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Thor: Love and Thunder, una scena tagliata avrebbe mostrato la redenzione di un villain della Fase 3

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Una scena cancellata di Thor: Love and Thunder rivela che uno dei cattivi del Marvel Cinematic Universe avrebbe avuto la sua redenzione nel film. Il Thor di Chris Hemsworth ha percorso un lungo viaggio nel MCU, così come il suo franchise, che ha modificato completamente il suo tono per arrivare a trasformarsi del tutto, al suo quarto capitolo.

Ora, William Groebe, l’artista dello storyboard di Love and Thunder, ha condiviso una sequenza di storyboard del film che includono un nuovo sguardo alla scena di Jeff Goldblum nei panni del Gran Maestro, che purtroppo non è sopravvissuta alla sala di montaggio.

Thor Love and Thunder

Gli storyboard di Thor: Love and Thunder con il Gran Maestro fanno parte della sequenza cancellata “Moon of Shame”, che avrebbe visto il cattivo del MCU rivelarsi dotato di appendici robotiche. Thor, Jane Foster e Valkyrie avrebbero combattuto Gorr il Macellatore di Dei e i suoi mostri ombra e il Gran Maestro di Goldblum e Korg – con la testa attaccata a un piccolo carro armato – sarebbero arrivati per aiutare gli eroi.

Giuliano Montaldo: addio al regista, sceneggiatore e attore genovese

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Si è spento a 93 anni Giuliano Montaldo, regista, sceneggiatore e attore genovese che ha contribuito a rendere grande il nome del cinema italiano nel mondo. Lascia la moglie, Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni.

Ha iniziato la sua carriera da attore, negli anni Cinquanta, e all’inizio degli anni Sessante debutta come regista con Tiro al Piccione (1961). Nel corso della sua carriera ha diretto oltre 20 film, tra cui Gli Intoccabili (1969), Sacco e Vanzetti (1970), Giordano Bruno (1973), L’Agnese Va A Morire (1976) e Gli Occhiali d’Oro (1987).

Tuttavia, uno dei suoi più recenti riconoscimenti è stato attribuito alle sue doti di interprete davanti alla macchina da presa: nel 2018 ha ricevuto il David di Donatello come miglior attore non protagonista nel film Tutto quello che vuoi (2017), di Francesco Bruni. Per Giuliano Montaldo era il secondo, visto che nel 2007 gli era stato assegnato quello alla carriera.

Succession: Logan aveva cancellato o sottolineato il nome di Kendall nel testamento?

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Succession è riuscita a diventare una delle serie televisive più acclamate di tutti i tempi grazie alla sua scrittura implacabile e ai suoi personaggi splendidamente ideati e interpretati.

Di tutta la splendida quarta stagione, un punto però è risultato oscuro tanto agli spettatori quanto ai protagonisti. Nelle ore immediatamente successive alla morte di Logan Roy, viene ritrovato un suo testamento che riporta un segno sul nome di Kendall, un segno che non si capisce se indica una sottolineatura o una cancellatura del nome. Alla luce di tutto quello che Kendall ha tentato di fare per detronizzare il padre mentre era ancora in vita, il magnate e capofamiglia Roy ha deciso di punirlo estromettendolo dal testamento oppure ha visto in lui un degno successore privo di scrupoli?

Ebbene, la serie non dà risposte, ma il suo creatore, Jesse Armstrong, ha rilasciato una dichiarazione che potrebbe aver sciolto il dubbio sulle ultime volontà di Logan Roy. Durante la sua partecipazione a un evento del Financial Times a Londra (registrato dal giornalista Cassam Looch), ad Armstrong è stato chiesto di valutare se il nome di Kendall fosse sottolineato o cancellato. Pur evitando di rispondere a una domande del genere durante la messa in onda dello spettacolo, Armstrong ha spiegato di sentirsi più libero di commentare il significato di certe scene ora che non ci sono più segreti da nascondere al pubblico e che la serie si è conclusa.

Succession 4×10, la spiegazione del finale: chi è il nuovo CEO?

“Se dovessi cancellare un nome, non inizieresti tracciando una linea dal basso, vero?” ha detto Armstrong al pubblico, suscitando applausi quando i membri del pubblico si sono resi conto che intendeva dire che Logan aveva sottolineato il nome.

In effetti, sebbene lo show si sia basato molto su colpi di scena e decisioni imprevedibili, il sorriso beffardo di Logan Roy di fronte ai tradimenti del figlio maggiore (sarà sempre considerato tale, con buona pace del povero Connor) sono sempre sembrati una specie di investitura a rivale degno. E ora ne abbiamo la conferma. Peccato che, alla fine, nessuno dei figli di Roy avesse i nervi e la caratura (sebbene declinata al male) del padre, tale da prendere le redini della società.

Succession è una delle serie con il maggior numero di nomination che gareggia ai prossimi Emmy. Il premio verrà assegnato a gennaio 2024.

Il più bel secolo della mia vita: intervista ai protagonisti

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Il più bel secolo della mia vita: intervista ai protagonisti

In occasione dell’uscita in sala di Il più bel secolo della mia vita, ecco la nostra intervista al regista Alessandro Bardani, e ai protagonisti Valerio Lundini e Sergio Castellitto. Il più bel secolo della mia vita esce il 7 settembre distribuito da Lucky Red.

Il più bel secolo della mia vita, la recensione

Nel cast anche Carla Signoris, Antonio Zavatteri, Elena Lander, Marzio El Moety con Betti Pedrazzi nel ruolo di Suor Grazia e con l’amichevole partecipazione di Sandra Milo Nel film è presente il brano inedito “La vita com’è” di Brunori SAS Una produzione Goon Films, Lucky Red con Rai Cinema In collaborazione con Prime Video. Il film sarà presentato in anteprima assoluta al 53 Giffoni Film Festival nella sezione Generator +18 il prossimo 23 luglio 2023 e al cinema il 7 Settembre 2023.

La trama del film

Un’assurda legge ancora in vigore in Italia impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l’identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l’opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della mia vita racconta l’incontro tra un centenario proiettato nel futuro e un giovane ancorato al passato e del loro viaggio alla riscoperta delle proprie origini.

Nina dei lupi gratis al cinema con Cinefilos.it dall’8 al 10 settembre

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Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, NINA DEI LUPI, presentato alle Giornate degli Autori 2023 e diretto da Antonio Pisu, con Sergio Rubini, Sara Ciocca, Sandra Ceccarelli, Cesare Bocci, Davide Silvestri, in uscita il 31 agosto distribuito in Italia da Genoma Films.

Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle anteprime:

ROMA
 
CINEMA GIULIO CESARE
sabato 9 settembre – 10 biglietti
domenica 10 settembre – 10 biglietti
 
CINEMA GREENWICH
sabato 9 settembre – 10 biglietti
domenica 10 settembre – 10 biglietti
 
BOLOGNA
 
CINEMA ODEON
sabato 9 settembre – 10 biglietti
domenica 10 settembre – 10 biglietti
 
TORINO
 
CINEMA GIULIO NAZIONALE
venerdì 8 settembre – 10 biglietti
sabato 9 settembre – 10 biglietti
domenica 10 settembre – 10 biglietti
 
MILANO
 
CINEMA CENTRALE
venerdì 8 settembre – 10 biglietti
sabato 9 settembre – 10 biglietti
domenica 10 settembre – 10 biglietti

I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo dall’8 al 10 settembre e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento, inviando una email a [email protected]in cui andranno specificati il giorno in cui si intende utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di posto.

I biglietti dovranno essere richiesti improrogabilmente entro e non oltre l‘8 settembre e non saranno prese in considerazioni eventuali richieste formulate successivamente alla suddetta data. L’oggetto della e-mail deve contenere il titolo del film.

NB: riceveranno risposta solo gli assegnatari dei biglietti.

Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui siti dei cinema.

È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità.

Guarda il trailer di Nina dei Lupi

In the Land of Saints and Sinners: il trailer del film con Liam Neeson

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In occasione della presentazione alla 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, ecco il trailer originale di In the Land of Saints and Sinners, il film diretto da Robert Lorenz e presentato nella sezione Orizzonti Extra. Nel cast del film Liam Neeson, Kerry Condon, Jack Gleeson, Colm Meaney e Ciarán Hinds.

Questa è la seconda collaborazione di Liam Neeson con Robert Lorenz dopo The Marksman nel 2019 e il primo ruolo da protagonista importante di Kerry Condon dalla sua nomination all’Oscar come migliore attrice non protagonista per Gli Spiriti dell’Isola.

In the Land of Saints and Sinners, la trama

Irlanda, anni ’70. Desideroso di lasciarsi alle spalle il suo oscuro passato, Finbar Murphy (Liam Neeson) conduce una vita tranquilla nella remota città costiera di Glen Colm Cille, lontano dalla violenza politica che attanaglia il resto del paese. Quando arriva una minacciosa banda di terroristi, guidata da una donna spietata di nome Doireann (Kerry Condon), Finbar scopre presto che uno di loro ha abusato di una giovane ragazza del posto. Coinvolto in un gioco sempre più feroce del gatto col topo, Finbar deve scegliere tra rivelare la sua identità segreta o difendere i suoi amici e vicini.

I Am Groot, la recensione della seconda stagione della serie dedicata al personaggio del MCU

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Debuttano il 6 settembre su Disney+ i nuovi 5 cortometraggi che formano la seconda stagione di I Am Groot, la serie d’animazione in CGI ambientata nel Marvel Cinematic Universe che ci mostra la vita del piccolo alberello alle prese con le sfide di tutti i giorni in una galassia bizzarra, piena di animali buffi, situazioni insolite e piccoli ostacoli da superare.

Proprio come la prima stagione, anche in questo caso Kirsten Lepore, sceneggiatrice e regista della prima stagione, ritorna nella stessa veste per raccontare le nuove avventura di Baby Groot, che questa volta agisce completamente in solitaria, senza interagire con nessuno dei personaggi del MCU che conosciamo, con l’eccezione per dell’Osservatore, di nuovo doppiato da Jeffrey Wright, come accaduto in What If…?, oltre ovviamente a Vin Diesel, ormai indissolubile dalla sua controparte arborea animata.

Il viaggio di Groot questa volta tocca 5 luoghi (o situazioni) molto diverse che trovano sempre il modo di mostrare un aspetto diverso della colorata personalità del personaggio. Dall’amicizia con un pulcino di una strana specie pennuta, fino al tentativo di comprare del gelato nello spazio, passando per un pianeta innevato, un’esperienza olfattiva molto intensa e un’avventura in stile Indiana Jones, il piccolo alberello che fa parte della squadra ufficiale di Guardiani della Galassia dovrà affrontare molte avventure, potendo contare solo sulle sue forze.

I Am Groot, la recensione della seconda stagione

Divertenti e con un protagonista irrimediabilmente simpatico, data la mescolanza tra dolcezza e furbizia con cui agisce in ogni circostanza, i cortometraggi riscuoteranno sicuramente grande successo, specialmente di fronte al pubblico dei più piccoli, che sono poi anche i principali destinatari dell’infinita fabbrica di merchandise che questo personaggio genera.

Con un preciso pubblico di riferimento, le pillole di I Am Groot si inseriscono senza fatica in un quadro più ampio e complesso che fino a questo momento è stato il Marvel Cinematic Universe. Da una parte confermando la potenza delle storie, che vanno sulle proprie gambe anche divincolate da limiti e argini di continuity, dall’altra smascherando in maniera impietosa la necessità disumana della piattaforma di realizzare contenuti per un pubblico ormai bulimico, sempre in cerca di nuovi prodotti e imbarazzato di fronte alla scelta infinita proposta dagli streamer, I Am Groot sembra un fiacco esercizio di stile, senza nessun guizzo né ricercatezza tecnica, fallendo anche nella possibilità di rappresentare un banco di prova per affinare e arricchire gli strumenti che sono a disposizione dei Marvel Studios.

Oltre a Kirsten Lepore, che scrive e dirige, lo staff di I Am Groot è composto anche dal supervising producer, Danielle Costa; i produttori, Craig Rittenbaum e Alex Scharf; i produttori esecutivi, Brad Winderbaum, Kevin Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso e Kirsten Lepore, e Dana Vasquez-Eberhardt che ricopre il ruolo di co-produttrice esecutiva. I Am Groot sarà disponibile su Disney+ dal 6 settembre.

Venezia 80, le foto dal red carpet di Enea di Pietro Castellitto

Venezia 80, le foto dal red carpet di Enea di Pietro Castellitto

Presentato in Concorso a Venezia 80, Enea è il secondo film di Pietro Castellitto da regista. Ecco di seguito le foto dal red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 2023. Nel cast del film Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli, Chiara Noschese, Giorgio Montanini, Adamo Dionisi, Matteo Branciamore, Sergio Castellitto.

Enea è un gangster movie senza la parte gangster. Una storia di genere senza il genere. La componente criminale del film viaggia silenziosa su un binario nascosto, e sopraggiunge improvvisa nelle fessure dei rapporti quotidiani, sconvolgendo i protagonisti ignari. L’idea era quella di creare una narrazione in cui il punto di vista dello spettatore combaciasse con quello di chi subisce il narcotraffico: all’improvviso si può vincere e all’improvviso si può morire, e nessuno saprà mai il perché. I protagonisti sono mossi dal mistero della giovinezza. Non fanno quello che fanno né per i soldi né per il potere, ma forse per vitalità, per testare il cuore, per capire fino a che punto ci si possa sentire vivi oggi, all’alba di questo nuovo millennio, saturo di guerre raccontate e di attentati soltanto visti.

Gli Attassati, la recensione del film di Matranga e Minafò

Gli Attassati, la recensione del film di Matranga e Minafò

Gli Attassati è su Prime Video dal 31 agosto ed è il secondo film della coppia di comici siciliani Matranga e Minafò, dopo il loro esordio del 2020 intitolato Un pugno di amici e diretto da Sergio Colabona.

Tony Matranga e Emanuele Minafò si sono incontrati agli inizi degli anni 2000 lavorando insieme come animatori in villaggi turistici, occasione propizia per dare avvio a una vocazione condivisa e da cui è sorto un sodalizio che li ha portati fino alle piattaforme.

Una carriera decollata nelle trasmissioni comiche

Il loro percorso inizia tra serate nei locali e su reti regionali in cui definiscono i cavalli di battaglia che poi manterranno, consolidando il profilo umoristico che li caratterizza tutt’oggi. Approdano anche a Made in Sud che fa allargare la loro conoscenza verso il grande pubblico e gli crea il bacino a cui attingere per gran parte del cast di Un pugno di amici. Lanciano due pezzi musicali dal titolo S’inzuppa il biscottino e Tutto il 2020 in una canzone e l’anno scorso sono stati persino ospiti di Stasera tutto è possibile.

La loro carriera è quindi piuttosto delineata. O, almeno, per quel che concerne il territorio di un certo tipo di comicità in Italia. Prodotto da Lungta Film, Vision Distribution e Sicilia Social Star – che aveva già finanziato Un pugno di amiciGli Attassati è diretto da Lorenzo Tiberia che esordisce al cinema con questo film, a differenza dei suoi attori. Noto sul web per una massiccia serie di lavori satirici e non, insieme ad un gruppo da lui fondato con il nome di Actual, Tiberia ha infatti affrontato anche temi di una certa profondità: a partire dai soprusi subiti dai più deboli in vari settori della società da parte di chi ricopre ruoli che, al contrario, dovrebbero tutelare.

La regia de Gli Attassati è dunque gestita con un buon impegno, anche rispetto all’uso delle musiche, le luci e la macchina da presa. Di nuovo Matranga e Minafò tentano la strada dell’heist movie, esplicitando in più momenti riferimenti a Il buono, il brutto, il cattivo o a Ocean’s eleven, e lo fanno con tanta simpatia: tutto il cast ci mette del suo con più di una scena che strappa qualche sorriso.

Gli Attassati, la trama

Ad essere Attassati, e cioè riempiti di debiti fino al collo, sono gli abitanti di un paese del sud in cui il direttore di Equitù (Maurizio Bologna), un’agenzia senza scrupoli di recupero crediti, è in combutta con il sindaco (Alfonso Postiglione) per racimolare più soldi possibili e appianare buchi di bilancio accumulati nel tempo, per poi far carriera in politica. I nostri scalcagnati eroi dovranno perciò penetrare all’interno degli uffici di Equitù e far sparire tutte le cartelle esattoriali incriminate.

La banda che viene messa insieme dai due protagonisti è piuttosto ben assortita, sia per quanto riguarda la scelta dei profili che la resa degli attori che danno bene l’idea di raffazzonamento del colpo che devono organizzare. La base, cioè il soggetto della storia, è sinceramente concepiti con grande entusiasmo e inventiva, ma il risultato finale è fragile e vagamente piatto.

Le gag non bastano a portare avanti un racconto

Il duo di comici mette tutta la propria passione nel caricare le gag e inserirle in ogni scena, ma non può essere sufficiente a costruire e – soprattutto – portare avanti un racconto. Condurre i passaggi e le svolte di una narrazione omogenea, con le variazioni necessarie ad accompagnare lo spettatore, non possono essere gestite se tutta l’energia viene dedicata agli scambi di battute, incuranti (o poco più) da quello che deve accadere prima e dopo. Così, il prezzo da pagare è inevitabilmente la forza dell’intero film che scricchiola e diventa infantile.

Operazione Kandahar, la recensione del film con Gerard Butler

Operazione Kandahar, la recensione del film con Gerard Butler

Il nuovo film con Gerarld Butler è per la regia di Ric Roman Wugh, che l’aveva già diretto in Attacco al potere 3 e Greenland, di cui per entrambi sta lavorando a un prossimo capitolo. Il regista, che ha fatto anche lo stuntman durante gli anni 80 e i 90, è stato tra l’altro ingaggiato per un sequel di Cliffhanger, che aveva vissuto in quel periodo proprio dal punto di vista della controfigura, pur non avendo partecipato al progetto, ma empatizzando profondamente con la mole di allenamento che aveva comportato.

Per Operazione Kandahar resta sul genere action a cui, appunto, è tanto affezionato, aggiungendo un’intensa quota di spionaggio internazionale ficcandosi nelle spire della violenza del terrorismo islamico.

La sceneggiatura è infatti ad opera di Mitchell LaFortune, un ex ufficiale della Defense Intelligence Agency e analizzatore per i servizi segreti dell’esercito degli Stati Uniti che ha redatto la storia dietro ad Operazione Kandahar intitolandola inizialmente Burn Run. Gli eventi si basano sulla sua esperienza vissuta nel 2013 in Afghanistan durante la quale ci fu una pericolosa fuga di notizie da parte del consulente informatico americano Edward Snowden che diffuse dati altamente riservati di proprietà della National Security Agency.

Operazione Kandahar, la trama

Qui Gerard Butler è Tom Harris, un agente della CIA sotto copertura che sta portando avanti una delicata missione in Medio Oriente per cui deve impiantare dei virus nei sistemi di sicurezza arabi e metterli – per così dire – fuori uso. La sua vita privata è ovviamente a gambe all’aria e, ultimato il suo compito, cerca quindi di partire sbrigativamente per tornare a casa. Ma, mentre cerca di prendere il volo del ritorno, ritrova un vecchio amico (Travis Fimmel, l’attore di Vikings la cui carriera aveva visto le luci della ribalda agli inizi degli anni 2000 in uno spot per Calvin Klein, non dimentichiamolo mai) che gli affida una nuova missione che lui accetta. Tom si ritrova però improvvisamente braccato e in fuga nel deserto arabo insieme al suo interprete Mohammad Doud (Fahim Fazli) in una situazione spaventosa e sanguinaria che non gli lascerà tregua nemmeno per un attimo.

La descrizione delle violenze e i disastri lasciati in Medio Oriente

Il film di Ric Roman Waugh è un thriller di guerra a tensione continua, che ansima continuamente e a tratti dispera. Il regista indugia nel mostrare la violenza (anche se non esplicita) e i disastri lasciati in Paesi come l’Iran e l’Afghanistan dove le dinamiche di collaborazione con i nuclei terroristici esistono e sussistono anche tra le nazioni occidentali che fingono di non vedere finché la situazione permette loro un vantaggio. La struttura stessa delle riprese descrive perfettamente questa dinamica: da una plancia di comando, due alte cariche della CIA seguono i movimenti dei protagonisti osservandoli su un maxi schermo da cui si vede ogni cosa ripresa dall’alto, come se un drone seguisse sempre i protagonisti.

Esattamente come in un videogame

Il quadro che si vede alla fine è un po’ di più rispetto a una sola successione di sequenze d’azione. Certo, nell’andare in profondità non si spinge chissà quanto oltre, ma risulta interessante il modo in cui Waugh mette in scena quello che vuole raccontare. La CIA resta a guardare quello che succede: attacchi, violenze, torture, la scoperta dei covi di chi comanda e guadagna da una terra inzuppata del sangue dei civili, e non fa mai nulla. Gli uomini sembrano essere come insetti le cui vite non contano nulla.

La bravura dell’ex agente Mitchell LaFortune nel scrivere la storia e del regista nel tradurla in immagini, è per aver fatto una descrizione molto chiara di un’atmosfera attinente con la (terribile) realtà, all’interno di un film dal ritmo serrato e incalzante.

Zielona granica (Green Border): recensione del film di Agnieszka Holland #Venezia80

Circa trent’anni fa la regista Agnieszka Holland (regista recentemente di In Darkness e Charlatan – Il potere dell’erborista) ha realizzato quello che ancora oggi è uno dei suoi film più famosi, dal titolo Europa Europa, dove con tale ripetizione si puntava a proporre una riflessione sulle due identità dell’Europa quale luogo di civiltà e rispetto delle leggi ma anche di crudeli crimini contro l’umanità. Non molto sembra essere cambiato da quel film, con la seconda delle due identità che sembra però aver prevalso sulla prima e a mostrarcelo è la stessa Holland con il suo nuovo lungometraggio Zielona granica (Green Border), presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Un film che spicca tra gli altri titoli in corsa per il Leone d’oro per la sua capacità di sbattere in faccia allo spettatore una tragica realtà troppo spesso sottovalutata, quella dei migranti al confine tra Biellorussia e Polonia, sorretta da una costruzione drammaturgia che permette non solo di entrare nel vivo di questa crisi umanitaria ma anche di confrontarsi con i molteplici punti di vista in gioco in tale dinamica. Zielona granica (Green Border) è dunque cinema politico al suo meglio, frutto di un’autrice che all’età di 74 anni sfoggia una lucidità e un controllo del mezzo cinematografico sbalorditivi.

La trama di Zielona granica (Green Border)

La vicenda si svolge dunque nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, dove i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko. Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono infatti attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso l’UE. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di Julia, un’attivista di recente formazione che ha rinunciato a una confortevole esistenza, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano.

Accanto ai migranti, per cogliere la loro realtà

Inutile nasconderselo, l’idea di vedere un film polacco in bianco e nero della durata di due ore e mezza, può far pensare ad un’esperienza a dir poco ostica, riservata ai soli cinefili amanti di questo genere di cinematografie. La realtà, come ci dimostra la stessa regista con il racconto di questo film, è spesso però differente da come la immaginiamo. Perché quando il film ha inizio ci si rende conto in breve tempo di trovarsi davanti ad un’opera estremamente dinamica, rapida nei tempi e senza mezzi termini nel proporre anche le situazioni più difficili. Un’opera, dunque, che vede la sua regista porsi con la sua macchina da presa direttamente accanto ai migranti per cogliere la loro realtà.

Lo spettatore viene allora chiamato a vivere la fame, la sete, la paura e il dolore, ma anche la consapevolezza che riuscire ad attraversare il confine non equivale ad aver trovato la libertà. Il bosco pullula infatti di militari e forze dell’ordine, pronte a rispedire i migranti al di là del confine solo per dar vita ad una possibilmente infinita situazione di stallo. Il film si svolge dunque praticamente tutto in questo ambiente naturale che si rivela però tutt’altro che amico di chi vi è incastrato dentro. La Hollan riprende tutto ciò senza preoccuparsi troppo dell’estetica, perché non vi è tempo per preoccuparsene davanti all’orrore che, come riportato dalle didascalie a fine film, avviene ogni giorno, anche ora mentre si sta leggendo questa recensione.

Zielona granica Green Border Agnieszka Holland

Zielona granica (Green Border) è il cinema che pone domande

Non c’è dunque pathos né eroismo nel modo in cui si presentano i personaggi e si raccontano le loro storie. Vengono invece raffigurati semplicemente come esseri umani vittime di situazioni sociali e politiche insostenibili e attraverso l’impiego di tre ben distinti punti di vista è possibile avere un quadro completo e preciso di ciò che accade in quei luoghi ma anche nel corpo e nell’anima di chi è direttamente coinvolto. La Holland segue tutti questi personaggi trovando un magnifico equilibrio tra opera di fiction e documentario, fornendo così al suo film una forza comunicativa davvero sorprendente. Tale molteplicità di sguardi finisce talvolta con il presentare alcune vicende che si sarebbero potute asciugare un po’, specialmente nella seconda ora del film.

Zielona granica (Green Border) avrebbe potuto probabilmente essere un eccellente film di due ore, ma ciò non gli toglie di essere uno dei film più forti, cinematograficamente e politicamente parlando, visti quest’anno alla Mostra del Cinema. Lo è anche grazie al suo abbagliante bianco e nero, che risulta significativo in quanto da un lato è coerente con lo stato d’animo dei protagonisti, i quali metaforicamente vivono una vicenda priva di colori, ma dall’altro sembra voler richiamare alla mente i vecchi war movie e ribadire che quella mostrata qui è a tutti gli effetti una situazione di guerra, resa ancor più grave dal consapevole impiego di esseri umani quali “proiettili viventi”, come verranno definiti ad un certo punto del film gli immigrati.

Zielona granica (Green Border) non è un film perfetto né vuole esserlo, avendo come primario obiettivo quello di ricordarci che il cinema è un mezzo estremamente potente, che chiama in questo caso a confrontarsi nuovamente con realtà troppo drammatiche perché vengano ignorate. Pone domande alle quali non conosciamo le risposte, ma è solo ponendole che si può tentare di dare un po’ più di senso al mondo. La Holland fa proprio questo con il suo film, spingendo lo spettatore a chiedersi perché quanto qui mostrato debba verificarsi, perché silenziosamente la storia tenda a ripetersi. È a partire da film come questo che, scossi nell’animo, si può iniziare a cercare risposte a queste domande, che la regista non vuole assolutamente rimangano irrisolte.

L’esorcista: Il credente, il secondo trailer dell’horror

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L’esorcista: Il credente, il secondo trailer dell’horror

La Universal Pictures ha diffuso in rete il secondo trailer di The Exorcist: Believer, in Italia distribuito come L’esorcista: Il credente. Si tratta di un nuovo sequel del lungometraggio del 1973, diretto dal regista della nuova trilogia di Halloween David Gordon Green. Sebbene il film horror fungerà da sequel diretto de L’esorcista, è stato comunicato che gli altri film esistenti nel franchise rimarranno canonici. Il trailer, della durata di ben 3 minuti, introduce gli spettatori all’atmosfera, alle vicende e ai personaggi del film, promettendo tanto richiami all’opera originale quanto nuovi sconvolgenti orrori.

L’esorcista – Il credente, tutto quello che sappiamo sul film

L’esorcista: Il credente si concentrerà sul padre di una bambina posseduta, che in cerca di aiuto entrerà in contatto con Chris MacNiel (Ellen Burstyn). La Burstyn riprenderà il suo ruolo de L’esorcista, dove era la madre di Regan (interpretata da Linda Blair), per aiutare a combattere il possesso della bambina e di una sua amica. Oltre alla Burstyn, il cast di L’esorcista – Il credente include Leslie Odom Jr. (Hamilton), Ann Dowd (The Handmaid’s Tale), Raphael Sbarge (C’era una volta) e la cantante Jennifer Nettles.

Con un cast di talento riconoscibile che dà vita al film, L’esorcista: Il credente sta prendendo forma come un degno seguito di L’esorcista. La decisione di avere tutti i film nel canone di indica inoltre che ci saranno riferimenti anche agli altri quattro titoli della serie. Il nuovo film, però, segna anche l’inizio di una nuova trilogia di sequel, similmente a quanto fatto anche con i sequel di Halloween, di  cui appunto Green è stato regista.

Resta però da vedere come questo nuovo film si affermerà presso il grande pubblico. Mentre Green si è dimostrato un talentuoso regista slasher con Halloween, i suoi sequel Halloween Kills e Halloween Ends non sono stati particolarmente apprezzati né dal pubblico né dalla critica. Tuttavia, con L’esorcista – Il credente, che crea una nuova storia all’interno dell’universo di L’esorcista, il film potrebbe svelare nuovi entusiasmanti aspetti degni di essere raccontati.

Richard Linklater presenta Hit Man, la frizzante action-comedy con Glen Powell

Richard Linklater ha presentato in anteprima a Venezia 80 Hit Man, commedia brillante interpretata da Glen Powell, anche co-autore della sceneggiatura. La trama del film ruota attorno a Gary Johnson (Powell), il killer professionista più richiesto di New Orleans. Per i suoi clienti è come se fosse uscito da un film: il misterioso sicario da ingaggiare. Ma se lo si assolda per fare fuori un marito infedele o un boss violento, è bene stare in guardia, perché lui lavora per la polizia. Quando infrange il protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di scappare da un fidanzato violento, si ritrova ad assumere una delle sue false identità: si innamorerà della donna e accarezzerà l’idea di diventare lui stesso un criminale.

Hit Man, genesi e tematiche del nuovo film di Richard Linklater

Il regista di Boyhood si è soffermato sulla genesi di Hit Man, raccontando: “Nella primavera 2020 Glen mi ha chiamato, dicendomi di aver letto l’articolo di Skip Hollandsworth sul Texas Monthly. lo gli ho risposto, “la conosco da quando portavi il pannolino!’ e così abbiamo iniziato a parlarne. Dalle basi reali della storia di Gary Johnson, ci siamo domandati cosa sarebbe potuto succedere se l’incontro tra lui e il personaggio di Madison si fosse tramutato in una dinamica contorta e oscura“.

Penso di avere un punto di vista molto da dark-comedy nella vita in generale, così sono riuscito ad avvertire il potenziale comico anche in una storia in realtà molto seria. Ho spaziato tra più generi perchè credo che il mondo moderno sia molto più complesso di quello del passato, tra identità instabili e la disinformazione che permettono con più facilità alle persone di presentarsi come ciò che non sono davvero“.

Linklater ha poi svelato cosa lo ha attirato el fare un film su un hitman, un sicario: “Il fatto che non esistano veramente. Come società, penso che porteremo avanti questo mito, ma è un mito nato dal cinema ed è incredibilmente divertente“. “Anche questo mio film ruota attorno all’eterna e antica domanda che ci facciamo, se le persone possano o meno cambiare. Tutti noi vogliamo essere delle persone migliori, c’è questo istinto naturale, e io voglio parlarne perchè mi spaventa l’idea di un mondo passivo dove questo non accade e le persone non riescono a scindere il vero dal falso“.

L’opinione sugli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA

Richard Linklater ha dichiarato di credere che gli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA negli Stati Uniti si risolveranno “presto“, perché “qualcosa deve cedere“. Il regista statunitense ha rivelato che spera di riprendere le riprese di Merrily We Roll Along, il suo progetto ventennale con Paul Mescal, “molto presto, se possibile“. Non ha fornito date precise per la ripresa delle riprese. Il film è prodotto dalla Blumhouse Productions.

Rispondendo a una domanda sugli scioperi posta durante la conferenza stampa per il suo titolo in concorso a Venezia, Hitman, Linklater ha detto: “Tutti lo sentono, nessuno è felice. Questo è il problema quando sei in un’industria e improvvisamente nessuno è contento; forse è il momento di ricalibrare e proporre alcune cose che potrebbero essere giuste per tutti“. “Penso che qualcosa debba cedere“, ha continuato il regista. “Non sono tanto al centro della questione; sono in sciopero, sono un fiero membro del sindacato, di un paio di sindacati. Si risolverà tutto“.

Gli scioperi sono un processo necessario dell’evoluzione del mercato del lavoro, suggerisce il regista. “È uno di quei momenti cruciali che si verificano di tanto in tanto – siamo qui perché 60 anni fa la gente ha scioperato. Il lavoro è sempre progredito attraverso questo, quindi ogni tanto è il momento di fare una correzione per il futuro. Sembra che sia arrivato adesso; non credo che sia stato previsto in questa misura, ma di tanto in tanto“. “E tutti noi ci stiamo sentendo a nostro agio, non sappiamo nemmeno quale sarà la situazione in futuro. Ognuno di noi sta affrontando la situazione nel miglior modo possibile“.

Progetti futuri

Il regista ha dichiarato che sarebbe aperto a un altro capitolo della sua popolare trilogia Before, che ha prodotto tre episodi a intervalli di nove anni: Before Sunrise del 1995, Before Sunset del 2004 e Before Midnight del 2013. “Qualche anno fa abbiamo mancato l’appuntamento con i nove anni; ma finché siamo qui, non si sa mai”, ha detto Linklater. “Non lo faremo solo per farlo; per quanto sarà divertente, dobbiamo avere qualcosa da dire sulla vita in quella fase“.

La collaborazione con Glen Powell

Linklater ha anche parlato con affetto di Powell, che ha incontrato per la prima volta quando l’attore un adolescente e si è assicurato un ruolo nel film di Linklater Fast Food Nation del 2006. “C’è una qualità alla [Matthew] McConaughey“, ha detto Linklater, ricordando un altro talento statunitense a cui ha dato una grande opportunità, in Dazed And Confused. “Il grande salto che [Powell] ha fatto quando è arrivato per Everybody Wants Some – a quel punto era un uomo. Era così intelligente, divertente e affascinante. È ovviamente una star, così come Adria Arjona. È stato divertente avere queste parti per persone di quell’età. Sono entrambi così talentuosi. Glenn è speciale – se il mondo non lo sa ancora, spero che Hit Man lo dimostri“.

La moglie di Tchaikovsky, trailer del film dal 5 ottobre al cinema

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Arriva nelle sale il 5 ottobre il film diretto dal regista russo Kirill Serebrennikov, La moglie di Tchaikovsky, con Alyona Mikhailova, Ekaterina Ermishina, Odin Lund Biron, Nikita Elenev.

Serebrennikov torna dietro la macchina da presa dopo aver diretto film molto apprezzati da critica e pubblico (Parola di Dio, Summer, Petrov’s flu), ospitati nei più importanti festival di tutto il mondo, per raccontare una storia vera.  La moglie di Tchaikovsky è ambientato nella seconda metà del XIX secolo in una Russia ancora fortemente imperiale e racconta la turbolenta relazione tra uno dei più grandi compositori russi, Pyotr Ilyich Tchaikovsky (Odin Lund Biron), e sua moglie Antonina Ivanovna Miliukova (Alyona Mikhailova). I due protagonisti sono stati sposati dal 1877 fino alla morte del compositore, avvenuta nel 1893: un matrimonio complesso e foriero di troppi compromessi che Antonina non ha mai accettato. Dal genio di Kirill Serebennikov, un sorprendente racconto di amore, ossessione e musica diretto con maestria e meticolosa cura del dettaglio.

Russia, seconda metà dell’Ottocento. In un’epoca in cui le donne non sono altro che un nome scritto sul passaporto dei mariti, Antonina Ivanovna, aspirante musicista, si innamora perdutamente del compositore Pyotr Ilyich Tchaikovsky e lo convince a sposarla. Ma questo nuovo legame rischia di distruggere entrambi: Tchaikovsky, infatti, non ha mai amato una donna, e non inizierà certo con lei.

La moglie di Tchaikovsky sarà nei cinema italiani dal 5 ottobre con Arthouse, la label di I Wonder Pictures dedicata al cinema d’autore più innovativo, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Enea, Pietro Castellitto: “È un film sul desiderio di sentirsi vivi”

Presentato in Concorso a Venezia 80, Enea è l’opera seconda di Pietro Castellitto dopo I Predatori. Due opere molto distanti ma con dei tratti in comune. in Enea viene infatti descritta una borghesia italiana con una lenta diversa: “Enea è un film sul desiderio di sentirsi vivi. Enea vuole sentire dentro di sé il movimento della vita. Tutti i personaggi a loro modo provano a sentirsi vivi e da qui si genera un conflitto. Se le immagini di ristoranti e i luoghi che frequenta Enea possono sembrare elitari c’è però quel desiderio e quella vitalità incorruttibili non è elitario, è trasversale a tutti i giovani di qualsiasi epoca. Volevo svincolarmi dal conflitto borghese, dall’idea di famiglia borghese apatica che genera dei figli nichilisti. Enea invece è un eroe romantico, la famiglia è piena di vita“.

Nel film questo conflitto viene descritto bene dai due protagonisti Valentino ed Enea: “Valentino ed Enea cercano di creare un modo dove possono sentirsi vivi e creare un mondo dove i baci possano tornare a esistere. Per fare questo sono quasi disposto a tutto“. Lo stesso regista ha definito il suo film “un gangster movie senza gangster“, una ricerca di scrittura che alla fine colloca Enea come un eroe romantico moderno: “Il punto di vista che più mi interessava raccontare sono le conseguenze del sottobosco criminale nella vita di tutti i giorni. È come se sottotraccia si muovesse il genere gangster ma non appare mai del tutto“.

Enea film 2023

Enea è il 100° film di Sergio Castellitto

Tra l’emozione di presentare il film in un contesto come quello di Venezia Pietro racconta l’esperienza di aver diretto per la prima volta il padre Sergio Castellitto: “Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre, per quanto sapessi che il personaggio di Celeste si muove su una frequenza ironica che nessuno come mio padre avrebbe intercettato. Ho cercato altre strade ma poi una sera mi sono convito e l’ho chiamato“.

Presente in conferenza stampa anche Sergio Castellitto che continua il racconto: “Tempo prima che mi chiamasse Pietro sono andato su IMDB e ho scoperto che ero accreditato per 99 titoli. Enea sarebbe stato il mio 100° e l’ho considerato un segno del destino. È stata una relazione molto tranquilla, ho fatto questo film obbedendo al disegno del regista ma come ho fatto anche altre volte ho anche messo dei miei accorgimenti che sorprendono chi sta dietro la macchina da presa“.

Anche Benedetta Porcaroli, presente nel film come interesse amoroso di Enea, racconta la sua esperienza sul set: “È stato un lavoro per me molto felice, è stato un film complicato e coraggioso e devo dire che mi sono affidata al quadro di Pietro, preciso e sfumato. Penso che sia un film emozionante con una stratificazione di storie. Enea ci fa vivere questo conflitto e questa difficoltà a fare i conti con la vita. La Roma che viene raccontata nel film è una Roma inedita che ho amato anche se difficile e claustrofobica“.

Maledetta primavera

Un ruolo chiave nella narrazione di Enea lo ha la colonna sonora – a opera di Niccolò Contessa de I Cani. Oltre alle canzoni originali ci sono due brani appartenenti al panorama pop italiano: Spiagge e Maledetta primavera: “Quando devi scegliere i brani del film inevitabilmente devi anche seguire il tuo istinto. Soprattutto a Maledetta primavera ho legati tanti ricordi della mia gioventù, è una canzone che si canta allo stadio quando gioca la Roma. invece, Spiagge racconta benissimo lo stato d’animo dei protagonisti suggellato dalla fine dell’estate“.

El paraíso: recensione del film di Enrico Maria Artale #Venezia80

Un uomo se ne sta appoggiato alla porta del bagno delle donne, dal quale esce poi una distinta signora che capiamo essere la madre di lui. Prima di tornare sulla pista da ballo del locale in cui si trovano, l’uomo blocca la donna e con fare amorevole le pulisce il naso da un velo di cocaina che le era sfuggito. Inizia così El paraíso, il nuovo film di Enrico Maria Artale presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Una prima scena che ci descrive già con grande precisione il rapporto intenso, a tratti morboso, esistente tra la madre e il figlio protagonisti.

Sulla loro relazione si costruisce dunque un film che Artale scrive ricercando percorsi inaspettati ed emozioni sincere, con l’obiettivo di indagare la sottile linea che distingue amore e follia, ma anche semplicemente di offrire una buona storia, che dimostri la forza di rimanere nella mente dello spettatore ben oltre la visione. E di momenti particolarmente toccanti ce ne sono in El paraíso, che piano piano porta alla luce le proprie vere intenzioni e si rivela essere un’opera di genere che utilizza il melodramma e la telenovelas sudamericana come punti di partenza per identificare le emozioni dei propri personaggi.

El paraíso, la trama del film

Proagonista del film è Julio Cesar (Edoardo Pesce), un uomo di quasi quarant’anni che vive ancora con sua madre (Margarita Rosa De Francisco), una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibro precario rischia però di andare in crisi con l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), giovane colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina.

Ossessioni e possessioni

A partire dall’arrivo di questa figura estranea, dunque, si sviluppa una crescente gelosia che da una parte porta alla luce tutta l’ossessione della madre nei confronti del figlio, mentra dall’altra permette a Julio Cesar di assaporare una libertà che gli è nuova. Ines risulta dunque essere il mezzo di contrasto per far emergere tutta una serie di non detti, segreti, ossessioni, paure ma, soprattutto, sentimenti. Perché El paraíso vuole prima di tutto essere questo, un film di emozioni ricercate e raccontate con sincerità, provate da personaggi che non sanno come esprimerle e nel cercare di farlo sono pronti anche a sbagliare.

Proprio per via di questa loro incapacità nel gestire le proprie emozioni, ciò che li circonda sembra venire in loro soccorso, dando forma al loro mondo emotivo attraverso colori, luci, sapori e odori. Artale ha infatti rivelato di aver concepito la messa in scena del film non solo come un richiamo ad un contesto altro, la Colombia, sempre nei pensieri dei protagonisti per svariati motivi, ma anche per raccontare attraverso le immagini ciò che essi non sanno dirsi. Assistiamo dunque ad un film dai toni molto caldi, talvolta acidi, che ci descrivono bene il senso di ossessione che si sviluppa tra Julio Cesar, sua madre e Ines, senza che debbano esternarlo loro a parole.

El paraiso Margherita Rosa de Francisco Baquero Edoardo Pesce

I corpi tragici di El paraíso

Ma se è vero che i personaggi non comunicano davvero tra loro, di certo lo fanno i loro corpi. Artale mantiene una certa vicinanza nei loro confronti, ma non stringe mai troppo su di loro così da lasciargli libertà di movimento ed espressione. Ed è così che i protagonisti hanno modo di trovare la loro dimensione nello spazio, nella casa angusta e labirintica costruita per loro. I loro corpi parlano, si esprimono, manifestano intenzioni ed impulsi, come si può notare ad esempio dal lavoro compiuto dall’attrice Margarita Rosa De Francisco, che con il ruolo della madre dà vita ad una grande prova attoriale.

I corpi dunque comunicano molto più delle parole in El paraíso, ma sono anche lo strumento attraverso cui si esprime il più forte dei legami possibili, che non manca di manifestarsi in un paio di scene che si assesteranno come duri colpi per stomaci deboli. Probabilmente ad essere ricordate saranno in particolare questo tipo di scene, che lo stesso regista ha affermato essere state le immagini da cui si è poi costruito il racconto dell’intero film, ma in El paraíso c’è molto di più, a partire da una generale atmosfera di malinconia, data dal cambiamento più sù descritto e che ci presenta una madre e suo figlio in tutta la loro tragicità di esseri umani.

SAG-AFTRA in sciopero: gli Studios di Hollywood accusati di uno “sforzo deliberato per prolungare lo sciopero”

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Duncan Crabtree-Ireland, negoziatore chiave del SAG-AFTRA, ha aspramente criticato gli studios di Hollywood per aver rifiutato le proposte di colloquio con il sindacato. Mentre il fine settimana del Labor Day volge al termine, lo sciopero SAG-AFTRA dura ormai da 53 giorni. Dopo quasi due mesi di sciopero, il sindacato continua a lottare per salari equi, pagamenti residui e tutele mentre i principali studios di Hollywood sembrano opporsi a qualsiasi tipo di accordo.

In un articolo su Variety, il direttore esecutivo nazionale di SAG-AFTRA, Duncan Crabtree-Ireland, ha espresso la sua rabbia per la reazione degli studi cinematografici allo sciopero. Come raccontato da Crabtree-Ireland, il 12 luglio il sindacato ha detto agli studi che erano “disposti a continuare a negoziare”, ma ha incontrato resistenza da parte degli studi. Gli studi hanno affermato che avrebbero avuto bisogno di tempo prima di poter incontrare il sindacato per trattare, ma hanno comunque rifiutato. Pur elogiando la continua “resilienza, unità e solidarietà” contro la loro opposizione, il capo negoziatore ha etichettato il comportamento degli studios di Hollywood come uno “sforzo deliberato per prolungare lo sciopero”, dicendo:

“L’intransigenza e il silenzio dell’AMPTP sono irrazionali. L’unico modo per risolvere uno sciopero è attraverso il dialogo tra le parti. Il loro rifiuto anche solo di parlare con noi sembra uno sforzo deliberato per prolungare lo sciopero e infliggere il massimo dolore. Alcuni economisti stimano che le perdite economiche che ne deriveranno saranno pari a circa 5 miliardi di dollari. O forse il loro obiettivo finale è, come ha detto a un giornale un anonimo dirigente di uno studio, lasciare che lo sciopero “si trascini finché i membri del sindacato non inizieranno a perdere i loro appartamenti e le loro case”.

Bob Iger, CEO Disney, si augura che lo sciopero WGA e SAG-AFTRA possa “finire rapidamente”

L’interruzione della produzione avrà sicuramente delle ripercussioni sulla lunga durata, e non si tratta solo dei festival autunnali senza star, cosa che già sta pagando il Festival di Venezia in svolgimento in questo momento al Lido.

Lucca Comics & Games 2023: apre la vendita dei biglietti dell’edizione TOGETHER

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Apre ufficialmente la vendita dei biglietti di TOGETHER, edizione Lucca Comics & Games 2023: dopo gli oltre 80.135 ingressi venduti in modalità early bird – pensata per dare opportunità agevolate ai più fedeli visitatori del festival – da oggi alle ore 15.00 sarà possibile acquistare biglietti giornalieri e abbonamenti fino al raggiungimento di un massimo di 80.000 biglietti al giorno.

Numerose le novità di questa edizione, pensate per migliorare l’esperienza di tutti i partecipanti, dei gruppi e delle famiglie, garantendo un’esperienza di acquisto dedicata.

I gruppi e le comitive composte da almeno 20 persone possono accedere al sito dedicato comitive.luccacomicsandgames.com per l’acquisto a prezzo ridotto e l’invio con un’unica spedizione – effettuata al/alla responsabile del gruppo – dei biglietti giornalieri e dei relativi braccialetti. Al raggiungimento delle 20 persone sarà fornito un biglietto omaggio (il 21esimo). Con questa modalità non sarà necessario accedere ai Welcome Desk per il ritiro dei braccialetti.

Le persone con disabilità possono ricevere anticipatamente i biglietti omaggio (giornalieri), accedendo al sito senzabarriere.luccacomicsandgames.com. Nel sito dovrà essere inserita la documentazione richiesta che attesta l’invalidità e sarà possibile accedere a diverse opzioni:

  • omaggio giornaliero con stampa a casa (print@home), oppure omaggio giornaliero con stampa a casa (print@home) e acquisto di un ridotto per l’accompagnatore (queste opzioni prevedono il ritiro del braccialetto presso i Welcome Desk durante i giorni del festival),
  • omaggio giornaliero in modalità Salta il Welcome Desk, oppure omaggio giornaliero in modalità Salta il Welcome Desk e acquisto di un ridotto per l’accompagnatore (queste opzioni prevedono l’invio di biglietto/i e braccialetto/i direttamente a casa, pagando il prezzo della spedizione indicato sul sito).

Questa opportunità si aggiunge alla possibilità, durante i giorni del festival, di richiedere direttamente in loco – presso le biglietterie o la Croce Verde di Lucca – i biglietti giornalieri omaggio per le persone con disabilità e l’eventuale ridotto per chi accompagna. Questa opzione sarà sempre garantita anche qualora gli 80.000 biglietti giornalieri previsti fossero esauriti.

I bambini nati dal 1° gennaio 2014 entrano gratuitamente, accompagnati da almeno un adulto provvisto di biglietto/abbonamento e braccialetto. Durante il festival, presso i Welcome Desk e il Family Palace, sarà possibile ritirare gratuitamente un braccialetto speciale pensato per i bambini sotto i 10 anni, con indicato il numero della protezione civile.

I Welcome Desk saranno 6 e saranno visibili nella mappa che sarà pubblicata nel sito www.luccacomicsandgames.com nelle prossime settimane. Chi ha acquistato un abbonamento o biglietti singoli per più giornate, potrà ritirare tutti i relativi braccialetti direttamente al primo passaggio presso i Welcome Desk, senza necessità di tornare i giorni successivi. Ogni giornata sarà identificata da un braccialetto di uno specifico colore, necessario per entrare in tutte le aree a pagamento del festival.

Nei prossimi giorni saranno attivati anche i servizi di prenotazione dei parcheggi gestiti dalla società Metro, con cui Lucca Comics & Games collabora, tramite il sito eventi.parcheggilucca.it

Resta valida anche nel 2023 l’opzione Eventi in Bus, che prevede di poter acquistare il biglietto giornaliero abbinato al viaggio da/per Lucca. Questa opzione include anche il relativo braccialetto, senza necessità di passare dai Welcome Desk. Il sito dedicato è www.eventinbus.com/artisti/lucca-comics-games_296.html

Continua anche la vendita dei biglietti dei concerti serali, la LC&G Music Tent(la nuova venue dedicata esclusivamente al programma Music) ospiterà un programma pomeridiano e serale, per tutti i cinque giorni di manifestazione.

Nel pomeriggio si potrà accedere agli spettacoli solo con il biglietto del festival, mentre per i concerti serali – con accesso dalle 20.30 e inizio spettacolo alle 21.30 – sono previsti ticket a parte, acquistabili fino ad esaurimento posti, conuno sconto per chi entrerà in possesso di un titolo di accesso a Lucca Comics & Games 2023.

I possessori dei biglietti Early Bird (i biglietti di Lucca Comics & Games 2023 acquistati in promozione tra il 10 e il 24 luglio) potranno godere dello sconto sul costo del biglietto del concerto: per maggiori informazioni basterà inviare una mail all’indirizzo [email protected]

Chiunque volesse acquistare il biglietto del concerto in modalità stampa@casa in combo con il biglietto del festival potrà scegliere di acquistare anche il servizio Salta il Welcome Desk e ricevere a casa il biglietto del concerto, il biglietto di Lucca Comics & Games e il braccialetto.

I biglietti dei concerti, ovviamente, potranno essere acquistati separatamente, a prezzo intero in modalità stampa@casa o ETicket, senza necessità di acquistare il biglietto del festival.

Loki 2: il nuovo trailer della serie con Tom Hiddleston

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Loki 2: il nuovo trailer della serie con Tom Hiddleston

Marvel Studios ha diffuso un nuovo trailer di LOKI 2, la seconda stagione della serie Disney+ che vede protagonista Tom Hiddleston accanto a Sophia DiMartino che tornerà nel panni di Silvie e a Owen Wilson che invece torna in quelli di Mobius. L’appuntamento è a partire dal 6 ottobre su Disney+.

Loki 2, tutto quello che sappiamo sulla seconda stagione

LOKI 2 sarà la “prima seconda stagione in assoluto” dello studio, e che tornerà a raccontare le imprese  del Dio dell’Inganno e dei suoi tentativi di preservare l’integrità del Multiverso. La sinossi ufficiale rilasciata dalla Disney recita: “la seconda stagione di Loki riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando Loki si ritrova coinvolto in una battaglia per l’anima della Time Variance Authority. Insieme a Mobius, Hunter B-15 e a una squadra di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie, Judge Renslayer e Miss Minutes per comprendere su cosa significhi possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso“.

Tom Hiddleston interpreterà naturalmente il Dio dell’inganno, mentre è confermato anche il ritorno di Owen Wilson e Sophia DiMartino, così come l’arrivo della new entry Ke Huy Quan, reduce dalla vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All at Once. Jonathan Majors tornerà invece nel ruolo di Kang, anche se il suo personaggio non viene citato nel sinossi. La seconda stagione di Loki, infatti, dovrebbe fornire agli spettatori maggiori indizi su quello che sarà il suo futuro nell’MCU. Il debutto della nuova stagione è previsto su Disney+ per il 6 ottobre.

Galline in fuga: L’alba dei nugget, il trailer del film Netflix

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Galline in fuga: L’alba dei nugget, il trailer del film Netflix

Netflix rilascia il teaser trailer di Galline in fuga: L’alba dei nugget, il sequel del film in stop-motion che vede il ritorno di Melisha Tweedy, meglio conosciuta come la signora Tweedy, l’arcinemica di Gaia. Le immagini permettono di dare una prima occhiata alla signora Tweedy, doppiata nella versione originale da Miranda Richardson, attrice teatrale, cinematografica e televisiva.

Al cast si unisce anche l’attore, comico, regista e sceneggiatore britannico Peter Serafinowicz che dà la voce a Reginald Smith, un uomo d’affari privo di senso dell’umorismo che insieme a Tweedy rappresenta una nuova e più grande minaccia per i pennuti.

Il regista Sam Fell afferma: “Si dice che un film sia ben riuscito quanto lo è il suo cattivo, e la nemesi di Gaia, la signora Tweedy, è uno dei villain migliori, decisa in L’alba dei Nugget ad attuare una vendetta senza precedenti. Lavorare con Miranda Richardson per trasformarla  nella super cattiva anni Sessanta Melisha Tweedy è stato un piacere. Miranda riesce a equilibrare perfettamente dramma e commedia, facendoti ridere e allo stesso tempo spaventare. A completare il nostro fantastico cast Peter Serafinowicz che interpreta Reginald Smith, un uomo d’affari un po’ disorientato in visita alla gigantesca fabbrica di nugget della signora Tweedy. Serve un particolare genio comico per fare da contraltare all’incredibilmente spaventoso super villain di Miranda Richardson. Peter ci riesce con naturale raffinatezza”.

The Aardman Animations Picture, pluripremiata agli Oscar e ai BAFTA (Creature Comforts, Wallace e Gromit e Shaun, Vita da pecora) in collaborazione con il regista premio Oscar e candidato ai BAFTA Sam Fell (ParaNorman e Giù per il tubo) presentano Galline in fuga: L’alba dei nugget, il tanto atteso sequel del popolare film in stop motion con il maggiore incasso di sempre, Galline in fuga.

Galline in fuga: L’alba dei nugget, la trama

Essendo riuscita a fuggire per il rotto della cuffia dalla fattoria dei Tweedy, Gaia ha finalmente trovato un posto da sogno: un tranquillo rifugio su un’isola per l’intero pollaio, lontano dai pericoli causati dall’uomo. Quando lei e Rocky danno alla luce una pulcina di nome Molly, il lieto fine sembra vicino. Ma sulla terraferma, l’intera razza dei gallinacei deve affrontare una nuova e terribile minaccia. Per Gaia e la sua gang la tanto agognata libertà potrebbe essere a rischio, ma questa volta non si fermeranno davanti a nulla!

  • Regista: Sam Fell
  • Produttori: Steve Pegram, p.g.a. e Leyla Hobart, p.g.a.
  • Sceneggiatori: Karey Kirkpatrick & John O’Farrell e Rachel Tunnard
  • Storia di: Karey Kirkpatrick & John O’Farrell
  • Montatore: Stephen Perkins BFE
  • Musiche di: Harry Gregson-Williams
  • Produttori Esecutivi: Peter Lord, Nick Park, Carla Shelley, Sam Fell, Paul Kewley, Karey Kirkpatrick
  • Cast: Thandiwe Newton (Gaia), Zachary Levi (Rocky), Bella Ramsey (Molly), Imelda Staunton (Tantona), Lynn Ferguson (Mac), David Bradley (Cedrone), Jane Horrocks (Baba), Romesh Ranganathan (Frego), Daniel Mays (Fetcher), Josie Sedgwick-Davies (Frizzle), Peter Serafinowicz (Reginald Smith), Nick Mohammed (Dr Fry), Miranda Richardson (signora Tweedy)

Festa del Cinema di Roma: Anna Magnani protagonista dell’immagine ufficiale della 18° edizione

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Anna Magnani è la protagonista dell’immagine ufficiale della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre 2023 presso l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” con la direzione artistica di Paola Malanga, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Gian Luca Farinelli, Direttore Generale Francesca Via.

La foto è un omaggio a una delle più grandi e amate attrici del cinema italiano e internazionale, scomparsa cinquant’anni fa. L’immagine la ritrae sorridente e circondata dai fotografi nel corso della conferenza stampa indetta nel 1956 dopo la vittoria del Premio Oscar® per la sua straordinaria interpretazione nel film La rosa tatuata di Daniel Mann. Anna Magnani, che mostra all’obiettivo un fazzoletto su cui è appunto raffigurata una rosa, è stata la prima attrice italiana a ottenere il prestigioso riconoscimento assegnato dall’Academy. La Festa del Cinema di Roma ricorda così una donna forte, determinata e affascinante, indimenticabile simbolo del nostro cinema nel mondo.

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Evil Does Not Exist, recensione del film di Ryusuke Hamaguchi #Venezia80

Nel filone di drammi ecologici recenti, tra Alcarràs (Carla Simòn), Costa Brava Lebanon (Mounia Akl) e How to Blow Up a Pipeline (Daniel Goldhaber), arriva in concorso a Venezia 80 il film Evil Does Not Exist, del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi, che ha ottenuto la fama internazionale con Drive My Car, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 2022. Questo suo nuovo progetto è una riflessione sui comportamenti che l’essere umano assume se riportato in uno stato di natura, un perimetro dalla bellezza apparentemente incontrastata ma che risveglia istinti latenti in chi cerca di imporvisi.

Evil Does Not Exist: la minaccia del “glamping”

Takumi e sua figlia Hana vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. Come le generazioni che li hanno preceduti, vivono una vita modesta secondo i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un progetto per la costruzione di un sito glamping vicino alla casa di Takumi, che offrirà agli abitanti della città una comoda “fuga” nella natura. Quando due rappresentanti di un’azienda di Tokyo arrivano nel villaggio per tenere una riunione, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale, causando disordini. Le intenzioni sbagliate dell’agenzia mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano che il loro stile di vita, con conseguenze che colpiscono profondamente la vita di Takumi.

Con una durata limitata – appena un’ora e trenta di girato – Hamaguchi mette a punto un film dal tono mutevole, che passa dalla satira anche piuttosto ironica, all’angoscia e al respiro affannoso di un predatore. Come l’acqua del villaggio che scorre verso il basso, il film di Hamaguchi procede lentamente, seguendo i ritmi della comunità isolata, e culminando in un finale in cui la violenza è latente in ogni immagine, ma si è ormai insediata ovunque, dopo che l’uomo moderno ne ha contaminato inconsapevolmente il ritmo.

Un eco-dramma preciso nello svolgimento

Evil Does Not Exist è un film di preoccupazioni, confronti e punti di vista: due parti, investitori e locali, devono capire come procedere di pari passo nel presente, dopo essersi resi conto della loro incompetenza, i primi, e aver messo in chiaro le priorità della comunità, i secondi. Ingenuità e consapevolezza continuano a scontrarsi in dialoghi sinceri, che mai nascondono le ragioni dei personaggi e fanno presagire un punto di rottura fin dall’inizio, che si palesa quando il rappresentante del glamping manifesta la sua arroganza credendo di poter provare a diventare un uomo interessante imparando a vivere nella natura. In mezzo a questo scontro a due armi, vi è la figlia di Takumi, enigmatico personaggio i cui occhi sono anche il nostro primo ingresso nella riserva naturale. Un personaggio che continua a vagare per i boschi e le strade in cui i bambini possono ancora giocare senza supervisione, almeno fino all’arrivo degli uomini di città. Da allora, il sindaco della comunità inizierà ad avvertirla di non recarsi nel bosco da sola: un monito inedito per la piccola che, nella sua inconsapevolezza dell’esistenza di regole di vita altre, lascerà questo consiglio inascoltato.

Ryusuke Hamaguchi porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 un film dal respiro estremamente attuale, che sviscera la complessità dell’animo umano con cambi di tono e di stile precisissimi. La durata contenuta, la direzione dell’attore e, soprattutto, una notevole agilità di scrittura, lo consacrano definitivamente come una delle firme internazionali più interessanti.

Doggy Style, le clip dal film al cinema dal 14 settembre

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Doggy Style, le clip dal film al cinema dal 14 settembre

Ecco cinque clip di Doggy Style, l’insolita commedia diretta da Josh Greenbaum (Barb e Star vanno a Vista Del Mar), scritta da Dan Perrault (Players, American Vandal), al cinema dal 14 settembre.

Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo, ma se l’uomo in questione fosse un vero bastardo? In questo caso, potrebbe essere il momento di una dolce vendetta, da cani. Quando Reggie (Will Ferrell), un Border Terrier innocente ed inesorabilmente ottimista, viene abbandonato dal suo spregevole padrone per le pericolose strade cittadine, Doug (Will Forte; The Last Man on Earth, Nebraska), Reggie è sicuro che il suo amato padrone non lo abbandonerebbe mai di proposito.

Ma quando Reggie si imbatte in Bug (il premio Oscar Jamie Foxx), un Boston Terrier logorroico e poco elegante, un randagio che ama la sua libertà e non crede nella bontà dei padroni, finalmente si rende conto di che spregevole uomo senza cuore sia Doug e di che amore tossico avesse per lui.

Determinato ad avere la sua vendetta, Reggie insieme a Bug e ai suoi amici – Maggie (Isla Fisher; Now You See Me, 2 Single a nozze), un intelligentissimo Pastore Australiano rimpiazzato dal suo padrone con un nuovo cucciolo, e Hunter (Randall Park; Finché forse non vi separi, Aquaman), un ansioso Alano stressato dal suo lavoro come animale da supporto emotivo – escogitano un piano e iniziano un’avventura epica per aiutare Reggie a ritrovare la via di casa…  e a farla pagare a Doug mordendogli quell’estremità di sé stesso che più ama (Indizio: non è il suo piede).

Doggy Style non è il solito film sui cani a cui siamo abituati. È diretto da Josh Greenbaum (Barb e Star vanno a Vista Del Mar) e scritto da Dan Perrault (Players, American Vandal), è una commedia divertente vietata ai minori sulle complicazioni dell’amore, l’importanza delle grandi amicizie e gli inaspettati vantaggi di flirtare con un divano.

Con le voci italiane di: Massimo De Ambrosis (Reggie), Pino Insegno (Bug), Federica De Bortoli (Maggie), Federico Di Pofi (Hunter), Michele D’Anca (Doug), Dario Oppido (Rolf).  Doggy Style è prodotto dal fondatore e amministratore delegato di Picturestart Erik Feig (La ragazza più fortunata del mondo, Cha Cha Real Smooth), da Louis Leterrier (regista di Fast X, Scontro tra Titani), da Dan Perrault (Players, American Vandal) e da Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Un nuovo universo, The Lego Movie 2: Una nuova avventura) e Lord Miller presidente di Film Aditya Sood (Sopravvissuto, Cocainorso). Produttori esecutivi: Jessica Switch, Nikki Baida e Julia Hammer.

Leopardi & Co: al via le riprese del film con la partecipazione di Whoopi Goldberg

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Sono partite lo scorso 2 settembre le riprese del film Leopardi & Co una co-produzione Camaleo/Eagle Pictures – il film diretto da Federica Biondi che vede in un ruolo comprimario, accanto a quello dei due protagonisti della commedia romantica, Jeremy Irvine e Denise Tantucci, e agli altri attori del cast Paolo Calabresi e Paolo Camilli, il Premio Oscar Whoopi Goldberg.

La trama di Leopardi & Co

David (Jeremy Irvine) è un giovane attore americano che sogna un ruolo in grado di consacrarlo come una vera star mondiale. Ma David è talmente superficiale che nemmeno legge i copioni che gli arrivano finché la sua agente Mildred (Whoopi Goldberg) lo costringe ad accettare il ruolo di protagonista in “Giacomo in Love” film diretto dal mitico regista italiano Ruggero Mitri (Paolo Calabresi). David, convinto sia la storia di Casanova, arriva sul set a Recanati totalmente impreparato per cui viene affidato a Silvia (Denise Tantucci) una coach del luogo col compito di spiegare all’americano chi era il Sommo. Tra i due è odio a prima vista…

Rettifica del precedente: qui

Venezia 80, le foto dal red carpet di Coup De Chance di Woody Allen

E’ stato presentato in concorso a Venezia 80 Coup De Chance, il nuovo film di Woody Allen  che ha sfilato sul red carpet rosso con il cast del film. Il commento del regista “Questo è il mio cinquantesimo film. È stato un grande privilegio averlo realizzato a Parigi ed è un grande onore presentarlo a Venezia”.

Coup de Chance parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…

Venezia 80, le foto dal red carpet di Priscilla di Sofia Coppola

Venezia 80, le foto dal red carpet di Priscilla di Sofia Coppola

E’ stato presentato in concorso a Venezia 80 Priscilla, il nuovo film di Sofia Coppola che ha sfilato sul red carpet rosso con il cast del film Cailee Spaeny e e ovviamente la vera Priscilla Presley.

In merito al film la regista ha commentato “Sono rimasta colpita dall’autobiografia di Priscilla Presley sugli anni che ha vissuto, da giovane donna, a Graceland. E ho cercato di cogliere cosa provasse nell’immergersi nel mondo di Elvis, per poi alla fine riemergerne e scoprire la sua identità. Come artista per me è importante mostrare il mondo attraverso gli occhi dei miei personaggi, senza giudicare. Mi hanno sempre interessato i concetti riguardanti l’identità, il vissuto e la trasformazione degli individui. Questo film indaga il modo in cui Priscilla è diventata quello che è, e cosa significa e ha significato essere donna per lei e per le generazioni successive. Ha vissuto esperienze comuni a molte giovani donne, con la differenza che le ha affrontate in un contesto inusuale. Ed è per questo che nella storia di Priscilla, pur essendo unica, ci possiamo incredibilmente identificare tutte..

Nel film Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama.

Coup de Chance: recensione del nuovo di film di Woody Allen #Venezia80

Cosa succede quando caso e fortuna entrano in gioco? Woody Allen delinea questo quadro cosmico in Coup de Chance quando, cioè, il colpo di fortuna ti cambia la vita. La cinquantesima pellicola del regista si muove per le strade della Parigi di Midnight in Paris ma lancia uno sguardo al passato ricordando molto il suo precedente Match Point. A differenza della sua enorme filmografia questa volta Woody Allen arriva Fuori Concorso a Venezia 80 con un film interamente girato in francese sorprendendo tutti. Nonostante le continue voci sul suo possibile ritiro, Allen smentisce tutto dicendo di aver pronto un nuovo film ambientato nella sua New York.

Coup de Chance, la trama

Jean (Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laâge) sono una coppia di parigini, ricca e affascinante. Sono sposati ma non hanno figli e passano i weekend nella loro casa in campagna a caccia con gli amici. Woody Allen ci presenta il quadro della situazione di questa famiglia il cui equilibrio viene rotto dall’arrivo di Alain (Niels Schneider), un ex compagno di liceo di Fanny eternamente innamorato di lei. Un equilibrio che Allen, con l’autore della fotografia Vittorio Storaro, cerca di rompere utilizzando la palette dei colori. La prima parte del film affronta proprio l’incontro e l’inizio della relazione tra Alain e Fanny. Tra appuntamenti nascosti e pranzi appartati, la coppia viaggia indietro nel tempo tornando agli anni di spensieratezza liceale.

In questa prima parte si accavallano anche i sentimenti contrastanti nel cuore di Fanny, scissa tra il marito, possessivo e calcolatore, – reso visivamente con colori freddi e neutri – e l’amante, romantico e fugace – dove esplodono i colori caldi e intensi. La storia d’amore si consuma, forse destinata a durare in eterno, ma nella seconda parte di Coup de Chance si abbandona il destino e la fortuna, Woody Allen trasforma il lungometraggio da dramma romantico a thriller. In questa parte il personaggio della mamma di Fanny avrà un ruolo chiave. Interpretata da Valérie Lemercier la donna sembra avere molto in comune con il genero anzi è sollevata dal fatto che la figlia viva al sicuro con un uomo stabile e ricco. Tuttavia, l’istinto materno interviene al momento giusto quando scopre la verità su Jean.

Coup de chance recensione film

La vita è una variabile aleatoria

Jean è un uomo d’affari carismatico e di grande successo, fa colpo su tutti e si circonda di molti amici su cui sa di poter avere il controllo – lo stesso controllo che esercita sul treno meccanico, unico oggetto che può manovrare. Persone noiose, ricche e nullafacenti di cui si serve per compiacersi. Il pettegolezzo però è sempre dietro l’angolo e viene sussurrato alle sfarzose feste tra la folla. Jean sarebbe stato il mandante di un omicidio del suo socio in affari ereditando pare della ricchezza. Mentre Alain abbraccia il caso e la fortuna, Jean è scettico nei confronti di questi argomenti che nella filmografia di Woody Allen sono ricorrenti. Gli spettatori che vedranno Coup de Chance non potranno non notare la somiglianza con Match Point sotto alcuni aspetti della trama. I continui incontri tra Alain e Fanny insospettiscono Jean che possessivo e maniacale assume un investigatore privato.

Caso, fortuna e probabilità si ripresentano in una dura lotta di contrasti alla fine del film: un biglietto della lotteria accostato a una battuta di caccia al cervo. Quante probabilità ci sono di vincere e quante di prendere l’animale al primo colpo? Woody Allen spiazza lo spettatore e ancora una volta giocando con le probabilità si prende gli applausi a scena aperta.

Priscilla, recensione del film di Sofia Coppola #Venezia80

Priscilla, recensione del film di Sofia Coppola #Venezia80

Sofia Coppola torna al punto di vista femminile con il suo Priscilla, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, biopic che racconta l’amore tra Elvis Presley e la giovanissima Priscilla Beaulieu, poi divenuta Presly. Optando per un impianto da coming of age, che ben si sposa con il taglio editoriale di A24 e MUBI – impegnate nella produzione e distribuzione del film, il film di Sofia Coppola è un indie molto lineare ma sentito nelle intenzioni, un racconto di formazione che segue una ragazza diventare donna, passare dalla libertà alla prigione e viceversa, sulla strada travolgente di un amore che, per quanto faccia male, non svanisce.

Priscilla: Elvis ed io, un passo dietro a lui, e al suo fianco

Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama.

Priscilla ed Elvis si incontrano in un luogo lontano dagli States, entrambi con un’incredibile nostalgia di casa. Nella Germania Ovest, dove Elvis sta prestando servizio militare e Priscilla si è trasferita con la famiglia, non c’è tanto da fare. Sarà proprio l’intrattenimento e la provenienza a farli avvicinare e, in pochissimo tempo, ad elevare – ironicamente – la piccola Priscilla a confidente prediletta del re del rock ‘n roll.

La “little one” di Elvis ha 14 anni quando la sua vita cambierà per sempre: molto più matura della sua età, capisce subito di essere una figura necessaria per Elvis. Ma nemmeno il re del rock ‘n roll è immune alla “fase di conoscenza” dei genitori e alle regole da rispettare nel corteggiare una ragazza. Con fatica e tanta caparbietà, la ragazza inizierà pian piano a vivere tra Germania e Stati Uniti, ad assaporare uno stile di vita che le era completamente alieno, a rendersi conto che, quando si è così vicini a una figura pubblica, forse, si inizia a perdere un po’ se stessi, soprattutto se non ci si è ancora conosciuti.

Alla ricerca di un punto di vista

Il fim di Sofia Coppola esplora in maniera ottimale le prime fasi di conoscenza tra Elvis e Priscilla, umanizzandola e avvicinandola al pattern di tanti altri incontri romantici, con tutto l’imbarazzo e la voglia di non perdersi del caso. Una seconda parte più frettolosa e dal montaggio discontinuo, potrebbero precludere alla pellicola di elevarsi e afferrare la portata di una storia d’amore così intensa – ma dobbiamo ricordarci che si tratta di una produzione indipendente e, per come è stata concepita e girata, è perfettamente in linea con il marchio A24.

Coppola lavora sull’immagine trasferendovi tutta una serie di significati altrimenti lasciati impliciti: cosa cambia nella vita di Priscilla e in che successione temporale, le sue emozioni e chi coinvolgono, sono tutti dettagli non affidati alla sceneggiatura, ma alla costruzione di un immaginario coerente con l’arco del nostro personaggio. Gli spazi di Elvis e Priscilla si influenzano e combaciano in base ai loro spostamenti, ed è lo stesso per i loro ritmi di vita. Un dettaglio inedito a questo proposito è il fatto che, pur adottando un punto di vista espressamente femminile, il mondo di Priscilla è un mondo maschile. Laddove la Coppola è diventata celebre proprio per aver plasmato una personalissima impronta di universo femminile, Graceland non la accoglie totalmente. A Priscilla vengono forniti vestiti, viene detto come abbinarli e truccarsi per esaltare al massimo la sua bellezza, viene portata a fare shopping – ma deve esibire ogni outfit davanti a una folla di uomini, Elvis e i membri della sua band. La giovane donna maturerà in fretta abbastanza da rendersi conto che non ha ancora un proprio punto di vista, e tutta la sua permanenza negli spazi vitali di Elvis lo evidenzia.

Benché diseguale nella narrazione, il Priscilla di Sofia Coppola farà parlare di se per come la mano sicura della regista disegna la presa di coraggio di una giovane donna in divenire: quella a cui è stato concesso un sogno, quella a cui verrà domandato tante volte “perché proprio tu”, quella che saprà sempre nel suo cuore la risposta a questa domanda, ma non avrà paura a cercarla anche altrove.

MCU: 10 dettagli che la timeline ufficiale potrà chiarire

MCU: 10 dettagli che la timeline ufficiale potrà chiarire

Come tutte le cose esistenti, anche il MCU vive di pregi e difetti. Di sicuro, posti sulla bilancia, sono i primi ad avere più peso all’interno del franchise, ma ciò non vuol dire che gli elementi non funzionanti al suo interno debbano cadere in prescrizione e non essere aggiustati. Uno dei problemi che ha sempre afflito il Marvel Cinematic Universe è la confusione riguardo la sua timeline, la quale ha suscitato nel tempo tantissime domande e dubbi. Attenzione, però, perché il prossimo mese, precisamente ad ottobre, uscirà Marvel Studios The Marvel Cinematic Universe: An Official Timeliner, il libro che avrà il compito di spiegare molti degli eventi confusionari del MCU, chiarendo eventuali disguidi. Il volume dovrebbe abbracciare ogni episodio principale del franchise, dall’inizio alla fine, in maniera dettagliata, e dovrebbe rispondere soprattutto a dieci lampanti incrinature presenti. Scopriamo quali.

In Iron Man 2 c’era Peter Parker?

Peter Parker Spider-Man No Way Home

Da quando è uscito Spider-Man: Homecoming, molti si sono domandati nel tempo se il bambino che indossava il casco di Iron Man, opponendosi a uno dei droni di Whiplash in Iron Man 2, fosse Peter Parker. La teoria è stata supportata dal fatto che gli spettatori, in realtà, non hanno mai potuto vedere il suo viso. In seguito, sia il protagonista di Spider-Man, Tom Holland, che il suo regista, Jon Watts, hanno trovato una linea comune secondo la quale quel bambino fosse davvero Peter. Una conferma arrivata anche da Keving Faige, ma che per il momento è rimasta solo verbale. Magari il libro sulla timeline del MCU potrà spiegare e approfondire meglio la questione.

L’errore temporale di di Spider-Man: HomecomingSpider-Man Homecoming

Sempre in Spider-Man: Homecoming c’è un altro evento che non è stato bene inquadrato, ma che anzi ha solo generato molta confusione. All’inizio del film vediamo infatti Adrian Toomes e il suo equipaggio venire congedati dopo la battaglia di New York; in quell’occasione il film ci suggerisce che la storia di cui si parlerà si svolge otto anni dopo l’evento. Il grande punto interrogativo non tarda ad arrivare, poiché prima di allora si pensava che la Battaglia di New York avesse avuto luogo nel 2012, il che significava che Spider-Man: Homecoming doveva essere ambientato nel 2020 e non in concomitanza con l’uscita del 2017. Questo è uno degli errori più lampanti del MCU che il libro dovrà sicuramente risolvere.

La canonicità delle serie Marvel Television

agents of shield

Quando le serie della Marvel Television cominciarono a prendere forma e vita, esse erano state pensate per essere canoniche. In seguito, però, gli show si sono allontanati di parecchio dalla continuità del MCU: molti degli eventi accaduti al loro interno, tra l’altro notevolmente importanti, non sono mai stati inseriti o menzionati all’interno dei film, tanto da lasciar intendere che non siano più canonici. Con l’approdo, negli ultimi tempi, degli show dei Marvel Studios sulla piattaforma di Disney+, tale canonicità ha avuto maggiore confusione, soprattutto perché nessuno ne ha dato o meno conferma. Il libro della timeline potrebbe perciò chiarire questo disorientamento, dicendoci se Agents of S.H.I.E.L.D, Inhumans, Runaways e tanti altri possono essere definiti canonici. Oppure no.

Quando Stark è diventato Iron Man?

Iron Man Tony Stark

Quando il MCU è ufficialmente nato, quindi sin dalla sua Fase 1, la cronologia del suo primo capitolo è stata uno dei temi più caldi su cui per diverso tempo si è disquisito. All’inizio, l’impressione era che i film fossero ambientati negli stessi anni in cui uscivano, salvo L’incredibile Hulk e Iron Man 2, fino a quando un episodio inserito nei Marvel Comics, intitolato La grande settimana di Fury, non ha confuso di parecchio le idee. La storia menzionata suggeriva che, dopo i sei mesi trascorsi tra Iron Man e Iron Man 2, il resto della Fase 1 si sarebbe svolto nell’arco di una sola settimana, anziché nell’arco di quattro anni. Il libro arriverà in soccorso, in quanto dovrà confermare sia ai fan che al pubblico tutto che Iron Man si svolge nel 2008.

Per quanto tempo Doctor Strange si è allenato a Kamar-Taj?

Spider-Man No Way Home Doctor Strange

Nel 2016, con l’arrivo di Doctor Strange, sotto la regia di Scott Derrickson, facciamo la conoscenza di un strabiliante chirurgo che, in seguito ad un incidente automobilistico, sarà costretto ad osservare la sua vita cambiare, evento che lo porterà a diventare lo stregone che oggi tutti conosciamo. La sua cronologia, però, è uno dei punti più controversi del MCU, e molto del problema riguarda il suo allenamento a Kamar-Taj. Intanto, è chiaro che prima di diventare Maestro delle Arti Mistiche, Strange si è dovuto allenare per diverso tempo lì. Sappiamo che il finale si svolge prima degli eventi di Thor: Ragnarok del 2017, ma non sappiamo se Doctor Strange si sia allenato per settimane, mesi o addirittura anni, poiché non è ancora stato confermato. Questa confusa linea temporale potrà però essere chiarita in definitiva nel libro della timeline e ci farà capire quanto tempo ha impiegato il nuovo Avenger prima di aiutare i suoi compagni a sconfiggere Thanos.

Ma i personaggi della saga dei Defenders?

Dardevil-Elektra-supereroi-coppia

Lo dicevamo prima per gli show della Marvel Television, ma anche lo status di canone delle serie Netflix non è stato toccato dai Marvel Studios dopo le loro cancellazioni. In seguito al ritorno nel MCU di Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Jon Bernthal nei panni di Daredevil, Kingpin e del Punitore dopo il debutto nella Saga dei Difensori di Netflix, il pubblico necessita di alcune conferme riguardo le loro avventure, se queste siano canoniche o meno. Essendo state delle serie avvincenti, che hanno appassionato il pubblico nel tempo in cui sono uscite, sarebbe interessante poter capire meglio la loro linea temporale.

Il Guardiano Rosso ha combattuto contro una versione di Capitan America?

Captain America Chris Evans

Quando uscì Black Widow nel 2021, il film presentò al pubblico un altro personaggio, che doveva fungere un po’ come risposta della Russia al Capitan America degli USA: il Guardiano Rosso, aka Alexei Shostakov. L’uomo diventa il Guardiano Rosso durante la Guerra Fredda, e nella linea temporale questo accade più avanti rispetto all’ibernazione di Steve Rogers. Nonostante ciò, Shostakov dichiara ad un certo punto di aver combattuto contro l’Avenger in un impreciso momento degli anni ’80. E’ stato poi rivelato che il governo degli Stati Uniti, in seguito all’apparente dipartita di Steve Rogers, si è impegnato a creare altri super-soldati. Il libro della timeline potrebbe chiarirne la dinamica: magari il Guardiano Rosso potrebbe aver combattuto contro una sua versione.

Quando è tornato T’Challa a Wakanda?

t'challa

Un altro dubbio che ha afflitto i fan e il pubblico durante gli intrecciati film del MCU riguarda gli eventi di Black Panther del 2018 e quando essi si svolgono. All’inizio sembrava che Black Panther si svolgesse una settimana dopo Captain America: Civil War, quindi poco dopo la morte del re wakandiano T’Chaka. C’è però una questione in sospeso, perché l’affidamento di Bucky Barnes alle cure dei wakandiani nel secondo film citato, e la sua successiva apparizione alla fine di Black Panther, gettano nel caos questa linea temporale, perché non è possibile che il controllo dell’HYDRA su Bucky, alias il Soldato d’Inverno, sia stato eliminato con così tanta velocità. Sarà dunque un altro aspetto che dovrà essere affrontato nella timeline.

Dov’erano gli Eterni nella battaglia degli Avengers contro Thanos?

Eternals

In Eternals, film del MCU diretto da Chloé Zao, ci vengono poi presentati gli Eterni, delle creature immortali e potentissime, che la storia ci rivela essere arrivati sulla Terra nel 5000 a.C., suggerendo che per tutto il tempo hanno vissuto sullo sfondo del Marvel Cinematic Universe. Per questa ragione, sono sorte alcune domande sul perché la squadra più forte dell’universo non sia intervenuta in una delle battaglie più sanguinose e importanti del franchise, ossia quella degli Avengers contro Thanos. Se si considera che l’obiettivo degli Eterni era proteggere l’umanità per garantire l’emersione del Tiamut Celeste, è strano non averli visti al loro fianco quando l’obiettivo del folle Titano era proprio quello di annientare metà delle forme di vita. Il libro potrebbe spiegarne i motivi.

Cosa ha fatto Capitan Marvel per trent’anni?

Brie-Larson-Carol-Danvers-Captain-Marvel-MCUDopo averci fatto conoscere una serie di sfaccettati supereroi e villain, il MCU ci fa conoscere solo nel 2019 uno dei più forti e tenaci con Captain Marvel, introducendo Carol Danvers. Il film è ambientato nel 1995, e la nostra protagonista diventa Captain Marvel molto prima che una grande fetta di Avengers si trasformi nei supereroi che oggi conosciamo. Nel finale, Danvers parte alla volta dell’universo e fino ad Avengers: Endgame di lei non si ha più traccia. Ciò ha portato all’idea che la supereroina sia stata assente per ben trent’anni. Pur credendo che The Marvels (in uscita a breve), possa rispondere al quesito, il libro sulla timeline potrebbe comunque essere più chiaro e dettagliato.

Box office: Oppenheimer mantiene il primo posto

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Box office: Oppenheimer mantiene il primo posto

L’estate 2023 è stata caratterizzata dalla riscoperta dei cinema per molti, grazie all’arrivo nelle sale italiane di due pellicole che hanno saputo attirare il grande pubblico: stiamo parlando di Barbie ed Oppenheimer! Quest’ultimo conquista per la seconda settimana consecutiva il primo posto nella classifica Box office, con un incasso di €1.308.936 nel solo fine settimana, su un totale che sfiora i 18 milioni solo in Italia.

Al secondo posto, con un notevole distacco, ritroviamo The equalizer 3- senza tregua, terzo capitolo della serie cinematografica con Denzel Washington come protagonista. Il film incassa €197.764 al suo primo week end nei cinema, essendo nelle sale italiane dal 30 agosto.

Terzo classificato è Tartarughe ninja: caos mutante, film animato basato sui noti personaggi della serie di fumetti. Il cartone incassa €167.967 a fronte di un totale di circa 743 mila euro dalla sua uscita nei cinema il 30 agosto.

Box office: il resto della classifica

Rispettivamente al quarto ed al quinto posto ritroviamo La casa dei fantasmi, remake dell’omonimo film del 2003 con Eddie Murphy, e Jeanne Du Barry- la favorita del re, pellicola che sigla il ritorno di Johnny Depp sulla scena dopo il lungo processo con Amber Heard. La casa dei fantasmi raggiunge un incasso di €140.137 su un totale che sfiora i due milioni di euro dalla prima uscita il 23 agosto, mentre Jeanne Du Barry incassa €132.847 nel suo primo week end. Scende vertiginosamente di posizione Barbie, sesta classificata, con un incasso di €132.143, a fronte però di un totale che supera i 31 milioni di euro dalla sua uscita nelle sale italiane il 20 luglio.

Al settimo ed ottavo posto si trovano due pellicole italiane: L’ordine del tempo, diretto da Liliana Cavani e tratto dall’omonimo saggio di Carlo Rovelli, e Una commedia pericolosa. L’ordine del tempo incassa €57.683, mentre Una commedia pericolosa raggiunge un guadagno di €34.368.

Ultimi due classificati nel Box office del fine settimana appena concluso sono Mastaney, pellicola indiana, e Manodopera, film d’animazione prodotto da Francia, Italia e Svizzera. Mentre Mastaney incassa €29.103, Manodopera raggiunge un guadagno di soli €17.304.