Luca Miniero, regista dei successi
Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord,
ha presentato alla stampa il suo ultimo film: Un Boss in
Salotto. Oltre al regista e agli attori Rocco Papaleo,
Luca Argentero e Paola Cortellesi erano presenti il
direttore generale di Warner Bross Italia, che si occupa della
distribuzione, Nicola Maccanico e il presidente di Cattleya,
che ha prodotto, Riccardo Tozzi. La prima domanda è rivolta
proprio a loro, e riguarda la scelta della data di uscita del film
che sarà nelle sale dal 1 Gennaio 2014.
– Perché il film non è uscito
nelle sale a Natale?
N.Maccanico: A Natale c’è
sempre un eccesso di competizione, le sale sono piene di commedie
italiane in uscita e quindi abbiamo adottato la stessa strategia
dell’anno passato per La Migliore Offerta che pur non
essendo una commedia avrebbe comunque avuto troppa
concorrenza.
R.Tozzi: Abbiamo scelto il
1 Gennaio anche per distinguerlo dal gruppo delle commedie
natalizie, perché credo che questo sia un film diverso, una
commedia particolare.
– In cosa è diversa e nuova
questa commedia?
Luca Miniero: Io credo che
il novanta per cento del successo de film lo faccia il cast, e
questo film ha un cast molto diverso da quello delle commedie
natalizie e anche dalle commedie prettamente commerciali che ho
fatto anche io. Sia per i personaggi principali che per quelli
secondari.
Miniero è infatti il regista di due
delle commedie di maggior successo degli anni passati:
Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord
storie nelle quali si scherza sui vizi e le virtù di nord e sud
dell’Italia.
– Secondo lei, questa differenza
e i problemi che porta sono davvero così vivi e attuali ancora
oggi?
L. Miniero: Qui il
discorso è un po’ diverso perché qui i difetti del Sud vengono
estesi anche al Nord, ci sono atteggiamenti comuni a Napoli e a
Bolzano. Certo, in particolare ho preso di mira la condiscendenza
del nord e allo stesso tempo la perdita d’identità che molto del
Sud sta vivendo, questo perché mi piacciono molto le storie locali
e non quelle globali.
La stessa domanda viene rivolta a
uno dei protagonisti, Rocco Papaleo, da sempre simbolo del
sud, che con un po’ di ironia risponde così:
R. Papaleo: Per me è una
vicenda completamente superata. Ormai il Nord ha capito che deve
prendere il sud ad esempio ed abbassare la cresta, e come si vede
nel film lo fa anche con la camorra.
È la volta di una domanda per la
coppia Paola Cortellesi – Luca Argentero: Come è stato
essere sposati e cosa vi aspettate per il nuovo anno, entrambi
rispondono scherzando che il rapporto tra marito e moglie nel film
è molto freddo e senza passione, essere sposati in quel modo quindi
non è stato molto bello.
Paola Cortellesi conclude
poi, ironica: Io e Luca avevamo già avuto modo di dividere il
set, ma in quell’occasione come in questa abbiamo dei rapporti
freddi, noiosi e monotoni. Senza alcuna passione. Ecco per il nuovo
anno mi auguro di avere di nuovo occasione di fare coppia sul set
con lui, magari in una situazione più intima.
Una nuova domanda al produttore
Riccardo Tozzi tocca l’argomento dei finanziamenti pubblici
e dei film considerati “di interesse culturale”. Perché, gli viene
chiesto, anche questo che è un film prettamente commerciale ha
questa etichetta?
R. Tozzi: Anche io sono
d’accordo sul fatto che non la dovrebbe avere. Questo è un film
fatto con fondi privati e non pubblici, e credo sia giusto che i
film commerciali non li abbiano. Quei fondi sono destinati a film
più difficili e che non hanno il bacino commerciale che hanno
queste commedie. Inoltre apponendo quella etichetta si rischia di
dare un’idea di “assistenzialismo” al lavoro cinematografico che
invece non serve. Il grande problema è il meccanismo del tax-credit
a causa del quale tutti i film prodotti e distribuiti in Italia
passano dalla commissione cultura, anche se non sono film
sovvenzionati dallo stato.
Un’ultima domanda va a Paola
Cortellesi, riguardo al suo rapporto con questo personaggio.
Le è piaciuto, chiedono, interpretare Cristina/Carmela? Ha mai
conosciuto donne come lei?
P. Cortellesi: La
protagonista di questo film non è una donna che amo
particolarmente, ma ho imparato a volerle bene. Ho scelto questa
parte non solo perché mi divertiva l’idea di giocare con i
dialetti, ma anche perché mi piaceva interpretare per una volta al
cinema un personaggio scorretto e fastidioso.