Il regista Jason
Reitman ha rivelato il nome in codice ufficiale
della produzione di Ghostbusters
5. Probabilmente uno dei film più iconici degli
anni ’80, Ghostbusters ha dato vita ad un
franchise e marchio iconico, con l’ultima pellicola che ha
rivitalizzato il franchise tanto da confermare un quinto capitolo
che sarà ancora diretto da Jason Reitman, figlio di Ivan Reitman,
conpiato regista dell’originale.
L’ultimo film sequel raccontava la
storia della famiglia di Spengler. Il nuovo film
di Ghostbusters è interpretato da
Paul Rudd, Carrie Coon, McKenna Grace
e
Finn Wolfhard, oltre a riportare
Bill Murray, Aykroyd e Hudson nel suo
atto finale per sconfiggere ancora una volta Gozer ha visto anche
il compianto Ramis tornare con l’aiuto della CGI, in un toccante
tributo all’attore. La scena dei titoli di coda del film ha
anticipato un futuro entusiasmante per il franchise dopo che
Zeddemore è stato visto tornare nell’iconica caserma dei pompieri
dell’originale Ghostbusters.
Dopo l’annuncio all’inizio di
quest’anno che la Sony sarebbe andata avanti con Ghostbusters
5, l’account Twitter ufficiale
di Ghostbusters ha ora offerto un’interessante presa
in giro per l’imminente produzione del film. In onore del
Ghostbusters Day dell’8 giugno (che segna l’anniversario
dell’uscita del film originale), il regista di
Ghostbusters: legacy, Reitman (figlio di Ivan
Reitman), ha condiviso il nome in codice ufficiale di Ghostbusters
5, rivelando che sarà “Firehouse“. Dai
un’occhiata ai post qui sotto.
Data la sua uscita nel mezzo della
pandemia di COVID-19,
Ghostbusters: legacy è in gran parte considerato
un successo al botteghino. Detto questo, la notizia di una
continuazione è stata incredibilmente ben accolta dal pubblico, in
particolare dopo l’eccitante presa in giro dei titoli di
coda di
Ghostbusters: legacy. Per ora, non è
noto se il cast principale di
Ghostbusters: legacytornerà in Ghostbusters
5, né se Murray, Aykroyd o Zeddemore riprenderanno i
loro ruoli ancora una volta. Tuttavia, questi tweet servono
come conferma del coinvolgimento di Reitman nel progetto, che fino
a questa fase non era stato confermato. Mentre Reitman ha
confermato che la storia di Ghostbusters
5 inizierà dalla caserma dei pompieri, altrimenti
il significato del nome non avrebbe senso.
Al via dal 13 giugno “Lo schermo
è donna”, la rassegna che premia il talento femminile nel
cinema, che ogni sera, a partire dalle ore 20:30, a Fiano Romano,
fino al 18 giugno animerà la corte esterna del Castello Ducale con
ospiti e proiezioni gratuite.
La manifestazione, giunta alla sua
25a edizione e con la direzione artistica di Alberto
Crespi e Rocco Giurato, è promossa e
organizzata dall’associazione culturale “Città per l’Uomo”, con il
patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio e del
comune di Fiano Romano.
Quest’anno “Lo schermo è donna”
rende omaggio a due grandi registi che hanno segnato la storia del
cinema italiano: Pier Paolo Pasolini e
Lina Wertmüller.
La rassegna si aprirà con un grande
film diretto da Pier Paolo Pasolini: Mamma
Roma. Quella sera, a parlare del film e a rendere omaggio
al regista e alla grande protagonista del film, Anna
Magnani, ci sarà il regista, sceneggiatore e compositore
Stefano Reali; presente sul palco anche l’On. Vincenzo Vita.
Saranno invece due scrittrici, Valeria Viganò e Sandra Petrignani,
accompagnate dal Prof. Miguel Gotor, Ass.re alla Cultura Comune di
Roma Capitale, a presentare la sera successiva un altro film assai
meno noto di Pasolini, Comizi d’amore: un film/inchiesta del 1964
che indaga, in modo incredibilmente moderno, sui rapporti di coppia
e sulle abitudini sessuali degli italiani, e che le due scrittrici
– da sempre attentissime alle dinamiche sentimentali e relazionali
degli italiani, ci aiuteranno a sviscerare. Il 15 giugno sarà la
volta del film diretto da Lina Wertmüller,
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto che sarà
presentato sul palco dal regista Gianni Amelio che di Lina è stato
amico e collaboratore (le ha fatto da aiuto-regista in numerosi
film all’inizio della sua carriera).
Il giorno successivo la serata sarà
sempre dedicata a Lina Wertmüller con la proiezione del film
Pasqualino Settebellezze, presentato dall’attore Massimo
Wertmüller.
Il 17 giugno, saliranno sul palco le
attrici Vanessa Scalera e Anna
Ferzetti, protagoniste di film e fiction di grande
successo e ora insieme a teatro con Ovvi destini; e sempre insieme
ritireranno il premio Giuseppe De Santis e
presenteranno il film L’Arminuta. Insieme a loro, sul palco, l’On.
Gianni Cuperlo.
La serata conclusiva vedrà invece
protagonista Liana Orfei, attrice di teatro e di cinema e titolare
di uno dei circhi leggendari del nostro Paese, che ritirerà il
premio alla carriera Giuseppe De Santis e presenterà sul palco il
film documentario I clowns di Federico Fellini, dove interpreta sé
stessa. Sempre nella stessa sera sarà ospite della rassegna il
regista Marco Spagnoli, autore del doc Fellini io sono un clown che
racconta l’esperienza del maestro legata a quel progetto e ai suoi
primi lavori con la televisione.
Il programma delle serate
Lo schermo è donna
Lunedì 13 giugno: “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini
Martedì 14 giugno: “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini
Mercoledì 15 giugno: “Travolti da un insolito destino
nell’azzurro mare
d’agosto” di Lina Wertmüller
Giovedì 16 giugno: “Pasqualino Settebellezze” di Lina
Wertmüller
Venerdì 17 giugno: “L’Arminuta” di Giuseppe Bonito
La definizione di
“favola nera” rischia di essere troppo vaga e fuorviante per
L’angelo dei muri con cui Lorenzo
Bianchini raggiunge finalmente il grande pubblico. Grazie
all’impegno produttivo di Rai Cinema, MYmovies e per la prima volta
della distribuzione Tucker Film, in molti potranno vedere sul
grande schermo (a partire dal 9 giugno) il film di Lorenzo
Bianchini presentato al Torino Film Festival 39. Non a caso
nella serata di chiusura della sezione Le stanze di Roi,
caratterizzata da “mistero e inspiegabile” e composta da storie
meno omologate e classificabili.
Chi
è L’angelo dei muri?
Come quella drammatica
dell’anziano Pietro, raggiunto da un’ordinanza di sfratto dal suo
vecchio appartamento e costretto a trovare una soluzione per
sopravvivere. La sua solitaria quotidianità cambia, ma non troppo,
nascosto nella stanzetta segreta che realizza a tempo di record
nella stessa casa nella quale vive. E dove ora verranno a vivere
altri.
Il via vai di operai
guidati dal padrone di casa è infatti interrotto dalle scene di
vita familiare di una giovane madre, preoccupata dalla malattia
della figlia, cieca e spesso lasciata sola nell’appartamento. Per
lei Pietro diventa una presenza abituale, senza esser fisica, e
crea un legame quasi soprannaturale, in una realtà parallela fatta
di suoni più che di parole.
Un
dramma moderno e antico insieme
Ci si muove nelle crepe,
delle vecchie pareti e dei nuovi tramezzi, ma soprattutto quelle
esistenziali, di una serie di personaggi rotti dalla vita e a un
passo dallo sbriciolarsi. Su tutti l’incredibile protagonista –
interpretato dall’ottantasettenne Pierre Richard – scelto
dal regista, che dopo Oltre il guado e le sue precedenti
esperienze torna a occuparsi di solitudine. E a farlo in prima
persona, come sceneggiatore, montatore e scenografo, oltre che
regista.
Il controllo su tempi,
rumori (dagli scricchiolii al sibilare del vento o le musiche
scelte per rompere il silenzio) e spazi è totale da parte del
direttore italiano, che usa al meglio tutti gli elementi in suo
possesso e in un contesto claustrofobico e ossessivo costruisce una
storia d’amore e disperazione non banale, dai risvolti sociali, e
su più livelli. Nella quale la chiave potrà pure essere
prevedibile, ma il “gioco di immedesimazione” cercato
compensa con un’empatia particolare la mancanza della carica che ci
si aspetterebbe in quello che viene presentato come un “thriller
psicologico”, ma che potrebbe rispondere ai canoni meno frequenti
dell’horror emotivo.
L’attore Wyatt
Russell è diventato particolarmente celebre solo di
recente, ma la sua è una carriera già decennale. Nel corso di
questo tempo egli ha avuto modo di distinguersi in film e serie di
vario genere, passando con naturalezza dalla commedia al film
d’azione e fino all’horror. Figlio d’arte, Russell ha dunque
dimostrato di aver preso molto dal padre e dalla madre, due celebri
veterani di Hollywood. Continuando così, egli può realmente
aspirare a diventare uno degli interpreti più richiesti della sua
generazione.
Ecco 10 cose che non sai di Wyatt Russell.
Wyatt Russell: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. Le prime apparizioni cinematografiche di Russell si
hanno nei film Fuga da Los Angeles (1996) e
Soldier (1998). Torna poi al cinema recitando nel film
Cowboys & Aliens (2011), di
Jon Favreau. Da
quel momento recita in celebri titoli come Questi sono i
40 (2012), We Are What We Are (2013), Cold in
July (2014), Oltre il male (2014), 22 Jump
Street (2014), Tutti vogliono qualcosa
(2016), Tavolo n. 19 (2017), Shimmer Lake (2017),
Blaze (2018), di Ethan Hawke,
Overlord (2018) e La donna alla finestra
(2021), con Amy Adams.
2. Ha recitato anche in
diverse serie televisive. Nel corso della sua carriera
l’attore ha avuto anche modo di recitare in diverse serie TV,
apparendo come guest star in titoli come Law & Order: LA
(2010) e Arrested Development (2013). È poi protagonista
di un episodio della serie Black Mirror, mentre dal 2018
al 2019 recita in Lodge 49. In seguito ha recitato nelle
serie The Good Lord Bird (2020), The Falcon and the Winter
Soldier (2021), con Anthony Mackie
e Sebastian Stan,
e Under the Banner of Heaven (2022).
Wyatt Russell è Captain America e
U.S. Agent per la Marvel
3. Si era già proposto in
passato per il ruolo di Captain America. Wyatt Russell ha
rivelato di aver originariamente fatto un provino per il ruolo di
Capitan America per Captain America – Il primo
Vendicatore (2011) e che quella era la sua prima audizione
in assoluto. Chris Evans ha
poi come noto ottenuto il ruolo, ma Russell ha tuttavia avuto modo
di interpretare il personaggio, il cui vero nome è John
Walker ma noto anche come U.S. Agent,
nella serie Falcon and the Winter Soldier, dove viene
scelto come sostituto di Steve Rogers.
4. Il suo è un Captain
America diverso. Per Russell il Captain America che
interpreta in Falcon and the Winter Soldier è molto
diverso da quello interpretato da Evans, e la sua versione ritiene
di poter incarnare i valori statunitensi meglio del predecessore.
Russell, inoltre, ha affermato di essere stato attratto dalla
dicotomia del personaggio, spiegando che Walker si chiede quanto
sia giusto spingersi in “aree grigie” per portare a termine il
proprio lavoro o se sia suo dovere seguire l’eredità di Rogers, che
ha una morale e un’etica ben precise.
5. Ha chiesto di poter
indossare un vecchio costume. Wyatt Russell ha detto di
aver richiesto uno dei vecchi costumi usati da Chris Evans in modo
da potersi sentire come se stesse facendo un buon lavoro, dal
momento che Evans aveva fatto un ottimo lavoro con il personaggio.
Russell ha rivelato poi che l’abito può sembrare bello, ma è molto
scomodo, principalmente per il modo in cui limita molti dei comuni
movimenti del corpo.
Wyatt Russell in Black Mirror
6. Ha recitato in un
episodio della celebre serie. Russell è uno dei tanti
celebri attori che hanno avuto modo di recitare nella popolare
serie antologica Black Mirror, di natura distopica. In
particolare, egli è il protagonista dell’episodio Playtest
(in italiano Giochi pericolosi), della terza stagione. Qui
interpreta Cooper Redfield, un girovago americano a corto di denaro
che si iscrive al test per un nuovo rivoluzionario sistema di
gioco, finendo però ben presto con il non saper distinguere dove
finisce il gioco e inizia la realtà.
Wyatt Russell non è su Instagram
7.Non è
presente sul celebre social. A differenza di molti suoi
colleghi, l’attore ha scelto di non possedere un proprio profilo
sul social network Instagram. Russell ha infatti dichiarato di non
apprezzare particolarmente questo tipo di piattaforme e di non
esserne interessato, preferendo mantenere per sé aspetti della sua
vita che altrimenti finirebbero alla mercé di tutti. I suoi fan
possono però seguire alcune profili a lui dedicati, con foto e
notizie sulle sue attività da attore.
Wyatt Russell, Kurt Russell e Kate
Hudson
8. È il figlio del celebre
attore. Come si può intuire dal cognome, Wyatt è il figlio
del celebre attore Kurt Russell,
noto per film come La cosa, 1997: Fuga da New York e
The Hateful Eight.
All’inizio della sua carriera Wyatt ha avuto modo di comparire in
due film che hanno il padre come protagonista, ovvero Fuga da
Los Angeles e Soldier. L’attore, inoltre, è
fratellastro dell’attrice Kate Hudson.
Quest’ultima, pur avendo un padre diverso, condivide con Wyatt la
stessa madre, ovvero l’attrice Goldie Hawn.
Wyatt Russell e Meredith Hagner
9. Si è sposato due
volte. Il 14 marzo 2012, dopo due anni di frequentazione,
Russell ha sposato la stilista Sanne Hamers, che
aveva conosciuto nei Paesi Bassi mentre giocava a hockey. Il loro
matrimonio non è però durato molto, dato che la coppia si è
separata il 2 marzo 2015 e ha divorziato amichevolmente il 24
ottobre 2017. Sul set del film Folk Hero & Funny Guy, nel
2015, Russell ha conosciuto l’attrice Meredith
Hagner, con cui si è poi fidanzato nel dicembre 2018. Nel
2019 i due si sono sposati, mentre nel marzo 2021 è nato il loro
primo figlio Buddy Prine Russell.
Wyatt Russell: età e altezza dell’attore
10. Wyatt Russell è nato a
Los Angeles, California, il 10 luglio del
1986. L’attore è alto complessivamente 1,88 metri.
La Universal Pictures
Italia ha diffuso il trailer ufficiale di
Nope, l’atteso nuovo film del premio Oscar
Jordan Peele. Il vincitore del premio Oscar Jordan
Peele ha sconvolto e ridefinito l’horror moderno con Scappa – Get
Out e poi con Noi – Us. Ora
è pronto a creare un nuovo incubo pop: un’esperienza horror epica,
Nope.
Nope
riunisce Peele con il premio Oscar Daniel Kaluuya (Scappa – Get
Out, Judas and the Black Messiah), a cui si uniscono
Keke Palmer (Le ragazze di Wall Street,
Alice) e il candidato all’Oscar Steven Yeun (Minari, Okja) come residenti in
una solitaria gola di nell’entroterra della California che
testimoniano una scoperta inquietante e agghiacciante.
Il cast di Nope
include anche Michael Wincott (Hitchcock, Westworld) e Brandon
Perea (The OA, American Insurrection). Il film è scritto e diretto
da Jordan Peele ed è prodotto da Ian Cooper (noi, Candyman) e
Jordan Peele per Monkeypaw Productions. Il film
sarà distribuito da Universal Pictures in tutto il mondo.
Continuano ad arrivare notizie in merito allo stato delle cose
nella divisione DC FILMS
in seno alla Warner Bros come come molti di voi
sapranno è stata recentemente protagonista di una fusione che ha
portato ad un nuovo colosso Warner Bros Discovery
e un totale ristrutturazione dei vertici con il capo di Discovery
David Zaslav che ne ha assunto il controllo.
Ebbene dopo le rivelazioni sul
sequel di Joker e sul ritorno dell’interesse su SUPERMAN, oggi
è il noto sito americano Variety ad occuparsi dello
stato d’arte dello studios, rivelando che è in corso un duro
scontro in merito a quale possa essere la strada migliore da
intraprendere con la DC
FILMS. Secondo l’articolo il CEO di Warner Bros. Discovery,
David Zaslav, è “frustrato dal fatto che la produzione
cinematografica [della DC] sia stata incoerente e che non ci sia
stata una pianificazione a lungo termine sufficiente in termini di
lancio di sequel e follow-up di film popolari”.
L’articolo riporta che Zaslav stia ancora cercando una figura
“tipo Kevin Feige” per farsi carico del DCEU e, secondo quanto
riferito, si è rivolto alla veterana della Fox e alla dirigente
della Paramount Emma Watts per assumere il ruolo
di guida, anche se sembra che i colloqui siano già saltati. Zaslav
è anche in trattative con l’ex capo di Disney e leader della Warner
Bros. Alan Horn per diventare un consulente. Il corteggiamento a
Watts significa che Walter Hamada, l’attuale presidente della
produzione DC
Films, ha un futuro incerto, anche se rimarrà sotto contratto
fino al 2023. Attualmente Zaslav crede che la DC sia una risorsa
sottoutilizzata. Come anticipato pare che sia frustrato dal
fatto che la sua produzione cinematografica sia stata incoerente e
che non ci sia stata una pianificazione a lungo termine sufficiente
in termini di lancio di sequel e follow-up di film popolari. I
sostenitori di Hamada ritengono che l’esecutivo non abbia ricevuto
abbastanza credito. Sotto la sua guida, lo studio ha ottenuto
grandi successi con “Aquaman” e “The Batman“,
quest’ultimo ottenendo le migliori recensioni dell’etichetta di
fumetti dopo “Il
cavaliere oscuro” di
Christopher Nolan. Negli ambienti hanno anche
sottolineato che la DC si è spostata in modo più aggressivo nella
narrazione multipiattaforma, creando spettacoli spin-off di
personaggi come Peacemaker e Penguin.
Chiunque
assuma la divisione dovrà affrontare sfide important, incluso il
destino di Superman. Henry Cavill, che ha
interpretato la parte in “Man of Steel” e altri film.
Inoltre lo studio deve ancora finalizzare i piani per il film di
Superman che erano stati sviluppati con una sceneggiatura
dell’acclamato autore Ta-Nehisi Coates. Al momento quello che è
certo è che Toby Emmerich ha annunciato le sue dimissioni dalla
carica di capo dei Warner Bros Studios. insieme a Michael De Luca e
Pamela Abdy. I due che ha lavorato insieme a Toby Emmerich in
passato alla New Line entreranno presto in azienda, anche se in un
ruolo ridotto; supervisioneranno Warner Bros. e New Line ma non
avranno il controllo su Warner Bros. Animation e DC Films.
La
parabola discendente di Ezra Miller continua a regalare puntate,
nonostante un recente rapporto uscito in merito alle prime reazioni
del nuovo The
Flash abbiano lodato la sua interpretazione. Ebbene,
oggi però arrivano nuove accuse all’attore che a quanto sembrerebbe
è stato coinvolto in un caso di cattiva condotta ai danni di un
minorenne.
A
rivelarlo è stato un articolo di TMZ,
che riporta la accuse di una famiglia che ha stretto amicizia con
l’attore nel lontano 2016. Secondo il resoconto la coppia con la
seguito l’allora figlia di 12 anni ha incontrato l’attore nella
riserva di Standing Rock nel Nord Dakota, e con il quale poi in
seguito ha stretto amicizia. Secondo la coppia l’amicizia con
l’allora figlia a messo a rischio “Tokata”.
In
seguito la ragazza minorenne è andata a trovare l’attore Ezra Miller sul set del primo film di
Animali fantastici nel 2017 e, man mano
che la loro amicizia si è sviluppata, si dice che l’attore le abbia
fatto provare esperienze non consentite dalla legge come l’alcol,
marijuana e LSD. La famiglia di Tokata afferma anche di essere
stati a casa dell’attore nel Vermont a gennaio per andare a
prendere la figlia solo per scoprire che non aveva la patente, le
chiavi della macchina, la carta di credito e “altri oggetti
necessari per vivere la vita in modo indipendente“. Secondo
l’articolo la famiglia sostiene di aver anche trovato lividi sul
corpo di Tokata che secondo loro sono a causa di questa amiciza.
Queste accuse vanno ad aggiungersi alle recenti accuse ricevute
dall’attore che potrebbero ulteriormente minare la sua credibilità
a Hollywood.
Il
comportamento dell’attore è davvero un peccato, dato che fin da
bambino ha mostrato doti notevoli come interprete. Al momento
la
Warner Bros. si rifiuta di affrontare ufficialmente il
comportamento sempre più inquietante della star dei loro film. Dopo
essere stato arrestato (due volte) alle Hawaii per una serie di
incidenti tra cui aggressioni verbali/fisiche e furto, Ezra Miller è stato ora accusato di aver
fornito droghe e alcol a un minore. TMZ ha contattato il tema
dell’attore ma non ha ancora ricevuto risposta. Sarà interessante
vedere se lo studio alla fine darà una sorta di risposta. Un
recente rapporto ha indicato che la Warner Bros. aveva deciso di
“mettere in pausa qualsiasi progetto futuro che coinvolgesse
l’attore, comprese le possibili apparizioni nel DC
Universe”, ma ciò è stato successivamente bollato come
“un’esagerazione”. Per dovere di cronaca, Tokata confuta le accuse
dei suoi genitori attraverso un post sul suo profilo di instagram,
dunque la vicenda sembra essere più complessa e richiederà
sicuramente un approfondimento delle autorità:
I fan di
Silent Hillpotrebbero avere un altro
nuovo progetto da guardare e/o temere. In un’intervista
aJeux Video,
Christophe Gans, il regista dell’adattamento del
2006 del classico franchise horror, ha rivelato di avere in mano
una sceneggiatura per un nuovo film basato sul videogioco cult
della KONAMI, Silent Hill. Christophe
Gans ha scritto la sceneggiatura durante il lockdown
causato dalla pandemia globale. Il regista ha
rivelato di aver scritto un film ambientato nella
contemporaneità. Tuttavia, la sua programmazione
è un po’ complicata dal momento che non è del tutto chiaro se verrà
effettivamente messo in produzione per l’arrivo l’anno prossimo o
semplicemente se vorrebbe che uscisse l’anno prossimo.
Silent
Hill è un po’
come The Twilight
Zone, la quarta dimensione, un luogo dove tutto può
succedere. Ho lavorato a un
nuovo Silent Hillche però rappresenterà unSilent
Hilldell’anno 2023 – perché il film sarebbe
dovuto uscire l’anno prossimo – e non unSilent Hillcome lo immaginavo
nel 2006. “È un Silent
Hillper il pubblico di oggi pur essendo
estremamente rispettoso della saga”. Gans ha poi
raccontato come Silent
Hillfosse in anticipo sui
tempi.“Sto cercando di prendere in
considerazione ciò che ho visto di recente, ciò che è più originale
e sorprendente nei film horror, e vedere se Silent
Hillha i semi, o anche l’espressione per
poter competere con i temi di oggi”, ha detto Gans.
“Silent Hill è sempre
stato un gioco insolito e in anticipo sui tempi.”
Sebbene non ci siano dettagli
concreti sul film al di fuori di questa sceneggiatura e delle sue
dichiarazioni qualcosa potrebbe accadere, soprattutto in vista
dell’annunciato Revival del videogioco confermato e in sviluppo in
seno alla KONAMI.
Secondo quanto apprendiamo
oggi da Deadline, la
candidata all’Oscar Scarlett Johansson ha ufficialmente firmato
per recitare nell’imminente film d’esordio alla regia
dell’acclamata attrice Kristin Scott Thomas intitolato My
Mother’s Wedding (Il matrimonio di mia
madre). Il dramma vedrà nel cast anche Sienna Miller
(Foxcatcher), Emily Beecham
(Little Joe) e Freida Pinto
(The Millionaire).
Oltre a questo film
drammatico in arrivo, Scarlett Johansson sarà anche protagonista di
numerosi progetti di alto profilo, tra cui il suo primo film con
Wes Anderson intitolatoAsteroid
City, l’adattamento cinematografico
live-action della Disney di Tower of
Terror e il film sulla corsa allo spazio
degli Apple Studios Project
Artemis, che la riunirà con il collega di set
MarvelChris Evans.
Il film
My Mother’s
Wedding (Il matrimonio di mia madre)
sarà diretto da Kristin Scott Thomas e
si baserà su una sceneggiatura che ha scritto insieme a
John Micklethwait. Il film è prodotto da Finola
Dwyer e Steven Rales. La produzione è attualmente in corso.
La storia sarà basata sul romanzo di Elizabeth Jane Howard
del 1959 intitolatoThe Sea
Change. Il romanzo è incentrato su un
famoso drammaturgo londinese Emmanuel e la sua malata e amareggiata
moglie Lillian, che è ancora in lutto per la perdita della
figlia. Il loro matrimonio roccioso prende una svolta
inaspettata quando si recano in una remota isola greca.
Kristin Scott
Thomas è nota come attrice per i suoi ruoli
acclamati dalla critica nella commedia romantica del 1994
Quattro matrimoni e un funerale e nel
film drammatico del 1996 Il paziente
inglese al fianco di
Ralph Fiennes, che le è valso una nomination all’Oscar
come migliore attrice.
Midnight Factory, etichetta di
proprietà di Koch Media, è lieta di annunciare la data d’uscita di
X
– A Sexy Horror Story di Ti West con Mia
Goth, il nuovo atteso horror slasher prodotto da A24 in
uscita il prossimo 14 luglio nelle sale cinematografiche.
Nel 1979, una troupe di ragazzi ambiziosi e affamati di successo
decide di girare un film per adulti nelle zone rurali del Texas, ma
l’anziana coppia che la ospita, in una fattoria isolata e
indisturbata, comincia a nutrire un interesse lascivo per i giovani
attori. Durante la notte, questo interesse morboso esploderà in
tutta la sua violenza e terrore.
Da A24, studio di produzione di
Hereditary – le radici del male,
Midsommar,
The Witch e
The Lighthouse, X
– A Sexy Horror Story promette di intrattenere
con emozioni forti per gli amanti dell’horror e non solo. Ti
West, scrittore, regista e montatore pluripremiato già noto per
altri lavori di genere, ricrea l’America rurale della fine degli
anni ’70 e rinnova la tradizione di horror slasher omaggiando film
d’autore, film cult e anche porno. Girato in Nuova Zelanda, X porta
sullo schermo un’irriconoscibile Mia Goth alle prese con un doppio
ruolo – grazie all’uso di un incredibile trucco prostetico – che la
porterà a lottare con se stessa per la sopravvivenza. Il film ha
ottenuto inoltre l’approvazione del maestro dell’horror Stephen
King, che l’ha definito “un film horror estremamente buono.
Spaventoso, intelligente, consapevole. Ah! E anche
divertente”.
Sinossi:Nel 1979, un
gruppo di giovani e ambiziosi filmmaker decide di realizzare un
film per adulti nel Texas rurale. Ma quando la solitaria coppia
anziana che li ospita scopre la natura del set, il cast si trova a
dover lottare per la propria sopravvivenza. In Italia X –
A Sexy Horror Storyuscirà al cinema il 14 luglio
distribuito da Midnight Factory.
Dal 22 al 30 luglio
2022 ritorna Lago Film Fest, il
festival indipendente di cinema di ricerca che da
diciotto anni propone un’esperienza unica all’insegna di cinema,
arte, musica e ambiente nell’affascinante borgo di Revine
Lago, immerso nel cuore delle Colline del Prosecco di
Conegliano e Valdobbiadene. Per nove giorni,
il piccolo borgo diventa teatro di suggestive proiezioni in
riva al lago, incontri, laboratori per adulti e bambini,
masterclass e performance a sorpresa tra i suoi vicoli
medievali, in un’atmosfera unica e sospesa nel tempo.
Per l’edizione 2022, il fitto
programma di Lago Film Fest prevede 155 film provenienti da
45 Paesi suddivisi in 7 concorsi ufficiali, affiancati da
una rassegna di proiezioni fuori concorso tra le più ampie mai
viste a Lago, comprendente fireworks (retrospettive dedicate a
giovani autori), focus tematici e curatoriali e proiezioni
speciali. Quest’anno Lago Film Fest diventa festival
internazionale di cinema di ricerca, in grado di
mappare le traiettorie dell’arte cinematografica del futuro e di
diventare la casa dei giovani talentidel
cinema mondiale. Un unicum in Italia per l’idea
che porta avanti e per la modalità in cui riesce a farlo: un
connubio che lo rende uno dei luoghi più innovativi per il mondo
del cinema in Italia.
Tra gli ospiti d’eccezione di
quest’anno il regista boliviano Kiro Russo, premio
della giuria all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, e la
filmmaker indiana Payal Kapadia, vincitrice del
Golden Eye Award come miglior film documentario al Festival
di Cannes 2021, entrambi protagonisti di una retrospettiva; il
georgiano Alexandre Koberidze, autore di What
Do We See When We Look at the Sky?, vincitore del premio della
critica alla Berlinale, votato tra i 10 migliori film del 2021 da
testate come Cinema-Scope e Cahiers du Cinéma, che ritorna a Lago
Film Fest con un focus da lui curato sul cinema georgiano perduto;
Francesco Montagner, trevigiano d’origine e Pardo
d’oro a Locarno con Brotherhood, recentemente distribuito
in sala in Italia e Rosa Palasciano, co-autrice e
protagonista di Giulia di Ciro De Caro, nonché candidata
finalista ai David di Donatello per la miglior interpretazione
femminile.
Il festival dedica ampio spazio
anche al dialogo tra cinema e musica con la partecipazione dell*
musicist* Adele Altro (Any Other) e
Ginevra Nervi, giovanissima compositrice di
colonne sonore tra cui quella di Non Odiare di Mauro
Mancini, e la presentazione in anteprima
assoluta del documentario dedicato al cantautore,
produttore e compositore IOSONOUNCANE. Sarà
inoltre assegnato il premio L.O.S.T. alla miglior colonna
sonora: tra i componenti della giuria anche Mirko
Perri, tre volte vincitore del David di Donatello nella
categoria Miglior Suono, con due nomination nel 2022 per È
Stata la Mano di Dio di Paolo Sorrentino e Freaks Out
di Gabriele Mainetti.
Una sezione speciale della rassegna
è riservata agli spettatori più giovani grazie ai concorsi
patrocinati dall’Unicef: a un pubblico diviso tra
kids e teens è affidato il compito di votare e scegliere un
vincitore tra 37 film partecipanti.
Lago Film Fest si riconferma un
appuntamento annuale con il cinema internazionale del presente e
del futuro che si distingue per la qualità dei contenuti e per le
coinvolgenti modalità di fruizione – a partire dai tre
schermi sull’acqua –, in grado di trasformare il paesaggio
e le acque di Lago nel perfetto ecosistema per l’evoluzione
dell’immagine in movimento. Un’identità anfibia, quella di Lago,
che è anche al centro dell’immagine guida della nuova edizione del
festival, firmata da Piero Percoco che torna a
Revine Lago con un progetto fotografico inedito
incentrato sul rapporto tra l’ecosistema lacustre e i suoi
frequentatori, disponibile sul sito nuovevisioni.com.
A partire da quest’anno, sarà
possibile acquistare un abbonamento a vita per
Lago Film Fest e garantirsi un posto in prima fila sulle sponde del
cinema anfibio più visionario d’Italia.
Durante la 75esima edizione (3-13
agosto 2022), il Locarno Film Festival renderà
omaggio a Costa-Gavras, maestro del cinema di
impegno civile. Al regista greco-francese verrà consegnato il Pardo
alla carriera Ascona-Locarno nella serata di giovedì 11 agosto, in
Piazza Grande. Venerdì 12 agosto al Forum @Spazio Cinema,
Costa-Gavras converserà con il pubblico, che nel
corso di Locarno75 potrà rivedere i due titoli che hanno dato avvio
alla sua carriera: Un homme de trop (Shock Troops, 1967) e
Compartiment tueurs (The Sleeping Car Murders, 1965).
Dal 1946 il Locarno Film Festival è
sinonimo di libertà: per questo motivo, nell’edizione in cui si
celebra il 75esimo anniversario della manifestazione, il Pardo alla
carriera Ascona-Locarno verrà assegnato a Costa-Gavras, un regista
che con i suoi film ha saputo denunciare apertamente le
ingiustizie, affrontando senza censure alcuni dei capitoli più
oscuri della nostra storia. L’uso magistrale della suspense,
l’aderenza a generi popolari come il thriller, il noir e il film
processuale, la capacità di scoprire sfumature inedite in star
europee e statunitensi – da Yves Montand a
Jack Lemmon, Simone Signoret e Jill Clayburgh,
John Travolta e Jessica Lange,
Dustin Hoffman e Johnny Hallyday – hanno permesso ai
suoi film di raggiungere il grande pubblico, coniugando
l’intrattenimento più emozionante all’impegno civile.
Con Z (1969), riconosciuto
come il primo grande film politico della nostra epoca, e vincitore
del Premio Oscar per il Miglior film straniero,
Costa-Gavras ha fatto luce sulla Grecia dei
colonnelli, senza mai smettere di interrogare la realtà, come
dimostrano i successivi L’aveu (The Confession, 1970), sui
processi staliniani, Missing (1982), sul coinvolgimento
della CIA nel golpe cileno del 1973, Hanna K. (1983), sul conflitto
israelo-palestinese e, in tempi più recenti, Le capital (Capital,
2012) sulla corruzione del sistema finanziario. La carriera di
Costa-Gavras, segnata da due premi Oscar, un Orso d’oro, una Palma
d’oro e un premio della giuria a Cannes, così come da molti altri
riconoscimenti nei maggiori festival mondiali, è un coraggioso
scandaglio dell’oppressione e delle logiche distorte del potere di
ogni colore politico. Un richiamo alla responsabilità collettiva
che in questo momento storico non può che suonare di estrema
attualità.
I film dell’Universo
Cinematografico Marvel hanno come obiettivo primario
quello di far divertire il proprio pubblico con scene d’azione ed
effetti speciali da capogiro. Tuttavia, non va tralasciato
l’aspetto emozionante e commovente dei lungometraggi MCU.
Ci sono alcune sequenze e alcuni dialoghi che sono particolarmente
coinvolgenti, attimi drammatici e strappalacrime a cui i fan sono
affezionati. Vediamo quali sono, secondo gli utenti
Reddit, le frasi con più pathos mai
pronunciate dai personaggi del
franchise.
“Ti prenderò tutti i cheeseburger
che vorrai.” (Happy)
In generale, la morte di
Tony Stark è stato un aspetto tragico per
l’MCU, ma c’è un
momento sottile e particolarmente drammatico che è davvero un pugno
nello stomaco per i fan. Quando Happy Hogan si ritrova con
la figlia di Tony, Morgan, le chiede che cosa
voglia mangiare. Lei nomina i cheeseburgers e Happy viene
travolto dal ricordo di Tony. Ora toccherà a lui prendersi
cura della bambina.
Come ricorda l’utente di Reddit
norwayboyx1997,
questa scena, posizionata dopo quella del funerale di
Stark, è davvero strappalacrime.
“Avevo un appuntamento.” (Steve
Rogers)
Steve
Rogers e Peggy Carter hanno una delle storie
d’amore più popolari dell’MCU, ma in realtà i due
innamorati non hanno avuto a disposizione molto tempo. Dopo essersi
schiantato con il suo aereo durante la guerra, Steve si
sveglia nel 21º secolo. Tra tutte le informazioni
da elaborare, il primo pensiero di Cap va a
Peggy.
Per l’utente di Reddit PossiblyAMug la
scena finale di Capitan America: Il primo Vendicatore è ciò che l’ha
”incollato” all’MCU. Da un lato, è
certamente emozionante osservare Capitan
America trasportato nella linea temporale moderna
dell’MCU, ma è anche tragico
vedere il personaggio diviso dalla sua amata per così tanto
tempo.
“Sei così grande.” (Scott
Lang)
Il Blip è stato
probabilmente l’evento più d’impatto in tutto l’MCU e ha colpito ogni
personaggio in modi diversi. Prima che tutti siano riportati
indietro con un colpo secco in Avengers: Endgame, Scott Lang fa il suo
ritorno a sorpresa.
Dopo essere fuggito dal Quantum
Realm, Scott torna a trovare la sua adorabile figlia,
che ormai ha cinque anni in più. La ricongiunzione è felice e
tragica allo stesso tempo, perché Lang si rende conto di
quanti momenti si è perso. Per l’utente MarkedWard66, la
performance di Paul Rudd è determinante: ”Mette così
tanto significato ed emozione nella sua parte.”
“Steve? Sei vivo. Sei tornato.”
(Peggy Carter)
Dopo anni di avventure
separate, in Capitan America: Il soldato d’Inverno vediamo
Peggy e Steve ricongiungersi. Purtroppo però, lui
visita l’amata quando lei è ormai anziana e la sua mente sta
cominciando a lasciare scivolare via i ricordi.
In particolare, nel mezzo della loro
conversazione, la donna è improvvisamente sopraffatta dalle
emozioni, come se stesse vedendo Steve per la prima volta
dopo la guerra. La reazione di Steve a ciò è tra le scene
più emozionanti dell’MCU. Riguardo a ciò, un
Redditor ha
detto: “si può letteralmente vedere il momento in cui il
suo [di Steve] cuore si spezza”.
“Lasciami andare.” (Natasha
Romanoff)
Se per alcuni la morte di
Natasha Romanoff è stata un po’ messa in ombra in Avengers:
Endgame, per altri è stata ben resa con un momento delicato e
straziante.
Natasha incontra la morte
insieme al caro amico Clint Barton. Entrambi gli eroi
sono disposti a sacrificarsi, ma non vogliono permettere all’amico
di morire. Per questo motivo, Clint cerca disperatamente
di aggrapparsi a Natasha, mentre lei gli dice dolcemente
di lasciarla andare. Per l’utente gademmet la frase
detta da Vedova Nera è davvero dolorosa.
“Beh, non sono io che ho chiesto di
essere creato!” (Rocket)
Anche se Rocket è
uno dei personaggi più divertenti dell’MCU,
è anche una creatura costretta a soffrire moltissimo. La storia di
Rocket non è stata completamente esplorata in Guardiani
della Galassia, ma appare chiaro che l’esserino è stato
soggetto ad esperimenti e che ciò lo ha traumatizzato.
La rabbia di Rocket deriva
dal suo passato ed è sempre mescolata ad una profonda tristezza.
Mentre affronta Drax, Rocket lascia
fuoriuscire un po’ di quel dolore: una sofferenza che, come
evidenzia l’utente di Reddit grimgoods, “si poteva
sentire nella sua voce.”
“Che cos’è il
dolore, se non l’amore che
persevera?” (Visione)
Il rapporto tra Wanda e Visione è apparso abbastanza
improbabile nell’MCU
finché non è stato spiegato per bene nella serie Disney+WandaVision. Dopo la morte del fratello,
Wanda è consumata dal dolore. Fortunatamente, il nuovo
androide Visione le offre parole confortanti, suggerendo
che il suo dolore è solo un segno del suo amore. Anche se non è una
formula magica per la tristezza di Wanda, la
frase di Visione offre una nuova prospettiva toccante.
L’utente
carrachuchas definisce la citazione “una bella
gemma.”
“Devo solo prendere fiato…” (Zia
May)
La morte di zia
May in Spider-Man: No Way Home è stato un enorme shock per i
fan, soprattutto perché è arrivata in modo inaspettato. Dopo essere
stata attaccata da Green
Goblin, zia May riesce a rimettersi in piedi
e a dire alcune parole d’ispirazione per il nipote.
Improvvisamente però, appare chiaro
che le ferite sono più gravi di quanto non sembrassero. Oltre al
visibile shock di Peter,
il momento è straziante perché May cerca di rimanere forte
e continua a ripetere che ha solo bisogno di riprendere fiato.
L’utente di Reddit jgreg728 ha ammesso:
“il modo in cui ha detto la frase per l’ultima volta mi ha
fortemente colpito.”
“Beh, se mi sbagliassi, cos’altro
potrei perdere?” (Thor)
Thor è
probabilmente il Vendicatore più potente
dell’MCU, ma ha anche sofferto
moltissimo. In Avengers: Infinity War, l’eroe ha perso tutta la sua
famiglia, la sua casa e molti amici, ma mostra ancora la forza
necessaria per combattere.
Quando Thor descrive a
Rocket come vorrebbe sconfiggere Thanos, la
creatura gli chiede quanto ciò sia realizzabile. Thor dichiara quindi di non avere più nulla da
perdere. Questa breve ammissione di dolore, mescolata alla
speranza, è molto toccante per l’utente di Reddit hardgeeklife.
“Non voglio andarmene.” (Peter
Parker)
Vedere Thanos sconfiggere così tanti eroi in
Avengers: Infinity War è stato abbastanza scioccante, ma
vedere alcuni dei più popolari Avengers diventare polvere è stato il vero pugno nello
stomaco. Il peggio è arrivato alla fine, quando abbiamo visto il
giovane Peter Parker scomparire tra le braccia di Tony
Stark.
Invece di affrontare la morte come
un eroe stoico, Peter ha una reazione molto più
realistica. Cerca disperatamente di aggrapparsi alla vita e chiede
aiuto a Tony, ma è tutto inutile. L’utente Idk_Very_Much ha
ammesso che questa scena è tra i momenti più tristi
dell’MCU.
“Nella mia cultura, la morte non è
la fine.” (T’Challa)
Fin dalla sua prima
apparizione come T’Challa in
Captain America: Civil War, Chadwick Boseman è stato una forza potente
sullo schermo ed è riuscito a portare la sua energia
all’MCU. In quella prima
apparizione, in occasione della morte di suo
padre, T’Challa ha spiegato la prospettiva degli
abitanti di Wakanda sulla morte e sull’aldilà,
evidenziando l’importanza del ricordo.
T’Challa ha poi ripetuto la
battuta in un episodio di What If?. La frase è stata posta
all’inizio dell’episodio in modo enfatico e ha assunto un nuovo
significato, visto che la serie è uscita dopo la morte di Boseman. L’utente di Reddit Amanda071320 ha
affermato “sentirglielo dire di nuovo, dopo la sua scomparsa, è
stato davvero straziante.“
Medusa Film in
collaborazione con I Wonder
Pictures e Unipol Biografilm
Collection annunciano la nuova data di uscita al 30 giugno
per Mistero a Saint-Tropez, la spassosa slapstick
comedy diretta da Nicolas Benamou.
Ambientato nella lussuosa
“french riviera” dei primi anni ’70, Mistero a
Saint-Tropez è una commedia tutta da ridere, ricca di
equivoci e gag esilaranti interpretati da un cast eccezionale che
riunisce le più grandi stelle della commedia francese, tra cui un
brillante Benoît Poelvoorde, già amato per la sua magistrale
interpretazione di un irascibile Padreterno nel campione d’incassi
Dio esiste e vive a Bruxelles; Christian Clavier,
talento della risata che ha raggiunto la fama intenzionale grazie a
pellicole di successo come I visitatori, Les Anges Gardiens,
Asterix & Obelix e soprattutto Non sposate le mie
figlie!e che nel film veste i panni di un
nuovo inverosimile ispettore in stile Clouseau; e ancora il
magnifico Gérard Depardieu, pluripremiato, osannato
dalla critica e ormai annoverato nell’olimpo della storia del
cinema. Completano il cast d’eccezione Thierry Lhermitte
(La cena dei cretini) e la straordinaria Rossy De
Palma, eclettica e magnetica musa dei migliori film di
Almodovar (Donne sull’orlo di una crisi di nervi).
Il soggiorno estivo in
Costa Azzurra dei ricchi coniugi Croissant si rivela pieno di
imprevisti e incidenti sospetti, per avviare delle indagini
accurate e risolvere il caso dovranno contare sull’aiuto
dell’improbabile Commissario Botta, che di certo non è il più bravo
in circolazione… ma letteralmente l’unico rimasto disponibile nella
torrida estate a Saint-Tropez. MISTERO A SAINT-TROPEZ, la
commedia poliziesca tutta da ridere diretta da Nicolas
Benamou, sarà nei cinema italiani dal 30
giugno distribuito da Medusa Film in collaborazione
con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Mistero a Saint-Tropez, la
trama
Francia, 1970, dopo la
Swinging London è il momento del yéyé. Non si sottraggono alla moda
il miliardario Croissant e la moglie Eliane, che – come ogni anno –
organizzano nella loro sontuosa villa in Costa Azzurra una festa
che è l’evento per eccellenza per il jet set. Ma qualcuno ha messo
nel mirino la coppia e Croissant si rivolge all’amico ministro
Jacques Chirac per chiedergli che sia il migliore poliziotto di
Parigi a indagare sul caso. Purtroppo, l’unico disponibile è il
Commissario Botta, quasi in pensione e con un curriculum
disastroso. Ma nella bollente estate di Saint-Tropez, anche i suoi
improbabili metodi potrebbero funzionare. Un’originale commedia
francese con un cast all-star composto da Benoît Poelvoorde (Dio
esiste e vive a Bruxelles), Christian Clavier (Non sposate le mie
figlie!), Gérard Depardieu, Thierry Lhermitte (La cena dei cretini)
e dalla straordinaria Rossy De Palma (Donne sull’orlo di una crisi
di nervi).
Lo scrittore John
Grisham è un esperto di gialli giudiziari, avendo lui
conseguito la laurea in legge e aver lavorato per anni come
avvocato. Proprio grazie a questa sua esperienza, i suoi racconti
sono particolarmente solidi e tesi da questo punto di vista,
configurandosi alla perfezione anche per il cinema. Tra il 1993 e
il 1996, quattro suoi celebri romanzi sono così diventati i film
Il socio,Il rapporto Pelican,
Il
cliente e Il momento di uccidere,
affermatisi come grandi successi del genere legal thriller.
Sull’onda di tale popolarità, nel 2003 è stato realizzato il film
La giuria, diretto da Gary
Fleder e tratto da un suo omonimo romanzo del 1996.
Il film si configura come un
classico giallo giudiziario, dove lo spettatore è portato a
riflettere su questioni etiche e morali. La situazione messa in
scena, infatti, si scontra con molte delle maggiori tematiche
sociali presenti negli Stati Uniti, ma non solo. Il risultato è un
teso thriller, ricco di colpi di scena e ottime interpretazioni,
che offre spunti di dibattito a questioni mai realmente
risolvibili. Si parla infatti di giustizia, di potere, di
corruzione e, in modo ancora oggi tristemente attuale, della
facilità con cui è possibile ottenere un arma da fuoco negli Stati
Uniti.
Per gli amanti del genere e in
particolare per gli appassionati lettori di Grisham, La
giuria è una delle migliori trasposizioni da un romanzo del
celebre scrittore. Un film arricchito da un cast di grandi attori,
tra cui alcuni premi Oscar. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La giuria: la trama del film
La vicenda ha inizio a New Orleans,
quando un impiegato appena licenziato entra nel suo vecchio ufficio
sparando ai presenti per poi suicidarsi. Due anni dopo questa
tragedia, la vedova di una delle vittime decide di intentare causa
contro la società produttrice dell’arma usata dall’assassino,
colpevole per aver venduto la pistola con troppa facilità. Il
processo che ne consegue vede in ballo milioni di dollari e a
sostenere la moglie della vittima c’è Wendell
Rohr, avvocato vecchio stampo, mentre Rankin
Fitch, noto consulente per la composizione delle giurie
nei processi e qui impegnato nella difesa della società, non si fa
scrupoli a corrompere o minacciare la giuria per vincere.
Tra i giurati viene scelto anche
Nicholas Easter, un commesso il quale esprime in
più occasioni la sua contrarietà a far parte di quella giuria, ma
costretto ugualmente dal giudice a parteciparvi. Ben presto, la sua
presenza si rivelerà per Fitch essere un notevole ostacolo e
l’avvocato si troverà a dover indagare su quel misterioso uomo che,
nonostante abbia fatto di tutto per farsi escludere dalla
commissione, sembra in realtà dirigere i giochi dall’interno. Più
il processo va avanti, più Easter, Fitch e Rohr si troveranno
strettamente legati in modi inaspettati, che svelerano i limiti del
sistema giudiziario.
La giuria: il cast del film
Come anticipato, il cast di La
giuria è composto da diversi celebri attori del cinema
statunitense. Ad interpretare Nicholas Easter vi è l’attore
John Cusack,
anche se originariamente per la parte si era pensato a
Edward Norton. La compagna di Nicholas, Marlee, è
invece interpretata dalla premio Oscar Rachel Weisz.
Un ruolo inizialmente offerto a Gwyneth Paltrow.
Ad interpretare il giudice Harkin vi è invece l’attore
Bruce McGill. Bruce Davison
interpreta Durwood Cable, avvocato principale della difesa, mentre
gli attori Gerry Bamman e Cliff
Curtis interpretano rispettivamente Herman Grimes,
portavoce della giuria, e Frank Herrera, inizialmente candidato
come presidente di giuria.
Fiore all’occhiello del film è però
la presenza dei veterani Dustin Hoffman
e Gene Hackman
nei ruoli degli avvocati Wendell Rohr e Rankin Fitch. I due, pur
essendo amici di vecchia data, non avevano mai avuto modo di
recitare insieme. La tanto attesa scena del bagno in questo film,
in cui Rohr si confronta con Fitch, è dunque il primo dialogo in un
film tra Hoffman e Hackman, scritto durante le riprese del resto
del film. La scena è stata girata in un solo giorno, diverse
settimane dopo che Hackman e Hoffman avevano terminato tutte le
loro altre scene nel film. Hoffman ha in seguito dichiarato che
dopo che lui e Gene Hackman hanno filmato quest’ultima scena,
Hackman gli avrebbe detto “ora andiamoci ad
ubriacare“.
La giuria: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di La
giuria grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google
Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 8 giugno alle ore 23:25
sul canale Rai Movie.
Pubblicato nel 2013, il romanzo
Il cardellino è il terzo libro scritto da
DonnaTartt, che grazie a questo
suo nuovo lavoro ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa. Si
tratta di un’opera che ha fatto molto parlare di sé, ottenendo da
un lato pareri entusiasti e dall’altro alcune delle più severe
stroncature degli ultimi decenni. Un simile caso letterario non
poteva non ottenere la sua trasposizione cinematografica, che è poi
arrivata nel 2019 per la regia di John Crowley,
regista noto anche per i film Brooklyn e Boy A.
Proprio come il romanzo, anche il film ha diviso l’opinione
pubblica.
Vi è infatti chi lo ha
particolarmente apprezzato e lo ritiene un lungometraggio
particolarmente denso ed epico, considerando anche i suoi 150
minuti di durata, mentre numerosi sono stati anche i detrattori. In
particolare, la critica ha evidenziato i difetti narrativi di
questa trasposizione. Il cardellino
è inoltre diventato uno dei più clamorosi insuccessi del suo anno
al box office. A fronte di un budget di circa 50 milioni, il film è
arrivato ad incassarne appena 10 in tutto il mondo, facendo dunque
perdere una considerevole somma alla Warner Bros., lo studio di
produzione occupatosi del progetto.
Per chi ha amato il romanzo,
nonostante le tante differenze presenti tra le due opere, il film è
comunque un titolo da riscoprire, anche solo per il cast di star
che conferiscono ulteriore valore al tutto. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e alle differenze con il libro.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il cardellino: la trama e
il cast del film
Protagonista del film è
Theodore “Theo” Decker, che all’età di 13 anni
perde sua madre, uccisa nello scoppio di una bomba al Metropolitan
Museum of Art. Rimasto da solo, Theo viene affidato alla famiglia
del suo amico Andy Barbour. Mentre cresce e si
affeziona alla signora Samantha Barbour,
adattandosi alla sua nuova vita, Theo custodisce gelosamente
“Il cardellino“, il dipinto di Carel Fabritius a cui sua
madre era molto affezionata e che lui ha rubato nel museo dopo
l’attentato. Ben presto, però, la sua vita verrà sconvolta di
nuovo, costringendolo a spostarsi continuamente, vivendo esperienze
inaspettate e incontrando personaggi più o meno raccomandabili. Nel
corso di tutto ciò, Theo dovrà inoltre accettare il doloroso lutto
subito.
Come anticipato, il cast è composto
da attori particolarmente noti. Il protagonista Theo è interpretato
da Ansel Elgort,
mentre i coniugi Barbour sono interpretati da Boyd
Gaines e Nicole Kidman.
Jeffrey Wright
è Hobbie, proprietario di un negozio di antiquariato amico di
Theo, mentre Luke Wilson interpreta Larry Decker,
vero padre del protagonista. Completano il cast gli attori Sarah Paulson
nei panni di Xandra, Willa Fitzgerald in quelli di
Kitsey e Finn Wolfhard
in quelli del giovane Boris, amico di Theo. L’attore, noto per la
serie Stranger Things, ottenne il ruolo dopo
aver dimostrato di poter recitare con un convincente accento russo.
Aneurin Barnard interpreta invece Theo da
adulto.
Il cardellino: le
differenze tra il libro e il film
Adattare un romanzo di 784 è stata
un impresa estremamente complicata, specialmente considerando la
costruzione non lineare del racconto. Ciò ha portato a dover
apportare molti tagli e modifiche, mantenendo comunque lo spirito e
le parti essenziali. Innanzittuto, relativamente alla madre del
protagonista e alla sua morte, la principale differenza tra la
versione del film e la versione del libro è quanto meglio la donna
viene raccontata in quest’ultimo. Nel film non si scopre mai il suo
nome e non si vede nemmeno il suo volto. Il libro, invece, la
racconta come una donna molto amata da suo figlio, il che rende
tutto ancora più devastante quando muore. Nel film, invece, la
maggior parte di ciò è lasciata all’immaginazione.
In entrambe le versioni, inoltre,
una delle persone morte nell’attentato è un uomo di nome Welty, il
quale dona a Theo un anello. Nel libro, l’anello aiuta Theo a
ricordare il nome “Hobart e Blackwell”, che lo porta al negozio di
antiquariato dove incontra Hobie, il suo eventuale custode. Nel
film, invece, tale risvolto avviene in modo meno preciso e non
direttamente conseguente. Il libro, poi, è ovviamente molto più
estetso nel racconto della vita di Theo dopo che ha lasciato la
casa di suo padre a Las Vegas e va a vivere con Hobie a New York.
Molti degli episodi raccontati a questo punto del libro sono invece
omessi dal film.
Molti cambiamenti si ritrovano poi
nel personaggio dell’amico Boris. La maggior parte di questo sono
solo il risultato delle possibilità del libro di contenere più
dettagli. Il film esclude ad esempio la parte del libro in cui la
relazione tra Theo e Boris diventa tesa perché Boris ha una nuova
fidanzata. Un altro importante cambiamento arriva dopo che Theo ha
aspettato Boris per settimane in un hotel di Amsterdam dopo il loro
fallito tentativo di riprendersi il dipinto dai criminali locali.
Nel libro, il depresso Theo alla fine decide di consegnarsi alla
polizia olandese per i suoi crimini quando Boris si presenta e lo
ferma. Nel film, Theo tenta invece il suicidio e Boris irrompe
dalla porta dell’hotel per salvare il suo amico in overdose.
Il cardellino: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
cardellino grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 8 giugno alle ore
21:00 sul canale Iris.
A circa un mese dall’uscita
ufficiale di Thor: Love and
Thunder, ecco un nuovo spot dal film di
Taika Waititi che ci mostra non solo
Rocket Raccoon in azione, ma anche tante scene
inedite con Valchiria!
Thor: Love and
Thunder è il quarto capitolo sulle avventure del
Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane
Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il panel
dei Marvel
Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece
al 6 Luglio 2022.
Il film segue Thor (Chris
Hemsworth) in un viaggio diverso da quelli affrontati
fino ad ora, alla ricerca della pace interiore. Ma il suo riposo è
interrotto da un killer galattico conosciuto come Gorr il
Macellatore di Dei (Christian
Bale), che cerca l’estinzione degli dei. Per
combattere la minaccia, Thor si affida all’aiuto di Valchiria
(Tessa
Thompson), Korg (Taika Waititi) e
dell’ex fidanzata Jane Foster (Natalie
Portman) che, con stupore di Thor, brandisce
inspiegabilmente il suo martello magico, Mjolnir, come Mighty Thor.
Insieme, intraprendono una sconvolgente avventura cosmica per
scoprire il mistero della vendetta di Gorr il macellatore di dei e
fermarlo prima che sia troppo tardi.
Taika Waititi tornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel Studios
dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in
Avengers: Endgame. Nel cast anche
Christian Bale nei panni del villain Gorr il
Macellatore di Dei, e
Russell Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
I primi due episodi di Obi-Wan
Kenobi non hanno deluso le aspettative quando
sono approdati su Disney+ e, mentre siamo ancora in attesa della
tanto attesa rivincita, sono state poste
le giuste basi per quella che si preannuncia la migliore serie
televisiva dell’universo Star
Wars.
Ci sono stai alcuni momenti e
rivelazioni chiave nei due episodi che meritano un’analisi più
approfondita. Alcuni contribuiscono a espandere il franchise in
modo significativo, colmando specifiche lacune nella storia di
questa Galassia Molto, Molto Lontana. Altri, invece, gettano le
basi per i prossimi quattro episodi di questa serie e forse anche
per le storyline future.
Un flashback dell’Ordine 66
Obi-Wan
Kenobi inizia con un flashback degli eventi de
La vendetta dei Sith e, più specificamente,
della notte in cui fu emanato l’Ordine
66. Anche se abbiamo già visto cosa è successo nel
Tempio Jedi dal punto di vista di Anakin
Skywalker, questa sequenza mostra la neonata
Maestra Jedi Minas Velti che cerca di proteggere i
suoi Youngling prima di essere uccisa dai Clone
Trooper.
Perché mostrarci questo? La
cinepresa sembra soffermarsi su una bambina di colore che crediamo
possa essere Reva. Resta da vedere che significato
avrà questa scena nei prossimi episodi, ma Il Grande
Inquisitore lascia intendere che il percorso di
Reva per assurgere a Inquisitrice potrebbe essere
stato meno convenzionale di quello dei suoi “compagni di squadra”.
Purtroppo, non c’è traccia di Grogu durante questo
flashback.
Tatooine e Alderaan
L’educazione di
Luke Skywalker e Leia Organa non
poteva essere più diversa, come è evidente da questa première.
Owen Lars desidera chiaramente dare a
Luke un’educazione onesta e tranquilla come
contadino e non apprezza che “Ben” gli regali una nave giocattolo.
Tuttavia, siamo sicuri che ricorderete il Luke più
vecchio che giocava con lo skyhopper T-16 in Una nuova speranza, quindi è chiaro che in
qualche modo ne venga comunque conquistato.
La maliziosa Leia,
invece, conduce una vita lussuosa su Alderaan e
vive su uno dei pianeti più belli che abbiamo visto dai tempi della
visita a Naboo ne La minaccia fantasma. È chiaramente un luogo
pacifico, il che rende ancora più drammatico ciò che accade in
Una nuova speranza quando viene distrutto
dalla Una nuova speranza. Oltre a un simpatico
droide, Leia ha diverse ancelle e due genitori
incredibilmente affettuosi.
Le conseguenze della Guerra dei
Cloni
Le Guerre dei
Cloni sono finite quando i Clone Trooper
della Repubblica sono caduti sotto il controllo
dell’Imperatore Palpatine e hanno spazzato via i
Cavalieri Jedi con cui avevano combattuto
valorosamente. Mentre The Bad Batch ha iniziato a esplorare come
l’Impero sia passato dall’uso dei cloni al comando di un esercito
di Stormtrooper, Obi-Wan ci mostra le conseguenze della guerra
in due modi interessanti e unici.
In primo luogo, vediamo
Kenobi avere incubi sulle esperienze vissute nel
corso della trilogia prequel, il che è un buon indizio del fatto
che il Maestro Jedi soffra di disturbo da stress post-traumatico.
Le conseguenze devastanti della guerra diventano ancora più chiare
quando Obi-Wan incontra un Clone
Trooper su Daiyu che sta
elemosinando. L’Impero li ha chiaramente lasciati a marcire dopo
La vendetta dei Sith, e questo incontro con il
clone senzatetto sembra turbare molto Ben.
Il grande Inquisitore…è
morto?!
Questo è, senza dubbio, uno
dei più grandi momenti “WTF?” della première di
Obi-Wan Kenobi. Chiaramente
desiderosa di mettere le mani su Kenobi,
Reva disobbedisce al Grande
Inquisitore per mettersi sulle trace del Jedi. Tuttavia,
quando diventa chiaro che il capo degli Inquisitori Sith ha
intenzione di soffiarle via la gloria, lo trafigge con la sua spada
laser e lascia apparentemente morto l’antagonista di Star Wars Rebels.
Sembra davvero morto, ma potrebbe
anche non esserlo. Dopo tutto, abbiamo visto la sua storia
continuare nella serie animata citata e, a meno che non abbia un
fratello gemello o un clone, non avrebbe senso che fosse sostituito
da un sosia. La nostra teoria è che la sua inclusione in questa
serie sia stata un depistaggio e che il suo infortunio metterà in
disparte il Grande Inquisitore per tutta la durata
della serie, permettendo così a Reva di prendersi
la scena.
Il rilascio della Forza
Solo alla fine del secondo
episodio vediamo Obi-Wan usare di nuovo la
Forza. È chiaro che ha tagliato completamente i
ponti con le sue abilità Jedi per rimanere nascosto su
Tatooine e non intende usarla durante la missione
di salvataggio per riportare a casa la Principessa
Leila. Tuttavia, capisce di non avere altra scelta e
questo richiede chiaramente un grande sforzo da parte di
Ben dopo tutto il tempo passato.
L’uso della Forza
sembra allertare non solo gli Inquisitori Sith
della sua presenza, ma anche Darth Vader. Verso il finale, gli occhi del
cattivo si spalancano all’interno del Bacta, mentre possiamo
sentire il suo riconoscibile respiro. Disprezza
Obi-Wan per averlo lasciato a bruciare su
Mustafar e la rivelazione che Anakin
Skywalker è vivo è una novità per il Maestro
Jedi. Ora, ci aspettiamo quindi un ricongiungimento tra i
due.
Vivace, dirompente,
ironica e inaspettata, Ms.
Marvel esordisce l’8 giugno su
Disney+ e per interpretare un personaggio così non poteva
essere scelta migliore interprete di Iman Vellani,
19 anni, pakistano-canadese, new entry nel MCU nei panni di Kamala Khan, che
esordisce in una serie tutta sua e che promette grandi cose, già
solo dal primo episodio.
Il processo di casting
che ha affrontato Vellani è stato lungo e ricco di concorrenza, ma
alla fine, con non poca incredulità, ha superato ogni prova, fino a
confrontarsi direttamente con Kevin Feige, che le
ha dato il benvenuto nella famiglia. In occasione della
presentazione della serie, Vellani non ha avuto paura di ammettere
che, quando è arrivato il momento di volare a Los Angeles, la sua
preoccupazione più grande era che aveva un compito di matematica,
il giorno dopo, tanto che davanti all’email che le comunicava che
“era in lizza ma che la produzione doveva capire delle
cose”, lei ha prontamente risposto che “anche lei aveva
delle cose da capire riguardo all’Università”.
“Poi a giugno 2020
abbiamo inviato l’ultimo self tale e poi abbiamo fatto un provino
via Zoom. Sono stata scelta l’ultimo giorno di liceo.” Uno
spirito irresistibile, quello di Man, che si sposa alla perfezione
con quello di Kamala, che però è leggermente diversa dal
personaggio che conosciamo dai fumetti.
“In primo luogo è in
live action – Ha spiegato la sceneggiatrice Bisha K.
Ali – Poi avevamo con noi Sana Amanat (fumettista
pakistana “madre” di Ms.
Marvel, ndr), e così abbiamo davvero potuto testare i
limiti entro cui potevamo muoverci per adattare il personaggio alla
serie. Ogni singola persona coinvolta in questo progetto ama quei
fumetti profondamente, personalmente, dal profondo del loro cuore.
E penso che ci siamo tutti impegnati in nome di quell’amore. Ma non
è che mi sono svegliata la mattina e ho deciso di cambiare i poteri
del personaggio. Quella è stata una decisione di gruppo, che ha
definito il modo in cui Kamala esisterà nel MCU. Come si inserirà in questa
rete di racconti che i Marvel Studios hanno realizzato in live action
negli ultimi dieci anni, mettendo insieme tutti quei pezzi
rimanendo fedele a questo bellissimo personaggio incredibile che
Sana e il suo team hanno creato nel loro lato editoriale.”
Ms.
Marvel segna anche l’esordio nel MCU di una comunità pakistana,
elemento di rappresentazione molto forte e allo stesso tempo
“accessorio” se si considera che, tradizioni a parte, i
personaggi sono molto comunicativi e sono capaci di entrare
facilmente in connessione con lo spettatore anche di estrazione
culturale differente.
Come ha spiegato
Mohan Kapur, che nella serie interpreta il padre
di Kamala: “Parliamo di rappresentazione. È la storia
meravigliosa di una comunità così etnicamente diversificata e
culturalmente ricca. E per me che provengo da quella regione, penso
che sia una favolosa opportunità, perché diciamo sicuramente che
questo è l’Universo Marvel che racconta una storia sul
nostro ambiente. Ed è così meravigliosamente portato in scena. Un
piccolo dettaglio, come le scarpe rubate fuori dalla moschea, lo
rende estremamente realistico, è una cosa che succede davvero. Ma è
anche la storia di una famiglia che vive in una terra che non è la
loro, ma che hanno scelto di chiamare casa.”
Alla regia della serie
ci sono Adil El Arbi e Bilall Fallah, che
hanno diretto Bad Boys for Life e che hanno
firmato anche Batgirl per
HBO Max.
I due spiegano subito
che si tratta di un prodotto con un tono più famigliare, destinato
ai più piccoli, rispetto al film con Will Smith,
passando poi ad elogiare la Marvel e sottolineando il loro
desiderio di raccontare, all’interno dello Studio, una storia di un
personaggio musulmano. “E ci siamo innamorati di Kamala Khan,
del suo mondo, del suo personaggio. Voglio dire, siamo belgi
marocchini, quindi quando avevamo 15, 16 anni stavamo ancora
cercando la nostra identità, il nostro posto nel mondo.” Ha
spiegato Adil El Arbi. “Ci siamo sentiti legati a quella
crisi di identità di Kamala Khan. E poi abbiamo incontrato il
grande Kevin Feige e abbiamo detto: “Yo, non possiamo, non farne
parte”. Ecco come li abbiamo convinti. E ci ha dato la grande
opportunità e la possibilità di far parte di questo fantastico
progetto.”
Dall’8 giugno, ogni
mercoledì, per sei settimane, una nuova puntata di Ms.
Marvel sarà disponibile su Disney+.
Dopo il successo della prima
edizione, torna dal 15 al 19 giugno
2022 il Bardolino Film
Festival – Immagini, suoni e parole
sull’acqua, presso una delle più rinomate località sulle
rive del lago di Garda. Organizzato e sostenuto dal Comune di
Bardolino, con la direzione artistica del giornalista e critico
cinematografico Franco Dassisti, alla
sua seconda edizione Bardolino Film Festival si conferma un
appuntamento ricco di contenuti unici in una location dal fascino
senza pari.
Due concorsi rispettivamente
dedicati a cortometraggi (BFF Short) e documentari (BFF Doc),
cinque serate di grande cinema sul lago per la sezione BFF
Specials, presentazioni di libri e incontri sul tema portante di
questa seconda edizione: “Figli della Terra”.
Una riflessione sul rapporto tra l’uomo e il pianeta, ma anche
sulla transizione green e il legame con le proprie radici, società
e cultura.
Tanti saranno i grandi nomi del
cinema italiano attesi a Bardolino, protagonisti delle cinque
soirée nel corso delle quali saranno assegnati una serie di
riconoscimenti speciali del festival. Un parterre di ospiti a
testimonianza delle vitalità del nostro cinema, che presenteranno
opere tra le più acclamate dal pubblico e pluricandidate sia agli
ultimi David di Donatello che ai Nastri d’Argento.
Reduce dal successo all’ultimo
Festival
di Cannes, sarà sul blue carpet del
BFF Pierfrancesco Favino, tra i volti più
noti e amati del nostro cinema, che sarà omaggiato con il Premio
Bardolino e presenterà l’ultimo film di Mario
Martone, Nostalgia. Il cinema di Mario
Martone sarà protagonista anche della serata
conclusiva del festival nel corso della quale Qui rido
io riceverà il prestigioso Premio Ciak d’oro alla
presenza del regista, dell’attrice Cristiana
Dell’Anna e della
sceneggiatrice Ippolita Di Majo.
A ritirare il Premio alla Carriera sarà
quest’anno Milena Vukotic, attrice amata del
cinema e della televisione nota al grande pubblico per il
personaggio leggendario di Pina Fantozzi o più recentemente per
quello di nonna Enrica nella serie Un medico in
famiglia, che ha attraversato il cinema e il teatro italiani
dagli anni ‘60 ad oggi.
Gli appuntamenti dedicati al cinema
al femminile prevedono inoltre il Premio BFF Scintilla a Rosa Palasciano per la sua straordinaria
interpretazione in Giulia di
Ciro De Caro, e Barbara Ronchi, premiata
con il BFF Shooting Star per Settembre, opera prima
di Giulia Steigerwalt acclamata da pubblico e critica in sala per
01 Distribution.
Tra gli ospiti della manifestazione
anche il regista e sceneggiatore Francesco Bruni,
che guiderà la giuria del concorso documentari insieme alla moglie,
l’attrice Raffaella Lebboroni, e alla
figlia Irene Bruni, fotografa e cinefila: è
la prima volta che la giuria di un festival cinematografico viene
affidata ad un nucleo familiare. A giudicare i film del concorso
cortometraggi saranno invece l’attore e regista Paolo
Sassanelli, l’attrice Daphne
Scoccia e Alessandro Giorgio,
organizzatore del Torino Short Film Market e programmatore presso
il Centro Nazionale del Cortometraggio.
A Paolo Sassanelli e Daphne Scoccia
il festival dedicherà due speciali omaggi legati al mondo dei
cortometraggi, con le proiezioni
di Uerra e Ammore, entrambi
diretti da Paolo Sassanelli, e di Piano Terra, Via Lattea,
Specchio e Io sono Matteo, interpretati da
Daphne Scoccia.
I titoli dei due concorsi sono tutti
selezionati tra le opere di giovani autori che meglio raccontano il
tema cardine di questa edizione.
Il Concorso Documentari offre un
viaggio tra le storie e i paesi declinando il tema Figli della
Terra attraverso molteplici sfumature: dalle storie degli hotel
abbandonati in Serbia di Signs of
life di Marko Nikolić alle campagne cinesi
investite dalla crisi ecologica di Earth:
Muted di Åsa Ekman, Oscar Hedin, Mikael
Kristersson fino alle strade di una Damasco soleggiata filmata da
un gruppo di giovani registi in Summer, city and a
camera di Anas Zawahri, dalla Napoli
di Addio dolce casa mia di Ciro
Scuotto e La carovana biancadi
Angelo Cretella e Artemide Alfieri alla storia di immigrazione
nella periferia parigina in Rue
Garibaldi di Federico Francioni. E poi ancora
l’eccezionale impresa di due alpinisti
in Primascesa di Leonardo
Panizza, il viaggio alla scoperta delle proprie radici compiuto da
Inês Luís e André Marques in Antes de mim, o
fim, i racconti ancestrali intrisi di tradizioni
de La guaritrice Pomak di
Ignazio Mascia e Sacro
moderno di Lorenzo Pallotta, le storie dei
nomadi della città di Amsterdam
in Pagirnis di Anastasija
Pirozenko, la dipendenza e lo sfruttamento della terra
in Slow return di Philip
Cartelli.
Anche la selezione di BFF Short
ospita 26 film provenienti da tutto il mondo che vogliono
raccontare la terra a 360 gradi, con titoli più strettamente legati
a tematiche ambientali ma anche con opere di più ampio respiro in
grado di raccontare il rapporto con il territorio.
Non potrà inoltre mancare la sezione
BFF Books, dedicata agli incontri letterari, per proseguire il
legame con la tradizione di “Parole sull’acqua”. Undici libri, tra
saggi e romanzi, che declinano la tematica principale del
Festival.
Questa seconda edizione ospiterà
inoltre la mostra Locandine Ipotetiche,
realizzata in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Verona:
una serie di ipotetiche locandine del Bardolino Film Festival
realizzate dagli studenti del Biennio Magistrale in Italian
Strategic Design.
Bardolino Film Festival aderisce a
Verona Green Movie Land, un progetto di cinema, cultura e turismo
per un territorio sostenibile che guarda al futuro del proprio
ambiente. Il progetto prevede un programma completo ed eterogeneo
formato da cinque “inquadrature”, diversi punti di vista sul tema
della sostenibilità: la più significativa è Verona Green Movie
Festival, il coordinamento e la promozione di sei festival
cinematografici, sul territorio veronese, accomunati oltre che
dalla passione per il cinema in tutte le sue declinazioni, da una
speciale attenzione a sostenibilità e responsabilità sociale. Il
primo festival con il marchio VGML è proprio il Bardolino Film
Festival.
Bardolino Film
Festival è organizzato e sostenuto dal Comune di Bardolino
con la direzione artistica di Franco Dassisti. Main media partner
della manifestazione è il mensile di cinema Ciak.
Ecco il primo trailer ufficiale di
Black
Adam con Dwayne
Johnson. Diretto da Jaume
Collet-Serra, il film uscirà ad ottobre 2022.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non
pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre,
la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e
costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del
film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022. Black
Adam uscirà al cinema in Italia giovedì 21 ottobre 2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.
L’ultima stagione di Rocco
Schiavone, ambientata in Val d’Aosta,
nonostante la neve, è stata girata d’estate. Ad Arezzo i gestori
dei negozi riconoscono ancora il piccolo protagonista de La
vita è bella. Finché c’è prosecco c’è speranza è un
progetto che nasce per raccontare il territorio vinicolo del Veneto
e in Petra la terza protagonista è indubbiamente Genova. Roma è una
città che si adatta a qualsiasi genere e Rimini…è la California
d’Italia!
Queste e tante altre sono le
curiosità che emergono in “Un set chiamato Italia”, rubrica
podcast per Intesa OnAir in cui il produttore Simone Bracci
racconta di volta in volta insieme a professionisti del settore
dove e come sono stati girati alcuni successi del piccolo e grande
schermo, facendo dei luoghi più belli d’Italia il loro set
cinematografico. Dare importanza al nostro territorio: una mission
per la quale Bracci lavora fin dalle sue prime produzioni,
sottolineando sempre come sia necessario valorizzare ambiente,
economia e infrastrutture, sia attraverso lo sguardo della camera
che come formazione professionale.
Con la Mad Rocket
Entertainment ha realizzato in co-produzione. In the
trap e Shortcut per la regia di Alessio
Liguori, due lungometraggi di respiro internazionale, ma
interamente realizzati in Italia. Da esperto del settore, ma
soprattutto da appassionato, nel 2017 ha pubblicato un saggio
dedicato alla settima arte “La poetica del male” edito da
Aracne.
Attualmente sta lavorando allo
sviluppo di un lungometraggio e una docu-serie, in collaborazione
con la società LSPG sempre legata al territorio italiano e a breve
sarà online la seconda stagione di “Un set chiamato Italia”. I
podcast sono disponibili sui canali di Intesa Sanpaolo e sulle
principali piattaforme streaming, tra cui Google Podcast – Spotify
– Apple Podcast.Mettetevi comodi e indossate le cuffie: pronti a
partire insieme per questo nuovo viaggio?
I film di
supereroi esistono dal secolo scorso, ma solo negli
ultimi due decenni questo genere è esploso. I film a
fumetti si sono trasformati da storie di nicchia per
nerd a blockbuster globali che battono ogni record e
guadagnano ampio consenso. Esistono però anni specifici che
spiccano per la produzione di lungometraggi tratti dalla carta
stampata. Ad esempio, il 2022 si sta dimostrando una grande annata,
soprattutto dopo The Batman e Doctor
Strange nel Multiverso della Follia. L’asticella
punta in alto anche per le prossime uscite:Thor – Love
and Thunder e Black Adam sono ormai all’orizzonte.
Guardando al passato, si possono
trovare altre grandi annate per i film a fumetti: mega-produzioni, cross-over,
remake. Vediamo quali anni hanno sfornato i lungometraggi
migliori.
2002
Il 2002 è probabilmente il
primo grande anno per i film a fumetti. In
quell’anno sono usciti grandi titoli come Blade II di
Guillermo del Toro, ancora oggi considerato un
classico del genere, ma soprattutto Spider-Man di Sam Raimi.
La tecnologia innovativa e la regia
hanno dato vita all’iconica creazione di Stan Lee
e Steve Ditko in un modo precedentemente
inimmaginabile. Se Men in Black II è stato un punto basso raggiunto nel
2002, Road to Perdition, film sempre basato su un fumetto,
ha compensato il colpo.
2013
Il 2013 ha segnato il
genere dei film a fumetti. Tra titoli trash
come Kick-Ass 2, Cani sciolti e
R.I.P.D., spiccano Thor: The Dark World e Man of Steel. Questi due
titoli hanno svolto un ruolo essenziale rispettivamente all’interno
dell’MCU e della
DC: il primo era così brutto che ha permesso di
creare lo spazio necessario a Taika Waititi per
reinventare totalmente il Dio del Tuono, mentre il secondo
ha dato vita al DC SnyderVerse.
Sempre nel 2013, Iron
Man 3 ha chiarito che la Marvel Studios stava abbracciando la
commedia. Infine, non va dimenticato il film di supereroi
Wolverine.
2011
Un altro anno importante
per i film a fumetti è stato il 2011.
L’ampliamento massiccio dell’MCU ha mostrato che non
solo Iron Man poteva riscontrare successo sul grande
schermo. Film comeCapitan
America: Il Primo Vendicatore
e Thor hanno conquistato gli amanti dei fumetti
in tutto il mondo. Nessuno prima di allora avrebbe mai
immaginato Steve Rogers in live-action, ma
Chris Evans ha brandito con successo lo scudo e
ha dimostrato di essere all’altezza del ruolo.
Inoltre, X-Men: First
Class ha riavviato con successo la saga: le decisioni di
casting fatte da Matthew Vaughn sono state
impeccabili. Un insuccesso dell’anno è stato invece il film
Lanterna Verde.
2017
Dal 2017 la qualità dei
film a fumetti è decisamente migliorata. Sul
lato Marvel,
Guardiani della Galassia Vol. 2 ci ha regalato il tenero
personaggio di Baby Groot, mentre con
Spider-man: Homecoming, il regista Jon Watts
ha dato il via ad una nuova trilogia su Peter Parker.
Quest’utlimo film è il seguito perfetto di Captain America: Civil
War e dimostra che la rappresentazione di
Spidey creata da Watts è all’altezza
di quella di un regista come Sam Raimi.
Sempre all’interno
dell’MCU, Taika
Waititi, ha sfornato nel 2017 il film Thor: Ragnarok. Dalla parte della
DC, Wonder Woman ha piacevolmente sorpreso
lo spettatore, a differenza di Justice League…
2014
Il 2014 è stato un anno
controverso per i film di supereroi. Oltre a
Sin City – Una donna per cui uccidere, 300: L’alba di
un impero e Robocop, anche The Amazing Spider-Man 2 si è
dimostrato un flop. Tuttavia, Snowpiercer è stato un successo clamoroso.
Altri film a
fumetti memorabili del 2014 sono stati Guardiani della Galassia,
Capitan America: The Winter Soldier e X-Men:
Giorni di un futuro passato – probabilmente il miglior film
degli X-Men mai realizzato. Anche
l’avventura animata Big Hero 6 – tratta liberamente dalla
serie della Marvel Comics – merita una
menzione.
2008
Il 2008 ha sfornato pochi
film a fumetti, ma alcuni sono veramente delle
gemme. Il Cavaliere Oscuro ha rappresentato un
punto di svolta per il genere. Anche grazie alla performance di
Heath Ledger come Joker, questo titolo ha insegnato al pubblico a
prendere sul serio i supereroi.
Punisher: Zona di
guerra è una via di mezzo, mentre Iron Man
e L’incredibile Hulk sono stati i capitoli di apertura di
quell’immenso Marvel Cinematic
Universe che oggi conosciamo. Come anni prima era
accaduto con Spider-Man, nel 2011 gli effetti visivi di
Iron Man erano a dir poco rivoluzionari. Anche
Hellboy II di Guillermo del Toro è
stato un lungometraggio abbastanza buono: ci sono fan che stanno
ancora attendendo una terza parte.
2016
Il 2016 è stato un anno che
ha diviso i fan, ma che comunque merita di essere ricordato come
uno dei migliori per il genere. Batman v Superman: Dawn of
Justice e Suicide Squad non sono piaciuti a tutti,
ma quanto è stato bello vedere il Cavaliere Oscuro e
l’Uomo d’Acciaio prendersi a colpi sul grande schermo? Lo
stesso si può dire per la Task Force X. Anche
se la qualità di questi due film è discutibile, essi hanno
comunque i loro punti positivi.
È un peccato che
X-Men: Apocalypse abbia fallito, ma la competizione di
quell’anno era alta, considerando il rilascio da parte
dell’MCU di titoli come
Captain America: Civil War e Doctor Strange. In ogni caso, è
stata la Fox a rubare la scena nel 2016 con
Deadpool: Ryan Reynolds ha avuto la
possibilità di interpretare la versione di Wade Wilson che
voleva (e che si è dimostrata un successo).
2012
Il 2012 è stato un grande
anno per i film a fumetti, per alcuni forse è il
più importante. Spider-Man è tornato sul grande
schermo in The Amazing Spider-Man e, con
Il cavaliere oscuro – Il ritorno,Christopher
Nolan ha fatto quello che nessuno aveva osato
prima: ha concluso la storia di Batman. The
Avengers è stato il punto di discussione più grande dell’anno,
ma alla fine ha funzionato. Infine, Ghost Rider: Spirito
di vendetta è stato un flop, ma comunque ancora oggi tutti
parliamo di Dredd…
2019
Il 2019 è stato l’ultimo
anno normale a livello di uscite cinematografiche, prima che la
pandemia causasse tutti quei fastidiosi ritardi che ancora adesso
stiamo accusando. Grazie a Dio, le gemme di quell’anno sono uscite
puntuali e senza problemi. Avengers: Endgame è stata la
conclusione perfetta e mozzafiato delle prime Fasi
dell’MCU,
oltre a diventare il film di maggior incasso di
sempre. Capitan Marvel è stato divertente, ma
Spider-Man: Far From Home è
stato spettacolare.
Sempre nel 2019,Shazam! ha mostrato un lato più allegro del
DCEU. Ma il vero capolavoro dell’anno è stato il
cupo film Joker,
lungometraggio che si è guadagnato il plauso della critica e
notevoli premi. Non dimentichiamo infine Dark
Phoenix, il film a fumetti che ha messo fine anche all’era
Fox degli X-Men.
2018
Il 2018 è stato un anno di
successi e insuccessi, ma merita comunque il primo posto. Il finale
di Avengers: Infinity War ha lasciato tutti senza
parole. Ant-Man and The Wasp è stato divertente. Ma
Black Panther rimane probabilmente il miglior titolo mai
uscito dai Marvel Studios. È
difficile svincolare il film dalla tragica morte di Chadwick Boseman, ma Black
Pantherè uno spettacolo che va
oltre lo schermo.
Memorabili film a
fumetti di quell’anno sono anche il
sequel Deadpool 2 e Aquaman, quest’ultimo decisamente superiore alle
aspettative. Un altro lungometraggio speciale del 2018 è
l’avventura animata Spider-Man: Into the
Spider-Verse.
La notte del
Taormina Film Fest si tinge di azzurro per accogliere i
campioni del mondo di Italia 1982, una storia
azzurra che verrà presentato il 29 giugno al Teatro
Antico. Ad accompagnare il documentario saliranno sul
palco Fulvio Collovati, Beppe Dossena, Franco Selvaggi
e Marco Tardelli, fra i mitici artefici di quel
miracolo sportivo che furono i campionati del mondo del 1982 in
Spagna, magnifico e inaspettato suggello di un periodo difficile
per la storia d’Italia e per la nazionale guidata da Enzo Bearzot.
In un Paese oppresso dall’incubo del terrorismo e della crisi
economica, la parabola azzurra rovescia trionfalmente una prima
fase critica in cui il grande Paolo Rossi, bomber designato, non
aveva trovato la strada del gol e il gruppo era investito da
polemiche e perplessità.È qui che ha inizio
il documentario: nel momento in cui ogni speranza sembra perduta e
una bufera mediatica si abbatte sugli azzurri.
Il documentario si
snoda tra interviste ai protagonisti e immagini d’epoca inedite e
rarissime di Giuseppe Mantovani che ritraggono gli Azzurri a Puerta
Del Sol in una veste insolita e molto intima. Un racconto costruito
grazie alle immagini del fotografo Cesare Galimberti (archivio La
Presse) che includevano anche molti scatti di Daniele Massaro,
autorizzato da Bearzot a scattare foto, del tutto inconsuete, degli
Azzurri a bordo campo. E poi il calcio giocato, con i “rushes”
degli archivi FIFA che restituiscono le azioni e il campo in tutta
la loro verità e immediatezza, e uno sguardo sulla storia privata
dei giocatori – gli allenamenti, le partite, le polemiche, il tempo
libero, ma anche le inquietudini e i loro pensieri più segreti – in
contrappunto alla storia del Paese, guidato da Sandro Pertini,
un partigiano come Presidente e ineguagliabile
punto di riferimento.
In quel momento la
squadra è lo specchio dell’Italia. E quella vittoria, trionfale e
inaspettata, restituisce al paese l’orgoglio, il senso di
appartenenza, una gioia che sembrava perduta. È una
vittoria di tutti quella che risuona nell’urlo di Tardelli dopo il
gol capolavoro del 2-0 contro la Germania, dopo quello segnato da
Pablito. In quell’urlo liberatorio, divenuto iconico, c’è tutta la
passione e la voglia di riscatto di un gruppo e di un popolo capace
di compattarsi nei momenti più difficili, la consapevolezza di
avere archiviato mesi complicati e l’euforia di chi sa di aver
inciso una firma indelebile nella storia.
“Siamo molto
orgogliosi di portare Italia 1982, una storia
azzurra al cinema nei giorni del quarantesimo
anniversario, per celebrare quei momenti indimenticabili della
Nazionale Azzurra che restano impressi nella memoria collettiva del
nostro Paese”, ha dichiarato Massimiliano
Orfei, AD Vision Distribution che sarà a Taormina con la
produttrice Simona
Ercolani, Ceo & Founder Stand by me che
ribadisce:“Tutti ricordiamo l’esplosione di gioia
dopo la vittoria dei Mondiali dell’82, ma pochi conservano la
memoria di tutto ciò che è accaduto prima. Le polemiche, la
sofferenza e la tenacia che hanno portato gli azzurri e Enzo
Bearzot ad alzare la coppa, scuotendo l’intero Paese. Grazie a
una rigorosa e vastissima ricerca di materiali di repertorio,
che ha permesso di recuperare immagini mai viste, questo
documentario è un racconto inedito di un’impresa epica che ha
segnato un’epoca. E non c’è scenario migliore del Teatro Antico di
Taormina per raccontare questa storia”.
Sarà a Taormina
anche la regista Coralla Ciccolini, che ha
così espresso la sua soddisfazione: “Vedere Italia 1982 al festival
di Taormina è davvero un privilegio: il Teatro Antico è una cornice
perfetta per un film che racconta l’epica dello sport attraverso la
lente della memoria. Di questo sono orgogliosa e grata”.
“È questa la magia
del cinema, poter festeggiare ancora, a quarant’anni di distanza,
il Mondiale che ha fatto gli italiani, con i suoi protagonisti sul
palco del Teatro Antico. E nell’anno in cui, purtroppo, non lo
giochiamo, Italia 1982, una storia azzurra vuole
essere ritorno al futuro” – dichiarano i direttori del Festival
Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia.
Italia
1982, una storia azzurra è prodotto da Simona
Ercolanicon la regia di Coralla Ciccolini e
la direzione artistica di Beppe Tufarulo. Una
produzioneStand By Me e Vision Distribution
in collaborazione con Sky. Il film sarà in sala come evento
cinematografico dall’11 luglio distribuito da Vision
Distribution.
La 68ma edizione
del Taormina Film Fest aprirà il 26 Giugno con la proiezione
de Il Padrino in versione restaurata, in
occasione del cinquantesimo anniversario, alla presenza del regista
Francis Ford Coppola. La cerimonia di premiazione si svolgerà il 2
luglio nell’incantevole scenario del Teatro Antico.
Fear and Desire (Paura
e desiderio), il primo lungometraggio diretto da
Stanley Kubrick, venne proiettato per la prima
volta al pubblico in occasione della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia del 1952, diretta da
Antonio Petrucci. La proiezione del film, intitolato all’epoca
Shape of Fear, avvenne il 18 agosto 1952 al Palazzo del Cinema del
Lido, alle 10 del mattino, nella sezione denominata Festival del
film scientifico e del documentario d’arte.
La singolare vicenda è stata per la
prima volta interamente ricostruita attraverso lettere e documenti
dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della
Biennale di Venezia. Ciò è avvenuto nell’ambito delle ricerche
collegate alla pubblicazione del volume storico La Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nuova opera del
prof. Gian Piero Brunetta, frutto della collaborazione fra la
Biennale e l’editore Marsilio. Il volume verrà presentato sabato 9
luglio a Venezia, alla Biblioteca dell’Archivio Storico (Giardini
della Biennale), in occasione del convegno e della giornata
dedicati alla celebrazione dei 90 anni della Mostra del Cinema.
Quando sottopone alla Mostra di Venezia il suo primo
lungometraggio Shape of Fear (nel 1953 rinominato Fear and Desire),
Stanley Kubrick ha 23 anni, anche se è già un fotografo affermato.
Dal carteggio con il direttore della Mostra, Antonio Petrucci,
emerge tutta la sua straordinaria personalità e l’autocoscienza
delle proprie doti di regista. L’importanza della ricostruzione
della vicenda – oltre ad attestare il rilievo dei documenti
conservati all’ASAC per ulteriori ricerche, e a riempire un
tassello non ancora definito della biografia artistica di Kubrick –
sta proprio nell’individuare già nella gestione di questo suo primo
film il genio di uno dei massimi maestri della storia del
cinema.
Tutto nasce da una lettera del 15 luglio del 1952 inviata dal
distributore newyorkese Joseph Burstyn – che all’epoca importava
negli Stati Uniti cinema europeo di qualità – al direttore della
Mostra Antonio Petrucci: “Caro dott. Petrucci, un anno fa, quando
eravamo insieme a Roma, mi hai chiesto di tenerti informato se io
vedessi o sentissi di qualche buon film indipendente originale.
Bene, ne ho visto uno! Il titolo del film è Shape of Fear,
realizzato da un giovane di 23 anni che si chiama Stanley Kubrick.
A mio avviso è uno dei più bei film che ho visto negli ultimi anni,
potrebbe suscitare grandi discussioni e potrebbe essere la grande
sorpresa del tuo festival”.
Petrucci decide però, “per lunghezza e caratteristiche”, di non
accogliere Shape of Fear (1 ora e 2 min.) nella selezione
principale della Mostra (“big Festival competition”), come scrive
lui stesso a Kubrick in un telegramma del 7 agosto 1952, e lo fa
proiettare nella sezione denominata Festival del film scientifico e
del documentario d’arte, in una data (il 18 agosto) antecedente al
periodo di svolgimento della Mostra principale (20 agosto – 12
settembre). E’ per questo che la presenza del film non risulta dal
catalogo della Mostra di quell’edizione.
Stanley Kubrick a sua volta scrive ad
Antonio Petrucci un paio di lettere, la prima il 21
luglio in cui afferma che non è ancora terminata la
postproduzione del film, e nel caso esso venga
selezionato, si ripromette di mandare i titoli di testa
completi in modo che basti semplicemente incollarli. Nella
seconda lettera del 26 agosto, Kubrick scrive al
direttore della Mostra: “Le sarei grato di sapere quale sia
stata la ‘reazione‘ al mio
film Shape of Fear. Poi, il fatto di cui mi ha
informato, ovvero che ‘caratteristiche e lunghezza’ del film hanno
impedito di farlo inserire della selezione principale, mi hanno
lasciato molto nel dubbio su cosa esattamente lei abbia
in mente. E poiché non ho più sentito più nulla di
quell’ ’invito speciale in concorso’ di cui lei aveva
parlato quando accettò il film, può ben capire lo stato di
confusione in cui ora io mi trovo”.
Benché proiettato al di fuori della selezione principale, il
primo film di Kubrick arricchisce l’elenco dei grandi maestri del
cinema che nei decenni hanno debuttato al Lido di Venezia. Ma
incrementa anche la qualità dell’edizione 1952 della Mostra, quando
si festeggiava il ventennale della manifestazione e Petrucci
intendeva farne un’edizione memorabile. Al concorso parteciparono
16 nazioni con 30 film di cui 13 in prima visione mondiale. Il
vincitore dell’edizione fu Jeux interdits (Giochi proibiti) di René
Clement (poi premio Oscar come miglior film straniero) premiato
«per aver saputo elevare a singolare purezza lirica ed eccezionale
forza espressiva l’innocenza infantile nella tragedia e nella
desolazione della guerra», come disse la motivazione della giuria.
Gli altri premi furono assegnati a Europa ’51 di Roberto
Rossellini, The Quiet Man (Un uomo tranquillo) di John Ford e
Saikaku Ichidai Onna (La vita di O-Haru donna galante) di Kenji
Mizoguchi. Parteciparon
o inoltre Lo sceicco bianco di Federico Fellini e Summer Interlude
(Un’estate d’amore) di Ingmar Bergman. La giuria, presieduta dal
critico Mario Gromo, era ancora costituita da personalità italiane
e comprendeva anche il poeta Giuseppe Ungaretti.
Quest’opera prima di Kubrick, scritta dal futuro Premio Pulitzer
Howard Sackler, vale anche in quanto anticipatrice di quelle
tematiche poi sviluppate dal regista in Orizzonti di gloria e Full
Metal Jacket. Si tratta di un apologo sull’insensatezza della
guerra, una guerra astratta, immaginaria, tra due nazioni
volutamente non identificate. Quattro militari sopravvissuti
all’abbattimento del loro aereo si ritrovano in territorio nemico.
Sopraffatti dal panico, perdono la testa e innescano una serie di
violenze insensate, compresa la cattura di una ragazza trovatasi
sulla loro strada. Gli interpreti (Steve Coit, Frank Silvera e
Virginia Leith) provenivano quasi tutti dal teatro, tranne il
futuro regista Paul Mazursky, allora studente al college.
A montaggio finito, Kubrick aveva noleggiato una piccola sala a
New York per le visioni in anteprima e per la distribuzione si era
affidato proprio a Joseph Burstyn, che in città aveva fatto
arrivare i maggiori capolavori del neorealismo italiano. Fu lui a
scegliere il titolo definitivo (Fear and Desire) del film, che
avrebbe dovuto intitolarsi The Trap (La trappola) prima di Shape of
Fear (La forma della paura). Le altalenanti sorti del film vengono
ben documentate da Richard Koszarski nel recente volume Keep ‘em in
the East. Kazan, Kubrick and the Postwar New York Film Renaissance
(Columbia University Press, 2021). Kubrick cercherà di toglierlo
dalla circolazione, insoddisfatto dagli esiti commerciali e dagli
attacchi della critica americana. In Italia il film arriva solo nel
1989 grazie a «Fuori orario» su Rai3 in copia deteriorata. Esce nel
2013 in sala e in DVD (Paura e desiderio, Raro Video, 68’, versione
doppiata in italiano), nella versione restaurata in HD dalla
Libr
ary of Congress di Washington.
La questione della presenza del primo film di Kubrick a Venezia
è emersa nella recente monografia di James Fenwyck Stanley Kubrick
Produces (Rutgers University Press, 2021) basata sui documenti
conservati agli Stanley Kubrick Archives presso il London College
of Communication. Si ringrazia Lorenzo Codelli.
Annette O’Toole è
apparsa sullo schermo al fianco di Christopher Reeve in Superman
III e il suo primo incontro sul set con l’Uomo d’Acciaio continua ancora oggi a
causarle una risposta emotiva. Reeve ha assunto per la prima volta
il suo ruolo più importante in Superman del 1978. Considerato il
primo film di supereroi ad alto budget, è stato un tale successo
che ha generato tre sequel diretti, influenzando il futuro del
genere.
O’Toole ha interpretato Lana Lang, il nuovo interesse amoroso di
Superman. Prima del suo arrivo, Superman era
fortemente coinvolto con Lois Lane. Tuttavia, l’attrice che ha
interpretato Lois, Margot Kidder, avrebbe avuto
una disputa con i produttori che l’ha portata a essere esclusa
dalla sceneggiatura di Superman 3. Queste
circostanze hanno permesso a O’Toole di essere scelta per il ruolo
che avrebbe avuto un impatto importante per tutta la sua carriera,
tanto che in anni successivi, è stata scelta per interpretare
Martha Kent in Smalville.
In una recente intervista con
Inside of You, Annette O’Toole ha
raccontato che quando sono iniziate le riprese di Superman
3, lei e Reeve hanno girato solo scene condivise come
Clark Kent e Lana. Sebbene avesse visto Reeve interpretare Superman
sullo schermo, si era abituata ad associare personalmente l’attore
a Clark durante le riprese. Passarono settimane prima che
finalmente vedesse Reeve indossare l’iconico costume rosso e
blu.
“Quindi, la prima volta che sono
andata sul set non l’ho visto perché avevano una stanza separata
per lui quando interpretava Superman perché aveva molti trucchi e
una parrucca e quel tipo di cose che doveva mettere su… L’avevo
visto sullo schermo nei panni di Superman, ma non l’avevo [visto di
persona]. Quindi, camminavo sul set che era davvero buio. Sento
questa voce dire: “Ciao, Annette”. Guardo alla mia destra ed era
come guardare una montagna. Non sto scherzando, ho iniziato a
balbettare e mi sono venuti i brividi. C’era Superman. Era in tutto
e per tutto e, parlandone ora, mi vengono i brividi a pensarci. È
stato fantastico… è stata la prima volta che mi sono sentita
davvero come se non sapessi chi fosse. Non era
Chris Reeve. Stava parlando in un modo diverso e aveva un tipo
di energia completamente diversa in lui.”
El Nido, opera
prima di Mattia Temponi è una coproduzione
italo-argentina, ed è prodotto da Alba Produzioni
per l’Italia, 3C Films Group per l’Argentina. Il
film sarà disponibile dal 20 giugno (distribuito da
Minerva Pictures) sulle migliori piattaforme
digitali: SKY PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, GOOGLE PLAY,
AMAZON, APPLE TV.
El Nido è un
horror psicologico, che utilizza un genere popolare per mostrarci
le distorsioni del nostro mondo. Una riflessione attorno alla
nostra contemporaneità e a certe alienazioni dei rapporti umani. Il
film, interpretato da Luciano Cáceres (Gato Negro)
eBlu Yoshimi(Piuma), è
un racconto a più livelli, ricco di colpi di scena, climax e
tensioni, sullo sfondo un mondo di finzione immersivo e credibile
dove prendono vita personaggi tridimensionali.
El Nido, la
trama
Dentro un “EL NIDO”, un rifugio
moderno e accogliente, due sconosciuti si incontrano…SARA
(Blu Yoshimi): una ragazza problematica e di buona
famiglia. IVAN (Luciano
Cáceres): un uomo
all’apparenza anonimo e innocuo, ma che nasconde un passato
oscuro.Sono al sicuro e protetti dal mondo esterno, però
la ragazza è stata infettata e si sta lentamente trasformando in un
mostro. Ma invece di ucciderla, IVAN decide che proverà a curare
SARA. Così comincia la loro discesa in una spirale di manipolazione
e inganni.
L’iconico Blade potrebbe
tornare sullo schermo prima del previsto, poiché le riprese del
film del Marvel Cinematic Universe
inizieranno a luglio. Wesley Snipes ha portato per
la prima volta sullo schermo il cacciatore di vampiri con la
trilogia di film della fine degli anni ’90, che ha ottenuto
recensioni contrastanti da parte della critica. Nonostante le
recensioni, la trilogia di Blade è stata un
successo al botteghino, contribuendo a stabilire il successo della
Marvel sul grande schermo.
Mahershala Ali, che
in precedenza ha debuttato nel MCU con Luke Cage
nella parte dell’antagonista secondario Cottonmouth, assumerà il
ruolo di Blade per il riavvio del film, come
annunciato al San Diego Comic-Con del 2019. Poco dopo, i Marvel Studios hanno incaricato Stacy
Amma Osei-Kuffour di Watchmen di scrivere
la sceneggiatura, rendendola la prima donna di colore a scrivere un
film Marvel, e hanno affidato la regia a
Bassam Tariq di Mogul Mowgli.
Quasi tre anni dopo che il progetto
è entrato in fase di sviluppo, un nuovo elenco nella lista di
produzione della Film & Television Industry Alliance indica che le
riprese del reboot di Blade inizieranno a
luglio. Secondo quanto riferito, il film inizierà la produzione il
4 luglio, con Atlanta, Georgia e New Orleans, Los Angeles, elencate
come location per le riprese.
Bassam
Tariq (Mogul Mowgli) si occuperà della regia
di Blade.
Sarà il quarto regista di colore a dirigere un film per
i Marvel Studios,
dopo Ryan Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo
Cinematografico Marvel sempre
più inclusivo, aumentando la diversità non solo davanti, ma anche
dietro la macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel
Studios hanno affidato a Stacy
Osei-Kuffour la sceneggiatura del film. Osei-Kuffour
ha lavorato come story editor e sceneggiatrice per l’acclamata
serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel processo. Nel
cast sono stati confermati Mahershala Ali e Delroy
Lindo.
L’account Twitter ufficiale di
No (Nope),
il nuovo film di Jordan Peele, ha diffuso i nuovi
motion poster dell’atteso film horror, dal regista di
Scappa – Get Out e poi con
Noi.
Il vincitore del premio Oscar
Jordan Peele ha sconvolto e ridefinito
l’horror moderno con Scappa – Get Out e poi con
Noi. Ora sta per introdurci in un nuovo incubo,
un’esperienza horror epica: Nope.
Nope
riunisce Peele con il premio Oscar Daniel Kaluuya (Scappa – Get
Out, Judas and the Black Messiah), a cui si uniscono
Keke Palmer (Le ragazze di Wall Street,
Alice) e il candidato all’Oscar Steven Yeun (Minari, Okja) come residenti in
una solitaria gola di nell’entroterra della California che
testimoniano una scoperta inquietante e agghiacciante.
Il cast di Nope
include anche Michael Wincott (Hitchcock, Westworld) e Brandon
Perea (The OA, American Insurrection). Il film è scritto e diretto
da Jordan Peele ed è prodotto da Ian Cooper (noi, Candyman) e
Jordan Peele per Monkeypaw Productions. Il film
sarà distribuito da Universal Pictures in tutto il mondo.
Arriva dall’evento virtuale Geeked
di Netflix una nuova occhiata al film in
stop-motion di Henry Selick Wendell &
Wild. Il film, descritto come un’opera tra il
terrificante e il tenero, segue le vicende di due intriganti
fratelli demoni, Wendell e Wild (Keegan-Michael
Key e Jordan Peele), che abbandonano gli
Inferi per la Terra dei vivi.
In Wendell &
Wild i due fratelli diavoli Wendell
(Keegan-Michael Key) e Wild (Peele) reclutano la tredicenne Kat
Elliot carica di sensi di colpa perché li aiuti a raggiungere il
mondo dei vivi. Ma ciò che Kat chiede in cambio li proietta in
un’avventura comica e bizzarra senza pari, un fantasy animato che
sfida le leggi della vita e della morte, il tutto raccontato
tramite l’arte della stop-motion.
Wendell &
Wild è diretto da Henry Selick, il suo primo film
da quando ha diretto Coraline nel
2009. Selick ha co-scritto la sceneggiatura, che si basa su un
libro inedito di Selick e Clay McLeod Chapman, insieme a Jordan
Peele, che è anche produttore attraverso la sua Monkeypaw
Productoins. Wendell &
Wild debutterà su Netflix questo
ottobre.