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Caroline Munro: la First Lady del fantasy al FantaFestival

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All’apertura della XXXI edizione del Fantafestival, diretta da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli, si  è tenuto un grande omaggio a Caroline Munro.

Carolina Crescentini: intervista dal Nations Award 2021

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Carolina Crescentini: intervista dal Nations Award 2021

Nella splendida cornice del teatro antico di Toarmina, si è svolta l’edizione 2021 del Nations Award. Ecco la nostra intervista a Carolina Crescentini.

Il Nations Award, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e della Regione Siciliana, oltre ad essere una kermesse nata per premiare il cinema italiano ed internazionale, da sempre è caratterizzata da un tema importante e particolarmente attuale: la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. Anche quest’anno infatti darà ampio spazio a tutte le tematiche ambientali che negli ultimi anni hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica: dall’emergenza climatica all’inquinamento e allo smaltimento dei rifiuti, passando per il turismo sostenibile, il clima, l’alimentazione.

Carolina Crescentini: 10 cose che non sai sull’attrice

Carolina Crescentini: 10 cose che non sai sull’attrice

Tra le più apprezzate e richieste attrici italiane, Carolina Crescentini ha negli anni consolidato la propria carriera partecipando a celebri film, collaborando con importanti registi e attori. L’attrice ha così potuto dimostrare una maturazione nel proprio percorso, affermandosi tanto come attrice comica quanto drammatica.

Nota anche per i suoi ruoli televisivi, l’attrice non ha mancato di ricercare progetti diversi per poter mettere alla prova la propria versatilità, motivo per cui critica e pubblico l’hanno più volte indicata come una delle attrici di punta dell’attuale panorama cinematografico nazionale. Ecco 10 cose che non sai di Carolina Crescentini.

Parte delle cose che non sai di Carolina Crescentini

Carolina Crescentini: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi italiani. L’attrice debutta al cinema nel 2006 con il film H2Odio, ma ottiene grande popolarità grazie a Notte prima degli esami – Oggi (2007). In seguito acquista ulteriore notorietà recitando nei film Parlami d’amore (2008), Due partite (2009), Generazione 1000 euro (2009), Mine vaganti (2010), 20 sigarette (2010), L’industriale (2011), Ti amo troppo per dirtelo (2011), Boris – Il film (2011), Una famiglia perfetta (2012), Allacciate le cinture (2014), Meraviglioso Boccaccio (2015), Tempo instabile con probabili schiarite (2015), Assolo (2015), Beata ignoranza (2017), Diva! (2017), Sconnessi (2018) e A casa tutti bene (2018), di Gabriele Muccino.

2. Ha preso parte a produzioni televisive. Tra i ruoli che consacrano la carriera dell’attrice vi è quello di Corinna Negri nell’acclamata serie Boris (2007-2010). Successivamente recita nell’episodio Ragazze in web della miniserie Mai per amore (2012), e nel film televisivo Max e Hélène (2015). Negli ultimi anni prende poi parte alle serie Lampedusa – Dall’orizzonte in poi (2016) e I bastardi di Pizzofalcone (2017-2018), recitando accanto all’attore Alessandro Gassmann.

3. Ha prestato la propria voce per un film. Nel 2017 l’attrice ricopre il ruolo di Lorena, moglie del protagonista del film The End? – L’inferno fuori, zombie movie diretto da Daniele Misischia. Il personaggio di Lorena tuttavia non si vede mai in scena, e lo spettatore sente la sua sola voce tramite cellulare. Per l’attrice si tratta dunque di una prestazione di doppiaggio, la prima della sua carriera.

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Carolina Crescentini è su Instagram

4. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 137 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, ma anche diverse immagini promozionali dei suoi progetti da interprete. Non mancano inoltre curiosità quotidiane da lei condivise con i fan.

Carolina Crescentini e Francesco Motta

5. Ha sposato il noto cantautore. Nel 2017 l’attrice annuncia la sua relazione con Francesco Motta, noto cantautore divenuto celebre per l’album La fine dei vent’anni. Tramite un post sul proprio account Instagram l’attrice ha poi fatto sapere che nel settembre del 2019 i due si sono sposati. I due hanno scelto una cerimonia civile per pochi intimi tra parenti e amici, ambientando il tutto in un resort in provincia di Grosseto.

Parte delle cose che non sai di Carolina Crescentini

Carolina Crescentini non ha figli

6. Attualmente non ha figli. L’attrice ha dichiarato in diverse occasioni di non sapere se in futuro vorrà diventare mamma, e che in generale non ha fretta di avere figli, non sopportando invece l’ansia che la società pone a riguardo su di una donna. Una tale scelta, stando alle sue parole, se avverrà sarà senza grandi pianificazioni.

Carolina Crescentini: chi sono i suoi genitori

7. Ha scelto una professione diversa dai suoi genitori. L’attrice è figlia di commercialisti, possessori di un noto studio a Roma. Durante alcune interviste l’attrice ha affermato che il padre e la madre avrebbero voluto che la figlia seguisse le loro orme andando poi a lavorare anche lei nello loro studio. La Crescentini ha però preferito seguire la passione per il cinema, riuscendo ad affermarsi come interprete.

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Carolina Crescentini in Boris

8. È divenuta famosa per il suo personaggio nella serie. Dal 2007 la Crescentini partecipa a Boris ricoprendo il ruolo di Corinne, attrice del fittizio set di cui si raccontano le vicende all’interno della serie. La Crescentini ha dichiarato che per il suo personaggio si è ispirata ad alcune persone da lei conosciute, amplificandone il carattere da primadonna.

9. Ha adorato l’atmosfera sul set. Della serie l’attrice ha più volte ricordato con affetto l’atmosfera generatasi sul set, indicandola come una delle esperienze più importanti della sua carriera. Anche se la serie amplifica alcune dinamiche della vita da set, parteciparvi le ha permesso di comprendere tante dinamiche nascoste della produzione televisiva e cinematografica.

Carolina Crescentini: età e altezza

10. Carolina Crescentini è nata a Roma, in Italia, il 18 aprile 1980. L’attrice è alta complessivamente 167 centimetri.

Fonte: IMDb

Carol: trailer finale del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

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Carol: trailer finale del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

Carol, pellicola diretta da Todd Haynes con protagoniste Cate Blanchett Rooney Mara, si mostra nell’ultimo trailer ufficiale che ne anticipa l’arrivo al cinema dopo il debutto allo scorso Festival di Cannes 2015.

https://www.youtube.com/watch?v=kECQwBOkltY

Basato sul romanzo Carol di Patricia Highsmith, il film vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara.

Carol è stato pubblicato nel 1952. Al centro della vicenda, ambientata nella New York degli anni Cinquanta, c’è l’amore fa una ragazza di diciannove anni che lavora in un grande magazzino e una bellissima donna fortemente in crisi con il marito. Il film uscirà in Italia il 1 gennaio 2016.

Fonte: JoBlo Movie Trailers

Carol: trailer esteso con Cate Blanchett e Rooney Mara

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Carol: trailer esteso con Cate Blanchett e Rooney Mara

Ecco il nuovo trailer esteso per Carol, il nuovo film di Todd Haynes (Lontano dal paradiso, Io non sono qui) presentato al Festival di Cannes 2015 in anteprima in concorso. Protagoniste assolute Cate Blanchett e Rooney Mara.

LEGGI LA RECENSIONE

Basato sul romanzo Carol di Patricia Highsmith, il film vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara.

Carol è stato pubblicato nel 1952. Al centro della vicenda, ambientata nella New York degli anni Cinquanta, c’è l’amore fa una ragazza di diciannove anni che lavora in un grande magazzino e una bellissima donna fortemente in crisi con il marito. Il film uscirà in Italia il 1 gennaio 2016.

Carol: recensione del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

Carol: recensione del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

C’erano una volta gli anni cinquanta, un’epoca in cui i giocattoli venivano costruiti con il legno, la latta, e durante le feste di Natale si regalavano ai bambini treni elettrici più di ogni altra cosa. Un’isola felice nel tempo, almeno nelle apparenze, perché come ogni era nascondeva fra le pieghe segreti e tabù ancora adesso non del tutto dissolti, anzi incredibilmente attuali. Todd Haynes raccoglie tutta la sua classe e il suo talento per dipingere – in senso letterale, a guardare la fotografia di Edward Lachman che crea tele di Hopper in movimento – Carol, un melodramma tutto al femminile che prova a raccontare la condizione della donna durante quel preciso periodo storico (sfruttando in particolar modo l’omosessualità femminile, un fenomeno allora piuttosto oscuro e difficilmente compreso, per non dire illegale).

Carol, un melodramma tutto al femminile

carol2Una condizione borderline, al confine fra la più aperta emancipazione e la sottomissione sociale rispetto ai maschi dominanti. Carol, che ha i biondi boccoli di Cate Blanchett in versione Femme Fatale, è una donna sposata, benestante, con una figlia che ama all’estremo. Non si può dire la stessa cosa del marito, con il quale porta avanti una storia ormai al capolinea. Ha occhi soltanto per Therese, una Rooney Mara con caschetto scuro che ricorda una bambolina delicata di ceramica, per non dire una Audrey Hepburn eterea, innocente e curiosa. Ogni elemento dell’intero film si muove attorno alle due donne, all’estrema grazia con cui le mani si sfiorano, ai capelli che scivolano sulle guance, agli occhi che si riflettono negli specchi, ai capezzoli turgidi che si abbandonano alle labbra colme di autentico desiderio.

carolIn Carol, tutto si regge su un filo di erotismo sottilissimo, sempre e solo accennato ma gonfio di eleganza e tensione, capace di incastrare lo spettatore in una trappola emozionale senza uscita. Si assiste inermi ad un sogno patinato di inarrivabile bellezza e sofferenza, poiché la strada verso la libertà è piena di arbusti nei quali inciampare, cavilli burocratici dai quali farsi inghiottire. Ma più di tutto è colma di invidia, di odio orribile e gratuito, da parte proprio delle persone che dovrebbero proteggerci. Evidentemente, nel petto di ognuno vi è solo la tenebra.

Carol atterra come un fiocco di neve, soffice, sulla competizione del Festival di Cannes 2015 infiammando più di un cuore. Lo fa parlando un linguaggio altissimo e una messa in scena che andrebbe studiata nelle scuole, così come il suo impatto visivo, il suo montaggio e le sue profonde, straordinarie interpretazioni. La coppia inedita Blanchett-Mara è infatti sconvolgente, pronta a solcare una traccia profonda nella mente di molti. La loro impalpabile bellezza si unisce al talento per restituire sullo schermo una chimica violenta, un contrasto viscerale capace di creare qualcosa di unico al pari di due colori primari che si mescolano. Il completamento di un’opera armonica e magistrale, capace di insegnare più di quanto mostra, più di quanto racconta.

Carol: recensione del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

Carol: recensione del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

Apprezzato al Festival di Cannes, Carol è il piccolo miracolo compiuto dal regista Todd Haynes, che prende un romanzo sconosciuto ai più come ‘The Price of Salt’ di Patricia Highsmith e ne fa grammatica universale di sentimenti e passioni. Con una regia in 16 millimetri, delle meravigliose atmosfere degli anni ’50 e una colonna sonora strumentale e onirica, la pellicola annacqua le coordinate spazio temporali e ci invita a scavare dentro noi stessi per trovare il coraggio per difendere ciò che ci rende davvero felici. Quello di Haynes è uno struggente melodramma, che pur attingendo a elementi classici (l’oggetto proibito, la morale dell’epoca, un sentimento destinato a non essere compreso) riesce a combinarli con un magnetismo disarmante. La regia lavora per sottrazione, parte da una realtà che gronda di dettagli scenici, di cliché narrativi e scenografie luccicanti per poi eliminare, poco a poco, tutto ciò che non rappresenta nulla se non finzione.

Il Natale bussa alle porte e si impone vistoso e opulento anche allo sguardo dei più distratti. Dalle vetrine dei centri commerciali, fino alle strade illuminate a festa, il richiamo alla tradizione spinge anche gli animi più tormentati a fare i conti con il calendario, e ad accantonare per un pò i propri turbamenti. Qualcuno ci riesce, qualcuno ci prova. Come Carol (Cate Blanchett), che passeggia in un affollato magazzino di Manhattan alla ricerca di un regalo per la figlia. È Therese (Rooney Mara), la giovane commessa a dover consigliare quel regalo a questa elegante e misteriosa cliente, dalla quale rimane immediatamente affascinata. Le due donne – diverse per età e ceto sociale- saranno costrette a fare i conti con la loro incredibile attrazione e con il bisogno di non fare troppo male alle persone che ruotano intorno alle reciproche vite.

Nella pellicola troviamo quindi un’overdose di elementi per tranquillizzare lo spettatore. E’ la regia stessa che li uccide a uno a uno, simulacri di una realtà ipocrita e menzognera che solo l’autentica passione che non teme giudizio può, con la sua irresponsabile innocenza, smascherare. Carol è una pellicola che cerca di fuggire dalla claustrofobia sociale. Lo fa trasformandosi in un road movie in cui le protagoniste abbandonano la loro vita tranquilla e costruiscono in anonime stanze d’albergo un microcosmo autentico, in cui non vergognarsi della propria versione dell’amore. Il rapporto tra due donne è solo un pretesto, anticipazione di ciò che avverrà qualche anno dopo nella società americana. Eroine anzitempo, Carol e Therese sgretolano le sbarre delle convenzioni, accettando di rinunciare rispettivamente a qualcosa di importante, ma non a loro stesse. Così la liberazione come punto di vista personale, come atto individuale prima ancora che sociale, è ciò che affascina in Carol.

Carol

Il film parla di una rivoluzione che non ambisce a farsi universale, ma che inevitabilmente lo diventerà. Mescolando classicismo ed estetica, con quel gusto nel citazionismo elegante e nelle inquadrature che si fanno metalinguaggio, questa pellicola è un piccolo gioiello di cinematografia impreziosito dalle performance delle sue splendide protagoniste.

La scelta di affidare a un lungo flashback la narrazione non fa che chiudere la costruzione della pellicola in un meccanismo perfetto in cui è impossibile perdere lo spettatore; giocando con la rappresentazione temporale la regia ci lascia sospesi tra presente e passato, alla ricerca di un futuro possibile. Futuro che non ci concede. Nel film esiste solo tutto ciò che ha un posto in quel tempo, che ha un significato in relazione a quello status e a quella dimensione. Il futuro è desiderio, è scandalo. Noi lo possiamo solo intravedere, forse sperare, nell’ultima, meravigliosa inquadratura.

Carol: nuove clip del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

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Carol: nuove clip del film con Cate Blanchett e Rooney Mara

Ecco tante nuove clip per Carol, il film di Todd Haynes (Lontano dal paradiso, Io non sono qui) presentato al Festival di Cannes 2015 in anteprima in concorso. Protagoniste assolute Cate Blanchett e Rooney Mara.

Basato sul romanzo Carol di Patricia Highsmith, il film vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara.

Carol è stato pubblicato nel 1952. Al centro della vicenda, ambientata nella New York degli anni Cinquanta, c’è l’amore fa una ragazza di diciannove anni che lavora in un grande magazzino e una bellissima donna fortemente in crisi con il marito. Il film uscirà in Italia il 1 gennaio 2016.

Carol: Cate Blanchett e Rooney Mara nelle foto dal film

Carol: Cate Blanchett e Rooney Mara nelle foto dal film

Ecco le intense ed eleganti immagini dal film Carol, basato sul romanzo omonimo di Patricia Highsmith, che vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara. Il film distribuito da Lucky Red è da oggi al cinema.

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LEGGI LA RECENSIONE

Basato sul romanzo Carol di Patricia Highsmith, il film vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara.

Carol è stato pubblicato nel 1952. Al centro della vicenda, ambientata nella New York degli anni Cinquanta, c’è l’amore fa una ragazza di diciannove anni che lavora in un grande magazzino e una bellissima donna fortemente in crisi con il marito. Il film uscirà in Italia il 1 gennaio 2016.

Carol, Rooney Mara al posto di Mia Wasikowska

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Carol, Rooney Mara al posto di Mia Wasikowska

Carol, adattamento cinematografico dal romanzo di Patricia Highsmith del 1952 The price of Salt, ha oggi una novità. Il ruolo di protagonista, che doveva essere riservato a Mia Wasikowska, verrà invece ricoperto da Rooney Mara.

Si tratta della storia d’amore tra due donne, una di 20 anni (Mara) che lavora in un grande magazzino, sognando una vita più appagante;  l’altra invece ben più grande e sposata (Cate Blanchett). Il tutto è ambientato nella New York degli anni ’50. Il film promette di essere pieno di amore, passione, tradimenti e, aggiungiamo noi, forse sarà in grado di tirarsi dietro anche qualche polemica, vista la natura delicata della questione.

Diretto da Todd Haynes, il film è ancora in fase di pre-produzione e le riprese cominceranno soltanto nel 2014.

 

Carol di Todd Haynes: ecco gli “effetti visivi” – video

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Carol di Todd Haynes: ecco gli “effetti visivi” – video

Funny or Die ha realizzato un video sugli “stupefacenti” effetti visivi di Carol, film di Todd Haynes con protagonista Rooney Mara e Cate Blachett.

Di seguito il divertente video:

LEGGI LA RECENSIONE

Basato sul romanzo Carol di Patricia Highsmith, il film vede protagoniste l’attrice premio Oscar Cate Blanchett e l’attrice Rooney Mara.

Carol è stato pubblicato nel 1952. Al centro della vicenda, ambientata nella New York degli anni Cinquanta, c’è l’amore fa una ragazza di diciannove anni che lavora in un grande magazzino e una bellissima donna fortemente in crisi con il marito. Il film uscirà in Italia il 1 gennaio 2016.

Caro Evan Hansen: trailer del film sull’omonimo spettacolo di Broadway

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Guarda il trailer del film Caro Evan Hansen. Diretto dall’acclamato regista Stephen Chbosky (Noi Siamo Infinito – The Perks of Being A Wallflower, Wonder), Caro Evan Hansen è stato scritto per il grande schermo dall’autore dello spettacolo, già vincitore del Tony Award, Steven Levenson, con musiche e testi realizzati dal duo vincitore di premio Oscar, Grammy e Tony, Benj Pasek & Justin Paul (La La Land, The Greatest Showman).

Lo spettacolo di Broadway che ha emozionato una generazione diventa un’appassionante evento cinematografico: dopo aver vinto Tony, Grammy ed Emmy, Ben Platt torna a vestire i panni dell’ansioso e solitario studente liceale che vive le sfide di comprendere sé stesso e riuscire a integrarsi nella confusione e nella crudeltà di un’epoca travolta dai social media.

 Ad animare Caro Evan Hansen le canzoni vincitrici del Grammy, inclusi i brani simbolo “You Will Be Found,” “Waving Through a Window,” “For Forever” e “Words Fail,” e le interpretazioni della sei volte candidata all’Oscar Amy Adams e della vincitrice del Premio Oscar Julianne Moore, oltre a Kaitlyn Dever (La Rivincita delle Sfigate – Booksmart), Amandla Stenberg (Il Coraggio della Verità – The Hate U Give), Colton Ryan (su Apple TV+ con Little Voice), Nik Dodani (su Netflix con Atypical), DeMarius Copes (a Broadway con Mean Girls) e Danny Pino (su NBC per Law & Order: Unità Speciale). Dear Evan Hansen è prodotto da Marc Platt (La La Land, Into the Woods, Il Ritorno di Mary Poppins – Mary Poppins Returns) e Adam Siegel (Cani Sciolti – 2 Guns, Drive), ed ha visto la produzione esecutiva di Michael Bederman, Steven Levenson, Benj Pasek e Justin Paul. Il film sarà distribuito da Universal Pictures a livello internazionale.

Caro Diario, il film di Nanni Moretti

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Caro Diario, il film di Nanni Moretti

Caro Diario è un film diretto da Nanni Moretti e con protagonisti nel cast lo stesso Nanni Moretti e Silvio Orlando.

Con questo film (Caro Diario), Nanni Moretti ci offre un autentico documentario sulla politica italiana tra il ’94 e il ’97. Un documentario filtrato dalle sue sensazioni, delusioni, gioie, ansie, aspettative; sentimenti che si mescolano causa la politica e la vita privata. Dalla vittoria di Berlusconi nelle elezioni politiche del ’94 alla vittoria del Governo Prodi del ’96, passando per l’attesa per la nascita del figlio che lo distrae dal lavoro fino alle delusioni arrecategli dalla “sua” parte politica.

Caro Diario si apre con il discorso di Emilio Fede al Tg4 che annuncia la vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche del 1994. Nanni Moretti è sconcertato dalla vittoria della destra e pensa di girare un documentario a proposito della figura di Berlusconi e del conflitto d’interessi. Tuttavia il progetto verrà accantonato per fare posto ad un musical.

Ma nel 1996 ci saranno le elezioni anticipate e Moretti (che nel frattempo aveva sospeso a tempo indeterminato il musical per mancanza d’idee) ripensa al suo progetto del film politico. Contemporaneamente la moglie gli rivela di essere incinta e da quel momento la vita di Moretti si divide tra il lavoro sul documentario e il figlio a cui dedica tantissimo tempo.

Caro Diario, un film egocentrico

Incontra notevoli difficoltà professionali e soprattutto personali nel suo nuovo ruolo di padre. Il documentario non verrà realizzato in tempo, quindi Moretti abbandona il progetto (anche per via della vittoria della sinistra) e si dedica nuovamente al musical, con protagonista un pasticciere trotskista (Silvio Orlando) che balla dopo la morte di Stalin nella sua pasticceria.

Caro diario è il film più egocentrico di Moretti; ma anche il più politico, al pari solo de Il Caimano, presentato 8 anni dopo (2006). Tra le scene che restano più impresse, si ricorda quella famosa della canna fumata da Moretti dopo la vittoria di Berlusconi nel ’94, con la madre di fianco; mentre la più toccante è quella che lo ritrae giungere sulle coste pugliesi in occasione dell’affondamento di una nave albanese da parte della Marina italiana, con Moretti che critica i dirigenti di sinistra non accorsi sul luogo dell’atroce misfatto.

Li critica con ironia nevrotica, affermando che negli anni del fermento politico e civile, loro erano chiusi in casa a guardare Happy days. Altra scena famosa è quella in cui Moretti incita Massimo D’Alema, ospite di Porta a porta incalzato da Berlusconi, di dire “qualcosa di sinistra”; o quanto meno qualcosa, visto che era silente agli attacchi dell’avversario.

Tra i riconoscimenti, si ricorda il David di Donatello vinto da Silvio Orlando nel ’98 come migliore attore.

Carnival Row: recensione della serie con Orlando Bloom e Cara Delevingne

Si apre con una vera  e propria caccia alle fate Carnival Row, la nuova serie targata Prime Video disponibile a partire dal 30 agosto. Una caccia che si riproporrà più volte nel corso delle otto puntate, sotto varie forme e con sempre nuovi significati, per affrontare in chiave fantasy tematiche oggi più che mai tristemente attuali. Ideata da René Echevarria e Travis Beacham, la serie ha per protagonisti Orlando Bloom e Cara Delevingne, amanti costretti alla clandestinità perché appartenenti a specie diverse, costretti a muoversi in una città più claustrofobica che mai.

Con un serial killer in libertà, e il governo che chiude un occhio sulle morti dei cittadini delle classi più basse, Rycroft Philostrate (Orlando Bloom), un investigatore indurito dalla guerra, è l’unica persona che vuole fermare gli omicidi e mantenere la flebile pace. Ma quando Vignette Stonemoss (Cara Delevingne), una fata rifugiata, arriva a The Burgue, l’uomo dovrà fare i conti con un passato che cercava di dimenticare.

In Carnival Row Due protagonisti appartenenti a fazioni opposte

Concentra al suo interno numerose referenze culturali la serie Carnival Row, dall’immagine della Londra d’epoca vittoriana ad una serie di omicidi ispirati alla figura di Jack Lo Squartatore, dall’elemento fiabesco al racconto d’amore. Ma c’è una cosa che più delle altre preme per essere raccontata, e non sono le indagini circa i brutali omicidi. Bensì la vita in una società dove le creature fantastiche sono viste come il diverso da emarginare, fino alla reclusione in veri e propri ghetti. Scena questa, che quando arriva colpisce non poco per il suo inconfondibile richiamo ad altri tristemente noti ghetti della storia umana.

Carnival Row mira dunque a proporre questo doppio punto di vista, incarnato dai due protagonisti appartenenti a fazioni opposte. Attraverso i loro occhi soffriamo la discriminazione, la separazione e l’ingiustizia. Le tre principali linee narrative ripropongono costantemente la dualità tra chi si fregia dei propri privilegi e chi invece vorrebbe che tali forme di razzismo sparissero per sempre.

Tanti elementi dunque declinati attraverso molteplici sotto trame, a tal punto che non stupisce se la narrazione generale ne risente in più momenti. La sensazione, guardando le prime puntate della stagione, è quella di un leggero disorientamento generale. Seguiamo le molteplici linee narrative, che in apparenza risultano scollegate le une dalle altre, e alcune delle quali portano avanti forse con eccessiva retorica il tema della serie. È inoltre un peccato che alcuni dei principali enigmi vengano risolti attraverso stratagemmi facili e furbi, piuttosto che trovando rivelazione attraverso il racconto per immagini.

Tuttavia, è solo addentrandosi nella seconda metà della stagione che la narrazione sembra sempre più convergere verso un’unica direzione, e con il mistero dei brutali omicidi che si infittisce la serie svela finalmente il suo potenziale. L’elemento crime trova soddisfazione, così come quello romantico. Carnival Row riesce così, dopo un’impostazione iniziale piuttosto faticosa, a trovare la propria strada appassionando per la sua molteplicità di chiavi di lettura e per la sua ricostruzione minuziosa di un mondo tanto sporco quanto fatato.

Carnival Row: la recensione della seconda stagione della serie con Orlando Bloom

Sono passati quasi quattro anni da quando Carnival Row (qui la recensione della prima stagione), la serie fantasy con protagonisti Orlando Bloom e Cara Delevingne, ha fatto il suo debutto sulla piattaforma Amazon Prime Video. Quattro anni durante i quali è successo un po’ di tutto, tra cui l’essersi quasi scordati di questa serie e della sua annunciata seconda stagione. Eppure, dopo una lunga lavorazione e gli ovvi ritardi causati dal Covid-19, ecco che dal 17 febbraio Carnival Row torna su Prime Video con 10 nuovi episodi, i quali però rappresenteranno anche la conclusione per la serie, non rinnovata per ulteriori stagioni.

Gli Amazon Studios sono ora concentrati nella produzione di titoli ben più remunerativi come The Boys e Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, e la volontà di terminare qui le avventure fatate della serie con Bloom e la Delevingne sembra essere l’ovvia conseguenza di un deciso cambio d’interesse. D’altronde, la ricostruzione di una cittadina neo-vittoriana dove in mezzo agli umani convivono anche diverse creature fantastiche ha un suo notevole costo. Difficile però non pensare che tra i motivi che hanno portato alla decisione di rendere la seconda stagione anche l’ultima vi possa essere lo scarso interesse destato dalla serie.

Prima di addentrarsi nel giudizio dei nuovi episodi, però, è utile rinfrescare la memoria su quanto accaduto nella prima stagione. Questa si concludeva con il confinamento di tutte le creature non umane in un vero e proprio ghetto e con l’inasprirsi dell’astio nei confronti di tali esseri. La nuova stagione riparte naturalmente da lì per raccontare ora i tentativi di resistenza portati avanti in particolare dalla fata Vignette Stonemoss (Cara Delevingne) e dai suoi simili, ma seguendo anche l’ispettore Rycroft “Philo” Philostrate (Orlando Bloom) nelle indagini di nuovi raccapriccianti omicidi, il tutto mentre si decidono le sorti del popolo magico e di quello umano.

Uno svogliato ritorno a Carnival Row

Non si può negare che le premesse di Carnival Row fossero intriganti: un mondo popolato da umani e creature magiche con scontri razziali che fanno eco a quelli realmente esistenti nella nostra realtà. Il tutto impreziosito da una misteriosa scia di omicidi che si legano strettamente alle tensioni presenti nel contesto presentato. Già la prima stagione, però, specialmente nei primi episodi, dimostrava una certa fatica a rendere giustizia a tali premesse, presentandosi come poco coesa e anzi piuttosto caotica. Gli ultimi episodi, invece, dovendo tirare le fila del discorso, si distinguevano per un maggior controllo della narrazione, permettendo al tutto di ottenere un fascino maggiore.

La conclusione della prima stagione, infine, faceva ipotizzare che, superata la fase introduttiva del racconto, a partire dalla seconda stagione il livello sarebbe continuato ad essere alto, offrendo un valido intrattenimento e coinvolgimento. Evidentemente, quattro anni di lavorazione e la decisione di porre fine alla serie hanno però avuto un esito negativo sulla realizzazione dei nuovi episodi. Si ripropongo infatti non solo gli stessi errori poc’anzi accennati per la prima stagione, ma ad essi si aggiunge un tangibile senso di stanchezza per qualcosa verso cui gli stessi ideatori, René Echevarria e Travis Beacham, sembrano non avere più interesse.

Difficile stabilire se sia solo un malinteso o un effetto dovuto dalla difficoltà di dover portare forzatamente a compimento un racconto che avrebbe invece necessitato di più tempo per essere sviluppato a dovere. Fatto sta che i personaggi non presentano evoluzioni convincenti, una nuova serie di omicidi che ricalca quelli della prima stagione dà un senso di già visto e le proporzioni degli scontri tra umani e creature magiche sono ancora troppo accesi perché possano essere risolti in modo accettabile. Quanto accade in questa seconda stagione, dunque, risulta ben poco incisivo e fin troppo dimenticabile.

Carnival-Row-recensione

Una serie dal potenziale incompiuto

Naturalmente (e fortunatamente) non tutto ciò che viene mostrato nei dieci nuovi episodi rientra in questa generale sensazione di svogliatezza. Le indagini condotte da Philo, per quanto ricalchino talvolta troppo quelle svolte nella prima stagione, vantano quel certo fascino proprio del genere giallo, mentre alcuni eventi di carattere politico risultano avere un’effettiva importanza a livello narrativo e sono portati in scena attraverso scelte di regia più attente e accattivanti. Ciò che però ancora una volta permette alla serie di distinguersi è il suo look, quel misto tra epoca vittoriana e mondo fantasy, dove alla decadenza e alla sporcizia di luoghi e personaggi si contrappone quel gradito senso di magia e incanto.

Alla luce di questi elementi di pregio e delle possibilità non sfruttate, si può sostenere che Carnival Row sia stata certamente vittima di fattori esterni, tra la concorrenza agguerrita e un mancato supporto produttivo. Era difficile, in assenza di quest’ultimo, poter dar vita a qualcosa di memorabile. Il risultato finale è però più al di sotto delle aspettative di quanto si potesse immaginare. Certo, con un po’ di fortuna la serie potrebbe trovare un suo pubblico, ma è difficile immaginare che verrà ricordata se non come un’occasione mancata, un prodotto dal potenziale incompiuto, dove dalla magia ideata non è scaturito un concreto senso di meraviglia.

Carnival Row 2: il trailer della seconda stagione anticipa l’epica conclusione della serie

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Amazon Studios ha finalmente pubblicato il trailer ufficiale di Carnival Row 2, l’imminente seconda e ultima stagione del dramma fantasy Carnival Row, più di tre anni dopo il rinnovo dello show. La serie uscirà il 17 febbraio su Prime Video. Il trailer della seconda stagione di Carnival Row continua a evidenziare la crescente tensione tra gli umani e le creature mitiche, mentre gli esseri soprannaturali combattono per la loro sopravvivenza contro l’ingiusta oppressione degli umani.

Carnival Row è una serie fantasy-noir ambientata in una città neo-vittoriana chiamata Burgue. Creature mitiche in fuga dalla loro patria devastata dalla guerra si sono radunate in città e crescono le tensioni tra i cittadini e la crescente popolazione immigrata. La crescente popolazione di esseri soprannaturali lotta per convivere con gli umani: è proibito vivere, amare o volare con libertà. Dai un’occhiata al trailer ufficiale della seconda stagione di Carnival Row:

In un mondo fantastico in cui umani e creature si scontrano, la seconda stagione di Carnival Row riprende con l’ex ispettore Rycroft Philostrate aka Philo (Orlando Bloom) impegnato in un’indagine su una serie di omicidi raccapriccianti che alimentano tensioni sociali. Vignette Stonemoss (Cara Delevingne) ei Black Raven tramano vendetta per l’ingiusta oppressione inflitta dai leader umani di The Burgue, Jonah Breakspear (Arty Froushan) e Sophie Longerbane (Caroline Ford). Tourmaline (Karla Crome) eredita poteri soprannaturali che compromettono il suo destino e il futuro di The Row. E, dopo essere fuggita da The Burgue e dal suo vendicativo fratello Ezra (Andrew Gower), Imogen Spurnrose (Tamzin Merchant) e il suo partner Agreus Astrayon (David Gyasi) devono affrontare una nuova società radicale che sconvolge i loro piani. Con umani e fate divisi e la libertà in gioco, Carnival Row.

La serie Carnival Row è guidata da Orlando Bloom nei panni di Rycroft Philostrate e Cara Delevingne nei panni di Vignette Stonemoss. Nel cast anche David Gyasi nei panni di Agreus Astrayton, Tamzin Merchant nei panni di Imogen Spurnrose, Arty Froushan nei panni di Jonah Breakspear, Simon McBurney nei panni di Runyan Millworthy, Andrew Gower nei panni di Ezra Spurnrose, Karla Crome nei panni di Tourmaline Larou, Jay Ali nei panni di Kaine e Joanne Whalley nei panni di Leonora.

Carnival Row proviene da Legendary Television. È stato creato da Travis Beacham e René Echevarria. I produttori esecutivi sono Beacham, Bloom, Delevingne, Brad Van Arragon, Sarah Byrd, Jim Dunn, Sam Ernst e Wesley Strick. La prima stagione di Carnival Row è disponibile in streaming su Amazon Prime.

Carnage: trama, cast e curiosità sul film di Roman Polanski

Carnage: trama, cast e curiosità sul film di Roman Polanski

Autore negli ultimi anni di sofisticati thriller il cui obiettivo primario è quello di esplorare l’animo umano, il premio Oscar Roman Polanski ha nel 2011 firmato la regia di Carnage (qui la recensione), ancora oggi considerato uno dei migliori film ambientati interamente in un unico ambiente. Impostato come una commedia nera, quest’opera assume sempre più connotati inaspettati portando ben presto gli spettatori a trovarsi di fronte a qualcosa di umanamente spaventoso, dove tutti gli istinti primordiali e gli aspetti taciuti vengono infine svelati, tra contraddizioni, ipocrisie, manie e una lunga altra serie di vizi che caratterizzano l’essere umano.

Scritto dallo stesso Polanski insieme a Yasmina Reza, il film è basato sull’opera teatrale scritta proprio da quest’ultima, intitolata Il dio del massacro (in originale Le Dieu du Carnage). Acclamata, premiata e messa in scena in più Paesi, questa ha infine attirato l’attenzione di Polanski, il quale vi ha ritrovato temi affini a quelli da lui trattati nel suo cinema più recente. Presentato poi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film Carnage ha poi ottenuto a sua volta ampi consensi, merito in particolare di dialoghi taglienti, un quartetto di grandissimi attori e una regia che porta lo spettatore ad essere sempre vigile su quanto accade.

I film le cui storie si svolgono in un unico ambiente sono infatti particolarmente delicati, un elemento fuori posto può far perdere l’equilibrio che regge il tutto, ma Carnage riesce egregiamente in questo compito. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Carnage: la trama del film

La vicenda ha inizio in un parco di Brooklyn, dove due bambini litigano violentemente e uno dei due ferisce l’altro al volto, colpendolo con un bastone. È a quel punto che entrano in gioco le famiglie dei due, che decidono di incontrarsi per discutere dell’accaduto. I coniugi Alan e Nancy Cowan vengono così ospitati nell’appartamento di Penelope e Michael Longstreet, genitori del bambino vittima dell’aggressione. Le coppie si presentano da subito diametralmente opposte e non è semplice intavolare una discussione proficua. Ben presto, la contesa si sposterà dalle accuse reciproche sull’educazione dei figli a questioni personali. Complice l’alcol, i quattro si troveranno ad affrontare i più disparati argomenti in un febbricitante e caotico carosello che li metterà tutti contro tutti.

Carnage: il cast del film

Come anticipato, uno degli elementi di maggior forza del film è il suo cast di attori, i quali sono grossomodo solo quattro per tutto il film. Ad interpretare i coniugi Alan e Nancy Cowan vi sono gli attori premio Oscar Christopher Waltz e Kate Winslet. Waltz, in particolare, ha per questo ruolo lavorato molto sul suo accento, cercando di risultare un credibile americano. Penelope e Michael Longstreet sono invece interpretati dalla premio Oscar Jodie Foster e dal candidato all’Oscar John C. Reilly. Sono poi brevemente presenti anche i figli delle due coppie, con Elvis Polanski nel ruolo di Zachary Cowan e Eliot Berger in quello di Ethan Longstreet. Fa un cameo anche lo stesso Polanski, il quale compare come vicino dei casa dei Longstreet.

Carnage spiegazione

Carnage: il significato del film

All’interno del film si scontrano dunque due coppie di adulti borghesi, ognuno con una propria carriera professionale tale da conferirgli un certo grado di autorità. Eppure, come anticipato, più il racconto viene portato avanti e più emergono una serie di contraddizioni e vizi apparentemente innate nell’animo umano. Polanski nel corso del film concede allo spettatore numerosi segnali delle derive che si manifesteranno ben presto, inquadrando i suoi personaggi in modo stretto, claustrofobico, abbandonando dunque una dimensione teatrale che sarebbe potuta essere fin troppo ovvia. Ciò che è importante è infatti qui mostrare come la facciata di perbenismo dei personaggi venga progressivamete abbandonata.

In loro il regista fa confluire tutte le caratteristiche delle società per bene e civili, le quali nascondono i propri difetti senza però mai risolverli davvero. I quattro personaggi si svelano dunque come personalità consumate da quel Dio del Massacro che dà il titolo all’opera teatrale. Un Dio malvagio che si manifesta nell’egoismo, nell’individualismo e nel desiderio di supremazia nei confronti degli altri. Si tratta dunque di una deriva umana a cui tutti, in modo più o meno evidente, sembrano destinati, svelando dunque un punto di vista particolarmente cinico del regista. Unico elemento di speranza sono proprio i bambini, con i due figli delle due coppie capaci infine di riappacificarsi come i loro genitori non sono riusciti a fare.

Carnage: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Carnage grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Infinity, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 5 settembre alle ore 00:50 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Carnage: recensione del film di Romav Polanski

Carnage: recensione del film di Romav Polanski

Fa impressione quanto Carnage, la celebrata pièce teatrale di Yasmina Reza calzi a pennello con la vena autoriale di Roma Polanski, e non sorprende quindi come il regista polacco sia stato attratto dal portare sul grande schermo, una rabbiosa quanto eccentrica “commedia”domestica. Il film rappresenta a pieno il “fascino discreto di una borghesia” che collassa sulle stesse figurazione che produce e con la quale virtualizza l’esistenza di ognuno.

Non stupisce l’agilità del regista che con la sua cinepresa passa da un salotto a un bagno ricordandoci per un attimo i fasti di Repulsion di un tempo. Laddove era la psiche della protagonista a sgretolarsi sotto le martellate incessanti del regista, qui attraverso un velato ma pressante sarcasmo meschino, ridacchia alle spalle dei protagonisti opprimendoli fino a provocarne la rottura definitiva con la loro rappresentazione; liberando i protagonisti da una maschera fin troppo esosa da portare, lasciando libero sfogo alle pulsioni più egoiste delle natura umana. Nell’intento Polanski è certamente aiutato anche da una sceneggiatura brillante che gli regge il gioco: semplice, diretta, che evita i preamboli psicanalitici che avrebbero di certo appesantito la pellicola, conferendogli quella leggerezza e quell’ironia di fondo che soddisfa un po’ tutti e che consegna l’opera nelle mani di chiunque.

CarnageUn segno indelebile nell’autorialità polanskiana è certamente il ruolo ricoperto dalla casa, luogo domestico che non serve ad altro che a scatenare conflitti, pulsioni, caos, allontanandosi certamente dalla classica configurazione protettiva con la quale siamo abituati a vederla. E’ in queste quattro mura che danno il massimo i protagonisti, forse ancor più bravi del film stesso. Di grande fattura è l’interpretazione di tutto il cast, a cominciare dall’oramai consolidata bravura di Kate Winslet che nel finale impreziosisce con un monologo, rubando quasi la scena agli altri, delirante e sorprendente. Non da meno è sicuramente Christoph Waltz, abile come pochi a impersonare rigorosi individui dai connotati senza dubbio particolari. Se Jodie Foster non la scopriamo noi, piacevole sorpresa è quella di John C. Reilly abile nel tenere testa alle pregevoli interpretazioni dei tre precedentemente citati.

Quel che lascia perplessi è una considerazione di fondo molto semplice: il film se pur piacevole e divertente, non aggiunge granché alla filmografia del regista, né tanto meno all’ostentata quanto ormai abusata critica alla borghesia. Se si riesce a godere del film senza pensarci, nemmeno ci si accorge del fatto che in fin dei conti sembra tutto già visto e già detto; e da Polanski forse spesso ci si aspetta sempre quel qualcosa in più che molto spesso non lo si trova.

Carnage: le 5 migliori storie da adattare al cinema

Carnage: le 5 migliori storie da adattare al cinema

Sono già in corso le riprese di Venom 2, in cui Tom Hardy tornerà ad interpretare Eddie Brock, che questa volta si dovrà confrontare con Carnage, anticipato dalla scena post credits del primo film e che sarà interpretato da Woody Harrelson.

Ma quali sono le possibilità di storia per questo folle e pericoloso villain dei fumetti Marvel? Quali sono le migliori storie che lo vedono protagonista nei fumetti e che potrebbero ispirare il film? Ecco di seguito le 5 migliori:

VENOM VS. CARNAGE

Solo perché Carnage è un personaggio legato a Spider-Man non significa che non possa sviluppare trame in cui è protagonista. La prima storia che fa parte di questo breve elenco è quella che vede il personaggio scontrarsi contro la nemesi di Peter Parker: Venom. Naturalmente si tratta della storia che più plausibilmente vedremo in sala, almeno per il sequel diretto di Venom.

Questa mini-serie in quattro parti di Peter Milligan e Clayton Crain non solo ci mostra una battaglia tra questi cattivi molto attesa ma porta anche alla luce il figlio di Carnage. Esatto, Carnage ha in realtà la sua progenie proprio come è la progenie di Venom. L’introduzione di Toxin aggiunge un altro elemento alla storia, mettendo in scena una lotta tra tre simbionti. È una storia che piacerà a tutti gli appassionati di Spider-Man, Venom o Carnage e che entra subito nel vivo dell’azione.

CARNAGE, U.S.A.

Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se i Vendicatori fossero stati i padroni di casa del simbionte? In Carnage U.S.A. di Zeb Wells e Clayton Crain vediamo cosa succede quando Carnage prende il controllo di ogni persona in una piccola città del Colorado.

Rispondendo alla chiamata, i Vendicatori (Capitan America, Spider-Man, Occhio di Falco, Wolverine e La Cosa) si precipitano nella trappola di Carnage e vengono rapidamente consumati dal simbionte. Questa mini-serie è fantastica su diversi livelli. Per iniziare, Wells fa un lavoro incredibile nel rappresentare quanto potente possa essere Carnage e riaccende anche la rivalità tra lui e Spider-Man. Infine, ognuna delle cinque uscite fornisce alcune copertine incredibili che sono, senza dubbio, alcune delle migliori nella storia di Carnage.

CARNAGE (2010)

Ogni volta che una trama di Carnage è collegata a Zeb Wells o Clayton Crain, è destinata ad avere successo. Quel modello segue sicuramente l’esempio con la sua mini-serie Carnage, formata da cinque numeri, in cui vediamo il protagonista incastrato contro Iron Man e Spider-Man.

Non solo ci viene data una nuova interpretazione creativa di Carnage, con apparizioni sia di Cletus Kasady che del Dr. Tanis Nieves, ma diamo anche uno sguardo alla portata del simbionte nella forma di altri simbionti Scorn e Shriek. Inoltre, Crain ci fornisce ancora un’altra serie di incredibili copertine ispirate al mostro simbionte.

MAXIMUM CARNAGE

Fino allo scorso anno, la trama principale di Carnage era Maximum Carnage in 14 parti, del 1993. Questa storia è una delle prime opere incentrate su Carnage a cui siamo mai stati introdotti e, insieme ad esso, abbiamo imparato molto sul personaggio al di fuori della sua relazione con Spider-Man e Venom.

Non solo questa è una delle migliori storie che collegano e espandono magnificamente Carnage rispetto all’universo Marvel, ma lascia anche un’eredità duratura per il personaggio. Con Maximum Carnage è nato un nuovo amore e interesse per Carnage e il desiderio di creare più storie incentrate su di lui. Questa fantastica storia potrebbe essere il modo migliore per presentare il personaggio ai neofiti.

ABSOLUTE CARNAGE

Infine, siamo giunti a quello che è probabilmente il miglior pezzo dedicato a Carnage che abbiamo mai visto. Dalla brillante combinazione di Donny Cates e Ryan Stegman nasce Absolute Carnage. L’epopea in cinque parti racconta il ritorno del serial killer Cletus Kasady mentre cerca di dare la caccia a chiunque abbia mai avuto un legame con il simbionte. Lungo la strada incrocia due dei suoi nemici più longevi: Venom e Spider-Man.

Absolute Carnage è completo di una serie di legami che mettono a confronto alcuni degli eroi Marvel preferiti dal pubblico con il pazzo simbiote. La storia porta nuova e rinfrescante vita a Carnage e mette in mostra le magnifiche cose che Cates e Stegman possono fare con i mostri simbionti.

Carnage: 10 cose da sapere sulla nemesi di Venom

Carnage: 10 cose da sapere sulla nemesi di Venom

Il personaggio di Carnage farà il suo debutto in live-action nell’attesissimo Venom: La furia di Carnage, e i fan non vedono l’ora di saperne di più su di lui. Nonostante la proverbiale infamia del personaggio, infatti, potrebbero esserci alcuni ettagli sulla sua ricca e intricata storia nei fumetti che il pubblico mainstream potrebbe, in realtà, non conoscere ancora.

Ha avuto più ospiti

Come altri simbionti nell’universo Marvel, anche Carnage ha avuto più ospiti nel corso degli anni. Il primo e più noto è, ovviamente, Cletus Kasady, serial killer sadico e squilibrato i cui tratti aggressivi vengono esacerbati dalla violenza del simbionte.

Sebbene Kasady sia l’ospite più noto di Carnage, il simbionte ha legato con numerosi altri personaggi, tra cui Eddie Brock. Altri ospiti includono il genetista Karl Malus, lo psichiatra Tanis Nieves e persino il figlio di J. Jonah Jameson, John Jameson. A un certo punto, Carnage si è legato persino ad un grande squalo bianco dopo essere stato abbandonato su un’isola deserta.

La sua infanzia è avvolta nel mistero

Gran parte delle origini di Cletus Kasady sono avvolte nel mistero. In base ai suoi vaghi ricordi, è nato al Ravencroft Institute da una madre con schizofrenia paranoide, morta poco dopo il parto. Dopo aver ucciso una donna violenta che, in realtà, poteva essere sua nonna, Cletus è andato a vivere con un uomo (che potrebbe essere il suo padre biologico) e sua moglie, altrettanto violenta.

Dopo aver sperimento l’affido familiare, alla fine Cletus diede fuoco all’orfanotrofio in cui era cresciuto, la casa per ragazzi nota come “St. Estes”. Tutta la sua infanzia è stata una sequela di aggressioni e torture che non hanno fatto altro che peggiora a mano a mano che Cletus cresceva, facendo sì che sviluppasse le sue tendenze violente e omicide.

Kasady è stato compagno di cella di Eddie Brock

Divenuto ormai un noto serial killer, Kasady alla fine si ritrovò imprigionato a Ryker’s Island e finì per condividere la cella con Eddie Brock. In passato, infatti, il giornalista caduto in disgrazia si era legato al simbionte Venom, ma si era separato da esso durante una lotta contro il suo eterno rivale, Spider-Man.

Brock rimase inorridito da Kasady e lo picchiò costantemente. Alla fine, Kasady si stancò e cercò di uccidere Brock, ma Venom arrivò prima che potesse farlo. Alla fine, la progenie di Venom ha finito per legare con Kasady, creando così la prima iterazione di Carnage.

L’evento “Maximum Carnage”

Dopo aver perso per la prima volta contro Spider-Man, Kasady venne mandato di nuovo a Ravencroft. Lì divenne ancora una volta Carnage dopo che un medico gli prelevò del sanue, consentendo la trasformazione. Infuriato come sempre, Kasady reclutò diversi supercriminali per conquistare New York.

L’evento, noto come “Maximum Carnage”, è tra le trame a fumetti più note del personaggio. Suddiviso in quattordici numeri, “Maximum Carnage” è stata una delle prime trame che hanno cementato il posto di Carnage come una delle principali minacce dei fumetti Marvel, unendosi ai ranghi di Green Goblin e Doctor Octopus.

Una volta Venom ha mangiato Carnage

Dopo la sua seconda sconfitta, Kasady venne spedito in una cella specializzata all’interno del Manhattan Correctional Facility. Mentre era lì, ricevette la visita di Venom, che strappò il simbionte dal suo corpo e iniziò a divorarlo.

Sia Venom che Carnage hanno preso parte ad alcuni combattimenti memorabili nel corso degli anni. Tuttavia, pochi sono così indimenticabili o scioccanti come la vista di un simbionte che ne mangia un altro. L’atto ha sancito una volta per tutte l’eterna rivalità tra Venom e Carnage, cementandola come uno dei conflitti più duraturi nei fumetti Marvel.

C’è stato uno Spider-Carange

Il supercriminale noto come Lo Sciacallo è uno dei nemici più famigerati di Spider-Man. È lui il responsabile della creazione di numerosi cloni, tra cui Ben Riley, un duplicato genetico di Peter Parker. Per un po’, questi credette di essere il “vero” Peter Parker e assunse persino il ruolo di Spider-Man.

Durante questo periodo, Riley incontrò Carnage, legandosi con lui per impedirgli di ferire gli altri. La forza di volontà di Riley si è dimostrata abbastanza, e alla fine riuscì a rispedire il simbionte a Ravencroft. Riley tentò anche di distruggere Carnage con un’esplosione di microonde, ma fallì, e il Simbionte alla fine trovò la strada per tornare a Kasady.

Esistono diversi duplicati di Carnage

Carnage e Cletus Kasady sono stati separati numerose volte nel corso della loro contorta storia, ma alla fine si sono sempre riuniti. Di solito, si ritrovano, ma Kasady può anche ricostruire il simbionte dai resti presenti nel suo flusso sanguigno.

Di conseguenza, ci sono più duplicati di Carnage nell’universo Marvel. L’esercito americano e le corporazioni come l’Alchemax controllano alcuni di questi duplicati, mentre lo stesso Kasady ne detiene altri.

Il legame con Osborn

Durante una delle sue numerose separazioni da Cletus, Carnage cadde sotto il dominio di Norman Osborn, che in quel momento si stava riprendendo da Green Goblin e pensava che il simbionte avrebbe potuto aiutarlo. I due strinsero un patto e, alla fine, Osborn divenne il temuto Red Goblin.

In uno dei suoi atti più crudeli di sempre, Osborn permise a Carnage di infettare suo nipote, Normie, trasformandolo in Goblin Childe. Alla fine, Spider-Man separò Carnage da Osborn, ma l’evento portò alla rottura della psiche dell’uomo. Per quanto riguarda Normie, fu l’Alchemax ad estrargli il simbionte, anche se una parte di Carnage rimase nascosta nel flusso sanguigno del bambino.

Una volta ha cercato di creare uno Stato sovrano

Durante la trama di “Carnage USA”, Carnage convinse Kasady a recarsi a Doverton, in Colorado. Una volta lì, Carnage infettò l’intera popolazione, progettando di dichiarare Doverton lo Stato sovrano dei simbionti.

I Vendicatori vennero mandati in aiuto della città, ma Carnage infettò con successo Captain America, Occhio di Falco, ma anche La Cosa e Wolverine, mentre Spider-Man rimase l’unico eroe non infetto. Al culmine di quella trama, Carnage prese il controllo di un intero zoo di animali fuggiti per difendersi da Venom. Alla fine, Carnage perse la battaglia e Scorn catturò ciò che restava della sua massa.

Ha ricevuto un “aiuto magico” dal Darkhold

Il pubblico generalista ricorderà il Darkhold come il libro attualmente in possesso di Scarlet Witch nel MCU. Nei fumetti, in realtà, il libro gioca un ruolo cruciale in diverse trame. Una volta, ha persino alterato il simbionte Carnage con la magia soprannaturale, dopo che il sangue di Cletus Kasady si era riversato sulle sue pagine.

Il Darkhold ha sradicato la debolezza di Carnage al suono, ma lo ha lasciato vulnerabile alla magia Ctonica. La magia ha anche modificato la sua capacità di legarsi ad un ospite, permettendogli di infettare gli altri con propaggini di se stesso, aumentando notevolmente la sua portata. Carnage avrebbe usato questo nuovo potere durante la trama di “Carnage USA” e durante il suo periodo come Red Goblin.

Carnage a Venezia ripropone l’universo claustrofobico polanskiano

Dopo Clooney un altro grande nome arriva al Lido di Venezia, con un altro grande film. Si parla di Roman Polanski e del suo ultimo Carnage che si presenta in concorso al 68° Festival.

Carmine Recano: 10 cose che forse non sai sull’attore

Carmine Recano: 10 cose che forse non sai sull’attore

Attivo tra cinema e televisione da oltre due decenni, l’attore Carmine Recano si è distinto grazie ad alcune fiction e film di grande popolarità, che gli hanno permesso di affermarsi come un volto familiare tra il grande pubblico. Negli ultimi anni ha poi conosciuto una rinnovata popolarità, specialmente tra le generazioni più giovani, grazie alla serie Mare fuori, dove ormai da quattro stagioni è uno dei protagonisti.

Ecco 10 cose che forse non sai di Carmine Recano.

Carmine Recano: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in noti film. Recano debutta al cinema nel 1999 con Un nuovo giorno. Successivamente recita in Pesi leggeri (2000), Terrarossa (2001), La vita degli altri (2001) e Le fate ignoranti (2001), di Ferzan Ozpetek, grazie al qualche ottiene maggiore popolarità. Successivamente recita in I cinghiali di Portici (2003), Ballo a tre passi (2003), Certi bambini (2003). Torna poi al cinema nel 2008 con Un giorno perfetto, seguito poi da Mine vaganti (2010), Tatanka (2011), Milionari (2014) e Napoli velata (2017). Gli ultimi film per il cinema in cui ha recitato sono invece Anche senza di te (2018) e La dea fortuna (2019).

2. È noto per alcune serie TV. La carriera dell’attore inizia con la fiction Un posto al sole (1998-2001), a cui fanno poi seguito alcuni episodi di serie come Don Matteo 2 (2001), Sospetti (2003-2005), Un medico in famiglia 4 (2004), Distretto di polizia 6 (2006), Capri (2006-2010) e Provaci ancora prof! 3 (2008). Recita poi in La nuova squadra (2009-2011), Facia d’angelo (2012), Il clan dei camorristi (2013), Gli anni spezzati – L’ingegnere (2014), Un’altra vita (2014), La strada dritta (2014), Amore pensaci tu (2017) e La porta rossa (2019-2023). Ottiene poi rinnovata popolarità grazie a Mare fuori (2020-in corso), dove recita accanto agli attori Carolina CrescentiniLucrezia Guidone, Massimiliano Caiazzo e Maria Esposito.

Carmine Recano in Mare fuori

3. Ha fatto cambiare alcuni aspetti del suo personaggio. In Mare fuori Recano interpreta il comandante Massimo Esposito, un uomo burbero che, grazie all’esperienza e a un innato senso
di umanità instaura con i ragazzi detenuti dei rapporti profondi, in alcuni casi decisamente paterni. Recano ha però rivelato che nella prima stesura della sceneggiatura il suo personaggio era molto meno caratterizzato in questo modo. D’accordo con il regista, ha dunque spinto affinché venisse messo in risalto questo aspetto del personaggio, essendo interessato come interprete a lavorare sul suo profilo più umano.

mare fuori 4 recensione 3 e 4
Carmine Recano in Mare fuori.

4. Inizialmente aveva rifiutato di partecipare alla serie. Nel corso di un’intervista rilasciata a Vanity Fair, l’attore ha rivelato che quando gli venne proposto di partecipare ad una serie incentrata sulle carceri di Napoli rispose istintivamente di no. Recano ha poi motivato la cosa con il fatto che il mercato è saturo di queste storie e non gradisce che si continui a raccontare sempre questi aspetti della città e della regione Campania in generale. Leggendo la sceneggiatura, però, ha notato come gli sbagli dei ragazzi siano frutto di errori degli adulti e ritenendo questo un aspetto socialmente interessante da affrontare ha infine accettato di partecipare al progetto.

Carmine Recano in Un medico in famiglia

5. Ha avuto un piccolo ruolo nella serie. Nella quarta stagione di Un medico in famiglia, nell’episodio Scherzi del destino, Cettina ospita una veglia funebre nell’agenzia del marito Augusto Torello. Qui si presenta un nipote di quest’ultimo, interpretato proprio da Recano, che si preoccupa di guidare i preparativi e la messa a punto del funerale. I fan dell’attore lo hanno riscoperto grazie all’arrivo della serie sulla piattaforma Netflix. Recano è dunque uno dei diversi attori passati per la celebre serie e poi divenuti noti.

Carmine Recano in Le fate ignoranti

6. Il film è stata la prima di diverse collaborazioni con Ozpetek. Nel 2001 il regista Ferzan Ozpetek sceglie Recano per il ruolo di Israele nel suo film Le fate ignoranti, facendolo recitare accanto a Stefano Accorsi e Margherita Buy. Visto l’ottimo risultato della collaborazione, a distanza di quasi dieci anni i due tornano poi a lavorare insieme nel film drammatico Un giorno perfetto, e nel pluripremiato Mine vaganti, seguiti poi da Napoli velata e La dea fortuna.

Carmine Recano Le fate ignoranti
Carmine Recano in Le fate ignoranti.

 

Carmine Recano in Un posto al sole

7. Ha rappresentato il suo debutto televisivo. Un altro ruolo in cui Recano è stato riscoperto solo in seguito è quello da lui avuto nella fiction Un posto al sole, che ha rappresentato il suo debutto televisivo. In questa ha interpretato il ruolo di Ciro Gambardella, il quale si rivela essere l’assassino di Mario e di Rita. È apparso per la prima volta nell’episodio 892, in onda nel 2000 su Rai 3

Carmine Recano in Capri

8. Ha recitato nelle prime tre stagioni della nota fiction. Dal 2006 al 2010 Recano è stato occupato con la serie Capri, dove ha interpretato il pescatore Carmelo, che nella prima stagione ha una relazione con l’americana Nancy, che però torna negli Stati Uniti lasciandolo già nella seconda stagione. In seguito Carmelo cerca di conquistare Lucia, senza troppo successo. Si è trattato di un personaggio che ha permesso all’attore di guadagnare una maggiore popolarità.

Carmine Recano è su Instagram

9. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 678 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena un centinaio di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Carmine Recano: l’età, l’altezza

10. È molto riservato. Carmine Recano è nato a Napoli, il 28 novembre 1980. L’attore è alto complessivamente 1,72 metri. 

Fonti: Instagram, Vanity Fair

Carmen Electra: 10 cose che non sai sull’attrice

Carmen Electra: 10 cose che non sai sull’attrice

Celebre attrice protagonista di film parodia, Carmen Electra ha negli anni costruito una carriera sulla comicità irriverente e politicamente scorretta. Presente infatti in titoli come Scary Movie Epic Movie, l’attrice ha sempre dimostrato un certo gusto per lo scandalo e il trash. Ricca di eccessi, la sua vita non si basa però soltanto sul cinema, ma anche su numerose attività collaterali, che vanno dalla musica alla produzione di speciali dedicati allo striptease. Altrettanto nota è la sua travagliata vita sentimentale, che l’hanno vista coinvolta in relazioni con note personalità dello spettacolo.

Ecco 10 cose che non sai di Carmen Electra.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Carmen Electra altezza

Carmen Electra: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in note commedie commerciali. L’attrice debutta al cinema con il film StarStruck – Colpita da una stella (1998), per poi acquisire popolarità grazie ai titoli Vacanze di Natale 2000 (1999) e Scary Movie (2000). Recita poi in titoli come Get Over It (2001), con Kirsten Dunst, Le ragazze dei quartieri alti (2003), con Dakota Fanning, La figlia del mio capo (2003), con Ashton Kutcher, Starsky & Hutch (2004), con Ben Stiller, Dirty Love – Tutti pazzi per Jenny (2005), Il ritorno della scatenata dozzina (2005), Hot Movie – Un film con il lubrificante (2006), Scary Movie 4 (2006), American Dreamz (2006), Epic Movie (2007), 14 anni vergine (2007), Christmas in Wonderland (2007), 3ciento – chi l’ha duro… la vince (2008), Disaster Movie (2008), Barry Munday (2010), Mardi Gras – Fuga dal college (2011), 2-Headed Shark Attack (2012) e Chocolate City (2015).

9. Ha preso parte a diverse produzioni televisive. Ad aver reso particolarmente celebre l’attrice è stata la serie Baywatch, a cui tra il 1997 e il 1998 ha preso parte a 22 episodi nel ruolo di Lani McKenzie. Da quel momento, l’attrice continua a prendere parte a prodotti televisivi come Hyperion Bay (1999), Baywatch – Matrimonio alle Hawaii (2003), 30 giorni per diventare una star (2004), e Summerland (2005). Nel 2005 recita nell’episodio Tre storie, ventunesimo della prima stagione di Dr. House, con Hugh Laurie, nel ruolo di sé stessa. Altre suoi noti ruoli televisivi sono per le serie Tripping the Rift (2004-2005), Joey (2005-2006), 90210 (2012), e Jane the Virgin (2016).

8. Ha ricevuto diverse nomination ai Razzie Awards. L’attrice non sembra essersi mai pentita di aver preso parte a film parodia come Disaster Movie, 3ciento o Epic Movie, da molti considerati tra i peggiori lungometraggi di sempre. La Electra, infatti, ha sempre dichiarato un certo legame con tale tipo di comicità irriverente. La sua partecipazione a tali titoli, ad ogni modo, le hanno fatto ottenere ben cinque nomination ai temuti Razzie Awards, nella categoria alla peggior attrice non protagonista. Nel 2007 ha poi vinto il premio per i film Hot Movie e Scary Movie 4.

Carmen Electra in Baywatch

7. Ha tenuto con sé il celebre costume rosso. Diventato iconico grazie alla serie Baywatch, il costume rosso da bagnina è oggi un vero e proprio simbolo. Grazie alla sua partecipazione alla serie, la Electra ebbe modo di averne uno tutto per sé, che ha in seguito tenuto e portato nella sua casa. Stando a quanto dichiarato in recenti interviste, il costume si trova ancora appeso nella sua abitazione, e l’attrice lo mostra con orgoglio ai suoi ospiti.

6. Avrebbe dovuto rimanere più a lungo nella serie. L’attrice è entrata a far parte della serie nel corso dell’ottava stagione, apparendo in ogni episodio di questa sino all’ultimo. Tuttavia, per via di problemi famigliari, la Electra non ebbe modo di continuare a recitare nella serie, e dovette pertanto rinunciarvi. Il suo personaggio, che era previsto rimanesse in scena ben più a lungo, fu quindi riscritto per permetterne l’abbandono. L’attrice ebbe però modo di riprendere la parte in occasione del film collettivo Baywatch – Matrimonio alle Hawaii.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Carmen Electra in Scary Movie

5. Ha partecipato al primo film della saga. Grande popolarità l’attrice l’ebbe partecipando al film comico demenziale Scary Movie, il quale in forma di parodia trae spunto dai più importanti film horror e thriller della storia del cinema. La Electra appare nell’incipit del film, ricoprendo il ruolo di Drew Decker. Gli eventi che accadono al suo personaggio sono una chiara trasfigurazione in chiave comica di quelli che avvengono alla Casey Becker interpretata da Drew Barrymore in Scream. Pur apparendo soltanto nei minuti iniziali del film, la Electra ebbe modo di rimanere particolarmente impressa nell’immaginario degli spettatori.

Carmen Electra in Vacanze di Natale 2000

4. Ha recitato nel noto cinepanettone. Divenuta nota in seguito alla serie Baywatch, l’attrice venne chiamata a recitare nel film comico italiano Vacanze di Natale 2000. Qui ha ricoperto il ruolo di Esmeralda, la quale è inizialmente l’amante del personaggio Ettore Colombo, interpretato da Massimo Boldi. Nel corso della sua storia, tuttavia, ella finirà con l’innamorarsi di Marco Colombo, il figlio del suo amante. In seguito ad una serie di rocamboleschi imprevisti, i due finiranno per fidanzarsi, e il giovane seguirà la bella Esmeralda a Cuba.

Carmen Electra e Dennis Rodman

3. È stata sposata con il celebre giocatore dell’NBA. Tra le relazioni più famose dell’attrice si annovera quella con la star del basket Dennis Rodman. I due sono noti per aver intrattenuto una turbolenta relazione, che li ha anche portati al matrimonio, durato però soltanto dal novembre del 1998 all’aprile del 1999. Rodman e l’attrice sembra si siano conosciuti nel corso di una festa in discoteca, e nel corso delle settimane seguenti hanno intensificato i loro incontri, con lo sportivo che in più occasioni le ha permesso di seguire gli allenamenti e gli spostamenti della sua celebre squadra, i Chicago Bulls.

2. Ha partecipato al documentario The Last Dance. Nel 2020 l’attrice è apparsa come intervista negli episodi quattro e dieci della docuserie Netflix The Last Dance, incentrata proprio sui Chicago Bulls. Qui l’attrice ha raccontato alcuni retroscena della sua relazione con Rodman, rivelando anche diversi dettagli piccanti. L’attrice si è dichiarata contenta di poter far parte del racconto di quella stagione sportiva, da lei considerata irripetibile. Anche se il rapporto con Rodman si interruppe anni fa, lei conserva ancora un ricordo splendido delle giornate con lui.

Carmen Electra: età e altezza

1. Carmen Electra è nata a Sharonville, in Ohio, il 20 aprile del 1972. L’attrice è alta complessivamente 159 centimetri.

Fonte: IMDb

Carlos Valdes: 10 cose che non sai sull’attore

Carlos Valdes: 10 cose che non sai sull’attore

Ancora inedito al cinema, l’attore Carlos Valdes è tuttavia noto per il suo ruolo nella serie televisiva The Flash, che gli ha permesso di dar vita ad un apprezzato personaggio, ripreso poi anche in contesti diversi rispetto a quello originario. Anche musicista, Valdes ha lavorato molto negli ultimi anni per affermarsi presso il grande pubblico, ciò che gli occorre è solo la possibilità di mettere ulteriormente alla prova la sua versatilità, così da poter affermare le proprie doti. Ecco 10 cose che non sai di Carlos Valdes.

Parte delle cose che non sai di Carlos Valdes.

Carlos Valdes: le sue serie TV

1. Ha recitato in celebri serie TV.  Nel 2014 l’attore fa il suo debutto in televisione nella serie televisiva americana Arrow, recitando accanto agli attori Stephen Amell e Katie Cassidy. Qui ricopre per alcune puntate il ruolo di Cisco Ramon, che poi riprende in modo più esteso nello stesso anno per la serie The Flash, dove recita ancora oggi accanto a Grant Gustin. Sempre nei panni di Ramon appare anche in Legends of Tomorrow (2016) e Supergirl (2016).

2. Si è distinto come doppiatore. Particolarmente legato al personaggio di Ramon, l’attore gli ha dato voce anche per le serie animate Vixen (2015-2016) e Freedom Fighters: The Ray (2017), nonché per il film animato Vixen: The Movie (2017), progetti legati anch’essi all’universo narrativo della DC.

carlos-valdes-instagram

Carlos Valdes è su Instagram

3. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 140 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere i retroscena dai set frequentati, nonché curiosità quotidiane con i suoi fan. Nonostante il profilo non sia verificato tramite la spunta blu, risulta essere l’account dell’attore.

4. Ci sono diverse fan page a lui dedicate. Valdes ha negli anni acquisito una certa popolarità, anche grazie alle serie in cui ha recitato, particolarmente apprezzate presso il grande pubblico. Questo ha dato vita ad una serie di fan page dedicate all’attore, di cui la più seguita vanta 68,6 mila followers. All’interno di queste è possibile ritrovare le foto più recenti dell’attore, come anche aggiornamenti sui suoi progetti da interprete.

Carlos Valdes ha un profilo su Twitter

5. È molto attivo anche sul celebre social. Contrariamente al suo profilo Instagram, quello di Twitter è un account verificato e contrassegnato dalla nota spunta blu. Qui l’attore vanta un totale di 279 mila followers. Tra i tweet più frequenti si ritrovano contenuti circa i propri progetti da interprete, come clip o interviste, ma anche diverse risposte che Valdes è solito fornire alle domande dei fan.

Parte delle cose che non sai di Carlos Valdes.

Carlos Valdes e la musica

6. È polistrumentista. Valdes si è inizialmente formato come cantante e musicista di diversi generi, dal soul al rap, praticando strumenti come il basso, l’ukulele e il sintetizzatore. Oltre ad aver messo a disposizione il proprio talento musicale per alcuni musical teatrali, l’attore ha collaborato in qualità di compositore e direttore del suono per il cortometraggio The Letter Carrier (2016), da lui anche prodotto e disponibile sulla piattaforma YouTube.

Carlos Valdes in The Flash

7. Ricopre un ruolo fondamentale. All’interno della serie The Flash, così come nelle altre a cui ha partecipato, l’attore ha ricoperto il ruolo di Francisco “Cisco” Ramon, un ingegnere particolarmente brillante, membro dello S.T.A.R. Labs Team, dove insieme a Caitlin Snow, interpretata dall’attrice Danielle Panabaker, si occupa di aiutare Barry Allen a gestire i suoi superpoteri.

carlos-valdes-twitter

8. È uno dei pochi attori ad essere comparso in ogni episodio. Valdes può vantarsi di essere, all’interno della serie, uno dei pochi attori a comparire in ogni episodio sin dalla sua messa in onda nel 2014, per un totale di  136 puntate. Condivide questo primato con gli attori Grant Gustin, Candice Patton, e Danielle Panabaker.

9. Si pensava che avrebbe lasciato la serie. Dalla sesta stagione il personaggio interpretato dall’attore ha assunto un ruolo particolarmente più marginale. Secondo alcune indiscrezioni, questo potrebbe suggerire un imminente abbandono dell’attore da The Flash, nonostante questi abbia smentito tali voci, affermando che si tratta soltanto di una fase passeggera e che Cisco tornerà ad avere un ruolo più centrale.

Carlos Valdes: età e altezza

10. Carlos Valdes è nato a Cali, in Colombia, il 20 aprile 1989. L’attore è alto complessivamente 175 centimetri.

Fonte: IMDb

Carlos Saura, addio al regista spagnolo, aveva 91 anni

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Carlos Saura, addio al regista spagnolo, aveva 91 anni

Arriva da Deadline la notizia che Carlos Saura, celebre regista spagnolo, è scomparso all’età di 91 anni. Saura è uno dei nomi più noti e prestigiosi della cinematografia iberica, al livello di Luis Buñuel e Pedro Almodóvar.

Ad annunciare la morte è stata l’Accademia del cinema spagnolo, che ha riferito che il regista è morto nella sua casa, circondato dall’affetto dei suoi cari. L’istituzione lo ha descritto come “uno dei più importanti filmmaker nella storia del cinema spagnolo”.

Trai suoi titoli più importanti, ricordiamo Cría cuervos… (1976), La caccia (1966), Frappè alla menta (1967), ¡Ay, Carmela! (1990), La cugina Angelica (1974), In fretta, in fretta (1981) e molti altri che hanno contribuito a formare l’immaginario del suo Paese e a dare all’Europa e al mondo una lettura personale e distintiva della Spagna.

Carlo!: recensione del documentario

Carlo Verdone racconta se stesso e il suo cinema in un documentario inedito e sorprendente con le testimonianze di amici, attori e di chi lo conosce bene. Un ritratto privato e professionale ricco di ironia e umanità, tra risate e commozione.

Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti, sceneggiano e dirigono un documentario che ripercorre con estrema leggerezza una vasta raccolta di testimonianze, materiale di repertorio e sequenze dei film di Carlo Verdone. L’incipit su “errori di scena” dei suoi amici-colleghi prima dell’intervista immergono il pubblico in quello che sarà il clima di tutto il documentario, risate e confessioni, che ci restituiscono la vita professionale dell’artista romano in tutti i ruoli da lui ricoperti in più di trentanni di spettacolo. Le incursioni più frequenti saranno quelli di Toni Servillo, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Laura Morante, Claudia Gerini, ma anche i suoi figli, Giulia e Paolo nonché la sua storica tata Novilla. Il documentario inizia con i rumori e voci del set che si mescolano sulle immagini di un teatro di posa vuoto e in cui la regia non si nasconde, Carlo Verdone entra e con passo svelto si siede e risponde alle domande che gli vengono fatte. Viene raccontato così il primo punto di vista, quello artistico, in cui l’esempio sui vari modi di fumare, ci porta al suo studio dei personaggi e dei dettagli con cui li caratterizza. Questi momenti vengono intervallati dai numerosissimi racconti di scena, per esempio, durante la lavorazione di Posti in piedi in paradiso, oppure in interviste sul lungo mare di ostia o in macchina.

Dall’altra parte viene introdotto l’altro aspetto, quello privato che emerge soprattutto nel racconto della casa paterna sopra i portici a Roma. Questa rappresenta la parte inedita della vita di Verdone, la sua sfera privata che viene introdotta attraverso i familiari e le persone che hanno abitato nel suo stesso quartiere e lo conoscono da una vita; di questo punto di vista fondamentali sono stati i super8 di famiglia e i materiali di repertorio RAI. Da i due percorsi narrativi emerge l’inevitabile ecletticità dell’attore e il suo carattere d’improvvisazione. Invece, la parte critica del documentario, viene l’affrontata dai critici veri e propri, uno per tutti Goffredo Fofi, in cui vengono rimarcati i punti forti del cinema di Verdone quali la grande capacità d’osservazione sulle persone e della società che mutua in continuazione. All’incirca a metà del documentario si parla dell’ultimo periodo di Carlo Verdone, ossia quello che predilige un cinema fatto di temi sociali e lontano dalle maschere degli inizi, in cui emerge ulteriormente la struttura dell’italiano medio.

I due registi, restituiscono in Carlo! le varie angolazioni un buon ritratto dell’artista, che celebra la sua carriera ed emoziona con la sua vita privata. Ciò in cui non riesce è il peso sull’uomo, nonostante vengano raccolte e mostrate le sue ansie d’attore-regista, poche sono le domande che scavano sulla fragilità che lo spingono verso determinate emozioni, manie e tic. Restituendo quindi solo il ritratto piacevole di un cinema più complesso e sfaccettato.

Carlo Verdone, intervista: “Non dobbiamo mai perdere il senso dell’ironia”

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Carlo Verdone è stato ospite d’onore e Premio alla Carriera al BCT – FESTIVAL NAZIONALE DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE di Benevento, che si è svolto nel capoluogo campano dal 27 luglio al 2 agosto. In occasione della sua presenza a Benevento, Verdone ha presentato uno dei suoi film culto, Bianco Rosso e Verdone, mentre ha ritirato il premio alla carriera.

L’ultimo film di Carlo Verdone, la commedia Si vive una volta sola, è stata presentata alla stampa alla fine di febbraio, ma la sua uscita è stata sospesa a causa dello scoppio della pandemia da COVID-19. Adesso il film giace in un limbo di attesa e ci aspettiamo di vederlo in sala il prossimo autunno.

Carlo Verdone presenta il doc sulla sua vita: Carlo!

Carlo!-film-carlo-verdoneQuest’oggi presso il The Space Cinema di Piazza della Repubblica a Roma è stato presentato il documentario su Carlo Verdone, dal titolo Carlo!, presente nelle 36 sale del circuito e nella sezione The Space Extra i giorni 3, 4 e 5 giugno. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre al celebre attore,  i registi Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti e il produttore Marco Belardi.

Come è nato il progetto?

Fabio Ferzetti: Nasce da un idea di Gianfranco Giagni, perché Carlo aveva superato i trent’anni di attività; è stato su una media altissima di presenze raggiungendo con  alti e bassi successi importanti. Trent’anni sono trent’anni! Rappresentano un pezzo di storia di un paese e ci sembrava che lui lo avesse raccontato, ma, ci sembrava che ci fosse ancora molto da raccontare su di lui, quando siamo andati a parlare con Carlo e abbiamo fatto le prime riprese con le prime interviste ed il film cominciava a prendere forma, c’era da raccontare anche il lato privato, non per biografia, ma un lato in ombra che è quello che nutre veramente il grande comico. Per questo ci interessava indagare su questo aspetto. Gianfranco ha fatto numerosi documentari sul cinema da Orson Wells a Dante Ferretti, alla sartoria Tirelli oltre a essere un regista a tutti gli effetti, io no, ma ci piaceva provare questa nuova coppia.

Il nostro cinema è abbastanza malato di autobiografie soprattuto la generazione dei registi e degli attori di Carlo, lui non l’ha fatta, però qualcosa qua e là dopo aver visto il film si capisce. Si capisce che qualcosa di sé nei suoi film, e questo è interessante, ma c’è in quel grado di riduzione che rende i film molto popolari, che poi è un po’ il suo segreto, che molti vorrebbero avere e che a noi ci interessava.

Che sensazioni hai provato nel rivederti e nel rivedere tutta la tua vita e le tue amicizie?
Carlo Vedone: Sono emozionato e incredulo per essere rimasto in piedi  trentaquattro anni, una lunghezza di tempo impensabile oggi per un attore. Forse perché io ho iniziato ancora con una vecchia guardia, sono figlio di un vecchio cinema, il mio produttore Sergio Leone faceva C’era una volta in America avevo conosciuto Tognazzi, Gassman, Mastroianni. Quindi probabilmente il rispetto, anche come spettatore, di grande ammiratore e grande fan mi ha forgiato in maniera diversa. Quando Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti mi fecero questa proposta, io lì per lì sono rimasto così, sembrerebbe un epitaffio da vivo, “siete sicuri”? “Si, c’è qualcosa nella tua anima che si percepisce nei tuoi film ma ci piacerebbe metterlo di più in chiaro” e io “ma interessa al pubblico?” “Siamo convinti di si”. Una volta che ho avuto le assicurazioni che non sarebbe stato assolutamente celebrativo o autocelebrativo, senza nessun tipo di apoteosi, “quanto è bravo!” , allora a quel punto la cosa è cominciata a diventare interessante. Era un documentario in cui dovevo raccontare con assoluta sincerità la mia persona, essendo una persona piena di passione e curiosità effettivamente poteva dare qualche cosa, ho accettato ma mi sono imposto di non prepararmi assolutamente nulla, di arrivare alle interviste o nei luoghi in cui dovevo intervenire in assoluta libertà, come in libertà sono andati tutti i colleghi, i critici le persone della strada che sono state intervistate. Non c’è nessuna celebrazione altrimenti sarebbe stato un documentario assolutamente sbagliato, doveva venir fuori poi la figura di una persona semplice con qualcosa di complesso, oscuro e di un po’ di maliconia qua e là. Ho cercato di dare verve con naturalezza, con un flusso di ricordi continuo, che va da i primi super8 a un filmato della casa paterna che era stata smobilitata.

Quindi esce fuori attraverso anche il racconto delle stanza della casa, un po’ tutta la mia infanzia quello che mi ha sollecitato a individuare, un personaggio, un clima, un atmosfera. Ho avuto una famiglia molto importante, che dialogava, piena di ironia anche se una famiglia un pochino intellettuale, ma semplice, che mi ha sempre spinto a frequentare tutti, devo ringraziare ancora mia madre per quello, che mi ha sempre detto guarda e osserva vivi il quartiere, e a tavola si rideva sempre. Tante cose e luoghi sono stati ripercorsi e tanti ricordi di tanti amici, molti ci sono alcuni non ci sono più, che sono stati importanti che poi li ho rifatti con la mia lente d’ingrandimento.

Mi sono messo a nudo ho raccontato con molto coraggio le mie fragilità, le mie debolezze, i miei timori e le mie paure, quello che mi piace quello che assolutamente non riuscirei a fare. Tante persone che sono state importanti nella mia vita, Leone, Sordi ma più che altro la gente del mio quartiere e al mio pubblico che mi ha seguito, che me lo sono coltivato, che con la sua affluenza mi ha dato la forza di andare avanti e continuare, perché senza pubblico dove vai? È un omaggio che io faccio veramente al mio pubblico che mi ha sostenuto per trentaquattro anni, ed è veramente incredibile.

Ogni tanto dico forse è caso di fermarsi, prendermi un anno sabbatico, posso scrivere un libro, una sceneggiatura per altri o fare un film da regista. Poi è uscito Paolo Sorrentino che mia ha offerto quel un ruolo ne La grande bellezza, l’ho fatto, ma sono convinto che qualche altra incursione in un cinema non di commedia posso farla, ho l’età giusta per farla, ho la sicurezza e il piacere di farla, anche se la commedia rimane la mia passione, io sono nato commediante e morirò commediante. Dopo tanto tempo uno ha bisogno e il desiderio di fare qualche altra cosa, e di provare una soddisfazione nel fare una cosa più complessa e diversa da quella che ho fatto per tanti anni, è una necessità più che giustificata.
Ringrazio il produttore Marco Belardi che ha creduto subito in questo progetto, ringrazio The Space per il coraggio che hanno avuto per questo piccolo omaggio che mi fanno e sono contento di uscire come i Led Zeppelin!…Mi sento come Jimmy Page!

Durante la programmazione del documentario, il giorno 4 Giugno al The Space di Parco de Medici a Roma, Carlo Verdone sarà in sala per fare un saluto al pubblico.

Carlo Verdone infuriato: con Allen e con la Capitale

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E’ un vero e proprio sfogo di rabbia quello che Carlo Verdone ha rilasciato a Repubblica.it in occasione del suo spettacolo teatrale a Torino. Il regista e attore romano si è scagliato contro

Carlo Verdone al Pesaro Film Festival racconta dell’esordio e di Alberto Sordi

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Piazza del Popolo, Pesaro Film Festival: un Carlo Verdone commosso saluta la folla pronta ad accoglierlo. Attore, regista, sceneggiatore, comico, da 47 anni “verso i contributi nel mondo dello spettacolo”. L’attore racconta dei suoi personaggi e della sua indole curiosa che lo ha portato a conoscere persone stravaganti che poi ha fatto diventare i personaggi caratterizzati dei suoi film. Per l’occasione parla anche dei suoi progetti futuri che nel brevissimo periodo prevedono l’uscita della seconda stagione di Vita da Carlo per Paramount+, prevista dopo l’estate.

Un incontro con il popolo che lo accoglie in festa e che Carlo Verdone ricambia raccontando aneddoti della sua vita lavorativa e privata. Parla di Troisi, di Cecchi Gori, e ricorda il suo grande amico Francesco Nuti: “Lavorativamente parlando, siamo nati insieme nel 1978. Insieme a lui, io e Troisi, ma anche un po’ Benigni venivamo chiamati Nuovi Comici. Abbiamo fatto chiudere i cinema luci rosse per portare una ventata nuova nella commedia. Ci chiamavano I magnifici tre. Francesco era una persona geniale, un amico. Gli vorrò sempre bene”.

Carlo Verdone e le sue mille sfaccettature e mille personaggi. L’attore inizia la sua carriera portandoli in scena con Bianco, Rosso e Verdone. Poi arrivò Borotalco: “Se non ci fosse stato Borotalco e non avesse avuto il successo che ha avuto non staremo qua a parlarne. Dopo un Un sacco bello e Bianco, Rosso e Verdone, alcuni produttori tra cui Sergio Leone, si misero in testa che avendo già dato fondo a tutti personaggi, non avrei avuto la capacità di interpretare un personaggio unico, senza fronzoli, e quindi si allontanarono”.

Borotalco e la carriera universitaria

In questo momento di sconforto che racconta Carlo Verdone alla folla del Pesaro Film Festival ci porta indietro a quando iniziò a pensare a via alternativa al cinema, la carriera da professore universitario: “Mia moglie usciva per lavorare. Io sul divano. Mi diceva ‘Ma non vai a lavorare? Sergio si è fatto sentire? I produttori? Rispondevo che non si era fatto sentire più nessuno. Perché il cinema è una stronzata. L’ho pensato veramente. Allora sono andato alla scrivania e ho preso in mano la mia vecchia laurea di religione, forse anche per questo mi vengono bene i preti nei miei film [ride, ndr]”.

Passa un mese e decido di andare in Sapienza a parlare con il mio professore per cercare di intraprendere la carriera accademica. Quando entro il bidello mi riconosce, ‘Che carrierona’. Mi dice. Chiedo del professore mi guarda e dice: ‘Si è ammazzato’. Forse ha indagato troppo sulla spiritualità e ha capito non c’era niente”. Poi arriva la svolta della sua carriera con la chiamata di Guidarini che dopo tanti anni ricorda, imitando proprio quel momento: ‘Senti ho ricevuto una chiamata da Cecchi Gori, ti vuole parlare, hai appuntamento alle quattro mi raccomando sii puntuale’, mi dice Guidarini. Quando incontro Mario Cecchi Gori mi dice che vuole un film con un solo personaggio ‘Io so che ce la puoi fare’. Allora iniziammo a scrivere Borotalco”.

Scrivevamo ogni giorno, fogli e fogli di carta buttati così. Poi abbiamo avuto un’illuminazione: una storia d’amore tra due mitomani, soprattutto lei, che si possa rappresentare con la musica anni ’80 attraverso una commedia degli equivoci. L’avevamo pensato così all’inizio. Piano piano è nato Borotalco. Abbiamo messo su un bel mosaico di attori da Eleonora Giorgi a Christian De Sica. È stato un film che mi ha dato tante soddisfazioni e dove ho sentito che per la prima volta che avrei potuto farcela senza dover fare mille personaggi”.

Il rapporto con le donne

Molte interpreti femminili al fianco di Carlo Verdone nella sua carriera cinematografica. L’attore ricorda Claudia Gerini che esordì proprio con Viaggi di nozze e anche Ornella Muti che riuscì a trasformare da femme fatale a ragazza della porta accanto. Nella mia vita ho più amiche che amici. Ho sempre stimato di più le donne. Mi ascoltano di più, sono psicologhe, sono più forti. L’uomo di oggi è più infantile. Borotalco arriva dal femminismo, Giorgi in questo è molto più svelta e dinamica, io sono molto più imbranato. Come Troisi, abbiamo creato questi personaggi molto imbranati con le donne a differenza di Gassman o Tognazzi che avevano tutte le donne ai loro piedi”.

Nelle mie performance vengo sempre messo in difficoltà e chi meglio di una donna può farlo? Ho lavorato con tante attrici alcune delle quali ho lanciato io. Per cui quando vedo che vincono premi e hanno riconoscimenti sono molto orgoglioso. È una soddisfazione maggiore. Vorrei essere ricordato come uno che esaltava e amava le sue attrici.”

Alberto Sordi: l’uomo dietro la maschera

Un rapporto davvero unico quello tra Alberto Sordi e Carlo Verdone, padre e figlio anche al di fuori del grande schermo. Carlo Verdone ricorda i momenti di condivisione sul set fino a un momento doloroso della sua vita, la morte della madre e la forte vicinanza dell’attore romano. “Sordi lo ricorderò sempre come una persona che mi ha sempre voluto bene e io a lui, davvero. Non è facile essere amico di Sordi. Perché c’è il Sordi pubblico, quello sempre sorridente, e il Sordi privato, molto austero, geloso per sua privacy, forse per proteggersi dalla folla”.

Ricorderò per sempre questa cosa di lui: una volta quando ero all’anteprima di In viaggio con papà. Io non avevo visto il film e pensavo che avesse tagliato tutte le mie scene. Invece, le mie c’erano tutte. Era lui che si era tagliato. Sono andato a ringraziarlo, incredulo. Mi ha risposto ‘Mica sono scemo, se vedo che una cosa funziona perché la devo tagliare’.

Ricorderò per sempre, una cosa molto triste ma molto bella: mia mamma morì nel luglio dell’84 fu un calvario durato quattro anni. In un momento di lucidità disse: ‘Voglio salutare Alberto Sordi, mi piacerebbe tanto’. Ma lei non era cosciente sul suo stato. Vedere mia madre in quel momento è stato duro da sopportare. Lui ha accettato, ma mi resi conto era in difficoltà. Poco prima di andarsene mi abbracciò e mi disse ‘Fatti coraggio, la vita va così’.

Ma ci sono tanti altri momenti, una cosa bella, un altro gesto di vicinanza fu quando nacque mia figlia Giulia. Ci vennero a trovare Sergio Leone e la moglie, Pippo Baudo e la fidanzata e Sordi con una donna polacca alta 1,90m. Mi portarono un’orchidea, e mi dissero ‘Piantatela bene che deve vivere per sempre’. Ve lo giuro [ride, ndr] è ancora viva, dal 1986. Quando la guardo penso a Sordi”.

Carlo Verdone e l’incontro con Moana Pozzi

Cercavo casa per il personaggio di Giorgi in Borotalco e i soldi non erano tantissimi. Quindi serviva un appartamento vero. Ci indicarono una donna che affittava la sua casa per il cinema, quindi con la troupe siamo andati a fare un sopralluogo. Arriviamo ed effettivamente la casa era perfetta ma mancava una stanza. Lei mi disse che in realtà una stanza c’era ma era chiusa perché era occupata da una ragazza che stava ospitando. Si apre la porta della stanza e ci accoglie questa donna, nuda, su un letto e noi rimaniamo imbambolati. Era bellissima. Era Moana Pozzi. Dissi, la stanza va bene, ma nessuno stava guardando la stanza. [ride, ndr]

È passato diverso tempo, Troisi mi invita a cena e chi ti trovo, Moana Pozzi. Li alla festa le chiesi se voleva avere un piccolo ruolo nel film. Quando giravo a casa di Manuel Fantoni, la ragazza che fa il bagno in piscina nuda, la compagna di Angelo Fantoni, è lei”.