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Tom Hiddleston parla di Alan Taylor, regista di Thor: The Dark World

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In una recente intervista Tom Hiddleston ha parlato di  Alan Taylor, regista di Thor: The Dark Worldricordando giustamente il suo precedessore e colui che lo ha scelto, Kenneth Branagh:

“Kenneth Branagh ha stabilito il tono, quindi abbiamo raccolto le redini e continuato. Alan Taylor è fantastico, è il regista de Il Trono Di Spade e proviene da quel mondo, un mondo molto oscuro e reale in cui s’incontrano guerrieri, spade, mostri e magia. Quindi la sua esperienza nella serie gli ha permesso di realizzare qualcosa di fantastico per Thor. Sono andato alla proiezione di un corto Marvel quest’estate, sono venuti sia Kenneth che Alan. Era bello vedere il rispetto che avevano l’uno dell’altro e ho pensato che sarebbe andata bene”.

Ulteriori info sul film nel nostro Speciale: Thor 2

Diretto da Alan Taylor Thor: The Dark World vede nel cast Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tom Hiddleston, Stellan Skarsgård, Idris Elba, Christopher Eccleston, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Kat Dennings, Ray Stevenson, Zachary Levi, Tadanobu Asano e Jaimie Alexander con Rene Russo e Anthony Hopkins nei panni di Odino.

Fonte: CBM

Matthias Schoenaerts fa innamorare Michelle Williams

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Matthias Schoenaerts fa innamorare Michelle Williams

Matthias Schoenaerts, l’attore rivelazione dell’ultimo film di Jacques Audiard, affiancherà Michelle Williams nel dramma Suite française.

Dopo averlo ammirato nel bellissimo Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard al fianco di Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts si prepara a una carriera internazionale.

Il prossimo anno sarà sugli schermi in Blood Ties di Guillaume Canet, il remake del francese Liens du Sang che riunisce un cast internazionale, tra cui la Cotillard, Clive Owen e Mila Kunis.

Il Daily Mail annuncia ora un nuovo progetto cinematografico che vedrà Matthias Schoenaerts impegnato oltreoceano. L’attore belga affiancherà infatti Michelle Williams in Suite française, diretto da Saul Dibb (La Duchessa), di cui vi avevamo già parlato. Il film drammatico tratto dall’omonimo romanzo di Irene Nemirovsky è ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Schoenaerts interpreterà un generale nazista ospitato da Lucile (Michelle Willams), una giovane donna francese il cui marito è partito per il fronte. Lucile, che vive con la dispotica suocera (interpretata da Kristin Scott Thomas) finirà per innamorarsi dell’ufficiale tedesco. Le riprese di Suite française inizieranno a Londra in primavera.

Robert Downey Jr. e Shane Black parlano dei cambiamenti in Iron Man 3

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Tutti sappiamo quanto il Trailer di Iron Man 3 abbia suscitato pareri molto positivi alla sua uscita, tuttavia in molte persone ha suscitato anche reazioni timorose.

Streaming della Premiere Mondiale de Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

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Cinefilos.it Mercoledì 28 Novembre alle ore 3:50 del mattino, ora italiana, trasmetterà per i fan  la première mondiale del film Lo Hobbit – Un viaggio Inaspettato di Peter Jackson

Box Office ITA del 26 novembre 2012

Box Office ITA del 26 novembre 2012

Breaking Dawn – Parte 2 continua a macinare incassi, tallonato dall’ottimo debutto di Il peggior Natale della mia vita. Esordio negativo per le altre new entry. Dopo l’esordio col botto della scorsa settimana, The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 conferma il successo al botteghino rimanendo in testa alla classifica.

L’ultimo capitolo della saga di Stephenie Meyer incassa altri 2,9 milioni di euro da giovedì a domenica, sfiorando i 16 milioni complessivi. Breaking Dawn – Parte 2 supera così il risultato complessivo della Parte 1 in appena dodici giorni e si appresta a superare il record di incassi della saga, detenuto da New Moon con 16,4 milioni totali raccolti nel 2009.

Altro vincitore del weekend è Il peggior Natale della mia vita. La commedia con Fabio De Luigi debutta al secondo posto con ben 2,5 milioni (2,4 milioni nei tre giorni). Lanciato in 550 sale, il film ottiene così una media migliore di quella dei vampiri, superando anche l’esordio de La peggiore settimana della mia vita (2,3 milioni). Prima dell’arrivo delle altre pellicole natalizie, la commedia di Alessandro Genovesi può dunque puntare sul passaparola per registrare un’ottima performance al botteghino.

Hotel Transylvania scende al terzo posto con altri 928.000 euro, arrivando a quota 5,8 milioni. Venuto al Mondo mantiene una buona tenuta, incassando altri 706.000 euro e confermando la quarta posizione. Il film di Sergio Castellitto giunge così a 4,1 milioni complessivi. Perde una posizione Skyfall, che con altri 614.000 euro supera il tetto dei 12 milioni di euro, decisamente un successo per il franchise 007 nel nostro Paese.

Paranormal Activity 4 apre al sesto posto con 380.000 euro, uscito probabilmente con qualche settimana di ritardo. Argo scende in settima posizione, arrivando a 2,2 milioni totali con altri 373.000 euro. E’ la conferma che purtroppo in Italia il film di Ben Affleck non si è rivelato molto popolare. Le ultime posizioni della top10 sono occupate da new entry.
Vasco Live Kom 011, ovvero il concerto a S.Siro di Vasco Rossi, incassa 336.000 euro in oltre 150 copie. Debutto peggiore per Dracula 3D (in una classifica che presenta vampiri in tutte le salse). L’horror di Dario Argento non va oltre i 210.000 euro in 170 sale e con tanto di sovraprezzo. Un mostro a Parigi chiude la top10 con soli 209.000 euro, a fronte di un lancio in 235 copie.

Da segnalare infine altre due novità in classifica. Il sospetto di Thomas Vinterberg esordisce al dodicesimo posto con 162.000 euro. Il film con cui Mads  Mikkelsen ha vinto la Palma d’Oro di Miglior attore all’ultimo Festival di Cannes è stato lanciato in una settantina di copie e può puntare sul passaparola. Nonostante le polemiche suscitate al Festival del Film di Roma, dove ha ottenuto i riconoscimenti alla regia e all’interpretazione femminile, E la chiamano estate non va oltre il diciottesimo posto. Il discusso film di Paolo Franchi raccoglie appena 57.000 euro in 35 copie.

Il Trailer di Si può fare l’amore vestiti?

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Il Trailer di Si può fare l’amore vestiti?

Ecco il Trailer di Si può fare l’amore vestiti? con Bianca Guaccero e Corrado Fortuna. Dal 6 Dicembre al cinema.

Il Trailer italiano di La Regola del silenzio di Robert Redford

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Il Trailer italiano di La Regola del silenzio di Robert Redford

Il Trailer Italiano del film La Regola del silenzio(The company you keep) di Robert Redford con protagonisti Shia LeBouf e Robert Redford.

Un biopic dedicato a Susan Boyle

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Esplosa nel 2009 con la sua partecipazione al talent show televisivo Britain’s Got Talent, Susan Boyle raggiunse rapidamente la notorietà planetaria grazie alla diffusione delle sue performance su Youtube.

La sua vicenda, fatta di una vita sofferta culminata con la morte della madre – l’unica ad aver sempre creduto nelle doti canore di Susan fino a spingerla a partecipare al programma – avvenuta proprio alla vigilia del successo, commossero gli spettatori, assieme al connubio tra una voce angelica e un aspetto fisico lontano anni luce da quello delle star patinate dello showbusiness.

Nonostante la cantante sia da qualche tempo lontana dalle scene, la sua resta una vicenda dall’elevato appeal cinematografico, e infatti Lucas Webb della Fox Searchlight appare fortemente intenzionato a produrre un biopic dedicato all’artista, avendone già acquistato i diritti, assieme a quelli dell’adattamento del musical I Dreamed A Dream, che ne narrava la storia; il film appare dunque destinato ad essere una biografia dall’elevato contenuto musicale.

Fonte: Empire

Marisa Tomei e Hugh Grant insieme sul set?

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Hugh Grant e il regista e sceneggiatore Marc Lawrence uniranno a breve le forze per la loro quarta collaborazione: naturalmente si tratterà ancora una volta di una commedia romantica, per il momento senza titolo; per il ruolo della protagonista femminile, sarebbe in trattative Marisa Tomei.

Protagonista del film sarà Ray Michaels (Grant), che parte dalla natia Inghilterra alla volta di Hollywood, avviando una scalata al successo che lo porterà a vincere un Oscar per la migliore sceneggiatura; lo ritroviamo, però, quindici anni dopo, il successo ormai lontano, una vita privata disastrata e in difficoltà finanziarie: per sbarcare il lunario, finirà a insegnare scrittura in un piccolo college sulla costa East degli States; qui, nonostante il fascino riscosso sulle giovani studentesse finirà per intrecciare una relazione con una madre single che ha deciso di riprendere gli studi, il cui ruolo dovrebbe andare a Marisa Tomei.

L’inizio delle riprese è previsto a New York la prossima primavera. Marisa Tomei affiancherà a breve Billy Crystal nella commedia per famiglie Parental Guidance.

Fonte: Empire

Spaventapasseri in salsa horror per la Bloody Cuts

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Spaventapasseri in salsa horror per la Bloody Cuts

Bloody Cuts, collettivo britannico affermatosi grazie all’omonima serie di cortometraggi horror, si prepara a sbarcare sul

Mike Newell parla di Reykjavik

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Regista di comprovata versatilità, capace di passare da Quattro matrimoni e un funerale a Donnie Brasco, al prossimo dickensiano Grandi Speranze, Mike Newell sarà presto alle prese con lo storico Reykiavik, incentrato sull’incontro che nella capitale islandese vide protagonisti il Presidente americano Ronald Reagan e il russo Gorbaciov nel 1986.

In una recente intervista rilasciata ad Empire, Newell ha definito quella vicenda una storia di creazione di rapporti umani stabiliti in un deserto dove questi non avrebbero potuto esistere: lo spirito umano che trionfa su ogni possibile ostacolo. Il regista vede in quell’incontro (che in sotto il profilo strettamente diplomatico non vide raggiungere alcun risultato concreto) come l’inizio della fine della Guerra Fredda, protagonisti i rappresentanti dei due blocchi contrapposti che allora avevano letteralmente il destino del pianeta nelle loro mani.

Il film verrà girato nella capitale islandese nel corso del 2013; gli interni saranno invece realizzati a Potsdam, in Germania. Protagonisti saranno Michael Douglas nei panni di Ronald Reagan e Christopher Waltz nel ruolo di Gorbaciov.

Fonte: Empire

Lenny Kravitz sarà Marvin Gaye?

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Dopo aver raggiunto il successo come cantante, Lenny Kravitz sembra più che mai deciso a portare avanti anche la sua carriera sul grande schermo: dopo una comparsata in Precious, il ruolo di Cinna in The Hunger Games (che tornerà ad intepretare anche in Catching Fire) e la partecipazione a The Butler di Lee Daniels, Julian Temple lo avrebbe preso seriamente in considerazione per interpretare la leggenda del soul Marvin Gaye nel biopic a lui dedicato. Il film, che sembra destinato a competere con un progetto parallelo diretto da Cameron Crowe, si concentrerà sul periodo finale della vita del cantante.

Gaye, che stava forse già vivendo la fase calante della sua carriera, si era trasferito a Londra per fuggire alle accuse di evasione fiscale in patria, vedendo oltretutto aggravarsi la propria dipendenza da alcohol e droga. Il promoter Freddy Cousaert lo ospitò in seguito nella sua casa in Belgio per aiutarlo a disintossicarsi: il risultato fu Midnight Love, il primo album che Gaye registrò dopo la chiusura della collaborazione con l’etichetta Motown, e che conteneva Sexual Healing, uno dei maggiori successi della storia del cantante.

Fonte: Empire

Commedia natalizia per James Corden

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Dopo le recenti partecipazioni in Can A Song Save Your Life di John Carney e One Chance, James Corden è alla ricerca di nuovi ruoli per il grande schermo: il suo prossimo progetto potrebbe essere la commedia natalizia School For Santas, firmata da Richard Bean, col quale l’attore ha già collaborato in passato.

Abbastanza classica la vicenda raccontata nel film, che verrà sviluppato dalla Working Title, col protagonista che dovrà ritrovare il proprio spirito natalizio per riguadagnarsi l’affetto dei figli. Al momento al progetto non è ancora stato assegnato un regista, ma si prevede che il film sarà girato a Londra e New York, durante il prossimo anno.

Fonte: Empire

In the Mood for Love: recensione del film di Wong Kar-Wai

In the Mood for Love: recensione del film di Wong Kar-Wai

In the Mood for Love è il film culto del 2000 diretto da Wong Kar-Wai e con protagonisti Tony Leung, Maggie Cheung, Rebecca Pan, Lai Chen, Gong Li.

La trama di In the Mood for Love: Un uomo e una donna a Hong Kong, all’inizio degli anni sessanta: storia dei brevi incontri ritrosi tra il signor Chow e la signora Chan, vicini di casa che scoprono casualmente che i rispettivi coniugi sono amanti e inscenano, come in una prova, le rispettive rivelazioni. Si incontrano, si chiedono cosa staranno facendo gli altri due, si parlano come se parlassero a loro, si guardano allontanarsi, e inevitabilmente, senza dirselo mai, finiscono per amarsi.

In the Mood for Love, l’analisi

“Fu un momento imbarazzante. Lei se ne stava timida a testa bassa per dargli l’occasione di avvicinarsi, ma lui non poteva, non ne aveva il coraggio. Allora lei si voltò e andò via.”

Nel repertorio di film sentimentali, In the Mood for Love è indubbiamente tra i più sofisticati ed evocativi.

I due protagonisti vivono un rapporto inizialmente discreto, fondato sul riserbo e un comune dolore, la condivisione implicita di un tradimento: si accorgono della relazione fra i rispettivi coniugi attraverso piccoli indizi, una borsa, una cravatta identici. Alla ricerca dell’equilibrio di una verità da tacere agli altri, il signor Chow e la signora Chan maturano progressivamente una complicità e un’empatia che diventa amore inespresso, intrappolato nel non detto eppure intimo e profondo. Le loro anime si muovono all’unisono, ma i due si sfiorano appena, imprigionati nelle convenzioni che scandiscono le loro vite.

Fra brevi incontri, cene, passeggiate notturne in strade deserte e attese sotto la pioggia, lo scorrere del tempo è sottolineato dagli eleganti abiti di lei e da una colonna sonora che si fa espressione dei pensieri dei due (non) amanti: lo struggente tema ricorrente Yumeji’s theme dilata gli istanti fra sinuosi ralenti, le note di Quizàs, quizàs, quizàs danno voce allo struggimento dei due protagonisti.

Wong Kar-Wai orchestra poeticamente questo malinconico viaggio di un amore sospeso e intangibile attraverso una regia pronta a focalizzarsi su ogni dettaglio, riprendendo i due da originali angolazioni e, con un suggestivo stratagemma, lasciando sempre sullo sfondo gli adulteri coniugi: questi ultimi sono solo una voce fuori campo o talvolta ripresi di spalle, inconsistenti agli occhi degli spettatori.

Tra spazi angusti in cui vive una sensualità reticente, la calda fotografia di Christopher Doyle, spesso soffusa, sottolinea sguardi e gesti di estremo pudore, immortalando i due perfetti protagonisti: la leggiadra e raffinata Maggie Cheung e uno struggente Tony Leung, premiato come migliore attore al Festival di Cannes per la sua palpitante e allo stesso tempo delicata interpretazione.

Il sentimentalismo soft di In the Mood for Love lo rende una pellicola indimenticabile e una riflessione sulle scelte che condannano all’abbandono, lasciandoci prigionieri di una malinconica memoria: “Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato: il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto”.

Alimentato da occasioni non colte, il ricordo è così sublimato nel silenzio e nell’imponenza di un edificio cambogiano che consegna l’amore irrealizzato all’immortalità.

Se mi lasci ti cancello: recensione del film di Michel Gondry

Se mi lasci ti cancello: recensione del film di Michel Gondry

Se mi lasci ti cancello è un film del 2004 diretto da Michel Gondry e con protagonisti Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Elijah Wood, Tom Wilkinson e Mark Ruffalo.

La Trama di Se mi lasci ti cancello

Se mi lasci ti cancello recensioneLa relazione tra Joel e Clementine, innamorati quanto profondamente diversi, è ormai giunta al capolinea. La ragazza decide così di rivolgersi alla clinica Lacuna Inc. per farsi cancellare Joel dalla memoria. Frustrato e deluso, Joel decide di fare altrettanto. Ma durante l’operazione, il cuore entra in conflitto con la mente e l’uomo si pente della sua scelta, cercando disperatamente di aggrapparsi ai ricordi per salvare il suo rapporto con Clementine.

Una frase che racchiude l’essenza del film Se mi lasci ti cancello

“Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.”

Questi meravigliosi versi di Alexander Pope accompagnano un film raffinato e surreale, ovvero il contrario di quanto il banale titolo italiano fa intendere: benché ci siano momenti di brio, non si tratta della solita commedia romantica, al contrario. Eternal Sunshine of the Spotless Mind è una pellicola emotiva e razionale al tempo stesso, fra le più originali che il nuovo millennio ci ha offerto finora.

Si tratta anche della prova della maturità di Jim Carrey nel registro drammatico, icona di commedie briose ed esilaranti, che qui regala un’interpretazione toccante, bilanciata dalla strepitosa e vulcanica Kate Winslet, candidata all’Oscar per la sua performance.

Se mi lasci ti cancello – poesia e romanticismo

Michel Gondry dirige una storia molto poetica, caratterizzata da una sceneggiatura e un montaggio magistrali. Se mi lasci ti cancello diventa una singolare esperienza per lo spettatore proprio grazie al montaggio ellittico, tra flashback, frangenti del presente e ricordi che si intrecciano con sapienza e logica uniforme. Nessuna giustificazione per chi lo reputa confusionario: prestando attenzione a ogni dettaglio sin dalla scena d’apertura, la narrazione procede conquistando in ogni scena, facendo entrare lo spettatore nella psicologia e nel cuore emotivo del film.

La brillante sceneggiatura di Charlie Kaufman (Essere John Malkovic), meritatamente premiata con l’Oscar, esplora lo sgretolamento del rapporto di coppia in modo insolito e accattivante. Due individui dal carattere discordante che finiscono per innamorarsi e poi lasciarsi proprio a causa delle profonde differenze: lui, introverso e silenzioso, lei, loquace ed esplosiva. Nonostante la passione, infatti, le liti non mancano, provocate proprio dall’incompatibilità delle rispettive indoli (“Parlare in continuazione non significa comunicare”, dice Joel a Clementine).

Ma il tutto non si risolve nella stereotipata parabola degli opposti che si attraggono, bensì mettendo in gioco dinamiche quali il destino, la solitudine, la lotta tra mente e cuore, ragione ed emozione, in un contesto dalle profonde suggestioni oniriche di forte impatto visivo, perfetta espressione del cinema di Gondry: un letto sulla spiaggia coperta di neve, un riluttante uomo-bambino sotto un tavolo enorme, fino a volti che scompaiono e immagini via via sfocate.

Se mi lasci ti cancello accompagnato da una splendida colonna sonora, ritrae perfettamente l’emotività dei ricordi e la sfida della pagina bianca: per quanto ricominciare da zero sia una scelta coraggiosa, la memoria è un rifugio altrettanto irrinunciabile e Joel rifiuta l’“infinita letizia della mente candida” perché non riesce e non vuole separarsi dal ricordo di Clementine.

Il processo cui si sottopone diventa dunque una gabbia dalla quale cerca disperatamente di fuggire: la sua è un’evasione toccante che apre una seconda possibilità. Commettere gli stessi errori del passato è un’eventualità non trascurabile, ma cogliere nuovamente la felicità del presente è una prova alla quale è difficile rinunciare.

Una Lunga domenica di Passione: recensione del film di Jean-Pierre Jenuet

Una Lunga domenica di Passione, è il film del 2004 diretto da Jean-Pierre Jenuet e con protagonisti nel cast Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Dominique Pinon, Clovis Cornillac, Jérôme Kircher, Chantal Neuwirth, Albert Dupontel, Denis Lavant, Jean-Pierre Becker, Dominique Bettenfeld, Jean-Pierre Darroussin, Marion Cotillard, André Dussollier, Ticky Holgado, Jodie Foster, Julie Depardieu.

Una Lunga domenica di Passione, la Trama: Cinque soldati, accusati di automutilazione, stanno per essere giustiziati. La loro pena di morte sarà uscire allo scoperto dalle trincee e resistere sotto il fuoco nemico giorno e notte. Da qui tutto ha inizio. La loro morte o la loro sopravvivenza è avvolta nel mistero. Uno di questi è Manech, un giovane di poco più di vent’anni che a casa ha lasciato la ragazza Mathilde. Sarà proprio lei, con il suo istinto, a non arrendersi di fronte alla notizia della morte del ragazzo e, con ostinazione, indagherà sugli accaduti che hanno caratterizzato la vita precedente dei cinque soldati.

Una Lunga domenica di Passione, l’analisi

Jean-Pierre Jenuet mette la firma a un altro capolavoro dopo Il favoloso mondo di Amélie e si conferma essere un regista di grande talento. Dopo aver sfiorato undici Oscar, il regista non si perde d’animo e ci stupisce con un film tratto dall’omonimo romanzo di Sébastien Japrisot.

Lo stile di Jenuet s’intuisce sin dall’inizio, dove la voce narrante, che ci ricorda quella di Amélie, permette di addentrarci nelle vite dei cinque soldati. Immediatamente cinque sconosciuti saranno gli abitanti di un piccolo mondo che, col proseguire dell’indagine di Mathilde, diventeranno familiari nonostante l’intreccio di nomi e storie.

Una Lunga domenica di PassioneMathilde è ostinata, fa scommesse con se stessa (“Se arrivo alla curva prima della macchina, Manech ritornerà vivo”), il suo istinto non riesce a convincersi che l’amato è morto e, a partire dal ritrovamento delle lettere e dei ricordi dei condannati, anche il pubblico si farà coinvolgere sempre più nella ricerca. Il film inizialmente ha un ritmo incalzante ma, man mano che l’indagine va avanti, si fa strada la stessa angoscia che prende Mathilde tra speranze e false piste.

Al racconto della storia d’amore si affianca l’onnipresente dramma della prima guerra mondiale, ritratta in modo così realistico da farci sporcare con il fango delle trincee, affondare nelle buche delle granate, rasentare la follia dei soldati. Ad aiutarci c’è una mirabile fotografia dai toni freddi e bui del campo di battaglia a quelli caldi e accoglienti nella Parigi degli anni Venti.

Come ne Il famoso mondo di Amèlie, alla sceneggiatura il regista è affiancato da Guillaume Laurant e insieme ricostruiscono al meglio le atmosfere letterarie, come se il libro fosse stato cucito attorno ai personaggi.

Audrey Tatoun, che interpreta Mathilde, torna in un ruolo simile a quello che aveva interpretato nel precedente film: investigare sulle vite degli altri, questa volta per ricomporre l’intricato puzzle e ritrovare l’amato Manech (Gaspard Ulliel). Allo stesso modo, l’intrigante Tina Lombardi (Marion Cotillard) compagna di uno dei condannati, con i mezzi della seduzione intraprenderà la stessa ricerca di Mathilde. Due donne apparentemente uguali, accomunate dalla voglia di perseguire la verità, con l’unica differenza che a muovere la seconda è la vendetta.

Colpi di scena, nuovi personaggi, momenti d’ilarità alternati a quelli drammatici, fanno di Una Lunga domenica di Passione una combinazione di generi che spazia dal drammatico al romantico senza che uno dei due prevalga sull’altro. Un’altra pellicola di Jean-Pierre Jenuet che non ci delude.

Il Favoloso Mondo di Amélie: recensione del film Jean-Pierre Jeunet

Il Favoloso Mondo di Amélie è il film di successo del 2001 diretto da e con protagonisti nel cast Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz e Johnny Depp.

  • Anno: 2001
  • Regia: Jean-Pierre Jeunet
  • Cast: Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Rufus, Lorella Cravotta, Serge Merlin, Jamel Debbouze, Clotilde Mollet, Claire Maurier, Isabelle Nanty, Dominique Pinon, Artus de Penguern, Yolande Moreau, Urbain Cancelier, Maurice Bénichou, Valerie Zarrouk, Michel Robin, Flora Guiet, Amaury Babault, André Dussolier.

Trama: Amélie ha avuto un’infanzia particolare. Traumatizzata dalla morte della madre e la freddezza del padre cresce solitaria. Una volta adulta è completamente indipendente e ha trovato un lavoro al Café des 2 Mulins. Vive in un mondo immaginario, tutto suo, ma arriverà Nino che le farà rendere conto di voler abbandonare la finzione per vivere nella realtà.

Il Favoloso Mondo di Amélie, romanticismo francesce

Analisi: Il mondo di Amélie è un universo a sé stante, ma allo stesso tempo plausibilmente reale. Per quanto i personaggi risultino strambi, i luoghi del film, dal Café des 2 Mulins alle stazioni Parigi, li collocano in una dimensione a noi vicina. Protagonista è Amélie (Audrey Tautou), l’eroina delle persone bizzarre che le difende dalla mediocrità dominante. Sin da piccola ha avuto a che fare con tali persone, primi fra tutti i suoi genitori, che le davano particolari attenzioni: l’unico contatto fisico con il padre dottore era lo stetoscopio durante le visite mediche, mentre la madre maestra era affetta da preoccupanti tic.

Forse sono stati proprio loro la causa che le ha permesso di costruire il favoloso mondo di Amélie. Arriva il tempo di crescere, di abbandonare l’immaginazione e magari riuscire a conquistare Nino (Mathieu Kassovitz), senza nascondersi dietro infantili cacce al tesoro. Con i suoi occhioni Amélie scruta il mondo con ingenuità, gioca con le passioni umane, veste i panni della paladina mascherata, ma con il passare del tempo sarà costretta a uscire allo scoperto e vivere nel mondo reale.

Un film unico e originale

 I personaggi che la circondano non sono mai sempliciotti, anche da loro possono venire lezioni di vita. C’è l’uomo di vetro (Serge Merlin), un vecchio solitario che sta chiuso in casa a dipingere La colazione dei canottieri di Renoir e si chiede come rendere al meglio l’espressione di una ragazza del quadro; potrà scoprirlo solo attraverso gli attimi di vita appositamente registrati da Amélie su videocassette. In realtà i due personaggi sono pressoché speculari, tanto che l’anziano aiuterà la ragazza a farle capire il comune sbaglio. La pellicola è una fiaba per adulti, composta da una sceneggiatura credibile di Guillaume Laurant che starebbe bene anche in un film d’animazione. In due ore lo spettatore viene continuamente stupito dalla storia, senza mai stancarsene.

Il Favoloso Mondo di Amélie filmL’immaginazione visionaria del regista Jean – Pierre Jenuet, si colloca bene all’interno del film rendendolo unico e originale, sebbene ci siano alcune citazioni che lo colleghino ad altre opere e registi, in particolare a François Truffaut. Il carattere immaginifico della pellicola non deve far pensare a un film per bambini, ma può essere visto come la straordinaria capacità di semplificare la natura umana e ciò che la regola, una sorta di riassunto della psicanalisi freudiana. Ognuno di noi ha fissazioni e nevrosi inconsce e, per questo, segrete che ci fanno capire quanto queste possano collocarsi sul sottile confine tra ragione e follia.

Il filone cinematografico ripreso da Jenuet è quello di Forrest Gump o, almeno, la morale è la stessa: il folle è spesso il più semplice e ragionevole, anche tra quelli che paradossalmente sono convinti di essere “sani”.

Al contrario di Forrest Gump, Il favoloso mondo di Amélie ha ottenuto le nomination per miglior film straniero, migliore sceneggiatura originale, migliore fotografia, migliore scenografia, miglior sonoro, ma non ne ha vinto nessuno. In compenso rimane un film da non perdere e di cui difficilmente rimanere delusi.

Titanic: recensione del film di James Cameron

Titanic: recensione del film di James Cameron

La recensione del film del 1997 Titanic di James Cameron con protagonisti Kate Winslet, Leonardo Di Caprio, Billy Zane, Gloria Stuart, Kathy Bates, Frances Fisher, Bill Paxton, Bernard Hill, Victor Garber, Jonathan Hyde, David Warner.

Il cast completo di Titanic: Kate Winslet, Leonardo DiCaprio, Billy Zane, Gloria Stuart, Kathy Bates, Frances Fisher, Bill Paxton, Bernard Hill, Victor Garber, Jonathan Hyde, David Warner, Danny Nucci, Jason Barry, Suzy Amis, Lewis Abernathy, Mark L. Chapman, Ewan Stewart, Jonathan Phillips, Kevin De La Noy, Simon Crane, Ioan Gruffudd, Edward Fletcher, Bernard Fox, Michael Ensign, Rosalind Ayres, Scott G. Anderson, Martin East, Dan Pettersson, Bjørn

Titanic filmTitanic, la trama: Esplorando i relitti del Titanic, Brock Lovett è convinto di aver trovato la cassaforte che contiene il Cuore dell’Oceano, una preziosa collana di diamanti. Con sua grande delusione la cassaforte contiene soltanto il ritratto di un’affasciante donna nuda che indossa il gioiello. Si farà viva Rose Dawson Calvert, un’anziana signora che sostiene di essere lei la donna ritratta. Giunta sulla nave del cacciatore di tesori, inizierà a narrare le vicende precedenti all’affondamento del Titanic, il 14 aprile 1912. Rose era a bordo del transatlantico con il fidanzato Cal e la madre, ma immediatamente si rende conto di non sopportare l’ambiente bigotto dei ricchi. In una notte disperata, arriverà quasi a gettarsi in mare, ma viene fermata da Jack Dawson, un umile artista squattrinato. Tra i due si instaurerà un legame speciale che andrà oltre le differenze di classe e dovrà affrontare una tragedia imminente: la collisione della nave con un iceberg.

Titanic, l’analisi

Analisi: Il transatlantico RMS Titanic era un’opera mastodontica: pesava più di 46.000 tonnellate, era lungo 269 metri, largo 28 e alto 53. Rappresentava uno dei più grandi e sfarzosi transatlantici mai costruiti al mondo, nonché uno dei prodotti di tecnologia navale più avanzati di quei tempi. Il suo primo e unico viaggio terminò con il drammatico affondameto nelle prime ore del 15 aprile del 1912, dopo essere entrato in collisione con un iceberg.

Un’opera da numeri record non poteva non avere una trasposizione cinematografica da primato. Titanic ha ottenuto undici premi Oscar (Miglior film, Migliore regia, Migliore fotografia, Migliore scenografia, Migliore scenografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro, Migliori effetti speciali, Miglior colonna sonora, Miglior canzone), è il secondo film che ha ottenuto il maggior incasso nella storia del cinema (2.185.372.302 milioni di dollari) dopo Avatar,  ed è stato realizzato con un badget di circa 200 milioni di dollari.

Ma Titanic non è fatto solo di numeri e record, è anche una pellicola che ha segnato una generazione: per anni e anni chi non ricorda l’amore isterico per il giovane Leonardo Di Caprio, il riecheggiare delle note di My Heart Will Go On nella camere di tutte le adolescenti e non, ma anche le polemiche dei contrari per l’eccessiva idolatria del film.

James Cameron articola Titanic in modo da non mostrare unicamente una banale storia d’amore tra una borghese annoiata dal suo mondo ipocrita e un umile ragazzo povero, ma ha intenzione di ritrarre un’intera epoca. Il racconto dell’anziana Rose guida lo spettatore nelle ore precedenti alla tragedia, ricordandogli che, nonostante l’affondamento del transatlantico sia una tragedia lontana da noi nel tempo, a bordo c’erano esistenze che si sono interrotte, inconsapevoli di quello che stava accadendo. “Sono il re del mondo!”, così doveva sentirsi colui che aveva realizzato una simile opera e che, in seguito, non fece altro che confermare la vulnerabilità dell’uomo al cospetto della natura.

Quando l’acqua inizia a penetrare nel ventre della nave, non c’è più nessun privilegio, nessuna distinzione di classe, tutti sono sullo stesso piano. I nobili magnati dell’industria, i borghesi affezionati ai salotti, le donne compresse nei loro preziosi corpetti, hanno ancora il coraggio di pretendere una scialuppa di “prima classe”, mentre i proletari sono costretti a elemosinare un posto.

Colonna sonora di Titanic di James Cameron

La scenografia riproduce fedelmente lo sfarzo e il lusso degli ambienti della nave, tipici di quegli anni, mentre gli effetti speciali, sebbene indispensabili per un film del genere, non lo sovraccaricano, ma rendono la tragedia verosimile, senza striminzirla negli ultimi minuti del film.

Dietro c’è stato il duro lavoro di tutto lo staff tecnico. Era dalla fine degli anni Ottanta che Cameron manifestò interesse per la vicenda del Titanic e solo nel 1995 iniziò la produzione con alcune riprese del relitto. In seguito, per gli imponenti scenari, la 20th Century Fox acquistò uno spazio di 16 milioni di metri quadrati di costa in Messico, per una cisterna con più di 70 milioni di metri cubi d’acqua e ricostruire a grandezza naturale una parte del Titanic.

L’impresa è stata possibile anche grazie alla fama di cui godeva James Cameron che aveva acquisito visibilità grazie alla saga di Terminator. Non si poteva dire lo stesso di Leonardo DiCaprio (Jack Dawson) che con il film ha raggiunto una fama mondiale, ma solo con l’esperienza ha acquisito maturità artistica. Kate Winslet (Rose DeWitt Bukater) aveva già sfiorato l’Oscar per Ragione e Sentimento (1995) di Ang Lee e anche con Titanic lo perde per poco, sorpassata da Mira Sorvino per La dea dell’amore.

La sceneggiatura non è mai banale, romantica al punto giusto per la storia d’amore, e spesso si concentra per rimarcare le differenze tra le varie classi sociali. I due protagonisti tra loro instaurano tra loro una chimica incomparabile, spontanea e umile contro le convezioni sociali impersonate dalla madre di Rose e dal perfido fidanzato.

Colui che ha rivoluzionato il cinema tridimensionale e la grafica computerizzata con Avatar, non poteva evitare di rispolverare Titanic, occupandosi della conversione in 3D. Nel 2012, dopo 100 anni dallo sbarco del transatlantico, e a quattordici anni dall’uscita della pellicola, questa torna nelle sale a coinvolgere sempre più il pubblico. Le riprese della nave che taglia le onde solcando il mare, la famosa scena di Jack e Rose sulla punta estrema della prua, gli schizzi d’acqua e l’affondamento del Titanic assumono per gli spettatori una nuova dimensione sensoriale che li fa entrare nello schermo per amare e soffrire insieme ai protagonisti.

Sebbene il 3D venga spesso disprezzato per non aggiungere niente di speciale ai film, per Titanic ha dimostrato che, se usato con intelligenza, può rinnovarne la visione. In questo caso è la pellicola di spessore a dare senso all’intero progetto che, dopo quasi quindici anni, è ancora in grado di stupire e, chissà, far emozionare vecchie e nuove generazioni.

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In attesa dell’uscita del primo film dedicato a Lo Hobbit, Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato, racconteremo, un passo alla volta di tutti i personaggi principali che popolano l’universo del primo meraviglioso romanzo del Professore J.R.R. Tolkien e che vedremo presto sullo schermo grazie a Peter Jackson, che già tanto bene ha fatto alla mitologia tolkieniana e ai suoi fan di tutto il mondo.

Procederemo raccontandovi la storia e la vita di un personaggio per volta, aggiungendo più o meno particolare e dettagli in base a cosa sappiamo e a cosa ci racconta Tolkien stesso del personaggio in questione. Cominciamo subito e cominciamo bene con il signor Bilbo Baggins, Casa Baggins, Via Saccoforino, Decumano Sud, Contea. Bilbo è stato il primo hobbit creato e descritto da Tolkien, nonché il primo personaggio in assoluto partorito dalla sua mente. Leggenda vuole che il Professore fosse stato illuminato, durante un afoso pomeriggio estivo che stava trascorrendo a correggere compiti di letteratura, da una frase, che divenne una delle più famose del suo libro: “In un buco nel terreno viveva un’hobbit”. Da lì in poi nacque Bilbo Beggins, la sua famiglia i suoi vicini e tutto l’universo hobbit che ben conosciamo.

Nacque così Lo Hobbit. Bilbo è un Baggins da parte di padre, Bungo, amante della vita hobbit, sedentario, sobrio, rispettabile, da parte di madre, Belladonna Tuc, è appunto un Tuc, nota famiglia hobbit che covava, insieme a ricchezza e nobiltà, anche un seme di follia mai sopito del tutto. Le voci dicevano infatti che i Tuc discendessero da una fata, altre, più malevole, parlavano di legami con orchi.

Alla scoperta dei personaggi de Lo Hobbit: Bilbo Baggins

Bilbo Baggins

Tuttavia resta il fatto che anche nell’hobbit più rispettabile, così come sembrava Bilbo, c’era un seme di follia. E’ quasi sicuro che Bilbo Baggins sia il personaggio più caro all’autore, che riversa in lui molte delle sue qualità: amare il cibo semplice e i panciotti, ma anche avere madri intraprendenti e solide famiglie benestanti alle spalle. Bilbo Baggins è il protagonista della storia e si unisce alla compagnia dei Nani sotto spinta di Gandalf lo Stregone.

Dapprima riluttante, Bilbo Baggins si rivelerà fondamentale per la buona riuscita dei piani di conquista di Thorin Scudodiquercia e compagnia, contribuendo alla caduta del drago Smaug.

Il suo ruolo diventa fondamentale anche perché è lui il legame principale tra la storia de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli. Proprio durante l’avventura con i Nani ,Bilbo Baggins entrerà in possesso dell’Unico Anello, rubandolo alla creatura Gollum che lo aveva custodito in precedenza per più di 500 anni. L’Anello rimane in possesso di Bilbo per ben 60 anni, fino a quando, nel giorno del suo 111esimo compleanno, lo lascia in eredità insieme a tutti i suoi averi a Frodo Baggins, suo nipote.

Inoltre è in questa circostanza che compare la famosa spada di spada bilbo baggins, conosciuta con il nome di Pungolo; lama elfica, trovata da Bilbo nella caverna degli uomini neri nel libro Lo Hobbit, insieme all’altra lama Glamdring (Battinemici) e Orcrist (Fendiorchi). Queste ultime due lame sono chiamate dagli orchi “martello” e “coltello”. Tutte queste spade sono di origine elfica e furono forgiate a Gondolin durante la Prima Era.

Bilbo Baggins

Il personaggio di Bilbo Beggins è indicativo di uno dei valori più importanti che vengono raccontati nei romanzi di Tolkien, ovvero il coraggio, quello autentico che nasce proprio dalla paura e che si trova negli angoli più nascosti, persino in una creatura piccola e indifesa come un hobbit. Gli altri hobbit che già conosciamo, con le dovute differenze, sono derivazioni e declinazioni di questo primo, simpatico e coraggioso hobbit.

Nella saga cinematografica di Peter Jackson, Bilbo è interpretato da Martin Freeman, attore inglese che è diventato famoso con il suo ruolo di John Watson nella serie tv Sherlock. Tuttavia nel film ci sarà posto anche per Sir Ian Holm, che ha già interpretato Bilbo Beggins ne Il Signore degli Anelli e che tornerà per alcune scene nel prossimo film di Peter Jackson.

Alice (Něco z Alenky): recensione del film Jan Švankmajer

Alice (Něco z Alenky): recensione del film Jan Švankmajer

Nel 1987 l’artista praghese Jan Švankmajer realizzò il suo primo lungometraggio Alice (Něco z Alenky).

Si trattava di una sua personalissima trasposizione dell’Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Una rilettura visionaria, macabra, fatta di ossa e vecchi giocattoli, ambientata in una fatiscente cantina, formata da una successione di stanze abbandonate.

Alice (Něco z Alenky) filmLa storia è fedele a quella che noi tutti conosciamo: Alice, stufa di stare insieme alla sorella, insegue un coniglio e finisce sottoterra, nella sua tana, ingresso di un mondo fantastico popolato di strambe creature. Ma l’interpretazione e la messinscena di Švankmajer è unica ed originale. Il coniglio è un vecchio coniglio impagliato che perde la segatura della sua imbottitura e che si rammenda da solo con una spilla da balia, il bruco è un vecchio calzino con la dentiera, e tutti gli animali sono sinistre creature assemblate con crani, stracci e vecchi oggetti, simili per molti aspetti alle strabilianti opere di Jean Tinguely. Alice invece è una bambina in carne ed ossa, incredibilmente espressiva e dallo sguardo spietato di quella fanciullezza che a breve inizierà la metamorfosi verso l’età adulta.

Alice (Něco z Alenky)

Alice (Něco z Alenky)Le battute sono pochissime, ridotte all’essenziale, la musica è completamente assente e la colonna sonora è costituita da rumori e suoni reali, perché, come sostiene l’autore, in questo modo si acquista un maggiore senso di realtà e ci si allontana dall’idea di fiaba. Švankmajer sostiene di aver voluto fare un film sul sogno e di ave utilizzato gli scritti di Carroll come mezzo per porre un nuovo accento sul concetto di sogno che l’attuale civiltà ha gettato negli immondezzai della psiche.

Sono lontane le sdolcinature canterine per famiglie della versione Disney e anche le goticizzazioni fuori luogo e astruse che verranno tanti anni dopo dalle versione di Tim Burton, così come tutte le altre trasposizioni cinematografiche, che cercando di rimanere fedeli all’originale letterario lo tradiscono in partenza. Forse si potrebbe fare un parallelo tra il film di Švankmajer e la versione illustrata da Dusan Kallay del 2004, perché si tratta di due artisti nati e cresciuti entrambi in terra Boema e appartenenti alle ultime propaggini del movimento surrealista. E’ proprio di surrealismo si avverte l’anima in questo film; non bisogna dimenticare che “Alice nel Paese delle Meraviglie” era il libro per eccellenza di molti esponenti di tale avanguardia, che lo consideravano carburante per la mente. Come sosteneva Viginia Woolf, “i due libri di Alice non sono libri per bambini, ma gli unici libri in cui noi diventiamo bambini”. 

Alice

Švankmajer dice che non gli piacciono i film disegnati, così la tecnica utilizzata nel film è quella dell’animazione stop-motion, mescolata con molte parti in live-action per quanto riguarda il personaggio di Alice. Ma non si tratta di un’animazione perfetta, bensì di un qualcosa di artigianale, scattoso, polveroso, rugginoso, e proprio per la sua istintiva imperfezione plausibile ed incredibilmente reale. Si respira a pieni polmoni lo spettro dell’animazione dei paesi dell’est, quella di Władysław Starewicz e di Jiří Trnka per intenderci, che tanto influenzerà i geni di questa tecnica, i fratelli Quay, che nella loro formazione andranno per un periodo a studiare nella bottega di Jan Švankmajer e al quale dedicheranno poi con riconoscenza un cortometraggio.

Alice ŠvankmajerLe riprese sono durate circa un anno e ad un occhio attento è possibile intravedere la piccola metamorfosi della bambina che interpretava Alice, che all’inizio aveva sette anni e alla fine otto. E siccome le scene non sono state girate in progressione, Švankmajer si diverte a pensare che con il passaggio di una porta la bambina invecchi improvvisamente di qualche mese, per poi ringiovanire magicamente al passaggio successivo. Tutti gli oggetti presenti nella pellicola sono stati raccolti dallo stesso Švankmajer, appassionato di collezionismo, accumulatore di oggetti e instancabile curatore della sua personale wunderkammer, che si accresce a dismisura pellicola dopo pellicola, grazie anche al lavoro di sua moglie Eva, scenografa di tutti i suoi film, purtroppo scomparsa nel 2005.

Švankmajer è nato a Praga il 4 settembre del 1934, dove tuttora vive e lavora. E’ autore, oltre a molti cortometraggi, di numerosi lungometraggi oltre a Alice, tra i quali “Lezione Faust” del 1994, “I Cospiratori del Piacere” del 1996 e “Otesànek” del 2000. Se siete di passaggio a Praga potete provare a passare alla galleria Gambra, nei pressi del Castello, dove sono esposte alcune sue opere assieme a quelle dei maggiori esponenti del movimento surrealista ceco. La scrittrice Angela Carter ha dedicato un suo racconto al suo mondo e al suo laboratorio di animazioni, paragonandolo al gabinetto di un alchimista.

Alice è finalmente uscito in DVD in versione italiana con RARO VIDEO, con il titolo ALICE. E’ una bella edizione, con un libretto contenente vari testi sul film e molte testimonianze dello stesso Švankmajer. Tra gli extra è presente un suo cortometraggio del 1982 “Possibilità di dialogo” e “Alice in Wonderland” di Percy Stow e Cecil M. Hepworth del 1903.

 

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Viso pulito, modi amichevoli, sguardo da eterno ragazzino che nasconde un’espressione ammiccante da tombeur des femmes e un’enorme bravura. Questa, in breve, la descrizione di Joseph Leonard Gordon-Levitt, una delle più giovani stelle hollywoodiane che, oltre a vantare una carriera più che ventennale alle spalle, sembra non essere intenzionato a fermarsi, ma, anzi, vede crescere di giorno in giorno la sua popolarità.

Joseph Gordon-Levitt, biografia

Il celebre attore statunitense nasce a Los Angeles il 17 febbraio 1981. Cresciuto in una famiglia ebraica di stampo progressista, con un padre redattore per l’emittente KPFK e una madre candidata alle elezioni per il Peace and Freedon Party negli anni ‘70, calca le scene fin dalla tenerissima età. A quattro anni si unisce infatti ad un gruppo teatrale e gli viene affidata la parte dello spaventapasseri in un adattamento de Il Mago di Oz e, poco dopo, iniziano per lui le prime apparizioni televisive, soprattutto in spot pubblicitari.

Joseph Gordon-Levitt, filmografia

La vera carriera come attore prende il via alla fine degli anni ’80, quando Joseph Gordon-Levitt  ha appena sei anni. Il bambino prodigio appare più o meno fugacemente in svariate produzioni televisive, tra cui Stranger on My Land, Casa Keaton e La Signora in Giallo.

Grazie alla sua abilità, innegabile nonostante la tenera età, nel 1991 ottiene il primo ruolo da protagonista nel remake della soap opera Dark Shadows e, nel 1992, debutta nel mondo del cinema, con un ruolo da comparsa nel film Beethoven. Nello stesso anno Joseph Gordon-Levitt entra a far parte del cast di In mezzo scorre il fiume, un film centrato sul rapporto tra due fratelli girato da Robert Redford, in cui il giovane attore veste i panni di Craig Sheffer da giovane.

Da questo momento si susseguono per lui dei ruoli sempre più importanti; negli anni a venire Joseph Gordon-Levitt è Gregory in Switching Parents (Gregory K), la storia vera di un ragazzo che riesce ad ottenere legalmente il diritto a separarsi dai suoi genitori e Roger in Angels in the Outfield, lungometraggio che narra di un bambino apparentemente sfortunato ma che è in grado di vedere gli angeli.

Il successo è a portata di mano e Joseph Gordon-Levitt riesce ad afferrarlo grazie alla sit-com Una famiglia del terzo tipo. La serie, che ha avuto un enorme successo in America, gira intorno alle avventure dei Solomon, una famiglia media americana i cui componenti sono però degli esploratori extraterrestri che hanno preso sembianze umane allo scopo di studiare il pianeta terra e i suoi abitanti. Joseph Gordon-Levitt impersona Tommy Solomon, figlio adolescente del particolare quadretto familiare, dal 1996 al 2001, anno in cui decide di sciogliere il contratto con la produzione.

Nel frattempo la sua fama televisiva, pur serrandolo in un ruolo che con il tempo inizierà ad andargli stretto, non impedisce all’attore di entrare a far parte a tutti gli effetti del mondo del cinema. Nel 1996 è il figlio di Demi Moore nel film Il Giurato, nel 1998 una vittima che muore prima dei titoli di testa in Halloween 20 anni dopo e nel 1999 è co-protagonista, insieme ad un giovanissimo Heath Ledger, della commedia romantica 10 cose che odio di te.

La sua passione per il cinema, la volontà di allontanarsi da un certo modello di celebrità televisiva e, forse, l’influenza del nonno materno (il regista politicamente attivo Michael Gordon), lo portano però a sviare i facili prodotti commerciali e a ricercare ruoli più difficili e impegnati all’interno di circuiti indipendenti.

Nel 2001 il ventenne Joseph Gordon-Levitt entra così nei panni del protagonista Lyle nel film Manic, dramma di Jordan Melamed ambientato in un manicomio, che narra di un ragazzo internato per essere stato violento con un compagno di baseball e che incontra tra le mura dell’istituto altri ragazzi con problemi psichici alle spalle.

Joseph-Gordon LevittDopo questa prova, però, l’attore sembra stancarsi della vita che conduce e, nel 2002, si ritira momentaneamente dai riflettori per iscriversi all’università. La sua carriera di studente, piuttosto fugace,  finisce nel 2004, quando Joseph Gordon-Levitt lascia la Columbia University dopo aver passato due anni immerso nei corsi di storia, poesia e letteratura francesi. La francofilia, però, non è abbastanza forte per fermare la sua attrazione verso la recitazione e in quest’ultimo decennio Joseph Gordon-Levitt sarà presente in pellicole sempre più incisive.

Mysterious Skin, film del 2004 diretto da Gregg Araki, segna infatti, dopo il preludio di Manic, l’inizio di una nuova strada, che vede l’ex bambino prodigio Levitt alle prese con ruoli scomodi, difficili, tormentati. Nel film di Araki, infatti, il giovane attore entra nei panni di Neil McCormick, un ragazzo che, dopo essere stato oggetto di molestie sessuali da parte del suo allenatore di baseball da bambino, si prostituisce ed è incapace di vivere relazioni stabili e autentiche.

L’anno successivo, con Brick-Dose Mortale dell’esordiente Rian Johnson, Levitt conferma la sua bravura dando anima e corpo a Brendan Frye, un adolescente che, indagando su un omicidio, rimane coinvolto in giri di droga poco limpidi all’interno del college che frequenta. La sua interpretazione non solo non passa inosservata, ma lascia una traccia più che positiva in numerose critiche filmiche e quando nel 2007 si cala nel Chris Pratt di Sguardo nel Vuoto di Scott Frank, la sua consacrazione diventa definitiva. Pratt, infatti, è un ragazzo che, a seguito di un incidente, ha vuoti di memoria, narcolessia, problemi di concentrazione e che viene convinto da un ex compagno di scuola a rapinare la banca per cui lavora.

Joseph Gordon-Levitt mette tutta la sua arte nel rendere reale questo personaggio divorato dal senso di colpa, che confonde sogni e realtà, e che distorce ciò che passa per il filtro della sua mente.  Forse proprio per questo ruolo gli viene assegnata, nel 2008, la parte del killer psicopatico Richie Nix in Killshot, thriller in cui recita accanto ad attori del calibro di Mickey Rourke e Diane Lane.

Dal 2009 ad oggi le interpretazioni diventano più variegate e Joseph Gordon-Levitt dimostra di essere a suo agio con generi differenti: fa parte del cast di Miracolo a Sant’Anna, è il protagonista della bellissima commedia (500) Giorni insieme, primo lungometraggio del regista di videoclip musicali Marc Webb in cui veste i panni dell’innamorato romantico che crede nel vero amore, ma è anche Hesher in Hesher è stato qui, un personaggio volgare e disturbante, con capelli lunghi e tatuaggi artigianali, che mette alla prova i rapporti sociali in una famiglia che ha appena subito un grave lutto.

Lo straordinario Inception di Christopher Nolan, è il suo banco di prova nel kolossal. Affiancando Leonardo DiCaprio ed Ellen Page, un’altra promessa proveniente dai circuiti indipendenti, dimostra di essere all’altezza di film di spessore destinati ad un pubblico ampio e si ritaglia finalmente un posto tra i “grandi”. Ne è prova il fatto che lo stesso Nolan lo richiama nel 2012, per trasformarlo nell’agente di Gotham City John Blake, de Il Cavaliere Oscuro-Il Ritorno, episodio che chiude la trilogia dedicata all’uomo pipistrello.

Tra gli ultimi film in cui appare come protagonista si possono segnalare 50 e 50, dramma in cui l’attore interpreta Adam, un ragazzo che scopre di avere una forma di cancro che gli lascia il 50% di possibilità di sopravvivenza, e Senza Freni, film d’azione interamente girato per le strade di New York con un Gordon-Levitt pony express che cerca di sfuggire a un poliziotto corrotto a bordo della sua bici a scatto fisso.

Si attendono quindi con ansia i prossimi film di quello che ormai può essere considerato a tutti gli effetti uno dei giovani attori più in auge del decennio: Looper, un prodotto di fantascienza ambientato in un futuro prossimo in cui degli assassini utilizzano in modo criminale i viaggi nel tempo, e Lincoln, un film ambientato in un passato non troppo lontano che scandaglia le lotte del primo presidente degli Stati Uniti per l’abolizione della schiavitù.

Nominato per due volte ai Golden Globe come miglior attore in un film brillante (per 50 e 50 e 500 giorni insieme), Joseph Gordon-Levitt non è solo un buon interprete, ma un vero e proprio sperimentatore di generi e personaggi.

Joseph Gordon-Levitt in LooperNel 2010 gira come regista il cortometraggio Morgan and Destiny’s Eleventeenth Date: The Zeppelin Zoo, un film di sette minuti finanziato dalla hitRECord.org, società di produzione on-line,  di proprietà dello stesso Levitt, che divide la metà dei profitti con coloro che contribuiscono. E dopo questo primo corto, presentato al South by Southwest Festival, il prossimo anno è prevista l’uscita di un lungometraggio diretto interamente dall’attore intitolato Don Jon, storia di un Don Giovanni moderno che cerca di diventare una persona migliore. Nel cast anche Scarlett Johansson e Julianne Moore.

Enfant prodige, stella televisiva, ottimo interprete cinematografico e regista esordiente, Joseph Gordon-Levitt può essere a considerato a tutti gli effetti un artista; un’anima eclettica che, con ogni probabilità,  non smetterà tanto presto di stupirci!

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Fonte: comingsoon.net

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