Dopo gli innumerevoli premi e
riconoscimenti cinematografici internazionali, Coda – I segni del cuore conquista anche
tre Premi Oscar: al Miglior Film, alla Miglior Sceneggiatura
non originale, a Troy Kotsur Miglior Attore non Protagonista.
Coda – I segni del
cuore diretto da Sian Heder, arriverà al cinema da
giovedì 31 marzo distribuito da Eagle Pictures.
Remake del pluripremiato film
francese La Famiglia Belier, questo rifacimento
emozionante è interpretato da Emilia Jones, e vede nel cast attori
sordi e udenti, tra cui il premio Oscar Marlee Matlin (Figli di
un dio minore) ed il neo premiato Troy Kotsur che ha dedicato
il premio alla Comunità C.O.D.A (Children of Deaf Adults), alla
Comunità Sorda e a tutte le persone con disabilità: “Questo è il
nostro momento” ha detto concludendo un discorso particolarmente
toccante.
Coda – I segni del
cuore, la trama
In Coda – I segni del
cuore, acronimo di Child of Deaf Adults (bambino
in una famiglia di non udenti), la giovane protagonista Ruby è
l’unica persona udente nella sua famiglia. La diciasettenne, prima
di entrare a scuola, nelle prime ore del mattino, lavora sulla
barca di famiglia per aiutare suo fratello e i suoi genitori
nell’attività di pesca sulla costa del Massachusetts. Da quando la
giovane ragazza è entrata a far parte del coro della scuola, scopre
di avere una smodata passione per il canto. Il suo
maestro Bernardo crede ci sia qualcosa di speciale nella
giovane adolescente e la spinge a considerare una prestigiosa
scuola di musica per il suo futuro. Ruby si troverà davanti
a un bivio: abbandonare i suoi adorati genitori per seguire il
suo più grande sogno o continuare ad aiutare la sua
famiglia.
Jodie Foster è una
di quelle attrici che ha fatto la storia del cinema mondiale grazie
alle sue incredibili, quanto incisive interpretazioni. L’attrice,
che ha iniziato a recitare sin dalla più tenera età, è entrata sin
da subito nel cuore degli spettatori e ha dimostrato di essere
molto in gamba anche in altri campi, come la regia e la
produzione.
Ecco dieci cose da sapere su
Jodie Foster.
Jodie Foster: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. L’attrice ha iniziato a recitare per il grande
schermo nel 1972, anno di debutto con il film Due ragazzi e un
leone. In seguito, ha preso parte a film come Tom
Sawyer (1973), Alice non abita più qui (1974) e
Taxi Driver (1976), con
cui si consacra. Da quel momento ha recitato in film come Tutto
accadde un venerdì (1976), Casotto (1977), Carny
– un corpo per due uomini (1980), Presunta
assassina (1986), Il sentiero dei ricordi
(1988), Sotto accusa (1988), Ore contate
(1989) e Il silenzio degli innocenti (1991). La sua
carriera, prosegue con i film Maverick (1994),
Contact (1997), Panic Room (2002), Inside
Man (2006), Il buio nell’anima (2007) e Alla
ricerca dell’isola di Nim (2008). Tra le sue ultime
apparizioni cinematografiche, si citano Mr. Beaver (2011),
Carnage (2011),
Elysium (2013),
Hotel Artemis (2018) e
The Mauritanian
(2021).
2. È anche produttrice e
regista. Nel corso della sua carriera, l’attrice si è
distinta anche come produttrice e regista. In quanto produttrice,
ha partecipato alla lavorazione dei film Presunta assassina,
Nell (1994), Una decisione sofferta (1998),
Walking the Dead (2000), The Dangerous Lives of Altar
Boys (2002), Il buio nell’anima (2007) e Be
Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché (2018). In
qualità di regista, invece, ha lavorato alla regia dei film Il
mio piccolo genio (1991), A casa per le
vacanze (1995), Mr. Beaver (2011) e Money Monster – L’altra faccia
del denaro (2016) e di alcuni episodi delle serie Un
salto nel buio (1988), House of Cards – Gli intrighi del
potere (2014), Orange Is the New Black
(2013-2014) e Black Mirror
(2017).
Jodie Foster in Taxi
Driver
3. Si preparata al ruolo
alternando immaginazione a ricerche sul campo. Per
interpretare la giovane Iris, prostituta dodicenne di Taxi
Driver, l’attrice ha avuto modo di conoscere una vera
prostituta e imparare da lei ciò che c’era da sapere su quel
mestiere, senza scendere nei dettagli. La Foster ha poi dichiarato
che pur essendo molto giovane sapeva bene cosa facesse una
prostituta, lasciandosi dunque guidare anche dall’immaginazione per
interpretare il suo personaggio. Una performance che le ha poi
permesso di ottenere una nomination al premio Oscar.
4. Ha avuto l’aiuto di sua
sorella per alcune scene. L’attrice, al momento di girare
il film, aveva solo dodici anni e non poteva girare le scene più
esplicite. Così, Connie Foster, sua sorella
maggiore che a quel tempo aveva 19 anni, venne scelta per girare
quel tipo di scene al posto di Jodie. La sostituzione, tuttavia,
non è facilmente notabile all’interno del film poiché le due Foster
venno accuratamente acconciate e vestite in modo identico, così da
non far risaltare la differenza tra di loro.
Jodie Foster, Alexandra Hedison e i
figli
5. È sposata da qualche
anno. L’attrice si è sposata per la prima volta a
cinquantadue anni, nel 2014, con l’attrice e fotografa
Alexandra Hedison, conosciuta nel 2013, lo stesso
anno in cui la Foster ha fatto coming out una volta per tutte
durante i Golden Globe. In passato, ha avuto relazioni con
Tina Landau, con cui si è frequentata per un breve
periodo durante il college, e con la produttrice cinematografica
Cydney Bernard: le due anno avuta una lunga
relazione, durata dal 1993 al 2007.
6. È madre di due
figli. L’attrice è diventata madre di due maschi:
Charles, nato nel luglio del 1998, e
Kit, nato nel settembre del 2001. Non è mai stato
rivelato il nome del padre dei due figli, ma sono state molte le
speculazioni che affermavano che il padre fosse Mel Gibson. Le
voci si sono fatti insistenti dato che loro due sono molto amici da
tantissimi anni che l’attore si stato spesso al fianco dei figli di
lei.
Jodie Foster in Il silenzio
degli innocenti
7. È rimasta colpita
dall’improvvisazione di Hopkins. Nel film Il silenzio
degli innocenti la Foster interpreta la detective Clarice
Starling. L’attrice ha affermato che durante il primo incontro tra
Lecter e Starling, la presa in giro del suo accento meridionale da
parte di Anthony Hopkins
è stata improvvisata mentre giravano. La reazione orripilata
dell’attrice era genuina, perché si era sentita personalmente
attaccata. In seguito, ha ringraziato il collega per generato in
lei una reazione così vera.
8. Ha fatto ricerche per
costruire il suo personaggio. L’attrice, oltre a
consultare diversi libri, ha trascorso molto tempo con l’agente
dell’FBIMary Ann Krause prima delle riprese. Grazie a lei,
infatti, Foster ha potuto osservare i pro e i contro del loro
lavoro, nonché le varie sfumature comprese e le emozioni suscitate.
La sua interpretazione così accurata e intensa, l’ha poi portata a
vincere il suo secondo Oscar come miglior attrice protagonista.
Jodie Foster: oggi
9. Ha un nuovo progetto in
lavorazione. Negli ultimi anni la Foster si è dedicata in
particolare alla regia, ricoprendo tale ruolo per l’episodio
Arkangel della serie Black Mirror
e l’episodio Home della serie Scenes From the
Loop. Nel 2021, però, è anche tornata sul grande schermo con
il ruolo di Nancy Hollander nel film The Mauritanian.
Attualmente, invece, è impegnata nelle riprese del film
Nyad, film biografico sulla nuotatrice Diana Nyad, che
nuotò da Cuba alla Florida all’età di 64 anni. Nel film la Foster
interpreta Bonnie Stoll.
Jodie Foster: età e altezza
10. Jodie Foster è nata il
19 novembre del 1962a Los Angeles, in
California. La sua altezza complessiva corrisponde a 160
centimetri.
Su Sky Cinema
arriva una programmazione dedicata ai film che hanno trionfato agli
Oscar 2022: dal 29 al 31 marzo saranno
proposte tre grandi prime serate su Sky Cinema
Oscar (canale 303) – un intero canale dedicato ai film
premiati con l’ambita statuetta – con Coda – I Segni del
cuore,Dune e
Drive my car, tutti sempre disponibili anche
in streaming su NOW e on demand su
Sky. Su Sky Primafila sono disponibili on
demand Encanto, miglior film d’animazione,
Una Famiglia Vincente– King
Richard, Oscar per il miglior attore protagonista a
Will Smith, e Summer of Soul, miglior
documentario.
Inoltre, lunedì 28 marzo
dalle14.00 sullo stesso canale sarà
trasmessa la riproposizione integrale della Notte degli
Oscar 2022 e, dalle 21.15 su Sky Cinema Oscar e
Sky Uno “Il meglio della Notte degli Oscar 2022”,
disponibile anche on demand su Sky e NOW, e in
chiaro su TV8 sempre il 28 marzo alle 23.45.
Martedì 29 marzo alle
21.15 la prima serata sarà dedicata al film che ha
dominato alla 94ª edizione degli Academy Awards, Coda – I Segni del
cuore, che ha confermato tutte e tre
le nomination ottenute vincendo il premio per il miglior film,
quello per il miglior attore non protagonista con Troy Kotsur e
quello per la migliore sceneggiatura non originale. L’emozionante
pellicola di Sian Heder, remake del pluripremiato film francese La
Famiglia Belier, narra con delicatezza il tema della disabilità
attraverso la storia dell’adolescente Ruby Rossi, unica persona
udente della sua famiglia, per la quale svolge da sempre il svolge
il ruolo di traduttrice e di interprete. La sua grande passione per
il canto la mette davanti a un bivio: abbandonare i suoi adorati
genitori per seguire il suo più grande sogno o continuare ad
aiutare la sua famiglia.
Mercoledì 30 alle
21.15 sarà la volta di Dune. Il film campione d’incassi del regista
Denis Villeneuve, forte di dieci nomination, si è aggiudicato il
riconoscimento per la migliore fotografia, la miglior colonna
sonora originale, il miglior suono, il miglior montaggio, i
migliori effetti speciali e la migliore scenografia. Basato
sull’omonimo romanzo di Frank Herber, il film fantascientifico
narra la storia di Paul Atreides, un giovane brillante e
talentuoso, nato con un grande destino che va ben oltre la sua
comprensione, che su Dune,
il pianeta più pericoloso dell’universo, dovrà lottare per
assicurare un futuro alla sua famiglia e alla sua gente.
Giovedì 31 marzo alle
21.15 infine sarà proposto Drive my car, toccante road movie di Ryûsuke
Hamaguchi, vincitore del premio comemiglior film internazionale.
Ispirato alla raccolta di racconti Uomini senza donne di Murakami
Haruki, il film narra la storia di Yûsuke, attore e regista che,
dopo aver perso la moglie, si trasferisce a Hiroshima. Attraverso
il rapporto con la ragazza che gli fa da autista, Yûsuke riuscirà
finalmente a rielaborare il lutto e i traumi del suo passato.
Ecco tutti i vincitori della 94°
edizione degli Oscar 2022. Dune ha
trionfato nelle categorie tecniche, alcune delle quali assegnate
fuori onda, nel pre-cerimonia, mentre a sorpresa, Belfast vince
il premio alla migliore sceneggiatura originale. Jane
Campion porta a casa il premio alla regia, per
Il Potere
del Cane, il suo secondo Oscar in carriera, dopo
quello alla sceneggiatura per Lezioni di
Piano.
Nessuna sorpresa nelle categorie
riservate agli attori: Ariana DeBose, Troy Kotsur,
Will Smith e Jessica Chastain hanno portato a casa i premi;
mentre il premio principale è andato a CODA – I Segni del
Cuore, che in effetti totalizza un successo pieno con il
100% delle nomination andate a segno.
Ecco di seguito tutti i vincitori degli Oscar 2022
Chris Rock e
Will Smith hanno avuto un alterco durante la
trasmissione televisiva degli Oscar 2022. Rock è
apparso sul palco per presentare l’Oscar per il documentario e ha
scherzato sul fatto che Jada Pinkett Smith fosse
in “G.I. Jane” per via della sua testa rasata. Smith è salito sul
palco per prendere a pugni Rock. Anche se all’inizio sembrava uno
scherzo, Smith torna al suo posto e grida a Rock: “Tieni il
nome di mia moglie fuori dalla tua fottuta bocca!”
La pubblicista di
Will Smith, Meredith O. Sullivan, è andata da lui
durante la pausa pubblicitaria della cerimonia per avere parlare
con lui. Sempre durante la pausa, Denzel Washington si è alzato per
parlare con Smith in privato. Pinkett Smith ha annunciato l’anno
scorso di essersi rasata la testa dopo aver lottato con
l’alopecia.
Di seguito il video in diretta
dell’accaduto:
Will Smith just punched Chris Rock and told
him "keep my wife's name out of your f***ing mouth" pic.twitter.com/1f1ytdbMRv
Dopo due anni di eventi sottotono,
gli Oscar 2022 tornano con il grande glamour, il
tappeto rosso, gli abiti e i protagonisti che sfilano. Di seguito,
le immagini dal red carpet:
I premi Oscar sono
stati concepiti come riconoscimenti ai migliori film di ogni anno
ma, sebbene alcune grandiose pellicole si siano portate a casa la
loro giusta quota di premi, ce ne sono alcuni veramente memorabili
che hanno lasciato la cerimonia a mani vuote, come Le ali della libertà, che non è stato premiato
in nessuna categoria, nonostante le sette nomination.
Per quanto questo sia scioccante,
per un film che è considerato uno dei migliori di tutti i tempi,
perlomeno il film in questione ha ricevuto diverse nomination.
Infatti, ci sono stati casi di alcuni film veramente iconici che
sorprendentemente non sono mai stati nominati
nemmeno in una singola categoria dell’Academy Award e, nonostante
questo, sono ancora amati dal pubblico di tutto il mondo.
Le Iene (1992)
Gli amanti del cinema di tutto il
mondo hanno trascorso molto tempo a lodare gli sforzi di
Quentin Tarantino come scrittore e regista da
quando il suo debutto nel lungometraggio, Le Iene, ha illustrato molti dei tropi
cinematografici per i quali sarebbe diventato famoso negli anni
successivi.
Raccontando la storia delle
conseguenze di una rapina andata male, il film è caratterizzato da
una scrittura tagliente, in termini di trama e scambi di battute.
Questo, già da se, sarebbe bastato per aggiudicarsi un Oscar alla
migliore sceneggiatura originale, ma non era
destino: Tarantino avrebbe guadagnato quel riconoscimento solo due
anni dopo, per Pulp Fiction.
Shining (1980)
L’immagine del volto da psicopatico
di Jack Nicholson che scruta minacciosamente
attraverso una porta è una delle inquadrature più note e iconiche
della storia del cinema. Questo però non è l’unico momento
memorabile di Shining, poiché l’intero film è costellato di
elementi divenuti capisaldi della cultura pop.
Anche se Stanley
Kubrick con questo film si giocava assolutamente la
possibilità di essere nominato per la miglior regia, il vero shock
è stata la non candidatura di Jack Nicholson come
miglior attore agli Oscar. La sua interpretazione della discesa di
un uomo nevrotico verso la follia, mentre lavora in un hotel del
Colorado isolato da tutto e tutti, è diventata una delle più
iconiche della storia del cinema e avrebbe indubbiamente potuto
dare del filo da torcere a Robert De Niro quell’anno (candidato per
Toro Scatenato).
Léon: The Professional (1994)
Il film Léon: The
Professional non è esattamente ciò che si potrebbe
definire “esca per l’Oscar”; è un film d’azione che vuole far
arrabbiare il pubblico e coinvolgerlo con sequenze avvincenti ed
emozionanti, ma ci sono due precisi motivi per cui avrebbe potuto
guadagnarsi una nomination.
Il primo è Gary Oldman, il cui ritratto di Norman
Stansfield nel film è straordinario, e lo ha reso un
antagonista leggendario nella storia del cinema. L’altra è la
giovane Natalie Portman, che si è fatta notare da
ragazzina proprio grazie a questa performance, rubando la scena nel
ruolo della protetta del personaggio principale. Entrambi avrebbero
potuto essere dunque nominati nelle categorie miglior
attore/attrice non protagonista.
Zodiac (2007)
Da parte sua, Zodiac sembrava potesse certamente incuriosire
il comitato degli Oscar: basato su eventi realmente accaduti, e con
una storyline centrale da thriller di mistero, il film presenta un
cast all-star, ed è diretto da David
Fincher, uno dei registi più acclamati in
circolazione.
Fincher avrebbe
dovuto essere certamente nominato tra i miglior
registi, mentre le performance di Robert Downey Jr. e del resto del cast
senz’altro dovevano essere considerate nelle categorie
dedicate alla recitazione. Zodiac è uscito a un anno di
distanza da Iron Man, e forse, se questo film
fosse uscito nel 2009, Robert Downy Jr. sarebbe
stato nominato per questa performance e non per quella in Tropic Thunder, film grazie a cui ha ricevuto
effettivamente una candidatura.
Before Sunrise (1995)
Sono tanti i cinefili che
considerano la trilogia Before di Richard Linklater una
delle migliori mai realizzate: ogni film che la compone è stato
accolto da recensioni entusiastiche nei confronti di come viene
raccontata una storia d’amore che si snoda nel corso di diversi
decenni.
Il primo capitolo, Before
Sunrise, è stato una meraviglia all’epoca e ha mostrato
quanto Richard Linklater valesse come regista. È
scioccante scoprire che il film non è stato nominato per
nessun premio di scrittura, soprattutto pensando
all’arguzia e al realismo della sua sceneggiatura. Per fortuna,
entrambi i sequel (Before Sunset e Before
Midnight) hanno ricevuto una nomination per la
miglior sceneggiatura originale.
Heat (1995)
L’Academy adora le storie epiche che
si concedono circa tre ore per raccontarsi: date loro un’epopea
criminale con due degli attori più famosi dell’epoca,
Robert De Niro e Al Pacino, e Heat sembrava una ricetta perfetta per il
successo.
Mentre il pubblico e la critica sono
stati catturati dal gioco del gatto e del topo tra un detective e
un rapinatore di banche, l’Academy lo ha invece totalmente
ignorato, non considerando nessuno dei due attori
che avrebbero potuto essere premiati, così come Val
Kilmer. Perlomeno, Michael
Mann venne nominato nella categoria della
miglior regia e Dante Spinotti
per la migliore fotografia.
Thor: Ragnarok (2017)
I film di supereroi sono stati
spesso penalizzati agli Oscar, ma ciò è cambiato negli ultimi anni,
specialmente con le vittorie di Black Panther e la nomination per la
miglior sceneggiatura adattata di Logan.
Sebbene Thor: Ragnarok non avrebbe in ogni caso
ottenuto una nomination come miglior film, il fatto che sia stato
totalmente escluso dalle nomination è apparso piuttosto
insolito.
Si tratta infatti di un’entrata
leggendaria nel MCU, che alcuni
considerano in assoluto il miglior film solista del
franchise. Una qualche nomination per Jeff
Goldblum nelle categorie attoriali
sarebbe stata gradita, ma la sorpresa più grande è che questo film
non è stato nemmeno considerato per i migliori effetti
visivi, nonostante sia un film di grande impatto.
Il buono, il brutto e il cattivo
(1966)
I western e Clint Eastwood sono un’accoppiata che va
d’accordo meravigliosamente: è difficile scegliere il miglior film
western di Eastwood, ma quasi tutti conoscono
Il buono, il brutto e il cattivo, che completa
la trilogia del dollaro di Sergio Leone.
I critici erano in realtà piuttosto
tiepidi sul film all’uscita, lamentandosi del livello di violenza
che alcune sequenze raggiungevano. Sfortunatamente per loro, sembra
che l’impatto del film sia solo migliorato con l’avanzare del tempo
e, guardandoci indietro, sarebbe stata una scelta ideale sia per la
candidatura alla miglior regia (Sergio
Leone) che per il miglior film.
American Psycho (2000)
Anni prima di affermarsi come
Batman, Christian Bale era un beniamino dell’indie,
divenuto celebre con il film American Psycho. La sua interpretazione dello
squilibrato Patrick Bateman è probabilmente ad
oggi ancora il miglior lavoro della carriera di Bale, il che è
tutto dire per un uomo che ha vinto un Oscar ed è
stato candidato ad altri tre.
Anche se è comprensibile che
American Psycho non sia stato candidato come
miglior film, Balenon è
stato nominato come miglior attore, il che è praticamente
un crimine! Stiamo parlando di una performance che ha resistito
benissimo alla prova del tempo, e che si ricorda più di qualsiasi
altra degli anni 2000.
Terminator (1984)
È difficile pensare a qualsiasi
personaggio cinematografico che possa superare questo: Terminator è senza dubbio il miglior film di
James Cameron, già tremendamente innovativo
al momento della sua uscita, prima ancora di diventare un vero e
proprio cult negli anni successivi. Le opinioni sui sequel sono
state differenti e controverse, ma non c’é dubbio che i due film
originali siano stellari.
Terminator 2: Judgment Day del 1991 ha
stabilito un nuovo standard per gli effetti
visivi, categoria per cui si è giustamente portato a casa
l’Oscar. Anche se il film originale non era ancora all’altezza di
quel livello tecnico, meritava comunque di essere considerato nella
stessa categoria nel 1984, ma venne giustamente
escluso.
Mercoledì 30 marzo
uscirà su Dinsey+
una nuova serie MCU: Moon Knight. Lo
show ha come protagonista l’omonimo eroe della Marvel. Steven
Grant, impiegato in un negozio di souvenir, soffre di vuoti di
memoria e scopre di avere un disturbo dissociativo dell’identità:
condivide il suo corpo con il mercenario Marc
Spector. Oltre alla trama generale, si sa ancora
molto poco della serie.
Sappiamo però che alcuni personaggi
della Marvel Comics faranno il loro ingresso
nell’MCU grazie allo show. I
nuovi personaggi originali sembrano essere altrettanto
interessanti. Finalmente, abbiamo qualche nome certo. Vista
l’identità mutevole di Moon
Knight e la relazione dell’eroe con l’antico
dio egiziano Khonshu, per ora resta difficile
capire chi saranno i buoni da chi saranno i cattivi nella serie. Ma
vediamo nel dettaglio i vari personaggi.
Moon Knight
L’eroe principale della serie è
Moon Knight, interpretato da Oscar Isaac. Il personaggio viene dai fumetti:
appare per la prima volta nel 1975 in WerewolfBy
Night Vol 1 #32, episodio in cui, dotato di armi argentee,
deve fermare il presunto criminale Jack Russell.
Nei fumetti, Moon
Knight si distingue da altri eroi per le sue tinte horror.
Il vigilante sembra essere un personaggio complicato anche nella
serie Disney+: come mostrato dai
trailer, Marc Spector ha un disturbo dissociativo
dell’identità, quindi a volte la sua personalità e i suoi ricordi
sono confusi e ingarbugliati.
Mr. Knight
Oscar Isaac dovrà interpretare due versioni
diverse di Moon Knight. Dal trailer e dalle
locandine si capisce che ci sarà anche Mr.Knight nella
serie. Il personaggio, comparso per la prima volta nel fumetti nel
2014, è un’iterazione ammodernata dell’eroe principale e si
distingue da esso perché indossa una maschera e un completo
bianchi.
Mr. Knight è un’ulteriore
personalità che vive in Marc Spector, è la versione ”della
strada” di Moon Knight e combatte
criminali e rapinatori più comuni rispetto ai nemici su larga
scala.
Khonshu
Khonshu è sia un eroe
che un cattivo nella Marvel Comics: nei
fumetticoncede a Marc Spector l’immortalità
e alcuni potenti amuleti mistici, come il Pugno di
Khonshu. Essendo un’antica divinità egizia associata alla
luna, Khonshu è la ragione scatenante dei superpoteri
del vigilanti ed è uno degli esseri magici più forti
dell’Universo Marvel.
In Moon Knight, il
personaggio sarà interpretato dal grande attore Murray
Abraham. Chissà quale sarà il ruolo del dio
nell’MCU e se ci saranno
modifiche sull’origine del personaggio.
Jean-Paul DuChamp
Pare che in Moon
Knight ci sarà spazio anche per Jean-Paul
Duchamp. DuChamp, o come è talvolta chiamato nei
fumetti “Frenchie“, è un pilota e un amico intimo di
Marc Spector che lo aiuta a combattere il crimine in
ogni modo.
Il ruolo principale di
Duchamp è quello di pilota di Moon
Knight: ha pilotato il Moon Copter in alcuni dei
migliori numeri dei fumetti anni ’90. Non sappiamo ancora il nome
dell’attore che interpreterà il ruolo, ma possiamo immaginare che
Duchamp avrà nella serie MCU una funzione simile a quella che svolge
nei fumetti: potrebbe creare un collegamento tra il passato di
Moon Knight e le varie vite.
Midnight Man
Uno dei cattivi essenziali nei
fumetti di Moon Knight è Midnight
Man e il villan non può mancare nella serie MCU. La parte sarà
interpretata dall’attore francese Gaspard Ulliel, purtroppo scomparso in un
incidente dopo aver lavorato alla serie.
Nei fumetti, Midnight Man è
un abile ladro di gioielli e un esperto di arti marziali altamente
qualificato. Il suo ruolo ha senso nella serie MCU: Steven
Grant è un dipendente del Museo di Storia Naturale di Londra.
Probabilmente, il cattivo tenterà di rubare manufatti dal museo,
portando ad un confronto faccia a faccia con Steven che
potrebbe addirittura spingere Grant a trasformarsi in
Moon Knight.
Layla El-Faouly
Layla El-Faouly è un
personaggio nuovo che verrà introdotto della serie. Non è chiaro se
sarà un eroe o un cattivo. Sarà interpretata dall’attrice
May Calamawy, conosciuta per aver ricoperto il
ruolo principale nello show
di Hulu Ramy.
Layla El-Faouly non
proviene dai fumetti ed è difficile capire quale sarà il suo ruolo.
Il nome del personaggio fa pensare ad un collegamento con l’Egitto
e forse con le origini di Moon Knight. Potrebbe
essere un partner amoroso per Steven Grant o forse ancora
una collega del mercenario Marc Spector.
Taweret
Tra i nuovi personaggi c’è
anche Taweret, interpretato dall’attrice
Antonia Salib. Taweret non sembra avere
una connessione con la Marvel Comics, ma sappiamo che è una dea
del parto e della fertilità nell’antica mitologia egizia. Detto
ciò, il personaggio potrebbe essere tanto un dio rivale di
Khonshu quanto un suo alleato.
La serie MCU sta in realtà
adattando e modificando tanti dettagli dei fumetti di Moon
Knight per lo schermo: ciò non esclude che
Taweret sia una nuova versione di un potente cattivo
dei comics, magari Ma’at o il Re Sole.
Arthur Harrow
In Moon Knight #2 del 1985
c’è un oscuro e potente cattivo: Arthur Arrow. Il
personaggio, uno scienziato pazzo che conduceva orribili
esperimenti sulle persone, viene ripreso nella serie: sarà
interpretato dall’attore Ethan Hawke.
L’Arthur Harrow
dell’MCU sembra possedere
poteri mistici simili a Moon Knight. Dati i
riferimenti al coccodrillo visti nei trailer, il personaggio
potrebbe essere legato a dei come Ma’at o
Ammut.
Nonostante quello dei
“cinecomics” sia ormai il genere
cinematografico più fruttuoso per Hollywood, soprattutto in termini
di successo al botteghino, questa tipologia di film viene
generalmente trascurata dall’Academy, che raramente ne riconosce la
grandezza di alcune performance, premiandole con l’Oscar.
Ecco allora che alcuni fan su
Reddit hanno
evidenziato alcune interpretazioni che ritengono “da
Oscar“, scontrandosi con chi classifica le pellicole
Marvel
e DC come
semplici film-popcorn.
Patrick Stewart – Logan (2017)
Anche se sembra che Patrick Stewart tornerà al suo ruolo iconico
di Charles Xavier in Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
Logan è stata la vetrina migliore per il
personaggio, un film sugli X-Men molto più oscuro
e profondo del solito, che ha valorizzato al meglio le abilità
performative di Stewart, grazie ad alcune
incredibili ed emozionanti sequenze.
La carriera di
Stewart è costellata da ottime interpretazioni ed
ecco perché alcuni fan, tra cui il redditor
ahmadadam9, ritengono che “la mancata nomination di Stewart
agli Oscar è stata un vero insulto nei confronti del suo
lavoro”.
Michael B. Jordan – Black Panther
(2018)
Anche se si è trattato di un caso
più unico che raro, Black Panther ha dimostrato che un film di
supereroi può concorrere all’Oscar per il miglior film. Ma, al di
là del film in sé, alcuni fan ritengono che anche le
interpretazioni, in particolare quella di Michael B. Jordan, meritavano una certa
attenzione.
Jordan ha rappresentato egregiamente
uno dei migliori cattivi del MCU,
Killmonger e, anche se l’attore non è ancora stato
nominato per un Oscar nella sua giovane e impressionante carriera,
il redditor
BaronJaster ha affermato che “si sarebbe davvero meritato una
nomination per la sua performance in Black
Panther“.
Michael Rooker – Guardiani della
Galassia Vol. 2 (2017)
Anche se nel primo film è stato
visto per lo più tra i comprimari, come attore non protagonista, a
Yondu è stato conferito un ruolo molto più
rilevante in Guardiani della Galassia Vol. 2. Poiché il
sequel esplora la relazione di Yondu con
Peter Quill, Michael Rooker ha dunque avuto la possibilità
di indirizzare il personaggio verso nuovi orizzonti.
Oltre ad essere uno dei membri più
divertenti e tosti dell’ensemble, Rooker è
protagonista di alcuni dei momenti più emozionanti del film,
compreso quella del suo sacrificio: sono molti i
redditor che hanno ritenuto che Rooker ”
meritasse” una nomination agli Oscar come riconoscimento del suo
lavoro.
Paul Dano – The Batman (2022)
Anche se l’uscita del film è
recentissima, molti fan stanno già guardando a The Batman come la prossima grande speranza
per i film di supereroi agli Oscar: in particolare, la performance
di Paul Dano nel ruolo
dell’Enigmista è stata definita da molti la
migliore del film.
Anche se è un personaggio che opera
per lo più nell’ombra, una volta che Dano entra
sotto i riflettori, è estremamente convincente nel ruolo del
villain; la redditor
MrsAshleyStark pensa già che Dano dovrebbe
vincere l’Oscar come “miglior attore non protagonista” proprio per
questa performance.
Willem Dafoe – Spider-Man: No Way
Home (2021)
È stata un’emozione vedere così
tanti personaggi che hanno fatto la storia dei film di
Spider-Man tornare sul grande schermo in Spider-Man: No Way Home. E, tra gli attori di
ritorno che hanno davvero rubato la scena, c’era Willem Dafoe, che ha ripreso il suo ruolo da
cattivo di Green Goblin.
Anche se Dafoe è
sempre stato impeccabile nei film di Raimi, qui ha
avuto la possibilità di sviluppare ulteriormente la componente
ironica e al contempo terrificante del suo personaggio, al debutto
nel MCU.
Il Redditor
withdavidbowie ha ritenuto che si trattasse di una performance
che “merita totalmente” un po’ di considerazione da parte degli
Oscar.
Brie Larson – Captain Marvel
(2019)
Brie Larson è una delle poche attrici che
aveva già vinto un Oscar quando è diventata una supereroina per il
MCU;
nei panni di Captain Marvel, la Larson ha
trasferito il suo considerevole talento attoriale in un personaggio
che, secondo molti, diventerà una figura centrale dell’universo in
futuro.
L’interpretazione della
Larson dell’eroina potente e sicura di sé è stata
un successo per molti fan, tra cui il redditor
SuperCoenBros, che ne è rimasto particolarmente colpito,
affermando che la performance della Larson li ha
lasciati “in soggezione” e che avrebbero voluto vederla
riconosciuta dall’Academy.
Chris Evans – Captain America: The
Winter Soldier (2014)
Quando il personaggio di
Capitan America è stato” trasferito” nel 21°
secolo, all’interno del MCU,
non era chiaro quanto questa scelta creativa avrebbe funzionato.
Tuttavia, Captain America: The Winter Soldier ha
dimostrato che potevano esserci modi interessanti per affrontare lo
sviluppo del personaggio in un contesto moderno e la performance di
Chris Evans ha davvero aiutato a cementare il
tutto.
Oltre ad imporsi come l’implacabile
figura del bene, Evans è stato in grado di
trasmettere la lotta intestina di Steve Rogers
come uomo fuori dal tempo e circondato da persone di cui non si
fida. Il redditor
Deviator77 è stato tra coloro che hanno lodato
Evans per la sua performance e avrebbe voluto
vederlo “riconosciuto per i suoi sforzi”.
Marisa Tomei – Spider-Man: No Way
Home (2021)
Anche se zia May
non ha mai avuto un ruolo di rilievo, Spider-Man: No Way Home l’ha resa un
personaggio più centrale nel viaggio di Peter
Parker come eroe, rispetto a tutte le avventure
precedenti. Marisa Tomei ha continuato a portare
umorismo e cuore al personaggio, ma ci ha anche consegnato alcuni
momenti veramente potenti dal punto di vista emotivo.
Il Redditor
NWestxSWest è stato uno dei numerosi fan rimasti sorpresi
dall’incredibile performance della Tomei nel
ruolo, di gran lunga superiore allo spazio offertole nei film
precedenti.
Robert Downey Jr. – Avengers:
Endgame (2019)
In qualità dell’eroe che ha lanciato
il franchise, Iron Man è stato il volto del
MCU
fin dall’inizio ed è giusto dire che l’intero universo
cinematografico Marvel non avrebbe potuto
decollare se non fosse stato per la performance vincente di
Robert Downey Jr.
Avengers: Endgame ha segnato la fine di
Iron Man e della permanenza di Downey
Jr. nel MCU,
dando al personaggio un adeguato addio. Il redditor
statictdn era tra i fan che pensavano che fosse possibile che
Downy Jr. potesse ricevere “qualcosa che
riconoscesse la sua performance e il suo significato nel MCU
nel suo complesso”.
Hugh Jackman – Logan (2017)
Anche se era ancora un talento
relativamente sconosciuto quando è stato scelto come
Wolverine, Hugh Jackman è diventato un’icona del genere
supereroistico grazie alla sua performance nel corso di nove film
degli X-Men. Tuttavia, Logan è stato il film che ha davvero permesso
a Jackman di esplorare il personaggio
ulteriormente e in maniera davvero approfondita.
Grazie alla libertà dettata dal
fatto che il film fosse vietato ai minori, e alla volontà di
spingere il personaggio all’estremo, Jackman è
stato in grado di mettere davvero in mostra il suo talento e la
complessità del personaggio, al di là della caratterizzazione
standard da “duro”. Il redditor
Cotanak__ ha dichiarato che se un attore in “un film di
supereroi dovesse ricevere un Oscar questo dovrebbe essere
Jackman!”.
Katie Holmes è una
di quelle attrici che ha fatto la storia del cinema e delle serie
tv grazie alla sua classe, al suo talento e alla sua bellezza
eterea. L’attrice, ce ha cominciato questa professione quando era
una ragazza. è entrata nel cuore di milioni di spettatori in tutto,
rimanendoci per tutti questi anni.
Ecco dieci cose da sapere su
Katie Holmes.
Katie Holmes: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1997, quando
appare per la prima volta sul grande schermo in Tempesta di
ghiaccio, per poi continuare con Generazione perfetta
(1998), Go – Una notte da dimenticare (1999), I
Muppets venuti dallo spazio (1999), Wonder Boys
(2000) e The Gift (2000). In seguito, recita in In
linea con l’assassino (2002), The Singing Detective
(2003), Una teenager alla Casa Bianca (2004), Batman Begins (2005),
Than You for Smoking (2005), 3 donne al verde
(2008), Un perfetto gentiluomo (2010) e Non avere paura del
buio (2011). Tra i suoi ultimi lavori vi sono Miss
Meadows (2014), The Giver – Il mondo di
Jonas (2014), Woman in Gold (2015),
Touched with Fire (2015), La truffa dei Logan
(2017), Caro dittatore (2018), Ocean’s 8 (2018),
The Boy – La maledeizione di Brahms (2020) e The
Secret – La forza di sognare (2020).
2. Ha lavorato in diverse
serie tv. Nel corso della sua carriera, l’attrice non ha
lavorato solo per il grande schermo, ma si è prestata spesso anche
per lavori seriali. Infatti, è conosciuta ai più per aver preso
parte nella serie Dawson’s Creek (1998-2003), oltre che
per aver lavorato in Eli Stone (2008), I Kennedy
(2011), in un episodio di How I Met Your Mother
(2011-2013), Ray Donovan (2015) e The Kennedys After
Camelor (2017), dove ha interpretato proprio Jackie
Kennedy.
3. È anche doppiatrice,
produttrice e regista. L’attrice ha esplorato molto i
diversi ambiti del cinema e del mondo seriale in questi anni di
carriera, tanto da vestire spesso diversi panni. Ad esempio, ha
partecipato al doppiaggio del videogioco Batman Begins
(2005), del film Goool! (2013) e delle serie Robot
Chicken (2018). In quanto produttrice, ha lavorato alla
realizzazione dei film The Romantics (2010) e Touched
with Fire (2015), oltre che della serie The Kennedys After
Camelot. Inoltre, ha partecipato anche alla produzione del suo
primo film da regista, All We Had (2016), e ha diretto
anche il corto documentario Eternal Princess (2015) e un
episodio di The Kennedys After Camelot (2017).
Katie Holmes e Tom Cruise
4. È stata sposata con Tom
Cruise. L’attrice ha sempre avuto un debole per Tom Cruise sin
da ragazzina e mai si sarebbe sognata di arrivare a sposarlo. I due
si sono conosciuti nel 2005 e, dopo una frequentazione di appena
due mesi, si sono fidanzati ufficialmente il 17 giugno dello stesso
anno. In seguito, la coppia si è sposata il 18 novembre del 2006
sul lago di Bracciano, di fronte a famiglia e amici. Tuttavia, dopo
cinque anni di matrimonio, la coppia ha divorziato nel giugno del
2012.
5. È madre di una
figlia. Dalla loro unione, nell’aprile del 2006 è nata la
figlia Suri che, però, non vedrebbe il padre da
diversi anni. La causa del divorzio e dell’allontanamento
dall’attore sarebbe sempre dovuta all’influenza di Scientology, la
Chiesa per cui Cruise è uno degli adepti più importanti. Anche se
l’attrice continua a scappare da questa setta, pare che sia
inevitabilmente controllata dalla stessa e che un passo falso
potrebbe compromettere l’affidamento di sua figlia.
Katie Holmes: chi è il suo nuovo
fidanzato
6. È stata fidanzata con
Jamie Foxx. La notizia
della loro frequentazione è uscita allo scoperto solo nel 2017,
anche se i due attori si sono frequentati a partire dal 2013. La
coppia, infatti, ha sempre badato a tenere un profilo basso circa
la loro relazione: pare, inoltre, che firmando le carte del
divorzio, alla ex signora Cruise sarebbero stati imposti ben cinque
anni di riservatezza sulla sua vita privata, ovvero di farsi vedere
sempre single per tutto questo tempo.
7. Ha avuto diversi
fidanzati famosi. Nel corso della sua vita l’attrice ha
frequentato diversi uomini famosi: tra essi vi è l’attore
Chris Klein, con il quale ha avuto una storia
durata dal 2003 al 2005. Pare, inoltre, che abbia avuto dei flirt
con Josh Hartnett,
il cantante, compositore e pianista Peter Cincotti
e il collega Alexander Skarsgård. Nel 2020 inizia
una relazione con lo chef italo-peruviano Emilio
Vitolo proprietario del ristorante di famiglia Emilio’s
Ballato situato a Soho, New York. La relazione è però terminata
dopo circa otto mesi.
Katie Holmes è Instagram
8. Ha un profilo molto
seguito. L’attrice possiede un proprio account Instagram
che è seguito da 2,4 milioni di persone. Sulla sua bacheca, con
quasi duemila post, sono molte le foto che la ritraggono
protagonista tra momenti lavorativi, di svago o nostalgia, e sono
diverse anche le foto dedicate alla sua famiglia e alla piccola
Suri. Seguendola si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue
attività.
Katie Holmes e Joshua Jackson in
Dawson’s Creek
9. Ha avuto una relazione
con il collega. Sul set della popolare serie Dawson’s
Creek, nella quale interpretava Joey Potter, la Holmes ha
conosciuto JoshuaJackson, suo collega che aveva lì il ruolo di
Pacey. I due hanno in seguito intrapreso una breve relazione,
rimanendo poi in buoni rapporti una volta aver deciso di
interrompere il loro legame. Di Dawson’s Creek, inoltre,
la Holmes è l’unica di tutto il cast a comparire in ogni
episodio.
Katie Holmes: età e altezza
10. Katie Holmes è nata il
18 dicembre del 1978a Toledo, in Ohio.
La sua altezza complessiva corrisponde a 175 centimetri.
Una settimana dopo che
l’acquisizione di MGM da parte di Amazon è stata ufficialmente
finalizzata, Amazon Studios ha iniziato a lavorare su potenziali
progetti incentrati sull’ampia libreria di film e programmi TV di
MGM. Ed oggi arriva daVariety
la notizia che uno dei primi progetti attualmente in fase di
sviluppo (007 Road to a Million) è una serie di
gare competitive, incentrata sul franchise diJames
Bond.
Prime Video ha ufficialmente dato un ordine per
la serie 007 Road to a
Million, in cui i concorrenti si sfideranno
per il premio in denaro di $ 1,3 milioni. Questa è la prima
volta che il franchise di spionaggio di lunga data si avventura in
televisione.
Road to a Million di 007, di cosa parlerà la serie
tv?
Road to a Million di
007arriva dai proprietari del franchise
Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, che saranno i produttori
esecutivi della serie di otto episodi attraverso il loro marchio
EON Productions. La serie è una produzione 72 Films britannica e
della MGM Television.
007 Road to a
Million che sarà incentrata su competizioni a tema James
Bond sarà girato in diversi luoghi storici che erano presenti nei
precedenti film di Bond. Il team di due membri dovranno superare un
“test di intelligenza e resistenza”, che include “il superamento di
ostacoli fisici e la risposta corretta a domande nascoste in
diverse località del mondo prima di poter passare alla prossima
sfida”.
007 Road to a Million senza sceneggiatura
sarà prodotta da David Glover per 72 Films insieme a Barry Poznick
e Mark Burnett per MGM. Dom Bird supervisionerà il progetto per
conto dello studio.La produzione dovrebbe iniziare
entro la fine dell’anno, con il casting ancora in corso.
La notte più attesa dell’anno da
tutti i cinefili si sta avvicinando: l’appuntamento è per domenica
27 marzo dalle 00.15 su Sky
CinemaOscar (canale 303 di Sky) per la
magica Notte degli Oscar 2022 con il Red
Carpet e tutte le premiazioni dal Dolby Theatre di
Los Angeles. La diretta della cerimonia sarà trasmessa anche su
Sky Uno, in streaming su NOW ein chiaro su
TV8, sempre dalle 00.15. Questi sono giorni di
scommesse, supposizioni e attesa nei riguardi di ogni principale
categoria, prime fra tutti quelle attoriali, che analizziamo
attentamente in questo articolo, valutando i papabili vincitori e
chi, invece, dovrebbe vincere.
Migliore attrice protagonista
Nicole Kidman, Being The
Ricardos
Per la sua interpretazione di
Lucille Ball in Being The Ricardos, Nicole Kidman ha vinto il Golden
Globe per la migliore attrice in un film drammatico. Ma
l’attenzione acutamente analitica che la Kidman
apporta al ruolo di una delle icone della comicità statunitensi è
probabilmente il motivo per cui non trionferà agli Academy
Awards. Infatti, questo personaggio è stato concepito da
Aaron Sorkin (sceneggiatore e regista del film)
innanzitutto tenendo conto del suo genio creativo, soffermandosi su
come l’affascinante e spigliata attrice, dotata di verve comica e
di mimica non comuni sia riuscita ad innovare la serialità
statunitense, ma la scelta di un’attrice tendenzialmente nota e
rinomata per i suoi ruoli drammatici si è dimostrata controversa,
con una performance da parte della Kidman che non
riesce a spodestare quelle delle altre attrici nominate.
Kristen Stewart, Spencer
L’inquietante performance di
Kristen Stewart
nei panni della principessa Diana lascia da parte
l’impersonificazione per favorire l’incarnazione di una vera e
propria donna cinematografica, che porta la firma del geniale
Pablo Larraìn. Per gran parte dello scorso anno,
la vittoria di Kristen Stewart per la sua
interpretazione della Principessa Diana sembrava
scontata, ma al di là della vittoria come Migliore
Attrice agli HCA Film Awards 2022, sembra
che la performance di Stewart rimarrà relegata al
castello di Sandringham. L’attrice ha regalato al pubblico prove
attoriali davvero notevoli negli ultimi anni (Sils
Maria, Personal Shopper, Still Alice), quindi questa non sarà
sicuramente l’ultima volta che la vedremo agli Oscar, ma è comunque
deludente vedere una performance così stupefacente cadere
inesorabilmente nel dimenticatoio.
Penelope Cruz, Madres
Paralelas
La performance di Penelope Cruz nel film di Pedro
AlmodóvarMadres Paralelas è straordinaria, ma più
per la sua presenza attoriale e la sua esecuzione di un ruolo
magnificamente scritto, che per qualsiasi cosa il personaggio
faccia, o abbia bisogno di fare, in esso. Ricordiamo che l’attrice
è stata premiata con la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema
di Venezia per questo ruolo ma, nell’ottica dell’Academy,
sembra poco probabile che riesca a replicare lo stesso successo di
Vicky Cristina Barcelona, per cui
Penelope Cruz vinse l’Oscar alla migliore
attrice non protagonista.
Olivia Colman, The Lost
Daughter
La performance della Colman in The Lost Daughter, esordio alla regia
dell’attrice Maggie Gyllenhaal e adattamento del
romanzo di Elena Ferrante è davvero fedele allo
spirito del personaggio sulla carta, che si svela man mano che si
prosegue con la lettura, e quindi anche con la visione del film.
Questa assenza di ambiguità, in funzione della regia di
Maggie Gyllenhaal, potrebbe essere la qualità che
l’Academy ricerca in una performance attoriale, non fosse che
l’attrice ha già vinto l’Oscar alla migliore
attrice nel 2019 per la sua interpretazione della
regina Anna in La Favorita, ed è stata nuovamente nominata
sempre nella stessa categoria lo scorso anno, per il film The Father.
Jessica Chastain, The Eyes of Tammy
Faye
La favorita di quest’anno è però
Jessica Chastain, che potrebbe accaparrarsi
l’Oscar alla migliore attrice protagonista grazie al film The Eyes of Tammy Faye, che narra le vicende
dei telepredicatori Tammy Faye Bakker e
Jim Bakker, dalla loro ascesa e fama fino agli
scandali sessuali e finanziari e la definitiva rovina. Anche se il
film in sé non è stato particolarmente acclamato, è probabile che
si porti a casa l’Oscar al miglior trucco e, dopo
la vittoria di Chastain agli Screen Actors
Guild Awards 2022, anche quello per la migliore attrice
protagonista, che l’attrice aveva sfiorato nel 2013 con il film
Zero Dark Thirty.
Migliore Attore Protagonista
Javier Bardem, Being The
Ricardos
In questa categoria si scontrano ben
3 attori che hanno interpretato i protagonisti di biopics; partiamo
con Javier Bardem che, a fianco di Nicole
Kidman nel ruolo di Desi Arnaz in
Being the Ricardos, ha fascino ed energia da
vendere, purtroppo depotenziati da una complessità caratteriale
vacillante, che non ha fatto brillare l’attore come di consueto.
Nonostante le nomination ai Golden Globe e agli
Screen Actors Guilds Awards di quest’anno,
Javier Bardem non si è portato a casa nessun
premio, dunque sembra improbabile che trionferà tra gli altri
candidati agli Oscar.
Andrew Garfield, Tick Tick
Boom
Nei panni del compositore e
drammaturgo Jonathan Larson, autore di un musical
sensazionale come Rent, Andrew Garfield canta e danza con un carisma
impressionante nel film NetflixTick Tick Boom, diretto da Lin-Manuel Miranda. L’attore, che si è fatto
ampiamente largo ad Hollywoood con performance straordinarie fin
dalla giovane età (Silence,
La battaglia di Hawcksaw Ridge) si è
aggiudicato il Golden Globe come miglior attore
protagonistain un film commedia o
musicale, e sarebbe giusto che l’Academy riconoscesse
finalmente il suo enorme talento, che lo contraddistingue come uno
degli attori più poliedrici del panorama contemporaneo.
Denzel Washington, The Tragedy of
Macbeth
La performance di
Washington in The tragedy of Macbeth è in gran parte una
conseguenza del vigore e dell’autorità drammatica della sua
presenza nel film, poiché la rielaborazione registica di
Joel Coen della recitazione shakespeariana non è
stata particolarmente lodata né apprezzata dal pubblico. Allo stato
attuale delle cose, è improbabile che Denzel Washington riesca a battere Will Smith al fanta-Oscar, soprattutto
considerando che il primo è stato nominato ben 9 volte agli Oscar,
vincendone due, per i film Glory (Miglior
attore non protagonista) e Training Day
(Miglior Attore), mentre Smith è
stato candidato due volte prima di King Richard, per i film Alì
e La ricerca della felicità, ma senza mai
vincere.
Benedict Cumberbatch, The Power of
The Dog
Benedict
Cumberbatch offre una performance concettualmente
interessante nel film Il potere del Cane, grazie alla quale è
riuscito a farsi conoscere ancora di più come performer poliedrico,
capace di abbracciare più stili e generi cinematografici. Il film
ha ricevuto ben 12 nomination agli Oscar 2022, e
la regista Jane Campion in particolare è stata
lodata per la regia, vincendo il Leone D’Argento
alla Mostra del Cinema di Venezia e un
Golden Globe alla Miglior Regia. Se King Richard non fosse uscito quest’anno, la
vittoria di Cumberbatch agli Oscar sarebbe stata
probabile, ma si pensa che Il Potere del Cane dovrà “accontentarsi”
purtroppo soltanto degli Oscar tecnici.
Will Smith, King Richard
Il favorito agli
Oscar è lui, Will Smith, la cui probabile vittoria come
Miglior Attore Protagonista era già stata
ipotizzata da tempo. Nei panni di Richard
Williams, padre e allenatore delle sorelle
Venus e Serena Williams, Will Smith ha conquistato il pubblico
americano, investendo il ruolo di padre di famiglia con forti
principi, passione autorevole e, soprattutto, un grande cuore. Dopo
essersi guadagnato il Golden Globe al Miglior
Attorein un film drammatico, si pensa
che sia giunta l’ora per Will Smith di portarsi a
casa il tanto ambito riconoscimento.
Migliore Attrice Non
Protagonista
Fonte:
https://www.taipeitimes.com/
Tutte le interpretazioni delle
attrici nominate nella categoria Miglior attrice non
protagonista sono degne di nota e hanno contribuito ad
aggiungere senso e significato alle opere in cui queste hanno
recitato. La performance di Aunjanue Ellis in
King Richard le ha fatto guadagnare una
candidatura al Golden Globe, al Critics
Choice Award, allo Screen Actors Guild
Award e ai premi BAFTA , mentre Ariana DeBose, Anita nel West
Side Story di Steven Spielberg ha vinto il
Golden Globe, lo Screen Actors Guild
Award, il Critics’ Choice Award e il
BAFTA alla migliore attrice non
protagonista.
Jessie Buckley è
stata invece candidata ai BAFTA per The
Lost Daughter ma, per quanto abbia già dimostrato di
essere un’attrice estremamente talentuosa in film quali Sto pensando di finirla qui e
Romeo+Juliet (2021), sembra non sia ancora questo
il suo momento per accaparrarsi l’ambito premio. Ha poi sorpreso la
nomination di DameJudi Dench tra le
attrici, soprattutto vista l’accoglienza tiepida riservata a
Belfast di Kenneth Branagh,
per cui è davvero poco probabile vederla trionfare. Per quanto
riguarda Kirsten Dunst, la sua performance ne Il potere del Cane è davvero degna di nota ma,
come già riportato, è difficile che gli attori protagonisti di
questo film si portino a casa qualche premio. La favorita in
assoluto sembra essere Ariana DeBose, che ha conquistato pubblico e
critica con la sua performance energica ed entusiasmante,
dimostrando le sue eccelse qualità in tre ambiti distinti:
recitazione, canto e danza.
Miglior Attore Non
Protagonista
Fonte:
https://harshlightnews.com/
Per quanto riguarda la categoria del
Miglior Attore Non Protagonista, sembrano esserci
ben pochi dubbi: il favorito è Troy Kotsur, uno
dei protagonisti del film
CODA, film vincitore del Sundance
2021 e che ha continuato a fare incetta di premi in questi
ultimi mesi. Nel ruolo di un padre pescatore non udente, la
performance di Kotsur è magnifica, delicata ma
estremamente toccante ed ha fatto guadagnare all’attore due
Screen Actors Guild Awards, un Critics
Choice Award, un Independent Spirit Award
e altrettante nomination ai festival più prestigiosi.
Poca speranza è riservata alle altre
interpretazioni, tutto sommato incisive, ma di impatto non
paragonabile a quella di Kotsur: J.K. Simmons ci offre una consueta ottima
performance nei panni di William Frawley in
Being The Ricardos, che si attiene alla
tipologia di personaggio cinematografico sviluppata dall’attore nel
corso della sua carriera. Kody Smit-McPhee
interpreta un personaggio teso e riflessivo e, nei momenti di
grande dramma, sublimemente controllato ne Il Potere del Cane, regalandoci forse la
performance davvero più notevole del film. Ciarán
Hinds ha ricevuto una nomination ai Golden
Globe e una ai British Academy Film
Awards per la sua interpretazione nella pellicola
semi-autobiografica Belfast, ma non sembra comunque essere
considerato tra i favoriti. Per quanto riguarda Jesse
Plemons (nominato assieme alla moglie Kirsten Dunst agli Oscar 2022), qualora Il potere del
Cane dovesse essere premiato nelle categorie attoriali, è
molto più facile che l’Oscar venga dato a Kody
Smit-McPhee.
Categorie attoriali: tutti i candidati all’Oscar 2022
Per questa attesissima
edizione 2022 in programma il prossimo 13/14/15 maggio alla Città
dell’Altra Economia di Roma, ARF! ri-immagina quel modello
di Festival che lo ha reso un evento unico nel suo genere in
Italia.
Cambiano gli spazi, in
questo 2022 post-pandemico, ma il Fumetto resta il centro di
tutto. Tornano gli eventi dal vivo e l’ARF! torna a Testaccio – una
casa che non ha mai lasciato – e porta con sé tante novità nella
proposta al pubblico.
Novità che saranno,
ancora una volta, rivoluzioni.
«A maggio Roma è
bellissima» e quest’anno nell’aria c’è una tale carica, un’energia
esplosiva che è quasi impossibile da raccontare. Quasi.
Perché l’autore scelto
per rappresentare tutto questo – e chi lo ha visto disegnare lo sa
– ha i superpoteri. Come gli eroi che disegna, dalla sua Teramo,
per gli States.
_DECONSTRUCT
/ˌdiːk(ə)nˈstrʌkt/
_DECOSTRUIRE
Reduce (something) to its constituent
parts in order to reinterpret it.
Ricondurre (qualcosa) ai suoi elementi
originari, con l’obiettivo di reinterpretarla.
Il Festival è un organismo in costante
mutamento. Privarlo delle caratteristiche o degli atteggiamenti
abituali e ormai stereotipati, significa farlo crescere e renderlo
più vivo che mai.
_REBUILD
/riːˈbɪld/
_RICOSTRUIRE
To build (something) again after it has
been damaged.
Costruire nuovamente (qualcosa) dopo che è
stata danneggiata.
Due anni di pandemia hanno inflitto un duro
colpo agli eventi dal vivo.
Ripensare strategicamente quanto era già
solido nell’ottica di renderlo nuovamente stabile conduce verso
quel miglioramento che ricerchiamo ogni giorno.
_REBORN
/riːˈbɔːn/
_RINASCERE
Brought back to life or
activity.
Riportare in vita o in
attività.
Nascere di nuovo, germogliare, rifiorire.
Tornare alla vita.
VI DIAMO IL BENVENUTO NEL NOSTRO NUOVO
MONDO.
ALL NEW, ALL DIFFERENT, ARF!
FESTIVAL.
Una nuova realtà intorno. Il fumetto, ancora,
al centro di tutto.
Non è il Festival che conoscevi. È il
Festival che scoprirai.
ARF! Festival 2022 – il poster
«Ho immaginato una
creatura tecno-mitologica» – racconta Carmine – «scomposta in
sezioni rettangolari come vignette, che osserva il Lettore
attraverso un occhio. È l’occhio con cui il creativo cattura
tutte le informazioni dal mondo reale, uno sguardo che gli permette
di cogliere sfumature che nel quotidiano sfuggono.»
«E poi c’è il Tempo. La
frammentazione della scena, dei personaggi, una dattilografia
temporale che scompone e ricompone un momento. Infine le vignette
sullo sfondo, che girano come un orologio, contengono
il Suono. Ecco, per me il Fumetto è questo. Un insieme di
strumenti, ognuno con una funzione precisa, che lavorano in
sincrono. Realizzare il manifesto di ARF! 2022 è stata una gioia
immensa, perché si tratta di un evento unico in Italia, dove il
Fumetto è l’assoluto protagonista.»
Carmine Di
Giandomenico
Carmine Di Giandomenico
(Teramo, 13 Aprile 1973), è considerato un gigante del panorama
fumettistico mondiale. Oltre ad avere collaborato come storyboard
artist per la televisione e per il cinema (con i registi Martin
Scorsese, Tsui Hark e Sergio Rubini), è l’autore
italiano più richiesto dalle due grandi major del fumetto
americano: Marvel e DC Comics, per le quali
realizza storie di Batman, Daredevil (Battlin’ Jack
Murdock), Captain America, Wolverine, X-Men
(Magneto Testament), Spider-man, Iron
man, Fantastic 4, Superman,
Batgirl, Catwoman e Flash, imprimendo indelebilmente
il suo stile e il suo segno su ognuno di questi iconici personaggi
e diventando, ben presto, tra gli autori più amati al mondo.
Per il mercato italiano
viene chiamato da Sergio Bonelli Editore a realizzare il remake di
una delle storie simbolo della lunga saga di Dylan Dog Il Lungo
Addio, e – sempre per il mondo dell’Indagatore dell’incubo – è
il copertinista della serie I colori della Paura, pubblicata
da Gazzetta dello Sport.
Insieme allo
sceneggiatore Alessandro Bilotta inventa il personaggio
di Giulio Maraviglia e la serie distopica vincitrice di
tutti i principali premi di settore La Dottrina.
Realizza il graphic
novel Leone, presentato al Festival del Cinema di
Venezia e firma disegni e regia del videoclip ufficiale del brano
Uomo di varie età di Claudio Baglioni, singolo
promozionale del suo album: In Questa Storia che è la
Mia.
Collabora con ARF!
Festival al progetto collettivo COme VIte Distanti e,
sempre insieme ai fondatori del festival romano rivoluziona il
mondo del calcio italiano, reinventando gli Avatar delle 20 squadre
del Campionato di calcio italiano Serie A TIM e le
animazioni di tutte le 760 sigle di apertura e chiusura di ogni
partita.
Warner Bros.
Pictures presenta una produzione Warner Bros. Entertainment Italia,
Colorado Film Production e Me Contro Te, Me Contro Te Il Film – Persi nel Tempo,
diretto da Gianluca Leuzzi. Disponibile per l’acquisto e il
noleggio su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play,
TIMVISION, Chili, Rakuten TV, Microsoft Film & TV e a noleggio su
Sky Primafila e Mediaset Infinity
Da un soggetto
di Luigi Calagna e Sofia Scalia, Me Contro Te Il Film – Persi nel Tempo è
scritto da Emanuela Canonico, Andrea Boin, Luigi Calagna e Sofia
Scalia e diretto da Gianluca Leuzzi. La fotografia del film è di
Vito Trecarichi, il montaggio di Davide Cerfeda, la scenografia di
Mario Torre e i costumi di Tecla Turiaco. Le musiche originali del
film sono di Stefano Della Casa.
Ecco i primi 10 minuti del film
La trama di Me Contro Te Il Film – Persi nel Tempo
É un giorno
speciale per Luì, che finalmente sta per ricevere il diploma da
scienziato, e come sempre Sofì è lì al suo fianco a sostenerlo e a
dargli coraggio. All’evento non può poi di certo mancare Pongo, il
loro amico di sempre. Ancora una volta però, il Signor S e la
fedele Perfidia, cercheranno di insidiare i Me Contro Te ma Sofì,
con i suoi poteri di fata, e Luì, con la migliore tecnologia degna
di un vero scienziato, daranno del filo da torcere ai loro nemici.
Qualcosa va storto però e la magia catapulterà tutti in luoghi ed
epoche lontane… persi nel tempo! In questo magico viaggio i Me
Contro Te scopriranno di avere dei nuovi amici e conosceranno una
nuova, agguerritissima nemica. Una fantastica ed emozionante
avventura al cinema per Luì e Sofì, piena di sorprese e con tanto
divertimento per i loro piccoli fan e tutte le famiglie.
Me contro Te
Il Film – Persi nel Tempo è una produzione Warner Bros.
Entertainment Italia, Colorado Film Production e Me Contro Te. Il
film è stato distribuito nelle sale da Warner Bros. Picture
Nella generale ripartenza
dell’industria cinematografica, quest’anno la cerimonia degli
Oscar 2022 sembra essere particolarmente sentita:
le voci e i pronostici sui preferiti e sui possibili vincitori non
si sono fatte attendere. Nell’attesa di scoprire chi saranno i
vincitori della 94a edizione – la cerimonia
si svolgerà domenica 27 marzo – abbiamo
passato al setaccio le varie candidature e tirato le somme. Come
sempre, la concorrenza è alta e ci sono film che sembrano aver già
la vittoria in pugno. Ma chi si merita davvero la statuetta
d’oro?
Tutti candidati agli Oscar 2022:
dal musical, al western, al fantascientifico
Non si riesce ad individuare una
tendenza che guida i dieci titoli candidati agli
Oscar per la categoria Miglior
film: si passa dal remake di un musical della Hollywood
classica (West
Side Story), al racconto biografico e storico (Belfast),
dal western drammatico (Il
potere del cane), al fantascientifico (Dune). In
realtà, molti dei film candidati sono generi ibridi: Don’t Look
Up è un film in parte apocalittico, in parte comico-satirico,
Licorice
Pizza è un coming of age dalle tinte dolce-amare, La fiera
delle illusioni è un thriller (ma non troppo) e un dramma
a tratti ironico, senza dimenticare l’outsider CODA – I Segni del
Cuore.
In questo calderone generale, come
si fa a scegliere? Va detto che sicuramente alcuni titoli risultano
tra i favoriti per il peso del nome del regista e del cast stellare
che li caratterizza. Ma è sufficiente la fama delle star di
Hollywood per accaparrarsi il primo posto agli
Oscar? La tendenza degli ultimi anni, con la
vittoria di Parasite nel 2020 e di Nomadland nel
2021, ha dimostrato un’inversione di rotta rispetto ai grandi nomi
americani. Nella speranza che quest’anno si prosegua sulla stessa
linea, c’è chi vede come già scritta la vittoria del film
giapponese
Drive My Car. Ma è davvero così scontato il premio per
Ryūsuke Hamaguchi?
Proviamo ora a concentrarci
sull’essenza dei film candidati, lasciando da parte tutte quelle
voci che vedono la già premiata Jane Campion e
l’acclamatissimo Il
potere del cane come papabili vincitori.
Chi sono i nostri favoriti. E
perché proprio Belfast?
Tutti i film in gara, per un motivo
o per l’altro, sono ottime produzioni, ma quelli che ci hanno
davvero conquistato sono tre: Belfast,
Don’t
Look Up e Licorice
Pizza. Questi titoli riescono a creare qualcosa di potente
tra lo spettatore e il mondo rappresentato.
Belfast è forse la prima scelta: con 7 nomination agli
Oscar 2022, ha tutte le carte in regola per essere
in grande capolavoro. La mano di un regista come Kenneth
Branagh non può passare inosservata. Le scelte stilistiche
sono forti e ben definite: un bianco e nero quasi integrale, se non
per i momenti di diegesi dentro la diegesi, un racconto che unisce
immagini, parole, musiche e corpi. Belfast potrebbe vincere il premio
Oscar come miglior film perché è completo sotto
ogni aspetto: a livello di trama, di recitazione, di costruzione
scenica.
Ci troviamo di fronte ad un
nuovo-Nuovo Cinema Paradiso. Belfast è la storia di
un bambino diventato grande, delle sue origini e del cinema visto
come rifugio, porto sicuro.
Kenneth Branagh è un forse un papabile
vincitore dell’Oscar alla
Miglior Regia, se riesce a scansare Spielberg
con il costruissimo West Side Story e la già premio OscarJane Campion. Non che i West Side
Story e Il potere del cane siano poca cosa.
Il primo è un’impresa titanica, un musical fatto di ampie troupe di
ballerini, costumi sfarzosi e tanta, tantissima post-produzione.
Il potere del cane è un western all’australiana in cui la
mano di Jane Campion si fa sentire. Entrambi i
film sono mega-produzioni ma sono anche l’emporio
dell’ostentazione: in essi domina la visione del regista, che
sovrasta ogni altro aspetto del film.
Don’t Look Up per guardare
avanti e Licorice Pizza per un tuffo nel passato
Don’t Look Up è il film
dell’attualità, del presente: merita di vincere perché racconta la
storia del nostro tempo, l’aspetto surreale che si cela nella
nostra realtà. Dare un Oscar al film di
Adam McKay significa premiare un modo di
raccontare innovativo, uno specchio della nostra società
interconnessa. L’originalità del film Netflix va riconosciuta anche da coloro che
non amano il genere fantascientifico o apocalittico. La satira, i
personaggi, ma anche la grafica di Don’t Look Up provengono direttamente dal web e
s’inseriscono in un lungometraggio sulla fine del mondo, ampliando
i confini del fare cinema.
Un Leonardo
DiCaprio mai visto prima, nerd e impacciato, affiancato da
star come Meryl Streep e Jennifer
Lawrence contribuiscono alla resa di Don’t Look
Up, film sostanzioso anche in termini di trama. L’originalità
del lungometraggio non può e non deve passare inosservata.
Licorice
Pizza non è una rivelazione, ma è un bel film.
Quanto è difficile trovarne uno oggi? Paul Thomas Anderson non prova a straziare, ad
emozionare, ad avvincere con il suo lungometraggio, non è questa la
sua intenzione. Con Licorice Pizza veniamo catapultati
però negli anni Sessanta visti dalla prospettiva di oggi:
tutto funziona e ricrea quell’atmosfera vintage un po’
naive che associamo a quel periodo. La storia d’amore
strampalata dei due protagonisti, interpretati da Alana
Haim e Cooper Hoffman, non può realmente
esistere, ma nemmeno la storia generale del film. Eppure, ci
conquista. A chi importa del realismo, quando la finzione funziona
così bene?
1 di 10
Rooney Mara e Bradley
Cooper in La fiera delle illusioni - Nightmare Alley
Cosa va premiato alla cerimonia
degli Oscar?
Cosa vorremmo che venisse premiato
quest’anno dall’Academy? La novità. Ecco perché
abbiamo pensato a questi tre titoli. Se a livello di bellezza delle
immagini, di bravura attoriale e registica tutti i film candidati
agli Oscar 2022 sono su un piano altissimo, ce ne
sono alcuni che hanno davvero una marcia in più. Oltre a tutte le
valutazioni tecniche del caso, alla fine dei conti ciò che rende un
film memorabile è l’energia che è in grado di sprigionare per
catalizzare lo spettatore. Al di là dei grandi registi, al di là
delle tecniche all’avanguardia, al di là delle star, ci sono
pellicole che ”arrivano” e altre che non ce la fanno.
Dune dove lo
mettiamo?
Forse il secondo capitolo sarà
quello vincente. Per ora, tanta attesa e poca sostanza per il film
di Denis Villeneuve. Dune
ha dell’incredibile ma non è molto più di un bel film che
s’inserisce in una serie di opere simili attorno allo stesso tema:
c’è già l’opera matrice, il romanzo di Frank
Herbert, il predecessore film di Lynch
del 1984 e un sequel già annunciato. Il nome del grande regista, il
successo già scritto della saga, il cast fatto di grandi nomi –
Oscar Isaac, Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson,
Zendaya, hanno costruito un’aspettativa
altissima che però non è stata soddisfatta. Come anche il regista
Villeneuve ha annunciato, questa prima parte serve
come premessa per il
secondo capitolo. È bene dunque aspettare ancora un po’ prima
di premiare agli Oscar il film (e il regista).
Da non sottovalutare il potenziale
di CODA
Coda, o in
italiano I segni del cuore, è considerato da molti il
film rivelazione di quest’edizione degli
Oscar 2022: concorre per la categoria Miglior
film, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior attore non
protagonista (Troy Kotsur).
La commedia drammatica di
Sian Heder riprende il film francese del
2014 La famiglia Bélier, ed è ugualmente delicata e
profonda. La scelta di un cast composto da attori non udenti per
interpretare i personaggi sordomuti, rende la pellicola
particolarmente realistica ed emozionante. La giovane
Emilia Jones (One Day, Youth
– La giovinezza), con la sua recitazione ha già
conquistato le giurie dei Critcs Choice Awards e del premio BAFTA. Ma, come nel caso di Dune, ancora una volta stiamo parlando di un remake
che, per quanto validissimo, non è sinonimo di novità e
originalità.
Categoria Miglior film: tutti i
candidati all’Oscar 2022
Liz Tigelaar è
stata scelta per adattare il romanzo bestseller I sette
mariti di Evelyn Hugo per Netflix, come riporta
Deadline. Il progetto sarà adattato in un lungometraggio per la
piattaforma e sarà basato sull’omonimo romanzo di Taylor
Jenkins Reid, il primo dei bestseller dell’autrice.
Il romanzo racconta la storia della
solitaria leggenda di Hollywood Evelyn Hugo, che sceglie una
giornalista altrimenti sconosciuta, Monique Grant, per scrivere un
profilo sulla sua vita. Durante la loro intervista, Evelyn discute
della sua ascesa alla fama e di molti dettagli riguardanti i suoi
sette matrimoni, inclusi molti segreti che in precedenza non erano
stati rivelati. Mentre Evelyn racconta la sua storia a Monique,
tuttavia, emerge una domanda: come mai Evelyn ha assunto proprio
Monique?
Tigelaar ha esperienza di lavoro con
il materiale originale di Reid in altri contesti. Attualmente sta
adattando Malibu Rising, un altro romanzo di Jenkins Reid, per
Hulu, incentrato su una famiglia di surfisti legati dal trauma del
loro passato e dalle gesta del loro famoso padre dissoluto, Mick
Riva. In precedenza, Tigelaar ha adattato il romanzo di Celeste Ng
LittleFires Everywhere in una
serie limitata per Hulu, con Reese Witherspoon e
Kerry Washington come produttori per la serie
limitata. Little Fires Everywhere ha ricevuto una
risposta critica positiva e ha contribuito a rafforzare le vendite
del romanzo di Ng una volta andato in onda.
Spider-Man:
No Way Home nasconde un Easter Egg che quasi nessuno
ha colto e che rimanda a un personaggio visto in
Homecoming. Un Redditor ha effettivamente
scoperto il cameo. Nella scena in cui l’agente Cleary di
Arian Moayed arresta Peter Parker per l’attacco a
Londra e l’apparente omicidio di Mysterio, Gary
Weeks riprende il ruolo dell’agente Foster.
Per chi avesse di un promemoria,
l’agente Foster è apparso per la prima volta nella scena di
apertura di Spider-Man: Homecoming quando
l’Adrian Toomes pre-Avvoltoio viene fermato dalla Damage Control
che si assume il compito di ripulire New York dopo la battaglia del
2012.
Anche se l’agente Foster non ha
molto da fare in Spider-Man:
No Way Home, si tratta comunque di un divertente
Easter Egg nascosto che dà ancora maggiore coesione all’universo
condiviso della Marvel. Di seguito, la foto dai due
film:
É un gioco di specchi
ipnotico la miniserie in sei puntate che vede protagonista Gary Oldman. E non soltanto perché si tratta
di una spy-story, dove ovviamente quasi nulla è quello che sembra.
Slow Horses piuttosto propone esattamente quello
che uno specchio fa, ovvero fornire a colui che vi guarda
attraverso che riproduce una sembianza di realtà, quando invece si
tratta della sua prospettiva ribaltata.
Il ribaltamento
principale dello show è merito dal romanzo originale scritto da
Mick Herron, a cui lo show si attiene con quasi totale fedeltà per
almeno cinque puntate. Dal momento che il materiale di partenza è
molto ben organizzato e preciso nel tono che intende
sviluppare,
davvero non era necessario apportare vere e proprie modifiche.
Protagonista della storia è il veterano Jackson Lamb (Gary
Oldman), agente segreto dell’MI5 caduto in disgrazia e
“parcheggiato” a capo di un dislocamento separato dell’agenzia dove
finiscono tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno fatto
fiasco. Ultimo arrivato in mezzo al gregge di “sconfitti” è River
Cartwright (Jack Lowden), il quale però decide di
rimettersi in gioco nel momento in cui un gruppo di estremisti
rapisce un giovane minacciando un’esecuzione atroce…
Le pagine del romanzo di
Herron ci presentano gli agenti segreti protagonisti come mai li
avevamo incontrati in precedenza, ovvero lontani anni luce dal
glamour e dal coraggio di James
Bond. Le persone che lavorano nella cosiddetta “Slough House”
(“Casa del Pantano”) sono pavide, spesso inette oppure
eccessivamente rancorose e piene di sé. Insomma, materiale perfetto
per costruire una piccola grande commedia degli orrori, uno studio
di caratteri che lo show mette in scena con il giusto senso dello
sberleffo.
Slow Horses
immerge i personaggi in una non-storia in cui tutti sembrano
tirarsi indietro all’idea di diventare protagonisti, e questo crea
puntata dopo puntata un cortocircuito di senso corrosivo. A parte
Cartwright ogni altra figura sembra disinteressarsi o ancor peggio
trascinarsi il più possibile al riparto dagli eventi che accadono.
Ovviamente per alcuni di loro si tratta come anticipato di un
ammirevole gioco di specchi, dove il riflesso può nascondere la
verità di un passato da insabbiare, di un rimorso non sopito, di un
dolore che appare impossibile da rimuovere completamente.
Non ci sono eroi in
questa miniserie, ma dietro la patina di polvere che ricopre molti
degli ambienti principali si possono comunque intravedere figure
reali, le quali stentano nella vita di tutti i giorni ma forse
posseggono ancora quella scintilla di dignità in grado di
redimerli. Ed ecco allora che la sceneggiatura di Will Smith (omonimo dell’attore) e la regia di
James Hawes costruiscono scena dopo scena un
mosaico umano che parte come comico per poi acquistare uno spessore
drammatico sommesso ma preciso, nelle ultime due puntate
addirittura vibrante.
L’altro affascinante
gioco di specchi che Slow Horses propone riguarda
in maniera più precisa Gary Oldman, istrione chiaramente divertitosi
un mondo a sviluppare Jackson Lamb, il quale fin dalla rumorosa
presentazione nel pilot diventa antitesi radicale di George Smiley,
personaggio che ha rappresentato (fino a oggi) la migliore
interpretazione della sua carriera, all’epoca de La talpa (2011).
Dove la leggendaria
figura creata dalla penna di John Le Carré aveva
consentito a Oldman una performance magnificamente trattenuta,
misurata alla perfezione per comporre la psicologia raffinata di un
uomo abituato a rifugiarsi nella normalità al fine di portare a
termine il proprio dovere, Jackson Lamb si muove esattamente nella
direzione opposta: volgare, ostentato, persino brutale nella sua
sincerità, l’agente dissimula le proprie abilità dietro una cortina
di atteggiamenti scurrili e provocatori. Oldman torna a lavorare
sopra le righe, a liberare il suo istinto istrionico con
un’efficacia degna di ammirazione. È lui il cuore pulsante di
Slow Horses, spy-story gioiosamente iconoclasta
che merita una visione non preconcetta. E alla fine del sesto
episodio si può già assaporare il trailer della seconda
stagione!
Barry Keoghan ha
condiviso la scena eliminata di The
Batman in cui compare nei panni del nuovo
Joker, scrivendo un breve post in cui rende
omaggio a tutti gli incredibili attori che hanno interpretato il
personaggio prima di lui.
Prima di Keoghan gli attori
a interpretare Joker erano stati, tra gli altri, Cesar
Romero nella serie con Adam West,
Jack Nicholson nel 1989 per TimBurton in Batman,
Heath Ledger ne Il Cavaliere
Oscuro, Jared Leto
in Suicide Squad, e Joaquin
Phoenix in Joker, oltre a
Mark Hamill che ha prestato la sua voce al
personaggio.
The Batman, il film
The
Batman diretto da Matt Reeves
uscirà nelle sale il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia.
Protagonisti del film insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Denis Villeneuve ha
spiegato l’ispirazione a cui ha attinto per dirigere scene di
Dune
che vedono Paul alle prese con le sue visioni. In una sincera
discussione ospitata dalla Directors Guild of America, il
regista ha condiviso che prima che iniziassero le riprese di
Dune, ha avuto una brutta esperienza con la
droga grazie a una torta condita alla marijuana preparata da suo
figlio. La torta ha regalato al regista “il peggior viaggio della
mia vita”, tuttavia è comunque riuscito a trasformare l’esperienza
in una fonte di ispirazione creativa.
“La verità è che una cosa che mi
ha aiutato moltissimo a dirigere Timothée [Chalamet] è che mio
figlio aveva cucinato una torta di banane pochi mesi prima che
girassimo il film, e la torta di banane era molto ‘piccante’ e io
ho avuto il peggior viaggio della mia vita. Ma mi ha aiutato
moltissimo, suona stupido, ma a volte è bello sperimentare le cose
da soli. Quel brutto viaggio, colpa della marijuana, mi ha aiutato
profondamente a dirigere Timothée nelle visioni, a spiegargli lo
stato che stavo cercando di ricreare. E, stranamente, quando ho
menzionato l’esperienza della torta alla banana a Timothee, l’ha
capito! Ecco la verità. Non provarci!”
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides,
giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a
un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere
il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro
alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono
per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul
pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della
mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie
paure sopravviveranno.
Denis
Villeneuve ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
Arriva il 25 marzo su
Disney+L’Era Glaciale – Le Avventure di Buck, il
nuovo film del famoso franchise campione d’incassi. Tornano tutti i
personaggi animati del franchise, che non sarebbero nulla senza le
loro voci, ecco cosa hanno raccontato dell’esperienza di doppiare
Buck, Eddie, Crash e tutti i protagonisti di questa nuova avventura
animata.
Justina
Machado in particolare interpreta Zee, un personaggio
nuovo, che esordisce nel franchise con questo film: “Per me è
stato eccitante doppiare un personaggio così carismatico, una
“social Warrior” e una persona così razionale che riesce a gestire
tutto così bene, è stato divertente.”
Al suo fianco, veterano
del franchise, c’è Simon Pegg, che per la prima
volta si trova a doppiare Buck in un film in cui lui è il
protagonista. “Ho aspettato per 12 anni questo film. La cosa
bella del franchise è che ci sono tanti personaggi meravigliosi,
proprio come un universo condiviso, non credo ci siano altri
franchise animati così adatti all’espansione. In un film non puoi
stare tanto tempo con tutti i personaggi, quindi questa è una buona
occasione per passare del tempo con Buck, Eddie e Crush, ma anche
con Zee e con gli altri nuovi personaggi.”
Da veterano del
franchise, Pegg si rende conto di quanto sia amato e importante per
il pubblico un nuovo film de L’Era Glaciale, ma
anche Justina Machado ne era consapevole, quando
le hanno offerto il ruolo: “Ero eccitata dall’idea di far parte
di questo frnachise, avrei fatto qualsiasi cosa. È stato divertente
come è divertente la mia Zee. Poi è circondata da tanti personaggi
divertenti. Per me è stata un’esperienza di puro
divertimento.”
Ma da dove è nata la
storia e l’idea di tornare a questo franchise dopo sei anni
dall’ultimo film? Ne parla la produttrice
esecutiva Lori Forte: “Vivo nell’era
glaciale da 20 anni, ormai, e questo è un franchise perfetto per
espandersi. Abbiamo cominciato con lo sviluppo di Buck, è così
eccentrico e avventuroso e Simon lo ha portato in vita per noi,
credo che fosse un po’ di tempo che ormai volevamo portarlo di
nuovo sullo schermo. E nel voler raccontare un’altra satira nel
mondo de L’Era Glaciale, ci è sembrato naturale tornare a Buck e
esplorare il suo personaggio di più.”
John
Donkin, regista del film, aggiunge: “Penso che questo
ci permetta di cominciare a sviluppare i livelli del personaggio di
Buck ma anche di introdurre altri personaggi, come Zee, che ci
aiutano a conoscere meglio Buck. Abbiamo potuto scavare più a fondo
nei personaggi per spiegarli meglio. E Zee è stata una grande
aggiunta alla storia di Buck.”
Secondo la produttrice
Forte, Il Mondo Perduto era il posto in cui i
filemaker volevano tornare a tutti i costi, visto che la risposta
del pubblico a quel mondo era stata così positiva. “Poi i
nostri consulenti ci hanno consigliato di raccontare qualcosa in
più dei dinosauri e di metterli insieme con i Mammut. Abbiamo
pensato che il mondo nascosto, in cui alcuni dinosauri sono
sopravvissuti, potesse essere affascinante. Poi è un posto così
misterioso e bizzarro che sarebbe stato interessante da esplorare
ulteriormente.”
“Il concept del film
parla di famiglia per scelta – aggiunge John
Donkin – È il nucleo di ogni film dell’Era Glaciale. È
nel DNA del franchise. E qui ci chiediamo cosa succede quando la
famiglia sente il bisogno di crescere e ognuno vuole andare per la
sua strada. Abbiamo esplorato questo aspetto per Eddie e Crash, con
la loro sorella adottiva, e abbiamo esplorato anche un po’ la
famiglia di Buck. Sì, la famiglia è il nucleo tematico del film e
sembrava interessante esplorarlo in questo modo.”
Dopo diversi anni,
Simon Pegg si è ritrovato a dover interpretare
Buck, soprattutto a farlo in maniera più approfondita, dal momento
che in questo caso è il protagonista. Ma sembra che non sia stato
troppo difficile per lui: “Buck appartiene ormai alla mia
memoria muscolare, perché l’ho interpretato un po’ di volte, ormai
– ha raccontato – Ho solo cercato di dormire tanto prima
delle sessioni, perché sono tutte estremamente energiche e Buck è
sempre pieno di energia. È estenuante, e alla fine sei sempre
esausto, e Justine lo può confermare, perché per il live action hai
i gesti, il corpo, il volto, mentre qui devi mettere tutto dentro
la voce. È incredibilmente divertente, amo Buck, anche solo perché
è nato nello stesso anno in cui è nata mia figlia e lei è cresciuta
con questi film, e per una strana coincidenza, mia sorella ha
partorito questa settimana! Quindi porta la storia avanti. È una
gioia per me interpretare Buck, perché per me e per la mia famiglia
ha questa ulteriore risonanza.”
Spalla di Buck nel film,
ma mai in ombra o in secondo piano rispetto a lui, è Zee, doppiata
proprio da Justina Machado: “Abbiamo
sviluppato il personaggio insieme. Non è stato troppo difficile
interpretare qualcuno così in controllo e così fico, sono i
personaggi che preferisco e sono contenta che me l’abbiano lasciato
fare. Ma dovevamo capire anche chi era, che voce aveva, come
parlava e questo è stato interessante, perché io sono molto
“animata” mi muovo molto, ma avevamo bisogno della voce, e davvero
questo processo è stato puro divertimento. Ho ottenuto questo
lavoro nel bel mezzo della pandemia, ed è stata una fuga bellissima
incontrare questo personaggio e questo film che parla di questi
argomenti così belli, come il coraggio, l’amore e la famiglia che
ti scegli. E non vedevo l’ora di partecipare a ogni sessione, e il
personaggio è venuto fuori in maniera molto organica.”
E, come accadeva nel
cuore della pandemia, quando i contatti interpersonali erano
ridotti all’osso, anche i doppiatori non si sono mai incontrati, in
sala di registrazione. Pegg ha detto: “E non ci siamo mai
incontrati, per via della pandemia. E questo è uno degli elementi
che più sono incredibili dell’animazione, ovvero quello di mettere
tutti i pezzi insieme e di creare alchimia e tempi perfetti. Non ho
mai incontrato Justine, ed è una cosa molto strana.”
A sei anni dall’ultima
avventura al tramonto dell’Era Glaciale, torna il
franchise nato in seno alla 20th Century Fox e ora
di proprietà della Walt Disney Company con una
storia completamente dedicata al furetto pirata dal titolo L’Era Glaciale – Le Avventure di
Buck.
La trama parte dagli opossum Eddie e
Crash. Dopo l’ennesima lite con Ellie, la loro sorella mammut, i
due scappano in cerca di un posto dove possano vivere in pace, da
soli, come degli adulti, peccato che non sono affatto pronti per
questo passo e si ritrovano presto nei guai, finendo nel mondo
sotterraneo in cui vivono i dinosauri. Si tratta proprio di quel
mondo nascosto che abbiamo conosciuto nel terzo film della saga, ed
è proprio qui che ritroviamo Buck, il furetto un po’ picchiatello
che cerca di far vivere in armonia le tremende bestie che popolano
quella terra. Proprio in compagnia di Buck, i due vivranno
l’avventura della vita, mentre Ellie, con Manny, Sia e Diego si
lanciano alla loro disperata ricerca, consci, molto più degli
opossum, che i due non sono capaci di badare a se stessi…
Far riemergere dai
ghiacci il franchise dell’Era Glaciale non è stato certo semplice.
Già gli ultimi capitoli erano risultati stanchi, ma L’Era Glaciale – Le Avventure di Buck
ridimensiona completamente la scala e l’ambizione, rivelandosi un
prodotto che in altri tempi sarebbe finito Direct to video e che
invece grazie alla piattaforma di Disney+, arriva direttamente nelle case
degli abbonati e sicuramente in questa sede troverà il pubblico
giusto: le famiglie.
Una storia per tutta la
famiglia
Il comune denominatore
dei film del franchise è infatti la famiglia, che sia di
provenienza o adottiva, un nucleo di persone che si scelgono, si
sostengono, si aiutano e ci cambiano. E così Eddie e Crash sono
cresciuti e hanno bisogno del loro spazio, scappano come degli
adolescenti che non vogliono più sottostare alle regole di mamma e
papà e si trovano con Buck, un solitario che tanti anni prima ha
preferito al solitudine rispetto alla vita di branco. Le metafore
non sono molto raffinate ma arrivano dritte e pregnanti per una
storia che non mancherà di stregare i più piccoli e di permettere
ai genitori di condividere con loro del tempo.
Nel cast vocale originale
del film torna Simon Pegg, che dà voce a Buck, e con lui ci
sono anche Vincent Tong, Aaron Harris, Utkarsh
Ambudkar e l’irresistibile Justina
Machado, che dà voce a Zee, un personaggio nuovo che
diventerà presto il preferito di grandi e piccini.
Emma Thompson è una
delle migliori attrici che la storia del cinema abbia mai potuto
conoscere grazie alla sua versatilità e all’essere sempre
brillante. L’attrice, che ha iniziato a recitare sin da giovane, ha
sempre dimostrato di saper interpretare i suoi migliori e adatti al
suo talento, in grado di misurarsi, in maniera eccellente, anche
con altre sfaccettature del cinema.
2. Ha lavorato anche per
prodotti dedicati al piccolo schermo. Nel corso della sua
carriera, l’attrice si è dedicata anche a progetti seriali e per la
televisionie. Infatti, ha iniziato a recitare grazie al film tv
Cambridge Footlights Revue (1982), per poi lavorare in
serie come The Young Ones (1984), Alfresco
(1983-1984), Tutti Frutti (1987), Cin cin (1992),
Ellen (1997), Angels in America
(2003), King Lear (2018) e Years and
Years (2019).
3. È anche doppiatrice,
sceneggiatrice e produttrice. Nel corso della sua lunga
carriera, l’attrice ha praticato anche l’attività di doppiatrice,
prestando la propria voce per Il pianeta del tesoro
(2002), Ribelle – The Brave (2012),
Men, Women & Children (2014) e Missing Link
(2019). In quanto sceneggiatrice, ha contribuito a scrivere film
come Ragione e sentimento,Nanny McPhee – Tata
Matilda, Tata Matilda e il grande botto, Effie Gray – Storia di uno
scandalo (2014) e Bridget Jones’s Baby. Inoltre, come
produttrice ha partecipato alla realizzazione di film come Tata
Matilda e il grande botto, Sold (2016), nonché di Last
Christman e Road Narrows.
Emma Thompson in Harry
Potter
4. Ha usato lenti
speciali. L’attrice è nota anche per aver
interpretato la professoressa Sibilla Cooman nella saga
di Harry Potter, comparendo rispettivamente nel
terzo, nel quinto e nell’ottavo film. Per interpretare tale
personaggio, l’attrice ha dovuto indossare degli occhiali le cui
lenti erano state sostituite con delle lenti d’ingrandimento. Ciò
le conferiva l’aspetto bizzarro immaginato dalla Rowling. Secondo
la Thompson, però, indossare quegli occhiali le faceva spesso
venire le vertigini e la facevano sentir male, poiché dal suo punto
di vista appariva tutto molto distorto.
Emma Thompson è Tata Matilda
5. Ha passato del tempo in
sala trucco. Per trasformarsi in Tata Matilda,
protagonista del film Nanny McPhee – Tata Matilda,
personaggio nato dalla penna di ChristiannaBrand, all’attrice è stata richiesta un’ora di
trucco circa per ogni giorno di riprese. La Thompson ha raccontato
di aver usato quel tempo di attesa per prepararsi mentalmente ad
entrare nei panni del personaggio e vedersi trasformare a livello
estetico l’ha aiutata molto in questo processo.
Emma Thompson e il marito Greg
Wise
6. È stata sposata con
Kenneth Branagh. La Thompson e l’attore e regista Kenneth
Branagh si erano conosciuti sul set della
miniserie Fortunes of War nel 1987 e hanno iniziato a
frequentarsi, tanto da arrivare a sposarsi nel 1989. Tuttavia, a
causa dei rispettivi impegni lavorativi e del fatto che Branagh
aveva iniziato a frequentare Helena Bonham
Carter nel 1994, l’anno successivo è arrivato il
divorzio.
7. È sposata da diversi
anni. Sul set di Ragione e sentimento, del 1995,
l’attrice ha conosciuto il collega Greg Wise. Dopo
il divorzio di lei, i due hanno iniziato a frequentarsi, arrivando
poi a sposarsi nel 2003. I due sono insieme da allora e, nel 1999,
sono diventati genitori della loro prima figlia,
Gaia. In seguito, nello stesso 2003, hanno
adottato un bambino rifugiato del Ruanda, Tindyebwa
Agaba, nato nel 1987.
Emma Thompson e gli Oscar
8. Ha vinto due
Oscar. Nel corso della sua carriera, l’attrice ha vinto
ben due Academy Award: il primo lo ha vinto come Miglior attrice
protagonista, nel 1993, per il film Casa Howard, mentre il
secondo premio è stato vinto per la Miglior sceneggiatura non
originale per Ragione e sentimento, nel 1996.
9. È stata candidata altre
tre volte. Oltre ai due premi vinti, l’attrice ha ricevuto
altre tre candidature che, però, non si sono poi tramutate in
vittorie. Nel 1994, ha ricevuto una nomination per la Miglior
attrice non protagonista per Nel nome del padre, mentre
nello stesso anno e nel 1996 ha ricevuto quelle per la Miglior
attrice protagonista, rispettivamente per Quel che resta del
giorno e Ragione e sentimento.
Emma Thompson: età e altezza
10. Emma Thompson è nata il
15 aprile del 1959 a Paddington, Londra. La sua altezza
complessiva corrisponde a 173 centimetri.
Mentre cresce l’attesa per vedere
Oscar Isaac in azione nella serie
Moon Knight, forse qualcuno di voi non sa che l’attore è
stato anche scelto per interpretare un’altra figura minacciosa e
altrettanto nota: Solid Snake, il noto personaggio del
franchise videoludico Metal Gear Solid.
L’attore ha ottenuto il ruolo principale per il
film Metal Gear Solid a dicembre 2020, ma da
allora non si è saputo più nulla. Tuttavia, il film sta ancora
cercando di trovare se stesso, poiché lo stesso Isaac ha rivelato
che la produzione sta ancora “cercando la storia”. La star
di Ex
Machina lo ha detto a IGN durante un evento
Moon Knight. Quando gli è stato chiesto se avesse
aggiornamenti o quali fossero i preparativi per il film, ha dato
una risposta rapida ma vaga. “Stiamo cercando“, ha
detto. “Stiamo cercando come Solid
Snake. Stiamo salendo attraverso i condotti
dell’aria. Cerchiamo la storia“.
Il film
di Metal Gear Solidè strisciato molto lentamente nel corso degli anni e i
commenti di Isaac implicano che si stia ancora muovendo a quel
ritmo lento. E con la mancanza di aggiornamenti e i commenti di
Isaac, sembra che le informazioni non riprenderanno almeno nel
prossimo futuro.
Questo film ha preso piede in
qualche modo dal 2006. Dopo anni di stallo, il regista
di Kong: Skull
Island Jordan Vogt-Roberts
era in trattative con la Sony
nel 2014 per dirigere il film. Vogt-Roberts, dopo aver
ricevuto la benedizione dallo stesso Hideo
Kojima , ha fornito alcuni
aggiornamenti nel corso degli anni, anche se gran
parte delle notizie punta ancora a un film che è ancora in una fase
di produzione molto precoce. Nel 2020, ha
pubblicato alcuni concept art peril film dell’epoca e
una debole anticipazione sul Codec con David Hayter, Christopher
Randolph e Paul Eiding che riprendono i loro ruoli rispettivamente
di Solid Snake, Otacon e Colonnello Campbell.
L’imminente adattamento live-action
di The Last of
US targato HBO è attualmente in produzione e le
recenti foto dal set offrono ai fan una prima occhiata a come
appariranno Sam ed Henry nella serie in uscita.
Nuove foto dal set mostrano Joel di
Pedro Pascal ed Ellie di Bella
Ramsey insieme a Sam ed Henry, due personaggi secondari
che appaiono nel primo gioco in alcune scene cruciali. Guarda
le nuove foto del set e un video del gruppo che attraversa la
strada qui sotto:
New video of Joel, Ellie, Henry and Sam on
the set of
#TheLastofUs!
Per chi non lo sapesse, Henry e suo
fratello Sam, 13 anni, sono due personaggi che incontrano Joel ed
Ellie durante i loro viaggi nel primo gioco di The Last of
US. Le due coppie poi si alleano per un po’ di
tempo e viaggiano insieme. Non è chiaro come la serie
televisiva tratterà questi due personaggi, anche se, considerando
il fatto che sembra essere un chiaro remake del primo gioco, i fan
potrebbero aspettarsi un risultato simile.
Last of Us, la serie
tv
La serie The Last of
US affronterà gli eventi del primo
gioco. Tuttavia, secondo The
Hollywood Reporter, potrebbe anche affrontare alcune parti
viste in The
Last of Us Part II.”La serie live-action si svolge
20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna“, recita la
sinossi. “Joel ed Ellie, padre e figlia, segnati dalla
durezza del mondo in cui vivono, sono costretti a sopportare
circostanze brutali e assassini spietati durante un viaggio
attraverso un’America post-pandemia“.
Insieme a Pascal e Ramsey nel cast
ci sono Gabriel Luna (Terminator: Dark
Fate) nei panni di Tommy Miller, Nico Parker
(Dumbo) nei panni della figlia di Joel Sarah, Anna Torv (Mindhunter) nei panni
di Tess e Merle Dandridge (The Flight
Attendant) mentre riprende il suo ruolo nel video giochi nei
panni di Marlene, la leader di un gruppo di resistenza noto come le
lucciole. Nel cast anche Jeffrey Pierce
(Bosch) nei panni di Perry, Murray
Bartlett (The White Lotus) nei panni di Frank e
Con O’Neill (Chernobyl) nei panni di
Bill.
La serie live-action è prodotta e
co-scritta dal creatore di
ChernobylCraig Mazin e
dallo scrittore del gioco originale Neil
Druckmann, che è anche uno dei registi. È una
coproduzione con Sony Pictures Television in associazione con
PlayStation Productions. I produttori esecutivi sono Carolyn
Strauss, il presidente di Naughty Dog Evan Wells e Asad Qizilbash e
Carter Swan di PlayStation Productions.
A meno di una settimana dalla sua
tanto attesa prima, Disney+
ha rivelato un altro spot televisivo di Moon
Knight, la serie di supereroi guidati da
Oscar Isaac dei Marvel Studios, con alcuni nuovi
filmati. Il video continua a esaltare il debutto live-action
dell’eroe Moon
Knight e questa volta vediamo di più di Steve
Grant/Marc Spector compreso le sue abilità e poteri. La serie
debutterà in streaming mercoledì 30 marzo.
Moon
Knight vede protagonisti Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Mohamed Diab e il team di Justin Benson &
Aaron Moorhead hanno diretto gli episodi. Jeremy
Slater è il capo sceneggiatore, mentre Kevin
Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad
Winderbaum, Mohamed Diab, Jeremy Slater e Oscar
Isaac sono gli executive producer. Grant Curtis,
Trevor Waterson e Rebecca Kirsch sono i
co-executive producer.
Marvel Studios Moon
Knight, è la nuova serie serie originale live-action
Marvel Studios che
debutterà dal 30 marzo in esclusiva su Disney+.
La serie segue Steven Grant, un tranquillo impiegato di un negozio
di souvenir, che viene colpito da vuoti di memoria e ricordi
provenienti da un’altra vita. Steven scopre di avere un disturbo
dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con il
mercenario Marc Spector. Mentre i nemici di Steven/Marc si
avvicinano, i due devono indagare sulle loro identità complesse
mentre si spingono in un mistero mortale tra i potenti dei
dell’Egitto.
Moon
Knight vede protagonisti Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Mohamed Diab e il team di Justin Benson &
Aaron Moorhead hanno diretto gli episodi. Jeremy
Slater è il capo sceneggiatore, mentre Kevin
Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad
Winderbaum, Mohamed Diab, Jeremy Slater e Oscar
Isaac sono gli executive producer. Grant Curtis,
Trevor Waterson e Rebecca Kirsch sono i
co-executive producer.
Arriva online dopo alcune
anticipazioni nei giorni scorsi la scena integrale di The
Barman nel quale l’uomo pipistrello interpretato da
Robert Pattinson incontra nientemeno che il re de
crimine, Joker! La scena è ambientata naturalmente ad
Arkham, il noto manico manicomio criminale di
Gotham dove verrà rinchiuso anche Enigma.
Per coloro che non conoscono
l’identità dell’attore che interpreta il noto villain, vi vasta
sapere che si tratta del giovane attore di talento Barry
Keoghan, apparso già sul grande schermo in Il sacrificio del cervo sacro e
Dunkirk di Nolan. Recentemente ha preso parte ad un altro
cinecomics, Eternals dei Marvel Studios.
The
Batman diretto da Matt Reeves
uscirà nelle sale il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia.
Protagonisti del film insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Arriva su
Disney+ il 30 marzo e si
candida a essere una delle serie Marvel più
innovative di sempre, grazie e toni cupi che non hanno paura di
virare all’horror e a un personaggio oscuro e complesso: parliamo
di Moon
Knight che ha chiamato ad unirsi al
MCUOscar Isaac, insieme a Ethan Hawke e May
Calamawy. Li abbiamo incontrati, insieme ai registi e i
produttori dello show, per parlare della realizzazione di
Moon
Knight e di cosa aspettarci da Marc
Spector e Steven Grant.
Secondo quanto dice
Grant Curtis, executive producer della mini serie,
“Moon
Knight, in particolare, è stato sul radar di Kevin Feige dal
primo giorno” perché la storia editoriale del fumetto ha
portato a una fusione graduale e naturale delle storie del
personaggio con quelle del Marvel Cinematic Universe.
“E penso che questo fosse il momento perfetto. Quando guardi
Disney+ e hai bisogno di una tela più
ampia per raccontare questa incredibile storia, dal 30 marzo, il
pubblico la vedrà, e capirà che questo era il momento perfetto per
immergersi nell’universo.”
Oscar Isaac non è estraneo a grandi franche,
come sa bene chi se lo ricorda nei pani di Poe
Dameron in Star
Wars o nel recente Dune, ma cosa lo ha spinto ad interessarsi al
MCU e a Moon
Knight?
“Quando l’ho letto,
sembrava che ci fosse una reale opportunità di fare qualcosa di
completamente diverso, in particolare nell’ambito del MCU, e di concentrarsi davvero su
questa lotta interna di questo personaggio, di usare l’iconografia
egiziana e il genere dei supereroi e questo linguaggio per parlare
di questa vera lotta interna che questa persona sta affrontando. E
anche per creare un personaggio indelebile e insolito, in
particolare con Steven Grant. Quindi mi è sembrato che una volta
che ho avuto una vera opinione su come volevo interpretare Steven e
l’ho presentata a tutti e loro l’hanno accolto a braccia aperte, ho
anche capito di avere collaboratori reali e incredibili e che
sarebbe stata un’avventura creativa.”
Cos’è
che rende Marc Spector e Steven
Grant diversi da alcuni degli eroi che potremmo aver visto
in passato?
“Beh, penso che la
storia sia basata sul punto di vista – dice Isaac –
Significa che sei nella pelle di questo ragazzo e vedi le cose
che gli accadono. Vivi la storia proprio come la sta vivendo lui.
Quindi c’è qualcosa di terrificante in questo. Penso che in Steven,
in particolare, ci sia un senso dell’umorismo diverso da quello che
abbiamo visto. Penso che la Marvel in particolare abbia fatto
un lavoro straordinario nel combinare azione e commedia in un modo
così eccezionale. E ho pensato che con Steven c’era la possibilità
di fare un tipo di commedia diverso da quello che abbiamo visto,
con qualcuno che non sa di essere divertente, lui non sa di essere
divertente. E quindi è stato davvero eccitante. E poi trovare il
contrappunto con Marc, in qualche modo appoggiandosi un po’ allo
stereotipo del vigilante oscuro e torturato, ma ciò che lo rende
così speciale è che ha questo piccolo inglese che vive dentro di
lui.”
May
Calamawy interpreta Layla, un personaggio che, per non
anticipare troppo, si trova a dover aiutare
Steven/Marc.“A proposito di Layla? Adoro
quanto è forte – dichiara May Calamawy–
Ma allo stesso tempo, mi sentivo come se dovessi interpretare
l’intera gamma di una donna con lei perché è forte ed è dalla parte
delle persone e combatte per ciò in cui crede, ma è anche molto
vulnerabile e spaventata. Quindi è stato divertente per
me.”
Il trio protagonista si
completa con Ethan Hawke che invece interpreta il
villain. “La storia del cinema è lastricata di
narratori che usano la malattia mentale come elemento costitutivo
del cattivo – ha cominciato Hawke per spiegare il suo
personaggio – Voglio dire, ci sono innumerevoli storie di
cattivi malati di mente e qui abbiamo un eroe malato di mente. Ed è
affascinante perché abbiamo invertito l’intero processo. E quindi
ora come antagonista, non posso fare la parte del pazzo perché
abbiamo già l’eroe che lo è. Quindi dovevo trovare un pazzo sano di
mente o una forza malevola sana di mente. E questo è stato un
enigma interessante per me capire come essere in sintonia con ciò
che Oscar stava facendo. E Mohamed (Diab, uno dei registi, ndr)
stava davvero abbracciando la sua malattia mentale come un modo per
creare un narratore inaffidabile. E una volta che hai rotto il
prisma della realtà, tutto ciò che il pubblico vede è da un punto
di vista distorto. E questo è davvero interessante per il cattivo
perché vengo visto per quello che sono. Penso che quello fosse il
nostro enigma, ci siamo inventati qualcuno che stava cercando di
salvare il mondo. E nella sua mente, lui è Santo Harrow, capisci?
Voglio dire, pensa che lui farà parte della grande
soluzione.”
A dirigere
Moon
Knight è stato chiamato in primo luogo
Mohamed Diab, seguito poi da Justin
Benson e Aaron Moorhead. Insieme i tre
hanno firmato i sei episodi della mini serie.
Mohamed
Diab ha spiegato: “Vengo da un background molto
indipendente, piccoli film, di solito in Medio Oriente. Ricordo la
prima telefonata tra me e Oscar, e lui mi disse: “Mohamed, che
diavolo ci fai qui?” Mi ha chiamato in privato. E ricordo di
avergli detto qualcosa sulla creazione di storie intime senza
pensare al budget. E penso che la Marvel fosse già al lavoro su
qualcosa. Ho avuto altre offerte prima per fare film ad alto
budget, ma non mi sono mai connesso a niente del genere, storie
intime che hanno delle cose importanti che accadono intorno a loro.
Tu, come persona normale, scopri di avere un’altra identità che è
un supereroe. Quindi sono stato subito attratto. E non voglio mai
dimenticare Jeremy Slater per aver creato un’idea così grande su
come affrontare la storia, un contrasto così grande. E l’altro
aspetto che mi ha davvero attratto è stata la parte egizia, il
presente e il passato, l’egittologia di Moon Knight. Come egiziani,
ci vediamo sempre raffigurati… lo chiamiamo orientalismo, quando ci
vedi come esotici e disumanizzati. Mostrandoci semplicemente come
esseri umani, semplicemente normali esseri umani, attraverso il
carattere di Layla e vedendo persino l’Egitto così com’è, perché il
90 percento delle volte, l’Egitto non è l’Egitto. Immagina di
vedere Parigi e c’è Big Ben sullo sfondo. È così che vediamo il
nostro Paese. Quindi è divertente, ma fa male, è proprio questo che
mi ha attratto.”
Tre registi per Moon Knight
Justin
Benson e Aaron Moorhead sono stati
coinvolti nel progetto più tardi rispetto a Diab. Parlando di
Moon
Knight come personaggio dei fumetti, Benson ha
dichiarato: “Nei circa 50 anni di storie a fumetti, questo
personaggio è in qualche modo stato definito dall’essere audace e
dall’essere un outsider. E c’era qualcosa di attraente nel
raccontare una storia di supereroi come quella, ma poi anche
lavorare con un gruppo di persone che stavano lavorando per
renderlo qualcosa di personale per loro.”
Aaron
Moorhead segue: “Abbiamo cercato di assicurarci che
tutti i nostri film indipendenti siano basati su una nuova
mitologia. E stranamente, voglio dire, i nostri grandi miti moderni
sono i film Marvel in questo momento. Il grande
mito americano in questo momento viene dalla Marvel. E in molti altri posti, ma
è davvero bello farne davvero parte e raccontare una storia che
parla in realtà di questi antichi miti e cose su cui tutti siamo
cresciuti. E inoltre, solo il fatto che timbricamente in qualche
modo combaci con tutto il nostro lavoro indipendente è davvero,
davvero fantastico.”
Oscar Isaac ha anche spiegato come ha fatto a
interpretare lo stesso personaggio in cui le sue due personalità si
confrontavano, semplicemente facendo assumere dalla Marvel suo fratello Michael
Hernandez. “Lui è la cosa più vicina a me che ci sia
sulla Terra. Quindi è entrato e interpretava Steven o Marc, anche
l’accento e tutto, entrambi gli accenti. È stato davvero utile
avere qualcuno che non è solo un grande attore, ma condivide anche
il mio DNA con cui recitare. Ma non mi aspettavo che potesse essere
così impegnativo interpretarli entrambi. Perché una delle cose
divertenti, forse la cosa più divertente della recitazione, sia
recitare di fronte a qualcuno e lasciare che accada qualcosa di
spontaneo che non ti aspettavi. Ma non c’era davvero un’opportunità
per farlo e dovevo cercare di trovare ciò che lo fa sentire
spontaneo, far sembrare che non fosse tutto pianificato, come
invece era. Quindi è stato impegnativo.”
Marc e Steven sono
rispettivamente Americano e inglese, per cui Isaac ha dovuto
lavorare anche su due accenti differenti. Come li ha “trovati”?
“Non lo so, la
storia è ambientata a Londra – ha detto – E quando ho
chiesto come mai, la risposta sembrava essere che avevamo
già troppi personaggi a New York. Quindi per cambiare le cose
abbiamo pensato di raccontare di un espatriato a Londra. Ma poi mi
è sembrato che ci fosse… voglio dire, amo l’umorismo inglese, come
quello di The Office e… c’è così tanto di quell’umorismo che trovo
così divertente, e ho pensato che ci fosse un’opportunità qui per
fare qualcosa. E se lo facessimo inglese? E se Peter Sellers
venisse contattato per un progetto Marvel, cosa farebbe? E così ho
iniziato a pensarci, e questo mi ha portato a Karl Pilkington di
“An Idiot Abroad”. E non tanto per l’accento ma solo per il suo
senso dell’umorismo per cui lui non sa di essere divertente, ma lo
è. E poi, ho pensato alla comunità ebraica di Londra e da dove
viene gran parte di quella comunità e ho ascoltato gli accenti che
sono a nord-est di Londra. E poi ho deciso di farlo e ho scoperto
che per il personaggio non si trattava solo dell’accento, ma anche
della sua timidezza, del desiderio di entrare in contatto con le
persone senza sapere come fare.”
La ricerca per portare
sullo schermo Marc/Steven è stata sicuramente
impegnativa, ma Oscar Isaac ha consegnato ai fan Marvel un lavoro eccellente, che si
potrà ammirare dal 30 marzo su Disney+, quando arriverà
Moon
Knight.
Oggi Apple
TV+ ha annunciato il cast e svelato la prima immagine
di Bad
Sisters, la nuova serie composta da 10 episodi della
creatrice candidata all’Emmy Award e vincitrice del BAFTA Sharon
Horgan (“Catastrophe”, “Shining Vale”) che farà il suo debutto
entro la fine dell’anno.
Bad
Sisters è una deliziosa miscela di commedia nera e
thriller e segue le vite delle sorelle Garvey legate dalla morte
prematura dei loro genitori e dalla promessa di proteggersi sempre
a vicenda. Oltre a Sharon Horgan, nel cast della serie ci saranno
anche Anne-Marie Duff (“Suffragette”, “The Salisbury Poisonings”),
Eva Birthistle (“Brooklyn”, “The Last Kingdom”), Sarah Greene
(“Frank of Ireland”, “Dublin Murders”) ed Eve Hewson (“Dietro i
suoi occhi”, “I Luminari – Il destino nelle stelle”) nei panni
delle cinque sorelle Garvey.
Completano il cast di Bad
Sisters Claes Bang (“Dracula”, “The Northman”), Brian
Gleeson (“Frank of Ireland”, “Peaky Blinders”), Daryl McCormack
(“Good Luck to you, Leo Grande”, “Peaky Blinders” ), Assaad Bouab
(“Chiami il mio agente!”, “The Pursuit of Love”) e la nuova
arrivata Saise Quinn (“Monster”).
Bad
Sisters è prodotto da Merman Productions e ABC
Signature, parte dei Disney Television Studios. La serie segnerà il
primo progetto della Horgan ad essere presentato in anteprima come
parte del primo accordo tra Apple TV+ e la sua società di
produzione, Merman.
Bad
Sisters è prodotta e scritta da Sharon Horgan con
Brett Baer e Dave Finkel (“New Girl”, “United States of Tara”) che
hanno curato l’adattamento dalla versione belga della serie “Clan”,
creata da Malin-Sarah Gozin (“Tabula Rasa”, “Professor T”). Sharon
Horgan, Faye Dorn e Clelia Mountford sono le produttrici esecutive
per conto di Merman; Malin-Sarah Gozin, Bert Hamelinck e Michael
Sagol (“Sound of Metal”) sono i produttori esecutivi per conto di
Caviar. Oltre a Horgan, Baer e Finkel, la serie è scritta da Karen
Cogan, Ailbhe Keogan, Daniel Cullen, Perrie Balthazar e Paul
Howard. Dearbhla Walsh, Josephine Bornebusch e Rebecca Gatward
curano la regia.
Bad Sisters si
unisce alla rosa in espansione di serie molto attese che faranno
presto il loro debutto su Apple TV+; tra queste “Pachinko – La
moglie coreana”, il dramma in lingua coreana, giapponese e inglese
basato sull’omonimo romanzo e in uscita il 25 marzo;
“Slow
Horses”, la nuova serie di spionaggio adattata dai
romanzi di Mick Herron, vincitore del CWA Gold Dagger Award, e
interpretata dal premio Oscar Gary Oldman, in
uscita il 1 aprile; “Shining Girls,” il nuovo
thriller metafisico interpretato e prodotto da Elisabeth
Moss, vincitrice dell’Emmy, e basato sul bestseller di
Lauren Beukes, che uscirà il 29 aprile; “Now and
Then“, il nuovo thriller bilingue composto da otto
episodi, in uscita il 20 maggio, e altro ancora.
In
esclusiva da Deadline arriva la notizia che Richard
Rider alias Nova è prossimo a far parte del Marvel Cinematic Universe poiché la
Marvel sta sviluppando un progetto
su Nova con lo sceneggiatore di Moon
Knight Sabir Pirzada. Per ora non è noto se questo
sarà sviluppato come un lungometraggio o una serie limitata per
Disney+. Come sempre, il presidente dei
Marvel StudiosKevin Feige
produrrà il progetto.
Nova è apparso per
la prima volta in un numero del 1966 di Super Adventures
era un membro della forza di polizia intergalattica nota come
Nova Corps, per la quale ha acquisito abilità
sovrumane tra cui super forza, volo e resistenza alle lesioni.
Sebbene il personaggio non abbia avuto molti scontri con alcune
delle figure principali dell’MCU attuale o passato, si è
scontrato con gli Skrull, che hanno ruoli importanti in progetti
Marvel recenti e prossimi, tra cui
Captain Marvel e la serie limitata
Secret Invasion.
Per quanto riguarda Pirzada, come
tanti sceneggiatori che realizzano un progetto Marvel di alto profilo da
sviluppare, è emerso attraverso la comunità di scrittori dello
studio, facendosi notare, di recente, dalla writers room di
Moon Knight, che arriverà su Disney+ il 30 marzo.