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Marvel: 10 personaggi che il cinema ha reso migliori rispetto ai fumetti

Portare al cinema i supereroi Marvel rappresenta una sfida per produttori, registi e sceneggiatori e non è un lavoro da poco, visto che il processo di adattamento comporta decisioni importanti. Il personaggio deve assomigliare esattamente a quello del fumetto, o è meglio che il MCU lasci la propria impronta? Alcuni sono stati cambiati in modo tale da rendere i film più realistici, aggiornando eroi un po’ troppo retrò e stereotipi oramai superati. Alcuni, invece, non hanno avuto bisogno di modifiche, e l’universo cinematografico Marvel li ha rappresentati alla perfezione.

Quali sono stati però i cambiamenti più riusciti? Ecco i 10 personaggi Marvel che il cinema ha reso migliori rispetto alla controparte dei fumetti:

GAMORA

Non si può negare che la maggior parte dei personaggi femminili (sia eroi che villain) siano ritratti nei fumetti Marvel con costumi fin troppo “rivelatori” e spesso succinti perché filtrati dal punto di vista maschile. La storia di questa arte ci insegna che questo aspetto è dovuto principalmente al fatto che la maggior parte dei fan sono uomini, dunque gli editori vogliono fare appello al loro pubblico il più possibile.

Gamora è allora un perfetto esempio di come il look del personaggio possa essere completamente cambiato rispetto all’originale sul grande schermo: la sua controparte indossava due cinture e un paio di stivali alti fino alla coscia, e occasionalmente un body attillato. L’eroina di Guardiani della Galassia interpretata da Zoe Saldana ha invece svariati completi in pelle che le coprono quasi tutto il corpo, dandole un look da vera badass.

CROSSBONES

Se escludiamo Teschio Rosso, i villain di Capitan America non sono molto iconici, il che ha dimezzato il catalogo di personaggi principali disponibili per l’utilizzo nel Marvel Cinematic Universe e dato maggiore spazio ai cattivi minori come Crossbones, apparso all’inizio di Captain America: Civil War.

Tuttavia bisogna riconoscere che la versione del MCU di questo villain è una delle migliori  mai adattate per il grande schermo, a partire dal costume con quel disegno dell’osso trasformato in vernice spray sulla sua armatura.

L’originale dei fumetti venne creato alla fine degli anni ’80/primi anni ’90 con un design che includeva il simbolo del teschio sul petto.

FALCON

Falcon è un personaggio importante – se non fondamentale – nella storia dei fumetti di Captain America e degli Avengers, motivo per cui si è guadagnato un posto d’onore anche nell’universo dei Marvel Studios. E per adattarlo sul grande schermo registi e produttori hanno cercato di cambiare tutto ciò che non funzionava nel costume originale, giudicato da molti “orribile”.

Gli addetti ai lavori hanno così trasformato l’uniforme del supereroe in una tuta militare high-tech che fosse sia un omaggio alla fonte, sia moderno e aggiornato alle nuove tecnologie.

ULYSSES KLAW

Andy Serkis è un attore eccezionale che ha fatto spesso ricorso alla performance capture nella sua carriera, tuttavia nemmeno le tecnologie più avanzate lo avrebbero salvato se avesse dovuto indossare il costume originale di Ulysses Klaw in Black Panther. Fortunatamente la versione è stata modificata per l’adattamento dei Marvel Studios.

La controparte dei fumetti di Klaw aveva un’uniforme rossa attillata con mutande viola più un grosso artiglio metallico come mano. Insomma qualcosa di difficilmente replicabile.

STAR-LORD

Star-Lord ha debuttato sulle pagine della Marvel comics nel 1976, diventando un personaggio di spicco soltanto nel crossover di Annientamento, quando l’universo Marvel venne invaso da Annihilus e tutti gli eroi cosmici dovettero collaborare per fermarlo. All’epoca l’outfit indossato da Peter Quill sembrava ispirarsi ad un design gotico Raygun, somigliante alle uniformi di una futuristica polizia con aggiunto un elmetto d’oro.

Molto diverso, e sicuramente più funzionale il costume dell’adattamento cinematografico, che ricorda da lontano il look di Han Solo in Star Wars.

ZEMO

La versione del Barone Zemo apparsa in Captain America: Civil War ha sovvertito ciò che il pubblico immaginava per il personaggio pensando alla controparte dei fumetti. Sullo schermo Helmut Zemo ha quasi sconfitto i Vendicatori senza usare superpoteri o gadget, poiché tutto ciò di cui aveva bisogno era la sua intelligenza e la sua sete di vendetta.

L’originale invece indossava un abito a strisce nero e viola e un passamontagna con placche dorate sulla testa, accantonato dai produttori e gli artisti dei Marvel Studios (fortunatamente).

YONDU

Se Michael Rooker fosse stato obbligato a indossare lo stesso costume di Yondu dei fumetti, allora ci sarebbe stata una sovrapposizione con un altro look di un altro personaggio dei Guardiani della Galassia, la cui controparte aveva un’uniforme essenzialmente uguale. Stiamo parlando di Gamora, già menzionata prima nell’articolo, e del fatto che il suo outfit somigli in modo impressionante a quello di Yondu: due cinture ed enormi imbottiture per le spalle e un paio di stivali associati ad una massiccia cintura dorata.

AVVOLTOIO

I produttori di Spider-Man: Homecoming sono stati facilitati nella creazione del look di Avvoltoio poiché era davvero difficile fare peggio dell’originale. La controparte dei fumetti non aveva il fantastico design da pilota della Seconda Guerra Mondiale (poi migliorata con gadget high-tech), e inoltre faceva sembrare il villain molto meno minaccioso di quanto lo sia stato Michael Keaton nel film.

SCARLET WITCH

Quando i fan hanno scoperto che Scarlet Witch sarebbe apparsa nel MCU leggermente “revisionata” rispetto all’originale, non avevano idea dei cambiamenti radicali che la produzione aveva effettuato sul costume della supereroina. Vi ricordiamo che nei fumetti Wanda Maximoff indossa poco più che un costume da bagno o corsetto rosso, un paio di stivali rossi luminosi e un copricapo con le corna.

Per fortuna la versione cinematografica di Scarlet Witch ha tolto quasi tutto, lasciando la giacca di pelle rossa come segno distintivo, con una combinazione di gonna e stivali o di pantaloni.

OCCHIO DI FALCO

Sperando di rivederlo in azione e protagonista in Avengers 4, Occhio di Falco è stato il grande assente di Infinity War e meriterebbe lo spazio che merita nonostante non sia supportato da superpoteri e origini cosmiche. L’unico modo in cui i produttori del MCU hanno finora dimostrato il loro amore per il personaggio è dandogli un costume più bello di quello dei fumetti che ha reso omaggio all’originale mantenendo il colore viola.

Leggi anche – Marvel: 20 scene eliminate che avrebbero cambiato i film

Fonte: ScreenRant

Thanos: come si è evoluto il suo look negli anni

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Thanos: come si è evoluto il suo look negli anni

Una nuova foto dal backstage di The Avengers di Joss Whedon (2012) rivela uno sguardo ravvicinato al Thanos che abbiamo visto nella scena post-credits di quel film. La Fase 1 del Marvel Cinematic Universe è stata dedicata a introdurre al pubblico una nuova Era di supereroi, culminando poi nella prima riunione dei Vendicatori, per difendere New York dall’attacco di Loki. Tuttavia, alla fine del film, è diventato chiaro come Loki fosse soltanto una mera pedina nel gioco di un più abile e potente giocatore: il Titano Pazzo.

La sua prima apparizione risale alla scena mid-credits di The Avengers, ma abbiamo dovuto aspettare altri due anni per vederlo per la prima volta sul grande schermo in tutto il suo splendore. Nel 2014, Guardiani della Galassia di James Gunn lo ha reso il villain contro cui i protagonisti si sono battuta, con Ronan l’Accusatore come ennesima marionetta, come era accaduto con Loki. Il personaggio è poi comparso nella scena post credits di Avengers: Age of Ultron, e infine in Infinity War, con Josh Brolin alle prese con un ruolo a tutto tondo, cosa che ha reso il Thanos il vero e proprio protagonista del film.

Adesso Ironhead Studios ci fa fare un balzo indietro nel tempo, a quando Thanos è comparso per la prima volta sul grande schermo, in quella brevissima e inquietante scena, di cui si ricorda soprattutto il sorriso maligno del personaggio. Nella foto pubblicata su Instagram, vediamo Damion Poitier, primo interprete del personaggio, con il trucco prostetico, realizzato da Jose Fernandez nel 2011. Nel corso degli anni si è creduto che quella scena di Thanos fosse completamente in CGI, invece adesso abbiamo la conferma che il trucco era effettivamente practical e che Poitier indossava davvero un trucco pesantissimo.

Qualche tempo dopo l’uscita del film, Poitier ha rivelato in un’intervista che non sapeva che avrebbe interpretato Thanos. Dal momento che all’epoca si riteneva che sarebbero stati gli Skrull a comparire nel film, l’attore pensava che avrebbe interpretato uno di loro, se non proprio Super Skrull. Tutto è cambiato, ovviamente, quando ha cominciato a lavorare al trucco del personaggio. Nonostante il suo lavoro con Thanos sia stato breve, Poitier ha il merito di aver introdotto sul grande schermo uno dei cattivi che la storia del cinema ricorderà.

Ecco la foto:

Il testimone è poi passato a Josh Brolin, che ha interpretato il Titano Pazzo nelle altre occasioni e che tornerà a impersonarlo anche in Avengers 4, prossimo film in cui lo vedremo alle prese con le conseguenze del suo successo di Infinity War.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Fonte: Ironhead Studios

#RomaFF13: il tappeto rosso di Stan & Ollie con Reilly e Coogan

John C. Reilly e Steve Coogan hanno portato alla Festa del Cinema di Roma Stan & Ollie, il nuovo film che li vede protagonisti nei panni dei due comici Stan Lauren e Oliver Hardy.

Di seguito, le foto dal red carpet su cui hanno sfilato gli attori, in compagnia del regista Jon S. Baird.

Finita l’epoca d’oro che li ha visti re della comicità, vanno incontro a un futuro incerto. Il pubblico delle esibizioni è tristemente esiguo, ma i due sanno ancora divertirsi insieme, l’incanto della loro arte continua a risplendere nelle risate degli spettatori, e così rinasce il legame con schiere di fan adoranti. Il tour si rivela un successo, ma Laurel e Hardy non riescono a staccarsi dall’ombra dei loro personaggi, e fantasmi da tempo sepolti, uniti alla delicata salute di Oliver, minacciano il loro sodalizio. I due, vicini al loro canto del cigno, riscopriranno l’importanza della loro amicizia.

Stanlio e Ollio, recensione del film con John C. Reilly e Steve Coogan

#RomaFF13: Sigourney Weaver porta di Ghostbusters sul red carpet

#RomaFF13: Sigourney Weaver porta di Ghostbusters sul red carpet

Volto iconico del cinema, donna bellissima, spirito vivace, Sigourney Weaver è stata l’ospite d’onore alla Festa del Cinema di Roma nella serata di mercoledì 24. L’attrice ha incontrato il pubblico di fan e ad accompagnarla, sul tappeto rosso dell’Auditorium, c’erano ovviamente gli Acchiappafantasmi, una compagine di fan perfettamente mascherati, a omaggiare uno dei tanti film di culto in cui ha recitato Sigourney.

Ecco le foto di Aurora Leone dal red carpet:

#RomaFF13: Giuseppe Tornatore incontra il pubblico

#RomaFF13: Giuseppe Tornatore incontra il pubblico

La Festa del Cinema celebra uno degli autori più amati e premiati del cinema italiano: domani, giovedì 25 ottobre alle ore 18 presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, Giuseppe Tornatore sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico. Il regista siciliano è stato in grado di produrre un linguaggio universale a partire da uno stile assolutamente personale, firmando storie che hanno spesso varcato i confini nazionali: dall’Oscar® con Nuovo Cinema Paradiso alla nomination per L’uomo delle stelle, da Malèna a Baarìa, da La leggenda del pianista sull’oceano a La sconosciuta, da La migliore offerta a La corrispondenza. Alla Festa, Tornatore approfondirà con il pubblico la sua passione per il noir, fra cinema e letteratura.

Tre i film in programma nella Selezione Ufficiale.

Alle ore 20, sempre in Sala Petrassi, si terrà l’anteprima del documentario in due parti, Corleone, il potere e il sangue e Corleone, la caduta di Mosco Levi Boucault. “Ho cominciato a ripercorrere la strada di Salvatore Riina. E del solo Riina, per avere un’unità narrativa dalla sua sanguinaria ascesa al potere fino alla sua caduta – ha detto il regista – Un Riina raccontato dai protagonisti che l’hanno

affrontato (il procuratore Ayala, il poliziotto Accordino) e da quelli che l’hanno assecondato (i suoi sicari Brusca, Marchese, Anzelmo, Mutolo). Da fuori e da dentro. E attraverso quelli che l’hanno assecondato, dare un’idea di che cosa è l’essere mafioso, la mafiosità”.

Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà Monsters and Men di Reinaldo Marcus Green. A Brooklyn, un uomo di colore disarmato viene ucciso dopo una lite con le forze dell’ordine. L’episodio è il punto di partenza di una complessa indagine, che vede coinvolto un distretto di polizia e un quartiere dove vive una comunità di persone strettamente unite tra loro. Nella vicenda sono implicati anche un testimone oculare che ha ripreso l’aggressione con il suo smartphone, un ufficiale di polizia e un giovane studente promessa del baseball. Attraverso i loro occhi, arriveremo a comprendere in profondità una comunità in fermento a causa di tensioni razziali, che lotta per un futuro migliore.

SEGUI IL NOSTRO SPECIALE DALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Las niñas bien di Alejandra Márquez Abella sarà proiettato alle ore 21.30 presso il Teatro Studio Gianni Borgna Sala Siae. I protagonisti del film sono Sofía e Fernando, coppia della medio-alta borghesia: i due hanno tutto ciò che si può desiderare, denaro, belle case, domestici. Fernando ha ereditato tutte le sue ricchezze da suo padre, che le ha conquistate grazie all’aiuto dello zio Javier. Ma una sera, a cena, Javier annuncia che ha deciso di farsi da parte. Nubi oscure e minacciose si addensano all’orizzonte: una grave crisi economica si sta abbattendo sul Messico. Inizialmente il mondo di Sofía e Fernando sembra conservarsi intatto, ma gradualmente compaiono delle crepe nelle loro vite, mentre l’ordine economico e sociale sembra crollare intorno a loro. Sofía si vedrà costretta a salvare le apparenze, ma la sua caduta sarà ineluttabile.

Star Wars: tutte le teorie dei fan che si sono rivelate vere

Star Wars: tutte le teorie dei fan che si sono rivelate vere

Uno dei passatemi preferiti dei fan di Star Wars è formulare teorie su tutto ciò che è legato alla saga creata da George Lucas, riflettendo su ogni scena, dettaglio o battuta dell’universo cinematografico, seriale e letterario.

Qualsiasi informazione si trasforma così in materiale ghiotto per ipotizzare scenari o scovare easter egg che sfuggono anche agli occhi più attenti; molte di queste teorie si sono addirittura rivelate corrette, mentre altre sono state presto smentite dai film, o dalle serie prodotte in questi anni.

Leggi anche – Star Wars: 10 colpi di scena che hanno rovinato la saga

Ma quali di queste si sono effettivamente rivelate fondate? Ecco le più importanti:

La morte di Boba Fett

Questa teoria serpeggia da ormai trent’anni, da quando i fan si sono rifiutati di accettare che il cacciatore di taglie più temuto nella galassia fosse sparito: come confermato più tardi inftati, Boba Fett è scampato alla morte in Episodio VI: Il ritorno dello Jedi, dopo essere caduto nella fossa di Sarlacc.

L’ipotesi sulla sua sopravvivenza era scaturita dalla frase di C-3PO che sottolineava come la fossa avesse “un sistema digestivo lento”, così i fan hanno pensato che Boba Fett fosse fuggito in tempo. Grazie poi allo storico di Star Wars J.W. Rinzler è stato ufficializzato che il cacciatore di taglie è vivo, non è detto che lo sia nel nuovo canone, ma è sopravvissuto.

Vi ricordiamo che la produzione dello spin-off su Boba Fett, annunciato dalla Lucasfilm nei mesi scorsi e ora affidato a James Mangold (Logan), non partirà prima del 2020. Il personaggio fu introdotto in l’Impero colpisce ancora e riapparse in Il Ritorno dello Jedi come mercenario che consegna a Jabba the Hutt il prigioniero Han Solo.

I nuovi poteri di Luke Skywalker

Luke Skywalker ha iniziato a familiarizzare con la Forza in Una Nuova Speranza, divetando in seguito uno dei cavalieri Jedi più potenti della galassia. Questo non significa che anche nella sua vecchiaia non abbia scoperto poteri a lui sconosciuti incrementando le sue qualità sensitive.

La teoria è stata confermata da Gli Ultimi Jedi, dove il personaggio mostra qualcosa di mai visto prima: mentre sta meditando Luke riesce infatti a essere in due posti contemporaneamente, e una parte è un ologramma che può interagire con altri personaggi.

Kylo Ren tradisce Snoke

Sin dall’inizio i fan avevano predetto che Kylo Ren avrebbe tradito il leader supremo Snoke, teorizzando che l’ex allievo di Luke Skywalker avrebbe scelto il lato buono della Forza. E chi pensava che questo cambio di direzione sarebbe avvenuto alla fine de Gli Ultimi Jedi è stato accontentato.

Il legame fra Rey e Kylo Ren

Un fan e scrittore di fan fiction su Star Wars aveva predetto che esisteva un legame nella Forza tra Kylo Ren e Rey, formulata dopo l’uscita di Il Risveglio della Forza ed effettivamente confermata in Gli Ultimi Jedi, dove i due sono in grado di comunicare anche da parti diverse della galassia.

Luke è il maestro di Kylo Ren

Ben Solo sognava di poter seguire le orme di suo nonno, Darth Vader, e per farlo si è  rivolto al lato oscuro della Forza diventando il malvagio Signore dei Sith Kylo Ren. Il che gli ha conferito poteri straordinari, ma alcuni di questi erano già stati acquisiti durante il suo addestramento con Luke Skywalker.

Tuttavia Il risveglio della Forza non offre a Kylo alcun retroscena, ed inizia direttamente con il villain che sta provocando il caos nella galassia, mentre Luke è nascosto altrove. Da qui la teoria dei fan che aveva predetto che il ragazzo era stato allenato e istruito nientemeno che dallo zio e che quest’ultimo si sentiva talmente responsabile delle sue azioni da scegliere l’esilio.

Il ruolo di Darth Vader in Rogue One

Nonostante sia un personaggio centrale del franchise, Darth Vader non è mai comparso nella nuova trilogia di Star Wars. I fan però avevano predetto che sarebbe comparso invece negli spin-off prequel, precisamente in Rogue One (che è il primo film dell’antologia).

Gli eventi li conosciamo, e sono antecedenti a quelli di Una nuova speranza, e raccontano la missione dei ribelli per rubare i piani della Morte Nera, e una scena in particolare ha confermato la presenza del minaccioso personaggio.

I genitori di Rey non erano “nessuno”

I fan hanno avuto ragione per l’ennesima volta anche sul mistero che li ha consumati per mesi: chi sono i genitori di Rey? A quanto pare le origini umili dell’orfana eroina erano state suggerite ben prima che Gli Ultimi Jedi uscisse nelle sale, confermando ciò che Kylo dice alla ragazza, ovvero che provenisse da persone per nulla speciali.

Anche Rian Johnson ha risposto al dubbio e difendendo la scelta della sceneggiatura, forse radicale ma decisamente coraggiosa e innovativa, di rendere Rey davvero una ragazza venuta dal nulla, non una discendente di una lunga e famosa stirpe di Jedi.

Effettivamente questo venire dal nulla di Rey la rende l’esatto opposto di Kylo: lei vuole un nome, un’eredità e un posto nella storia che vive; Kylo, dal canto suo, fa di tutto per liberarsi della sua eredità, del suo nome, che sostituisce, e infine anche di quella figura misteriosa e potente del nonno, che sembrava voler emulare, per diventare una nuova versione di sé, svincolata da ogni legame familiare.

La giacca di Poe

Dall’annuncio di Il Risveglio della Forza all’arrivo nelle sale i fan non hanno mai smesso di fantasticare sulla trama del film, analizzando da cima a fondo tutte le scene del trailer. Una di questa compariva il nome di Poe Dameron scritto sulla giacca di Finn, un indizio sul fatto che il personaggio avrebbe avuto un ruolo importantissimo nel nuovo capitolo della saga. La teoria si è rivelata evidentemente fondata.

Da questo dettaglio gli appassionati hanno teorizzato che il Primo Ordine avrebbe catturato Poe e che Finn lo avrebbe aiutato a fuggire, ed effettivamente durante questa fuga Finn finisce per indossare la giacca di Poe. Insomma, i fan avevano previsto la missione e l’incontro del pilota con l’ex guardia imperiale.

Leia è sensibile alla Forza

Principessa, generale, leader e guerriera, Leia è uno dei personaggi più complessi e interessanti del franchise di Star Wars, ma per decenni i fan si sono chiesti se fosse anche essere sensibile alla Forza come suo padre e suo fratello. Questa teoria è emersa per la prima volta all’inizio degli anni ’80, e la risposta è arrivata solo con Gli Ultimi Jedi dove vediamo Leia percepire Luke e sapeva dov’era. Che sia in realtà un Jedi molto più potente di quanto sembri?

I cavalieri Ren sono i padawan di Luke

In Il Risveglio della Forza Rey ha un incubo e vede Kylo Ren guidare i Cavalieri di Ren in battaglia. Da qui i fan hanno sospettato che questi personaggi potessero essere collegati in qualche modo a Luke Skywalker, e che fossero in realtà gli ex discepoli dello jedi.

Soltanto grazie a Gli Ultimi Jedi abbiamo scoperto che Kylo ha tradito suo zio e rivoltato i suoi studenti contro di lui, confermando l’ipotesi degli appassionati.

Jar Jar Binks è un lord dei Sith

Jar Jar Binks è uno dei personaggi che ha polarizzato maggiormente la schiera dei fan di Star Wars. Su di lui sono stati avanzati commenti molto negativi ma anche teorie sul fatto che fosse in realtà un lord dei Sith Lord e non il buffone imbranato che abbiamo visto nei film.

Le voci iniziarono a circolare dopo aver ascoltato il discorso che Jar Jar tiene per convincere il Senato a conferire al Cancelliere Palpatine poteri di emergenza. Questo ebbe una conseguenza sulla nascita dell’Impero rafforzando così le ipotesi dei fan.

Obi Wan Kenobi si ricorda di R2-D2 e C-3PO

Il 1977 segna l’uscita di Episodio IV: Una nuova speranza, film che ha ha cambiato la storia del cinema per sempre, ma anche il momento in cui sono iniziate le prime teorie dei fan sul franchise.

Il capitolo cinematografico vedeva il droide R2-D2 recapitare un messaggio a Obi-Wan Kenobi, eppure il cavaliere Jedi afferma di non sapere chi sia. Mentiva per proteggere Luke? Ebbene così è stato.

Il nuovo canone ha infatti confermato la teoria secondo cui Obi-Wan si ricordava benissimo di R2-D2 e C-3PO, e ci riferiamo al romanzo Star Wars – New Hope: The Princess, The Scoundrel and Farm, dove Kenobi riconosce tranquillamente la sua amicizia passata con i droidi.

Darth Maul non è morto

Darth Maul ha debuttato nella saga di Star Wars in Episodio I: La minaccia fantasma, deludendo le aspettative dei fan: la vita sullo schermo del villain è stata infatti brevissima e da allora sono iniziate a circolare diverse teorie sul fatto che il sith fosse ancora vivo da qualche parte.

Effettivamente, come confermato dalla serie animata Clone Wars, Maul è sopravvissuto finendo sul pianeta delle discariche Lotho Minor e costruendo due gambe meccaniche con cui sostituire quelle tagliate da Obi-Wan Kenobi. Successivamente è tornato in grande stile nella scena conclusiva di Solo: A Star Wars Story.

Fonte: ScreenRant

Millennium – Quello che non uccide: recensione del film con Claire Foy

Sei anni dopo l’ultimo capitolo della saga e il primo made in USA, Millennium – Quello che non uccide mostra inesorabilmente tutti i limiti e i punti di non ritorno di un’operazione dettata da esigenze commerciali esplicite, priva dell’intervento salvifico di un autore con idee vere (vedi David Fincher sulla riduzione di Uomini che odiano le donne) e di un’interprete che abbracci con verosimiglianza il carattere disturbante e spigoloso della protagonista Lisbeth Salander, a cui avevano già prestato il volto Noomi Rapace e Rooney Mara. Claire Foy, perfetta Regina Elisabetta in The Crown, è un’attrice dotata, volenterosa e serissima nell’approccio, tuttavia non riesce mai a sciogliere quell’impressione di inadeguatezza al ruolo in senso lato che si percepisce durante il film, e quel suo essere fin troppo amorevole (nello sguardo, nella fisicità, perfino nei colori) e inoffensiva per un personaggio così specifico.

Fede Alvarez, regista più vezzo all’horror, non ha la personalità di Fincher (che invece aveva in qualche modo legittimato il rifacimento del 2012), né soluzioni d’autore (pensate al montaggio alternato o alle sequenze di flashback di Uomini che odiano le donne), così decide di fare ricorso alle formule più classiche dei generi di riferimento, thriller e noir, finendo per mettere in piedi la solita spy story in stile supereroistico dove il personaggio principale è una donna fragile ma tosta, la cui infanzia spezzata torna a farle visita e che si riconcilierà con un quadro familiare mai risolto.

Davanti la macchina da presa la Foy si impegna, corre nella neve, incupisce i suoi occhi infantili, ma cammina sempre sul velluto come d’altronde ogni reparto tecnico/artistico; non perché sia incapace di mostrare le varie sfumature della rabbia (qui pare piuttosto monocromatica rispetto alle precedenti versioni), ma semplicemente perché costretta in un abito sbagliato, che le sta male. Rifiuta con il momento storico del Me Too e delle rivendicazioni femminili l’etichetta di “eroina” quando la realtà del film e il percorso della sceneggiatura vanno proprio in quella direzione, più superficiale del previsto e soprattutto infantile.

Di Millennium, della “vecchia” Lisbeth, della tensione anche sessuale che l’adattamento di Fincher aveva imbastito sei anni fa rimane soltanto l’etichetta posta davanti al titolo e il ricordo quasi evanescente di un cinema che preferisce seguire l’idea, non la politica, il rischio, non la difesa.

Millennium – Quello che non uccide, il trailer

Millennium – Quello che non uccide, recensione del film con Claire Foy

Avengers: Infinity War, i 10 segreti dal backstage che cambiano ogni cosa

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Ecco 15 segreti da dietro le quinte di Avengers: Infinity War che cambieranno completamente la percezione del film Marvel Studios.

James Gunn e Taika Waititi hanno collaborato

Tutti amano i personaggi del Marvel Cinematic Universe e gli attori che li interpretano, tuttavia sta diventando sempre più chiaro che i volti dietro la telecamera sono altrettanto amati dai fan dei quell’universo cinematografico.

James Gunn si è dimostrato un pilastro dello studio con i suoi adorabili personaggi dei Guardiani della Galassia, arrivando addirittura a scrivere una sceneggiatura speciale di Groot per trasmettere i pensieri e le emozioni di tutti gli alberi. Ovviamente poi le cose, per lui, non sono andate come previsto.

Taika Waititi, regista di Thor: Ragnarok, potrebbe addirittura arrivare a oscurare la fama e l’ammirazione degli attori del film, grazie alla sua esuberante personalità, dimostrata anche durante l’ultimo Festival di Venezia, dove ha preso parte alla Giuria Internazionale.

Questi registi hanno creato personaggi memorabili che sono immediatamente riconoscibili, e gli sceneggiatori di Infinity War, Christopher Markus e Stephen McFeeley, ne erano consapevoli.

Per garantire che i personaggi fossero coerenti in tutto il MCU, Markus e McFeeley sono rimasti in stretto contatto con Gunn e Waititi, per assicurarsi che il loro lavoro fosse fedele a quanto costruito nei film “solisti”. Questo ha permesso ad Infinity War di conservare le caratteristiche fondamentali dei personaggi più esuberanti.

Mark Ruffalo ha spoilerato la fine un anno prima

I social media sono il peggior nemico dei malati di spoiler. Per cercare di arginare questa constante e incontrollata fuga di notizie e di dettagli, i Marvel Studios architettano ogni tipo di stratagemma, da contratti blindati a false sceneggiature, per cercare di confondere le acque. E i segreti di Infinity War sono stati custoditi esattamente nello stesso modo.

Tuttavia, c’è sempre la “pedina impazzita”. Durante un’intervista l’anno scorso, Mark Ruffalo, attore che interpreta Bruce Banner / Hulk, si è lasciato sfuggire un enorme spoiler, confessando che “alla fine tutti muoiono”.

Il suo co-protagonista, Don Cheadle, che interpreta James Rhodes / War Machine, è rimasto visibilmente scioccato da questa dichiarazione pubblica, come si vede chiaramente nel video dell’intervista. Ruffalo ha cercato di fare marcia indietro, sostenendo che solo la metà del cast che è poi effettivamente morto nel film.

Come ora sappiamo, molti personaggi hanno perso la vita in Infinity War. Tuttavia, questi sono personaggi dei fumetti e quindi il loro trapasso è spesso non definitivo.

Robert Downey Jr. ha riscritto le sue scene

Alla gente piace scherzare sul fatto che Robert Downey Jr. non reciti realmente quando ritrae l’alter ego di Iron Man, Tony Stark, specialmente quando si tratta di assumere quell’atteggiamento compiaciuto e vagamente arrogante. I fan paragonano la spavalderia di Stark a quella di Downey Jr. stesso e pensano costantemente che le somiglianze siano troppo ovvie per essere ignorate. Sembra che in parte ci sia un fondo di verità.

Scopriamo adesso che Downey Jr. scrive spesso le sue battute. I registi di Infinity War, i Russo, erano ben consapevoli del fatto che l’attore avesse molta familiarità con il personaggio, cosa che loro non avrebbero mai potuto raggiungere. Data l’importanza di Iron Man nella costruzione del MCU, i registi hanno ritenuto che fosse estremamente importante che il personaggio fosse rappresentato correttamente. Così i Russo si sono incontrati con l’attore prima di girare le scene, lasciandolo libero di dire ciò che voleva.

Joe Russo ha descritto l’atmosfera sul set di Infinity War come un’esperienza “altamente collaborativa”. Sia i registi che gli sceneggiatori erano molto impegnati nel ritrarre correttamente i personaggi e non non stati affatto orgogliosi, andando a chiedere consiglio a chi era stato più a lungo nel MCU.

La lettera di rifiuto di Deadpool

Così come Deadpool è capace di prendere in giro i suoi colleghi supereroi, allo stesso modo Ryan Reynold è il migliore a prendersi gioco dei suoi colleghi attori. Quindi, invece di congratularsi con il cast di Infinity War per il loro film da record, Reynolds ha fatto quello che sa fare meglio e ha deriso con simpatia i colleghi.

Reynolds si è congratulato con il cast per il loro successo. Ha elogiato la loro tenacia e perseveranza. Ha poi detto che erano il tipo di persone che non si arrendono mai, ma nemmeno lui si arrende. Il Tweet in cui si complimentava, era accompagnato da una foto di una lettera di rifiuto piuttosto brutale indirizzata a Deadpool, nientemeno che dallo stesso Tony Stark. Nella lettera, Stark rifiuta in modo molto semplice e conciso di accettare Deadpool nella squadra dei Vendicatori.

Elizabeth Olsen ha odiato il suo costume scollato

Per la maggior parte, l’MCU fa un buon lavoro assicurandosi che le loro eroine siano ben coperti. Tuttavia, Elizabeth Olsen, Scarlet Witch / Wanda Maximoff, non ha potuto fare a meno di notare una differenza fondamentale tra il suo costume e i suoi compagni. Scarlet Witch ha mostrato un po’ più di pelle rispetto al resto della donne negli Avengers, e la Olsen non ne è stata molto contenta.

Elizabeth ha rivelato che desiderava che il suo super-completo fosse un po’ meno scollato, cosa che ha messo la Olsen a disagio, dati soprattutto i costumi molto casti dei suoi colleghi. L’attrice ha ammesso di aver notato che le sue colleghe, Tessa Thompson e Scarlett Johannson, avevano costumi che non sfoggiavano la scollatura quanto il suo, e desiderava che le fosse stato offerto lo stesso lusso.

Tuttavia, Olsen ha anche notato che la versione a fumetti del suo personaggio, un body rosso brillante con una “W” rovesciata sulla fronte, era “veramente orribile”. L’attrice ha apprezzato il fatto che lei almeno non abbia dovuto indossare quell’abito.

Robert Downey Jr. si è rifiutato di indossare una tuta per la mocap

Quando sei Robert Downey Jr., puoi fare quello che vuoi. Non è un’iperbole, è un dato di fatto. Molti fan del Marvel Cinematic Universe attribuiscono a Iron Man il suo successo del multi-franchising, e molti fan di Iron Man attribuiscono a Downey Jr. il merito di aver reso Tony Stark l’icona della cultura pop che è oggi.

Quindi non ci meravigliamo se l’attore sfrutta un po’ di questo amore del pubblico per fare quello che gli va e dettare le regole. A quanto pare, RDJ si è rifiutato di indossare la tuta per la motion capture che doveva essere utilizzata per ricostruire l’armatura in alcune scene.

Mentre i suoi co-protagonisti, come Tom Holland che interpreta Peter Parker / Spider-Man, o Mark Ruffalo per Hulk, si sono prestati senza problemi, Downey Jr. indossava semplicemente la metà superiore della sua tuta di Iron Man, mentre i suoi pantaloni sono stati poi aggiunti i post produzione.

Gli orrori di photoshop

La maggior parte degli attori ha a che fare con i loro corpi photoshoppati. È purtroppo una procedura standard nel settore, anche quando non ce ne sarebbe necessità. I busti sono ingranditi, i muscoli sono più definiti, le rughe, le smagliature e le borse sotto gli occhi vengono rimossi. Per fortuna sempre più star si rifiutano di approvare questa attività.

Alcuni, per manifestare contro la pratica, arrivano addirittura a mostrare i loro corpi reali insieme alla versione photoshoppata. Elizabeth Olsen di Infinity War ha visto la sua faccia orribilmente photoshoppata. La Olsen è apparsa in una serie di cover di Empire Magazine per Infinity War con un volto irriconoscibile.

L’attrice ha notato la bizzarra somiglianza e ha pubblicato la copertina sui social media, chiedendo ai fan se il risultato foto-ritoccato le assomigliasse davvero. I follower della Olsen hanno concordato sul fatto che la Scarlet Witch presente sulla rivista non aveva assolutamente nessuna somiglianza con l’immagine dell’attrice.

Empire negò il ritocco, e la Olsen dopo un po’ eliminò le immagini, ma è palese che photoshop è stato utilizzato con molta approssimazione!

Gli attori non conoscevano tutta la trama del film

La Marvel è disposta a fare di tutto per evitare gli spoiler, anche se questo significa tenere il cast all’oscuro. Tutto il cast, i nuovi attori e le star di lunga data, sono stati tenuti all’oscuro sui colpi di scena di Infinity War. E gli attori hanno reagito in modi contrastanti, naturalmente.

Per Don Cheadle, il mistero era tutto parte del divertimento. L’attore ha rivelato che in realtà preferiva non sapere cosa sarebbe successo nella sceneggiatura. Gli piaceva conoscere i punti chiave della trama guardando il film, come fosse un fan.

Tuttavia questi passaggi erano necessari a causa di alcuni attori che nel tempo si sono dimostrati incapaci di mantenere i segreti.

Tom Holland, per esempio. L’attore di Spider-Man ha una pessima abitudine di spargere indizi, tanto che la Marvel ha dovuto assegnare all’attore di Doctor Strange, Benedict Cumberbatch, la parte del babysitter al suo giovane collega durante le interviste per impedirgli di dire troppo.

A Holland non è stato dato l’accesso all’intera sceneggiatura durante le riprese e non era nemmeno a conoscenza della più grande scena del suo personaggio fino a quando non è arrivato il momento di girarla.

Joe Russo ha detto che era impossibile inserire i Difensori in un crossover

La Marvel ha praticamente deciso che non avrebbero fatto incontrare i loro programmi TV con i loro film. Certo, c’è qualche riferimento occasionale, ma mai un vero e proprio incontro trai personaggi. Secondo il regista di Infinity War, Joe Russo, questo è l’unico collegamento che possono avere i due mondi. Russo ha ammesso che era stato preso in considerazione un crossover tra i Defender di Netflix e i Vendicatori della MCU.

Tuttavia, il regista ha ritenuto che fosse già abbastanza difficile mantenere la comunicazione tra tutti i diversi registi della Marvel senza aggiungere gli showrunner della TV al mix. Alla fine, Russo ha deciso che un crossover tra i personaggi televisivi e i personaggi di Infinity War era “praticamente impossibile” e ha deciso di concentrarsi sui personaggi del film.

Chris Hemsworth aveva paura che Thor sarebbe ritornato a essere serio

Quando Chris Hemsworth per la prima volta ha portato sullo schermo Thor, il personaggio era molto molto serio. Il Dio del Tuono era un pesce fuori dall’acqua che non capiva i costumi, i metodi o le battute degli Avengers.

In Thor: Ragnarok, il dio ha imparato il senso dell’umorismo. Certamente ha fatto molta strada, ed è esattamente il motivo per cui Hemsworth era così protettivo del suo alter ego mentre girava Infinity War. Prima di presentarsi sul set, Hemsworth si è assicurato di fare una richiesta molto importante dei fratelli Russo: ha chiesto loro di non rendere di nuovo Thor serio.

Hemsworth ha detto ai suoi nuovi registi che voleva mantenere Thor leggero e divertente, così come era stato interpretato in Ragnarok grazie allo spumeggiante senso dell’umorismo del regista Taika Waititi.

A questo punto è sembrato abbastanza ovvio che i Russo siano stati più che felici di acconsentire, visto come sono andati avanti e hanno convinto Waititi per sviluppare i suoi personaggi per la loro sceneggiatura.

The Hate U Give: recensione del film di George Tillman Jr. #Romaff13

The Hate U Give del regista George Tillman Jr. presentato alla Festa del Cinema di Roma, ci dipinge in modo chiaro e fresco il quadro attuale, senza mezzi termini e in modo potente. E per farlo sceglie la giusta “voce”: quella di Starr, sedicenne di Garden Heights in Georgia, eroina dell’omonimo libro scritto da Angie Thomas, uscito solo due anni fa e nato proprio sotto l’ombrell del movimento Black Lives Matter.

The Hate U Give, la trama

Trayvon Martin 17 anni, Jordan Edwards 15 Anni, Michael Brown 18 Anni, Oscar Grant 22 anni, Philando Castile 32 Anni: sono solo alcuni nomi di ragazzi uccisi dalla polizia americana negli ultimi anni. Non sono nomi di personaggi inventati, avevano una vita, una famiglia, erano persone prima di tutto. La loro colpa? Il colore della loro pelle. Sentiamo queste news in modo distratto alla TV o Qui in Italia quasi non arrivano, così che questa realtà sembra così lontana da noi. Eppure, per la maggior parte dei ragazzi afroamericani, è la quotidianità.

The Hate U Give, il film

Starr (Amanda Stenberg) è una ragazza come tante, ama le sue scarpe da ginnastica, l’hip-hop anni ’90 e il Principe di Bel Air. Ha una bella famiglia, due genitori che si amano e due fratelli che le vogliono bene. Ma Starr ha anche una doppia vita: quando è a casa, nella sua comunità, tra la gente che l’ha vista crescere, è quella di sempre. Sa come comportarsi, conosce bene chi gestisce la gang locale perché suo padre ne faceva parte e sa badare a se stessa. Ma quando è a scuola, una privata dall’altra parte della città, diventa una versione “più bianca” di se: cerca di non usare lo slang, evita i conflitti e riga dritto, per non essere identificata come una del ghetto. Ma la particolarità di Starr è che è entrambe queste versioni di sé e capisce e conosce entrambi i mondi. Una sera per caso incontra il suo amico di infanzia Khalil (Algee Smith) e in una escalation di eventi diventa unica testimone della morte dell’amico per mano di un poliziotto. Da questo punto il film poteva prendere le direzioni più disparate, concentrarsi sugli eventi o sui perché, come in Fruitvale Station, film di debutto di Ryan Coogler del 2014 che raccontava la vera storia di Oscar Grant. Ma The Hate U Give trova la sua forza nel punto di vista che ci offre sulla tragedia: quello di Starr.

Una ragazza giovane, intelligente, che si fa domande, che non ci sta alle ingiustizie ma allo stesso tempo non sa cosa fare, che non è invincibile, che non ha sempre ragione e che non giudica le cose a priori. La perfetta performance di Amandla Stenberg poi aiuta molto,  rieuscendi a veicolare tutte le emozioni della protagonista attraverso sguardi e primi piani che a volte fanno davvero tanto male, soprattutto se ci si ferma a pensare che tutto questo non sia finzione.

George Tillman Jr. trova la Giusta lente sotto la quale sviluppare questa storia in modo da farla diventare perfetta per il pubblico più giovane: sceglie un linguaggio visivo accattivante, degli attori idoli dei teenager ( KJ Apa star di Riverdale e Sabrina Carpenter direttamente da Disney Channel), riferimenti di pop-culture tra una battuta e l’altra e una colonna sonora che spazia da Kendrick Lamar a Tupac. E il titolo del film proviene proprio da un idea di Tupac, che negli anni 90 coniò il termine THUG LIFE:  non è nulla di gangster ma semplicemente l’acronimo della frase “The Hate U Give Little Infants F—s Everybody” ovvero che quello dell’odio è un circolo vizioso, l’odio genera odio e se noi mostriamo ai bambini l’odio loro impareranno solo ad odiare e non amare. Spesso si dice che un film è “necessario” e The Hate U Give era proprio il film necessario in questo preciso momento storico, in particolare in America.

Forse non era il prodotto giusto per un circuito da festival: troppo “pop”, “poco artistico” magari… Ma questo non è di certo un film da “critici”. È un film fatto per le persone, fatto per i ragazzi, protagonisti assoluti e involontari di questa tragedia. E l’importante è che The Hate U Give trovi la giusta collocazione anche nelle sale italiane perché è una di quelle storie raccontate così bene e in modo così  forte e diretto da entrarti dentro e non uscirne più.

#RomaFF13: Claire Foy racconta la sua Lisbeth Salander

#RomaFF13: Claire Foy racconta la sua Lisbeth Salander

Presentato in anteprima mondiale alla tredicesima Festa del Cinema di Roma, The Girl in the Spider’s Web (Millennium: Quello che non uccide) è il nuovo capitolo della saga dedicata al personaggio Lisbeth Salander e adattamento del del primo romanzo della serie scritto da David Lagercrantz (edito in Italia da Marsilio Editori), che ha raccolto il testimone di Stieg Larsson.

Presenti alla rassegna capitolina per incontrare la stampa il regista Fede Álvarez, la protagonista Claire Foy (che a breve rivedremo al cinema in First Man di Damien Chazelle) e gli altri interpreti Sverrir Gudnason, Sylvia HoeksSynnøve Macody Lund.

A rompere il ghiaccio è il regista: “Quando ti approcci ad un progetto simile ma soprattutto ad una serie di cui è sono stati già prodotti diversi adattamenti il punto non diventa fare meglio di chi ti ha preceduto, ma fare ciò che pensi sia giusto per la storia. E se hai uno stile e un punto di vista originale è un valore aggiunto che renderà il film diverso dagli altri. D’altronde stiamo raccontando un mondo e dei personaggi che si sono evoluti nel tempo e nei romanzi, quindi era giusto cambiare insieme a loro e spingere sulle sfumature più noir, come se fosse un capitolo di 007“.

Quello che non uccide è il terzo lungometraggio di Alvarez dopo i due horror Evil Dead e Man in The Dark, due lavori che sembrano aver influenzato il suo approccio alla saga di Millennium: “La matrice dell’orrore mi ha aiutato senza dubbio, perché questo progetto si legava allo stesso tono delle altre cose che ho girato. A cominciare dalla costruzione della suspense e finendo con ciò che ritengo da sempre il mio obiettivo principale: realizzare due film contemporaneamente, uno per me e uno per il subconscio. C’è qualcosa che vedi sullo schermo, letterale, e qualcosa che cerchi di suggerire utilizzando la musica, la messa in scena, insomma tutti gli elementi del genere. Facendo come diceva Hitchcock, ovvero girando scene d’amore come quelle di morte, contraddire insomma ciò che mostri con qualcos’altro.”

claire foy festa di roma

Quello che non uccide: trailer e poster italiani del film con Claire Foy

Gli occhi della sala però sono tutti puntati verso la “Regina”, Claire Foy, nuova Lisbeth Salander dopo Rooney Mara nella pellicola diretta da David Fincher. Per lei calarsi nei panni questo personaggio è stato interessante perché “Lei non è la classica protagonista, non è piacevole e non vuole piacere per ovvie ragioni. Non cerca di essere attraente in ogni modo, è complessa e difficile, con una profondità d’animo incredibile. Abbiamo fiducia nel fatto che il pubblico possa accogliere qualcuno come lei di cui non si fida e pian piano entrare nella sua testa…perché magari è proprio questo che cercano e che cerchiamo, qualcuno di non convenzionale, vediamo in loro qualcosa che ammiriamo.”

E a dispetto dell’apparenza, Lisbeth non voleva sembrare l’ultima delle supereroine invincibili del grande schermo: “Non ho mai pensato che lo fosse, ma ne ho sempre ammirato il forte spirito di sopravvivenza e il modo di pensare e agire più velocemente di chiunque. Si nasconde dietro uno scudo di sicurezza che nasconde una grande fragilità, come se Davide e Golia convivessero nella stessa persona.

A chi invece chiede se ci sia una differenza d’approccio tra persone realmente esistite e persone frutto di finzione, l’attrice spiega che “il processo è uguale ogni volta, scegli il personaggio perché vuoi esplorare parti di te stessa nuove. O perché c’è qualcosa che riconosci che vuoi comunicare. Quando il personaggio è realmente esistito bisogna partire dal presupposto che qualsiasi cosa tu faccia sarà sempre sbagliato, e che non sarai mai quella persona; puoi solo pensare di poter portare te stesso e la tua esperienza nel ruolo. Un modo di lavorare liberatorio, istintivo, che implica un’immensa fiducia in te stessa e nel regista“.

Ma c’è qualche punto di contatto tra la hacker di Millennium e la Regina Elisabetta interpretata nelle prime due stagioni di The Crown? “Non direi che abbiano molto in comune. Tranne il fatto che per ragioni diverse provengono da un background in cui era vietato esprimere le proprie emozioni. Lisbeth pensa che le emozioni la rendano fragile, come quando nel primo libro capisce di essere innamorata di Mikael Blomkvist e questa cosa la terrorizza. Elizabeth invece è stata costretta in posizione sociale dove le emozioni non aiutano, almeno in pubblico.

Vi ricordiamo che Quello che non uccide arriverà in sala il 31 ottobre.

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La notte del giudizio: 10 cose che non sai sul film e sulla saga

La notte del giudizio: 10 cose che non sai sul film e sulla saga

La notte del giudizio è il primo film che ha dato vita all’omonima saga. Da un’idea di James DeMonaco, La notte del giudizio è ambientato in futuro distopico neanche troppo lontano, durante il quale, nella notte tra il 21 e il 22 marzo, ogni azione criminale viene ritenuta legale. Questo film e la sua saga sono state prodotte da Jason Blum, fondatore della Blumhouse Production (Split, Scappa – Get Out, Halloween). Da questa serie di film è stata la serie televisiva The Purge, uscita sulla piattaforma Amazon Prime Video dal 5 settembre. Il tema della serie è lo stesso de La notte del giudizio: più che altro la serie si divide in quattro trame che seguono alcune persone che vivono l’epurazione.

La notte del giudizio

la notte del giudizio

1. L’idea per realizzare La notte del giudizio venne da un incidente. James DeMonaco, sceneggiatore e regista del film ebbe l’idea del film dopo che la moglie rischiò la vita in un incidente d’auto fortunatamente evitato. DeMonaco, uscito dall’auto completamente avvolto dall’ira, ha cercato di affrontare l’altro conducente, ma la moglie lo ha fermato in tempo. Una volta risaliti in macchina, la moglie espresse l’idea del fatto che sarebbe bello se ci si potesse sfogare liberamente una volta l’anno. Qualche anno dopo, mentre DeMonaco era a Toronto per un film, si accorse che i fatti di cronaca che sentiva o leggeva dai telegiornali e stampa locale erano molto meno violenti di quelli che avvenivano in America. Da questi due fatti è nato La notte del giudizio.

2. La notte del giudizio ha una storia simile a quella di Yuli Daniel. Daniel ha scritto una storia simile in un racconto intitolato This is Moscow Speaking. Daniel era un dissidente con libertà limitata nello scrivere storie critiche rivolte al governo sovietico. In ogni caso, quando Leonid Brezhnev salì al potere, nel 1965, Daniel venne arrestato insieme al suo compagno Andrei Sinayevskii, per aver scritto This is Moscow Speaking e altre storie scritte sempre da Daniel durante le purghe staliniane. L’anno successivo i due uomini vennero ritenuti colpevoli e mandati a lavorare in Siberia. Questo segnò la fine della libertà dei dissidenti del movimento durante l’Unione Sovietica.

3. In La notte del giudizio, le maschere avevano un significato preciso. Il principio di utilizzare delle maschere era quello di rievocare i costumi di Halloween, una metafora del fatto che alcune persone vedono la notte del giudizio come un giorno di celebrazione. Tra le altre cose, la scelta delle giornate del 21 e 22 marzo non è stata casuale: infatti, nei paesi anglofoni, il 21 marzo viene indicato come 3/21 nella forma abbreviata. Il fatto che il mese 3 e il giorno 21 possano essere letti come un conto alla rovescia, sta a significare l’arrivo di un evento particolare, quello della rinascita. Stando al calendario gregoriano, il 21 marzo cade nel giorno dell’equinozio di primavera, momento della rinascita e del risveglio.

La notte del giudizio – Election Year

la notte del giudizio

4. La notte del giudizio – Election Year era stato concepito diversamente. Originariamente, La notte del giudizio – Election Year (2016) sarebbe dovuto essere un prequel, un film che raccontasse la storia della prima vera purga. L’idea è stata messa da parte quando Frank Grillo accettò l’offerta di James DeMonaco di riprendere il personaggio del sergente Leo Barnes. L’idea del prequel è stata usata per il film successivo della serie, La prima notte del giudizio (2018).

5. Il franchise de La notte del giudizio è un universo espanso. Il primo film si svolge in una casa, il secondo nelle strade e il terzo al governo. Ogni film della saga viene visto attraverso diversi punti di vista. Il primo film da parte dei ricchi, il secondo da parte dei poveri e il terzo da parte della politica.

6. Election Year si svolge due anni dopo Anarchia – La notte del giudizio. Alcune fonti hanno erroneamente riportato che il film si ambientava tra i 15 e i 17 anni passati da questo film e Anarchia – La notte del giudizio, ma gli attori Frank Grillo e Edwin Hodge, che sono presenti in entrambi i film, hanno dichiarato di non essere d’accordo. La confusone si è creata dal fatto che ci sono 18 anni tra il prologo e il resto del film, ma il prologo ha luogo 15 anni prima de La notte del giudizio.

Anarchia – La notte del giudizio

la notte del giudizio

7. In Anarchia – La notte del giudizio, alcune cose rimangono illegali. Come detto nel primo film della serie, nelle 12 ore di purga, ogni tipo di criminalità diventa legale, anche l’omicidio. Tuttavia, in Anarchia – La notte del giudizio (2014), alcune cose rimangono illegali, come l’uso di alcuni esplosivi, ad esempio il C4, granate o dinamite. Politici e uomini del governo al di sopra di un certo livello sono esenti dalla notte del giudizio.

8. In Anarchia, il nome del sergente è Leo Barnes. Il nome non viene mai esplicitamente detto nel film e la maggior parte dei dialoghi, che includevano la sua storia, sono stati tagliati in fase di post-produzione. Il personaggio riappare il La notte del giudizio – Election Year.

9. Nella saga de La notte del giudizio sono pochi i ruoli ricorrenti. Edwin Hodge, Tyler Osterkamp e Nathan Clarkson sono gli unici attori che hanno ruoli ricorrenti dal primo film della saga de La notte del giudizio.

La notte del giudizio: streaming

10. Questi tre film si trovano in streaming su Chili. Per chi volesse rivedere l’intera saga (La notte del giudizio, Anarchia – La notte del giudizio e La notte del giudizio – Election Year), includendo anche il prequel La prima notte del giudizio (2018) è possibile farlo accedendo alla piattaforma online di Chili.

Fonte: IMDb

Euforia: da domani al cinema il film di Valeria Golino

Euforia: da domani al cinema il film di Valeria Golino

Arriva da domani nelle sale EUFORIA di Valeria Golino con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi e con Jasmine Trinca.

Nel film Matteo (Riccardo Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spregiudicato, affascinante e dinamico. Suo fratello Ettore (Valerio Mastandrea) vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna alle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime. La vita però li obbliga a riavvicinarsi e una situazione difficile diventa per i due fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia.

Euforia, il film

Euforia è quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei a grandi profondità: sentirsi pienamente felici e totalmente liberi. È la sensazione a cui deve seguire l’immediata decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità. Matteo ed Ettore, sono due uomini che hanno deciso in qualche modo di perdersi. Matteo guarda il mondo dall’alto del suo attico. È un narcisista che coltiva la distrazione e lo fa con il denaro, la droga, il sesso, il successo e il culto del corpo. Ettore, invece, nasconde i propri fallimenti personali, la propria insoddisfazione, la mancanza di coraggio dietro una maschera di disillusione e sarcasmo. Le loro reciproche certezze entrano in crisi quando Matteo scopre che il fratello è malato e decide di nascondergli la verità.

Mentre Ettore sceglie di lasciarsi andare, di farsi guidare, di credere al fratello e alla sua hybris che lo spinge a pensare di poter controllare, vincere ogni cosa. Ispirandomi a fatti accaduti a persone a me care, mi sono avvicinata, insieme alle sceneggiatrici Francesca Marciano, Valia Santella e con la collaborazione di Walter Siti, a questa storia come ad un oggetto fragile e prezioso, nel tentativo di tratteggiare, insieme ai protagonisti, anche la nostra contemporaneità. Un presente che sembra negare, rimuovere costantemente la transitorietà e irrazionalità proprie della condizione umana, spingendoci illusoriamente a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite, sui nostri corpi, di poter vincere il tempo, fuggire il dolore.

La malattia è, invece, proprio il luogo della fragilità, della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso essa custodisce. E in questo senso porta i protagonisti a fare i conti con le proprie ipocrisie e a riconoscersi. Ettore e Matteo scelgono di non rimandare più il momento della consapevolezza, scelgono di tornare in superficie.

Fede Alvarez sui supereroi: “Non mi piacciono. Mi opprimono”

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Già regista di discreti successi come il remake de La Casa e Man in the Dark, Fede Alvarez sta ora presentando in giro per il mondo Quello che non uccide, pellicola tratta dal quarto romanzo della saga ‘Millennium’, il primo della serie scritto dallo scrittore e giornalista svedese David Lagercrantz (edito in Italia da Marsilio Editori), che ha raccolto il testimone di Stieg Larsson – autore dei primi tre romanzi.

Durante la tappa romana, nell’ambito della Festa del Cinema 2018, il regista ha commentato l’ipotesi di considerare la sua Lizbeth Salander, interpretata da Claire Foy, come una specie di supereroe. Ma la sua risposta è stata inaspettata:

“È introdotta come se fosse il classico supereroe, anche se non era intenzionale, non mi piacciono i supereroi, mi opprimono, trovo il loro immaginario profondamente opprimente. So che dovrebbero ispirarti, a partire da ciò che dicono…come quando vedi Captain America sullo schermo…ma riesco solo a pensare che non sarò mai come lui. E’ così. Mi deprime non poter essere così. Capisco che Hollywood sia una macchina incredibile capace di raggiungere persone in tutto il mondo, ma penso anche che siamo arrivati a due livello di saturazione.

Nel caso del film la introduciamo come se fosse un supereroe, e poi inizia a dubitare e far dubitare il pubblico. Mi piace prendere un personaggio e distruggerlo, le tiro addosso ogni sorta di impedimento per raccontare la loro verità. Ed è ciò con cui riesco a identificarmi meglio. Perché penso che, forse, ho qualche chance di essere come loro.”

Quello che non uccide: trailer e poster italiani per il film con Claire Foy

Quello che non uccide arriverà in sala il 31 ottobre.

Wonder Woman 1984: anche Patty Jenkins commenta il cambio di data d’uscita

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La decisione della Warner Bros di posticipare di diversi mesi l’uscita di Wonder Woman 1984 ha riconfigurato il calendario autunnale completamente differente per il 2019. Gli altri titoli in uscita si stanno adesso tutti spostando in prossimità della data che era “appartenuta” al film di Patty Jenkins, giustamente considerato l’avversario da battere al box office.

L’annuncio è stato fatto da Gal Gadot via Twitter, e adesso, attraverso lo stesso canale social, anche la regista Jenkins commenta piena di entusiasmo lo spostamento dell’uscita in sala del sequel targato WB/DC Comics. Patty ha spiegato che non vede l’ora di far vedere a tutto il mondo il lavoro che sta portando avanti con la sua troupe e il suo bellissimo cast.

Con la produzione ancora in corso, questo ritardo garantirà a Patty Jenkins e alla sua squadra tanto tempo in più per lavorare al film, con più spazio per riprese aggiuntive e post-produzione. Per quanto riguarda le prossime uscite DC al cinema, sono in programma Shazam!, già girato, e Birds of Prey con Margot Robbie e Joker con Joaquin Phoenix.

Wonder Woman 1984: ecco come tornerà Steve Trevor?

Il film vedrà ancora come protagonista Gal Gadot opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la sceneggiatura è stata curata da Goeff Johns e Patty Jenkins.

Wonder Woman 1984 arriverà al cinema il 5 giugno del 2020.

Avengers 4: sarà presentato un nuovo eroe, oltre a Captain Marvel?

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Continuano le teorie e le speculazioni su Avengers 4 e ieri sera, una foto trapelata dal set del film, potrebbe aver confermato un’idea a lungo immaginata dai fan. L’immagine in questione vede Gwyneth Paltrow indossare una specie di armatura, un costume molto simile a quelli indossati da Ant-Man e Wasp.

Sembra molto probabile, quindi, che ci sarà un bel po’ d’azione anche per Pepper Potts che si trova, secondo le teorie, di fronte a un bivio. Da una parte c’è chi pensa che potrebbe trattarsi di una tuta per il viaggio nel tempo attraverso i vortici temporali nel Regno Quantico. Magari Pepper potrebbe finalmente prendere parte attiva nella lotta contro i cattivi, come accaduto in Iron Man 3. L’altra teoria sembra invece più attendibile e vedrebbe la compagna di Iron Man trasformarsi in Rescue, un nuovo eroe al femminile che andrebbe ad affiancare Captain Marvel nella lista di new entry nel film dei Fratelli Russo.

Se questo dovesse essere vero, l’immagine vista ieri sarebbe il primissimo sguardo alla Mark 1616, l’armatura di Potts, molto diversa per spirito e funzionalità, a quella di Iron Man, che si adatta alle doti che Pepper assume dopo l’impianto del Reattore Arc. A sostegno di questa teoria, ecco una foto in cui compare una miniatura di quella che sembra esattamente Rescue!

Potete vedere il personaggio in foto, in basso a destra.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Terminator 6 sostituisce Wonder Woman 1984 nello slot d’uscita

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Terminator 6 sostituisce Wonder Woman 1984 nello slot d’uscita

La Paramount Pictures ha spostato l’uscita di Terminator 6 nello slot appena lasciato libero da Wonder Woman 1984. Così adesso il film che vede tornare Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger nei ruoli di Sarah Connor e del T-800 arriverà all’inizio di novembre 2019. Il film era previsto inizialmente per il luglio 2019, ma con lo spostamento del film con Gal Gadot e Chris Pine, diretto da Patty Jenkins, a giugno del 2020, si è liberato uno slot molto propizio alla fine dell’autunno.

Terminator 6 arriverà in sala il 15 novembre 2019, e questa data d’uscita lo pone in concorrenza con il reboot di Charlie’s Angels, al momento in fase di produzione.

Terminator 6: Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger di nuovo insieme

Il film “fingerà” che Terminator 3, 4 e 5 non siano mai esistiti e continuerà la storia da Terminator 2: Il Giorno del Giudizio.

Nel cast del film tornano Arnold Schwarzenegger e Linda Hamilton. Completano il cast Mackenzie Davis, Diego Boneta Gabriel Luna.

Alla regia di Terminator 6 è stato confermato Tim Miller. Il film sarà un sequel del secondo capitolo e vedrà Linda Hamilton tornare nei panni dell’eroica Sarah Connor.

Joker teoria: chi ha ucciso Thomas e Martha Wayne?

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Joker teoria: chi ha ucciso Thomas e Martha Wayne?

La Warner Bros ha scelto Dante Pereira-Olson per interpretare un Bruce Wayne, e Douglas Hodge come nuovo Alfred Pennyworth cinematografico, attori che si uniscono al cast di Joker, il film attualmente in fase di riprese con Joaquin Phoenix nel ruolo del titolo e diretto da Todd Phillips.

Dopo il parziale fallimento dell’ultima incarnazione di Joker da parte di Jared Leto in Suicide Squad, la WB ha scelto di fare spazio a un progetto più originale, che racconterà l’origine del Clown Principe del Cirmine e non dubitiamo che il film sarà una ventata d’aria fresca nel panorama degli odierni cinecomic e che forse potrebbe operare delle scelte molto particolari. A sostegno di queste “scelte particolari” sta prendendo piede una teoria, in rete, che vorrebbe Phillips omaggiare Tim Burton e il suo racconto cinematografico di Batman.

Sappiamo che nel film ci saranno Martha e Thomas Wayne, e sappiamo ora che anche il piccolo Bruce e Alfred saranno presenti (anche se non possiamo immaginare in che modo saranno inseriti nella storia). Insomma, gli elementi del mondo di Batman ci saranno, ma si avanza l’ipotesi che l’omaggio a Burton sarà far ammazzare i genitori di Bruce da Arthur Fleck, così come il regista aveva fatto uccidere i Wayne da Jack Napier/Joker e non da un criminale qualsiasi come nei fumetti.

Se questa teoria dovesse essere confermata, potrebbe rappresentare un ottimo gancio per il lancio di un nuovo corso degli eventi, alla Warner Bros/DC Comics, in cui un universo condiviso potrebbe essere ripensato e ricostruito dalle fondamenta.

Joker: Joaquin Phoenix a confronto con Romero, Nicholson, Ledger e Leto

Joker arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come ufficializzato nelle ultime ore dalla Warner Bros e sarà diretto da Todd Phillips (Una notte da leoni).

Il film sarà ambientato nel 1980, e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Ufficiali nel cast del film Joaquin Phoenix, Zazie Beetz, Robert De Niro, Frances Conroy, Marc Maron.

The Crown 3: Emerald Fennell sarà Camilla Parker Bowles

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The Crown 3: Emerald Fennell sarà Camilla Parker Bowles

Cresce il cast dei protagonisti di The Crown 3,l’annunciata terza stagione di The Crown, la serie tv targata Netflix. Ebbene oggi grazie a apprendiamo che Emerald Fennell è entrata a far parte del cast.  L’attrice sarà Camilla Shand divenuta poi Camilla Parker Bowles.

La notizia arriva dopo avervi rivelato qualche settimana fa la prima foto ufficiale di Olivia Colman nella terza stagione.

The Crown 3

The Crown 3 è la terza stagione della serie televisiva anglo-americana The Crown creata e scritta da Peter Morgan per Netflix. La serie è incentrata sulla vita di Elisabetta II del Regno Unito e sulla famiglia reale britannica. Morgan ha pianificato sei stagioni da dieci episodi ciascuno per coprire tutta la vita della regina Elisabetta, con l’intenzione di cambiare il cast principale ogni due stagioni. Claire Foy interpreta la protagonista nei primi anni del suo regno, affiancata da Matt Smith nei panni del principe Filippo e Vanessa Kirby nel ruolo della principessa Margaret. Olivia Colman interpreterà la regina nella terza e nella quarta stagione.

La serie è girata agli Elstree Studios nell’Hertfordshire, oltre che in varie location nel Regno Unito.

Ti presento Sofia: anteprima gratuita con Cinefilos.it, cerca la tua città!

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Uscirà il 31 ottobre 2018, distribuito da Medusa, Ti presento Sofia, la nuova commedia diretta da Guido Chiesa con Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti.

Cinefilos.it offre la possibilità a pochi fortunati di vedere il film gratis, in anteprima, in diverse città d’Italia, domenica mattina, 28 ottobre 2018! Ci sono a disposizione tanti inviti gratuiti validi per l’ingresso di 2 persone, per ognuna delle città.

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Il trailer di Ti Presento Sofia

La trama del film: Gabriele, ex rocker e ora negoziante di strumenti musicali, divorziato, è un papà premuroso e concentrato esclusivamente su Sofia, la figlia di 10 anni. Quando gli amici gli presentano delle possibili nuove compagne lui parla della figlia, azzerando ogni chance. Un giorno però nella sua vita ricompare Mara, che vede da 10 anni e che è diventata un’importante fotografa. Lui se ne innamora ma c’è un grosso ostacolo da superare: lei non vuol sentire neanche parlare di bambini. Gabriele decide quindi di nasconderle la presenza di Sofia. L’impresa però non sarà per niente facile.

Leggi la recensione di Ti Presento Sofia

Avengers 4: la Marvel stuzzica i fan sul trailer in arrivo

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Avengers 4: la Marvel stuzzica i fan sul trailer in arrivo

La pagina ufficiale della Marvel ha condiviso un criptico video in cui compare Visione/Paul Bettany, “seduto a pensare” con la didascalia “Aspettando il trailer di Avengers 4”. Si tratta sicuramente di un video teaser che ci promette in un modo sadico che il trailer del nuovo attesissimo film Marvel è pronto e che potrebbe arrivare tra pochissimo.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

#RomaFF13: Sigourney Weaver incontra il pubblico

#RomaFF13: Sigourney Weaver incontra il pubblico

Nel programma degli Incontri Ravvicinati, la Festa del Cinema ospiterà la grande attrice newyorkese Sigourney Weaver (ore 18.30 Sala Petrassi. Grazie a una miscela di talento e doti attoriali che l’hanno resa una delle interpreti più versatili del cinema contemporaneo, Weaver ha affrontato ruoli e generi profondamente diversi, dalla fantascienza al thriller, dalla commedia al cinema di impegno civile. Straordinaria la lista dei registi che l’hanno scelta come protagonista dei loro film, da Ridley Scott a Ivan Reitman, da Mike Nichols ad Ang Lee, da Roman Polanski a David Fincher e James Cameron. Memorabili le sue interpretazioni nella saghe di “Alien” e di “Ghostbusters”, in Gorilla nella nebbia e Una donna in carriera (che le sono valsi il Golden Globe), ne La morte e la fanciulla fino ad Avatar, film di maggior incasso della storia del cinema.

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#RomaFF13: Stan & Ollie e Viggo Mortensen nella selezione ufficiale

Il programma della Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma, nella giornata di mercoledì 24 ottobre, ospiterà altri tre film.

Steve Coogan e John C. Reilly sono i protagonisti di Stan & Ollie, il nuovo film di Jon S. Baird che verrà presentato in Sala Petrassi alle ore 20.30. Stan Laurel e Oliver Hardy, alias Stanlio e Ollio, i due comici più amati al mondo, partono per una tournée teatrale nell’Inghilterra del 1953. Finita l’epoca d’oro che li ha visti re della comicità, vanno incontro a un futuro incerto. Il pubblico delle esibizioni è tristemente esiguo, ma i due sanno ancora divertirsi insieme, l’incanto della loro arte continua a risplendere nelle risate degli spettatori, e così rinasce il legame con schiere di fan adoranti. Il tour si rivela un successo, ma Laurel e Hardy non riescono a staccarsi dall’ombra dei loro personaggi, e fantasmi da tempo sepolti, uniti alla delicata salute di Oliver, minacciano il loro sodalizio. I due, vicini al loro canto del cigno, riscopriranno l’importanza della loro amicizia.

Green Book di Peter Farrelly sarà invece proiettato in Sala Sinopoli alle ore 22. Sullo sfondo della New York degli anni ’60, Tony Lip (Viggo Mortensen) è un ex rinomato buttafuori che finisce a fare l’autista di Don Shirley, giovane pianista afro-americano. Lip deve accompagnare il pianista prodigio in un lungo tour nel profondo sud degli Stati Uniti. Dopo alcune prime difficoltà, il viaggio nelle regioni razziste degli Stati Uniti porta i due a stringere una forte e straordinaria amicizia.

L’ultimo film della Selezione Ufficiale presentato nella giornata sarà Hermanos di Pablo Gonzaléz. La proiezione, che si terrà in Teatro Studio Gianni Borgna Sala Siae alle ore 21.30, sarà preceduta da uno dei corti finalisti di “Cuori al buio”. Il protagonista di Hermanos è Federico Fierro che, dopo aver scontato una pena di sette anni per complicità in una rapina finita male, torna nella sua città natale in cerca di redenzione, dove il tempo sembra essersi fermato: sua madre gli vuole ancora bene, suo padre continua a non fidarsi di lui, il fratello Ramiro è sempre coinvolto in affari loschi. Federico cerca di tornare a una vita normale trovando lavoro in una miniera, ma presto resta invischiato in una questione di debiti tra Ramiro e uno spietato criminale locale. Mentre lottano contro il tempo per pagare i debiti a tutti i costi e salvare se stessi e la loro famiglia dal destino crudele che li perseguita, i due fratelli finiscono in una spirale di violenza e caos.

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Stanlio e Ollio, recensione del film con John C. Reilly e Steve Coogan

#RomaFF13: Quello che non uccide con Claire Foy all’Auditorium

La tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ospita il ritorno sul grande schermo di Lisbeth Salander, figura di culto e personaggio principale dell’acclamata serie di libri “Millennium” creata da Stieg Larsson: domani, mercoledì 24 ottobre alle ore 19.30 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, si terrà l’anteprima mondiale di The Girl in the Spider’s Web (Millennium: Quello che non uccide) di Fede Álvarez, primo adattamento del recente bestseller mondiale scritto da David Lagercrantz. La vincitrice del Golden Globe, Claire Foy, protagonista della serie The Crown, interpreterà l’iconica hacker sotto la direzione del regista che ha firmato il thriller Man in the Dark: nel cast, nel ruolo del giornalista Mikael Blomkvist, l’attore svedese Sverrir Gudnason (Borg McEnroe), e nei panni di Camilla, la sorella di Lisbeth scomparsa da tempo, l’attrice olandese Sylvia Hoeks (Blade Runner 2049).

Quello che non uccide: trailer e poster italiani per il film con Claire Foy

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Millennium – Quello che non uccide, recensione del film con Claire Foy

Justice League: Zack Snyder mostra due artwork disegnati da lui

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Justice League: Zack Snyder mostra due artwork disegnati da lui

La versione di Justice League firmata da Zack Snyder sarebbe stata molto diversa, se solo il regista fosse riuscito a finire il film, tuttavia sembra che almeno per ora non la vedremo mai. Snyder sembra non aver rinunciato ancora a parlare del film che fu costretto ad abbandonare, e così periodicamente condivide segreti e dettagli di quello che sarebbe dovuto essere il film.

Su VERO, nelle ultime ore, ha condiviso due artwork dal film, che raffigurano Batman e Flash, personaggi che nel film portano avanti una linea comica molto riuscita e che intrecciano un rapporto allievo/mentore che, per la lettura dei personaggi in questo universo cinematografico (nato morto) poteva anche avere un senso. Il Batman “anziano” di Ben Affleck poteva essere una buona ispirazione per il giovane Ezra Miller/Flash, soprattutto data la sua completa solitudine e la sua ferma volontà di farsi degli amici.

Zack Snyder voleva uccidere Batman in uno dei sequel di Justice League

Inoltre la cupezza dell’uno in contrapposizione con l’allegria e l’iperattività dell’altro creavano un piacevole scambio di toni, nel film. Ecco cosa ha pubblicato Snyder:

Con l’allontanamento di Zack Snyder, il franchise ha perso l’identità che si stava costruendo, una identità non molto gradita dalla maggioranza dei fan ma che manteneva comunque una coerenza nella rappresentazione cinematografica dei personaggi. Adesso gli eroi DC al cinema hanno preso strade complicate e non sappiamo se mai si riuscirà a vederli di nuovo insieme sul grande schermo, magari con un esito migliore.

Imagine Dragons: il videoclip di “Zero” per Ralph Spacca Internet

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Dopo il secondo trailer ufficiale arriva il video clip ufficiale di “Zero” la canzone degli Imagine Dragons che sarà la colonna sonora di Ralph Spacca Internet.

Gli Imagine Dragons, non sono nuovi al cinema, infatti era loro la canzone che ha accompagnato tutta la campagna marketing di Mission: Impossible – Fallout. Invece per Ralph Spacca Internet hanno composto un intero prezzo dedicato al nuovo film d’animazione della Disney.

Il video clip è disponibile all’ascolto ad un mese circa dal debutto dell’intera colonna sonora.

Ralph Spaccatutto è arrivato nelle sale americane il 2 novembre 2012, registrando l’incasso d’apertura più alto di sempre per un film di Walt Disney Animation Studios, all’epoca della sua uscita.

LEGGI ANCHE Ralph spacca internet: perché Leia non è tra le Principesse Disney

Diretto da Rich Moore e Phil Johnston e prodotto da Clark Spencer, il nuovo lungometraggio d’animazione Disney Ralph Spacca Internet arriverà nelle sale italiane il 1° gennaio 2019 e vedrà la partecipazione di Fabio Rovazzi con uno speciale cameo nella versione italiana del film. Grande fan della saga di Star Wars, Rovazzi interpreterà tre stormtrooper e la sua voce è già presente nel nuovo trailer.

Ralph Spacca Internet, la trama

In Ralph Spacca Internet il pubblico lascerà la sala giochi di Litwak per avventurarsi nel grande, inesplorato ed elettrizzante mondo di Internet, che potrebbe anche non resistere al tocco non proprio leggero di Ralph. Insieme alla sua compagna di avventure Vanellope von Schweetz, Ralph dovrà rischiare tutto viaggiando per il World Wide Web alla ricerca di un pezzo di ricambio necessario a salvare “Sugar Rush”, il videogioco di Vanellope. Finiti in una situazione fuori dalla loro portata, Ralph e Vanellope dovranno fare affidamento sui cittadini di Internet per trovare la giusta direzione.

Avengers 4: il nuovo aspetto di un personaggio da una foto dal set

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Instagram diventa la fonte dell’ennesimo spoiler riguardante Avengers 4, e stavolta la foto “incriminata” svelerebbe il nuovo look di un personaggio noto del MCU e il suo costume. Come potete vedere nell’immagine qui sotto, Gwyneth Paltrow – interprete di Pepper Potts dal primo Iron Man – indossa l’uniforme di Rescue.

Questa versione del personaggio è stata vista nella serie animata Iron Man Armored Adventures, e i colori sembrerebbero corrispondere perfettamente.

Vi ricordiamo che ad un certo punto dei fumetti Pepper indossa l’armatura Mark 1616, molto diversa da quella di Tony Stark, progettata specificatamente per le abilità acquisite dalla donna dopo l’impianto del Reattore Arc.

Che ne pensate?

 

 

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MCU: il modo migliore per prepararsi all’arrivo di Avengers 4

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

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They Shall Not Grow Old: recensione del doc di Peter Jackson

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They Shall Not Grow Old: recensione del doc di Peter Jackson

“Volevo attraversare le nebbie del tempo e portare questi uomini da noi, così da fargli riacquistare la loro umanità”. È questa la prima dichiarazione ufficiale che Peter Jackson ha rilasciato, commentando il suo ultimo film, They Shall Not Grow Old, un documentario realizzato per la BBC.

Presentato in anteprima al London Film Festival e portato anche alla Festa del Cinema di Roma 2018, il film è stato realizzato utilizzando materiale dall’archivio dell’Imperial War Museum, video d’epoca restaurati, colorati, rimontati, addirittura convertiti in 3D, insomma “rivitalizzati” secondo lo scopo artistico dello stesso Jackson, che ha dato così vita a un film in cui le immagini d’archivio si sovrappongono le voci fuori campo dei veterani, interrogati su quella che fu la terribile esperienza della guerra. Il risultato è un racconto realistico, ovviamente, molto emozionante, viscerale, grazie soprattutto alla testimonianza che i soldati ancora in vita hanno regalato al progetto, ma anche alla capacità di Peter Jackson di raccontare per immagini, scegliendo e selezionando quelle più adatte a raccontare la sua storia, ma soprattutto la Storia.

Sembra sicuramente insolito per un regista con il curriculum di Peter Jackson cimentarsi in un film documentario, genere che dovrebbe essere l’opposto di quella epopea fantasy che, con Il Signore degli anelli prima e con Lo Hobbit dopo, ha contribuito a far rinascere sul grande schermo. They Shall Not Grow Old è invece proprio il  tipo di documentario che ci si potrebbe aspettare da lui. Mettendo da parte per un attimo il contenitore, il genere in senso stretto, il film è l’espressione massima di ciò che Jackson ha raccontato nel cinema di finzione: il racconto eroico dell’uomo di fronte all’orrore della guerra.

Inoltre, il materiale scelto da Jackson è crudo, violento, non risparmia nessuna bruttura, nessuna ferita, permettendo così al regista di attingere anche alla sua prima produzione, più squisitamente splatter. La violenza delle immagini reali sembra essere la bandiera antimilitarista sotto la quale si protegge Peter Jackson, un tentativo di (far) ricordare quello che è stato e di allontanare ancora per un po’ il ripetersi di quello stesso orrore. They Shall Not Grow Old è un commosso ricordo, una precisa testimonianza, che conferma anche come la perizia tecnologica, nel cinema, si possa mettere a servizio dell’intenzione artistica: colorare e dare dimensione (con il 3D) a immagini d’archivio in bianco e nero restituisce vita, volto e identità a quelle persone che hanno fatto la Storia, ma il cui nome non sarà mai scritto nei libri di scuola.

Il trailer di They Shall Not Grow Old

https://www.youtube.com/watch?v=EHYRfukHToc

#RomaFF13: Manuel Agnelli e gli Afterhours festeggiano i trent’anni della band

Trent’anni in un concerto. La voce profonda di Manuel Agnelli accompagna l’arrivo degli Afterhours sul palco del Forum di Assago, filmati “in segreto” dal regista Giorgio Testi durante lo storico live del 10 aprile 2018. Una festa, oserebbe dire, per festeggiare i primi trent’anni di carriera di una band che ha radicalmente scosso le radici della musica alternativa italiana portando nel paese della canzone popolare qualcosa di nuovo e mai sentito.

Le immagini riprese da Testi sono confluite nel docu-film Noi siamo Afterhours, presentato in anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, e che alterna le fasi più emozionanti della serata ai ricordi di Agnelli sugli esordi – quando il gruppo si esibiva ancora in inglese – passando per le tournée internazionali in America e i cambi di formazione fino alla line up attuale.

Tutto nasce con un errore: quello di Manuel all’inizio del concerto quando ha preso la nota sbagliata“, confessa il regista, “Ed è stato un po’ la nostra benedizione. Penso davvero che ciò che abbiamo fatto con questo documentario sia assolutamente inedito nel panorama italiano, soprattutto nella scena rock“. La struttura di Noi siamo Afterhours è infatti stramba, per come è stato pensato e realizzato, e a spiegarlo è lo stesso Agnelli: “Di solito quando decidi di girare qualcosa del genere hai a disposizione tre date da cui selezionare le scene migliori. Qui invece si trattava di un solo concerto, e poteva andare tutto storto. Ma è proprio questo che ha contraddistinto il film: la magia di quella sera al Forum. Con più giorni forse sarebbe stato impossibile riprodurre quell’effetto.

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Abbiamo iniziato a parlare del progetto circa un anno prima dell’evento, partendo dell’aspetto scenografico, quindi dalla disposizione del palco all’uso degli effetti visivi, e poi siamo entrati più dettagliatamente nel discorso registico“, spiega Testi, “Sapevamo però di avere tra le mani un’occasione irripetibile. Non era soltanto un concept film come quello realizzato per Hai paura del buio? nel 2014, ma anche un modo per raccontare trent’anni di storia della band attraverso spezzoni e parentesi più poetiche. A questo ho aggiunto un elemento che mi affascina da sempre, ovvero i momenti precedenti allo spettacolo, quando gli artisti escono da se stessi e si trasformano in altro; nel mentre però pensano e ripensano, c’è della roba che gli frulla in testa, un’incertezza…a questo serviva la voce di Manuel come narratore, in quanto leader degli Afterhours“.

Tanta preparazione non ha impedito al “caso” di intervenire sul concerto, come dichiarato da Agnelli in conferenza stampa: “È stato casuale trovarsi ed è casuale ciò che ne è uscito, nonostante il nostro estenuante lavoro di prove. Ma immaginate quanto sarebbe stato inutile tutto questo se il caso non fosse intervenuto positivamente. Non decidi tu, è il concerto a farlo, e se rimani nella media non rischi. Se ti lasci andare però rischi il disastro ma se hai abbastanza fortuna riesci a raggiungere un certo livello emotivo. Ed è ciò che ci è successo quella sera grazie alla magia, al suono, al pubblico“.

noi siamo afterhours

La cura maniacale per i dettagli, dal missaggio sonoro alla valorizzazione degli strumenti, in un solo giorno di riprese è risultata una sfida non indifferente per la band, che un po’ corrisponde perfettamente all’atteggiamento degli Afterhours nei confronti della musica: mai statico e sempre sul limite del pericolo. Al video sono state poi aggiunte delle battute in voiceover di Manuel Agnelli che si manifestano in vari modi, in forma di pensiero rispetto al concerto, alla storia degli Afterhours, ai vari volti del gruppo.

Il film fotografa benissimo il nostro momento storico, perché è un punto di arrivo e di ripartenza, ed esprime la pausa di riflessione che ci siamo presi per non ripeterci e per capire che cosa vogliamo diventare“, continua Agnelli. “Non abbiamo più nulla da dimostrare a noi stessi, ma siamo coscienti e consapevoli di cosa ci serve per andare avanti“. E su ciò che rende la band così unica, il frontman dichiara che Siamo persone molto diverse, e diversi sono i motivi per cui facciamo ciò che facciamo. Io ho bisogno di esprimere ciò che non riesco ad esprimere tutti i giorni, nella vita quotidiana, cose scure o violente, e di certo non vado in giro a tirare testate alla gente. Eppure lo vorrei. D’altronde è qualcosa che appartiene a tutte noi come esseri umani, il non riuscire ad esprimere le cose che ci teniamo dentro. Sul palco invece mi sento libero di farlo, e questo lavoro mi ha aiutato a crescere e a superare e capire certi momenti.

Benedetti da una nuova popolarità, gli Afterhours sono pronti per le prossime sfide. “Siamo cambiati, come persone, ed è cambiato il significato del nostro fare musica”, chiude Agnelli. “All’inizio volevamo solo essere disturbanti e scatenare reazioni… finivano sempre con l’essere negative. Poi abbiamo deciso, o meglio, è successo che abbiamo cercato un nuovo modo di rapportarci con il pubblico. E finalmente da qualche anno l’abbiamo trovato, modo più empatico, accettando di essere diventati diversamente disturbanti. L’energia ci arriva dai ragazzi giovani, e la soddisfazione più grande è continuare ad avere un senso per qualcuno. Non siamo memoria ma presente, che trasmette emozioni a persone che adesso sono la realtà“.

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#Romaff13, George Tillman Jr.: “Una sola voce può essere l’inizio del cambiamento”

Il regista George Tillman Jr. è arrivato a Roma per presentare alla Festa del Cinema il film The Hate U Give, tratto dall’omonimo romanzo di Angie Thomas che narra la storia di Starr, una ragazza Afro americana che assiste alla morte del suo amico Khail per mano della polizia. 

Quando ha scoperto questo romanzo e cosa l’ha colpita di questa storia?

A gennaio 2016 stavo lavorando alla serie tv Luke Cage per la Marvel e la Disney e fui molto fortunato perché il libro non era stato ancora pubblicato e io l’ho letto in anteprima. Appena l’ho iniziato a leggere ho capito che ero realmente connesso alla storia e mi ci sono subito ritrovato. Per prima cosa ho parlato al telefono con la scrittrice Angie Thomas e una delle cose che più mi hanno colpito era questa idea di identificazione che c’era alla base. Nella cultura afroamericana cec questo modo di comportarsi che si chiama “code switching”, che in poche parole significa che sei un afroamericano quando sei nella tua comunità ma quando vai nel mondo dei bianchi cambi quello che sei. Diventi qualcun altro solo per far sentire meglio le altre persone e questa è una cosa che tutti gli afroamericani affrontano ogni giorno anche se va bene essere se stessi. Ero molto legato alla storia personale di Starr: sentivio che l’idea della police brutality fosse una storia importante ma è la storia di Starr che cerca la sua voce rimanendo se stessa e non compromettendosi, che mi ha veramente colpito.

Non pensa che il problema alla base sia che la popolazione americana detiene il 40% delle armi nel mondo?

Certamente e infatti questa è un altra parte della storia della Thomas che mi ha colpito molto: c’è un enorme problema relativo al controllo delle armi. Ma perché la razza è un problema così grande? Io penso che sia possibile ricollegarlo al capitalismo e di conseguenza ai primi schiavi: quando gli schiavi cercavano di scappare c’erano le pattuglie che li prendevano e li riportavano nelle loro terre. Le forze di polizia in America sono un evoluzione delle pattuglie degli schiavi e una cosa dopo l’altra è normale che la razza sia così rilevante in questo discorso. La frase più importante che viene detta nel film secondo me è “Il colore della nostra pelle è la nostra arma”: tutto è riconducibili alla schiavitú, alle proprietà, al commercio… quindi riconducibile al controllo delle droghe nella comunità, dei lavori, delle prigioni e infine di nuovo al capitalismo. È tutto un enorme cerchio e chi è che ne paga le conseguenze? Il controllo delle armi è sicuramente un grande problema ed è per questo che ho voluto venisse rappresentato nel film.

All’inizio del film Starr viene istruita e le vengono detti quali sono i suoi diritti: non sarebbe giusto che ogni ragazzino, bianco o nero, ricevesse una lista dei diritti di cittadino?

C’è una grande divisione al momento nel paese di genitori che fanno discorsi ai propri figli. Il “discorso” che viene fatto ai bambini bianchi o privilegiati riguarda le api e i fiori, al fatto che vanno usati i preservativi e che bisogna essere rispettosi e rispettare l’altro quando si parla di sesso. Invece in altre comunità, che siano afroamericane o di ceto sociale più basso, bisogna affrontare il problema della violenza da parte della polizia, quindi il “discorso” è molto importante perché concerne la loro vita di tutti i giorni e il loro modo di sopravvivere. In alcune parti dell’America certe persone non hanno mai sentito questo tipo di “discorso” ed è per questo che il film inizia partendo dalla strada di questa comunità come tante fino a che non si avvicina ed entra nella finestra di questa famiglia. È una situazione di tutti i giorni. Quindi c’è una grande divisione su gente totalmente ignara di questa realtà perché la loro vita privilegiata gli ha permesso di mai doversi preoccupare di come comportarsi di fronte alla polizia. Penso che tutti i genitori però dovrebbero insegnare queste cose o almeno a rispettare gli altri, ascoltare, aiutare e far notare che il problema esiste.

Partendo dal libro, quale è il messaggio che voleva comunicare da regista?

C’è una scena alla fine che è stata una mia interpretazione rispetto a cosa c’è nel libro e il suo significato è che queste cose non devono continuare ad accadere e il saper usare la propria voce, sia da piccoli che da adulti, è molto importante. Lottare per le cose in cui si crede anche se bisogna superare grandi ostacoli è il messaggio che volevo far trasparire come regista e anche che una sola voce può influenzarne tante altre o far pensare a cose a cui ancora non si era pensato.

Alla Festa del Cinema è stato presentato il film di Barry Jenkins un film che affronta la stessa tematica e lui aveva un idea abbastanza precisa che nonostante tutto l’odio, abbiamo tanta bellezza, dignità e forza per superarlo. Dal punto di vista del suo film, crede che queste cose possano bastare a superare queste tragedie?

Si è questa è una cosa molto importante per me parlando di Starr e la famiglia Carter. Ricordo anche quando, negli anni 70, mio padre venne licenziato e circa nello stesso momento un giovane uomo venne ucciso non lontano da casa nostra. Lui ci disse che siccome era stato licenziato sarebbe stato un Natale più duro e ricordo perfettamente che nonostante questo è tutto quello che stava succedendo nella nostra comunità, la mia famiglia restò concentrata, felice, unita, gioiosa: c’erano risate e c’erano anche lacrime. La vita in famiglia era piena di alti e bassi, non solo nella nostra ma anche la vita dei nostri vicini, ma trovavamo sempre un motivo di gioia. Quello che volevo fare con la famiglia Carter era proprio questo: mostrare checnonostante fossero tempi duri, trovavano comunque il modo di essere uniti, felici, ridere e pregare insieme. E penso che questo sentimento sia universale: si trova sempre qualcosa di buono per andare avanti e questo è di grande ispirazione per me.

C’è in progetto di mostrare questo film nelle scuole, ai più giovani, visto che insegna quanto la parola possa essere potente se usata in modo corretto?

Si, quella è una lezione molto importante. Voglio veramente che i ragazzi vedano questo film perché per prima cosa i social media hanno un impatto molto grande nella loro vita: ad esempio in una scena Starr mette su Tumblr delle foto di altre persone uccise dalla polizia e la sua amica non ne è felice perché non vuole effettivamente vedere queste cose e questo le fa capire che è solo il primo passo nell’usare la propria voce. Ma una delle cose che facciamo con i più giovani è dirgli di dover usare la loro voce per poi censurare, magari dicendo “forse non lo dovevi dire” o “non lo hai detto nel modo giusto”. Questa era una cosa che volevo affrontare nel film: far capire che sei hai qualcosa da dire bisogna dirla, senza avere paura. Non volevo fare un film young adult, anche perché ho oltre quarant’anni: volevo fare un film per tutti perché so che i ragazzi sono molto sofisticati, sono svegli, si informano e sentono puzza di cavolate non appena le vedono. Per questo volevo un film che avesse un vero impatto su di loro. 

Avere Trump a capo del paese, cosa comporta per questo tipo di battaglia?

Riguardo a Trump, stanno per arrivare le elezioni di mezzo mandato quindi spero che ci sarà un cambiamento. Ho voluto fare questo film perché penso che gli USA siano molto divisi in termini di razza e classi più che mai e penso che Starr e gli altri giovani nel film possano raccontare bene cosa sta succedendo nel paese in questo momento. 

Parlando del titolo del film, non c’è il rischio che le nuove generazioni siano già compromesse? Lei è fiducioso?

Amo molto l’idea del titolo, The Hate U Give, che proviene da “Thug Life” (The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody), una cosa che si inventò Tupac ad inizio anni 90, dopo un confronto con un poliziotto ad Atlanta. Si tratta della gerarchia di potere e del fatto che tutto l’odio che si riceve da piccoli, dalla comunità, dalla mancanza di lavoro, dalla violenza della polizia… tutto torna indietro, perché i giovani sono svegli, stanno attenti e captano tutto. Quindi come si potrebbe cambiare? Cosa succederebbe se la gerarchia di potere desse amore invece che odio? Tornerebbe indietro amore. Per questo ho voluto fare il film, per farci questa domanda: come ricominciamo tutto da capo? Come facciamo a cambiare? Per prima cosa si deve fare una cosa molto semplice: iniziare a a trattarci tra di noi in modo migliore. 

#RomaFF13: Treno di Parole, Silvio Soldini presenta il film sul poeta Raffaello Baldini

È stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Riflessi, il documentario Treno di Parole, documentario diretto da Silvio Soldini e dedicato alla figura di Raffaello Baldini, poeta romagnolo apprezzato dalla critica ma sconosciuto ai più. Il documentario si avvale del contributo dell’attore Ivano Marescotti, che per anni ha recitato in teatro le poesie di Baldini.

“Abbiamo lavorato tantissimo a questo progetto. – dichiara Martina Biondi, che insieme al regista ha sviluppato l’idea del film – Volevo esportare Baldini dalla sua zona d’origine, nel quale era confinato per via dell’uso del dialetto. Nessuno lo conosceva, e lo scopo era proprio quello di far entrare quanta più gente possibile in contatto con le sue opere. Ho scelto di affidarlo a Silvio perché anche lui è dotato di un linguaggio poetico.”  

Il film attinge ad una grande varietà di materiale lasciato dal poeta: le registrazioni delle poesie lette dalla sua stessa voce, i filmini in 8mm da lui girati negli anni ’60 e ’70, fotografie, appunti e interviste radiofoniche e televisive. Attraverso questi elementi Soldini restituisce lo sguardo del poeta, da cui emergono i grandi temi umani, dalla solitudine all’amore, dalla morte al perdono.

“Baldini è un autore in grado di avere ancora molta presa sui giovani. – esclama Soldini – Mi sembra ci sia un vero e proprio seguito. La sua è una poesia della realtà, dai temi profondi, universali e attuali.”

In questo film, gli autori cercano di capire l’uomo Baldini anche attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto. Prende a tal proposito la parola Ivano Marescotti, che fu amico stretto di Baldini e dal quale riuscì a farsi comporre quattro testi teatrali. “La mia identità di attore si divide tra il cinema e il teatro, ma in entrambi la figura di Baldini è per me fondamentale. Dalla lettura delle sue poesie e dei suoi monologhi teatrali ho appreso molto per la mia formazione di attore.”

“Le sue poesie sono storie, molto cinematografiche per di più. – continua Marescotti – Aveva una grande capacità di comunicare non solo tramite l’uso del dialetto, ma anche tramite delle immagini molto efficaci e d’impatto. In ogni sua poesia c’è del tragico, ma per noi romagnoli la tragedia è sempre accompagnata da un velata comicità.”

Soldini conclude con una propria riflessione sul film, sottolineando l’importanza della diffusione delle opere di Baldini. “Mi preoccupava l’idea di fare un film su qualcuno che non c’è più. Per i miei precedenti documentari ero abituato a seguire attivamente le persone su cui si basava il film. La mia fortuna per questo progetto è stata quella di aver trovato dell’ottimo materiale da cui poter partire. Questo film vuol fare rivivere la realtà di un poeta attraverso il suo sguardo sul mondo. Credo che la cosa più bella che questo film offre sia proprio la possibilità di essere presi per mano dallo stesso Baldini, che ci racconta del suo mondo, dei i suoi personaggi, e delle sue storie.”