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Ischia Film Festival 2019, vince Cuba, ma anche il cinema italiano

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Gli otto giorni (più uno, vista la preapertura dedicata con una mostra in onore di Bernardo Bertolucci) dell’Ischia Film Festival 2019 si chiudono con la vittoria di uno dei gioielli scovati dai condirettori Michelangelo Messina e Boris Sollazzo, Club de Jazz, una sorta di Cuaròn musicale che ha affascinato giuria e pubblico con la sua fotografia mozzafiato, e che ha trovato al Castello Aragonese quel successo e quel riconoscimento che inspiegabilmente i festival principali, da Cannes a Berlino, non gli avevano tributato, ignorandolo.

Esteban Insausti si annuncia come un futuro maestro e il fatto che parta da Ischia “ci rende orgogliosi” hanno dichiarato i due direttori. Frutto del lavoro di ricerca dell’IFF, la location di quel club ha regalato a tutti emozioni uniche. Grandi soddisfazioni anche per il cinema italiano che ottiene il premio alla miglior scenografia a Michele Modaferri, per Il bene mio di Pippo Mezzapesa e quello al miglior attore, consegnato da Artisti 7607, a Vinicio Marchioni per Chronofobia di Francesco Rizzi. Radha Mitchell, dopo il premio alla carriera Diva e Donna, mette tutti d’accordo con la sua eroina classica e moderna in Celeste: abbagliante per talento e bellezza, ha sedotto gli spettatori e i giurati e ha raccolto il trofeo per la migliore interpretazione femminile. A Josh Melrod va la miglior regia per il sorprendente Major Arcana, esponente del miglior indie statunitense, mentre Kazantakis di Yannis Smaragdis si porta via la miglior fotografia.

In una delle edizioni più politiche – il festival si è aperto con il codirettore Boris Sollazzo che indossava la maglietta del Cinema America dichiarando l’IFF “orgogliosamente antifascista” e proseguendo con la solidarietà espressa da lui e il fondatore e ideatore della rassegna Michelangelo Messina a Carola Rakete e alla famiglia Regeni – piace la vittoria tra i documentari di A family in a Sinkhole, che racconta la sopravvivenza di una famiglia affondata, letteralmente, nel cratere dell’ultima rivoluzione industriale cinese che non si fa problemi a cambiare radicalmente la fisionomia delle location, una riflessione fondamentale per un festival che di queste ultime fa il proprio centro narrativo e di analisi.

Estremamente impegnato, quasi militante, anche il palmares della Location Negata, da sempre attenta alle periferie del mondo e ai diritti violati: la menzione speciale per l’opera muta e straziante Aleppo: the silence of war parla da sola, ma il premio principale lo vince Selfie di Agostino Ferrente, (auto)ritratto di due giovani del Rione Traiano che smentiscono con determinazione e tenerezza gli stereotipi sulla loro generazione e su chi abita nei quartieri più malfamati di Napoli, location negate a pochi passi da noi.

Tra i corti vince il premio offerto da Mini Italia, che al festival ha presentato il bellissimo e applauditissimo Una tradizione di famiglia, nuova tappa del Mini Film Lab, Cold Fish mentre la menzione va a Man Stand Still, due riflessioni originali e provocatorie, personali e individuali sulla vita e su ciò che da essa ci aspettiamo.

Scenari Campani, la più giovane delle competizioni dell’IFF, vede il trionfo di Ciro D’Emilio con Un giorno all’improvviso, opera interpretata da una straordinaria Anna Foglietta che disegna la quotidianità di una madre e di un figlio tra delusioni, illusioni, frustrazioni e speranze di chi spesso sopravvive anche grazie ai sogni irraggiungibili, mentre due menzioni vanno al gustoso O’ p’nneon e Così in terra, di Mauro Di Rosa e Pier Lorenzo Pisano, premiati dalla giuria più cliccata del festival, i Casa Surace.

L’edizione numero 17, insomma, ha portato fortuna. Soprattutto al cinema italiano.

Concorso Lungometraggi

Giuria: Sanya Borisova, Luca Bellino, Peppino Mazzotta

Miglior Scenografia | Il bene mio di Pippo Mezzapesa

Miglior Fotografia | Kazantzakis di Yannis Smaragdis

Miglior Attore | Vinicio Marchioni per Cronofobia

Miglior Attrice | Radha Mitchell per Celeste

Miglior Regia | Josh Melrod per Major Arcana

Miglio Film | Club de jazz di Esteban Insausti

Motivazione: Per la capacità rara di coniugare emozione e riflessione in un prezioso equilibrio tra estetica e narrazione. La musica diventa il bisturi capace di sezionare i corpi e i destini dei singoli elevandoli a metafora universale.

Concorso Documentari

Giuria: Silvia Luzi, Corrado Fortuna, Stefano Russo

Miglior Documentario | A family in the Sinkhole di Zubiao Yao

Motivazione: Per la scelta coraggiosa di tuffarsi in un sinkhole, e di trascinarci in questo cratere sprofondato che pullula di vita. Zubiao Yao racconta con poesia e ironia il senso di appartenenza e la necessità di una rivoluzione, e quella lotta per la sopravvivenza che riguarda tutti noi.

Concorso Cortometraggi

Giuria: Claudio Cervera, Davide Laezza, Chiara Pilato, Ester Scotti, Giulia Scotti, Piero Barbieri e i ragazzi del Forum Giovani Ischia

Menzione speciale | Man Stands Still di David Lindinger

Motivazione: Per un uso insolito, ma molto originale e apprezzabile della luce, che diventa, all’interno di questa deliziosa storia, uno strumento scenico che funge anche da elemento narrativo, la giuria giovani ha deciso di premiare con una menzione speciale la fotografia del cortometraggio Man stands still.

Miglior Cortometraggio | Cold fish di David Hay

Motivazione: Grazie a una regia sapiente, a una recitazione impeccabile, una fotografia perfetta, ma soprattutto grazie a un uso dell’ambiente circostante che lo rende a tutti gli effetti un protagonista della storia, la giuria giovani con voto unanime conferisce il premio come miglior cortometraggio a Cold Fish.

Concorso Location Negata

Giuria: Pietro Macello, Laura Aimone, Giorgio Gosetti

Menzione speciale | Aleppo: The silence of the war di Amir Osanlou

Motivazione: La giuria assegna anche una menzione speciale al film Aleppo: the silence of the war di Amir Osanlou per aver ritratto una location negata nel modo più convincente e poetico, evitando accuratamente forme retoriche o scandalistiche. Si tratta di un film che coglie declinazioni diverse di mancanze, frammenti di cose ed esistenze rubati alla vita e alla morte.

Miglior film | Selfie di Agostino Ferrente

Motivazione: La giuria decide di assegnare il premio come miglior film a Selfie di Agostino Ferrente, per la rara capacità del regista di utilizzare la naturalezza del documentario per dar vita a costruzioni narrative complesse. Forte di un montaggio impeccabile, il film offre uno spaccato immersivo di una realtà di quartiere difficilmente accessibile dall’esterno. Molto ben equilibrato, riesce al contempo ad essere ironico e a sferrare pugni che colpiscono dritti allo stomaco.

Concorso Scenari Campani

Giuria: I ragazzi di Casa Surace

Menzione Speciale | ‘O p’nneon di Mauro Di Rosa

Motivazione: Dedicato a tutti coloro che con sacrificio, passione e dedizione cercano di portare avanti le tradizioni dei propri paesi convinti che si possa costruire un futuro più solido solo riscoprendo la forza delle proprie radici come i due protagonisti del ‘O p’nneon.

Menzione Speciale |Così in terra di Pier Lorenzo Pisano

Motivazione: Per la capacità di raccontare con estrema leggerezza gli effetti distruttivi di una calamità naturale che hanno lasciato macerie non solo nei luoghi ma anche nell’animo umano. Ci è sembrato giusto incoraggiare quest’opera che racconta, in poche immagini, il messaggio che casa Surace cerca di portare avanti. Partire dai piccoli paesi di tutta Italia per costruire un’identità collettiva attraverso una nuova prospettiva che guarda uno stivale non più in verticale ma in orizzontale.

Miglior Film | Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio

Motivazione: Per come illustra con assoluta lucidità e profondità il contesto di una periferia disagiata nella quale si consuma il dramma di una madre e soprattutto di un figlio che, nonostante l’indifferenza e la superficialità del contesto sociale in cui vivono, tenta di emergere attraverso i valori della famiglia e del lavoro. Per noi che cerchiamo di promuovere tutta la bellezza del nostro territorio abbiamo scelto di premiare uno scenario degradato e su cui c’è ancora tanto da fare ma che contiene in sé quella grazia che restituisce la speranza di rinascita.

Premio del pubblico

Nella sezione “Best Of” L’uomo che comprò la luna di Paolo Zucca

La diciassettesima edizione dell’Ischia Film Festival si terrà dal 29 giugno al 6 luglio 2019, realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, della Regione Campania, del Comune d’Ischia, e con il sostegno di Campari, BPER Banca, Artisti 7607, Regione Marche e Mini.

Ischia Film Festival 2019, Alessandro Borghi: “Voglio fare un film su Giulio Regeni”

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Ultima serata dell’Ischia Film Festival 2019 prima della cerimonia di premiazione, ed è stata una pre chiusura davvero straordinaria, grazie a un cartellone di assoluta eccellenza che ha visto in una sola sera al Castello Aragonese quanto di meglio il cinema italiano ha prodotto negli ultimi mesi.

A partire da Sulla mia pelle, il film di Alessio Cremonini che racconta la tragica storia di Stefano Cucchi, interpretato da Alessandro Borghi, l’Ischia Film Award di quest’anno. L’attore romano ha incontrato il pubblico per presentare quello che è stato uno dei film più importanti della stagione cinematografica, e il suo intervento ha commosso ed entusiasmato la platea, sin dalla prima frase: “Grazie per essere qui, perché il tempo dedicato al cinema è sempre tempo ben speso”.

Dopo quest’esordio, è stato il co-direttore artistico Boris Sollazzo ad affrontare la genesi dello Stefano Cucchi cinematografico, a partire dalla difficoltà del ruolo. E Borghi non si è risparmiato. “Naturalmente è stato difficile, e l’ho preparato nel momento professionale più intenso della mia vita. Quando ho iniziato a dimagrire per entrare nel ruolo di Stefano stavo girando Il primo re, e continuavo a pensare come avrei dovuto affrontare il ruolo e il film. Poi a un certo punto ho smesso e tutto è venuto fuori. Credo che Sulla mia pelle sia un film bellissimo, mi ha cambiato la vita e la percezione di questo mestiere, ed è arrivato nel momento in cui mi sentivo maturo per affrontare questa storia, anche per la sua responsabilità sociale. Dopo è successo di tutto, dalle proiezioni clandestine al processo, m è avere  sempre visto persone sedersi vicine per condividere un pensiero, anche se non era lo stesso, mettendo tutto sul tavolo alla fine. Perchè per essere umani bisogna solo essere messi al mondo, il giudizio sulle persone porta solo cose negative”.

Parole bellissime da parte di un attore che ha bisogno di sfide continue che affronta sempre con il dovuto rispetto. “La paura in questo mestiere ha un ruolo fondamentale, perchè mi fa esigere un certo grado preparazione e me lo fa superare, senza accontentarmi e arrivando sempre al massimo delle mie possibilità. In questo modo affronto ogni ruolo sereno”. Ruoli che Alessandro Borghi sceglie con un criterio preciso. “Nella testa di ogni attore si innesca un meccanismo di autodifesa. Il mio è quello di avere deciso di fare solo cose che ritengo belle per me. Da qui arrivano Stefano Cucchi, Il più grande sogno, Fortunata. E arrivano tutti dalla prima lettura della sceneggiatura, dalla prima impressione che ho del personaggio che sarà identico a come lo porterò sul set. Faccio questo mestiere da tredici anni e per dieci ho fatto televisione brutta, che è poi la maggior parte della televisione italiana. Ma è stata una palestra, oggi sono in forma perfetta per fare solo cose belle. Non faccio mai cose studiate a tavolino. Mi chiedono spesso perché non faccio commedie. Quando troverò una commedia che mi piace alla prima lettura la farò”. Scelte che vengono dettate anche da un vissuto non comune, e che hanno portato a trasformarsi in Stefano Cucchi. “Mi sono chiesto come fosse, e quante persone come lui ho conosciuto. Tantissime, mi sono detto. Stefano è cresciuto in posti che ti costringono a vivere in una maniera e a convivere con molti sbagli, gli stessi posti dove sono cresciuto io, e molti amici me li sono persi per strada. Da tutte queste esperienze è nato il mio Stefano Cucchi, pensando di avere la possibilità di riportarlo in vita per un’ora e quaranta minuti. Ma dovevo conoscerlo, essere lui. E mi ci sono immerso, anche rischiando, finchè non mi sono visto e sentito pronto. Ma di avercela fatta l’ho capito solo al primo ciak”.

Amici persi, amici trovati, sui set di questi anni. “Sono Valerio Mastandrea, Luca Marinelli, sono persone come me. I miei genitori sono i miei eroi da sempre, anche perché mi hanno permesso di crescere a contatto con la strada senza commettere errori, nonostante avessi molti esempi molto vicini di ciò che ti porta su una strada da cui non torna indietro. Guardarli da una certa distanza mi ha salvato e mi ha fatto capire come funzionano quelle dinamiche, e quando lo capisci, puoi interpretare qualunque ruolo.”

Non è difficile interpretare un borghese, è difficile interpretare quelli che vengono allontanati da tutti”.

Anche Claudio Caligari era stato allontanato da tutti, e un gruppo di amici ci ha regalato Non essere cattivo. “Un regalo che non so chi ci ha fatto. Incrociare Claudio per gli ultimi sei mesi della sua vita è stata una benedizione. Non essere cattivo ce lo portiamo addosso. In questi mesi qualcuno ha fatto un documentario sulla vita di Claudio. Luca era a Londra per lavoro, io a Roma, Valerio era già qui a Ischia, ne abbiamo visto qualcosa stando separati ed è stata un’emozione indescrivibile. E anche per questo mi dico grazie a Dio non succederà mai più, perché deve restare tutto così, è stato il più grande gesto d’amore che ho ricevuto nella mia vita”.

Dopo Stefano Cucchi, il desiderio di smuovere le coscienze con il cinema è cresciuto in Alessandro Borghi. “So che sarà difficile fare un altro film come Sulla mia pelle. Non posso entrare nei dettagli, ma per esempio quello che è successo con la Sea Watch è  situazione identica a un fatto accaduto durante la seconda guerra mondiale e su cui sto lavorando. E poi, voglio fare un film sulla vicenda di Giulio Regeni, perché non mi va giù. Giulio l’hanno fatto sparire e nessuno se ne assume la responsabilità in nome della diplomazia. Ma la diplomazia va meritata. Ho girato tanti produttori, ho anche detto che sono disposti a produrlo io stesso, ma ho trovato una situazione difficile, almeno in questo momento. Ma abbiamo già dimostrato quale può essere la forza del cinema e sono sicuro che ci saranno tante altre persone che proveranno a raccontare queste storie. Non c’è niente con il potere di empatia immenso del cinema e può raccontare la verità”.

La Sirenetta: ecco come potrebbe apparire Halle Bailey come Ariel

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Non accennano a sopirsi le polemiche esplose all’annuncio che Halle Bailey è stata scelta per interpretare Ariel nel live action de La Sirenetta, in lavorazione alla Disney. Tra chi si scaglia contro la decisione della Casa di Topolino e chi invece la sostiene, la questione tiene banco già da diversi giorni, con toni non troppo rispettosi sia dal fronte dei sostenitori che soprattutto da quello dei detrattori.

Ma visto che la decisione è stata ormai presa e che i giochi sono fatti, che si sia d’accordo o meno, BossLogic ha già guardato avanti, mostrando con una splendida Fan Art come potrebbe apparire la giovane Bailey nel ruolo di Ariel. Il disegno, in forma di poster, sfoggia anche un fanta-casting con Idris Elba nei panni di Re Tritone e Michael B. Jordan in quelli del principe Eric.

Eccolo:

Il cast include Jacob Tremblay e Awkwafina, mentre Melissa McCarthy è in trattativa per interpretare Ursula.

Sappiamo che Lin-Manuel Miranda, che ha lavorato con Marshall per Il Ritorno di Mary Poppins, lavorerà alle musiche originali del film, che saranno integrate con il lavoro storico di Alan Menken, ancora una volta coinvolto nel progetto (come accaduto con Aladdin). A dirigere Rob Marshall.

Il ruolo segna il debutto cinematografico per la Bailey, dopo la formazione del suo gruppo musicale Chloe x Halle con la sorella Chloe nel 2015. La coppia è diventata famosa grazie alla pubblicazione di una cover di Beyoncé su YouTube, prima che fossero scoperta dall’attuale etichetta discografica. Dalla loro scoperta, il duo ha firmato un contratto discografico con Parkwood Entertainment e ha aperto per Beyoncé nel suo tour “Lemonade”.

Spider-Man: Far From Home, il regista parla dell’assenza di Zio Ben nel MCU

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L’esistenza di Zio Ben nel MCU è viene solo citata grazie alla frase di Peter Parker in Spider-Man: Homecoming e grazie all’easter egg scoperto in Spider-Man: Far From Home: con le iniziali BFP incise sulla valigia che il ragazzo porterà in Europa, ma la sua assenza fisica resta ancora al centro delle discussioni dei fan che si stanno chiedendo se e quando vedremo finalmente il personaggio al cinema nelle nuove avventure dell’eroe.

Durante una recente intervista, il regista Jon Watts ha confermato che lo Zio Ben esiste in questo universo e che c’è una ragione dietro la decisione di non includerlo nel cast dei film targati Marvel Studios:

Sapevamo che non avremmo raccontato una storia di origine, quindi abbiamo semplicemente evitato di parlarne in modo troppo dettagliato. Il problema, all’epoca di Homecoming, era molto delicato, perché le persone si chiedevano il motivo di questo reboot…davvero, un altro film su Spider-Man? Per noi l’obiettivo era mostrare al pubblico cose che non avevano mai visto prima al cinema, senza raccontare quell’origine con zio Ben che tutti conoscono“.

Non abbiamo mai detto niente su di lui, se è vivo da qualche parte oppure no. Quindi si, le possibilità ci sono, o meglio, come mi piace dire, tutto è sul tavolo“. Che le teorie abbiano inizio: zio Ben si paleserà in futuro nella vita di Peter? C’è spazio per lui nel MCU? Che ne pensate?

Leggi la recensione di Spider-Man: Far From Home

CORRELATI:

Diretto ancora una volta da Jon Watts, Spider-Man: Far From Home è arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di Maria Hill. Jake Gyllenhaal interpreterà invece Quentin Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti più noti dei fumetti su Spidey.

Di seguito la sinossi ufficiale: In seguito agli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il continente.

Spider-Man: Far From Home, tutti gli omaggi a Tony Stark presenti nel film

Fonte: CBM

Bond 25: Grace Jones furiosa abbandona il set

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Bond 25: Grace Jones furiosa abbandona il set

A quanto pare le disgrazie di Bond 25 non sono ancora terminate. Dopo la difficoltà a trovare un regista, l’incendio sul set, l’infortunio di Daniel Craig, anche Grace Jones ha deciso di aggiungere altro pepe alla già tormentata produzione.

La diva di 70 anni aveva già partecipato a 007 – Bersaglio mobile, nel 1985, film in cui si confrontava con l’agente segreto nei panni della cattiva, May Day. Adesso la produzione l’aveva coinvolta per un cameo, un omaggio alla sua figura iconica per la cultura pop e una strizzata d’occhio ai fan. Tuttavia il cameo non si farà più.

A pochissimi minuti dal suo arrivo, sembra che Grace Jones sia andata su tutte le furie, avendo scoperto che il ruolo che era stata chiamata ad interpretare era un semplice cameo. Ha abbandonato così il set.

La produzione dal canto suo non si è ancora pronunciata ufficialmente, anche se, secondo quanto riporta The Sun, sembra che ci sia un notevole malcontento, sia per aver perso la possibilità di avere un cameo della Jones, sia perché si era speso molto sia in termini economici che di organizzazione, per offrire alla diva l’accoglienza che la sua fama impone.

Bond 25: le prime foto ufficiali

Il film è diretto da Cary Joji Fukunaga, prodotto da Micheal G. Wilson e Barbara Broccoli, e vede protagonisti accanto a Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes e Rami Malek.

Bond ha abbandonato gli impegni in prima linea e si gode una tranquilla vita in Giamaica. La sua pace ha vita breve dopo che il vecchio amico Felix Leiter della CIA si palesa con una richiesta d’aiuto. La missione ha l’obiettivo di recuperare uno scienziato rapito e si rivela molto più complessa di quanto atteso: Bond sarà messo alla prova da un misterioso nemico dotato di una nuova arma tecnologica.

Bond 25 arriverà in sala l’8 aprile 2020.

Joker: Joaquin Phoenix protagonista delle suggestive cover di Empire

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Empire Magazine ha rivelato le due cover del prossimo numero in arrivo l’11 Luglio dedicate a Joker, il film diretto da Todd Phillips che vede protagonista Joaquin Phoenix nei panni del clown principe del crimine.

Sembra tutto pronto per l’inizio della campagna promozionale della Warner Bros., che a quanto pare sarebbe intenzionata a presentare il cinecomic alla Mostra di Venezia, come suggerito la scorsa settimana dal report di Deadline.

Per ora si tratta soltanto di un’indiscrezione non ufficiale, ma sappiamo che lo studio ha prenotato un panel al ComicCon e che Venezia dovrebbe rappresentare il vero trampolino di lancio, vista l’uscita ad ottobre. Di certo l’occasione è ghiotta e darebbe al film la giusta consacrazione “autoriale” già suggerita dal trailer.

Nel frattempo però, godiamoci questi due scatti inediti di Joker qui sotto.

Leggi anche – Joker: rivelati nuovi dettagli sulla trama

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Vi ricordiamo che Joker vede nel cast anche Zazie BeetzFrances ConroyBrett CullenDante Pereira-OlsonDouglas Hodge e Josh Pais e che arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.

Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio nei Batman di Tim Burton, nella trilogia del Cavaliero Oscuro di Christopher Nolan e in Suicide SquadJoker sarà ambientato nel 1980 e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Di seguito la prima sinossi ufficiale:

Joker ruota attorno all’iconico arcinemico di Batman ed è una storia originale e autonoma mai vista sul grande schermo. L’esplorazione di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), un uomo trascurato dalla società, non sarà solo lo studio di un personaggio grintoso, ma anche il racconto di un tema molto più ampio.

Fonte: Empire

Ischia Film Festival 2019: al traguardo ricordando Ugo Gregoretti

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Cala il sipario sull’Ischia Film Festival 2019 che si chiude sempre all’insegna del grande cinema, in questo caso con Alice Rohrwacher e il suo Lazzaro Felice, film vincitore del premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes 2018.

Ma altrettanto attesi sono i verdetti delle giurie del concorso internazionale, per lungometraggi, cortometraggi e documentari, e delle sezioni Location Negata e Scenari Campani. Vedremo quali saranno i film vincitori dei premi di questa diciassettesima edizione straordinariamente ricca di opere e di talenti.

I direttori artistici Michelangelo Messina e Boris Sollazzo esprimono inoltre il loro cordoglio per la morte di Ugo Gregoretti, straordinario artista, intellettuale e uomo di cinema. L’Ischia Film Festival aveva avuto il privilegio di averlo come ospite nel 2014, quando accompagnò il documentario su Pier Paolo Pasolini Un intellettuale di borgata, diretto da Enzo De Camillis, di cui era protagonista. Anche in quell’occasione deliziando il pubblico con la sua intelligenza, ironia e cultura, oltre che per la sua straordinaria umanità. Ci mancherà molto, e mancherà al nostro paese.

Sabato 6 Luglio

Piazzale delle Armi

Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Alice Rohrwacher

Ore 21:30 Lazzaro felice di Alice Rohrwacher

Ore 23:40 Proiezioni opere vincitrici

Cattedrale dell’Assunta

Ore 21:00 Cerimonia di premiazione

Christopher McQuarrie parla del film con Superman e Lanterna Verde rifiutato dalla Warner

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I piani di espansione dell’universo condiviso DC sono sfumati dopo il (quasi) disastro di Justice League, un film che non ha raccolto pareri positivi e non è riuscito a collegare efficacemente tutti i personaggi finora introdotti. Gli esiti di questo progetto fallito hanno quindi convinto la Waner Bros a concentrarsi su produzioni meno ambiziose con budget ridotti, ma soprattutto su standalone che proveranno ad alimentare l’interesse del pubblico (vedi Joker, Birds Of Prey ma anche Aquaman, Shazam! e Wonder Woman).

Prima dell’arrivo di Justice League però lo studio accolse le proposte di diversi registi tra cui quella di Christopher McQuarrie – che di recente ha firmato gli ultimi due capitoli del franchise di Mission Impossibile – a quanto pare rifiutata, che avrebbe visto insieme sul grande schermo Superman e Lanterna Verde.

A rivelarlo è proprio McQuarrie su Twitter durante una discussione con gli utenti, raccontando di cosa si trattava e quali sono stati i motivi del suo dietrofront:

È troppo complicato da spiegare. Era un progetto collegato al film di Superman che io e Henry Cavill stavamo per proporre alla Warner. Purtroppo nessuno era interessato, perché gli studios non sono mai stati interessati alle mie idee originali, anzi, preferiscono che io aggiusti le loro idee incasinate. Non hanno mai detto “no”: semplicemente la cosa non è andata avanti. Ovviamente questo è successo prima che uscisse Mission Impossible: Fallout, e adesso non prenderei nuovamente in considerazione l’idea. Il film su Lanterna Verde era una proposta scritta. Il film su Superman, invece, era un progetto concreto che abbiamo proposto e il primo sarebbe stato completato al secondo.”

Vi ricordiamo che all’epoca dell’uscita di Fallout il regista aveva già risposto al pettegolezzo che l’avrebbe voluto al timone del sequel de L’Uomo d’Acciaio, nonostante non ci fosse ancora stata una conferma ufficiale da parte della DC Films: “Per quanto riguarda il rumor su un mio presunto coinvolgimento, posso solo dire che nessuno mi ha ancora chiesto di dirigere il film, tuttavia sanno dove trovarmi. E mai dire mai…“.

Evidentemente un contatto tra McQuarrie e lo studio c’è stato, sfortunatamente con esiti negativi. Ora però sembra che l’interesse verso il mondo dei cinecomic sia ormai un miraggio, come dichiarato su Twitter:

Devo dire che la possibilità che io diriga un film supereroistico è davvero remota.”

Fonte: CBM

Il Re Leone: Timon e Pumbaa protagonisti della nuova clip

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Il Re Leone: Timon e Pumbaa protagonisti della nuova clip

Timon e Pumbaa sono i protagonisti assoluti della nuova clip tratta da Il Re Leone, il live action basato sul classico di animazione Disney, pubblicata nelle ultime ore su Twitter dalla voce del facocero, Seth Rogen. Billy Eichner invece ha doppiato il suricato e altra metà dell’iconico duo che alleverà Simba dopo il suo esilio dal regno.

Qui sotto potete dare uno sguardo al video.

https://twitter.com/Sethrogen/status/1146450729261047808?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1146450729261047808&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.cinemablend.com%2Fnews%2F2476095%2Fnew-lion-king-clip-really-lets-fans-see-timon-and-pumbaas-personalities

Basato su una sceneggiatura scritta da Jeff Nathanson, il film è stato realizzato con le stesse tecniche di animazione computerizzata utilizzare per portare alla luce Il Libro della Giungla (2016). Jon Favreau, che dirige anche questo secondo live action Disney, dovrà questa volta affrontare una sfida in più, visto che in questo caso non ci sarà nessun personaggio umano su cui basare le inquadrature e le scene.

Nel cast de Il Re Leone figurano, oltre a Glover, anche James Earl Jones, che torna a essere MufasaSeth Rogen e Billy Eichner doppieranno Pumba e Timon. Nel cast anche John Kani, visto in Civil War, che darà voce a Rafiki e Alfre Woodard, che sarà Sarabi. Chiwetel Ejiofor sarà Scar.

Il Re Leone: recensione del nuovo live action Disney

Di seguito la sinossi ufficiale: Simba, il figlio di Mufasa e principe delle Terre del Branco, spera di seguire le orme del padre. Il fratello minore di Mufasa, Scar, complotta per tradire Mufasa e conquistare le Terre del Branco, costringendo Simba all’esilio, dove incontra Timon e Pumbaa. Simba deve stringere un’alleanza e ricostruirsi completamente per prendere ciò che è giustamente suo.

The Originals: 10 cose che non sai sulla serie

The Originals: 10 cose che non sai sulla serie

The Originals è una di quelle serie che ha cambiato il mondo della serie tv, grazie alla propria struttura e allo schema narrativo e visivo.

Questa serie, nata come costola di The Vampire Diaries, ha avuto il merito di puntare alto in termini di personaggi e di contenuto, affascinando lo spettatore sin dal primo episodio, ammaliandolo nel corso di tutte e cinque le stagioni.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su The Originals.

The Originals serie tv

the originals

1. Un fiore come simbolo. La Fleur De Lys è un simbolo che fa parte del loro stemma in questa serie e rappresenta la regalità francese. Questo simbolo è stato scelto molto attentamente per lo show, in quanto la base della trama è la famiglia di Mikaelson che cerca di governare il quartiere francese di New Orleans.

2. Ha dato vita ad un suo spin-off. La serie è un prodotto spin-off di The Vampire Diaries, ma a sua volta ha dato origine ad un’altra serie, Legacies. Creata sempre da Julie Plec, che ha dato vita alle due serie precedenti, Legacies segue le avventure di Hope Mikaelson, figlia di Klaus e di Hayley Marshall, diventando protagonista di serie. Inoltre, esiste anche la webserie The Originals: The Awakening: nei suoi quattro brevi episodi, viene raccontata la storia di Kol Mikaelson, fratellastro di Klaus.

3. Ha ricevuto diverse nomination. La serie ha avuto un ampio successo da aggiudicarsi diverse candidature, come quelle ricevute per i People’s Choice Awards, i Primetime Creative Artss Emmy Awards e i Teen Choice Award. L’unico premio vinto risale al 2014, quando Joseph Morgan si aggiudicò il People’s Choice per Miglior attore in una nuova serie televisiva.

The Originals: dove vederla in streaming

4. La serie è disponibile su Prime Video. Per tutti i fan ci sono ottime notizie. Infatti The Originals in streaming è disponibile sulla piattaforma di Amazon, Prime Video.

The Originals episodi

5. Una serie durata cinque stagioni. The Originals è andata in onda sul network The CW per ben cinque stagione, con un totale di 92 episodi. Nata nel 2013, la serie si è conclusa nel 2018, raccogliendo un gran successo in tutto il mondo.

6. L’episodio pilota è all’interno di The Vampire Diaries. Prima di capire se fosse conveniente girare la serie, è stata girata la puntata pilota all’interno della serie dalla quale deriva. Questo episodio si intitola Conseguenze ed è la ventesima puntata della quarta stagione di The Vampire Diaries.

The Originals cast

the originals

7. Un personaggio non ci sarebbe dovuto essere. In origine, si era pensato di eliminare il personaggio di Klaus Mikaelson in The Vampire Diaries: tuttavia, ha avuto un tale successo popolare da garantirgli da sopravvivenza e di fare pare di questo spin-off.

8. Un attore ha lasciato il personaggio da lupo per un vampiro. Nathan Parsons, che nella serie interpreta il lupo mannaro Jackson, ha lasciato lo show durante la prima stagione per andare ad interpretare un vampiro in True Blood, serie targata HBO. In seguito, l’attore è tornato ad interpretare il ruolo di lupo mannaro nella seconda stagione dopo la fine della serie di True Blood.

9. Un’attrice è stata vittima di cyber bullismo. Leah Pipes ha subito degli attacchi online per tutta la durata dello show poiché interpretava Camille O’Connell, l’interesse amoroso di Klaus (Joseph Morgan). I fan volevano che Klaus fosse in coppia con Caroline Forbes (Candice Accola), con cui aveva avuto una precedente relazione, o con Hayley Marshall (Phoebe Tonkin).

The Originals libro

10. Dalla serie ai romanzi. Grazie al grande successo della serie, Julie Plec ha tratto una trilogia di romanzi, pubblicati tra il 2016 e il 2018: The Originals – The Rise, The Originals – Solo tu e The Originals – Resurrection.

Fonti: IMDb

Shameless: 10 cose che non sai sulla serie

Shameless: 10 cose che non sai sulla serie

Shameless è una di quelle serie che ha rivoluzionato il mondo delle serie tv grazie alla sua struttura narrativa e visiva e alle performance attoriali. Nata come remake dell’omonima serie britannica, Shameless ha avuto un successo inaspettato in tutto il mondo, diventando molto popolare e molto amata.

Ecco dieci cose da sapere su Shameless.

Shameless serie

shameless

1. Non c’erano copioni sul set. Il fatto è abbastanza insolito in uno show televisivo, eppure il creatore delle serie (nella versione americana) John Wells aveva una politica molto severa: niente script sul set durante le riprese. Questo perché, secondo lui, era necessario che gli attori e le attrici conoscessero le loro battute e le dicessero con il cuore.

2. La serie più longeva di Showtime. Grazie al rinnovo della nona stagione, Shameless è diventato lo spettacolo più lungo considerando gli episodi (110) e le stagioni, in tutta la storia del canale Showtime.

3. Ha avuto diverse candidature. Nel corso degli anni, la serie si è guadagnata una lunga serie di candidature che vanno gli Emmy ai Screen Actors Guild, passando per i Critics’ Choice Televisione e ai Young Artist Award. tra le varie candidature, la serie ha vinto un Emmy per la Miglior attrice guest star in una serie commedia a Joan Cusack nel 2015 e tre Screen Actors Guild per il Miglior attore protagonista in una serie commedia a William H. Macy nel 2015, 2017 e 2018.

Shameless episodi

4. Una serie lunga nove stagioni. Shameless è una serie nata nel 2010, quando Showtime ha richiesto la realizzazione di dodici episodi che hanno avuto un successo inaspettato, tanto da rinnovare la serie stagione dopo stagione, arrivando a un totale di nove con ben 110 episodi in totale. Ma non è tutto, dato che verrà realizzata anche una decima stagione.

Shameless: dove vederla in streaming

5. La serie è disponibile in streaming digitale. Per chi volesse vedere o rivedere Shameless in streaming è bene sapere che è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle varie piattaforme di streaming digitale legale come Netflix e Prime Video.

Shameless cast

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6. Ci sarebbe dovuto essere un altro attore nel cast. In origine, per uno dei ruoli da protagonista era stato preso in considerazione Woody Harrelson e la scelta era rimasta tale anche quando la serie è passata nelle mani di NBC, poi HBO e infine Showtime. Tuttavia, si è poi lasciato perdere dopo il successo di Benvenuti a Zombieland (2009).

Fanno parte del cast di Shameless William H. Macy nei panni di Frank Gallagher, Emmy Rossum nei panni di Fiona Gallagher, Justin Chatwin nei panni di Steve Wilton / Jimmy Lishman, Ethan Cutkosky nei panni di Carl Gallagher, Shanola Hampton nel ruolo di Veronica “V” Fisher, Steve Howey nel ruolo di Kevin “Kev” Ball, Emma Kenney nei panni di Debbie Gallagher, Jeremy Allen White nel ruolo di Philip “Lip” Gallagher, Cameron Monaghan nel ruolo di Ian Gallagher, Noel Fisher nei panni di Mickey Milkovich, Joan Cusack nel ruolo di Sheila Jackson, Laura Slade Wiggins nel ruolo di Karen Jackson , Zach McGowan nei panni di Jody Silverman, Emma Greenwell nei panni di Mandy Milkovich , Jake McDorman nel ruolo di Mike Pratt, Emily Bergl nei panni di Sammi Slott.

7. È stata scritturata Joan Cusack. Allison Janney, che nell’episodio pilota ha interpretato Sheila Jackson, ha rifiutato di prendere parte nuovamente al ruolo, dato che i produttori avevano deciso di ampliarlo. Il motivo del suo rifiuto è stato il suo impegno precedentemente preso per la serie Mr. Sunshine (2011): il suo ruolo è poi andato a Joan Cusack.

8. Uno dei componenti del cast si è ammalato durante la terza stagione. Ed Lauter, che ha interpretato il consulente scolastico Dick Healy è stato poco bene durante la stagione. Le sue condizioni sono però peggiorate, tanto da portarlo alla morte il 16 ottobre 2013, due settimane prima del suo 75° compleanno. L’attore era stato colpito da mesotelioma, diagnosticatogli cinque mesi prima della sua morte. Il suo ultimo episodio è stato Survival of the Fittest (2013), dodicesima puntata della terza stagione.

Shameless remake

9. È il remake di una serie inglese. Shameless si basa sull’omonima serie televisiva britannica trasmessa dal 2004 al 2013 e creata da Paul Abbott. Su modello di The Office, è stata realizzato una remake americano. Inoltre, dalla serie originale è stato tratto anche un remake turco.

10. Il creatore della serie non voleva il remake. Paul abbott, che ha creato la serie originale, era contro l’idea di un remake americano, temendo che sarebbe stato uno stereotipo. Ha cambiato idea una volta che John Wells gli ha detto che la serie avrebbe avuto luogo a Chicago.

Fonti: IMDb

I migliori trailer che devi vedere questa settimana

I migliori trailer che devi vedere questa settimana

I trailer non sono altro che brevi filmati promozionali di film che in breve tempo saranno nelle sale cinematografiche italiane o che saranno presenti su una delle tante piattaforme di streaming digitale. Il loro compito è creare e far sviluppare nel pubblico una certa dose di hype circa il film promosso, affinché si corra subito a guardarlo già nei primi giorni di uscita.

Ma quali sono i trailer usciti questa settimana da non perdere assolutamente? Scopriamoli insieme!

Pinocchio

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In occasione di Cinè – Giornate estive di cinema, 01 Distribution ha presentato il primo trailer ufficiale di Pinocchio, film diretto da Matteo Garrone e che vede nel cast Roberto Benigni nei panni di Geppetto.

Pinocchio nasce da una collaborazione internazionale tra Italia e Francia, è prodotto da Archimede con Rai cinema e Le Pacte, con Recorded Pictures Company, in associazione con Leone Film Group, con il contributo del MiBAC – Direzione generale Cinema – e di Eurimages, in associazione con Unipol Banca e con il sostegno di Regione Toscana – Toscana Promozione.

Scritto e diretto da Matteo Garrone, il film arriverà nelle nostre sale il 25 dicembre e vede un cast ricchissimo, composto tra gli altri da: Federico Ielapi (Pinocchio), Gigi Proietti (Mangiafuoco), Rocco Papaleo (Gatto), Massimo Ceccherini (Volpe), Alida Baldari Calabria (Fata bambina), Alessio Di Domenicantonio (Lucignolo), Davide Marotta (Grillo parlante) e Marcello Fonte (Pappagallo).

Knives Out

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Grazie a Lionsgate è possibile dare un’occhiata al trailer di Knives Out, il nuovo film diretto da Rian Johnson e con un cast da urlo, composto da: Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell e Christopher Plummer.

Il film racconta della morte del celebre romanziere Harlan Thrombey, avvenuta in circostanze ben poco chiare, dopo il suo 85esimo compleanno.

Per scoprire chi sia l’assassino viene ingaggiato il detective Benoît Blanc che si troverà ad avere a che fare con una famiglia disfunzionale, dove tutti hanno un movente tra bugie e depistaggi.

Jumanji: The Next Level

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A due anni dall’uscita di Jumanji: Benvenuti nella giungla, Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart e Karen Gillan tornano nel primo trailer italiano di Jumanji: The Next Level.

Diretto da Jake Kasdan, il film sarà distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia e arriverà nelle sale italiane il prossimo gennaio.

In questo film, la gang vista nel precedente capitolo è tornata, ma il gioco è cambiato. Rientrati in Jumanji per salvare uno dei loro, i giocatori scoprono che nulla è come avevano previsto e che per sopravvivere al gioco più pericoloso del mondo i protagonisti dovranno affrontare zone sconosciute ed inesplorate.

Spider-Man: Far From Home

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A meno di una settimana dall’arrivo nei nostri cinema (previsto per il 10 luglio), è stato divulgato il final trailer di Spider-Man: Far From Home, l’atteso stand alone sequel di Spider-Man: Homecoming.

Ambientato dopo gli eventi di Avengers: Endgame, il film vede protagonista il giovane Peter Parker pronto a partire per una gita scolastica in Europa, senza aspettarsi di dover riprendere i suoi poteri di Uomo Ragno e il suo ruolo di Avenger.

Diretto da Jon Watts, il film vede la presenza di Tom Holland, Marisa Tomei, Zendaya, Samuel L. Jackson, Cobie Smulders e Jake Gyllenhaal.

Attacco al Potere 3 – Angel Has Fallen

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Dopo l’enorme successo dei primi due capitoli,  torna sul grande schermo Gerard Butler, nelle vesti dell’agente dei servizi segreti Mike Banning, in Attacco al Potere 3 – Angel Has Fallen.

Diretto da Ric Roman Waugh, il terzo film dell’adrenalinico franchise prende una svolta inaspettata: sarà Banning a trovarsi in fuga e braccato dalla polizia, accusato di essere un nemico dello Stato e l’autore di un tentativo di omicidio ai danni del Presidente degli Stati Uniti, interpretato da Morgan Freeman.

Ad aiutarlo a scagionarsi troverà al suo fianco il padre, interpretato da Nick Nolte, new entry nel cast. Tra gli altri interpreti, anche Jada Pinkett Smith, Lance Reddick, Danny Huston, Piper Perabo e Tim Blake Nelson.

Spider-Man: Far From Home, tutti gli omaggi a Tony Stark presenti nel film

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

L’assenza di Tony Stark nel MCU si fa già sentire e dopo i tragici eventi di Avengers: Endgame spetta a Spider-Man: Far From Home onorare la memoria del personaggio attraverso vari riferimenti al primo supereroe del MCU.

Ecco allora tutti i modi in cui il film con Tom Holland riesce a rendere omaggio al Vendicatore interpretato da Robert Downey Jr.:

Il tributo del liceo di Peter

All’inizio del film, dopo una piccola introduzione con Nick Fury e Maria Hill, vediamo il video-tributo a Tony Stark e agli altri Vendicatori caduti (Vedova Nera e Captain America) montato dagli studenti del liceo di Peter sulle note di “I Will Always Love You” di Whitney Houston.

La clip viene mostrata durante lo show condotto da Betty in cui viene incluso anche un breve recap sugli eventi successivi allo schiocco di Thanos e sul ritorno alla realtà delle vittime.

La raccolta fondi

Questa scena era stata già mostrata nei trailer, e vede protagonisti Spider-Man e Zia May durante una sorta di evento di raccolta fondi per senzatetto finanziato dall’assegno di Pepper Potts.

Più tardi Peter verrà disturbato dalle domande sempre più insistenti dei giornalisti che lo vedono come il nuovo Iron Man. Sopraffatto dalla pressione, il ragazzo fuggirà via per riflettere da solo in cima all’edificio dove è dipinto un murales del supereroe.

Il documentario su Iron Man

Spider-man: far from home

In viaggio per raggiungere la meta della vacanza scolastica (l’Europa), Peter inganna il tempo guardando dei film sull’aereo e tra i titoli disponibili c’è anche un documentario su Iron Man intitolato “Heart of Iron”.

I murales sparsi nel mondo

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Come menzionato prima, le persone di tutto il mondo onorano la memoria di Iron Man attraverso la street art, con cartelloni e murales sparsi tra America e Europa. Uno compare subito dopo la raccolta fondi, un altro a Venezia con il ritratto accompagnato da candele accese e fiori e un manifesto appeso sopra l’entrata dell’aeroporto.

Il brano degli ACDC del primo Iron Man

iron robert downey jr.

Nel terzo atto del film Peter si ritrova in Olanda e chiede aiuto a Happy Hogan per raggiungere Londra. E mentre il ragazzo mette mano al suo nuovo costume sul jet privato del braccio destro di Tony, un noto brano risuona a bordo.

È “Back in Black” degli ACDC, la stessa canzone che sentivamo all’inizio di Iron Man quando Stark sta per essere attaccato dai terroristi.

Spider-Man: Far From Home, la descrizione delle scene post credits [SPOILER]

Ischia Film Festival: la notte di Valerio Mastandrea

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Ischia Film Festival: la notte di Valerio Mastandrea

È stata la sera di Valerio Mastandrea all’Ischia Film Festival 2019. L’attore romano ha infatti ritirato il premio alla carriera e ha avuto ben tre film in cartellone, a partire dalla sua opera prima da regista, Ride, che ha presentato al pubblico insieme alla protagonista, Chiara Martegiani, un’opera, ha detto Mastandrea “in cui c’è tanto rispetto per il pubblico, una storia piccola, silenziosa e molto autentica”. Un film difficile per entrambi, essendo una coppia nella vita. “Lavorare in coppia non mi era mai successo, la notizia che la volevo protagonista del film gliel’ho data proprio a Napoli, a cena, lei era commossa e io avevo i conati di vomito per il nervosismo. Siamo una coppia e abbiamo un rapporto  schietto e privo di filtri.  Sul set si sono divertiti tutti, tranne noi”.  Una preoccupazione che aveva anche l’attrice, ma per altre ragioni. “Ce la farò? è stato il primo pensiero, e me lo chiedo ancora. Il personaggio era complesso e tutti i giorni dovevo confrontarmi con Valerio che mi chiedeva molte cose, era difficile stargli dietro. Ne abbiamo parlato molto, mi ha chiesto di affrontare la mia Carolina in maniera istintiva, ma sapendo bene chi fosse lei, che aveva molte oltretutto molte cose in comune con Valerio e dovevo rubare da lui per fare mio il personaggio”.  Un fillm che l’attore voleva fare da tempo. “Ride lo avevo in mente da 15 anni, avevo letto tante interviste a donne che avevano perso qualcuno per un incidente sul lavoro, quando la stampa aveva iniziato a parlarne quasi tutti I giorni. Il lavoro e morire di lavoro è una costante nella nostra cultura. Il concetto stesso di lavoro è cambiato, una volta era affermazione, oggi è come  andare in guerra, per il precariato e per lo scarsissimo interesse verso l’essere umano. L’attuale media di morti bianche è di 3,12 al giorno, quando girai il primo cortometraggio sul tema era 3,87”.

Dopo Ride, Mastandrea ha introdotto anche Domani è un altro giorno in compagnia del regista Simone Spada, commedia di amicizia e malattia in cui divide la scena con Marco Giallini, un film “dedicato proprio a Marco, mi sono messo al servizio di questa storia  facendo assist a lui. E fare un assist è più bello che segnare. Volevo fare questo viaggio con lui per capirne l’importanza non solo a livello professionale”. Spada  ha aggiunto: “Domani è un altro giorno è il remake di un bellissimo film spagnolo, Truman, ma con  Valerio e Marco abbiamo sconvolto il copione per renderlo nostro. Loro sono attori particolari che vanno sull’istinto. C’è molto di loro dentro, soprattutto un aspetto malinconico ironico che in truman non ‘è. E almeno un paio di scene del film sono venuti fuori da loro due, senza che io dovessi fare niente”.

Ieri c’è stata anche la proiezione  evento del  film La Banda Grossi di Claudio Ripalti. Storia vera del brigante ottocentesco Terenzio Grossi e della sua banda di fuorilegge, la cui trasposizione cinematografica è stata fortemente sostenuta dalla Regione Marche, dalla Marche Film Commission e dalla Fondazione Cultura Marche. “È importante” ha commentato Rosanna Rosi delle Attività Produttive, Lavoro, Turismo e Cultura  della Regione Marche “che le istituzioni valorizzino i territori  attraverso il cinema, non solo finanziando la produzione cinematografica, ma anche proponendo itinerari turistici per vivere da protagonisti le storie più affascinanti dei film ambientati in un determinato territorio. Questo lo stiamo facendo da diverso tempo con la Regione Marche». Una grande sfida, quindi, nel campo del cineturismo, come grande è stata anche quella di Camillo Marcello Ciorciaro. «Interpretare Terenzio Grossi– ha raccontato l’attore alla platea-  è stato un’ esperienza bella e speciale, anche per avere scoperto una terra meravigliosa come le Marche”.

Spider-Man: Far From Home: recensione del film di Jon Watts

Spider-Man: Far From Home: recensione del film di Jon Watts

Avengers: Endgame ha messo un punto ad una storia che andava avanti da più di dieci anni, il mondo è cambiato e a Spider-Man: Far From Home tocca il compito di farci vedere come è il nuovo mondo senza Iron Man, con Thanos sconfitto e Captain America rimasto indietro nel tempo.

Spider-Man: Far From Home è il film che ci fa ricominciare, nonostante sia l’ufficiale chiuda della Fase 3, che ci fa digerire ciò che è successo e ci fa andare avanti, verso nuove storie e tutto un nuovo Marvel Cinematic Universe. Al cinema dal 10 luglio, questo nuovo capitolo diretto da Jon Watts riprende non solo la storia post Endgame, ma ci fa giustamente tornare alla vita del liceale Peter Parker, tra problemi a scuola e turbe amorose. 

Spider-Man: Far From Home segna il ritorno di Peter Parker

Peter Parker (Tom Holland) è molto triste dopo la morte di Tony Stark (Robert Downey Jr.) e si domanda chi potrebbe prendere il suo posto, ma soprattutto è molto stanco di portare il mondo sulle sue spalle, così, con l’occasione di un viaggio in Europa con la scuola, decide di lasciare a casa la sua tutina da ragno per prendersi una vacanza anche dal suo alter-ego. Peccato però che i guai lo seguano fino a Venezia, quando un Nick Fury (Samuel L. Jackson) molto arrabbiato perché ignorato, chiede aiuto a Peter per sconfiggere una nuova minaccia per la terra: gli Elementali, aria, fuoco, terra e acqua.

Spider-man: far from home
Credit © Marvel Studios

Insieme a Fury e Maria Hill (Cobie Smulders), Peter conosce Quentin Beck (Jake Gyllenhaal), rinominato Mysterio, un nuovo supereroe arrivato da un altra terra, che già conosce e ha già sconfitto questa minaccia. Ma Peter ha un altro piano, che non riguarda ragnatele e elementi impazziti da fermare, ma coinvolge MJ (Zendaya) a cui vorrebbe dichiarare il suo amore sulla cima della Torre Eiffel.

Come nel primo capitolo del 2017 Spider-Man: Homecoming, il tono del film è divertente, leggero e Peter trova nel suo amico Ned (Jacob Batalon) e nei professori e amici, perfette spalle per risate a cuore leggero. Ma non scordiamoci che siamo in un mondo in cui non c’è più Iron-Man e per tutto il film questa cosa ci viene ricordata: sui muri delle città, in altarini improvvisati in giro per le strade ma soprattutto nella mente e nel cuore di Peter, che si trova spesso perso senza il suo mentore, colui che ha creduto in lui da subito e che ora gli porta dubbi esistenziali. Senza fare spoiler, questo nuovo capitolo ci fa vedere come Peter sia alla disperata ricerca di una figura paterna, che lo porta a fidarsi e confidarsi con tutti, da Nick Fury a Happy Hogan (Jon Favreau) fino al nuovo amico Quentin Beck.

Spider-Man: Far From Home Samuel L Jackson e Jon Favreau
Credit © Marvel Studios

Una vera e propria bromance che appassiona

Ed è proprio con Beck che si instaura una vera e propria bromance che appassiona, forse merito del carisma di Jake Gyllenhaal, che anche in un ruolo del genere, nuovo per lui, riesce a dare tutto se stesso, portando sullo schermo un personaggio dalle mille sfaccettature. Tom Holland si conferma un ottimo Spider-man, un ragazzo dalla faccia pulita ma che sa cosa vuole, quando riesce finalmente a capirlo mentre combina un sacco di guai. Certo il tirarlo fuori dal suo quartiere gli ha creato non pochi problemi, facendogli assaporare tutte le culture di un Europa stereotipata, tra gondole, galline, contadinelle e tifosi di calcio pazzi (e una colonna sonora divertentissima adatta ad ogni tappa del film!). Infine anche Zendaya è riuscita a costruire una MJ che risulta inevitabilmente simpatica, dall’umorismo tagliente e i riferimenti molto dark, rendendola un personaggio essenziale per il film.

Jake Gyllenhaal in Spider-Man: Far From Home
Credit © Marvel Studios

Tutto è orchestrato alla perfezione, tra colonna sonora divertente e nostalgica, un’amore adolescenziale degno delle migliori teen-comedy, effetti speciali notevoli (c’è una sequenza in particolare che confonderà la mente e vi farà venire un ansia pazzesca!) e nuovi scenari che non sono i grattacieli di New York ma cattedrali e turisti. 

Senza dubbio, Jon Watts si sarà divertito molto con questo secondo capitolo di Spidey, perfetto blockbuster estivo,  sorprendendo alle spalle il pubblico in diversi momenti e destreggiandosi con un supereroe allo sbaraglio che deve ricominciare da capo imparando a capire il suo posto in questo mondo. 

Mysterio: le differenze tra film e fumetti del personaggio di Far From Home

ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

Presentato nei trailer come un alleato di Peter Parker nella lotta agli Elementali, Quentin Beck aka Mysterio è uno dei personaggi principali di Spider-Man: Far From Home oltre che uno dei villain più celebri dei fumetti sull’Uomo Ragno.

Ma quali sono stati i cambiamenti apportati dai Marvel Studios per la versione cinematografica interpretata da Jake Gyllenhaal?

Maestro delle illusioni

Inizialmente introdotto come il nuovo eroe di cui il mondo ha disperatamente bisogno dopo la morte di Iron Man, Mysterio si rivela essere più fedele di  quanto pensavamo all’originale dei fumetti ispirandosi alla prima apparizione sulle pagine della Marvel Comics (anche se la spiegazione della realtà alternativa da cui proviene si riferisce alle nuove storie).

La versione Ultimate di Mysterio infatti sta usando un avatar di se stesso in un altro universo e tutte le sue abilità sono semplicemente illusioni. La fonte è diversa (nel film lo spettacolo viene riprodotto grazie a dei droni-proiettori governati a distanza) ma l’effetto finale è molto simile.

Al contrario invece il Mysterio del MCU non ha uno stretto legame con l’industria cinematografica come l’originale, ma appare più come il direttore di una compagnia che lo sostiene e aiuta nel suo piano malvagio.

Il suo passato con Tony Stark

Diversamente dai fumetti, il Quentin Beck di Far From Home non è solo un esperto di effetti speciali che ha sposato il “lato oscuro”, ma uno dei tanti inventori che lavorarono con Tony Stark alla creazione della tecnologia BARF (la cui dimostrazione veniva fornita all’inizio di Captain America: Civil War).

In realtà, ci dice il film, fu proprio Beck a ultimare gli studi sugli ologrammi e non Stark, e il fatto che il Vendicatore si sia preso i meriti di qualcun altro sembra aver scatenato la sua rabbia tanto da essere licenziato per il carattere “instabile”. Da qui il piano escogitato per rubare la gloria di Tony dopo la sua morte in Avengers: Endgame.

Fanno parte di questa crociata anche vecchi personaggi del MCU che in qualche modo hanno incrociato la strada dell’eroe.

Morto per sempre?

Jake Gyllenhaal is Mysterio in Columbia Pictures’ SPIDER-MAN: ™ FAR FROM HOME.

Nei fumetti Mysterio muore alla fine della trama di Daredevil Guardian Angel, sparandosi alla testa. C’è un riferimento a questo evento anche nel MCU, dove Beck sembra vittima del colpo sparato dai suoi droni, tuttavia l’idea che possa tornare in futuro non è da escludere.

E se anche stavolta avesse finto di morire? Il sistema operativo EDITH (quello degli occhiali di Tony Stark) conferma a Peter che non si tratta di un inganno ma della verità, ma sappiamo anche che, tecnicamente, Beck non ha mai perso i poteri di amministratore del conegno. Magari ha istruito il programma dicendogli di mentire in caso di morte…

Leggi anche – Mysterio: le migliori illusioni del personaggio nei fumetti Marvel

Fonte: CBR

Star Wars: Daisy Ridley voleva lasciare il franchise dopo Episodio VII

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Passare dall’anonimato più assoluto al diventare protagonista di un importante franchise cinematografico può scatenare un senso di pressione mista a inadeguatezza denominato “sindrome dell’impostore”, e le persone affette da tale convinzione sono convinte di non meritare il successo ottenuto. Della stessa idea era Daisy Ridley, che prima di entrare nei panni di Rey in Star Wars: Il Risveglio Della Forza aveva all’attivo sporadiche comparsate in tv e poco altro.

Talmente sopraffatta dall’esperienza sul set di Episodio VII, l’attrice aveva quasi deciso di abbandonare dopo la fine delle riprese, come dichiarato nella nuova puntata del podcast di Josh Horowitz Happy Sad Confused:

Fu abbastanza orribile e spaventoso. Mi sentivo male e non conoscevo ancora nessuno. Purtroppo mi ci vuole davvero tanto tempo per sistemarmi e ambientarmi con le persone, e ricordo un momento in cui ero su uno speeder e c’era un sacco di gente sul set che mi teneva un ombrello sulla testa…pensavo ‘Oh, qualcuno fa questo per me? Non posso farlo, non è giusto“.

Fortunatamente così non è stato, e l’attrice è tornata a interpretare l’eroina dalle origini misteriose anche nei successivi capitoli, compreso Episodio IX: L’ascesa Di Skywalker, atteso nelle sale il prossimo dicembre.

Leggi anche – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 domande che ci pone il film

CORRELATI:

L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nelle sale a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le teorie sul significato del titolo

Fonte: Happy Sad Confused

Alessandro Borghi ospite all’Ischia Film Festival 2019

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Alessandro Borghi ospite all’Ischia Film Festival 2019

Penultimo giorno dell’Ischia Film Festival 2019 all’insegna del grande cinema civile. Prima di tutto grazie alla presenza di Alessandro Borghi, David di Donatello quest’anno per Sulla mia pelle, il film che racconta la storia tragica di Stefano Cucchi e che lo stesso attore presenterà al pubblico, ritirando dalle mani di Michelangelo Messina e Boris Sollazzo, direttori artistici del festival, il prestigioso Ischia Film Award.

Claudio Giovannesi porta invece al Castello Aragonese La paranza dei bambini, tratto dal romanzo di Roberto Saviano e vincitore del premio per la migliore sceneggiatura all’ultimo Festival di Berlino. Insieme a lui proprio lo sceneggiatore Maurizio Braucci. E restando al cinema italiano, Un giorno all’improvviso è una delle più piacevoli sorprese di questa stagione cinematografica, con protagonista una magnifica Anna Foglietta.

Per il concorso internazionale, è la volta del potentissimo Angela, del regista colombiano Agamenon Quintero, storia di una ragazzina quindicenne la cui verginità viene venduta dalla famiglia a un ricco proprietario terriero nella Colombia degli anni Cinquanta.

A proposito di concorsi, tra i partner di quest’anno dell’Ischia Film Festival c’è anche Mini, il leggendario marchio automobilistico britannico, che proprio nella sera del 5 luglio presenta il cortometraggio Una tradizione di famiglia, piccolo film nato all’interno di MINI FILMLAB, il progetto di MINI sviluppato in partnership con OffiCine, (progetto culturale nato dalla collaborazione di Anteo e IED Istituto Europeo di Design), dedicato a giovani filmmaker, con la Supervisione Artistica del regista Silvio Soldini. MINI FILMLAB è il contenuto principale dell’attività MINI MOVES CINEMA che celebra, per il secondo anno consecutivo, la rinascita del legame tra il cinema e il brand britannico.

Una tradizione di famiglia racconta nei toni freschi e attuali quel mondo di emozioni e valori che costituisce l’essenza stessa di MINI.

Il film è ispirato a “60 years of now”, il sessantesimo anniversario dal lancio della piccola auto britannica, divenuta nel tempo un’icona tradizionalmente contemporanea. Diretto da Giuseppe Cardaci, Una tradizione di famiglia è la storia di due sorelle, che dopo la scomparsa prematura della madre, litigano in occasione del sessantesimo compleanno del padre, non sapendo se proseguire o abolire la tradizione di famiglia. Finiranno per aggiornarla in un modo buffo e irrituale. I tre protagonisti sono Matilde Gioli, di cui ricordiamo lo sfolgorante esordio ne Il Capitale Umano di Paolo Virzì, Ivano Marescotti ed Erica Del Bianco. L’appuntamento con Una tradizione di famiglia, che sarà introdotto dal regista e da Erica Del Bianco, è alle 21:25 alla Cattedrale dell’Assunta.

Venerdì 5 Luglio Piazzale delle Armi

  • Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Alessandro Borghi
  • Ore 21:05 Sulla mia pelle di Alessio Cremonini
  • Ore 22:45 “Parliamo di Cinema” con Romano Montesarchio e Gaetano Di Vaio
  • Ore 23:05 So sempe chille di Romano Montesarchio
  • Cattedrale dell’Assunta
  • Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Alvaro Vitali
  • Ore 21:05 Vivi la vita di Valerio Manisi
  • Ore 21:25 “Parliamo di Cinema” con Erica del Bianco e Giuseppe Cardaci
  • Ore 21:45 Una tradizione di famiglia di Giuseppe Cardaci
  • Ore 21:55 “Parliamo di Cinema” con Claudio Giovannesi e Maurizio Braucci
  • Ore 22:15 La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi

Casa del Sole

  • Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Vincenzo Caiazzo
  • Ore 20:55 Il diario di Carmela di Vincenzo Caiazzo
  • Ore 22:25 “Parliamo di Cinema” con Farhat Qazi
  • Ore 22:35 Allahu Akbar di Farhat Qazi e Farhan Alam

Carcere Borbonico

  • Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Ciro D’Emilio e Fabio De Caro
  • Ore 21:00 Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio
  • Ore 22:25 “Parliamo di Cinema” con Alessandro Soetje e Daniel Kihlgren
  • Ore 22:45 La nostra pietra di Alessandro Soetje

Terrazza degli Ulivi

  • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Agamenon Quintero
  • Ore 21:15 Ángela di Agamenon Quintero
  • Ore 22:50 El cuarto reino di Alex Lora Cercos e Adán Aliaga

Spider-Man: Far From Home ha anticipato l’arrivo del film su Nova?

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

Come sottolineato già dal titolo del film, il presupposto narrativo di Spider-Man: Far From Home è il viaggio in Europa di Peter Parker e dei suoi compagni di scuola subito dopo lo schiocco di Iron Man che ha ripristinato l’equilibrio del mondo alla fine di Avengers: Endgame. E sull’aereo che porterà i ragazzi a Venezia (prima tappa del tour), Peter inganna il tempo guardando un film nella ricca selezione di documentari disponibili, ognuno dei quali ha a che fare con un aspetto dell’universo cinematografico Marvel.

Tra questi, inquadrati velocemente dal film, figurano i titoli The Snap, Finding Wakanda, Hunting Hydra e Nova, ma la locandina di quest’ultimo non presenta nient’altro che la foto del fisico più famoso del MCU: Erik Selvig (interpretato da Stellan Skarsgård).

Che si tratti di un semplice easter egg o di un’anticipazione dell’arrivo di un film interamente dedicato a Richard Rider resta un mistero. Sappiamo che i Marvel Studios amano seminare nel corso dei loro cinecomic piccoli indizi su storie e personaggi dei fumetti, alcuni dei quali nemmeno sfruttati in futuro, ma voci sempre più insistenti trapelate lo scorso maggio danno per certo l’ingresso del supereroe (forse nella Fase 4).

A quanto pare infatti il team creativo di Kevin Feige potrebbe già essere al lavoro su uno standalone, e se ricordate era stato lo stesso presidente dello studio a rivelare che Richard Rider figurava tra i supereroi con il “potenziale più immediato” per via della sua connessione con l’universo dei Guardiani della Galassia e per gli spunti interessanti provenienti dai fumetti originali.

Dunque gli scenari possibili sono due, nel caso questa voce venisse confermata: nel primo, Gunn introdurrà Nova come eroe partecipante alle avventure nello spazio di Guardiani della Galassia Vol.3, andando a complicare le teorie circa la struttura di un film con il vecchio cast e Thor (che si è unito al team dopo Endgame), mentre nel secondo lo studio svilupperà un titolo indipendente con Rider protagonista assoluto e maggiori libertà di movimento per la trama.

Come andranno realmente le cose?

Spider-Man: Far From Home, scene inedite nel trailer finale

CORRELATI:

Diretto ancora una volta da Jon Watts, Spider-Man: Far From Home è arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di Maria Hill. Jake Gyllenhaal interpreterà invece Quentin Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti più noti dei fumetti su Spidey.

Di seguito la sinossi ufficiale: In seguito agli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il continente.

Spider-Man: Far From Home, la descrizione delle scene post credits [SPOILER]

Fonte: Comicbook

Vedova Nera: confermata l’assenza di un personaggio chiave del MCU

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Mentre si attendono conferme sulla misteriosa ambientazione dello standalone su Vedova Nera, il film targato Marvel Studios attualmente in produzione tra Regno Unito e Ungheria, sembra ufficialmente sfumata la possibilità di rivedere in azione uno dei personaggi chiave del percorso di Natasha Romanoff nel MCU. Ma di chi parliamo?

Intervistato durante il tour promozionale di Spider-Man: Far From Home (ultimo capitolo della Fase 3), Samuel L. Jackson ha dichiarato che Nick Fury non comparirà nel film con Scarlett Johansson, contrariamente alle teorie circolate in rete negli ultimi mesi:

Natasha è sempre stata la preferita di Fury perché è lui ad averla reclutata“, confessa l’attore, “Ma posso dirvi che non sono nella sua origin story, anche se è il personaggio che mi è stato più vicino in quel gruppo“.

Niente è scontato quando si tratta dell’universo cinematografico Marvel, ma se davvero le avventure in solitaria di Natasha saranno ambientate prima di Avengers: Infinity War, ci sarebbe ancora l’occasione per giocarsi la carta Fury anche solo per un piccolo cameo.

Nel tempo si sono alternate varie teorie e indiscrezioni, e una parte c’è chi pensa che il film sarà un prequel i cui eventi hanno luogo prima di Iron Man 2, dall’altra voci di corridoio suggeriscono che possa svolgersi addirittura dopo gli eventi di Captain America: Civil War, e non alla fine degli anni Novanta. Quale sarà la risposta definitiva?

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Vi ricordiamo che il film vedrà Scarlett Johansson di nuovo protagonista nei panni di Natasha Romanoff, il personaggio introdotto nel MCU da Iron Man 2. Il titolo di lavorazione è “Blue Bayou” e in regia c’è Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel.

La sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci saranno anche David Harbour, Florence Pugh, e Rachel Weisz, ma i loro ruoli non sono stati ancora rivelati.

Al momento non ci sono ulteriori aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima segretezza intorno al progetto che, come saprete, rivedrà la Johansson nei panni della spia sovietica Natasha Romanoff presumibilmente prima degli eventi che l’hanno portata a diventare un membro del team dei Vendicatori.

Vedova Nera: le teorie dei fan sul film solista

Fonte: CBM

Intervista a Luca Raffaelli: il lavoro del critico e la nuova edizione de Le anime disegnate

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Ospite alla XIV edizione del Sardinia Film Festival, Luca Raffaelli, giornalista, saggista e sceneggiatore italiano esperto di fumetti e animazione, ha presentato la nuova edizione aggiornata di Le anime disegnate, volume fondamentale per chiunque voglia approcciarsi alla storia e alla filosofia del cinema d’animazione, sia da appassionato che da addetto ai lavori.

Pubblicato inizialmente nel 1994, la nuova edizione (Tunuè) presenta un lavoro importante di integrazione con tutto ciò che è accaduto nel cinema d’animazione negli ultimi 25 anni.

Chiediamo a Luca Raffaelli: rimettendo mano a questo lavoro, sei ancora d’accordo con il te del ’94?

“Questa è la terza edizione del libro e ogni volta che l’ho aggiornato mi sono sempre trovato d’accordo con me, questo mi fa piacere sia dal punto di vista lavorativo che personale. L’idea del libro è nata durante un viaggio in Giappone, io, che non ero un amante del cinema d’animazione giapponese, ho avuto la possibilità di scoprire come quest’ultimo non fosse realizzato né con il computer né dal computer, come si diceva, e poi quanto fosse realmente amato dai giovani spettatori italiani. Era il 1985, e, negli studi d’animazione, ho visto scatole di lettere che i giapponesi non sapevano decifrare, ed erano tutte di giovani ammiratori italiani che si lamentavano del fatto che i loro genitori non gli permettessero di guardare i loro cartoni animati ed esprimevano il desiderio di andare a lavorare in Giappone a realizzarli.”

Chi oggi ha dai 30 ai 40 anni considera invece i cartoni animati giapponesi un culto, quando è accaduto che la cultura occidentale ha accolto questo nuovo modo di fare animazione?

“Gli anni ’80 sono stati pieni di articoli di giornalisti che condannavano questi prodotti dicendo che erano fatti dal computer e non a mano, per poter ipnotizzare l’attenzione dei ragazzi italiani, perché il linguaggio di questa animazione era totalmente diverso da quello che avevano visto i ragazzi della generazione precedente. Se i cartoni americani sono sempre stati sdrammatizzanti, quelli giapponesi erano invece drammatizzanti. Abbiamo avuto per la prima volta non più coniglietti o cagnolini che affrontavano la vita, ma dei ragazzi in carne e ossa che spesso si disperavano per l’incomprensione che ricevevano dal mondo e piangevano per la loro solitudine. Un cambiamento epocale. Come capita molto spesso, quando un adulto vede che i ragazzi si appassionano a qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che hanno amato loro, pensano che la cosa nuova sia sbagliata. Si pensa sempre che la maniera in cui siamo cresciuti noi sia la maniera giusta per crescere.”

A conclusione del blocco dedicato al cartone animato giapponese, ne Le Anime Disegnate, si legge infatti che con questo nuovo linguaggio è il cartone animato a parlare al giovane spettatore, non più il genitore.

“È stato proprio questo il grande cambiamento del cartone animato giapponese. Mentre il cartone animato americano in genere parlava ad un pubblico di famiglie, perché era destinato al cinema, dai film Warner Bros di Bugs Bunny a quelli di Topolino, fino ai classici Disney, quello giapponese era un cartone animato televisivo che si rivolgeva ai ragazzi, parlava proprio ai loro sentimenti, e questo ha rivoluzionato il linguaggio del cinema d’animazione popolare.”

Il libro è diviso in tre grandi capitoli, ognuno dei quali espone una filosofia e ha un titolo molto evocativo: Uno per Tutti, per il cinema a marchio Disney; Tutti contro Tutti, per l’animazione “anti” Disney; Tutti per Uno, infine, per l’animazione giapponese. Come sei arrivato a questa razionalizzazione dell’enorme mole di materiale con la quale ti sei confrontato?

“Quando ho deciso, di ritorno dal Giappone, nel 1985, che bisognava scrivere qualcosa su questo argomento, innanzitutto avrei dovuto documentarmi e guardare i cartoni animati che non conoscevo, per capire quel mondo. Ma mi sembrava che un libro dedicato solo a quello fosse troppo povero, così ho cercato di capire in che maniera la filosofia del prodotto giapponese fosse differente da quella americana. Così è venuta fuori la distinzione tra le tre filosofie: Uno per Tutti è perché il personaggio Disney è quello in cui noi ci identifichiamo, da Biancaneve a Cenerentola, e attraverso il quale cerchiamo di raggiungere la felicità, liberandoci dal male che ha colpito i protagonisti. Tutti contro Tutti, invece, è una visione più laica, i personaggi anti-disneyani non sanno bene dove sia la felicità, sanno invece dov’è lo scontro e lo cercano per crearsi una personalità, lo fa Bugs Bunny come lo fa Homer Simpson. In questo scontro però non c’è redenzione, non c’è possibilità di felicità eterna, fino ad arrivare alla massima espressione dell’impossibilità di raggiungere le felicità, che è rappresentata da Bojack Horseman. Invece, Tutti per Uno vede tutti i personaggi che si rivolgono allo spettatore. E proprio così era una volta, soprattutto in Giappone, dove la natalità è molto bassa, ci sono tanti figli unici e dove tutti i personaggi cercano di consolare questo bambino solitario davanti alla tv.”

Sembra quindi che il discorso sull’animazione non possa prescindere dalla Disney, anche solo per contrapposizione ad essa.

“Questo dipende da un fatto storico. La definizione delle filosofie si ha con la nascita del grande cartone animato industriale, alla fine degli anni ’20, e con l’arrivo del sonoro. La produzione d’animazione precedente è molto meno strutturata, basata sulla casualità di eventi e produzioni. La Disney, per prima, dà una filosofia alla propria produzione, non solo in senso di pensiero ma anche in senso di voler raggiungere la qualità del cinema di Serie A. Poi arrivano gli anti-Disney, e solo dopo troviamo i giapponesi con le prime produzioni televisive degli anni ’60.”

Il libro è stato pubblicato nel 1994, e nel 1995 è uscito Toy Story. Cosa hai pensato quando hai visto per la prima volta quel film?

“Innanzi tutto che finalmente l’animazione al computer aveva raggiunto quella dimensione che per anni aspettavamo. Ho l’età che mi permette di poter dire che ho cominciato a vedere le immagini generate all’interno di un computer ad una lentezza incredibile. Io ho lavorato anche con Guido Vanzetti, uno dei precursori dell’animazione al computer in Italia. Sapevamo che prima o poi si sarebbe arrivati al lungometraggio realizzato al computer, ed è formidabile come i maestri della Pixar siano riusciti a rimodulare una disneyanità in linea con la filosofia Disney ma compatibile con il rinnovamento dei tempi. Certamente non era possibile continuare a fare Biancaneve e i Sette Nani né era possibile continuare ad avere una struttura di un film in cui il cattivo rompe l’equilibrio di personaggi che sono fondamentalmente buoni. La Pixar ci ha dato prova di una capacità di sviluppare la poeticità disneyana in maniera assolutamente mirabile. Senza John Lasseter e compagni il cinema d’animazione sarebbe stato molto più povero.”

Della tua professione hai dichiarato che in te non esiste la parte di critico e la parte di appassionato, ma esiste un’unità e questa si approccia alla visione del film e poi al commento. Come fai a mantenere in equilibrio le due parti?

“Forse c’è bisogno di un allenamento per guardare le emozioni in maniera razionale, ovvero di riuscire a scandagliare quello che si sta vivendo, non solo quello che si è vissuto, in maniera da capire là dove l’emozione tradisce la razionalità, e viceversa. Bisogna cercare di avere un equilibrio, il giudizio di un film non può essere distaccato, deve esserci la parte emotiva che ti dice se il film ti dà delle emozioni o non te le vuole dare, se quindi raggiunge il suo scopo oppure no. Però le emozioni che tu vivi, nel momento in cui le stai vivendo, devono essere razionalizzate, cioè devi comprendere da che cosa provengano, cosa te le sta facendo scatenare, diciamo che è una visione anche psicoanalitica. Bisogna cercare di capire in che maniera il film può dare emozioni ad altre persone, non solo a te stesso.”

E non rischi di guardarti l’ombelico parlando in questo modo di cinema?

“No, perché non guardo me stesso, cerco sempre di riferirmi alla pellicola, tuttavia un critico non è mai lontano da se stesso. Scrive sulla base di ciò che ha ricevuto, e quello appartiene solo a lui perché ognuno elabora le emozioni che riceve dall’esterno in maniera personale. Bisogna cercare però di razionalizzare le emozioni, capirle, senza venirne sopraffatti e allo stesso tempo cercando di non difendersi troppo. Le emozioni da parte di un film devono arrivare, io stesso spesso mi commuovo guardando dei film, ma questa commozione deve essere capita. È per questo che il critico non può essere lontano dall’appassionato e l’appassionato non può essere lontano dal critico.”

Qual è invece lo stato dell’animazione in Italia, sia al cinema che in televisione?

“Ci sono dei segnali molto positivi. Quello di Mad Entertainment è uno dei segnali più importanti, è uno studio a Napoli che lavora con continuità, dopo L’Arte della Felicità ha fatto Gatta Cenerentola e adesso sta lavorando ad altri progetti (The Walking Liberty, ndr). È un fatto molto positivo che questi film ricevano premi e che continuino a lavorare. In Italia c’è la difficoltà di fare film d’animazione o serie televisive che non siano rivolte a bambini o adolescenti, perché il maggior produttore italiano del settore è la Rai che si rivolge a quel target. Credo che questo sia un bel problema, perché l’animazione ormai si rivolge ad un pubblico anche adulto, e si può permettere di trattare tutti i temi della vita, come fanno anche molti autori di cortometraggi che vanno per Festival. Sono tantissimi gli autori che fanno grande animazione ma non sono aiutati. Bisogna trovare più produttori coraggiosi che realizzano più film d’animazione anche tenendo conto che la nuova legge sul cinema offre all’animazione spazi interessanti. Esistono anche finanziamenti da parte dello Stato che prima non erano previsti. Quindi, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di lavorare!”

Bisognerebbe riconoscere all’animazione il ruolo di strumento e di linguaggio, non quello di genere.

“Questo è importantissimo. Come si fa a paragonare il lavoro di autori tanto differenti nel mondo dell’animazione e metterlo tutto nella stessa categoria. Animazione è anche Persepolis, anche Valzer con Bashir, film che non hanno davvero nulla a che vedere con i film per bambini.”

Edito da Tunuè in questa nuova veste, Le anime disegnate si fregia di una bellissima copertina ad opera di Lorenzo Ceccotti, in cui la filosofia Disney e quella dell’animazione giapponese si incontrano: la mano di Topolino e quella di un mecha si stringono, su fondo bianco, un riassunto perfetto dell’interessante contenuto del volume. E, a chi accusa questa rappresentazione di essere incompleta, perché non comprende la filosofia anti-Disney, Luca Raffaelli risponde che, nella sua immaginazione, quella stretta di mano tra un topo e un robot nasconde una statuetta di Bugs Bunny.

Jeremy Renner poteva essere Hellboy nel film di Guillermo Del Toro

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Prima di essere scelto da Kathryn Bigelow come protagonista di The Hurt Locker o di vestire i panni di Occhio di Falco nei cinecomic dei Marvel Studios, la carriera di Jeremy Renner oscillava tra ruoli secondari il film indipendenti e qualche produzione hollywoodiana dimenticabile, ma a quanto pare l’attore avrebbe potuto cambiare il suo futuro  professionale interpretando Hellboy nell’adattamento di Guillermo Del Toro del 2004.

A rivelarlo è lo stesso Renner nella nuova puntata del podcast di Justin Long, Life Is Short raccontando qualche aneddoto del periodo:

Mentre leggevo la sceneggiatura non riuscivo a capire quel personaggio…Non riuscivo a connettermi ad esso, e più non trovavo un modo, più non sapevo cosa farci, quindi ho rifiutato l’opportunità.”

Al suo posto è subentrato, come saprete, Ron Perlman, recitando nel primo capitolo e nel sequel e il suo sequel del 2008, mentre nel rebbot del 2019 il demone è stato interpretato dalla star di Stranger Things, David Harbour.

Non ho nessun rimpianto per quella scelta“, dichiara Renner, che anzi si dice contento per aver deciso di andare oltre. Il discorso però cambia con Occhio di Falco, il ruolo che gli ha letteralmente rivoluzionato la vita:

“Quando mi mostrarono il personaggio pensai che fosse grandioso. Un ragazzo senza superpoteri che ha a disposizione solo un set di abilità elevate. Era qualcuno con cui potevo relazionarmi”.

Jeremy Renner: 10 cose che non sai sull’attore

Come annunciato durante il lancio della piattaforma streaming Disney +, i Marvel Studios lavoreranno ad una serie tv interamente dedicata a Occhio di Falco, con protagonista Jeremy Renner.

Il progetto, secondo quanto riportato dalle fonti, si concentrerà sulle avventure in solitaria di Clint Barton, uno dei sei Vendicatori originali, che passerà il testimone a Kate Bishop, la prima erede dell’eroe nei fumetti e membro degli Young Avengers.

La serie arriverà nel secondo anno di programmazione.

Fonte: EW

MCU: le supereroine Marvel che meriterebbero uno standalone

MCU: le supereroine Marvel che meriterebbero uno standalone

Captain Marvel e Vedova Nera potrebbero essere soltanto le apripista di un futuro cinematografico sempre più aperto alle supereroine, e i Marvel Studios sembrano intenzionati a produrre ancora standalone dedicati alle donne del MCU (come testimoniato dal film su Natasha Romanoff attualmente in fase di riprese).

Ma quali sono i personaggi che meriterebbero un cinecomic solista? Ecco qualche valida proposta:

Valchiria

Valchiria ha debuttato nel MCU lo scorso anno in Thor: Ragnarok, catturando immediatamente l’attenzione grazie alla convincente prova di Tessa Thompson e all’adattamento del personaggio attuato dagli sceneggiatori e dal regista Taika Waititi.

Guerriera disillusa e riluttante, Valchiria nascondeva un passato doloroso (di cui abbiamo avuto un accenno grazie ad un flashback che raccontava la caduta delle Valchirie per mano di Hela), e su questo potrebbe basarsi un film prequel o una serie che segue la vita precedente dell’eroina.

Jessica Jones

Ora che Netflix ha cancellato definitivamente tutte le sue serie Marvel, quante possibilità ci sono di vedere Jessica Jones al cinema? Difficile ora rispondere alla domanda, tuttavia il ritratto dell’eroina di Krysten Ritter ha convinto il pubblico e la critica grazie ad una performance straordinaria.

Di veri antieroi il MCU è quasi sprovvisto, quindi perché non puntare sull’investigatrice privata più tosta dei fumetti? Per non parlare del fatto che i suoi poteri non sono stati pienamente sfruttati dalla serie, e sarebbe interessante vederla in azione al massimo delle sue capacità.

Spider-Gwen

L’enorme successo di Spider-Man: Into the Spider-Verse potrebbe favorire l’ingresso nel MCU di personaggi come Spider-Gwen, alter ego di Spidey incarnato da Gwen Stacy, già vista nei vari adattamenti di Sam Raimi e Marc Webb.

Ora che l’idea del Multiverso sembra solleticare il futuro della Fase 4, e Far From Home ne fornirà una prova grazie a Mysterio, ci piace immaginare un universo aperto a qualsiasi soluzione dove eroine come Gwen interagiscono con i personaggi noti.

Gamora

In entrambi i capitoli di Guardiani della Galassia abbiamo sentito storie sul passato di Gamora e sul fatto che sia “la donna più spietata della galassia”, ma mai visto niente di realmente entusiasmante a riguardo. E questo la rende potenzialmente uno dei personaggi più interessanti del MCU non ancora sfruttati.

A partire dal rapporto con sua sorella Nebula, e con il padre adottivo Thanos, Gamora meriterebbe senza dubbio uno standalone, magari un prequel dove spiegare perché viene considerata una ferocissima killer e cosa l’ha portata ad unirsi ai Guardiani.

Nakia e Okoye

Nakia e Okoye sono senza dubbio uno degli elementi migliori di Black Panther, oltre che coppia d’azione fantastica, e se il MCU dovesse proseguire con l’espansione dell’universo di T’Challa queste due eroine meriterebbero uno standalone.

Si potrebbe attingere dalla storia originale di Nakia, interpretata al cinema da Lupita Nyong’o, e il suo trascorso da spia internazionale, oppure seguire gli eventi di Okoye, una delle guardie più fidate delle Dora Milaje, che combatte le minacce del Wakanda.

Scarlet Witch

Da quando l’abbiamo incontrata in Avengers: Age of Ultron (dove ha visto morire suo fratello gemello Pietro alla fine della battaglia di Sokovia) Wanda Maximoff aka Scarlet Witch è cresciuta esponenzialmente fino ad Avengers: Infinity War, tuttavia la sensazione è che il personaggio non sia ancora sfruttato al massimo delle sue potenzialità.

Con l’acquisizione dei diritti sugli X-Men da parte della Disney i Marvel Studios potrebbero ampliare la descrizione dell’eroina associandole le qualità che la rendono una dei mutanti più pericolosi sulla Terra. Da qui si aprirebbe un ventaglio di possibilità narrative riferite ai fumetti che eleverebbero Scarlet Witch in una posizione di rilievo nel MCU.

Wasp

Marvel Studios ANT-MAN AND THE WASP..Wasp/Hope van Dyne (Evangeline Lilly)..Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2018

Dopo l’introduzione in Ant-Man, il personaggio di Wasp ha finalmente avuto l’occasione per brillare sotto i riflettori del sequel con Evangeline Lilly che ha equamente diviso la scena con il collega Paul Rudd. Il film ha funzionato, ma la sensazione è che questo personaggio meriti di più di una commedia di coppia.

L’attrice è fantastica nella parte e la combinazione di energia, combattimento e sapere scientifico la rende un’eroina con del potenziale da sfruttare al cinema. Magari in un film che prepari il suo ingresso nei Nuovi Vendicatori…

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Fonte: Cinemablend

Star Wars: L’Ascesa Di Skywalker, ci sarà un epico scontro di spade laser con Rey e Kylo

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A poco più di cinque mesi dall’uscita nelle sale di Star Wars: L’Ascesa Di Skywalker sono tanti i dubbi sulla trama del film che metterà la parole fine sulla saga degli Skywalker chiudendo un ciclo iniziato nel 1977 con Episodio IV – Una nuova speranza, ma qualche anticipazione è stata fornita in questi giorni da Daisy Ridley che ha promesso ai fan un “finale splendido e soddisfacente“.

Ospite poi del podcast di Josh Horowitz Happy Sad Confused, l’attrice ha rivelato un dettaglio di ciò che vedremo sullo schermo riguardante uno degli elementi più interessanti della nuova trilogia, ovvero la speciale connessione tra il suo personaggio, Rey, e Kylo Ren, interpretato da Adam Driver.

Apparentemente schierati ai lati opposti della battaglia, i due condivideranno la scena in un momento davvero particolare che coinvolgerà anche le spade laser:

Siamo protagonisti di un epico scontro, e sono davvero felice che le foto di Vanity Fair ne abbiano mostrato un assaggio. Si tratta di una grande lotta, perché è come se fossi diventata una combattente migliore e le spade laser sembravano più leggere, quindi ci sembrava di oscillare leggeri nello spazio“.

Le immagini a cui fa riferimento la Ridley sono quelle pubblicate in esclusiva dal magazine e realizzate da Annie Leibovitz sul set, ormai tradizione della Lucasfilm da diversi anni. Uno scatto mostrava proprio Rey e Kylo ai piedi di un pianeta misterioso ricoperto dalla nebbia sfoggiando le loro rispettive armi jedi.

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Vi ricordiamo che Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nelle sale a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, le teorie sul significato del titolo

Fonte: Happy Sad Confused

Chris Evans: “Il MCU risolverà tutti i dubbi su Steve Rogers e Peggy Carter”

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La creazione di timeline alternative provocata dai continui viaggi nel tempo dei personaggi è ancora uno dei temi più dibattuti dal pubblico riguardo Avengers: Endgame, capitolo del MCU nel quale si verifica l’ultima grande impresa di Captain America, ovvero tornare nel passato per restituire le gemme dell’infinito. In una di queste realtà l’eroe ritrova l’amore della sua vita, Peggy Carter mentre il “vecchio” Steve Rogers invece ricompare nel presente per cedere lo scudo a Sam Wilson, aka Falcon.

Ora, grazie a questo squarcio temporale, l’universo cinematografico ha una doppia versione del personaggio, quella congelata dopo la seconda guerra mondiale, e quella che vive con Peggy. E se ci fate caso, nella scena in cui parla con Sam, Cap indossa perfino una fede nuziale, dunque è evidente che la coppia si è sposata.

Molti dubbi e questioni rimangono però irrisolti, ma a sentire Chris Evans i fan non dovranno preoccuparsi a lungo visto che secondo l’attore i Marvel Studios e i prossimi film risponderanno ad ogni domanda sul destino di Steve e Peggy e sul legame con Sharon Carter.

State chiedendo continuità temporale, e va bene. Ma non sono sicuro di ciò che dirò…dovreste chiedere agli sceneggiatori. Capisco che ci sono un sacco di cose che i viaggi nel tempo hanno messo in discussione, ma se c’è qualcosa che ho imparato durante questi anni di lavoro con la Marvel, è che non lasciano nulla al caso. E ogni volta che ho fatto una domanda, c’è sempre stata una risposta.

Evans, ospite di un panel dell’ACE Comic-Con di Seattle, sembra aver suggerito che in qualche modo il proseguimento del MCU rimedierà ad ogni buco temporale o questione lasciata in sospeso. Sarà davvero così?

Vi ricordiamo, a proposito, che lo scorso maggio erano stato lo sceneggiatore di Endgame Christopher Markus a dire che una serie televisiva dedicata a Captain America e Peggy Carter era possibile, non escludendo un futuro sul piccolo schermo per i due personaggi riunitosi nella scena finale del film. “Forse c’è una storia da raccontare…Ci sono molti strati incorporati in Endgame e abbiamo passato tre anni a rifletterci sopra, quindi è divertente parlarne e, si spera, riempire buchi per le persone in modo che capiscano bene a cosa stiamo pensando“, aveva inoltre affermato Anthony Russo.

Forse Evans sa qualcosa e non può svelare ancora nulla?

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Fonte: Cinemablend

C’era una volta a Hollywood sarà l’ultimo film di Quentin Tarantino?

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Quentin Tarantino l’aveva rivelato tre anni fa all’Hollywood Reporter: “Mi ritirerò dopo il mio decimo film“. All’epoca il regista si preparava all’uscita di The Hateful Eight, ottavo sigillo di una carriera straordinaria, lasciando così intendere che mancavano ancora due titoli per concludere il suo viaggio come autore cinematografico. Tuttavia sembra che l’addio potrebbe arrivare prima del previsto e che C’era una volta a Hollywood, la pellicola presentata a Cannes e in arrivo nelle sale americane a Luglio, segnerà il suo canto del cigno.

A suggerire questa ipotesi è lo stesso Tarantino in una recente intervista con GQ:

Se il film verrà accolto bene dal pubblico, forse non lavorerò al decimo film” ha dichiarato. “Magari mi fermerò proprio ora! Oppure mi fermerò mentre sono in fase di sviluppo. Vedremo. Credo di essere arrivato alla fine di questa strada, almeno quando si tratta di film per il cinema“.

Il regista ha poi parlato nel dettaglio di C’era una volta a Hollywood, un progetto costruito nel corso degli ultimi sei anni, che si profila come una vera e propria lettera d’amore ad un’epoca che occupa un posto speciale nella sua vita, dai sogni d’infanzia alle aspirazioni professionali future.

Per tutta la vita ho rincorso questo film, cercando di conoscere quel mondo, e ora posso finalmente fare qualcosa con tutto ciò che mi ha riempito il cervello negli ultimi 56 anni“.

Non sembra negare la possibilità di ritiro precoce neanche Brad Pitt, che nell’intervista afferma:

No, non penso che stia bluffando affatto, anzi, credo dica sul serio. Me ne lamento spesso e apertamente con lui, ma Quentin è consapevole del fatto che i registi, ad un certo punto, iniziano a perdere la bussola del loro gioco“.

La decisione di Tarantino non esclude l’uscita definitiva dal mondo del cinema, ed è lui stesso a spiegare che un domani si vede “impegnato a scrivere libri di cinema, o spettacoli teatrali, insomma attivo creativamente. Oggi penso solo di aver dato tutto ciò che dovevo dare ai film“.

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Di seguito la prima sinossi:

La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.

Nel cast anche Damian LewisDakota FanningNicholas Hammond, Emile HirschLuke PerryClifton Collins Jr.Keith JeffersonTimothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell Michael MadsenRumer Willis, Dreama WalkerCosta Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty Victoria Pedretti. Infine Damon Herriman sarà Charles Manson.

Il film segnerà anche l’ultima apparizione cinematografica di Luke Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di C’era una volta a Hollywood è fissata al settembre 2019.

Ho lavorato alla sceneggiatura per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due attori protagonisti.

C’era una volta a Hollywood: tutto quello che sappiamo sul nuovo film di Tarantino

Fonte: GQ

Spider-Man: Far From Home, scene inedite nel trailer finale

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Spider-Man: Far From Home, scene inedite nel trailer finale

A meno di una settimana dall’uscita italiana del film, ecco arrivare online il trailer finale di Spider-Man: Far From Home (già sbarcato nei cinema americani il 2 Luglio) contenente qualche scena mai vista prima durante la campagna pubblicitaria dei Marvel Studios.

Diretto ancora una volta da Jon Watts, il cinecomic arriverà da noi il 10 Luglio. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di Maria Hill. Jake Gyllenhaal interpreterà invece Quentin Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti più noti dei fumetti su Spidey.

Le riprese del film sono durate circa tre mesi, e nella maggior parte delle foto circolate in rete abbiamo visto Peter Parker alle prese con Michelle (Zendaya). Naturalmente il film vedrà tornare anche Flash Thompson (Tony Revolori) e Ned Leeds (Jacob Batalon), gli altri compagni di scuola di Peter. Ma cosa conosciamo realmente della trama e quali teorie circolano intorno al nuovo titolo dei Marvel Studios?

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Fonte: ONE Media

La Sirenetta: trovata l’attrice che incarnerà Ariel

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La Sirenetta: trovata l’attrice che incarnerà Ariel

La cantante Halle Bailey, membro del duo Chloe x Halle, è pronta per entrare a far parte del mondo del cinema e in particolare della Disney nei panni di Ariel, protagonista de La Sirenetta.

Sebbene il regista Rob Marshall abbia passato l’ultimo paio di mesi a incontrare giovani attrice di talento, gli insider affermano che la Bailey è stata sin dall’inizio del casting in cima alla lista. “Dopo un’estesa ricerca, è stato ampiamente chiaro che Halle possiede quella rara combinazione di spirito, cuore, giovinezza, innocenza e sostanza – oltre a una gloriosa voce – tutte qualità intrinseche necessarie per interpretare questo ruolo iconico”, ha detto Marshall in un comunicato.

Bailey si unisce a un cast che include Jacob Tremblay e Awkwafina, mentre Melissa McCarthy è in trattativa per interpretare Ursula. Sappiamo che Lin-Manuel Miranda, che ha lavorato con Marshall per Il Ritorno di Mary Poppins, lavorerà alle musiche originali del film, che saranno integrate con il lavoro storico di Alan Menken, ancora una volta coinvolto nel progetto (come accaduto con Aladdin).

Il ruolo segna il debutto cinematografico per la Bailey, dopo la formazione del suo gruppo musicale Chloe x Halle con la sorella Chloe nel 2015. La coppia è diventata famosa grazie alla pubblicazione di una cover di Beyoncé su YouTube, prima che fossero scoperta dall’attuale etichetta discografica. Dalla loro scoperta, il duo ha firmato un contratto discografico con Parkwood Entertainment e ha aperto per Beyoncé nel suo tour “Lemonade”.

Gennaro Aquino, location manager, alla ricerca dei luoghi per il Pinocchio di Garrone

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Sono Gennaro Aquino e faccio il location manager”. Gentile e diretto, Aquino rappresenta una figura professionale che si sta sempre più delineando nel nostro cinema; collaboratore di Matteo Garrone, con il quale ha lavorato anche a Pinocchio, ha lavorato con moltissimi nomi prestigiosi del cinema italiano, da Mario Martone a Matteo Rovere.

Ospite al Sardinia Film Festival 2019, Aquino ha partecipato a delle masterclass in cui ha parlato del suo lavoro, situazioni che lui preferisce definire incontri “molto costruttivi per me ma anche per chi ha partecipato”, ci tiene a sottolineare: “C’erano un sacco di giovani autori invitati al festival che pensavano di annoiarsi, ma hanno capito che potevano apprendere nozioni utili anche al loro lavoro.”

Professione consolidata da sempre nel cinema anglofono, il location manager è un ruolo che sono negli ultimi anni ha assunto una forma nel panorama del cinema italiano e “in poche parole – spiega Gennaro Aquino – è quello che cerca i luoghi dove girare le scene dei film, le cosiddette location.”

Passando poi alla spiegazione pratica del suo lavoro, Aquino procede: “Ci sono diverse fasi nel corso del lavoro: la prima è quella di scouting, che avviene nella fase precedente alla preparazione del film in cui il location manager entra in contatto con il regista, la produzione e lo scenografo. Dopo degli incontri preliminari con tutti i reparti creativi del film, e dopo aver raccolto delle informazioni specifiche fondamentali, ci si arma di pazienza e di tutti i dispositivi necessari a produrre immagini. Questo è lo scouting vero e proprio. Attraverso il confronto con regista e scenografo, durante la ricerca, si delinea quello che sarà l’impianto visivo del film.”

Ma quali sono le caratteristiche necessarie per essere un bravo location manager?

“Prima di tutto la sensibilità visiva e artistica. Spesso il LM è considerata una figura che ha solo competenze tecniche, ma a mio avviso è importante che abbia una cultura artistica e architettonica, deve riuscire a capire l’epoca e il periodo storico in cui sarà ambientato il film, ma anche quando lavora ad un progetto contemporaneo, deve capire cosa si addice di più a script e alle linee direttive del regista.”

Proprio rispetto al regista con cui si confronta di volta in volta, Aquino spiega che è importante capirne le necessità e le possibilità: “Ci sono varie tipologie di registi più o meno esigenti e più o meno consapevoli di quello di cui hanno bisogno per il film, ma anche più o meno in possesso di una cultura visiva. È importante capire con chi si ha a che fare, e lo stesso vale nel rapporto con lo scenografo. Inoltre è importante da un punto di vista produttivo capire che lavoro si sta affrontando, ovvero di che tipo di budget dispone la produzione del film a cui si lavora.”

Trai suoi ultimi lavori c’è l’atteso Pinocchio di Garrone, qual è la mappa geografica del film?

“Durante la lunga gestazione del film, la ricerca della location ci aveva portati prima in Sicilia, molto a sud, perché pensavamo che potesse essere una soluzione alternativa alle tante versioni della storia realizzate. L’idea di Matteo Garrone era che fosse un on the road, in cui si cogliessero gli spostamenti paesaggistici, così come avviene nela storia di Collodi. La geografia del film si è concentrata su tre regioni. Prima la Toscana, il che ha senso anche da un punto di vista filologico, visto che Collodi rimanda all’impianto culturale di quel territorio, anche se non lo dice mai. Tutta la prima fase è stata girata nel senese. Quando poi Pinocchio comincia a seguire le sue avventure, ci spostiamo nel Lazio, e infine in Puglia. Per una serie di ragioni, anche produttive, abbiamo ambientato in Puglia la maggior parte del film. Ci siamo mossi tra quelli che io chiamo “blocco mare” e “blocco Murge”. La prima parte delle riprese sono state svolte in aree più marine, precisamente nel territorio che va dalla provincia di Bari verso il Salento, quindi Monopoli, Polignano a Mare e Ostuni, dove abbiamo girato il Paese dei Balocchi. Poi ci siamo spostati nell’Alta Murgia barese, nel territorio di tre comuni: Altamura, Gravina in Puglia e Spinazzola, dove abbiamo realizzato tutta un’altra serie di scene che portano verso il finale del film.”

Alla luce del primo trailer del film, presentato a Riccione durante le Giornate estive di Cinema, sembra che Gennaro Aquino abbia di nuovo contribuito alla realizzazione dell’ennesimo grande film del regista romano.

Pinocchio di Matteo Garrone sarà il più fedele di sempre alla storia di Collodi

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Dopo averne visto il primo trailer, presentato a Ciné – Giornate estive di Cinema di Riccione, possiamo dire che il Pinocchio di Matteo Garrone si candida ad essere uno dei titoli di maggiore interesse e richiamo dei prossimi mesi.

Seguendo il suo stile sempre personale e identificabile, il regista ha realizzato, sembra, un film che fonde alla perfezione realtà e fantasia, dimostrando di trovarsi perfettamente a suo agio in quel fiabesco che riesce ad inserire anche negli scenari più crudi e realistici.

Anche il suo approccio al materiale di Collodi è stato quindi personale e unico, nonostante gli adattamenti della storia siano numerosi e soprattutto ancora attuali, visto che sono in produzione a Hollywood almeno altri due film sul tema (un live action con Robert Downey Jr. e uno stop motion di Guillermo Del Toro).

Stando a quanto dichiarato dal location manager di Pinocchio di Garrone, Gennaro Aquino, incontrato in occasione del Sardinia Film Festival, il film sarà il più fedele ai realizzato alla storia di Collodi.

“Il risultato finale non lo conosco ancora, ma l’intento è quello di rimanere fedeli a Collodi – ha dichiarato Aquino – a differenza delle altre produzioni cinematografiche. Mi riferisco principalmente allo sceneggiato televisivo di Comencini, ma anche ad altre versioni, italiane e non. Ad esempio, per la prima volta Pinocchio resta burattino dall’inizio alla fine del racconto, e diventa bambini solo nel finale. Un altro elemento di fedeltà è stato quello di mantenere intatte tutte le figure antropomorfe dell’originale, ad esempio il Gatto e la Volpe hanno sembianze animalesche, ma anche i mastini/carabinieri, o il gorilla/giudice e i dottori/uccelli. Tutto ciò che aveva connotati antropomorfi nel racconto, li avrà anche nel film.”

Stando a quanto visto nel primo trailer del film, questa scelta sembra premiare tutto l’impegno e l’immaginario visivo di Garrone e della sua squadra.

Pinocchio: il primo trailer del film di Matteo Garrone

PINOCCHIO, una coproduzione internazionale Italia/Francia, è prodotto da Archimede con Rai Cinema e Le Pacte, con Recorded Picture Company, in associazione con Leone Film Group, con il contributo del MiBAC – Direzione Generale Cinema – e di Eurimages, in associazione con Unipol Banca, con il sostegno di Regione Toscana – Toscana Promozione. Le vendite internazionali sono curate da HanWay Films. Il film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution e in Francia da Le Pacte.

Le riprese del film sono iniziate lo scorso 18 marzo e proseguiranno tra Toscana, Lazio e Puglia per un totale di 11 settimane. Il film è scritto e diretto da Matteo Garrone  che si avvale della stessa squadra che lo ha seguito in Dogman: fotografia di Nicolaj Bruel, scenografie di Dimitri Capuani, costumi di Massimo Cantini Parrini, montaggio di Marco Spoletini, suono di Maricetta Lombardo. Al Prosthetic make up ci saranno i francesi Coulier Creatures SFX, mentre gli effetti speciali saranno eseguiti da One of Us.

Di seguito tutto il cast al completo:

Pinocchio Federico Ielapi
Geppetto Roberto Benigni
Mangiafuoco Gigi Proietti
Gatto Rocco Papaleo
Volpe Massimo Ceccherini
Fata adulta Matilda De Angelis
Fatina bambina Alida Baldari Calabria
Lucignolo Alessio Di Domenicantonio
Lumaca Maria Pia Timo
Grillo parlante Davide Marotta
Mastro Ciliegia Paolo Graziosi
Civetta Gianfranco Gallo
Corvo Massimiliano Gallo
Pappagallo Marcello Fonte
Gorilla Teco Celio
Faina Enzo Vetrano
Omino di burro Nino Scardina

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