La diciottesima edizione di
Alice nella città, sezione autonoma e parallela
dedicata alle giovani generazioni, si svolgerà dal 15 al 25
ottobre, in contemporanea con il programma della Festa del Cinema
di Roma. Le iscrizioni sono aperte dal 9 marzo sulla
piattaforma filmfreway. Le
iscrizioni sono possibili fino al 3 Agosto 2020 sia per il
concorso lungometraggi che per il concorso cortometraggi.
Ad un anno dalla sua
scomparsa viene lanciato da Alice nella città in
collaborazione con cinemotore nuovamente il contest aperto ad un
giovane talento della fotografia per l’assegnazione della
Borsa di Studio intitolata a Pietro Coccia.
Per questo, da lunedì 15
giugno, i ragazzi tra i 15 ai 24 anni amanti della fotografia
potranno mandare all’email e con oggetto
«Borsa di Studio Pietro Coccia» una breve descrizione di massimo
una pagina (in formato word) raccontando quanto sia importante per
loro la fotografia insieme ad una breve biografia indicando nome,
cognome, residenza, recapito telefonico e data di nascita.
Al fine della conformità della
richiesta, è necessario inoltre inviare 3 foto che il candidato
ritiene rappresentino il suo desiderio di fare fotografia, le foto
quindi alle quali si è più legati che rappresentano il proprio
stile o talento (foto non di sé stessi ma scattate in giro per
passione o per lavoro). Una giuria qualificata coordinata da Alice
nella città in collaborazione con il fotografo Fabio Lovino
deciderà il talento della fotografia al quale verrà assegnata la
Borsa di Studio Pietro Coccia che prevede, oltre che l’accredito
culturale lo stage durante la prossima edizione del
festival, un attestato e 1000 euro da utilizzare per
fini di studio della fotografia o per l’acquisto di attrezzature
fotografiche.
Il muscoloso
Wolverine che conosciamo e amiamo, interpretato da
Hugh Jackman, potrebbe essere stato eliminato
dalla continuità cinematografica in Logan, ma ciò non significa che non possa
tornare nella trama dei futuri film del MCU che parleranno di
X-Men. Sappiamo che un ritorno dell’attore è
improbabile, anche se ancora è possibile un cameo. Ciò significa
che la Marvel potrebbe già essere alla
ricerca di un sostituto per il ruolo, soprattutto alla luce del
fatto che i Marvel Studios, stando ai rumors, vorrebbero che Spider-Man
e Wolverine fossero i volti futuri del franchise.
In effetti, alcuni fan sperano che
il prossimo mutante a brandire gli artigli di adamantio sia un
attore che abbiamo già visto in un film Marvel. Si tratta proprio della
giovane Dafne Keen, che ha interpretato il ruolo
di X-23 in Logan, che sarebbe la persona perfetta per
ereditare il ruolo. L’attrice è molto amata nel ruolo di Laura, ed
è sufficientemente giovane per adattarsi ad un nuovo corso degli
X-Men, quando la Disney deciderà di farli tornare in campo sotto al
cappello della Marvel.
E se Dafne Keen fosse la prossima Wolverine?
La fan art di seguito è stata creata
da Fajareka
Setiawan e se avessimo bisogno di ulteriori prove del
fatto che sia una buona idea lasciare il ruolo nelle mani di
Dafne Keen, è probabile che questa fanart fugherà
ogni dubbio. L’artista ha scelto persino di farle indossare il
costume iconico, sembra quindi perfettamente in parte!
Keen si adatterebbe perfettamente
anche alle nuove facce introdotte nel MCU con The
New Mutants. Si spera che il film vada bene nonostante
il suo cammino travagliato e un’uscita in sala che dovrebbe essere
confermata il 28 agosto 2020.
Ovviamente, ci sono m olti elementi
imprevedibili in gioco nella struttura dei film della Marvel dopo Avengers:
Endgame, con la quasi totalità degli eroi protagonisti
usciti di scena. Colmare le lacune con nuovi eroi è sicuramente il
piano d’attacco di Kevin Feige e Keen può essere
un tassello importante in questo scenario.
Il campanile di
Curon, sommerso nel lago di Resia, nella valle
allagata negli anni ’50, fa da sfondo e quasi da guardiano alle
inquietanti vicende raccontate nell’omonima serie Netflix, in sette episodi e disponibile dal 10 giugno
sulla piattaforma. Produzione tutta italiana, della quale il
gigante dello streaming sembra andare molto fiero, la serie è stata
creata e scritta da Ezio Abbate, Ivano
Fachin, Giovanni Galassi e
Tommaso Matano e diretta da Fabio
Mollo e Lyda Patitucci.
La trama di Curon
ruota intorno ad Anna, che dopo 17 anni, torna nel paese natio con
i due figli gemelli adolescenti, Mauro e Daria. Sembra in fuga da
qualcosa, ma allo stesso tempo sembra andare verso un passato
misterioso, un tremendo incubo che la tiene sveglia da 17 anni,
legato alla tragica morte della madre e ad una oscura eredità
familiare che minaccia di portare la sciagura in tutta la
valle.
Premesse accattivanti, esito
incerto
Le
premesse di Curon sono accattivanti, la location suggestiva, i
personaggi tormentati, c’è la promessa di assistere ad una storia
dai contorni spaventosi che affonda le sue radici in un luogo
reale, eppure la nuova serie italiana originale Netflix si rivela
una delusione. Dallo sviluppo della storia, fino alla costruzione
delle atmosfere, alla direzione degli attori, quello che aleggia su
Curon è uno “spirito di amatorialità”. La serie è
estremamente debole in tutti i suoi elementi strutturali nonostante
l’impegno produttivo e la fiducia nel progetto.
La scrittura, affidata a
Ezio Abbate, si snoda su un percorso che tocca
ogni possibile cliché e luogo comune, con svolte annunciate,
risoluzioni previste e un finale che, per quanto propositivo verso
il futuro e una nuova stagione, sembra denunciare la mancanza di
una visione di insieme della storia, l’assenza di un punto di
arrivo per la risoluzione di tutti i misteri messi nel piatto.
Curon ruota intorno al tema del
doppio
Il tema del doppio su cui si fonda
tutta la storia è un veicolo archetipico di orrore, nel senso che
molti racconti di genere sono proprio basati sull’esistenza di una
duplicità nell’uomo (da cui la storia del lupo bianco e del lupo
nero in ognuno di noi), una dicotomia tra ciò che siamo e ciò che
vorremmo essere, tra l’istinto e il controllo. Sono tutti elementi
che sfruttati bene contribuiscono a creare le premesse per arrivare
al punto di rottura in cui questi “due noi” si scontrano. Ebbene,
in Curon si perde totalmente il senso del conflitto, della tensione
tra le parti, e subentra invece un tono difficile da definire, con
ritmi blandi ed atmosfere che non riescono per niente a restituire
le intenzioni, che siamo sicuri essere nobili, degli autori.
Gran parte di questo fallimento nel
costruire atmosfere adeguate al genere di riferimento è
attribuibile all’utilizzo apparentemente insensato della musica. Il
contrappunto musicale è senza dubbio uno strumento raffinato e
spesso utilizzato con grande felicità sia al cinema che in tv, ma
in Curon quello che dovrebbe essere un
contrappunto musicale è così insistito e confuso che disorienta lo
spettatore senza sortire alcun effetto se non quello di allontanare
emotivamente lo spettatore stesso da quanto sta accadendo.
Il cast, tra volti navigati e
giovani di belle speranze
Per quanto riguarda gli attori
coinvolti, la serie presenta una certa varietà di volti
interessanti, sia tra gli interpreti più navigati che trai giovani
che popolano la parte più vivace e coinvolgente della storia,
ovvero quella dedicata alla nuova generazione che si confronta con
la maledizione di Curon e del campanile sommerso.
Tra questi, spiccano Luca Lionello, nei panni del
tormentato nonno Thomas, e Luca Castellano, che
invece interpreta Lukas, adolescente introverso che deve fare i
conti, letteralmente, con tutta l’oscurità che è dentro di lui e
che tenta di reprimere.
Proprio la componente teen
di Curon offre gli spunti migliori, nonostante la
serie poi non li sviluppi al meglio. Gli adolescenti sono quelli
che per definizione cercano una propria identità e tutti i giorni
si trovano di fronte alla decodificazione del mistero che è questa
terribile eppure meravigliosa età di passaggio. Tuttavia la
mancanza di autenticità nel loro dialoghi e nei loro gesti mette un
muro tra i personaggi e il fruitore, una patina posticcia che
ricopre tutta la serie e che, in ogni momento, le impedisce di
arrivare al cuore dello spettatore.
Le buone intenzioni non
bastano
La triste impressione, guardando
Curon di Netflix, è che nonostante le buone
intenzioni, tutto il progetto sia stato realizzato con sufficienza
e approssimazione, spogliando di fascino persino le sontuose
ambientazioni naturali che fanno da sfondo alla vicenda. Dopo
Luna Nera, la produzione Netflix Italia tenta
di nuovo di percorrere la strada del thriller fantastico con
declinazioni horror, ma fallisce nell’intento di regalare brividi e
intrattenimento. Curon è fiacca, scontata e non
riesce a sfruttare al meglio i volti e i luoghi che ha a
disposizione, per colpa di una scrittura sciatta e di una messa in
scena approssimativa.
Celebre per il ruolo di Sasha nella
celebre serie The Walking Dead, l’attrice Sonequa
Martin-Green si è ad oggi distinta per il suo carisma,
affermandosi poi anche grazie al coraggio di lasciare il titolo che
l’ha resa famosa in cerca di nuovi stimoli e progetti. Ad oggi è
protagonista di Star Trek: Discovery, grazie al quale ha
potuto raggiungere e conquistare nuovi spettatori.
Ecco 10 cose che non sai di
Sonequa Martin-Green.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sonequa Martin-Green: i suoi film
e le serie TV
10. Ha recitato in celebri
serie per la televisione. Dopo una prima notorietà
ottenuta con titoli come Army Wives – Conflitti del cuore
(2009), The Good Wife (2009-2011), e Goosip Girl
(2011), con Blake
Lively, l’attrice ottiene grande popolarità grazie al
ruolo di Sasha Williams in The Walking
Dead, con gli attori Lauren
Cohan e NormanReedus. Recita in questa fino al 2018, per poi
diventare protagonista della serie di fantascienza Star Trek:
Discovery, dove dal 2017 ricopre il ruolo di Michael
Burnham.
9. Ha preso parte ad alcuni
film. L’attrice è comparsa in diverse occasioni in piccole
produzioni indipendenti per il cinema, con Blind Thoughts
(2008), Toe to Toe (2009), Rivers Wash Over Me
(2009), Yelling to the Sky (2011), Shockwave
Darkside (2014) e Natale, folle Natale (2019).
Prossimamente, invece, parteciperà all’atteso film Space Jam: A New Legacy
(2021), con LeBron James e Don
Cheadle.
Sonequa Martin-Green è su
Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un profilo seguito da 1,2 milioni di persone.
All’interno di questo è solita condividere immagini relative alla
sua famiglia, ai suoi momenti di svago e a curiosità a lei legate.
Non mancano poi anche diversi post relativi a problematiche sociali
e politiche.
7. Promuove il suo lavoro
tramite il social. Instagram è ormai un ottimo canale per
la promozione dei propri progetti. L’attrice non manca infatti di
sfruttare tale potenziale, condividendo immagini o video relativi
ai propri progetti da interprete, come anche foto di cerimonie a
cui ha preso parte o immagini di backstage dei set a cui ha preso
parte.
Sonequa Martin-Green: chi è suo
marito
6. Ha sposato un suo
compagno di recitazione. Durante un corso di recitazione
frequentato al teatro di Princeton, nel New Jersey, l’attrice
intraprende una relazione con l’attore Kenric Green. La coppia
annuncia poi le nozze nel 2010, e nel 2015 dà alla luce il primo
figlio. Della famiglia si possono ritrovare diverse foto sul
profilo Instagram dell’attrice.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sonequa Martin-Green in The
Walking Dead
5. Ha continuato a recitare
mentre era incinta. Durante le riprese della quinta
stagione di The Walking Dead, l’attrice ha dovuto trovare
il modo di gestire la sua gravidanza, affinché questa non
interferisse con il lavoro da svolgere. Per nascondere la pancia,
dunque, decise di ricorrere ad ampi vestiti e armi da fuoco più
grandi, con le quali poteva far passare inosservato il suo
stato.
4. Il suo personaggio è
stato scritto appositamente per lei. Inizialmente
l’attrice aveva sostenuto il provino per la parte di Michonne. Pur
non risultando idonea, ai produttori piacque così tanto la sua
personalità che decisero di scrivere da zero un personaggio pensato
esclusivamente per lei. Sasha Williams, infatti, non è presente
nella graphic novel di riferimento.
Sonequa Martin-Green in Star Trek:
Discovery
3. Non era una grande fan
della serie. Nell’entrare a far parte della celebre saga
di fantascienza, l’attrice ha dichiarato di non aver mai realmente
seguito Star Trek nel corso delle sue serie o film, al contrario ha
affermato di non essere mai riuscita a terminare un episodio di
questa. Ciò non le ha però impedito di trovarsi a suo agio nella
nuova serie di cui è protagonista, ma che anzi le ha permesso di
entrare in contatto con una realtà fino a quel momento a lei semi
sconosciuta.
Sonequa Martin-Green in C’era una
volta
2. Non rimpiange la morte
del suo personaggio. L’attrice ha preso parte alla seconda
stagione di C’era una volta, con Jennifer
Morrison, ricoprendo il ruolo di Tamara. Il percorso
del personaggio si interrompe tuttavia con la sua morte, ma
l’attrice ha affermato di non averne sofferto. Particolarmente
credente, è infatti convinta che se le cose succedono evidentemente
doveva andare così.
Sonequa Martin-Green: età e
altezza
1. Sonequa Martin-Green è
nata a Russellville, in Alabama, Stati Uniti, il 21 marzo
1985. L’attrice è alta complessivamente 164 centimetri.
Noto attore televisivo,
Simon Baker ha negli anni costruito una carriera
di tutto rispetto, prendendo parte a titoli televisivi di grande
successo, grazie ai quali si è messo in mostra come interprete dal
grande carisma. Attivo anche al cinema, dove ha recitato per film
di particolare successo, Baker continua tutt’oggi a mantenere un
notevole status all’interno dell’industria.
Ecco 10 cose che non sai su
Simon Baker.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Simon Baker: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato per celebri
lungometraggi. L’attore debutta sul grande schermo con il
film L.A. Confidential (1997), con Guy
Pearce. Successivamente continua ad ottenere fama
grazie a titoli come Cavalcando col diavolo (1999), di
Ang
Lee, Pianeta rosso (2000), Adolescenza
inquieta (2004), The Ring 2 (2005), La terra dei
morti viventi (2005) e Il diavolo veste
Prada (2006), con Meryl
Streep. Entra poi a far parte del cast di Tutti i
numeri del sesso (2007), The Lodger – Il pensionante
(2008), The Killer Inside Me (2010), con Casey
Affleck, Margin Call (2011), con Kevin
Spacey, A prova di matrimonio (2013), Qui
e ora (2018) e High Ground (2020).
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Dopo aver ottenuto un’iniziale notorietà
grazie alla soap opera Home and Away (1993-1994), l’attore
diventa particolarmente popolare grazie al personaggio di Nick
Fallin, protagonista di The Guardian, serie di stampo
giudiziario andata in onda dal 2001 al 2004. In seguito, diventa
ancor più una celebrità grazie alla serie The Mentalist, dove
recita nel ruolo di Patrick Jane dal 2008 al 2015.
8. H ottenuto importanti
riconoscimenti. Grazie alle serie The Guardian e
The Mentalist, l’attore è diventato una vera e propria
celebrità nel panorama statunitense. Per queste serie è infatti
stato nominato due volte, nel 2002 e nel 2010, come miglior attore
in una serie TV drammatica. È poi stato candidato come miglior
attore protagonista di una serie ai premi SAG Awards e Emmy Awards.
Nel 2013 ha invece ricevuto la sua stella sulla celebre Hollywood
Walk of Fame.
Simon Baker: chi è sua moglie
7. È sposato con
un’attrice. L’attore è particolarmente riservato circa la
sua vita privata, e per questo motivo ha inizialmente mantenuto
segreto il suo matrimonio con l’attrice Rebecca Rigg, avvenuto nel
1996. Dopo l’annuncio ufficiale, la coppia ha comunque continuato a
mantenere alto il muro della privacy sulla propria vita
sentimentale.
6. Hanno avuto tre
figli. La coppia ha avuto tre figli, il primo dei quali
nato nel 1993, prima del loro matrimonio. In seguito, diedero alla
luce Calude Blue nel 1999 e Harry Friday nel 2001. Per loro
l’attore ha chiesto alle attrici Naomi Watts
e Nicole
Kidman, sue grandi amiche, di fargli da madrine.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Simon Baker in The Guardian
5. Ha diretto un episodio
della serie. Con la serie The Guardian, Baker ha
potuto mettere alla prova anche altre sue qualità oltre a quella
recitativa. Si è infatti occupato della regia del diciottesimo
episodio della seconda stagione, intitolato My Aim Is
True. Per lui si è trattato della prima esperienza in qualità
di regista, esperienza che dichiarò di voler ripetere in
futuro.
4. È rimasto affascinato dal
ruolo. In The Guardian, l’attore veste i panni di
un avvocato condannato per droga ai servizi sociali, scontando la
pena presso una comunità di servizi legali. Baker ha raccontato di
essere rimasto particolarmente attratto dal ruolo mentre leggeva la
sceneggiatura del primo episodio. In particolare, era affascinato
da come un uomo di legge potesse nascondere certi contraddittorie
sfumature.
Simon Baker in The Mentalist
3. Ha prodotto parte della
serie. Particolarmente legato alla serie, l’attore decise
di vestire per essa anche il ruolo del produttore. Baker ha infatti
contribuito alla produzione di ben 57 episodi tra il 2012 e il
2015, acquisendo così un ulteriore peso all’interno del progetto.
Per lui era la prima volta da produttore, ed ha affermato che non
avrebbe svolto tale ruolo se non fosse stato così legato alla
serie.
2. Si è ispirato ad un
celebre detective. Per dar vita al mentalista consulente
di un’agenzia di investigazione, l’attore si è particolarmente
ispirato al personaggio di Sherlock Holmes, trovando che le
capacità di osservazione, intuizione e deduzione del suo
personaggio fossero simili a quelle del celebre investigatore della
letteratura. Solo in seguito venne a sapere che Holmes era una
delle fonti di ispirazione anche per gli autori della serie.
Simon Baker: età e altezza
1. Simon Baker è nato a
Launceston, in Tasmania, Australia, il 30 luglio 1969.
L’attore è alto complessivamente 179 centimetri.
Il prossimo anno, su HBO
Max, arriverà finalmente – per la gioia di tutti i
sostenitori di Zack
Snyder, la Snyder Cut di Justice
League, ossia la versione del cinecomic così come
inizialmente concepito dal regista. Ma cosa accadrebbe se un giorno
la Warner Bros. decidesse di realizzare un reboot della Justice
League? Quali personaggi o avvenimenti non potrebbero
assolutamente mancare?
CBM ha provato a raccogliere 10 cose che in un eventuale reboot
dedicato alla squadra devono necessariamente esserci…
La Torre di Guardia
La cosa che distingue davvero la
Justice
League dagli Avengers
è il fatto che i suoi membri sono visti come esseri quasi simili a
Dio, qualcosa di comprensibile se si considera quanto sono potenti.
Tenendo ciò bene a mente, avrebbe perfettamente senso vedere in un
film la base che orbita attorno alla Terra dalla quale operano.
Non solo sarebbe un bel modo di
alludere al modo in cui questi eroi sono visti dal grande pubblico,
ma sarebbe anche uno spettacolo visivamente sbalorditivo, con il
team di supereroi che utilizza il Boomdotto per viaggiare tra la
Torre di Guardia e la Terra.
Batman contro la Justice League
Questo potrebbe essere uno spunto
molto interessante per un’eventuale terza parte del reboot o magari
per una scena post-credits. Essendo Batman
l’unico eroe della squadra non dotato di poteri sovrumani, in molti
potrebbero ritenere quasi “stonata” la sua presenza all’interno del
team, arrivando addirittura a considerarlo non così importante ai
fini della risoluzione di una determinata missione.
In un run a fumetti, abiamo visto
Ra’s Al Ghul rubare i piani di Batman per abbattere la Lega e,
successivamente, usarla contro di loro: il tipo di conflitto che
una storyline del genere potrebbe creare sarebbe indubbiamente
affascinante da un punto di vista cinematografico…
I membri della squadra
La Justice
League di Zack
Snyder era composta principalmente da eroi provenienti
dall’era “The New 52”(“I Nuovi 52”, in
italiano”). In un eventuale reboot, al fianco degli immancabili
Batman, Superman e Wonder Woman sarebbe interessante
vedere anche personaggi che sul grande schermo non abbiamo mai
visto o che non abbiamo mai visto in azione al fianco dei loro
“colleghi”.
Tra questi figurano sicuramente
Lanterna Verde (preferibilmente nell’incarnazione
di John Stewart), ma anche Shazam, Black Canary e
Hawkman… tutti personaggi che sarebbero certamente
in grado di apportare una serie di affascinanti dinamiche alla
storia.
Il Sindacato del Crimine
Ci sono state diverse versioni del
Sindacato del Crimine nel corso degli anni: per
una questione semplicistica, la versione che forse meglio si
sposerebbe con un eventuale reboot di Justice
League è quella relativa all’era “The New
52”.
Tale versione del Sindacato proviene
dalla Terra-3, una versione alternativa del nostro pianeta in cui
governa il male. Dopo aver invaso la realtà della Justice League per provare a contenere una
gigantesca minaccia, il Sindacato si occupa di rimodellare gli eroi
sulla base alle loro controparti “cattive”, con le dinamiche tra i
vari membri del team che si rivelano tanto avvincenti quanto
terrificanti.
Lex Luthor si unisce alla Justice League
Nei fumetti è Lex
Luthor, insieme ad un team di supercriminali, che
abbatte il Sindacato del Crimine. Anzi: è proprio questo
avvenimento che spinge il ricco e potente magnate ad entrare a far
parte della Justice
League.
Dopo aver inizialmente rifiutato
l’ingresso nel team, Luthor – che ha scoperto che Bruce Wayne è in
realtà Batman –
usa quest’informazione per ricattarli, con la Lega che giura di
tenerlo d’occhio nella speranza di poterlo sconfiggere una volta
per tutte.
La morte di Batman
Nei fumetti, l’apparente morte di
Batman
arriva quando il Crociato viene costretto ad infrangere la sua
unica regola e ad usare una pistola per eliminare
Darkseid, prima che questi conquisti la realtà.
Purtroppo, il villain riesce ad eliminarlo nello stesso identico
momento.
In seguito apprenderemo che Batman,
in realtà, non è morto: è stato rimandato indietro nel tempo e ha
poi dovuto combattere per tornare nel presente. In un eventuale
reboot cinematografico di Justice
League, potrebbe essere la stessa squadra a tornare
indietro nel tempo per andare alla ricerca del Cavaliere
Oscuro.
La miniserie Kingdome Come
E se la Warner Bros. decidesse di
adottare un approccio sostanzialmente diverso per un nuovo film
dedicato alla Justice
League? Invece di ambientarlo nel presente, la major
potrebbe decidere di focalizzarsi su un futuro molto diverso per la
squadra…
Prendiamo ad esempio
“Kingdome Come“, la miniserie a fumetti di Mark
Waid e Alex Ross: la miniserie è ambientata in un futuro in cui la
maggior parte dei supereroi dell’Universo DC che conosciamo si sono
ritirati e sono scomparsi. Una nuova generazione ha preso il
sopravvento: lo scontro con Superman, Wonder Woman,
Batman e gli altri supereroi della “vecchia guardia” è
quindi inevitabile! Si tratta di una run bellissima, dai contorni
epici, che meriterebbe sicuramente un film.
Darkseid
Darkseid
tornerà ufficialmente nella Snyder Cut di Justice
League, dopo essere stato sostituito nella versione
cinematografica da Steppenwolf. Si tratta di uno dei personaggi più
potenti – e cattivi – dell’Universo DC. Proveniente da Apokolips,
usa un esercito di Parademoni nella sua lotta all’eliminazione del
libero arbitrio dal pianeta Terra, per cercare di rimodellarlo a
sua “immagine e somiglianza”.
Nei fumetti, Darkseid arriva sulla
Terra nell’era “The New 52”, cosa che porterà alla ri-formazione
della Justice
League. Si tratta di una premessa assolutamente
interessante che potrebbe rappresentare un’ottima base da cui
partire per un eventuale reboot, nonostante siano numerose le
storie che coinvolgono “il Tiranno” che potrebbero essere
utilizzate per un ipotetico riavvio cinematografico.
Justice League/Avengers
Se la Warner Bros. e i Marvel Studios dovessero mai fare squadra un
giorno per unire cinematograficamente i loro franchise, sarebbe un
evento storico, senza precedenti. La cosa potrebbe certamente
accadere, anche se non nell’immediato, a causa delle innumerevoli
complicazioni legali e finanziarie che un accordo/partnership del
genere comporterebbe.
In realtà, diversi anni fa è stato
realizzato un crossover a fumetti che ha visto proprio le
due squadre di supereroi – la Justice
League e gli Avengers –
incontrarsi, con fantastiche iterazioni come Batman e Captain
America che combattevano insieme, o l’immagine – rimasta ancora
oggi iconica – di Superman che brandisce il martello di Thor e lo
scudo di Cap.
La morte di Superman
Sebbene la morte di Superman
non appartenga propriamente alla storyline fumettistica della
Justice
League, ma a quella singola dell’eroe kryptoniano, la
Lega ha comunque svolta un ruolo importante durante la dipartita
dello storico eroe. Mentre Zack
Snyder è stato parecchio precipitoso nell’utilizzo
dell’avvenimento sul grande schermo, un eventuale riavvio dovrebbe
forse calibrare bene quando e soprattutto come utilizzare una delle
storie più potenti dei fumetti.
Quando l’Uomo d’Acciaio si scontra con Doomsday, ne
consegue un’epica battaglia che coinvolge tutta la città di
Metropolis e che termina con Superman che riesce a sconfiggere il
suo nemico ma che purtroppo muore alla fine dello scontro. Snyder
ha dimostrato di amare il materiale di partenza, ma in realtà non
ha regalato al pubblico lo scontro che i fan speravano di vedere,
senza riuscire a sfruttare a pieno il coinvolgimento della Justice
League nella morte di Superman.
A meno di due settimane dal lancio,
HBO Max ha rimosso Via Col Vento
dalla sua offerta di streaming. È una mossa che sicuramente non
passa inosservata, data la popolarità e lo status del film, il più
alto incasso della storia del cinema con l’adeguamento
dell’inflazione.
HBO Max ha diffuso un comunicato che
dice:
Via Col Vento è un prodotto del
suo tempo e raffigura alcuni dei pregiudizi etnici e razziali che,
purtroppo, sono stati all’ordine del giorno nella società
americana. Queste rappresentazioni razziste erano sbagliate allora
e lo sono oggi, e abbiamo ritenuto che mantenere questo titolo
senza una spiegazione e una denuncia di quelle rappresentazioni
sarebbe irresponsabile.
Queste rappresentazioni sono
certamente in contrasto con i valori di WarnerMedia, quindi quando
restituiremo il film a HBO Max, tornerà con una discussione sul suo
contesto storico e una denuncia di quelle stesse rappresentazioni,
ma sarà presentato come è stato originariamente creato, perché
altrimenti sarebbe lo stesso che affermare che questi pregiudizi
non sono mai esistiti. Se vogliamo creare un futuro più giusto,
equo e inclusivo, dobbiamo prima riconoscere e comprendere la
nostra storia.
Lunedì, lo sceneggiatore e regista
John Ridley (12 anni schiavo),
vincitore del premio Oscar, ha chiesto la rimozione del film da HBO
Max, dicendo “Non si tratta solo di “non essere all’altezza” per
quanto riguarda la rappresentazione. È un film che glorifica il sud
del periodo precedente alla guerra. È un film che, quando non
ignora del tutto gli orrori della schiavitù, si sofferma su alcuni
degli stereotipi più dolorosi delle persone di colore.”
In effetti, il film del 1939 non sta
invecchiando bene in un’era di proteste contro la brutalità della
polizia e l’ingiustizia razziale. L’epopea della Guerra Civile
ambientata nel Sud degli Stati Uniti ritrae gli schiavi per lo più
felici della loro sorte e fedeli ai loro proprietari fino alla
fine. Riduce anche – se non elimina del tutto – gli orrori della
schiavitù, romanticizzando la sofferenza della protagonista,
Rossella O’Hara, interpretata da Vivien Leigh,
prima, durante e dopo la guerra civile.
Continua Ridley: “È un film che
romanticizza la Confederazione in un modo che continua a dare
legittimità all’idea che il movimento secessionista fosse qualcosa
di più, o meglio, più nobile di quello che era – una sanguinosa
insurrezione per mantenere il “diritto” di possedere, vendere e
comprare esseri umani.”
Via Col Vento ha
vinto 8 Oscar competitivi, incluso il primo Oscar mai assegnato a
una persona di colore. Quella statua è andata a Hattie
McDaniel per il suo ruolo della fedele schiava domestica
Mammie. È stato anche premiato come Miglior film; Miglior regista;
Migliore attrice protagonista; Miglior sceneggiatura; Migliore
fotografia, colore; Miglior montaggio cinematografico e Migliore
direzione artistica. L’AFI ha classificato Gone With the
Wind come il quarto miglior film mai realizzato nella sua
lista dei 100 migliori film di tutti i tempi.
Dopo la presentazione alla Mostra
D’Arte Cinematografica di Venezia, EMA di Pablo
Larrain sarà presentato in anteprima assoluta su
Miocinema. Appuntamento sabato 13 giugno alle
ore 21.00: ad introdurre il
filmsarà Pablo
Larrain, regista cileno che ha sorpreso e incantato i
festival e la critica di tutto il mondo con film come Tony
Manero, Post Mortem, No, El Club,
Neruda e Jackie.
Insieme a lui Alberto
Barbera, direttore della Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia, che ha presentato in anteprima alcuni dei suoi film, tra
cui EMA. Dopo la presentazione, visibile
gratuitamente sul sito e sulla pagina Facebook di Miocinema,
partirà la proiezione a pagamento del film (visibile e non
replicabile oltre la mezzanotte del 14 Giugno).
Dopo la
parentesi Jackie, Pablo Larraín torna a girare
in Cile, a Valparaíso, dove la sua protagonista vaga per le strade
alla ricerca di storie d’amore e pacificazione.
Ema è una giovane ballerina di
reggaeton (una sorprendente Mariana Di Girolamo) che decide di
separarsi dal coreografo Gastón (Gael García Bernal) dopo aver
rinunciato a Polo, bambino avuto in adozione che però non sono
stati in grado di crescere. Ema ha però un piano segreto per
riprendersi tutto ciò che ha perduto.
Un film feroce e tenero al tempo
stesso, sensuale e duro, disperato e pieno di speranza, che è al
contempo melodramma e thriller. Certamente in grado di sorprendere
fino alla fine. Distribuito da Movies Inspired, il film uscirà
nelle sale italiane il 2 Settembre, giorno di inaugurazione della
Mostra internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia.
Apprendiamo grazie al Boston Globe
(via
Empire Magazine) che Judd Apatow, regista e
sceneggiatore americano noto per 40 anni vergine,
Questi sono i 40 e Un disastro di ragazza, è al
lavoro su un documentario dedicato a George
Carlin, il celebre comico, attore e sceneggiatore
statunitense, scomparso nel 2008.
“Sto per iniziare a lavorare con
il mio partner Michael Bonfiglio ad un documentario dedicato a
George Carlin”, ha rivelato Apatow al Boston Globe. “Non
vedo l’ora di guardare un sacco di interviste rilasciate da Carlin
e di speciali a lui dedicati. Penso che questo lavoro si
trasformerà per me in qualcosa di davvero profetico.”
George Carlin era
celebre per il suo atteggiamento irriverente e le sue osservazioni
sul linguaggio, la psicologia e la religione. Nel corso della sua
carriera è divenuto celebre anche per aver affrontato nei suoi show
diversi argomenti considerati tabù negli Stati Uniti: la sua
scenetta “Seven Dirty Words” (“Sette parole volgari”) degli anni
’70, fu al centro di una sentenza della Corte Suprema americana a
seguito della quale il governo venne autorizzato a regolamentare il
contenuto delle trasmissioni pubbliche per evitare l’uso di
linguaggio considerato volgare sia alla radio che alla tv. Dopo
Richard Pryor, Carlin è universalmente
riconosciuto come il più grande comico statunitense di tutti i
tempi.
Il documentario sul comico George
Carlin ad opera di Judd Apatow potrebbe arrivare su HBO
Al momento non sappiamo ancora a
quale network o piattaforma di streaming sarà destinato il
documentario, ma considerata la lunga storia di Carlin con la HBO
(il comico realizzò ben 14 speciali per il network), è molto
probabile che sarà proprio l’emittente statunitense ad accaparrarsi
il progetto. Inoltre, già in passato un altro documentario di
Apatow, The Zen Diaries of Garry Shandling del 2018, venne
prodotto proprio dalla HBO.
L’ultimo film diretto da
Judd Apatow è Il re di Staten
Island, film che narra la vita romanzata dell’attore e
comico statunitense Pete Davidson, anche co-atore della
sceneggiatura semi-autobiografica. Il film uscirà direttamente on
demand il prossimo 12 giugno.
Michael Mann è
stato uno sperimentatore di generi nella sua carriera registica.
Americano di nascita studia alla London’s International Film School
di Londra e tornando negli States si dedica alla regia
documentaristica e alle problematiche sociali che inquadra e
analizza nei primi cortometraggi come “Jaunpuri” del 1971 e “17
Days Down the Line” del 1972. Si dedica al cinema curando la regia
di “The Jericho Mile” del 1979, con il quale vince un Emmy Award e
il premio della Director’s Guild of America per la miglior
regia.
Il film d’esordio racconta la storia
di un detenuto che corre per combattere i pregiudizi dei giudici
che non l’hanno accettato alle Olimpiadi. Realizzato e montato
senza “voce off” con Mann che lascia parlare i personaggi duri e
pieni di rabbia che cercano di ritrovare una loro dimensione nella
quotidianità del carcere, multiculturale ma forzato luogo
d’incontro. Gira il primo film “Strade Violente”
nel 1981. E’ il suo primo film proiettato in sala, dai toni
drammatici e noir, indaga sui tormenti interiori di un ladro
indeciso sulla sua vita futura perché innamorato della donna che
potrebbe cambiarlo per sempre. “La fortezza” nel
1983, è un’opera psico-thriller ambientata ai tempi del Nazismo,
nato da un adattamento di romanzo fanta-horror con sequenze di
musica rock e dialoghi filosofico-moralisti, è un film
particolarmente riuscito per gli effetti scenografici e l’ottima
cura della fotografia.
In seguito scrive la sceneggiatura
di alcuni episodi delle due serie poliziesche di successo:
“Starsky & Hutch” e “Miami Vice”
attraverso le quali riscrive completamente il concetto di serialità
introducendo anche le soundtrack caratteristiche riconoscibili dei
telefilm cult anni ’80. Ispirato da registi come Melville e Huston,
viene considerato l’erede del cinema classico dei grandi geni del
cinema:
Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Brian
De Palma. Compie il passo verso la svolta nel 1986 quando
presenta “Manhunter” tratto dal romanzo
“Red Dragon” di Thomas Harris; il film racconta
per la prima volta gli effetti che produce il male estremo
attraverso le pazzie della mente perversa e disturbata del dottor
Hannibal Lecter, psicologo-cannibale, personaggio che
passerà alla storia, pochi anni dopo, con la straordinaria
interpretazione di Anthony Hopkins ne “Il silenzio degli
innocenti”.
Nel 1992 gira “L’ultimo
dei Mohicani” trattando la guerra anglo-francese
dell’America del Nord mentre torna al noir con
“Heat” nel 1995, uno dei suoi film capolavoro, che
vede protagonisti Jon Voight, Ashley Judd con
Natalie Portman agli esordi, e per la prima
volta nella stessa scena due numeri uno della cinematografia
modiale: Robert De Niro e Al Pacino. La colonna sonora di “Heat” è da
segnalare per la sua intensità con composizioni di Elliot
Goldenthal, Brian Eno, Einstürzende Neubauten, Terje Rypdal, Moby.
Un gran bel film è “Insider – Dietro la verità”
del 1999 con
Russell Crowe, candidato all’Oscar come miglior attore
protagonista. E’ un film “da camera” che cerca di svelare i segreti
dietro le multinazionali del tabacco, gli illeciti e le truffe. Nel
2001 racconta la parabola esistenziale del pugile campione del
mondo Cassius Clay, nel film “Alì” interpretato da
un sorprendente Will Smith. Il film rivela la sensibilità e la
grandezza dell’uomo Alì che combatte contro tutto quello che non
rappresenta la sua filosofia di vita; poche sequenze con incontri
di boxe tra tutti ricordo intense sequenze hanno un potente impatto
emotivo. Su tutte le scene mi ha colpito molto il finale.
Il genere “thriller metropolitano”
lo riporta a realizzare “Collateral” nel 2004 con
Jamie Foxx e Tom Cruise. La tecnologia digitale permette a
Michael Mann di girare quasi completamente in
digitale di notte nella Los Angeles maledetta dalla criminalità.
Rappresenta la sintesi del “karma registico” di Michael
Mann che ambienta il film in taxi guidato da Foxx che è costretto a guidare per
Cruise, per la prima volta sullo schermo un killer
che non si ferma davanti a niente. Con Jamie Foxx e Colin Farrell gira il remake post anni ’80
della sua serie “Miami Vice” nel 2006 e nel 2009
con
Johnny Depp,
Christian Bale e di Marion Cotillard, gira un gran bel film
“Nemico
pubblico” biografia del criminale John Dillinger.
Michael Mann sul set di nemico pubblico
Ho notato che nel film è usata
moltissimo la steady cam per accelerare i ritmi e accrescere la
suspence, sottolineando attraverso la violenza delle scene come
nessun male si può debellare definitivamente perché l’uomo ha un
istinto “animalesco” ereditato dalla sua storia evolutiva.
Michael Mann è un regista preciso, maniacale,
pretende che gli attori siano in grado di trasformarsi nei suoi
personaggi per assorbirne tutte le caratteristiche fisiche e
psicologiche. Esige una preparazione perfetta (Will
Smith per “Alì” si allenò per un anno con il vero
allenatore di Cassius Clay, Angelo Dundee, prima di iniziare a
girare). S’ispira spesso a opere d’arte di grandi artisti come
William Blake e utilizza le riprese digitali per donare maggiore
realismo alle sue sequenze perché, come afferma lui stesso, le
riprese sono il momento dell’espressione, in cui si manifesta
prepotentemente il “potere dei conflitti” interiori e in cui si
alterna all’azione la suspence poiché spesso sono i silenzi ad
anticipare le scene più cruente e violente. Michael
Mann ha compiuto attraverso la regia quel viaggio
nell’underground della criminalità che aveva conosciuto da giovane
attraversando le strade di Chicago, abbracciando il cinema dei
maestri nella sua regia.
È
Deadline a riportare in esclusiva la notizia che Jake Gyllenhaal, visto lo scorso anno al
cinema in Spider-Man:
Far From Home, è entrato a far parte del cast di
Snow Blind, adattamento cinematografico
dell’omonima graphic novel sviluppata dalla casa editrice
BOOM!Studios.
La graphic novel originale, opera di
Ollie Masters (celebre per The Kitchen),
è ambientata in un sobborgo in Alaska e segue le vicende del
giovane Teddy, un ragazzo che un giorno, accidentalmente, dopo aver
postato online una foto di suo padre, viene a conoscenza del fatto
che in realtà la sua famiglia appartiene ad un programma di
protezione testimoni. Dopo che un uomo inizierà a preparare la sua
vendetta ed una squadra di agenti FBI farà
irruzione nel paese, Teddy scoprirà finalmente le ragioni per cui
suo padre (che nel film sarà interpretato proprio da Gyllenhaal) ha
ottenuto la protezione, capendo che la sua famiglia nasconde
segreti assai pericolosi.
L’adattamento di Snow
Blind segnerà il debutto alla regia di un film in lingua
inglese per Gustav Möller, regista svedese che nel
2018 è stato acclamato per il suo
Il Colpevole – The Guilty. A curare l’adattamento sarà
invece Patrick Ness, sceneggiatore di Sette
minuti dopo la mezzanotte. Stando alle prime
indiscrezioni, il progetto è stato descritto come un mix tra
Prisoners di Denis Villeneuve e Vivere in fuga di
Sidney Lumet.
L’ultima volta che abbiamo visto
Jake Gyllenhaal sul grande schermo è stato nei
panni del villain Mysterio in
Spider-Man: Far From Home, al fianco di
Tom Holland. Tra gli ultimi film in cui ha recitato
l’attore figurano anche Velvet Buzzsaw, I fratelli Sisters
e Wildlife.
Arriva da
Variety la notizia che i
Walt Disney Studios starebbero sviluppando un nuovo musical
basato sull’iconico repertorio di Lionel Richie,
il celebre cantante e compositore statunitense, vera e propria
iconica della musica anni ’80.
Il titolo del progetto, ancora in
una fase iniziale di sviluppo, sarebbe All Night
Long, come omaggio ad una delle più celebri hit del
cantante. Nel live action, che dovrebbe essere destinato alle sale
cinematografiche e non alla piattaforma di streaming
Disney+, verranno utilizzati alcuni dei più noti successi
musicali di Richie, famoso per canzoni quali Endless Love, We
Are the World, Hello, Say You, Say Me e
Truly.
Lionel Richie sarà
coinvolto nel progetto in qualià di produttore esecutivo insieme al
suo manager Bruce Eskowitz e a Dana Brunetti e Matt Del Piano. La
sceneggiatura è stata invece affidata a Peter
Chiarelli (co-sceneggiatore di Crazy & Rich), che
sarebbe già al lavoro sulla prima stesura. Al momento non si
conoscono i dettagli sulla trama, ma è chiaro che il progetto sarà
molto più simile ad un’operazione come
Mamma Mia! che ad un biopic come Bohemian Rhapsody.
Dopo essere divenuto
il frontman dei Commodores, famosa band degli anni
’70, dal 1982 Lionel Richie ha intrapreso la
carriera di solista, vendendo oltre 100 milioni di dischi. È uno
degli artisti che ha venduto più dischi nel mondo.
I fan di Star
Wars riconoscono spesso il personaggio di Lando Calrissian come il definitivo archetipo
dell’eroe spaccone, ma all’inizio George Lucas aveva in mente dei piani molto
diversi per l’iconico ex-contrabbandiere.
Stando a quanto rivelato dallo
stesso Lucas, inizialmente Lando avrebbe dovuto rappresentare il
pezzo mancante nel grande puzzle relativo all’enigma sulle
Guerre dei Cloni presente nella trilogia
originale. All’epoca dell’uscita dei primi film della saga, non
sapevamo molto sulle guerre, a parte il fatto che avevano preceduto
nella timeline del franchise l’ascesa dell’Impero. Inizialmente il
comandante Calrissian doveva essere proprio un clone scampato alle
omonime guerre, proveniente da un sistema di pianeti composto da
almeno 700 paesi abitati da cloni.
Apparentemente, George Lucas intendeva mettere in evidenza il
fatto che la classe dominante di Lando fosse la reale responsabile
delle Guerre dei Cloni. Il regista cambiò però subito idea, dal
momento che quella che oggi conosciamo come la guerra tra la
Confederazione dei Sistemi Indipendenti e la
Repubblica Galattica ha origini completamente
diverse.
L’evoluzione di Lando Calrissian in
Star Wars, da clone a carismatico truffatore
In effetti, la trilogia prequel ha
chiarito in maniera esemplificativa che Palpatine, alias Darth Sidious, fu colui che
orchestrò le Guerre dei Cloni per impadronirsi del Senato Galattico
e, successivamente, dell’intera Galassia. La creazione stessa dei
Clone Trooper su Kamino fu soltanto un’elaborata
coincidenza; nella versione originale di Lucas, alcuni di questi
cloni sarebbero direttamente responsabili dell’avvio della
guerra.
Alla fine, Lucas decise di rivedere
le sue idee, optando per la trasformazione di Lando nel carismatico
truffatore che abbiamo imparato a conoscere e ad amare. Inoltre, è
chiaro che la versione di Lando alla “cappa e spada” vista sul
grande schermo ha funzionato molto meglio anche in relazione al
rapporto con Han Solo, aspetto che ha reso abbastanza
facile per lo spettatore riscontrare tutta una serie di somiglianze
tra i due amici.
Linda Cardellini è attualmente la
co-protagonista della serie Dead to Me targata Netflix. Insieme ai ruoli che hanno contribuito a
renderla un volto riconoscibile del grande schermo (pensiamo alla
serie Freaks and Geeks o ai recenti La Llorona – Le lacrime del male e Green
Book), l’attrice americana è anche nota per il ruolo di
Laura Barton, moglie di
Clint Barton/Occhio di Falco, nel MCU.
Nonostante la stessa sia apparsa in
soli due film dell’universo condiviso –
Avengers: Age of Ultron e Avengers:
Endgame -, pare che la Cardellini sia molto legata al
ruolo di Laura. In una recente intervista con
Collider, infatti, ha rivelato che le piacerebbe vedere uno
stand-alone interamente dedicato a Laura e alla sua vita. “Gli
amici di mia figlia la adorano. Sai, è una di quelle cose carine… è
sempre divertente. Voglio dire… se mi piacerebbe vedere un film
dedicato a Laura Barton? Certo!”, ha spiegato l’attrice.
Desideri a parte, Linda Cardellini è pero ben consapevole che la
cosa potrebbe non accadere mai, dal momento che un
personaggio secondario come il suo non ha certamente lo
stesso appeal di un supereroe. Nel corso della medesima intervista,
l’attrice ha anche spiegato cosa ha significato per lei aver preso
parte ad un universo cinematografico come quello messo in piedi dai
Marvel Studios: “È una cosa alla quale mi
hanno chiesto di partecipare e subito ho capito che era in qualche
modo autentica… che quell’universo era davvero il loro universo! È
un universo che rappresenta se stesso, anche grazie a questo
incredibile fandom. Farne parte è stato davvero
divertente.”
Avengers: Endgame, il cinecomic
campione d’incassi di Anthony e Joe Russo
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019. Nel cast del film
Robert Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e
Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di
Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi
del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita
dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta
per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine
nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Black Widow arriverà nelle
sale (si spera!) il prossimo novembre, e come abbiamo già avuto
modo di intuire grazie ai vari trailer del film, Natasha
Romanoff e Yelena Belova dovranno
affrontare un intero esercito di Vedove Nere. Nei panni di una
delle guerriere della Stanza Rossa figura l’attrice ed esperta
acrobata Jade Xu: nelle ultime ore è balzato
all’attenzione di Murphy’s Multiverse
che la Xu figura anche nel cast di Shang-Chi and the Legend of the Ten
Rings (ci sarebbero alcune prove che
l’attrice-acrobata è stata in Australia durante la produzione del
film).
Sebbene sia possibile che
Jade Xu sia stata coinvolta in
Shang-Chi come stunt del personaggio di
Awkwafina (lei e la star di The Farewell condividono la stessa altezza e la
medesima corporatura), potrebbe in realtà esserci una spiegazione
del tutto plausibile e molto più realistica dietro la presenza
della Xu in entrambi i cinecomics. Secondo alcune indiscrezioni, infatti,
in Shang-Chi l’eroe del titolo dovrebbe combattere in una
sorta di torneo sotterraneo per entrare in possesso degli anelli
del titolo per volere del Mandarino: tra i possibili avversari di
Shang-Chi ci sarebbe proprio una ex Vedova Nera; dunque, è
possibile che la Xu torni ad interpretare il personaggio di
Black
Widow nel cinecomic con Simu Liu.
Per ora questa riportata da Murphy’s Multiverse è
una semplice cospirazione, ma chissà che non possa rivelarsi
qualcosa di fondato. Probabilmente ne sapremo di più quando
Black Widow
arriverà nelle sale e quando la produzione di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings sarà
pronta a ripartire…
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson(The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme
a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Le voci di una dipartita di Ben Affleck dal DCEU
iniziarono a circolare già dopo l’uscita nelle sale di Batman v Superman, che venne pesantemente
stroncato dalla critica. In seguito ci fu Justice
League, la cui travagliata post-produzione
(incluso l’allontanamento di Zack Snyder
dal film e l’entrata in scena di Joss Whedon)
di certo non ha contribuito alla voglia di Affleck di continuare a
vestire i panni del Crociato di Gotham e a portare sullo schermo
una propria versione della storia dell’iconico personaggio.
Nonostante l’hype che circonda il
“nuovo” The
Batman sotto l’egida di Matt Reeves, molti fan si chiedono ancora come
sarebbe potuto essere il film mai realizzato da Affleck,
soprattutto se l’attore fosse stato coinvolto soltanto in qualità
di interprete del Cavaliere Oscuro, lasciando la sedia di regia
all’amico e collega Zack Snyder.
Un nuovo trailer fan-made realizzato da Stryder
HD immagina proprio come sarebbe stato un ipotetico The
Batman diretto da Snyder e interpretato da Ben Affleck. Nel video
vengono usate immagini tratte sia da Batman v Superman che da Justice
League. Potete vederlo di seguito:
I motivi che hanno spinto Ben
Affleck ad abbandonare il suo The Batman
Durante gli ultimi mesi, Ben
Affleck ha spesso parlato dei motivi che lo hanno spinto
ad abbandonare il progetto legato a The
Batman. In un’intervista
dello scorso marzo, l’attore aveva spiegato: ““Ne avevo
abbastanza. Mi hanno detto: ‘Ti piacerebbe dirigere e recitare in
un film di Batman in solitaria?’. Ho scoperto che avevo perso il
mio entusiasmo e la mia passione per il personaggio. E così ho
pensato che un film del genere dovesse essere affidato a qualcuno
che in un progetto così ci vedeva il coronarsi di un sogno. Era
chiaro per me che era tempo di andare avanti.”
“The
Batman esplorerà un caso di
detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune
persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere
nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il
mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di
Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
Per otto lunghi anni, Occhio
di Falco è stato il bersaglio di ogni tipo di battuta da
parte dei fan quando si trattava di stabilire chi era il più debole
dei Vendicatori. Anche certi film del MCU non hanno fatto altro che
mettere in ridicolo il personaggio stesso (come
Avengers: Age of Ultron, dove lo abbiamo visto
affrontare alieni, robot e altri personaggi armati con nient’altro
che un arco e una freccia). Eppure, secondo un nuovo studio,
Clint Barton è in realtà il più “prezioso” tra gli
eroi più potenti della Terra… e per tutto questo tempo non abbiamo
fatto altro che sottovalutarlo!
È giusto chiarire che lo studio in
questione non si è occupato di stabilire chi è il miglior
Vendicatore da un punto di vista puramente combattivo. Il sito
Film
Franchise Showdown ha raccolto una serie di dati per
determinare chi fosse il Vendicatore più redditizio di tuttti. Lo
studio ha preso in esame i numeri di ciascuno dei 23 film del
MCU usciti fino ad oggi,
classificandoli in base agli incassi e alle valutazioni della
critica. Tra i fattori che sono stati presi in esame anche il
budget di produzione, il punteggio di IMDb ed eventuali vittorie
nel corso di importanti cerimonie di premiazione.
Come si legge sul sito:
“Finora Occhio di Falco è apparso in sei film
del MCU, con un ROI(ritorno sugli investimenti, NdR)medio di 5,3 per film. In confronto, ogni film
che presenta Thor ha un ROI medio di 5,06, Captain America ha un
ROI di 4,9 e Iron Man ha un ROI medio di 4,8 per apparizione.
L’analisi dettagliata mostra che Black Panther resta il miglior
film Marvel fino ad oggi, grazie agli
elevati incassi al botteghino e al plauso della critica, mentre
L’incredibile Hulk ha ottenuto il minor successo finanziario e di
critica in assoluto.”
Occhi di Falco guida la classifica
degli eroi più redditizi del MCU
Lo studio ha decretato anche che
Spider-Man: Far From Home è il film con il ROI più
grande, essendo stato prodotto con un budget di 160 milioni di
dollari e avendone incassati 1,13 miliardi al box office globale.
Ciò ha fatto guadagnare al film con Tom Holland un punteggio ROI di 7,06, battendo
così il ROI di Avengers:
Endgame (6.99), calcolato in base ad un budget di
circa 400 milioni di dollari ed un incasso pari a 2,79 miliardi
lordi.
A proposito di Occhio di Falco,
ricordiamo che Jeremy Renner tornerà a vestire i panni del
personaggio nell’annunciata serie Hawkeye che sarà destinata al servizio di
streaming Disney+. Nella serie Clint Barton
allenerà il personaggio di Kate Bishop per diventare Occhio di
Falco. La serie debutterà nel 2021.
Noto per i suoi ruoli televisivi,
l’attore Tyler Blackburn si è in particolare
distinto grazie alla serie Pretty Little Liars, con la
quale ha ottenuto popolarità presso il grande pubblico e
all’interno dell’industria. Ad oggi, continua a reinventarsi grazie
a nuovi titoli, con i quali ha modo di portare sullo schermo la
propria versatilità e il proprio carisma.
Ecco 10 cose che non sai di
Tyler Blackburn.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Tyler Blackburn: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in alcuni
film per il cinema. Per il grande schermo Blackburn ha
recitato per alcune pellicole indipendenti, note principalmente
all’interno del mercato americano. Il suo debutto avviene nel 2005
con Next of Kin, per poi recitare in Peach Plum
Pear (2011), Hiding (2012), Love Is All You
Need? (2016), dove ricopre il ruolo di Ryan. Nel 2017 è invece
stato al cinema con il musical Hello Again.
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Dopo la partecipazione ad alcuni episodi di
serie come Unfabulous (2006) e Cold Case – Delitti
irrisolti (2009), l’attore ottiene una prima notorietà grazie
a Il tempo della nostra vita (2010). Il vero successo
arriva grazie a Pretty Little
Liars (2011-2019), dove recita nel ruolo di Caleb Rivers.
Riprende tale ruolo anche per lo spin-off Ravenswood
(2013-2014), per poi recitare dal 2019 in Roswell, New
Mexico. Nello stesso 2019 recita nel diciassettesimo episodio
della prima stagione di Streghe, con le attrici
Melonie Diaz,
Madeleine
Mantock e Sarah
Jeffery.
Tyler Blackburn è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 7,5 milioni di persone.
All’interno di questo è solito condividere immagini di suoi momenti
quotidiani, realizzate durante occasioni di svago o in luoghi
particolari da lui visitati.
7. Promuove il suo lavoro
tramite il proprio account. Con il proprio account
Instagram l’attore è solito condividere anche molti post legati al
suo lavoro. In particolare, sono presenti immagini di backstage dei
set a cui ha partecipato, come anche alcune foto promozionali di
locandine e trailer
Tyler Blackburn in Streghe
6. Ha interpretato un
malvagio demone. Nell’episodio Surrender della
serie Streghe, Blackburn ha interpretato Viralis, demone
della fertilità che sacrifica le anime di diverse donne per poter
continuare a vivere. Per l’attore si tratta di uno dei primi ruoli
da malvagio, cosa che ha accettato senza pensarci due volte,
desideroso di misurarsi con un personaggio così diverso dai suoi
soliti.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Tyler Blackburn e Ashley
Benson
5. Hanno pianto per la
storia dei loro personaggi nella serie. Quando Blackburn e
l’attrice Ashley
Benson, della serie Pretty Little Liars,
hanno scoperto che i loro personaggi Caleb e Hanna si sarebbero
lasciati, hanno realmente pianto per la fine della loro relazione,
che consideravano la più bella della serie. Fortunatamente, i due
personaggi sono poi tornati insieme nella stagione finale.
4. Non hanno una
relazione. I due attori hanno dichiarato di essere ottimi
amici nella vita reale, ma che tra loro non vi è altro. La Benson
ha inoltre messo a tacere i pettegolezzi a riguardo, affermando che
non riuscirebbe a frequentare una personalità dello spettacolo,
sempre esposta ai riflettori del suo lavoro.
Tyler Blackburn e la musica
3. Ha inciso diversi
singoli. Grande appassionato di musica, Blackburn rilascia
un primo singolo dal titolo Save Me, realizzato nel 2012.
In seguito, tornerà più volte in sala di registrazione dando vita a
brani come Find a Way, It’s That Time of Yer, Hard to Forget,
It All Comes Down to You e Oper Your Eyes. Alcune di
queste sono contenute nell’EP Find a Way.
2. Alcune sue canzoni sono
state utilizzate in Pretty Little Liars. La
celebre serie ha permesso all’attore di ottenere popolarità in più
modo, tra cui promuovendo la sua musica. Alcuni dei brani da lui
registrati, infatti, come Find a Way e It All Come
Down toYou, vengono usati come colonna sonora in
alcuni episodi della serie.
Tyler Blackburn: età e altezza
1. Tyler Blakcburn è nato a
Burbank, in California, Stati Uniti, il 12 ottobre 1986.
L’attore è alto complessivamente 179 centimetri.
Celebre al cinema per la saga di
Transformers,
l’attore Josh Duhamel si è negli anni distinto
tanto per progetti blockbuster quanto per brillanti commedie. Non
ha poi mancato di estendere la propria popolarità anche al piccolo
schermo televisivo, partecipando ad alcune celebri serie
televisive, grazie alle quali ha potuto ulteriormente dar prova
della propria versatilità.
9. Ha preso parte ad altri
noti film. Il debutto dell’attore sul grande schermo
avviene nel 2004 con il film Appuntamento da sogno!.
Successivamente, al di là della saga di Transformers,
partecipa a film come La fontana dell’amore (2010), con
Kristen
Bell, Tre all’improvviso (2010), con Katherine
Heigl, Capodanno a New York (2011), con
Hilary
Swank, Comic Movie (2013), Qualcosa di
buono (2014), Conspiracy – La cospirazione (2016),
con Al
Pacino, e Tuo, Simon (2018).
8. Ha recitato in note
serie TV. La popolarità televisiva dell’attore è merito
della soap opera La valle dei pini (1999-2011) e Las
Vegas (2003-2008). Successivamente recita anche in
Crossing Jordan (2004-2007), Battle Creek (2015)
e 22.11.63 (2016), con James
Franco, e Unsolved (2018). Nel 2020 recita
poi nell’episodio pilota della serie Jupiter’s Legacy.
Josh Duhamel e Fergie
7. Ha avuto una relazione
con la nota cantante. Grazie alla serie Las
Vegas, l’attore conosce la cantante Stacy Ferguson, meglio
nota come Fergie dei Black Eyed Peas. Questi avevano infatti
partecipato ad uno degli episodi del 2004, permettendo così
l’incontro tra i due, i quali intraprenderanno una relazione,
rivelata soltanto nel 2007.
6. Hanno avuto un
figlio. Dopo aver annunciato il fidanzamento, la coppia si
sposa nel gennaio del 2009 a Malibù, con una cerimonia privata.
Dalla loro unione nascerà il figlio Jack, nel 2013. Dopo quasi
dieci anni di matrimonio, tuttavia, nel 2017 la coppia annuncia la
separazione, senza fornire ulteriori motivazioni o dettagli a
riguardo.
Josh Duhamel è su Instagram
5. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 2,1 milioni di persone.
All’interno di questo è solito condividere post incentrati sui
propri momenti di svago, sui luoghi visitati o su curiosità a lui
legate. Non mancano poi anche immagini relative al suo lavoro da
interprete, come immagini di backstage di set da lui
frequentati.
Josh Duhamel in Transformers
4. Si è allenato molto per
il ruolo. Per prepararsi al film Transformers,
l’attore ha speso diversi giorni presso un campo d’allenamento in
compagnia dell’attore Tyrese
Gibson, che nel film ricopre il ruolo di Epps. I due
si sono allenati in diverse forme di combattimento come anche per
ottenere una maggiore resistenza fisica, richiesta per le loro
scene nel film.
3. Ha ripreso il suo ruolo
nel quinto capitolo. Tra i personaggi principali dei primi
tre film della saga, l’attore ha poi mancato di partecipare al
quarto capitolo, Transformers 4 – L’era dell’estinzione.
Molti fan si sono chiesti il perché della sua assenza, ma sono
stati soddisfatti nel veder ricomparire il personaggio nel quinto
capitolo. Duhamel, dal canto suo, ha raccontato di essere stato
lieto di poter tornare a fare della squadra.
Josh Duhamel: chi è la sua nuova
fidanzata
2. Ha una nuova
compagna. Nel febbraio del 2020 l’attore viene avvistato
in compagnia della sua nuova compagna, la modella Audra Mari, di
quasi vent’anni più giovane di lui. Poco si sa della coppia, ma
fonti a loro vicine raccontano di un grande affiatamento, lasciando
intendere che quella tra i due sia una relazione piuttosto
seria.
Josh Duhamel: età e altezza
1. Josh Duhamel è nato a
Minot, in North Dakota, Stati Uniti, il 14 novembre 1972.
L’attore è alto complessivamente 193 centimetri.
Celebre per i suoi personaggi
psicotici e dalla controversa moralità, Jeffrey Dean
Morgan è oggi attivo tanto al cinema quanto in
televisione, dove ha dato vita a personaggi divenuti iconici presso
il grande pubblico. Interprete versatile e ricco di carisma, si è
di recente affermato come popolare antieroe, continuando sempre più
a guadagnare consensi.
Ecco 10 cose che non sai di
Jeffrey Dean Morgan.
Jeffrey Dean Morgan: i suoi film e
le serie TV
10. Ha recitato in celebri
film. L’attore debutta al cinema con un piccolo ruolo in
Uncaged (1991), per poi ottenere grande popolarità
soltanto nel 2009 con il film Watchmen,
dove recita accanto a Matthew
Goode e Billy
Crudup. In seguito, prende parte a titoli come
Motel Woodstock (2009), di Ang
Lee, Jonah Hex (2010), Le paludi della
morte (2011), The Possession (2012), The
Salvation (2014), Desierto (2015), Rampage – Furia
animale (2018), con Dwayne
Johnson, e Walkaway Joe (2020).
9. Ha preso parte a note
serie TV. Morgan ottiene una buona popolarità sul piccolo
schermo recitando in episodi di serie come The Burning
Zone (1996-1997), Walker Texas Ranger (2000), CSI
– Scena del crimine (2003), The O.C. (2005), e
Supernatural (2005-2007). Ottiene maggior notorietà grazie
al ruolo di Denny Duquette in Greys
Anatomy (2006-2009), con Ellen
Pompeo. In seguito, recita in Magic City
(2012-2013), Extant (2015), e The Good Wife
(2015-2016). In televisione è noto soprattutto per il ruolo del
villain Negan in The Walking
Dead.
8. Ha avuto un cameo in un
noto film. Nel 2016 l’attore torna a lavorare con il
regista Zack Snyder per il film Batman v Superman: Dawn
of Justice. Qui ha infatti dato vita al personaggio di
Thomas Wayne in un breve cameo non accreditato. Egli compare
unicamente nella celebre scena dove i genitori di Bruce vengono
uccisi, contribuendo al suo futuro come Batman.
Jeffrey Dean Morgan è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 3,2 milioni di persone.
All’interno di questo è solito condividere immagini relative ai
propri progetti da interprete, ma anche numerosi video e foto che
lo ritraggono con la propria famiglia. Presenti sono anche immagini
di backstage dai set a cui ha preso parte.
Jeffrey Dean Morgan: chi è sua
moglie
6. È sposato. Dopo
un primo matrimonio durato dal 1998 al 2003, l’attore si è poi
legato all’attrice Hilarie Burton, nota per la
serie One Tree Hill. Insieme dal 2009, i due hanno avuto
un primo figlio nel 2010, ed una bambina nel 2018. Nell’ottobre del
2019, infini, la coppia si sposa ufficialmente.
Jeffrey Dean Morgan è Negan
5. Si è tagliato i capelli
con un coltello. Nel corso della nona stagione, il
personaggio interpretato da Morgan, Negan, passa il più del suo
tempo in prigione. Per poter risultare credibile nella sua
prigionia, e dare ulteriore carattere all’ego di Negan, l’attore
decise di tagliarsi i capelli con un coltello, riuscendovi pur con
qualche difficoltà.
4. Ha ottenuto diversi
riconoscimenti. Grazie al ruolo di Negan l’attore ha
saputo affermarsi come uno dei grandi villain della televisione,
ottenendo alcuni tra i maggiori premi della sua carriera, come due
Saturn Award e un Critics Choice TV Award come miglior guest star e
un MTV Movie + TV Award come miglior villain.
Jeffrey Dean Morgan in
Supernatural
3. È tornato nella serie
per un atteso evento. Dopo aver lasciato
Supernatural nel 2007, abbandonando dunque il personaggio
di John Winchester, l’attore è tornato a vestire tali panni in
occasione del trecentesimo episodio. Questo, intitolato
Libano. Essendo deceduto nel corso della seconda stagione,
le modalità in cui il personaggio sarebbe riapparso sono a lungo
state tenute segrete.
Jeffrey Dean Morgan ha un
sosia
2. È estremamente
somigliante ad un noto attore. Morgan è popolare sul Web
anche per la sua incredibile somiglianza con l’attore premio Oscar
JavierBardem. Diversi fotomontaggi
mostrano infatti quanto i due attori siano vicini all’essere l’uno
il sosia dell’altro, portando facilmente i fans a confonderli.
Jeffrey Dean Morgan: età e
altezza
1. Jeffrey Dean Morgan è
nato a Seattle, nello Stato di Washington, Stati Uniti, il
22 aprile 1966. L’attore è alto complessivamente 185
centimetri.
Da domani, distribuito da Adler
Entertainment e in esclusiva direttamente su Prime Video, L’amore a
domicilio, commedia del regista Emiliano
Corapi, già autore del pluripremiato Sulla strada di casa,
con un ricco cast formato da Miriam Leone, Simone Liberati,
Fabrizio Rongione, Anna Ferruzzo, Antonio Milo, Valeria Perri,
Eleonora Russo e con la partecipazione di Renato
Marchetti e Luciano Scarpa.
Il film, prodotto da Andrea
Petrozzi per la World Video Production, con Rai Cinema e
in collaborazione con Frame by Frame e Marvin Film, si avvale di un
cast tecnico d’eccezione, con la direzione della fotografia di
Vladan Radovic (David di Donatello per
Anime Nere), i costumi di Nicoletta
Taranta (vincitrice di un David di Donatello e due Nastri
d’Argento), la presa diretta di Maricetta Lombardo
(due David di Donatello e tre Nastri d’Argento), le musiche di
Giordano Corapi, il montaggio di Marco
Costa, le scenografie di Luisa Iemma.
Sentimentalmente pavido, Renato si è
sempre tenuto lontano da relazioni che lo coinvolgessero davvero.
Ma quando scopre che Anna, conosciuta per caso, è reclusa agli
arresti domiciliari, decide di lasciarsi andare ai sentimenti
sempre temuti. In quella casa, dove è l’unico uomo, è convinto di
poter controllare la situazione. In amore, però, non esistono vie
sicure e ben presto la situazione si complica…
Preparatevi all’avventura più
divertente di tutte in compagnia del riccio più amato di sempre,
perché è in arrivo a casa vostra il successo al botteghino
Sonic, disponibile in Dvd, Blu-ray, Blu-ray
Steelbook, 4K Ultra HD e Digital HD a partire dal 10 giugno.
Le edizioni home video saranno
ricche di contenuti bonus imperdibili: guardate Sonic alle prese
con una nuova avventura in giro per il mondo all’interno del nuovo
corto animato; scoprite le scene eliminate e divertitevi con le
esilaranti papere durante le riprese; esplorate le origini del
leggendario riccio blu; guardate da vicino Jim
Carrey dare vita al Dr. Robotnik; divertitevi con il
commento al film del regista Jeff Fowler e molto di più!
Dotato di un’incredibile velocità,
Sonic aka il riccio blu approda sulla Terra e ne fa la sua nuova
casa. Questo finché non complica le cose attirando l’attenzione del
malvagio Dr. Robotnik, con cui ingaggia una vera e propria corsa
attraverso il globo per cercare di impedirgli di dominare il mondo.
Trova un inatteso aiuto nello sceriffo Tom Wachowski per salvare il
pianeta in questa divertente avventura per tutta la famiglia.
CONTENUTI BONUS NEI FORMATI DVD, BLU-RAY, BLU-RAY
STEELBOOK E 4K UHD:
Scene inedite e blooper
Bufera blu: la nascita di Sonic
La creazione di Robotnik con Jim Carrey
Per amore di Sonic
Il giro del mondo in 80 secondi
E molto altro!
Il film sarà disponibile in 4K Ultra HD in una
confezione doppia che include il 4K Ultra HD Blu-rayTM e
il Blu-rayTM.
Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli stessi contenuti extra
della versione Blu-rayTM, tutti nella straordinaria
risoluzione 4K.
4K Ultra HD è la migliore esperienza visiva
per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la combinazione
della risoluzione 4K
di quattro volte superiore al classico HD, la brillantezza dei
colori dell’High Dynamic Range (HDR) con una resa audio
totalmente immersiva per un’esperienza sonora
multidimensionale.
Blu-rayTM sfodera il potere della
tua TV HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa,
con la risoluzione di 6 volte
superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità
surroud, come al cinema.
La Universal Pictures
Italia ha diffuso il trailer italiano di
L’assistente della star, l’attesa commedia con
protagonista Dakota Johnson che debutterà dal 26 Giugno sia
al cinema che a casa, nelle migliori piattaforme on demand.
ll film è diretto da e vede nel cast
anche Tracee Ellis Ross, Kelvin Harrison Jr. , Ice Cube Zoe
Chao ,Eddie Izzard, Bill Pullman e Diplo.
L’assistente della star: la trama
Ambientato nella scintillante scena
musicale di Los Angeles, il film racconta le vicende di Grace Davis
(Tracee Ellis Ross), una superstar che ha portato il proprio
talento, e conseguentemente il proprio ego, a vette incredibili.
Maggie (Dakota
Johnson) è la sovraccarica assistente personale di
Grace, rimasta invischiata fra le sue continue richieste, ma ancora
speranzosa di poter realizzare il sogno d’infanzia di diventare una
produttrice musicale. Quando il manager di Grace (Ice Cube) le
presenta l’opportunità che potrebbe cambiare il corso della sua
carriera, arriva il momento che le due donne realizzino un piano
che possa avere un impatto definitivo anche sulle loro vite.
Gli eroi dell’Universo Cinematografico
Marvel sono sempre stati elogiati per il modo in cui
sono stati gestiti sullo schermo, ma è chiaro quanto sarebbero
molto meno interessanti senza i cattivi di turno pronti a sfidarli.
Nonostante non abbiano a disposizione lo stesso minutaggio degli
eroi all’interno di un film, ogni secondo in cui un cattivo appare
in scena è un’occasione per sviluppare tanto la sua personalità
quanto quella dell’eroe protagonista, in maniera significativa. È
chiaro però che nel MCU alcuni
villain sono stati messi più in luce rispetto ad altri: ecco i 10
cattivi con il maggior minutaggio a disposizione nella Saga
dell’Infinito, secondo
IMDb.
Teschio Rosso (15 minuti e 30 secondi)
Teschio Rosso è
stato uno dei primi cattivi a debuttare nel MCU ed è stato un’antagonista
adatto al primo film in solitaria di Captain America. Molti pensavano che la sua
storia sullo schermo si sarebbe esaurita dopo la fine di Captain America: Il Primo Vendicatore,
restando molto sorpresi quando lo stesso è tornato in Avengers:
Endgame in qualità di guardiano della Gemma
dell’Anima.
Considerando che ha avuto diverse
apparizioni cinematografiche alle spalle, è interessante vederlo
così in basso in questa classifica, sotto altri villain che magari
sono invece apparsi in un unico film.
Justin Hammer (16 minuti e 30 secondi)
Justin Hammer è
stato introdotto per la prima volta in
Iron Man 2: il suo ruolo era quello del rivale in
affari – chiaramente di minor successo – di Tony Stark,
interpretato in modo esilarante da Sam Rockwell.
Sorprendentemente, Hammer ha avuto
un grosso impatto nel MCU al di fuori dei film: è infatti
uno dei pochi criminali a cui si fa riferimento sul versante
televisivo, grazie al proiettile di Giuda, un’invenzione delle
Hammer Industries, presente sia in Luke
Cage, la serie targata Netflix, che in Agents
of SHIELD della ABC. Dato che si tratta di uno dei
pochi cattivi che la Marvel non ha ucciso e che è stato
invece mandato in prigione alla fine del film, c’è sempre la
possibilità che potremmo vederlo tornare nel futuro del MCU.
Ego (17 minuti)
Nonostante sia stato menzionato nel
primo film dedicati ai Guardiani, non incontreremmo il padre di
Peter Quill, il Celestiale Ego (noto anche come Il
Pianeta Vivente), fino a Guardiani della Galassia Vol. 2.
Quando appare per la prima volta, è
la figura genitoriale perfetta per Peter, rendendo la sua morte per
mano dei Guardiani (inevitabile e necessaria) ancora più
straziante, soprattutto perché provoca anche la morte dell’uomo che
ha allevato davvero Peter, Yondu. Dal momento che i Celestiali
saranno presenti nel prossimo film dedicato agli Eterni,
non sarebbe uno shock se Ego dovesse apparire o se si dovesse fare
riferimento a lui in una delle tante scene ambientate nel
passato…
Ultron (17 minuti)
Non appena uscì il primo trailer di
Avengers: Age of Ultron, quasi subito i fan ebbero la
conferma di quanto sarebbe stato perfetto James Spader nei panni di
Ultron.
Mentre alcuni sono rimasti delusi
dal film, la performance di Spader è stata tutt’altro che una
delusione: una performance che è stata elogiata sia dal pubblico
che dai suoi colleghi attori. Ultron, dopo Thanos
e Zemo, è il cattivo del MUC che è riuscito ad
avvicinarsi maggiormente al raggiungimento del suo obiettivo: nel
film, infatti, prima di essere fermato dai Vendicatori, era davvero
pochi passi dalla distruzione di tutta la vita sulla Terra.
Avvoltoio (19 minuti)
Su Spider-Man:
Homecoming gravava il peso di numerose aspettatve:
attraverso il film, infatti, si doveva dimostrare non solo che la
Marvel poteva gestire accuratamente
un personaggio come Peter Parker, ma che era in grado di farlo lo
stesso anche con i suoi nemici.
Fortunatamente per i fan, il film è
stato in grado di regalare un personaggio come
l’Avvoltoio interpretato da
Michael Keaton. Come primo cattivo per il Peter del
MCU, Avvoltoio si è rivelato una
miscela perfetta di simpatia ed astuzia: inoltre, la connessione
personale che aveva con Peter, come padre della sua ragazza, ha
reso la scena in cui nessuno dei due sfoggiava il proprio costume
ancora più interessante…
Killmonger (20 minuti e 45 secondi)
Killmonger
e la sua storia hanno avuto un forte impatto sul pubblico, il che è
un’impresa davvero impressionante, poiché il personaggio appare in
Black
Panther per meno di mezz’ora. Sebbene i metodi possano
essere stati estremi, il suo messaggio di una Wakanda che rifiuta
di aiutare quelli che non erano nativi, aveva una sua ragion
d’essere.
È stato chiaramente un personaggio
che ha influenzato T’Challa, a tal punto da spingerlo ad andare
contro la tradizione del suo popolo e a cambiare il modo in cui il
paese ha affrontato il resto del mondo. Ha portato ad una svolta
che potrebbe rappresentare un unicum: l’unica volta nel
MCU in cui l’eroe ha veramente
considerato il punto di vista dell’antagonista, modificando gli
eventi in meglio.
Mysterio (21 minuti e 15 secondi)
È interessante notare che, sebbene
Spider-Man sia uno dei nuovi eroi del MCU, entrambi i cattivi principali
di Peter Parker nel MUC siano in questa lista. Mysterio/Quentin
Beck (ammesso che quest’ultimo sia il suo vero nome!), è stato
un grande criminale da inserire sullo schermo dopo Avvoltoio,
capace di distaccarsi dal precedessore per la freschezza legata
alla sua immagine e ai suoi poteri.
Nonostante la sua “morte apparente”
alla fine di
Spider-Man: Far From Home, in molti credono che quella
non ha rappresentato la fine della storia del personaggio e che lo
stesso potrà ottenere molto di più nelle successive fasi del
MCU.
Obidiah Stane (22 minuti)
Obidiah Stane
occupa un posto molto speciale, in quanto primo cattivo del
MCU. Anche se può sembrare strano,
i fan devono parzialmente ringraziarlo per averci dato Iron
Man e per aver dato il via al MCU.
Fino ad oggi, Stane rimane uno dei
cattivi più elaborati del MCU: ciò è in gran parte dovuto
alla quantità di tempo dedicata alla realizzazione del personaggio
e delle sue motivazioni, rendendo il minutaggio – spesso
sproporzionato – a cui è andato incontro per distruggere Tony
completamente credibile.
Thanos (44 minuti e 30 secondi)
Nonostante appaia interamente in
soli due film, con un ruolo secondario in Guardiani della Galassia,
Thanos è stato una presenza oscura in tutto il
MCU sin dal suo cameo alla fine di
The Avengers.
Quando finalmente si presenta in
Avengers:
Infinity War, ovviamente non delude le aspettative.
Ognuno dei secondi che il Titano Pazzo spende sullo schermo serve
solo a confermare che si tratta del personaggio più minaccioso e
terrificante di sempre. Dal momento in cui è apparso sulla nave
asgardiana, influenza l’attenzione del pubblico, facendolo sembrare
che lo spettatore non stia guardando un film sui Vendicatori, ma
bensì un film a lui dedicato.
Loki (1 ora, 14 minuti e 30 secondi)
Data l’enorme popolarità del
personaggio, non sorprende che Loki sia apparso di
più sul grande schermo rispetto a tutti gli altri villain del
MCU.
Sin dalla sua prima apparizione nel
primo film di Thor e
il suo ruolo da principale cattivo in The Avengers, il personaggio- nonostante la
sua natura – ha accumulato un gran numero di fan. Finora Loki è
apparso in un totale di 6 film del MCU: prossimamente lo vedremo nella
sua serie targata Disney+, con protagonista la versione
del personaggio che è fuggita dalla timline del 2012 usando il
tesseract in Avengers:
Endgame .
Avengers:
Endgame ha rimescolato le carte del Marvel Cinematic Universe.
Lo ha fatto in maniera brutale, eliminando Iron Man e togliendo dal
quadro anche Captain America, o meglio Steve Rogers. L’universo
narrativo rimane adesso senza un vero e proprio leader, con Thor
che, in versione Lebowski, sembra più intenzionato a seguire la
strada della commedia, tanto che forse lo vedremo con i
Guardiani della Galassia.
La Fase 4, quindi, ci riserverà molte sorprese e un modo diverso di
raccontare questo universo e i suoi protagonisti.
In particolare, mentre sembra
probabile che ad un certo punto si troverà spazio per Ironheart, lo
scudo di Captain America passerà nelle mani di Sam Wilson, mentre
il martello di Thor sarà affidato invece a Jane Foster, che tornerà
in Thor: Love and Thunder.
Naturalmente, entrambi i personaggi hanno un corrispettivo nelle
pagine a fumetti e quindi sono legittimati, agli occhi dei fan, ad
assumere il loro posto nelle più alte cariche degli Avengers.
Sam Wilson e Jane Foster in un team-up
Detto questo, sia Sam Wilson che
Jane Foster si troveranno a raccogliere un’eredità molto importante
e i Marvel Studios sembrano estremamente
consapevoli di questa responsabilità, visto quanto i personaggi
interpretati da Chris Hemsworth e Chris Evans sono stati importanti per la
costruzione delle prime tre fasi del Marvel Cinematic Universe.
Nonostante non sappiamo esattamente quale sarà il percorso
narrativo dei due personaggi, sembra che si incontreranno a breve,
o almeno è questa l’intenzione della produzione.
Secondo WGTC, una delle idee
che viene discussa dietro le quinte dei Marvel Studios è che in
Thor: Love and Thunder ci possa essere spazio per
il nuovo Captain America, con la nuova Thor che lo conduce in
un’avventura galattica, lì dove il Cap di Steve non si era mai
spinto. Scopo del viaggio di Cap/Sam sarà scoprire come Teschio
Rosso è finito su Vormir a fare da guardiano alla Gemma
dell’Anima.
La scelta sembra voler dare
continuità tra il primo e il secondo Captain America
cinematografico, tuttavia in questo modo, continuando a inseguire
un nemico del suo predecessore, è possibile che l’ombra di Steve su
Sam sia ancora più ingombrante! Per il momento si tratta solo di
rumors e aspettiamo notizie più concrete per capire in che
direzione si muoveranno i nuovi personaggi e tutta la Fase 4.
Lo scorso marzo era arrivata la
notizia che, in seguito al grande successo ottenuto negli Stati
Uniti da L’Uomo
Invisibile, la Blumhouse Production di Jason
Blum aveva ufficialmente messo in cantiere un nuovo
adattamento cinematografico dedicato al personaggio di
Dracula.
Adesso, in una recente intervista
durante il podcast di The
Kingcast, la regista del film, Karyn Kusama,
ha rivelato che la nuova iterazione del celebre vampiro sarà un
adattamento fedele del classico romanzo di Bram
Stoker ma che, al tempo stesso, racconterà della
leggendaria figura da un nuova prospettiva, mai adottata nelle
precedenti trasposizioni.
“Sarà un adattamento abbastanza
fedele del romanzo di Bram Stoker”, ha spiegato Kusama.
“Penso che una cosa che sia stata trascurata negli adattamenti
passati di Dracula sia l’idea di voci multiple. In effetti, il
libro originale è pieno di diversi punti di vista. E l’unico punto
di vista a cui non abbiamo mai avuto accesso, e che invece nei vari
adattamenti è presente, è proprio quello di Dracula. Quindi direi
per certi aspetti che si tratterà di un adattamento chiamato
Dracula, ma forse non è lo stesso tipo di eroe romantico che
abbiamo visto in passato… nelle precedenti incarnazioni del
vampiro.”
Sulla scia de L’Uomo Invisibile,
anche il nuovo Dracula punterà ad un budget moderato
Karyn Kusama è
una regista statunitense nota per aver diretto AEon
Flux con Charlize
Theron, Jennifer’s Body con Megan
Fox e Destroyer con Nicole
Kidman. Il nuovo film sarà una versione in chiave “moderna”
dell’iconica storia del celebre Conte della letteratura: proprio
come L’Uomo
Invisibile, anche il
nuovo Dracula punterà ad un budget moderato.
Matt
Manfredi e Phil Hay, che
avevano già lavorato con la Kusama al
sopracitato Destroyer, si occuperanno della
sceneggiatura. La storia sarà ambientata ai giorni nostri. Di
recente la Kusama si è occupata della regia di alcuni episodi della
miniserie HBO The
Outsider, basata sull’omonimo romanzo
di Stephen
King.
Anna Kendrick, che ha interpretato Jessica
Stanley nel franchise di Twilight, ha rivelato
perché girare il primo capitolo della saga è stata un’esperienza
infelice. Oggi, Anna Kendrick è uno dei volti più noti nel panorama
di Hollywood, grazie soprattutto alla sua interpretazione nel
drammatico Tra le nuvole di Jason Reitman e al franchise musicale
di Pitch
Perfect.
Prima di raggiungere la fama a
livello internazionale, la Kendrick venne scelta per interpretare
il ruolo di Jessica nella saga di Twilight. Il primo film, uscito nel 2008, è
l’adattamento del primo romanzo della celebre saga letteraria
partorita dalla mente di Stephenie Meyer. Il
franchise, passato poi alla storia come “The Twilight
Saga“, è stato un enorme successo, arrivando ad incassare
oltre 3 miliardi di dollari al box office mondiale.
Nonostante sia apparsa in ben
quattro dei cinque capitoli della saga cinematografica, alla fine
il ruolo di Jessica, l’amica di Bella (Kristen
Stewart), è sempre stato un personaggio di contorno,
anche se rimasto impresso nella mente dei fan grazie alla verve
comica dell’attrice. In una recente intervista con Vanity Fair, la Kendrick ha ricordato la
sua esperienza sul set del primo adattamento cinematografico,
rivelando che l’esperienza di girare a Portland, in Oregon, è stata
“triste e avvilente”.
Anna Kendrick sul primo Twilight:
“Girare il film è stato come essere presi in
ostaggio”
“Il primo film l’abbiamo girato
a Portland, in Oregon, e ricordo che faceva freddissimo”, ha
spiegato Anna Kendrick. “È stata un’esperienza
triste e avvilente. Ricordo che le mie Converse erano perennemente
inzuppate d’acqua, così mi ritrovavo ogni volta a pensare: ‘Questo
è un gruppo di persone davvero eccezionali e sono sicura che in un
momento diverso saremmo diventati tutti grandi amici, ma ora come
ora voglio soltanto ucciderli’.Però un certo tipo di
legame l’abbiamo sviluppato. C’era qualcosa tra di noi, su quel
set… come quando condividi un evento traumatico. Come le persone
che sopravvivono dopo essere state prese in ostaggio. È un legame
che dura per tutta la vita.”
La Kendrick non è la
prima attrice del cast di Twilight a ricordare le difficoltà durante le riprese
le primo film. Già Taylor Lautner, che interpreta il lupo mannaro
Jacob Back, aveva parlato del disagio provato durante le riprese di
alcune sue scene. In particolare l’attore aveva parlato delle
difficoltà nel girare lunghe scene sotto la pioggia, con la
preoccupazione di poter costantemente ammalarsi. Anche Nikki Reed, che ha interpretato Rosalie Hale
nella saga, ha parlato spesso delle condizioni meteorologiche
sfavorevoli che hanno reso la vita sul set particolarmente
difficile.
A proposito di Twilight, ricordiamo che di recente
Stephenie Mayer ha annunciato ufficialmente che il
4 agosto uscirà Midnight
Sun, il suo atteso e tanto chiacchierato quinto libro
della saga, che non porta avanti la storia di Bella e Edward, ma
che la racconta dal punto di vista dell’affascinante vampiro.
Nonostante gli allentamenti delle
restrizioni a seguito del lockdown mondiale per
cercare di arginare il contagio da COVID-19, è
chiaro che il rischio di contagio è ancora alto, dato che il virus,
seppur apparentemente mutato, persiste e il vaccino non è ancora
disponibile. Ovviamente, i set cinematografici sono rimasti chiusi
per due mesi, e ora che si prova a ripartire sotto l’egida di un
protocollo
rigidissimo, ogni reparto della filiera produttiva è chiamato a
fare qualche sforzo in più, pur di riprendere a lavorare. Ma
questa è la situazione italiana.
Gli Stati Uniti rimangono
l’epicentro di COVID-19 con 2 milioni di infetti e
almeno 122.000 morti per il virus, ma questo non ha impedito alla
maggior parte dei governatori di riaprire i loro stati e riportare
le persone al lavoro, decisione perfettamente in linea con uno
Stato che ha al vertice un leader sovranista. A seguito di questa
decisione, il governatore della California, Gavin
Newsom, ha concesso agli studi di Hollywood la possibilità
di riprendere le attività il 12 giugno, purché si impegnino a
rispettare le linee guida previste in merito al distanziamento
sociale.
La riapertura dei set e le nuove norme di sicurezza
Queste linee guida richiederanno a
tutti i lavoratori sul set di indossare maschere, visiere e altre
attrezzature per contribuire a ridurre il rischio di trasmissione
del virus. La Task Force del Comitato per la sicurezza della
gestione del lavoro in tutto il settore dei produttori
cinematografici e televisivi dell’Alleanza ha inoltre raccomandato
di adottare “considerazioni speciali” per tutti gli attori
coinvolti nelle scene ravvicinate, arrivando al punto di dichiarare
che registi e i montatori debbano prendere in considerazione
“modifiche di script o utilizzo di effetti digitali”.
Sembra probabile che queste
direttive vogliano dire che i registi devono impegnarsi a fare del
loro meglio per ridurre le scene ravvicinate, ma visto che in molte
storie non è possibile eliminare del tutto i momenti di intimità,
sembra chiaro che si sta considerando l’idea di sostituire le scene
intime, di sesso o di baci, con la CGI. Oltre a far lievitare i
costi di produzione, già in rialzo a causa delle ulteriori
necessità di sanificazione e implemento delle attrezzature
protettive, sembra davvero una decisione estrema, che potrebbe
essere aggirata in altri modi, come la garanzia, tramite tampone,
della negatività degli attori che si troveranno ad interagire.
In Avengers:
Endgame, il personaggio di Nebula ha
dovuto affrontare una volta per tutte il suo passato e scendere a
patti con la morte del suo temibile padre… per ben due volte!
Inutile dire che il futuro del personaggio promette una grande
quantità di sorprese, e adesso che la stessa si è trasformata in
una vera e propria eroina, sarà interessante vedere che strada
intraprenderà nell’atteso Guardiani
della Galassia Vol. 3.
In occasione di un panel virtuale
al GalaxyCon Live (via ComicBook),
l’attrice Karen Gillan ha parlato della salute mentale
del personaggio di Nebula, adesso che il Titano Pazzo è
definitivamente fuori dalla sua vita: “Mi capita spesso di
pensare al futuro di Nebula, nel senso: ‘Come sarà la sua vita ora
che gli abusi da parte di quella persona sono cessati?’, ‘In che
modo ricostruirà la sua vita?’. Perché penso sia una strana
sensazione quando qualcuno viene abusato da un genitore… perché da
un lato comunque li amiamo e siamo tristi per essere stati
abbandonati, ma dall’altro li odiamo e siamo contenti di esserci
liberati di loro”, ha spiegato l’attrice.
La Gillan ha poi aggiunto che
“non vede l’ora di scoprire i luoghi in cui Nebula si
addentrerà ora che dovrà ricostruire la propria vita”. Al
momento non sappiamo cosa James Gunn ha in
serbo per il personaggio di Nebula, ma è chiaro che la stessa è
destinata a diventare un membro del team dei Guardiani della Galassia. Oppure,
nel nuovo film potremmo vedere Nebula che decide di andare alla
ricerca di Gamora, che potrebbe anche essere disorientata da questo
mondo, per lei futuro, che non conosce affatto.
Le riprese di Guardiani della
Galassia Vol. 3 dovrebbero partire a Febbraio 2021
Nella giornata di ieri vi abbiamo
riportato la
notizia che J.K.
Rowling è tornata nell’occhio del ciclone dopo
aver commentato in maniera sarcastica, su Twitter,
un articolo della rivista Devex, venendo tacciata nuovamente di
transfobia. L’accaduto aveva scatenato le reazioni di diverse
personalità del mondo di Hollywood, inclusa anche Katie
Leung, che nella saga cinematografica di Harry
Potter ha interpretato il ruolo di Cho Chang, la
studentessa di cui Harry si innamora ne Il
Calice di Fuoco.
Adesso, è stato Daniel Radcliffe, protagonista dell’iconica
saga ambientata nel mondo magico partorito dalla mente della
scrittrice britannica, ad esprimere la propria opinione
sull’argomento. L’attore ha scritto una lettera aperta indirizzata
sia a Rowling che ai fan della saga attraverso le pagine di
The Trevor Project, sito dell’omonima organizzazione nata nel
1998 e dedicata alla prevenzione dei suicidi fra gli adolescenti
appartenenti alla comunità LGBTQ+.
Nella bellissima lettera scritta da
Radcliffe si legge: “A tutte le persone che sentono che la loro
esperienza con i libri di Harry Potter sia stata offuscata o
diminuita… sono profondamente dispiaciuto per via del dolore
generato da quei commenti. Spero davvero che non perdiate del tutto
ciò che di valido queste storie hanno per voi.”
Daniel Radcliffe ai fan di Harry
Potter: “Il significato che i libri hanno per voi è qualcosa di
personale.”
L’attore ha poi aggiunto: “Se
questi libri vi hanno insegnato che l’amore è la forza più grande
dell’universo, capace di vincere ogni cosa; se vi hanno insegnato
che la forza può essere trovata nella diversità e che le idee
dogmatiche sulla purezza portano all’oppressione del gruppi più
vulnerabili; se credete che un particolare personaggio sia trans,
non binario, o gender fluid, o che sia gay o bisessuale; se avete
trovato una qualsiasi cosa in queste storie che sia stata capace di
toccarvi nel profondo e di aiutarvi in un qualsiasi periodo della
vostra vita… si tratta di un legame tra voi e i libro, ed è
qualcosa di raro.Secondo me, niente può intaccare quel
legame. Il significato che ha per voi è qualcosa di personale e
spero che quei commenti non lo contaminino in maniera
eccessiva.”
Ricordiamo che quanto accaduto di
recente non rappresenta in realtà la prima volta che J.K.
Rowling viene accusata di transfobia: già nel
dicembre dello scorso anno, infatti, la scrittrice aveva fatto
parlare di sé ed era stata ampiamente critica per aver sostenuto la
ricercatrice Maya Forstater, che aveva perso
il lavoro a causa delle sue posizioni transfobiche. Cosa ne pensate
della lettera scritta da Daniel Radcliffe?