Mari Jo Winkler,
Matthew McConaughey,
Woody Harrelson, Cary Joji Fukunaga e Nic
Pizzolatto.
Sulla scia della grande rivelazione
di Secret
Invasion, cosa sta succedendo esattamente con
Armor Wars? Anche utilizzando la consueta politica
del silenzio, la Marvel è stata insolitamente
silenziosa nel rivelare dettagli sul progetto. Tuttavia, gli
“scoopers” dei social media hanno approfittato del fatto che non si
sa molto di Armor Wars per proporre diverse nuove indiscrezioni. La
principale di queste è il ritorno del Justin Hammer di
Sam Rockwell.
Recentemente è apparso al Tonight
Show Starring Jimmy Fallon per promuovere l’uscita di Argylle,
e a Sam Rockwell è stato chiesto di commentare le
voci sul ritorno di Hammer in Armor Wars.
Sam Rockwell ha detto: “Beh, sto
aspettando la telefonata… Non ho ricevuto la telefonata, no. Mi sto
facendo crescere la barba e tutto il resto”. Tuttavia, ha
anche condiviso che se la Marvel dovesse effettivamente
chiamarlo, sarebbe pronto a riprendere il ruolo: “Ascoltate, ci
sto. Sì, andiamo“. La discussione su Armor
Wars inizia al minuto 03:55 del video qui sotto.
Di seguito invece la nostra
intervista all’attore in occasione della premiere a Londra di
Argylle
Cosa sappiamo su Armor
Wars?
Il 10 dicembre 2020, durante
l’Investor Day 2020 della Disney, Kevin Feige ha rivelato che una serie
televisiva di Armor Wars era in fase di sviluppo
per Disney+.
Nell’agosto 2021, Yassir Lester (Black Monday; Girls; The
Carmichael Show) è stato assunto come sceneggiatore capo della
serie.
Tuttavia, nel settembre 2022, è
stato rivelato che Armor Wars sarebbe stato
sviluppato come film invece che come serie televisiva, con Lester
che avrebbe dovuto trasformare le sceneggiature dei vari episodi in
una sceneggiatura.
Fonti piuttosto affidabili,
The Cosmic Circus e Daniel Richtman, hanno
dichiarato che Hammer tornerà nel film. Altre voci affermano che
anche l’Ultron di James Spader e Riri Williams/Iron
Heart di Dominique Thorne dovrebbero comparire nel
film.
Finora, la Marvel ha confermato solo che
Don Cheadle riprenderà il suo ruolo di James
Rhodey, alias War Machine, nel MCU.
In precedenza, Cheadle aveva
anticipato che Armor Wars (quando era ancora una
serie televisiva) si sarebbe occupato di esplorare chi è
Rhody al di fuori dell’armatura.
“Non credo che abbiamo mai
veramente scavato in lui, e ora è un’opportunità per esplorare
veramente la sua vita emotiva, la sua vita interiore, le sue
relazioni, la sua traiettoria, dove vuole andare, quali sono le sue
sfide. Ovviamente, bisogna ripagare il materiale Marvel. E rientrare nella
tradizione della mitologia del personaggio e del MCU in generale”, ha detto
Cheadle.
Naturalmente, i lettori della
Marvel Comics riconosceranno che il progetto
prende il nome dai 7 numeri scritti da David Michelinie e Bob
Layton e disegnati da Mark D. Bright e Barry Windsor-Smith.
In questa serie di 7 numeri,
Tony Stark scopre che Spymaster ha rubato i
suoi progetti per una prima armatura di
Iron Man e li ha venduti a Justin Hammer. Hammer usa i progetti
per potenziare la potenza di diversi cattivi di serie D come
Stilt-Man, Mauler, Controller, Beetle e altri.
Alla fine, il governo degli Stati
Uniti mette le mani sui progetti e costruisce un proprio nucleo
corazzato di soldati che intende utilizzare per sorvegliare i
supereroi disonesti.
Con Tony Stark defunto nel MCU, il prossimo film di
Armor Wars sarà solo vagamente basato sulla serie
di fumetti, se vorrà prendere in prestito qualcosa di diverso dal
nome del fumetto. La Fase 6 del MCU si conclude il 7
maggio 2027 con Avengers:
Secret Wars, quindi è probabile che Armor
Wars possa uscire alla fine del 2027/inizio 2028, nella
migliore delle ipotesi.
I blockbuster di Hollywood sono
stati esclusi dalla 44esima edizione dei London Critics’
Circle Awards, Barbie
e Oppenheimer
infatti sono rimasti entrambi a mani vuote mentre i film
indipendenti hanno dominato le categorie principali. Il film di
Jonathan Glazer, La
Zona di Interesse, ha vinto il riconoscimento al film
dell’anno e Glazer è stato anche premiato individualmente con il
titolo di Regista dell’anno. Il successo di Celine
Song al Sundance 2023 Past
Lives, altro candidato al miglior film, ha vinto per
la categoria dedicata al film in lingua straniera dell’anno.
Molte delle categorie di recitazione
sono state dominate dai favoriti dell’Oscar, come Emma
Stone ha vinto il premio come attrice dell’anno per
Povere
Creature e Da’Vine Joy Randolph ha
vinto il premio come attrice non protagonista dell’anno per
The Holdovers – lezioni di vita. I candidati
all’Oscar Justine Triet e Arthur
Harari sono stati premiati come sceneggiatori dell’anno
per Anatomia di una caduta e Il ragazzo e l’airone di Hayao
Miyazaki ha vinto il premio al film d’animazione
dell’anno. In particolare, il premio come attore non protagonista
dell’anno è andato a Charles Melton, che non ha
ricevuto una nomination all’Oscar.
Ecco la lista completa del
London Critics’ Circle Awards 2024
Film of the Year
La zona d’interesse
Foreign-Language Film of the Year
Past Lives
Documentary of the Year 20 Days in
Mariupol
Animated Film of the Year Il ragazzo e
l’airone
Director of the Year Jonathan Glazer – La
zona d’interesse
Screenwriter of the Year Justine Triet e
Arthur Harari – Anatomia di una caduta
Actress of the Year
Emma Stone – Povere Creature!
Actor of the Year Andrew Scott –
Estranei
Supporting Actress of the Year
Da’Vine Joy Randolph – The Holdovers – Lezioni di vita
Supporting Actress of the Year Charles
Melton – May December
Breakthrough Performer of the Year Mia
McKenna-Bruce – How to Have Sex
The Attenborough Award, Best British/Irish Film
Estranei
The Philip French Award, Best Breakthrough British/Irish
Filmmaker Molly Manning Walker – How to Have Sex
British/Irish Performer of the Year Paul
Mescal
Young British/Irish Performer of the Year
Lola Campbell – Scrapper
British/Irish Short Film of the Year The
Veiled City – dir. Natalie Cubides-Brady
Technical Achievement Award
La zona d’interesse – music and sound, Mica Levi and Johnnie
Burn
The Dilys Powell Award, Excellence in Film
Jeffrey Wright
The Derek Malcolm Award for Innovation
Colman Domingo
I rapporti tra Stati Uniti e Russia
sono sempre stati particolarmente tesi, e il cinema ha raccontato
tali conflitti in più occasioni nel corso dei decenni. Si tratta di
film ricchi di tensione, dove la situazione di precario equilibrio
fra le due parti può rapidamente spezzarsi con gravi conseguenze.
Molti dei titoli di questo genere sono inoltre tratti da storie
vere o da vere indagini. Tra questi ultimi si annovera
anche The Peacemaker, diretto nel 1997 dalla
regista Mimi Leder, qui al suo primo
lungometraggio per il cinema. In questo si esplora infatti una
particolare vicenda del rapporto tra i due Paesi, sempre sull’orlo
della guerra.
Arrivato in sala, The
Peacemaker si è poi affermato come un buon successo di
economico. A fronte di un budget di circa 50 milioni di dollari
questo è infatti arrivato ad incassarne circa 110 a livello
globale. Ancora oggi è un film che regala grande intrattenimento e
una storia avvincente. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità ad esso relative. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
sue location. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La storia vera dietro The Peacemaker
La storia qui raccontata, come
accennato, è stata ispirata un reale vicenda, riportata
dall’articolo intitolato One Point Safe,
scritto dai giornalisti Andrew e Leslie
Cockburn. Il pezzo illustrava il pericoloso contrabbando
di armi nucleari nell’ex Unione Sovietica e il titolo si riferisce
a quella preziosa funzione che impedisce alle bombe atomiche di
essere innescate accidentalmente. La ricostruzione dei due
giornalisti ha dunque portato all’attenzione una realtà nascosta ma
molto pericolosa, sia per il paese che importa tali ordigni sia per
quanti vi entrano in conflitto. La pubblicazione di questo articolo
ha dunque reso ancor più tesi i rapporti tra i due paesi ma ha
anche sensibilizzato ulteriormente sul tema del nucleare, spingendo
ad una maggiore attenzione a riguardo.
La trama di The
Peacemaker
La vicenda del film si apre in
Russia, dove il corrotto Generale Kodoroff riesce
a sottrarre nove pericolosissime testate nucleari trasportate su un
treno. Nascosto il furto proprio con l’esplosione di una delle
bombe, egli vanta ora un arsenale estremamente letale da poter
riutilizzare contro i nemici del suo paese. Nel momento in cui la
zona dell’incidente può essere sottoposta ad indagine ci si rende
però conto di come ad essere esplosa sia solo una delle dieci bombe
traportate. Ha così inizio una frenetica caccia all’uomo di livello
internazionale, con il fine di scovare chi possiede le armi
nucleari e fermarlo prima che sia troppo tardi.
Sul caso indagano la dottoressa
Julia Kelly, responsabile del settore materiale
nucleare della Casa Bianca, la quale per prima ricollega l’avvenuto
all’azione di terroristi. Accanto a lei vi è il colonnello
Thomas Devoe, ufficiale del servizio segreto, il
quale a sua volta sospetta il furto degli ordigni. Pur non
piacendosi l’un l’altro, a causa dei diversi modi di pensare e
agire, i due saranno costretti a lavorare insieme, spostandosi tra
gli Stati Uniti e l’Europa. Scoprire quantoprima le reali
intenzioni di coloro che hanno rubato le bombe sarà l’unico modo
per impedire che il peggio possa avvenire.
The Peacemaker: il cast
del film
Ad interpretare il ruolo del
colonnello Thomas Devoe vi è il premio Oscar George Clooney,
il quale per questo film si è dedicato ad un’ampia serie di
spericolate imprese. L’attore ha infatti eseguito quasi tutte le
scene previste per il suo personaggio, anche le più complesse e
rischiose, scegliendo di non ricorrere a controfigure. In
particolare, egli ha imparato a calarsi con una fune da un
elicottero in volo e ad eseguire una serie di pericolose manovre
automobilistiche. Per tutto ciò si è guadagnato l’epiteto di
“senza paura”, assegnatogli proprio dalla regista. Ad
interpretare la sua controparte russa, il colonnello Dimitri
Vertifkoff, vi è invece il celebre attore candidato all’Oscar
Armin Mueller-Stahl. Tanta era l’adorazione che
Clooney aveva nei suoi confronti da continuare ad offrirsi di
portargli il caffè sul set.
A dare volto alla dottoressa Julia
Kelly vi è invece la premio Oscar Nicole Kidman, anche se
il ruolo era inizialmente stato proposto ad Annette Bening.
La Kidman è ad oggi una delle poche attrici che possono vantare di
non aver subito scherzi da parte di Clooney. L’attore è infatti
noto per farne di diversi ai suoi colleghi, ma il rispetto provato
per la Kidman l’ha spinto a trattenersi. Contrariamente ai loro
personaggi, infatti, i due attori hanno avuto un ottimo rapporto
durante il set, e ancora oggi sono grandi amici. Nel film sono poi
presenti diversi attori di diverse provenienze. Il rumeno
Marcel Iures è Dusan Gavrich, mentre
Aleksandr Baluyev interpreta il generale Alexander
Kodoroff. Il francese Sebastian Roché veste i
panni di Hans, mentre Holt McCallany è Mark
Appleton.
Le location di The
Peacemaker: ecco dove è stato girato il film
Ricco di location diverse, il film
si è avvalso di luoghi naturali e altri invece ricostruiti in
studio. Vi sono inoltre alcune ambientazioni del film che non
corrispondono alle effettive location dove sono state girate le
scene. Un caso esemplare è quello dell’inseguimento di Vienne, una
sequenza in realtà realizzata nella città di
Bratislava, in Slovacchia. Per le
scene finali nella chiesa, l’intenzione della regista era quella di
girare in alcuni luoghi sacri di New York.
Tuttavia, non avendo ottenuto i permessi necessari, tali ambienti
furono ricostruiti grazie alla computer grafica. Un notevole lavoro
di effetti speciali che ha ovviamente portato ad un aumento del
budget inizialmente previsto. Altre location utilizzate per il film
sono il Nord della Macedonia, la
Croazia e Horna Stubna in
Slovacchia.
Il trailer di The
Peacemaker e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire di The
Peacemaker grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Prime Video, Paramount+e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Il primo canale televisivo della
Rai, dall’inizio di questo nuovo anno, sta proponendo al suo
pubblico molti prodotti che vogliono raccontare il
Novecento italiano. Dopo la serie
La Storia, tratta dall’omonimo romanzo di Elsa
Morante e la miniserie
La lunga notte – la caduta del Duce ora è la volta de
La rosa dell’Istria. Questo film
tv in onda in prima serata lunedi 5
febbraio vuole raccontare, attraverso il dramma della
famiglia Braico, la tragedia delle Foibe e
l’esodo degli istriani scappati dal
genocidio del maresciallo comunista jugoslavo
Tito, durante gli ultimi anni e la fine dalla seconda guerra
mondiale.
La rosa dell’Istria un dramma
familiare per raccontare un genocidio
Questo lungometraggio con la regia
di Tiziana Aristarco, coproduzione Rai
Fiction-Publispei-Venice Film è una storia vera
liberamente ispirata al libro intitolato Chi ha paura
dell’uomo nero dell’istriana Graziella
Fiorentin. La rosa dell’Istria inizia con
un lungo flashback, più precisamente alla fine dell’estate
del 1943, quando gli italiani che risiedevano nella
regione dell’Istria si trovarono nella morsa di due nemici. Da una
parte c’erano i partigiani comunisti jugoslavi comandati da
Tito, che già avevano attuato la prima ondata di
infoibamenti e dall’altra l’ex alleato tedesco cioè i
nazisti.
Dopo l’armistizio,
quello del 8 settembre, l’esercito italiano restò senza direttive e
la popolazione istriana invece priva di ogni difesa, nel frattempo
il dittatore Tito avanzava con le sue mire di pulizia etnica per
ammettere il territorio istriano alla Jugoslavia e i tedeschi si
riorganizzano insieme alle truppe della Repubblica di Salò. La
situazione diventa sempre più drammatica tanto che la famiglia
protagonista, capitanata dal capofamiglia Antonio
Braico, uomo rispettato da tutti e medico di Canfanaro,
decide che è il momento di scappare.
Il dottore, interpretato dall’attore
Andrea Pennacchi, prenderà questa difficile scelta dopo aver
assistito inerme con la figlia diciottenne
Maddalena, Grace Kicaj al suo
debutto, alla fucilazione di un gruppo di giovani e innocenti
carabinieri del paese, da parte dei comunisti
slavi che li ritenevano dei fascisti. Quindi nel giro di qualche
giorno, Maddalena con la sua famiglia abbandona per sempre la sua
terra, la sua casa e anche il suo ragazzo slavo Miran che si è
unito ai partigiani di Tito. Purtroppo durante la fuga notturna di
nascosto con un treno, Niccolò il figlio maggiore
del dottore, l’attore Costantino Seghi, sarà
ferito e rimarrà indietro.
Maddalena è la voce di un popolo
ferito
I Braico riescono a raggiungere in
Italia e cercano riparo presso lo zio Giorgio,
Fausto Maria Sciarappa, che lavora come professore e che da
anni vive a Cividale, una piccola cittadina del
Friuli. Da qui La rosa
dell’Istria diventa un racconto di
formazione, focalizzato sulla crescita di Maddalena,
l’unica figlia di Antonio, che si ritrova spaesata, ritenuta a
scuola come una straniera e in lotta con suo padre
che la vuole medico. La ragazza invece ama da sempre la
pittura e l’incontro con Leonardo,
Eugenio Franceschini, un misterioso giovane
artista ebreo gli rivoluzionerà per sempre la sua vita.
Dopo i primi mesi in cui l’intera
famiglia vive la triste condizione da profughi, sradicati dalla
loro terra, dalle loro abitudini e da tutto ciò che prima era la
loro vita borghese finalmente Antonio trova lavoro
come dottore. I Braico quindi si trasferiscono di nuovo,
esattamente in Veneto vicino alla laguna, ma
Maddalena continuerà a pensare a Leo, scomparso all’improvviso, ma
che dopo qualche tempo riapparirà e convincerà la giovane donna a
seguirlo e vivere a Padova con lui per fare
la pittrice. Intanto la guerra finisce e Maddalena
guardando un cinegiornale al cinema, noterà un
volto conosciuto tra i tanti disperati scappati dalla sua Istria e
cercherà in tutti modi di ritrovare quella persona che pensava di
aver perso per sempre.
La rosa dell’Istria un film che sa
dosare vari generi
La rosa dell’Istria
fin dalle prime scene mostra il dramma dei profughi istriani per
poi tornare alle origini di quando è iniziato tutto. Un
film tv melò che parte come un dramma
familiare che pian piano diventa un romanzo di
formazione di una donna che con il suo spirito lotta per
quello che crede. La regia di Tiziana Aristarco,
affronta argomenti come il genocidio ma senza alcun uso d’immagini
di violenza, si vede l’orrore delle foibe attraverso lo
sguardo dei sopravvissuti rifugiati in Italia e che
Maddalena poi ha deciso di mostrare attraverso la sua arte e i suoi
dipinti su tela.
Cosa ci definisce come persone? La
casa in cui viviamo, gli amici che frequentiamo, la carriera che
scegliamo o l’amore che viviamo? Non c’è una risposta definitiva a
una domanda così, esistenziale, ma forse potremmo dire che dipende
da cosa si vuole essere nel presente e nel futuro, ma anche da
quello che si è stati nel passato. Parte da qui la storia di
Zeynep, da un quesito particolarmente
introspettivo, che la ragazza rivolge alla psicoterapeuta nella
sequenza iniziale di My Home My Destiny,
prima di riavvolgere il nastro della sua vita, come in un film, e
raccontarla partendo dalla casa d’infanzia in cui viveva e che ha
cominciato a plasmarla come individuo. Il prodotto turco, approdato
su Canale 5 nell’estate 2023, ha riscosso un
enorme successo, forte della presenza di Demet Ozdemir nei panni della protagonista,
che torna in auge sul piccolo schermo dopo essere diventata famosa
nel Bel Paese grazie al ruolo di Sanem in Daydreamer nel 2020.
Attenzione però: My Home
My Destiny, esattamente come tutte le opere
provenienti dalla Turchia (il cui debutto fu sancito con Cherry Season – La stagione del cuore) dal 2016 in
poi, non è né una soap opera né può considerarsi una serie
televisiva dall’impianto classico, ma si posiziona in una terra di
mezzo fra l’una e l’altra, una dizi. Per chi non
conoscesse le differenze, diciamo in breve che fra le peculiarità
più evidenti delle dizi c’è prima di tutto la durata canonica
di circa due ore a episodio, minutaggio che va a incidere sul ritmo
del racconto e sull’approccio ai personaggi, molto più lento, in
cui di conseguenza la storia ha dei tempi di assorbimento diversi
per lo spettatore.
Sono narrazioni estremamente
dilatate, spesso costruite su personaggi femminili e sulle
rispettive famiglie, in cui a essere messa in risalto, oltre alla
crescita del singolo, è la tradizione e le usanze del Paese.
Inoltre, si fa molto affidamento al voice over del main
character, il quale diventa uno strumento narrativo che permette di
addentrarsi meglio nei chiaroscuri dei personaggi, accentuare il
pathos e far sentire lo spettatore più coinvolto in ogni scelta dei
protagonisti, mentre esperiscono la vita. Le dizi turche non si
incasellano in un unico genere, seppur quelle arrivate sulle nostre
reti siano principalmente di stampo romantico (ne fanno parte
Cherry Season e Daydreamer) e drammatico.
My Home My Destiny: una
dizi quanto più attuale
Ed è proprio il dramma – o meglio il
melò – su cui si cuce la storia di My Home My
Destiny, diretta da Çağrı Bayrak e adattata dal libro
Camdaki Kız della scrittrice Gülseren
Budaçioğlu. Come suggerisce lo stesso titolo, per
Zeynep la casa in cui vive è il suo destino, già scritto,
che si deve solo compiere. Cresciuta in una disfunzionale famiglia
povera di Balat, con un padre alcolizzato e violento e una madre
schiava del suo potere, Zeynep viene adottata da piccola da una
coppia facoltosa nella Istanbul “da bene”, consegnata dagli stessi
genitori per permettere alla figlia di istruirsi. In realtà, è la
madre Sakine a decidere di concederla a Nermin ed Ecrem, in primis
per garantirle un futuro migliore e in secondo luogo per evitare
che anche lei soccomba a un padre padrone per niente amorevole.
Diversi anni dopo, intrapresi gli
studi alla facoltà di legge e oramai coinvolta a pieno nella sua
vita elitaria, Zeynep reincontra la madre biologica al suo
compleanno, da cui affioreranno una serie di sensi di colpa,
scaturiti per non aver avuto il coraggio di dire a nessuno la
verità né sulla sua doppia famiglia (e vita) né su chi sia per
davvero. Tornata nel quartiere d’origine per recuperare il tempo
perso con la madre, si lascia covincere da quest’ultima a sposare
un uomo molto umile che neppure conosce, Mehdi,
con il quale intraprende una relazione tossica. Tracciate le
coordinate della storia, è chiaro che il nucleo centrale di
My Home My Destiny sono gli abusi
– psicologici e fisici –, il patriarcato, l’emancipazione femminile
e la percezione errata che si ha di sé se alle spalle si ha un
contesto familiare poco chiaro e problematico.
La dizi, come si è potuto intuire,
affronta tematiche molto care al giorno d’oggi e ne approfondisce
ogni aspetto senza mai tirarsi indietro, ma anzi guardandolo da
ogni prospettiva e angolazione proprio grazie a tempi estesi che
permettono un’accurata riflessione in merito. Essendo un prodotto
fruibile da chiunque, considerata anche la disponibilità sull’app
gratuita Mediaset Infinity, riesce ad abbracciare un pubblico molto
ampio ed eterogeneo, e la sua presenza in piattaforma è essenziale
e di estremo valore, poiché permette a tutti di dialogare con
alcuni argomenti per i quali, ancora adesso, si ha un atteggiamento
di negazione o rigetto. Ma esistono, diremmo anche purtroppo,
nonostante i cambiamenti messi in moto ma non ancora completati, e
un’opera del genere – proprio nella sua semplicità narrativa – è in
grado di essere decodificata senza per forza ricorrere all’arte
cinematografica più stratificata (come può esserlo magari il nuovo
Povere
Creature!, per intenderci).
La presa di potere, il desiderio di
riscatto
Una delle prime tematiche che
emergono in My Home My Destiny è la
violenza sulle donne. I complessi che Zeynep si
porta con sé derivano da un’infanzia infelice nella quale, come si
evince sin dai primi frame, è la sopraffazione a dominare. Il padre
ha sempre usato la forza bruta nei confronti della madre,
denigrandola e malmenandola. Anche nei riguardi della figlia,
Bayram non ha mai avuto la sensibilità per comprendere i suoi
bisogni, traumatizzandola (le bruciava i libri, per dirne una) e
impedendole di potersi formare attraverso un percorso scolastico.
Il tipico uomo meschino, limitato e dalla dubbia morale, in cui
vengono declinate la maggior parte delle bruttezze dell’animo
umano. Usa le mani per farsi ascoltare, per sentirsi superiore, e
la ferocia delle parole per mettere a tacere.
L’ignoranza, legata alla condizione
economica precaria in cui vive, in questo caso gravano ancor di più
sul suo temperamento e le sue idee misogine, che però al tempo
stesso innescano in Zeynep, gradualmente, il senso di riscatto sia
per lei che per la madre Sakine, da sempre succube e sottomessa. È
da qui che infatti parte un percorso atipico di formazione
e crescita della ragazza: Zeynep comincia a maturare
realmente e a interfacciarsi davvero con gli eventi duri della vita
solo in età adulta, quando il suo passato le bussa nuovamente alla
porta e lei deve gestirlo. Chiusa precedentemente nella bolla
dell’agio e del lusso in cui i genitori adottivi l’avevano
inserita, la giovane intraprende un arduo percorso di
consapevolezza di sé solo nel momento in cui la realtà che aveva
abbandonato fa irruzione nella dimensione quasi perfetta in cui si
cullava, obbligandola a fare i conti con la persona che è
davvero.
Non avendo un’immagine solida e
completa di se stessa, Zeynep non sa chi sia, è irrisolta, poiché
voltandosi indietro trova davanti a sé due mondi opposti in cui,
ancora, non sa precisamente dove collocarsi, e che hanno solo
contribuito a frammentarla quando era bambina non riuscendo nel
tempo a ricucirla. Trovare la forza di scavare nelle proprie paure
e turbamenti, avere il coraggio di affrontare i propri demoni e
guardare a testa alta le difficoltà quotidiane senza dissimulare,
diventa il primo e più importante passo verso l’auto affermazione.
Ma per farlo, dice lo show, bisogna intanto accettare il passato,
elaborarlo, poiché solo così si può capire fino in fondo la propria
personalità e migliorare il proprio futuro e quello delle persone
che si hanno accanto.
Vivere per far valere i propri
diritti
Se dunque è vero che per avere piena
dimensione di sé bisogni guardare in faccia ciò che è stato e
assimilarlo, c’è anche da considerare che all’inizio del processo,
per un animo fragile, può essere disastroso. Nonostante Zeynep sia
certa dei suoi ideali e dei suoi principi, alcune certezze crollano
quando realizza la sofferenza che ha patito la madre biologica, la
quale per tanto tempo ha dovuto sopportare (per il suo bene) di
vederla nelle braccia e nella casa di un’altra donna. È lì infatti
che arriva la rottura dentro Zeynep, quando diventa consapevole di
aver provocato – pur indirettamente – un dolore che deve tentare di
colmare in tutti i modi possibili, pur compiendo scelte sbagliate.
Non avendo una stabilità né in una famiglia né in un’altra, come
una nomade, Zeynep smarrisce la strada,
per poi ritrovarla solo dopo aver attraversato una grossa
tempesta.
Una tempesta furiosa che ha il nome
di Mehdi, vecchio amico del fratello, con il quale la madre decide
di farla convolare a nozze combinate per rendere lei stessa
finalmente felice. L’ingresso in questa terza e nuova famiglia
mette in risalto da una parte la mentalità antiquata che ancora
corrode alcuni tessuti sociali, in questo caso circoscritti a
Balat, uno dei quartieri più conservatori e arretrati di Istanbul,
dall’altra il desiderio di libertà ed emancipazione, che in Zeynep
arde come una fiamma viva e accecante. “Sii obbediente,
compiacilo, stai sempre un passo dietro di lui e andrà tutto
bene”, dice a un certo punto la madre di Mehdi a Zeynep quando
i due si sposano, sollevando un altro argomento che mai come in
questi nostri tempi difficili sta molto a cuore: il
patriarcato. Il Mehdi che inizialmente si presenta
al pubblico non è burbero o malvagio, e lo diventa con il tempo
solo a causa della sua stessa insicurezza, scaturita da un lato da
dubbi infondati ma alimentati in principal modo dalla sorella
retrograda Mujgan, che si sostituisce alla madre, dall’altro dal
suo non sentirsi all’altezza per un discorso di estrazione sociale,
a cui subentra anche un’inferiorità estetica.
Nella famiglia dell’uomo, prima
responsabile della messa in moto del suo cambiamento, vige poi
l’idea indiscussa per la quale la donna debba essere rilegata nel
ruolo di moglie e madre, a tal punto da doversi svegliare prima di
lui al mattino per fargli trovare la colazione pronta. Sono
convenzioni e rigide regole socio-culturali in cui Zeynep sin da
subito non vuole incatenarsi, lottando con le unghie e con
i denti per la sua indipendenza e la sua libertà di pensiero. Non
incline ad essere accondiscendente, ma desiderosa di sperimentare
la vita, la ragazza si scontra ben presto con un muro
insormontabile, che dipende – ancora una volta – dal contesto
familiare in cui si trova (Mehdi inizialmente non sposava lo stesso
pensiero della sua famiglia), e che usa la tradizione come appiglio
per confinare la figura femminile in soli due specifici ruoli e
forgiare menti potenzialmente pericolose. Vestirsi un po’ più
scollata, ritardare un po’ di più a lavoro con il capo (che è un
uomo), uscire e avere un proprio unico pensiero sono tutti fattori
che depotenziano e sgonfiano l’ego maschile, in tal caso quello di
Mehdi, imbruttendo nell’animo un personaggio che al suo debutto –
pur essendo fumantino – era fondamentalmente buono. Tanto da farla,
all’inizio, innamorare.
Non avere paura di lottare
La partita di My Home My
Destiny si gioca in sostanza tutta qui: sfruttando
l’ambito familiare, il quartiere povero e gli usi e i costumi di
una comunità non ancora à la page con i tempi, la dizi turca
evidenzia attraverso la battaglia di Zeynep per far valere
se stessa in quanto donna, quanto ancora oggi la strada
per sbrogliarsi dalle catene sociali e dalla mentalità patriarcale
sia ancora tutta da battere. Il personaggio di Mehdi rappresenta la
trasformazione in cui può incorrere un uomo qualora gli venga
toccata la sua virilità o, ancor peggio, quando è plagiato dalla
sua stessa famiglia, problematica che tutt’ora viene confermata
quando ad un atto violento si attribuisce anche la “colpa
genitoriale” di non aver educato al meglio i propri figli, avendo
la responsabilità di insegnar loro come stare al mondo. Ciò che
porta sul piccolo schermo My Home My
Destiny è in fondo lo specchio della nostra società,
di alcune radici marce non ancora estirpate, in cui c’è una
specifica forma mentis per la quale una donna non può essere allo
stesso livello di un uomo o avere le stesse concessioni, altrimenti
le graverà come una spada di Damocle sempre l’etichetta più
dispregiativa che ci sia.
Ponendo però Zeynep a contrasto di
una “deformità sociale di giudizio” ancora persistente, la dizi
dimostra con il lieto fine della protagonista che ogni sopruso,
aggressione o gesto irrispettoso possono comunque essere
combattuti, e che denunciare, o più in generale agire contro gli
abusi di qualsiasi tipo (e genere), non è mai sbagliato. Le
prospettive di salvezza non sono pari a zero, e se ci si affida
alle persone che ci amano e che noi amiamo, si può sempre
affrontare quel qualcosa che si presenta come una montagna troppo
difficile da scalare. La speranza per cambiare le cose
c’è. Basta solo non perderla, come fa Zeynep che abbatte
le sue paure e raccoglie tutte le sue energie per far valere i
propri diritti come donna, figlia, madre e sorella. Senza mai
essere sola, ma sostenuta sempre da altre figure femminili,
raccontando così una bellissima parabola di solidarietà. E allora,
se ancora non lo avete visto, il consiglio è di non farselo
scappare.
Chi non ha mai avuto paura del buio?
Di certo non Orion, il giovane protagonista del nuovo film della
DreamWorks Animation distribuito da
Netflix
dal titolo
Orion e il Buio, diretto dall’esordiente
Sean Charmatz. Questo timido e impacciato bambino,
infatti, non perde tempo e ci rende subito partecipi di tutte le
paure che lo attanagliano, praticamente rendendogli impossibile il
condurre una normale esistenza. Il film è dunque un viaggio di
un’ora e mezza nella sua interiorità, nella sua mente, e la cosa
non dovrebbe sorprendere considerando lo sceneggiatore d’eccezione
del film: il premio Oscar Charlie Kaufman. L’autore di
Essere John Malkovich ed Eternal Sunshine of the
Spotless Mind adatta l’omonimo libro illustrato di
Emma Yarlett apportandovi infatti tutte le proprie
peculiarità e i propri interessi tematici.
Kaufman concentra dunque
sull’esplorazione delle paure che affliggono Orion, espandendo il
racconto di Yarlett con un’operazione simile a quella compiuta
dall’amico Spike Jonze con il suo film del 2009
Nel paese delle creature selvagge. In entrambi i casi,
infatti, a partire da un racconto per immagini di poche pagine e
parole si costruisce un intreccio narrativo maggiormente elaborato
– necessario a giustificare e sorreggere un lungometraggio – che
nel caso di Kaufman sfocia in un’opera cervellotica composta da più
“livelli” di realtà, che sta però ben attenta a far sì che questa
sua natura non oscuri, così come il Buio fa con la Terra, le
emozioni che vuole suscitare.
La trama di Orion e il
Buio
Protagonista di questo racconto è
Orion, il quale sembra proprio un normale studente
delle scuole elementari: timido, modesto e con una cotta segreta.
Ma sotto questo aspetto all’apparenza ordinario, Orion è
sopraffatto dall’ansia adolescenziale, terrorizzato in modo
irrazionale da api, cani, onde radio dei cellulari, clown assassini
nelle fognature, dall’oceano e dal timore di cadere da un
grattacielo. Tra tutte le sue fobie, quella che teme di più è
quella a cui si trova davanti ogni sera: il Buio.
Una notte, proprio quest’ultimo si materializza e lo porta con sé
in un folle viaggio per dimostrargli che la notte non è poi così
terrificante. Nel corso di questa avventura, Orion imparerà ad
accettare l’ignoto e ad impedire alla paura di controllare la sua
esistenza.
Un racconto generazionale
Questo viaggio immaginato da Yarlett
per Orion e il Buio suona un po’ come una favola della buonanotte,
di quelle che hanno l’obiettivo di rendere meno spaventoso ciò che
ci terrorizza imparando a conoscerlo. Deve averlo pensato anche
Kaufman, che ha infatti scelto di arricchire il racconto
costruendolo proprio come fosse una storia raccontata per aiutare
chi di relazionarsi con il buio (e tutto ciò che l’oscurità
rappresenta) proprio non ne vuol sapere. Se allora nel corso della
visione si noteranno incongruenze, forzature, improvvise evoluzioni
tra i personaggi a fronte di motivazioni poco valide, non bisogna
preoccuparsi: Kaufman non tarda a svelare che si tratta di elementi
voluti e necessari a riprodurre quel senso di racconto improvvisato
e non ponderato che si recita in queste occasioni.
L’importante è che il messaggio e i
suoi annessi valori vengano trasmessi, con un tono e una forma
adeguati all’età del bambino di turno che ascolta la favola. Ma
raccontare tutto ciò per lo sceneggiatore che sul viaggio nella
mente umana ha costruito la propria intera carriera, significa
proporre un continuo alternarsi tra immaginazione e realtà
attraverso incastri tutt’altro che prevedibili, fino a compiere
importanti salti temporali per fare di questa favola della
buonanotte una questione generazionale. Le paure non vengono
infatti mai del tutto sconfitte e spesso si tramandano proprio di
generazione in generazione. Consapevole di ciò, a Kaufman sembra
infatti anche interessare anche il modo in cui questi racconti
evolvono di conseguenza nel tempo, adattandosi alla sensibilità e
alle conoscenze di chi li ascolta.
Orion e il Buio: un film
d’autore per tutta la famiglia
L’aver introdotto tutti questi
elementi non ha però allontanato lo sceneggiatore dalla
consapevolezza di dover realizzare un film per tutta la famiglia,
con un occhio di riguardo ai più piccoli. Si discosta dunque dai
toni cupi e dalle forti sovrastrutture di lavori come Sinecdoche, New York e Sto pensando di finirla
qui, per mantenersi ad un livello più adatto al target di
riferimento, ovviamente senza annullare del tutto la propria
presenza nel progetto. Ed è così che lentamente Orion e
il Buio si svela essere un film sul potere della
narrazione e dell’immaginazione, sulla necessità di non eliminare
le proprie paure ma anzi di comprenderle e imparare a conviverci,
essendo proprio i contrasti a rendere la vita straordinaria.
Un messaggio che viene trasmesso
attraverso un racconto appassionante ed emozionante, caratterizzato
da animazioni non innovative ma comunque affascinanti, con
personaggi a cui ci si affeziona facilmente e che in base all’età
dello spettatore che guarda il film ha da offrire molteplici
sfumature. Orion e
il Buio non va infatti sbrigativamente classificato come
“un film per bambini”. Proprio come quel già citato Nel paese delle creature selvagge, anche in questo
caso si ha a che fare con un’opera che intende esplorare le paure
dei più piccoli (e non solo) ma senza mai ricorre ad inutili
infantilismi. Firmando una sceneggiatura ben più complessa di quel
che potrebbe sembrare, Kaufman ricorre dunque al linguaggio della
favola per raccontare un sentimento universale come la paura e le
meravigliose possibilità a cui ci si può aprire se la si
affronta.
Arriva Zuckerberg – Il re
del Metaverso, un documentario Sky
Original dedicato alla mente dietro
Facebook. Un’opera che andrà in onda in esclusiva
a partire da oggi 3 febbraio e che sarà visionabile sul canale
Sky Documentaries – oltre che su
NOW. Un approfondimento realizzato in occasione
dei vent’anni dalla nascita del celebre social network e che,
diretto da Nick Green, ne analizza l’ascesa e i
momenti bui.
Oggi Facebook
connette circa il 49% della popolazione mondiale, 3 milardi di
persone. E rappresenta un colosso del valore di 100 miliardi di
dollari. Un’impresa datata 4 febbraio 2004.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
la trama
Re, genio, principe, dittatore.
Questa è solo parte della ricca terminologia con cui nel corso
dell’ultimo ventennio si è cercato di definire Mark Zuckerberg. Un uomo che da un’idea ha
ricavato un impero e che oggi detiene un potere che solo pochi
uomini al mondo possono vantare. Zuckerberg – Il re del
Metaverso racconta l’uomo e le sue “divine” aspirazioni, i
sogni e le colpe.
Attraverso una narrazione che
mescola flashback e linearità, Nick Green si fa
strada nel passato dell’imprenditore, ripercorrendone i passi
compiuti. Dalla camera dell’università di Harvard, alla Silicon
Valley; dal look felpa, jeans e ciabatte, al completo; dai banchi
di scuola alle collaborazioni con Sheryl Sandberg,
Obama e Trump. Fino agli eventi
della Primavera Araba, le accuse di disinformazione, il caso
Myanmar, Capitol Hill e il rebranding Meta.
Un vero e proprio viaggio nella
mente e nelle ambizioni del creatore di Facebook
che passa dal repertorio, ma, in particolar modo, dalle voci di
uomini e donne che sono entrati in contatto con lui. Dal
giornalista David Kirk Patrick, all’ingegnere
informatico Karel Baloun; passando per il
redattore capo di WiredNick
Thompson e la coraggiosa Frances Haugen.
In un coro polifonico di testimonianze che si sforza di
intercettare quella che forse, ancora oggi, rimane un’identità
difficilmente incasellabile.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
una vecchia storia
La mente corre inevitabilmente
all’anno 2010. A quel The Social Network, vincitore di tre premi
Oscar, con cui David Fincher e Aaron
Sorkin raccontarono per la prima volta la parabola
ascendente di uno dei personaggi di maggiore impatto socio-politico
della contemporaneità. La mente corre lì, a Jesse
Eisenberg e Andrew Garfield, al montaggio
serrato di Baxter e Wall, a quel
ritmo narrativo incalzante che tentava in ogni modo di restituire
almeno parte della frenesia mentale di Mark
Zuckerberg – nonché della sua duplice natura di genio
informatico e mitomane.
Ed è lì che, ancora inevitabilmente,
torna anche Zuckerberg – Il re del Metaverso,
docu-film dalla struttura classicheggiante che, a distanza di 14
anni dal capolavoro di Fincher, ricostruisce la
prima fase della carriera dell’imprenditore, per spiegare – a
partire da essa – le successive derive di Facebook
nel corso dell’ultimo decennio.
Connessioni politico-sociali
Attraverso la già citata pluralità
di sguardi – e insieme contributi d’archivio – il regista
Nick Green sceglie di imbastire un’ampia rete di
voci e testimonianze; utilizzando l’incontro tra
Zuckerberg e i senatori del Congresso americano
(tenutosi a Capitol Hill nel 2018) come perno della narrazione e
punto di incontro tra passato e presente.
A dispetto di una dimensione
artistica che certo non brilla per originalità di composizione, e
che di fatto non riesce – e forse nemmeno vuole – celare la
destinazione televisiva del prodotto, il documentario ha un
indubbio valore storico-informativo (Il che, considerate le accuse
rivolte all’azienda Facebook negli ultimi anni, ha
di fatto un che di ironico). E al di là di una sensazione di
ridondanza narrativa relativa al “primo atto”, da ricercarsi per
l’appunto nella notorietà della crescita del protagonista dovuta al
successo del precedente cinematografico, Zuckerberg – Il re
del Metaverso gode di una seconda metà di pellicola di
notevole interesse.
A colpire, oltre agli
approfondimenti di natura politica e commerciale che coinvolgono
grandi nomi delle rispettive “scene”, è il progressivo emergere –
nelle parole degli intervistati – di una crescente sensazione di
dubbio e disagio nei confronti del genio di Harvard. Una sensazione
che, oltre a riflettere il cambiamento dell’opinione pubblica negli
anni, si serve delle immagini delle trasformazioni globali e locali
mostrate a schermo per arrivare, infine, a sollevare diversi
quesiti fondamentali. Quanto può essere sacrificato sull’altare del
profitto? E fino a che punto è lecito spingersi?
Domande che, tra disinformazione,
proliferazione di messaggi d’odio e ipnosi da video non smettono e
non devono smettere di risuonare anche oggi. Perché “prima
sparo e poi chiedo scusa”; ma qualcuno, prima o poi, dovrà
renderne conto.
Sono molti i thriller in cui il due
volte premio Oscar Denzel Washington ha recitato nel corso della
sua carriera. Da Il collezionista di
ossa a Man on Fire – Il fuoco della
vendetta, egli ha sempre dimostrato una certa
predisposizione per il genere. Tra questi è probabilmente meno
noto, ma ugualmente valido, il film del 2003 Out
ofTime, diretto da
Carl Franklin, altro grande esperto del
genere. In questo prende piede un complesso caso che vede
un poliziotto come principale sospettato per la morte di una
coppia. Una storia ricca di suspence e colpi di scena che non
mancano di intrattenere e tenere con il fiato sospeso fino alla
fine.
Pur essendo una storia originale,
Out of Time sembrerebbe essere un remake non ufficiale di
Senza via di scampo, film del 1987 dove allo stesso modo
un uomo è accusato di aver ucciso la sua amante e si trova a dover
provare la propria innocenza. Rifacimento o meno, il film del 2003,
scritto da David Collard, presenta dei tratti di
originalità che lo rendono particolarmente intrigante. Ad
impreziosirlo, inoltre, vi è non solo l’interpretazione di
Washington, ma anche quella di altri nomi noti di Hollywood. Al
momento della sua uscita ricevete una discreta accoglienza da parte
della critica, che ne lodò l’intreccio narrativo.
In sala Out of Time arrivo
ad incassare circa 55 milioni di dollari, affermandosi come un buon
successo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo. Grazie
a queste sarà possibile fruire di una comoda visione casalinga.
La trama di Out of
Time
Protagonista del film è Matt
Lee Whitlock, comandante della polizia nella tranquilla
cittadina di Banyan Key, in Florida. Considerato da amici, colleghi
e concittadini un uomo onesto e rispettabile, egli si ritrova
improvvisamente al centro di una tragedia che rischia di cambiare
per sempre la sua esistenza. Se sul lavoro le cose vanno a gonfie
vele, altrettanto non si può dire della sua vita privata. Dopo
essersi separato dalla moglie Alex, detective
della squadra omicidi di Miami, Matt ha intrapreso una segreta
relazione con Ann Harrison, sposata ad un uomo
violento e che ha da poco scoperto di essere malata terminale di
cancro.
Quando però la donna e suo marito
muoiono improvvisamente in un incidente doloso, Matt si ritroverà
ad essere il principale indiziato. Vi sono infatti una serie di
indizi che si ricollegano inequivocabilmente a lui, e sul caso
inizia ad indagare proprio l’ex moglie Alex. Per lui ha così inizio
una vera e propria corsa contro il tempo, durante la quale dovrà
scoprire chi ha ucciso la coppia e perché vuole incastrarlo.
Evitare Alex, esperta e determinata a portare a termine le proprie
indagini, sarà però il suo più grande problema.
Out of Time: il cast del
film
Denzel
Washington aveva già collaborato con il regista
Franklin per il film Il diavolo inblu, del 1995.
Quando seppe del nuovo progetto di questi, l’attore si disse da
subito disponibile ad interpretare il ruolo del protagonista.
Essendo reduce dall’Oscar vinto nel 2002 per Training Day,
egli venne pagato ben 20 milioni di dollari per la sua parte, una
cifra che corrisponde a quasi la metà del budget del film. Come
sempre, egli si preparò con grande dedizione alla costruzione del
suo personaggio, e per diverso tempo ebbe contatti con veri
poliziotti così da poter essere realistico nella sua
interpretazione. Questa fu poi particolarmente apprezzata,
permettendogli di ottenere ulteriori riconoscimenti.
Nel ruolo dell’ex moglie e detective
della omicidi Alex Diaz Whitlock vi è invece l’attrice Eva
Mendes. Celebre attrice di origini cubane, questa era
divenuta in quegli anni particolarmente celebre. Dal 2014 ha però
annunciato il suo ritiro dal mondo della recitazione. L’attrice
Sanaa Lathan, divenuta celebre grazie al film
Blade, interpreta
invece Anne Merai Harrison, amante di Matt. Suo marito, il
violento Chris Harrison, è invece Dean Cain,
noto per aver interpretato Superman nella serie TV degli anni
Novanta Lois & Clark: The New Adventures of Superman. Il
personaggio di Chae, medico amico di Matt, era stato inizialmente
scritto per un attore asiatico, ma la parte è infine stata affidata
a John Billingsley, meglio noto per il ruolo del
dottor Phlox in Star Trek: Enterprise.
Il trailer di Out of Time
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete.Out of Time è infatti disponibile nel
catalogo di Apple TV, Now e
Infinity+. Per vederlo, in base alla piattaforma
scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà
così modo di poter fruire di questo per una comoda visione
casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo
sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui
bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno sabato 3 febbraio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Il genere noto come thriller
legale o thriller giudiziario è particolarmente
popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di
avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si
ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico.
Film come Schegge di paura,
La parola ai giurati o The Judge sono solo
alcuni dei più celebri film a riguardo. Tra questi si colloca anche
Il rapporto Pelican, opera del 1993
sceneggiata e diretta da Alan J. Pakula.
All’interno di questo si ritrovano dunque questioni legate a tale
ambito, con intrighi particolarmente complessi che rendono la vita
dei protagonisti quanto mai complessa.
Il film non è però una storia nata
per il cinema, bensì si tratta dell’adattamento dell’omonimo
romanzo di John Grisham, pubblicato nel 1992.
Mentre ancora lo stava scrivendo, l’autore vendette i diritti per
una sua trasposizione alla Warner Bros. Pictures. Per lo studios
aver acquistato la possibilità di portare l’opera in sala si rivelò
un grande affare, perché al momento della sua uscita il romanzo
divenne un vero e proprio best seller. Il film allo stesso modo,
divenne un grande successo, merito anche del coinvolgimento di
grandi attori nei ruoli dei protagonisti. Costato 45 milioni di
dollari, Il rapporto Pelican arrivò a guadagnarne 193 in
tutto il mondo.
Ad attrarre del film, in
particolare, vi è naturalmente la sua complessa vicenda, intricata
e imprevedibile come ogni buon thriller richiede. Ancora oggi,
infatti, Il rapporto Pelican è indicato come uno dei
migliori del suo genere, che non manca di sorprendere i propri
spettatori ad ogni visione. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Il rapporto Pelican
La storia si apre sulla misteriosa
uccisione di due giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti
d’America. Il primo di questi è Rosenberg, ucciso
con un colpo di pistola nella sua stanza, mentre il secondo è
Jensen, soffocato mentre era in un cinema a luci
rosse. Coinvolta in questi due casi, la giovane studentessa di
legge Darby Shaw segue con interesse la vicenda
insieme al suo insegnante e amante Thomas
Callahan, collaboratore di uno dei due giudici morti.
Darby inizia così a fare alcune ricerche per proprio conto nella
speranza di trovare qualcosa che accomuni i due omicidi. Lavorando
duramente e con grande passione, scopre infine quel qualcosa.
Dalle informazioni ottenute scrive
così quello che in breve diventa famoso come il Rapporto Pelican.
L’aver passato ciò che sa all’FBI,
però, la pongono in serio pericolo. Nel tentativo di non finire nel
mirino degli assassini, si rivolge al giornalista del Washington
Herald Gray Grantham, a cui rivela i particolari
del complotto scoperto. Insieme cercheranno di far arrivare il
Rapporto fino ai vertici della sicurezza nazionale, andando però
incontro a numerosi pericoli che coinvolgeranno tanto loro quanti
coloro con cui entrano in contatto. Difendere la giustizia e la
verità sarà dunque un lavoro tanto pericoloso quanto
necessario.
Il rapporto Pelican: il cast del film
Il ruolo della giovane studentessa
di legge Darby Shaw era stato scritto dall’autore del romanzo
pensando proprio all’attrice Julia Roberts.
Quando questa lesse il libro, accettò di recitare nella parte senza
neanche il bisogno di leggere la sceneggiatura. Per prepararsi al
ruolo, l’attrice decise di spendere del tempo presso una scuola di
legge, seguendo anche alcuni corsi. Così facendo ebbe modo di
comprendere meglio le dinamiche di tale materia, potendo così
risultare più realistica nella sua interpretazione. Nei panni del
suo insegnante e amante Thomas Callahan, invece, si ritrova il
celebre attore e drammaturgo Sam Shepard.
Tony Goldwyn è Fletcher Coal e John
Heard interpreta Gavin Verheek.
Ad interpretare il giornalista
Gary Grantham si trova il due volte premio Oscar Denzel Washington. Per
prepararsi al ruolo, questi decise di frequentare alcuni
giornalisti di Washington, al fine di comprendere come si svolge il
loro lavoro e con quali dinamiche. L’attore, inoltre, richiese di
eliminare dalla sceneggiatura la sottotrama relativa al
coinvolgimento sentimentale che nel libro Grantham sviluppa per
Darby. Secondo Washington, infatti, questo avrebbe distolto
l’attenzione dalla vera storia del film. Tra gli altri attori noti
presenti nella pellicola si citano inoltre Stanley Tucci nei panni
di Khamel e Cynthia Nixon, celebre per il ruolo di
Miranda in Sex and the City, è Alice Stark. John
Lithgow, infine, è Smith Keene.
Il trailer di Il rapporto
Pelican e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il rapporto
Pelican è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV,Now, Google Play, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma in questione
o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in
totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che
in caso di noleggio si avrà a disposizione soltanto un dato periodo
temporale entro cui vedere il titolo. In alternativa, il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 3
febbraio alle ore 23:40 sul canale
Rete 4.
L’annunciata serie tv
Margo’s Got Money Troubles, con protagonista
Nicole Kidman , ha trovato una casa: Apple TV+
ha infatti vinto la guerra per la serie drammatica.
L’Hollywood Reporter ha
rivelato che Margo’s Got Money Troubles ha
ricevuto da Apple un ordine per otto episodi, direttamente a serie,
dopo una guerra di offerte tra gli streamer. Il romanzo su cui si
baserà la serie sarà pubblicato da William Morrow
– un’impronta della casa editrice HarperCollins – il prossimo
giugno.
“Figlia di una cameriera di
Hooters e di un ex lottatore professionista, Margo ha sempre saputo
che avrebbe dovuto farcela da sola“, si legge nella
descrizione del libro. “Così si iscrive alla scuola media
locale, anche se non riesce a immaginare come potrà mai guadagnarsi
da vivere. Sta ancora cercando di capire le cose e non ha mai
pianificato di avere una relazione con il suo professore di inglese
– e anche se la loro relazione è breve, non è abbastanza breve da
impedirle di rimanere incinta. Nonostante i consigli di tutti,
decide di tenere il bambino, soprattutto per ingenuità e desiderio
di qualcosa di più grande.
“Ora, a vent’anni, Margo è sola
con un bambino, disoccupata e sull’orlo dello sfratto. Ha bisogno
di un’iniezione di denaro, e in fretta. Quando Jinx, il padre da
cui si è allontanata, si presenta alla sua porta e le chiede di
trasferirsi da lei, accetta in cambio di un aiuto per la cura dei
bambini. A quel punto Margo inizia a formulare un piano: avvierà un
OnlyFans come esperimento e presto si troverà ad adattare alcuni
dei consigli di Jinx dal mondo del wrestling. Ad esempio, come
creare un personaggio convincente e far innamorare il pubblico.
Prima di rendersene conto, lo trasforma in un successo
inarrestabile“.
Chi produrrà Margo’s Got Money
Troubles?
Matthew Tinker
sarà produttore esecutivo per la David E. Kelley
Productions insieme a
Elle Fanning,
Dakota Fanning, Brittany Kahan Ward di
Lewellen Pictures, Nicole Kidman con la sua Blossom Pictures e
Per Saari con l’autore Thorpe per
A24.
Dopo settimane di teaser e poster
criptici, Neon ha finalmente svelato il trailer
completo di Longlegs,
anteprima del prossimo film horror con
Nicolas Cage e
Maika Monroe.
L’ultimo trailer di Longlegs ci
offre il primo sguardo lungo sul prossimo film horror, la cui
anteprima è prevista per il 12 luglio 2024. In esso si vede il
personaggio di Maika Monroe indagare in vari luoghi, oltre a
brevi clip di quello che sembra essere Nicolas Cage nel suo ruolo di serial
killer.
Cosa sappiamo di Longlegs?
Finora non si sa molto del misterioso film horror, a parte il
fatto che
Nicolas Cage sarà il protagonista del progetto
nei panni di un serial killer, mentre
Maika Monroe reciterà al suo fianco nel ruolo di
un’agente dell’FBI
incaricata ad acciuffarlo. Anche Alicia Witt e Blair
Underwood reciteranno nel film in ruoli ancora
sconosciuti.
Negli ultimi due mesi, Neon ha rilasciato
lentamente dei teaser criptici sul progetto, tra cui uno solo due
settimane fa che mostrava il maggior numero di immagini del film
che abbiamo visto finora. Longlegs è
diretto da Osgood Perkins (The Blackcoat’s
Daughter, I Am the Pretty Thing That Lives in the House) e la sua
uscita è prevista per il 2024.
“L’agente dell’FBI Lee Harker viene
assegnato a un caso irrisolto di serial killer che prende pieghe
inaspettate, rivelando prove dell’occulto. Harker scopre un legame
personale con l’assassino e deve fermarlo prima che colpisca di
nuovo”, si legge nella sinossi ufficiale del film.
È stato pubblicato un nuovo trailer
di Back to
Black, che offre agli spettatori una migliore visione
del prossimo biopic sulla cantante e cantautrice inglese
Amy Winehouse. Il film debutterà nelle sale degli
Stati Uniti venerdì 17 maggio 2024.
“La straordinaria storia
dell’ascesa al successo di Amy Winehouse, dagli esordi a Camden
fino alla realizzazione del suo album rivoluzionario, Back to
Black, che ha catapultato la Winehouse alla fama mondiale“,
recita la sinossi. “Raccontato attraverso gli occhi di Amy e
ispirato ai suoi testi profondamente personali, il film esplora e
abbraccia i molti strati dell’artista iconica e la tumultuosa
storia d’amore al centro di uno degli album più leggendari di tutti
i tempi.”
Back to Black su Amy Winehouse
Winehouse era una cantante inglese
nota soprattutto per la sua voce e per l’utilizzo di vari generi
nella sua musica. Il suo album di debutto, Frank, è stato
pubblicato nel 2003 con il plauso della critica, mentre l’album
successivo, Back to Black, pubblicato nel 2006, è
stato un vero e proprio successo. L’album è diventato uno dei più
venduti nella storia del Regno Unito e il singolo “Rehab” rimane
immensamente popolare.
Il film Back to
Blackè diretto da Sam
Taylor-Johnson e si basa su una sceneggiatura
scritta da Matt Greenhalgh, che ha già collaborato al film Nowhere
Boy del 2009. La pellicola seugue la vita e la musica di Winehouse,
che ha iniziato come cantante jazz per diventare infine una
superstar della musica vincitrice di un Grammy. La sua vita sarebbe
stata interrotta nel 2011 all’età di 27 anni, dopo una lunga
battaglia con alcol e droghe.
Il regista Thomas
Bidegain ha risposto alle voci sull’uscita di
Jake Gyllenhaal e
Vanessa Kirby dal film indipendente
Suddenly, dopo che sono emerse voci sul
comportamento tenuto da Jake Gyllenhaal.
All’inizio di questa settimana è
emersa la notizia che Jake Gyllenhaale la
Vanessa Kirby hanno lasciato il progetto, che
stava per terminare la pre-produzione. Secondo quanto
riportato, Jake Gyllenhaal ha mostrato
un comportamento poco professionale mentre si trovava in Islanda,
saltando in un lago ghiacciato, chiedendo di riscrivere il film e
persino deridendo le battute con un “accento alla Pepe Le
Pew“.
Parlando con la rivista francese
Technikart (via Variety), Bidegain non ha parlato apertamente di
queste affermazioni, ma ha fatto notare che il trio semplicemente
non aveva la stessa visione del film e ha deciso di fermarsi prima
dell’inizio delle riprese.
Il regista riconosce che il trio
aveva delle divergenze creative
“Quando abbiamo iniziato a
leggere la sceneggiatura nella stessa stanza, ci siamo resi conto
che non avevamo affatto la stessa visione di ciò che il film doveva
essere“, ha detto Bidegain. “Volevano sempre più
cambiamenti. È normale che ci siano modifiche alla sceneggiatura
prima delle riprese, ma in questo caso era diverso. Ognuno di noi
aveva la propria idea di quale fosse il messaggio del film. Ho
cercato di appianare le cose una volta, due volte – e poi ho capito
che non avrebbe funzionato, quindi ho dovuto smettere“.
Bidegain ha anche smentito le voci
secondo cui il progetto sarebbe stato abbandonato proprio nel
momento in cui si stava girando, affermando che mancavano ancora
“otto settimane” alle riprese effettive e che si erano
semplicemente incontrati in Islanda perché era quella la location
delle riprese. Il regista ha anche affermato che sia
Jake Gyllenhaal e
Vanessa Kirby volevano che il film fosse incentrato su
cose diverse, il che ha portato alla rottura.
Alana Haim, Teyana
Taylor e altri sono stati scritturati al fianco di
Leonardo DiCaprio in BC
Project, il nuovo film di Paul Thomas
Anderson.
Secondo The Hollywood Reporter,
Haim, Taylor, Wood Harris e Shayna McHayle si
uniranno a Leonardo DiCaprio,
Sean Penn e Regina Hall nel nuovo film di Anderson,
ancora senza titolo. La trama del film non è ancora stata resa
nota. Il film è attualmente in fase di produzione.
In quali film hanno recitato
Alana Haim, Teyana Taylor, Wood Harris e Shayna
McHayle?
La Haim ha già lavorato con
Anderson in Licorice
Pizza del 2021, candidato come miglior film alla 94ª
edizione degli Academy Awards e interpretato anche da
Cooper Hoffman, Penn, Tom Waits,
Bradley Cooper e Benny Safdie.
Taylor, invece, è
nota per essere apparsa in The After Party del
2018, Coming 2 America del 2021, Mille e uno del
2023 e il remake di White Men Can’t Jump del 2023.
Recentemente ha anche interpretato il ruolo di Maria
Maddalena in The Book of Clarence di
Jeymes Samuel, attualmente in programmazione nelle sale
cinematografiche statunitensi.
Harris ha precedentemente
interpretato il ruolo di Tony “Little Duke” Evers
nella serie Creed, mentre ha partecipato anche a
Dredd del 2012,
Ant-Man del 2015, Blade
Runner 2049 del 2017 e Space Jam: A New Legacy del
2021.
McHayle, il cui
nome d’arte professionale è Junglepussy, ha recitato in Support the
Girls del 2018 e The Perfect Find del 2023.
Inoltre, Chase Infiniti, che non è
accreditato in nessun film o serie televisiva precedente, si unirà
al film di Anderson, che per il momento viene indicato come
“BC
Project“.
Paul Thomas
Anderson, invece, è noto per aver realizzato film come
Boogie Nights del 1997, Magnolia del 1999,
Punch-Drunk Love del 2002, There Will Be Blood del 2007, The Master del 2012, Inherent
Vice del 2014, Phantom Thread del 2017 e, più recentemente,
Licorice Pizza del 2021. Paul Thomas
Anderson sta anche producendo con Sara Murphy il nuovo
film con Leonardo DiCaprio, che non ha ancora una data
di uscita.
A24 ha pubblicato un nuovo video di La
zona d’interesse, l’acclamato film drammatico di
Jonathan Glazer sulla Seconda Guerra
Mondiale, che ha recentemente ottenuto cinque nomination agli
Oscar, tra cui quella per il Miglior Film.
La featurette dietro le quinte
mostra Jonathan Glazer che parla della premessa
del film, che racconta di un uomo che vive una vita idilliaca con
la sua famiglia nella casa dei loro sogni, che si trova vicino al
campo di concentramento di Auschwitz. Il direttore della fotografia
Lukasz Zal ha parlato anche del processo di
ripresa, rivelando che hanno cablato l’intera casa con telecamere
visibili e nascoste.
Chi è coinvolto in La zona d’interesse?
Tratto dal romanzo di Martin Amis
del 2014, La
zona d’interesse è scritto e diretto da
Jonathan Glazer, che torna alla regia dopo dieci
anni da Under the Skin del 2013. Il film è interpretato da
Christian Friedel nel ruolo del comandante del
campo di Auschwitz Rudolf Höss, Sandra
Hüller nel ruolo di Hedwig Höss, Johann
Karthaus nel ruolo di Klaus Höss, Nele
Ahrensmeier nel ruolo di Inge-Brigitt Höss, Lilli
Falk nel ruolo di Heidetraut Höss e Medusa
Knopf nel ruolo di Elfriede.
La zona
d’interesse è prodotto da Reno Antoniades, Daniel
Battsek, Len Blavatnik, Danny Cohen, Ke’Lonn Darnell, David
Kimbangi, Ollie Madden e Tessa Ross. I produttori sono
Bugs Hartley, Ewa Puszczynska, Bartek Rainski e James
Wilson. Il film ha vinto il Grand Prix al Festival
di Cannes 2023.
Secondo Variety, la star di
Dracula UntoldLuke Evans e la star di Resident Evil
Milla Jovovich hanno firmato per i ruoli
principali del prossimo thriller d’azione fantascientifico
intitolato World Breaker. La produzione dovrebbe
svolgersi in Irlanda del Nord.
“Guidato da due delle più forti
star del genere e sotto la direzione del bravissimo Brad Anderson,
World Breaker è un film confezionato che non può mancare e che ha
una fortissima commercialità universale“, ha dichiarato in un
comunicato Nat McCormick, capo di The Exchange.
Oltre a World Breaker, Luke Evans è attualmente impegnato nella
serie drammatica britannica The Way della BBC One,
creata dal co-creatore e co-protagonista Michael
Sheen. Nel frattempo, Milla Jovovich sarà protagonista in In
the Lost Lands di Paul W.S. Anderson e nel thriller
d’azione Breathe di Stefon Bristol.
Chi è coinvolto in World
Breaker?
World Breaker sarà
diretto da Brad Anderson (The Call) da una
sceneggiatura scritta da Joshua Rollins. Il film è prodotto da
Martin Brennan per 23ten, mentre The Exchange si occuperà delle
vendite internazionali.
“La storia è incentrata su un
padre e sua figlia“, si legge nella sinossi. “Cinque anni
prima, uno strappo nel tessuto della realtà ha portato nel nostro
mondo creature provenienti da una dimensione alternativa e
intenzionate a distruggerci. Il padre nasconde la figlia su
un’isola per tenerla al sicuro, mentre la prepara alla
sopravvivenza e alle battaglie che verranno. Ma nessun luogo è
sicuro“.
Dopo la
tragica notizia della scomparsa di Carl
Weathers, innumerevoli celebrità sono intervenute sui
social media per rendere omaggio alla leggenda della
recitazione.
In una serie di tweet di venerdì,
Adam Sandler – che è apparso al fianco di
Weather nell’iconica commedia Happy Gilmore – ha
riflettuto sul suo passato con Weathers, definendo
l’attore “un vero grande uomo“.
“Grande padre. Grande attore.
Grande atleta”, ha detto Sandler nei suoi tweet. “Così divertente
da avere sempre intorno. Intelligente come l’inferno. Leale come
l’inferno. Divertente come l’inferno. Amava i suoi figli più di
ogni altra cosa. Che uomo! Tutti lo amavano. Io e mia moglie ci
siamo divertiti tantissimo con lui ogni volta che lo abbiamo visto.
Con affetto a tutta la sua famiglia e Carl sarà sempre conosciuto
come una vera leggenda“.
A true great man. Great dad. Great actor.
Great athlete. So much fun to be around always. Smart as hell.
Loyal as hell. Funny as hell. Loved his sons more than anything.
What a guy!! Everyone loved him. My wife and I had the best times
with him every time we saw him. Love to… pic.twitter.com/Gi2lPWFTgt
Molto toccante anche l’omaggio di
Sylvester Stallone che ha scritto quello che poi sarebbe
diventato l’iconico personaggi interpretato da Carl Weathers di
Apollo Creed.
Altri tributi sono arrivati dal
mondo della recitazione e dello sport, tra cui il giornalista di
boxe Michael Benson, Dana White dell’UFC e altri
ancora. Di seguito è possibile consultare un elenco di omaggi da
parte di altri attori, giornalisti e social media nel loro
complesso:
We lost an icon. Carl Weathers was a
phenomenal talent, a true professional, and a dear friend. All my
sympathies and love to his family. I loved working with him on
Predator and then celebrating that film with him at various
conventions in the ensuing years.
Thank you, Carl. pic.twitter.com/29OJoe8qcu
Terence Crawford paying tribute to Carl
Weathers (who starred as Apollo Creed in the Rocky films) after he
died today aged 76… pic.twitter.com/zr1wZfX79A
apollo creed was one of the best and coolest characters I’ve
ever seen! it doesn’t get much better than the end of the rocky III
training montage 💪🏽 pic.twitter.com/ghZ59nahv8
RIP Carl Weathers. Apollo Creed is the
greatest villain-to-hero arc in history, a role he infused w/ soul,
humor & rage. A brilliant & versatile actor whose Arrested
Development & Happy Gilmore turns are almost equally iconic. May
there be only free BK refills in the afterlife pic.twitter.com/n0EG54zKG4
Di
recente abbiamo appreso che il regista e lo sceneggiatore del
classico “zombie” del 2002 28 anni
dopo uniranno ancora una volta le forze per
almeno un sequel (forse una trilogia), e ora abbiamo un
aggiornamento (potenzialmente) molto eccitante.
Anche se non siamo sicuri del
motivo per cui hanno deciso di saltare 28 mesi, Danny
Boyle(Trainspotting,
TheMillionaire, Yesterday)
e Alex Garland (Ex
machina,
Annientamento) si riuniranno per 28 anni
dopo, il progetto del sequel che ha trovato casa presso la
Sony Pictures dopo quella che viene descritta come “una lunga
guerra di offerte per aggiudicarsi i diritti del pacchetto
sequel“.
Secondo THR, Cillian Murphy, che ha interpretato il
protagonista del film originale, è a bordo come produttore
esecutivo e potrebbe riprendere il suo ruolo anche nel nuovo film
(o almeno nel primo).
Cillian Murphy in 28 anni dopo ?
Cillian Murphy è candidato all’Oscar come
miglior attore per la sua interpretazione in Oppenheimer,
quindi una vittoria potrebbe influenzare la sua decisione! Un
vincitore dell’Oscar sarà in una posizione migliore per negoziare
un compenso, dopo tutto.
28 anni
dopo è stato un grande successo ed è ancora
considerato un film incredibilmente influente nel genere horror. Ha
già generato un seguito meno apprezzato (ma che vale comunque la
pena di vedere), 28 settimane dopo del 2007.
Tuttavia, Boyle e Garland erano
coinvolti solo come produttori esecutivi in quel progetto, quindi
molti fan considereranno questo nuovo film come il primo vero
sequel. Boyle dovrebbe dirigere il primo capitolo, mentre Garland
dovrebbe scrivere tutti e tre i film. Il budget per ogni film si
aggirerebbe intorno ai 75 milioni di dollari.
Il primo film 28 giorni dopo
Il primo film vedeva Cillian Murphy nei panni di un uomo
senza nome che si risveglia dal coma dopo un incidente in
bicicletta e scopre che l’Inghilterra è stata invasa dagli
“Infetti”. Il virus trasforma le sue vittime in assassini furiosi,
ma a differenza dei soliti “zombie” de La notte dei
morti viventi e di altri classici del genere, queste
creature possono muoversi con una velocità spaventosa.
L’uomo si mette quindi in viaggio
per scoprire cosa sta succedendo, incontrando lungo la strada i
compagni sopravvissuti interpretati da
Naomie Harris e
Brendan Gleeson, oltre a un maggiore dell’esercito
squilibrato interpretato da Christopher
Eccleston.
I dettagli sulla trama di
28 anni dopo non sono ancora stati resi noti, ma
il periodo suggerisce che si svolgerà in un futuro prossimo, il che
significa che il film potrebbe includere alcuni elementi
fantascientifici. Nel precedente rapporto non si faceva menzione
dei personaggi sopravvissuti (interpretati da Murphy e
Harris), ma si era ipotizzato che Boyle e
Garland avrebbero arruolato un nuovo cast.
Netflix ha condiviso un nuovo sguardo alla
Kora di Sofia Boutella nella seconda parte dell’epopea
sci-fi di Zack Snyder,Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, e
abbiamo anche qualche frammento di nuovo filmato grazie a un breve
video teaser che evidenzia alcuni dei prossimi progetti dello
streamer.
Alla fine di Rebel Moon – Parte
1: Figlia del fuoco è riuscita a sconfiggere il
malvagio Ammiraglio Noble (Ed Skrein), ma
abbiamo scoperto che il cattivo è in realtà sopravvissuto (sembra
essere una sorta di cyborg) ed è stato riportato in
vita dal suo padrone, il Reggente Balisarius (Fra
Fee), per cercare vendetta.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, di cosa tratterà?
Kora e i suoi alleati non hanno
idea che l’Imperium stia per arrivare, ma la guerriera impavida
sembra più che pronta alla guerra in questa nuova foto.
— Snyder Netflix Updates ⚒️ rebel moon era (@SnyderNetflix)
February 1, 2024
Durante un recente podcast della
DGA Director’s Cut con il regista Louis
Leterrier come moderatore, Zack Snyder ha
rivelato che la versione vietata ai minori di Rebel Moon – Parte
1 arriverà quest’estate. Non sono stati menzionati né
il mese né la data, ma almeno ora abbiamo un calendario
approssimativo.
In una precedente intervista,
Snyder ha parlato del director’s cut e di come si differenzierà
dalla versione PG-13. “Molto più brutale. Più bizzarro. Stile
Verhoeven. Più RoboCop che altro… nel modo in cui usa la violenza
come un altro personaggio. E c’è molto sesso e fantasia
fantascientifica“. Snyder ha anche condiviso su Vero una nuova
immagine del film, e sembra che passeremo più tempo con
Jimmy il Robot.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice riprende
l’epica saga di Kora e dei guerrieri sopravvissuti, pronti a
sacrificare tutto combattendo al fianco dei coraggiosi abitanti di
Veldt per difendere un villaggio un tempo pacifico dove ha trovato
rifugio chi ha perso la propria casa nella guerra contro il Mondo
Madre. Alla vigilia della battaglia i guerrieri devono affrontare
il proprio passato rivelando uno a uno il motivo per cui
combattono. Quando la scure del Regno si abbatte sulla nascente
ribellione, si formano legami indissolubili, emergono eroi e
nascono nuove leggende.
La colonna sonora di Superman: The Movie di John
Williams rimane iconica e, in misura minore, anche quella
di Hans Zimmer in Man of
Steel. Ora, il co-CEO dei DC Studios e
sceneggiatore/regista di Superman:
Legacy, James Gunn, ha confermato che il compositore
John Murphy presterà il suo talento al prossimo
reboot.
John Murphy,
compositore britannico che ha collaborato con artisti del calibro
di Danny Boyle, Guy Ritchie, Michael Mann, Matthew
Vaughn e Stephen Frears, collaborerà per
la quarta volta con Gunn.
Le dichiarazioni di James Gunn sul compositore di Superman:
Legacy
“Sono felice di annunciare che
il mio frequente collaboratore [John Murphy] sta realizzando la
colonna sonora di [Superman: Legacy]”, ha dichiarato oggi
James Gunn su Instagram. “John è stato una
delle prime persone che ho chiamato quando ho finito la
sceneggiatura, molti mesi fa, perché sapevo quanto fosse
incredibilmente importante la colonna sonora per questa
produzione“.
“Da allora John ha lavorato
instancabilmente, creando ore e ore di musica che suoneremo sul set
durante le riprese [e] utilizzeremo nel montaggio [e] che alla fine
sarà registrata con una gloriosa sinfonia per tutti voi”. Benvenuto
alla DCU, John!“.
Quando sentiremo per la prima volta
il suo nuovo tema di Superman? La produzione del film inizierà a
marzo, il che significa che James Gunn potrebbe avere qualcosa da mostrare
per il Comic-Con di luglio; tuttavia, fino a quando non verrà
rilasciato un vero e proprio trailer, probabilmente non potremo
ascoltare appieno ciò che Murphy ha sognato per il nuovo Uomo del
Domani del DCU.
Quando i DC
Studios hanno annunciato il loro programma per il
DCU, tra i progetti più interessanti
c’era
The Brave and the Bold. Una nuova versione di
Batman, che vedrà l’eroe scoprire di essere padre quando
incontrerà Damian Wayne e prenderà il ragazzo sotto la sua
ala come nuovo Robin.
Purtroppo, questo significa anche
che la trilogia di The
Batman di Matt Reeves rimarrà un
franchise Elseworlds. Molti fan hanno poi sostenuto che è
stato un errore da parte dei DC Studios non
portare il Bruce Wayne di Robert Pattinson nel DCU, anche se è sempre stato improbabile che
fosse disposto a diventare un attore del franchise e unirsi alla
Justice League.
Il co-CEO dei DC
StudiosJames Gunn ha recentemente risposto a un fan
su Threads che gli ha chiesto se
The Brave and the Bold uscirà solo dopo la conclusione
della trilogia di Matt Reeves. Chiarendo di non
essere preoccupato per eventuali sovrapposizioni, il regista ha
risposto con un semplice “No“.
Altre notizie: dopo il casting di
Superman e Supergirl, sembra che Batman potrebbe
essere il prossimo protagonista del DCU a trovare un attore. “Ho sentito
che le agenzie stanno anticipando che un bando di casting uscirà
molto presto e che i DC Studios accenderanno il Bat-Segnale“,
ha dichiarato di recente lo scooper Charles Murphy
su X. Che le speculazioni abbiano inizio!
Parlando l’anno scorso dei piani
dei DC Studios per
The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è
l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il vero figlio
di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i primi
otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un piccolo
assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il mio
Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant Morrison,
che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo mettendo
insieme proprio in questi giorni“.
Il co-CEO dei DC Studios, Peter
Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio
che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’
allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori
dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“.
L’uscita di The
Batman- Parte 2 di Matt Reeves è prevista per il 2025,
e ci aspettiamo che il Crociato incappucciato del DCU faccia il suo debutto – insieme a
Robin – un po’ più avanti nel tempo, in base a un precedente
aggiornamento del co-CEO dei DC Studios James Gunn. Alla domanda dello scorso novembre
su un possibile annuncio del casting di Bruce Wayne, il regista ha
risposto: “No. Non abbiamo ancora una sceneggiatura”.
È ancora molto presto per questo
progetto e probabilmente non arriverà nelle sale prima del 2027. Il
regista Andy Muschietti, che Gunn
ha ingaggiato dopo essere rimasto impressionato dal suo lavoro su
The
Flash, si pensa si stia concentrando sulla serie
televisiva Welcome
to Derry, quindi la pazienza sarà fondamentale quando
si tratterà di vedere il Cavaliere Oscuro del DCU sui nostri schermi… a meno che non si
presenti prima della sua uscita in solitaria, ovviamente!
A differenza di Supergirl, questo
non accadrà in Superman:
Legacy, poiché James Gunn ha recentemente confermato che
Batman non sarà tra gli eroi che appariranno nel prossimo
reboot dell’Uomo del Domani. Continuate a seguirci per le ultime
novità su
The Brave and the Bold.
Era il 2016 e l’anno successivo
uscì nelle sale Spider-Man:
Homecoming. Jon Watts è salito a
bordo per dirigere quel reboot, tornando poi in cabina di regia per
Spider-Man: Far From Home e per
Spider-Man: No Way Home, che ha battuto il record
(contribuendo a rilanciare il cinema) nel 2021.
Non è un segreto che Jon
Watts abbia faticato a concludere la sua trilogia,
soprattutto a causa della vastità del film e delle difficoltà
imposte alla produzione dal COVID-19. Da allora, il regista ha
abbandonato la regia del reboot dei Fantastici
Quattro dei Marvel Studios per
dedicarsi allo sviluppo di
Star Wars: Skeleton Crew per Lucasfilm e
Disney+. La domanda ora è:
tornerà a occuparsi di Spider-Man 4?
Da tempo si vociferava che non
sarebbe tornato e, secondo lo scooper @MyTimeToShineH, “sono
riuscito a confermare che Jon Watts non tornerà a dirigere lo
Spider-Man 4 di Tom Holland“.
Chi dirigerà Spider-Man 4?
Drew Goddard, che
in precedenza ha lavorato a Daredevil e allo
sfortunato Sinister Six, è stato nominato come
probabile sostituto e una nuova trilogia potrebbe trarre beneficio
da una serie di occhi nuovi. Il lavoro di Watts su
Spider-Man è stato comunque stellare e la sua
visione del wall-crawler ci mancherà senza dubbio.
“Quando stavamo preparando
[Spider-Man] Homecoming, le discussioni erano sempre incentrate su
come fare qualcosa che non si fosse mai visto prima con Peter
Parker“, ha detto il regista a proposito della sua visione
della trilogia lo scorso anno. “Questo ti porta a percorrere un
paio di strade diverse e a fare cose come far scoprire al suo
migliore amico la sua identità, far scoprire a sua zia e poi, alla
fine dell’ultimo film, far scoprire al mondo intero“.
“È stato divertente giocare con
questi nuovi aspetti. Ma alla fine è stato bello poter far
confluire tutto nella semplice storia di Spider-Man. Ci siamo presi
tutto il tempo necessario per raccontare il primo numero di
Spider-Man, la storia delle origini“.
Non si sa ancora quando
Spider-Man 4 uscirà, ma con le voci che girano sul
fatto che Peter sarà uno dei protagonisti del prossimo film degli
Avengers, sicuramente dovrà arrivare nelle sale
prima del 2026.
Recentemente è stato riferito che i
Marvel Studios e la Sony
Pictures sono ai ferri corti sulla scelta di fare del film
un’avventura di strada o un’altra avventura multiversale con
Tobey Maguire e Andrew Garfield.
Come molte altre produzioni,
l’imminente spin-off di Max The
Batman, che ruota attorno a uno dei cattivi più
iconici del Crociato, The
Penguin, è stato costretto a una pausa a causa degli
scioperi di Hollywood, ma le riprese sono riprese lo scorso
novembre e ora sono apparse online alcune nuove foto del set.
Gli scatti ritraggono la star
Colin Farrell mentre gira le scene nei
panni di Oswald “Oz” Cobblepot, e l’attore sfoggia un
aggiornamento al costume accurata ai fumetti sotto forma di un
cappotto foderato di pelliccia che è diventato sinonimo del
personaggio (a seconda dell’artista) nel corso degli anni.
Il prossimo passo saranno il
monocolo e l’ombrello? Potrebbe essere un passo eccessivo per
questa interpretazione più concreta del personaggio, ma non si sa
mai. La scena in questione di The
Penguin sembra trovare Oz all’indomani
di un’esplosione, mentre si trova faccia a faccia con un nemico.
Sembra che il boss della mafia decida di attaccare, ma si ritrova a
fare i conti con un manganello allungabile.
Siamo ancora in attesa di un trailer completo di The
Penguin, ma Max ha condiviso un teaser “In Production”
all’inizio di quest’anno, dandoci un primo assaggio di alcune
immagini della serie. In esso vediamo Cobblepot che si afferma come
“nuovo Kingpin di Gotham” dopo il vuoto lasciato nella malavita
della città dalla morte di Falcone alla fine di The
Batman.
The
Penguin non ha una data di uscita, ma si dice che uscirà nel
terzo trimestre del 2024. The
Batman – Parte 2 uscirà nelle sale il 3 ottobre
2025.
Cosa aspettarsi dal Pinguino?
Ambientato nel mondo di The
Batman del 2022, The
Penguin si concentrerà sul passato di Oswald
Cobblepot e mostrerà la sua ascesa al potere nel ventre squallido
di Gotham piuttosto che rappresentarlo come un boss affermato. Il
personaggio ha una ricca storia di apparizioni dal vivo, poiché
Danny DeVito ha interpretato il famoso
Pinguino in Batman Returns mentre Robin Lord
Taylor lo ha interpretato in Gotham.
Il dramma limitato sarà basato sui
personaggi DC creati da Bob Kane e Bill Finger. È stato
scritto da Lauren LeFranc, che è anche la
showrunner. I primi due episodi saranno diretti da
Craig Zobel. Insieme a Colin Farrell recitano nella serie
Cristin Milioti (Made for Love) nel ruolo della
figlia di Carmine, Sofia Falcone; Michael Zegen
(The Marvelous Mrs. Maisel) nel ruolo del figlio di Carmine,
Alberto Falcone; e Clancy Brown (John Wick:
Capitolo 4) nei panni di Salvatore Maroni, gangster di Gotham. A
loro si uniscono Rhenzy Feliz, Michael Kelly, Shohreh
Aghdashloo, Deirdre O’Connell, Carmen Ejogo, François Chau
e David H. Holmes.
Si dice anche che
Robert Pattinson potrebbe apparire nei panni di Bruce
Wayne/Batman. I produttori esecutivi sono Dylan
Clark e Matt Reeves di The
Batman, Farrell, LeFranc, Daniel Pipski, Adam
Kassanand e Rafi Crohn. È un progetto congiunto tra 6th e
Idaho, DC Entertainment, Dylan Clark Productions e Warner Bros.
Television.