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Dylan O’Brien ferito gravemente sul set di Maze Runner The Death Cure

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La stella di Maze Runner – La RivelazioneDylan O’Brien, è stato investito da una macchina e ha subito lesioni multiple sul set del sequel del franchise, dal titolo The Death Cure.

L’attore 24enne è stato portato all’ospedale locale British Columbia, per l’osservazione e il trattamento dopo l’incidente. Un portavoce di Fox ha confermato che la produzione del film sarà interrotta fino a che O’Brien non si sarà ristabilito.

Secondo TMZ, O’Brien è stato investito da un veicolo in una scena d’auto andata male, e potrebbe aver subito la rottura di diverse ossa oltre ad altre ferite.

James Dashner ha twittato alcuni aggiornamenti sulle condizione di Dylan O’Brien e sul film:

The maze runner il labirinto 2La 20th Century Fox aveva rivelato che Maze Runner The Death Cure, terzo capitolo della saga di James Dasher a seguito diThe Maze Runner – Il Labirinto (2014) eMaze Runner: The Scorch Trials (2015), era previsto per il 17 Febbraio 2017. Ora bisognerà capire se l’incidente provocherà gravi ritardi.

Fonte: Variety

Dylan O’Brien entra in The Internship

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Dylan O’Brien entra in The Internship

Dylan O’ Brien, giunto alla notorietà con la serie di MTV Teen Wolf, entra nel cast di The Internship, commedia firmata 20 Century

Dylan Minnette: 10 cose che non sai sull’attore

Dylan Minnette: 10 cose che non sai sull’attore

Il giovane Dylan Minnette è oggi una delle star più promettenti dell’attuale panorama hollywoodiano, diviso tra produzioni cinematografiche e televisive. È divenuto infatti noto grazie ai suoi ruoli da protagonista in alcune celebri serie TV, come Tredici, distribuita da Netflix. Apprezzato da critica e pubblico, Minnette sembra destinato ad essere uno dei nomi su cui puntare nel futuro.

Ecco 10 cose che non sai di Dylan Minnette.

Dylan Minnette: i suoi film e le serie TV

Dylan Minnette Instagram10. Ha recitato in celebri film. L’attore debutta al cinema nel 2008 recitando in Fred Claus – Un fratello sotto l’albero, con Vince Vaugh e Paul Giamatti. Successivamente prende parte a Supercuccioli sulla neve (2008), The Clique (2008), Blood Story (2010), con Chloe Grace Moretz, Prisoners (2013), con Hugh Jackman, Un giorno come tanti (2013), Una fantastica e incredibile giornata da dimenticare (2014), Piccoli brividi (2015), con Jack Black, Man in the Dark (2016), The Disaster Artist (2017), di James Franco, e The Open House (2018).

9. È noto per i ruoli televisivi. Tra i primi ruoli televisivi in cui si può ritrovare l’attore vi è quello del giovane Michael nella serie Prison Break (2005-2006), mentre in seguito Minnette recita anche in alcuni episodi di Grey’s Anatomy (2007), di Shonda Rhimes, The Mentalist (2008), Lost (2010), Man of a Certain Age (2010-2011), Lie to Me (2011), con Tim Roth, Awake (2012), Agents of S.H.I.E.L.D. (2014), con Clark Gregg, e Scandal (2014). Dal 2017 è celebre con il ruolo di Clay Jensen nella serie Tredici, dove recita accanto a Katherine Langford.

Dylan Minnette è su Instagram

8. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 6,3 milioni di persone. All’interno di questo Minnette è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, da solo o in compagnia, come anche curiosità e ad altre attività a lui collegate. Non mancano poi anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Dylan Minnette: chi è la sua fidanzata

7. Ha avuto una relazione con una collega. Sul set del film Una fantastica e incredibile giornata da dimenticare Minnette conosce l’attrice Kerris Dorsey, nota per il suo ruolo nella serie Ray Donovan. I due iniziano a frequentarsi senza rivelare particolari dettagli sulla loro relazione, ma nel 2018 annunciano di essersi ufficialmente separati.

6. È fidanzato con una musicista. Dal 2018 l’attore frequenta Lydia Night, conosciuta per essere la cantante e chitarrista del gruppo punk rock The Regrettes. Pur non essendo soliti rivelare troppo del loro privato, sui loro rispettivi profili Instagram è possibile ritrovare alcune immagini che li ritraggono insieme in momenti di svago.

Dylan Minnette TrediciDylan Minnette in Prison Break

5. Ha interpretato il protagonista da bambino. Tra i primi ruoli di Minnette vi è quello del giovane Michael. Comparso la prima volta nell’episodio cinque della prima stagione, intitolata English, Fitz or Percy. Qui l’attore compare come versione bambina del protagonista, e recita per un totale di cinque episodi tra il 2005 e il 2006.

Dylan Minnette in Tredici

4. Non ha letto il libro da cui è tratta la serie. L’attore ha rivelato che prima di venire scelto per il ruolo di Clay in Tredici non aveva letto il libro da cui la serie è tratta. Mentre la sua co-protagonista, Katherine Langford ha recuperato tale lettura, Minnette ha preferito non leggere il romanzo, non volendo confondere il personaggio di questo con quello a cui avrebbe dato vita lui nella serie.

3. Ha collaborato alla scelta delle canzoni. Oltre ad essere attore, Minnette è anche il cantante della band Wallows. Per via della sua conoscenza musicale, è stato consultato dai produttori della serie circa i brani da scegliere per la colonna sonora. L’attore ha infatti consigliato ciò che meglio poteva servire per descrivere i personaggi e il mood della serie.

Dylan Minnette in Lost

2. Ha interpretato il figlio del protagonista. Nel 2010 l’attore compare in quattro episodi della celebre serie Lost, a partire dal quinto della sesta stagione. Qui ha interpretato il personaggio di David Shephard, figlio di Jack, il protagonista principale della serie. Questo è stato uno dei ruoli che hanno permesso all’attore di ottenere una maggiore visibilità.

Dylan Minnette: età e altezza

1. Dylan Minnette è nato a Evansville, nello Stato dell’Indiana, Stati Uniti, il 29 dicembre del 1996. L’attore è alto complessivamente 173 centimetri.

Fonte: IMDb

Dylan McDermott: 10 cose che non sai sull’attore

Dylan McDermott: 10 cose che non sai sull’attore

Amatissimo dal pubblico sin dalle sue prime apparizioni sul grande e piccolo schermo, negli ultimi anni Dylan McDermott è tornato alla ribalta partecipando ad alcuni entusiasmanti progetti televisivi.

Ma adesso scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su Dylan McDermott, sulla sua movimentata vita privata e sulla sua lunghissima carriera divisa tra cinema e tv.

Dylan McDermott vita privata: un inizio difficile

10. Nato il 2 ottobre del 1961 a Waterbury, in Connecticut, Stati Uniti, Dylan McDermott è figlio di Diane Marino, di origini italo-britanniche, e Richard McDermott di origini irlandesi. Dylan nasce quando i suoi genitori hanno rispettivamente 15 e 17 anni, ancora troppo giovani per affrontare tutte le difficoltà della vita di coppia.

Dopo soli sei anni, infatti, nel 1967, Diane e Richard divorziano e Dylan, insieme alla sorella minore Robin, va a vivere con sua madre. La separazione dei genitori causa a entrambi i figli molto dolore ma purtroppo il destino continua ad accanirsi sulla famiglia. Il 9 febbraio di quello stesso anno, purtroppo, Diane Marino viene uccisa da John Sponza, l’allora compagno della donna. Nonostante Sponza abbia sempre sostenuto che la donna si fosse sparata accidentalmente mentre stava pulendo la pistola, la polizia non ha mai creduto alla sua versione. John Sponza, infatti, all’epoca era legato alla criminalità organizzata e pochi anni più tardi, nel 1972, venne trovato ucciso da un colpo di pistola nel bagagliaio di un’auto a Waltham, in Massachusetts.

Quando la madre muore, Dylan ha solo 5 anni e, insieme alla sorella Robin, viene affidato alla nonna materna, Avis Rogers Marino. A Waterbury, McDermott continua a studiare e si diploma alla Holy Cross High School. Nel frattempo, Dylan riallaccia i rapporti con suo padre Richard, ormai al suo terzo matrimonio, che vive e lavora nel quartiere newyorkese di Greenwich Village. La terza moglie di suo padre, appena ventitreene, è la drammaturga femminista Eve Ensler, autrice dei famosi Monologhi della Vagina. Sarà proprio quest’ultima, riconoscendo il talento di Dylan, a incoraggiarlo a intraprendere la carriera d’attore.

Dopo l’ennesimo divorzio del padre, Dylan decide di cambiare il suo nome di battesimo da Mark a Dylan, in onore al figlio mai nato di Eve e suo padre.

Dylan McDermott film

9. Grazie all’incoraggiamento della matrigna Eve Ensler, Dylan comincia a studiare recitazione e a partire dal 1987 inizia a ottenere i primi ingaggi per il grande schermo. Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, Dylan McDermott partecipa a film come Hamburger Hill: collina 937 (1987), Blue Iguana (1988), Twister (1989), Fiori d’acciaio (1989), Hardware – Metallo letale (1990), Diario di un assassino (1991), Nel centro del mirino (1993), Miracolo nella 34ª strada (1994), Mister Destiny (1995) e A casa per le vacanze (1995) – diretto da Jodie Foster.

Tra questi film, i più importanti – o comunque quelli che il pubblico ricorda con più attaccamento – sono Miracolo nella 34ª strada, grande classico natalizio per famiglie, e ovviamente Fiori d’Acciaio. Quest’ultimo, diretto da Herbert Ross nel 1989, è un film molto importante per Dylan McDermott, sia per la sua carriera che per la sua vita privata.

Il film – tratto dall’omonimo dramma teatrale di  Robert Harling, anche sceneggiatore del film – racconta della vita di un gruppo di donne, nella cittadina immagina di Chinquapin, in Louisiana, che passa il tempo a spettegolare nel salone di belleza di Truvy Jones (Dolly Parton). Oltre alla proprietaria del salone, di questo gruppo fanno parte la vedova Louise “Ouiser” Boudreaux (Shirley MacLaine) e la sua amica Clairee Belcher (Olympia Dukakis), la devota aiutante di Truvy, Annelle (Daryl Hannah), la signora Mary Lynn Eatenton (Sally Field) e sua figlia Shelby (Julia Roberts). Queste donne sono tutte molto diverse tra loro ma accomunate da problemi quotidiani.

La grave malattia di Shelby e i tragici eventi che ne seguiranno, metteranno a dura prova le donne del gruppo che dovranno farsi forza l’una con l’altra per andare avanti senza spezzarsi, proprio come dei Fiori d’Acciaio.

Dylan McDermott e Julia Roberts in Fiori d’Acciaio

8. Nel film, diventato un classico del cinema degli anni ottanta, Dylan McDermott interpreta Jackson Latcherie, marito di Shelby, interpretata a sua volta da un giovanissima Julia Roberts. I due attori, che nel film interpretano la perfetta coppia del sud nonostante i continui drammi familiari, divennero all’epoca una coppia anche nella vita reale.

Grazie al loro incontro sul set di Fiori d’Acciaio, Dylan e Julia cominciano infatti a frequentarsi, facendo impazzire i paparazzi e i giornali scandalistici dell’epoca. Nonostante siano una coppia molto affiatata sia sul lavoro che nella vita privata, la loro storia non dura che pochi mesi.

I due si conoscono, infatti, nel 1988, durante le riprese del film e da subito tra loro nasce qualcosa. Il loro rapporto, definito come molto intenso e passionale, si esaurisce purtroppo quasi subito. Pare sia stata Julia Roberts, definita troppo volubile dai giornali dell’epoca, a dire basta e a lasciare Dylan dopo pochi mesi di fidanzamento.

Nonostante pare fosse un’ abitudine quella della Roberts di cambiare spesso partner, nessuno dei suoi fan prese molto bene la rottura con McDermott. Il motivo di un così repentino cambio di rotta, viene rivelato qualche tempo più tardi. Julia Roberts annuncia pochi mesi dopo il suo fidanzamento ufficiale con l’attore Kiefer Sutherland che abbandona successivamente nel bel mezzo dei preparativi del matrimonio, per fuggire con un nuovo amore, Jason Patrick. [fonte: La Repubblica]

Dylan McDermott filmografia

7. Tra gli anni novanta e duemila, Dylan McDermott partecipa a tantissimi progetti cinematografici tra i quali ricordiamo Solo se il destino (1997), Appuntamento a tre (1999), Texas Rangers (2001), Party Monster (2003) Wonderland – Massacro a Hollywood (2003), La maga delle spezie (2005), The Messengers (2007), Have Dreams, Will Travel (2007), Mercy (2009), Noi siamo infinito (2012), Candidato a sorpresa (2012), Attacco al potere – Olympus Has Fallen (2013), Freezer (2013), Comportamenti molto… cattivi (2014), Automata (2014), Mercy (2014), Survivor (2015) e Amore inaspettato (2017).

Nella maggior parte di questo film, Dylan interpreta un ruolo secondario tranne che in un caso. Nel film del 2013, Freezer, l’attore finalmente si mette alla prova con un ruolo da protagonista.

Diretto da Mikael Salomon, Freezer è un thriller che racconta la storia di Robert Saunders (Dylan McDermott), che si sveglia legato e rinchiuso in una cella frigorifera.

Robert non ricorda nulla di come si arrivato lì ma solo di essere andato a cena con la sua ragazza e di essersi risvegliato nella cella. Poco dopo scopre però di essere stato rapito da due mafiosi russi convinti che sia stato proprio lui a sottrarre loro ben 8 milioni di dollari. Saunders non ha idea di cosa stiano parlando i due mafiosi ed è convinto si tratti di uno scambio di persona. L’uomo dovrà quindi trovare il modo per uscire dalla sua prigione di ghiaccio prima di morire congelato o di essere torturato dai mafiosi russi.

Dylan McDermott serie tv

6. Parallelamente alla sua carriera cinematografica, Dylan McDermott si dedica anche alla televisione. I suoi primi esperimenti televisivi risalgono alla fine degli anni novanta quando per la prima volta compare sul piccolo schermo nel film The Neon Empire (1989), diretto da Larry Peerce. Qualche anno più tardi, nel 1991, è la volta di un secondo film, sempre per la tv, dal titolo Terre Desolate (Into The Badlands), diretto da Sam Pillsbury.

Dopo aver testato le sue capacità in un paio di film per il piccolo schermo, Dylan comincia ad accettare i suoi primi ruoli in alcune serie tv di successo come I Racconti della Cripta (1992), Ally McBeal (1998) e Will & Grace (2003). Nel 1997, arriva per lui il primo ruolo importante nella serie The Practice – Professione Avvocati.

5. La serie, creata da David E. Kelley per la ABC, racconta delle vicende di un gruppo di talentuosi avvocati penalisti della città di Boston. The Practice è andata in onda dal 1997 al 2004 per un totale di 8 stagioni e 168 episodi. Dylan McDermott nella serie interpreta l’avvocato Bobby Donnell, uno dei personaggi principali, e compare in ben 147 episodi. Considerato regular fino alla settima stagione, nell’ottava e ultima, invece, passa al ruolo di semplice guest star. In The Practice, McDermott recita al fianco di attori come James Spader, Jessica Capshaw, Ron Livingston, Camryn Manheim e molti altri ancora.

Dylan McDermott in AHR – American Horror Story

4. Dopo aver militato in alcune serie tv americane come Big Shots (2007-2008), Dark Blue (2009-2010), Hostages (2013-2014), Stalker (2014-2015) e LA to Vegas (2018), Dylan si dedica a un progetto assai ambizioso.

Nel 2011, Ryan Murphy e Brad Falchuck, autori della fortunata serie Glee, creano per il network della FX, una serie tv horror dal titolo American Horror Story. La serie è stata ideata in modo tale che ognuna delle sua stagione sia autoconclusiva e abbia trama, personaggi e ambientazioni differenti. Il cast della serie raramente cambia ma gli attori interpretano ruoli diversi a seconda delle stagioni.

Dylan McDermott, un po’ come alcuni dei suoi colleghi, ha partecipato a quattro stagioni differenti di American Horror Story che nello specifico sono Murder House (stagione 1), Asylum (stagione 2), Apocalypse (stagione 8) e 1984 (stagione 9). Tuttavia, i ruoli più complessi e duraturi per l’attore sono stati quelli delle prime due stagioni.

American Horror Story – Murder House

In Murder House, Dylan interpreta il dottor Benjamin Harmon, un psichiatra di Boston che vive con la moglie Vivien e sua figlia Violet. A seguito dell’aborto spontaneo di sua moglie, i coniugi entrano in crisi e Ben si lascia andare ad una relazione extraconiugale con una sua studentessa, Hayden McClaine. Quando però la ragazza resta incinta di suo figlio, per paura di essere scoperto, Ben decide di trasferirsi a Los Angeles con la sua famiglia per cambiare vita.

Ma i problemi purtroppo lo seguono da Boston fino alla west coast. Qui la famiglia compra una casa che più tardi si scopre essere infestata e in cui succedono cose molto strane e pericolose. A complicare ulteriormente la vita di Ben c’è la sua ex amante Hayden che, decisa a interrompere la gravidanza, ha bisogno del supporto emotivo ed economico di Ben.

American Horror Story – Asylum

Se Muder House è ambientata nella California dei giorni nostri, la seconda stagione di American Horror Story, Asylum, si svolge invece contemporaneamente due epoche molte lontane tra loro.

Una coppia di giovani amanti è in vista al manicomio di Briarcliff, luogo ormai chiuso e in rovina da molto tempo. La coppia, amante della macabro, non vede l’ora di visitare le tetre stanze abbandonate della struttura che ha la fama di essere un posto infestato dai fantasmi dei suoi pazienti. Il manicomio, infatti, fu chiuso a causa dell’altissimo numero di decessi tra i suoi pazienti, tutte morti avvenute in modalità assai ambigue. Durante la loro visita di piacere, gli amanti faranno purtroppo la conoscenza del malvagio killer incappucciato…

Un flashback ci riporta al 1964, anno in cui il manicomio di Briarcliff è in piena attività. La struttura è gestita da Sorella Jude e da Monsignor Timothy, che hanno creato un clima di assoluto terrore tra i pazienti.

A Briarcliff ci sono tantissime persone rinchiuse, come il giovane Kit Walker, accusato di essere il serial killer “Bloody Face”; Grace Bentrand, una psicopatica che ha trucidato la sua famiglia; e Lana Winters, una giornalista rinchiusa con la sola colpa di essersi dichiarata lesbica. Tuttavia, a far più paura dei pazienti, sono proprio le persone che gestiscono la struttura. Tra questi ci sono il dottor Arden che si diverte a fare trani esperimenti sui paziente e che pare nasconda un passato da nazista; e Sorella Mary Eunice, apparentemente innocua ma in preda a possessioni demoniache.

In Asylum, Dylan McDermott interpreta Johnny Morgan, figlio di Oliver Thredson, medico ultimo arrivato a Briarcliff, e di Lana Winters. Dopo aver passato la sua infanzia a scuoiare e torturare piccoli animali, rimbalzando così tra le tante famiglie adottive, da adolescente diventa un piccolo criminale e viene arrestato.

Dylan McDermott in The Politician

3. La collaborazione tra Dylan e Ryan Murphy e soci continua anche nel 2019 quando l’attore viene scelto per entrare a far parte del cast della nuova serie The Politician, creata in esclusiva per Netflix.

Creata da Ryan Murphy, Brad Falchuck e Ian Brennan – trio inseparabile sin dai tempi d’oro di GleeThe Politician racconta la storia di Payton Hobart (Ben Platt), uno studente del liceo di Santa Barbara deciso a diventare presidente del corpo studentesco. Le aspirazioni di Payton, tuttavia, non si limitano solo al controllo del liceo; il ragazzo sogna infatti di poter diventare un giorno il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Deciso a realizzare i suoi sogni un passo alla volta, Payton comincia la sua campagna elettorale nella scuola di Saint Sebastian, ma c’è chi è pronto a tutto pur di far naufragare i suoi piani mettendogli i bastoni tra le ruote. Il ragazzo dovrà quindi lottare per arrivare al traguardo e capire che nel mondo della politica non sempre si può giocare pulito.

Nella serie – arrivata a 2 stagioni e 15 episodiDylan McDermott interpreta Theo Sloane, padre di Astrid Sloane, fidanzata di River Barkley, sfidante di Payton alle elezioni. Pur non avendo un ruolo principale nella serie, il personaggio di Theo è fondamentale poiché riesce sempre a influenzare il comportamento della figlia. Lui è un uomo affascinante, arrogante, ricco e sicuro di sé, un uomo che fa di tutto per ottenere ciò che vuole. Astrid, al contrario, è meno combattiva, atteggiamento che manda il padre su tutte le furie. In uno degli episodi chiave della stagione Theo dice alla figlia:

“Sei una che molla, una perdente e la più grande delusione della mia vita” [fonte: Fandom]

Dylan McDermott in Hollywood

2. Squadra che vince non si cambia. Ne sa qualcosa Ryan Murphy che nel 2020, ancora un volta, arruola Dylan McDermott per una nuova miniserie, sempre targata Netfix, dal titolo Hollywood.

Creata dall’imbattibile coppia Murphy-Brennan, la miniserie in sette puntate, è ambientata nella Hollywood del secondo dopoguerra e segue le vicende di attori, autori e registi emergenti che lottano contro i pregiudizi delle major. Mescolando storie e leggende della Hollywood degli anni d’oro, Ryan Murphy riscrive la storia del cinema dando al pubblico un finale alternativo.

La serie, con l’aiuto dei suoi personaggi così bizzarri e coloriti, affronta con leggerezza alcuni dei temi più scottanti dei nostri giorni e della Hollywood di quegli anni. Si parla di prostituzione, di razzismo, di corruzione e ingiustizia sociale e di come, a volte, scegliere la strada più difficile sia l’unica cosa saggia da fare.

Nella miniserie Hollywood, Dylan McDermott interpreta l’eccentrico Ernest “Ernie” West, proprietario di una stazione di servizio, attività di copertura per la sua rete di prostituzione. Ispirato a Scotty Bowers – un ex marine diventato il magnaccia più famoso di Hollywood dagli anni quaranta agli ottanta -, il personaggio di Ernie assume giovani ragazzi di bell’aspetto per lavorare alla pompa di benzina e vendere il proprio corpo al migliore offerente.

Dylan McDermott oggi

1. Grazie ai suoi ultimi ruoli nelle serie AHS, The Politician e Hollywood, Dylan McDermott oggi è di nuovo sulla cresta dell’onda. L’attore è infatti impegnato con due progetti molto importanti, un film e un cortometraggio, che dovrebbero arrivare nelle sale a partire dal 2021.

Il cortometraggio, dal titolo Proof of Loss, racconta la storia di una famiglia devastata dalla perdita della propria causa, bruciata in un enorme incendio. Si parla dell’elaborazione del lutto e della difficile ricostruzione dell’equilibro emotivo di un intero nucleo familiare. Il secondo progetto di Dylan, invece, riguarda il film dal titolo King Richard, un biopic che racconta della vita d Richard Williams, padre e allenatore delle superstar del tennis Venus e Serena Williams.

Purtroppo, a causa della pandemia di Coronavirus ancora in corso, non sappiamo ancora quando questi due progetti saranno rilasciati. Tuttavia, se volete essere sempre informati sulla vita privata e professionale di Dylan McDermott, vi consigliamo di seguire il suo account Instagram, costantemente in aggiornamento.

 

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom, La Repubblica

Dylan McDermott in Olympus has fallen

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E’ormai una corsa contro il tempo tra Millennium Films e Sony per far uscire prima del concorrente il proprio film incentrato su un attacco contro la Casa Bianca: le ultime news riguardano Olympus Has Fallen della Millennium, diretto da Antoine Fuqua protagonista Gerard Butler, che ha recentemente arricchito il cast con Dylan McDermott.

La vicenda, scritta da Creighton Rothenberger e Katrin Benedikt, vedrà protagonista un ex agente del servizio segreto, aiutare i suoi ex colleghi quando i terroristi  attaccheranno la residenza del Presidente USA (Aaron Eckart). McDermott, del quale ultimamente si ricorda la partecipazione alla serie American Horror Story, sarà uno degli agenti in lotta contro i terroristi; l’attore sarà a breve sugli schermi nella commedia The Campaign, con Will Ferrel e  Zach Galifianakis.

Fonte: Empire

Dylan McDermott in Mercy, tratto da un racconto di Stephen King

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Dylan McDermott sarà trai protagonisti di Mercy, ennesimo adattamento di un’opera del Re del brivido. Il film sarà prodotto da Jason Blum (Paranormal Activity) e della sua Blumhouse (ma alla produzione parteciperà anche McG) dietro alla macchina da presa ci sarà invece Peter Cornwell.

La storia è tratta dal Granma, racconto di King, uscito  nella raccolta Skeleton Crew (in Italia, Nonna è il titolo del racconto, Scheletri quello della raccolta). Al centro della storia, due ragazzi che scoprono che la loro nonna è una strega.

McDermott non è certo nuovo a territori horror, avendo preso parte alla prima stagione di American Horror Story; ad affiancarlo nel film ci saranno Frances O’Connor, Chandler Riggs e Joel Courtney. A scrivere la sceneggiatura sarà Matt Greenberg, che con l’opera di King ha già avuto a che fare in occasione di 1408.

Fonte: Empire

Dylan Dog: Trailer completo!

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dylan dog

La Moviemax ha rilasciato finalmente il trailer completo di Dylan Dog: il film.

Dylan Dog: recensione del film con Brandon Ruth

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Dylan Dog: recensione del film con Brandon Ruth

No Pulse? No problem! Niente battito? Nessun problema! Così recita il biglietto da visita di Dylan Dog. Se avete a che fare con situazione che hanno dello straordinario, chiamate lui: l’Indagatore dell’Incubo. Arriva al cinema questo 16 marzo, dopo anni di gestazione e di pre-produzione, Dylan Dog, basato sull’omonima serie a fumetti ideata da Tiziano Sclavi, il fumetto più venduto di sempre in Italia e famosissimo anche all’estero.

E mai come questa volta la situazione è delicata: come approcciarsi ad un fumetto così complesso e così amato? Come dare corpo ad un personaggio che prima di diventare di carta, era già di ‘carne’ (le fattezze di Dylan sono dichiaratamente ispirate a quelle di Rupert Everett)? Ci ha pensato l’americano Kevin Munroe, che a detta sua, ha cercato di trasportare al cinema il mood del personaggio senza volerne fare una sua copia, perché “cinema e fumetto sono linguaggi diversi”.

Dylan Dog, il film

Ma andiamo con ordine: in questo episodio cinematografico, Dylan ha abbandonato le sue vie oscure per dedicarsi a casi più tranquilli, come questioni di corna e frodi assicurative. A riportarlo nel mondo degli incubi arriva Elizabeth, giovane e bella cliente che chiede aiuto per cercare l’assassino di suo padre. Inizia così per Dylan la discesa agli inferi, dove rincontrerà tutti i suoi amici/nemici: i vampiri e i licantropi che si contendono il dominio di una uggiosa e notturna New Orleans.

E’ chiaro dall’inizio, ma già si era detto, che non ci sarebbero stati proprio tutti: manca Groucho, il maggiolone è nero e non siamo nella vecchia Europa, a Londra, il protagonista non sembra affatto tormentato, né magrolino, non ci sono incubi ma solo mostri reali. Insomma, l’obbiettivo di Munroe, cioè quello di riportare almeno l’atmosfera del fumetto al cinema, sembra essere stato mancato. A ben vedere per buona parte questo ‘fallimento’ è da imputare alla brutta scelta del protagonista: erano in pochi e vedere bene il ragazzone tutto muscoli Brandon Ruth nel ruolo di Dylan, e il risultato finale non ha smentito le aspettative. Per lo più mono espressivo il giovane Brandon non risulta assolutamente credibile in un ruolo così profondo, e non vogliamo qui dire che sia proprio incapace, ma forse non era proprio adatto a questa interpretazione.

Insomma l’Italia sarà un territorio accidentato dove questa pellicola, distribuita in 300 copie, cercherà di farsi strada, principalmente per colpa, o per merito, della grande passioni che lega milioni di lettori a questa figura così ambigua. Ma si sa che gli americani vogliono arrivare a tutti, e realizzando alcuni progetti, rischiano di lasciarsi alle spalle tanti piccoli dettagli, che per i puristi sono fondamentali.

Restano tuttavia le piccole citazioni filologiche come i modi di dire del nostro (l’espressione ‘Giuda ballerino’ su tutte) e gli omaggi al creatore Sclavi, il cui nome è usato per identificare uno dei decani dormienti della setta di vampiri dominante, e all’editore Bonelli, che invece diventa un vecchissimo vampiro che aiuta Dylan nella sua indagine. Quello che però lascia ancora più perplessi della mancanza di fedeltà al fumetto, che potrebbe anche essere ammessa in un cine-fumetto made in USA, è la confusione con cui la trama viene dispiegata e frammentata attraverso piccoli tasselli che a fatica, nel finale, trovano il loro posto e danno una coerenza stentata alla storia.

Preso per un film indipendente dal fumetto, Dylan Dog potrebbe anche risultare godibile, non troppo orrorifico e condito di tanti piccoli dettagli da zombie-comedy che lo rendono felicemente grottesco, tanto da poter addirittura sperare in un buon risultato in giro per il mondo che possa far pensare ad uno o più sequel. Non si sa poi il pubblico italiano come la prenderà, ma personalmente in questo, se non c’è battito (ritmo nel film) allora il problema c’è, eccome!

Dylan Dog: parola al produttore

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Il sito italiano Comicus ha parlato con Gilbert Adler, produttore di Dylan Dog, che ha parlato del film in uscita in Italia il 29 ottobre.

Dylan Dog: la Bonelli acquista i diritti di sfruttamento

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Dylan Dog: la Bonelli acquista i diritti di sfruttamento

La Sergio Bonelli Editore ha annunciato ufficialmente che i diritti media e consumer products di Dylan Dog sono “tornati a casa”, il che vuol dire che la casa editrice da ora in avanti potrà sfruttare per tutti i media l’immagine del personaggio.

Ecco cosa ha riportato il sito della Bonelli:

Sergio Bonelli Editore S.p.A., Platinum Studios Inc. e il Sig. Scott Mitchell Rosenberg sono lieti d’informare della firma di un contratto con cui Sergio Bonelli Editore ha acquistato tutti i diritti media e consumer products di Dylan Dog (il celebre personaggio a fumetti creato da Tiziano Sclavi).

Sergio Bonelli Editore S.p.A. è l’editore italiano leader di mercato nel settore dei fumetti, che già possiede i diritti editoriali e di publishing di ‘Dylan Dog’, e d’ora in avanti deterrà e gestirà anche i diritti per realizzare film, produzioni televisive, merchandising, consumer products, videogames e qualsiasi altra produzione basata sul personaggio a fumetti.

Davide Bonelli, Presidente di Sergio Bonelli Editore S.p.A., ha dichiarato: “‘Dylan Dog’ è uno dei nostri più importanti personaggi, amato in tutto il mondo. Siamo entusiasti di poter lavorare a progetti di merchandising e trasposizioni in altri media dell’iconico Indagatore dell’Incubo. In questo modo potremo esplorare nuove modalità di storytelling e implementare ulteriormente il franchise di successo.”

‘Dylan Dog’, celebre in tutto il mondo, è uno dei franchise di maggior successo nella storia della Sergio Bonelli Editore S.p.A.. Tutti i diritti media e consumer products di ‘Dylan Dog’ sono ceduti alla Sergio Bonelli Editore, a eccezione del film ‘Dylan Dog: Dead of Night’.

Commentando l’annuncio, il sig. Scott Mitchell Rosenberg ha dichiarato: “Noi crediamo che lo staff della Sergio Bonelli Editore abbia una visione unica ed eccezionale su come espandere l’universo di ‘Dylan Dog’ nei progetti futuri.”

Sergio Bonelli Editore è stata assistita dagli studi legali BonelliErede e Covington & Burling LLP.

Platinum è stata assistita dallo studio legale Takehara & Stuart LLP.

Dylan Dog: Barbara Baraldi è la nuova curatrice di testata

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Dylan Dog: Barbara Baraldi è la nuova curatrice di testata

Barbara Baraldi, emiliana, classe 1975, autrice di thriller e sceneggiature di fumetti, diventa la nuova curatrice di Dylan Dog, naturalmente con la supervisione del creatore del personaggio, Tiziano Sclavi.

Spiega il Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore Michele Masiero: “Barbara Baraldi scrive storie di Dylan Dog da più di dieci anni, portando una forte visione personale senza mai rinnegare le caratteristiche fondamentali del personaggio creato da Tiziano Sclavi. Come Casa editrice è venuto dunque naturale pensare a lei per accompagnare il nostro Dylan nel suo percorso. Da oggi inizia una nuova entusiasmante sfida: costruire insieme il futuro dell’Indagatore dell’Incubo”.

Aggiunge Barbara Baraldi, che ha firmato decine di storie di Dylan Dog tra cui Jenny, ispirata alla canzone di Vasco Rossi, Casca il mondo e La ninna nanna dell’ultima notte: “Sono molto emozionata di iniziare questa nuova avventura. Tornerà in primo piano l’orrore, il genere che più di ogni altro ci permette di elaborare le paure, di rapportarci con l’inconscio e il rimosso. Ma sarà un orrore contemporaneo, sospeso tra onirico e simbolico. Del resto, essere “dylaniati” è per sempre. Parleremo quindi di mostri e nuovi incubi e ci saranno ritorni “eccellenti”. Sulla pista tracciata da Tiziano Sclavi, daremo spazio anche a storie autoconclusive collegate da una tematica comune, sperimentazioni grafiche e narrative e interpretazioni autoriali”.

I romanzi di Barbara Baraldi, pubblicati da alcuni dei maggiori editori italiani (fra i quali Giunti, Einaudi e Mondadori), sono tradotti in vari paesi, tra cui Germania, Olanda, Inghilterra e Stati Uniti. L’autrice è stata scelta dalla BBC per Italian Noir, il documentario sui maggiori esponenti del nero italiano. Con la serie «Aurora Scalviati Profiler del Buio» ha ottenuto un importante successo di critica e di pubblico, superando le 100.000 copie vendute. Ha lavorato come consulente creativa per Disney e pubblicato graphic novel indipendenti in Italia, e in Francia con l’editore Soleil. È docente presso la Scuola Romana dei Fumetti e collabora con l’inserto culturale TuttoLibri del quotidiano La Stampa. Scrive per Dylan Dog dal 2012, ma ne è ossessionata dagli anni Novanta.

James Wan insieme a Bonelli Editore per una nuova serie tv su Dylan Dog

Dylan Dog Vittima degli Eventi foto dal fan movie

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Spesso i fan di un franchise o di un personaggio riescono benissimo a cogliere lo spirito più intimo e personale del loro idolo. Accade così che i fan movie si rivelano essere migliori di film veri e propri, quando si tratta di mettere in scena icone pop radicate nell’immaginazione e nell’animo di chi le segue da anni.

Su queste basi nasce il fan movie Dylan Dog Vittima degli Eventi, che ha come protagonista, appunto, l’Indagatore dell’Incubo, e del quale vi mostriamo qualche immagine di seguito:

Dylan Dog Vittima degli Eventi Dylan Dog fan movie 2 OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl fan movie è diretto da Claudio Di Biagio e scritto da Luca Vecchi (ThePills), è ambientato a Roma e finanziato completamente in crowdsourcing. Nel cast del film, nato dalla mente di chi ama davvero il fumetto, ci sono anche guest star di prim’ordine, tra cui Alessandro Haber e Milena Vukotic.

A seguire il teaser trailer del fan movie:

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Fonte: BC

Dylan Dog omaggia Vasco Rossi: tre albi dedicati a Sally, Albachiara e Jenny

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Dylan Dog omaggia Vasco Rossi. Grazie all’inedita collaborazione tra uno degli artisti italiani più amati di sempre e Sergio Bonelli Editore, per la prima volta nella sua storia l’Indagatore dell’Incubo sarà protagonista di un ciclo di tre episodi ispirati a tre celebri canzoni del rocker di Zocca: SALLY, ALBACHIARA e JENNY.

L’appuntamento andrà a scandire l’estate 2021: un evento che permetterà ai fan del cantante di ingannare l’attesa delle nuove date del tour di Vasco (riprogrammato per il 2022) e che si inserirà per Sergio Bonelli Editore nell’ambito delle celebrazioni degli 80 anni della Casa editrice, che festeggia così anche il celebre personaggio creato da Tiziano Sclavi.Per l’occasione, la sceneggiatura degli albi è stata affidata a tre delle autrici di punta della scuderia di via Buonarroti: Paola Barbato, Gabriella Contu e Barbara Baraldi, che hanno dato un’interpretazione personale alle emozioni suscitate in loro dalle parole e dalla musica per trasferirle a pieno titolo nel mondo di Dylan Dog. Corrado Roi, Sergio Gerasi e Davide Furnò hanno visualizzato il tutto con la loro arte. Gigi Cavenago e Fabrizio De Tommaso hanno illustrato le copertine.

Spiega Vasco Rossi: “Ho sempre amato la sintesi e i fumetti in questo son perfetti: il racconto si dipana per immagini e poche parole ma quelle che bastano a farti capire un mondo intero di cose. Il mio percorso direi che va da Nembo Kid a Tex Willer per arrivare fino a Dylan Dog, il più colto, raffinato e impegnato, il suo mondo visionario mi ha affascinato. Ancora oggi è per me un mito e sono strafelice di incontrarlo. A proposito, da Dylan Dog sono passato direttamente ai libri di filosofia”.

Racconta Tiziano Sclavi: “Una volta ho fatto un sogno. Di solito i miei sogni sono incubi paurosi e disperati, ma quello, caso più unico che raro, era felice. Non ricordo come si svolgeva, so solo che a un certo punto cantavo “Voglio una vita spericolata”. Era indubbiamente un segno. Segno che qualcosa di Vasco mi era entrato nel profondo”. 

Aggiunge Michele Masiero, Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore: “È curioso come gli aggettivi che si possono usare per Vasco e per Dylan siano facilmente intercambiabili tra i due: ribelle, insofferente agli schemi, determinato eppure fragile, disilluso eppure vitale. Insomma, umano, molto umano. Inevitabile, quindi, che fossero destinati a incontrarsi”.

Al centro dei tre episodi che terranno banco sulla serie regolare di Dylan Dog per le uscite di giugno, luglio e agosto vi saranno l’ineffabile mondo interiore dell’Indagatore dell’Incubo, quella sensibilità, quei sentimenti, quegli smarrimenti che hanno contribuito a renderlo tanto amato dai lettori. Ogni albo si ispirerà a una canzone di Vasco Rossi e a una delle sue muse e avrà una duplice copertina: una regolare da un lato e, sull’altro lato, una speciale cover da collezione che vedrà l’atteso incontro tra Vasco Rossi e Dylan Dog.

Per l’occasione, ogni albo avrà una foliazione speciale e sarà arricchito da 16 pagine extrache conterranno una speciale intervista di Luca Crovi a Vasco, i testi delle canzoni cui si ispira l’episodio, l’editoriale di Michele Masiero e, nel primo albo, anche uno scritto di Tiziano Sclavi e uno di Davide Bonelli.

A inaugurare il progetto editoriale sarà proprio SALLY, in uscita il 30 giugno: una storia d’amore e ossessione, in bilico tra emozioni, memoria, morte e follia, come nella miglior tradizione dell’Indagatore dell’Incubo, firmata da Paola Barbato e dal Maestro delle Ombre Corrado Roi.

Tutti e tre gli albi, curati da Roberto Recchioni, saranno come sempre disponibili in edicola, in fumetteria e sul sito di Sergio Bonelli Editore.

Dylan Dog logo italiano!

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La MovieMax ha aggiornato il sito istituzionale della compagnia con il logo ufficiale di Dylan Dog, il film di Kevin Munroe tratto dal fumetto di Tiziano Sclavi. Mentre negli USA il film ancora non ha un distributore, da noi la data di uscita è fissata per il 29 ottobre: in tempo per Halloween.

Dylan Dog in anteprima al Festival di Roma

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dylan dog

Giovedì prossimo il Festival Internazionale del Film di Roma 2010  ufficializzerà finalmente il proprio programma. A poco più di 20 giorni dal via ufficiale della 5° stagione, cil Festival svela un’anteprima di grido e di sicuro impatto tramite le pagine di LaRepubblica. Perso il ‘treno Twilight’, che negli ultimi due anni aveva portato centinaia di fan un po’ da tutto il mondo, il ‘Festival’ capitolino ha subito trovato un sostituto all’altezza, ovvero Dylan Dog.

Dylan Dog il film: tantissime foto!

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Dylan dog: il film: la Moviemax ha rilasciato un sacco di foto del film diretto da Kevin Munroe con Brandon Routh.

 

 

Dylan Baker e Meagan Good nel sequel di Anchorman

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Dylan Baker e Meagan Good nel sequel di Anchorman

Il regista Adam McKay sta letteralmente portando all’eccitazione i fan di Hollywood con le sue ultime indiscrezioni circa il cast del nuovo Anchorman: The Legend Continues, progetto molto atteso ed ambizioso a cui giorno dopo giorno continuano ad aggiungersi nomi sempre più importanti. Ed ecco che le ultimi notizie provenienti da New York informano che anche Dylan Baker e Meagan Good hanno accettato di partecipare al nuovo lungometraggio, senza però specificare il ruolo che essi interpreteranno.

La coppia si unisce un cast che comprende già Will Ferrell, Steve Carell, Paul Rudd, David Koechner, Christina Applegate, Kristen Wiig la new entry James Marsden. Meagan Good è stata recentemente protagonista di Think Like A Man mentre continua ad apparire nel tv dramma Deception. Baker invece è stato visto di recente in Two Days In New York e ha partecipato come regista di alcune puntate della serie sportiva 23 Blast. Il prossimo appuntamento è dunque fissato per il 20 dicembre nelle sale americane, e intanto McKay è in procinto di iniziare le riprese nel giro del prossimo mese.

Fonte: empire

Dying of The Light: Nicolas Cage nella prima clip

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Ecco Nicolas Cage nella clip di Dying of The Light, thriller diretto da Paul Schrader. Insieme a Cage, nel cast, ci sono Anton Yelchin e Alexander Karim.

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La trama di Dying of The Light:

Evan Lake, decorato veterano della CIA, riceve l’ordine di andare in pensione anticipata quando gli viene diagnosticato un principio di demenza. Ma quando il suo protégé scopre tracce della sua nemesi, un elusivo terrorista noto come Banir, Lake disobbedisce agli ordini e parte per una pericolosa missione in giro per il mondo per eliminare il nemico cui ha dato la caccia per una vita.

Fonte: Comingsonn.net

Dying for Sex: trailer della nuova serie FX con Michelle Williams in arrivo su Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer di Dying for Sex, la serie FX con Michelle Williams, Jenny Slate e un cast straordinario, che debutterà venerdì 4 aprile in esclusiva sulla piattaforma streaming in Italia con tutti e otto gli episodi disponibili.

La serie Dying for Sex

La serie di FX Dying for Sex è ispirata alla storia di Molly Kochan, che ha raccontato la sua esperienza in un podcast di Wondery, creato con la sua migliore amica Nikki Boyer. Dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro metastatico al seno al quarto stadio, Molly (Michelle Williams) decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass) e inizia a esplorare, per la prima volta nella sua vita, la varietà e la complessità dei suoi desideri sessuali.

Molly ha molto da realizzare nel poco tempo che le resta. Non c’è spazio per moralismi o giudizi: a lei non importa cosa la gente pensi della sua proverbiale lista dei desideri (una frase che provoca sempre un’occhiata di disappunto). Trova così il coraggio di imbarcarsi in questa avventura grazie alla sua inseparabile Nikki (Jenny Slate), una donna devota e affettuosa. Il cast comprende anche Rob Delaney, Kelvin Yu, David Rasche, Esco Jouléy e Sissy Spacek.

Dying for Sex di FX è scritta e co-creata da Kim Rosenstock & Elizabeth Meriwether, che sono inoltre executive producer con Katherine Pope, Kathy Ciric, Hernan Lopez di Wondery, Jen Sargent, Marshall Lewy e Aaron Hart, Michelle Williams, Nikki Boyer, Shannon Murphy e Leslye Headland. Dying for Sex è prodotta da 20th Television.

Dying for Sex: la storia vera dietro la serie con Michelle Williams

Nella nuova miniserie Dying for Sex (qui la recensione), Michelle Williams interpreta Molly Kochan, una giovane donna che, di fronte a una diagnosi di cancro al seno in fase terminale, decide di lasciare l’uomo con cui era sposata da 13 anni e di trascorrere gli anni che le restano esplorando i propri desideri sessuali. Ciò che segue nella serie in otto episodi è in egual misura umorismo e strazio, con Molly alla ricerca di avventure erotiche mentre è alle prese con la sua salute in declino. Al fianco di Molly, mentre i suoi incontri sessuali si intensificano e la sua malattia progredisce, c’è la sua migliore amica, Nikki Boyer (interpretata da Jenny Slate).

Fino alla sua devastante conclusione, Dying for Sex (interpretato anche da Jay Duplass, Sissy Spacek e Kelvin Yu) si svela dunque essere una storia di auto-scoperta sessuale e di incrollabile amicizia femminile. A rendere ancora più emozionante la miniserie, la cui realizzazione è durata diversi anni, è il fatto che sia basata su eventi reali. L’adattamento televisivo di Dying for Sex si basa infatti sull’omonimo podcast di successo Wondery, creato da Kochlan e Boyer negli ultimi mesi di vita della prima.

Il podcast non solo si è guadagnato l’attenzione della creatrice di New Girl e The Dropout, Elizabeth Meriweather, ma è anche ciò che ha inizialmente attirato la Williams verso il progetto – e che segna il suo primo ruolo televisivo dopo la partecipazione alla miniserie del 2019 Fosse/Verdon. “Mi ha sconvolto”, ha detto la Williams a Vanity Fair a proposito del podcast di Kochan e Boyer. “Non riuscivo a spiegare perché mi avesse commosso così tanto”. In quarto approfondimento esploriamo dunque la storia vera dietro la miniserie, disponibile su Disney+ dal 4 aprile.

Dying for Sex Michelle Williams
Michelle Williams in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Chi è Molly Kochan?

La Kochan – e la sua storia – sono dunque alla base della nuova serie Dying for Sex. Nata e cresciuta a New York, Kochan si è inizialmente trasferita a Los Angeles con la speranza di diventare un’attrice, per poi stabilirsi lì dopo essersi fidanzata con suo marito (il cui personaggio è interpretato da Jay Duplass nella miniserie). Nel 2005, poco dopo il fidanzamento, la Kochan, che di mestiere fa la scrittrice, si è recata dal suo ginecologo preoccupata per il dolore provato durante i rapporti sessuali e per un piccolo nodulo al seno. Secondo quanto racconta la Kochan sia nel suo blog che nel suo libro, il medico li ha liquidati entrambi come cose da nulla.

Non era niente, ha detto, dopo averci impastato intorno per un minuto”, ha scritto la Kochan a proposito della visita al seno nel suo blog Everything Leads to This. “Inoltre, ha detto, ero troppo giovane per preoccuparmi di una cosa come il cancro al seno. Avevo 33 anni”. Nel 2011, però, il nodulo che Kochan aveva scoperto si è effettivamente rivelato un cancro al seno, che si era diffuso ai linfonodi. A 38 anni si è sottoposta a chemioterapia, mastectomia bilaterale, radioterapia e chirurgia di ricostruzione, come si legge nel suo libro di memorie Screw Cancer: Becoming Whole.

La Kochan ha poi iniziato un regime di cinque anni di terapia ormonale per prevenire il ritorno del cancro; tuttavia, nel 2015, durante una seduta di consulenza di coppia, ha appreso che il cancro era tornato. Si era diffuso alle ossa, al fegato e al cervello, diventando così di stadio IV, e la diagnosi era terminale. Inizialmente, Kochan ha tenuto segreta la notizia della recidiva del cancro, comunicandola solo alla famiglia e agli amici più stretti. La sua valvola di sfogo era la scrittura sul suo blog e sul suo account Twitter, entrambi pubblicati in forma anonima, secondo il Fred Hutch News Service.

Nascondersi non è l’obiettivo”, ha detto Kochan al Fred Hutch News Service nel 2016. “Il programma è solo quello di rendere sicuro il mio percorso e di non avere il cancro in primo piano in tutte le mie giornate”. Kochan ha continuato: “È solo qualcosa che sto vivendo, non ciò che sono. Mi rendo conto che è qualcosa con cui probabilmente avrò a che fare per sempre. Ma non voglio che il cancro sia la mia vita”.

Dying for Sex Jenny Slate
Jenny Slate in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Chi è Nikki Boyer?

Boyer è stata la migliore amica di Kochan per oltre 20 anni, anche se le due non avrebbero mai potuto stringere amicizia se non fosse stato per un incontro casuale durante un corso di recitazione. La Boyer ha raccontato al Times come Kochan la trovasse inizialmente “fastidiosa” e in cerca di attenzioni quando si sono incontrate per la prima volta nel 2000 al poc’anzi menzionato corso a Los Angeles. “La odiavo. Non mi piaceva Nikki”, ha detto Kochan nella versione podcast di Dying for Sex. “Era così frizzante e carina… Ero gelosa di lei”.

Ma dopo che il loro insegnante di teatro le ha messe in coppia, le due sono diventate subito amiche. Se non fosse successo, “non so se io e Molly avremmo sviluppato quest’amicizia reciproca”, ha raccontato Boyer. Nei due decenni successivi, Boyer e Kochan sono state inseparabili, anche quando il cancro di Kochan è progredito e la sua salute è peggiorata. “Siamo state insieme attraverso matrimoni, divorzi, fidanzati, figliastri e ora il mio cancro… due volte”, ha scritto Kochan nel suo libro di memorie. “Lei piange, a volte quanto, se non di più, di me per la mia diagnosi. Ma ridiamo anche. Questa è sempre stata la luce del nostro rapporto: la risata”.

Che cosa ha fatto Molly Kochan dopo aver ricevuto la diagnosi di cancro al seno al quarto stadio?

Subito dopo aver appreso che il cancro si era metastatizzato al fegato nell’agosto 2015, la Kochan ha preso la decisione di lasciare il marito. La coppia di 13 anni aveva avuto “difficoltà” prima della diagnosi iniziale di cancro della Kochan, ha condiviso nella versione podcast di Dying for Sex, e la sua malattia sembrava solo amplificare i loro problemi. “Il cancro sembrava far emergere più dolore e rabbia”, ha ricordato Boyer nel podcast. Dopo mesi di tentativi disperati di riparare il loro rapporto, Kochan si rese conto che lei e il marito “non erano proprio una coppia romantica”, ha detto nel podcast.

Si è trasferita nel marzo 2016 e ha scritto della decisione sul suo blog, che a quel punto era ancora anonimo. “La verità è che senza questa diagnosi probabilmente sarei rimasta, avrei continuato a cercare di far funzionare le cose”, ha scritto Kochan. “Perché c’è molto amore lì. Ma c’è anche molto stress. E un ambiente stressante non è un buon ambiente quando si lotta contro il cancro”. La fine del matrimonio di Kochan ha coinciso anche con il suo regime terapeutico, che ha avuto un effetto collaterale inaspettato: ha aumentato drasticamente la sua libido. Da poco single e con una diagnosi terminale, la Kochan si è imbarcata in quello che Boyer ha descritto come un “risveglio sessuale completo”.

Dying for Sex
Michelle Williams e Jay Duplass in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Si è buttata nella scena degli appuntamenti, sperimentando di tutto, dagli scambi di messaggi di testo piccanti alla sperimentazione di feticci con decine di uomini diversi. “Essere sessuali è l’antitesi della morte”, ha dichiarato Kochan in Dying for Sex. “Il sesso mi fa anche sentire viva ed è una grande distrazione all’essere malata”. Le scappatelle sessuali di Kochan non sono state solo un modo per reclamare il suo corpo dal cancro; l’hanno anche aiutata a confrontarsi con i suoi traumi passati, tra cui la violenza sessuale subita all’età di 7 anni dal fidanzato di sua madre.

Molte persone pensano: “Sta solo facendo sesso, si sta facendo un giro sul tizio di turno per sentirsi bene””, ha detto Boyer al Times a proposito degli incontri sessuali di Kochan. “Ma non si trattava solo di questo. C’era la guarigione di vecchie ferite. Per tutta la vita si era sentita frammentata e durante il sesso le era stato permesso di fare le sue scelte e di rimettere insieme i pezzi”.

Molly Kochan e Nikki Boyer raccontano la loro storia

Quando Kochan ha condiviso i racconti delle sue avventure sessuali con Boyer, le migliori amiche hanno capito che quelle esperienze sarebbero state un ottimo intrattenimento. L’idea iniziale era quella di un programma televisivo, intitolato Dying for Sex (traducibile con “morire di sesso“), ma dopo averlo proposto e aver ricevuto diversi rifiuti, hanno deciso di registrare i racconti di Kochan come podcast. Kochan e Boyer hanno registrato 10 episodi in tre sessioni in studio, e poi Boyer ha iniziato la caccia a una società di podcast che lo raccogliesse.

Il loro podcast ha attirato l’attenzione di Wondery, lo studio di podcast di Amazon, nel febbraio 2019 e sei episodi sono stati pubblicati un anno dopo, nel 2020. Oltre a registrare le sue storie per il podcast, Kochan – come già riportato – ha anche scritto un libro di memorie, Screw Cancer: Becoming Whole, pubblicato postumo nell’agosto 2020. La maggior parte del libro è stata scritta quando la sua salute è peggiorata ed è entrata in ospedale, ha raccontato Boyer. “La maggior parte del libro è stata scritta dal suo letto d’ospedale, riversando il suo cuore su ogni pagina”, ha scritto Boyer nella prefazione di Screw Cancer. “Questo libro è ciò che l’ha tenuta in vita, soprattutto nelle sue ultime settimane”.

Dying for Sex recensione
Michelle Williams e Jenny Slate in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Cosa è successo a Molly Kochan?

Dopo più di tre anni di lotta contro il cancro al quarto stadio, Kochan è morta poco prima della mezzanotte dell’8 marzo 2019. In un post sul blog scritto da Kochan e intitolato “Sono morta”, ha condiviso che i suoi ultimi giorni sono stati “fantastici” e trascorsi con “le persone che dovevano esserci” – tra cui la sua migliore amica Boyer, che era presente quando ha esalato gli ultimi respiri. “Ho messo la mia mano sulla sua testa e l’altra sul suo cuore. Le ho detto: ‘Sono qui, ci sono io con te’”, ha ricordato Boyer al Times. “Ero in soggezione con lei in quel momento. È stata una delle cose più magiche che abbia mai vissuto. È stato così intenso e bello”.

Sebbene le avventure sessuali in cui Kochan si è imbarcata tra la sua diagnosi terminale e prima della sua morte, avvenuta nel 2019, non abbiano prodotto il romantico lieto fine che aveva inizialmente immaginato, il risultato finale è stato molto più gratificante dal punto di vista personale. “Ho iniziato questo viaggio con il desiderio di innamorarmi. Volevo trovare la mia anima gemella”, ha scritto la Kochan nel suo libro di memorie. “Era un’idea umana romantica a cui volevo appartenere”.

Kochan ha continuato: “Ovviamente non uscivo con le persone che si adattavano a questo modello… ma alla fine sono stati dei catalizzatori perfetti in molti modi. E tra queste interazioni, insieme a quelle con gli amici e la famiglia, mi sono reso conto di essermi innamorata. Sono innamorata. Di me”.

L’accuratezza di Dying for Sex

Secondo la Boyer, l’adattamento televisivo del podcast di lei e Kochan è principalmente fedele alla storia reale di Kochan. La miniserie, tuttavia, si è presa alcune “libertà” per quanto riguarda la linea temporale e i personaggi, ha rivelato la Boyer al Times. Per esempio, la serie è ambientata a New York invece che a Los Angeles. I produttori hanno anche unito diversi uomini che Kochan aveva incontrato e che erano appassionati di kinks e feticismi in un personaggio particolare conosciuto come “il vicino di casa” (interpretato da Rob Delaney).

Tuttavia, un aspetto della storia di Kochan che la serie ha ritratto con estrema accuratezza è il suo rapporto con la sua migliore amica, Boyer. “È molto simile a me e Molly, il nucleo di noi due”, ha detto Boyer della serie televisiva al Times. C’è una scena in cui le amiche sono a letto e Molly mette la mano sulla tetta di Nikki e dice: “Sembra una tazza di tè caldo”. È vero. Hanno preso cose divertenti e specifiche e le hanno mantenute“. La miniserie, dunque, tra risate e momenti drammatici ha saputo restituire la realtà di questa vicenda e l’amore per la vita della sua protagonista.

Dying for Sex, recensione della serie con Michelle Williams

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Dying for Sex, recensione della serie con Michelle Williams

Dying for Sex, la serie dramedy di FX che arriva su Disney+ il 4 ottobre (qui il trailer), è un’esplorazione audace, provocatoria e al contempo emozionante della sessualità, della mortalità e della libertà. Composta da otto episodi, la serie riesce a superare qualche difficoltà iniziale nella scrittura, culminando in uno dei finali più potenti che la televisione abbia prodotto negli ultimi anni.

La trama di Dying for Sex

La trama segue Molly (interpretata da una sorprendente Michelle Williams), una donna che, dopo aver scoperto che il cancro al seno è tornato con forza, decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass) e intraprendere un viaggio alla scoperta della sua sessualità. La diagnosi terminale la spinge a vivere appieno i suoi desideri, complice la sua migliore amica Nikki (Jenny Slate), che la sostiene in questa ricerca di piacere e liberazione. Nonostante il calcio d’inizio della storia sia incentrato sul sesso, la serie è anche un potente ricordo della fragilità della vita e di come sia essenziale godere di ogni momento, soprattutto quando il tempo sembra scarseggiare.

All’inizio, Dying for Sex può sembrare più una commedia nuda e cruda, con la protagonista che esplora liberamente il mondo delle avventure sessuali. La serie è audace nel trattare il sesso, con scene che spaziano dal più banale bacio a pratiche più insolite come il kink o il gioco di ruolo. Tuttavia, dietro questa esplorazione di piacere c’è un’altra storia: quella di una donna che deve fare i conti con il suo corpo e con le cicatrici fisiche del presente e quelle emotive del passato. Il tutto viene raccontato con grande delicatezza, nonostante la presenza di scene esplicite e situazioni imbarazzanti.

Michelle Williams e Jay Duplass in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Alla ricerca dell’intimità mai trovata

Molly, infatti, è una donna che ha vissuto per anni in una relazione priva di intimità, un legame che si è infranto sotto il peso della malattia e della routine. Il suo viaggio sessuale, quindi, come spesso accade nella vita vera, è anche un viaggio di auto-conoscenza. La sua evoluzione si scontra con un passato doloroso, segnato da abusi nell’infanzia, e con un rapporto complicato con la madre, interpretata magistralmente da Sissy Spacek. La serie affronta questi temi da un punto di vista interessante, evitando il rischio di cadere nel melodramma, soprattutto grazie a come viene caratterizzata la protagonista: indipendente, sicura, decisa e sempre ironica.

Uno degli aspetti più affascinanti di Dying for Sex è il rapporto tra Molly e il suo vicino di casa, interpretato da Rob Delaney. Inizialmente una figura respingente, il personaggio di Delaney si sviluppa in modo sorprendente, rivelandosi parte di una delle dinamiche più interessanti della serie. La relazione tra Molly e il vicino è al contempo giocosa e profonda e esplora il potere, il controllo e la vulnerabilità, elementi che sembrano riemergere in ogni relazione che Molly intraprende.

Michelle Williams in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Un delicato equilibrio tra ironia e dolore

Parlando tanto e con la giusta delicatezza e ironia di sesso, Dying for Sex si distingue anche per l’intelligenza con cui bilancia l’umorismo e il dolore. La serie riesce a navigare tra la leggerezza e la gravità in modo naturale, senza mai cadere nel volgare o nell’autoindulgenza. Le dinamiche tra i personaggi, purtroppo, a volte sono accelerate, come nel caso del rapporto di Nikki con il suo compagno Noah (Kelvin Yu), che risente di una scrittura un po’ più superficiale rispetto al resto della trama, ma che comunque riesce a trovare la sua collocazione risolutiva.

Il cast, tuttavia, è impeccabile. Michelle Williams dà vita a una Molly complessa, una donna che, trova un modo per riappropriarsi della propria vita e dei propri desideri. La sua performance è incredibilmente calibrata, evitando la facile trappola del cliché della “donna repressa che scopre il piacere“. Dopotutto si tratta di una vera fuoriclasse che non ha fatto altro che crescere costantemente ogni volta che l’abbiamo vista sul piccolo o sul grande schermo. È invece una piacevole sorpresa Jenny Slate: da sempre nota per le sue note delicate e ironiche, l’attrice sfodera qui un range emotivo impressionante, passando dalla commedia fisica al dramma puro, senza mai perdere quell’acume che ne caratterizza il personaggio, davanti e dietro la macchina da presa. Anche Rob Delaney riesce a sorprendere con una performance che mostra la sua straordinaria versatilità.

Rob Delaney in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Ritmo alto e scrittura brillante

Il ritmo della serie, con episodi di circa 30 minuti, evita il calo di tensione che spesso affligge le produzioni televisive contemporanee. La scelta di mantenere gli episodi brevi aiuta a evitare la sensazione di stallo e rende il viaggio di Molly più incalzante e coinvolgente. Sebbene alcuni sviluppi della trama possano sembrare affrettati, la serie riesce a concentrarsi sulla crescita emotiva dei suoi personaggi, senza mai perdere di vista la sua premessa centrale: vivere appieno, anche quando la morte è vicina.

Dying for Sex parte da una premessa audace e riesce a trattare temi profondi come la mortalità, la sessualità e l’autosufficienza emotiva con grande sensibilità. Non è solo una storia di liberazione sessuale, ma una riflessione sulla vita stessa, sulla necessità di vivere intensamente, di fare esperienze che arricchiscano la nostra esistenza, e di non lasciare che il dolore della malattia offuschi ciò che ci rende umani. Una serie coraggiosa, sincera e, soprattutto, terribilmente umana.

Jenny Slate in Dying for Sex – Cortesia Disney Italia

Dwayne Johnson: Shazam o Black Adam?

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Dwayne Johnson sta decisamente giocando con i suoi fan, e adesso su Twitter, dopo aver ampiamente confermato il suo coinvolgimento in un film DC, pubblica una nuova foto in cui rivela che il suo personaggio sarà chiaramente Black Adam o Shazam.

Quale dei due personaggi vi piacerebbe di più vedere sul grande schermo impersonato dall’attore ex wrestler?

Fonte: CBM

Dwayne Johnson: la cultura “Woke” mi infastidisce molto

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Dwayne Johnson: la cultura “Woke” mi infastidisce molto

Dwayne Johnson si sta preparando per un grande weekend a WrestleMania 40, ma di recente si è preso un po’ di tempo per deridere quella che definisce la cultura cancel e woke di oggi.

Durante un’apparizione su Fox News venerdì (via Variety), Dwayne Johnson ha parlato brevemente delle sue aspirazioni politiche, di cui si vociferava da tempo, e ha dichiarato di non avere intenzione di candidarsi a nessun tipo di carica. Parlando dello stato dell’America, Dwayne Johnson ha detto di non esserne felice, prima di menzionare che la “cultura woke” lo infastidisce.

L’odierna cancellazione della cultura, la cultura woke, la divisione, eccetera, mi infastidiscono molto“, ha detto Dwayne Johnson. “Nello spirito di questa cultura, puoi soccombere ed essere ciò che gli altri vogliono che tu sia, oppure puoi essere te stesso ed essere reale… e questo potrebbe far arrabbiare e incazzare le persone, e va bene così“.

Dwayne Johnson non sosterrà nessun candidato alle presidenziali del 2024

Per quanto riguarda la politica, a Dwayne Johnson è stato chiesto di dare il suo sostegno a un particolare candidato alle presidenziali, come ha fatto nel 2020 quando ha appoggiato pubblicamente Joe Biden. Questa volta, ha detto Dwayne Johnson, non lo farà.

L’appoggio che ho fatto anni fa a Biden è stata la decisione migliore per me in quel momento“, ha detto Dwayne Johnson. Ho pensato: “Sono in una posizione in cui ho una certa influenza e ho ritenuto che fosse mio compito esercitare la mia influenza [e] condividerla: Ecco chi appoggerò”. Non lo farò. All’epoca ero l’uomo più seguito al mondo, e lo sono ancora oggi, e lo apprezzo… ma ciò ha causato qualcosa che mi ha lacerato le viscere: la divisione. Questo mi ha colpito. Allora non me ne rendevo conto, sentivo solo che c’erano molti disordini e che avrei voluto che le cose si calmassero.

Dwayne Johnson: il messaggio a sostegno del #BlackLivesMatter

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Dwayne Johnson: il messaggio a sostegno del #BlackLivesMatter

In seguito all’omicidio di George Floyd, negli Stati Uniti continuano a moltiplicarsi le manifestazioni e le prese di posizione contro il razzismo e l’omicidio delle persone di colore da parte della polizia, che hanno poi condotto alla nascita del movimento internazionale #BlackLivesMatter. A sostengo del movimento sono intervenute anche le più grande celebrità non solo del mondo del cinema, ma dall’arte in generale.

Tra queste figura anche Dwayne Johnson, l’ex wrestler noto al pubblico per i suoi ruoli in Fast & Furious, Baywatch e Jumanji, che in genere utilizza i social per aggiornare in merito ai suoi progetti e per condividere momenti del suo privato. Adesso, però, “The Rock” ha voluto utilizzare i suoi profili ufficiali per lanciare un messaggio meno scanzonato e sicuramente più importante.

In un lungo video della durata di ben 8 minuti e mezzo, infatti, Dwayne Johnson ha commentato con i suoi follower di Instagram ciò che sta accadendo in questo giorni negli Stati Uniti, rivolgendosi direttamente al Presidente Donald Trump, senza però mai fare il suo nome: “Dov’è il nostro leader? Dove sei? Dov’è il nostro leader in un momento in cui il nostro paese è in ginocchio a supplicare e implorare di essere ascoltato?”, dichiara Johnson nel video.

Dwayne Johnson sostiene il #BlackLivesMatter: “Un cambiamento è necessario per ristabilire l’uguaglianza.”

“Alzatevi con me, perché io sono qui”, continua Dwayne Johnson. “Io ci sono e vi sento, vi ascolto. Vi do la mia parola che farò tutto il possibile per dare vita ad un cambiamento. Un cambiamento necessario per ristabilire l’uguaglianza”. L’attore ha voluto ringraziare tutti per la solidarietà mostrata in questi giorni all’America e alla comunità afroamericana, e pur non essendo un politico ha voluto sottolineare quanto tenga alla sicurezza del proprio paese, usando anche parole forti, segno di una comprovata delusione per l’attuale situazione: “Sono amareggiato, frustrato, arrabbiato. Eppure, cerco di fare del mio meglio per restare concentrato e calmo e prendere le decisioni più giuste per la mia famiglia e per il mio paese.”

https://www.instagram.com/p/CA_tVdXnWr1/?fbclid=IwAR2djLQe9krBSx5Mv0csbdmLRCS51wBQgiQvYKfGjdLOweENfUNwwQ2cPhE

Pochi giorni prima, oltre a condividere l’immagine nera simbolo del #BlackoutTuesday, la star hollywoodiana aveva condiviso anche uno scatto raffigurante un biglietto che riporta le ultime parole pronunciate da George Floyd: “I Can’t Breathe”. 

Dwayne Johnson: depositata la “candidatura” alle presidenziali 2020

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Dopo aver accarezzato l’idea, Dwayne Johnson l’ha fatto davvero: è stato depositato il modulo del Comitato Elettorale a sostegno dell’ex wrestler, ora icona action di Hollywood, alle presidenziali del 2020.

La realtà dei fatti è leggermente più complessa. Non è l’attore ad essersi candidato, ma tale Kenton Tilford di Wheeling, West Virginia, ha depositato un form per il Comitato Elettorale “Run the Rock 2020” presso Federal Election Commission. Tilford è consulente politico da oltre 26 anni e il suo gesto è più simbolico che effettivamente votato a presentare Johnson alle presidenziali.

Ecco cosa ha spiegato lui stesso: “Ho discusso saltuariamente con gli amici di questo comitato elettorale, ma alla fine ho deciso di formarlo perché trovo che l’America sia oggi profondamente disunita. So che ormai è quasi un cliché, ma penso che sia tragico che il nostro attuale Presidente non abbia fatto nessun serio sforzo per unire il paese. C’è un tale livello di livore e vetriolo in giro che credo ci sia bisogno di una persona in grado di unire le persone. Sono un fan di The Rock […] Non ha esperienza politica, ma ormai è palese che molti elettori non vedono questa cosa come una lacuna per chi deve servire la comunità. E il suo grande carisma che unisce tutti in America è davvero senza paragoni […] Questo comitato elettorale è stato creato con lo scopo di dimostrare a Dwayne Johnson che la sua insuperabile popolarità di attore e figura pubblica si può veicolare in politica senza alcun problema.”

Tempo fa, Dwayne Johnson aveva dichiarato: “Penso sia una prospettiva realistica. Sento che ora mi trovo in una posizione in cui le mie parole hanno un certo peso e influenza ed è per questo che cercano i miei endorsement [tanto i democratici quanto i repubblicani lo hanno inutilmente rincorso durante le presidenziali dello scorso novembre, ndr.]. Ma ho anche un notevole quantitativo di rispetto per tutto il processo e credo che se condividessi pubblicamente la mia visione politica accadrebbero alcune cose – e queste sono tutte conversazioni che faccio con me stesso mentre mi alleno in palestra alle 4 di mattina – tipo che A) renderei infelici le persone qualunque sia il mio pensiero in materia. E, inoltre, potrei finire per influenzare l’opinione di qualcuno che è una cosa che non voglio fare.”

Nonostante sia un’elezione sicura, stando agli incassi dei suoi film, Dwayne Johnson  non sembra effettivamente intenzionato a lasciare il grande schermo per adesso.

Dwayne Johnson: 10 cose che forse non sai sull’attore

Dwayne Johnson: 10 cose che forse non sai sull’attore

Dwayne Johnson è uno di quegli attori che sembra sia sempre pronto per la prossima avventura e che abbia un aspetto da vero macho, ma sotto sotto è un gran tenerone e sa come divertirsi e divertire il suo pubblico. Tra i vari aspetti che contraddistinguono The Rock – questo il suo nome da lottatore di wrestling – da altri suoi colleghi, vi è sicuramente il fatto di essere sempre rimasto con i piedi per terra e di essere molto devono ai suoi fan che lo sostengono sempre.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Dwayne “The Rock” Johnson.

I film di Dwayne Johnson

1. Dwayne Johnson: i film e la carriera. Parallelamente alla sua carriera nella WWE, Dwayne Johnson è riuscito a dare vita ad un carriera nel mondo della recitazione non di poco conto. Esordisce nel mondo del cinema nel 2001 con La mummia – Il ritorno e Longshot. La sua carriera cinematografica continua poi con Il Re Scorpione (2002), Il tesoro dell’Amazzonia (2003), A testa alta (2004), Doom (2005), Cambio di gioco (2007), Agente Smart – Casino totale (2008) e L’Acchiappadenti (2010). Nel secondo decennio del Duemila lavora in Faster (2011), Fast & Furious 5 (2011), Viaggio nell’isola misteriosa (2012), Snitch – L’infiltrato (2013), G.I. Joe – La vendetta (2013), Pain & Gain – Muscoli e denaro (2013), Fast & Furious 6 (2013), Hercules: il guerriero (2014), San Andreas (2015), Fast & Furious 7 (2015), Una spia e mezzo (2016), Fast & Furious 8 (2017 e Baywatch (2017). Tra i suoi ultimi film vi sono Jumanji – Benvenuti nella giungla (2017), Rampage – Furia animale (2018), Skyscraper (2018), Fast & Furious: Hobbs & Shaw (2019), Jumanji: The Next Level (2019), Jungle Cruise (2021), Red Notice (2021) e Black Adam (2022).

I film 2024 di Dwayne Johnson

Nel 2024 Dwayne Johnson torna al cinema con Uno Rosso (qui la recensione), commedia natalizia che lo vede recitare accanto a Chris Evans con l’obiettivo di salvare il Babbo Natale interpretato da J. K. Simmons. Nel 2024 tornerà poi al cinema anche nelle vesti di doppiatore, riprendendo il ruolo di Maui in Oceania 2.

Dwayne Johnson e Chris Evans in Uno Rosso
Dwayne Johnson e Chris Evans in Uno Rosso. Foto di Karen Neal/Karen Neal/Prime

I film di Dwayne Johnson su Netflix

Su Netflix sono presenti numerosi dei film con Johnson protagonista. Si possono infatti ritrovare nel catalogo della piattaforma streaming i titoli Red Notice, Jumanji – Benvenuti nella giungla, Fast & Furious: Hobbs & Shaw, Una spia e mezzo, Il tesoro dell’Amazzonia, Faster, DC League of Super-Pets, Skyscraper, Fast & Furious 5, Fast & Furious 6, Fast & Furious 7,Fast & Furious 8, Black Adam, Pain & Gain – Muscoli e denaro, Baywatch e La mummia – Il ritorno. Sempre su Netflix è anche disponibile il realy show The Titan Game, condotto da Johnson.

I film in uscita di Dwayne Johnson

Ci sono molti progetti in arrivo per Dwayne Johnson, a partire da The Smashing Machine, dove interpreta il lottattore di MMA Mark Kerr. L’attore comparirà poi in Fast X: Parte 2, previsto per il 2026, il live action di Oceania dove interpreterà Maui, l’annunciato sequel di Jungle Cruise e quello di San Andreas, oltre al remake di Grosso guaio a Chinatown. A questi progetti se ne aggiungeranno sicuramente altri di grande rilievo.

2. Dwayne Johnson è anche doppiatore e produttore. Nel corso della sua carriera, Dwayne Johnson ha ricoperto diversi mansione, tra cui anche quelle di doppiatore e produttore. Se come doppiatore ha prestato la propria voce per i film d’animazione Planet 51 (2009), Oceania (2016), DC League of Super-Pets (2022) e Oceania 2 (2024), come produttore si è occupato di molti dei suoi film, come Baywatch, Jumanji – Benvenuti nella giungla, Rampage – Furia animale, Una famiglia al tappeto (2019), Shazam! (2019), Jungle Cruise (2021) e Uno Rosso (2024), oltre che di serie comme Clash of the Corps (2016), Bro/Science/Life: The Series (2017), Lifeline (2017) e Ballers (2015-2018).

 

Dwayne Johnson in Fast & Furious

3. Hobbs era un ruolo inizialmente pensato per un altro attore. Tra i personaggi più celebri della filmografia di Johnson vi è sicuramente Luke Hobbs, entrato a far parte della saga di Fast & Furious a partire dal quinto film. Originariamente, però, il ruolo era stato pensato per Tommy Lee Jones. Secondo Vin Diesel, Dwayne Johnson è stato coinvolto grazie al suggerimento di una fan di nome Jan Kelly, che ha detto che le sarebbe piaciuto vedere i due lavorare insieme sullo schermo. Entusiasta della parte, Johnson ha aumentato la sua massa muscolare per risultare ancor più minaccioso.

fast and furious
Vin Diesel e Dwayne Johnson in Fast & Furious 5

Dwayne Johnson e Kevin Hart

4. Sono grandi amici. L’amicizia tra Johnson e Kevin Hart è cosa nota, tanto che quando quest’ultimo ebbe un problema di salute Johnson interruppe il suo viaggio di nozze per assisterlo. I due hanno poi in più occasioni dato vita a divertenti siparietti comici sui social o durante eventi live, ed hanno avuto modo di recitare in più occasioni insieme, a partire dai due Jumanji e fino a Una spia e mezzo.

La moglie e le figlie di Dwayne Johnson

5. Dwayne Johnson è sposato con Lauren Hashian. Dopo la fine del primo matrimonio con Dany Garcia (con cui ha avuto la figlia Simone Alexandra) nel 2007, Dwayne Johnson ha trovato quello che sembra essere davvero l’amore della sua vita, la cantautrice Lauren Hashian. I due sono uniti da molti anni e dalla loro unione idilliaca, che non sembra subire contraccolpi, sono nate due figlie: Jasmine Lia nel 2016 e Tiana Gia nell’aprile del 2018.

6. Sua figlia Simone ama il wrestling. La figlia Simone, avuta nel 2001 dal primo matrimonio, sembra aver già deciso di seguire le orme paterne. La giovane Johnson, infatti, pare che voglia diventare una wrestler, così come lo sono stati suo padre, suo nonno e anche il suo bisnonno. Nel 2020, infatti, ha firmato un contratto con la WWE, la stessa federazione dove Dwayne ha combattuto per anni, acquisendo il ringnome di Ava Raine e diventando così la prima wrestler “di quarta generazione” della storia della federazione.

Dwayne Johnson è su Instagram

7. Dwayne Johnson ha un profilo Instagram seguitissimo. Che Johnson sia un gran utilizzatore di Instagram è un fatto ormai appurato. Ma quello che non si sa è da quante persone sia seguito: ebbene, l’attore americano ha qualcosa come 395 milioni di follower, una cifra letteralmente da capogiro. Molto attivo sul sociale, con post che si dividono tra momenti cinematografici e sessioni di allenamento, sono molti i post dedicati alla sua famiglia e alle sue tre figlie.

Dwayne Johnson
Dwayne Johnson in Red Notice

Le origini di Dwayne Johnson

8. Ha origini samoane e canadesi. Johnson è figlio e nipote rispettivamente di Rocky Johnson e di Peter Maivia, entrambi wrestler e membri della famiglia Anoa’i, storica famiglia legata al mondo del wrestling e originaria delle Samoa Americane. Pertanto, anche Johnson possiede origini samoane e come riconoscimento per i meriti conseguiti in favore di tale popolazione, ha ricevuto il titolo nobiliare di “Seiuli” dal sovrano Malietoa Tanumafili II nel luglio 2004. Dal 2009 è inoltre cittadino canadese, in quanto il padre è nato in Canada.

Il patrimonio di Dwayne Johnson

9. The Rock è uno degli artisti più pagati del pianeta. Dwayne “The Rock” Johnson possiede un patrimonio netto di 800 milioni di dollari. In un anno tipico, guadagna almeno 100 milioni di dollari grazie alle sue varie attività cinematografiche e di sponsorizzazione. Nel 2013 ha guadagnato 43 milioni di dollari. Nel 2015 ha guadagnato 65 milioni di dollari. Tra giugno 2017 e giugno 2018, ne ha invece guadagnati 125 milioni, diventando di gran lunga l’attore più pagato del pianeta.

L’età, l’altezza e il peso di Dwayne Johnson

10. Dwayne Johnson è nato il 2 maggio 1972 a Hayward, California, Stati Uniti. L’attore è alto 1,96 metri, mentre il suo peso è di 118 chili, una cifra che ben giustifica il suo imponente e muscoloso fisico, messo in mostra non solo in occasione dei suoi incontri di wrestling ma anche nei film in cui recita.

Fonti: IMDb, biography, CelebrityNetWorth

Dwayne Johnson: “Black Adam non sarà un villain semplice”

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Intervistato da Hey U Guys!, Dwayne Johnson, che vedremo a breve sugli schermi italiani con San Andreas, ha parlato dell’attesissimo Shazam della Warner Bros., rivelando i primi dettagli sul personaggio di Black Adam, parlando soprattutto dei motivi che lo hanno spinto ad accettare il ruolo:

“Non vedo l’ora di iniziare a girare – ha detto The Rock – É un villain unico nel suo genere. Quando per tutta la tua vita sei stato uno schiavo, è chiaro che la cosa non ti fa essere proprio di ottimo umore. Nella vita di molte persone tutta la furia di questo personaggio porterà delle conseguenze enormi. É una rabbia giustificata, però, e quando capisci cosa l’ha scatenata e perché, capisci ancora meglio il personaggio, e questa cosa mi ha entusiasmato incredibilmente. Ecco perché Black Adam non è un cattivo puro e semplice”. 

Ricordiamo che Shazam dovrebbe arrivare al cinema il 5 aprile 2019. Darren Lemke è al momento occupato con la stesura dello script. Non sappiamo per ora chi dirigerà la pellicola.

Fonte

Dwayne Johnson, ecco perché non correrà più per la Presidenza USA

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Era sembrato un gioco all’inizio, eppure l’idea che Dwayne Johnson corresse per le Presidenziali negli Stati Uniti è stata una vera possibilità. Dopotutto gli USA hanno avuto Ronald Reagan alla Casa Bianca e Arnold Schwarzenegger Governatore della California, la politica americana e Hollywood si sono sempre parlate e non sarebbe quindi una cosa strana vedere un attore concorrere come candidato Democratico o Repubblicano alle elezioni per la Stanza Ovale.

Dwayne Johnson ha però escluso questa possibilità. In una lunga intervista al CBS News Sunday Morning Show interview con Tracy Smith, l’attore che presto vedremo in sala nei panni di Black Adam, ha spiegato come mai la Presidenza degli Stati Uniti è uscita dal suo radar: essere padre, per lui, è il lavoro più importante. Dal momento che già con la prima figlia si è dovuto assentare spesso per lavoro, adesso ha deciso di dedicarsi principalmente alla famiglia e alle tre figlie. Ecco il video:

Black Adam, il film

Il cast completo di Black Adam, oltre a Dwayne Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, annovera anche Noah Centineo (Atom Smasher), Quintessa Swindell (Cyclone), Aldis Hodge (Hawkman) e Pierce Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis, e Marwan Kenzari, che sarà invece l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato ancora svelato).

Black Adam, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra (già dietro Jungle Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022. Black Adam uscirà al cinema in Italia giovedì 21 ottobre 2022.

Il progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua nemesi, Black Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua origin story. A quanto pare, il film su Black Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi anni duemila.

Dwayne Johnson vuole un posto nel mondo Marvel!

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Dwayne Johnson, anche conosciuto come The Rock, si propone per un posto nell’universo Marvel. Dopo le parole di Kevin Faige, che si era detto interessato a coinvolgerlo in uno dei lavori dedicati ai personaggi della casa statunitense, lo stesso attore ha deciso di lanciarsi direttamente dal suo profilo Twitter, proponendosi niente meno che per il ruolo di Luke Cage, pubblicando anche un’immagine per dimostrare quanto si ritenga perfetto per il ruolo.

Luke Cage, il cui vero nome è Carl Lucas, è un personaggio del mondo fumettistico Marvel, noto anche con gli pseudonimi di “Eroe a pagamento” e “Power Man II”. Il personaggio fece la sua prima apparizione nel 1972 e fu il primo character afroamericano ad ottenere una sua serie personale. Il nome di Luke Cage ispirò anche l’attore Nicolas Cage (che in realtà si chiama Nicholas Kim Coppola) nella scelta del suo nome d’arte. Dal punto di vista delle abilità del personaggio, Luke Cage ha una pelle resistentissima, praticamente immune alle pallottole e ad attacchi come i raggi repulsori di Iron Man, e solo le alte temperature e l’adamantio possono fondere e scalfire la sua pelle. Luke ha, inoltre, una superforza tra le più rilevanti dell’universo Marvel: molto più forte dell’Uomo Ragno, probabilmente solo la Cosa, Thor e Hulk possono vantare una forza superiore alla sua.

Kevin Feige aveva parlato di Dwayne Johnson in una recente intervista a Collider, esprimendosi con queste parole:

Il nome di Dwayne Johnson è uscito in passato. Sono un suo grande fan, penso sia incredibile. Devo averlo incontrato una volta tempo fa, ma la realtà è che non ci siamo mai incontrati, non lo conosco veramente. Ma penso abbia una personalità incredibile e sia una forza della natura. E’ fantastico in Pain & Gain, perfetto in G.I. Joe, è un essere umano fantastico. Il suo Twitter è fantastico e promuove al meglio quello che fa. Sarebbe bello che si unisse all’Universo Cinematografico Marvel in qualche modo, prima o poi.

Ecco il tweet dell’attore con l’immagine scelta:

tweet

Dwayne-Johnson-tweet

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