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Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Celebre interprete britannico, Hugh Grant si è fatto amare grazie ai suoi ruoli da protagonista in diverse celebri commedie romantiche. Negli anni Grant ha saputo però rinnovarsi anche attraverso ruoli di ben diverso genere, affermandosi presso un pubblico sempre più ampio, e ottenendo in più occasioni importanti riconoscimenti da parte della critica.

Ecco 10 cose che forse non sai su Hugh Grant.

I film di Hugh Grant

I film da giovane di Hugh Grant

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore diventa celebre sin dal suo debutto con il film Maurice (1987), e ottiene poi ulteriore fama grazie a film come Luna di miele (1992), Quel che resta del giorno (1993), Quattro matrimoni e un funerale (1994), Ragione e sentimento (1995), Mickey occhi blu (1999) e Notting Hill (1999), con cui si consacra al grande pubblico. Negli anni successivi recita in celebri commedie come Criminali da strapazzo (2000), Il diario di Bridget Jones (2001), About a Boy – Un ragazzo (2002), Love Actually – L’amore davvero (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Che fine hanno fatto i Morgan? (2009), e poi in film di vario genere come Cloud Atlas (2012), Professore per amore (2014), Operazione U.N.C.L.E. (2015), Florence (2016), Paddington 2 (2017) e The Gentlemen (2019).

I film oggi di Hugh Grant

A partire dal 2020 Grant ha recitato nei film Glass Onion (2022), Operation Fortune (2023), Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (2023) e Wonka (2023). Nel 2024 escono ben quattro film con l’attore: Unfrosted – Storia di uno snack americano, Paddington in Perù, Bridget Jones – Un amore di ragazzo e il thriller Heretic.

LEGGI ANCHE: Heretic conferma che Hugh Grant ha avuto fino ad ora un talento inespresso

Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen
Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen. Foto di Christopher Raphael

2. Ha preso parte a produzioni televisive. All’inizio della propria carriera Grant ha preso parte ad episodi di diversi film televisivi come La bella e il bandito (1989), Fino al prossimo incontro (1989) e Our Sons (1991). Ha inoltre preso parte a serie come Performance (1991-1993), La tata (1996), A Very English Scandal (2018) e The Undoing (2020), dove è tra i protagonisti, nel ruolo di Jonathan Sachs, accanto a Nicole Kidman. Nel 2024 recita invece in The Regime – Il palazzo del potere, con protagonista Kate Winslet.

 

Hugh Grant in Notting Hill

3. Era la prima scelta per il ruolo. Il regista del film Notting Hill ha dichiarato che Grant era la prima scelta per il ruolo di William Thacker, poiché questi era divenuto esperto nel recitare le sceneggiature di Richard Curtis, che aveva scritto anche questo film. Il personaggio è diventato tra i più celebri nella carriera dell’attore, che vi sarà sempre grato e ricorderà il momento in cui gli fu offerta la parte come uno dei punti di svolta della sua vita.

4. È stato la prima scelta per il ruolo. La decisione di ingaggiare Hugh Grant per Notting Hill è stata unanime, in quanto tra lui e lo sceneggiatore Richard Curtis si è creato un “matrimonio scrittore/attore fatto in cielo”. Roger Michell, regista del film, ha dichiarato che “Hugh fa Richard meglio di chiunque altro e Richard scrive Hugh meglio di chiunque altro” e che Grant è “uno dei pochi attori in grado di pronunciare perfettamente le battute di Richard”.

Hugh Grant in Heretic (2024)
Hugh Grant in Heretic. Cortesia di A24

Hugh Grant in Heretic

5. Il ruolo di Mr. Reed è stato scritto appositamente per lui. Una volta Hugh Grant ha dichiarato in un’intervista: “Mi sto annoiando sempre di più ad interpretare personaggi scontati e di essere etichettato solo con un certo tipo di ruolo”. Gli sceneggiatori e registi di Heretic (qui la nostra recensione), Scott Beck e Bryan Woods, hanno visto questa intervista e hanno scritto il ruolo di Mr. Reed proprio con Grant come scelta principale per il personaggio. L’attore, ritenendolo molto affascinante, ha poi accettato di prendere parte al progetto e cimentarsi con qualcosa di nuovo.

LEGGI ANCHE: Heretic, la spiegazione del finale del film con Hugh Grant

6. Nel film imita un controverso personaggio. Ad un certo punto di Heretic, Hugh Grant fa una breve ma buffa imitazione di Jar Jar Binks, uno dei personaggi più controversi dell’universo di Star Wars. Nonostante ciò, l’attore ha dichiarato: Uno dei miei segreti più inconfessabili è che non ho ancora visto un film di Star Wars. Nella mia infinita meticolosità, ho fatto delle ricerche e ne ho guardato un po’. Penso di averlo visto [Jar Jar Binks] su YouTube”. Ad ogni modo, l’imitazione di questo personaggio è un momento che ben dimostra il macabro umorismo del personaggio.

Hugh Grant in Il diario di Bridget Jones

7. Ha difeso la protagonista del film. I fan del libro hanno reagito negativamente al casting della texana Renée Zellweger per il ruolo di Bridget Jones. La Zellweger ha dichiarato: “Le critiche sono state offensive. Non per il fatto che una ragazza americana interpreti questa parte. Posso capirlo. Ma è l’estremo a cui è stata portata. Ci infilano dentro qualcos’altro come: “Nessuno l’ha mai sentita nominare”; “Che cosa ha mai fatto?”; “La sconosciuta comica texana”. Questo fa male, sapete?”. Hugh Grant è poi intervenuto in difesa della collega: “È molto divertente e ha vissuto a lungo in Inghilterra, padroneggiando l’accento. Sarà un trionfo. So che sarà così”. E così è poi effettivamente stato.

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Julia Roberts e Hugh Grant in Notting Hill

Hugh Grant e Julia Roberts

8. Era restìo all’idea di baciare Julia Roberts. L’attore dichiarò di essere stato piuttosto scontento di dover baciare l’attrice Julia Roberts, sua co-protagonista nel film Notting Hill. Grant disse che il motivo era la bocca di lei, particolarmente grande, che lo rendeva nervoso. Quella battuta generò un po’ di attrito tra i due attori, ma  fortunatamente in seguito l’attrice ha perdonato Grant per il commento, dichiarandosi disponibile a lavorare nuovamente con lui, anche se ciò non si è mai verificato.

 

La moglie e i figli di Hugh Grant

9. Ha avuto cinque figli da due donne diverse. Prima della sua attuale relazione, Grant è stato legato sentimentalmente all’attrice Elizabeth Hurley per tredici anni, dal 1987 al 2000. Dal 2004 al 2007 ha avuto una relazione con l’ereditiera Jemima Khan. È poi diventato padre per la prima volta nel 2011, quando dà alla luce una bambina avuta durante una breve relazione con Tinglan Hong, receptionist in un ristorante cinese. I due danno alla luce un secondo figlio nel dicembre del 2012. Con Anna Eberstein, produttrice televisiva e attuale moglie di Grant, l’attore ha invece avuto gli altri suoi tre figli, nati rispettivamente nel 2012, 2015 e nel 2018.

L’età e l’altezza di Hugh Grant

10. Hugh Grant è nato a Londra, Inghilterra, il 9 settembre 1960. L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.

Fonte: IMDb

Superman: gli iconici stivali in una nuova foto!

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Superman: gli iconici stivali in una nuova foto!

James Gunn ha condiviso una nuova foto da Superman, una immagine che mostra gli stivali rossi dell’Uomo del Domani, mentre affondano nella neve in quella che sembrerebbe essere la stessa location artica che abbiamo visto nel trailer.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

I ragazzi della Nickel: la storia vera dietro il film

I ragazzi della Nickel: la storia vera dietro il film

Uno dei capitoli più bui e vergognosi nella storia del razzismo istituzionalizzato in Florida riguarda decine di bambini, perlopiù afroamericani, sottoposti a violenze, abusi sessuali e perfino uccisi in un riformatorio segreto, teatro di un regime del terrore durato decenni. Questa triste vicenda ha ora trovato nuova voce grazie al film I ragazzi della Nickel (Nickel Boys), diretto da RaMell Ross e candidato come Miglior film e Miglior sceneggiatura non originale ai premi Oscar. Si tratta di un’opera profondamente commovente e inquietante, che attraverso la scelta di proporre il racconto in totale soggettiva dei protagonisti, porta a confrontarsi con questa drammatica storia vera.

La trama di I ragazzi della Nickel 

Il racconto del film si svolge nel 1962 a Tallahassee, in Florida e vede protagonista il giovane afroamericano Elwood Curtis (Ethan Herisse). Studente ambizioso, Elwood è vittima di un episodio di discriminazione razziale quando è ingiustamente accusato del furto di una macchina. Viene dunque mandato in un riformatorio maschile, il terribile Nickel Academy, del tutto simile a un carcere di massima sicurezza. Un luogo regolamentato dalla corruzione e dalla violenza. Lì fa amicizia con Jack Turner (Brandon Wilson), un adolescente che lo aiuta a sopravvivere alla segregazione, agli abusi e ai maltrattamenti.

La storia vera dietro il film

In realtà i due giovani protagonisti e l’istituto in cui vengono rinchiusi sono frutto della finzione, ma il contesto storico in cui la storia è ambientata – l’epoca delle leggi di segregazione razziale Jim Crow e della supremazia bianca – è tristemente autentico. L’adattamento del romanzo di Colson Whitehead, vincitore del Pulitzer nel 2019, porta infatti alla luce verità scioccanti sugli orrori subiti dai ragazzi della Arthur G. Dozier School for Boys, evidenziando le torture inflitte dallo staff e dalle guardie e il sistematico insabbiamento della verità da parte delle autorità bianche.

Brandon Wilson e Ethan Herisse in I ragazzi della Nickel
Brandon Wilson e Ethan Herisse in I ragazzi della Nickel

Quei ragazzi sono stati letteralmente sepolti, così come si è cercato di occultare la loro storia,” ha dichiarato Ross. “Ora la vicenda di Dozier è diventata parte della storia accademica, della letteratura e del cinema.” Più che un’interpretazione artistica, la Nickel Academy di Ross è una ricostruzione essenziale e fedele della Dozier School – nota in origine come Florida Reform School for Boys – attiva dal 1900 fino alla sua chiusura nel 2011 nella cittadina di Marianna, nel Panhandle della Florida.

Uno degli edifici più inquietanti della scuola, la Casa Bianca, era il luogo in cui bambini di appena sei anni venivano incatenati ai tavoli e frustati fino a perdere i sensi per piccole infrazioni. Molti sopravvissuti a quel luogo, oggi però deceduti, hanno descritto la scuola come una “prigione dello stupro”, mentre altri ricordano le sevizie inflitte con la fibbia metallica di una cintura in pelle, soprannominata “bellezza nera”. In numerosi casi, alcuni ragazzi sparivano misteriosamente durante la notte e non venivano mai più ritrovati vivi.

Nel 2013, un team di antropologi della University of South Florida (USF) ha avviato uno scavo durato tre anni, portando alla luce i resti di molte delle vittime e ispirando sia il romanzo di Whitehead che il film di Ross. Guidata dalla dottoressa Erin Kimmerle, la squadra di ricerca ha scoperto ben 55 tombe, alcune situate nel cimitero improvvisato Boot Hill, riprodotto nel film con realismo crudo e marcato da semplici croci di metallo. Altri corpi sono stati ritrovati sparsi nel sito, molti con evidenti ferite da arma da fuoco o segni di percosse, oltre a tracce di malnutrizione e infezioni.

Brandon Wilson in I ragazzi della Nickel
Brandon Wilson in I ragazzi della Nickel

Otto persone, tra cui due insegnanti, perirono invece in un incendio nel 1914, mentre altre undici morirono durante l’epidemia di influenza del 1918. I registri della scuola, spesso incompleti, riportavano solo 31 sepolture tra il 1914 e il 1973, ma le ricerche dell’USF hanno stimato almeno 98 decessi. Non tutti i corpi sono però stati recuperati e nel 2019 sono state individuate altre 27 possibili tombe. Grazie a un’accurata analisi del DNA, Kimmerle – che ha contribuito come consulente antropologica per il film – è riuscita a identificare alcune delle vittime, offrendo una parvenza di giustizia alle loro famiglie.

Uno dei casi più emblematici è quello di George Owen Smith, che finì nel riformatorio dopo essere stato trovato su un’auto rubata. Nel 1940, a soli 14 anni, scomparve. I responsabili della scuola comunicarono ai genitori che il ragazzo era fuggito, per poi riferire in seguito che era morto di polmonite. Un testimone, però, vide il personale portarlo alla Casa Bianca e poi trascinarlo fuori privo di sensi. Nel 2014, sua sorella Ovell Krell ha raccontato al Guardian che l’identificazione del corpo e la sua restituzione hanno segnato la fine di un lungo e doloroso percorso. Kimmerle ha apprezzato l’accuratezza con cui I ragazzi della Nickel ha portato sullo schermo le scoperte del suo team.

Ha inoltre sottolineato come il film abbia catturato la brutalità di un’epoca in cui giovani afroamericani potevano essere internati per motivi futili, come fumare, saltare la scuola o essere giudicati “incorreggibili”. “La quantità di storie, di morti e abusi, e l’ingiustizia stessa della loro detenzione è sconcertante,” ha affermato. “Tutti quei ragazzi che sono morti sono la prova di un sistema che ha privato i bambini di ogni tutela legale, permettendo il loro arresto senza il coinvolgimento dei genitori e la loro detenzione in campi di lavoro per anni.”

I ragazzi della Nickel film
Una scena di I ragazzi della Nickel

Raccontare questa vicenda è complesso e spesso lascia il pubblico oppresso dalla tristezza, ha ammesso la ricercatrice, ma è anche una storia di ricerca di giustizia e speranza per le famiglie delle vittime. Ross, dal canto suo, auspica che il film venga percepito come un’opera urgente e necessaria, soprattutto in un’epoca in cui le battaglie per l’equità e l’inclusione sono minacciate. Sebbene nel 2017 la Florida abbia riconosciuto ufficialmente gli abusi perpetrati a Dozier e istituito un fondo di risarcimento da 20 milioni di dollari per le vittime, il governatore Ron DeSantis è stato accusato di ostilità nei confronti della comunità afroamericana e di voler cancellare la memoria storica del razzismo istituzionale.

Pensare a come la storia venga continuamente cancellata e, allo stesso tempo, possa trasformarsi in un monumento esperienziale mi ha molto colpito,” ha detto Ross. “Fare un film come questo significa rendere giustizia, almeno visivamente. È sempre il momento giusto per raccontare queste storie, ma diventa ancora più necessario quando certe dinamiche sembrano non avere fine.” Il regista ha poi concluso affermando: “Mi auguro di sbagliarmi, ma temo che anche tra dieci anni questo sarà ancora un film attuale.”

Matthew Lillard entra nel cast di Daredevil: Rinascita Stagione 2

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Matthew Lillard (Five Nights at Freddy’s) si unirà al cast di Daredevil: Rinascita Stagione 2, la cui produzione inizierà la prossima settimana. I dettagli sui personaggi sono tenuti sotto chiave. La notizia arriva poco prima della première della Stagione 1 della serie Marvel Television, i cui primi due episodi debutteranno su Disney+ il 5 marzo.

Una continuazione dell’acclamata serie Daredevil trasmessa su Netflix dal 2015 al 2018, Rinascita riprende con il nostro eroe Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità straordinarie, impegnato in una continua lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale. Allo stesso tempo, l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi impegni politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

Daredevil: Rinascita ha subito una revisione creativa nell’autunno del 2023, dopo una pausa di produzione dovuta allo sciopero degli sceneggiatori, e apparentemente ha funzionato, poiché le recensioni per il nuovo spettacolo sono entusiastiche.

Lillard è stato in grande forma ultimamente, ottenendo ruoli in un franchise di alto profilo dopo l’altro. Di recente pronto a tornare al franchise di Scream con Scream 7, sarà anche nella seconda stagione della serie di successo di Amazon Cross e riprenderà nel sequel di Uni e Blumhouse dell’adattamento del videogioco horror di successo Five Nights at Freddy’s.

Prossimamente, Lillard apparirà in The Life of Chuck, l’ultimo adattamento di Stephen King di Mike Flanagan, che ha vinto l’ambito People’s Choice Award al TIFF 2024 e la cui uscita è prevista per Neon il 6 giugno. L’attore è rappresentato da Verve, Strand Entertainment e Heller Law.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

Crazy Rich Asians: in lavorazione una serie Max con Adele Lim e Jon M. Chu

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Un adattamento in serie di “Crazy Rich Asians” è in fase di sviluppo presso Max. Adele Lim, che ha co-scritto il film del 2018, è stata scelta come showrunner e produttrice esecutiva, mentre il regista Jon M. Chu tornerà anche come produttore esecutivo.

Come il film, il progetto televisivo è basato sulla serie di libri omonima di Kevin Kwan. “Crazy Rich Asians” è stato pubblicato nel 2013, seguito da “China Rich Girlfriend” nel 2015 e “Rich People Problems” nel 2017. Kwan è stato produttore esecutivo del film del 2018 di Lim e Chu e sarà anche produttore esecutivo della serie Max.

Oltre a “Crazy Rich Asians“, Lim è nota soprattutto per “Joy Ride” del 2023, il suo film d’esordio alla regia tramite Lionsgate. Ha anche scritto il film Disney del 2021 “Raya and the Last Dragon“. Attualmente, sta dirigendo e producendo “The Princess Diaries 3” con Anne Hathaway e i suoi crediti precedenti includono serie TV come “One Tree Hill” e “Private Practice”. È rappresentata da Paradigm e Ginsburg, Daniels, Kallis.

Chu è il regista dell’adattamento cinematografico del 2024 di “Wicked” e del suo imminente sequel “Wicked: For Good“. In precedenza, ha diretto “In the Heights“, due film di “Step Up” e “G.I. Joe: Retaliation“. È rappresentato da Artists First, UTA, Goodman, Genow, Schenkman, Smelkinson & Christopher e ID PR.

La serie “Crazy Rich Asians” è prodotta esecutivamente da Lim tramite la sua società di produzione 100 Tigers insieme a Naia Cucukov; Chu tramite la sua società di produzione Electric Somewhere; Kwan; e Nina Jacobson e Brad Simpson tramite il loro banner Color Force, che ha sviluppato e prodotto il film. La produzione sarà curata anche da SK Global Entertainment, mentre Chloe Dan supervisionerà il progetto per conto della società.

Al Pacino si unisce al cast del nuovo film di Gus Van Sant, Dead Man’s Wire

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Il vincitore dell’Oscar Al Pacino è pronto a unirsi al prossimo thriller Dead Man’s Wire, che sarà diretto dal candidato all’Oscar Gus Van Sant. La sceneggiatura è stata scritta da Austin Kolodney. Si unisce ai già annunciati Bill Skarsgard, Dacre Montgomery, Myha’la, Cary Elwes e Colman Domingo.

Ecco la sinossi di Dead Man’s Wire: La mattina dell’8 febbraio 1977, Anthony G. “Tony” Kiritsis, 44 anni, entrò nell’ufficio di Richard O. Hall, presidente della Meridian Mortgage Company, e lo prese in ostaggio con un fucile a canne mozze calibro 12 collegato con un “filo di ferro” dal grilletto al collo di Tony. Questa è la vera storia dello stallo che ha preso d’assalto il mondo quando Tony ha chiesto 5 milioni di dollari, nessuna accusa o processo e delle scuse personali dagli Hall per averlo imbrogliato su ciò che gli era “dovuto”.

Al Pacino ha recitato di recente in Knox Goes Away. Questo è il suo primo film con Van Sant.

L’uomo di Toronto: la spiegazione del finale del film

L’uomo di Toronto: la spiegazione del finale del film

Inizialmente sviluppato dalla Sony Pictures come film d’azione/commedia per Jason Statham – poi sostituito da Woody Harrelson – e con anche Kevin Hart come protagonista, L’uomo di Toronto (qui la recensione) è il film diretto da Patrick Hughes, che in precedenza aveva lavorato a entrambi i capitoli della serie Come ti ammazzo il bodyguard, ed è scritto da Robbie Fox e Chris Bremner. Netflix ha poi acquistato il progetto dalla Sony dopo che il COVID-19 ne aveva ritardato l’uscita. Particolarmente interessante, di esso, è il finale, che vede il personaggio di Kevin Hart tentare di fermare un assassinio politico e rimanere vivo, dando vita a una conclusione tanto caotica quanto esplosiva.

La trama di L’uomo di Toronto

Il film segue il personaggio di Kevin Hart, Teddy Jackson, un uomo che non ne azzecca una nella vita e tenta di concretizzare idee di allenamento ridicole (come la boxe senza contatto). La sua ultima gaffe arriva durante quello che avrebbe dovuto essere il weekend perfetto per il compleanno della moglie Lori, quando si reca nella baita sbagliata e viene scambiato per il letale assassino Randy, alias L’uomo di Toronto. Questo porta il vero assassino, interpretato da Woody Harrelson, a rintracciare Teddy e a tentare di riscuotere i 2 milioni di dollari che ha messo a rischio. Una volta incontratisi, i due continueranno la loro missione per ottenere informazioni per un colonnello venezuelano.

Questo, infatti, spera di uccidere il presidente appena eletto della nazione. La cosa porta l’improbabile coppia a Porto Rico per interrogare un certo Mr. Green, dove Teddy deve continuare a fingersi l’Uomo di Toronto a causa della foto inviata al colonnello che lo identifica come l’assassino. A questo punto, però, il Gestore perde la fiducia in lui, e assolda così L’uomo di Miami. I due assassini rivali partecipano dunque alla stessa missione e vengono incaricati di uccidere l’improbabile nuovo duo. Tutto ciò porta al finale di L’uomo di Toronto, che mostra il tentativo di Teddy e Randy di impedire al colonnello e al suo supervisore di uccidere il presidente del Venezuela.

Woody Harrelson e Kevin Hart in L'uomo di Toronto
Woody Harrelson e Kevin Hart in L’uomo di Toronto

Come Teddy e Randy fermano il piano del colonnello

In L’uomo di Toronto, il piano del colonnello per uccidere il neoeletto presidente venezuelano ruota attorno a due informazioni necessarie per far esplodere un esplosivo sismico non rintracciabile. Egli è venuto a conoscenza dell’arma anni fa e ha orchestrato un piano per utilizzare la bomba presso la nuova ambasciata venezuelana a Washington. Tuttavia, i membri della Defense Advanced Research Projects Agency hanno costruito due dispositivi di sicurezza per evitare un assassinio politico. Si trattava di un codice di accesso speciale per il signor Coughlin e di un’impronta del pollice per il signor Green.

Teddy riesce accidentalmente a convincere il signor Coughlin a consegnare il codice di accesso a Onancock, in Virginia, il che significa che il conduttore deve solo consegnare l’impronta del signor Green per il successo della missione. Teddy e Randy trovano il vero Mr. Green a Porto Rico e mettono il suo pollice mozzato in un sacchetto per conservarlo fino all’incontro con il Colonnello. Mentre l’altro assassino, l’Uomo di Miami, sembra avere un vantaggio su Randy e Teddy dopo aver rubato il pollice, questi ultimi hanno un altro asso nella manica per impedire l’esplosione della bomba. Teddy si reca nel luogo dell’incontro tra il colonnello e il Gestore e promette di essere il vero Uomo di Toronto.

Poiché il colonnello ha una foto di Teddy con qualcuno che lo identifica come l’assassino, questo genera un grande senso di confusione tra il Colonnello e il Gestore. Teddy crea un falso retroscena in cui Randy è il suo autista, con cui il Gestore ha parlato per tutti questi anni, dando vita a una situazione di stallo tra tutte le persone coinvolte. Si trattava però di una tattica di temporeggiamento da parte di Teddy, che aspettava che l’FBI piombasse dalle finestre e arrestasse il Colonnello, i suoi uomini, il Gestore e l’Uomo di Miami. L’FBI riesce così a catturare il Colonnello e i suoi uomini, ma il finale de L’uomo di Toronto permette al Gestore e all’Uomo di Miami di fuggire, mentre Randy prende i soldi e scappa anche lui.

Kaley Cuoco and Jasmine Mathews in L'uomo di Toronto
Kaley Cuoco and Jasmine Mathews in L’uomo di Toronto

La spiegazione del finale del film

C’è anche un altro elemento nel finale di L’uomo di Toronto: Randy impedisce l’assassinio del presidente venezuelano. Poiché Teddy e Randy interrompono l’incontro iniziale prima che il Colonnello possa usare la sua bomba irrintracciabile all’ambasciata venezuelana di Washington, non c’è mai stata la possibilità per il Colonnello di usare tutte le informazioni che voleva. Ha inserito il codice corretto per armare la bomba, ma il pollice del signor Green non è stato usato in tempo. Questo ha permesso all’FBI di recuperare il dito dopo l’accaduto. Dopo averlo analizzato, hanno confermato che il dito in questione per tutto il tempo non era quello del signor Green. L’uomo di Toronto rivela che Randy ha tagliato il pollice di qualcun altro a Porto Rico, il che significa che la sua buona natura avrebbe impedito l’assassinio.

Ad ogni modo, dopo aver sconfitto il Colonnello, Teddy e Randy prendono strade diverse, ma il finale del film prosegue posizionando il Gestore come una minaccia vendicativa. Manda diversi assassini a cercare Randy e Teddy, che torna a casa per scoprire che Lori sta per salire su un treno e lasciare la città. La cura di Randy per Teddy fa sì che l’assassino si rechi a Yorktown per salvare il suo nuovo amico e che i due si alleino per eliminare tutti coloro che si oppongono a loro. Questo include un incontro con il Gestore, che li insegue attraverso un edificio e sembra averli intrappolati. Il finale de L’uomo di Toronto permette a Teddy di infrangere la regola di Randy di non tirare mai le leve, in modo che il Gestore cada in un pozzo bollente.

Kevin Hart in L'uomo di Toronto
Kevin Hart in L’uomo di Toronto

Le conseguenze di questa vittoria sono piuttosto positive per Teddy e Randy. A questo punto, il film fa poi un salto in avanti di un anno per mostrare quanto siano diverse le loro vite. Teddy e Lori hanno sistemato le cose e sono in attesa del loro primo figlio, mentre la boxe senza contatto di Teddy inizia miracolosamente e inspiegabilmente ad avere successo. Randy mantiene invece la promessa di lasciarsi alle spalle il mondo degli assassini per inseguire il suo sogno di diventare chef e aprire un ristorante. Questo include l’inizio di una relazione con l’amica di Lori, interpretata da Kaley Cuoco, che ha incontrato brevemente all’inizio del film. Tuttavia, il finale di L’uomo di Toronto ricorda agli spettatori che Randy non ha ancora superato la distruzione della sua amata auto, Debora, da parte di Teddy.

Il finale di L’uomo di Toronto prepara un sequel?

In apparenza, L’uomo di Toronto sembra l’inizio di un potenziale franchise. Kevin Hart e Woody Harrelson sono attori popolari che possono portare avanti un nuovo franchise. Tuttavia, il finale non prevede direttamente un sequel. Randy che si ritira dallo stile di vita da assassino e Teddy che trova il successo lasciano le loro storie in un buon punto. Sebbene il video dei titoli di coda della boxe senza contatto di Teddy Jackson includa una telefonata di Randy per ricordargli che non si è dimenticato di Debora, sarebbe strano che Randy si accanisse su Teddy in un sequel. Gli sceneggiatori hanno certamente la possibilità di essere creativi e di farli tornare insieme in futuro, ma il finale di L’uomo di Toronto non indica la direzione da dare a questa storia.

Lara Croft: Tomb Raider, tutte le curiosità sul film con Angelina Jolie

Da sempre considerata una delle principali icone videoludiche, nonché l’eroina dei videogiochi più famosa al mondo, l’esploratrice Lara Croft è ancora oggi protagonista di una saga a lei dedicata, ideata nel 1996 da Toby Gard. Questa è inoltre arrivata per la prima volta al cinema nel 2001 con il film Lara Croft: Tomb Raider, diretto da Simon West, già celebre per il thriller d’azione Con Air, e con protagonista la premio Oscar Angelina Jolie. Tale pellicola è ancora oggi definita come il primo blockbuster di successo tratto da un videogame.

Grazie al successo internazionale ottenuto dalla saga videoludica, era solo questione di tempo prima che le storie con protagonista Lara Croft divenissero fonte d’ispirazione per un film. Lara Croft: Tomb Raider presenta però un racconto originale, mantenendosi però fedele alla natura del personaggio e delle sue avventure tipo. Il film presenta dunque territori esotici straordinari, tra cui la Cambogia e l’Islanda, accostando elementi tipici dell’antichità a componenti ultramoderni, con sequenze d’azione spericolate e grandi effetti speciali.

Lara Croft: Tomb Raider rappresentava dunque una vera e propria novità per quanto riguarda il cinema che incontra i videogiochi. Stroncato dalla critica, il film è stato però un enorme successo di pubblico e ancora oggi è un titolo molto ricercato da tutti i film del genere. In questo articolo approfondiamo alcune curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lara Croft Tomb Raider sequel
Angelina Jolie e Daniel Craig in Lara Croft: Tomb Raider © 2001 – Paramount Pictures – All Rights Reserved

La trama del film Lara Croft: Tomb Raider

Protagonista del film è Lara Croft, un’affascinante ereditiera, fotogiornalista di professione ma in realtà esperta archeologa e predatrice di tombe. Nella sua vita privata, Lara sta ancora cercando di metabolizzare la misteriosa scomparsa del padre, ma l’avvicinarsi dell’anniversario di tale triste evento non fa che renderla nervosa e distratta e niente sembra poter dare serenità alla giovane, neanche la vicinanza del maggiordomo Hillary o del suo assistente tecnico Bryce. Nel frattempo, a Venezia si sono riuniti i capi membri della società segreta degli Illuminati, i quali temono di non riuscire a recuperare in tempo una preziosa chiave perduta.

Questa permette l’accesso alle due metà di un antico manufatto, il triangolo della luce, il cui potere può essere sprigionato solo se assemblato nel corso dell’ultima fase dell’eccezionale evento cosmologico: un’eclissi solare totale. Il compito di ritrovare tale antico manufatto viene affidato a Manfred Powell, un uomo senza scrupoli, e al suo complice Alex West. Venuta a conoscenza della cosa, Lara intraprende a sua volta la ricerca del triangolo della luce, per impedire che finisca in mani sbagliate. Nel corso della sua avventura, però, avrà modo di scoprire molte cose su sé stessa e suo padre.

Il cast e le location del film

Alla ricerca di un’attrice fascinosa ma allo stesso tempo valente, Simon West assegnò il ruolo da protagonista alla premio Oscar Angelina Jolie. La scelta fu però vista in modo negativo sia dai produttori che dai fan del personaggio. I primi sostenevano che la Jolie non fosse abbastanza conosciuta, suggerendo invece attrici come Jennifer Lopez, Famke Janssen o Sandra Bullock. I fan sostenevano invece che la Jolie non possedeva un fisico appropriato al personaggio, in particolare per via del seno notoriamente promimente di Lara Croft. L’attrice si preparò però molto per poter interpretare al meglio il personaggio, praticando arti marziali, uso di armi da fuoco, guida estrema e altro ancora.

Ciò le permise di poter recitare in quasi tutte le scene del film, senza necessità di ricorrere a controfigure. La sua interpretazione finì poi con il convincere tutti, mettendo a tacere ogni dubbio. Accanto a lei, nel film, si può ritrovare l’attore Jon Voight, vero padre della Jolie, nei panni di Lord Richard Croft, il padre di Lara. L’attore Iain Glen, noto per essere stato Jorah Mormont in Il Trono di Spade, interpreta invece lo spietato Manfred Powell. Daniel Craig interpreta invece Alex West, recitando qui con accento americano. Completano il cast Noah Taylor nei panni di Bryce, Chris Barrie in quelli di Hillary e Richard Johnson per il ruolo delcapo degli Illuminati.

Angelina Jolie in Lara Croft Tomb Raider
Angelina Jolie in Lara Croft: Tomb Raider © 2001 – Paramount Pictures – All Rights Reserved

Per quanto riguarda le location, come anticipato queste si sono realmente svolte in luoghi esotici come la Cambogia e l’Islanda. In particolare, nello stato asiatico, le riprese si svolsero nel sito archeologico di Angkor, dove non venivano effettuate riprese sin dal 1960. Le riprese svoltesi in Islanda, che nel film rappresenta però la Siberia, si sono svolte in prevalenza sul ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa. Tale location comportò la necessità di stabilire numerose misure di sicurezza, in quanto il ghiacciaio è notoriamente ricco da profonde voragini.

Il sequel del film

Dato il grande successo del film, nel 2003 è stato realizzato un sequel intitolato Tomb Raider – La culla della vita, diretto stavolta da Jan de Bont e interpretato nuovamente dalla Jolie. In questo sequel Lara Croft si trova a doversi scontrare con il bioterrorista Jonathan Reiss nel corso della ricerca dell’antico Vaso di Pandora. Tale sequel ottenne un successo minore rispetto al precedente, ma sufficiente a garantire un terzo film. Questo venne però cancellato nel momento in cui la Jolie si dichiarò non disponibile a riprendere il ruolo. Nel 2018, infine, è stato realizzatoun reboot intitolato Tomb Raider, dove ad interpretare la protagonista vi è l’attrice Alicia Vikander.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Lara Croft: Tomb Raider grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Infinity+ e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 28 febbraio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Io sono vendetta: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con John Travolta

Sono molti i film che affrontano il tema della giustizia e della vendetta personale. Titoli come Vendetta finale, Il giustiziere della notte o Giustizia privata sono solo alcuni dei titoli più recenti a riguardo, che esplorano ciò che può accadere nel momento in cui lo Stato e la legge fallisce nel proprio dovere di garantire l’ordine e la sicurezza. Un altro film di questo filone è Io sono vendetta, diretto nel 2016 da Chuck Russell, regista noto per diversi film horror. Anche in questo, come nei succitati, vi è un uomo solo costretto ad ottenere da sé la propria vendetta dinanzi alle ingiustizie subite.

Il titolo del film fa riferimento ad un verso del Libro di Geremia, facente parte del Vecchio Testamento della Bibbia. Nel sesto capitolo viene infatti riportata la frase “Sono pieno dell’ira del Signore e non posso trattenerla“, la quale diventa particolarmente simbolica nel descrivere il personaggio protagonista. Ha così luogo una vicenda certamente già vista sul grande schermo, ma qui carica di elementi e risvolti tali da renderla a suo modo originale. Oltre al revenge movie, si possono infatti ritrovare anche elementi relativi alla crisi spirituale e al cosiddetto buddy movie, incarnato dall’unione tra il protagonista e un suo complice.

Io sono vendetta non ricevette una buona accoglienza di critica al momento della sua uscita, ma non mancò di trovare un proprio pubblico di riferimento. Gli appassionati di tale genere possono infatti qui ritrovare una storia perfettamente aderente al suo genere principale. In questo articolo approfondiremo alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Io sono vendetta cast
John Travolta e Christopher Meloni in Io sono vendetta

La trama di Io sono vendetta

Protagonista del film è l’ex membro delle forze speciali Stanley Hill, il quale vede la sua vita distruggersi davanti ai suoi occhi nel momento in cui l’amata moglie viene uccisa durante un tentativo di rapina in un parcheggio. Riponendo speranza nella giustizia, Stanley vede infrangere anche quell’ultima speranza in seguito al rilascio del colpevole, poiché giudicato in tribunale da un testimone inaffidabile. Pieno di rabbia e di rancore, Stanley decide allora che l’unica cosa rimastagli da fare è farsi giustizia da sé. Nel pieno di una crisi esistenziale, la vendetta sembra infatti l’unica cosa che può aiutarlo in quel momento.

Contattato il suo ex socio Dennis, Stanley inizia così ad indagare sull’omicidio e sui colpevoli, arrivando a scoprire verità spaventose. Si trova così a dover guardare da una prospettiva diversa e più ampia quanto accaduto, comprendendo di essere finito al centro di un complotto più grande di quanto immaginava. Trovandosi dunque a lottare contro nemici più potenti del previsto, Stanley dovrà necessariamente agire nell’ombra e nell’illegalità. Vendicare sua moglie non gli permetterà di riaverla tra le sue braccia, ma gli permetterà senza dubbio di estirpare dal mondo personalità che non meritano di farvi parte. La sua vendetta, dunque, sarà inarrestabile.

Il cast del film

Ad interpretare Stanley Hill, il vendicativo protagonista del film, vi è l’attore John Travolta. Celebre negli anni Settanta e Ottanta per tutt’altro genere di film, questi si è negli ultimi tempi dedicatosi più volte al thriller, recitando in titoli come Pelham 123 – Ostaggi in metropolitana, Le belve e Killing Season. Originariamente, però, ad interpretare il protagonista avrebbe dovuto esserci l’attore Nicolas Cage, il quale però si tirò fuori dal progetto in seguito al dilungarsi dei tempi di produzione di questo. Per assumere i panni del problematico Stanley, Travolta ha raccontato di aver guardato molti film su temi simili, come anche l’aver cercato di esaltare i sentimenti più profondi e complessi del personaggio.

Accanto a lui, nei panni del collega Dennis, vi è l’attore Christopher Meloni. Questi è particolarmente noto per aver interpretato il sociopatico Chris Keller nella serie televisiva Oz. L’attrice Amanda Schull è invece presente nei panni di Abbie Hill, la figlia del protagonista. L’interprete è stata scelta dopo essersi fatta notare grazie a serie come Pretty Little Liars e Suits. Rebecca De Mornay è invece la moglie di Stanley, Vivian. Patrick St. Esprit interpreta il Governatore dello Stato, mentre Sam Trammell è il detective Gibson. Nel film è inoltre presente uno dei due sceneggiatori, Paul Sloan, che ricopre il ruolo di Lamuel “Lemi K”, boss criminale. Luis Da Silva, infine, è Charley “Fly” Lawes.

John Travolta in Io sono vendetta
John Travolta in Io sono vendetta

Il finale del film

Nel finale del film, Lemi prende in ostaggio Abbie, la figlia di Stanley, e anche suo figlio. Alla luce di ciò, Stanley e Dennis intervengono, eliminano gli uomini di Lemi e interrogano il criminale, che rivela di lavorare per Meserve. In quel momento, Gibson e Walker arrivano e uccidono Lemi, con il primo dei due che spiega che Meserve era ricattato con un video compromettente del figlio e in cambio proteggeva Lemi e i suoi uomini dalla prigione. Stanley costringe allora Gibson a portarlo alla villa di Meserve, dove poi lo uccide facendo esplodere la sua auto. Si infiltra poi nella villa, affronta Meserve e, dopo una lotta, Stanley riesce ad ucciderlo.

La polizia, arrivata sul posto, ordina però a Stanley di deporre l’arma, ma lui alza il fucile di Meserve e viene colpito dai cecchini. Protetto da un giubbotto antiproiettile, Stanley sopravvive ma viene trasferito subito in tribunale segreto. Abbie, convinta che non lo rivedrà più, lo saluta in ospedale e gli passa di nascosto una pistola. Quando Walker, ora degradato, tenta di ucciderlo, Stanley lo elimina con l’arma e Dennis lo aiuta poi a fuggire. Più tardi, Abbie riceve una cartolina da Stanley, ora nascosto a San Paolo, che la rassicura sul suo stato, concedendo così al racconto un lieto fine.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Io sono vendetta è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Infinity+, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 28 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Gene Hackman: 10 cose che forse non sai sull’attore

Gene Hackman: 10 cose che forse non sai sull’attore

Nel corso della sua carriera l’attore Gene Hackman si è reso celebre per il ritratto di uomini corrotti, spietati, e privi di morale. Con i suoi ruoli da cattivo è così divenuto uno degli attori più celebri e richiesti della sua generazione, vincendo alcuni tra i più prestigiosi premi dell’industria. Hackman può oggi essere annoverato tra i più grandi attori della storia del cinema, con una carriera e un carisma ancora oggi insuperati.

Ecco 10 cose che forse non sai di Gene Hackman.

I film di Gene Hackman

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha esordito al cinema nel 1964 con il film Lilith – La dea dell’amore, per poi ottenere particolare notorietà grazie a Gangster Story (1967). Negli anni successivi continua ad affermarsi con titoli come Gli spericolati (1969), Abbandonati nello spazio (1969), Anello di sangue (1970), e Il braccio violento della legge (1971), con cui si consacra. Successivamente, recita in titoli come La conversazione (1974), Frankenstein Junior (1974), Superman (1978), con Marlon Brando, Superman II (1980), Reds (1981), Superman IV (1987), Mississippi Burning (1988), Gli spietati (1992), di Clint EastwoodWyatt Earp (1994), Potere assoluto (1997), Nemico pubblico (1998), con Will Smith, Il colpo (2001) e I Tenenbaum (2001), con Ben Stiller. Il suo ultimo film è Due candidati per una poltrona (2004).

2. Ha vinto due Oscar. Nel corso della sua carriera Hackman ha collezionato un totale di cinque candidature al premio Oscar, tre come miglior attore non protagonista e due per il miglior attore protagonista, vincendo poi il premio in due di queste occasioni. La prima fu nel 1972 come protagonista per Il braccio violento della legge, mentre la seconda nel 1993 come non protagonista per Gli spietati.

3. Ha partecipato al doppiaggio di alcuni film. Oltre ad aver recitato nei film di Superman nel ruolo di Lex Luthor, per il quarto titolo della serie l’attore si cimentò anche con il doppiaggio del personaggio Uomo Nucleare, villain del film. Nel 1998 dà invece voce al Generale Mandibola, cattivo principale del film d’animazione Z la formica (1998), a cui partecipano anche Jennifer Lopez e Sylvester Stallone.

Gene Hackman Superman

Gene Hackman è stato Lex Luthor in Superman

4. Non voleva tagliarsi i baffi. Tratto caratteristico dell’attore sono i suoi baffi. Particolarmente legato a questi, Hackman non voleva saperne di tagliarli per il ruolo di Lex Luthor in Superman. Il regista Richard Donner riuscì però a convincerlo affermando che se l’attore si fosse tagliato i baffi, anche lui si sarebbe rasato i suoi. A quel punto Hackman acconsentì, per poi scoprire che Donner in realtà non portava i baffi, e quelli sfoggiati al loro incontro erano finti.

5. Inizialmente aveva timore a ricoprire tale ruolo. Quando ad Hackman fu proposto il ruolo del villain del film, egli si dimostrò riluttante ad accettare. Temeva infatti che tale personaggio e tale film avrebbero compromesso la sua carriera di attore serie. Dopo che ebbe saputo che anche il grande Marlon Brando aveva firmato per un ruolo, però, si decise a prendervi parte.

Gene Hackman e Will Smith

6. Hanno lavorato insieme in un film. Nel 1998 Hackman viene convinto dopo diversi rifiuti a recitare nel film thriller Nemico pubblico. Venuto a sapere del suo coinvolgimento, l’attore Will Smith accettò una paga ridotta pur di poter prendere parte al progetto e recitare insieme ad Hackman.

Gene Hackman in Colpo vincente, un film sul basket

7. Ha avuto numerosi litigi con il regista. Nel 1986 l’attore interpreta l’allenatore Norman Dale nel film Colpo vincente. Questo è incentrato sulla figura di Dale, ex allenatore di basket in rovina che in seguito ad un violento litigio finisce con l’essere licenziato e allontanato dall’ambiente. Hackman possiede un carattere notoriamente difficile. Il regista del film, David Anspaugh, ha a tal proposito raccontato di aver vissuto in modo piuttosto conflittuale il periodo del set. Tra lui e Hackman si svolgevano infatti continui litigi, che fecero temere al regista per il proprio posto e la propria salute mentale.

Gene Hackman basket

La moglie di Gene Hackman

8. Si è sposato due volte. Ben prima di diventare celebre, l’attore si sposò nel 1956 con una donna di nome Fay Maltese. Da lei ebbe tre figli: Christopher Allen, Elizabeth Jean e Leslie Anne. Divorziarono nel 1986 dopo trent’anni di matrimonio. Nel 1991 si risposò con la musicista Betsy Arakawa, con cui era fidanzato da sette anni e alla quale è stato legato fino alla morte.

Le cause della morte di Gene Hackman

9. C’è un mistero sulla sua morte. Il 27 febbraio 2025 Hackman e la moglie Arakawa sono stati trovati morti nella loro casa di Santa Fe, nel New Mexico. Non ci sono indicazioni immediate di un atto criminale, secondo le autorità, anche se l’ufficio dello sceriffo non ha immediatamente fornito una causa del decesso. Sui corpi dei due non sembrano esserci segni di violenza, né sono stati trovati biglietti di addio. Al momento permane dunque il mistero su cosa sia effettivamente capitato alla coppia.

L’età e l’altezza di Gene Hackman

10. Gene Hackman è nato a San Bernardino, in California, Stati Uniti, il 30 gennaio 1930. È scomparso in un giorno imprecisato di febbraio 2025 all’età di 95 anni. L’attore era alto complessivamente 1,87 metri.

Fonte: IMDb

Scissione stagione 2, la spiegazione dell’episodio 7: cosa significa il flashback?

L’episodio 7 della seconda stagione di Scissione è una delle puntate più stimolanti della serie, con tutto, dai flashback dettagliati sul passato di Mark e Gemma alle sconvolgenti rivelazioni sul piano di prova. Ogni nuovo episodio della seconda stagione di Scissione sembra superare i suoi predecessori. L’episodio 7 continua questa tendenza accompagnando gli spettatori attraverso alcune delle migliori immagini della serie, svelando al contempo dettagli sorprendenti su cosa sta realmente accadendo nella storia principale. Come tutte le puntate di Scissione, anche l’episodio 7 lascia gli spettatori con più domande che risposte.

Tuttavia, lascia abbastanza spazio al pubblico per elaborare molte solide teorie sullo scopo di Lumon, il piano di prova, il destino di Gemma e il futuro di Mark. Succedono molte cose nel nuovo episodio dello show fantascientifico di Apple TV+, rendendo difficile tenere il passo con ogni sviluppo della trama e rivelazione che presenta. Per questo motivo, sembra necessaria una ripartizione dettagliata di tutte le principali progressioni narrative nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione.

Cosa rivela il flashback finale nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione sulla “morte” di Gemma

La verità sul destino di Gemma rimane un mistero

Nell’ultimo flashback nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione, Gemma chiede a Mark se sarebbe interessato a partecipare a una festa con lei. Mark, tuttavia, sembra troppo preso dal suo lavoro e chiede a Gemma di andare senza di lui. Prima di andarsene, Gemma gli assicura che tornerà entro le 22:00. Pochi istanti dopo, le auto della polizia arrivano davanti alla casa di Mark, suggerendo che sono lì per informarlo dell’incidente e della morte di Gemma. L’espressione preoccupata di Mark e lo sguardo di diniego quasi confermano che gli hanno dato la notizia della morte della moglie.

L’episodio 2 della stagione 2 di Scissione presentava una scena in cui Mark diceva esplicitamente a Devon di aver visto il corpo di Gemma e di aver confermato che era lei dopo la sua morte. In un altro episodio recente, Reghabi ha lasciato intendere che Lumon potrebbe aver rubato i corpi di individui morti dall’obitorio della città per fare esperimenti su di loro. Questi dettagli suggeriscono che Gemma potrebbe essere effettivamente morta nell’incidente d’auto e Lumon ha trovato un modo per rianimarla. Tuttavia, ciò che rimane poco chiaro è come l’abbiano riportata in vita. La versione di Gemma sul pavimento del test ricorda Mark e vuole tornare da lui.

Il fatto che abbia ricordi della sua vita prima di Lumon suggerisce che è ancora la Gemma che Mark conosceva nel mondo esterno. Il flashback finale dell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione solleva anche domande su cosa abbia causato l’incidente. Lumon lo ha orchestrato intenzionalmente? Oppure Gemma era coinvolta nel piano di Lumon di fingere la sua morte? Molte di queste domande rimangono senza risposta, ma gli altri flashback dell’episodio 7 apparentemente lasciano spazio a qualche speculazione.

La storia passata di Mark e Gemma in Scissione spiegata

Mark è stato associato a Lumon molto più a lungo di quanto non creda

Il flashback rivela che Mark e Gemma stavano cercando di avere un figlio. Tuttavia, le cose hanno preso una piega inaspettata per la coppia quando Gemma ha avuto un aborto spontaneo. Hanno provato a seguire la strada della fecondazione in vitro chiedendo aiuto a una clinica per la fertilità locale, ma anche questo non ha funzionato. È allora che Gemma apparentemente si è coinvolta con Lumon. In un flashback, ha un set di carte Chikai Bardo, una delle quali è stata rubata da Dylan dal reparto O&D nella stagione 1 di Scissione. “Penso di essere entrata nella mailing list della clinica”, dice, suggerendo che la clinica le ha inviato le carte per aiutarla a riprendersi.

La clinica a cui Gemma fa riferimento sembra essere gestita da Lumon. Promettendole che avrebbero potuto aiutarla a gestire il dolore della sua gravidanza fallita, la clinica Lumon deve aver convinto Gemma ad accettare di iscriversi ai loro esperimenti. “E allora cosa succederà una volta che sarò stata in tutte le stanze?” chiede in una scena, lasciando intendere che spera chiaramente di ottenere qualcosa dal suo incarico con Lumon.

Nel flashback in cui Gemma e Mark entrano nella clinica, anche il Dottore del piano di collaudo appare brevemente sullo sfondo. Ciò apparentemente conferma che Lumon aveva messo gli occhi su Mark e Gemma molto tempo fa.

Il modo in cui Gemma collabora con i lavoratori di Lumon nel piano di collaudo suggerisce che, in una certa misura, è disposta a sopportare qualsiasi cosa stiano cercando di ottenere dai loro esperimenti su di lei. Tuttavia, alla fine dell’episodio, anche lei diventa sospettosa e attacca il Dottor Mauer prima di correre fuori dall’edificio Lumon. Sfortunatamente, per lei, si trasforma nella Sig. ra Casey pochi istanti prima di arrivare alla “Exports Hall” e dimentica tutto della sua vita come Gemma.

Spiegazione dello scopo delle stanze nel piano di collaudo

Ogni stanza innesca un nuovo Innie per Gemma

Il Dottor Mauer rivela che Gemma ha visitato sei stanze nel piano di collaudo durante il giorno: “La stanza Billings, la stanza Lucknow, St. Pierre, Cairns, Zurigo e la stanza Wellington”. Quando le chiede se ricorda qualcosa delle stanze, lei gli assicura di non ricordare nulla. Per ogni stanza, a Gemma viene assegnato un vestito specifico, che le consente di associare ogni stanza a un capo di abbigliamento. Grazie a questo, anche prima di entrare nella stanza Wellington, la associa a qualcosa di brutto e lo riconosce dicendo “Oh m**da!” non appena posa gli occhi sul suo vestito per la stanza.

I nomi delle seguenti stanze sono stati rivelati finora:

Allentown
Dranesville
Siena
Lucknow
Loveland
Wellington
St. Pierre
Zurigo
Cold Harbor

Quando entra nella stanza Wellington, si trasforma in un’innie che sembra aver paura del Dottore. Scissione ha stabilito che le innie sono “create” da Lumon per esistere “eternamente” in uno spazio specifico. Ciò suggerisce che l’innie della stanza Wellington ha trascorso tutta la sua vita a ricevere cure dentistiche, il che spiega perché teme il Dottor Mauer e gli chiede una pausa. In un’altra stanza, Gemma apparentemente si trasforma in un’innie completamente diversa e sperimenta una simulazione che coinvolge un aereo turbolento.

Lumon apparentemente cerca di verificare se qualcuno dei ricordi traumatici innie trapelano nella coscienza di Gemma.

Nella stanza di Allentown, si ritrova a vivere un Natale eterno, dove un uomo, che finge di essere il suo partner, le chiede di scrivere biglietti di ringraziamento di Natale con la sua mano non dominante. Sembra che tutte le stanze sottopongano i suoi specifici innie a traumi e torture. Facendo questo, Lumon apparentemente cerca di verificare se qualcuno dei ricordi traumatici innie trapelano nella coscienza di Gemma. Poiché Gemma sperimenta solo dolore fisico dalle stanze senza ricordi della causa, Drummond riconosce che le barriere di separazione stanno tenendo.

La stanza di Cold Harbor spiegata: cosa c’è dentro?

È l’unica stanza in cui Gemma non è mai stata

Gemma dice che la stanza di Cold Harbor, che in precedenza non aveva nemmeno un nome, è l’unica stanza in cui non è mai stata. Quando chiede al Dottore cosa succederà dopo aver visitato quella stanza, lui dice: “Vedrai di nuovo il mondo e il mondo vedrà te”. In risposta, chiede se potrà tornare da Mark dopo la stanza di Cold Harbor. Con suo sgomento, il dottor Mauer dà una risposta criptica, dicendo: “Mark trarrà beneficio dal mondo che stai creando”. Mentre solo il tempo ci dirà cosa contiene la stanza di Cold Harbor, apparentemente completerà il test che Lumon ha condotto su Gemma.

Poiché il nome di ogni stanza corrisponde a un file su cui l’innie di Mark ha lavorato nel dipartimento MDR, è difficile non credere che Mark abbia inconsapevolmente “progettato” gli innie di Gemma. Ciò significa che anche Cold Harbor avrà un’altra innie distinta Gemma, che sarà sottoposta a un test finale. La stanza di Cold Harbor apparentemente determinerà l’efficacia della procedura di separazione, aiutando Lumon a capire se le barriere di separazione reggono anche quando gli innie sono esposti ad alcune delle situazioni più traumatiche.

Perché il Dottore mente a Gemma su Mark

Sembra che stia conducendo un test su di lei

Quasi a metà dell’episodio 7 della seconda stagione di Scissione, il Dottore apparentemente gioca con la mente di Gemma, sostenendo che Mark è andato avanti. Cerca anche di convincerla che anche lei si è innamorata di qualcun altro da una delle stanze del piano di test. Gemma non gli crede e gli fracassa la testa con una sedia prima di tentare di lasciare Lumon. Il Dottor Mauer apparentemente fa questo per rendere Gemma più accondiscendente, temendo che il suo desiderio di riunirsi a Mark possa renderla ribelle.

Potrebbe averlo fatto anche per verificare se ricordava qualcosa delle stanze. Chiedendole se si sente più incline a una delle stanze, spera di capire se i suoi ricordi intimi di una di esse sono trapelati nella sua coscienza. La rabbia di Gemma verso le affermazioni del Dottore conferma che non ricorda nulla delle stanze.

Il significato di “Chikai Bardo” spiegato

La morte dell’ego è un tema ricorrente nell’episodio 7 della seconda stagione di Scissione

Dopo la gravidanza fallita, Gemma riceve lettere dalla clinica per la fertilità che stava aiutando lei e Mark con il trattamento di fecondazione in vitro. Il flashback richiama l’attenzione su una delle carte che Gemma riceve per posta, che è simile a quella che Dylan aveva rubato dall’O&D nella prima stagione di Scissione. Quando Mark vede la carta e dice che mostra un uomo che colpisce qualcuno, Gemma spiega che rappresenta “Chikai Bardo”, la morte dell’ego. Gli dice che la carta rappresenta la lotta di una persona con i propri demoni.

Secondo il buddismo, il bardo si riferisce a uno stato liminale tra la vita e la morte. Esistono sei stati di bardo, che rappresentano il viaggio di una persona dalla nascita alla rinascita. “Chikai Bardo” è il quarto, che segna l’inizio del processo di morte. È un passaggio fondamentale che implica la dissoluzione del sé o dell’ego. Perfino la posa dell’uomo sulla carta “Chikai Bardo” è chiamata Virabhadrasana Warrior Pose II, che è una delle tre pose che servono come metafore per la morte dell’ego.

Poiché la morte dell’ego è un tema così ricorrente nell’episodio di Scissione, è difficile non credere che sia qualcosa che Lumon vuole che Gemma raggiunga.

Prima che Gemma colpisca il dottor Mauer con una sedia, tira fuori dallo scaffale La morte di Ivan Il’ič di Lev Tolstoj, che parla anche di un uomo che comprende il vero scopo della sua vita durante i suoi ultimi giorni lasciando andare il suo ego e la vita artificiale. Poiché la morte dell’ego è un tema così ricorrente nell’episodio di Scissione, è difficile non credere che sia qualcosa che Lumon vuole che Gemma raggiunga. Potrebbero cercare di creare esseri umani più evoluti attraverso questi esperimenti. Oppure, potrebbero essere spinti da qualcosa di ancora più sinistro.

Cosa intende Drummond quando dice che dovranno dire addio a Gemma

Potrebbero non aver bisogno di Gemma una volta completato il progetto

Mentre osserva i progressi di Gemma attraverso uno schermo, Drummond dice che alla fine dovranno dirle addio. I cenni a “Chikai Bardo”, alla Virabhadrasana Warrior Pose II e al libro di Leo Tolstoy suggeriscono anche che Gemma sperimenterà un certo tipo di morte una volta completato il progetto Cold Harbor. Tuttavia, solo il tempo dirà se questa sarà una morte letterale o metaforica e come avrà un impatto sulla narrazione di Mark.

Perché Devon vuole chiamare Harmony Cobel per aiutare Mark e la reazione di Reghabi spiegata

Si rende conto che Cobel sa molto di più su Lumon di chiunque altro

Nella stagione 1 di Scissione, Devon ha incontrato Gabby Arteta al Demora Birthing Retreat. Con sua sorpresa, Gabby non è riuscita a riconoscerla quando l’ha incontrata fuori dal ritiro. Devon collega i puntini nella stagione 2 di Scissione e si rende conto che Gabby è stata probabilmente amputata, consentendo al suo innie di sopportare il dolore della gravidanza mentre il suo outie è libero dal trauma del parto. Rendendosi conto che questo potrebbe aiutarli a entrare in contatto con l’innie di Mark, suggerisce di andare alle cabine del ritiro.

Pensa anche di chiamare Cobel, ma Reghabi si infuria all’idea. L’ex chirurgo di Lumon afferma che Cobel è stato cresciuto da Lumon, suggerendo che Cobel è stato coinvolto nell’azienda fin da un’età molto giovane. Reghabi alla fine se ne va quando Devon cerca di chiamare Cobel, ma Devon sembra convinto che l’ex caposala troncato potrebbe essere in grado di aiutarli. Nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione, Devon considera di chiamare Cobel perché capisce che lei ne saprebbe molto di più su Lumon di loro e che potrebbero trarre beneficio dalla sua conoscenza.

La Conversazione con Gene Hackman torna al cinema dal 10 al 16 marzo

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Per celebrare la memoria del grande Gene Hackman, Lucky Red riporta al cinema, per la prima volta in versione restaurata in 4k, La Conversazione di Francis Ford Coppola.

Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1974, tre nomination agli Oscar e quattro ai Golden Globe, un thriller psicologico diventato nel tempo un film di vero culto.

Sulle note della suggestiva colonna sonora composta da David Shire e con lo straordinario montaggio sonoro di Walter Murch, un indimenticabile Gene Hackman – volto alienato, baffi, impermeabile e sassofono – veste i panni del paranoico Harry Caul, esperto di sorveglianza elettronica alle prese con un caso che potrebbe avere conseguenze drammatiche e che lo fa sprofondare in una profonda crisi di coscienza.

Scritto, prodotto e diretto da Francis Ford Coppola, dichiaratamente in parte ispirato a Blow-Up di Michelangelo Antonioni e girato nell’intervallo tra il primo e il secondo capitolo de Il Padrino, La Conversazione fu considerato un film profetico, avendo preceduto il Watergate, lo scandalo delle intercettazioni che fece cadere l’amministrazione Nixon. Di fatto, uno dei suoi film più personali e sperimentali. Accanto a Gene Hackman, un cast di vere stelle, tra cui John Cazale, Robert Duvall e un giovanissimo Harrison Ford

Ricco di colpi di scena, immerso in un’atmosfera noir in un crescendo di tensione tra senso di segretezza e senso di colpa, La conversazione è una riflessione profonda sulla solitudine e sull’invadenza della tecnologia, ancora attualissima a cinquant’anni dalla prima uscita del film in sala.

A Real Pain, la spiegazione del finale: a che punto è la relazione tra Benji e David?

A Real Pain (qui la nostra recensione) ha un finale ambiguo dopo una storia tanto esilarante quanto seria. Jesse Eisenberg dirige, scrive e recita nel film commedia-drammatico. Interpreta il riservato e ansioso David Kaplan, che viaggia in Polonia con il suo carismatico e tormentato cugino Benji Kaplan (Kieran Culkin). Si uniscono a un gruppo di turisti che hanno intenzione di visitare i luoghi dell’Olocausto e intendono anche visitare la casa in cui la loro nonna ha vissuto in Polonia. Le recensioni di A Real Pain sono state estremamente positive da quando il film ha debuttato al Sundance Film Festival del 2024. Eisenberg ha ricevuto consensi per la sua regia, la sua sceneggiatura e per la sua interpretazione di David, e il film si è rivelato uno dei migliori film di Kieran Culkin, il che lo ha portato a vincere tutti i premi della categoria da non protagonista di questa stagione dei premi e si avvia a vincere molto probabilmente anche il premio Oscar. La relazione tra David e Benji, già tesa, viene messa alla prova durante i loro viaggi e si sviluppa verso una conclusione in gran parte aperta.

Perché Benji è ancora all’aeroporto nel finale di A Real Pain

Ci sono diverse interpretazioni

Jesse Eisenberg dirige A Real Pain

Dopo essere tornato dalla Polonia, David suggerisce a Benji di tornare a casa con lui o almeno di condividere un taxi insieme. Benji rifiuta queste offerte e dice a David che per ora rimarrà all’aeroporto. L’ultima inquadratura di A Real Pain vede Benji ancora seduto all’aeroporto che guarda vari sconosciuti. Mentre il finale è intenzionalmente ambiguo, il fatto che Benji sia ancora all’aeroporto indica che si sente ancora fuori posto, insicuro su come andare avanti con la sua vita e ha bisogno di più tempo per elaborare le sue emozioni prima di fare il passo successivo.

È possibile che Benji sia ancora all’aeroporto perché è senza casa. All’inizio del film, è già all’aeroporto molto prima che arrivi David e ogni volta che David prova a chiamare il telefono di Benji, è sempre irraggiungibile. Culkin ha un’altra interpretazione del finale che ha condiviso allo SCAD Film Festival del 2024 (tramite Blavity), ovvero che l’inquadratura finale è ciò che David immagina accada a Benji dopo averlo lasciato, poiché ha paura di immaginare cosa potrebbe fare Benji dopo aver lasciato l’aeroporto.

Cosa trovano David e Benji a casa della nonna in Polonia

Non va come previsto

Dopo aver trascorso la maggior parte del film con il loro gruppo di turisti, David e Benji si separano da loro per visitare la casa in cui è cresciuta la nonna. Nessuno dei due cugini è sicuro di cosa si aspettassero di trovare, ma la casa si rivela insignificante. Tuttavia, suscita in Benji un ricordo di quando la nonna gli ha dato uno schiaffo, che lui sostiene essere la cosa migliore che gli sia mai capitata. David suggerisce di mettere una pietra sul portico di casa per commemorare il fatto che erano lì. Prende questa idea dalla tradizione ebraica di mettere pietre sulle tombe. La nonna di David e Benji viveva nella città polacca di Krasnystaw.

Mettere delle pietre davanti alla casa cattura l’attenzione di un vicino che non parla inglese, costringendo il figlio a tradurre. I cugini chiariscono che hanno messo le pietre lì come gesto sentimentale, mentre il figlio spiega che, indipendentemente da ciò, devono spostarle perché sono un pericolo e l’anziana donna che vive nella casa ora potrebbe inciamparci. Come gran parte del film, il viaggio a casa della nonna non va come previsto e non fornisce la conclusione che ci si aspetta.

Perché David ha smesso di andare a trovare Benji in A Real Pain

Responsabilità e tragedia li hanno allontanati

A Real Pain recensione film
A Real Pain recensione film – Cortesia di Searchlight

Quando David e Benji erano più piccoli, erano molto uniti e facevano tutto insieme, un fatto che Benji menziona agli altri membri del gruppo turistico all’inizio. Crescendo, il loro rapporto cambiò, mentre David si concentrava sulla moglie, sul figlio e sulla carriera, e Benji faceva fatica a trovare la sua strada. David smise di andare a trovare Benji e iniziarono ad allontanarsi sempre di più sei mesi prima del loro viaggio in Polonia, quando Benji cercò di togliersi la vita con dei sonniferi.

David non riusciva a smettere di immaginare la vista di Benji svenuto sul divano dopo la sua overdose. È ossessionato da questa immagine, è consumato dalla paura di ciò che Benji farà e non riesce a stare con suo cugino per mesi. Dall’esprimere questi sentimenti all’offrire a Benji di tornare a casa con lui, David cerca di fare ammenda. I cugini si abbracciano emozionalmente nella loro ultima scena insieme e il viaggio li ha riavvicinati, ma c’è ancora molto su cui entrambi devono lavorare.

Come Benji cambia i futuri tour dell’Olocausto

James applica il feedback di Benji

Durante il loro tour in Polonia, la guida turistica, James (Will Sharpe) e il compagno di tour Eloge (Kurt Egyiawan), trascorrono molto tempo a condividere i numerosi fatti che conoscono sull’Olocausto, la Polonia e la storia del popolo ebraico. La frustrazione di Benji per questo raggiunge il punto di rottura quando il gruppo si trova in un cimitero ebraico. Critica James per aver fatto in modo che il tour trattasse la devastazione dell’Olocausto come se fosse poco più di un elenco di fatti e statistiche, e che ci dovrebbe essere più enfasi sulla connessione autentica e l’emozione con la storia.

Quando il gruppo in seguito si reca al campo di concentramento nazista di Majdanek, James prende a cuore le parole di Benji scegliendo di offrire solo informazioni minime e di consentire al gruppo di camminare in modo più silenzioso e autentico attraverso il campo dove un tempo si verificarono innumerevoli orrori. Prima che David e Benji lascino il gruppo per visitare la casa della nonna, James esprime a Benji che è grato per il feedback onesto che ha cambiato la sua prospettiva e per come guiderà i tour dell’Olocausto in futuro.

Il vero significato del finale di A Real Pain

La condizione umana è complessa

Jesse Eisenberg e Kieran Culkin in A Real Pain – Cortesia di Searchlight Pictures

I personaggi di A Real Pain affrontano una storia che pone domande difficili senza fornire risposte facili. Alcune di queste domande sono specifiche dell’Olocausto, con le critiche di Benji che evidenziano i pericoli del turismo dell’Olocausto che ha il pericoloso potenziale di disumanizzare la vera sofferenza e la storia di ciò che è realmente accaduto. Studiare e rivisitare questa storia è intrecciato con un dolore personale e collettivo, che è ulteriormente amplificato dal dolore che David e Benji stanno vivendo per la scomparsa della nonna e che stanno cercando di elaborare a modo loro.

Oltre a porre domande difficili sull’Olocausto, il film pone domande sull’identità e sul dolore. David cerca di seppellire il suo dolore e concentrarsi sulle sue responsabilità perché crede che il suo dolore sia insignificante, mentre Benji affronta il suo dolore in modi spesso autodistruttivi. Cercano di connettersi con le loro radici mentre si riconciliano con le loro identità, ma come si vede dalla scena a casa della nonna, non è così semplice come pensavano che sarebbe stato. A Real Pain pone domande difficili sulla condizione umana a cui non si può mai rispondere completamente.

High Potential, spiegazione del finale: è in arrivo una seconda stagione?

High Potential di Disney+ si conclude con l’episodio 13, offrendo un finale ricco di sviluppi futuri piuttosto che di soluzioni definitive. Il rinnovo della serie per una seconda stagione influenza il finale dell’episodio 13, Let’s Play, che lascia volutamente irrisolti sia il caso della settimana sia le trame più ampie che coinvolgono Roman. Ed è una scelta vincente. La serie di ABC si è rivelata un grande successo e ha meritato gli elogi, nonostante alcune imperfezioni.

Il finale evita gran parte di questi problemi, in quanto è talmente ricco di eventi da non lasciare spazio a pause. La trama principale ruota attorno a un rapimento che ricorda Squid Game, mentre la storia di Roman subisce un’accelerazione mai vista prima nella stagione. Potremmo iniziare proprio da qui.

Roman era un informatore dell’FBI

Domenick Lombardozzi torna in Let’s Play con un cameo nei panni del losco “concierge” Gio, che fornisce a Morgan nuove informazioni sul suo ex marito. Viene alla luce un collegamento con una donna di nome Lila Flynn: l’agente speciale Oliver, ex partner di Karadec, rivela infatti che Lila era un’agente dell’FBI sotto copertura, assassinata 15 anni prima.

Come di consueto, questa rivelazione occupa poco tempo sullo schermo ed è gestita in poche scene, ma appare molto più significativa del solito. Inoltre, coinvolge più personaggi, tra cui Oliver, che avevamo già incontrato in circostanze diverse, aggiungendo maggiore profondità alla narrazione.

Alla fine dell’episodio, Karadec decide di agire in prima persona, apparentemente per proteggere Morgan, che si era spinta a collaborare pericolosamente con Gio al di fuori del LAPD. Così scopre che Roman è ancora vivo e che ha un legame con l’FBI, un dettaglio che apre scenari inaspettati sul suo passato e sulle ragioni della sua scomparsa.

Riunire la squadra

Gran parte del finale segue questa direzione. Un imminente gala della polizia funge da cornice per diverse sottotrame personali: tra queste, il ritorno temporaneo di Tom nel gruppo e la rivelazione di dettagli inediti su Oz e i suoi inconsapevoli legami con un rapitore seriale.

L’episodio 13 di High Potential brilla nel costruire sulle dinamiche già esistenti tra i personaggi, facendo sorgere spontanea la domanda sul perché la serie non abbia utilizzato più spesso questa strategia, anziché riservarla solo al finale. Ma poco importa.

Oz, si scopre, frequentava in segreto un gruppo di supporto per affrontare la morte del padre, con la sola Daphne a conoscenza di ciò. Il principale sospettato del rapimento è un uomo di nome David, che sembra prendere di mira proprio i membri di quel gruppo. Tuttavia, uno dei colpi di scena del finale è che David non è affatto il colpevole, sebbene tutto lasci intendere il contrario per gran parte dell’episodio. Il tema del lutto – vissuto da David, Oz e le vittime – diventa quindi un filo conduttore della vicenda.

Tutto ciò porta a un momento estremamente teso: Oz viene rapito, e per un attimo sembra davvero che possa morire, una scelta che sarebbe stata decisamente audace. Alla fine si salva, ma l’esperienza lascia il segno. High Potential dovrebbe osare di più nel mettere a rischio i suoi protagonisti.

Morgan ha trovato il suo Moriarty

Mi sono spesso lamentato del fatto che per Morgan tutto fosse fin troppo semplice in questa serie. Devo ammettere, però, di non aver considerato la possibilità che potesse affrontare qualcuno alla sua stessa altezza. Let’s Play introduce per lei una sorta di Moriarty, un rapitore dotato di un’intelligenza straordinaria, forse persino superiore alla sua.

L’elemento dei giochi ricorda Squid Game, mentre le situazioni di corsa contro il tempo rimandano a Saw e ad altre opere simili. Tuttavia, ciò che vediamo davvero è una battaglia di ingegno: un villain in stile Enigmista che lascia indizi sempre più criptici da decifrare. Questo aspetto conferisce al finale un’energia particolare.

Ma la scelta davvero coraggiosa è stata chiudere la prima stagione con Morgan dalla parte perdente. Ha appena incontrato e persino flirtato con il vero rapitore, senza nemmeno rendersene conto. È un ottimo punto di partenza per la seconda stagione e, al tempo stesso, risolve la mia vecchia critica sul fatto che tutto vada sempre liscio per Morgan. Oltre alla minaccia per lei e la sua famiglia, dovrà ora affrontare la prospettiva di aver trovato la sua vera nemesi intellettuale.

Spazio per la crescita

Se non altro, il finale di High Potential dà l’impressione di una serie che sta trovando la sua vera identità. È strutturato in modo tale che la seconda stagione appaia una prospettiva entusiasmante, non solo grazie all’introduzione di un antagonista formidabile per Morgan, ma anche per le opportunità di crescita di tutto il cast.

Come potrebbe cambiare la dinamica familiare di Morgan con il possibile ritorno di Roman? Quali saranno le conseguenze sulla sua relazione con Tom? E la scintilla romantica con Karadec potrebbe complicare ulteriormente la situazione?

C’è molto a cui pensare, ma avere così tante possibilità aperte è un punto di forza. Questo attenua la frustrazione per il finale irrisolto. In genere, quando una serie sceglie questa strada, può essere rischioso, ma nel caso di High Potential, il rinnovo già confermato permette di giocare con sicurezza. Speriamo che la seconda stagione sappia sfruttare al meglio quanto costruito finora e riesca a soddisfare il pubblico, che senza dubbio aspetterà con impazienza il suo ritorno.

Running Point, spiegazione del finale: cosa succederà alla squadra di basket di Kate Hudson?

Running Point, la nuova serie comica sul basket con Kate Hudson, è finalmente arrivata su Netflix, e il finale della prima stagione lascia spazio a interessanti sviluppi per una potenziale seconda. La serie, composta da dieci episodi, ha ricevuto un’accoglienza mista su Rotten Tomatoes, ma ciò non ne ha impedito la popolarità. Con una premessa originale, Running Point esplora diverse direzioni narrative, intrecciando le storie dei membri della famiglia Gordon, che si scontrano nel finale della prima stagione.

La trama di Running Point

La serie segue Isla Gordon (Kate Hudson), figlia dell’ex presidente dei Los Angeles Waves, Jack Gordon. Dopo che suo fratello Cam viene coinvolto in uno scandalo e mandato in riabilitazione, Isla viene inaspettatamente nominata presidente della squadra. Nel suo nuovo ruolo, deve affrontare il sessismo dell’industria del basket e guidare i Waves verso il successo, con l’aiuto dei suoi fratelli e del resto del cast. Running Point è stata paragonata a Ted Lasso, ma il finale della prima stagione dimostra quanto le due serie siano diverse.

Il finale della prima stagione di Running Point

Le Waves perdono ai playoff

Dopo aver superato molte difficoltà, Isla riesce a portare i Waves fino alla settima partita dei playoff. Tuttavia, con grande sorpresa, la squadra perde e la stagione si conclude prima del previsto. Questo colpo è particolarmente duro per Isla, che è ancora scossa dall’abbandono del suo fidanzato avvenuto un mese prima. Dopo la partita, nello stadio ormai vuoto, Isla ha una conversazione con l’allenatore Jay Brown, e i due si baciano.

Poco dopo, Isla torna nel suo ufficio e trova una sorpresa: Cam Gordon è lì. Dopo essere stato ricoverato in riabilitazione nell’episodio 1, Cam sembra essere uscito durante gli eventi dell’episodio 10 e ha apparentemente ripreso il suo vecchio ruolo, forse come reazione alla sconfitta dei Waves. Nel frattempo, Travis rimane in cura, Jackie viene accolto ufficialmente nella famiglia Gordon, Sandy e il suo ex fidanzato tornano insieme, e la squadra inizia a prepararsi per la prossima stagione.

Il ritorno di Cam Gordon: è di nuovo presidente?

Il finale si chiude con un colpo di scena: Cam è seduto sulla sedia di Isla nel suo ufficio, suggerendo di aver ripreso il suo vecchio incarico ai Waves. Questo è sorprendente, dato che era stato lui stesso a nominare Isla come sua sostituta. Nessuno si aspettava un ritorno così rapido, e se inizialmente Sandy e Ness volevano estromettere Isla, ora nessuno sembra contento del ritorno di Cam.

Cam potrebbe voler rimediare ai fallimenti dell’amministrazione di Isla, che pur avendo ottenuto risultati migliori rispetto agli anni precedenti, ha dovuto affrontare ostacoli come il sessismo e la sconfitta nei playoff. Potrebbe anche aver sempre pianificato di tornare, indipendentemente dai risultati di Isla. La sua presenza creerà sicuramente tensioni nella squadra e nella famiglia, ponendo le basi per una seconda stagione carica di conflitti.

Il triangolo amoroso: Isla, Lev e Coach Brown

Nel penultimo episodio, Lev lascia Isla e rompe il fidanzamento a causa della sua dedizione al lavoro. Quando inizia l’episodio 10, è passato un mese e Lev non è più tornato. Tuttavia, il finale prende una svolta inaspettata: dopo la sconfitta, Isla bacia Coach Brown. Questo potrebbe dare vita a un triangolo amoroso nella seconda stagione, con Isla divisa tra il suo ex fidanzato e il suo nuovo interesse sentimentale.

Il significato del finale: le sconfitte contano più delle vittorie

Prima di baciarsi, Isla e Coach Brown discutono della dolorosa sconfitta. Isla si sente una fallita nonostante i successi ottenuti, e Brown le spiega che, nello sport e nella vita, si ricordano più le sconfitte che le vittorie. Questa riflessione aiuta Isla a comprendere meglio i suoi sentimenti.

Questo tema è centrale in Running Point e riguarda molti personaggi: Sandy, Ness e Isla affrontano delusioni sentimentali, Travis combatte la dipendenza e Dyson si scontra con le sue insicurezze sul campo. I personaggi tendono a punirsi per i fallimenti piuttosto che celebrare i loro successi, un aspetto su cui dovranno lavorare in futuro.

Come il finale prepara la seconda stagione di Running Point

Il finale lascia molte trame aperte, pronte per essere esplorate in una possibile seconda stagione:

  • Il ritorno di Cam come presidente e il conflitto con Isla.
  • La relazione tra Isla e Coach Brown, e il possibile ritorno di Lev.
  • Il percorso di riabilitazione di Travis e il suo futuro.
  • L’evoluzione della squadra e le sfide della prossima stagione.

Con questi elementi, Running Point ha tutte le carte in regola per una seconda stagione ricca di colpi di scena.

Sarah Michelle Gellar rende omaggio a Michelle Trachtenberg, sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri

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Sarah Michelle Gellar ha reso omaggio alla sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri, Michelle Trachtenberg, morta il 26 febbraio a 39 anni. Secondo la polizia, la Trachtenberg, che recitava dall’età di tre anni, è stata trovata priva di sensi nel suo appartamento di New York. Naturalmente, tra i tanti tributi che le sono stati rivolti, quello della Gellar era il più atteso, dato il legame che ha unito le due nel corso della serie che le ha rese celebri.

Sarah Michelle Gellar saluta Michelle Trachtenberg

Michelle, ascoltami. Ascolta. Io ti amo. Ti amerò sempre. La cosa più difficile in questo mondo, è viverci. Sarò coraggiosa. Vivrò… per te”, ha scritto Sarah Michelle Gellar su Instagram accompagnata da una galleria di foto delle due attrici insieme nella serie. La frase è una citazione ripresa proprio dalla quinta stagione di Buffy l’Ammazzavampiri, dove però in quel caso era il personaggio della Gellar (Buffy) a chiedere a quello della Trachtenberg (Dawn) di vivere per lei.

Sappiamo che la causa del decesso di Michelle Trachtenberg rimarrà indeterminata poiché la sua famiglia ha rifiutato l’autopsia, come ha confermato Variety. Le famiglie possono rifiutare l’autopsia quando non ci sono prove di omicidio o per motivi religiosi. La scomparsa dell’attrice ha rappresentato un duro colpo per i suoi fan, che hanno imparato ad apprezzarla si da quando è entrata a far parte di Buffy l’ammazzavampiri nella quinta stagione, interpretando Dawn Summers, la sorella minore della Buffy di Sarah Michelle Gellar.

Il ruolo, estremamente importante nella serie e confermato poi anche per le stagioni sei e sette, ha reso la Trachtenberg un’icona, nonché una delle attrici più amate dai giovani spettatori di quegli anni. Con il reboot di Buffy l’Ammazzavampiri in programma, era possibile che riprendesse il ruolo di Dawn, ma la sua improvvisa scomparsa spegne ogni speranza a riguardo e getta un’ombra di tristezza sul cuore dei suoi fan.

Heretic: cosa c’è di vero nella disputa su “Creep” dei Radiohead?

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler su Heretic

Il principale antagonista di Heretic (qui la nostra recensione) è il diabolicamente affascinante signor Reed (Hugh Grant). Ossessionato dalla teologia e desideroso di scoprire qual è la verità dietro tutte le religioni, mette alla prova le donne principali di Heretic, Sister Paxton (Chloe East) e Sister Barnes (Sophie Thatcher). Dopo aver invitato le donne mormoni a casa sua, le due non possono andarsene a meno che non si divertano con le lezioni e i test religiosi del signor Reed.

Una teoria proposta dal signor Reed è che tutte le religioni sono una ripetizioni l’una dell’altra, il che significa che sono alla radice uguali. Per dimostrare il suo punto, il signor Reed fa alcuni paragoni con altri esempi di media o giochi popolari che remixano i loro predecessori. Un esempio è la canzone “Creep” della band Radiohead, che il signor Reed canta dopo aver rivelato alle sorelle che è stata copiata da una canzone del 1972 dei The Hollies. Rivela inoltre che le battaglie legali su “Creep” continuano oltre a quella con Lana Del Rey, e queste discussioni su cosa sia originale e cosa sia un remix possono essere applicate alla religione. Il signor Reed non è lontano dalla verità quando si tratta delle sue affermazioni su “Creep”, anche quando le sue argomentazioni sulla religione sono soggette a dibattito.

Creep dei Radiohead ha fatto citare in giudizio la band

“Creep” copia “The Air That I Breathe” degli Hollies?

Come riportato da Digital Music News, negli anni ’90, i Radiohead sono stati minacciati di una causa da Albert Hammond e Mike Hazlewood. Questi due sono gli autori degli Hollies e sostenevano che la loro canzone, “The Air That I Breathe“, fosse stata copiata dai Radiohead, e che il risultato di questa copia fosse proprio “Creep”.

Tuttavia, la causa è stata risolta fuori dal tribunale, quindi i Radiohead sono tecnicamente esenti da colpa. Detto questo, Hammond e Hazlewood hanno ricevuto i crediti di scrittura per la canzone dei Radiohead e continuano a guadagnare una percentuale da “Creep”, di conseguenza. Il fatto che ci fosse la minaccia di una causa legale tra i Radiohead e gli Hollies legittima il Signor Reed all’uso di questo esempio per sostenere la sua teoria in Heretic, poiché c’è una traccia cartacea che conferma le somiglianze tra le canzoni. Ciò che legittima ulteriormente il suo esempio è il modo in cui la storia si ripete quando i Radiohead hanno accusato Lana Del Rey di aver fatto ciò di cui sono stati accusati negli anni ’90.

Lana Del Rey è finita nei guai per aver copiato “Creep”

I Radiohead ripetono la storia con una controversia sul copyright su “Get Free”

Facendo un salto al 2018, i Radiohead notano che la loro canzone “Creep” condivide delle somiglianze con la canzone “Get Free” dall’album di Lana Del Rey Lust for Life. Come riporta Vulture, in base al racconto di Del Rey, la rock band le ha fatto causa per queste somiglianze e Del Rey li ha accusati di essersi impossessati del 100 percento dei diritti di pubblicazione della canzone dopo che lei ha cercato di porgergli un ramoscello d’ulivo, offrendo loro il 40 percento. Gli avvocati dei Radiohead, secondo Vulture, hanno contestato le affermazioni di Del Rey e hanno confermato che c’erano state delle trattative sul copyright tra i musicisti ma non una causa ufficiale.

Le somiglianze alla base di questo problema sono ambigue, e l’editore dei Radiohead conferma che “Get Free” utilizza elementi musicali di “Creep”. Insieme a questa ambiguità, Vulture sottolinea che la questione potrebbe risalire a accordi comuni pregressi, e a quel punto non c’è copyright che tenga. Per questo motivo, le canzoni che condividono alcuni elementi musicali con altre canzoni non sono sempre un remix intenzionale, e questi sostiene invece la contro-argomentazione di Sister Barnes contro l’unica vera teoria religiosa del signor Reed in Heretic.

In che modo Heretic usa la storia vera di “Creep” per sottolineare i suoi temi

Il signor Reed crede che tutte le religioni condividano la stessa origine, proprio come “Creep” e “Get Free”

Il malvagio personaggio di Heretic interpretato da Hugh Grant, il signor Reed, tira fuori il caso del copyright di “The Air That I Breathe”, “Creep” e “Get Free” perché crede che, come queste canzoni, le religioni si remixino a vicenda e siano le stesse nel profondo. Usa anche il gioco da tavolo Monopoly per dimostrare questa affermazione. C’è il gioco originale, The Landlord’s Game, che non ha avuto lo stesso successo del remake, Monopoly. Questo porta poi a una serie di remix di Monopoly con confezioni diverse. Afferma che è anche così che l’ebraismo ha portato al cristianesimo, che si è ramificato in un’ampia varietà di religioni, come il mormonismo.

Heretic
© A24 Films

Nonostante tutti i suoi esempi, allegorie e metafore, Sister Barnes, che ha scelto una fede diversa rispetto a Sister Paxton, trova molte lacune nella sua argomentazione. Il signor Reed sceglie e seleziona ciò che meglio serve alla sua narrazione, ignorando altre prove che potrebbero far sembrare la sua affermazione più debole. Anche il suo paragone con queste canzoni non è così forte come vorrebbe che fosse perché, come nel caso di “Get Free” e “Creep”, le somiglianze presenti non significano che una stia intenzionalmente copiando l’altra.

The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

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The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

Continua il fermento per The Beekeeper 2, con la conferma che Jason Statham tornerà a vestire i panni del protagonista. La produzione del film della Miramax inizierà in autunno e il regista di Io sono nessuno 2, Timo Tjahjanto, prenderà le redini da David Ayer, che ha diretto il primo bizzarro thriller cospirativo (qui la recensione), che ha debuttato lo scorso gennaio e ha incassato 152 milioni di dollari in tutto il mondo.

Statham aveva ventilato la possibilità di un sequel in un’intervista rilasciata prima dell’uscita del primo film, dicendo a Variety: “L’intero film si intensifica in termini di azione. E va incontro a un incredibile, grande crescendo. L’intero mondo [del film] ha una mitologia del mondo dell’apicoltura. Se avessimo la fortuna di fare un sequel, avremmo un intero mondo in cui immergerci”.

Tjahjanto, che attualmente sta lavorando a Io sono nessuno 2 per la Universal, dopo una serie di grandi successi indonesiani (“The Shadow Strays”, “The Night Comes for Us” e “The Big Four”) su Netflix – dirige da una sceneggiatura di Kurt Wimmer, autore del primo film. Oltre a recitare nel film, Statham produrrà il progetto attraverso la sua Punch Palace Productions, insieme a Chris Long che produce per la sua Long Shot Productions. Al momento, però, non sono state fornite maggiori informazioni sulla trama del film né su altri membri del cast.

Di cosa parla The Beekeeper

Nel film, Statham interpreta Adam Clay, un assassino governativo in pensione (un ex agente “Beekeeper” trasformato in un vero e proprio guardiano del nido d’ape) che torna in gioco dopo che un attacco di phishing ha preso di mira la gentile vecchietta (Phylicia Rashad) da cui affitta un fienile, rubando milioni di dollari da un’associazione benefica da lei gestita. Quando Clay entra in modalità assassino nella sua ricerca di vendetta, il film si trasforma nel tipo di action che il pubblico si aspetta da Statham, con il suo burbero giustiziere che si lascia dietro una scia di sangue.

X-Men ’97, la seconda stagione non arriverà prima del 2026

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X-Men ’97, la seconda stagione non arriverà prima del 2026

Alla fine dell’anno scorso, si è diffusa una voce secondo cui l’attesissima seconda stagione di X-Men ’97 non sarebbe stata presentata prima del 2026, e la lunga attesa è stata ora confermata da Brad Winderbaum della Marvel.

“La seconda stagione di X-Men ’97 uscirà nel ’26. Ci stiamo lavorando ora”, racconta Winderbaum a Collider. “È emozionante. Quel mondo degli anni ’90 è semplicemente… Onestamente, non riesco a credere che mi abbiano lasciato farlo. Sono cresciuto alla Marvel, come sai, ho trascorso molto tempo qui e mi sembra di aver speso un sacco di soldi per far rivivere questa cosa che amavo guardare dopo la scuola. Quindi, il fatto che possiamo recitare in quell’universo con quegli attori è onestamente il motivo per cui ho iniziato questo business in primo luogo”.

Quando gli è stato chiesto se potevamo aspettarci di vedere presto altri spettacoli animati, e forse un lungometraggio, Winderbaum è stato più riservato. “È tutto in fase preliminare. Come sapete, stiamo sviluppando più di quanto produciamo, quindi non voglio annunciare nulla prima che sia pronto. Ma spero che ci siano delle cose entusiasmanti all’orizzonte”.

La serie TV X-Men ’97

X-Men ’97 si è rivelato un grande successo di critica e di fan: il finale del 15 maggio, “La tolleranza è l’estinzione, parte 3”, ha raccolto 3,5 milioni di visualizzazioni a livello globale nei primi cinque giorni su Disney+, diventando il finale di serie animata più visto dalla prima stagione di What If…?. I Marvel Studios hanno chiaramente preso atto della popolarità della serie e stanno finalmente procedendo con il tanto atteso reboot degli X-Men in live-action.

Recentemente abbiamo saputo che lo scrittore di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente sarà lo sceneggiatore Michael Lesslie. Per quanto riguarda X-Men ’97, una seconda stagione è attualmente in fase di sviluppo, mentre una terza è in fase di pianificazione, e abbiamo sentito che la Marvel ha tutte le intenzioni di mantenere lo show il più a lungo possibile (non c’è da sorprendersi, viste le statistiche).

La serie ha vinto il Critics Choice Awards 2025 per la migliore serie animata.

Euphoria, Sharon Stone si aggiunge al cast della terza stagione: “Sono onorata di essere euforica”

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Sharon Stone è stata ufficialmente scritturata per la terza stagione di Euphoria. “Non c’è niente di più eccitante che andare a lavorare con questa squadra di talenti entusiasmanti”, ha dichiarato l’attrice in un comunicato. “Dal genio di Sam Levinson alla cruda raffinatezza di questo cast profondamente commovente e di una troupe affiatata. Sono onorata di essere euforica”. I dettagli sul personaggio della Stone non sono ancora stati resi noti, ma con le riprese attualmente in corso potrebbe non volerci molto prima che vengano fornite maggiori informazioni su di lei e sulla storia della terza stagione in generale.

CORRELATE: 

Il cast di Euphoria

La scorsa settimana sono finalmente iniziate le riprese della tanto rinviata terza stagione di Euphoria, la serie drammatica di successo della HBO con protagonista la due volte vincitrice dell’Emmy Zendaya. Anche se i fan dovranno aspettare circa un anno per i nuovi episodi, arrivare a questo punto è un piccolo miracolo, dato che la serie è stata condizionata dallo sciopero della WGA del 2023, dall’impegno del creatore Sam Levinson con l’altra serie HBO, The Idol, e dalla morte inaspettata della star Angus Cloud e del produttore esecutivo Kevin Turen.

Ci sono stati anche dei disaccordi sulla direzione creativa della terza stagione, che hanno fatto slittare la produzione dalla primavera del 2023 al gennaio del 2024, consentendo agli attori di accettare altri lavori. Ora però le riprese sono finalmente partite, con il cast principale di Euphoria include Zendaya, Sydney Sweeney, Jacob Elordi, Hunter Schafer, Storm Reid, Alexa Demie, Colman Domingo ed Eric Dane. Angus Cloud, che ha debuttato nel ruolo di Fezco, è morto all’età di 25 anni nel luglio 2023.

Come noto, la terza stagione di Euphoria, composta da otto episodi e caratterizzata da un salto temporale che porterà i personaggi fuori dalle scuole superiori, debutterà nel 2026, ovvero quattro anni dopo la seconda stagione dello show.

Superman: cosa sappiamo dell’esito delle prime proiezioni di prova interne ai DC Studios?

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Lo scorso dicembre, è stato segnalato che si erano svolte proiezioni di prova interne di Superman presso Warner Bros. Discovery/DC Studios. All’epoca, abbiamo sentito che c’erano preoccupazioni su come il reboot stava prendendo forma. Questo è presumibilmente il motivo per cui le riprese aggiuntive hanno avuto luogo alla fine del 2024, anche se James Gunn ha detto che si tratta di “pickups shot” (rifiniture) composte da “Nessuna scena né ripresa aggiuntiva“. Il tono di Superman è stato paragonato a Captain America: il Primo Vendicatore e La Mummia (ci auguriamo il film del 1999).

Ora, abbiamo un altro aggiornamento da Jeff Sneider. Apparentemente, il montaggio più recente di Superman ha ricevuto un ottimo feedback e ha funzionato molto meglio di quelle proiezioni iniziali. Il motivo principale per cui si svolgono queste proiezioni è capire cosa non funziona in anticipo e, con Gunn che ha preso in considerazione il feedback negativo, sembra che il primo film DCU ne abbia tratto grandi benefici. Ciò fa ben sperare per ciò che vedremo nei cinema quest’estate.

Il regista e dirigente dello studio ha già apportato modifiche al film, cambiando il titolo da Superman: Legacy a Superman. “Ho pensato che forse il titolo desse un senso di retrospettiva”, ha spiegato l’anno scorso. “E non si tratta di guardare indietro. Si tratta di guardare avanti. Quindi, anche se quando vedrete il film capirete da dove viene ‘Legacy’.”

“Riguarda Clark e il suo rapporto con i genitori kryptoniani e il suo rapporto con i genitori umani e di chi è veramente l’eredità?” ha continuato Gunn. “E quindi riguarda questo. Ma penso che come titolo sembrasse troppo ‘retrospettivo’.”

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Kathleen Kennedy parla dei suoi piani per la Lucasfilm e dei futuri film della saga

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Ore dopo che Puck ha lanciato un report secondo cui Kathleen Kennedy intende ritirarsi dalla sua posizione di presidente della Lucasfilm entro la fine dell’anno, la CNN ha parlato con una fonte anonima che affermava il contrario. Ora, anche Deadline si è unito al dibattito, riportando un’intervista alla diretta interessata in cui spiega cosa sta realmente accadendo all’interno della Lucasfilm e anticipa anche i piani per il futuro della saga di Star Wars.

La verità, e voglio dirlo forte e chiaro, è che non mi ritiro. Non mi ritirerò mai dal cinema. Morirò facendo film. Questa è la prima cosa importante da dire. Non mi ritiro. Quello che sta accadendo alla Lucasfilm è che da tempo parlo con Bob e Alan di come potrebbe essere l’eventuale successione. Abbiamo un gruppo di persone straordinarie e abbiamo tutte le intenzioni di fare un annuncio a distanza di mesi o di un anno. Siamo in sintonia su quello che sarà, e io sto continuando. Sto producendo il film di Mandalorian e sto producendo anche il film di Shawn Levy, che è quello successivo”.

“Quindi sto continuando a rimanere alla Lucasfilm e sto valutando con molta attenzione, insieme a Bob e ad Alan, chi dovrà subentrare. Quindi è tutto in corso e abbiamo tutto il diritto di fare l’annuncio quando vogliamo”. La possibilità di una futura successione sembra dunque essere nell’aria, ma non sembra affatto essere una cosa imminente come invece riportato dal report di Puck.

Kathleen Kennedy parla dei futuri film di Star Wars

Kennedy è poi passata a parlare della recente notizia secondo cui Simon Kinberg ha concluso un accordo per scrivere e produrre una trilogia di Star Wars. “L’accordo è andato molto bene, e sta letteralmente lavorando alla sceneggiatura mentre parliamo. Vedremo qualcosa probabilmente verso giugno. Simon, se ricordate, ha lavorato con noi anni fa con la serie animata, un’esperienza di collaborazione davvero meravigliosa. Poi è stato molto, molto impegnato con X-Men e di recente si è reso di nuovo disponibile e si è inserito in questo spazio in modo meraviglioso. Siamo davvero entusiasti della direzione che prenderà“.

Per quanto riguarda l’ancora misterioso film di Shawn Levy, la Kennedy ha invece affermato: Anche questo è nel futuro. È tutto successivo ai primi nove. Quella di Shawn è una storia di Star Wars a sé stante che si svolgerà dopo i nove, forse cinque o sei anni dopo. E Mandalorian è davvero a sé stante perché si tratta di un’altra epoca della Nuova Repubblica. Abbiamo anche altri sviluppi in corso in quello spazio. Quindi è su questo spazio che ci stiamo concentrando al momento, perché ovviamente con Mandalorian abbiamo un’idea abbastanza precisa di come andrà a finire. Con questo, invece, i personaggi sono tutti nuovi. Potremmo riportare alcuni dei personaggi della saga sequel, ma si tratta di personaggi praticamente nuovi.

Andando oltre, la presidentessa di Lucasfilm rivela anche che ci sono “tre o quattro” progetti in sviluppo che si ritiene potranno trasformerarsi in qualcosa di concreto. “E questa è una sfida in sé e per sé, di questi tempi, perché le persone sono molto impegnate. Quindi ti ritrovi a dover aspettare con molti dei migliori talenti che lavorano in streaming e nei film. Si destreggiano tra i vari impegni. E quando fai Star Wars, devi praticamente entrarci e non avere altri lavori in corso. Si tratta di un impegno minimo di due o tre anni, ed è difficile che i migliori talenti riescano a ritagliarsi questo tipo di tempo. Anche questo fa parte della sfida”.

Infine, Kennedy parla anche del progetto di Star Wars di James Mangold, affermando: “Sta lavorando a questa sceneggiatura proprio adesso. Ha subito un ritardo a causa del film su Dylan e della stagione dei premi. Bisogna accontentare i migliori talenti fino a un certo punto. E la qualità è molto importante per quello che stiamo cercando di fare. Mi piace aspettare che persone che ritengo appassionate e davvero brave entrino in Star Wars“. Tra questi c’è anche Taika Waititi, del cui film su Star Wars si parla ormai da diverso tempo.

Continuo ad aspettarlo, che ora sta lavorando con un altro sceneggiatore. È così impegnato. Lo adoro. Penso che se mai avremo una sceneggiatura da Taika, sarà fantastica. Ho già visto un primo atto che mi è piaciuto molto, ma legarlo a noi è difficile”. Alla luce di tutti questi progetti in corso, alla domanda se pensa di rimanere nel mondo di Star Wars per altri otto o dieci anni, Kathleen Kennedy risponde: Non so se posso dirlo con certezza, ma sì, è possibile”. 

I Difensori: quale potrebbe essere il primo a tornare nella seconda stagione di Daredevil: Rinascita?

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Sebbene fossimo stati portati a credere che gli show Marvel di Netflix non fossero più considerati canonici quando i Marvel Studios hanno annunciato che nuovi contenuti MCU sarebbero stati sviluppati per il servizio di streaming Disney+, le cose sono chiaramente cambiate dopo il breve cameo di Matt Murdock (Charlie Cox) in Spider-Man: No Way Home.

Anche Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) è poi tornato per un ruolo nella serie Echo, e Daredevil: Rinascita fungerà essenzialmente da quarta stagione dello show di Netflix. Sembra anche che potrebbero esserci dei piani in atto per I Difensori, compagni dell’Uomo senza paura.

Parlando con EW in una recente intervista, il capo dello streaming, della televisione e dell’animazione della Marvel, Brad Winderbaum, ha lasciato intendere che potrebbe essere solo questione di tempo prima di vedere Jessica Jones di Krysten Ritter, Luke Cage di Mike Colter e Iron Fist/Danny Rand di Finn Jones nell’MCU.

Avengers Infinity War: la partecipazione dei Difensori è “complicata”

“Non posso dire molto, ma ti dirò che è così emozionante poter giocare in quel cortile. Ovviamente, non abbiamo le risorse narrative illimitate di un fumetto. Se sai disegnarlo, puoi farlo. Si tratta di gestire attori, tempo e l’enorme scala di produzione per costruire un universo cinematografico, specialmente in televisione. Ma posso solo dire che, considerate tutte queste variabili, è sicuramente qualcosa di creativamente molto eccitante e che stiamo esplorando molto.”

È seguita una voce secondo cui “almeno un” altro Difensore apparirà nella seconda stagione di Daredevil: Rinascita, già in produzione, e ora sappiamo che Krysten Ritter ha rivelato di trovarsi attualmente a New York, dove inizieranno presto le riprese della seconda stagione di Rinascita.

Ciò ha comprensibilmente portato a speculazioni sul fatto che Ritter sia a New York per girare le sue scene come Jessica Jones.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

Tom Hiddleston risponde alle voci di un suo ritorno come Loki nei nuovi Avengers

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Tom Hiddleston ha interpretato per la prima volta il Dio dell’Inganno in Thor del 2011, riprendendo poi il ruolo in molteplici prodotti del MCU, per giungere infine alla serie TV Disney+, Loki. Per l’attore britannico è stato un bel viaggio, che ha lasciato intendere che potrebbe essere finito dopo l’epico episodio finale della seconda stagione di Loki. Il Dio dell’Inganno a è diventato il Dio delle Storie ed è ora probabilmente l’essere più potente dell’intero MCU, in quanto alimenta il nuovo Multiverso ricreato.

Dobbiamo credere che questo lo renderà un attore importante in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, con Kang il Conquistatore fuori dai giochi, è possibile che Loki sia stato pensato solo per spiegare la creazione del Multiverso e poco altro. Parlando con i fan mentre firmava autografi fuori da un teatro nel Regno Unito, a Hiddleston è stato chiesto se farà parte dei prossimi film dei Vendicatori e l’attore ha risposto con un semplice “Non lo so”.

Bisogna credergli? Dobbiamo immaginare che i Marvel Studios lo abbiano già contattato per riprendere il ruolo, anche se con le sceneggiature ancora in fase di scrittura – persino Benedict Cumberbatch non era sicuro di quale film avrebbe fatto parte – Hddleston potrebbe legittimamente essere all’oscuro del suo futuro nel MCU. Per avere maggiori novità in merito, bisognerà probabilmente aspettare ancora un po’, dato il livello di secretezza che attualmente vige su questi due importanti progetti.

Tom Hiddleston immagina un possibile ritorno di Loki

Penso che sia Thor che Loki abbiano dovuto scavare e analizzare il passato e chi sentono di essere veramente e cosa vogliono veramente”, ha detto Hiddleston alla fine di 2023. “Ma ciò che è interessante anche per la famiglia, questo lo penso solo io, è che a volte sarà difficile lasciar andare il preconcetto di chi erano prima”. “Loki potrebbe aspettarsi che Thor si comporti in un certo modo o sia in un certo modo. Thor potrebbe aspettarsi che Loki sia in un certo modo”.

Quindi penso che inizialmente sarebbe davvero confuso, ma anche che sono stati lontani per molto tempo e senza dubbio sono stati oggetti nella mente dell’altro. E quindi sì, penso che mi domando come potrebbe essere un ricongiungimento. Vedremo”, ha concluso l’attore in quell’occasione. Solo il tempo ci dirà se avremo questa riunione, ma il Dottor Destino ha sicuramente messo gli occhi sul potere multiversale di Loki. Per questo motivo, è probabile che il Dio dell’Inganno possa aiutare a guidare gli Eroi più potenti della Terra-616.

Anora, la spiegazione del finale: perché Ani piange nell’ultima scena?

Scritto e diretto da Sean Baker (che in precedenza ha ricevuto consensi per Un sogno chiamato Florida e Red Rocket) Anora (qui la nostra recensione) ha debuttato al Festival di Cannes – dove ha vinto la Palma d’Oro – ed è oggi candidato a sei premi Oscar. Protagonista di questo è Ani (come le piace farsi chiamare), la cui vita procede in maniera abbastanza regolare tra vita notturna nello strip-club e giornate passate a dormire e a recuperare energie. Una sera al locale dove lavora, data la sua capacità di parlare russo per via delle sue origini, le viene affidato un cliente molto ricco: il suo coetaneo Ivan, detto “Vanja”.

Si tratta di un viziatissimo rampollo di un oligarca russo, che, attratto dalla ragazza, le offre 15.000 dollari per essere la sua fidanzata per una settimana. I due trascorrono dei giorni folli, divertendosi come non mai, fino a che a Las Vegas i due decidono di sposarsi. L’idillio, però, dura poco. Per Ani e Vanja arriva infatti il momento di pagare il conto di quella settimana di baldoria e di quel matrimonio avventato. Anora si conclude infatti con la protagonista (interpretata da Mikey Madison) costretta a salire su un aereo privato con Vanya, i suoi genitori, Igor, Toros e Garnick, per andare a ottenere l’annullamento del suo matrimonio.

Anora, che ha ancora voglia di combattere, ma è stanca di essere messa alle strette e trattata come una nullità, va dunque con il gruppo a Las Vegas. Sa che a questo punto le sue opzioni sono limitate e che la famiglia di Vanya è troppo ricca e potente per combattere. A Las Vegas, davanti all’indifferenza di quello che credeva un marito amorevole, firma dunque i documenti per l’annullamento prima di gettare a Galina il suo cappotto di visone e andarsene. Torna a New York con Igor, che porta Anora in banca e le restituisce l’anello di fidanzamento. È davanti a quel gesto di tenerezza che la giovane getta la maschera da dura.

Mark Eydelshteyn, Anton Bitter e Mikey Madison in Anora
Mark Eydelshteyn, Anton Bitter e Mikey Madison in Anora. Courtesy of Neon – © Neon

Anora piange solo alla fine del film

Anora passa la maggior parte del film a maledire tutti coloro che lavorano per i genitori di Vanya e continua a ripetersi che non ha bisogno di nessuno mentre si difende con denti e unghia. Supplica Vanya di combattere per lei per tutto il film, ma alla fine è esausta di combattere da sola senza un vero sostegno. La realtà è che tutti gli eventi del film l’hanno colpita duramente: è stata umiliata, costretta a ottenere un annullamento e ha messo in discussione il suo carattere. Solo nel momento di tranquillità con Igor è stata in grado di svelare tutti i suoi sentimenti e di essere vulnerabile.

L’unica persona su cui Anora può contare era sé stessa, ma Igor è stato gentile con lei quando gli altri non lo erano, ed è per questo che si sente sicura a piangere con lui. Probabilmente pensava che piangere davanti a Vanya, ai suoi genitori e a Toros l’avrebbe fatta sembrare debole. È come se il momento in cui crolla sia un momento in cui i suoi sentimenti e il trauma di tutto quello che è successo l’hanno finalmente raggiunta. Allo stesso modo, quello con Igor si rivela essere l’unico momento di tenerezza e affetto per lei ed è proprio con lui che ha per la prima volta un rapporto sessuale basato su questi valori.

Il futuro di Anora e Igor

Anora ha dunque un rapporto di ostilità con Igor, ma lui è anche l’unico che la tratta come un essere umano, simpatizzando con lei quando nessun altro lo farebbe. Sebbene alla fine Anora sia ancora infastidita da Igor, tra i due inizia a nascere qualcosa. Probabilmente lei sente di potersi fidare di Igor più di tutti quelli con cui ha avuto a che fare, e lui capisce la sua situazione senza giudicarla. La ragazza si mostra poi vulnerabile con Igor e lui non la respinge. Considerando che lei tenta momentaneamente di fare sesso con lui, Baker allude a un loro potenziale coinvolgimento sentimentale.

Anche se la base di una relazione romantica non avrebbe solide fondamenta, perché si tratta di un’esperienza traumatica, lei e Igor potrebbero provare a stare insieme per un po’. Probabilmente, però, non durerebbe a lungo. Alla fine, Igor ha comunque aiutato la famiglia di Vanya a spingere Anora verso un annullamento che lei non voleva, e questo è destinato a farla sentire in qualche modo a lungo termine – che si mettano insieme o meno. Il finale di Anora può far pensare a un accoppiamento, ma ci sono anche abbastanza prove che non avverrà e che potrebbe essere, in effetti, una cattiva idea.

Jurij Borisov Anora
Jurij Borisov in Anora – Cortesia di Universal Pictures International Italy

Cosa succederà alla protagonista dopo il film

Anora riceve il denaro che le era stato promesso per aver lasciato Vanya, ma la somma non le basterà per molto tempo. Avendo lasciato il suo lavoro di spogliarellista ed essendo stata umiliata dopo aver dovuto far uscire Vanya dallo strip club davanti a tutti i suoi ex colleghi, non tornerà probabilmente a lavorare lì, considerando tutto quello che è successo. Se lo farà, dovrà prepararsi ad affrontare molte critiche, pettegolezzi e imbarazzo. Certo, potrebbe continuare a lavorare come spogliarellista, ma potrebbe anche rimanere in disparte per un po’ prima di tornare a lavorare.

Dopo tutto, ne ha passate tante e le conseguenze emotive, compreso il tradimento e i maltrattamenti da parte di Vanya e della sua famiglia, le sono costate molto. Ha bisogno di tempo per riprendersi, quindi potrebbe vivere con i soldi che le sono stati versati per un po’ di tempo prima di decidere cosa fare nella sua vita. Anora ha affrontato qualcosa che la accompagnerà per molto tempo e ha bisogno di tempo per elaborare tutto ciò che è successo, le sue azioni e quelle di Vanya, e come queste cose la plasmeranno e la influenzeranno in futuro.

Perché Vanya non lotta per il suo matrimonio

Per quanto Vanya abbia dichiarato di amare Anora e di volerla sposare, è scappato dalla sua villa al primo segno di conflitto esterno. Invece di discutere con lei, Vanya si è comportato come un bambino. E per molti versi, è ancora un bambino che non è pronto per un impegno così grande come il matrimonio. Vanja è molto giovane, ricco e profondamente privilegiato. Quando sposa Anora, lo fa, in parte, per una sfida nei confronti del controllo dei suoi genitori. Vanya era infatti convinto di poter fare ciò che vuole senza il loro parere.

Ma la realtà è che Vanya vive ancora all’ombra dei suoi genitori. Non è indipendente, non ha soldi propri né un lavoro. Vanya non ha lottato per il suo matrimonio con Anora perché in fondo sa che non sarebbe durato. Era solo questione di tempo prima che i suoi genitori lo scoprissero e lui lo sapeva. Non sarebbe mai stato così serio come lei voleva che fosse, nella loro relazione. Aveva ancora troppa paura dei suoi genitori per staccarsi da loro e difendere ciò che voleva.

Mickey Madison in Anora
Mikey Madison in Anora. Courtesy of Neon – © Neon

Per Vanya, il matrimonio con Anora era simile a un gioco: aveva investito molto nella loro relazione e nella felicità che gli procurava per un po’, prima di perdere interesse e passare ad altro. Vanya, opponendosi alla volontà dei genitori, avrebbe perso privilegi, status e denaro, che per lui erano più importanti della relazione con Anora. Per lui, Anora era insignificante rispetto alla vita che conduceva. Vanya era semplicemente un visitatore di passaggio e Anora era un elemento collaterale nel suo tentativo di divertirsi.

Il vero significato di Anora

Anora, dunque, racconta il maltrattamento di una donna, in particolare di una spogliarellista, da parte dei ricchi e dei potenti. Vanya fa promesse che non può mantenere per tutto il film e lei subisce le conseguenze della sua indifferenza. Viene scartata e trascurata dai genitori di Vanya a causa del suo status e del suo lavoro, e il film si sofferma sulle ripercussioni di decisioni avventate e su quanto la ricchezza e l’influenza possano influire su una persona come Anora, che non possiede affatto queste cose. La famiglia di Vanya, dunque, ha giocato con lei e con le sue emozioni prima di buttarla fuori come se fosse inferiore a loro.

È un film sincero nel trattare la situazione della protagonista e i temi del film sottolineano lo squilibrio di potere nel matrimonio di Anora e Vanya. Anora è quindi un’astuta esplorazione delle varie forme di controllo – che siano parentali, legate al denaro e al potere o patriarcali – e di come vengano utilizzate per mantenere lo status e la reputazione. Ad Anora tocca in ogni caso la parte più bassa del bastone, e il messaggio che il film trasmette è quanto questo sia ingiusto e terribile. Allo stesso tempo, però, è anche il racconto di una donna in cerca di tenerezza ma che sa comunque reagire alle botte della vita stabilendo le proprie condizioni.

Il braccio violento della legge: la spiegazione del finale del film con Gene Hackman

La maggior parte dei registi ama concludere i propri film con una dichiarazione succinta, diretta e conclusiva. William Friedkin, invece, preferisce che il suo pubblico se ne vada con domande persistenti, spesso inquietanti, senza risposta. Dal finale inquieto de L’esorcista alla conclusione del suo ultimo film The Cain Mutiny Court-Martial, Friedkin è chiaramente attratto dall’ambiguità, rendendo i suoi film dei misteri non in senso narrativo ma tematico. Il suo impegno a trovare la realtà all’interno della finzione fa sì che i suoi finali siano raramente comodi e ben costruiti. È quello che accade anche in Il braccio violento della legge, il capolavoro del 1971 che gli è valso l’Oscar per la Miglior regia.

Quando il film uscì in sala il pubblico si aspettava probabilmente un grintoso thriller poliziesco, un sottogenere che fino a quel momento era tipicamente caratterizzato da risoluzioni chiare: un dato personaggio ha commesso un crimine, viene catturato o ucciso, e così via. Il film di Friedkin – impreziosito da un’interpretazione da Oscar di Gene Hackman – tuttavia, si rifiutava di permettere al suo pubblico o ai suoi personaggi una conclusione così facile, presentando un finale che ancora oggi disturba e fa discutere. In questo articolo, approfondiamo e spieghiamo proprio la conclusione del film.

La trama di Il braccio violento della legge

Il film ha per protagonista Jimmy “Papa” Doyle (Gene Hackman), affiancato da e Buddy “Tristezza” Russo (Roy Scheider), e mostra come il suo ossessivo e incessante bisogno di arrestare i criminali spinga lui e il suo partner a un casuale appostamento di un piccolo spacciatore, Sal Boca (Tony Lo Bianco). Studiando le sue attività, i detective scoprono che Boca è coinvolto in un accordo con Charnier, un francese che è la principale fonte di eroina importata a New York. Russo e soprattutto Doyle mettono così a soqquadro la città. Tuttavia, il loro modo spregiudicato di comportarsi porterà ben presto ad esiti del tutto imprevisti.

Il film mostra infatti come le azioni di Doyle siano sempre più folli e al limite del criminale. Russo è l’unica persona del dipartimento disposta a lavorare con Doyle; l’agente dell’FBI Mulderig (Bill Hickman) arriva quasi alle mani con Doyle per un incidente passato in cui il detective ha fatto uccidere uno dei suoi colleghi. Il personaggio di Doyle, un misantropo casualmente razzista con seri problemi di gestione della rabbia, era una novità assoluta per il thriller poliziesco, un personaggio fortemente imperfetto che richiamava i protagonisti dei film noir più che i poliziotti eroi. Era un segno che il sottogenere si stava evolvendo per emulare più da vicino la vita reale.

Gene Hackman e Roy Scheider in Il braccio violento della legge
Gene Hackman e Roy Scheider in Il braccio violento della legge

La descrizione del finale del film

La grande svolta nella ricerca di Charnier da parte di Popeye e Cloudy arriva quando sorvegliano un’auto apparentemente di proprietà di uno dei soci del francese, un conduttore televisivo di nome Devereaux (Frédéric de Pasquale). Dopo aver letteralmente smontato l’auto nel garage della polizia di New York, i detective trovano 120 libbre di eroina nascoste nei pannelli laterali. Quindi rimontano e restituiscono l’auto a Devereaux, che la consegna a Charnier, rifiutandosi di portare avanti il loro precedente piano di scaricare l’auto e la sua merce. Charnier stesso si reca con l’auto all’incontro, che si tiene sulla deserta Ward’s Island.

Lo scambio avviene senza intoppi, ma mentre Charnier se ne va con i suoi soldi e la banda di Boca si prepara a partire con l’eroina, l’auto di Charnier viene bloccata da una falange di veicoli della polizia di New York con davanti Doyle in persona, che fa un cenno consapevole alla sua preda che riecheggia quello fattogli da Charnier quando il francese gli era sfuggito in precedenza. Intrappolati, Charnier, Boca e gli altri criminali tentano di fuggire o di combattere, mentre Russo, Doyle e il resto della polizia si avvicinano per la cattura.

Doyle, completamente immerso nella sua ossessione e nella sua giusta vittoria, insegue lo scivoloso Charnier in alcuni edifici decrepiti nelle vicinanze, perdendolo rapidamente di vista. Doyle rifiuta il consiglio del suo partner di interrompere l’inseguimento e apre il fuoco su una figura che crede essere il francese. Mentre corre a reclamare la sua vittoria, scopre l’agente Mulderig, che sta rapidamente morendo a causa del proiettile di Doyle. Egli è però impassibile e pensa solo al suo nemico. Doyle corre in modo disordinato attraverso l’edificio inquietante e in decadenza, non vedendo alcun segno del francese ma continuando comunque. Girato un angolo, esce dall’inquadratura e si sente un solo colpo di pistola prima che il film diventi nero.

Gene Hackman in Il braccio violento della legge
Gene Hackman in Il braccio violento della legge

Ambiguità senza compromessi, fatti concreti e crudi

Fin dall’inizio della sua carriera cinematografica, William Friedkin era più interessato alla verità che alla pura finzione. Ha iniziato realizzando cortometraggi documentari e quando è passato ai lungometraggi narrativi ha portato il suo approccio documentaristico al dramma, creando uno stile che ha soprannominato “documentario indotto”. Questo stile è presente in tutti i suoi primi lavori e Il braccio violento della legge ne è probabilmente il miglior esempio. Friedkin, in collaborazione con il direttore della fotografia Owen Roizman, non commenta tanto con la sua macchina da presa, quanto piuttosto lascia che questa catturi i personaggi nei loro ambienti, permettendo a entrambi gli elementi di restituire la realtà.

Anche se ovviamente ogni scelta di posizionamento della macchina da presa e di taglio è un commento, lo stile presenta la sensazione indotta della realtà che si svolge davanti ai nostri occhi. Questa veridicità è accresciuta dalla netta mancanza di elementi tipicamente hollywoodiani in Il braccio violento della legge: i personaggi non parlano di sé stessi ma si svolgono semplicemente davanti alla macchina da presa. La colonna sonora di Don Ellis non dice al pubblico cosa sentire quando è presente (e lo è con parsimonia) ma evoca invece uno stato d’animo, e il finale non è avvolto in un fiocco ordinato e chiaro. L’unica conclusione che Friedkin concede al suo pubblico è una serie di postille sullo schermo.

Frasi molto brevi e fredde, che forniscono qualche scarno dettaglio su dove sono finiti alcuni dei personaggi dopo gli eventi del film. Anche in questo caso, Friedkin si rifiuta di fornire molta chiarezza: ci viene detto che “Alain Charnier non è mai stato catturato” e che Doyle e Russo sono stati “trasferiti dall’Ufficio Narcotici e riassegnati”. La combinazione tra la drammaticità grintosa e inequivocabile degli eventi del film e questa conclusione distante e fredda è l’equivalente emotivo di un’immersione nell’acqua ghiacciata, un campanello d’allarme che sembra troppo vicino all’inconcludenza e all’ingiustizia della realtà.

Gene Hackman nel film Il braccio violento della legge
Gene Hackman nel film Il braccio violento della legge

Nonostante il sequel, il film non perde il suo valore

Il finale di Il braccio violento della legge è così sconvolgente e scomodo che non sorprende che il successo del film abbia implorato Hollywood di seguirlo con un sequel che tentasse di rimediare allo schiacciante fallimento di Doyle. Così, nel 1975 fu prodotto Il braccio violento della legge 2, un sequel che cerca di soddisfare quel pubblico lasciato frustrato e disturbato dal finale del film originale. A sua discolpa, il sequel non ammorbidisce il personaggio di Doyle e non gli permette di avere vita facile, in quanto continua la sua ossessiva ricerca di Charnier in un paese straniero dove non ha assistenza, mentre i suoi nemici sfruttano ogni occasione per fermarlo con ogni mezzo necessario.

Tuttavia, il finale sembra un po’ scontato, un mea culpa per coloro che si aspettavano una narrazione poliziesca più tradizionale. È anche un cenno al fatto che il film, insieme alla serie di Harry Callaghan, il personaggio di Clint Eastwood, aveva dato vita al nuovo tropo del poliziotto disonesto che infrange le regole e ottiene risultati. Nonostante l’esistenza del sequel, la conclusione persistente e molto meno ruffiana di Il braccio violento della legge non poteva essere rivista o scossa così facilmente. Il suo legame con la realtà, sia nei fatti che nei sentimenti, aiuta il finale a mantenere il suo potere ossessionante.

Sebbene si possa ragionevolmente concludere che Doyle non sia morto (per mano propria o altrui), dato il post scriptum del film sul suo trasferimento, non ha molta importanza, poiché è chiaro che l’anima di quell’uomo si è veramente persa. Papa Doyle ha oltrepassato il limite una volta di troppo, si è spinto troppo in là nell’abisso e non riuscirà mai a trovare la sua preda o la via del ritorno. Un personaggio dunque specchio di un contesto, quello degli anni Settanta statunitensi, sempre più cinico e violento, dove il confine tra legalità e illegalità viene oltrepassato con grande facilità e totale incuranza delle conseguenze.

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1: le differenze tra il libro e il film

Con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo del film Harry Potter e la pietra filosofale prese vita una delle saghe fantasy più celebri e dal maggior successo di sempre. È il 2001 quando gli spettatori vengono condotti alla scoperta di Hogwarts e del magico mondo dei maghi. Un mondo nato dalla penna di J. K. Rowling e che ha negli anni conquistato sempre più fan in ogni parte del mondo per le sue tematiche legate alla crescita, all’amicizia e al coraggio. Nel 2010 il viaggio prosegue con Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 (qui la recensione), nuovamente diretto da David Yates e basato come sempre sull’omonimo romanzo.

Come il titolo lascia intuire, il capitolo finale dell’epica avventura di Harry Potter è diviso in due film. Questa prima parte si concentra così sui primi capitoli del settimo romanzo. La scelta è stata motivata dalla volontà di includere quanti più possibili eventi, senza dover dunque operare particolari tagli rispetto ai precedenti adattamenti. Particolarità di questo nuovo film è anche la sua voluta natura da road movie, con i protagonisti costretti a spostarsi continuamente per sfuggire all’esercito di Voldemort, mentre Hogwarts rimane un ambiente sullo sfondo. Il gran finale è infatti sempre più vicino, il ritmo si fa sempre più concitato e l’atmosfera è ora più cupa che mai.

Una volta arrivato in sala, il film si è confermato come un grande successo, arrivando ad un incasso complessivo a livello mondiale di circa 976 milioni di dollari, divenendo il terzo film con il maggior incasso della saga. Questo spianò così la strada ad un ottavo film più atteso che mai, che avrebbe segnato la fine di un’era. Prima di vedere Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, però, può essere utile approfondire quest’ultimo scoprendo tutte le principali curiosità ad esso legate. Dalla trama al cast e fino alle differenze con il romanzo, proseguendo nella lettura sarà possibile ritrovare tutto ciò. Infine, invece, si ritroveranno le piattaforme nel cui catalogo è presente il film.

Ralph Fiennes in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Ralph Fiennes in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

La trama di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1

Giunti al settimo film, l’avanzata del Signore Oscuro e dei suoi Mangiamorte sembra ormai inarrestabile. La morte di Albus Silente e il tradimento di Severus Piton hanno gettato grande scompiglio e terrore nel mondo dei maghi, e l’unica speranza di riportare il bene è riposta solo e soltanto nel giovane Harry Potter. L’unico modo per contrastare Voldemort e i suoi scagnozzi dediti alle arti oscure è dunque quello di rintracciare e distruggere gli Horcrux, oggetti che contengono frammenti dell’anima del malvagio mago. Inizia così per Harry e i suoi amici Ron ed Hermione un ultimo viaggio insieme che li porterà verso la battaglia finale, evento ineluttabile per il quale Harry è stato prescelto dalla sua nascita.

Il cast del film

Protagonista del film è l’attore Daniel Radcliffe, che ricopre ancora una volta con grande successo il ruolo di Harry Potter. Per riuscire nella recitazione di scene particolarmente difficili, era solito isolarsi dal resto del cast in modo da stare solo con sé stesso ascoltando certi generi di musica che in qualche modo riuscivano a deprimerlo, mentre per altre scene difficili e di forte emozione era solito ascoltare a tutto volume i Radiohead e altri gruppi simili. Accanto a lui si ritrovano poi Rupert Grint nei panni di Ron Weasley, ed Emma Watson in quelli di Hermione Granger.

L’attrice premio Oscar Maggie Smith interpreta nuovamente la professoressa McGranitt, nonostante combattesse in quel periodo contro un tumore al seno. Robbie Coltrane, invece, è l’interprete del fidato Hagrid. Evanna Lynch riprende i panni della stravagante Luna Lovegood, per la quale ha personalmente curato il look e gli abiti. Bonnie Wright è invece presente nei panni di Ginny Weasley, mentre Matthew David Lewis è Neville Paciock. L’attore Rhys Ifans fa invece la sua comparsa nei panni di Xenophilius Lovegood, padre di Luna. Jamie Campbell Bower è invece presente in un flashback nei panni di Gellert Grindelwald da giovane.

Rupert Grint, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Rupert Grint, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

Lord Voldemort è interpretato dal grande attore Ralph Fiennes. Questi lavorò molto per costruire il carattere del personaggio. Per dare il meglio di sé nell’interpretazione lo ha infatti studiato a fondo, lavorando sodo affinché la sua recitazione potesse essere convincente e incutere timore. Dalla parte dei cattivi si ritrovano anche Helena Bonham Carter nei panni di Bellatrix Lestrange, Alan Rickman riprende il ruolo di Severus Piton, mentre Tom Felton torna nei panni di Draco Malfoy. Il padre di questi, Lucius, è invece interpretato da Jason Isaacs.

 

Le differenze tra il libro e il film di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1

Per cercare di rimanere quanto più fedeli possibile al romanzo, gli autori hanno deciso di adattarlo in due film. Nonostante ciò, diverse scene e situazioni hanno ugualmente subito modifiche, mentre altre sono necessariamente state eliminate. Tra le assenze più pesanti vi è quella relativa al racconto del passato di Albus Silente. Da sempre circondato da grande mistero, questi è soltanto accennato nel film. Nel romanzo, invece, vi sono dedicate ampie sezioni che permettono di scoprire i più inconfessabili segreti della sua famiglia.

Grande mancanza è inoltre quella relativa alle tecniche di distruzione degli horcrux. Nel romanzo è Hermione a spiegare come fare, avendo letto un libro a riguardo. Tale dettaglio non è però introdotto nel film, costringendo i personaggi a scoprire da soli come poter distruggere i pericolosi oggetti. Nella pellicola sono inoltre omesse le apparizioni di personaggi come Viktor Krum, Vincent Tiger e Charlie Weasley. Diversi sono anche i rapporti che intercorrono tra alcuni dei protagonisti. Harry Potter, ad esempio, non fa qui nulla per guadagnarsi la fiducia dell’elfo domestico Kreacher, né viene spiegato per quale ragione questi gli obbedisca.

Rupert Grint, Rhys Ifans, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Rupert Grint, Rhys Ifans, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

Particolari differenze si possono ritrovare anche nell’avventura dei tre amici nel Ministero della Magia. I tre protagonisti fanno sembrare relativamente facile l’irruzione in tale luogo. Ma questo è diverso nel materiale di partenza. Nel libro ci vuole molto tempo e molta pianificazione prima che trovino il coraggio di fare il viaggio proprio nel luogo che li vuole più morti. Una cosa che il film ha poi cambiato rispetto ai libri è la toccante scena del ballo tra Harry e Hermione nella loro tenda durante la fuga. È davvero toccante quando ballano il valzer, sorridendo e portando un po’ di genuina felicità in un film cupo.

Inoltre, rende più comprensibile la visione degli Horcrux da parte di Ron, quando vede il duo baciarsi. I suoi sentimenti di gelosia sono comprensibili ma fuori luogo, poiché il cuore di Harry appartiene a Ginny. Infine, modifiche si ritrovano anche nella morte dell’elfo Dobby. Questa ha infatti avuto un impatto depotenziato rispetto al romanzo, poiché il personaggio era stato tralasciato nei precedenti film, impedendo dunque un ulteriore coinvolgimento emotivo nei suoi confronti.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 è infatti disponibile nel catalogo di Netflix, Prime Video, Now e Tim Vision. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 27 febbraio alle ore 21:20 su Italia 1.

Fonte: IMDb

Chiamata senza risposta: la spiegazione del finale del film

Chiamata senza risposta: la spiegazione del finale del film

Il film Chiamata senza risposta del 2008 ha fatto molto parlare di sé sia prima che dopo la sua uscita. Remake del J-Horror di Takashi Miike intitolato The Call – Non rispondere (2004), questo film diretto da Eric Valette ha infatti vissuto numerosi problemi produttivi e accesi dibattiti pubblici. Lo sceneggiatore originale, Andrew Klaven, ha infatti detto più volte di aver scritto la sceneggiatura pensando che sarebbe stata una commedia horror e di essere rimasto molto sorpreso quando il film è stato trasformato in un horror “serio”. Riguardo ad alcuni dialoghi molto goffi, ha anche dichiarato che: “Dovevano essere battute“.

Nel corso della lavorazione, infatti, la produzione decise di trasformare radicalmente il progetto, fino a fargli assumere un tono completamente diverso rispetto a quanto inizialmente stabilito. Durante la preparazione del film, il regista ha anche evitato di guardare la versione originale giapponese e ha chiesto agli attori di fare altrettanto, così da non correre il rischio di replicare alcuni degli elementi presenti in quel film. C’è dunque stato un evidente scontro tra chi voleva realizzare un vero e proprio remake e chi invece dar vita ad un’opera solo liberamente ispirata al titolo giapponese del 2004.

Chiamata senza risposta, in ogni caso, è stato l’ultimo remake horror giapponese a essere distribuito nelle sale cinematografiche dopo l’inizio della tendenza iniziata con The Ring (2002). A questo film viene dunque spesso attribuita la colpa di aver spento l’interesse del pubblico per i remake horror giapponesi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Chiamata senza risposta. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Chiamata senza risposta trama

La trama e il cast di Chiamata senza risposta

Protagonista del film è ElizaBeth Raymond, una giovane ragazza che ha visto quattro dei suoi amici morire in situazioni poco chiare dopo aver ricevuto a turno una telefonata dal futuro in cui erano registrate le loro ultime parole, con il giorno e l’ora esatta della loro morte. Le telefonate provengono sempre da una persona recentemente morta, trasmettendosi dunque quasi come un virus. Gli agenti di polizia credono si tratti di una follia di gruppo, mentre Jack Andrews, investigatore, non è convinto sia così e vuole approfondire anche l’aspetto paranormale della vicenda, soprattutto perché sua sorella è scomparsa in modo molto simile, come se ci fosse una terribile maledizione.

Così l’uomo comincia a indagare insieme a Beth, cercando di capire da dove provengano le telefonate. Le tracce portano a Marie Layton, una donna affetta dalla sindrome di Polle che in passato aveva molestato le sue figlie Ellie e Laurel: la prima era morta per un attacco di asma, mentre la seconda era stata affidata a una casa-famiglia. Il sospetto ricade dunque sulla, ma quando la trovano è già deceduta. Beth e Jack si mettono allora in viaggio per comunicare a Laurel che la madre è morta. Una volta arrivati da lei, però, scoprono qualcosa che stravolgerà completamente quanto credevano di sapere sugli abusi subiti in passato dalle due sorelle.

Ad interpretare la protagonista, Elizabeth Raymond, vi è l’attrice Shannyn Sossamon, nota per i film Il destino di un cavaliere e Le regole dell’attrazione. Nel ruolo del detective Jack Andrews vi è invece l’attore Edward Burns, mentre Ana Claudia Talancón è Taylor Anthony, amica di Beth. Completano poi il cast Ray Wise – celebre per il ruolo di Leland Palmer in Twin Peaks – nel ruolo del produttore televisivo Ted Summer, Rhoda Griffis in quello di Mary Layton e Raegan Lamb in quello di Laurel Layton. Ariel Winter, invece, interpreta Ellie Layton da bambina, mentre nella sua versione fantasma è interpretata da Sarah Jean Kubik.

Chiamata senza risposta cast

La spiegazione del finale del film

Nel finale del film, nel tentativo di trovare Laurel, Jack e Beth si recano nella sua casa adottiva e qui scoprono un filmato registrato da una telecamera nascosta nell’occhio dell’orsacchiotto di Laurel. Questo rivela che a perpetrare le molestie nei confronti di Laurel non è stata Marie, bensì la sorella Ellie. Dopo che la madre ha scoperto la cosa, ha portato Laurel d’urgenza in ospedale, rinchiudendo invece Ellie nella stanza. Qui, la bambina ha però avuto un attacco d’asma improvviso, andando incontro alla morte ma non prima di essersi imbattuta nei futuri elementi della sua maledizione: un millepiedi, un’inquietante bambola e la musica simile a una ninna nanna emanata dall’orsacchiotto, udibile durante ogni chiamata.

Laurel rivela poi che Ellie, pur avendola ferita, le ha sempre fornito le caramelle. Capendo che è stata Ellie a causare la maledizione, Jack si reca a casa di Beth, la quale aveva ricevuto a sua volta una chiamata ed era dunque stata designata come nuova vittima. Giunto a casa della ragazza, però, Jack viene trafitto da un coltello, rimanendo ucciso. Appare a quel punto Ellie, che attacca Beth. Lo spirito di Marie, tuttavia, interviene, legando Ellie al telefono di Jack e riconciliandosi con Beth prima di scomparire. Il film finisce con la bocca di Jack che rovescia una caramella rossa e il suo cellulare che si compone automaticamente, lasciando intendere che la maledizione potrebbe ancora essere in vigore.

Il trailer di Chiamata senza risposta e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di giovedì 27 febbraio alle ore 21:15 sul canale Italia 2. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Lanterns: primo sguardo a Kyle Chandler e Aaron Pierre nella serie del DCU

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James Gunn ha condiviso tramite i propri canali social la prima foto di Lanterns, la serie DC Studios con Kyle Chandler e Aaron Pierre. L’immagine (che si può vedere qui sotto) non mostra nulla di particolarmente esaltante, se non l’aspetto che i due personaggi avranno nella serie. Se si guarda bene, però, si noterà che Chandler porta alla mano destra l’anello tipico delle Lanterne Verdi. Con questa prima immagine finalmente disponibile, non resta che avere maggiori novità sulla serie e su ciò che in essa verrà raccontato.

Di cosa parla Lanterns?

L’attesa serie Lanterns, parte del rinnovato Universo DC guidato da Gunn e Safran, seguirà le Lanterne Verdi Hal Jordan e John Stewart mentre indagano su un misterioso omicidio legato a una cospirazione più ampia e sconvolgente. La serie della HBO è descritta come una storia “alla True Detective” che mescola intrighi cosmici con un tono di ispirazione noir. Con una durata di otto episodi, Lanterns promette di introdurre una versione fresca e dinamica degli amati eroi intergalattici della DC.

Kyle Chandler e Aaron Pierre sono stati confermati per Lanterns e saranno i protagonisti della serie, rispettivamente nei panni di Hal Jordan e John Stewart, segnando il loro attesissimo debutto nell’Universo DC. Tra gli altri membri del cast finora confermati figurano anche Kelly Macdonald, Garret Dillahunt e Poorna Jagannathan. In quanto progetto cardine del rinnovato DCU, Lanterns dovrebbe collegarsi direttamente ad archi narrativi più ampi, pur offrendo una narrazione autonoma e incentrata sui personaggi. Con la sua attenzione al mistero, al dramma e alla mitologia cosmica della DC, Lanterns è destinata a diventare un capitolo fondamentale dell’Universo DC in evoluzione.

La serie si propone di mettere in luce entrambi gli eroi in egual misura, offrendo una nuova interpretazione della loro iconica collaborazione e rimanendo al contempo fedele alla ricca storia dei fumetti dei personaggi. Con la sua narrazione concreta e il tono ispirato al noir, la serie dovrebbe fornire un nuovo livello di profondità al mito di Lanterna Verde, attraendo sia i fan di lunga data che i nuovi arrivati nell’Universo DC. I fan possono attendere il debutto sulla HBO nel 2026.

Austin Butler e Saoirse Ronan protagonisti di Deep Cuts

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Austin Butler e Saoirse Ronan protagonisti di Deep Cuts

Dopo il successo di The Iron Claw, il regista Sean Durkin e la A24 hanno trovato il loro prossimo progetto a cui collaborare e hanno scelto un duo di star per realizzarlo. Secondo le fonti di Deadline, infatti, Saoirse Ronan e Austin Butler saranno i protagonisti di Deep Cuts, un film basato sul romanzo d’esordio di Holly Brickley. Durkin si occuperà della regia e dell’adattamento, mentre Ronan sarà anche produttrice.

Ambientato negli anni Duemila, Deep Cuts è la storia d’amore di due ventenni ossessionati dalla musica che affrontano le difficili realtà dell’ambizione, dell’appartenenza e dell’età adulta nel corso di un decennio che ha segnato un’epoca. Per Durkin, dunque, un nuovo film incentrato sulla ricerca di successo in territori particolarmente competitivi, proprio come nel suo recente The Iron Claw, dedicato alla famiglia di wrestler Von Erich e affermatosi come un successo di critica e uno dei maggiori successi nazionali.

Per quanto riguarda i due attori, Saoirse Ronan è reduce da un 2024 ricco di impegni, tra cui il dramma della seconda guerra mondiale Blitz della Apple e The Outrun della Sony Pictures Classics. Anche Austin Butler ha avuto un 2024 impegnativo, a partire dalla miniserie della Apple Masters of the Air. Per quanto riguarda i lungometraggi, ha recitato in Dune – Parte Due e The Bikeriders. Il prossimo film che lo vedrà protagonista è Caught Stealing di Darren Aronofsky.

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