In un recente Q&A organizzato da
CineFix
e dedicato a
Rogue One, gli sceneggiatori dello spin-off della
saga di Star
Wars,Gary Whitta e
Chris Weitz, hanno rivelato nuovi dettagli inediti
sul film con Felicity Jones uscito al
cinema nel 2016. Tra le numerose domande che sono state poste al
duo di sceneggiatori, i fan erano curiosi di sapere se Rogue One fosse sempre
stato il titolo designato dall’inizio per la pellicola.
A tal proposito, Whitta ha spiegato:
“Ne avevamo diversi. Ad un certo punto John Swartz, uno dei
direttori creativi del film, aveva una lista e tutti hanno votato
quelli che amavano di più. Ho contribuito anche io… c’era tipo
Shadow of the Death Star e altri titoli molto fantasiosi. Una delle
cose che mi sono venute in mente, guardando anche a tutti i film
precedenti della saga – e ciò in realtà continua ad essere vero
anche con la trilogia sequel da poco conclusasi – è che i titoli
dei film della saga di Star Wars sono sempre lunghi tre o quattro
parole. Così mi è venuto in mente che uno dei modi in cui avremmo
potuto differenziare questo film da tutti gli altri era avere un
titolo composta da una o due parole, come Star Wars: Rebellion,
Star Wars: Rogue One… cose del genere. L’idea era: scegliamo un
titolo più breve in modo che già da esso il pubblico saprà che
questo film è qualcosa che non è necessariamente conforme alle
regole non scritte della saga.”
Whitta e Weitz hanno poi rivelato
che, in origine, il personaggio di Leia – che
appare alla fine del film – avrebbe dovuto tenere un commovente
discorso nella war room mentre la Ribellione era intenta a
decidere cosa fare con le informazioni che avevano circa
l’esistenza della Morte Nera. Alla fine, però, hanno deciso che
fosse Jyn a tenere quel discorso, inserendovi
quella che è poi diventata una delle battute più memorabili del
film: “Le ribellioni si fondano sulla speranza.”
I due hanno poi parlato anche del
personaggio di Cassian Andor interpretato da Diego Luna, che in origine
doveva essere molto diverso. Gli sceneggiatori, infatti, avevano
pensato al soldato/pilota come ad una sorta di spia in seguito alla
scoperta che Saw Gererra (Forest
Whitaker) aveva ucciso dei componenti della sua
famiglia. Cassian avrebbe agito in gran segreto per conto di Orson
Krennic (Ben
Mendelsohn) prima di decidere di diventare un
Ribelle.
Diretto da Gareth
Edwards e basato su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue One: A Star
Wars Story è un film prequel ambientato negli
anni tra La Vendetta dei Sith e Una
Nuova Speranza. Nel cast del film Felicity Jones, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed, Diego Luna, Forest
Whitaker, Jiang
Wen eBen
Mendelsohn.
In tempo di conflitto, un gruppo di
improbabili eroi si unisce per una missione: rubare i piani della
Morte Nera, l’arma di distruzione definitiva dell’Impero. L’evento
chiave nella timeline degli eventi di Star Wars mette insieme
persone ordinarie che scelgono di fare cose straordinarie,
diventando così parte di qualcosa di più grande di loro stessi.
HBO ha diffuso a
sorpresa nella notte il primo trailer che annuncia il reboot di
Perry Mason, la serie cult degli anni 90.
La nuova serie originale Perry
Mason, con protagonista il vincitore dell’Emmy
Matthew Rhys, sarà presentata in anteprima il 21
giugno. Basata sui personaggi creati da Erle Stanley
Gardner, questa serie drammatica segue le origini del più
leggendario avvocato della difesa criminale, Perry Mason. Quando il
caso del decennio crolla alla sua porta, la ricerca incessante
della verità di Mason rivela una città fratturata e, forse, una via
verso la redenzione per se stesso.
Perry Mason (2020)
Perry
Mason (2020) è l’annunciata miniserie creata
da Ron Fitzgerald e Rolin
Jones e basata sul celebre personaggio di Perry Mason,
protagonista di numerosi romanzi e racconti brevi scritti da Erle
Stanley Gardner.
In Perry
Mason protagonisti sono Matthew Rhys
come Perry Mason, Tatiana Maslany come suor Alice,
John Lithgow come Elias Birchard “E.B.”, Jonathan
Chris Chalk come Paul Drake, Shea Whigham come
Pete Strickland e Juliet Rylance come Della
Street. La serie è prodotta da
Robert Downey Jr., Susan Downey, Ron Fitzgerald, Rolin Jones,
Tim Van Patten, Matthew Rhys, Amanda Burrell, Joseph
Horacek
Tom
Hardy, star di Venom,
ha diffuso attraverso il suo profilo
Instagram un video dal backstage del cinecomic di Ruben
Fleischer che ci mostra com’è stata realizzata la
battaglia finale del film prima dell’impiego della CGI in fase di
post-produzione.
Nonostante il film non sia stato
accolto bene dalla critica, è riuscito comunque ad ottenere
risultarti più che soddisfacenti al box office, tanto da spingere
la Sony a realizzare un sequel. In attesa di capire quando la
produzione di Venom
2 potrà ripartire (è stata di recente interrotta
a causa della pandemia di Covid-19), Tom
Hardy ha condiviso un video dal dietro le quinte del
primo film in cui ci viene mostrato lo scontro tra il simbionte
interpretato da Hardy e il Riot di Riz Ahmed.
L’aspetto divertente del video è che
la battaglia ci viene mostrata prima che i simbionti venissero
aggiunti grazie all’impiego della CGI, con Hardy e Ahmed che si
muovono cercando di mantenere un ritmo molto lento, quasi stessero
improvvisando dei passi di danza. Potete vederlo cliccando
sull’immagine di seguito:
Come già annunciato dal
finale del precedente capitolo, in Venom
2assisteremo allo scontro tra il simbionte
e Cletus Kasady, aka Carnage, uno
degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man. Nel cast
del sequel anche Michelle
Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne
Weying, Woody
Harrelson (Zombieland: Doppio colpo) nei panni di
Cletus Kasady/Carnage, Naomie Harris (No
Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore
inglese Stephen Graham.
Nel frattempo è stato
ufficializzato anche il nome di Robert
Richardson in qualità di direttore della fotografia.
“Ciò che era rimasto inesplorato nel primo film esploderà nel
secondo, soprattutto grazie al personaggio centrale” ha
dichiarato Richardson, “Ma ora abbiamo Woody Harrelson, che
ovviamente farà la sua grande entrata, vedremo cos’altro accadrà
con la collaborazione tra Sony e Marvel.”
Vi ricordiamo
che Tom
Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock anche
nel sequel di Venom, progetto già in sviluppo
dopo l’inaspettato successo al box office dello scorso autunno, e a
confermarlo è stata la produttrice Amy Pascal.
Sono anni ormai che la Sony detiene
i diritti di sfruttamento cinematografico di
Spider-Man e dei personaggi collegati al suo
universo. Così come sono anni che lo studio progetta di dare vita
ad un verso e proprio universo condiviso incentrato sull’Uomo Ragno
e sui suoi acerrimi nemici.
All’inizio, dopo
la trilogia di Sam Raimi, la Sony riavvio le
avventure dell’arrampicamuri sul grande schermo nel 2012 con
The Amazing Spider-Man, seguito nel 2014
dal sequel The Amazing Spider-Man 2. La presenza
in quest’ultimo dell’attore
Dane DeHaan nei panni di Harry Osborn/Green Goblin
(unita alla scena post credit del film), sembrava aver anticipato
l’arrivo sul grande schermo dei Sinistri Sei, un
gruppo di supercriminali coalizzatisi per sconfiggere l’Uomo
Ragno.
Ad ogni modo, dopo il flop di
The Amazing Spider-Man 2, il film sui Sinistri Sei non ha
più visto la luce. In seguito ci sono stati l’accordo tra la Sony e
la Disney per permettere a Spider-Man di entrare a
far parte del MCU e la costruzione di un nuovo
Spider-Verse inaugurato con Venom
che potrebbe effettivamente portare – in futuro, con l’arrivo di
nuovi spin-off come Morbius
– alla concreata realizzazione dell’agognato film sui Sinistri
Sei.
In attesa di capire meglio quali
saranno i piani della Sony, in una recente intervista con Collider
è stato proprio Dane DeHaan a rivelare che le discussioni su
un possibile film dedicato ai Sinistri Sei erano
nate ancor prima dell’accordo tra la Sony e la Disney. Di seguito
le dichiarazioni complete dell’attore:
“Penso sia abbastanza scontato
che la Sony stesse cercando di far quadrare ogni pezzo del puzzle
per arrivare al film sui Sinistri Sei. Ne stavano parlando prima
ancora che avvenissero gli accordi con la Disney e la Marvel. Ma non dire di sapere con
certezza ciò che sarebbe accaduto in quel film. Quel che è certo è
che almeno Goblin, se non Harry Osborn, sarebbe stato
coinvolto.”
Tra i numerosi volti noti che
compongono il cast stellare di Dune di Denis
Villeneuve, il nuovo adattamento cinematografico del
celebre romanzo di Frank Herbert, figura
anche Jason Momoa, l’Aquaman del DCEU. Nel film l’attore avrà il ruolo di
Duncan Idaho.
In una recente ospitata nello show
di Ellen
DeGeneres, Momoa ha avuto la possibilità di parlare del suo
personaggio, paragonandolo nientemeno che all’iconico Han Solo interpretato da Harrison Ford nella saga di Star Wars. L’attore ha anche parlato
dell’opportunità di condividere la scena con il premio Oscar
Javier Bardem, che nel film vestirà invece i
panni di Stilgar. Di seguito le sue dichiarazioni complete:
“Nel film interpreterò
Duncan Idaho, che è una sorta di maestro di spade ed è il braccio
destro del duca Leto, interpretato da Oscar Isaac. È la prima
persona che viene inviata in esplorazione su Dune ed
è qui che incontra il personaggio interpretato da Javier Bardem.
Non riesco a credere di avere una scena con Javier Bardem! È un
film grandioso e il mio personaggio è come se fosse lo Han Solo del gruppo. È un guerriero
ribelle che protegge Timothée Chalamet e serve Oscar
Isaac.”
“Percorso mitico e carico di
emozioni, Dune racconta la storia di Paul Atreides, un giovane
brillante e dotato nato sotto un grande destino al di là della sua
comprensione, che dovrà viaggiare verso il pianeta più pericoloso
dell’universo per assicurare alla sua famiglia e alla sua gente un
futuro: mentre forze maligne esplodono in un conflitto per avere il
controllo esclusivo del pianeta e della risorsa più preziosa
esistente (una merce in grado di sbloccare il più grande potenziale
dell’umanità), a sopravvivere saranno solo quelli che potranno
sconfiggere la loro paura“.
Per quasi due decadi, Hugh
Jackman è stato il volto del franchise degli
X-Men a marchio Fox, essendo apparso nei panni
di Wolverine in ben 9 film della saga. Nel 2017,
con l’uscita dell’acclamato
Logan di James Mangold, l’attore ha detto
ufficialmente addio al personaggio che gli ha regalato la fama
internazionale.
Il 2017 è stato anche l’anno in cui
la Disney ha iniziato il lungo processo di acquisizione della 20th
Century Fox, con l’accordo divenuto ufficiale nel 2019. Di
conseguenza, la Casa di Topolino è tornato in possesso dei diritti
di sfruttamento cinematografico di alcuni personaggi Marvel che in precedenza erano di
proprietà della Fox, come i Fantastici Quattro e gli X-Men, appunto.
La prospettiva che gli X-Men e i
Fantastici Quattro possano finalmente entrare a far parte del
MCU è sicuramente eccitante per i
fan, nonostante in molti sperassero che l’accordo venisse
finalizzato molto prima, in modo da permettere al personaggio di
Jackman di poter interagire con gli eroi interpretati da Robert Downey Jr. e Chris Evans nella Saga dell’Infinito.
Naturalmente, se si fosse presentata
davvero l’opportunità, Hugh
Jackman sarebbe stato ben felice di poter
recitare al fianco di Iron Man e Captain America! A rivelarlo è
stato lo stesso attore in una recente intervista con il
Daily Beast, in cui ha discusso del futuro di Wolverine nel
MCU e del nuovo attore che
raccoglierà la sua eredità:
“In tutta onestà, se fosse
accaduto sette anni fa, ne sarei stato entusiasta. Ma sapevo che
prima o poi sarebbe arrivato il momento di ‘lasciare la festa’. E
non solo per me, ma anche per il personaggio. Qualcun altro
raccoglierà l’eredità ed è giusto così, perché si tratta di un
personaggio incredibile. È come quando decidi di lasciare una festa
e improvvisamente un tuo amico ti chiama, ti dice che è arrivato un
DJ fantastico e ti chiede di tornare. Magari l’idea è anche
allettante, ma alla fine rifiuti e pensi che staranno bene anche
senza di te.”
Per quanto riguarda il personaggio
di Wolverine, gli ultimi
rumors riferiscono che sarebbe Henry
Cavill il prescelto ad indossare gli artigli
ereditandoli da Hugh
Jackman, comparendo in Captain
Marvel 2. Ma la notizia non ha trovato ancora
conferma ufficiale.
Per quanto riguarda Logan, invece,
si tratta sicuramente del migliore adattamento dedicato al singolo
personaggio e in generale il miglior film
sugliX-Men mai
visto al cinema. Il film ha debuttato al Festival di Berlino ed è
stato nominato agli Oscar per la migliore sceneggiatura adattata,
primo cinecomic a raggiungere tale livello di riconoscimento
dall’industria.
Per quello che riguarda
invece Hugh
Jackman, il personaggio di Wolverine gli ha regalato
la fama internazionale imperitura, il successo e sicuramente la
visibilità che lo ha portato ad interpretare molti dei suoi ruolo
più importanti, nel corso della sua carriera, sempre divisa tra
cinema e musical.
La bomba è stata sganciata da John
Campea durante un recente episodio del suo show su YouTube:
alle orecchie del critico cinematografico sarebbe arrivata una voce
secondo cui Joss Whedon – già regista di The Avengers e Avengers: Age of Ultron – avrebbe
incontrato la Marvel (probabilmente il meeting,
se recente, sarà avvenuto online) per discutere dell’ingresso dei
Fantastici Quattro nell’Universo Cinematografico
Marvel.
In attesa di capire quanta verità
potrebbe celarsi nell’indiscrezione di Campea, ricordiamo che
di recente Josh Krasinski ha espresso
nuovamente il suo desiderio di entrare a far parte del MCU e di interpretare il ruolo di
Reed Richards/Mister Fantastic in un
eventuale reboot dei Fantastici Quattro (facendo così
la gioia dei fan, che da sempre desiderano vedere l’attore/regista
nel ruolo).
“Mi piacerebbe essere parte
dell’Universo Marvel”, aveva spiegato
Krasinski. “Mi piacciono quei film perché sono divertenti, ma
penso anche che siano fatti veramente bene. Poi, ci sono un sacco
di miei amici che recitano in quei film. Non ho idea di cosa la
Marvel stia pensando o progettando.
Ma se è vero che stanno valutando me per il ruolo Mr. Fantastic,
allora vi prego, continuate a farlo, perché mi piacerebbe
interpretarlo.”
L’ultima volta che abbiamo visto
gli iconici personaggi creati da Stan Lee e Jack Kirby sul
grande schermo, prima dell’acquisizione della Fox da parte della
Disney, è stato nel 2015 nel film Fantastic 4 – I Fantastici Quattro
diretto da Josh Trank e interpretato da
Miles Teller, Jamie Bell, Kate Mara e
Michael B. Jordan.
A ventisei anni dalla morte di
Kurt Cobain, avvenuta il 5 aprile 1994 a soli 27
anni, vale la pena passare in rassegna il materiale cinematografico
disponibile su questa icona del grunge, che ha segnato
così profondamente una generazione, rappresentandone rabbia e
inquietudine, da lasciare dietro di sé un’impronta musicale
indelebile.
Nato ad Aberdeen il 20 febbraio del
1967 da genitori della working class, sensibile e intelligente, fin
da bambino Cobain mostra un’energia e una vivacità, che cozzano
tanto col suo viso da angioletto biondo dagli occhi azzurri, quanto
con la sonnolenta provincia americana in cui vive. Si rivela presto
difficile da gestire per i suoi, che divorziano quando ha 8 anni,
evento per lui assai traumatico. Presto esprime il suo talento con
la musica, imbracciando la prima chitarra a 14 anni e anche
attraverso disegni e fumetti dal carattere cupo e inquietante. Una
vita segnata dal dolore: dalla depressione ai disturbi gastrici,
alla tossicodipendenza. A rischiararla, la musica che gli consente
di dare voce a una spiccata sensibilità e alle proprie
inquietudini. Il successo arriva puntuale, ma destabilizza
definitivamente equilibri già precari. L’amore per la moglie
Courtney
Love e la figlia Frences Bean, che
nasce poco prima della morte di Kurt – non basta a dargli la forza
di andare avanti.
Il suo nome e quello della sua
band, i Nirvana, restano però nella storia del rock. Tre album in
studio composti in una manciata di anni, dal 1989 al 1993, uno dei
quali, Nevermind, pieno zeppo di successi, contiene quella
Smellslike teen spirit che è diventato l’inno
della generazione X, ricevendo innumerevoli riconoscimenti. Poi,
l’MTV Unplugged registrato a New York nel 1994 in cui il
frontman regala una delle ultime toccanti performance. Gli sono
stati dedicati film di finzione e documentari. Alcuni ne celebrano
la figura, altri avanzano dubbi e ipotesi sulla sua morte.
I dubbi sulla morte di Kurt Cobain
Due dei lavori su Cobain sono
documentari che prospettano scenari alternativi o si propongono di
far luce sulle circostanze della scomparsa del cantante, che la
versione ufficiale vuole dovuta a un colpo di fucile
auto-inflitto.
Il primo, Kurt &
Courtney del 1998, è opera del regista britannico
Nick Broomfield. Egli propone una serie di
interviste a persone vicine a Kurt e Courtney, suffragando così la
tesi che Love possa aver avuto delle responsabilità nella morte del
marito. Il film dovrebbe partecipare al Sundence Festival, ma in
seguito alle proteste della donna, ne è escluso. Nella colonna
sonora non compaiono brani dei Nirvana. Diciassette anni dopo, vede
la luce Soaked in bleach, ancora un
docufilm, diretto da Benjamin Statler, che
ripercorre gli ultimi giorni di vita di Cobain e il suo rapporto
con la moglie attraverso una serie di interviste, materiali
originali e ricostruzioni filmiche dell’accaduto. Asse portante è
l’indagine condotta dall’investigatore privato Tom
Grant, assunto da Courtney Love pochi giorni prima della
morte di Kurt per ritrovare il marito scomparso. Si propone di fare
luce sulla sua tragica fine, avvalorando l’ipotesi dell’omicidio,
dietro il quale suggerisce ci possa essere proprio la vedova
Cobain. In Italia il film appare con il titolo Chi ha
ucciso Kurt Cobain?
Kurt Cobain secondo Gus Van Sant
Il cinema d’autore non tralascia
però la figura di Cobain. È Gus Van
Sant, con il suo Last Days
nel 2005 a tributargli un omaggio, cercando di immaginare gli
ultimi giorni del cantante, isolato nella sua villa di Seattle. Il
regista inserisce il lavoro all’interno di una trilogia sul tema
della morte, inquadrato in relazione alla gioventù americana,
iniziata con Gerry e proseguita con
Elephant – lungometraggio sul massacro
alla Columbine High School, Palma d’Oro al Festival di
Cannes. LastDays
offre spunti interessanti per riflettere proprio sul concetto di
isolamento. Apprezzabile e rigoroso il lavoro di un Michael
Pitt sempre scapigliato e poco visibile in volto, ma
sorprendentemente credibile, cui è affidato il delicato compito di
impersonare Cobain. Nuovamente assente la musica dei
Nirvana.
Kurt Cobain raccontato da
Kurt Cobain
Infine, ecco i lavori che forse
riescono meglio a restituire la figura del leader dei Nirvana e che
mettono lo spettatore maggiormente in contatto con la sua
sensibilità e il suo mondo emotivo. Kurt Cobain: About
a Son è un documentario del 2006 di A. J.
Schnack, che pone al centro una serie di interviste
rilasciate dal frontman dei Nirvana tra il ’92 e il ’93, invitando
lo spettatore a concentrarsi sul suo pensiero. Il film rinuncia al
compiacimento della presenza visiva del cantante e a quello sonoro
della musica del gruppo. L’idea e la realizzazione sono
interessanti. Accompagnano la voce di Kurt immagini ispirate alle
sue parole. Lavoro riuscito ed emotivamente coinvolgente, proprio
nella misura in cui è Cobain a parlare di sé.
Anche il regista Brett
Morgen con il suo Cobain – Montage of Heck (recensione)
nel 2015 fa parlare di sé il cantante e consente di ascoltare i
suoi familiari per ricostruire attraverso materiale eterogeneo e in
gran parte inedito la vicenda umana, ancor prima che artistica, del
frontman dei Nirvana. Un lavoro spesso toccante, che merita la
visione. Il cinema non si è lasciato, dunque, sfuggire
Kurt Cobain che, suo malgrado, risponde fin troppo
al cliché della rock star bella e maledetta, ma che soprattutto ha
saputo incarnare la fame di vita, la rabbia e il disorientamento di
intere generazioni.
Arriva direttamente su Chili
Spore, un noir al femminile che racconta la
storia di due amiche fumettiste in fuga dopo un omicidio
nell’Italia del 1987, post Chernobyl e del referendum sul
nucleare e delle fanzine musicali. Un piccolo film dai temi
ambientalisti (la protagonista ha perso i genitori a causa
delle radiazioni della vicina centrale nucleare di Trino). Ma il
film è soprattutto il racconto di una vendetta dopo uno
stupro. Un modo diverso di parlare di violenza e corpo
femminile e di vittime.
Il titolo Spore
nasce dalla fanzine che le due protagoniste fondano… spore
culturali, da disperdere nell’ambiente nella speranza che cambino
la mentalità della gente. Valentina Lodovini (La giusta distanza,
Benvenuti al Sud…) interpreta Laura una ex brigatista uscita di
prigione e sorella di Giulia. Alice Croci
(coprotagonista di “Happy Family” di Salvatores) interpreta Giulia
una ragazza punk ribelle, che vuole essere se stessa e viene punita
con lo stupro. E che reagisce. Liliana Benini (per la prima volta
sugli schermi) interpreta Zippo, writer straight edge che suo
malgrado viene invischiata nella vendetta della sua migliore amica
Giulia.
Questo è il terzo film di Alessia
Di Giovanni (sceneggiatrice di fumetti per Beccogiallo e regista),
che da sempre attenta ai temi del corpo delle donne, dopo il
western al femminile “A PEZZI Undead Men” e il documentario
“LAVORATRICI” su donne e violenza sul luogo di lavoro. Come tutte
le produzioni di Studio CreativeComics, il fumetto è molto presente
nella storia, con delle parti animate che punteggiano il racconto
ad opera delle due illustratrici Darkam e Monica Barengo, che hanno
già collaborato con Alessia Di Giovanni nei suoi graphic novel
editi da Beccogiallo Fandango (Io so’ Carmela e Piena di Niente).
La protagonista, inoltre, racconta la sua storia mentre disegna il
suo fumetto.
Spore: la trama
Due amiche disegnatrici di fumetti, uno stupro, un omicidio per
vendetta, una fuga. Sullo sfondo gli anni Ottanta, quelli delle
fanzine e del punk, del referendum contro il nucleare e di una
provincia sempre troppo stretta.
Tra le attrici più premiate della
storia del cinema, Isabelle Huppert è oggi una
vera e propria leggenda della recitazione, divenuta celebre tanto
in patria quanto a livello mondiale. Affermatasi nel corso degli
anni grazie alle sue intense interpretazioni, la Huppert non manca
di dimostrare continuamente il suo valore attraverso scelte spesso
rischiose e coraggiose. Ecco 10 cose che non sai di
Isabelle Huppert.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Isabelle Huppert: i film in cui ha
recitato
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 1971 con il
film I primi turbamenti, per poi acquisire notorietà
grazie a titoli come Violette Nozière (1978), I
cancelli del cielo (1980), Prestami il rossetto
(1982), Passion (1982), Un affare di donne
(1988), Madame Bovary (1991) e Il buio nella
mente (1995), con cui si consacra. Successivamente recita in
Le affinità elettive (1996), con Fabrizio
Bentivoglio, Grazie per la cioccolata (2000),
La pianista (2001), 8 donne e un mistero (2002),
Il tempo dei lupi (2002), Ma mère (2003),
Il mio miglior
incubo! (2011), Amour (2012),
Bella
addormentata (2012), In Another
Country (2012), La scomparsa di Eleanor Rigby
(2013), con Jessica
Chastain, Segreti di
famiglia (2015), con JesseEisenberg, Il condominio dei cuori
infranti(2016), Le cose che
verranno (2016), Elle (2016),
Greta (2018) e Frankie
(2019).
9. Ha vinto importanti
riconoscimenti cinematografici. Nel corso della sua
carriera l’attrice ha vinto alcuni tra i più prestigiosi premi del
mondo del cinema. Tra questi si annoverano infatti due Prix
d’interprétation féminine al Festival
di Cannes, rispettivamente per Violette Nozière e
La pianista. Ha in seguito vinto anche due Coppa Volpi per
la miglior interpretazione femminile alla Mostra di Venezia per i
film Un affare di donne e Il buio nella mente. È
inoltre l’attrice più nominata ai premi César, con un totale di 16
candidature e due vittorie, per i film Il buio nella mente
e Elle.
8. È stata nominata al
premio Oscar. Per il film Elle, dove interpreta
una donna che in seguito ad uno stupro decide di rintracciare
personalmente il suo aggressore, l’attrice ha ottenuto la sua prima
nomination come miglior attrice ai prestigiosi premi Oscar. Si
tratta di un avvenimento raro per un attore che recita in lingua
diversa dall’inglese. Pur non riportando la vittoria, andata ad
Emma
Stone per La La Land,
la Huppert ha modo di affermare nuovamente a livello mondiale la
propria persona.
Isabelle Huppert: il marito e i
figli
7. Ha sposato uno scrittore
e regista. Dal 1982 l’attrice è sposata con il regista e
scrittore Ronald Chammah, di origine ebraica. La coppia, sempre
particolarmente riservata, ha negli anni vissuto distante dalla
mondanità, rimanendo sempre particolarmente unità. Negli anni hanno
dato alla luce tre figli.
6. Sua figlia è
un’attrice. La prima figlia della coppia è Lolita
Chammah, che ha poi seguito le orme della madre nel mondo
della recitazione. Le due hanno anche recitato insieme in diverse
occasioni per i film Un affare di donne, Malina, Modern
Life,Copacabana e Barrage.
Parte delle cose che non sai
dell’attrice
Isabelle Huppert in La
pianista
5. Ha realmente suonato il
pianoforte per il film. I brani che il personaggio
interpretato dalla Huppert suona nel film vengono realmente
eseguiti dall’attrice. Questa aveva infatti studiato pianoforte
dall’età di dodici anni. Per sentirsi più sicura e potersi calare
meglio nel ruolo, la Huppert decise di riprendere la pratica un
anno prima di iniziare a girare il film, così da poter essere in
grado di suonare i brani richiesti al momento delle riprese.
4. È considerata una delle
migliori interpretazioni di sempre. Oltre ad aver vinto
diversi premi, la Huppert è stata più volte lodate a livello
internazionale per la sua interpretazione. Questa è infatti
considerata una delle migliori a livello mondiale dell’intera
decade, ed è stata riconosciuta dalle attrici Nicole
Kidman e Jessica Chastain come loro
fonte di ispirazione.
Isabelle Huppert in Elle
3. Ha espresso da subito
interesse per il film. Quando ancora il regista
Paul Verhoeven stava lavorando all’adattamento del
romanzo, ricevette la chiamata della Huppert la quale desiderava
esprimere il proprio interesse nel progetto. L’attrice cercava da
tempo un progetto che la portasse a lavorare con il regista, ed
egli decise di confermarla subito per il ruolo della
protagonista.
2. Ha avuto difficoltà a
relazionarsi con il personaggio. L’attrice non ha mai
nascosto di aver impiegato tempo per riuscire ad acquisire una
certa confidenza con la natura del personaggio. Le risultava
infatti difficile relazionarvi per il modo completamente opposto di
pensare e agire, in particolar modo per una situazione così scomoda
come quella raccontata nel film. Nonostante i suoi dubbi, comunque,
il regista fu entusiasta della sua performance.
Isabelle Huppert: età e
altezza
1. Isabelle Huppert è nata a
Parigi, in Francia, il 16 marzo 1953. L’attrice è alta
complessivamente 157 centimetri.
Il film, scritto da Charles
Randolph e diretto da Jay Roach, racconta
lo scandalo in seno a Fox News, che ha portato alla caduta
di Roger
Ailes (John
Lithgow), uno dei fondatori dell’emittente. Al centro
della vicenda ci sono tre donne, tre punti di vista differenti su
una questione che, per fortuna, negli ultimi anni è diventato il
centro delle discussioni sulle dinamiche del lavoro: l’abuso
sessuale, e quindi di potere, ai danni di donne che tentano la
scalata professionale nei propri ambienti di lavoro. È quello che
ha dato origine al movimento #MeToo e che ha fatto
moltissimo rumore con il caso Weinstein, evento che ha
destabilizzato l’intero assetto produttivo hollywoodiano.
Bombshell, il punto di vista di tre
donne
Ma torniamo a Bombshell,
soprattutto alle sue tre protagoniste, che hanno determinato, in
maniera diversa, la caduta di un mito, quell’Ailes che a tutti gli
effetti rappresenta ora sopruso e potere. Gretchen
Carlson, interpretata da Nicole
Kidman, è la miccia, l’innesco di un incendio, la
prima che, messa di fronte a condizioni di lavoro sempre più ostili
e infine al licenziamento, denuncia il boss di Fox News
per i suoi abusi e le sue molestie.
La segue, non troppo da vicino,
Megyn Kelly, le cui fattezze sono state imitate e
interpretate da Charlize Theron. Kelly ha denunciato le
molestie dopo una intensa lotta, anche con se stessa; personaggio
cinico e arrivista, ma anche grande professionista, capace e
caparbia, Kelly ci mostra meglio di ogni altro personaggio del film
(ma anche della vita reale) quanto sia sottile il confine tra buoni
e cattivi, quanto sia delicato l’equilibrio tra lecito e illecito,
tra ciò che si desidera, ciò che si sopporta e ciò che si subisce,
quando si ha uno scopo da raggiungere e tanta ambizione.
Terza protagonista (e unica figura
di finzione nel film) è Kayla Pospisil,
interpretata da Margot
Robbie. Kayla è una giovane giornalista che vuole fare
carriera, si mette al servizio del sistema, lo asseconda e permette
al male di perpetrarsi semplicemente tacendo quello che le succede.
Anche lei è una vittima, per un po’ una vittima condiscendente, e
solo dopo acquisisce la dimensione, solida e attiva, di soggetto
che prende iniziativa pensante.
Queste tre storie, che si
intrecciano in una redazione ricca di chiaroscuri e di detti e
taciuti, rappresentano tre lati di un racconto che ha scosso la
Fox News ed ha spodestato Roger Ailes.
Non solo, questo caso ha smontato un sistema che ha portato poi
alla caduta di Weinstein e al disvelamento di moltissime realtà
simili; ha denunciato, in sostanza, una routine, una terribile
abitudine che vige, ancora adesso, in moltissime realtà lavorative,
a tutti i livelli, in tutti i settori.
Non ci sono buoni e
cattivi
Bombshell –
La voce dello scandalo ha il grande pregio di non
separare mai i buoni dai cattivi con una linea netta, anzi sembra
che il suo più importante obbiettivo sia proprio quello di
evidenziare la difficoltà di porsi per ogni persona, a seconda
della propria indole e della propria ambizione, di fronte a questi
fenomeni che, quelli sì, sono condannati senza mezze misure.
Per quanto riguarda invece la
restituzione dei fatti attraverso un linguaggio che vuole essere
ricercato, Bombshell frana rovinosamente
di fronte al confronto di opere simili che raccontano realtà
complesse della modernità (basti pensare a La grande
scommessa, con cui condivide lo
sceneggiatore).
Quello di Jay
Roach è un film a cui viene senz’altro riconosciuta la
propria importanza perché racconta una storia che deve essere
conosciuta, ma che di fronte al valore cinematografico vero e
proprio si vede ridimensionato, al netto delle interpretazioni
delle tre attrici protagoniste.
Giustamente elogiate per le loro
performance, Kidman, Theron e
Robbie non bastano a tenere in piedi
Bombshell che di poco si allontana dalla
cronistoria di uno scandalo, ma sicuramente aggiungono
appeal a un film che sembra destinato ad essere ricordato
solo per la storia che racconta e che esce clamorosamente perdente
a confronto con prodotti che mettono in scena vicende simili (vedi
The Morning Show).
Attrice italiana particolarmente
nota anche a livello internazionale, Monica
Bellucci si è affermata negli anni grazie alla sua
partecipazione a pellicole di grande successo. Acclamata e
riconosciuta per le sue interpretazioni, l’attrice ha inoltre
ricevuto nella sua carriera alcuni prestigiosi riconoscimenti, che
le hanno permesso di ottenere continua visibilità. Ecco 10
cose che non sai di Monica Bellucci.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Monica Bellucci: i suoi film e le
serie TV
10. Ha preso parte a
lungometraggi di fama internazionale. L’attrice debutta al
cinema nel 1991 con il film La riffa, per poi ottenere una
buona fama con Dracula di Bram Stoker (1992), con Gary
Oldman. Successivamente recita in
L’appartamento (1996), Dobermann (1997),
L’ultimo capodanno (1998), Malèna (2000) e
Irréversible (2002), con Vincent
Cassel. Ottiene poi ulteriore notorietà grazie ai film
Ricordati di me (2003), di Gabriele
Muccino, Matrix Reloaded (2003) e Matrix
Revolutions (2003), con Keanu
Reeves, La passione di Cristo (2004), di
Mel
Gibson, I fratelli Grimm e
l’incantevole strega (2005), N (Io e
Napoleone) (2006), Sanguepazzo (2008), Manuale d’amore
3 (2011), con Robert De
Niro, Le
meraviglie (2014), Spectre
(2015), con Daniel
Craig, On the Milky
Road (2016) e I migliori anni della nostra vita
(2019).
9. Ha recitato per alcune
serie TV. Negli ultimi anni l’attrice ha preso parte anche
ad alcuni prodotti televisivi, tra cui la serie Platane
(2011) e Mozart in the Jungle (2016), dove ha recitato in
cinque episodi nel ruolo di Alessandra accanto all’attore Gael Garcia
Bernal. È inoltre comparsa nel ruolo di sé stessa nel
quattordicesimo episodio della terza stagione di Twin
Peaks, per poi prendere parte anche a Il miracolo
(2018), con Alba
Rohrwacher.Prossimamente reciterà nel ruolo di
Tina Moditti nella serie Radical Eye: The Life and Times of
Tina Moditti.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. L’attrice è stata particolarmente
apprezzata sin dai suoi primi ruoli, ottenendo in particolare la
nomination ai prestigiosi premi César come miglior promessa
femminile nel 1997, grazie al film L’appartamento. In
seguito ha anche vinto un Nastro d’argento, come miglior attrice
non protagonista per Ricordati di me, e il Nastro
d’argento europeo per On the Milky Road. Per il film di
Muccino è inoltre stata nominata ai David di Donatello.
Monica Bellucci è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 3,1 milioni di persone.
All’interno di questo la Bellucci è solita condividere immagini
legate alla sua professione di interprete, dalle cerimonie a cui
prende parte ai servizi fotografici per riviste di moda, fino a
condividere immagini e video promozionali dei progetti a cui prende
parte.
Monica Bellucci: la sua carriera
da modella
6. È un’affermata
modella. Sul finire degli anni ’80 la Bellucci inizia a
partecipare ad alcune delle più importanti passerelle di moda
grazie al suo contratto con l’Elite Model Management. Negli ha
acquisito sempre più popolarità, arrivando a sfilare per alcuni dei
più noti marchi del settore, da Fendi a Dolce&Gabbana. Ancora
oggi, benché in modo meno attivo, l’attrice ricopre il ruolo di
ambasciatrice per importanti case di moda.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Monica Bellucci e Vincent
Cassel
5. È stata sposata con il
noto attore. Nell’agosto del 1999 la Bellucci sposa a
Montecarlo l’attore francese VincentCassel. I due sono diventati ben presto una delle
coppie più note del mondo dello spettacolo, e nel 2004 nasce la
loro prima figlia. La seconda arriverà poi nel 2010. Pur essendo
particolarmente legati, i due attori hanno più volte dichiarato di
non aver mai trascorso insieme lunghi periodi, anche per via dei
rispettivi impegni cinematografici. Nel 2013, infine, annunceranno
la loro separazione dopo circa quattordici anni di matrimonio.
4. Hanno recitato più volte
insieme. I due attori si sono conosciuti sul set del film
francese L’appartamento, dove interpretavano una coppia di
amanti. Torneranno poi a condividere lo schermo nel controverso
film Irréversible, dove ricoprono anche in questo caso una
coppia, turbata però da un terribile evento. Recentemente i due
attori si sono rincontrati in occasione della Mostra di Venezia del
2019 per presentare la versione rimontata del
film.
Monica Bellucci in Matrix
3. È stata fortemente
voluta dai registi. Negli ultimi due film della trilogia
di Matrix, l’attrice ha ricoperto il ruolo di Persephone,
moglie del Merovingio, che si rivelerà però alleata di Neo e della
resistenza. I due registi decisero di assegnare il ruolo
all’attrice dopo averla vista nel film italiano Malèna.
Questo ha infatti permesso all’attrice di ottenere la definitiva
consacrazione a livello internazionale.
2. Ricevette una
particolare nomination. Per il suo ruolo nel film
Matrix Reloaded l’attrice venne nominata agli MTV Movie
Awards nella categoria di miglior bacio, condivisa con l’attore
Keanu Reeves. Nel film, infatti, il personaggio
della Bellucci chiede al protagonista, in cambio del suo aiuto, un
bacio passionale, divenuto particolarmente noto all’interno della
trilogia.
Monica Bellucci: età e
altezza
1. Monica Bellucci è nata a
Città di Castello, in Umbria, il 30 settembre 1964.
L’attrice è alta complessivamente 171 centimetri.
La scorsa estate, al Comic-Con, i
Marvel Studios annunciarono ufficialmente
Blade,
nuovo film – dopo le trasposizioni con Wesley Snipes – basato sull’iconico e spietato
cacciatore di vampiri, che finalmente entrerà a far parte del
MCU. Il due volte premio Oscar
Mahershala Ali(Moonlight, Green
Book) è stato scelto per interpretare il protagonista.
Il film dovrebbe debuttare nella
Fase 5 dell’Universo Cinematografico Marvel. Al momento non sappiamo
assolutamente nulla sul progetto (soprattutto, sarà il primo film
del MCU ad essere vietato ai minori?),
né tantomeno chi si occuperà della regia. In attesa di
aggiornamenti, ecco 10 registi che potrebbe dirigere Blade:
James Wan
Circa un anno fa, è stato rivelato
che James Wan aveva presentato ai Marvel Studios un soggetto per un
film dedicato a Blade.
Wan è un regista che ha dimostrato di essere a suo agio tanto con
l’horror (le saghe di Saw, Insidious e The
Conjuring) quanto con i blockbuster su larga scala (Fast &
Furious 7 e Aquaman).
Sarebbe certamente perfetto per un
film come Blade,
nonostante i suoi impegni con i franchise di The Conjuring e Aquaman.
Essendo però la produzione di Blade ancora
lontana, è possibile continuare a sperare che James Wan possa
davvero prendere in mano le redini del progetto.
Barry Jenkins
Alcuni dei più grandi registi
coinvolti nel MCU, come Ryan Coogler, Taika
Waititi o i fratelli Russo, si sono spesso dedicati, durante le
loro carriere, anche a film molto diversi, spesso a basso budget.
Barry Jenkins, che vinto un Oscar grazie a
Moonlight e ha diretto anche
l’acclamato
Se la strada potesse parlare, è sicuramente un regista che
saprebbe come tirare fuori da un personaggio come Blade la sua
reale umanità.
Un approccio del genere potrebbe
fare senza dubbio la differenza, andandosi a discostare di
parecchio dalla trilogia con protagonista Snipes, indubbiamente più
votata all’azione e a mettere in risalto gli elementi horror legati
all’eredità del personaggio.
Edgar Wright
Ciò di cui un film come Blade avrebbe
bisogno è certamente un regista che sia in grado di mescolare i
toni dell’horror con quelli della commedia. Wesley Snipes ha
definito anche attraverso la follia il personaggio, contribuendo a
ridefinire la controparte cartacea. Un regista come Edgar Wright ha già dimostrato di essere in
grado di saper gestire in maniera intelligente tanto l’horror
quanto la commedia grazie alla sua “zom-rom-com”
L’alba dei morti dementi.
Non sarebbe così facile, però,
convincere nuovamente Wright a lavorare con i Marvel Studios: tutti ricorderete,
infatti, che in origine doveva essere proprio lui ad occuparsi
della regia di Ant-Man,
che ha poi deciso di lasciare a causa di alcune “divergenze
creative”. Ciononostante, Wright alla regia di Blade
sarebbe qualcosa di assolutamente fenomenale….
Fede Alvarez
Forse non tutti sanno che, prima di
Scott Derrickson, la Marvel aveva “corteggiato” Fede Alvarez, regista di Man in the Dark, per affidargli la
regia di Doctor
Strange. Alvarez però rifiutò per paura di un eccessivo
controllo creativo da parte della Casa delle Idee.
Tra i pionieri dell’horror moderno,
Alvarez sarebbe assolutamente perfetto per un film su Blade.
La filmografia del regista uruguaniano ha più volte dimostra quanto
il cineasta sia in grado di piegare la regia e il montaggio al
servizio della narrazione e, soprattutto, della suspense, come
dimostrato ad esempio nel suo remake de La Casa.
David Leitch
In numerose discussioni su chi,
secondo i fan, dovrebbe dirigere Blade,
sono quasi sempre emersi registi che hanno una certa dimestichezza
con il genere horror. Ma forse, ci sarebbe bisogno di qualcuno che,
al di là dell’horror, abbia maggiore familiarità con il genere…
action!
Con John Wick, Atomica
Bionda e Hobbs & Shaw alle spalle, David Leitch è il candidato ideale se si pensa
ad una versione di Blade
viscerale e carica di sequenze d’azione mozzafiato. Inoltre, con
Deadpool
2 il regista ha dimostrato di sapersela cavare
egregiamente quando ti tratta di maneggiare la materia fumettistica
e il divieto ai minori.
Leigh Whannell
Il recente reboot de
L’Uomo Invisibile ad opera di Leigh Whannell ha dimostrato che quanto i
remake possano risultare comunque validi, se alla base c’è un idea
vincente, sviluppata con intelligenza e acume. Inoltre, il suo
precedente coinvolgimento nei franchise di Saw e
Indisious testimoniamo quanto Whannell sia assolutamente a
suo agio con il genere horror.
La brutale scena di combattimento
del film Upgrade, inoltre, ha palesato quanto il regista e
sceneggiatore australiano sia capace di destreggiarsi anche con
intense sequenze d’azione. Tutto ciò fa sicuramente di lui un
candidato ideale per la regia di Blade.
Mike Flanagan
Tra i maggiori esponenti del cinema
horror commerciale di ultima generazione, Mike Flanagan si è fatto conoscere
(soprattutto di recente) per aver diretto molti adattamenti delle
opere di
Stephen King, da Il gioco di Gerald a Doctor
Sleep.
Di recente abbiamo appreso che Gary
Dauberman, sceneggiatore di IT di Andy Muschetti, dirigerà
il primo adattamento cinematografico de
Le Notti di Salem, sempre tratto dall’opera di King. Se
dunque Flanagan fosse interessato a dirigere un film sui vampiri,
non potrebbe più pensare ad una versione per il grande schermo del
romanzo uscito nel 1975. E allora, perché non dedicarsi ad un film
su Blade?
S. Craig Zahler
Personalità che ha cercato di
riportare in auge il film d’exploitation, S. Craig
Zahler ha concepito immagini violentissime in film come
Brawl in Cell Block 99 e Dragged Across Concrete. Ha saputo
inoltre mescolare brillantemente i generi in Bone
Tomahawk. Un film come Blade,
se diretto da un regista come lui, sarebbe tanto contorto quanto
ultraviolento, e pieno zeppo di azione e orrore.
Guillermo Del Toro
Avendo
già diretto un film di Blade (il brillante Blade
II) e avendo anche promesso di prendersi una pausa dal cinema
dopo il successo straordinario del suo capolavoro The Shape of Water,Guillermo del Toro probabilmente non sarebbe
interessato a dirigere un film sul cacciatore di vampiri per il
MCU .
Ma se fosse
disposto a farlo, la comunità cinematografica e il fandom della
Marvel gliene sarebbe sicuramente
grata. Del Toro ha sempre fatto un ottimo lavoro nell’utilizzare
storie di genere per trasmettere importanti messaggi sociali, e un
reboot di Blade potrebbe
rappresentare un’opportunità da non lasciarsi
sfuggire…
Jordan Peele
Anche se
le storie originali sembrerebbero essere la sua ossessione
principale, Jordan Peele sarebbe la scelta perfetta per
dirigere il reboot di Blade ad
opera del MCU. Peele è un appassionato di
horror, soprattutto di quel tipo di terrore radicato nella cultura
di massa, come egregiamente esplicitato nei folgoranti Scappa –
Get Out e Noi.La regia di un film di Blade potrebbe
rappresentare una grossa opportunità per Peele di offrire la sua
personalissima, e certamente unica, interpretazione del mito del
vampiro.
In una lunga intervista con
Variety, Thierry Fremaux ha
commentato ancora le possibilità che ha il Festival
di Cannes 2020 di svolgersi in una forma che,
naturalmente, non sarà quella tradizionale e sperata fino
all’ultimo dall’organizzazione.
Dopo l’ufficiale
annullamento delle sezioni parallele del festival,
Cannes 2020 rimane ancora ufficialmente in bilico
tra una situazione internazionale che non permette certo lo
svolgimento normale del festival e la paura per l’annullamento
definitivo dell’edizione 2020.
Nello spettro di possibilità che
vanno dall’uno all’altro capo, si stanno vagliando molte ipotesi, e
tra queste persino l’idea di gemellare Cannes con
Venezia. Ecco cosa ha detto il direttore artistico del
festival francese:
“Il direttore parla di un
possibile slittamento in autunno e di una potenziale collaborazione
con Venezia se il festival francese venisse definitivamente
cancellato (…) Il festival di Cannes spera di essere comunque
presente in autunno.”
In merito alla collaborazione
eventuale con Venezia, Thierry Fremaux ha
dichiarato: “Ho parlato molto con Alberto Barbera, direttore
del Festival di Venezia, anche lui molto
preoccupato della situazione. Già dall’inizio della crisi abbiamo
pensata alla possibilità di fare qualcosa insieme se Cannes venisse
cancellata e stiamo continuando a parlarne (…) Altri festival ci
hanno invitato: Locarno, San Sebastian, Deauville. Sono gesti che
ci toccano molto”.
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, la seconda
avventura in solitaria di
Benedict Cumberbatch nel MCU, arriverà nelle sale il
prossimo anno, precisamente a novembre 2021. Nonostante le riprese
del film non siano ancora partite, attorno al progetto c’è comunque
tantissima eccitazione da parte dei fan, soprattutto dopo la
conferma che sarà Sam Raimi a dirigere il film.
Adesso, sono in molti a chiedersi
quale sarà l’approccio del regista della trilogia di
Spider-Man al film e che tipo di impatto avrà il sequel
sull’Universo Cinematografico Marvel, dal momento che esplorerà
il Multiverso e dovrebbe coinvolgere una moltitudine di personaggi,
inclusa la già confermata da tempo Scarlet Witch.
Ad oggi, sappiamo davvero poco della
trama del film, ma prima che Scott Derrickson – regista del primo
Doctor Strange – decidesse di abbandonare
la regia del sequel, si era spesso parlato di Doctor
Strange in the Multiverse of Madness come del
primo vero horror della Marvel. In seguito, Kevin Feige specificò che il film non sarebbe
stato propriamente un horror, ma che avrebbe avuto al suo interno
diverse “sequenze spaventose”.
I fan non vedono l’ora di scoprire
cosa riserverà loro Doctor
Strange 2: soprattutto, Incubo
sarà davvero il villain del film? In attesa di tutte le conferme
del caso, il celebre artista Boss Logic ha realizzato degli
spettacoli – e terrificanti – fan poster dedicati proprio al
sequel: nel primo, dietro allo Stregone Supremo, è possibile vedere
le ombre dell’Antico (Tilda Swinton), di
Visione (Paul Bettany) e di una versione zombie di
Iron Man da Spider-Man:
Far From Home.
Il secondo poster è sostanzialmente
una rivisitazione del primo, ma vede i personaggi sopraelencati
bloccati all’interno di uno degli acchiappasogni di
Incubo. Potete ammirare i due bellissimi poster di
seguito (diffusi via
Twitter e Instagram)
e… provate a scovare l’ombra di Deadpool nel primo
dei due!
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà
anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Il primo film su Doctor
Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la
nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al
confronto con Dormammu. Nel film c’erano
anche Benedict Wong, Tilda
Swinton e Chiwetel
Ejiofor. Rachel
McAdams non tornerà nei panni di Christine
Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity
Ware inEndgame.
Un nuovo video dal backstage di
Spider-Man 2 è arrivato online su
Twitter
e ci mostra Willem Dafoe – durante una pausa dalle riprese
– che “gioca” ad interpretare Dottor Octopus. Nel
film di Sam Raimi, il principale antagonista dell’Uomo
Ragno è interpretato da Alfred Molina, mentre
Dafoe è tornato nei panni di Norman Osborn/Green
Goblin.
Lo scienziato,
nonché amico di Peter Parker, è stato il nucleo emotivo del film,
non solo grazie alla rivelazione del suo lato oscuro, ma anche
perché ha sempre avvertito Peter Parker su cosa significa essere
veramente un eroe, preparando così il terreno per l’ancor più cupo
Spider-Man 3.
Nel video emerso online nelle ultime
ore, vediamo Willem Dafoe che si diverte ad interpretare
Dottor Octopus mentre cerca di comandare
l’armatura robotica del personaggio. Il video sembra risalire al
primo giorno di riprese di Alfred Molina, e
infatti è possibile sentire Dafoe che cerca di dare alcuni consigli
al collega su come bisognerebbe interpretare il personaggio per
cercare di soddisfare le aspettative del pubblico.
Non sappiamo se Molina abbia
effettivamente seguito i consigli di Dafoe, ma dal video si evince
che l’attore ha sicuramente apprezzato la “performance” del
collega. Potete vederlo cliccando sull’immagine di seguito:
Considerato all’unanimità il
miglior Spider-Man di Raimi e uno dei migliori
cinefumetti mai realizzati, Spider-Man
2 è ancora oggi un esempio di racconto che mescola
sapientemente materiale fumettistico a ragioni cinematografiche,
accostando nelle giuste dosi commedia e dramma, azione e
romanticismo, per un risultato ancora insuperato. Uscito nelle sale
nel 2004, vedeva protagonisti – oltre ai “veterani” Tobey
Maguire, James
Franco e Kirsten Dunst –
anche Alfred Molina nei panni di un
indimenticabile Dottor Octopus.
Attraverso il suo account
Twitter, il regista Josh Trank ha condiviso il trailer ufficiale
di Capone, il biopic che vedrà
protagonista Tom
Hardy nei panni di Al Capone, il noto mafioso
statunitense di origine italiana. Il film uscirà direttamente in
streaming – a causa dell’emergenza Covid-19 – e sarà disponibile
negli Stati Uniti, grazie a Vertical Entertainment, a partire dal
prossimo 12 maggio.
Nel cast del film, inizialmente noto
come Fonzo, figurano anche Kyle
MacLachlan (Twin Peaks), Linda
Cardellini (Bloodline) e Matt
Dillon (Tutti pazzi per Mary). La Cardellini
sarà la moglie di Hardy, Mae, mentre MacLachlan sarà il medico di
Capone; Dillon invece sarà il migliore amico Johnny.
Considerato un simbolo del
gangsterismo americano e della crisi della legalità che gli Stati
Uniti dovettero affrontare durante il proibizionismo, la figura di
Al Capone è stata trasposta numerose volte sul
grande schermo: sicuramente, una delle incarnazione
cinematografiche più celebri è quella di Robert De Niro nel film Gli Intoccabili di Brian De
Palma.
Senza dubbio, dopo le enormi
difficoltà incontrate sul set di Fantastici
Quattro con la Fox, Josh
Trank può definirsi un regista in difficoltà.
Tuttavia non manca di talento, e affidarsi a una star
come Tom
Hardy, che difficilmente sbaglia un film, potrebbe
essersi rivelata una mossa vincente, anche se il film salterà
l’uscita in sala.
Tom Hardy è Al Capone nel
trailer del film di Josh Trank
Ricordiamo che, prima della pandemia
di Covid-19, Tom Hardy era impegnato sul set di Venom
2, attesissimo sequel del cinecomic sul celebre
simbionte dei fumetti Marvel, che sarà diretto da
Andy Serkis e che vedrà nel cast anche Woody Harrelson nei panni di Carnage.
Un nuovo studio ha rivelato la
popolarità degli eroi e dei villain del MCU, l’Universo
Cinematografico Marvel inaugurato ormai 11 anni fa
con l’uscita del primo Iron Man. I fan del MCU sanno che i suoi personaggi
godono di una popolarità sconfinata, ma potrebbero restare alquanto
sorpresi nello scoprire quali sono i personaggi e i film più
“googlati”.
Un recente studio condotto da sito
Soaphub, specializzato in cultura pop, ha
esaminato i dati ricerca mensili di Google per stilare una lista
dei personaggi e dei film Marvel più popolari. In merito alle
pellicole, Soaphub ha tenuto conto esclusivamente dei titoli
disponibili su
Disney+: per questo motivo, L’Incredibile Hulk e i due
Spider-Man con
Tom Holland non sono stati presi in considerazione.
Ebbene, dalla ricerca è emerso che
il film pù popolare del MCU è Avengers:
Endgame, il cinecomic di
Anthony e Joe Russo, con oltre 2.8 milioni di ricerche, seguito
da Iron Man di Jon Favreau (816.000) e
Doctor Strange di Scott
Derrickson (561.000).
Per quanto riguarda i personaggi,
invece, non sorprenderà che il amato di tutti è Iron
Man (Robert
Downey Jr.), con 770.000 ricerche. Più interessante è
scoprire che i due personaggi immediatamente più “cercati” sono
Doctor Strange/Benedict
Cumberbatch (445.000 ricerche) e
Visione/Paul
Bettany (214.000 richerce). Questo, naturalmente, in
merito agli eroi del MCU…
Parlando invece dei villain, è
Loki/Tom
Hiddleston ad essere il favorito, con ben 350.000
ricerche. Seguono a ruota Hela/Cate
Blanchett con 250.000 ricerche e il temibile
Thanos di Josh Brolin con 200.000 ricerche.
Per quanto riguarda gli altri, la
cosa più bizzarra è che il Captain America di
Chris Evans appare “soltanto” al settimo posto
della classifica relativa agli eroi, mentre lo
Spider-Man di Tom Holland figura in quarta posizione. Lo
studio dimostra quindi quanto possano essere imprevedibili i fan
del MCU…
Dune
di Frank Herbert è sempre stato considerato un
romanzo “infilmabile”, cioè impossibile da trasporre sul grande
schermo. Proprio per questo, Denis Villeneuve si
prepara a raccogliere una sfida importantissima, e la curiosità per
l’adattamento del regista di Arrival e
Blade
Runner 2049 che arriverà al cinema il prossimo dicembre è
ovviamente altissima.
L’adattamento di David
Lynch del 1984 era stato ampiamente criticato proprio per
la sceneggiatura, ma la scelta di Villeneuve di dividere il suo
Dune
in due parti potrebbe significare – anche se non necessariamente –
un lavoro di adattamento completamente diverso rispetto al passato.
In una recente intervista con
Vanity Fair, è stato proprio Villeneuve a spiegare perché il
film sarà diviso in due parti.
Il regista ha citato gli adattamenti
di IT e IT – Capitolo Due – distribuiti da Warner Bros., che
si occuperà anche della distribuzione di Dune -,
spiegando che entrambi i romanzi – quello di Stephen King e quello di Frank
Herbert – affrontano così tante tematiche che racchiuderle
tutte all’interno di un solo film sarebbe stato impossibile.
“Non avrei mai accettato di
realizzare l’adattamento se avessi dovuto fare un solo film. Il
mondo creato da Frank Herbert è davvero troppo complesso. La forza
di quest’universo è nei suoi dettagli”, ha dichiarato il
regista.
“Percorso mitico e carico di
emozioni, Dune
racconta la storia di Paul Atreides, un giovane brillante e dotato
nato sotto un grande destino al di là della sua comprensione, che
dovrà viaggiare verso il pianeta più pericoloso dell’universo per
assicurare alla sua famiglia e alla sua gente un futuro: mentre
forze maligne esplodono in un conflitto per avere il controllo
esclusivo del pianeta e della risorsa più preziosa esistente (una
merce in grado di sbloccare il più grande potenziale dell’umanità),
a sopravvivere saranno solo quelli che potranno sconfiggere la loro
paura“.
Mark Ruffalo ha debuttato nel MCU raccogliendo l’eredità
di Edward Norton e interpretando Hulk a partire
dal 2012 nel film The Avengers. Da allora, è apparso in ben
cinque titoli dell’Universo Condiviso (in realtà sei, se si
considera anche la scena post-credit di Iron Man 3). Ciononostante, l’attore non
è mai stato protagonista di uno standalone dedicato al Gigante
Verde.
Adesso, in una recente intervista
con
Variety, Ruffalo ha condiviso le sue idee circa un possibile
film interamente dedicato all’iconico personaggio creato da Stan
Lee e Jack Kirby. L’idea dell’attore non sarebbe quella di
esplorare il futuro del personaggio, quindi raccontare magari una
nuova avventura, ma bensì focalizzarsi su cosa è successo allo
stesso durante i film degli Avengers, quindi raccontare
cosa ha fatto Bruce Banner quando non lo abbiamo visto sullo
schermo:
“C’è quest’idea che credo possa
essere davvero interessante. Non l’abbiamo mai veramente seguito
durante la sua vita. È sempre stato messo un po’ al margine. È come
il Rosencrantz e Guildenstern degli Avengers. Sarebbe interessante
andare a riempire tutti gli spazi vuoti e scoprire cosa gli è
successo tra tutti quei film.”
Sempre nel corso della medesima
intervista, Mark Ruffalo ha anche rivelato che, ora che la
Disney ha acquistato la Fox e i diritti di sfruttamento degli
X-Men sono tornati alla Marvel, amerebbe vedere Hulk e Wolverine fare squadra
nel MCU. Da grande fan dei
mutanti creati da Stan Lee e Jack Kirby, Ruffalo ha dichiarato:
“Forse Hulk e Wolverine potrebbero allearsi…”
L’ultima volta che abbiamo visto
Mark Ruffalo nei panni di Hulk è stato in
Avengers:
Endgame. Ricordiamo che l’attore è in
trattative con i Marvel Studios per riprendere il ruolo del
Gigante di Giada nell’annunciata serie dedicata a She-Hulk che debutterà prossimamente
su
Disney+.
Stiamo parlando di Bruce Campbell, attore feticcio di Raimi che
ha collaborato con il regista nella celebre trilogia de
La Casa interpretando l’iconico
Ash Williams (ruolo che lo stesso ha poi ripreso
in Ash
vs Evil Dead, serie sequel della trilogia
originale). Via
Twitter, infatti, Campbell ha espresso il suo desiderio di
prendere parte al film, lanciando un messaggio diretto al suo amico
Raimi: “Eh. Sicuramente, deve esserci QUALCHE personaggio per
sfidare il buon Dottore…”, ha scritto l’attore.
Chissà che Sam Raimi non decida realmente di coinvolge
Bruce Campbell nel sequel di
Doctor Strange… ricordiamo che l’attore americano appare
in tutti e tre i film di Spider-Man diretti da Raimi: ciò suggerisce
che la possibilità di un ruolo per Campbell nel Multiverso
della Pazzia potrebbe trasformarsi in realtà.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà
anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Il primo film su Doctor
Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la
nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al
confronto con Dormammu. Nel film c’erano
anche Benedict Wong, Tilda
Swinton e Chiwetel
Ejiofor. Rachel
McAdams non tornerà nei panni di Christine
Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity
Ware inEndgame.
Con il termine After
life siamo abituati a definire, in inglese, l’aldilà,
quello che troviamo una volta morti. Tuttavia, di quello che c’è
“oltre il velo” possiamo fare solo congetture, perché nessuno è mai
tornato per raccontarcelo. Quello che invece possiamo sapere,
sperimentare, vivere è “la vita dopo” (the after life,
appunto) aver perso qualcuno.
Questo era il concetto alla base
dell’omonima bellissima serie tv prodotta da Netflix e ideata
e scritta da Ricky Gervais, il comico britannico
noto per la faccia da schiaffi e la lingua tagliente. Il grande
successo della prima stagione ha giustificato il rinnovo della
serie e infatti a partire dal 24 aprile arriverà su NetflixAfter Life 2, che riprende la vita del
protagonista, Tony, esattamente da dove l’avevamo lasciata.
La prima stagione ci ha presentato
questo neo vedovo, Tony (Ricky Gervais), alle
prese con la tremenda elaborazione di un lutto che non vuole
accettare a nessun costo. Sprofonda nella depressione,
nell’abbandono, nel cinismo e anche nella cattiveria. La serie lo
conduce per mano verso una lentissima, appena percettibile,
situazione di miglioramento alla fine del ciclo, quando l’uomo
capisce che nella cura dell’altro può ritrovare uno spiraglio,
un’esile desiderio di tornare a vivere.
Questo secondo ciclo, di cui sono
state visti in anteprima i primi tre episodi, ci riporta
esattamente a quel punto, con Tony che, continuando segretamente a
coltivare la sua totale sofferenza, cerca in ciò che gli accade
tutti i giorni frammenti di bellezza e speranza. L’offerta di
aiutare una collega, l’attenzione verso le persone che intervista
(fa il giornalista per una rivista locale), le visite al padre in
casa di riposo, gli appuntamenti casuali con un’anziana vedova al
cimitero, di fronte alla tomba della moglie; ogni piccolo elemento
della sua vita assume un significato diverso perché, in questa
stagione rispetto alla precedente, l’occhio di Tony è cambiato, il
suo proposito è cambiato, nonostante continui a dire che, senza la
moglie, non ha più voglia di vivere.
After life 2
prosegue l’elaborazione del lutto di Tony
Alla luce di questo, capiamo che
l’approccio di Gervais a questa seconda stagione
non è risolutivo, per cui il suo Tony non supererà semplicemente il
lutto distraendosi con le cose della vita, ma imparerà, piano
piano, a concentrandosi sulle piccole cose, sulle attenzioni e sui
gesti, cercando di aggirare l’enorme vuoto che comunque sente, che
è presente nella sua vita.
Ricky Gervais si
conferma uno scrittore intelligente che riesce a coinvolgere lo
spettatore in una maniera lucida e onesta, senza ricattarlo ma
tirandolo dentro alla storia con la sua tagliente ironia,
costruendo personaggi e situazioni perfettamente ascrivibili alla
quotidianità di ognuno ma allo stesso tempo condendole di un tocco
surreale che genera un effetto comico immediato. Vogliamo subito
bene a Tony, al suo vecchio padre, al suo postino e alla sua amica
prostituta.
La perfezione della prima stagione,
la sua risoluzione dolorosa ma comprensibile ed accettabile dallo
spettatore, fa certamente guardare con sospetto ad un secondo
ciclo. Però, After life 2, con
delicatezza ed ironia, soprattutto con una scrittura molto
intelligente, rispettosa e vivace, riesce a riprendere con
delicatezza il percorso di Tony, senza forzature, proseguendolo con
grazia.
Promettente attore italiano,
Cristiano Caccamo si è diplomato con successo al
Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, per poi
intraprendere una carriera divisa tra cinema, televisione e teatro.
Ad oggi, grazie alla sua partecipazione ad alcuni titoli di buon
successo, è riuscito ad affermare il proprio volto nel panorama
dello spettacolo nazionale, confermandosi uno dei nomi su cui
puntare per il futuro.
Ecco 10 cose che non sai di
Cristiano Caccamo.
Cristiano Caccamo: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. L’attore intraprende la propria carriera
cinematografica recitando nel film drammatico La vita
oscena (2014). Recita poi in Cenere (2015) e
Parenthèse (2016), fino ad ottenere grande successo con la
commedia Puoi baciare lo
sposo (2018), con Salvatore Esposito. Nel
2020 sbarca sulla piattaforma Netflix grazie al film sentimentale Sotto il sole di
Riccione, dove recita nel ruolo del protagonista Ciro. Nel
2021 sarà trai protagonisti del nuovo film di Volfango De Biasi,
Una Famiglia Mostruosa. Sono in fase di riprese altri
due film BLA BLA BABY di Fausto Brizzi e LA DONNA PER ME di Marco
Martani.
9. È noto per i ruoli
televisivi. Particolarmente attivo anche in televisione,
l’attore inizia a recitare per il piccolo schermo nella serie
Anastasia Love Dance (2013-2014), per poi ottenere ruoli
di maggior rilievo in Questo è il mio paese (2015), con
Violante
Placido, e Il paradiso delle signore
(2015-2017), dove interpreta Quinto Reggiani. È poi Gabriele in
Che Dio ci aiuti (2017), con Elena Sofia
Ricci, e Michele Carrizzo in La vita promessa
(2018). Sempre nel 2018 ha recitato in oltre venti episodi della
fiction Don Matteo.
8. Ha partecipato ad un noto
reality show. Nel 2020 Caccamo partecipa in qualità di
concorrente al reality show Celebrity Hunted: Caccia
all’uomo, prima produzione italiana Amazon diversa da fiction
e documentario. Insieme ad altri 8 noti concorrenti, tra cui
l’attore Claudio
Santamaria, Caccamo ha dovuto scappare in tutta Italia
per non essere catturato dalle squadre operative preposte alla
cattura fisica dei personaggi. L’attore è stato tuttavia catturato,
non risultando dunque tra i vincitori.
Cristiano Caccamo è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 942 mila persone. All’interno
di questo Caccamo è solito condividere diversi post relativi a suoi
momenti di svago, come anche curiosità a lui legate o luoghi
visitati. Non mancano poi anche diverse immagini relative
all’attività di modello, che le vede immortalato per copertine di
riviste o più generici servizi fotografici.
6. Promuove il proprio
lavoro tramite il social. Instagram si è rivelato negli
anni un ottimo canale attraverso cui promuovere il proprio lavoro,
e anche Caccamo non si è lasciato sfuggire tale occasione. Nel suo
profilo si possono infatti ritrovare diverse foto relative ai suoi
progetti da interprete, siano esse poster, trailer o semplici
scatti realizzati sui set a cui ha preso parte. Così facendo,
permette ai suoi fan di rimanere continuamente aggiornati sulle sue
novità lavorative.
Cristiano Caccamo non è
fidanzato
5. Ha smentito diverse voci
su sue relazioni. L’attore ha più volte affermato di non
essere troppo preoccupato nel condividere con i propri fan momenti
della propria vita tramite i social. Caccamo ha però in diverse
occasioni dovuto smentire diverse voci che lo volevano
sentimentalmente coinvolto con alcune colleghe. Era infatti
circolata la notizia, poi rivelatasi falsa, di una sua relazione
con Valentina Romani, conosciuta sul set di Questo è il mio
paese, come anche con Diana Del Bufalo, conosciuta durante le
riprese di Che Dio ci aiuti.
Cristiano Caccamo in Che Dio ci
aiuti
4. Ha interpretato un
giovane dottore. Nel corso del 2017 l’attore si è in
particolare fatto notare per il ruolo del medico Gabriele in
Che Dio ci aiuti. Caccamo ha a riguardo ricordato di
essere stato consapevole di poter sembrare troppo giovane per la
parte di un dottore, e perciò ha passato diverso tempo a studiare
per il provino con la speranza di poter sembrare il più preparato
possibile sul ruolo. Per sua fortuna, la regista e la direttrice
del casting rimasero particolarmente colpite dalla sua
interpretazione, affidandogli la parte.
Cristiano Caccamo in Don
Matteo
3. Ha recitato nella celebre
fiction. Il 2018 è invece stato l’anno di Don
Matteo per l’attore, che ha interpretato Giovanni, giovane
avvocato fidanzato del capitano Anna Olivieri, ma con la vocazione
a diventare prete. Caccamo ha raccontato di come l’idea di entrare
a far parte di un cast già consolidato da tanti anni lo
spaventasse, ma che sin dal suo primo giorno sul set ha ricevuto
una calorosa accoglienza da parte di ogni collega. La possibilità
di apprendere da un’icona come Terence Hill è
stato inoltre per lui un’occasione irripetibile.
Cristiano Caccamo: le sue origini e
i genitori
2. È originario della
Calabria. Caccamo possiede un’ottima dizione, a tal punto
da nascondere qualunque inflessione dialettale. Ciò ha spinto in
molti a chiedersi quali siano le sue effettive origini. L’attore è
nato in Calabria, ma ha lasciato il paese dove è nato all’età di 15
anni per trasferirsi in un convitto ad Assisi, in Umbria. Caccamo è
inoltre figlio del poeta ed editore Michele, noto per le sue
numerose pubblicazioni di carattere culturale.
Cristiano Caccamo: età e
altezza
1. Cristiano Caccamo è nato
a Taurianova, in Calabria, il 21 marzo 1989. L’attore è
alto complessivamente 180 centimetri.
A causa della situazione di
emergenza quattro nuovi film arriveranno su Amazon Prime Video nel corso del mese di
Aprile. Si tratta di film di primissimo piano che dovendo
rinunciare all’uscita in sala, debuttano sulla piattaforma
streaming del colosso Amazon. Trai titoli c’è anche
BOMBSHELL – LA VOCE DELLO SCANDALO, l’acclamato film
con protagoniste
Charlize Theron,
Nicole Kidman e
Margot robbie, che avrebbe dovuto uscire il 17 marzo e
che debutterà invece in streaming il 17 aprile. Di seguito tutti i
titoli in arrivo:
Basato su fatti
realmente accaduti, Bombshell racconta
l’incredibile storia delle donne che hanno spodestato l’uomo che ha
contribuito a creare il più potente e controverso impero dei media
di tutti i tempi, Fox News. Uno straordinario ritratto delle scelte
coraggiose di tre donne, molto differenti tra loro, che decidono di
lottare contro un sistema di potere e di abusi, che vigeva
indisturbato.
Protagonisti del film sono il
premio Oscar Charlize Theron, il premio Oscar Nicole Kidman, il candidato Oscar John
Lithgow e la candidata Oscar Margot Robbie. È diretto dal vincitore del
premio Emmy Jay Roach ed è sceneggiato dal premio
Oscar Charles Randolph. Nel film recitano anche la
vincitrice del premio Emmy Kate McKinnon, la
candidata al Golden Globe Connie Britton, il
premio Emmy Mark Duplass, il candidato agli Emmy
Rob Delaney, il candidato ai Golden Globe
Malcolm McDowell e la vincitrice di un Oscar
Allison Janney. Prodotta da Lionsgate, in
partnership con Creative Wealth Media / Annapurna Pictures, una
produzione Bron Studios / Denver and Delilah / Gramsci / Lighthouse
Management & Media.
COSA MI LASCI DI TE
UN’EMOZIONANTE STORIA
VERA SU PRIME VIDEO DAL 17 APRILE
Cosa Mi Lasci Di Te è la storia vera della stella
della musica Jeremy Camp e del suo viaggio di amore e forza che
sembra dimostrare che c’è sempre speranza. Vi siete mai chiesti
quanto dura il vero amore? Basta una canzone per far volare l’anima
oltre l’eternità. Saranno proprio
KJ Apa, protagonista di Riverdale, e Britt Robertson ad interpretare la
vera storia di Jeremy e Melissa.
IL PRINCIPE DIMENTICATO
IL NUOVO FILM CON
OMAR SY DISPONIBILE DAL 24 APRILE
Il Principe Dimenticato racconta la storia di Djibi,
un papà single la cui vita intera gira intorno alla propria figlia
di 8 anni, Sofia. Ogni sera nel loro rituale della storia della
buonanotte il papà porta Sofia a “Storyland”, uno studio
cinematografico di fantasia in cui le loro fiabe prendono vita e in
cui Djibi interpreta sempre un eroico Principe Azzurro. Tre anni
più tardi e quasi adolescente, Sofia inizia a distanziarsi dalle
storie del padre che non ricopre più il ruolo di eroe. Djibi deve
quindi trovare il modo di ritornare l’eroe della vita e delle
storie di sua figlia. Un film di Michel Hazanavicius con Omar
Sy, Berenice Bejo e Francois Damiens.
ONE WORLD: TOGETHER AT HOME
IL CONCERTO EVENTO
PROMOSSO DA LADY GAGA IN STREAMING SU AMAZON PRIME VIDEO – In
questo momento in cui il mondo si è unito per combattere la
diffusione della pandemia del COVID-19 coronavirus, Global
Citizen e la World Health Organization (WHO) hanno
annunciato One World: Together At Home un
evento speciale per tutto il mondo per supportare la lotta al
COVID-19. Lo speciale andrà in onda live alle ore 02:00
italiane di Domenica 19 Aprile e sarà disponibile in
streaming su varie piattaforme tra cui Amazon Prime Video, Alibaba,
Apple, Facebook, Instagram, LiveXLive, Tencent Tencent Music
Entertainment Group, TIDAL, TuneIn, Twitch, Twitter, Yahoo, e
YouTube.
La diretta virtuale vuole creare
unione tra tutte le persone affette da COVID-19 e allo stesso tempo
celebrare gli operatori sanitari di tutto il mondo in prima linea
per salvare vite. L’iniziativa è stata creata in
collaborazione con Lady Gaga e sarà presentata
da Jimmy Fallon, Jimmy Kimmel e
Stephen Colbert. Tra gli artisti che
parteciperanno al live si annoverano: Alanis
Morissette, Andrea Bocelli, Billie Eilish, Billie Joe Armstrong,
Burna Boy, Chris Martin, David Beckham, Eddie Vedder, Elton John,
Finneas, Idris e Sabrina Elba, J Balvin, John Legend, Kacey
Musgraves, Keith Urban, Kerry Washington, Lady Gaga, Lang Lang,
Lizzo, Maluma, Paul McCartney,
Priyanka Chopra Jonas, Shah Rukh Khan, Stevie
Wonder.
QUA LA ZAMPA 2 – UN AMICO È PER
SEMPRE
DAL 24 APRILE SOLO SU
AMAZON PRIME VIDEO
Alcune amicizie durano più di una
vita. In
Qua La Zampa 2, sequel del commovente Qua la
Zampa, l’amato cane Bailey trova una nuova sistemazione e
forma un nuovo legame indistruttibile che porterà lui e le persone
che ama in situazioni che non avrebbero mai immaginato.
Bailey (doppiato da Josh Gad, Frozen) trascorre la sua
vita in Michigan nella fattoria dei suoi padroni Ethan
(interpretato da Dennis Quaid, The Special Relationship)
sua moglie Hannah (interpretata da Marg Helgenberger, CSI:
Crime Scene Investigation). Ha anche una nuova compagna di
giochi: la nipotina di Ethan ed Hanna, CJ. Il problema è che la
madre di CJ, Gloria (interpretata da Betty
Gilpin, Glow) decide di portare via con sè CJ lontano
dalla fattoria. Bailey si prepara quindi a lasciare la sua vecchia
vita per una nuova ma promettendo a Ethan di proteggere CJ ad ogni
costo.
Diretto dalla regista premiata due volte agli Emmy® Gail
Mancuso (Modern Family), Qua la Zampa 2 è prodotta da
Gavin Polone (A Dog’s Purpose, Zombieland) e scritto da W. Bruce
Cameron e Cathryn Michon, Maya Forbes e Wally Wolodarskyand ed è
basato sul romanzo di Cameron. Il film è prodotto da Amblin
Entertainment e Reliance Entertainment,in collaborazione con Walden
Media e Alibaba Pictures.
Dopo l’incerto comunicato di
ieri che annunciava l’ulteriore slittamento del
Festival
di Cannes 2020, data l’impossibilità di svolgerlo tra
la fine di giugno e l’inizio di luglio,
come precedentemente auspicato, arriva la comunicazione
ufficiale che le sezioni parallele del Festival di Cannes, per
l’edizione 2020, sono state ufficialmente cancellate.
“In seguito all’annuncio del
Presidente francese del 13 aprile che ha vietato ogni festival fino
a metà luglio, le sezioni parallele del Festival di Cannes
riconoscono che il precedentemente considerato slittamento a fine
giugno, inizio luglio non è più un’opzione possibile.
Conseguentemente, la Quinzaine des Réalisateurs, la Semaine de la
Critique e ACID sono spiacenti di annunciare la cancellazione delle
edizioni 2020 a Cannes.
La crisi sanitaria a cui tutti
attualmente stiamo facendo fronte rende impossibile anticipare il
corso pratico degli eventi. In ogni caso, per supportare l’intera
industria cinematografica colpito così duramente dalle circostanze
attuali, ogni sezione, consultandosi con il Festival di
Cannes, sta cercando il modo migliore per continuare a supportare i
film proposti per l’edizione 2020.”
Divenuto noto come modello,
Travis Fimmel si è in seguito fatto conoscere come
interprete, recitando in uno dei ruoli chiave della serie
Vikings. Grazie a questa ha potuto ottenere importanti
riconoscimenti, venendo poi chiamato a prendere parte ad importanti
progetti anche di natura cinematografica. Ecco 10 cose che
non sai di Travis Fimmel.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Travis Fimmel: i suoi film e le
serie TV
10. È stato il protagonista
di una nota serie. L’attore ha debuttato sul piccolo
schermo nella serie Tarzan (2003), dove ricopriva il ruolo
del protagonista. Successivamente ha recitato nel film Southern
Comfort (2006), e nella serie The Beast (2009). Dopo
un ruolo nel lungometraggio La terra dei fuorilegge
(2012), Fimmel diventa particolarmente conosciuto grazie al ruolo
di Ragnar in Vikings,
ricoperto dal 2013 al 2017, e dove ha recitato accanto all’attrice
Katheryn
Winnick. Prossimamente l’attore reciterà nella nuova
serie Raised by Wolves, prevista per il 2020.
8. È anche
produttore. Solo di recente l’attore ha ricoperto anche il
ruolo di produttore per alcuni progetti a cui era particolarmente
legato. Il primo film per cui ha ricoperto tali vesti è stato
C’era una volta Steve McQueen, heist movie dove Fimmel
ricopre anche il ruolo del protagonista. Sarà poi il produttore
esecutivo di un’annunciata serie TV incentrata sul celebre Wyatt
Earp, con l’attore a ricoprire tale ruolo.
Travis Fimmel è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram a partire dal gennaio del 2019. Seguito da 2 milioni di
persone, il profilo è ancora poco ricco di immagini, cinque in
totale, e tramite queste l’attore ha promosso alcuni suoi progetti
da interprete o eventi a cui ha preso parte. Ad ogni modo, Fimmel
non sembra particolarmente interessato a tenere aggiornato il
proprio profilo.
Travis Fimmel ha una moglie?
6. Non è sposato.
Poco si sa della vita privata dell’attore, ma è certo che non sia
attualmente sposato. Dopo alcune relazioni con varie modelle,
Fimmel sembra tuttavia essere impegnato sentimentalmente con
l’attrice PaulaBatton,
conosciuta sul set del film Warcraft – L’inizio. Tuttavia,
non vi sono state ancora conferme ufficiali da parte dei due, che
sono però stati visti apparire insieme a diversi eventi di
gala.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Travis Fimmel: la sua carriera da
modello
5. È un popolarissimo
modello. Nel 1998 l’attore venne scoperto da un’agenzia di
moda a Melbourne. Trasferitosi poi negli Stati Uniti, l’attore
riuscì a vincere un concorso per diventare il nuovo modello di
Calvin Klein, e le sue foto con indosso i celebri slip bianchi
divennero note in tutto il mondo. Per tale campagna, e per quella
legata al profumo “Crave”, ottenne uno compenso a sei cifre, il
secondo più alto ingaggio che la casa di moda abbia mai pagato ad
un modello.
Travis Fimmel: il suo fisico
4. È divenuto celebre per le
sue qualità fisiche. Oltre a possedere un fisico
naturalmente ben definito, l’attore ha affermato che ad averlo
favorito nell’ottenere prestigiosi incarichi è stata la
conformazione snella del suo corpo. Con lui, infatti, la Calvin
Klein ha rotto lo standard perseguito con precedenti modelli come
Mark
Wahlberg, il cui fisico era molto più palestrato.
Travis Fimmel in Vikings
3. Si era presentato per
altri ruoli. Benché sia divenuto celebre grazie al ruolo
del protagonista Ragnar, l’attore si era originariamente presentato
ai casting per altri personaggi. Originariamente egli desiderava
infatti interpretare Floki, ma sostenne anche il provino per la
parte di Rollo. Tuttavia i produttori, colpiti dalla sua
personalità e dal suo aspetto, decisero di assegnargli il ruolo del
re Ragnar.
2. È molto legato al
personaggio. Fimmel ha affermato di essersi subito
riconosciuto nel personaggio, poiché suo padre era un allevatore di
bestiame e l’attore lo aiutava spesso con le mansioni tipiche della
campagna. Egli ha inoltre dichiarato come Ragnar ha esplorato nuovi
orizzonti, senza però perdere mai il contatto con la propria terra
di origine.
Travis Fimmel: età e altezza
1. Travis Fimmel è nato a
Echuca, in Australia, il 15 luglio 1979. L’attore è alto
complessivamente 183 centimetri.
Celebre interprete italiana,
Cristiana Capotondi ha negli anni affermato il
proprio status di interprete grazie alla partecipazione ad
importanti titoli cinematografici e televisivi del panorama
nazionale. Nel corso della sua carriera l’attrice ha infatti avuto
modo di misurarsi con noti interpreti e registi, dimostrando grande
passione e buona versatilità. Ecco 10 cose che non sai di
Cristiana Capotondi.
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera
l’attrice non ha mancato di recitare anche per il piccolo schermo,
comparendo in particolare nelle serie Italian Restaurant
(1994), Anni ’50 (1998), Anni ’60 (1999),
Compagni di scuola (2001), Orgoglio (2004-2006),
Di padre in figlia (2017), Ognuno è perfetto
(2019) e Bella da morire (2020), dove ricopre il ruolo di
Eva Cantini accanto all’attore Edoardo
Leo.
7. Ha una relazione con un
noto imprenditore. Dopo aver frequentato per brevi periodi
gli attori Nicolas Vaporidis e Primo
Reggiani, dal 2006 l’attrice è sentimentalmente legata
all’imprenditore ed ex conduttore televisivo Andrea
Pezzi. Coppia particolarmente longeva, i due hanno
affermato di non avere in progetto il matrimonio, poiché desiderosi
di maggiori libertà nella loro relazione.
6. Hanno condiviso un loro
segreto. Durante alcune interviste l’attrice ha raccontato
che per consolidare il rapporto con il proprio compagno, i due
hanno dato vita ad un periodo di astinenza sessuale, che gli ha
permesso di riavvicinarsi su molte questioni.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Cristiana Capotondi e la Lega
Pro
5. Ricopre un ruolo legato
al mondo del calcio. Da sempre professatasi grande
appassionata di calcio, l’attrice si è nell’ottobre del 2018
candidata come vicepresidente della Lega Pro, terza lega
professionistica del calcio italiano. Il suo obiettivo era quello
di riformare la categoria in favore di una maggiore tutela dei
calciatori coinvolti. Nel novembre del 2018 viene eletta a tale
carica.
Cristiana Capotondi in Bella da
morire
4. Ha ricercato un
personaggio il più realistico possibile. Nel dar vita alla
poliziotta Eva Cantini, l’attrice ha affermato di essersi basata su
di un modo maschile di stare al mondo, poiché il suo personaggio
per proteggersi rinnega la propria femminilità. A ciò la Capotondi
non ha fatto mancare il desiderio di dar vita ad un personaggio
realistico, che potesse trovare corrispondenza nella vita di tutti
i giorni.
3. Ha apprezzato le
sfumature del personaggio. Nell’interpretare Eva, la
protagonista della serie, l’attrice si è dichiarata particolarmente
soddisfatta, poiché questo personaggio le ha permesso di
confrontarsi con sfumature nuove, a cui Eva si prestava molto per
via della sua capacità di cambiare in base alle situazioni.
L’ecletticità del personaggio è dunque stato l’elemento che più ha
entusiasmato l’attrice.
2. È entusiasta di far
parte di questo progetto. La Capotondi ha affermato di
essere particolarmente soddisfatta di Bella da morire,
poiché prodotto pensato per veicolare un messaggio importante come
quello sulla violenza sulle donne. Per l’attrice la serie può
contribuire ad una maggior presa di coscienza, in particolare da
parte delle dirette interessate, a non essere più succubi senza
voce.
Cristiana Capotondi: età e
altezza
1. Cristiana Capotondi è
nata a Roma, in Italia, il 13 settembre 1980. L’attrice è
alta complessivamente 164 centimetri.
Arriva il 17 aprile su Sky Diavoli,
il thriller finanziario internazionale targato Sky
Original che dopo la première in Italia debutterà nei
prossimi mesi anche negli altri Paesi del gruppo Sky e in Francia.
Con un cast d’eccezione guidato da Alessandro
Borghi (Il Primo
Re, Suburra), Kasia Smutniak (Loro, Perfetti
Sconosciuti) e Patrick Dempsey (La
verità sul caso Harry Quebert), la serie – in dieci
episodi girati tra Roma e Londra interamente in inglese – è una
storia di potere, segreti e disinganni ambientata nell’Olimpo della
finanza mondiale. L’appuntamento è per il 17 aprile dalle
21.15 suSky Atlantic (anche in 4K
HDR con Sky Q satellite) e su NOW TV. Sarà
ovviamente disponibile on demand.
In Diavoli
protagonisti sono Alessandro Borghi (Il Primo
Re, Suburra), Kasia Smutniak (Loro, Perfetti
Sconosciuti) e Patrick Dempsey (La verità sul caso Harry
Quebert), la serie – in dieci episodi girati tra Roma e Londra
interamente in inglese – è una storia di potere, segreti e
disinganni ambientata nell’Olimpo della finanza mondiale.
Oltre ai tre
protagonisti, nel cast di Diavoli
anche Laia Costa (Victoria, La vita in un attimo),
Malachi Kirby (The Race – Corsa mortale,
Radici), Paul Chowdhry (Live at the
Apollo, Swinging with the Finkels), Pia
Mechler (Everything Is Wonderful) e Harry Michell
(Yesterday, Chubby Funny, The English Game),
Sallie Harmsen (Blade Runner 2049), Lars
Mikkelsen (The
Killing, Sherlock, House of Cards) e
Lorna Brown (Terminator – Destino oscuro, The Lady
in the Van). Alla regia Nick
Hurran (Sherlock, Doctor
Who, Fortitude, Altered Carbon)
e Jan Maria Michelini (I Medici, DOC- Nelle tue
mani), dietro la macchina da presa rispettivamente dei primi
cinque e degli ultimi cinque episodi della serie. La sceneggiatura
è di Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri, Elena Bucaccio, Guido
Maria Brera, Chris Lunt, Michael Walker, Ben Harris, Daniele
Cesarano, Ezio Abate e Barbara Petronio, consulting producer Frank
Spotnitz.
È da alcuni giorni che non si fa
altro che parlare di Dune di Denis
Villeneuve, il nuovo adattamento cinematografico del
celebre romanzo di Frank Herbert (già
portato sullo schermo da David Lynch nel
1984) che dovrebbe arrivare nelle sale – il condizionale è
d’obbligo, vista l’attuale pandemia di Covid-19 – il prossimo
dicembre. Questo perché tra le giornate di lunedì e martedì sono
state diffuse online
prime immagini del cast, il
logo ufficiale e anche un primissimo sguardo a Timothée Chalamet nei panni del protagonista
Paul Atreides.
Dune
è sicuramente un progetto ambizioso e uno dei titoli più attesi di
questo 2020. In attesa dell’arrivo della pellicola nelle sale,
abbiamo raccolto di seguito tutto ciò che sappiamo fino ad ora sul
film:
È un progetto che Villeneuve ha sempre voluto realizzare
Dune
è un progetto che Denis Villeneuve ha sempre
voluto realizzare. In una vecchia intervista con Variety, il
regista di Arrival e Blade Runner 2049 aveva
dichiarato: “Sono sempre alla ricerca di nuovo materiale
fantascientifico da adattare. Oggi come oggi è difficile trovare
qualcosa di originale e intrigante che non riguardi soltanto le
armi. Un mio sogno è sempre stato quello di adattare Dune,
ma il processo per ottenere i diritti è davvero lungo ed
estenuante, quindi non credo che ci riuscirò.”
Il cast è composto da tantissimi attori di serie A
Il cast di Dune
include alcuni degli attori più in voga del recente panorama
hollywoodiano. Timothée Chalamet, candidato all’Oscar per
Chiamami Col Tuo Nome, avrà il ruolo del protagonista Paul
Atreides, mentre Rebecca Ferguson e Oscar Isaac interpreteranno i suoi genitori,
Lady Jessica e il duca Leto Atreides. Nel cast del film anche il
premio Oscar Javier Bardem (nei panni di Stilgar) e la
leggendaria Charlotte Rampling (nei panni di Gaius Helen
Mohiam).
Dune
arriverà nelle sale il 18 dicembre 2020, distribuito dalla Warner
Bros. Inizialmente, il film sarebbe dovuto arrivare nelle sale il
20 novembre dello stesso anno. Ad oggi, a causa della pandemia di
Coronavirus, non sappiamo se l’uscita del film al cinema subirà
ulteriori cambiamenti. Il film verrà rilasciato nei formati 3D e
IMAX.
Eric Roth e Jon Spaihts alla sceneggiatura
Dune
era considerato già all’epoca della sua uscita (1965) un “libro
impossibili” da trasporre sul grande schermo. Le numerose critiche
che vennero mosse alla trasposizione di David
Lynch del 1984, infatti, riguardavano proprio
l’adattamento, opera dello stesso regista. La sceneggiatura del
film di Villeneuve porterà la firma dello stesso regista in
collaborazione con Eric Roth e Jon
Spaihts: il primo è noto per aver curato gli script di
Forrest Gump, Il curioso caso di Benjamin Button e il più
recente A Star Is
Born; il secondo, invece, è l’autore di Doctor Strange con Benedict Cumberbatch,
de La Mummia con Tom Cruise e di Passengers con
Jennifer Lawrence e Chris Pratt.
Il film è in cantiere dal lontano 2008
Un nuovo adattamento cinematografico
di Dune
è in cantiere dal lontano 2008. Inizialmente, era la Paramount
Pictures a detenere i diritti sul romanzo, con Peter
Berg, regista di Lone Survivor e Deepwater –
Inferno sull’oceano, coinvolto in qualità di regista. Nel 2009
Berg abbandonò il progetto e a lui subentrò Pierre Morel, regista
di Io vi troverò e The Gunman, che firmò per
occuparsi della regia nel 2010. Nel 2011 la Paramount decise di
accantonare il progetto, che finì in una sorta di limbo fino al
2016, quando la Legendary Pictures acquistò i diritti
cinematografici e televisivi di Dune e iniziò nuovamente a
lavorare al film con il coinvolgimento di Denis
Villeneuve.
Il linguaggio del film
I produttori di Dune
hanno assunto David J. Peterson, un professionista
nella creazione di linguaggi settoriali, per sviluppare alcuni dei
linguaggi alieni che sentiremo nel film. Peterson è meglio
conosciuto per aver creato il linguaggio dei Dothraki e le lingue
valyriane della popolarissima serie tv Game
of Thrones. Ha anche lavorato con i Marvel Studios, creando linguaggi per i film
Thor: The Dark World e Doctor
Strange. Per Dune, Peterson ha creato la lingua
Chakobsa derivata dall’arabo, che sarà parlata dai Fremen sul
pianeta desertico di Arrakis.
Il film sarà diviso in due parti
Dune
di Denis Villeneuve, a differenza dell’adattamento
di David Lynch, sarà diviso in due parti. La prima parte, quella in
arrivo il prossimo dicembre, coprirà approssimativamente soltanto
la prima metà del romanzo originale. In una recente intervista con
Vanity Fair, Villeneuve ha dichiarato: “Non avrei mai accettato
di realizzare l’adattamento se avessi dovuto fare un solo film. Il
mondo creato da Frank Herbert è davvero troppo complesso. La forza
di quest’universo è nei suoi dettagli.”
Dune darà vita ad un vero e proprio franchise?
Nel giugno del 2019, è stato
annunciato dalla Legendary Television lo sviluppo di una serie
spin-off del film, dal titolo Dune: The Sisterhood, destinata a HBO
Max, l’attesa piattaforma di streaming della Warner Media. La serie
si sarebbe concentrata sul Bene Gesserit, l’organizzazione di
rilevanza sociale, religiosa e politica al centro del romanzo e del
film, che sarebbe servita come prequel all’adattamento di
Denis Villeneuve. Quest’ultimo avrebbe diretto il
pilot della serie, mentre Jon Spaihts avrebbe
curato la sceneggiatura e Dana Calvo sarebbe
figurata in qualità di showrunner. A novembre dello stesso anno,
però, è stata annunciata la dipartita di Spaihts dal progetto. Da
allora non ci sono stati più aggiornamenti.
Il film a metà tra Il Signore degli Anelli e Star Wars
A gennaio del 2020, un gruppo di
esperti del settore ha avuto la possibilità di vedere in anteprima
alcune immagini del film:
tra questi, c’è stato anche Brian Clement, scrittore esperto di
fantascienza. Le reazioni di Clement al film hanno suggerito –
almeno in parte – ciò che bisogna aspettarsi dalla nuova versione
di Dune:
lo scrittore ha definito il film epico, con una fotografia
bellissima, e lo ha paragonato alla saga de Il Signore
degli Anelli e alla trilogia originale
di Star
Wars.
L’avevamo vista già in Blade Runner
2049, ma è stato con Cena con delitto – Knives Out che
abbiamo capito che Ana de Armas è una vera e propria promessa del
cinema. Oltre alla bellezza indubbia e lampante, l’attrice ha
dimostrato anche grande talento che vedremo messo alla prova nei
prossimi anni.
Per ora, però, dato lo stop del
mondo del cinema, Ana sta facendo parlare di sé per la relazione
con Ben Affleck, ed è ironico scoprire che
l’artista Mizuri, su Instagram, le ha
dedicato una fanart in cui la vede come Poison Ivy, nemico di
Batman, che fino a poco tempo fa era interpretato proprio da
Affleck!
Ecco di seguito la bella fanart del
personaggio che, lo ricordiamo, non è previsto dentro al film di
Matt Reeves, The
Batman, al momento in pausa forzata.
HN Entertainment ha suggerito che le
riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di
Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche
di Batman
v Superman: Dawn of Justice, Justice
League, Wonder
Woman e del sequel Wonder
Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata
al 25 giugno 2021.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“,
scrivono le fonti, “Quando alcune persone iniziano a morire in
modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di
Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una
cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham
City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.