Iniziate ufficialmente le riprese
del chiacchierato adattamento 50 Sfumature di
Grigio, primo capitolo della trilogia bestseller in tutto
il mondo di E.L. James.
Nel cast, oltre i suddetti,
anche Luke Grimes nel ruolo di
Elliot, Victor Rasuk che nel film sarà Josè
intimo amico di Anastasia, e Jennifer Ehle, mamma della
protagonista.
Il film, riadattato per il grande
schermo da Kelly Marcel e diretto da Sam
Taylor-Johnson, parla della storia di Anastasia,
studentessa americana di ventun anni che perde la testa
per un giovane imprenditore, Christian Grey, bellissimo e
misterioso. La ragazza prova in tutti i modi di non pensare a lui,
convinta di non poter avere un futuro insieme, ma il destino le
giocherà un brutto scherzo. Grey, infatti, entrerà nel negozio dove
lavora e la inviterà ad uscire. Entrambi sono attratti l’un l’altra
da una sensazione indescrivibile, e si faranno travolgere dalla
passione.
Arriva grazie ai bozzetti dei toys
una prima occhiata ai Dinobot che vedremo
nell’atteso Transformers Age of
Extinctionche sarà ancora una volta diretto
dal regista del franchise Michael Bay. Le foto
ritraggono Bumblebee,
Hound (nome in codice “Duke”) e Strafe (nome in
codice “Paulie”) aka Swoop, il Dinobot Pteranodonte.
Piccole anticipazioni
sulla trama. Il film comincerà dove è finito il terzo
capitolo, in un mondo in cui nonostante la minaccia
dei Deception è stata debellata, l’umanità ne è
uscita distrutta. La pace non durerà poi così tanto, quando alcuni
uomini potenti, cercando di studiare la tecnologia dei robot
alieni.
Pochi giorni fa vi abbiamo
annunciato che sono in corso le riprese di un nuovo adattamento
su Arsène Lupin III, questa volta in
live-action. Oggi invece vi mostriamo la prima foto trapelata in
gran segreto dell’attore giapponese Shun
Oguri che interpreta proprio Lupin sul set del film. Il
personaggio sembra che indossi il look ripreso dal lavoro di
Hayao Miyazaki, Lupin III:
Il castello di Cagliostro.
Per quanto riguarda il cast del
film, ecco di seguito i nomi e i rispettivi ruoli degli attori che
daranno corpo al ladro gentiluomo più famoso di tuti i tempi e ai
suoi animi/nemici: Shun Oguri sarà Lupin
III,Tadanobu
Asano sarà lo sfortunato ispettore Koichi
Zenigata, Go Ayano sarà il
taciturno samurai Goemon
Ishikawa e Tetsuji
Tamayama l’infallibile cecchino Daisuke
Jigen, il cast è completato dalla
bellissima Meisa Kuroki che darà il suo
flessuoso corpo a Fujiko Mine, anche se scommettiamo
che le sue forme saranno meno generose di quelle della sua
controparte di carta e inchiostro che fa battere il cuore di
Lupin.
Il 3 ottobre in Giappone sono
cominciate le riprese del film che si muoverà tra Thailandia, Hong
Kong, Singapore e le Filippine.
Il boom del sabato, previsto ed
annunciato. Hunger Games – La ragazza di
fuoco continua a macinare incassi, con
1.391.103 euro raccolti nella giornata di ieri. Totale: circa 3
milioni di euro in 4 giorni.
Il film di Lawrence ha già superato
gli incassi totali del capitolo firmato Ross. Segno di un amore per
la saga cresciuto con il tempo, grazie all’homevideo. Seconda
posizione confermata per Thor: The Dark World, con
altri 548.530 euro in cassa e un totale arrivato ai 6.197.646 euro,
con Fuga di cervelli terzo a sorpresa con
498.245 euro.
Medaglia di legno per
Sole a Catinelle di Checco
Zalone, sempre più ad un passo dal sogno. Con i 445.260
euro rastrellati ieri il film Medusa è arrivato ai 49.366.637
totali, tanto da contare le ore che mancano all’abbattimento del
muro dei 50.
Ancora cinema tricolore in quinta e
sesta posizione, con i 245.834 euro de La mafia uccide
solo d’Estate di Pif e i 173.606
euro di Stai lontana da Me, con
Free Birds settimo a quota 163.655 euro,
Don Jon ottavo con 119.921 euro,
l’Ultima ruota del Carro nono con 74.542
euro e Venere in Pelliccia decimo con
61.560 euro. Domani mattina, come al solito, il resoconto del fine
settimana italiano.
Katniss Everdeen torna
a casa incolume dopo aver vinto la 74ª edizione degli
Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo” Peeta Mellark. La
vittoria però vuol dire cambiare vita e abbandonare familiari e
amici, per intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto “Tour
di Victor”. Lungo la strada Katniss percepisce che la
ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca ancora a tutti i
costi di mantenere il controllo proprio mentre il Presidente Snow
sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The Quarter
Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della
nazione di Panem.
Elizabeth Olsen in
un’intervista ha raccontato qualcosa dei suoi futuri personaggi:
l’attrice apparirà presto negli attesissimi Godzilla e Avengers : Age of
Ultron.
Presto dovremmo
poter vedere il trailer di Godzilla, il reboot diretto da Gareth
Edwards con protagonista Aaron Taylor-Johnson.
“È il film di Aaron
Taylor -Johnson , ma in qualche modo siamo tutti collegati al suo
personaggio. È il nostro fulcro.
Io interpreto la moglie e sono la persona che presenta la storia
nella prospettiva di ciò che sta accadendo a San Francisco. Sono
un’infermiera e lavoro cercando di tenere a bada il caos. Per
Godzilla è davvero il momento di un buon remake americano, spero di
averne fatto parte e sento che abbiamo ottenuto un ottimo
risultato”.
In primavera, la
Olsen sarà Scarlet Witch, recitando sempre a finaco di
Taylor -Johnson ( Quicksilver) tra gli Avengers di Joss
Whedon in Age of Ultron.
“Lei è pazza,
completamente pazza . È più problematica
di qualunque personaggio io abbia mai interpretato. Lei può dire
dove è stato un oggetto, può predire il futuro, può parlare con i
morti e le persone provenienti da altri universi. Lei è l’unica
persona in questo universo che è capace di fare cose simili: è
incredibile, . È bellissimo per me, sono cresciuta amando ‘Star
Wars ‘ e ‘Il Signore degli Anelli ‘, e tutto ciò che ha a che
fare con questi universi fantastici è davvero divertente da
interpretare”.
Godzilla, il film
Vi ricordiamo che Godzilla, diretto
da Gareth
Edwards,comprende nel cast attori
del calibro di
Aaron Taylor-Johnson, Bryan
Cranston, Elizabeth
Olsen David Strathairn, Juliette
Binoche e la new entry Ken
Watanabe. La pellicola arriverà in Italia il 15 Maggio
2014. Akira Takarada, protagonista della pellicola
originale, dovrebbe, inoltre, avere anche una piccola parte in
questa rivisitazione, tornando sul set
di Godzillaa
sessanta anni di distanza dalla sua interpretazione.
Scritto da Max
Borenstein, che ha rielaborato uno script
di David S. Goyer e David
Callaham, Godzillasarà
il film di punta della Warner Bros dell’anno 2014, visto
che la data di uscita preventivata è stata infatti individuata nel
16 maggio 2014. Un film da cui la produzione si aspetta
molto che, però, dovrà scontrarsi al botteghino con altre pellicole
in uscita nello stesso periodo, quali The Amazing
Spiderman 2, il reboot delle tartarughe ninja e il
sequel dell’Alba del pianeta delle scimmie.
Per un’ironica fatalità la stella del
franchise Paul Walker è morta in un tragico
incidente stradale che ha scioccato Hollywood e tutte le persone
che questa mattina hanno appreso la notizia. Ora arrivano i primi
saluto dal mondo di Hollywood e dai colleghi del compianto
attore.
Tra le prime reazione arrivate c’è
anche quella del regista di Fast and Furious 7, James Wan:
I am so beyond heartbroken right now. I can’t process
anything.
Ma i pensieri rivolti al giovane attore, appena quarant’anni,
arrivano da tutto il mondo…
Sarah Michelle
.@RealPaulWalker May he be
in peace. To his family you are in our thoughts and prayers.
Dominic Monaghan
.@RealPaulWalker awful
news. Paul was a lovely guy. Handsome as all hell and funny and
cool to boot. Terrible news. My condolences.
Dopo i numerosi trailer
originali, arriva un nuovo trailer per il film d’animazione
Tarzan 3D, questa volta però
sottotitolato in italiano. La pellicola è un nuovo adattamento in
animazione e motion capture del classico della letteratura per
ragazzi di Edgar Rice Burroughs.
Reinhard
Klooss dirige una pellicola dal gusto
documentaristico, avventuroso e realistico che promette di
raccontarci la storia di Tarzan in un’ottica diversa. Il regista
di Asteri e Obelix contro
Cesare vedrà il suo film, prodotto
dalla Constantin films, nei cinema tedeschi il
prossimo ottobre.
La storia originale è stata
leggermente rimaneggiata e modernizzata: il cattivo non sarà più il
cacciatore di gorilla Clayton, ma il CEO della Greystoke Energies,
compagnia appartenuta ai genitori di Tarzan ed ora nelel sue mani.
L’eroe dovrà cercare di proteggere la giungla africana con l’aiuto
di Jane.
Erano già corse
delle voci sul fatto che la Warner Bros avrebbe girato nuove
scene per il futuro Batman vs Superman nella stessa location
in cui avevamo visto crescere un giovane Clark Kent in Man of Steel.
Da queste foto
sembra che le voci fossero corrette: la fattoria della famiglia
Kent è di nuovo abitata. Purtroppo bisognerà aspettare ancora molto
per vedere i risultati: il film, diretto da Zack Snyder e
interpretato da Henry Cavill, Ben Affleck, Amy
Adams e Laurence Fishburne arriverà nei cinema degli
Stati Uniti solo il 17 luglio 2015.
Oltre a Batman, ci sono tantissime
voci su altri personaggi che compariranno nel film, ecco un
riepilogo: dopo le voci sulle tre attrici provinate per il ruolo
di Wonder Woman(LEGGI QUI) e il
rumors legato alla possibilità di vedere Nightwingnel
film(LEGGI
QUI). Intanto sono arrivati qualche giorno fa
nuovi dettagli sul Batman che vedremo (LEGGI QUI),
mentre Ben
Affleck ha già iniziato ad allenarsi, e sembra
davvero in forma in queste foto: VEDI QUI.
La rivisitazione di un film straniero
per gli spettatori americani è sempre difficile, ma la
rivisitazione di un film cult, con al seguito uno un devoto
pubblico di cineasti poco inclini al perdono, è ancora più
difficile.
Allo sceneggiatore Mark Protosevich era
stato affidato questo delicato compito ben cinque anni fa da Will
Smith e Steven Spielberg ,i primi ad essersi
interessati all’adattamento americano di Oldboy di
Park Chan- Wook. Protosevich e Smith avevano già lavorato
insieme su Io sono leggenda, ed era stato proprio l’attore a
contattarlo per parlargli del progetto: “Anche se avevo grande
familiarità con il soggetto, dato che ho amato molto il film
originale , non avevo ancora letto il materiale di base “.
Il film sudcoreano, uscito nelle sale nel 2003,
è diventato presto un classico moderno per la storia cruenta, per
l’originale stile visivo, ma soprattutto grazie al suo finale
folle. Spielberg non volrva cambiare nulla di tutto questo: “Anche
in quei primi incontri , Steven non ha voluto scendere a
compromessi sul materiale di origine “, ha detto . “L’originale è
molto provocatorio e inquietante , e il colpo di scena finale non
ha nulla ha che fare con le storie che dirige di solito. Ma lui
voleva comunque mantenerlo”.
Alla fine naturalmente Spielberg non ha dovuto
prendere questa decisione: Spike Lee è diventato
il regista di Oldboy, e Josh Brolin
ha preso il posto di Smith. Protosevich però e rimasto lo
sceneggiatore e ora è fiero di affermare che “Molto di quello che
ho scritto all’inizio, quando ancora lavoravo con Will Smith e
Steven Spielberg , è statto mantenuto nel risultato finale”.
Per chi avesse già visto il film originale o non
temesse gli spoiler, il sito
BuuzFeed riporta una dettagliata intervista sulle scelte
narrative del film.
Arriva una notizia scioccante da
Hollywood, l’attore Paul Walker è morto in seguito
ad un incidente con la nuova Porche GT a Santa Clarita. L’auto è
finita fuori strada, finendo la sua corsa su un albero, uccidendo
il noto attore e un altro passeggero.
L’attore era tutt’ora impegnato
nelle riprese di Fast and Furious 7
con Vin Diesel e il nuovo regista James
Wan. Inoltre apparirà nel thriller
indipendente scritto e diretto da Eric Heisserer che è stato
presentato al Festival SXSW.
L’attore, quarant’anni era noto per
diversi film, ma ottenne il successo negli anni duemila quanto, il
regista Rob Cohen lo scelse per far coppia con Vin Diesel nel
primo film de franchise, The Fast and the Furious.
L’account ufficiale di Facebook ha
confermato la voce con rammarico:
E ‘con un cuore spezzato che
dobbiamo confermare che Paul Walker è morto oggi in un tragico
incidente stradale mentre partecipavo a un evento di beneficenza
per la sua organizzazione Reach Out Worldwide. Era nella macchina
di un amico, quando entrambi hanno perso la vita. Apprezziamo la
vostra pazienza, anche noi siamo stupiti e addolorati dalla
conferma di questa notizia. Grazie per le preghiere rivolte
alla sua famiglia e agli amici in questo momento molto
difficile. Faremo del nostro meglio per tenervi al corrente su dove
inviare le condoglianze . – # TeamPW
Dopo il grande successo al
botteghino francese e la presentazione al 31° Torino
Film Festival, Molière in
bicicletta approderà nelle sale italiane dal 12
dicembre. La nuova commedia di Philippe Le Guay
riporta in scena con sottile ironia e delicatezza la prima parte
del I atto de Le Misanthrope di Molière, approfondendo e
sviscerando i personaggi di Alceste e Philinte.
In Molière in bicicletta Serge
(Fabrice Luchini) è un ex attore teatrale che da
quando si è ritirato dalle scene vive in solitaria in una cadente
villetta sull’Ile de Ré. Deluso e rigettato da un mondo che una
volta lo acclamava sta ancora smaltendo i segni di una profonda
depressione. Un giorno, il suo amico Gauthier (Lambert
Wilson), attore di grido di famigerati medical drama, viola la sua solitudine con
l’allettante ma sconcertante proposta di recitare insieme la
commedia di Moliére. Inizialmente restio, Serge acconsente a patto
di riuscire in pochi giorni a raggiungere quella sintonia in grado
di fargli ritrovare il coraggio di calcare di nuovo le scene. Chi
dei due sarà il misantropo Alceste? Un personaggio che Serge
considera il suo alter ego e che Gauthier vorrebbe interpretare per
dar prova del suo spessore professionale e difendere quella dignità
attoriale spesso svilita dalle performance televisive. Ogni giorno
sarà un testa o croce a stabilire i ruoli che di volta in volta si
scambieranno con naturale e coinvolgente passione.
Molière in bicicletta, il film
Attraverso l’incanto poetico di
Molière i due rivitalizzano un’amicizia ormai sfocata, con Serge
che sembra aver riacquistato la voglia riprendere contatto con una
vita reale e vissuta. Merito anche della conoscenza dell’attraente
italiana Francesca (Maya
Sansa), un incontro che però rimescolerà di nuovo le
carte di una ritrovata amicizia. Philippe Le Guay
nel suo Molière in bicicletta sceglie di far rivivere sul grande
schermo alcuni tra i più bei passi del teatro francese, volontà
sicuramente encomiabile per la sua originalità. Curioso, come solo
poche settimane prima lo stesso Polanski ci aveva rammentato
l’ebbrezza del palcoscenico teatrale con Venere in pelliccia. Il
cinematografo che ingloba il teatro, si nutre di esso per
restituircene una versione digeribile a tutti in un’epoca in cui
l’opera teatrale è sempre più nell’ombra. Philippe Le Guay gioca
con tre volti del misantropo: quello di Fabrice, a quanto pare
ispiratore del suo personaggio, quello di Serge e quello di
Alceste. Personalità nelle quali è possibile rintracciare, sebbene
a livelli differenti, l’odio per la convenzionalità di un mondo
fasullo dal quale è necessario evadere per confinarsi in un quieto
rifugio, al riparo da sordide verità.
Il personaggio di Francesca,
infine, rievoca una versione completamente personalizzata di
Célimene, la seduttrice amata da Alceste. Ma, mentre Célimene era
la cinica incarnazione di quel mondo frivolo detestato dal
misantropo, Francesca finisce per essere ancora più scorbutica di
Serge a causa delle sue pene d’amore. Molière in bicicletta è una
commedia che, alternando una sussurrata ironia intellettuale a un
umorismo più mainstream (dalla goffa versione di Serge della
canzone Il Mondo alle esilaranti cadute dalla bici), si presenta
come un piacevole divertissement, disinvolto nel parlarci del
divario tra verità e indulgenza, bucolico nell’ambientazione, ma
facile da dimenticare.
The Wolf of Wall Street è sicuramente uno dei
film più attesi dei prossimi mesi, se non altro per i due
personaggi più celebri che vi hanno lavorato, il regista
Martin Scorsese e l’attore Leonardo Di
Caprio.
La pellicola sarà, con tutta probabilità, anche
tra i candidati ai prossimi Oscar, un premio che l’attore insegue
da inizio carriera. Una controversi rischia, però, di rovinare in
parte l’opera, o comunque di non farla ammirare al pubblico per
come Scorsese l’aveva pensata. Pare infatti che per evitare la
limitazione al solo pubblico di over 18, il regista sia
stato costretto ad eliminare qualche scena, probabilmente di
carattere erotico. Questa è, per ora, la decisione della MPAA,
ente che si occupa del rating dei film a stelle e strisce.
Questa la trama del
film: Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella
storia di Wall Street, viene condannato a 20 mesi di carcere dopo
aver rifiutato di collaborare alle indagini su di un massiccio caso
di frode atto a svelare la diffusa corruzione vigente negli anni
’90 a Wall Street e nel mondo bancario americano. Il film è
l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro
autobiografico di Jordan Belfort. La pellicola segna la quinta
collaborazione tra Martin
Scorsese e Leonardo
DiCaprio.
Nuovo spot e nuova clip per American
Hustle L’apparenza inganna, film
di David O. Russell, che avrà tra i
protagonisti delle vere stelle. Nel cast ci sono, infatti, il
Premio Oscar Christian Bale, i candidati al
Premio Oscar Amy Adams, Bradley
Cooper e Jeremy Renner,
il Premio Oscar Jennifer
Lawrence e il Premio Oscar Robert De
Niro.
American Hustle uscirà in Italia il 1 gennaio
2014, distribuito da Eagle Pictures. Dopo il successo di
The Fighter ed il pluripremiato
Il lato positivo, l’acclamato regista
americano David O. Russel dirige, come detto, un
cast di altissimo livello American Hustle
racconta la storia di Irving Rosenfeld (Christian
Bale), abilissimo truffatore, e della sua amante
inglese Sydney Prosser (Amy
Adams), che operano nel mondo della finanza.
L’eccentrico agente dell’FBI
Ritchie DiMaso (Bradley
Cooper) li costringe a partecipare ad una gigantesca
operazione con il nome in codice Abscam, allo scopo di smascherare
truffatori, funzionari e politici corrotti.
Jeremy Renner è Carmine Polito, un politico in ascesa
che si trova tra due fuochi, i truffatori e i federali. La
straordinaria
Jennifer Lawrence è Rosalyn, la moglie di Irving,
colei che potrebbe far cadere il castello di carte del marito. In
uscita in America il 18 dicembre prossimo,
Jennifer Lawrence è la storia di individui molto
diversi tra loro accomunati dal desiderio di affermarsi nella vita
e pronti a tutto, senza scrupoli, mostrandosi in realtà per quello
che non sono.
Wolf di Claudio
Giovannesi ha vinto ex-aequo il Premio speciale della giuria
della sezione italiana.doc del 31. Torino Film Festival. Il film,
una coproduzione tra Italia e Repubblica Ceca, è prodotto da
Istituto Luce Cinecittà, Vivo film, Produkce Radim Procházka e
Česká televize, ed è distribuito da Luce-Cinecittà, che lo
porterà in sala nei primi mesi del 2014.
Wolf racconta la
storia del figlio di Benjamin Murmelstein, il rabbino capo di
Vienna costretto dai nazisti a dirigere il ghetto di Terezin,
tragica tappa di transito per i campi di sterminio e luogo di morte
per migliaia di ebrei. Una figura paradossale di uomo obbligato a
lavorare per i propri carnefici, nel tentativo di evitare
l’annientamento suo e di un’intera comunità, e accusato dopo la
guerra di collaborazionismo, processato e assolto, ma perseguitato
in vita da una fama controversa, sospetti e pregiudizi. Nel film di
Giovannesi, Wolf Murmelstein, il figlio di Benjamin, è
protagonista della ricerca di riabilitazione del padre, ma anche di
una lotta con i fantasmi di una storia dura e traumatica, e di una
riconciliazione difficile con la propria comunità.
Un film che partendo dal tema della
Shoah riesce a raccontare un rapporto a distanza e commovente tra
un padre e un figlio, con un protagonista straordinario: un uomo
maturo a confronto con i demoni dell’infanzia, i sensi di colpa,
una memoria difficile, verso la speranza di una liberazione
interiore.
Con il premio a Wolf
prosegue un’annata importante per i film documentari di
Luce-Cinecittà, dopo la vittoria ai David di Donatello e ai Nastro
d’argento per il migliore film doc, e la presentazione proprio al
Festival di Torino del nuovo listino di distribuzione documentari,
con oltre 30 titoli in diffusione nelle sale nel 2014.
Un ulteriore grande successo che il
Luce condivide con i co-produttori di Wolf Marta Donzelli e
Gregorio Paonessa, con David Meghnagi, che ha ideato il film e lo
ha scritto insieme al regista, e con quanti, a partire da Claudio
Giovannesi, hanno contribuito a questo meritatissimo premio.
Per il giorno del ringraziamento l’attrice ha
voluto rimettersi nei panni del personaggio. Questa volta, però, il
lavoro non centra nulla. Jaimie Alexander ha infatti fatto una
sorpresa ai bambini ricoverati al Children’s Hospital diLos
Angeles, passando qualche ora in compagnia dei ragazzi. L’attrice,
vestita da Lady Sif, ha firmato autografi, portato alcuni regali e
scattato fotografie con i bambini prestando lo scudo e la spada.
Ecco alcune foto pubblicate dalla Marvel:
Il film MarvelThor The Dark
Worldriporta sul grande schermo
Thor, il potente vendicatore, in lotta per salvare la Terra e i
Nove Regni da un oscuro nemico più antico dell’universo stesso.
Dopo i film MarvelThor e The
Avengers, Thor torna a combattere per riportare l’ordine tra i
pianeti… ma un’antica dinastia dominata dallo spietato Malekith
minaccia di far ripiombare l’universo nell’oscurità. Di fronte a un
nemico al quale né Odino né Asgard riescono a opporsi, Thor deve
intraprendere il viaggio più pericoloso e introspettivo della sua
vita, costretto a stringere un’alleanza con lo sleale Loki per
salvare non solo il suo popolo e coloro che ama… ma l’intero
universo.
Avevamo già raccontato di un Hayao
Miyazaki nuovamente al lavoro, questa volta su una
serie manga (potete leggere qui l’articolo). Arrivano
ulteriori novità sul progetto, incentrato sulla figura di alcuni
Samurai durante l’era Sengoku, periodo storico che tocca quasi due
secoli, tra il 1478 e il 1605, conosciuto come “periodo degli stati
belligeranti”. L’era fu caratterizzata da una grossa crisi
politica che vedeva il Giappone diviso in tanti
piccoli feudi costantemente in guerra tra loro.
A pubblicare l’opera sarà il
mensile Model Graphix. Miyazaki
hapubblicamentedichiarato che
inizierà a pubblicare appena le prime otto pagine saranno
completate. Al momento il manga è in fase di lavorazione, e le
pagine completate dal fumettista di Tokyo sono sono solo tre. Non è
la prima volta che Model Graphix ospita i manga
del regista. Possiamo ricordare, ad esempio, Hikotei
Jidai, o L’era degli idrovolanti, da cui è poi stato tratto il
celebre anime Porco Rosso.
Sono già mesi che la notizia circolava ed
è stato lo stesso Miyazaki a confermare le voci, apparendo in
tv con le prime tavole del suo nuovo manga.
Sembra che Miyazaki voglia scrivere diverse
storie ambientate nell’era Sengoku, oltre ad altre al momento
difficilmente prevedibili e inquadrabili in un genere preciso.
Judd
Apatow e Amy Schumer. Questa
sarà la coppia novità al lavoro nel mondo del cinema. Il
produttore, regista, sceneggiatore statunitense (il cui ultimo film
da regista è Questi sono i 40)
collaborerà con la comica, salita alla ribalta grazie alla sua
serie Inside Amy Schumerin
onda su Comedy Central, da lei scritta e interpretata.
Amy Schumer ha infatti lavorato
alla sceneggiatura originale del prossimo film di Apatow, dal
titolo Train Wreck. L’attrice, secondo
The Hollywood Reporter, sarà anche la protagonista della
pellicola.
Il nuovo progetto di Apatow, Train
Wreck, sarà infatti basato su una sceneggiatura originale
scritta dalla Schmer che, secondo The Hollywood
Reporter, sarà anche la protagonista. L’estro e l’umorismo
irriverente del regista saranno quindi accompagnati dalla
creatività della Schumer. Il film racconterà la storia di una
ragazza, goffa e impacciata, che tra mille disavventure cerca di
ricostruire la propria vita.
Al momento si sta svolgendo il casting, nella
città di Los Angeles.
Danny Trejo tornerà a vestire i
panni di Frank Vega, veterano del Vietnam protagonista di
Bad Ass, film low budget del 2012, nel
sequel intitolato Bad Asses. Il
protagonista s’imbatterà nel caso di Manny, studente del suo
Centro Comunitario dove educa i giovani alla boxe, che viene ucciso
in una rissa. Frank tornerà per le strade insieme a Bernie,
interpretato da Danny Glover. Un nuovo trailer del film è stato
rilasciato. Ve lo mostriamo:
Bad Asses è diretto da
Craig Moss, responsabile anche del primo film, e
sarà distribuito direttamente in home video
dalla Twentieth Century Fox Home
Entertainment, all’inizio del 2014.
Il primo film, Bad
Ass, raccontava la vicenda dell’eroe di guerra Frank
Vega, ritrovatosi ai margini della società. Passano quarant’anni e
un suo intervento a difesa di un anziano signore nero aggredito da
naziskin a bordo di un autobus lo trasforma nuovamente in un eroe
Le cose non tardano però a capovolgersi, quando il suo miglior
amico Klondike viene assassinato e sembra che la polizia non abbia
alcuna intenzione di indagare sul caso.
Ormai manca veramente poco
all’uscita dell’atteso secondo capitolo Lo Hobbit la
Desolazione di
Smaug, della nuova
trilogia di Peter Jackson tratta ancora una volta
dal lavoro letterari di J.R.R. Tolkien. Oggi la
Warner Bros ha diffuso la prima intervista ad uno
dei protagonisti del prossimo film, l’attore Richard
Armitage:
Com’è Thorin quando lo
incontriamo in questo film, e quanto è diverso dal Thorin del primo
film?
RICHARD ARMITAGE: Penso che una
delle cose interessanti di Thorin nella sua impresa sia quando è
presente Gandalf, e deve sottostare alla sua autorità. Thorin ha
sempre capito che è Gandalf a condurre. Perciò Thorin nel secondo
film, quando Gandalf è assente dai Nani, ha finalmente il controllo
della situazione. Ma sfortunatamente, sembrano affrontare maggiori
difficoltà.
Penso che farsi incarcerare nel
Regno dei Boschi dagli Elfi, sia il punto più basso che potevano
toccare nell’impresa. Sono privati di ciò che possiedono, di tutte
le loro armi e la speranza è perduta. Questo è il fulcro del
secondo film per quanto riguarda lo sviluppo del personaggio. Penso
che questo sia il momento in cui Thorin si rende conto che Bilbo
non è solo uno degli uomini nell’impresa. Ma sarà invece
determinate nel recuperare l’Archepietra. Quindi è questo ciò che
fondamentalmente vediamo accadere a Thorin in questo arco
narrativo, che rappresenta un tassello nell’affermazione del suo
successo.
Sulla base di queste
premesse, in questo film, Thorin, pone il suo sguardo sulla
Montagna Solitaria, la perduta terra natia. Che effetto ha su di
lui?
RICHARD ARMITAGE: È così
interessante perché è un continuo e complicato tira e molla, di cui
ero a conoscenza dal principio, e capire come interpretarlo è stata
una grande sfida. L’impresa è il motivo che lo spinge a proseguire.
La mappa e la chiave sono i catalizzatori che lo spronano, la
promessa del suo Regno, del suo trono, che è molto personale, e la
promessa di reclamare tutta la ricchezza per il suo popolo, anche
questo è molto personale. Ma al tempo stesso, il terrore e il
demone che risiede all’interno della Montagna lo respinge al punto
da starne lontano, tanto quanto ne è attratto. È molto complicato,
è un momento di forte emotività per loro.
Hai detto che quando
avevi iniziato ad interpretare questo ruolo, la fiducia che aveva
Peter Jackson nei tuoi confronti ti ha aiutato a trovare il leader
che c’è in te, per interpretare Thorin. Come ha giocato questo
fattore, nel proseguire questo viaggio?
RICHARD ARMITAGE: Penso dipenda
in parte dal trovare il mio amore per il personaggio, perché in
principio non lo amavo particolarmente. Spesso non mi trovavo in
accordo con il suo modo di essere, ero in contrasto, ma cercavo di
difenderlo. Ma penso di aver trovato quel suo tratto che me l’ha
fatto amare, come la lealtà verso i suoi uomini e il fatto che
sarebbe pronto a morire per loro.
E poi, tornerei al momento in
cui raggiungono la Montagna Solitaria, e lui guarda in faccia i
suoi compagni d’avventura, i Nani — è un momento fantastico. Ho
trovato un altra sfaccettatura di Thorin in quell’occasione,
sopraffatta dall’esperienza. Anziché essere tronfio dal trionfo
ottenuto, era come se dicesse “l’abbiamo fatto insieme”. Quindi
questa è stata la mia motivazione nel film.
Mi puoi raccontare
degli elfi che catturano Thorin e la Compagnia nella foresta del
Bosco Atro? Come si sente Thorin nei confronti degli
elfi?
RICHARD ARMITAGE: È il peggior
incubo di Thorin. Intendo, i Nani e gli Elfi in generale hanno
avuto un passato alquanto antagonistico. Sono stati in guerra, ma
questa è una questione personale. Quando sono stati annichiliti e
obbligati a lasciare la Montagna per andare in esilio, Thorin ha
alzato lo sguardo in maniera supplice verso Thranduil, quasi
chiedendogli aiuto. E Thranduil ha voltato le spalle su tutti loro
e ha negato qualsiasi asilo, obbligandoli a vagare nella Terra di
Mezzo come vagabondi, per rifarsi una vita sulle Montagne Blu. Non
penso sia qualcosa che sia stato in grado di dimenticare.
Perciò essere catturato da
loro, portato al cospetto di Thranduil, e rinchiuso in prigione,
quello è il momento in cui penso che Thorin tocchi il punto più
basso della sua carriera. Ma prima di essere rinchiuso esprime i
suoi sentimenti a Thranduil. Gli dice “Questo è ciò che hai fatto
al mio popolo. Questo è il motivo per cui c’è antagonismo tra noi e
il motivo per cui non ti perdonerò mai”. Quindi, in qualche modo
c’è una certa soddisfazione nel poter dire quelle cose, ma
nonostante tutto, Thranduil li fermerà e non potranno fare il
viaggio quando li rinchiuderà nei sotterranei — dove i prigionieri
scopriranno accidentalmente che le serrature sono state ideate e
costruite da Nani, e sanno quindi che non riusciranno ad
uscire.
Come è stato lavorare
di nuovo con Peter, l’esperienza è stata uguale o
diversa?
RICHARD ARMITAGE: È stata
diversa. Penso che tra noi sia accresciuto il senso di fiducia. C’è
sempre stato, ma credo che sia molto più evidente quando riprendi a
girare con qualcuno. Lavorava in maniera ancor più meticolosa.
Abbiamo avuto molte più scorciatoie per arrivare alle cose perché
capivo perfettamente cosa voleva, senza che ci fosse bisogno che me
lo chiedesse.
Talvolta questa cosa ti coglie
di sorpresa. Rientravo la sera immaginandomi come sarebbe stata la
scena all’indomani, e la mattina dopo Peter mi diceva esattamente
ciò che mi ero immaginato. Mi dicevo “siamo davvero sulla stessa
lunghezza d’onda”. Quindi quella è stata una cosa meravigliosa. E
nelle ultime due settimane di riprese eravamo io e Peter a lavorare
insieme. Ci siamo spinti al limite e siamo riusciti ad andare fino
in fondo arrivando all’ultima settimana insieme. Tutto quello che
posso dire è che il nostro rapporto è basato sulla
fiducia.
Alcuni personaggi
appariranno per la prima volta nel secondo film, come Legolas,
Tauriel, Thranduil e Beorn. Mi puoi raccontare di come è stato
lavorare con Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace e Mikael
Persbrandt?
RICHARD ARMITAGE: Purtroppo
l’unico personaggio con cui non ho avuto modo di lavorare è stato
quello di Evangeline, anche se a un certo punto siamo nella stessa
scena e tra noi c’è uno scambio di sguardi. Ma mi sono molto
divertito a lavorare con Mikael, Lee e Orlando.
Avevo una scena incredibile con
Lee, che mi ha dato gran soddisfazione interpretare, perché come
dicevo prima, è l’occasione di sentire i Nani che rivendicano ciò
che gli spetta e non è frequente sentirli in questi termini. Anche
con Orlando c’è stata una scena pazzesca dove prende Orcrist da
Thorin e crede che Thorin l’abbia rubata dagli Elfi perché Orcrist
è una lama elfica.
Trama: Le avventure di Bilbo
Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia,
formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin,
Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto
nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago
Smaug.
“Troppo gay per il
grande schermo”. Con queste parole si è sentito rispondere
Steven Soderbergh quando ai produttori di
Hollywood propose il soggetto per Dietro i
Candelabri, un film sulla vita di
Liberace, iconico pianista che tra gli anni ’50 e
’70 fu molto famoso negli Stati Uniti, soprattutto per i suoi
eccessi nella vita e nel look, che contrastavano con il suo essere
ultraconservatore nel privato, tanto da non uscire mai dal
cosiddetto “closet” per tutta la vita.
Soderbergh, in un intervista a
Hollywood Reporter, sottolinea come la frase dei
produttori lo avesse fatto sorridere, visto che questo film veniva
dopo Brokeback Mountain, molto esplicito nella
relazione che nasce tra i due cowboy, e soprattutto dopo tutta una
cinematografia che in effetti non si era mai curata della “gayezza”
del soggetto, come nel caso del Rocky horror picture
show, del 1975 o del più recente Piume di
struzzo, remake americano de Il vizietto
con Robin Williams.
Così mentre il cinema europeo si
mostra più libero a mostrare storie e storie d’amore non canoniche
con libertà, La vita di Adèle a guidare il gruppo,
il paese dove per primo negli ultimi dieci anni è diventato legale
il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sembrava non essere
pronto alla visione della storia dello showman più importante dei
venti anni tra il ’50 e il ’70.
Dietro
i Candelabri viene quindi portato ai
produttori televisivi dove ha un trattamento completamente diverso,
la HBO, vedendoci lungo come al solito, lo produce e il
film viene poi portato a Cannes nel 2013, trasmesso e poi premiato
come miglior miniserie e miglior attore protagonista,
Michael Douglas, agli ultimi Emmy awards.
Ma la linea temporale non è così
semplice come viene raccontata, la gestazione
di Dietro i
Candelabri inizia 10 anni fa, subisce uno
stop molto lungo perchè Michael Douglas voleva
assolutamente avere questa parte, ma, allo stesso tempo, doveva
anche combattere il cancro alla gola che gli era stato
diagnosticato. Douglas supera la chemio e la cura, al suo fianco,
nel ruolo dell’amante mai riconosciuto di Liberace, viene chiamato
Matt Damon, che per interpretare il ruolo del
ventenne Scott porta tutto il tempo una parrucca, al contrario di
Douglas che invece chiede che vengano usati solo i suoi veri
capelli.
Insomma una vera realizzazione
barocca per questo film, così come fu la vita del pianista: nato da
immigrati italo-polacchi (il suo vero nome è infatti
Wladziu Valentino Liberace) fu il primo,
addirittura negli anni ’40 a proporre i primi videoclip sfruttando
la sperimentazione del sonoro da poco scoperto e abbinato
all’immagine filmata, e fu il primo a realizzare spettacoli con una
vera e propria scenografia di abbellimento: i candelabri del titolo
erano infatti presenti ad ogni suo spettacolo, diventando un “prop”
ricorrente.
Il film esce nelle sale italiane il
prossimo 5 Dicembre, ma chissà se il pubblico nostrano non sia
troppo lontano dal conoscere chi sia questo showman
americano per apprezzare la pellicola. La fiducia è tutta riposta
nelle grandi capacità registiche di Soderbergh e l’attrattiva del
binomio Matt Damon – Michael Douglas nel cast.
Le ali della
libertà è un film del 1994 diretto da Frank
Darabont e con protagonisti Tim Robbins
(Andy Dufresne), Morgan Freeman (Red), Bob
Gunton (Direttore Norton), Clancy Brown
(capitano Hadley).
La trama de Le Ali della
Libertà – Maine, fine anni ’40. Il giovane bancario
Andy Dufresne viene condannato a due ergastoli per l’assassinio
della moglie e del suo amante. Dufresne, che si proclama innocente,
finisce nel carcere di Shawshank. Sarà una lunghissima avventura
fatta di violenza e umiliazione, ma illuminata dalla speranza e da
una bellissima amicizia.
Il trailer ufficiale
di Le ali della libertà
Analisi: Per far
respirare a un pubblico di liberi donne e uomini il profumo della
libertà, occorre far assaggiare quello amaro della reclusione,
della violenza, della dignità che scivola sotto i piedi. Non è
facile, ma The Showshank Redemption (tratto dal racconto
di Stephen
KingRita Hayworth e la redenzione di
Shawshank e rinominato dai “soliti Illuminati” di turno
Le ali della libertà), diretto da
Frank Darabont, ne è pienamente capace. È, questo,
uno straordinario punto di forza. Far scorrere sulla pelle di chi
guarda il senso del soffocamento e della paura, ricorrendo alle
soluzioni narrative, al montaggio, all’inquadratura, al calibrato
utilizzo dei personaggi che popolano la finzione, spuntando fuori
dalle oscure quinte del carcere di Showshank. L’assenza pressoché
totale di figure femminili – se non in poster, o in un oscuro
flashback velato di morte – rende poi tutto il film una prigione
psichica e morale ancor più aguzza e ferina.
Le ali della
libertà insegna. Educa, alla Speranza e all’amicizia.
Senza, abbandonati e spenti, si è perduti. Come il vecchio Brooks,
che investito dall’abbagliante libertà, solo, straziato da mezzo
secolo dietro le sbarre, dal ritmo della modernità, non regge che
pochi giorni: poi, il cappio al collo in una pensione polverosa. La
Speranza è luce, e salva quello che scorre sullo schermo, nei
paradisi provvisori della nuova biblioteca di Showshank, nella
salvezza definitiva che Andy vuole caparbiamente strappare alla
vita. Dopo vent’anni di galera, dopo l’ennesima tortura morale
inflitta dal Direttore Norton, sadico corrotto che gira con la
Bibbia in petto, sacra e travisata base della sua maestosa vergine
di ferro.
Benché la storia sia
ambientata negli Stati Uniti d’America qualche decennio fa è
indubbio che, per la tenerezza, la profondità e il realismo con cui
è raccontata, riporti vicino al cuore il significato della
reclusione, le sorti di chi sta in gabbia oggi. Non è il tema del
film – dirlo sarebbe un volgare ridimensionamento da quotidiano
militante – ma sicuramente anche il più ferreo teorico dello
“sbatti dentro e ingoia la chiave”, inoltrandosi tra le alte mura
di Showshank, può cominciare a credere che dietro le sbarre ci
siano degli esseri umani. E la Speranza, per loro, siamo
soprattutto noi che stiamo fuori.
Ormai un classico, Le
ali della libertà ha riscosso negli anni un successo
ampio e trasversale. Non certo perché stimola valori intestinali –
non che sia reato – ma perché va a toccare l’umanità che,
nonostante tutto, dovrebbe abitare ancora dentro ogni individuo.
Magari ben nascosta, ma presente, pronta a farsi interrogare, a
ritrovarsi, a riconoscersi.
Le migliori frasi dal film
Le Ali della Libertà
Uno come me lo trovate in tutte le
prigioni. Vi serve qualcosa? Rivolgetevi a me. Sigarette, spinelli,
se è questo il vostro genere, una bottiglia di whisky per
festeggiare il diploma di vostro figlio; qualsiasi cosa, nei limiti
del ragionevole. Sì, signori. Io sono i “grandi magazzini” di
questo schifo di posto. (Red)
Io credo in due cose: nella
disciplina e nella Bibbia. Qui le conoscerete entrambe. Sappiate
che l’anima è del Signore, ma il vostro culo appartiene a me.
Benvenuti a Shawshank. (Samuel Norton)
Tu mangi quando ti diciamo di
mangiare, caghi quando ti diciamo di cagare e pisci quando ti
diciamo di pisciare! Ficcatelo in quella testa di cazzo, pezzo di
merda! (Capitano Hadley a un prigioniero)
La prima notte è la più dura. Su
questo non c’è dubbio. Ti fanno restare nudo, come il giorno in cui
sei nato, con la pelle bruciata e mezzo accecato da quella merda
anti-pidocchi che ti sparano addosso. E quando ti mettono nella tua
cella, e senti sbattere il cancello, allora capisci che è tutto
vero. L’intera vita spazzata via in quel preciso istante. Non ti
resta più niente, solo una serie interminabile di giorni per
pensare. Molti novizi danno quasi i numeri la prima notte, e ce n’è
sempre qualcuno che si mette a piangere. Succede ogni volta.
L’unica domanda è: chi sarà il primo? È una cosa buona su cui
scommettere, come ogni altra, credo. Io avevo puntato su Andy
Dufresne. Mi ricordo la mia prima notte. Dio, quanto tempo è
passato. (Red)
Hey! Non hai ancora conosciuto
nessuno? Non puoi continuare a startene da solo. Tutti hanno
bisogno di amici… e io vorrei tanto esserti amico. (Bogs
Diamond a Andy)
Qui dentro sono tutti innocenti.
(Red)
Bravo! Più lotti e più mi piace!
(Bogs Diamond mentre tenta di stuprare Andy)
Stavamo lì seduti, il sole ci
picchiava sulle spalle e ci sentivamo liberi. Era come se stessimo
asfaltando il tetto di casa nostra, eravamo i signori dell’intero
creato. Quanto a Andy, rimase tutto il tempo seduto in disparte,
con uno strano sorriso stampato in faccia, e ci guardava bere le
sue birre. Voi potreste pensare che lo fece per ingraziarsi i
secondini, o magari per farsi qualche amico fra di noi; invece io
penso che l’abbia fatto per sentirsi di nuovo come tutti gli altri,
anche se solo per poco tempo. (Red)
Ancora oggi non so cosa dicessero
quelle due donne che cantavano, e a dire la verità non lo voglio
sapere. Ci sono cose che non devono essere spiegate. Mi piace
pensare che l’argomento fosse una cosa così bella da non poter
essere espressa con delle semplici parole. Quelle voci si libravano
nell’aria ad un’altezza che nessuno di noi aveva mai osato sognare.
Era come se un uccello meraviglioso fosse volato via dalla grande
gabbia in cui eravamo, facendola dissolvere nell’aria, e per un
brevissimo istante tutti gli uomini di Shawshank si sentirono
liberi. (Red)
O fai di tutto per vivere, o fai
di tutto per morire. (Andy)
La speranza è una cosa buona,
forse la migliore delle cose, e le cose buone non muoiono mai.
(Andy)
La cosa strana è che quando ero
fuori ero un uomo onesto, dritto come una freccia. Qui in prigione
sono diventato un diavolo! (Andy)
Io dico che queste mura sono
strane: prima le odii, poi ci fai l’abitudine, e se passa
abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei
istituzionalizzato… È la tua vita che vogliono, ed è la tua vita
che si prendono. La parte che conta almeno. (Red)
Vivere all’ombra di un nome
importante, pesante e ingombrante, il nome di un padre diventato
mito per intere generazioni, non è mai facile soprattutto se hai
intenzione di intraprendere una carriera nel medesimo ambito. Molti
penseranno che per Micheal Douglas essere figlio
del grande Kirk abbia conseguito vantaggi ed
agevolazioni nel raggiungere una certa notorietà, ma rileggendo e
rianalizzando la carriera di quest’uomo, ormai quasi settantenne,
comprendiamo che forse, probabilmente, non è stato proprio così. Al
contrario, Micheal ha dovuto sempre lottare per affermare il
proprio talento e per dimostrare al mondo il proprio valore,
smentendo coloro che lo consideravano solo un raccomandato.
Micheal Douglas, biografia
Micheal Kirk
Douglas nasce a New Brunswick il 25 settembre del 1944; in
realtà il suo rapporto col padre Kirk, famosa ed affermata star di
Hollywood, verrà ben presto ostacolato dalla separazione tra i
genitori (anche la madre Diana Dill era
un’attrice) che costringerà il ragazzo a vedere il padre solo
durante le vacanze comandate.
E’ evidente che il germe della
recitazione è ben radicato nella famiglia Douglas ed il giovane
Micheal non sfugge da questa naturale influenza; si dedicherà da
subito a studi di recitazione arrivando a laurearsi, all’Università
della California, in drammaturgia.
Tornato a New York, Micheal si
getterà a testa china nel lavoro di attore trovando però solo
piccoli ruoli da semplice comparsa. Con l’inizio degli anni ’70
sarà la televisione a dare il via alla sua ascesa nel mondo dello
spettacolo; infatti otterrà ruoli importanti nella serie tv CBS
Playhouse, con Tisha Sterling, e soprattutto
nel mitico poliziesco Le strade di San
Francisco al fianco del grandissimo Karl
Malden. Gli anni ’70 si concludono con un’importantissima
affermazione che Micheal non otterrà però da attore bensì da
produttore; infatti sostituirà proprio il padre Kirk nella
produzione del capolavoro di Milos FormanQualcuno volò sul nido del cuculo del 1975
che gli valse un premio Oscar ed un Golden Globe come miglior
film.
Micheal Douglas, filmografia
Nel decennio seguente, Douglas si
rende protagonista di una serie di film che lo lanceranno
definitivamente come attore affermato e riconosciuto; tra il 1984 e
il 1987 sarà protagonista di tre fortunatissimi lavori che avranno
un grande successo di pubblico: Alla ricerca della
pietra verde e il sequel Il gioiello del
Nilo, di cui è anche produttore e che interpreta
insieme a Kathleen Turner, oltre al riuscitissimo
thriller Attrazione fatale nel quale deve
sfuggire alle pericolose ossessioni della bravissima Glenn
Close. In questi tre film, che rimangono tra i più amati
dal suo pubblico, Micheal Douglas presenta tutto
il suo miglior campionario recitativo nel quale abbina ed alterna
dramma e ironia come solo i bravissimi attori sanno fare.
Il momento più alto della sua
carriera, l’apice assoluto della sua notorietà, arriverà con il
celeberrimo Wall Street di Oliver
Stone (1987) nel quale interpreta la mitica quanto cinica
figura di Gordon Gekko, stereotipo perfetto dello squalo d’alta
finanza. Il ruolo di Gekko gli varrà il più ambito dei
riconoscimenti: l’Oscar come miglior attore protagonista. Intanto
la straordinaria affinità sul set con la bellissima
Kathleen Turner porterà all’idea di un nuovo film
con i due per protagonisti: La guerra dei
Roses, spassosissima commedia sui difficili rapporti
coniugali tra un uomo ed una donna in procinto di separarsi.
Gli anni Novanta sono
caratterizzati da altri due grandi successi di pubblico:
Basic Instict, thriller pregno di sequenze
ardite e alquanto discinte che non fanno che aumentare i “rumors”
relativi ad una sua vita sessuale piuttosto turbolenta e frenetica,
quindi Un giorno di ordinaria follia
bellissimo film drammatico diretto nel 1993 da Joel
Schumacher in cui Douglas interpreta mirabilmente il
personaggio di William “Bill” Foster, un normalissimo impiegato
della middle-class americana che perso famiglia e lavoro decide di
imbracciare un fucile da guerra e spargere il panico per la città.
Un film di denuncia importante in cui Micheal dimostra, come mai in
precedenza, straordinarie capacità recitative anche in ambito
drammatico. Nel corso dell’ultimo decennio la carriera di Micheal
aveva segnato un altro importante tassello con l’interpretazione
nell’ottimo thriller a sfondo politico-sociale
Traffic di Steven
Soderbergh (2000) e solo quattro anni dopo, il mondo del
cinema lo tributa con il Golden Globe alla carriera.
Il 2010 è l’anno in cui Stone gli
chiede di re-indossare gli eleganti e costosissimi abiti di Gordon
Gekko per il sequel di Wall Street – il denaro non dorme
mai; purtroppo è anche l’anno di un’altra e ben più
sconvolgente notizia, rivelata in diretta tv al David Letterman
Show, in cui annuncia di avere un tumore alla gola. Grazie a delle
cure tempestive e all’amorevole aiuto della bellissima seconda
moglie, l’attrice Catherine Zeta-Jones, sposata
nel 2000, Micheal è riuscito a sconfiggere il male dopo sei mesi di
terapie che lo hanno portato a perdere sedici chili. A
dimostrazione di una guarigione ormai completa, ci sono i due film
in prossima uscita in questi mesi: Last
Vegas, commedia diretta da Jon
Turteltaub e il discusso Supermensch: the
legend of Shep Gordon di Mike Myers,
in cui si proporrà in “vesti” quantomeno inedite e particolari.
Particolarmente lieti di ritrovarlo
sul grande schermo chiudiamo ricordando che, sebbene spesso molto
chiaccherato per pettegolezzi più o meno fondati riguardanti le sue
personalissime abitudini sessuali, di Micheal
Douglas si pubblicizza decisamente meno l’impegno
filantropico che, da anni, lo vede impegnato in prima linea. La
“Micheal Douglas Foundation” è un’associazione no-profit che da
molti anni è impegnata in nome della pace, dei diritti umani e del
disarmo nucleare, tanto da aver ricevuto un riconoscimento dallo
stesso ex segretario dell’ONU Kofi Annan.
Non ha bisogno di presentazioni
Ridley Scott (“Sir” dal 2003 per volere di Sua Maestà la
Regina), uno che con quasi 50 anni di carriera ne ha fatte di ogni,
e non ha di che lamentarsi, visto il successo planetario di molte
sue pellicole (ci si è comprato casa a Londra, a Los Angeles e in
Francia).
Tutto inizia con gli studi di
fotografia, che portano il giovane Ridley a lavorare prima come
scenografo, poi come regista, per la BBC. Nel ‘68 fonda insieme al
fratello Tony (morto suicida nel 2012) la propria casa di
produzione e comincia a realizzare spot, finché non debutta al
cinema con I duellanti (1977).
Due anni dopo ecco
Alien, sci-fi di culto che terrorizzerà generazioni
di spettatori e trasformerà in icona l’eroina Ellen Ripley – il
personaggio di Sigourney Weaver non è che il primo di una
serie di donne tostissime plasmate dal regista, come le ribelli
Thelma e Louise, e l’indistruttibile soldatessa Jane.
Forte del successo spaziale di Alien, Mr Scott ritenta con
la fantascienza affidandosi all’esperto Philip K. Dick, ma
il nuovo lavoro, Blade Runner, non esalta al
box-office: ci vuole un po’ perché venga considerato un classico e
uno dei film di genere più influenti nella storia del cinema,
soprattutto per l’ambiente urbano futuristico, tra i più imitati
ancora oggi. Con due pietre miliari in saccoccia, Ridley può fare
ciò che vuole: dal fantasy Legend (con un imberbe
Tom Cruise), al poliziesco Black Rain – Pioggia
sporca; dal dramma femminile di Thelma &
Louise, allo storico 1492 – La scoperta del
paradiso, fino alle avventure de L’Albatross
e al militaresco Soldato Jane.
Poi il Duemila, il rilancio di
Scott, che col peplum Il gladiatore porta a casa
l’Oscar per il miglior film, che si aggiunge a quello per il
protagonista Russel Crowe. Il valoroso Massimo Decimo
Meridio, che basta un segnale che ti scatena l’inferno, inaugura il
sodalizio di Sir Ridley con l’attore australiano, eroe ufficiale
del regista con ben 4 collaborazioni tra il 2006 e il 2010: il
sentimentale Un’ottima annata, il testosteronico
American Gangster, lo spy-drama Nessuna
verità e il sempreverde Robin Hood. Nel
frattempo Scott ha riportato al cinema Hannibal (the
Cannibal), ha fatto la guerra (Black Hawk Down) e
pure Le crociate, ha smascherato Il
genio della truffa e si è inventato un sequel-prequel per
Alien, Prometheus. Ora sta per tornare sugli
schermi con The Counselor: niente Russel a sto giro,
ma ce ne faremo una ragione. E intanto ci facciamo anche un bel
pezzo di torta. HAPPY BIRTHDAY SIR!
Alan Ritchson
durante il tour promozionale del film Hunger Games La
ragazza di fuoco ha parlato anche del suo prossimo
personaggio Raffaello nell’atteso reboot Teenage
Mutant Ninja Turtles in Italia Le
Tartarughe Ninja,attualmente in
post-produzione.
L’attore ha detto che Raffaello
sarà: La testa calda del gruppo. Lui è veloce e possiede un
forte temperamento, è sempre pronto ad agire. E’ il mono riflessivo
del gruppo riguardo ai sentimenti e le emozioni sugli umani. Questo
è quello che posso dirvi riguardo al suo carattere come persona. In
questa nuova storia capiremo che tipo di persone sono (Tartarughe)
e da dove sono venuti, e come si sono formati. Emozioni e
sensazioni come l’abbandono o il tradimento, sono tutti sentimenti
umani reali che sono contenuti all’interno del loro mondo. Penso
che abbiamo fatto un buon lavoro di creazione e di inizio per
il mondo delle Tartarughe Ninja.
Poi l’attore si sofferma sulla sua
precedente esperienza di riportare in vita un personaggio dei
fumetti (interpretò Aquaman in Smallville): “Credo che per quanto
riguarda Ninja Turtles, ho già interpretato un eroe di fumetti
prima di questo film, quindi ho già avuto un’esperienza del genere,
il tentativo di portare in vita un personaggio dalla carta. E’
difficile perché un fumetto può durare un decennio. Le modifiche
del materiale originale e le identità di questi personaggio spesso
cambiano, coe ad esempio Superman nel fumetto n.981. che è
totalmente diverso dal ragazzo visto nel numero uno.
Tartarughe
Ninja è diretto da Jonathan
Liebesman e prodotto da Michael
Bay. Vede nel suo cast Megan
Fox (April O’Neil), Alan
Ritchson (Raffaello), Noel
Fisher (Michelangelo), Jeremy
Howard (Donatello), Pete
Ploszek (Leonardo), William
Fichtner (Shredder) e Danny
Woodburn (Maestro Splinter). Il film arriverà
nelle sale USA dal 6 giugno del 2014.
Arriva una nuova serie di immagini
dal set del prossimo adattamento di The Secret
Service di Mark Millar che come già
accaduto per l’adattamento di Kick-Ass alla regia
c’è il regista Matthew Vaughn. Le immagini
oltre a mostrarci il personaggio del leggendario attore ci rivelano
anche alcune scene che potrebbero contenere grossi SPOILER.
Tutte foto del film nella nostra
foto gallery:
[nggallery id=314]
The Secret
Servicevede protagonista un piccolo criminale
originario dei sobborghi di Londra (interpretato
da Taron Egerton) che viene reclutato dallo
zio (Colin Firth) e portato in una scuola di spie che forgia
raffinati e sofisticati gentlemen alla 007. Vaughn ha firmato la
sceneggiatura del film insieme a Jane Goldman e ne sarà anche il
produttore tramite la sua Marv Films. Il Secret Service è impostato
per uscire il 14 Novembre 2014 negli USA.
Elizabeth Olsen è certamente
una delle attrici giovani più ricercata del momento. Infatti, la
Olsen più timidi della famiglia dopo la sua ottima
prova nel film La fuga di Martha ha
attirato l’attenzione degli addetti ai lavori , tanto da farle
ottenere ruoli in film importanti. L’attrice durante la promozione
del suo nuovo film (il remake di Old Boy
di Spike Lee) ha rilasciato a
AICN alcune dichiarazioni in merito al suo
personaggio nell’atteso remake di Godzilla, che la vedrà al fianco di un
altro giovane attore in ascesa, Aaron Taylor
Johnson, nel quale interpreta la moglie dell’attore. Alla
domanda di cosa bisogna aspettarci da questo nuovo film, la
Olsen con ironia ha risposto:
“Attori che scappano o che
puntano gli occhi verso il cielo per due ore.”
scherza.. “Lo faccio una volta. E ‘il film di Aaron
Taylor-Johnson, siamo tutti in qualche modo collegati al
personaggio di Aaron. Lui è la fulcro centrale, e io interpreto la
moglie, e anche la persona che tiene tutti un po’ su a San
Francisco. Sono un infermiere e il mio compito è prendersi
cura delle persone in questo caos. GODZILLA è un film così
meritevole, è davvero un buon remake americano, e spero
davvero che il pubblico apprezzerà quello che abbiamo fatto.
“
Il nuovo Godzilla, targato Legendary
Picture, è un remake dell’omonimo film del 1954
di Ishirō Honda. Akira Takarada,
protagonista del film originale, dovrebbe avere anche una piccola
parte in questa rivisitazione, ben sessant’anni dopo la sua
intepretazione. Scritta da Max
Borenstein, che ha rielaborato uno script
di David S. Goyer, e David
Callaham, Godzillasarà il
film di punta della Warner Bros dell’anno 2014, visto che la data
di uscita preventivata è stata infatti individuata nel 16 maggio
2014. Un film da cui la produzione si aspetta molto che, però,
dovrà scontrarsi al botteghino con altre pellicole in uscita nello
stesso periodo, quali The Amazing Spiderman
2, il reboot delle tartarughe ninja e il sequel
dell’Alba del pianeta delle scimmie.
Vi ricordiamo che Godzillaè atteso per il
2014 nelle sale di tutto il mondo.
Se le strade del centro
città si stanno già addobbando con le lucine di Natale, anche il
cinema sta cominciando a sistemare i suoi film natalizi, e oltre
alle pellicole che vedremo nelle prossime settimane al cinema, ecco
arrivare anche una notizia proprio su un film tipicamente
natalizio. Il film del 2003 Babbo
Bastardo, in cui l’attore Billy Bob
Thorton interpreta un Babbo Natale decisamente atipico,
avrà un sequel le cui riprese cominceranno nel 2014. A dare
conferma della notizia lo stesso protagonista:
“E’ stato molto difficile
cercare di trovare la giusta sceneggiatura. Abbiamo vagliato tre o
quattro stesure, ma sembra che ci siamo quasi. Poi ci sono da
delineare gli affari, e tutti i dettagli di cui non capisco nulla,
ma in un modo o nell’altro, il sequel ci sarà e l’idea è di girarlo
il prossimo anno. Non batteremo mai il primo film, ma ci andremo
vicini. “
L’idea di un sequel nacque già
quando Babbo Bastardo uscì al cinema, ma
il regista Zwigoff aveva sempre rifiutato specificando che non era
interessato ai sequel.
Il film questa volta sarà diretto da
Steve Pink su una sceneggiatura di Doug
Ellin, creatore di Entourage.
Durante la visita di
Yahoo sul set
dell’atteso Transformers Age of
Extinction, il regista
Michael Bay oltre a rivelare nuovi particolari
sulla trama del film e conferma che non sarà un reboot.
Per quanto riguarda la trama, ha
rivelato che Mark Wahlberg è un inventore
stravagante e che a differenze del precedente capitolo, il suo
personaggio e quello di Stanley Tucci saranno
coinvolti nella battaglia finale. Ma la cosa più divertente e
rassicurante per in fan del franchise è senza dubbio l’ammissione
che forse si è cazzeggiati un po’ troppo e che promette di fare un
film meno sciocco. A tal proposito il regista usa il
termine “goofiness”.
«Volevo che il primo
Transformers non fosse troppo figo, mentre questo è molto più
elegante e cinematografico. Non voglio scemenze né momenti
sciocchi o goffi, come ci era accaduto con l’ultimo. Non dico che
questo capitolo sia un reboot, ma di sicuro è un capitolo nuovo e
completamente diverso dai precedenti».
Piccole anticipazioni
sulla trama. Il film comincerà dove è finito il terzo
capitolo, in un mondo in cui nonostante la minaccia
dei Deception è stata debellata, l’umanità ne è
uscita distrutta. La pace non durerà poi così tanto, quando alcuni
uomini potenti, cercando di studiare la tecnologia dei robot
alieni.
Yahoo Movie ha riportato la notizia
che il Millennium Falcon, leggendario velivolo spaziale pilotato da
Han Solo con l’aiuto del prezioso
Chubecca, apparirà in Star Wars Episodio VII.
Anzi, il sito specifica che la navicella spaziale è già stata
costruita e si prepara ad accogliere un equipaggio del quale non
conosciamo ancora i componenti.
A quanto
pare però non si tratta di una riproposizione del ‘classico’,
piccolo e veloce Falcon, ma di una versione aggiornata, più grande
rispetto a quella della trilogia originale di Star
Wars. Stando alle voci di un insider, il Falcon sarebbe già
stato costruito, sia esternamente in scala 1:1 che internamente, ed
è pronto per essere spostato negli studi di Pinewood dove la
Lucasfilm e la Bad Robot hanno
pianificato le riprese.
Tuttavia, fino a che
Disney o Lucasfilm non
confermeranno il ritorno del Falcon, il rumor resterà tale.
Tuttavia, considerando che Harrison Ford ritornerà
ad interpretare Han Solo, è anche molto probabile che con lui
ritornerà anche il suo mezzo di trasporto interstellare
preferito.
La pre-produzione
di Star Wars Episodio VII è
entrate nel vivo già da molte settimane. Vi ricordiamo
che Star Wars Episodio
VIIuscirà al cinema nel 2015, per
la regia di J.J. Abrams,
basato su una sceneggiatura di J.J.
Abrams e Lawrence
Kasdan. Per tutte le notizie sulla nuova trilogia
targata Disney vi segnaliamo il
nostro speciale:Star Wars. La scheda
del film: Star Wars: Episodio
VII.
La casa sul lago del
tempo è in film del 2006 diretto dal regista; nel
cast del film protagonisti Keanu Reeves,
Sandra Bullock, Dylan Walsh e Christopher
Plummer.
In La casa sul lago del
tempo – la dottoressa Kate Foster abbandona la sua
splendida casa sul lago per trasferirsi a Chicago, dove ha trovato
lavoro. Prima di partire, la donna lascia un biglietto nella
cassetta postale, riservato all’inquilino che occuperà l’edificio
dopo di lei. Lui è Alex Wyler, un architetto problematico il cui
padre, un uomo dedito solo al lavoro, progettò, in passato,
l’abitazione. Inizia un serrato scambio di corrispondenza tra i
due, che, poco tempo dopo, scopriranno di non essere divisi solo
spazialmente, ma anche temporalmente, da un intervallo di due anni.
Kate scrive e vive nel 2006, mentre Alex le risponde dal 2004. Il
film, che si incentra tutto su questa strana storia d’amore,
riserva un finale simile a quello di un lungometraggio molto
diverso, e cioè il primo Ritorno al Futuro.
La casa sul lago del tempo,
il film
Analisi: Se non
amate i film romantici con la R maiuscola o se vi aspettate la
coppia Reeves-Bullock elettrizzante alla Speed maniera, l’opera del
regista Alejandro Agresti non fa per voi. I
protagonisti si innamorano anche se non si sono mai visti.
L’attrazione sboccia solo ed
esclusivamente tramite parole, sentimenti ed emozioni che i due si
scambiano nel corso delle lettere. Questa caratteristica dona
all’intero lungometraggio un sapore molto retrò (viene citato anche
il romanzo Persuasione di Jane Austen,
scrittrice di un’epoca in cui, per dimostrare di essere fidanzati,
bastava avviare una corrispondenza serrata) se solo non ci fosse la
particolarità dello scollamento temporale.
Quest’ultima fa sì
che La casa sul lago del tempo entri nella
rosa delle storie in cui è la forza del destino a guidare gli
eventi, più che le conseguenze delle azioni dei protagonisti. Kate
e Alex “si incontrano” solo in scene costruite dal regista per
presentare una sorta di mondo parallelo, in cui tutto va come
dovrebbe andare e in cui non ci sarebbero ostacoli per la
realizzazione del sogno d’amore dei due.
L’andamento del film e l’atmosfera
surreale e paradossale che avvolge il tutto, istituisce dei
collegamenti con altre trame, come quella de I guardiani del destino di George
Nolfi – anche se Matt Damon ed
Emily Blunt si trovano a vivere lo stesso periodo
storico e fanno di tutto per impedire al Fato di separarli – e, in
parte, di Se mi lasci ti cancello, nonostante lo stile
completamente diverso dei due registi e, purtroppo per Agresti, la
netta superiorità dell’opera di Michel Gondry.
Ottima la colonna sonora (tra le
punte di diamante, da segnalare Nick Drake, Paul
McCartney e Carole King) e anche alcuni
brani inclusi nel film (O Pato di Stan Getz
e Chiamami adesso di Paolo Conte).
Nonostante questo punto a favore, fu proprio criticato l’eccessiva
presenza della melodia che fa assomigliare l’intreccio a un
susseguirsi di videoclip zuccherosi.
Infine è necessario sottolineare
che La casa sul lago del tempo si ispira al film
del regista Hyun-seung Lee, intitolato
Mare, ma, come scrisse ai tempi anche il
sito FilmUp, non si sa se il coreano si sia ispirato al film
televisivo Lettera d’amore del regista
Dan Curtis, famoso per aver diretto la
pluripremiata serie Venti di guerra. In Lettera
d’amore veniva infatti descritto il rapporto
epistolario tra un cittadino americano e una donna vissuta 134 anni
prima. Gli interpreti erano niente meno che Campbell
Scott e Jennifer Jason Leigh.