Il personaggio di Martian
Manhunter è una delle tante novità presenti all’interno
della
Snyder Cut di Justice
League. Il personaggio era completamente assente nella
versione theatrical, ma grazie al taglio di Zack Snyder il generale Swanwick interpretato
da Harry Lennix ne L’uomo
d’acciaio e in Batman v Superman ha avuto finalmente la possibilità
di trasformarsi in J’onn J’onzz.
Durante il
Justice Con dello scorso weekend, l’evento virtuale organizzato
per celebrare la
Snyder Cut ad un mese di distanza dalla distribuzione,
l’attore Harry Lennix, interrogato dai fan, ha avuto la
possibilità di riflettere su che tipo di storia avrebbe voluto per
Martian Manhunter se avesse avuto la possibilità di interpretare il
personaggio ancora una volta.
Lennix ha quindi espresso il
desiderio di vedere Martian Manhunter protagonista
di una detective story sul grande schermo, proprio come accade nei
fumetti. L’attore ha spiegato che vorrebbe vedere il personaggio
sfoggiare le sue abilità da detective per scongiurare, magari, una
crisi a livello mondiale. “Sarebbe bello vederlo agire in
qualità di detective”, ha spiegato. “Ci sono alcune storie
a fumetti in cui lo è. Anche se di giorno sarebbe comunque Calvin
Swanwick, sarebbe altrettanto bello fargli svolgere un lavoro di
tipo investigativo in cui può usare le sue abilità speciali. Così
avremmo anche modo di vedere che la diplomazia può essere una sorta
di superpotere. Potrebbe usare le sue capacità di detective e la
sua intelligenza per evitare o scongiurare una sorta di
catastrofe.”
Durante il suo intervento in
occasione della
Justice Con, Harry Lennix ha anche rivelato che stava per
abbandonare la recitazione prima del suo coinvolgimento ne
L’uomo
d’acciaio: “Erano gli anni della serie Dollhouse,
ideata curiosamente proprio da Joss Whedon. Lo show era stato
cancellato e non riuscivo più ad ottenere un’audizione. Poi,
improvvisamente, il mio telefono squillò e il mio agente mi disse
che Zack Snyder mi voleva ne L’uomo d’acciaio.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Fissato il cast
di Hello Again, adattamento
cinematografico del musical di Michael John
LaChiusa del 1994. Il film, diretto da Tom
Gustafson vedrà protagonisti Martha Plimpton,
Audra McDonald, T.R. Cavaliere, Rumer Willis, Jenna Ushkowitz,
Nolan Gerard Funk, Sam Underwood, Tyler Blackburn e
Al Calderon. Cory Krueckeberg è
autore della sceneggiatura, le musiche saranno di
LaChiusa.
Hello
Again racconta le vicende di dieci anime perdute che
saltano in dieci periodi della storia di New York, scivolando l’uno
nelle braccia (e nel letto) dell’altro, esplorando la lussuria e
l’amore agrodolce. I personaggi centrali, che non vengono mai
chiamati per nome ma solo con il ceto sociale da cui provengono o
il ruolo che svolgono, sono: la prostituta, il soldato,
l’infermiera, l’universitario, la giovane moglie, il marito, il
ragazzino, lo scrittore, l’attrice, il conte. Basato a sua volta
sul dramma dello scrittore e drammaturgo austriaco Arthur
Schnitzler Girotondo, il musical d’ispirazione ha
guadagnato ben otto nomination Drama Desk, tra cui quella per
Miglior Musical. Il film, le cui riprese sono iniziate a New York,
è prodotto da Gustafson, Krueckeberg, Ash
Christian e Hunter Arnold.
In una collaborazione innovativa,
lo studio italiano di videogiochi LKA, l’editore
britannico Wired Productions e la casa di
produzione cinematografica svedese Studios
Extraordinaires hanno annunciato una partnership esclusiva
per l’adattamento cinematografico del videogioco “Martha Is
Dead“.
Ambientato nel paesaggio pittoresco
ma devastato dalla guerra della Toscana del 1944, “Martha
Is Dead” intreccia una narrazione inquietante sullo sfondo
della Seconda Guerra Mondiale. I giocatori si calano nei panni di
Giulia, una giovane donna intrappolata in un agghiacciante mistero
dopo la morte della sorella gemella Martha.
“Ogni elemento di ‘Martha Is
Dead’ è stato creato con straordinaria precisione e cura. La
complessità della narrazione è stata meticolosamente pianificata,
visualizzata e persino modellata con una qualità cinematografica in
mente“, afferma Luca Dalcò, fondatore e direttore di LKA,
scrittore e designer di “Martha Is Dead”. “Portare tutto questo
in vita come film è un sogno che si realizza“.
Celebrato per i suoi dettagli
mozzafiato e il suo realismo, “Martha Is Dead” ha
ottenuto il plauso della critica mondiale per la sua capacità di
fondere i confini tra realtà, superstizione e tragedia della guerra
in un mistero avvincente che tiene i giocatori sul filo del rasoio
fino alla fine del gioco.
“La narrazione avvincente e
l’ambientazione unica del gioco lo rendono un candidato perfetto
per un adattamento cinematografico”, afferma Leo Zullo,
amministratore delegato di Wired Productions. “Siamo entusiasti
di unire le forze con gli Studios Extraordinaires per creare
un’esperienza cinematografica di riferimento, fondendo l’arte del
gioco e del cinema in un modo senza precedenti“.
L’adattamento sarà curato da
Studios Extraordinaires, una società creativa di
André Hedetoft e Andreas Troedsson specializzata
nella realizzazione di film d’azione, horror e di fantascienza di
alto livello a partire da storie originali e giochi
straordinari.
“Martha Is Dead” è un
capolavoro narrativo, che intreccia sapientemente un avvincente
mistero di omicidio dal punto di vista di una giovane donna in un
modo che non è mai stato fatto prima“, affermano André e
Andreas di Studios Extraordinaires. “Siamo ansiosi di dare vita
a questo racconto struggente, offrendo sia ai fan che ai nuovi
arrivati un tour-de-force cinematografico, pur rimanendo fedeli
all’essenza struggente del gioco“.
Attualmente in fase di sviluppo,
l’adattamento cinematografico di “Martha Is Dead”
è stato realizzato in stretta collaborazione con Luca
Dalcò, fondatore e direttore di LKA, nonché creatore di
Martha Is Dead. André Hedetoft e Andreas
Troedsson sono impegnati nel lungometraggio come
co-registi. Oltre alla regia, André apporta ulteriori competenze in
qualità di sceneggiatore della sceneggiatura, mentre Andreas
Troedsson assume anche il ruolo di direttore della fotografia,
garantendo un adattamento visivamente straordinario e
meticolosamente realizzato.
Sono
online i bandi per iscriversi al
Concorso Multiartistico Nazionale MArteLive e dare alla
propria arte l’occasione unica di avere finalmente il
riconoscimento che merita. Grazie alla sua formula
multi-disciplinare che trova spazio nelle 16 sezioni
artistiche previste dal concorso, MArteLive è un festival
capace di porsi come un’importante vetrina di lancio per i giovani
artisti emergenti, offrendogli la possibilità di esporre le proprie
opere o esibirsi con le proprie performance in location
selezionate, entrando in contatto con addetti ai lavori e
professionisti del settore.
L’obiettivo di MArteLive è infatti quello discopriree mettere in luce
nuovi talenti, favorire i giovani artisti
emergentinelle più svariate
disciplinee promuoverne il lavoro sulla
scena artistica contemporanea nazionale. Con gli oltre 100
PREMI assegnati all’ultima Biennale MArteLive e
distribuiti tra le 16 sezioni in gara, MArteLive è oggi in Italia
il concorso che senza dubbio premia di più e insieme un’opportunità
irripetibile per farsi notare nel grande magma del panorama
culturale. (Per consultare l’elenco
aggiornato dei premi in palio visita il sito ufficiale del concorso
www.marteawards.it o quello ufficiale della
manifestazione realizzata a settembre 2014 www.labiennale.eu).
Il
concorso è aperto a giovani artisti di un’età compresa tra i 18 e
39 anni: chi si iscrive subito potrebbe essere selezionato fin
da adesso per esporre le proprie opere o esibirsi con le proprie
performance durante i nostri eventi organizzati in location
selezionate dallo staff MArteLive. Regolamento e Bandi di Concorso
su www.concorso.martelive.it.
–COSA ASPETTI A MANDARCI LE TUE
OPERE?
Il
concorso artistico nazionale MArteLive è un
festival-concorso le cui selezioni si tengono su tutto il
territorio nazionale. Per partecipare è sufficiente collegarsi al
sito www.marteawards.it e
compilare il form d’iscrizione online corrispondente alla sezione
artistica desiderata, fra le 16 che animano il festival (musica,
teatro, danza, cinema, videoclip, deejing live, veejing live,
letteratura, artecircense, street art, pittura live, fotografia,
fumetto, grafica, moda&riciclo, artigianato artistico)
acquistando la MArteCard che, oltre a garantire l’iscrizione
alle diverse sezioni del concorso, darà diritto ad una serie di
sconti e vantaggi.
Le
selezioni nazionali degli artisti in concorso si concluderanno il
31Gennaio2017, quando inizierà ufficialmente
la fase finale della Biennale MArteLive 2017, che tra
Dicembre 2016 e Aprile 2017 vedrà lo svolgersi delle finali
regionali o di macro-area, nella formula multi-artistica che
contraddistingue il festival, mentre per il Lazio sono previste
due finali regionali, una a dicembre 2016 e l’altra ad aprile
2017. I vincitori delle singole finali regionali o di macro-area
approderanno alla finale nazionale, Biennale MArteLive, che
si terrà a Roma a Settembre 2017.
Scarica il bando della sezione o delle sezioni cui vuoi
partecipare
Compila il form di iscrizione relativo alla sezione o alle
sezioni scelte.
Entra
in possesso della tessera associativa MArteCard che, oltre a
garantire l’iscrizione a più sezioni del concorso, darà diritto ad
una serie di sconti agevolazioni legate ad eventi artistici e
culturali in tutta Italia.
Un grande palcoscenico
frequentato da tanti artisti, dove ogni spazio, ogni arte fa
spettacolo: la pittura, la danza, l’arte circense, la scultura, la
poesia, la musica, il cinema. Tanti spettacoli che avvengono
tutti contemporaneamente dando vita ad un unico grande
spettacolo: tutto questo è MArteLive, lo spettacolo
totale!
Abbiamo incontrato la regista,
Marta Miniucchi, che ha raccontato come è nato il
documentario sull’organizzazione non governativa CEFA,
il Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura fondato
a Bologna il 23 settembre 1972 per iniziativa
di Giovanni Bersani e di padre
Angelo Cavagna, che si propone di realizzare
progetti per contribuire a vincere fame e povertà.
“Ho conosciuto il CEFA un anno
fa e quella del film è stata una lavorazione molto veloce –
dice Miniucchi – Molte delle ONG più famose, come Emergency ad
esempio, lavorano sulle emergenze, mentre CEFA si occupa di
progetti a lungo periodo, lavorano tantissimo e costantemente,
tutti i giorni, è un’organizzazione stimata, ma sconosciuta ai più.
Quest’anno CEFA compie 50 anni, e Paolo Rossi Pisu mi ha offerto la
regia di un documentario che raccontasse questa realtà, ma che lo
facesse in una maniera che potesse arrivare a tutti. Con il
sostegno di Genoma film, ho pensato che il modo più accattivante
per raccontare CEFA a chi non lo conosceva era quella di mescolare
storia e finzione, e quindi il risultato è quello che si può
definire mockumentary, un documentario con dei filmati di finzione,
quindi il repertorio insieme alla vera fiction, così che il
risultato avesse un brio che il semplice filmato di repertorio non
ha. In questo modo spero che Gente Strana – Watu Wa Ajabu possa
essere interessante non solo per chi già conosce l’organizzazione,
ma anche per chi non ha idea di cosa sia.”
Questa natura ibrida del film di
Marta Miniucchi si rispecchia dal punto di vista
linguistico in una serie di stili e tecniche che si mescolano per
dar vita a un documentario effettivamente molto interessante, sia
nella forma che nel contenuto.
“In Tanzania abbiamo girato con
una mini dv, tecnologia vecchia, perché avevo bisogno che quel
personaggio, il ragazzo che parte volontario, sembrasse davvero lì
a quel tempo e avevo bisogno che si adattasse al repertorio di quel
tempo. Per quanto riguarda il reporter, lì abbiamo fatto cinema
vero e proprio con la tecnologia più recente, muovendoci in quel
linguaggio. Ho invece intervistato il ragazzo tanzaniano con un
punto di osservazione di ripresa classico, con due macchine da
presa, mentre lui è seduto nel suo ufficio. In questo modo ho
potuto raccontare diversi punti di vista, che potessero racchiudere
più o meno tutti quelli di chi si sarebbe trovato a guardare il
film: il cinismo diffidente, l’entusiasmo di donarsi, il trovarsi
in difficoltà e accogliere l’aiuto.”
Dal punto di vista stilistico,
dunque, Gente Strana – Watu Wa Ajabu non è un
documentario canonico, ma si arricchisce di un’ibridazione che
moltiplica lo sguardo e offre davvero una comprensione a 360° di
quello che è il progetto CEFA, senza scadere in un linguaggio
pedagogico o presuntuoso. A evitare questo rischio, anche
“l’utilizzo” di Lodo Guenzi come fosse Margot Robbie… Almeno nelle parole di
Marta Miniucchi: “Volevo che il coinvolgimento
di Lodo fosse estemporaneo, venisse dal nulla, e come reference ho
dato proprio il ruolo di Margot Robbie ne
La grande scommessa di Adam McKay. Nel film, che racconta la
crisi immobiliare del 2008, Robbie compare di punto in bianco, in
una vasca di bolle e con un bicchiere di champagne in mano a
spiegare in termini tecnici cosa c’era dietro agli investimenti a
rischio e dietro allo scoppio della bolla immobiliare. Nel mio
film, Lodo irrompe nella narrazione e spiega, numeri alla mano,
cos’è il CEFA”. Il riferimento è abbracciato a pieno e il
risultato è tanto più coinvolgente quanto l’intervento sembra fuori
contesto, proprio come nel film di McKay.
Ma perché il film si intitola
Gente Strana? “La gente strana è, agli occhi
di chi vive in questi posti in cui interviene il CEFA, quella che
viene in qualità di volontaria ad aiutare, che spera in un mondo
migliore incurante delle difficoltà che si incontrano per
perseguire il proprio sogno. È gente strana in senso buono,
naturalmente. In questo tipo di esperienze, si va lontano da casa
per insegnare ad altri delle tecniche di sopravvivenza,
dall’agricoltura all’allevamento, ma la verità è che si impara a
propria volta tantissimo. In questo progetto del CEFA c’è la
conoscenza che porti in questi luoghi, ma anche quella che
acquisisci, perché ti confronti con un mondo talmente nuovo che
devi imparare ad abitare da zero. È un dare ma è anche un prendere
continuo, e volevo raccontare questa bella storia da più punti di
vista.”
Gente Strana – Watu Wa
Ajabu sarà disponibile prossimamente al cinema con GENOMA
FILMS e successivamente su Sky Documentaries e in streaming su
NOW.
Empire ci mostra in esclusiva il
trailer ufficiale di Marshland, thriller spagnolo
diretto dal regista Alberto Rodríguez e uscito in
patria il 26 settembre 2014. La pellicola ha vinto
ben 10 Goya Awards (gli Oscar spagnoli)
all’edizione 2015 tenutasi lo scorso 7 febbraio, tra cui Miglior
Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior
Attore (Javier Gutiérrez).
Potete vedere il trailer di
seguito:
Paragonato dalla stampa, per
ambientazioni e personaggi, alla popolare serie tv True
Detective, Marshland,
ambientato nella Spagna di inizio anni ’80, racconta la storia di
due detective della omicidi dai modi di agire e pensare
diametralmente opposti, che devono fare luce su una serie di
brutali omicidi di ragazze adolescenti in una piccola cittadina. Il
film ha come protagonisti Raúl Arévalo e
Javier Gutiérrez.
Qual è il vostro rapporto
con il coniglietto pasquale? Comincia con questa domanda
un po’ infatile la conferenza stampa di Hop, che questa mattina ha
visto il protagonista, James Marsden, e i doppiatori italiani,
Francesco Facchinetti (C.P.) e Luca Argentero (Fred), confrontarsi
con le domande dei giornalisti, che sono stati sommersi da montagne
di dolci e caramelle.
Cast: Jacques Languirand,
Caroline Dhavernas, Paul Ahmarani, Robert Lepage, Stéphane
Demers
Trama: In un mondo futuro
all’alba del XXX° secolo, dove natura,scienza,musica e magia si
trovano in perfetta simbiosi, l’anziano musicista Jacob Obus
(Jaques Languirand) è una delle personalità più celebri e
discusse del suo tempo. Egli è in grado di creare strabilianti
melodie attraverso strumenti antropomorfi progettati dal fido
compagno Arthr (Paul Ahmarani) e realizzati da Eugene, padre
del ragazzo a metà strada fra un uomo e un ologramma. Sullo sfondo
del primo viaggio dell’uomo dalla Luna a Marte, l’arrivo improvviso
della giovane fotografa April (Caroline Davhetnas), mette in
competizione Jacob e Arthir, fino a portarli alle soglie
dell’immaginazione, in un universo dove tutto, anche i pianeti, si
esprimono attraverso la musica.
Analisi: La fantascienza è
forse l’unico genere narrativo in cui chiunque può dar sfogo alle
proprie fantasie, un terreno a metà strada fra il sogno e una
realtà anch’essa simulacro di un qualcosa che nessuno saprà mai
identificare con certezza. Sembra proprio aver imparato la lezione
il giovane Martin Villeneuve (fratello minore del più
celebre Denis, autore de La ragazza che
canta), regista canadese che con questa sua opera crea un
universo talmente visionario ed estremo che pare un libro di fiabe
trasportato su celluloide, dove un universo di strabilianti
personaggi e ambienti pirotecnici creano una bulimia visiva tale da
estasiare l’ignaro spettatore, il quale finisce col perdersi nella
bellezza della visione come in un labirinto di luci e colori,
mentre gli occhi si imbevono, inquadratura dopo inquadratura, di
una realtà caotica e ridondante. Ci si potrebbe fermare ore solo a
spulciare i singoli frames, nel tentativo di ricostruire la
bizzarra flora e fauna che adornano questo fantastico mondo. Come
in un cortocircuito metanarrativo, il film si dipana attraverso
universi da sogno, resi grazie ad una bellissima fotografia che
occhieggia alla graphic novel
(riprendendo fedelmente l’opera omonima illustrata dello stesso
regista) e sa dosare con sapienza gli ottimi effetti speciali
creati ad hoc dal celebre Carlos Monzon di
Avatar, tirato in causa per creare i bellissimi
ambienti ibridi tra un universo liquido e gassoso. La storia,
seppur con qualche ricaduta adolescenziale (senza per latro
nascondere il target di pubblico a cui aspira) finisce per essere
molto più complessa di come appaia, un’opera transmediale che tira
in ballo le teorie cosmologiche di Keplero, l’armonia musicale
dell’universo e una sana dose di filosofia orientale riguardo al
ruolo della simbiosi dell’anima., senza disdegnare nemmeno un
simpatico riferimento alle teorie cospirative dei viaggi spaziali
(qui riguardati Marte, come in un futuristico Capricorn
One). Molti sono i riferimenti al cinema delle origini,
primo fra tutti al grande Geroge Meliés, padre del cinema di
finzione e primo grande visionario, a metà fra un regista ed un
illusionista. Ed in effetti il film pare essere un inno
all’immaginazione e alla fantasia, così come dimostrano gli strabi
ed affascinati strumenti musicali di forme umane che vengono
suonati da Jacob, modellati sulla base di modelle che prestano il
loro corpo come fosse una cassa armonica. Il cast comprende alcuni
nomi per di più sconosciti al grande pubblico, ma ben rodati nel
circuito di nicchia, come quello di Jaques Languirand,
celebre scrittore e commediografo canadese qui prestato ai panni
del timido Obus, per non parlare di Paul Ahmarani, famoso
caratterista che qui impersona il futuristico nerd Artur,
personaggio ambiguo e inafferrabile (così come d’altronde tutti i
personaggi appaiono dotati di una psicologia muntevelo ed appena
abbozzata, impenetrabile e disorientante). Il volto forse più noto
è sicuramente quello di Caroline Dhavernas (la dottoressa
Lily Brenner della serie Off the Map), qui
chiamata ad impersonare la romantica e camaleontica Avril, ragazza
fragile e capace di un amore immenso, tanto da non poter essere
contenuto in una sola persona. La grande prova a cui Villeneuve
viene chiamato ha dell’incredibile: girare un film progettato per
un budget di 30 milioni di dollari con meno della metà dei fondi
disponibili, impiegando più di sette anni per realizzare un
progetto che definire visionario è dir poco. Un’opera fortemente
stratificata, ricca di suggestioni e di livelli interpretativi che
possono essere apprezzati visione dopo visione, come il piacere che
prova un bambino nel rileggere di nuovo il suo libro preferito o
nel guardare più a fondo un magnifico disegno.
Il regista Tim Burton è
oggi celebrato per i suoi racconti dark, vere e proprie fiabe
gotiche dove prendono vita personaggi emarginati, dimenticati dalla
società eppure provvisti di un cuore grande e gentile. Diversi sono
però anche i casi in cui, a modo suo, Burton si è dedicato ad opere
parzialmente differenti e uno dei casi più esemplari è quello di
Mars Attacks!. Uscito al cinema nel 1996,
il film è un omaggio esplicito a tutte quelle pellicole di
fantascienza degli anni Cinquanta, soprattutto per i B Movie
dell’epoca. Con questo lungometraggio, anche Burton dà dunque vita
alla propria personalissima invasione della terra da parte degli
extraterrestri.
Il film è largamente basato sugli
effetti speciali (curati dalla Industrial Light & Magic, fondata da
George Lucas per Star Wars).
Inizialmente i marziani dovevano essere animati con la tecnica
della stop motion, di gran lunga prediletta da Burton, ma la
produzione decise per la computer grafica, che in quegli anni era
divenuta sempre più popolare dopo il successo di JurassicPark.
Al di là degli effetti speciali, Burton usò la storia scritta da
Jonathan Gems non solo per dar vita ad
innumerevoli omaggi dei suoi film di fantascienza preferiti, ma
anche per mettere alla berlina l’umanità, dando dunque vita ad una
vera e propria commedia nera, ricca di satira, cinismo ed elementi
grotteschi.
Costato 70 milioni di dollari,
Mars Attacks! fu un cocente insuccesso, oscurato in
particolare da un concorrente come Independence Day. Negli
anni, tuttavia, è stato rivalutato da critica e pubblico, ed è oggi
considerato un vero e proprio cult. Per gli amanti del cinema di
Burton, si tratta dunque di un titolo da non perdere assolutamente.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Mars Attacks!: la trama del film
Il film ha inizio con Stati Uniti
d’America che vengono invasi da UFO alieni provenienti da Marte. Il
Presidente James Dale è certo di poter trovare un
accordo con gli extra-terrestri e l’evento è seguito con
partecipazione da diversi personaggi, la cui vita sarà stravolta
dagli effetti più o meno diretti dell’invasione. Tra loro c’è il
giovane fornaio Richie Norris, un ragazzo molto
sfortunato in amore e ossessionato dal paragone con suo fratello
Billy Glenn. Anche i telecronisti Jason
Stone e Nathalie Lake seguono la vicenda,
poiché certi di poter diventare famosi grazie agli invasori
partecipando all’incontro organizzato in Nevada. Tutto prende però
una piega drammatica quando il presidente ordina di liberare una
colomba in segno di pace davanti ai marziani.
Questi travisano il gesto,
interpretandolo come una dichiarazione di guerra, e si scagliano
contro la folla con i loro tecnologici raggi laser. Nel disperato
tentativo di rimediare al fraintendimento, il presidente chiede al
professor Donald Kessler di inviare un messaggio
di pace tramite il suo traduttore universale ma i marziani non
sembrano aver intenzione di risparmiare gli umani. Mentre gli
invasori riescono a far infiltrare un loro agente nella Casa Bianca
e Billy compie un gesto estremo per salvare la sua famiglia, Richie
chiede consiglio alla nonna Florence che, in
maniera del tutto casuale, scova il punto debole degli alieni.
Mars Attacks!: il cast e
gli alieni del film
Uno dei motivi per cui Mars
Attacks! è noto è il cast all star di attori che vi
hanno recitato, il più dei quali ricoprono qui ruoli per loro
inediti. Si parte con Jack Nicholson,
il quale ricopre qui il ruolo del presidente Dale e di Art Land.
L’attore accettò di partecipare senza neanche voler prima leggere
la sceneggiatura, memora della bellissima esperienza avuta con
Burton sul set di Batman. Glenn Close
interpreta Marsha Dale, moglie del presidente, mentre Annette Bening
è Barbara Land, moglie di Art. Una
giovanissima Natalie
Portmaninterpreta Taffy Dale, la figlia del
presidente. Michael J. Fox
e Sarah Jessica
Parker interpretano i telecronisti Jason Stone e
Nathalie Lake, mentre Danny De Vito è
un giocatore d’azzardo.
I fratelli Richie e Billy Norris
sono invece interpretati da Lukas Haas e Jack Black. È
poi presente Pierce Brosnannei
panni del Professore Donald Kessler, mentre completano il cast il
cantante Tom Jones nei panni di sé stesso e gli
attori Jim Brown e Pam
Grier nei panni dei coniugi Byron Williams e Louise
Williams. L’attrice Sylvia Sidney, qui al suo
ultimo ruolo prima della scomparsa avvenuta nel 1999, recita nei
panni della Nonna Florence. Per quanto riguarda gli alieni, come
noto, la loro fisionomia degli alieni è basata su una vecchia
celebre serie di figurine, in omaggio con un tipo di caramelle in
voga negli anni sessanta
Mars Attacks!: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Mars Attacks! grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato 7 ottobre alle ore
21:10 sul canale TwentySeven.
Impreziosito da
braniinediti di Jennifer Lopez eseguiti in coppia con
Maluma, star dellamusica latina conosciuta a
livello mondiale,“Marry
Me – Sposami”
annovera nel cast proprioJennifer Lopez, che
interpreta la parte della superstar Kat Valdez, e Owen
Wilson nel ruolodi Charlie Gilbert, un
insegnante di matematica–due estranei che decidono
di sposarsiprima e di conoscersi
meglio poi.
Un’ improbabile storia
d’amore che parla di due persone diverse alla ricerca di qualcosa
di vero inun mondo dove il valore
diciascunoè dettato
dalla quantità di “mi piace” e numero di follower,“Marry
Me – Sposami”
è una commedia romantica moderna su celebrità, matrimonio e
socialmedia.
Kat Valdez (Lopez) fa
parte della power couple più sexy al mondo assieme alla nuova
stella dellamusica Bastian
(interpretato da Maluma, al suodebutto cinematografico).
Mentre la hit eseguitada Kat e Bastian,
intitolata “Marry Me”, sale inesorabile in vetta alle classifiche,
i due stanno perunirsi in
matrimoniodinnanzi ad una folla di
fan, in una cerimonia che verrà
trasmessacontemporaneamente su più
piattaforme.
Docente di matematica al
liceo, il divorziato Charlie Gilbert (Owen
Wilson) viene trascinato alconcerto dei due cantanti
da sua figlia Lou (Chloe Coleman, già nel cast della serieHBO
“BigLittle Lies–Piccole grandi
bugie”) e dalla sua migliore amica (Sarah Silverman). Quando Kat,
apochi
secondi dall’inizio della cerimonia, scopre che Bastian l’hatradita con la
sua assistente, lasua vita prende una piega
imprevista e, mentre ha un tracollo sul palco, comincia
a mettere indiscussione amore, verità
e fedeltà.Mentre il suo mondo
ovattato va lentamente in pezzi, dalpalco fissa lo sguardo su
uno sconosciuto–un viso tra la
folla.
Se quello che conosci ti
delude, magari la risposta è in ciò che non conosci, e
quindi, in unmomento di follia, Kat
decide di sposare Charlie. Ciò che inizia da unareazione
impulsiva sitrasforma in una storia
d’amore inaspettata. Ma mentre alcuni cospirano affinché i due
siseparino, la domanda di
tutti è:due personeprovenienti da
universi così diversi possonoappianare le differenze e
crearsi un posto unico nel mondo al quale appartenere?
“Marry Me–Sposami” è
diretto da Kat Coiro (regista della serie “C’è
sempre il sole aPhiladelphia” trasmessa da
Foxe
della serie targata Netflix “Amiche per la morte–Dead to Me”),la
sceneggiaturaè di John Rogers (autore
di “The Librarians”, trasmessa da TNT) e TamiSagher (autrice di “30
Rock”, NBC) e Harper Dill (autrice della serie “The Mick”,Fox) ed è
basatasul romanzo di Bobby
Crosby. Il film è prodotto daElaine Goldsmith–Thomas (che ha
giàprodotto “Le ragazze di
Wall Street–Business Is Business” e
“Un amore a 5 stelle”),JenniferLopez, Benny
Medina (produttore di “Le ragazze di Wall Street–Business
IsBusiness”, e di“Willy, il
principe di Bel–Air”, NBC) e John
Rogers.I produttori esecutivi
della pellicola sonoAlexBrown, Willie Mercer,
Pamela Thur e J.B. Roberts.
Marry me –
Sposami è il nuovo film della newyorkese Kat
Coiro, con protagonisti Jennifer Lopez e Owen Wilson. La regista ha all’attivo sei
episodi di She Hulk
d’imminente uscita su Disney+,
le puntate pilota (e non solo) di diverse serie tv, tra cui
Modern Family e Shameless,
e tre lungometraggi presentati per tre anni di fila al Tribeca Film
Festival: di questi, And while we are here
del 2012, girato interamente a Ischia. Una carriera piuttosto
prolifica, dunque, e per lo più orientata verso storie sentimentali
o, comunque, dove senza dubbio l’emotività la fa da padrone, in
maniera più o meno gestita.
Marry me – Sposami, la
trama
Marry me –
Sposami è tratto da un romanzo a fumetti dello scrittore
Bobby Crosby, che l’aveva pubblicato la bellezza di quindici anni
fa e che già poco tempo dopo sembra che avesse ricevuto fior di
proposte per una trasposizione su grande schermo. Perché, a volerla
dire tutta, la graphic novel si prestava perfettamente alla
traduzione in immagini filmiche, per un motivo ben preciso. Proprio
secondo le parole del suo stesso creatore, infatti, Marry me
è fortemente influenzato da quella dolcezza di film diretto nel
1999 dal compianto Roger Michel: Notting Hill. E non ci vuole gran sforzo per scorgerlo
dalla trama e, forse, solo da quella.
Kat Valdez (Jennifer
Lopez) e Bastian (il cantante colombiano
Maluma al suo debutto cinematografico) sono una
delle coppie di cantanti più famose del mondo: belli, glamour,
tamarri al punto giusto, ricchi sfondati, e che hanno deciso di
sposarsi in diretta planetaria durante un loro concerto sulle note
della loro hit Marry me. Se non che, proprio pochi attimi
prima della performance nuziale, la povera e indiamantata Kat
scopre che Bastian l’ha tradita tramite un video pubblicato in
quell’istante su un social network.
Così inizia l’avvincente
– e molto prevedibile – rivoluzione nella vita della protagonista
perché, proprio in quel momento, ritta in piedi con un abito carico
di tessuti dorati e gemme luccicanti, decide di sposare uno del
pubblico (Owen
Wilson) che stringe in mano un cartello con scritto
“marry me”, appunto. Quel qualcuno è niente meno che un professore
di matematica, divorziato, con una figlioletta dodicenne
distaccata, fragile ma, all’occorrenza, matura e consapevole di ciò
che muove l’animo umano.
Un monumento a Jennifer Lopez
Marry me – Sposami, prodotto, tra gli altri,
dalla stessa Jennifer Lopez, tenta di essere una
rom-com con accenni di saggezza e riflessioni sull’amore e la vita
di coppia, ma scivola di continuo o, ad essere precisi, segue con
una rigidità maniacale ciò che probabilmente sarà sul serio una
giornata tipo della cantante latina. La scrittura stessa dei
personaggi e delle loro interazioni è sviluppata con
superficialità, in maniera sbrigativa, per portare a casa, più che
altro, un massiccio carico di sex appeal – per quanto indiscusso,
per carità.
Il professor Charlie
Gilbert (Owen
Wilson) accetta di buon grado ogni mossa di tutti i
personaggi femminili che gli ruotano attorno con accondiscendenza,
anche quando tenta di contrastarli verbalmente. Ciò che sicuramente
funziona, se non altro, è la leggerezza unita alla totale assenza
d’impegno con cui vengono affrontati i vari sviluppi della storia e
annessi ragionamenti dei personaggi. Il vero problema, però, è che
le implicazioni a monte raccontano faccende ben più gravose che la
vita ha loro imposto, e che quindi li fanno sembrare degli
adolescenti superficiali, se non ridicoli.
Il tema di fondo è
chiaramente spinto sulla fantasia di una vita lontana dai
riflettori e da internet, sommata alla possibilità di integrarla
con lo stile tecnologicamente preistorico del professor Gilbert, ma
non attecchisce, risulta forzato. E alla fine è soprattutto la
maturità professionale della Lopez ad invadere poderosamente il
campo, quasi a voler raccontare un po’ a se stessa stralci della
sua vita reale. Ma gettando ombra su tutto, anche sulla credibilità
del racconto.
Impreziosito da
braniinediti di Jennifer Lopez eseguiti in coppia con
Maluma, star dellamusica latina conosciuta a
livello mondiale,“Marry
Me – Sposami”
annovera nel cast proprioJennifer Lopez, che
interpreta la parte della superstar Kat Valdez, e Owen
Wilson nel ruolodi Charlie Gilbert, un
insegnante di matematica–due estranei che decidono
di sposarsiprima e di conoscersi
meglio poi.
Un’ improbabile storia
d’amore che parla di due persone diverse alla ricerca di qualcosa
di vero inun mondo dove il valore
diciascunoè dettato
dalla quantità di “mi piace” e numero di follower,“Marry
Me – Sposami”
è una commedia romantica moderna su celebrità, matrimonio e
socialmedia.
Kat Valdez (Lopez) fa
parte della power couple più sexy al mondo assieme alla nuova
stella dellamusica Bastian
(interpretato da Maluma, al suodebutto cinematografico).
Mentre la hit eseguitada Kat e Bastian,
intitolata “Marry Me”, sale inesorabile in vetta alle classifiche,
i due stanno perunirsi in
matrimoniodinnanzi ad una folla di
fan, in una cerimonia che verrà
trasmessacontemporaneamente su più
piattaforme.
Docente di matematica al
liceo, il divorziato Charlie Gilbert (Owen
Wilson) viene trascinato alconcerto dei due cantanti
da sua figlia Lou (Chloe Coleman, già nel cast della serieHBO
“BigLittle Lies–Piccole grandi
bugie”) e dalla sua migliore amica (Sarah Silverman). Quando Kat,
apochi
secondi dall’inizio della cerimonia, scopre che Bastian l’hatradita con la
sua assistente, lasua vita prende una piega
imprevista e, mentre ha un tracollo sul palco, comincia
a mettere indiscussione amore, verità
e fedeltà.Mentre il suo mondo
ovattato va lentamente in pezzi, dalpalco fissa lo sguardo su
uno sconosciuto–un viso tra la
folla.
Se quello che conosci ti
delude, magari la risposta è in ciò che non conosci, e
quindi, in unmomento di follia, Kat
decide di sposare Charlie. Ciò che inizia da unareazione
impulsiva sitrasforma in una storia
d’amore inaspettata. Ma mentre alcuni cospirano affinché i due
siseparino, la domanda di
tutti è:due personeprovenienti da
universi così diversi possonoappianare le differenze e
crearsi un posto unico nel mondo al quale appartenere?
“Marry Me–Sposami” è
diretto da Kat Coiro (regista della serie “C’è
sempre il sole aPhiladelphia” trasmessa da
Foxe
della serie targata Netflix “Amiche per la morte–Dead to Me”),la
sceneggiaturaè di John Rogers (autore
di “The Librarians”, trasmessa da TNT) e TamiSagher (autrice di “30
Rock”, NBC) e Harper Dill (autrice della serie “The Mick”,Fox) ed è
basatasul romanzo di Bobby
Crosby. Il film è prodotto daElaine Goldsmith–Thomas (che ha
giàprodotto “Le ragazze di
Wall Street–Business Is Business” e
“Un amore a 5 stelle”),JenniferLopez, Benny
Medina (produttore di “Le ragazze di Wall Street–Business
IsBusiness”, e di“Willy, il
principe di Bel–Air”, NBC) e John
Rogers.I produttori esecutivi
della pellicola sonoAlexBrown, Willie Mercer,
Pamela Thur e J.B. Roberts.
Il film è liberamente basato
sulla serie di fumetti e graphic novel Keenspot di
Bobby Crosby e Remy “Eisu”
Mokhtar. Al di là dell’idea di una pop star che sposa
spontaneamente un insegnante che non ha mai conosciuto, i
personaggi e le situazioni sono però molto diversi e sono stati
riadattati affinché potessero essere più adeguatamente interpretati
dalla Lopez e dal suo co-protagonista Owen Wilson. Lopez, in particolare, ha
anche prodotto il film è si attivamente dedicata alla scelta dei
costumi del suo personaggio (il suo abito da sposa pesava circa 95
chili e ha procurato all’attrice una lesione
all’anca).
Al di là di queste piccole
curiosità, è questo un film che piacerà agli appassionati del
genere, che possono qui ritrovare non solo originali alternative ai
classici canoni delle rom-com ma anche tanti piacevoli e
orecchiabili brani cantati dalla Lopez e da celebre
Maluma. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Marry Me –
Sposami. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
canzoni della colonna sonora. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Marry
Me – Sposami
Kat Valdez è una
famosa cantante che sta per convolare a nozze con il fidanzato
rockstar Bastian, con una cerimonia pubblica. Poco
prima di questa, però, Kat scopre di essere stata tradita e per
ripicca decide comunque di sposarsi, scegliendo, però, un uomo a
caso tra il pubblico. La scelta ricade su Charlie
Gilbert, un divorziato e timido insegnante di matematica,
che si trova lì solo perché ha accompagnato sua figlia
Lou. I due si ritrovano così da perfetti
sconosciuti ad essere improvvisamente marito e moglie, chiamati a
cercare di far funzionare ciò che è nato come un atto
istintivo.
Ad interpretare la cantante Kat vi è
Jennifer Lopez, che di recente è stata
protagonista anche di Un matrimonio esplosivo (2023) e The Mother (2023). Accanto a lei, nel ruolo del
neo-marito Charlie si ritrova invece il celebre attore
Owen Wilson, noto per film come 2 single a nozze e Zoolander. Il cantante
colombiano Maluma interpreta invece Bastian,
l’iniziale compagno di Kat, mentre Chloe Coleman è
Lou, figlia di Charlie. Recitano poi nel film Sarah
Silverman nel ruolo di Parker Debbs, amica di Charlie, e
John Bradley in quelli di Colin.
Le canzoni presenti nel film
Marry Me –
Sposami è pieno di musica che diventa parte della
narrazione. La maggior parte della colonna sonora del film è
infatti costituita da canzoni eseguite da Lopez e Maluma per il
film, compresa la title track. Nonostante avesse già recitato in
film in cui aveva a che fare con il canto, Marry Me –
Sposami è il primo film in cui Jennifer Lopez canta canzoni dal vivo usando
la sua stessa voce. Innanzitutto, il brano portante del film non
può che essere “Marry Me”, cantata da Kat
e Bastian. Viene suonata per tutto l’inizio del film per dimostrare
la sua popolarità.
Il brano che viene eseguito durante
i preparativi per il matrimonio è invece “Pa Ti (For
You)”, sempre di Jennifer Lopez & Maluma. Segue poi
“Church”, cantata durante il concerto di
nozze di Kat e Bastian e che vede Kat esibirsi subito prima di
lasciare il palco per cambiarsi con l’abito da sposa. Il testo
della canzone paragona l’amore alla sensazione di essere in
paradiso. “1 en 1 Millón” di Maluma, è il
brano che Bastian la canta durante il concerto di nozze di lui e
Kat, dopo che lei ha lasciato il palco per prepararsi alle
promesse.
“Love of My
Life” è invece il brano che Kat canta durante il
montaggio della prima conversazione tra lei e Charlie senza
telecamere, assistenti e social media. È la prima volta che sono
veramente soli e si conoscono. Vi è poi “Perfect
Combination” di Hael, canzone che si
può ascoltare mentre Kat e Charlie sono al loro primo
“appuntamento” in una pista da bowling. “Just Got
Paid” di Ella Eyre & Meghan
Trainor ft. French Montana è invece la
canzone che suona quando Kat visita il club di matematica della
scuola media di Charlie.
“Swing” di
PMGRNT è la canzone che si sente durante il ballo
scolastico, poco prima che Kat salga sul palco per cantare la sua
nuova canzone.,“After Love (Part 1)”,
eseguita dalla Lopez. “If I Ever Were to Leave
You” di Robert Goulet è invece la
canzone che Charlie mette dopo il ballo in quanto è una delle sue
preferite. La canzone diventa anche il primo brano che Charlie e
Kat ballano insieme. “Marry Me – Ballad”
è invece la versione ballata di “Marry Me” è cantata in
duetto da Kat e Bastian.
Altri brani presenti nel film sono
“Segundo”, canzone che parla di seconde
possibilità cantata da Maluma, lasciando intendere che lui e Kat ne
avranno una, mentre “On My Way” di
Jennifer Lopez è la canzone che Kat non
riusciva a finire, fino a quando Charlie non l’ha lasciata e lei ha
trovato l’ispirazione per farlo. La canzone viene completata e
viene riprodotta su un montaggio che mostra come sia lei che
Charlie stiano cercando di andare avanti. Infine,
“Nobody’s Watching”, sempre di Jennifer
Lopez, è la canzone finale di Marry Me –
Sposami e suona sui titoli di coda.
Il trailer di Marry Me –
Sposami e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Marry Me –
Sposami grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV, Google
Play, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 25
maggio alle ore 21:20 su Canale
5.
Impreziosito da braniinediti di Jennifer Lopez eseguiti in coppia con
Maluma, star dellamusica latina conosciuta a
livello mondiale,Marry
Me–Sposami
annovera nel cast proprioJennifer
Lopez, che interpreta la parte della superstar Kat Valdez,
e Owen Wilson nel ruolodi Charlie Gilbert, un
insegnante di matematica–due estranei che decidono
di sposarsiprima e di conoscersi
meglio poi.
Un’ improbabile storia
d’amore che parla di due persone diverse alla ricerca di qualcosa
di vero inun mondo dove il valore
diciascunoè dettato
dalla quantità di “mi piace” e numero di follower,Marry
Me–Sposami è
una commedia romantica moderna su celebrità, matrimonio e
socialmedia.
Kat Valdez (Lopez) fa
parte della power couple più sexy al mondo assieme alla nuova
stella dellamusica Bastian
(interpretato da Maluma, al suodebutto cinematografico).
Mentre la hit eseguitada Kat e Bastian,
intitolata “Marry Me”, sale inesorabile in vetta alle classifiche,
i due stanno perunirsi in
matrimoniodinnanzi ad una folla di
fan, in una cerimonia che verrà
trasmessacontemporaneamente su più
piattaforme.
Docente di matematica al
liceo, il divorziato Charlie Gilbert (Owen Wilson) viene trascinato
alconcerto dei due cantanti
da sua figlia Lou (Chloe Coleman, già nel cast della serieHBO
“BigLittle Lies–Piccole grandi
bugie”) e dalla sua migliore amica (Sarah Silverman). Quando Kat,
apochi
secondi dall’inizio della cerimonia, scopre che Bastian l’hatradita con la
sua assistente, lasua vita prende una piega
imprevista e, mentre ha un tracollo sul palco, comincia
a mettere indiscussione amore, verità
e fedeltà.Mentre il suo mondo
ovattato va lentamente in pezzi, dalpalco fissa lo sguardo su
uno sconosciuto–un viso tra la
folla.
Se quello che conosci ti
delude, magari la risposta è in ciò che non conosci, e
quindi, in unmomento di follia, Kat
decide di sposare Charlie. Ciò che inizia da unareazione
impulsiva sitrasforma in una storia
d’amore inaspettata. Ma mentre alcuni cospirano affinché i due
siseparino, la domanda di
tutti è:due personeprovenienti da
universi così diversi possonoappianare le differenze e
crearsi un posto unico nel mondo al quale appartenere?
Marry
Me–Sposami è
diretto da Kat Coiro (regista della serie “C’è
sempre il sole aPhiladelphia” trasmessa da
Foxe
della serie targata Netflix “Amiche per la morte–Dead to Me”),la
sceneggiaturaè di John Rogers (autore
di “The Librarians”, trasmessa da TNT) e TamiSagher (autrice di “30
Rock”, NBC) e Harper Dill (autrice della serie “The Mick”,Fox) ed è
basatasul romanzo di Bobby
Crosby. Il film è prodotto daElaine Goldsmith–Thomas (che ha
giàprodotto “Le ragazze di
Wall Street–Business Is Business” e
“Un amore a 5 stelle”),JenniferLopez, Benny
Medina (produttore di “Le ragazze di Wall Street–Business
IsBusiness”, e di“Willy, il
principe di Bel–Air”, NBC) e John
Rogers.I produttori esecutivi
della pellicola sonoAlexBrown, Willie Mercer,
Pamela Thur e J.B. Roberts.
Si intitolerà The Shower, Married 1×02, il secondo
episodio della serie televisiva targata Fox.
In Married 1×02,
AJ e Jess stringeranno
un’improbabile alleanza e grazie alle loro azioni combinate, la
serata romantica
di Russ e Lina lontano
dai figli e da dedicare solo a loro viene totalmente rovinata ed i
due si ritroveranno a vivere una notte che riserverà loro parecchie
sorprese e non tutte saranno particolarmente piacevoli e
gradite.
Debutta la nuova serie Married 1×01, il nuovo show targato
Fox
In Married
1×01 conosceremo Russ e Lina
Bowman, una coppia che sta insieme da molto tempo e che
litiga molto spesso per le questioni più disparate, ma grazie ad un
gruppo di amici particolarmente bizzarri, riescono sempre a
ricordare i motivi che li hanno fatti innamorare l’uno dell’altra;
nel frattempo, Russ conoscerà
un’estetista, con la quale instaurerà una relazione particolarmente
inappropriata che non renderà
felice Lina.
Sono online i primi due teaser
trailer di Marriage Story, il nuovo film scritto e
diretto da Noah Baumbach (Frances Ha, Mistress
America, Il calamaro e la balena) che sarà presentato in
anteprima e in concorso alla 76ma Mostra del Cinema di
Venezia.
Protagonisti della pellicola,
disponibile su Netflix in autunno, Adam Driver (che
aveva già collaborato con Baumbach in Giovani si diventa) e
Scarlett Johansson. Nel cast
figurano anche Laura Dern, Alan Alda e Ray Liotta.
“MARRIAGE STORY è una storia
d’amore che si rivela proprio durante la sua crisi” scrive il
regista in una nota ufficiale. “Con questi due trailer volevo
mostrare la relazione attraverso gli occhi di entrambi i
personaggi. In ogni storia ci sono molti aspetti e il film
abbraccia questi diversi punti di vista al fine di trovare la
verità condivisa”.
In occasione del
50° Anniversario dell’uscita nelle sale diMarnie, il thriller psicologico di Alfred
Hitchcock con Tippi Hedren e Sean Connery, Universal Pictures
Italia è lieta di annunciare l’uscita di un’edizione
speciale Blu-ray del film.
Sempre dal 18 giugno saranno
disponibili per la prima volta singolarmente in Blu-ray altri tre
capolavori del Maestro del Brivdo: L’Uomo che
Sapeva Troppo, Nodo alla Gola, Topaz.
Marnie,
basato sul romanzo di Winston Graham e sceneggiato da Jay Presson
Allen, è uno dei film più psicanalitici di Alfred Hitchcock e
coniuga la fascinazione per la psiche umana con il romanticismo e
la suspense. Per interpretare il personaggio della protagonista
Marnie, una cleptomane psicologicamente fragile e dalla bellezza
algida, il regista corteggiò a lungo la principessa di Monaco Grace
Kelly, la quale però dovette rifiutare proprio in virtù del suo
ruolo istituzionale. La scelta di Hitchcock ricadde, dunque, su
Tippi Hedren già protagonista de Gli Uccelli.
Sinossi
L’industriale Mark Rutland sposa
Marnie, una ragazza affetta da cleptomania e dalla personalità
complessa a causa di un trauma radicato nel suo subconscio. Mark
cerca in tutti i modi di ricucire lo strappo psicologico che ha
così tanto segnato la moglie e decide così di recarsi con lei a
casa della madre per trovare la spiegazione del suo strano
comportamento.
Info Tecniche
Inglese DTS-HD Master Audio 2.0;
Italiano, Francese, Spagnolo, Tedesco, Giapponese, Portoghese,
Spagnolo Latino Americano DTS Digital Surround 2.0 con sottotitoli
in Inglese n/u, Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, Giapponese,
Brasiliano, Danese, Olandese, Finlandese, Spagnolo Latino
Americano, Norvegese, Russo, Svedese.
Ha il sapore di un film
arrivato fuori tempo massimo, quest’ultimo,
Marlowe, del sempre amato Neil
Jordan. E forse proprio per questo non si riesce a non
volergli bene. Fin dalle prime scene, l’idea portante di
Marlowe sembra essere quella di un gruppo di
artisti che si sono uniti, decisi a creare qualcosa che piacesse
prima di tutto a loro, un prodotto con un sapore retrò che
abbracciasse un modo passato di intendere storia, personaggi e
messa in scena.
Ed ecco allora che già
partendo dalla sceneggiatura firmata dallo stesso Jordan insieme a
William Monahan – si tratta dell’adattamento del
romanzo the Black-Eyed Blonde: A Philip Marlowe Novel
scritto da Benjamin Black – si capisce chiaramente
quanto questo noir sia un qualcosa che non appartiene al cinema
contemporaneo, che vuole rendere omaggio non soltanto al
personaggio creato dal genio letterario di Raymond
Chandler ma anche a quella stagione cinematografica che lo
rese celeberrimo.
Marlowe, un omaggio
revisionista
Certo, ci sono evidenti
strizzate d’occhio al revisionismo degli anni ‘70 – ad esempio si
trovano sparsi nel film almeno un paio di riferimenti espliciti a
un altro capolavoro quale Chinatown di
Roman Polanski – ma l’anima di
Marlowe appartiene in tutto e per tutto agli anni
‘40, a quel mondo in cui il detective privato pur col suo cinismo
manteneva comunque intatto il suo codice morale che ne faceva un
eroe capace di battersi contro la decadenza di una società allo
sbando.
Sotto questo punto di
vista perfetto si rivela immediatamente Liam Neeson nel ruolo principale, un attore
che si compiace in maniera evidente nel riabbracciare il lato
umano, addirittura malinconico di questo tipo di ruolo. Col suo
sguardo pacato, il tono della voce profondo e sussurrato, un
linguaggio del corpo che sottolinea la fatica psicologica ed
emotiva del suo lavoro, Neeson si trasforma in un Marlowe gentile,
magari un po’ stanco ma comunque implacabile nel voler portare a
termine il suo incarico. In un paio di momenti poi Jordan riesce a
farci arrivare tutto il dramma, il dolore di un uomo che assiste
impotente ad atti criminosi capaci di ferire la sua anima.
Il cast asseconda l’anima del
film
Accanto a lui un cast che
comprende benissimo e asseconda con classe l’anima del film:
Diane Kruger e Jessica Lange
lavorano con efficacia ai rispettivi ruoli di figlia e madre che
sono troppo simili per non detestarsi. Il vero valore aggiunto di
marlowe sono però i caratteristi a supporto, un gruppo di attori
britannici “rispolverati” da Jordan per aiutarlo e divertirsi
insieme e lui.
Nelle scene in cui
recitano insieme a Neeson Ian Hart, Colm
Meaney e soprattutto un istrionico Alan
Cumming elevano questo noir calandosi perfettamente nei
rispettivi ruoli. A completare l’equazione di un lungometraggio in
fin dei conti riuscito ci pensa poi Neil Jordan,
il quale certamente non possiede più la vena creativa degli anni
‘80 e soprattutto ‘90, ma con altrettanta certezza sa ancora come
si gira un film, e riesce a comporre alcune scene di sicuro impatto
estetico e densità emotiva. Un bell’aiuto arriva anche dal
direttore della fotografia Xavi Giménez,
intelligente ad operare alcune dominanti cromatiche per definire
spazi e ambientazioni in sintonia con l’evoluzione narrativa della
storia.
Marlowe è il tipo di film
che ci sentiamo di consigliarvi se avete voglia di fare un tuffo
nel passato in maniera intelligente ed elegante. Chia ancora oggi
ricorda con affetto il detective privato interpretato tra gli altri
da Humphrey Bogart (Il grande
sonno) o Elliott Gould (Il lungo
addio), non rimarrà deluso dalla nuova versione che Neil
Jordan e Liam Neeson ne propongono.
Se invece il noir
classico non fa per voi e cercate un tipo di intrattenimento
maggiormente “contemporaneo”, allora questo lungometraggio può
rappresentare un qualcosa di vetusto e noioso. A noi ha divertito,
pur con tutte le sue imperfezioni. E una volta tanto vedere un film
di genere in cui non ci sono eroi che fanno stragi di cattivi, o
effetti speciali strabordanti che producono spettacolo inutile per
la storia, è un discreto toccasana…
Undici anni fa moriva
Marlon Brando, attore versatile, affascinante,
dotato di grande talento e metodo, icona hollywoodiana. Di seguito
vi mostriamo il suo primo provino, che sostenne nel 1947 per
Gioventù Bruciata. Brando rifiutò il
ruolo che invece consegnò James Dean all’immortalità e esordì poi con
Uomini conosciuto anche come Il mio corpo
ti appartiene. Per prepararsi al ruolo di un paraplegico
reduce dalla seconda guerra mondiale Marlon rimase un mese in un
letto d’ospedale.
Aveva già brillato a teatro con
Un tram che si chiama desiderio di Tennessee
Williams, ma la trasposizione cinematografica della piece
lo proiettò definitivamente, e per sempre, nell’Olimpo di
Hollywood.
Marlon Brando è
uno degli attori che ha fatto la storia del cinema. Conosciuto per
il suo carattere ribelle, grande difensore dei nativi americani,
Brando ha dato vita a ruoli cinematografici indimenticabili, sia in
gioventù che in vecchiaia. Ancora oggi è uno degli attori più
intensi che si siano mai visti sul grande schermo o sul
palcoscenico.
Ecco dieci cose che, forse,
non sapevate di Marlon Brando.
Marlon Brando: film
1. Ha recitato in
capolavori del cinema. Brando debutta sul grande
schermo in Il mio corpo di appartiene (1950),
per poi recitare in Un
tram che si chiama Desiderio (1951), Viva
Zapata! (1952), Giulio
Cesare (1953), Il selvaggio (1953)
e Fronte del porto (1954), con cui si consacra.
Successivamente reciterà in celebri film come Bulli e
pupe (1955), Pelle di serpente (1960),
Gli ammutinati del Bounty (1962) e La contessa di
Hong Kong (1967). Dopo un periodo di stallo, torna poi alla
ribalta grazie a film come Il padrino(1972),
con Al Pacino,
Ultimo tango a Parigi (1972), Superman (1978),
e
Apocalypse Now(1979). Tra i suoi ultimi film si
annoverano Don Juan De Marco – Maestro d’amore (1995),
Il coraggioso (1997), di Johnny Depp, e
The Score (2001), con
Robert De
Niro.
2. Ha diretto anche un suo
film. Oltre ad essere uno dei più importanti attori
di sempre, Brando decise in un’occasione di cimentarsi anche con la
regia. Nel 1961, infatti, debutto dietro la macchina da presa con
I due volti della vendetta, il cui titolo originale è
One-Eyed Jack. Si tratta di un western che vede Brando
anche come principale protagonista, il quale era anche il detentore
dei diritti del romanzo dal quale il film è tratto, The
Authentic Death of Hendry Jones di Charles
Neider. Originariamente, secondo alcune fonti, alla regia
doveva esserci uno tra Stanley Kubrick e
Sam Peckinpah, ma non essendo soddisfatto di loro
Brando decise di dirigerlo egli stesso.
3. Ha vinto due
Oscar. Naturalmente Brando è anche uno degli attori più
premiati della storia. Egli vanta infatti ben 6 Golden Globe e tre
Bafta Awards a fronte di diverse altre nomination ricevute ai due
premi. In particolare, però, Brando è stato nominato per ben 8
volte al premio Oscar, vincendolo in due occasioni per i film
Fronte del porto e Il padrino. Gli altri film per
cui ha ricevuto una nomination sono Un tram che si chiama
Desiderio, Viva Zapata!, Giulio Cesare, Sayonara, Ultimo Tango a
Parigi e Un’arida stagione bianca.
Marlon Brando: Il Padrino
4. Fu fortemente voluto dal
regista. Nel 1972 Brando venne scelto per interpretare
Vito Corleone in Il Padrino di Francis Ford
Coppola. Egli venne scelto su volere di Coppola stesso, ma
la Paramount Pictures però aveva molti timori a riguardo, in quanto
la carriera di Brando all’epoca era in forte declino e l’attore era
noto per il suo comportamento imprevedibile e ingestibile. Per
acconsentire alla sua assunzione, lo studios decise di fargli
firmare un contratto dove l’attore si impegnava a garantire una
buona condotta dentro e fuori dal set, evitando ogni possibile
eccesso.
5. Ideò personalmente la
caratterizzazione del suo personaggio. Per risultare
convincente al provino, Brando si truccò per apparire più anziano.
Diede inoltre al suo personaggio un aspetto da bulldog, mettendo
del cotone in bocca per appesantire le guance. Lo stratagemma
impressionò così tanto Coppola da fargli decide di lasciare questa
caratterizzazione anche nel film. Venne dunque realizzata una
speciale dentiera che permetteva all’attore di ottenere lo stesso
effetto sulle guance. Ancora oggi è il tratto più distintivo del
Don Vito Corleone di Brando.
Marlon Brando in Apocalipse
Now
6. Richiese che le sue
scene fossero girate in penombra. Un altro dei ruoli più
iconici nella carriera di Brando è quello di Walter E. Kurtz in
Apocalypse Now. Come noto, però, egli diede non pochi
problemi sul set del film. Quando si presentò per la prima volta,
infatti, tutti si accorsero della quantità di peso acquisita
dall’attore e per nascondere ciò Brando richiese che le sue scene
venissero girate in penombra, al fine di nascondere il suo fisico.
Molte scene vennero tuttavia eliminate proprio per via del suo peso
eccessivo. Brando, inoltre, improvvisò la gran parte delle sue
battute, tra cui il celebre monologo pronunciato dal suo
personaggio.
Marlon Brando e Michael
Jackson
7. Marlon Brando era molto
amico di Michael Jackson. I due si conobbero in quanto il
figlio di Brando, Miko, divenne una delle guardie
del corpo del re del pop, e diventarono molto amici. Brando prese
parte anche al videoclip di You Rock My World, brano di
Michael Jackson del 2001; il realtà il videoclip è
un vero e proprio cortometraggio. Oltre a varie storie presunte,
come quella che rivela che Jackson abbia chiesto a Brando di
donargli il suo sperma e che, quindi, Brando sia il padre biologico
di Prince Jackson, c’è una vera e propria leggenda metropolitana
che li riguarda. Pare che il giorno dopo l’attacco dell’11
settembre 2001, Jackson, Brando ed Elizabeth
Taylor siano fuggiti insieme da New York a bordo di una
macchina affittata, arrivando fino in Ohio.
Marlon Brando: i suoi figli
8. Ha avuto numerosi
figli. Nel corso della sua vita l’attore sembra aver avuto
ben undici figli, di cui tre adottati. Dal primo matrimonio del
1957 con l’attrice Anna Kashfi ha avuto il figlio
Christian Devi (1958). Nel 1960 Brando si risposò
con l’attrice messicana Movita Castaneda, da cui
ebbe due figli: Miko Castaneda (1961) e
Rebecca Brando Kotlizky (1966). Nel 1962 Brando
convolò a terze nozze con l’attrice polinesiana Tarita
Teriipia, con la quale ebbe due figli: Simon
Tehotu e Tarita Cheyenne (1970). Dalla
relazione con la sua cameriera Christina Maria
Ruiz, Brando ebbe poi tre figli: Ninna
Priscilla (1989), Myles Jonathan (1992) e
Timothy Gahan (1994). L’attore ebbe infine altri
quattro figli da donne sconosciute: Stephen
(1967), Michael (1967), Dylan
(1968) e Angelique. Adottò poi Petra
Brando-Corval, Maimiti (1977) e
Raiatua (1982).
9. Il suo primo figlio è
stato coinvolto in un terribile evento. Come noto, nel
1990 il primo figlio di Brando, Christian Devi, il quale ebbe
un’infanzia tutt’altro che tranquilla, divenne tristemente noto nel
1990 per aver ucciso con un colpo di pistola Dag Drollet, il
fidanzato della sorellastra Cheyenne. L’omicidio, secondo alcune
ricostruzioni, fu premeditato in seguito alla scoperta di alcuni
abusi fisici perpretrati da Dag su Cheyenne. In tribunale Christian
cercò di difendersi, ma la sua versione non resse. Anche Marlon
Brando fu coinvolto nel processo, tenendo un discorso di circa
un’ora a sua difesa. Il figlio dell’attore, infine, fu condannato a
10 anni di prigione, scontandone però solo 5.
Marlon Brando: età e altezza dell’attore
10. Marlon Brando è nato il
3 aprile del 1924 a Omaha, nel Nebraska, ed è
deceduto il 1° luglio del 2004 all’età di 80 anni.
L’attore era alto complessivamente 1.75 metri.
Ricorre oggi il centenario di
Marlon Brando, il “selvaggio” di Hollywood che
attraversò a testa alta il passaggio dal cinema classico al cinema
moderno senza restarne schiacciato, ma anzi contribuendo
attivamente alla rivoluzione in corso. Vincitore di due premi Oscar
(nel 1955 per Fronte del porto e nel 1973 per Il padrino), Brando si distinse infatti per un
approccio estremamente fisico, quasi animalesco, ai suoi
personaggi, rifuggendo da ogni teatralità per andare alla
ricerca della loro vera anima e psicologia.
Ma Brando è ricordato non solo per
i suoi ruoli quanto anche per le tante vicissitudini personali che
hanno contribuito alla formazione del suo mito. Dalle numerose
cause umanitarie sostenute alla turbolenta vita sentimentale e fino
alle tragedie legate ai figli. Ma mentre questi sono aspetti che
appunto non fanno che confermare la natura di “genio e
sregolatezza” di Brando, è sul suo lascito artistico che oggi ha
più che mai senso interrogarsi.
Interpretazioni come quelle in
Un tram chiamato Desiderio, Fronte del porto, Il selvaggio,
Il padrino, Ultimo tango a Parigi e Apocalypse
Now – tanto per citare le più celebrate – sono ancora oggi
considerate tra le più memorabili interpretazioni della storia
della recitazione. Brando ha infatti dato vita ad uno scarto enorme
rispetto alla generazione precedente di attori, segnando nuovi
standard per quella venuta in seguito e che avrà proprio lui come
nume tutelare.
Scomparso ormai da 20 anni, Brando
continua dunque ad essere una figura di riferimento
imprescindibile, a cui la
prossima edizione del Torino Film Festival
dedicherà come noto una rassegna celebrativa proprio in occasione
del suo centenario, con 24 titoli che ne ripercorrono la carriera
dagli esordi del 1950 fino a una delle ultime interpretazioni del
1996. Sarà dunque l’ennesima occasione per riscoprire questo
gigante della recitazione.
È dedicato a Marlon Brando – protagonista della
retrospettiva di questa edizione – il manifesto del 42°
Torino Film Festival, diretto per la prima volta da
Giulio Base.
“Tra le tantissime immagini di
Marlon Brando, trovo che questa meglio rappresenti questa edizione
del Torino Film Festival – sottolinea Giulio
Base. È una delle rare foto in cui guarda direttamente
dentro l’obiettivo, non per esigenze di scena ma per cercare
complicità, ti sorride sornione, si mette a posto la cravatta, ti
seduce. È uno scatto che non ti aspetti: Brando è di una bellezza
inarrivabile, immerso in una luce parigina che sembra tanto Torino,
per ricordare a tutti che c’è un festival che li aspetta, c’è lui
che li aspetta”.
La foto è stata scattata nel 1972 a
Parigi durante le riprese di “Ultimo tango a Parigi”. Ph. Eva
Sereny / Iconic Images
Raccontare la carriera, la vita e
gli affetti del più grande artista nella storia del reggae. Questa
l’impresa del regista britannico Kevin Macdonald
in Marley, lungo documentario in cui si
ripercorrono le tappe che portarono il cantante giamaicano dai
timidi esordi al successo internazionale.
Marley, il film
Realizzato con la piena
collaborazione della famiglia Marley, che per la prima volta ha
autorizzato l’uso dei suoi archivi privati, il film mescola
sapientemente sequenze di repertorio ad un’ottima carrellata
d’interviste, testimonianze e ricordi di coloro che lo conobbero
meglio durante la sua breve vita. Frammenti di un’esistenza
scandita da un amore profondo per la musica e dalla devozione verso
il Rastafarianesimo, la religione cui Marley si
convertì nel ’66.
Tra le voci principali, spicca
quella del mentore e amico Neville “Bunny” Livingston, colui che lo
iniziò alla musica nel paesino di Nine Mile, dove Robert nacque nel
‘45 da madre nera e padre bianco di origine inglese. Una relazione
per l’epoca scandalosa, e che ebbe ripercussioni non indifferenti
sull’infanzia di Bob, per il quale l’essere di razza mista comportò
una continua emarginazione. Ecco allora che la musica si erge
progressivamente a strumento di ricerca dell’idea di fratellanza,
di pace – unico mezzo per arrivare ad una nuova spiritualità.
Dopo la fase iniziale con
“The Teenagers”, Bob fonderà insieme a Bunny e a
Peter Tosh il gruppo “The Wailers”. Le parole di Bunny, occhiali
scuri e cappello bombato giamaicano in testa, restituiscono senza
fronzoli il decennio che va dal ‘64 al ’73, quando il gruppo si
sciolse dopo l’uscita di Tosh e dello stesso Bunny per divergenze
artistiche interne.
Ma il talento di
Marley continuerà ad esprimersi nell’arco di una
fortunata carriera da solista, accanto alla moglie Rita (corista
delle “I Three”), inseguendo le maggiori case discografiche (a
partire dalla Island Records di Chris Blackwell) e conquistando i
palcoscenici inglesi e americani. Per arrivare ad esibirsi
nell’amata Africa, chiamato a festeggiare l’indipendenza dello
Zimbabwe.
Al discorso di Bunny si affiancano
le memorie di Neville Garrick, direttore artistico dei The Wailers
che fu vicino a Bob sino alla morte prematura nell’81, le
testimonianze dei figli Ziggy e Cedella, le parole mai ascoltate
del cugino Peter, che ricorda la sofferenza di Bob di fronte al
rifiuto di uno zio bianco. Commovente la sequenza in cui Costance,
sorellastra dell’artista, ascolta la canzone “Cornerstone”, scritta
da Bob proprio in seguito a quello spiacevole incontro. E non
si può restare indifferenti di fronte alla scena in cui, durante il
concerto “Smile Giamaica” del ’73, Bob unisce sul palco le mani del
primo ministro Manley e del capo dell’opposizione.
Un personaggio rivoluzionario, che
si distinse per la straordinaria capacità di parlare ad un pubblico
senza confini, andando oltre barriere linguistiche, religiose e
culturali. Quello di McDonald è un ritratto completo che vuole
andare oltre la semplice leggenda, quella di Marley divo del
reggae, disegnando i contorni dell’uomo che una volta disse: “La
mia ricchezza è la vita”.
Si intitola semplicemente
Marley il primo film-documentario dedicato al grande Bob
Marley e autorizzato dalla famiglia del re del reggae e autentico
mito per intere generazioni. Presentato al Festival di Berlino il
film arriverà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 26
giugno distribuito dalla Lucky Red; negli Stati Uniti
Marley è stato presentato solo in pochi cinema
selezionati.
Unico evento 26 giugno
2012 – Bob Marley. La sua musica e il suo messaggio di amore e
redenzione sono conosciuti in tutto il mondo e la sua storia è
stata finalmente riportata in vita grazie al lavoro e al talento di
Kevin Macdonald.
Un traghetto, quattro personaggi e
una voce in viaggio. Queste le immagini del primo ciak di
Marko Polo, il nuovo film di Elisa Fuksas prodotto da Indiana
Production che ha iniziato oggi le riprese ad Ancona.
Marko Polo è un progetto totalmente
innovativo: parti del film saranno girate copione alla mano, altre
invece saranno puro documentario, momenti reali di questo
misterioso viaggio lungo dal tramonto all’alba. Mentre la nave
oscilla come una metafora perpetua della precarietà di tutto, lei e
gli altri affrontano i grandi temi della vita.
Marko Polo è, nelle parole della
regista: “un esperimento sulla ricerca di senso a
partire da un fallimento, che misteriosamente è capace di ricucire
un patto di fede e fedeltà, tra realtà e rappresentazione ma
soprattutto tra la protagonista e il mondo. Io continuo a cercare
una strada, un modo per essere me stessa e cristiana e stare nel
mondo”.
Una docu-commedia fresca ed
innovativa con un cast corale, tra gli interpreti Iaia
Forte, Flavio Furno, Letizia Cesarini (la cantante
Maria Antonietta), Lavinia ed Elisa Fuksas, Elisa
Casseri.
La trama di Marko Polo
Quando Elisa scopre che il film a
cui lavora da anni è naufragato, tutto le sembra vacillare, anche
la sua fede. Voleva raccontare la sua conversione alla religione
cattolica, ma forse non ci ha creduto abbastanza. “A Dio o al
film?”, si chiede, ma non lo sa nemmeno lei. Di fronte al
fallimento, è sempre stata solo capace di perdersi. “Perché sei
pesante e non sai guardare gli altri”, le dice la Madonna la prima
volta che le parla, desacralizzando la sua crisi e spingendola a
reagire. Per questo, Elisa, sua sorella, la sua sceneggiatrice e
l’attore protagonista del film fallito partono per un viaggio in
nave, diretti verso un santuario di cui sanno poco o niente. Ognuno
di loro ha qualcosa da risolvere, un nodo da disfare: esattamente
come tutti gli altri pellegrini presenti sulla nave. Tra
testimonianze e ricordi, realtà e finzione, il racconto del mondo
si confonde con la sua rappresentazione e la fede diventa materia
viva, sentimento da condividere con gli altri.