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IT: l’esperienza VR a 360°

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La Warner Bros ha diffuso l’esperienza VR a 360° di IT, l’atteso nuovo film di Andrés Muschietti e adattamento dal libro più terrificante di Stephen King.

È il momento di incontrare Pennywise grazie al terrorizzante video di IT appena svelato: “Esperienza VR a 360°”. Il thriller horror, tratto dal romanzo di Stephen King, e diretto da Andrés Muschietti (“Mama”) arriverà nelle sale italiane a partire dal 19 ottobre 2017. Il film ripercorre le vicissitudini della cittadina di Derry nel Maine, dove un gruppo di bambini si trova ad affrontare le sue paure incontrando un clown malvagio chiamato Pennywise. Sul set del film, accanto a un nutrito cast di giovani attori: Bill Skarsgård (“Allegiant”, “Hemlock Grove” per la TV) che interpreta il cattivo su cui ruota la storia.

l thriller horror della New Line Cinema,  diretto da Andrés Muschietti (“Mama”), è tratto dal popolare romanzo omonimo di Stephen King, che terrorizza i lettori da decenni.
Quando iniziano a scomparire i ragazzi della città di Derry,nel Maine, un gruppo di bambini si trova faccia a faccia con le proprie paure, facendo quadrato contro un clown maligno chiamato Pennywise, la cui storia è costellata da secoli di omicidi e violenze.
Protagonista di  è Bill Skarsgård (“Allegiant”, “Hemlock Grove” per la TV) che interpreta il cattivo su cui ruota la storia, Pennywise. Al suo fianco un nutrito cast di giovani attori, tra cui Jaeden Lieberher (“Midnight Special”), Jeremy Ray Taylor (“Alvin Superstar:Nessuno ci può fermare”), Sophia Lillis (“37”), Finn Wolfhard ( “Stranger Things” per la TV), Wyatt Oleff (“Guardiani della Galassia”), Chosen Jacobs (l’imminente “Cops and Robbers”), Jack Dylan Grazer (“Tales of Halloween”) e Nicholas Hamilton (“Captain Fantastic”).
Muschietti dirige  da una sceneggiatura adattata da Chase Palmer & Cary Fukunaga e Gary Dauberman. Dan Lin, Roy Lee, Seth Grahame-Smith, David Katzenberg e Barbara Muschietti sono i produttori, con Marty P. Ewing, Doug Davison e Jon Silk come produttori esecutivi.
Il team creativo dietro la macchina da presa comprende il direttore della fotografia Chung-Hoon Chung (“Quel fantastico peggior anno della mia vita”), lo scenografo Claude Paré (“L’alba del pianeta delle scimmie”), il montatore Jason Ballantine (“Il grande Gatsby”) e la costumista Janie Bryant ( “Mad Men” per la TV).

Valerian e la città dei mille pianeti: due clip dal film

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O1 Distribution ha diffuso due clip inediti di Valerian e la città dei mille pianeti, il film di Luc Besson, il visionario regista de Il quinto elemento e Lucy  che vede protagonisti Cara Delevingne, Dane DeHaan e Clive Owen.

Valerian: per Peter Jackson il miglior film da molti anni

Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 settembre 2017, conta nel cast anche John GoodmanEthan HawkeClive OwenRutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Valerian: l’emozionante nuovo trailer italiano

Nell’anno 2740, Valerian e Laureline sono Corpi Speciali incaricati dal governo di mantenere l’ordine in tutto l’universo. Seguendo gli ordini del loro comandante, Valerian e Laureline si imbarcano per una missione nella città intergalattica di Alpha, metropoli in continua espansione e dimora di migliaia di specie diverse provenienti da ogni angolo della Galassia. Questa importante e storica città, è sotto l’attacco di un nemico sconosciuto. Valerian e Laureline dovranno combattere contro il tempo per trovare l’origine di questa forza maligna e fermarla prima che distrugga il nostro universo.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Blade Runner 2049: l’affascinante spot internazionale

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La Warner Bros ha diffuso l’affascinante spot internazionale di Blade Runner 2049, l’attesissimo sequel del film culto con protagonista Harrison Ford.

Blade Runner 2049le nuove foto dal film

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Di seguito la prima sinossi del film: “Trent’anni dopo gli eventi del primo film, un nuovo blade runner, l’Agente LAPD K (Ryan Gosling), dissotterra un segreto a lungo sepolto che potrebbe avere il potere di gettare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo guida in una ricerca con lo scopo di trovare Rick Deckard (Harrison Ford), un ex blade runner della LAPD che è rimasto nasconsot per 30 anni.”

Blade Runner 2049Ryan Gosling annuncia il contest per la visita al set

Nel cast del film figurano Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Carla Juri, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David Dastmalchian, Lennie JamesHiam Abbass e Jared Leto.

La sceneggiatura del sequel, ambientato diverse decadi dopo l’originale pellicola del 1982, è affidata a Hampton Francher e Michael Green e segue la storia originale scritta da Francher e David Peoples basata sul romanzo di Philip K. Dick Il Cacciatore di Androidi.

Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo stesso Ridley Scott sarà produttore esecutivo della pellicola così come Bill Carraro.

Venezia 74: oggi il film Netflix Our Souls at Night

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Sarà presentato oggi fuori concorso a Venezia 74 Our Souls at Night, il film Netflix con protagonisti Jane Fonda e Robert Redford che saranno premiati con il Leone d’Oro alla carriera. 

In Our Souls at Night Addie Moore ha una singolare proposta da fare a Louis Waters. Sono entrambi oltre l’età della pensione e vedovi da qualche tempo. Entrambi vivono in una tranquilla città del Colorado dove la cosa migliore è che tutti conoscono tutti. E la cosa peggiore è che tutti conoscono tutti.

Anche se sono vicini di casa da molto tempo, la loro conoscenza è poco più che casuale, finché un giorno Addie propone a Louis di dormire insieme, solo per farsi compagnia, per avere qualcuno con cui parlare al buio, per sentire la presenza di un’altra anima accanto a sé, per favorire il sonno. Quando Louis acconsente, Addie è allo stesso tempo sorpresa e felice.

Our Souls at Night trama

Nella penombra della notte riportano alla luce storie rimaste a lungo sepolte, che si raccontano a vicenda. È solo confessandosi il proprio passato che possono liberarsi del senso di colpa per le occasioni perdute – parole ed emozioni pensate ma mai espresse – e superare il devastante effetto che la mancanza d’amore può avere sulla vita, arrivando a provare l’effetto positivo che la riscoperta dell’amore può avere sull’ultimo capitolo dell’esistenza.

Il regista RITESH BATRA  ha così commentato: L’opera di Kent Haruf ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore per la sua onestà e specificità. Sono stato onorato di adattare il suo ultimo romanzo per lo schermo, e di collaborare con Robert Redford e Jane Fonda nel raccontare questa storia di gente comune così marcatamente specifica e locale: caratteristiche che la rendono universale.

Abbiamo scelto gran parte del cast a livello locale, e la storia ci ha dato la possibilità di esplorare le specificità del Colorado orientale: il paesaggio che spinge questi personaggi a stare insieme, le cose che piace loro sentire alla radio, e il concetto senza tempo di famiglia “finta”. Lavorare con questi attori e con questa terra per raccontare la storia di Haruf su quel ciclo di amore e perdita che è la vita, ha rafforzato la mia convinzione che la grande letteratura altro non sia che la nostra vita quotidiana, come è sempre stato.

Venezia 74: in concorso West of Sunshine

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Sarà presentato in concorso a Venezia 74 West of Sunshine, il film diretto da Jason Raftopoulos e con protagonisti Damian Hill, Ty Perham, Kat Stewart, Tony Nikolakopoulos, e Arthur Angel.

Trama – Separato dalla sua famiglia e indebitato dopo essere caduto nel circolo vizioso del gioco d’azzardo, Jim ha meno di un giorno per restituire un prestito a un violento usuraio. La giornata si capovolge quando deve occuparsi del figlio a casa da scuola per le vacanze. Il rapporto di Jim con il figlio viene messo alla prova nel momento in cui i suoi piani per ripagare il prestito falliscono. Quando il suo ultimo disperato sforzo di saldare il debito mette a repentaglio la vita del figlio, dovrà scegliere tra il proprio passato e una seconda possibilità nella vita.

In merito al film il regista ha commentato: “West of Sunshine è una storia di amore, libero arbitrio e trauma intergenerazionale. L’amore viene esplorato non solo come idea o sentimento ma sulla base delle azioni che dobbiamo compiere. Nell’arco di un giorno, Jim impara a mettere da parte il proprio trauma da abbandono e ad afferrare la seconda possibilità che gli si offre davanti: essere un padre per il proprio figlio. Sceglie di amare e essere amato. Cinematograficamente, mi sono ispirato al cinema neorealista italiano, documentando lo snodarsi degli eventi e anche giocando con quello stile per amplificare i significati sottintesi nei momenti chiave del film. In una società disgregata, lo scopo che intendevo perseguire in questo film era celebrare semplici ma fondamentali valori umani e familiari.”

Venezia 74: fuori concorso Casa D’altri di Gianni Amelio

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Sarà presentato oggi a Venezia 74 fuori concorso – proiezione speciale Casa D’altri di Gianni Amelio, l’ultimo film del regista italiano con protagonisti nel cast Emidio Bernardi, Mario Agostino, Francesco Buonasorte, Francesca Coltellese, Elena D’Angelo, Fabio Magnifici, Giorgia Moriconi, Claudia Quaranta e Valter Ranucci.

Casa D’altri di Gianni Amelio

Siamo entrati in “casa d’altri” col timore di disturbare. Non volevamo invadere un territorio ferito con l’occhio della curiosità fine a se stessa. I cittadini di Amatrice, i pochi rimasti, ci hanno aperto la porta, ci hanno accolto senza lacrime, ci hanno offerto ospitalità e affetto. A un anno di distanza dal terremoto, il dolore si sta acquietando, si pensa a ricostruire. Le macerie però non sono state rimosse, ci vuole tempo, dicono. E il futuro, forse, è ancora lontano.

 

Venezia 74: oggi Lean on pete con Chloë Sevigny

Sarà presentato in concorso a Venezia 74 Lean on pete, il film inglese diretto da Andrew Haigh e tratto dal romanzo Lean On Pete di Willy Vlautin. Nel cast protagonisti Charlie Plummer, Steve Buscemi e Chloë Sevigny che sarà presente al lido insieme al regista. 

Lean On Pete segue le vicende di Charley Thompson, quindicenne che sogna una casa, del cibo nel piatto e una scuola da non dover cambiare in continuazione. Ma è difficile trovare un po’ di stabilità, se si è figli di un padre single che si arrangia con lavori precari nei magazzini lungo il Pacifico nordoccidentale.

Con la speranza di iniziare una nuova vita, i due si trasferiscono a Portland, in Oregon, dove Charley trova un lavoro per l’estate presso un malconcio addestratore di cavalli e diventa amico di un vecchio cavallo, chiamato Lean on Pete.

Lean on pete Venezia 74

Il regista ha così commentato: La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin è un romanzo straordinariamente umano. Racconta la storia di un ragazzo che si rifiuta di perdere la speranza e il coraggio, nonostante la dura realtà del mondo in cui vive. L’ho trovato immensamente toccante, tenero e mai sdolcinato. Volevo che il film avesse lo stesso senso di purezza e guardasse la vita ai margini della società con onestà e rispetto. All’inizio del romanzo di Willy c’è una citazione di John Steinbeck che dice: “Èpur vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi ma, se quel che siamo fosse tutto qui, saremmo scomparsi dalla faccia della terra ormai da millenni.” Durante le riprese del film, ho cercato di tenere sempre presenti queste parole.

Venezia 74: a Stephen Frears il premio Jaeger-LeCoultre

La Biennale di Venezia e Jaeger-LeCoultre annunciano che è stato attribuito al grande regista inglese Stephen Frears (Philomena, The Queen, Le relazioni pericolose) il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2017, dedicato a una personalità che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.

La 74. Mostra di Venezia si tiene al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2017, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

La consegna del premio a Stephen Frears avrà luogo domenica 3 settembre alle ore 22.00 in Sala Grande(Palazzo del Cinema), prima della proiezione Fuori Concorso del suo nuovo film Victoria & Abdul, in prima mondiale a Venezia. Il film è ambientato alla fine dell’Ottocento, quando il giovane commesso Abdul Karim si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro dell’anziana Regina Vittoria. Arrivato a Londra, Abdul si ritrova sorprendentemente nelle grazie della sovrana; i due instaurano un’improbabile e devota amicizia, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia della sovrana cercano di ostruire. Abdul diventa rapidamente insegnante, consigliere spirituale e amico devoto della Regina, mentre il loro rapporto si rafforza e Vittoria comincia a vedere il mondo con occhi diversi, riscoprendo con gioia anche la propria umanità.

A proposito di questo riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato:

“Prolifico e imprevedibile, eclettico e provocatorio, Stephen Frears sembra sfidare la possibilità stessa di una definizione monolitica del suo cinema. È tra le figure più vibranti e rappresentative del cinema inglese contemporaneo (accanto a Ken Loach e Mike Leigh), ma a differenza di molti non teme di apparire contradditorio, passando con nonchalance dal realismo sociale degli anni ’80 alle biografie, dalle commedie ai drammi storici, alternando film inglesi e americani, produzioni a basso costo e grandi budget, cinema e televisione, ogni volta a proprio agio. È forse questo palese contrasto a costituire l’aspetto più interessante del suo lavoro, insieme con le qualità che tutti gli riconoscono: una sensibilità non comune nel dirigere gli attori, l’abilità nel trarre il meglio dal rapporto con scrittori affermati (Alan Bennet, Christopher Hampton, Hanif Kureishi, Nick Hornby), l’apparente modestia che consiste nel subordinare lo stile all’esigenze del materiale. Grande narratore di storie, dalle quali emergono tematiche ricorrenti come l’attenzione per personaggi di oppressi e marginali, Frears possiede il dono non comune di offrire nei suoi film migliori un ritratto della società Britannica aspro, pungente, non convenzionale, capace di risultare allo stesso tempo disturbante e divertente.”

Stephen Frears

Regista tra i più versatili, capace di spaziare tra un’ampia varietà di stili, tematiche e generi, Stephen Frears (Leicester, Inghilterra, 1941) si costruisce una solida reputazione lavorando per tutti gli anni settanta tra episodi di serie tv e film televisivi. Esordisce al cinema nel 1984 con Vendetta, facendo scoprire al mondo il talento di Tim Roth. Con il suo film successivo, il provocatorio My Beautiful Laundrette (1985) con Daniel Day Lewis, raggiunge il successo internazionale e ottiene una candidatura agli Oscar per la sceneggiatura, mettendo per la prima volta in luce il suo talento negli adattamenti letterari. Il film che lo consacra al grande pubblico è Le relazioni pericolose (1988) con John Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer, che si aggiudica tre Oscar tra cui quello per la miglior sceneggiatura non originale, insieme a molti altri premi internazionali. Con il successivo Rischiose abitudini (1990) riceve la sua prima nomination agli Oscar come miglior regista, sancendo il definitivo sodalizio con Hollywood, al quale continuerà sempre a intervallare produzioni inglesi. Nel 1998 vince l’Orso d’argento per la miglior regia a Berlino con The Hi-Lo Country, mentre nel 2000 dirige Alta fedeltà ed è presente per la prima volta in Concorso a Venezia con Liam, per il quale l’attrice Megan Burns vince il Premio Mastroianni. Due anni dopo torna in Concorso con Piccoli affari sporchi e poi di nuovo nel 2006, quando riceve la sua seconda nomination agli Oscar per la regia di The Queen, film sulla Regina Elisabetta II per il quale Helen Mirren vince la Coppa Volpi e l’Oscar come miglior attrice protagonista. Con Philomena (2013) vince il premio per la miglior sceneggiatura a Venezia e il film viene candidato a quattro Oscar.

Il suo ultimo film, Victoria & Abdul, sarà presentato in anteprima mondiale Fuori Concorso a Venezia e segna il ritorno di Frears all’ambientazione della corte britannica dopo lo straordinario successo di The Queen e il ritorno del Premio Oscar Judi Dench nei panni della regina Vittoria. La sceneggiatura è firmata dal candidato agli Oscar Lee Hall (Billy Elliot) ed è basata sul libro del giornalista Shrabani Basu intitolato Victoria & Abdul: The True Story of the Queen’s Closest ConfidantVictoria & Abdul è un film presentato da Focus Features in associazione con Perfect World Pictures e BBC Films ed è una produzione Working Title in associazione con Cross Street Films.

Venezia 74: Jane Fonda e Robert Redford Leone d’Oro alla carriera

Jane Fonda e Robert Redford riceveranno il 1 settembre alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il Leone d’Oro alla carriera, la decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera.

La consegna dei premi avrà luogo nella Sala Grande del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia), prima della proiezione Fuori Concorso del film di Netflix Our Souls at Night, diretto da Ritesh Batra e interpretato da Jane Fonda e Robert RedfordOur Souls at Night è prodotto da Redford e dalla sua società Wildwood Enterprises, Inc. e da Finola Dwyer di Wildgaze Films. Basato sul romanzo di Kent Haruf, adattato per lo schermo da Scott Neustadter e Michael H. Weber (Colpa delle stelle), il film Netflix Our Souls at Night comincia quando la vedova Addie Moore (Jane Fonda) si presenta a sorpresa dal suo vicino di casa, il vedovo Louis Waters (Robert Redford). In quella cittadina in Colorado sono stati vicini per decenni, ma fino a quel momento con pochi contatti. Il film verrà distribuito in tutto il mondo da Netflix nel 2017.

The Insult: recensione del film di Ziad Doueiri

Manifestazioni di odio e intolleranza sono ormai all’ordine del giorno e spesso capita che alcuni sconvolgenti fatti di cronaca entrino prepotentemente nelle nostre case a rovinarci la giornata; che siano semplici episodi circoscritti al nostro territorio nazionale o terribili attentati poco al di là dei confini italiani, la guerra e il terrore riescono sempre a sconvolgere le nostre vite. Ebbene, il nuovo film di Ziad Doueiri è questo è molto di più. The Insult racconta una storia apparentemente semplice, un litigio tra due persone che, per la cocciutaggine di entrambe, diventa un vero e proprio caso politico internazionale.

La trama di The Insult

In The Insult un rifugiato palestinese di nome Yasser, capocantiere di un’impresa edile, sta eseguendo dei lavori di ristrutturazione in un quartiere popolare di Beirut quando si imbatte in Toni, un meccanico libanese di religione cristiana che, rifiutando l’aiuto degli operai, li scaccia in malo modo. A causa quindi di un banale tubo difettoso della grondaia di Toni, i due finiscono col discutere, iniziano a volare parole grosse e la storia finisce nelle mani della polizia e dei tribunali. Un comune litigio, che sarebbe potuto finire con delle semplici scuse, a causa dell’orgoglio dei due uomini, continua ad espandersi ed a coinvolgere sempre più persone, fino a diventare una guerra tra fazioni religiose.

 

Di origini libanesi, il regista Doueiri – autore già di alcuni lungometraggi di successo come West Beirut, sua opera prima che vinse il Prix François Chalais nel 1998 al Festival di Cannes – può vantare tra le sue esperienze lavorative anche alcuni anni passati al fianco di Quentin Tarantino in qualità di suo assistente alla regia per film celebri come Jackie Brown, Pulp Fiction, Dal Tramonto all’Alba e Le Iene. Potrebbe sembrare l’ennesimo film sulla cosiddetta questione palestinese ma The Insult, con la sua immediata semplicità, riesce a scavare molto più in profondità, regalandoci il ritratto di un’umanità che sembra non aver ancora imparato dai propri errori.

Ad un occhio poco attento, Toni (Adel Karam) e Yasser (Kamel El Basha) possono sembrare persone molto diverse eppure c’è qualcosa che in fondo li accomuna, qualcosa che è molto più ingombrante del loro orgoglio smisurato: il dolore. Abituati sin da piccoli a convivere con la guerra e con un futuro oscuro ed incerto, hanno presto imparato a temere chi è diverso da loro e a guardarlo con sospetto. Negli anni battaglie si sono succedute e dittatori folli dell’una e dell’altra fazione hanno fatto strage di poveri innocenti, nascondendosi dietro buoni propositi e finalità religiose. Il dolore si è trasformato in rabbia e questa a sua volta in odio; ma come sappiamo l’odio genere altro odio e questo, come un fiume in piena, travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino. E così una semplice grondaia ha scatenato una serie di reazioni a catena che hanno portato i nostri protagonisti al centro di una guerra mediatica.

The Insult - Zaid Doueiri

Nonostante le sue origini mediorientali, Ziad Doueiri ci regala un film dallo stile spiccatamente americano, tipico dei legal drama. In breve tempo la disputa tra due uomini si trasforma in una lotta tra mogli e mariti, padri e figlie, schieramenti religiosi, avvocati senza scrupoli e partiti politici. Dopo un inizio un po’ in sordina, The Insult acquista un ritmo sostenuto che, grazie anche ai numerosi colpi di scena durante il processo, riesce a mantenere vivo l’interesse dello spettatore. I temi trattati sono veramente tanti; si parla di odio e intolleranza tra popoli che condividono la stessa terra e dell’inquietante relazione tra politica e religione. Durante il processo i protagonisti, completamente in balia degli avvocati e del relativo circo mediatico, sono costretti a condividere momenti privati e dolorosi del proprio passato con degli estranei ai quali interessa solo potersi servire della loro causa per creare disordini e tirare l’acqua al proprio mulino.

The Insult - Zaid Doueiri

Non si tratta più infatti di decidere chi ha ragione e chi torto ma di chiarire una volta per tutte cos’è o non è accettabile fare in nome delle proprie convinzioni. E’ giusto offendere un’altra persona solo perché diversa o sferrare un pugno per un’offesa ricevuta? Quando si cade e ci si sbuccia un ginocchio a volte basta un cerotto per tornare a camminare mentre un orgoglio ferito è molto più difficile da sanare.

A volte però basta un gesto semplice come riattaccare il cavo della batteria di una macchina in panne di un estraneo per realizzare che in fondo non è importante quello che ci divide ma quello che ci accomuna. Tutti abbiamo cicatrici nascoste e ricordi dolorosi stipati negli angoli più remoti della nostra memoria ma basta riuscire a ricordare che “nessuno ha l’esclusiva della sofferenza” e che, nonostante il passato non si possa cambiare, soltanto insieme è possibile andare avanti e voltare pagina.

Venezia 74, red carpet: Amanda Seyfried, Sally Hawkins, Rebecca Hall

La seconda serata di Venezia 74 vede protagonisti tantissimi volti del firmamento di Hollywood, dal premio Oscar Octavia Spencer, alla giovane e talentuosa Amanda Seyfried, fino alla giurata Rebecca Hall e alla protagonista del film di Guillermo Del Toro, Sally Hawkins. [nggallery id=3158]

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

The Shape of Water: recensione del film di Guillermo Del Toro

Qual è la forma dell’acqua (The Shape of Water)? In genere è quella del suo contenitore, per definizione, trattandosi di un liquido, ma Guillermo Del Toro, nel suo film, presentato in Concorso a Venezia 74, ne dà un’altra definizione: la forma dell’acqua è quella dell’amore.

The Shape fo Water trama

Elisa è una giovane donna muta e solitaria, che per circostanze fortuite entra in contatto con una creatura marina, catturata dal governo degli Stati Uniti e utilizzata come cavia da laboratorio. Le due diversità, l’incapacità di parlare di lei e la “mostruosità” di lui, ben presto si incontrano ed entrano in un intimo contatto che diventerà presto un amore coraggioso, puro e appassionato, che sfiderà tutto e tutti per poter sopravvivere.

Con il linguaggio sospeso e tenero della fiaba, Guillermo Del Toro racconta una storia d’amore che ricalca la storia della Bella innamorata (e ricambiata) della Bestia, con un linguaggio cinematografico esperto e raffinato. Attraverso l’utilizzo sapiente di colori e luci, Del Toro si conferma non solo fine narratore di “fatti”, ma anche efficace fruitore di tutti gli strumenti che il cinema gli mette a disposizione. In questo modo la luce e i colori, nel film, non sono solo parte integrante della realtà raccontata, ma diventano a loro volta un espediente narrativo che veicola senso con leggerezza e passione.

Il magnifico cast di The Shape of Water

Interprete perfetta del ruolo di Elisa è Sally Hawkins: con sguardi, pochi gesti, tanta azione, la donna costruisce per sé la sua felicità, fatta di coraggio e rischio, ma anche di una tenerissima intesa con la creatura. Al fianco della Hawkins ci sono Octavia Spencer, nel ruolo della collega e amica, e Richard Jenkins in quello del vicino, confidente, unico affetto della protagonista. Entrambi i ruoli, complementari alla protagonista, compongono un quadro in cui quelli che sembrano vinti e poveri riescono a compiere grandi gesti, prevalentemente attraverso l’amore reciproco. Il messaggio sembra quindi scontato e melenso, ma nelle mani di Del Toro diventa naturale e abbatte il cinismo con cui ci siamo abituati a vedere il mondo nel nostro quotidiano.

In contrasto con i personaggi positivi di The Shape of Water, c’è invece il villain di Michael Shannon. Un uomo di armi e di violenza, che nelle ragioni della paura e dell’avversione nei confronti della diversità trova la sua ottusa ragione. L’interprete conferma la raffinatezza delle sue doti, tratteggiando rabbia e prepotenza con vivido realismo.

Tra il bene e il male, rappresentato dagli esseri umani, c’è la creatura, un mostro che nel suo aspetto e nelle sue intenzioni manifesta l’ossimoro della sua esistenza. Questo misterioso essere rappresenta la diversità per eccellenza, diversità fondamentale per abbracciare a pieno il messaggio di Del Toro: la paura genera l’odio e la risposta è l’amore. Di fronte alla banalissima realtà di questo messaggio lo spettatore si trova però disarmato da quanto autentico questo appaia nel corso degli eventi, senza mai cedere il passo alla retorica dei buoni contro i cattivi.

La sensualità dell’acqua

Mantenendo fede ai toni fiabeschi, con The Shape of Water il regista non esita a raccontare una storia d’amore a tutto tondo, che comprende anche la sensualità del rapporto. L’abbraccio acquatico trai due protagonisti si carica quindi di una sensualità autentica e viscerale ma mai torbida, una passione gioiosa, nonostante la condizione di pericolo che la storia suggerisce.

Maestro del racconto cinematografico, Del Toro ricrea sullo schermo le suggestioni di una fiaba per adulti, con un finale delicato, che sa di predestinazione e magia e che ci ricorda che alla paura è sempre meglio preferire l’amore, che sia per un’altra persona, per la vita, o anche, come nel suo caso, per il grande cinema.

Star Wars Gli Ultimi Jedi: un Luke “oscuro” su una rivista ungherese

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Si chiama Mozimánia la rivista ungherese che ha dedicato una nuova cover a Star Wars Gli Ultimi Jedi in cui compare Luke Skywalker (Mark Hamill) in una inedita veste “oscura”. Ecco di seguito la cover:

Star Wars Gli Ultimi Jediun esclusivo backstage dal D23

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

CORRELATI:

FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Downsizing: teaser trailer del film con Matt Damon

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Dopo la presentazione a Venezia 74 in anteprima mondiale, ecco il teaser trailer di Downsizing, nuovo film di Alexander Payne con Matt Damon, diffuso da Paramount.

Venezia 74: Downsizing recensione del film con Matt Damon

Downsizing segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre.

Amnesty International a Venezia 74 a sostegno de L’Ordine delle Cose

“È importante costruire delle narrazioni che siano alternative a quelle che sono più diffuse, e raccontarle attraverso l’invenzione narrativa di un personaggio che si trova a vivere il conflitto tra quello che gli chiede il dovere istituzionale e le riflessioni suscitate dal confronto a tu per tu con degli esseri umani di cui non capisce il dramma.” Alba Bonetti, vice presidente nazionale di Amnesty International Italia, ha così parlato in relazione a L’ordine delle cose, il film di Andrea Segre che racconta il dramma dei migranti dal punto di vista di un Funzionario del Ministero degli Esteri che si occupa di stipulare accordi internazionali a tutela della grande crisi che sta vivendo il Mediterraneo e tutta l’Europa.

“Questo, per noi di Amnesty International è importante dal punto di vista culturale e della diffusione di una maggiore comprensione di quello che sta succedendo – ha continuato la Bonetti – cioè ragionare non su numeri e statistiche ma su delle vite, perché stiamo parlando di diritti umani e di vite. Non si tratta di un’invasione perché l’86% degli immigrati censiti sta fuori dall’Europa. Non è l’Europa invasa dai migranti, è l’Europa che sta collassando sotto il peso di politiche irresponsabili e incapaci di dimostrare quella solidarietà che 70 anni fa ha permesso all’Europa stessa di venire fuori dalla gigantesca crisi degli immigrati della Seconda Guerra Mondiale.”

L’ordine delle cose è stato presentato al Festival di Venezia 2017 nell’ambito degli Eventi Speciali della Mostra.

La forma del Water: Guillermo, Guillermino e Zucchero

Ragazzi, sono veramente esausto. È stata un’edizione intensa e interessante ma in fondo sono contento che sia arrivata finalmente l’ora di tornare a casa e riposare il mio stanco membro. Ma sento una vocina. Forse è il Demonio di padre Amorth e Friedkin, che occasionalmente ha deciso di possedere un poro cristo di giornalista invece che la solita architetta ciociara. ‘Ang, per mille forconi! Ma che cazzo dici? Stai solo al secondo giorno’. ‘Ma porco di quel… (inserire bestemmie a scelta, possibilmente in ciociaro. Perché sì, la ‘lingua sconosciuta’ che parlava la tizia, ve lo assicuro, era ciociaro stretto. Non aramaico, non antico accadico. Ciociaro). E probabilmente sempre dal Demonio di cui sopra dipende l’incontrovertibile tendenza del mio pass a girarsi sempre dal lato sbagliato, quello bianco, provocando la diffidenza degli addetti alla sicurezza per cui ‘pass fasullo + barba lunga + borsa carica di Toradol equivale a ‘pericoloso terrorista’, se me portano ar gabbio portatemi le arance, o almeno una bottiglia di Fiuggi, che devo bere). Ieri sera – crepi l’avarizia – festicciola. Ho tenuto a bada Fankulius (il demone sumero dell’asocialità festivaliera) per ben 30 minuti. Un record, ma capitemi, andavo a mohito analcolico.

Torno mentre Vì e i capi supremi di Cinefilos Chiara Guida e Francesco Madeo arrivano, tutti belli ed eleganti tranne me, come cantava Vendittius, il demone iraniano della vecchiaia. Li aspetto sulla panchina e li saluto al volo evitando di cedere alle lusinghe di Tornaindietroevieniallafestaconnoius, il demone armeno della dissennatezza. Così almeno oggi sono in grado di presentarmi alla proiezione di The Shape of Water di Del Toro in discreta Shape pure io, che ci tengo. Il film è bellissimo, pochi cazzi, ed è una di quelle storie che se la davi in mano a uno che vuole spiegare le cazzate insite nel cinema di sogno e fantasia, tipo Christopher Nolan, veniva fuori un disastro. In mano a Del Toro pure la storia di una povera disgraziata, cessa e muta, che si innamora del Mostro della Laguna Nera scorre liscia e prende un riflesso meraviglioso. Questo è veramente in grado di dare la forma all’acqua, ma pure all’aria e pure ai rutti se ci prova, ne sono convinto, e visto il tema dire che in questa Laguna è Del Toro il mostro – ovviamente di bravura – non è solo l’abituale cazzata giornaliera dovuta all’abbacinamento da Festival. Risate grasse almeno quanto lui.

Per il resto c’è per me il ritorno di un mostro assai più spaventoso – altro che demoni mediorientali e uomini pesce dal cuore d’oro – ovvero la tumulazione alla Settimana Orizzontale degli Autori, triste reminiscenza dello scorso anno. Che significa tipo diciotto interviste one-to-one di fila a gente diversamente famosa, che poi per carità, è anche caruccia e intellettualmente stimolante, ma mi chiedono costantemente autografi e selfie e quindi mi stressa. Come del resto mi stressa pure stare un’ora sotto il sole per farmi un selfie con Del Toro, ma anche se ora puzzo peggio di una capra l’ho fatto, e ne vado orgoglioso. Mica solo per lui, per quanto lo stimi, ma anche e soprattutto per poter sparare la cazzata ‘Guillermo e Guillermino’ (per i non avvezzi: Guglielmino è il mio cognome, per gli amici Ang) che in effetti sta furoreggiando su facebook. Lui ci sta alla grande e si presta a grandi pacche sulle spalle e capisce: ‘El pequeno Guillermo’.

Ang

Certo che sto film di Del Toro è una bella paraculata verso il genere femminile. Donne: chi di voi nella sua vita non si è mai innamorata del genere mostro che magna proteine, non parla e quando se fa la doccia schizza tutto? Certo, non vi nascondo che vederlo nella versione Barbie, cioè privo degli attributi, mi ha fatto un po’ vacillare. Ma vuoi mettere, quando scopri che ha l’optional ‘pigia il tasto, apri la botola e srotola?’ Dovremmo rinunciare a fa quelle elegantissime battute da signorine perbene ‘hai un coniglio nella tasca o sei solo contento di vedermi?’, ma i vantaggi estetici sono tanti. Comunque il film – anche per me – è bellissimo, e mi ha fatto dimenticare un po’ di brutture di ieri sera, tipo che anche ai Leoni lo Spritz non è accompagnato dalle solite chips, ma te fanno ubriaca’ a stomaco vuoto e strisciare dopo in sala. In più non sono riuscita a vedere il film che sicuramente vincerà (First Reformed) perché, nonostante la nostra super puntualità, la sala era piena.

E non lo dico per i commenti post sala di illustri colleghi, che come al solito sono sempre cauti e morigerati (Capolavoro! Leone subito! Premi supplementari! Borghi! Marinelli! – così, a cazzo – Sai com’è siamo al secondo giorno di festival e di La La Land ce ne è uno solo, forse anche ma menomale), ma perché non l’hanno visto nemmeno Ang e Chiara, e se c’è una cosa che i festival ci insegnano, a parte che se sei con la Carducci, trovi sempre un pasto caldo, è che loro storicamente non vedono mai la pellicola premiata. Ad ogni modo prima di andare al fantastico party, abbiamo ripiegato su un altro film della sezione Orizzonti, pur di non saltare una proiezione. Il film in questione è Espèces menacées, in una sala casinò fredda come le vetrine de sushi dei supermercati. Per onestà mi duole dire che abbiamo googlato il titolo, un po’ perché il francese lo parlo e sto titolo me suonava malissimo (tipo trappola esorcistica dello scorso anno) un po’ perché non volevamo roba da presa a male. Primo risultato: un panda. Annamo bene. Con tutto il rispetto per questo delizioso animaletto, l’idea di passare due ore in una cella frigorifera a guardare un documentario su come i panda falliscono nel riprodursi era veramente troppo da sopportare. Poi abbiamo deciso di aggiungere ‘film’+‘venezia’, e abbiamo scoperto invece una pellicola interessante, se non fosse per quei fastidiosi personaggi che dopo un po’ te facevano venì voglia di pigliare a capocciate lo schermo. D’altronde come rimanere inerme davanti a un padre che vede la figlia gonfiata come na zampogna dal marito stronzo e strafottente e non fa una mazza di concreto se non nel finale, e pure sul finale riesce a farsi odiare? Ma questo è un blog cazzone, e le tematiche serie le lasciamo agli altri sennò ci arrabbiamo, qua invece (sempre se la mia vicina di casa ce lo permette, vedi post precedente) ce piace ride. In chiusura vi segnalo che ieri mentre facevo pipì nei cessi dell’Excelsior, che mi ha insegnato Ang, essere terra franca dai germi dove ancora vige questa regola civilissima del classismo e riesco a non prendermi tipo la malaria, ho incrociato Zucchero. Il perché ce lo chiediamo tutti, sarebbe interessante se Nolan ci sviluppasse attorno un soggetto. Forse è un gran cinefilo, anche se fonti certe l’hanno sentito mentre rilasciava la seguente dichiarazione ‘soccia quanta figa’. Premi supplementari e collaterali anche per lui. Noi invece ci vediamo domani.

Guillermo Del Toro aggiorna sul progetto di Pinocchio

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Durante la conferenza stampa di presentazione, al Festival di Venezia, di The Shape of Water, Guillermo Del Toro ha avuto modo di commentare anche lo stato di produzione del suo film in stop-motion su Pinocchio.

Ecco cosa ha raccontato alla gremita sala conferenze del palazzo del Casinò: “Ho i pupazzi e i concept pronti ma mancano i soldi. È anche vero che tendo a complicarmi la vita da solo, perché quando volevo fare Hellboy a nessuno piaceva l’idea di un film di supereroi, per Pacific Rim nessuno voleva vedere robot giganti combattere contro mostri e per il Labirinto del Fauna, nessuno voleva produrre un film su quel periodo della storia di Spagna. Ammetto che volendo raccontare la storia di un Pinocchio anti-fascista durante l’ascesa di Mussolini, anche io non mi rendo la vita facile. Mi servono 35 milioni di dollari. Se li aveste voi fareste di me un messicano contento.”

Venezia 74: Guillermo Del Toro e la fiaba di The Shape of Water

Kingsman: il Cerchio d’Oro, il cast al completo su una foto di People

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New entry e volto noti compongono la foto di gruppo di Kingsman: il Cerchio d’Oro che è stata scattata da People Magazine e che potete vedere di seguito.

Da sinistra verso destra: Pedro Pascal, Halle Berry, Channing Tatum, Taron Egerton, Mark Strong, Colin Firth, Jeff Brodges, Julianne Moore e Elton John.

La sinossi di Kingsman: Il Cerchio d’Oro

Kingsman The Secret Service ci ha introdotti al mondo dei Kingsmen, un’agenzia indipendente internazionale che opera ad altissimi livellidi discrezione, il cui obbiettivo ultimo e tenere il mondo al sicuro. In Kingsman Il Cerchio d’Oro, i nostri eroi affrontano una nuova sfida. Quando le loro basi vengono distrutte e il mondo è preso in ostaggio, il loro viaggio li porta a scoprire una alleata, un’agenzia americana chiamata Statesman. Nella nuova avventura che mette alla prova le loro forze, queste due associazioni devono fronteggiare un nemico senza scrupoli per salvare il mondo, una cosa che per Eggsy sta diventando quasi un’abitudine…

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Kingsman: Il Cerchio d’Oro – l’isterico primo teaser trailer

Nel cast di Kingsman Il Cerchio d’Oro torneranno quindi Taron EgertonColin FirthMark StrongSophie Cookson Edward Holcroft mentre si sono aggiunti a oggi Julianne MooreHalle BerryPedro PascalSir Elton John, Vinnie Jones e Channing Tatum.

Il film arriverà in sala il 29 settembre 2017.

Justice League: un trailer in versione retrò

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Ecco una versione retrò, corretta ad hoc, del trailer di Justice League, in cui al fianco di Batman e Flash, vediamo RoboCop, Xena e persino l’eroe con le branchie di Kevin Costner in Woterworld.

Justice League: trailer del film dal Comic-Con 2017

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Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League sarà diretto da Joss Whedon, che ha sostituito alla fine della produzione Zack Snyder, ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come SupermanBen Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Venezia 74: Guillermo Del Toro e la fiaba di The Shape of Water

Trai titoli più attesi di Venezia 74, The Shape of Water ha segnato il ritorno di Guillermo Del Toro ad atmosfere congeniali, a una storia semplice, alla fiaba macabra, al suo amore, puro e cristallino, per il cinema.

Accompagnato dal suo cast (Sally Hawkins, Octavia Spencer e Richard Jenkins), il regista messicano ha definito il suo film un antidoto al cinismo dei nostri giorni, proprio grazie alla sua genuina natura di fiaba. “Dovremmo scegliere l’amore al posto della paura. La paura sta prendendo il sopravvento nel nostro mondo.”

D’altronde la fiaba è sempre stato il modo prediletto per raccontare grandi storia secondo Del Toro, che aggiunge: “Il cinema di oggi è fissato nelle indicazioni di tempo e luogo, nella fiaba invece c’è il ‘C’era una volta’ e questo la rende indeterminato e per questo sempre attuale.”

La musica di The Shape of Water

L’ambientazione del film è quella dell’America degli anni ’60, tuttavia un miscuglio di atmosfere, musiche e colori conferisce alla storia una atemporalità sospesa, che è stata ottenuto con il lavoro congiunto di una fotografia meticolosa insieme allo spettacolare lavoro di composizione musicale di Alexander Desplat.

“Il colore è importantissimo nel film. Bisogna avere sempre un’idea chiara di quello che si vuole, ma poi si deve anche lavorare a ciò che viene dalla collaborazione e dal confronto. Tutto ciò che circonda Eliza è verde e azzurro, come fosse una presenza sottomarina, mentre il rosso non c’è mai, ma rappresenta l’amore e lo vediamo nelle sue scarpe, nel vestito, nelle poltrone del cinema, ma non prima. Il lavoro con la luce è stato meticoloso. La scena della vasca, ad esempio, ha richiesto sei ore solo per l’illuminazione.”

Le musiche invece sono state costruite sull’esempio, tra gli altri, del lavoro di Nino Rota, sull’onda delle emozioni. Lo stesso Desplat ha registrato di sua propria bocca un fischio, scelto come “strumento” che riuscisse a cavalcare l’onda delle emozioni veicolate dal film stesso.

La Bella e la Bestia

Nell’ambito della fiaba, Del Toro spiega: “Il film ripercorre La Bella e la Bestia, ma ci sono due versioni di quella storia, una casta e romantica, l’altra violenta e torbida. A me non interessava nessuna delle due, io volevo raccontare una via di mezzo, perché la realtà è estremamente più complicata di così. La stessa Eliza è un personaggio completo, una donna normale che vive normalmente la sua sessualità, esiste ed è normale che sia così.”

Per quanto riguarda l’ambientazione invece, il regista ha spiegato: “Credo si tratti di quell’America piena di promesse a cui si riferisce chi dice di voler renderen ‘l’America grande di nuovo’. Era un periodo ricco di promesse e aspettative, c’erano molte cose belle ma non erano per tutti. La creatura rappresenta quell’alterità che io conosco bene da messicano che lavora anche in America. Si tratta di un mondo difficile in cui solo l’amore può essere una cosa abbastanza forte da salvare le persone. Sembra una frase assurda nel mondo cinico di oggi ma lo dicevano i Beatles e lo diceva Gesù, e credo sia difficile che si siano sbagliati entrambi.”

Hawkins, Spencer e Jenkins

A interpretare la protagonista, una donna orfana e muta, c’è Sally Hawkins, che con un lavoro magistrale consegna al cinema uno dei suoi migliori personaggi femminili degli ultimi anni. “Guillermo è molto generoso e alcune cose accadono esattamente quando devono accadere. Come l’incontro con lui, ad esempio. Io stavo scrivendo una storia su una donna che non sa di essere una sirena, e di punto in bianco arriva la chiamata del mio agente, che mi propone di lavorare a una storia, non ancora scrittza, pensata da Guillermo Del Toro, in cui si parla proprio di uomini pesce. Le idee si sono sovrapposte. È molto raro quando le cose coincidono in questo modo.”

Per Octavia Spencer, che nel film è Zelda, una donna delle pulizie, si è trattato di tornare indietro al personaggio che le ha regalato l’Oscar in The Help. L’attrice però ha spiegato: “Minni era una donna molto intelligente che però non aveva la sua voce. Con Zelda ho ritrovato un personaggio che pur essendo più disciplinato di Minni, ha una voce propria, e la utilizza per darla anche alla sua coraggiosa migliore amica, Eliza.”

A completare il novero degli ospiti, Richard Jenkins è intervenuto lodando in particolar modo lo script di The Shape of Water. L’attore è il vicino di Eliza; artista solitario e problematico, ma anche lui in cerca di affetto. “Tutto ciò che di buono ho fatto per il personaggio era nella sceneggiatura. Guillermo mi ha mandato la sceneggiatura e mi ha detto ‘dimmi se ami questo personaggio quanto lo amo io’, e il risultato è stato amore a prima lettura.”

Del Toro è famoso per scrivere delle biografie per i suoi personaggi e The Shape of Water non fa differenza: “Ho scritto delle biografie per ognuno di loro, tranne che per il personaggio di Sally e per la creatura. Con Sally ho lavorato gomito a gomito, abbiamo creato insieme Eliza. Per la creatura invece ho fatto un lavoro diverso. Se ci fate caso non ha neanche nome, e questo perché per ognuno rappresenta una cosa diversa, una specie di Teorema di Pasolini.”

the shape of waterIl futuro e Pinocchio

Nonostante al Lido The Shape of Water sia stato acclamato come il grande ritorno di Del Toro, il regista ha altri progetti estremamente nelle sue corde in cantiere, come il film in stop-motion su Pinocchio. “Ho i pupazzi e i concept pronti ma mancano i soldi. È anche vero che tendo a complicarmi la vita da solo, perché quando volevo fare Hellboy a nessuno piaceva l’idea di un film di supereroi, per Pacific Rim nessuno voleva vedere robot giganti combattere contro mostri e per il Labirinto del Fauna, nessuno voleva produrre un film su quel periodo della storia di Spagna. Ammetto che volendo raccontare la storia di un Pinocchio anti-fascista durante l’ascesa di Mussolini, anche io non mi rendo la vita facile. Mi servono 35 milioni di dollari. Se li aveste voi fareste di me un messicano contento. ”

First Reformed: recensione del film con Ethan Hawke – Venezia74

Ad un anno di distanza da chiacchierato Dog Eat Dog, il regista Paul Schrader torna ad interrogarsi sulla natura umana e sui vizi e le virtù dell’uomo di oggi. La sua ultima fatica cinematografica dal titolo First Reformed, segue le vicende del pastore Toller, magistralmente interpretato da Ethan Hawke, in preda ad una violenta crisi di fede.

Sconvolto dalla morte del figlio e dalla conseguente distruzione della sua famiglia, Toller cerca di andare avanti meglio che può e di essere sempre un punto di riferimento per i suoi parrocchiani. Ma l’improvviso suicidio di un giovane attivista scatenerà in lui una forza oscura e distruttiva che lo spingerà a prendere decisioni pericolose ed estreme.

Ancora una volta quindi Paul Schrader, pur non prendendo posizione, ci racconta la sua visione del mondo contemporaneo e della pericolosa condizione dell’essere umano costretto a vagare per la terra senza più punti di riferimento. “Non credo che l’umanità abbia ancora tanti secoli davanti. Se avete speranza vuol dire che non prestate attenzione”. Queste sono le ultime lapidarie parole del regista durante la conferenza stampa, parole che hanno gelato il sangue dei presenti ma che hanno anche chiarito il suo punto di vista; per Schrader l’uomo è destinato all’estinzione e non c’è proprio nulla che si possa fare per invertire il processo.

First Reformed, il film

In un mondo in cui il caos regna sovrano e l’essere umano sembra aver perso ogni speranza e certezza, la missione di redenzione del pastore Toller sembra destinata al fallimento. Da anni a capo di un’antica chiesetta di periferia, Toller (Ethan Hawke) sembra attraversare una sorta di crisi mistica ed esistenziale; così mentre la sue fede vacilla, si ritrova a dover aiutare una coppia di giovani sposi in crisi. Ma l’incontro con Mary (Amanda Seyfried) e Michael spingerà il pastore verso una strada senza ritorno.

Il grande regista Paul Schrader torna ad incantare il suo pubblico presentando un film che è un vero e proprio dramma in crescendo. Attraverso il diario segreto del pastore Toller entriamo in un mondo fatto rimpianti e sensi di colpa ma soprattutto di dolore, una sofferenza celata per troppo tempo dall’abito nero e dal colletto bianco che adesso scalpita per uscire allo scoperto. Non si tratta infatti solo di un pastore la cui fede viene a mancare ma di un uomo troppo pieno di rabbia e frustrazione, deluso dalla vita, alla ricerca della salvezza. Il dolore per la perdita del figlio durante la guerra in Iraq e il successivo abbandono della moglie, hanno trasformato l’ex militare e pastore in una vera e propria bomba ad orologeria. Senza fede e speranza dalla sua parte Toller sembra aver perso la bussola e vaga per il mondo alla ricerca di una nuova missione, un nuovo e più alto scopo che ridia senso alla sua vita.

First Reformed - Paul Schrader

Questa opportunità di riscatto gli viene offerta da Mary che, come una dolce tentazione, lo spinge a considerare cose che prima non avrebbe mai neppur osato immaginare. Così mentre il pastore tenta (invano) di aiutare Michael a ritrovare la retta via, riscopre alcune piccole voglie sopite e si abbandona a piaceri e pulsioni terreni. Le atmosfere sono cupe e silenziose, lo spazio circoscritto e quasi claustrofobico, i tempi lenti e dilatati, tutti elementi che mirano ad esasperare il rigore estetico di Schrader che questa volta risulta funzionale alla storia. Sin dalla prima inquadratura – un bellissimo piano sequenza della First Reformed all’alba, avvolta da una leggera nebbia – si percepisce un’atmosfera carica di tensione che accompagna lo spettatore per tutta la durata del film e che raggiunge il suo culmine in un finale però un po’ deludente e non all’altezza delle aspettative. Nonostante infatti il regista ci fornisca un ritratto decisamente pessimistico della condizione umana, le sue convinzioni non trovano corrispondenza nella conclusione un po’ troppo leziosa e buonista. Ma in effetti è proprio questo il messaggio del regista; per Schrader come per Toller non esistono mezze misure e le uniche due vie di fuga sono la morte e l’espiazione dei peccati attraverso la forza dell’amore.

Un film duro quello di Paul Schrader che non conosce mezze misure e che non ha bisogno di servirsi di inutili sovrastrutture estetiche per promuovere il suo messaggio nefasto; i pessimisti si lasceranno cullare dalle atmosfere spettrali di First Reformed e gli inguaribili ottimisti vedranno nel finale un barlume di speranza.

Leggi anche: The Shape of Water di Guillermo Del Toro: il fascino discreto della diversità

Tolkien: Lily Collins interpreterà la moglie del Professore

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The Hollywood Reporter ci informa che Lily Collins è entrata a far parte del biopic su Tolkien (e al momento così intitolato), nei panni di Edith Bratt, la moglie del Professore.

I due sono seppelliti vicini, e sulle loro tombe, a imperitura memoria del loro amore, sono incisi i nomi di Beren e Luthien, l’uomo e l’elfa che si amarono e che diedero vita alla stirpe di Aragorn e Arwen.

A interpretare Tolkien è stato confermato Nicholas Hoult.

J.R.R. Tolkien: in lavorazione un nuovo biopic diretto da Dome Karukoski

Diretto da Dome Karukoski, il film biografico sarà incentrato sugli anni formativi del Professore, noto ai più per aver creato la Terra di Mezzo. Il film è stato scritto da David Gleeson e Stephen Beresford e racconterà gli anni della formazione, in cui J.R.R. Tolkien incontra l’amicizia, l’amore e l’ispirazione per la letteratura, prima della Prima Guerra Mondiale.

A produrre la Chernin Entertainment insieme alla Fox Searchlight.

Casa d’altri: recensione del corto di Gianni Amelio

Con Casa d’altri, in una manciata di minuti, Gianni Amelio costruisce un suo affresco personale per ricordare il terremoto di Amatrice, avvenuto esattamente un anno fa e sensibilizzare così il pubblico, invitandolo a riflettere, a non speculare e soprattutto a non dimenticare.

Tra personaggi costruiti, frutto di fantasia, e testimonianze reali, il regista si muove tra le macerie di un paese ormai morto, fatto solo di rovine e di persone che si aggirano come fantasmi, alla ricerca di un passato spazzato via in una notte, nel giro di pochi secondi.  Compie dei lunghi camera car tra i detriti ammucchiati, si sofferma sulla costruzione delle casette in legno ancora non terminate e consegnate, punta il dito sulla nuova terribile moda del turismo catastrofico, verso quelle persone prive di sensibilità che anelano a scattarsi un selfie davanti a una casa crollata o a una nave da crociera affondata.

Vediamo terremotati che non hanno più nulla, una maestra d’asilo che racconta come i bambini immaginino sia morire schiacciati e soffocati tra le macerie della propria casa, chi invoca e pretende comprensione e rispetto, chi fa un paragone con quanto vissuto in Africa, riuscendo a stento a trattenere le lacrime.

La casa d’altri è un documento importante per ricordare una delle tante, troppe catastrofi di casa nostra, enormemente rilevanti appena accadute, quanto poi subito dimenticate dopo poco tempo. Forse, dal punto di vista cinematografico non spicca per scelte stilistiche originali o caratterizzazioni autoriali che avrebbero potuto rendere il cortometraggio di Amelio ancora più convincente.

The Shape of Water di Guillermo Del Toro: il fascino discreto della diversità

Dopo Pacific Rim (2013) e Crimson Peak (2015), due film molto importanti, ma per ovvie ragioni produttive non completamente sinceri, Guillermo Del Toro torna a dedicarsi con grinta e infinita passione a un progetto molto intimo e personale, sfornando The Shape of Water, un meraviglioso oggetto cinematografico dalla forma tanto potente quanto impalpabile, fatto della stessa essenza dell’acqua, intriso di poesia e trasudante amore per il cinema, per le fiabe e per le immagini.

The Shape of Water come La Bella e la Bestia

La storia narrata è un B&B, ovvero l’ennesima (ma riuscitissima) rivisitazione della fiaba della Bella e la Bestia, un inno alla diversità e all’orgoglio di essere diversi, rompendo a tutti i costi schemi e pregiudizi. La bestia in questione è una creatura anfibia metà uomo e metà pesce, simile per molti aspetti a quella de Il Mostro della laguna Nera (1954), mentre la bella è una timida e muta addetta alle pulizie di un centro governativo dove si effettuano studi scientifici ed esperimenti strambi, durante il periodo della Guerra Fredda.

Nel film si affronta il tema della diversità sotto ogni sfaccettatura, dalla mostruosità alla differenza di genere, dall’omosessualità al razzismo, dal classismo al bullismo. Tutto questo con una leggerezza naturale inusuale, con un tocco felice che non fa mai sentire la forzatura dello sfiorare tematiche così delicate. Ma è soprattutto una storia d’amore, una grande storia d’amore, che commuove, fa riflettere e soprattutto ricorda che l’amore può sormontare e far crollare qualsiasi barriera, fisica o mentale che questa possa essere. A tratti si avvertono anche gli echi lontani, ma sempre attuali del Romeo e Giulietta di Shakespeare.

Del Toro, proprio a proposito dell’amore afferma: “Le favole sono nate in tempi difficili e complessi, quando la speranza sembrava perduta. Ho realizzato The Shape of Water come antidoto al cinismo. Personalmente ritengo che quando parliamo di amore – quando crediamo nell’amore – lo facciamo in modo disperato. Temiamo di apparire ingenui e perfino falsi. Ma l’Amore è reale, assolutamente reale; e, come l’acqua, è la forza più gentile e più potente dell’Universo. È libero e senza forma fino a quando non fluisce nel soggetto al quale è destinato, fino a quando non lo si lascia entrare. I nostri occhi sono ciechi, ma lo stesso non si può dire della nostra anima. Riconosce l’amore in qualsiasi forma arrivi a noi”.

L’esplorazione del sesso

E insieme all’amore in The Shape of Water entra di prepotenza anche il sesso, troppe volte dimenticato o volutamente rimosso dai mercanti di fotogrammi per la paura di togliere poesia, sentimento, per il terrore smodato di andare ad infrangere quelle regole bigotte imposte da chissà chi. E invece il bisogno di contatto fisico, di vivere liberamente senza pregiudizi la propria sessualità diventa un elemento fondamentale della storia, facendo apparire i protagonisti incredibilmente vivi e quindi credibili. I corpi si spogliano, si toccano, cercano piacere e non importa se si tratti della pelle pallida di una giovane donna, delle umide squame di un pesce o del corpo che invecchia di un uomo ormai solo. Il corpo, il sesso, la riproduzione, l’anatomia, l’invecchiamento, il disfacimento, la decomposizione, sono i tanti tasselli di cui si compone questo delicato racconto.

The Shape of Water è il decimo lungometraggio del regista messicano e si inserisce tra quelli che maggiormente lo caratterizzano come uno degli autori visionari più importanti dei nostri tempi, con uno stile e una poetica così riconoscibili da riuscire ad imporli anche a livello commerciale.

Tra Tim Burton e Terry Gilliam

La cosa che più stupisce di Del Toro è che, estremamente consapevole delle sue pulsioni e istanze espressive, riesce a domarle, a tenerle addomesticate, riuscendo a narrare con stile disinvolto, senza mai eccedere o cadere nell’auto-manierismo, come purtroppo avviene per il buon caro vecchio Tim Burton, al quale, per ovvie ragioni non è possibile evitare di accostarlo. Ed è gustosissimo cogliere una stoccatina, o forse un avvertimento, o semplicemente solo un consiglio al suo macabro collega. Questo avviene nella parte iniziale del film, dove uno dei personaggi, commentando un incendio alla vicina fabbrica di cioccolato dice più o meno così: “E’ un disastro, ma l’odore del cioccolato bruciato e pur sempre meraviglioso”. E del Toro sembra anche rimanere immune dagli eccessi scriteriati incontrollabili che affliggono un altro suo collega di affabulazioni visionarie, Terry Gilliam.

The Shape of Water è un progetto relativamente economico per gli standard a cui è abituato Guillermo Del Toro sia come regista che come produttore. Infatti è costato solamente (si fa per dire)  19 milioni di dollari, grazie anche alla rinuncia a grossa parte del suo compenso, in modo da convincere la Fox Searchlight a sostenerlo nell’impresa. La pellicola si pone quasi come completamento di quella trilogia composta da La Spina del Diavolo (2001) e Il Labirinto del Fauno (2006), per la quale era prevista una naturale terza parte, ma poi mai realizzata. E al tempo stesso si nutre di elementi creati per i due capitoli di HellBoy (2004 – 2008), tanto come atmosfera, che come personaggi e creature. Si avvertono anche innumerevoli omaggi al cinema, dai mostri della Universal, ai film della Hammer, dai musical degli anni cinquanta alle pellicole di fantascienza e i B-movie.

E si coglie anche un affettuoso omaggio all’Amelie Poulain di Jean Pierre Jeunet, a cominciare dalla protagonista Elisa, interpretata da una bellissima, bravissima e sensuale Sally Hawkins, passando per la caratterizzazione del suo vecchio amico illustratore, che ricorda inequivocabilmente il pittore con le ossa di vetro del film francese.  Anche le scenografie di molti ambienti, il gusto visivo di alcune scene, i colori e la fotografia rimandano la memoria indietro nel tempo a quel film. Ma sono piccoli riferimenti, omaggi voluti e sentiti, perché la potenza espressiva e l’originalità di Guillermo del Toro sono assolutamente meravigliose e fuori discussione.

Iron Man: ecco un concept inutilizzato della Mark I

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Chi ha seguito dall’inizio le vicende cinematografiche di Iron Man, ricorda bene in che condizioni il genio Tony Stark ha costruito la sua Mark I, la prima armatura di Iron Man.

Grazie a un concept inutilizzato condiviso su Instagram da Ryan Meinerding, possiamo ammirare una versione alternativa dell’armatura che ha permesso a Stark di fuggire dalla sua prigione.

Il prossimo film in cui vedremo all’opera Tony Stark è Avengers Infinity War.

Avengers Infinity War: il primo teaser dal Comic Con [LEAK]

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

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Avengers Infinity War: 15 villain che potrebbero venire dopo

Avengers Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

Venezia 74: il red carpet d’apertura, con Matt Damon e Alexander Payne

Ecco le foto dal red carpet d’apertura di Venezia 74. Ospiti d’onore Alexander Payne e Matt Damon, che hanno presentato Downsizing.

Foto di Aurora Leone.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Daniel Craig e la promessa alla moglie: meno scene d’azione

Niente più scene pericolose per Daniel Craig. Pochi giorni dopo aver confermato il suo ritorno nei panni di James Bond, l’attore inglese ha annunciato che abbandonerà gli spericolati stunts degli ultimi film, per lasciarli agli stuntmen professionisti. Per sua stessa ammissione, il fattore determinante è stato la volontà della moglie, l’attrice Rachel Weisz, preoccupata per i pericoli incorsi dal marito sul set.

Craig, 49 anni, ha interpretato l’agente speciale 007 negli ultimi quattro film della saga. Ha cominciato nel 2006 con Casino Royale, adattamento del primo romanzo di Ian Fleming, per poi proseguire con Quantum of Solace (2008), Skyfall (2012) e Spectre (2015).

Nove anni di Bond, però, hanno lasciato il segno. Daniel Craig è uno dei pochi attori che non ricorre mai a controfigure per le scene d’azione. In questo club è in buona compagnia (Jason Statham, Tom Cruise, Matt Damon) ma è in assoluto il primo fra i James Bond. “Con Sean Connery, a meno che non lo vedessi in faccia era una controfigura” ha raccontato Gary Powell, coordinatore degli stuntmen in Quantum of Solace e Casino Royale. “Daniel invece pensa: “state pagando per vedere me, ed eccomi qua”. Vuole che il pubblico lo sappia.”

L’amore per il realismo ha avuto le sue conseguenze. Come raccontava lo stesso Craig due anni fa al Graham Norton Show, “sul set di Spectre mi sono infortunato al ginocchio e mi hanno dovuto operare, mi hanno ricostruito la spalla destra e operato all’altro ginocchio, e poi mi sono fatto male al pollice.”

Questi infortuni però sono solo gli ultimi di una lunga serie. I dolori sono cominciati nel 2005, quando Craig si è rotto due denti filmando il primo stunt di Casino Royale. Il danno era così grave che il suo dentista ha dovuto prendere un volo da Londra per incapsulargli i denti.

A questo hanno fatto seguito una serie di infortuni sul set di Quantum of Solace, nel 2008, inclusa una botta al volto che ha richiesto l’intervento di un chirurgo plastico. Si è anche tagliato la falange di un dito, distorto un muscolo della spalla e incrinato delle costole.

I due infortuni al ginocchio sul set di Spectre sono stati la ciliegina sulla torta. I produttori hanno pensato di fermare le riprese per sei mesi, ma Craig ha insistito per tornare sul set dopo due settimane.

Per questa ragione, quando il marito ha accettato di vestire i panni di 007 per la quinta volta (numero che lo mette alla pari con Sean Connery, ma dietro Roger Moore) Rachel Weisz gli ha chiesto di lasciar fare agli stuntmen. Soprattutto considerando il recente infortunio di Tom Cruise sul set di Mission Impossible 6.
Il titolo provvisorio del film è Shatterhand, e sarà basato sul romanzo del 2001 Never Dream of Dying, scritto da Raymond Benson. Benson è autore di tre romanzi di Bond, adattamenti di altrettanti film, ma questo è il suo primo romanzo a fare il percorso inverso.

C’è ancora incertezza, invece, sul nome del regista. Gli ultimi due film, diretti da Sam Mendes, hanno incassato complessivamente 2 miliardi di dollari.

Bond 25 arriverà al cinema l’8 novembre 2019.

 

 

Dunkirk: dal 31 agosto al cinema il film di Christopher Nolan

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Arriva oggi in sala Dunkirk, il nuovo film di Christopher Nolan che racconta l’evacuazione della famosa spiaggia francese, durante la Seconda Guerra Mondiale.

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La Warner Bros. Pictures distribuirà in tutto il mondo il film il 21 Luglio 2017. Nel cast del film sono confermati Mark Rylance, Kenneth Branagh, Fionn Whitehead, Harry Styles, Cillian Murphy e Tom Hardy.

Dunkirk sarà ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e si concentrerà sulla cronaca dell’evacuazione di Dunkerque nel 1940, nota anche come Operazione Dynamo. La Warner Bros. Pictures distribuirà in tutto il mondo il film il 21 Luglio 2017, il 31 agosto in Italia. L’evacuazione si svolse dal 27 maggio al 4 giugno: truppe francesi, inglesi e belghe erano rimaste circondate dalle forze tedesche. Circa un milione di soldati. Alla fine dell’operazione se ne salvarono 330 mila grazie alla fuga via mare verso la Gran Bretagna.

Dunkirk, recensione del film di Christopher Nolan

Venezia 74: oggi in concorso First Reformed di Paul Schrader

Oggi è anche il gran giorno di che presenta Paul Schrader in concorso a Venezia 74 First Reformed che vede protagonisti Amanda Seyfried e Ethan Hawke

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Venezia 74: Zama di Lucrecia Martel

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Il film racconta quello che accade a Don Diego de Zama (Daniel Giménez Cacho), un impiegato del governo che rimane bloccato in Paraguay, distante dalla sua famiglia. Con il passare del tempo l’uomo diventa sempre più violento e frustrato.