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La vita di Adele: red band trailer in vista degli Oscar

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La vita di Adele: red band trailer in vista degli Oscar

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In occasione delle votazioni per le nomination relative agli Oscar 2014, la IFC Films ha diffuso un red band trailer esclusivo de La vita di Adele, il vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013. Il trailer è incentrato in maniera particolare sulla protagonista Adèle Exarchopoulos, con la speranza di aumentare una sua possibile candidatura nella categoria “Migliore Attrice Protagonista”. Eccolo di seguito.

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La pellicola di Abdellatif Kechiche racconta la storia d’amore di due donne interpretate dalle rivelazioni Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. E’ uscita in Italia lo scorso 24 Ottobre.

PER LEGGERE LA NOSTRA RECENSIONE DE LA VITA DI ADELE CLICCATE QUI.

Trama: A 15 anni, Adele ha due certezze: è una ragazza, e una ragazza di solito esce con i ragazzi. Il giorno in cui intravede il blu dei capelli di Emma, sente che la sua vita sta per cambiare. Sola con i suoi dilemmi adolescenziali, cambia l’idea che ha di se stessa e sente trasformarsi il modo in cui gli altri la guardano.

Fonte: Firstshowing

Buon Compleanno Anthony Hopkins

Buon Compleanno Anthony Hopkins

Con certi mostri sacri ci vorrebbe un bel bignami, tipo: Philip Anthony Hopkins, ‘Sir’ dal ‘93, nasce in Galles nel 1937 da genitori panettieri e da piccolo mostra i segni di una leggera dislessia, ma compensa con una discreta padronanza del pianoforte. Nel 2000 ottiene la cittadinanza americana (con sommo disappunto dei suoi connazionali), e da qualche anno vive stabilmente a Los Angeles. 3  mogli e una figlia all’attivo, di mestiere fa l’attore famoso. Famosissimo.

Ma come si fa a rinchiudere in un paragrafetto la biografia di uno che dopo gli studi alla Royal Academy of Dramatic Arts e la gavetta di rito, nel 1965 entra al celeberrimo National Theatre diretto niente meno che da Sir Laurence Olivier? Che poi, quando il grande istrione sarà colpito da un attacco di appendicite acuta, è proprio Anthony che lo sostituisce in Danza di morte di Strindberg. Come si dice, non tutti mali vengono per nuocere. O era ‘mors tua vita mea’? Vabbè, comunque, dopo tanto teatro, il debutto cinematografico arriva nel ‘67 con Il leone d’inverno, al fianco di Peter O’Toole e Katharine Hepburn. L’enorme successo del film non può che giovare all’attore in ascesa, che d’ora in poi si dedicherà sia al piccolo che al grande schermo, senza però mai abbandonare il palcoscenico.

Tanto che lo chiamano anche a Broadway e, dalla seconda metà degli anni Settanta, Anthony comincerà a divedersi tra la madre patria e gli U.S.A., tra Attenborough (Quell’ultimo ponte) e Lynch (The Elephant Man). Proprio in una produzione americana ottiene il ruolo della vita, prestando il volto (e la mandibola) allo psichiatra cannibale Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti (1991). Niente male per un vegetariano dichiarato: si merita senz’altro l’Oscar come miglior protagonista. Se il riconoscimento non desta certo sorpresa, è comunque un record per l’Academy aver premiato l’interpretazione di Hopkins che – per quanto assolutamente incisiva –  occupa poco più di 16 minuti di pellicola, pari a un 14% scarso dell’intero film.  Peccato che le successive apparizioni di Hannibal the Cannibal/Hopkins (Hannibal e Red Dragon) non siano all’altezza dell’exploit, ma Sir Anthony ha altro a cui pensare. I progetti a venire sono – manco a dirlo – numerosi ed eterogenei, anche se, scorrendo i titoli del suo curriculum, si nota una certa predisposizione per gli adattamenti letterari/le saghe familiari (vedi Casa Howard, Quel che resta del giorno, Vento di passioni, Vi presento Joe Black), con una predilezione per registi come Ivory (4 film insieme) e per il compagno di cavalleria Sir Attenborough (5 collaborazioni).

Non mancano nemmeno i drammi storici come Amistad, Titus e Alexander, né le incursioni nel fantastico che, a partire da Dracula di Bram Stoker nel ’92, si ripropongono di quando in quando nella sua filmografia (La leggenda di Beowulf, Wolfman, i due Thor). E sebbene Hopkins faccia capolino anche in pellicole meramente commerciali come Spice Girls: Il film e La maschera di Zorro, la sua reputazione certo non ne risente, visto che è lui il prescelto per interpretare l’icona nazionale Hitchcok nell’omonimo biopic del 2012. Ora, mentre lo aspettiamo nel biblico Noah di Aronofsky, diamo inizio ai festeggiamenti. Forse lui preferirebbe un bel piatto di fave e un buon Chianti, ma noi siamo tradizionalisti e restiamo fedeli alla torta e allo spumante. HAPPY BIRTHDAY SIR HOPKINS!

Paranormal Activity The Marked Ones: nuova clip esclusiva

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Continua la terrificante campagna promozionale per Paranormal Activity The Marked Ones: sul web arriva, dopo il trailer ufficiale e l’inquietante pubblicità virale, una nuova clip tratta dal film. Gli ingredienti del franchise sono ancora e sempre gli stessi. Traballanti inquadrature e telecamere a mano per coinvolgere gli spettatori in prima persona nell’orrore, annidato tra le rassicuranti mura casalinghe. Paranormal Activity The Marked Ones arriverà al cinema negli Stati Uniti il 3 Gennaio 2014.

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Vi ricordiamo che Paranormal Activity: The Marked Ones è stato scritto e diretto da Christopher Landon, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, e vede nel cast Richard Cabral, Carlos Pratts, Eddie J. Fernandez, Jorge Diaz, David Fernandez Jr., Kimberly Ables Jindra, Tonja Kahlens e Frank Salinas.

Fonte: ComingSoon.net

The Amazing Spider Man 2: nuovo video promozionale

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The Amazing Spider Man 2: nuovo video promozionale

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I Marvel Studios hanno diffuso online un nuovo video promozionale di The Amazing Spider Man 2. Questa notte, a Times Square (New York), a dare il benvenuto al 2014 ci sarà anche l’uomo ragno, e per l’occasione la Sony presenterà una nuova clip esclusiva tratta dal film. In attesa dell’evento, il video arrivato online grazie alla Marvel presenta il nostro eroe in cima all’enorme sfera di Times Square, simbolo del nuovo anno. Eccolo di seguito.

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Ecco la trama di The Amazing Spider-Man 2:

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più importante di Spider-Man è quella che combatte dentro di sé: la lotta tra gli impegni quotidiani di Peter Parker, e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, Peter Parker si ritrova a dover affrontare un conflitto molto più grande.

E’ bello essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è niente di più emozionante che oscillare tra i grattacieli, sapere di essere un eroe, e passare del tempo con Gwen (Emma Stone). Ma essere Spider-Man però ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere il suo concittadini newyorchesi dai malvagi che minacciano la città. Con la comparsa di Electro (Jamie Foxx), Peter deve affrontare un nemico molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn (Dane DeHaan), Peter si rende conto che tutti i suoi avversarsi hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Fonte: ComingSoon.net

Il Pianeta delle Scimmie Revolution nuova foto con Andy Serkis

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Il Pianeta delle Scimmie Revolution nuova foto con Andy Serkis

Ecco Andy Serkis, pioniere della mocap, alle prese con le riprese de Il Pianeta delle Scimmie Revolution, in cui riprende il ruolo del gorilla Cesare. Ecco l’attore sul set:

Questa la trama del film Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie: La crescente nazione delle scimmie guidata da Caesar è minacciata da una banda di umani sopravvissuti al devastante virus diffuso dieci anni prima. Raggiunta una fragile pace, essa sarà molto breve, ed entrambe le parti si troveranno sull’orlo di una guerra che deciderà quale sarà la specie dominante sulla Terra.

Andy Serkis ritorna nel ruolo di Caesar. Faranno parte del cast di Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie anche Jason Clarke (Zero Dark ThirtyPublic EnemiesThe Great Gatsby), Gary Oldman (The Dark Knight RisesThe Harry Potter film series), Keri Russell (The AmericansMission Impossible III), Toby Kebbell (The Prince of PersiaWrath of the TitansRock N Rolla), Kodi Smit-McPhee (Let Me InParaNorman), Enrique Murciano (TrafficBlack Hawk Down), Kirk Acevedo (The Thin Red Line) e Judy Greer (The DescendantsThree Kings13 Going on 30). Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie arriverà al cinema in Italia il 30 Luglio.

Fonte: Empire

Captain America The Winter Soldier quattro nuove foto

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Dopo aver dedicato una copertina all’eroe patriottico per eccellenza, Empire on line pubblica quatro nuove immagini di Captain America: The Winter Soldier. Nelle immagini vediamo tutti, o quasi, i personaggi fondamentale di questa seconda avventura in solitaria di Steve Rogers: ci sono Nick Fury e Alexander Pierce, Natasha Romanoff e Steve stesso e infine, il Soldato d’Inverno.

Ecco le immagini:

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Captain America: The Winter Soldier comprende nel cast già attori del calibro di Frank GrilloScarlett JohanssonEmily VanCamp e Toby Jones. Anthony Joe Russo dirigeranno la pellicola, la cui uscita statunitense è fissata per  il 4 Aprile 2014. Le riprese sono iniziate a Cleveland.

La storia si legerà alla fine di The Avengers, continuando a seguire il Captain America impegnato con Nick Fury e la S.H.I.E.L.D e alle prese con la modernità. Al momento l’uscita del film è prevista per il 4 aprile del 2014. Vi ricordiamo che tutte le news sul film sono reperibili nel nostro speciale: Captain America: il soldato d’inverno. Tutte le info utili nella nostra scheda: Captain America: The Winter Soldier.

Fonte: Empire

Box Office ITA del 30 dicembre 2013

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Frozen Il regno di ghiaccioIncassi in crescita al box office italiano nell’ultimo weekend del 2013, con Frozen che rimane in testa, seguito dai film italiani natalizi.

Il weekend post-natalizio è il periodo più florido dell’anno per il botteghino italiano, quando anche gli italiani che non frequentano abitualmente le sale optano per un film al cinema. Così il box office beneficia di un aumento degli incassi e del numero di spettatori paganti, a vantaggio soprattutto delle pellicole che si scontrano per trionfare come incasso maggiore delle feste.

Per la seconda settimana consecutiva, Frozen – Il Regno di Ghiaccio rimane in testa alla classifica incassando ben 6,1 milioni di euro negli ultimi quattro giorni con una media impressionante di oltre novemila euro per sala. Il cartoon Disney è la vera sorpresa delle feste, in grado di superare già il totale di 10,3 milioni.

Impennata anche per Colpi di fortuna, che sale in seconda posizione con 4,2 milioni incassati alla seconda settimana, giungendo a quota 8,4 milioni.

Le due pellicole italiane direttamente concorrenti al film di Neri Parenti ottengono un incremento analogo: Indovina chi viene a Natale? raccoglie 3,2 milioni e arriva a 5,7 milioni complessivi, mentre Un fantastico via vai giunge a 7,1 milioni totali con i 2.667.000 euro incassati alla sua terza settimana di programmazione.

Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug scende al quinto posto con altri 2.644.000 euro, per un totale di 10,6 milioni ottenuti anche grazie al 3D.

I sogni segreti di Walter Mitty rimane stabile in sesta posizione, arrivando a 3,5 milioni totali con 1,9 milioni raccolti negli ultimi quattro giorni.

Philomena conferma il settimo posto incassando 1,6 milioni alla sua seconda settimana di sfruttamento. Giunta a 2,5 milioni complessivi, la pellicola con Judi Dench ha ottenuto in questo weekend una media straordinaria di 7500 euro per sala.

L’unica new entry a entrare nella top10 è Piovono Polpette 2, che si piazza in ottava posizione con 1,3 milioni incassati in quasi 450 copie.

Chiudono la top10 Blue Jasmine (426.000 euro) e La mafia uccide solo d’estate (315.000 euro), giunti rispettivamente a 3,4 milioni e 3,3 milioni.

Box Office Usa del 30 Dicembre 2013

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Box Office Usa del 30 Dicembre 2013

Lo-Hobbit-La-desolazione-di-Smaug box office usaAnche per la settimana di Natale, cambiano poche cose in vetta al box office nordamericano di questa settimana, dove domina ancora una volta Lo Hobbit: the desolation of Smaug, che incassa quasi 30 milioni di dollari, arrivando ad un totale di 190. Segue in seconda posizione Frozen adatto al periodo festivo, che incassa 28 milioni di dollari portando il suo totale a 248. Segue in terza posizione Anchorman 2, che incassa 20 milioni di dollari per un totale di 84, mentre il quarto posto è occupato da American Hustle, con ben 60 milioni di dollari raccimolati nella prima settimana di uscita. Segue in quinta posizione un altro film molto atteso: The Wolf of Wall Street, di nuovo Leonardo Di Caprio con Martin Scorsese e con Jonah Hill come supporto. Il film incassa 34 milioni di dollari.  Il sesto posto è occupato da una storia scritta per ricordare quanto bisogna fare e insistere per portare a compimento le proprie idee: Saving Mr Banks narra dell’incontro/scontro di Walt Disney, qui impersonato da Tom Hanks con l’autrice di Mary Poppins. Il film è stato realizzato per il cinquantenario dell’uscita del classico film della Disney. La pellicola, fuori in sala da 3 settimane, ha incassato 14 milioni di dollari questa settimana per un totale di 38. Il settimo posto è occupato da  The secret life of Walter Mitty, remake di un film del 1947 con Danny Kaye, interpretato e diretto da Ben Stiller. Il film incassa 25 milioni di dollari. In ottava posizione scende lentamente Hunger games: catching fire, con un incasso settimanale di 10 milioni di dollari per un totale di 391. Il nono posto è invece occupato da un altro remake o comunque una nuova edizione di una storia classica giapponese: 47 Ronin, che incassa 10 milioni di dollari questa settimana, per un totale di 20. Chiude la classifica a Madea Christmas, giunto alla terza settimana di classifica con un incasso di 7 milioni questa settimana per un totale di quasi 44.

La prossima settimana uscirà La migliore offerta e una nuova sperimentazione di James Franco: Interior. Leather Bar.

I film più attesi del 2014

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film 2014Dopo un anno pieno di cinema e di super poteri, il 2014 si preannuncia altrettanto ricco di uomini volanti e geneticamente modificati, ma anche di lucertoloni, uomini d’azione, mutanti, robot giganti e uomini meccanici. Stiamo ovviamente parlando dei titoli più attesi di quest’anno che sta per cominciare, un anno che vedrà nel film della Fase 2 Marvel i suoi momenti più caldi. Dopo Thor the Dark World e Iron Man 3, che hanno riportato i Marvel Studio al cinema dopo il primo riepilogo (costituito naturalmente da The Avengers), arriverà in questo 2014 Captain America The Winter Soldier. Qui infatti ritroveremo Steve Rogers/Capitan America/Chris Evans alle prese con il Soldato d’Inverno, insieme a Natasha Romanoff/Vedova Nera/Scarlett Johansson. Insieme a Cap arriverà anche i Guardiani della Galassia, verso la fine del 2014 però, film di cui abbiamo avuto un assaggio dopo i titoli di coda di Thor the Dark World e che ci porterà in un mondo sconosciuto con tanti personaggi inediti per il grande schermo.

Ma con i supereroi non abbiamo finito qui, perchè dalla Sony e dalla Fox si scalpita: il 2014 sarà anche l’anno del secondo adattamento di dedicato a l’uomo ragno firmato Marc Webb, The Amazing Spider-Man 2 Il potere di Electro, e del ritorno di Bryan Singer che avrà di nuovo (finalmente) a che fare con i mutanti, in X-Men Days of Future Past. Entrambi i film, attesissimi dal pubblico, portano sullo schermo personaggi della Marvel i cui diritti di sfruttamento cinematografico rimangono però in mano ad altre case di produzione.

Dai fumetti in senso stretto passiamo alle graphic novel e vi ricordiamo che il 2014 è anche l’anno del ritorno di Sin City, nel secondo film basato sull’opera di Frank Miller: A Dame to Kill for, e di 300, che riporta la storia greca riveduta e corretta al cinema, con 300 l’Alba di un Impero. Rimaniamo sempre nell’ambito delle opere cinematografiche tratte dalla carta e accenniamo a Capitan Harlock 3D, che uscirà il primo gennaio per inaugurare l’anno all’insegna del cinema per nerd nostalgici. E proprio di nostalgia si può parlare citando due attesi remake che vedranno la loro uscita nei prossimi 12 mesi; si tratta di RoboCop e Godzilla, entrambi film cult di generazioni passate che ritornano in nuove vesti per cercare di stregare anche i nuovi spettatori.

Nell’ambito dei blockbuster non si può non citare Transformers Age of Extinction, quarto film che ha per protagonisti i robottoni trasformabili della Hasbro e, tra 12 mesi o poco meno, il terzo e conclusivo caitolo de Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno, che completerà (?) i viaggi di Peter Jackson nella Terra di Mezzo. In questa categoria inseriamo anche The Lego Movie, un film che promette di essere una vera e propria esperienza esilarante, come non se ne sono mai viste in precedenza.

Ma il 2014 non è solo l’anno dei blockbuster, e in attesa di annunci e nuovi titoli per cui varrà sicuramente la pena di andare al cinema, vi citiamo altri tre film che hanno catturato la nostra fantasia e che sono molto attesi dai fan: American Hustle, di David O. Russell, che uscirà proprio il giorno di Capodanno; The Counselor – il procuratore, che segna il ritorno di Ridley Scott al cinema con un cast di attori da sogno; e A proposito di Davis, dei fratelli Coen, altro film già visto all’estero che non vediamo l’ora di accogliere nei nostri cinema.

Questo 2014 si preannuncia un anno non particolarmente interessante, con le dovute eccezioni, e con un sacco di riproposizioni e di remake e sequel, un anno rassicurante per certi versi, che ci inviterà al cinema usando come esca il nostro affetto verso storie e personaggi che già conosciamo. Sarà un’esca abbastanza appetitosa?

Exodus prima foto con Christian Bale dal film di Ridley Scott

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Exodus prima foto con Christian Bale dal film di Ridley Scott

Ecco la prima foto ufficiale di Exodus, prossimo progetto colossale di Ridley Scott che vedrà protagonista Christian Bale (nella foto) negli inediti panni di Mosè. In piena tradizione hollywoodiana infatti, mentre il regista Darren Aronofsky si sta dedicando alle rifiniture del suo film su Noè (Russel Crowe) e sull’episodio biblico del Diluvio Universale, Scott si dedica a colui che nella tradizione ebraica ha restituito la libertà al popolo eletto dalla schiavitù d’Egitto.

Vediamo di seguito la foto del film che raffigura Bale/Mosè durante la costruzione di un edificio faraonico:

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Come da tradizione, quando il faraone ordina di uccidere ogni primo nato del popolo ebraico, la madre di Mosè lo affida alle acque del Nilo, al sicuro in una cesta. Qui il bimbo viene ritrovato dalla figlia del Faraone che lo alleva come suo insieme al figlio stesso del Faraone, quello che diventerà Rhamses II. Cresciuti i due sono amici, ma la scoperta da parte di Mosè delle sue vere origini farà cambiare completamente i loro rapporti e il loro futuro. La storia, celebre nella Bibbia, è stata portata sul grande schermo con immenso successo nel 1956 da Cecil B. De Mille, I Dieci Comandamenti, con protagonista Charlton Heston nei panni di Mosè.

Exodus diretto da Ridley Scott su sceneggiatura di Bill Collage, Adam Cooper e Steven Zaillian vede nel cast Christian Bale, Ben Kingsley, Joel Edgerton, John Turturro, Sigourney Weaver, Indira Varma e Aaron Paul. Il film uscirà il 5 dicembre del 2014 nel Regno Unito.

Fonte: Empire

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Erano i primi anni ’90 quando Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e un’altra manciata di registi danesi formularono le basi per la famosa scuola Dogma 95: cinema verità, ad ogni costo, cercando assolutamente di eliminare dalle pellicole ogni scena superflua tipo quelle di violenza estetizzanti, e per questo, la damnatio memoriae dei generi.

Questa sembrava la tendenza dominante del cinema scandinavo, un cinema da sempre attento alla psicologia dei suoi personaggi e al peso delle parole, ma soprattutto dei silenzi, dei “non detti” carichi di significato, dai tempi di Sjostrom passando per il maestro Bergman. Poi, tutto cambiò improvvisamente.

A portare una vera e propria rivoluzione cinefila (e cinematografica) fu un allora ventenne cresciuto tra l’Europa e l’America, New York precisamente: un figlio del mondo pronto a riscrivere le regole del genere (e dei generi) con la sua visione estetizzante, feticistica, quasi pornografica della violenza e delle immagini.

Stiamo parlando di Nicolas Winding Refn, classe 1970, vero e proprio enfant prodige che nel 1996 scrive e dirige il suo primo film facendo breccia nel mondo della celluloide: Pusher è la storia (scandita in base ai giorni della settimana) della “tranquilla” routine di un piccolo spacciatore di Copenaghen, Frank, che crede di potersi arricchire facilmente ed in poco tempo comprando dell’eroina dal terribile trafficante serbo Milo.

Film cupo, al limite del realismo (ben lontano quindi dalla violenza estetizzante e coreografica di Drive e Solo Dio Perdona Only God Forgives) Refn racconta con sguardo fisso e sadico uno spaccato di vita borderline mostrando un interesse non trascurabile per le cronache del “sottobosco” danese e per i personaggi che si muovono al suo interno, piccoli spacciatori, poliziotti, pericolosi boss, prostitute e debitori, un grande circo pulp dove la forza sta proprio nell’impatto visivo, nella capacità di raccontare una storia con economia di mezzi ma regalando un grande impatto visivo.

Alcune sequenze, poi, sono un saggio di cinema: la scena della tortura di un debitore dello spacciatore (ripreso tutto con la camera a mano in un lungo piano sequenza intriso di luci ed ombre espressionistiche) hanno mostrato la qualità registica- e il talento- di questo giovanissimo cineasta.

La sua seconda regia arriva a distanza di pochi anni, nel 1999, quando dirige Bleeder, cronaca di due tristi storie d’amore legate tra loro da esili fili narrativi. Si raccontano, infatti, le vicende di due coppie: Louise e Leo, dove entrambi sono insoddisfatti delle proprie vite ma la scoperta di aspettare un figlio getta lui nel caos spingendolo fino alla violenza cieca e incorrendo nell’inevitabile vendetta del fratello della moglie; l’altra, invece, è la coppia costituita dal commesso di una videoteca, Lenny, timidissimo ed introverso, e dalla cameriera Lea. Il personaggio di Lenny rappresenta un omaggio cinefilo di Nicolas Winding Refn al cinema in generale ma, soprattutto, al cinema che ama, consacrandolo grazie ad una lunga sequenza tra le file degli scaffali ingombri di dvd; un sentito omaggio meta cinematografico al credo di una vita, alle fonti- e ai maestri- che hanno spinto Refn a seguire questa strada. Se in Pusher era la vita dei bassifondi di Copenaghen ad essere raccontata, qui sono storie “di ordinaria follia” ambientate in una periferia degradata, dove la violenza e la tenerezza sono strettamente connesse tra loro, dove l’amore e la morte (Eros e Thanatos) sono due facce della stessa medaglia.

Il primo approccio di “conquista” del mercato americano da parte di Refn risale al 2003, quando firma la regia del surreale Fear X: “surreale” nel senso propriamente “surrealista” del termine, poiché confeziona una pellicola dal gusto lynchiano sospesa tra luoghi e non luoghi, situazioni oniriche e dinamiche che inscenano il processo paranoico critico tipico del sogno.

Harry (interpretato da un magistrale John Turturro) è il guardiano di un centro commerciale ossessionato dalla morte tragica della moglie. Vittima dei suoi rimorsi, continua a visionare incessantemente le registrazioni di sorveglianza del negozio dove è stata uccisa alla continua ricerca del suo assassino. E proprio questo desiderio di vendetta lo condurrà in un viaggio spaventoso e terrificante al confine della realtà.

Refn mette in scena tutto il suo “onirismo” visivo, la maestria tecnica, la perizia fotografica confezionando un prodotto pregevole che rielabora temi e atmosfere tipiche dei film di Lynch senza cadere però nella copia conferme, nella sbiadita imitazione dell’originale. Il cineasta danese riesce a “dare corpo” alle ombre inquietanti del suo protagonista, ma il pubblico non lo premia comunque: il film è un flop al botteghino e, per risollevare la sua “drammatica” situazione finanziaria, accetta di girare un episodio della serie tv inglese incentrata sull’improvvisata detective Miss Marple.

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Solo otto anni dopo l’uscita del primo elemento di una futura trilogia, quindi nel 2004, Refn aggiunge finalmente un altro tassello a questo ambizioso progetto: Pusher II- Sangue sulle mie mani si concentra stavolta su un altro personaggio comprimario del primo film, l’inquietante Tonny (interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen, vero feticcio nelle mani di Refn) il quale, uscito di prigione, ritorna prepotentemente alla propria vita, ma non è così semplice: nessuno lo rispetta ed è oggetto di scherno da parte di tutti, dai suoi scagnozzi a suo padre (pericoloso boss di Copenaghen con il quale ha contratto un ingente debito) fino alla scoperta spiazzante di una paternità inaspettata e casuale grazie ad una prostituta.

Questo seguito, realizzato con fondi economici più sostanziosi rispetto al primo capitolo, va oltre le classificazioni strette e categoriche del “film di genere”: oltre il gangster movie, in realtà mette in scena dinamiche drammatiche, problemi esistenziali e dilemmi etici sullo sfondo di un mondo lurido, sordido e lercio come quello della Copenaghen dei bassifondi malavitosi, una sorta di “girone dantesco” dove i protagonisti si agitano simili ad anime dannate senza tregua né speranza. Per realizzare quest’opera Refn attinge a tutto il suo universo cinefilo, quello che ha sempre amato, rielaborandolo personalmente alla luce di una sua personale poetica delle emozioni.

Finalmente dobbiamo arrivare al 2005 per vedere completata la trilogia di Pusher: con il terzo capitolo, intitolato L’angelo della morte, Refn concentra il suo occhio indagatore sul temibile personaggio del boss serbo Milo, regalandoci un film intriso di violenza, malessere e angoscia: una definitiva discesa negli inferi, fino al girone più in basso piuttosto che una redenzione, dove il malessere psicologico della vita familiare del boss (la festa della figlia) si riflette nella furia iraconda della sua logica criminale (il conflitto con le altre gang nascenti). Nell’universo creato da Refn e dominato da “l’etica dei ladri” non valgono più logiche di vittima e carnefice: tutti sono colpevoli, nessuno è innocente. La violenza domina e regola un mondo a sua volta amministrato da leggi arcaiche e recondite, un universo infernale e dantesco che scandaglia, sempre più a fondo, le ombre e i drammi chiaroscurali dell’animo umano.

La trilogia di Pusher getta uno sguardo decisamente post-moderno, innovativo, sul genere lontano dal sarcasmo e dall’ironia nera delle opere pulp tarantiniane rispolverando, anzi, una tradizione ben più antica che vede in William Shakespeare  u illustre predecessore, con le sue storie “nere” a base di drammi umani, psicologici e storici capaci, però, di sorprendere con inaspettati quanto necessari picchi di inevitabile violenza visiva.

bronsonDopo la prima trilogia, dal sapore shakespeariano, legata a temi quali la famiglia, la paternità, il potere, l’ascesa e la caduta, Nicolas Winding Refn si prepara ad affrontare alle soglie del 2009 una nuova impresa, stavolta concentrandosi su una nuova figura in particolare, eredità di un universo cinefilo più vicino al western ma anche al noir: l’eroe taciturno, schivo, dalla morale ambigua, un personaggio solitario simile ai tanti incarnati da Clint Eastwood nella “trilogia del dollaro” firmata Leone: protagonisti laconici costretti dagli eventi ad agire per cambiare i loro destini, mentre su di loro aleggia un clima di morte e vendetta.

Ma prima di calarsi in questa nuova avventura, Refn realizza una piccola perla che è Bronson (2008) un presunto biopic sul criminale inglese Michael Peterson, detto Charles Bronson per gli “amici”, il più celebre detenuto inglese della storia condannato prima a sette anni per rapina, divenuti in seguito trentaquattro di cui trenta scontati in isolamento, fino alla condanna definitiva all’ergastolo. Un biopic sui generis perché sfugge ad ogni intento morale o di denuncia: l’interesse di Refn non è quello di mostrare al mondo le condizioni delle carceri né tantomeno raccontare la storia- con rassicurante morale- di un uomo che si è perso lungo la via della perdizione: Bronson è un attore, un istrione egocentrico conciato come un clown grottesco, una maschera inquietante che racconta ad un pubblico incredulo la propria storia di “ordinaria follia”, attraverso una lucida ironia e con una parlantina logorroica inarrestabile con la quale ci trascina nel suo mondo come un attore consumato sul palcoscenico, dove però stavolta le luci della ribalta sono quelle della prigione e la violenza l’unica forma possibile di comunicazione e di scambio.

Nel 2009 Refn mette nuovamente le mani su un suo progetto ben lontano dal concetto di “film su commissione” e regala ad una platea di cinefili appassionati Valhalla Rising-Regno di Sangue, un film criptico ed oscuro, per molti ancora un’incognita indecifrabile, per alcuni un puro esempio di “cinefilia autoreferenziale” da parte del regista danese, sicuramente un’operazione coraggiosa e rischiosa. Refn accentua il suo linguaggio estetizzante, la violenza trasuda da ogni inquadratura e le parole si riducono sempre di più lasciando spazio a teutonici silenzi. Il risultato? Quasi un incontro tra Bergman ed Herzog (sotto mescalina, come hanno commentato alcuni); i simbolismi sono innumerevoli e coglierli tutti diventa una sfida; l’aspetto religioso sembra essere il motivo dominante (come si deduce anche dai titoli scelti per suddividere la pellicola in capitoli, à-la-Tarantino): rappresentare lo scontro tra il culto pagano degli antenati nord europei e il cristianesimo eccessivo e dogmatico, velato di fanatismo, dei crociati. Il protagonista, One Eye, eroe muto ma dalle straordinarie facoltà (forse rappresenta Odino stesso, capo degli Dei da un occhio solo che tutto vede) scampa a una condizione di schiavitù per imbarcarsi insieme ad un gruppo di crociati alla ricerca della terra santa. Ma ciò che troveranno, dopo aver attraversato una sorta di limbo infernale avvolto nella nebbia aleggiante intorno alle acque dello Stige, sarà una terra ricoperta da una natura ostile pronta a sopraffarli, o saranno loro stessi a sopraffarsi da soli perché incapaci di conservare un rapporto autentico con le radici, con un mondo primordiale?

La pellicola, anche se complessa e non riuscita al 100%, getta comunque uno sguardo epico su una mitologia lontana e arcaica, avvolta da un sapore mitico e da una paura ancestrale ed indecifrabile.

Nel 2011, alle soglie dei quaranta anni, riprende il suo lavoro sulla trilogia ideale degli eroi silenziosi e ci regala il suo capolavoro, un ottimo compromesso commerciale aurorale con un film “su commissione” che non ha amato dall’inizio, ma che gli ha donato la fama internazionale e un’ampia porzione di pubblico: rielaborando insieme allo sceneggiatore Hossein Amini e ad altri la trama di un romanzo noir di James Sallis realizza Drive, un film atipico, un concentrato shakerato della sua poetica estetica e cinefila, un western metropolitano che riscrive le regole del genere noir ed attinge a piene mani dall’estetica retrò anni ’80 (soprattutto a livello musicale, con eccezionali esempi di synth-pop) e dai film cult di genere anni ’70 come il famoso Drive di Walter Hill o l’angeriano Scorpion Rising. Il film ottiene la Palma d’Oro al 64esimo Festival di Cannes per la miglior regia, con tanto di “benedizione” da parte di Robert – Taxy Driver – DeNiro e la definitiva consacrazione per Nicolas Winding Refn dopo una ventennale carriera.

La storia è quella di uno stuntman part-time, dal passato misterioso e senza nome (interpretato da uno straordinario Ryan Gosling che riduce al minimo i movimenti facciali come un perfetto giocatore di poker, regalandoci una performance e un’ottima prova d’attore) che arrotonda i propri guadagni lavorando nell’officina del suo mentore Shannon, ex stuntman ora invalido, e facendo l’autista per colpi, rapine e furti d’ogni genere. Freddo, controllato e impassibile non vuole sapere niente: lui guida e basta (come dichiara all’inizio del film). Ma le cose si complicano quando si innamora della sua vicina di casa, Irene, giovane madre con un marito in carcere che si ritrova coinvolto in un brutto giro e Driver, pur di difenderla, mette a repentaglio tutto sé stesso.

I primi minuti sono un vero e proprio saggio di cinema: Refn riprende un adrenalinico inseguimento in auto ma dall’interno dell’auto stessa (cosa mai fatta prima) creando un climax di tensione e azione mai visti prima. I titoli di testa flou (in fucsia), la colonna sonora ricercata ma retrò (la bellissima “Real Hero” e lo score di Cliff Martinez), l’estetica noir ricercata che immortala una LA dal sapore lynchiano e un protagonista da antologia che rimane sempre con lo stesso giubbotto argentato con scorpione dall’inizio alla fine del film, creano un gioiello della moderna cinematografia riscrivendo le regole di un genere e creando una nuova mitologia, con al centro un anti-eroe metropolitano, un “cavaliere elettrico” romantico ma pronto ad abbandonarsi a repentini quanto incontenibili scatti d’ira, un personaggio dotato di una morale ambigua contrassegnata da luci ed ombre (come la scena dell’ascensore ben esplicita).

Cavalcando l’onda del successo di Drive (un successo quasi “non voluto” da Refn) il regista, finalmente balzato agli onori della cronaca, si è potuto dedicare al suo ultimo progetto, un’idea più in linea con la sua “poetica visionaria” e cinematografica, un lavoro che apre uno scenario sulle prossime opere che realizzerà in futuro (tipo un remake di Barbarella o un adattamento di una serie a fumetti firmata Moebius- Jodorowski): un film dal carattere orientaleggiante, un altro western in salsa muai-thai, Solo Dio Perdona Only God Forgives, un’altra storia dal carattere epico e incalzante, un’altra discesa negli inferi senza redenzione ma con un tocco più personale e surreale, cedendo a quell’iperrealismo violento e visivo degno del miglior Alejandro Jodorowski (a cui è dedicato il film); anche in questa pellicola ritroviamo Ryan Gosling litico protagonista laconico dall’espressione fissa e dallo sguardo perso che si cala nei panni di Julian, un ragazzo americano trasferitosi a Bangkok per gestire un losco traffico di stupefacenti che fanno capo alla terribile madre interpretata da una camaleontica Kristin Scott Thomas; qui nella città asiatica gestisce un club di thai boxe insieme al fratello Billy, pervertito ben avviato sulla strada per l’inferno, che commette un delitto orribile: uccide e sevizia una prostituta minorenne, scatenando la terribile vendetta del padre, e proprio in questo contesto entra in scena- forse- il vero protagonista del film, un poliziotto (interpretato dalla scoperta thailandese Vithaya Pansringarm) super-partes in grado di giudicare le colpe di tutti, in grado di perdonare o vendicare… un terribile Deus-ex Machina che tutto vede e tutto sa.

only god forgives posterNato dopo un periodo di riflessione esistenziale e di rabbia nei confronti di Dio stesso (Refn dixit, NdA) il film alterna solito montaggio frammentato e caotico, le analessi e le prolessi temporali ad una fotografia mozzafiato quasi esclusivamente notturna (com’era già accaduto in Drive, del resto) e colonna sonora epica che evoca le atmosfere degli spaghetti western di Sergio Leone e dialoghi stringati e lapidari, come se il solito Bergman incontrasse stavolta John Woo.

La vendetta aleggia sulle teste dei protagonisti al quale non si può scappare, come una sorta di debito inestinguibile; a Dio è lasciato il perdono, agli uomini solo la vendetta che passa attraverso la violenza.

E stranamente, proprio il concetto di “violenza” attraversa l’opera di Nicolas Winding Refn: si definisce un “pornografo” perché nei suoi film ama rappresentare tutto senza sconti, senza censure, non nascondendo un piacere latente e sadico nell’assistere a scatti di rabbia cieca ben lontani dalla sua natura nella vita di tutti i giorni; e proprio per questo si definisce pure un feticista, uno a cui piace vedere integralmente ciò che in realtà non farebbe mai, traendone piacere.

E forse è proprio per questo che oltre vent’anni fa fu definito un enfant prodige venuto dal nord e che oggi, invece, è uno dei registi più promettenti, innovativi ed originali del nuovo millennio.

David O. Russell a lezione a La Sapienza di Roma

david o. russell a romaDavid O. Russell, in occasione della promozione del suo ultimo film, American Hustle L’apparenza inganna, approda nella facoltà di lettere dell’Università di Roma, ‘La Sapienza’ per una chiacchierata sul suo cinema e una lezione un po’ diversa da quelle a cui gli studenti universitari sono abituati.

Nell’aula, insieme al professore di Storia e Critica del Cinema Maurizio De Benedictis (che ha reso possibile l’incontro)  e Piera Detassis (direttrice della rivista di cinema Ciak), O. Russell porta con sé la sua esperienza nel cinema, trasferendola ai suoi uditori con estrema semplicità.

Dopo la presentazione del professor De Benedictis, che ha introdotto agli studenti l’autore, facendo una carrellata della sua filmografia e soffermandosi sull’innovazione che il regista ha saputo apportare alla nuova commedia americana, parte l’intervista, moderata dalla Detassis.

Piera Detassis: Ho letto in un’intervista che preferisci definirti autore piuttosto che regista. Cosa significa questo rispetto al cinema americano?

David O. Russel: Penso che ci siano molti differenti tipi di autore. Sergio Leone è un autore, Michael Bay è un altro tipo di autore..il tipo a cui potrei corrispondere o  che vorrei essere è quello a cui piace raccontare storie che siano basate essenzialmente sui personaggi. Io faccio film principalmente sulle persone, che spesso sono divertenti e assurde, ma anche e soprattutto vere.  Anche in The Fighter non ho fatto un film sulla boxe, o comunque, non lo definisco tale. Si tratta più di un film sul personaggio e sulla sua famiglia. Riguardo a Il lato positivo, poi, è un film per me molto personale perché ho un figlio che ha il disturbo della personalità bipolare, e, sebbene sia vero che è un film tratto da un romanzo, mi sento molto coinvolto. Anche il mio ultimo film ha dei personaggi che non rientrano in determinate, specifiche categorie ed è proprio questa la cosa affascinante riguardo loro.

PD: Parliamo di attori e star. Tu sei un autore che ama lavorare con le star, mentre certi autori sono un po’ diffidenti. Come riesci a gestirli sul set?

DR
: Io trovo  che le star siano elettrizzanti, trovo i film elettrizanti. Per me è una cosa bella quando le star dei film fanno i miei film. Sono fortunato a essere socio di uno studio che mi permette di fare film  con queste star, perché la loro stessa presenza mi permette di poter correre più rischi perché sono comunque una certezza per il ritorno economico del film. Con loro posso rischiare di fare cose nuove e posso divertirmi a farle perché il bello è proprio vederli alle prese con qualcosa che nessuno ha mai fatto fare loro.

PD: Sarebbe possibile senza le star fare questo tipo di cinema, il suo, a Hollywood?

DR: Sarebbe molto più difficile. Come ho detto, rispetto tutti i tipi di registi, ma credo che non potrei fare questo genere di film senza di loro (le star). Ovviamente ho iniziato senza avere queste possibilità, e ci ho messo comunque grande passione.. però per il tipo di cinema che faccio, senza di loro sarebbe tutto più ridimensionato, e sicuramente meno gente andrebbe a vedere il film. Soprattutto oggi, con la facilità di reperire film su internet, credo che l’andare al cinema debba essere un’esperienza speciale. E’ un po’ come cercare di attirare le persone sotto il “tendone”. Ed è questo che fai con gli attori a cui fai fare cose a cui il pubblico non è abituato.

PD: I tuoi personaggi femminili sono i più interessanti, i meno banali del cinema americano. Sei cosciente del fatto che stai costruendo e glorificando una nuova donna, fuori dagli schemi?!

DR: Assolutamente sì. In questa nuova fase del mio cinema sono arrivato a rendermi conto che le donne sono delle vere e proprie armi nel cinema e sono anche molto sottovalutate. In The fighter le figure femminili sono anche molto più influenti dei due fratelli. Ne Il lato positivo, il personaggio di Jennifer Lawreence, è molto interessante. Penso che le donne siano, per certi aspetti, molto più intelligenti., molto più forti degli uomini. Quindi mi piace mostrare tutte le loro sfumature, la loro sensualità, la loro forza, la loro capacità manipolatrice.

PD:  E’ vera la leggenda che fa molto improvvisare gli attori sul set?

DR: No, non c’è improvvisazione. Le sceneggiature sono molto precise a livello di inquadrature e dialoghi. Se cambiamo qualcosa, lo facciamo insieme, magari solo un piccolo dettaglio. Quello che per me è importante è la percezione di aver catturato qualcosa di vivo, una realtà. Detesto la pretenziosità, il “far finta che”, mi piace che le cose siano reali. Non utilizzo mai luci artificiali sul set, in modo che se entri nella stanza non ti sembra di essere su un set. Io sono sempre presente nella stanza, con gli attori. Non vado mai al monitor, sono sempre vicino la macchina da presa, perché ho bisogno di sentire l’attore. Giro sempre in pellicola e non ci fermiamo mai, se anche do indicazioni, lo faccio sempre quando la pellicola continua a girare, in modo che l’attore si dimentichi di star girando..deve avere l’impressione di star facendo qualcosa di vivo. Ad esempio Robert de Niro mi ha fatto notare che aveva davvero l’impressione di stare in qualcosa di vero, mentre giravamo.

I: American Hustle: cosa ti ha convinto a portare sullo schermo lo script? Perchè hai cambiato il titolo orginale, American Bullshit?

DR: La cosa che mi ha convinto sono stati i personaggi: erano fantastici. Avevo voglia di raccontare questi personaggi sorprendenti e i guai in cui si trovano, volevo mostrare le loro varie sfumature, il tema della sopravvivenza, del reinventarsi. E riguardo il personaggio di Christian Bale, lo immaginavo non come un imbroglione, ma come una persona che aveva una curiosità verso le altre persone. Come regista volevo raccontare più dei personaggi, che degli eventi. Mi interessano i loro sentimenti, i loro amore, come vivono. Gli eventi mi servono più che altro come uno stratagemma per raccontare le persone.  Ho cambiato il titolo perché American Bullshit mi sembrava molto cinico. Non sono cinico, non amo il cinismo. Forse lo ero quando ero più giovane, ma adesso non mi interessa più. Quando i sentimenti sono veri, quando i sentimenti sono intensi e reali, allora non puoi scadere nel mieloso.

Maurizio De Benedictis: Il cinema di personaggi vuole una categoria di attori adatti a creare questi personaggi. Come mai il sistema americano riesce ad assicurare attori così bravi? Come si formano, nonostante sia comunque decaduto lo star system?

DR
: Credo che quello che accada oggi è che gli attori si rivelino. Fanno film piccoli, come ha fatto Christian Bale, e poi si dimostrano bravissimi. Christian Bale ha fatto un provino per Three Kings, ma io non lo ricordo affatto. Lui sì, perché non ebbe la parte.  Jennifer Lawrence, ha fatto Un gelido inverno ed ha mostrato al mondo quanto c’era di speciale in lei. Bradley Cooper era in un certo senso sottovalutato come attore, ma io mi sono reso conto, incontrandolo, che era una persona molto più profonda, che aveva  un’ anima e pensava come un artista. Mi piacciono gli attori che mostrano di aver fame: Amy Adams prima di The Fighter non aveva mai avuto un ruolo del genere. Molti pensavano che non ce l’avrebbe fatta, ma io  l’ho vista nei suoi occhi, quella voglia di imparare, di fare. Metterli in condizione di fare qualcosa di assolutamente nuovo e  assurdo permette anche allo spettatore di farsi prendere di più dal personaggio.

The Amazing Spider-Man 2 due nuove immagini di Electro

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The Amazing Spider-Man 2 due nuove immagini di Electro

Ecco in due nuove immagini Electro, il prossimo villain contro il quale si dovrà scontrare il nostro amichevole Spider-Man di quartiere nel prossimo film di Mark Webb The Amazing Spider-Man 2.

electro 1 electroEcco la trama di The Amazing Spider-Man 2:

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più importante di Spider-Man è quella che combatte dentro di sé: la lotta tra gli impegni quotidiani di Peter Parker, e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, Peter Parker si ritrova a dover affrontare un conflitto molto più grande.

E’ bello essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è niente di più emozionante che oscillare tra i grattacieli, sapere di essere un eroe, e passare del tempo con Gwen (Emma Stone). Ma essere Spider-Man però ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere il suo concittadini newyorchesi dai malvagi che minacciano la città. Con la comparsa di Electro (Jamie Foxx), Peter deve affrontare un nemico molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn (Dane DeHaan), Peter si rende conto che tutti i suoi avversarsi hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Di seguito la Fotogallery del film:

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Fonte: Empire

Batman vs Superman sovraffollato? Forse no

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Batmaniac prende in esame Batman vs Superman attraverso un ragionamento che punta a far riflettere sul sovraffollamento di personaggi a cui rischia di andare incontro il sequel di Man of Steel.

L’editoriale parte dall’analisi delle strategie dello studio rivale, ossia i Marvel Studios. Lo studio, prima di progettare The Avengers, ha preferito introdurre uno a uno i personaggi coinvolti con film propri, riuscendo così a scatenare la curiosità di molti fan nel vedere tutti assieme questi personaggi già conosciuti precedentemente al cinema; il risultato alla fine fu clamoroso con Avengers che diventò il terzo film ad aver incassato più tutti nella storia del cinema. Tutto questo però non significa che Dc dovrebbe agire allo stesso modo.

Ci sono stati molti altri film corali, prima di Avengers, che hanno avuto un grande successo e tra questi possiamo citare Il Signore degli Anelli (con 22 personaggi) o la saga di Danny Oceans partita con Oceans Eleven; in questi film tutti i personaggi sono ben bilanciati sullo schermo e vengono utilizzati molto bene per gli scopi della trama.

Le critiche di chi non vuole un film corale puntano sopratutto sul fatto che un personaggio dei fumetti è diverso da un personaggio di un libro e quindi dovrebbe avere, almeno inizialmente, uno spazio tutto suo. Ma tornando al sovraffollamento del film, è interessante notare come la maggior parte dei film tratti da fumetti che usciranno nel prossimo anno avranno molti più personaggi rispetto a Batman vs Superman; partendo da Captain America: The winter Soldier con 20 personaggi, passando da X-Men Giorni di un futuro passato (16) fino a The Amazing Spider-Man 2 (15) e Guardians of the Galaxy (23).

Come si può ben vedere, rispetto ai 6 confermati per Batman vs Superman, tutti i film di fumetti che usciranno saranno ben più corposi, con Guardians of the Galaxy che stabilirà addirittura un primato.

Da tutto questo è facile dedurre quale sia la risposta alla domanda: Batman vs Superman ha troppi personaggi? I fan non devono temere un flop assicurato perché, come abbiamo visto, partire con un film corale non è sempre sinonimo di insuccesso, sopratutto se il lavoro di sceneggiatura risulta essere valido nel dare i giusti spazi a ogni protagonista.

Batman vs Superman dovrebbe uscire il 17 luglio 2015 con alla regia il confermato Zack Snyder e la sceneggiatura curata dallo stesso regsita con Chris Terrio (sulla base della storia scritta da David S. Goyer). Confermatiper ora nel cast del film Henry Cavill, Ben Affleck, Amy Adams, Laurence Fishburne, Diane Lane e Gal Gadot.

Fonte: CBM

Prince of Persia Le sabbie del tempo questa sera in tv

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Prince of Persia Le sabbie del tempo questa sera in tv

prince of persia le sabbie del tempoNei territori dell’antica Persia, il piccolo Dastan è un orfano che viene sorpreso dalle guardie imperiali a rubare una mela al mercato. Presente alla scena, il re Sharaman nota con ammirazione il coraggio e l’incredibile destrezza del ragazzo, decidendo così di risparmiargli la mano e di accoglierlo a palazzo. Sedici anni dopo, Dastan viene considerato un nobile principe di Persia assieme ai due diretti discendenti del re, Tus e Garsiv, anche se le sue abitudini restano quelle di un ragazzo del popolo. Quando lo zio Nizam annuncia che nella città santa di Alamut vengono nascoste armi per i nemici della Persia, i tre principi conducono un attacco alla città e la espugnano grazie soprattutto all’intervento di Dastan.

Questa sera viaggeremo nel tempo con Dastan, interpretato da Jake Gyllenhaal, accompagnato dalla bellissima principessa Tamina, Gemma Arterton. Prince of Persia Le sabbie del tempo è, come è noto, l’adattamento cinematografico del famosissimo gioco omonimo della Ubisoft (la stessa di Assassin’s Creed) e non è un segreto che i fan accaniti del gioco si siano rivoltati a causa di questa versione per il grande schermo, tanto che adesso la Ubisoft, per portare sullo schermo il suo gioco di punta, ovvero Assassin’s, sta portando avanti una lunghissima fase di preproduzione che sembra si avvarrà del talento di Michael Fassbender e di produzioni indipendenti.

Di seguito una piccola curiosità su Prince of Persia Le sabbie del tempo, in onda su Rai Tre: quando Dastan e Tamira sono nel deserto, quest’ultima afferma che se Dastan fosse rimasto sperduto, “sarebbe stato circondato da tanti bambini che cantano “il Mondo È Mio”: si riferisce alla canzone “A Whole New World” del classico Disney “Aladdin”.

La notte del giudizio quattro nuovi nomi per il sequel

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La notte del giudizio quattro nuovi nomi per il sequel

la notte del giudizioIl sequel de La notte del giudizio uscirà nei cinema americani a fine giugno 2014 e per questo le selezioni del nuovo cast si fanno più pressanti per James DeMonaco (confermato alla regia dopo il successo del primo film) che sarà affiancato dal produttore del momento per il genere, ovvero Jason Blum.

Oggi arriva la notizia che ad affiancare il nuovo protagonista Frank Grillo ci saranno Michael K. Williams, Carmen Ejogo, Zach Gilford e Kiele Sanchez, con il primo già noto al grande pubblico per i suoi ruoli in The Wire e Boardwalk Empire. Il sequel dovrebbe avere un’ambientazione simile a quella originale ovvero una volta l’anno,per 12 ore, sono consentiti tutti i tipi di reati senza alcune ripercussione penale.

I produttori ovviamente sperano di ripetere il boom economico avuto con la pellicola precedente quando, a fronte di un costo di realizzazione di 3mln, il film riuscì a incassarne ben 90.

Fonte: THR

Kate Winslet e Josh Brolin in uno spot di Un giorno come tanti

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Kate Winslet e Josh Brolin in uno spot di Un giorno come tanti

LABOR DAYSi intitolerà da noi Un giorno come tanti, il film che sta facendo di nuovo accostare la bravissima Kate Winslet alla stagione dei premi tanto da farle già ottenere una nomination ai Golden Globe. Il film che in originale si intitola Labor Day, vede protagonista accanto alla Winslet Josh Brolin ed è diretto da Jason Reitman e basato sul romanzo omonimo di Joyce Maynard.

A completare il cast del film ci sono Tobey Maguire, Clark Gregg, James Van Der Beek e Brooke Smith.

Trama: La storia è ambientata nei primi anni ’80, durante uno degli ultimi weekend estivi. Adele, una madre divorziata è dedita allo shopping con il figlio tredicenne Henry quando incontra un uomo ferito che sanguina copiosamente e che chiede loro un passaggio. I due, contro ogni buon giudizio, glielo danno. Sono ostaggi, complici o semplicemente degli illusi? Mentre la polizia scandaglia la città da cima a fondo alla ricerca dell’evaso, madre e figlio scoprono la vera storia.

Di seguito uno spot esteso del film con protagonista Kate Winslet:

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Fonte: Yahoo!

How to be single con Drew Barrymore ha un regista?

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How to be single con Drew Barrymore ha un regista?

New Line è in trattative con il regista Christian Ditter per consegnargli la realizzazione di How to be Single, nuova commedia con protagonista Drew Barrymore. La casa di produzione si è orientata verso Ditter dopo aver visto la commedia romantica Love, Rosie con Lily Collins.

How to be single è in sviluppo dal 2008 quando New Line acquistò i diritti per trasporre sul grande schermo il romanzo di Liz Tuccillo, che narra la storia di una donna 38enne in cerca dell’amore; ma le tematiche affrontate sono svariate: dal dating online,ai pensieri per il matrimonio, la paura di una relazione seria fino all’età in cui avere il primo figlio.

Il lancio del film è previsto per il 2015, con la sceneggiatura già pronta e curata da parte di Marc Silverstein (La verità è che non gli piaci abbastanza) e Dana Fox (L’isola delle coppie).

Fonte: Variety

X-Men days of future past nuova foto dietro le quinte con il cast

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Ecco una nuova foto, in esclusiva per Empire, di X-Men days of future past in cui vediamo il regista del film Bryan Singer insieme al suo cast degli anni ’70. Infatti nella foto il regista è attorniato da Nicholas Hoult (Bestia), James McAvoy (Professor X), Micheal Fassbender (Magneto) e Hugh Jackman che, ovviamente, nel passato e nel presente, interpreta l’immortale e sempre giovane Wolverine:

X-Men days of future past nuova foto

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La trama di X-Men giorni di un futuro passato, tratta dall’omonimo fumetto del 1981, ripercorre un arco temporale ambientato in un imprecisato futuro in cui gli USA sono dominati dalla Sentinelle, mentre i mutanti vivono confinati in campi di concentramento. Kitty Pride torna indietro nel tempo e impedisce dal passato che gli eventi precipitino a tal punto da trasformare la vita dei mutanti del futuro in un inferno di reclusione.

Vi ricordiamo che nel cast sono confermatissimi Halle Berry, Peter Dinklage e . Il film è ispirato ai fumetti di Chris Claremont e John Byrne dal titolo: ”Uncanny X-Men” # 141 e 142 nel 1981. Tutte le info sul film nella nostra scheda: X-Men: giorni di un futuro passato. Tutte le news sul film invece sono nel nostro speciale: X-Men.

The Amazing Spider-Man 2 alla vigilia di Capodanno a Time Square

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The Amazing Spider-Man 2 alla vigilia di Capodanno a Time Square

Manca pochissimo alla Vigilia di Capodanno, che negli Stati Uniti verrà celebrata, tra gli altri luoghi, anche nella tradizionale Time Square, nel cuore di New York. Quest’anno, i fortunati presenti al count down in piazza potranno beneficiare dela presenza di un ospite d’onore: si tratta prprio di Spider-Man che sta organizzando la sua presenza alla festa.

Ecco alcune immagini e una sneak peek presentate dal regista di The Amazing Spider-Man 2, Marc Webb, ospite a Goodmornig America:

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/31rqwPOYwYw” frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

the amazing spider-man 2 2 the amazing spider-man 2 3Ecco la trama di The Amazing Spider-Man 2:

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più importante di Spider-Man è quella che combatte dentro di sé: la lotta tra gli impegni quotidiani di Peter Parker, e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, Peter Parker si ritrova a dover affrontare un conflitto molto più grande.

E’ bello essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è niente di più emozionante che oscillare tra i grattacieli, sapere di essere un eroe, e passare del tempo con Gwen (Emma Stone). Ma essere Spider-Man però ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere il suo concittadini newyorchesi dai malvagi che minacciano la città. Con la comparsa di Electro (Jamie Foxx), Peter deve affrontare un nemico molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn (Dane DeHaan), Peter si rende conto che tutti i suoi avversarsi hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Di seguito la Fotogallery del film:

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Fonte: CS.net

La banda del Gobbo: recensione del film di Umberto Lenzi

La banda del Gobbo è il film del 1977 diretto da Umberto Lenzi con protagonisti Tomas Milian, Isa Danieli, Pino Colizzi, Mario Piave, Sal Borgese, Solvi Stubing, Jimmy il Fenomeno

Trama: Il Gobbo Vincenzo Marazzi è il mattatore assoluto della pellicola: dopo una lunga latitanza in Corsica torna finalmente a Roma dal fratello Sergio, detto “er Monnezza”, meccanico e ladruncolo di bassa lega che ammira il fratello che vorrebbe imitare nelle imprese e nei gesti criminali. Il Gobbo cerca i suoi vecchi compari per organizzare una rapina ad un furgone portavalori; ma la sua banda lo tradisce e il bandito rischia di restare ucciso in una sparatoria. Sopravvissuto, giura vendetta: stavolta è tornato non per accontentarsi, ma per prendersi tutto, Roma intera se necessario.

Dopo che il cinema western, fino a quel momento genere molto in voga in Italia e maneggiato con cura e partecipazione, aveva ormai lanciato il suo ultimo “canto del cigno” intorno al 1975, verso la fine degli anni ’70 si assi ste ad una vera e propria invasione programmata delle sale cinematografiche da parte di un genere talmente particolare che può essere definito come la risposta italiana al noir americano: è il poliziottesco, accusato dai detrattori di essere un genere destrorso, maschilista e dai contenuti spesso simili e politicizzati, mentre in realtà esso si rivela una vera e propria fonte di successi inaspettati che portano l’industria del cinema ad una ulteriore fioritura.

Umberto Lenzi, uno dei “Guru” del genere, l’autore di tanti cult, realizza nel 1977 un film destinato ad entrare nella (mini)storia del cinema di genere: gira La Banda del Gobbo dove, grazie al talento creativo del suo attore Tomas Milian, presenta per la prima volta (in veste ufficiale) i personaggi del Gobbo e “der Monnezza”, malavitosi entrambi, uno cinico, spietato, una vera mente criminale; l’altro, un innocuo ladruncolo dal cuore d’oro, ricettatore di auto e meccanico part- time quando non aiuta il fratello al quale vorrebbe somigliare. Il personaggio del malavitoso gobbo Vincenzo Marazzi era già comparso nel precedente lavoro del regista (Roma a mano armata) dove però si chiamava Moretto ed era un piccolo e losco abitante del sottobosco romano che ostacolava le indagini dell’inflessibile “commissario di ferro” interpretato da Maurizio Merli; a cambiare non è solo il cognome, ma pure la gobba che si sposta da sinistra a destra.

La pellicola, pur non essendo tecnicamente un capolavoro e collocandosi tra quelle di minor impatto uscite in quel periodo, in realtà riscuote da subito un enorme successo al botteghino, diventando in breve tempo una pietra miliare del genere: il pubblico apprezza soprattutto la commistione tra il classico thriller “all’americana” (sulla scia di tanti immortali Heist Movie o Noir) e la commedia più diretta e spietata, evidenziata dai dialoghi dei due personaggi principali (scritti direttamente da Milian stesso) che lanciano l’attore cubano nell’Empireo delle icone pop che hanno segnato l’epoca.

Oltre alla suggestiva ambientazione nei bassifondi urbani della Roma fine anni ’70, il ritmo serrato e concitato scandito da rapine a mano armata, truffe, furti, vendette, sparatorie e inseguimenti, personaggi immortali e iconografici dotati di un sadico cinismo corrosivo, un altro valore aggiunto della pellicola è la colonna sonora composta da Franco Micalizzi, che, oltre a sottolineare alla perfezione i momenti di tensione narrativa del film, riesce pure ad usare le canzoni immortali e pop del cantautore Antonello Venditti per sottolineare l’animo fortemente romano della pellicola.

Milano Violenta recensione del film di Mario Caiano

Milano Violenta recensione del film di Mario Caiano

Milano Violenta è il film del 1976 diretto da Mario Caiano con protagonista di Claudio Cassinelli, Elio Zamuto, Silvia Dionisio, Vittorio Mezzogiorno, Massimo Mirani.

Milano Violenta, la trama

Trama: La trama parte da una rapina organizzata da Raul Montalbani, un bandito schivo, furbo, intelligente e scaltro, un tipico anti-eroe come nella migliore tradizione cinematografica anglosassone; insieme ad una serie di complici organizza una rapina nella sede della ASPEX grazie alla collaborazione di un misterioso basista della società.

Ma la polizia fa irruzione sul luogo, costringendo i banditi alla fuga: due di loro riescono a scappare con il malloppo, gli altri due sono costretti a fare degli ostaggi per poter scappare e addirittura uno di loro, fausto, muore dopo un frontale contro un tir.

Montalbani, detto “il Gatto” per la sua natura, si mette sulle tracce dei suoi ex compari per portare a termine la sua vendetta e poter recuperare così i soldi del bottino…intanto, anche la polizia indaga cercando di risolvere il caso.

Milano Violenta, il film

Analisi: Tra i tanti poliziotteschi che vengono girati in Italia alla fine degli anni ’70 troviamo anche questo Milano Violenta, prodotto nudo e crudo erede della tradizione gangsteristica e noir americana, che si presenta come una versione “riveduta e corretta”, adattata per il pubblico italiano, dell’immortale capolavoro di Sidney Lumet Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani.

Un heist movie teso, caratterizzato dalla fotografia sgranata, “sporca” e sovraesposta, curata da Pierluigi Santi e utilizzata per confezionare un buon prodotto destinato al mercato popolare, per soddisfare i gusti di un pubblico sempre in cerca di nuove emozioni visive che ricordassero da vicino le “meraviglie” dell’allora cinema americano della controcultura hollywoodiana.

L’esito è, però, altalenante: da una parte la pellicola paga il fatto di essere una “goccia in mezzo al mare”, uno dei tanti poliziotteschi realizzati all’epoca, assimilato per errore all’infinita serie dei vari Napoli Violenta, Roma Violenta, Provincia Violenta e Torino Violenta, con i quali però non ha niente da condividere; dall’altra il tentativo di Caiano di regalare una storia dal sapore “clochardesco” e goddardiano fallisce di fronte ad una serie di errori tecnici vistosi (soprattutto se osservati con lo sguardo di un moderno spettatore), ad una trama debole e fragile che si sfalda di fronte a tutti i cliché del genere disseminati nel film.

Ritmo teso, scene spettacolari, fotografia livida e azzeccata atmosfera noir, nonostante la location che con Milano ha ben poco a che fare. Fu, infatti, girato quasi interamente a Roma, come si può evincere dopo un’attenta riflessione osservando il paesaggio e notando come diverse scene siano state girate nel mattatoio di Testaccio.

Tutti questi elementi servono a conferire alla pellicola un gusto ed un’estetica più simili a quelli dei grandi classici noir americani, anche se contaminati dal nostro gusto italico e fortemente “seventies” per la contaminazione di stili e l’attenzione per l’exploitation; un forte gusto gore e tanti inseguimenti in auto tutti questi elementi insieme ad un cast forte e in stato di grazia, a partire dai protagonisti fino ai comprimari che rimangono però scolpiti nella mente per via dei personaggi memorabili che interpretano, tutti abbastanza “sporchi e cattivi”, rendono questa pellicola una piacevole eccezione o comunque un tentativo da parte di Caiano di realizzare un prodotto meno reazionario rispetto agli epigoni del periodo.

Roma a Mano armata: recensione del film di Umberto Lenzi

Roma a Mano armata è il film del 1976 di Umberto Lenzi con protagonisti Maurizio Merli, Tomas Milian, Maria Rosaria Omaggio, Arthur Kennedy, Orso Maria Guerrini.

Trama: Il commissario Tanzi si trova costretto a gestire un’ondata di dilagante violenza a Roma: dopo aver ricevuto una soffiata fa irruzione in una bisca clandestina gestita dal Marsigliese Ferrender insieme ai suoi uomini. Sul posto, però, il commissario non trova niente di illegale, ma riconosce Savelli, uno degli sgherri del marsigliese; lo pesta per farlo parlare, ma l’uomo non apre bocca e riesce a farsi rilasciare grazie al suo avvocato. Lo stesso uomo, il giorno dopo, compie una rapina e uccide un uomo: Tanzi si mette sulle tracce dell’altro complice, Moretto detto “er Gobbo”, uno dei dipendenti del mattatoio.

Roma a Mano armata, il film

Analisi: Nel 1976 è lo specialista del genere, Umberto Lenzi, a regalare l’ennesimo film poliziottesco capace di tenere incollati alle poltroncine del cinema intere generazioni di italiani, consolidando il talento del regista come interprete di questa versione pop e nostrana del più classico noir di stampo americano.

La fortuna di Lenzi si era già delineata con l’uscita al cinema del film Roma Violenta, cui fa seguito il fortunato Roma a Mano Armata, che inaugura un fiorente genere scandito da furti, rapine, violenze, atti criminali che imperversano nelle metropoli italiane, da Nord a Sud. In questo caso specifico, è la capitale ad essere devastata da questa ondata di pericolosa criminalità.

Un solo uomo può fermare tutto questo, il classico “commissario di ferro”, inflessibile e fascista (almeno secondo i detrattori), il Callaghan-dei poveri- che crede nella giustizia privata e nella forza di…un buon pugno assestato bene per far capitolare un indiziato. Del precedente Roma Violenta riprende la struttura a mosaico e il protagonista, il biondo e inflessibile Merli versione baffuta, con tanto di agghiacciante occhio ceruleo (che nella precedente pellicola si chiamava Betti, mutato poi in Tanzi).

Violenza, pulp potenziato, rapine, ricatti e violenze: questa è la formula “vincente” che ha reso questo film un cult generazionale, garantendo l’immortalità ai suoi personaggi, su tutti il Gobbo sadico, cinico e beffardo interpretato da Tomas Milian, pietra miliare del genere, che ruba tranquillamente la scena a Merli e al suo personaggio di eroe positivo, fischiato perfino in sala tanto quanto il pubblico ha dimostrato di amare ed apprezzare il Gobbo proletario del cubano Milian.

Le riprese sono state fatte interamente a Roma, in una rimessa nella zona di Monti Tiburtini ormai in disuso da anni; forse la leggendaria rivalità tra i due interpreti protagonisti contribuì al successo della pellicola e alla sua definitiva consacrazione come pietra miliare del genere. Gli inseguimenti mozzafiato e in soggettiva hanno contribuito, non poco, a riscrivere l’estetica del genere e di tutti i film che sarebbero stati girati in seguito.

Roma a Mano armata è, inoltre, un continuo gioco di rimandi tra la cronaca italiana dell’epoca, la realtà effettiva e quella fittizia di celluloide.

Il cinico l’infame il violento: recensione del film di Umberto Lenzi

Il cinico l’infame il violento è il film del 1977 diretto da Umberto Lenzi e con protagonista nel cast di Maurizio Merli, Tomas Milian, John Saxon, Renzo Palmer e Gabriella Lepori.

Il cinico l’infame il violento, la trama

Trama: A Milano una serie di furti, rapine ed estorsioni getta il panico tra la popolazione, facendo intuire il ritorno del perfido bandito Luigi Maietto, detto “Il Cinese”, appena uscito di galera. La prima cosa che vuole fare è consumare la sua vendetta, giustiziando il poliziotto che, con la sua testimonianza, lo aveva fatto condannare all’ergastolo. L’uomo in questione è l’ex commissario Leonardo Tanzi, che nel frattempo ha lasciato la polizia e si è trasferito da Roma a Milano.

Analisi

 Il western era morto, o almeno non brillava più di luce propria come negli anni della gloria (i favolosi ’60); il genere che spopolava nei cinema di tutta la penisola era il poliziottesco nudo e crudo, Cinico, Infame, Violento come il titolo dell’omonima pellicola diretta dal Guru Umberto Lenzi nel 1977.

Lenzi confeziona un prodotto stron cato dalla critica, che vede solo un mero tentativo di riunire in un’unica pellicola il terzetto per eccellenza del poliziottesco italiano anni ’70: Tomas Milian, Maurizio Merli e John Saxon. A parte rare eccezioni- tipo l’articolo scritto da Giovanna Grassi per Il Corriere della Sera in difesa del film, questo viene considerato un pasticcio di generi, popolato da attori inespressivi dalle scarse capacità e dove l’unica attrazione sembrano essere gli ettolitri di sangue versati sulla scena.

Il cinico l’infame il violento tenta proprio di mescolare i generi, proponendo agli spettatori una commistione tra commedia, poliziottesco e classico film di tensione e di rapina, rendendo effettivo il termine stesso pulp inteso come pasticcio: al suo esordio al cinema incassa ben 1.800.000.000 di lire, mostrando quindi di cogliere in pieno i gusti del pubblico medio. 

Milian è il mattatore assoluto della pellicola, Merli invece, almeno secondo Mereghetti, è assolutamente inespressivo e perde la sfida con Milian, perché pur interpretando il ruolo del “buono” di turno, viene soppiantato nei cuori degli spettatori dal bandito senza scrupoli interpretato dal cubano, una sorta di preludio al ben più noto Tony Montana (al quale darà vita- e corpo- l’immenso Al Pacino nel 1983).

Il titolo del film doveva essere un altro, il più scontato Insieme per una grande rapina, lontano dal sapore epico della trilogia di Sergio Leone: con questo titolo fu comunque distribuito in sala il trailer della pellicola. La pellicola fu interamente girata a Roma (nonostante la prima parte ambientata a Milano), e come nel precedente Roma a mano armata Merli e Milian non si incontrarono mai, nemmeno sul finale, dove la scena della morte del Cinese fu girata con una controfigura.

Gli incidenti e i litigi erano all’ordine del giorno: una volta Merli si ferì con la propria pistola durante una scena; in un’altra circostanza Merli litigò con l’attrice Gabriella Giorgelli e con Lenzi stesso per via della stessa pistola; la discussione si fece talmente accesa che Merli tentò di sferrare un calcio alla Giorgelli, che fu “salvata” da una parrucchiera intervenuta per difenderla; non fu però altrettanto fortunata quando, in un’altra sequenza, dovevano versare in faccia al suo personaggio del vetriolo, sostituito nella realtà con un liquido che doveva solo provocare del fumo, ma che in realtà le bruciò davvero la pelle.

Chiedimi se sono felice con Aldo, Giovanni e Giacomo

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chiedimi se sono feliceIl periodo vacanziero è sempre una manna per la programmazione tv, anche sulle reti ‘tradizionali’. Infatti tra film di Natale più o meno noti, e tra grandi classici che ogni anno ci fanno sentire l’aria di festa, noi amanti delle serate da divano e tv possiamo contare su tantissimi film e una vasta scelta per tutti i gusti. Questa sera per gli amanti della commedia italiana divertente e demenziale, arrivano su Italia 1 Aldo, Giovanni e Giacomo con uno dei loro classici targato 2000, Chiedimi se sono felice. Il trio di comici insieme alla divertentissima Marina Massironi ci raccontano un’avventura a base di liti, risate ed equivoci, nel pieno stile del trio comico.

Di seguito alcune curiosità sul film:

  • Questo film forma una trilogia con Tre uomini e una gamba e Così è la vita: nel primo film è Giacomo a innamorarsi del personaggio di Marina Massironi; nel secondo sarà Aldo; in questo sarà Giovanni.
  • Le scene esterne della Sicilia in realtà sono state girate a Terracina, in provincia di Latina.
  • Al momento della partenza, nella stazione, Giovanni legge il tabellone dei treni in partenza dicendo che il loro parte dal binario 7, mentre dalle riprese nel vagone si vede che il treno sta partendo dal binario 12.
  • Giacomo si rifiuta di interpretare La locandiera di Carlo Goldoni asserendo che sarebbe difficile metterla in scena perché scritta in veneziano, quando in realtà è scritta in italiano.
  • Le scene teatrali iniziali sono state girate nel Teatro Ponchielli di Cremona.
  • La partita a basket fra il Trio e i poliziotti è avvenuta realmente. Per poter disporre di più scene la partita fu giocata sul serio e fu tutto ripreso, a parte alcune esultanze e la scena della rottura del naso della statua.
  • Daniela, la ragazza di cui si è invaghito Giacomo, tornerà nel film Tu la conosci Claudia?, interpretando la “signorina del navigatore”.
  • Fanno qui la loro prima apparizione cinematografica Ficarra e Picone, che compaiono sul grande schermo dopo sette anni di esibizioni sui palchi teatrali.

Colin Farrell su Miss Julie: “Il lavoro più duro della mia vita”

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Warcraft-Colin-Farrell-Paula-PattonDopo diversi mesi di inattività Colin Farrell ha in cantiere diversi progetti e film che a breve usciranno. Dopo il tanto pubblicizzato Storia d’inverno (qui il trailer italiano del film), l’attore si prepara a promuovere i suoi prossimi lavori e tra questi citiamo Miss Julie, una storia drammatica che l’attore porterà al cinem insieme a Jessica Chastain e a Samantha Morton.

Parlando a AP di questo film , e dell’impegno profuso sul set con i colleghi, Colin Farrell ha detto: “E’ difficile, tanto difficile quanto può essere questo tipo di lavoro. E’ stato il periodo più difficile che ho affrontato in 15 anni. E’ stato difficile e brutale. Il comportamento crudele  e il trauma sono semplicemente brutali. E’ stato bello, interessante ma difficile. Sono stato felice quando è finito tutto, io come altri. E’ stata una vera sfida, ma sarà interessante vedere come diventerà poi il film.”

Miss Julie è scritto e diretto da Liv Ullmann, basato su un lavoro teatrale di August Strindberg. Nel cast del film Colin Farrell, Jessica Chastain e Samantha Morton.

Il film racconta la storia di una figlia instabile dell’alta aristocrazia anglo-irlandese che, durante una notte di mezza estate, a Fermanagh nel 1890, cerca di sedurre il valletto di suo padre.

Il film uscirà negli USA nel 2014.

Fonte: JustJared

Morto il compositore Wojciech Kilar

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È morto a 81 anni in seguito a una lunga malattia Wojciech Kilar, musicista polacco e autore di alcune memorabili colonne sonore come quella del Dracula di Francis Ford Coppola, Ritratto di Signora di Jane Campion e Il Pianista di Roman Polanski.

Nato a a Leopoldi, in Ucraina, Kilar ha collaborato con l’Industria cinematografica polacca scrivendo le musiche per autori di spicco del paese come Krzysztof Zanussi (Vita di famiglia, Imperativo, Persona non grata, L’anno del sole quieto) e Andrzej Wajda (La terra della grande promessa, Zemsta – La vendetta), oltre ad essere noto anche per le sue opere di musica sacra.

Fra i riconoscimenti ottenuti, il Premio ASCAP  da parte dell’American Society of Composers per la pellicola di Coppola (1992) e il Premio Lili Boulanger  per la composizione.

Fonte: music.fanpage

Il Signore degli Anelli le Due Torri

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Il_Signore_degli_Anelli_le due torriDomenica all’insegna del fantasy, quella in programmazione su rete 4. Questa sera ore 21:20 il film che consigliamo è Il Signore degli anelli le due torri di Peter Jackson, secondo capitolo della leggendaria trilogia tratta dal lavoro letterario di J.R.R. Tolkien. E proprio in questi giorni al cinema c’è anche il secondo capitolo della nuova trilogia di Jackson tratta da Lo Hobbit, sempre di  J.R.R. Tolkien, intitolato Lo Hobbit La desolazione di Smaug.

Il Signore degli Anelli Le due Torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) è un film del 2002 diretto da Peter Jackson e tratto dall’omonima seconda parte del romanzo di John Ronald Reuel Tolkien Il Signore degli Anelli.

Curiosità:

  • La mattina in cui si doveva girare la scena di Gollum che acchiappa un pesce nel torrente, la troupe recatasi sul posto trovò la zona ricoperta di neve, Peter Jackson la fece rimuovere in modo che l’attore Andy Serkis potesse sguazzarvi.
  • Molti set interni del film sono stati girati con la tecnologia del green screen.
  • In realtà il Fosso di Helm è un modello ricostruito di circa 80 centimetri di altezza. I combattimenti e le vicende che si svolgono all’interno sono stati ripresi su dei set all’esterno e in seguito inseriti nell’omonima ricostruzione con la tecnica digitale.
  • Sul set de Le due Torri Orlando Bloom, girando una scena di un combattimento, si ferì gravemente alla schiena e di conseguenza dovette operarsi: tuttora l’attore porta il segno della cicatrice dell’intervento chirurgico. L’attore, che interpretava Legolas, fu sostituito dalla controfigura; poi, grazie a tecniche digitali, i lineamenti del viso sono stati modificati e adattati.
  • Il film è uscito nelle sale negli USA il 18 dicembre 2002, mentre in Italia il film è uscito nelle sale il 16 gennaio 2003.  Il film ha incassato circa 926.300.000 $ nel mondo, di cui 341.786.756 $ solo negli USA. In Italia il film ha ottenuto un ottimo successo di pubblico, con incassi di circa 20.546.529 €, contro i 21.430.427 € del primo film.

12 Anni Schiavo presentato a Capri senza la presenza di star

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Sarà un caso, o una conseguenza delle polemiche passate, ma pare che al prossimo Capri Hollywood in programmazione dal 27 dicembre al 2 gennaio il film di Stee McQueen 12 Anni Schiavo verrà presentato in anteprima nazionale senza la presenza di star a promuovere il film.

GOLDEN GLOBE 2014 TUTTE LE NOMINATION

Lupita Nyong'o 12 anni schiavoL’attrice nominata ai Golden Globe, Lupita Nyong’o, ha annullato all’ultimento momento la sua presenza allamanifestazione isolana, senza che siano stati ben spiegati i motivi.

12 ANNI SCHIAVO I POSTER ITALIANI E LA POLEMICA OLTREOCEANO

Ci auguriamo che questa defezione non sia stata causata dalle incomprensioni derivate dall’infelice scelta promozionale della BIM Distribution in merito alla questione ormai celebre dei manifesti del film. Infondo Antonio Medici, direttore generale di BIM, si è scusato e ha spiegato con chiarezza quali erano in partenza le intenzioni promozionali!

Intanto però il Capri Hollywood non si farà mancare altre star molto famose, tra cui Chris Cooper, oppure gli habitué Terry Gilliam, Michael Radford e il produttore Mark Canton, per chiudere in bellezzacon David O. Russell che porteràil suo ultimo film American Hustle. Presenti a Capri anche molti italiani illustri: Sorrentino con La Grande Bellezza, Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, e Gianfranco Rosi con Sacro GRA.

OSCAR 2014 LA SHORT LIST PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO: LA GRANDE BELLEZZA C’E’

12 Anni Schiavo è tratto dall’incredibile storia vera di un uomo e della sua battaglia per la sopravvivenza e la libertà. Stati Uniti. Negli anni che hanno preceduto la guerra civile americana, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), un nero nato libero nel nord dello stato di New York, viene rapito e venduto come schiavo. Misurandosi tutti i giorni con la più feroce crudeltà (impersonificata dal perfido mercante di schiavi interpretato da Michael Fassbender) ma anche con gesti di inaspettata gentilezza, Solomon si sforza di sopravvivere senza perdere la sua dignità. Nel dodicesimo anno della sua odissea, l’incontro con un abolizionista canadese (Brad Pitt) cambierà per sempre la sua vita.

La pellicola porta al cinema l’autobiografia, datata al 1853, di Solomon Northrup (Chiwetel Ejiofor) un nero libero dello stato di New York, che venne rapito e venduto come schiavo. Di fronte a crudeltà (personificata dal terribile schiavista, interpretato da Michael Fassbender), così come a gentilezze inaspettate, Salomon lotta non solo per rimanere in vita, ma per conservare la sua dignità. Nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea, un fortuito incontro con un abolizionista canadese (Brad Pitt), cambierà per sempre la sua vita.

12 Anni Schiavo è diretto da Steve McQueen e basato su una sceneggiatura di McQueen e John Ridley, e vede nel cast Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson, Paul Giamatti e Lupita Nyong’o.

Fonte: Variety

Il Grande Match va KO al box office americano

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Il Grande Match va KO al box office americano

il grande matchSylvester Stallone e Robert De Niro sono due combattenti nella storia di Hollywood, protagonisti sul ring dal 1970 con Rocky e Toro Scatenato, ma quest’anno il duo ha preso una bella batosata al botteghino. Il Grande Match, uscito nelle sale americane a Natale, con i suoi incassi non è nemmeno arrivato nella classifica dei dieci film più visti del mese e le previsioni per le prossime settimane non sono affatto rosee. Il produttore della Warner Bros, Bill Gerber, aveva sperato che riportare non una, ma ben due vecchie glorie sul grande schermo, gli portasse lo stesso successo ottenuto nel 2008 con Grand Torino, interpretato da Clint Eastwood, che aveva incassato 270 milioni dollari in tutto il mondo. Ma finora, Il Grande Match si è rivelato un fallimento finanziario.

Il Grande Match posterCostato 40 milioni di dollari, probabilmente riuscirà appena a coprire le spese di produzione, chiudendo un anno infelice per Sylvester Stallone e Robert De Niro.

Bullet to the Head, il più recente film d’azionedi Stallone (sempre distribuito dalla Warner Bros.), è stato uno dei grandi flop del 2013, guadagnando solo 9,4 milioni dollari in tutto il mondo per un budget di 55 milioni. D’altro canto, The Big Wedding, prodotto dalla Lionsgate, interpretato da De Niro e Diane Keaton, l’anno scorso ha incassato solo 21 milioni di dollari, a fronte dei 35 milioni che era costato.

Entrambi gli attori avranno però modo di riprovarci nel 2014: Stallone si prepara a lanciare un terzo capitolo per i suoi Mercenari ad agosto, mentre De Niro ha diversi progetti all’orizzonte, tra cui una nuova commedia The Intern, con co-protagonista Reese Witherspoon.

Fonte: Variety