Tra nuovi film di successo e serie
Disney+ di riferimento, il Marvel Cinematic Universe si sta
dirigendo verso un territorio inesplorato nei prossimi anni. Il
prossimo progetto confermato è Agatha
All Along, una nuova serie Disney+ incentrata sulle continue
avventure di Agatha Harkness (Kathryn
Hahn) di WandaVision. Mentre le vibrazioni
spettrali e le connessioni mistiche più ampie hanno dominato la
conversazione sulla serie, c’è anche la questione del potenziale
futuro a lungo termine di Agatha nel MCU, soprattutto se accostata
alla sua breve permanenza nei fumetti Marvel. In particolare,
soprattutto per coloro che conoscono la storia dei fumetti di
Agatha, potrebbe fare un cameo in The Fantastic
Four: First Steps?
Il film, la cui uscita è prevista
per l’estate del prossimo anno, ha l’obiettivo di reintrodurre la
Prima Famiglia della Marvel a una nuova generazione di spettatori,
ispirandosi anche all’estetica anni ’60 della squadra nella sua
prima serie di fumetti. Per questo motivo, è stato confermato che
The Fantastic
Four: First Steps si svolge in un universo diverso da
quello principale del MCU, il che teoricamente apre le porte a una
serie di personaggi del MCU che faranno nuove apparizioni radicali
nel film. Nei fumetti, Agatha è stata originariamente introdotta in
Fantastic Four #94 del 1970 come babysitter del giovane
figlio di Reed Richards e Sue Storm, Franklin Richards.
Considerando il fatto che questo
elemento del personaggio di Agatha non è ancora stato esplorato nel
MCU (a parte la sua battuta in WandaVision
sul fatto che non è brava a fare da babysitter ai bambini) e la
vicinanza tra Agatha
All Along e l’uscita di questo film, un cameo della
Hahn potrebbe essere un modo divertente per sorprendere gli
spettatori e differenziare il mondo dei Fantastici Quattro da
quello di Terra-616. Anche se a questo punto non si sa ancora se
Franklin entrerà a far parte di The Fantastic
Four: First Steps, anche un breve cameo di Agatha nel
mondo di Reed e Sue potrebbe avere lo stesso effetto.
Dopotutto, abbiamo già visto una
versione di Agatha degli anni ’60 attraverso le deformazioni della
realtà a tema sitcom di WandaVision. La stessa Hahn ha recentemente
dichiarato che si sposterebbe in parti più ampie del MCU solo se
fosse “necessario e succoso”, e qualcosa di visivamente distinto e
tematicamente diverso come I Fantastici Quattro: First Steps
potrebbe benissimo rientrare in questa categoria.
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Sfuggente e affascinate,
il nuovo film di Yeo Siew Hua, Stranger
Eyes, presentato in Concorso all’81°
edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia nasconde molte più anime di
quello che può apparire a prima vista, sfuggendo dal semplice anche
se intrigante meccanismo del “chi guarda chi”, stratificandosi e
andando oltre il puro voyeurismo della società iper-sorvegliata che
ci circonda.
La trama di Stranger Eyes
Dopo la misteriosa
scomparsa della propria bambina, una giovane coppia inizia a
ricevere strani video e si rende conto che qualcuno ha filmato la
loro vita quotidiana, persino i momenti più intimi. La polizia
mette la casa sotto sorveglianza per tentare di sorprendere il
voyeur, ma la famiglia inizia a sgretolarsi a mano a mano che i
segreti si svelano sotto lo sguardo attento di occhi che li
osservano da ogni parte. Risolvendo a sorpresa uno dei misteri del
film rapidamente, Stranger Eyes si immerge nelle
incertezze più profonde del comportamento e delle relazioni umane,
rivelando la sua natura dolente.
Singapore, stato
densamente popolato, è un’ottima ambientazione per una storia di
sorveglianza e vite private rese pubbliche, alla luce del fatto che
rimanere invisibili in un tale ambiente sembra una sfida
impossibile. Basti pensare che la giovane coppia al centro del film
vive in un vasto grattacielo a griglia, di fronte a un altro vasto
grattacielo a griglia, che offre una prospettiva a la Finestra sul
cortile, ma su scala industriale, potremmo dire. Non solo, dividono
l’appartamento con la madre di lui, oltre che con la loro piccola
Bo, dando perfettamente l’idea dell’affollamento che regna in
città.
La Finestra sul cortile nell’era industriale
La relazione trai due è
già fragile, anche prima che la bambina scompaia e l’evento
traumatico non fa altro che far emergere i problemi e le difficoltà
reciproche. La sparizione della bimba coincide con la ricezione, da
mittente anonimo, di DVD in cui i due giovani coniugi si vedono
ripresi nelle loro attività quotidiane e intime. I due eventi
sembrano collegati e la polizia decide di aumentare la sorveglianza
intorno alla loro casa. Altre telecamere, altri occhi estranei che
spiano.
Questo accorgimento li
condurrà presto da Wu (Lee Kang-sheng), l’uomo di
mezza età dagli occhi tristi che vive con la madre anziana
nell’appartamento di fronte. Dopotutto, come dice la polizia, in
questa società basta la pazienza, e prima o poi la verità viene
fuori, indicando tutte le telecamere che spiano continuamente ogni
angolo della città. E quando si pensa di aver colto il cuore del
film, Stranger Eyes muta ancora e si addentra nei
rapporti umani e familiari in maniera molto più intima e dolente.
Un racconto non perfettamente cronologico svela la vera fragilità
della coppia, soprattutto contrappone la sorveglianza costante alla
tragica verità relativa a Junyang e Peiying e a
quanto poco i due si siano effettivamente osservati nel corso della
loro storia.
Così il fuoco del
racconto trasla dalla coppia all’osservatore, mettendone in luce la
straziante solitudine e il rimpianto di una vita distaccata dagli
affetti reali. Sarà proprio la sua abitudine a osservare gli altri
che gli permetterà di arginare il suo isolamento. Una profonda
umanità ricca di emozione, molto diversa dallo stile e dalla
confezione del film, elegante ed essenziale, dalla luce fredda e le
inquadrature pulite.
Il tema privato diventa
ovviamente poi specchio di uno sbilanciamento del tessuto sociale,
di un distanziamento tra la vita vera e quella percepita attraverso
gli schermi e le camere di sorveglianza. Questa qualità
comunicativa lucida e profonda fa di Stranger Eyes
non solo un buon thriller, ma anche un oggetto di analisi sociale e
delle relazioni.
A due giorni dalla prima mondiale di
Toronto della sua commedia dark Nightbitch,
Amy Adams ha concluso un accordo per produrre
e recitare in Lazy Susans, una nuova commedia in
arrivo ai 20th Century Studios. Come riportato da Deadline, i candidati all’Oscar
Annie Mumolo (Le
amiche della sposa) e Stan Chervin (Moneyball)
sono stati incaricati della sceneggiatura del film che racconta di
un gruppo di mamme che formano una rock band.
Il film è ispirato alla storia di
The Lazy Susans, un gruppo reale di Boston che si
è riunito durante la pandemia di Covid. Vivek J.
Tiwary e Jack Leslie, che produrranno per
TEG+, hanno dato il via al progetto quando hanno opzionato
l’articolo del Boston Magazine “For Those Moms About to
Rock”. Adams e Stacy O’Neil produrranno anche
attraverso il loro marchio Bond Group Entertainment. Non è ancora
stato scelto un regista.
Amy Adams in Nightbitch.
Amy Adams, dove la vedremo
prossimamente?
Sei volte candidata all’Oscar, la
Amy Adams sarà presente nel già citato
Nightbitch,
adattamento di Marielle Heller del romanzo di Rachel
Yoder del 2021, in cui la vita di una mamma casalinga
prende una piega surreale. Lei e O’Neil hanno anche prodotto il
film, che Searchlight Pictures distribuirà il 6 dicembre. Più
recentemente, ha recitato al fianco di Jenna
Ortega in Klara and the Sun – film fantascientifico
distopico di Taika Waiti per Sony’s 3000 Pictures, basato
sul romanzo di Kazuo Ishiguro.
Reciterà poi nel film drammatico
At the Sea del regista di Pieces
of a WomanKornél Mundruczó, in cui
recita al fianco di Murray Bartlett, Brett
Goldstein e altri. Il film segue la vita di Laura (Adams)
dopo una lunga riabilitazione, mentre torna dalla sua famiglia
nella loro casa per le vacanze al mare dove deve riadattarsi alla
vita complicata che si è lasciata alle spalle. Ora è costretta ad
affrontare il prossimo capitolo della sua vita senza la carriera
che le ha dato fama, fortuna e, soprattutto, identità.
Quando Nori (Markella
Kavanaugh) e Poppy (Megan Richards) si
separano dal loro amico “Istar” dopo essere state trascinate via da
una tempesta di sabbia da lui provocata (non ha ancora ben compreso
i suoi poteri), si imbattono in un gruppo di Halfling più grandi
che si fanno chiamare Stoor (si ritiene che Smeagol/Gollum fosse un
Hobbit Stoorish). Dopo alcune ostilità iniziali, le due Harfoot
cercano di spiegare meglio con chi stanno viaggiando.
Dopo aver descritto lo Straniero
come “un gigante” e “più grande di un Elfo”, il capo degli Harfoot
Gundabel le interrompe sarcasticamente con: “Oh, quindi è un
grand’elfo?” (Granf-Elf, in inglese). Alcuni fan hanno notato che
ripetendo velocemente grand’elfo si potrebbe comprendere l’easter
eggs che sembra svelare l’identità dello Straniero.
C’era già un’idea abbastanza precisa
che lo Straniero di
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere
potrebbe essere Gandalf, ma si è ipotizzato che potesse essere
anche uno dei Maghi Blu, Alatar e Pallando, di cui sappiamo
pochissimo. Tutte le nostre allusioni fino a questo punto
potrebbero essere un depistaggio, naturalmente, ma diventa sempre
più probabile che questo “Uomo delle Meteore” è davvero l’unico e
solo Mithrandir.
Per quanto riguarda lo Straniero, si
imbatte in alcuni problemi con gli alberi prima di essere salvato
da un gioviale compagno di nome Tom, che lo ospita per la notte e
gli dà alcuni saggi consigli. Goldberry non compare, ma la sentiamo
cantare. Non è chiaro perché la “Figlia del Fiume” non appaia o
perché Bombadil neghi la sua esistenza allo Straniero, ma forse
farà sentire la sua presenza in un episodio successivo.
La prima stagione de
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha
ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100
milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di
minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25
milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita,
divenendo il più grande debutto nella storia di Prime
Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche
di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita.
Lo show ha inoltre battuto tutti i
precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha
portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto
precedentemente lanciato. Inoltre, Gli Anelli del Potere è
la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America,
Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo.
Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con
numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e
altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426
ore nel weekend.
La seconda stagione di Il
Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta
dagli showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay.
A loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum
Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme
alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate
Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew
Penry-Davey e Clare Buxton.
L’anno scorso abbiamo
potuto vedere La folle vita, comunemente indicato come loro
lungometraggio d’esordio e datato ormai 2020, ed è un piacere
ritrovare in sala Ann Sirot e Raphaël Balboni. Ce lo avevano
promesso ai tempi del Festival di Cannes 2023, dove il film
era tra i titoli selezionati per la 62esima Semaine de la
Critique, e grazie a Wanted Cinema il loro La sindrome degli
amori passati arriva finalmente nei cinema di tutta Italia –
dal 5 settembre – dopo alcune anteprime estive.
Una commedia romantica
piuttosto sui generis e a suo modo sorprendente con la quale
Ann Sirot e Raphaël Balboni hanno
cercato di “esplorare la sessualità al di fuori della
coppia“, come quella di Sandra (interpretata da Lucie Debay) e
Rémy (Lazare Gousseau), addolorati di non riuscire ad avere figli e
pronti a tutto per avere un bambino. Anche a seguire la terapia del
luminare che diagnostica alla coppia la “sindrome degli amori
passati” e prescrive loro di andare a letto, ancora una volta, con
ognuno dei loro precedenti amanti per ritrovare l’equilibrio… Una
serie di infedeltà programmate con le quali il film si diverte a
sfidare convenzioni e tabù della società in cui viviamo – oltre a
suggerire modi nuovi e diversi di concepire le relazioni e la
sessualità – creando situazioni surreali, ma a partire da
esperienze molto comuni…
La sindrome degli amori passati, intervista ai
protagonisti
“Abbiamo molti amici
che hanno avuto problemi ad avere figli.Fa parte della
nostra esperienza personale” – racconta la Sirot, convinta che
il film possa essere di consolazione o dare speranza a tanti…
La lotta fa parte della
vita. E tu puoi accettare la tua vita così com’è o usare le risorse
in tuo possesso, quello che ti sta accadendo, per reagire. È
interessante che ci sia una sindrome reale che ha ispirato quella
del film, quella che in francese si chiama ‘Syndrome du
lâcher-prise’, che è quello che dici a qualcuno che si sta
aggrappando alle cose, che deve lasciare andare… Per esempio,
quando le persone che stanno cercando di avere un figlio da molto
tempo, ormai esaurite, finiscono per lasciarsi, capita che
rimangano incinte l’ultima volta che fanno sesso prima della
rottura. Quando smettono di sentirlo come un obbligo, insomma, come
per molte cose nella vita, che succedono quando smetti di
rincorrerle.
A Cannes avete
sottolineato i significati che il film potrebbe veicolare,
relativamente al
capitalismo e al patriarcato, è importante o vi basta che il
pubblico si diverta?
SIROT: Penso che il
pubblico delle commedie romantiche si divertirà e insieme vorrei
che il nostro settore diventasse un luogo più aperto e sicuro. Con
in sala molta gente che faceva parte dell’industria cinematografica
e che finanzia il cinema è stato anche un appello a cercare insieme
di reinventare i nostri processi e a condividere la responsabilità
di rendere il mondo del cinema più ampio e più inclusivo.
Avete cambiato il film
nel suo iter? Ci sono state molte riscritture?
BALBONI: Abbiamo un modo
particolare di girare, e una ripresa può richiedere anche 10 o 15
minuti, perché facciamo molte prove. Così facendo, al montaggio c’è
molta scelta. Abbiamo avuto bisogno di riscrivere il film, vista
questa modalità, ma abbiamo scritto molto prima e dopo le riprese,
ma non è stato un film diverso, non credo sia cambiato, anzi, credo
sia il film che volevamo girare sin dall’inizio.
SIROT: È assolutamente il
film che volevamo girare, ma è come se avessimo una tela, una
griglia nella quale le linee si avvicinano sempre di più e vanno
riempiendosi. All’inizio lavoriamo sulle linee principali, quando
con gli attori abbiamo iniziato a disegnare le cose in modo più
preciso. Non partiamo subito con le riprese, proviamo e giriamo le
nostre prove, e le modifichiamo, abbiamo una bozza e cerchiamo di
rendere questa bozza sempre migliore. E quando una scena non va
bene, la rifacciamo e inseriamo la nuova scena nella nostra bozza.
Così quando arriviamo alle riprese abbiamo questa bozza su cui
abbiamo lavorato, poco alla volta.
Tanto lavoro devono
aver richiesto gli intermezzi sui rapporti sessuali
SIROT: Sì, è stato un
processo piuttosto lungo, perché abbiamo fatto diversi workshop,
che abbiamo chiamato “le metafore”. Abbiamo lavorato con il
coreografo, in particolare, ma anche con gli altri membri della
troupe – dal DOP al costumista con i ballerini o con il cast –
esplorando le idee che avevamo, cercando di provarle, e ci è voluto
tempo per trovare l’atmosfera giusta per delle scene sessuali
metaforiche che dovevano rappresentare lo spazio mentale dei
personaggi, i territori interiori inesplorati che Sandra e Rémy
stanno per aprire e scoprire. In queste scene, la sessualità è
sempre rappresentata in modo simbolico, la nudità è affrontata in
modo umile e giocoso.
BALBONI: Avevamo idee
divertenti per ogni scena, una diversa dall’altra, perché volevamo
sempre collegarci a ciò che accadeva nella storia e continuare a
giocare con il pubblico. Come per esempio, quando stanno gonfiando
la ruota della bicicletta tutto si trasforma e c’è questa gomma
gigante, o quando lei sta appendendo i vestiti dietro e inizia la
scena in cui ci sono vestiti argentati appesi dappertutto. Avevamo
molto materiale, intere coreografie, ma per la dinamica del film
poi abbiamo dovuto montare una porzione molto piccola di ciò che
avevamo girato, abbiamo fatto delle scelte.
Tra i tanti membri
della troupe, c’era anche un coordinatore dell’intimità?
SIROT: Abbiamo chiesto al
coreografo di farlo e gli attori sono stati d’accordo. Lui è un
ballerino, si esibisce spesso e ha molta esperienza nell’esibirsi
nudi, quindi era una persona molto adatta, anche a rapportarsi con
gli attori. Ma anche in questo caso il nostro processo è stato
molto graduale. Togliendo i vestiti un po’ alla volta. Facendo le
scene con tutti i vestiti addosso, all’inizio, la volta successiva
in biancheria intima e così via. La chiave è stato il sentirsi
sicuri con le persone che hai intorno, loro avevano già lavorato
insieme due o tre volte e conoscevano il coreografo, per cui erano
a loro agio l’uno con l’altro.
In merito al film Francesca
Comencini ha dichiarato: “Dopo tanti anni passati a
fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho
voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho
voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al
suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo
impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua
persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora sono
abbastanza anziana, ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di
questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli
grazie“.
La trama di Il tempo che ci
vuole
Questo film è il racconto molto
personale di momenti vissuti dalla regista con il padre. Un
racconto personale che però trova la giusta distanza nel fatto che
tra il padre e la figlia c’è sempre il cinema come passione,
scelta di vita, modo di stare al mondo. Il cinema come una rete che
sottende il racconto dei loro scambi, crea lo spazio
dell’immaginazione. “Con il cinema” dice, il padre “si può
scappare. Con l’immaginazione”. Le immagini partono dai ricordi e
come i ricordi amplificano alcuni segni salienti e ne cancellano
altri.
Immagini scarne, in cui non c’è
quasi niente tranne loro due, e in cui il segno che è presente ha
sempre qualcosa di esagerato: se qualcosa è grande è molto
grande, se è lontano è molto lontano, se c’è un raggio di luce
è molto luminoso, se qualcosa è vicino è molto vicino. Per quel
che riguarda i set, invece, molta pienezza, confusione, fretta,
molta gente, molto chiasso e anche qui tutto amplificato, in questa
eccitazione della vita collettiva che sono i set: qui quelli di
Pinocchio, sempre creati in mezzo al nulla, in terreni brulli di
campagna.
Tra tutte le voci che si sono
rincorse in vista dell’uscita di Deadpool &
Wolverine, i fan potrebbero essere stati più eccitati
dalla prospettiva di un ritorno di Liev Schreiber nei panni di Victor Creed,
alias Sabertooth. L’attore di Ray Donovan ha fatto solo
un’apparizione nei panni del cattivo animalesco in X-Men le origini: Wolverine e, sebbene il film in sé
sia generalmente considerato di qualità inferiore (per usare un
eufemismo), l’interpretazione di Schreiber è spesso acclamata come
uno dei pochi punti di forza.
Si è speculato sul fatto che
Liev Schreiber avrebbe potuto interpretare
Sabertooth in Logan
– The Wolverine di James Mangold, ma
l’attore ha poi rivelato di non essere mai stato contattato.
Tuttavia, un paio di fonti diverse hanno affermato che era in
trattativa per apparire nel sequel di Deadpool.
Naturalmente, Schreiber non si è visto, mentre l’attore di
Sabertooth del primo film degli X-Men, Tyler
Mane, ha ripreso il ruolo per un breve (ma sanguinoso)
scontro con Logan.
La risposta di Liev Schreiber sulla sua assenza dal film
Parlando con Collider, Liev Schreiber sembra aver confermato che gli
è stato chiesto di interpretare nuovamente il personaggio, prima di
spiegare perché ha rifiutato. “È incredibile. Non so come ci si
sente quando le persone pensano a qualcosa che hai fatto e lo
apprezzano a tal punto da volerlo rifare”, ha esordito.
“Sono rimasto così sorpreso dal fatto che avessimo così tanti
fan, e sono rimasto così sorpreso dal fatto che la gente stesse
facendo una campagna per farmi partecipare al nuovo film di
Deadpool”. “Ad essere onesti, è molto faticoso portare il
proprio corpo a quel punto”, ha aggiunto. “So che ho
guardato Hugh [Jackman] prepararsi di nuovo e ho pensato: ‘Mi va
bene stare in disparte’”.
James Gunn ha detto chiaramente che il nuovo
DCU sarebbe stato un universo condiviso molto più
coeso di quanto non lo sia mai stato il DCEU, quando ha assunto la
carica di co-CEO dei DC Studios, e sappiamo già che il prossimo
reboot di Superman
avrà dei collegamenti con la seconda stagione di Peacemaker.
È stato confermato che Frank Grillo interpreterà Rick Flag Sr. in
entrambi i progetti ma un nuovo rumor afferma che un personaggio
molto più importante è destinato a farsi sentire anche nella
seconda stagione di Peacemaker
dopo aver fatto il suo debutto sul grande schermo.
Secondo Grace Randolph, Nicholas Hoult ha girato una scena nel ruolo
di Lex Luthor per la seconda stagione dello show con protagonista
John Cena. Grace non è nota come la più
attendibile delle fonti, ma in passato ha pubblicato alcuni scoop
significativi, per cui riteniamo che questa notizia meriti una
certa attenzione. Inoltre, in base alle recenti foto sul set,
Luthor sta probabilmente finanziando Flag e la sua banda per la
cattura dell’Uomo d’Acciaio in Superman,
quindi sarebbe logico che continuasse a tirare le fila di Rick
anche in Peacemaker.
Peacemaker, cosa
sappiamo sulla seconda stagione
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del
2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo
irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo,
non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I
dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag
Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker
di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Gunn, Peter Safran
e Matt Miller sono i produttori esecutivi di
Peacemaker.
Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy
Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si
ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha
Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury
e David Denman in un ruolo misterioso. Al momento,
non è stata annunciata una data di debutto.
Il viaggio di Bladeverso
il ritorno sul grande schermo è stato fino ad ora a dir poco
inebriante. Il film è stato annunciato per la prima volta al
Comic-Con di San Diego nel 2019, quando il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha presentato Mahershala Ali come il Daywalker del MCU.
Stacy Osei-Kuffour è stato incaricato di scrivere
la sceneggiatura nel febbraio 2021, con l’idea di terminare le
riprese entro la fine dello stesso anno. La data di inizio è stata
presto posticipata, ma Bassam Tariq è salito a
bordo per dirigere poco prima che Bladefacesse
un cameo vocale in Eternals.
Sono seguiti ulteriori ritardi e
Tariq è stato sostituito dal regista Yann Demange.
A questo punto, Beau DeMayo e Michael
Starrbury avevano entrambi messo mano alla sceneggiatura,
seguiti da Nic Pizzolatto e Michael
Green. Diversi membri del cast hanno poi lasciato il film
man mano che si accumulava il ritardo e poi, lo scorso giugno,
Demange si è dimesso, mentre Eric Pearson è stato
assunto per rifinire la sceneggiatura. Ora, secondo lo scooper
Daniel Richtman, il destino del
progetto sarà probabilmente deciso entro la fine del 2024.
Ciò significa che la possibilità che
venga abbandonato non è esclusa, anche se sembra uno scenario
quantomai estremo e improbabile. “Siamo ancora impegnati nel
film e siamo così impegnati che non lo faremo finché non sarà
giusto”, ha detto Feige di Bladeall’inizio
di quest’anno. “Il che è stato frustrante per noi e per alcuni
fan perché ci è voluto un po’ di tempo. Ma ora abbiamo un nuovo
sceneggiatore che ci sta lavorando, ho letto metà della sua nuova
bozza e per ora mi sembra buona”.
“Wesley è fantastico, Wesley è
il più grande. Mahershala è quello che è arrivato quattro anni fa…
cinque anni fa… e ha detto ‘Voglio interpretare [Blade]’, ecco di
cosa si tratta in questo film”. In quell’occasione Feige ha
anche rivelato che il film sarà vietato ai minori. Non resta a
questo punto che attendere ulteriori sviluppi nella vicenda, per
scoprire quale sarà il destino del film. Naturalmente, la speranza
è che venga confermato e si giunga alla soluzione per riportare
degnamente Blade sul grande schermo.
Blade, tutto
quello che sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade,Blade II e Blade: Trinity, dove ad interpretare il personaggio vi
era l’attore Wesley Snipes. La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo tutti, con l’attore indicato
perfettamente idoneo sia a livello estetico che di carisma.
Il personaggio di Ali, come noto, ha
già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui compare anche l’attore
Kit Harington e la celebre Lama d’Ebano, che
a sua volta sembra comparirà in Blade. Come noto, il
film sta però affrontando numerosi problemi produttivi, con Ali che
sembra essere stato scontento delle prime versioni della
sceneggiatura.
Sarebbe dunque stata attuata una
forte fase di riscrittura, che ha però naturalmente portato il
progetto a subire ritardi sia sull’inizio delle riprese che
sull’uscita in sala, attualmente fissata al 7 novembre
2025. Recentemente, inoltre, era stato riportato che
Yann Demange ha abbandonato la regia del film,
presumibilmente
per via di alcuni contrasti con Ali. Bladeè
dunque ora alla ricerca di un nuovo regista.
C’è un’enorme quantità di intrighi
intorno ai piani di James Gunn per il DCU e con il suo Superman
in fase di post-produzione, si attendono maggiori dettagli su
questo atteso film, il suo tono e il modo in cui imposterà il
futuro del franchise. Ora, riguardo a ciò che il regista intende
fare al di là del personaggio, lo scooper Daniel Richtman dice di aver
sentito dire che Superman
è “fantastico” e lo definisce “un completo spostamento
verso la fantascienza e il fantasy hardcore, l’esatto opposto di
L’Uomo d’Acciaio”.
E aggiunge: “È ambientato in un
mondo molto diverso dal nostro e molto lontano dal DCEU. Gli eroi
esistono da sempre e vedremo come hanno influenzato la storia di
questo mondo e come hanno plasmato il DCU”. “Il DCU sarà
caratterizzato da vari progetti ambientati in diverse linee
temporali, non solo ai giorni nostri. Quindi più in linea con
l’approccio di Star
Wars che della Marvel”. Onestamente questa
sembra la direzione giusta per il DCU ed è bello sapere che Gunn
non intende replicare il MCU.
Il fatto che “gli eroi esistono
da sempre” dà anche senso al fatto che Hal Jordan e Guy
Gardner, le Lanterne Verdi, saranno più vecchi delle loro versioni
fumettistiche. Per il primo, ad oggi, il ruolo sarebbe stato
offerto a Josh Brolin, mentre nel ruolo di Guy vi è
Nathan Fillion. Ad ogni modo, sembra che i DC
Studios stiano cercando di creare una storia per questo mondo
piuttosto che partire da zero come ha fatto la Warner Bros. con il
DCEU.
Tutto quello che sappiamo sul
Superman di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato
alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e
Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di
presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà
seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il
film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Sarà presentato stasera in concorso
all’81.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Kjærlighet (Love), il film norvegese diretto da Dag Johan Haugerud
con Andrea Bræin Hovig, Tayo Cittadella Jacobsen, Marte
Engebrigtsen, Lars Jacob Holm, Thomas Gullestad, Marian Saastad
Ottesen, Morten Svartveit.
In merito al film il regista ha
commentato: “Per molti versi questo film è utopico: riguarda il
tentativo di raggiungere l’intimità sessuale e mentale con gli
altri senza necessariamente conformarsi alle norme e alle
convenzioni sociali che governano le relazioni. Credo che
l’invenzione narrativa svolga un ruolo cruciale nell’immaginare
mondi possibili e mentalità alternative. Permette alle persone di
esprimersi e comportarsi in modi spesso insoliti. Questo serve da
ispirazione per pensare in modi diversi nella vita reale. Con
Kjærlighet, e l’intera trilogia, il mio obiettivo principale è
stato quello di far capire che è possibile immaginare nuovi modi di
pensare e comportarsi“.
La trama di Kjærlighet (Love)
Marianne, una dottoressa
pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi
evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento
al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa
lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le
racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti
conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a
mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale
intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei. Kjærlighet
è parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet.
In merito al film il regista ha
dichiarato: “In Cina la maggior parte dei giovani lavora duramente
per mantenersi. Gli stipendi sono molto bassi, le giornate infinite
e non c’è quasi tempo di riposare. La società cinese ha ridotto la
loro vita quotidiana a lavoro. Guadagnare denaro è diventato
l’unica ambizione”.
La trama di Qing Chun: Gui (Youth:
Homecoming)
Con l’avvicinarsi delle vacanze di
Capodanno i laboratori tessili di Zhili sono quasi deserti. I pochi
dipendenti rimasti sono in disperata attesa dello stipendio per
pagarsi il viaggio di ritorno a casa. Dalle rive del fiume Yangtze
alle montagne dello Yunnan, tutti festeggeranno nelle proprie città
natali e celebreranno i rituali di prosperità con la famiglia. Per
Shi Wei questa è anche l’opportunità di sposarsi, come per Fang
Lingping. Il marito, ex tecnico informatico, dovrà seguirla a Zhili
dopo la cerimonia. Imparare è difficile, ma ciò non ostacola
l’avvento di una nuova generazione di lavoratori
Scritta da
Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New
Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide
Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con
soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises,
Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli
accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a
fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente
documentato e testimoniato da più fonti.
La colonna sonora
è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere
parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical
Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima
linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo.
Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1
MTV Europe Music Award e un NMA Award.
Il cast di M – Il Figlio del
Secolo
Accanto a
Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My
Agent – Italia, A classic horror story, Freaks
Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara
Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good
Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti;
Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina
Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna
Rachele; Federico Majorana (Prisma,
Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini;
Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma,
Baby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico
Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il
mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio
Lombardi (The Young Pope, The New Pope,
1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono;
Gianmarco Vettori (La Belva,
Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi;
Gaetano Bruno (Martin Eden,
Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue
mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo
Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui
rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio;
Elena Lietti (Il Miracolo,Anna,
Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta,
moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi
(Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare
Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono
l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo
Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza,
Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.
La trama di M –
Il Figlio del Secolo
“M – Il Figlio
del Secolo” racconta l’ascesa politica di Mussolini e della sua
creatura: il fascismo. Prima un movimento, poi un partito che
Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per poi
sovvertire la democrazia e instaurare la dittatura.
Attraverso un
linguaggio contemporaneo – con Mussolini che rompe la quarta parete
e si rivolge direttamente a noi per rivelarci i suoi pensieri più
inconfessabili e commentare le svolte della Storia – la serie offre
un ritratto originale, “pop”, a tratti pregno di umorismo nero,
dell’uomo che, pur avendo tradito ideali, persone e istituzioni,
pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita, fece
innamorare di sé l’Italia intera, diventandone l’incontrastato
Duce.
Si è tenuta questa sera il red
carpet di IDDU,
terzo film italiano in concorso all’all’81.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Ecco le
foto dei registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza accompagnati
dal cast Toni
Servillo, Elio
Germano, Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi,
Giuseppe Tantillo, Antonia Truppo, Tommaso Ragno.
In merito al film i registi hanno
commentato: “L’idea iniziale di questo film è nata dalla
lettura dei numerosi pizzini ritrovati nel corso della lunga
latitanza del capomafia Matteo Messina Denaro. Attraverso queste
insolite lettere, il boss gestiva la sua vita in clandestinità e i
suoi affari. I pizzini trascendevano però la funzione pratica di
comunicazione criminale e lasciavano emergere aspetti della sua
personalità e la natura del mondo tragico e ridicolo che intorno a
lui volteggiava spericolatamente. Traendo libera ispirazione dai
pizzini, Iddu racconta il carteggio fra Matteo, principe riluttante
di un mondo insensato, e Catello, maschera grottesca di solare
amoralità. Con Matteo e Catello ci immergiamo nel vuoto dentro il
quale un popolo sguazza come fosse un gran mare baciato dal sole e
dagli dei“.
La trama di IDDU
Sicilia, primi anni Duemila. Dopo
alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo
corso, ha perso tutto. Quando i Servizi segreti italiani gli
chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo
grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie
l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo furbo dalle cento
maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in
menzogna e menzogna in verità, Catello dà vita a un unico quanto
improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto
emotivo cerca di approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali
più ricercati al mondo comporta un certo rischio…
Lady Gaga, pseudonimo di
Stefani Joanne Angelina Germanotta, è da oltre un decennio a
questa parte una delle artiste pop in assoluto più importanti.
Attiva nei campi della musica, del cinema, della moda e
dell’attivismo, si è sempre distinta come una personalità
camaleontica, eccentrica, capace di dar vita ad accesi dibattiti
grazie alla sua sola presenza. Poche personalità dello spettacolo
possono vantare una simile popolarità e progetto dopo progetto Gaga
continua a dimostrare di saper attentamente scegliere in cosa
lasciarsi coinvolgere.
Ecco 10 cose che forse non
sai di Lady Gaga.
Lady Gaga e le sue canzoni, da
Poker Face a Bloody Mary
1. Poker Face, il
primo grande successo. Nel 2008 Gaga ha pubblicato il suo
album d’esordio The Fame, contenente il popolarissimo
brano Poker Face. Lanciato come secondo
singolo, questo ha vissuto successo inaspettato che è riuscito a
bissare quello del primo, raggiungendo la posizione numero uno
nelle classifiche mondiali di oltre venti Paesi e diventando il
secondo singolo della cantante a raggiungere la prima posizione
nella Billboard Hot 100. Il singolo è risultato il più venduto del
2009 con 9,8 milioni di copie vendute, contribuendo
all’affermazione della cantante.
2. Ha pubblicato sette album
e vinto numerosi Grammy. Ad oggi Gaga ha pubblicato un
totale di dieci album, di cui 7 in studio. Grazie a brani come
Bad Romance e Alejandro si è affermata nel mondo
della musica, consacrandosi poi grazie a brani come Shallow,
Always Remembre Us This Way, Million Reasons, Love for Sale o
la recente Hold My Hand. Gaga, intoltre, ha vinto ad oggi
ben 13 premi Grammy, tra i quali si annoverano quelli per Miglior
album dance per The Fame, Miglior performanca vocale
femminile pop per Bad Romance e Miglior canzone scritta
per media visuali per Shallow.
3. Una sua vecchia canzone è
stata ora pubblicata come singolo. Nel dicembre del 2022
il brano Bloody Mary, tratto dal secondo
album della Gaga, Born This Way del 2011, è stato
ripubblicato come singolo a seguito dell’enorme successo ottenuto
tramite la sua associazione alla danza che Jenna
Ortega fa nella serie Mercoledì.
Tale danza è poi stata replicata numerose altre volte, sempre
utilizzando il brano della Gaga, fino a quando lei stessa non si è
cimentata nella cosa. A distanza di oltre dieci anni, dunque,
questo suo brano è tornato sulla cresta dell’onda.
Lady Gaga: i suoi film e le serie
TV
4. Ha recitato in celebri
film. Nel 2013 Gaga debutta in un film per il cinema
recitando nel ruolo di La Camaleon in Machete Kills.
Successivamente ha interpretato sé stessa in Muppets 2 –
Ricercati (2014) e Bertha in Sin City – Una donna per cui
uccidere (2014), con Eva Green.
Torna al cinema nel 2018 come protagonista del film A Star Is Born, dove
recita accanto a Bradley Cooper.
Per la sua interpretazione, è stata candidata al premio Oscar come
Miglior attrice. Nel 2021 ha invece interpretato Patrizia Reggiani
in House of Gucci. Nel
2024 è invece in Joker: Folie à Deux, accanto a
Joaquin
Phoenix, nel ruolo di Harley Quinn.
5. Ha anche preso parte a
note serie. La prima comparsa di Gaga in una serie
televisiva risale al 2001, quando ha recitato nel nono episodio
della terza stagione di I Soprano. Ha in seguito
interpretato sé stessa nel decimo episodio della terza stagione di
Gossip Girl, mentre ha avuto poi un ruolo da protagonista
nella quinta stagione della serie American Horror Story,
Hotel, interpretando il ruolo di Elizabeth “La Contessa”
Johnson. Per tale ruolo ha poi vinto il Golden Globe come Miglior
attrice in una miniserie o film per la TV.
Lady Gaga agli Oscar per Til It
Happens to You,Shallow e Hold My Hand
6. È stata candidata
all’ambito premio e l’ha vinto in un’occasione. Nel 2016
Gaga ha ricevuto la sua prima nomination all’Oscar nella categoria
Miglior canzone originale per il brano Til It Happens
toYou, che è diventata la quinta canzone
tratta da un documentario nella storia a ricevere una candidatura
al premio. Nel 2019 è poi stata nuovamente candidata in tale
categoria per il brano Shallow, presente
nel film A Star Is Born. In
quell’occasione, Gaga ha poi vinto l’ambito premio. È infine
tornata agli Oscar nel 2023, candidata per il brano
Hold MyHand, presente nel film
Top Gun: Maverick.
Lady Gaga in A Star Is
Born
7. È rimasta particolarmente
segnata dal suo personaggio. Quello in A Star Is Born è stato il
primo ruolo da protagonista in un film per Lady Gaga. Lavorare al
personaggio di Ally è stata per lei un’esperienza particolarmente
intensa. Ha infatti affermato di essersi così affezionata al suo
personaggio durante le riprese, che ha dovuto tingersi i capelli di
biondo non appena il film è finito per lasciarla andare e non
vivere più nel suo ricordo. Ha anche dichiarato che nella vita
reale non assomiglia per niente a tale personaggio, in quanto molto
più ambiziosa di lei.
Lady Gaga è Harley Quinn in
Joker: Folie à Deux
8. È rimasta sempre nel
personaggio. Come Joaquin Phoenix in entrambi i film sul
Joker, Lady Gaga ha seguito un rigido metodo di
recitazione per la sua interpretazione. Ha insistito affinché il
cast e la troupe la chiamassero solo “Lee” durante le riprese. Il
direttore della fotografia di entrambi i film di Joker,
Lawrence Sher, ha dichiarato: “Non ho mai
incontrato la vera Lady Gaga sul set, non la conoscevo
affatto”.
Lady Gaga è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice e cantante è
presente sul social network Instagram, con un proprio profilo
verificato seguito da ben 57 milioni di persone e dove attualmente
si possono ritrovare oltre tremila post. Questi sono principalmente
immagini relative a suoi lavori da attrice o cantante, inerenti il
dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro
confronti. Ma vi sono anche post relativi alle sue attività legate
al mondo della moda. Ma non mancano anche curiosità, momenti di
svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora.
Lady Gaga: età e altezza
10. Lady Gaga è nata il 28
marzo del 1986 a New York, Stati Uniti. La cantante e
attrice è alta complessivamente 1,55 metri.
Joaquin Phoenix è
uno di quegli attori che sembrano già aver visto e assaporato il
bene e il male della vita. Occhi che hanno visto di tutto, così
profondi che sembrano raccontare da soli tutta la sua vita, la sua
gavetta e il suo passato turbolento. Quest’attore ha sempre
lavorato sodo per costruirsi una carriera solida e concreta,
apparendo in diversi ruoli iconici, ed è stato capace di
conquistarsi una massiccia parte di pubblico con il suo talento
unico. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Joaquin
Phoenix.
2. Joaquin Phoenix è anche
doppiatore e produttore. Dopo tanti anni a lavorare con
attore, anche Joaquin Phoenix ha deciso di sperimentare diverse
strade, tra cui quella del doppiaggio e della produzione. L’attore,
infatti, ha prestato la propria voce per il film Koda, fratello
orso (2003), mentre ha partecipato alla produzione del
lungometraggio Joaquin Phoenix – Io sono qui!, dei
documentari I Am Dying (2015), CAMP: The
Documentary (2016), What the Health (2017), della
serie documentaria 4Real (2007) e del corto Across My
Land (2017).
Joaquin Phoenix è Joker
3. Per interpretare Joker,
Joaquin Pheonix ha perso diverso peso. È capitato molto
spesso di vedere molte trasformazioni fisiche da parte degli attori
per interpretare personaggi particolari e basta pensare solo a
Christian Bale e Matthew McConaughey per rendersene conto. Ma
da oggi, c’è un nome in più da aggiungere sulla lista ed è quello
di Joaquin Phoenix. L’attore, infatti, per poter interpretare
Joker nell’omonimo film, ha dovuto
perdere circa 23 chili, una cosa che si nota in particolare durante
le sue scene a torso nudo.
4. Joker: Folie a Deux è il
suo primo sequel. Dopo il successo di Joker è stato annunciato un sequel dal
titolo Joker: Folie a
Deux, dove Phoenix riprende il ruolo di
Arthur Fleck e Lady Gaga fa il
suo ingresso nel ruolo di Harley Quinn. Il film, è il primo sequel
nella carriera dell’attore, con Joker che è dunque il primo
personaggio da lui interpretato per più di una volta. Il film è
attualmente atteso in sala il 2 ottobre 2024 e come già riportato
includerà elementi musicali al proprio
interno.
Joaquin Phoenix è Napoleone Bonaparte in Napoleon
5. La sceneggiatura è stata
riscritta su di lui. Nel realizzare il film, Scott sapeva
sin da subito di voler affidare il ruolo a Phoenix. Ciò che non
aveva previsto, però, è quanto l’interpretazione dell’attore
potesse essere intensa. Proprio per far sì che il film si sposasse
meglio con la performance che Phoenix era pronto a dare nei panni
di Napoleone, si scelse di riscrivere buona parte della
sceneggiatura affinché si adattasse all’attore.
Joaquin Phoenix in Il gladiatore
6. Ha dovuto perdere
peso. Mentre guardava le riprese giornaliere di Il gladiatore, Sir Ridley Scott notò che Joaquin Phoenix stava
ingrassando. Ne parlò allora con il produttore, che andò da Phoenix
e gli disse: “Ridley dice che sei grasso”. Il giorno dopo, Phoenix,
in armatura completa, andò da Scott e gli disse: “Ho sentito che
sembro un piccolo criceto grasso. Ho pensato che fosse la cosa
giusta da fare. Sono l’imperatore di Roma, perché non dovrei
sembrare un po’ più dissoluto?”. Da quel momento Phoenix non mangiò
per settimane per dimagrire.
Joaquin Phoenix in Lei
7. Ha stretto un’amicizia
speciale sul set. In Lei, Phoenix interpreta Theodore Twombly, uomo
solitario che sviluppa una relazione sentimentale con
un’intelligenza artificiale autonominatasi Samantha. Sul set di
quel film, Amy Adams, che
interpretava lì la miglior amica di Theodore, ha raccontato che lo
sceneggiatore e regista Spike Jonze rinchiudeva
lei e Joaquin Phoenix in una stanza per un’ora o due ogni due
giorni e li costringeva a parlare tra loro. Jonze lo faceva per
permettere agli attori di conoscersi meglio e Adams attribuisce a
proprio a questo il merito della stretta amicizia nata tra lei e
Phoenix.
Joaquin Phoenix, Rooney Mara e il
figlio
8. Joaquin Phoenix ha un
figlio con Rooney Mara. Se negli ultimi anni Joaquin
Phoenix ha vissuto un periodo del tutto sereno, la risposta è solo
una: Rooney Mara. Pare che i due abbiano iniziato a
frequentarsi dalla fine del 2016 e che si siano completamente
innamorati sul set del film Maria Maddalena, anche se si
conoscono da molti anni e avevano già condiviso il set del film
Lei. Nel 2020 nasce il loro primo figlio,
River, chiamato così in onore del fratello
maggiore di Joaquin, morto per overdose nel 1993 a 23 anni. Nel
giugno del 2024, invece, è nato il loro secondo figlio.
Joaquin Phoenix e gli Oscar
9. Ha vinto l’ambito
premio. Nel corso della sua carriera Phoenix è stato
candidato per quattro volte al premio Oscar. Prima come Miglior
attore non protagonista per il Il gladiatore e poi come
Miglior attore per Quando l’amore brucia l’anima, The
Master e Joker. Grazie a quest’ultimo film ha poi vinto
l’ambito premio. Il suo discorso, una volta salito a ritirare la
statuetta sul palco, si è però concentrato non tanto su vari
ringraziamenti quanto sul far riflettere riguardo tematiche legate
ai diritti degli animali, che notoriamente l’attore ha molto a
cuore.
Joaquin Phoenix: età, altezza e
fisico
10. Joaquin Phoenix è nato
il 28 ottobre del 1974 a San Juan, Porto Rico. La sua
altezza è di 173 centimetri e il suo peso è di circa 70 chili.
La serie animata Creature
Commandos ha fissato la sua data di debutto su Max e
ciò avverrà il 5 dicembre. I nuovi episodi saranno
trasmessi ogni giovedì, con la prima stagione composta da sette
episodi, andando dunque a concludersi il 16 gennaio. Secondo il
titolo ufficiale, la serie “segue una squadra segreta di mostri
incarcerati e reclutati per missioni ritenute troppo pericolose per
gli esseri umani. Quando tutto il resto fallisce… sono la vostra
ultima, peggiore opzione”.
La serie animata Creature
Commandos, composta da 7 episodi, sarà trasmessa in
streaming su Max e avrà come protagonisti David Harbour nel ruolo di Eric
Frankenstein/Mostro di Frankenstein, Indira Varma
nel ruolo della Sposa, Maria Bakalova di Guardiani della Galassia
Vol. 3 nel ruolo della Principessa Ilana Rostovic, Zoe
Chao nel ruolo della Dott.ssa Nina Mazursky, Alan Tudyk nel ruolo del Dottor Phosphorus,
Sean Gunn nel ruolo di Weasel e Frank Grillo nel ruolo di Rick Flag
Senior.
Steve Agee
riprenderà il suo ruolo di Peacemaker, John Economos. È prevista
anche la partecipazione di Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller.
Recentemente James Gunn ha rivelato di considerare La sposa
di Indira Varma come il personaggio principale
della serie. Ha anche aggiunto che non sta dirigendo alcun
episodio, ma ha diretto le sessioni di registrazione di ciascun
attore.
“La nuova serie riprende
direttamente dopo il finale della prima stagione di Peacemaker, che
lascia la Waller con le mani legate dal punto di vista operativo,
il che significa che non è più in grado di farla franca mettendo in
gioco vite umane per portare a termine le sue missioni clandestine
e moralmente discutibili. Al contrario, recluta una banda di
disadattati, non diversamente dalla Suicide Squad e da
Peacemaker“, ha rivelato Gunn.
Aggiunge che i protagonisti di
Creature
Commandos “sono dei veri e propri mostri, e
non vedo l’ora di farveli conoscere. Creare questa serie è stata
una delle gioie assolute della mia vita“.
Cosa vuol dire essere genitori? E
cosa essere figli? Occorre essere legati dallo stesso sangue per
poter ricopre uno di questi ruoli? Da sempre ci si interroga su
questi dilemmi e in molteplici occasioni registi provenienti da
ogni parte del mondo hanno cercato di rispondere a questi quesiti,
come ad esempio il giapponese Kore’eda Hirokazu
con film come Un affare di famiglia e Broker – Le buone stelle. Un altro film che ha
riflettuto su tali tematiche è però I
figli degli altri (qui
la recensione).
Diretto nel 2022 da Rebecca
Zlotowski (regista nota anche per Planetarium
e Un estate con Sofia), il film racconta proprio di una
donna in cerca di figlio, come se ciò fosse indispensabile per
poter essere madre. Il suo percorso in I figli
degli altri sarà dunque proprio quello di scoprire il
significato di tale ruolo attraverso un percorso accidentato e
proprio per questo ricco di maggiori insegnamenti. Un film dunque
molto toccante, che affronta tematiche sempre attuali e su cui c’è
ancora troppa divisione.
Per chi è in cerca di un film che
spinga dunque verso un certo tipo di riflessioni, è questo un film
decisamente da non perdere. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a I
figli degli altri. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di I figli degli altri
Il film racconta la storia di
Rachel, una donna di 40 anni, senza figli e
innamorata della sua vita, condita dai suoi studenti, dai suoi
amici e dalle lezioni di chitarra. Quando conosce
Ali, si innamora di lui, ma l’uomo ha già una
figlia di 4 anni, Leila. Sin da subito Rachel
stringe un forte legame con la bambina e la tratta come se fosse
propria, pur sapendo che il suo rapporto con lei potrebbe
interrompersi in qualunque momento o essere compromesso da
Alice, la vera madre di Leila. Nasce quindi in
Rachel il desiderio di un figlio proprio accompagnato da una
profonda rabbia.
Il cast del film
Ad interpretare la protagonista,
Rachel, vi è l’attrice Virginie Efira.
Inizialmente conduttrice televisiva, Efira si è poi dedicata alla
recitazione, prendendo parte a film come Un amore all’altezza, dove recita accanto a Jean Dujardin, Tutti gli uomini di
Victoria e Benedetta. Accanto a lei, nel ruolo del
compagno Ali vi è l’attore RoschdyZem, visto anche in L’innocente
di Louis Garrel, mentre Callie
Ferreira-Gonçalves interpreta Leila, la bambina con
cui Rachel stringe un forte legame.
L’altro celebre nome nel cast
di I figli
degli altri è quello di Chiara
Mastroianni, figlia dei celebri Marcello
Mastroianni e Catherine Deneuve, vista in
film come L’hotel
degli amori smarriti,
La ragazza con il braccialetto e Marcello mio. In questo film, interpreta Alice.
Completano il cast Yamée Couture nel ruolo di
Louana, sorella di Rachel, Michel
Zlotowski in quelli del padre di Rachel e
Victor Lefebvre in quello di Dylan, studente
di Rachel. Nel film compare anche il celebre regista
Frederick Wiseman nel ruolo del dott.
Wiseman.
Il finale di I figli degli altri: cosa accade
a Rachel?
Nel corso del film, dunque, Rachel
desidera avere un figlio con Ali, ma il suo ginecologo la avverte
che non le resta molto tempo. Investe così molto nella relazione
con Leila, andando a prenderla ogni due settimane dalla sua lezione
di judo. Incontra anche Alice, con la quale ha un rapporto
cordiale. Tuttavia, a mandarla ulteriormente in crisi arriva
Louanna, la sua sorella minore, la quale rivela di essere rimasta
incinta per caso. Di fronte a questa notizia Rachel cerca di dare
il suo supporto e incoraggiamento.
Dentro di sé, però, diventa
gradualmente sempre più amareggiata, chiedendosi inoltre se è
destinata a rimanere una “comparsa” nella vita di Leila. Il figlio
che desiderava con Ali sembra destinato a non arrivare e quando
l’uomo le rivela improvvisamente che Alice gli ha chiesto di
tornare insieme a lei e che sta dunque mettendo fine alla loro
relazione anche se la ama, Rachel si vede costretta a prendere le
distanze anche da Leila. La nascita del figlio di Louanna,
tuttavia, le offre l’opportunità di tornare ad avere una relazione
con un figlio, seppur di un altro.
Qualche anno dopo, tuttavia, Rachel
rivede per caso Dylan, un alunno in difficoltà a
cui si era dedicata molto nel tentativo di aiutarlo a costruirsi un
futuro. Ritrovandolo, scopre che ha trovato la sua vocazione nel
mondo della ristorazione, dove oram lavora come capo cameriere.
Dylan, quindi, la ringrazia per aver creduto in lui. Da questo
inaspettato incontro Rachel comprende l’importanza del ruolo che ha
svolto per lui e forse per altri studenti ancora. I figli
degli altri diffonde così il messaggio che non bisogna
necessariamente essere legati da un rapporto di sangue per poter
essere figli e genitori.
Il trailer di I figli degli
altri e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di I
figli degli altri grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 5
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Ci sono pochi dubbi, tra spettatori
e critici cinematografici, sul fatto che The
Witch (qui la recensione) sia uno dei
migliori film horror degli ultimi anni. Questo film del 2015
diretto da Robert Eggers (oggi
noto per aver diretto anche The Lighthouse e
The Northman),
appartenente al cosiddetto folk horror, include appunto
elementi folkloristici attraverso cui evocare paure primordiali,
strutturandosi in particolare attorno a temi come la potenza della
natura, la fede religiosa e la lotta eterna tra forze del bene e
forze del male. Anche per tali caratteristiche, The
Witch è oggi indicato come uno dei principali
esponenti dell’elevated horror.
L’idea per questo film nasce
dall’attrazione che Eggers prova sin da bambino nei confronti della
figura della strega. Reduce dal cortometraggi come Hansel and
Gretel, The Tell-Tale Heart e Brothers, egli
desiderava dar vita per il suo primo lungometraggio proprio un
racconto incentrato sulle streghe, per come esse venivano intese
secondo la concezione cristiana. Pur muovendosi nel genere horror,
Eggers si è impegnato per conferire al film uno stile molto
personale, caratterizzato da una grande accuratezza storica, la
volontà di giocare con le luci e le ombre e la capacità di evocare
la paura attraverso gli ambienti e l’atmosfera.
Il successo è stato da subito
straordinario, ponendo Eggers sotto le attenzioni di critica e
pubblico. A distanza di qualche anno dalla sua uscita, The
Witch è ancora un film insuperato e memorabile,
esempio perfetto di un cinema horror d’autore che si distingue
all’interno del proprio genere di riferimento. In questo articolo
alcune curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il titolo nel proprio catalogo.
Il film racconta di
William, un uomo che viene allontanato dalla
comunità in cui vive per via dell’estrema rigidità con cui applica
gli insegnamenti di Dio. Convinto di essere nel giusto, egli decide
di trasferirsi con la moglie Katherine e i suoi
cinque figli ai margini di un bosco disabitato, optando per
l’autosostentamento e una vita umile. L’equilibrio ritrovato viene
però ben presto spezzato da un fatto sconvolgente: il figlio più
piccolo scompare misteriosamente nel nulla. Da questo momento
strani fatti iniziano ad accadere, portando la famiglia a
convincersi che delle forze maligne aleggino su di loro e che
Thomasin, la primogenita, sia in realtà una
malvagia strega.
Protagonista del film nei panni di
Thomasin è l’attrice Anya
Taylor-Joy, qui al suo film di debutto. Eggers ha
raccontato di essere rimasto particolarmente colpito dal suo volto
e dalla sua presenza scenica, ritenendola perfetta sia per
incarnare un personaggio di quell’epoca sia per contribuire alla
sua ambiguità. Nei panni del capofamiglia William vi è invece
l’attore Ralph Ineson, celebre per le serie Il
Trono di Spade, dove ha interpretato Dagmer nella seconda
stagione. L’attrice Kate Dickie, anche lei vista
in Il Trono di Spade con il ruolo di Lysa Tully Arryn,
interpreta qui Katherine, moglie di William. Completano il cast
Harvey Scrimshaw, Ellie Grainger
e Lucas Dawson nei panni dei figli Caleb, Mercy e
Jonas.
La spiegazione del finale
Nel corso del film, i genitori di
Thomasin e i fratelli rimasti incolpano la ragazza delle disgrazie
e minacciano di processarla per stregoneria quando torneranno in
città. Naturalmente, Thomasin nega le loro accuse; è sconvolta
dagli orrori che si sono abbattuti sulla loro famiglia proprio come
i suoi genitori. Rapidamente, la famiglia si sgretola quando
avvengono ulteriori disgrazie: la stalla viene distrutta, il
bestiame viene ucciso, William viene ucciso da una delle sue capre
e gli altri fratelli di Thomasin vengono attaccati dalla strega. Ma
in tutto questo, Katherine continua a scaricare la colpa sulle
spalle della figlia.
Thomasin è l’unica figlia rimasta e
la più facile da incolpare. Deve essere lei, giusto? Inghiottita
dal dolore, Katherine attacca la figlia in un ultimo disperato
tentativo di liberarsi della piaga sulla loro famiglia. Thomasin
riesce però a respingerla e a malincuore la uccide per legittima
difesa, rimanendo così l’ultimo membro della sua famiglia ancora in
vita. Thomasin è ormai certa che qualche forza strana e malevola
stia portando scompiglio nel suo mondo e ordina alla capra nera
della sua famiglia di parlarle come ha fatto con i suoi
fratelli.
Con sua grande sorpresa, la capra
risponde e le chiede se vuole “vivere in modo delizioso”,
tentandola con i vizi e i lussi che le sono stati nascosti durante
i mesi di dura vita nella fattoria: cibo e libertà e molto, molto
altro. Tutto ciò che deve fare è togliersi i vestiti e firmare il
suo nome nel libro del diavolo, dando volontariamente la sua anima.
Dopo tutto quello che ha passato, tutte le morti e le tragedie, la
corruzione della sua famiglia e della sua innocenza, Thomasin è
finalmente pronta a cedere alle forze oscure che è stata accusata
di aver evocato.
Si addentra così nella foresta dove
trova non una sola strega, ma un’intera congrega che partecipa a un
rituale e danza intorno a un falò infuocato. Thomasin è confusa
quando iniziano a levitare, ma un senso di giubilo cresce dentro di
lei quando anche lei inizia a sollevarsi sopra gli alberi, nella
notte. In conclusione, dunque, nonostante i suoi sforzi, Thomasin
non riesce a sconfiggere le accuse di stregoneria e non avendo
altro a cui rivolgersi, alla fine abbraccia questo ruolo che le è
stato ingiustamente imposto, spinta sistematicamente a consegnare
la sua anima al diavolo.
Ha fatto del suo meglio per aiutare
la sua famiglia a sopravvivere, solo per essere tormentata dai
fratelli, sbugiardata dal padre e svergognata dalla madre. I suoi
stessi genitori preferirebbero mandarla a vivere con un’altra
famiglia piuttosto che tenerla con sé, ritenendo che la sua
presenza sia la radice dei loro problemi. La fede in Dio ha portato
a Thomasin e alla sua famiglia solo dolore e tormento, di cui
Thomasin stessa si è fatta carico. Quando tutto è perduto, trova un
barlume di speranza in Black Phillip, che chiede così poco ma offre
così tanto. Perché non dovrebbe unirsi a lui?
A livello tematico, dunque, il film
ruota attorno ad un forte conflitto di natura psicologica che si
sviluppa nel personaggio di Thomasin. La ragazza è divisa tra la
vita in una repressiva e patriarcale famiglia puritana e il
desiderio di dar sfogo ai suoi istinti più primordiali,
caratterizzati dalla brama di indipendenza, dalla sessualità e
dalla ricerca del potere. Nei momenti finali del film, quando
vediamo Thomasin sollevarsi sopra gli alberi, il suo volto è dunque
un caleidoscopio di emozioni: orrore ed esultanza, eccitazione e
paura.
Sebbene possa temere ciò che accadrà
nella sua nuova vita, è finalmente libera. Libera dalle accuse
della sua famiglia, dall’affidarsi a una fede cieca ricevendo in
cambio solo infelicità e dalla repressione religiosa e sessuale a
cui l’ha costretta il suo stile di vita puritano. Ironicamente,
trova la liberazione proprio in ciò che suo padre e la sua
religione le avevano insegnato a temere per tutta la vita: la
dannazione. Il film ruota dunque intorno a queste due forze
opposte, mostrando i modi in cui attraggono a sé l’essere umano. La
figura della strega, demonizzata dai cristiani, va dunque a
rappresentare quella libertà spirituale e fisica che la
protagonista ricerca.
Il trailer di The
Witch e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Witch grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 5 settembre alle ore
21:15 sul canale Italia 2.
Prima che Tom Cruise e il regista Joseph
Kosinski unissero i loro sforzi per svettare sullo schermo
e al botteghino con Top
Gun: Maverick, i due hanno collaborato a
Oblivion (qui
la recensione). Il film di
fantascienza del 2013 racconta la storia della Terra dopo
un’invasione aliena, quando il pianeta è in gran parte inabitabile
a causa delle armi nucleari che l’umanità ha usato per sconfiggere
gli invasori extraterrestri. O almeno, questo è ciò che ci viene
detto all’inizio. Circa 60 anni dopo, la maggior parte dei
sopravvissuti della Terra vive su un enorme satellite nello spazio
chiamato Tet.
Le poche persone rimaste sulla
Terra, come Jack (Tom
Cruise) e Victoria (Andrea
Riseborough), contribuiscono allo sforzo di trasferire
l’umanità in una nuova casa sulla più grande delle lune di Saturno,
Titano. Per farlo, riparano i droni che perlustrano la superficie
del pianeta e tengono d’occhio gli Scav – gli ultimi alieni rimasti
sulla superficie – per proteggere le piattaforme idroelettriche che
prelevano le ultime risorse della Terra per il viaggio
dell’umanità.
Le cose, però, non sono come
sembrano. Jack lotta con sogni vividi che sembrano ricordi e un
senso di esaurimento che non riesce a superare. Si rifugia spesso
in una baita in riva al lago, in una zona del suo settore in
qualche modo del tutto priva delle distruzioni della guerra. Quando
dal cielo cade una navicella contenente diverse persone, tra cui la
donna dei suoi sogni, diventa evidente che ciò che Jack “sa” della
sua vita non è del tutto vero. Ecco tutto quello che c’è da sapere
sul finale di “Oblivion”.
Gli Scav dominano gran parte
dell’attenzione di Jack e Victoria in “Oblivion”. All’inizio,
apprendiamo che queste figure nere incappucciate sono gli ultimi
resti dell’invasione aliena. Mentre l’umanità ha trionfato su di
loro, questi malvagi intrusi continuano a combattere. Ogni loro
azione sembra diretta a interrompere il piano per salvare le
risorse della Terra e partire per Titano. Sfortunatamente, gli
spettatori – insieme a Victoria e Jack – sono stati ingannati.
Gli Scav sono dei sopravvissuti.
Questo è vero. Tuttavia, non sono sopravvissuti alieni. Sono esseri
umani. Guidato da Beech (Morgan
Freeman), questo gruppo sta effettivamente cercando di
far deragliare la missione che Jack, Victoria e i droni hanno
cercato di proteggere e mantenere. Inutile dire, però, che questi
“Scav” non lo fanno per danneggiare l’umanità. Piuttosto, stanno
cercando di salvarla.
Nonostante la linea ufficiale che
Jack e Victoria hanno ricevuto fin dall’inizio del film, ed
evidentemente per anni prima, l’umanità non ha trionfato sugli
invasori extraterrestri. Non ci sono alieni in fuga sulla Terra. Ci
sono solo persone disperate che lottano per sopravvivere. E per
anni Jack e Victoria hanno contribuito alla sempre più probabile
estinzione della loro specie, mentre il vero nemico si nascondeva
in bella vista.
Il Tet non è quello che sembra
Ancora una volta, ciò che sembra
essere vero all’inizio di Oblivion si rivela una
vera e propria menzogna quando si parla del Tet. All’inizio del
film, al pubblico viene detto che il Tet è una gigantesca stazione
spaziale in orbita sopra il pianeta. Dopo le devastazioni della
guerra, è il luogo in cui l’umanità si è riunita per sfuggire alla
Terra morente e prepararsi al viaggio verso Titano. È per questo
che Jack e Victoria sono rimasti indietro: per assicurarsi che la
Terra sia adeguatamente minata e che gli abitanti del satellite
possano continuare la loro vita in relativa sicurezza fino al
momento della partenza.
L’idea che il Tet sia un satellite
pieno di persone è esatta, ma non è quello che si pensa. In realtà,
il Tet stesso è la forza d’invasione che ha distrutto la luna e ha
mosso guerra alla Terra. Gli alieni, come si scopre, non sono
umanoidi. Non sono nemmeno organismi come li intendiamo noi.
Piuttosto, l’unico vero nemico alieno è una vasta intelligenza
artificiale aliena ospitata all’interno del Tet. Essa intende
utilizzare le piattaforme idroelettriche per privare la Terra delle
risorse necessarie ad alimentarsi per gli anni a venire, ma
l’intelligenza artificiale non è l’unico essere presente sul
satellite.
Le coppie
Ci sono persone nel Tet, ma non sono
gli ultimi membri dell’umanità. Come già detto, sulla Terra
esistono dei sopravvissuti umani che lottano per resistere alle
dure condizioni e alle mire del Tet attraverso Jack e Victoria. Le
persone sul satellite sono solo altri Jack e Victoria, una schiera
di cloni che l’IA extraterrestre ha a disposizione per inviare
sulla Terra e continuare il lavoro di sminamento del pianeta.
I Jack e le Vika che il pubblico
incontra non sono che una coppia di tanti sulla Terra. Il Tet ha
diviso la Terra in settori, ciascuno pattugliato da una coppia di
cloni di Jack e Victoria. Anche le parti del pianeta che si suppone
siano radioattive sono bugie, un modo per evitare che un Jack ne
incontri un altro mentre è di pattuglia. Etichettando le aree come
pericolose e proibite, il Tet riesce a limitare le attività di Jack
nonostante la sua curiosità. Almeno per un po’.
I Jack e le Victoria sul satellite
sono dei backup. Se un sopravvissuto umano è fortunato e uccide un
Jack, un altro lo sostituirà il giorno dopo. Allo stesso modo, se
dovesse verificarsi un incidente e il crollo di una torre uccidesse
una Victoria, una nuova Vika verrebbe installata in una torre
ricostruita il prima possibile.
Salvare la Terra
Sebbene la Terra di
Oblivion sia stata effettivamente devastata dalla
guerra e il suo ambiente sia stato permanentemente alterato dalla
distruzione della Luna, si scopre che ciò che Jack e Victoria
credevano inizialmente sullo stato devastato del pianeta era una
bugia raccontata loro ripetutamente dall’IA extraterrestre.
In realtà, la vittoria del Tet
sull’umanità è stata così rapida e totale che i governi mondiali
non sono mai riusciti a rivolgere il loro arsenale nucleare contro
gli invasori. Come già detto, le presunte zone irradiate erano solo
un mezzo per dividere artificialmente il pianeta tra le coppie Jack
e Vika. Tra la devastazione ambientale causata dalla distruzione
della luna e un esercito di droni e cloni di Jack e Vika, la Terra
non ha mai avuto molte possibilità.
Il futuro della razza umana,
infatti, non è in orbita attorno a Saturno. Non c’è nessuna colonia
in attesa su Titano. Sebbene l’invasione abbia alterato la Terra e
reso il pianeta molto meno ospitale di prima, è ancora in grado di
sostenere la vita. Questo se si impedisce al Tet di prosciugare il
pianeta dalle risorse.
L’equipaggio della NASA
Nel 2017, un equipaggio della NASA è
partito dalla Terra per una missione esplorativa verso la luna più
grande di Saturno, Titano. L’astronave era la Odyssey e la squadra
era pronta a spingersi nello spazio come mai nessuna missione con
equipaggio umano era riuscita a fare. Della squadra facevano parte
il comandante della missione Jack, la sua copilota Victoria e il
membro dell’equipaggio Julia (Olga
Kurylenko), che era anche la moglie di Jack.
Purtroppo, le cose non sono andate come previsto.
Da qualche parte sulla strada per
Titano, la squadra della Odyssey incontrò il Tet. Considerandolo
ostile, Jack e Victoria hanno scaraventato il resto
dell’equipaggio, ancora in ibernazione, in capsule di salvataggio,
rispedendoli sulla Terra. Nel frattempo, Jack e Victoria non
avevano altra scelta che rimanere ai comandi dell’unità di comando
mentre il Tet li attirava a sé. Non si sa quanto siano vissuti i
Jack e Vika originali dopo la cattura, ma hanno fornito abbastanza
materiale genetico per creare un letale esercito di cloni.
Costruire una bugia
Mentre l’astronave di salvataggio
della Odyssey si dirigeva verso la Terra, il Tet clonava un vero e
proprio esercito di Jack. Con l’aiuto di alcuni droni super
avanzati, questa ondata infinita di soldati a cui è stato fatto il
lavaggio del cervello ha invaso il pianeta in tempi record.
Nonostante la considerevole forza lavoro e la tecnologia della
Terra, il Tet non fu all’altezza e l’umanità cadde a tempo di
record.
Dopo di che, i Jack vennero
reimpiegati come guardie. L’IA mentì loro su chi fossero e su cosa
fosse successo sulla Terra. Gli fu detto che la loro memoria doveva
essere occasionalmente cancellata per spiegare la loro mancanza di
storia e gli strani sogni che spesso condividevano.
Successivamente, i cloni di Victoria si unirono ai Jack per creare
delle squadre. I Jack e i Vikas sono diventati collaboratori, amici
e amanti allo stesso tempo: l’ultima speranza dell’umanità di
proteggere il proprio futuro, o almeno così è stato detto loro.
Infine, furono inviati dei droni per aiutare ogni coppia a
eliminare gli “Scav”, in modo che i cloni non scoprissero mai che
in realtà stavano dando la caccia agli umani. Non restava che
aspettare che il Tet esaurisse tutte le risorse della Terra.
La donna dei sogni di Jack
Sia a Jack che a Victoria viene
detto che ricevono periodicamente una cancellazione della memoria
per il loro bene. Tuttavia, Jack fa sogni vividi che non sembrano
provenire da un precedente turno di servizio. Vede invece una Terra
pre-invasione, una New York brulicante di vita e una donna che non
ha mai conosciuto. Questo fino a quando lei non cade dal cielo.
Più di 60 anni dopo essere entrata
in ibernazione ed essere stata respinta sulla Terra, la capsula di
salvataggio dell’Odyssey finalmente atterra. Nonostante i tentativi
del Tet di bloccare il radiofaro – a Jack viene detto all’inizio
del film che il radiofaro cerca di chiamare i rinforzi alieni – i
sopravvissuti umani “Scav” riescono a trasmettere il segnale
abbastanza a lungo da riportare a casa la capsula di
salvataggio.
Il nostro protagonista, un clone di
Jack chiamato Tech 49, vede il velivolo precipitare e lo insegue.
Quando arriva, trova diverse capsule a forma di bara piene di
persone – addormentate, ma vive. Ne libera una, una donna che
assomiglia in modo inquietante alla donna dei suoi sogni. Si tratta
di Julia, moglie del Jack originale e persona che alla fine sveglia
Tech 49 alla realtà di ciò che sta accadendo.
Purtroppo, prima che Jack possa
svegliare il resto dei sopravvissuti, un drone arriva e apre il
fuoco. Nonostante sia il custode dei droni, Jack non riesce a
fermarli. Salva Julia, ma l’attacco provoca la morte del resto
dell’equipaggio degli astronauti della NASA.
Il piano di Beech
Per un po’, il comportamento
insolito di Tech 49 Jack e i suoi viaggi nella sua eclettica cabina
non sembrano essere stati registrati dal Tet, e se Victoria è
preoccupata, non lo dice. A ogni controllo, sostiene che lei e Jack
rimangono una squadra efficiente. Qualcuno che se ne accorge, però,
è un uomo di nome Beech.
Il leader dei sopravvissuti umani (o
“Scav”) nel settore della Tech 49 osserva il clone abbastanza a
lungo da capire che c’è qualcosa di strano in lui. In sostanza,
Beech si rende conto prima di 49, o di chiunque altro, che il clone
è in qualche modo più connesso al suo passato di quanto sarebbe
possibile. Il viaggio del Tech 49 alla baita sul lago non ha forse
rivelato che stava vivendo i ricordi del Jack originale, ma è
abbastanza insolito perché Beech se ne accorga.
In seguito a questi strani viaggi,
Beech ipotizza che Jack possa essere “risvegliato”. Può scoprire la
verità su ciò che è accaduto alla Terra, su chi è e su ciò che gli
è stato chiesto di fare. Quando Tech 49 finalmente si risveglia, è
Beech a riempire gli spazi vuoti su come gli alieni hanno usato
Jack per portare la gente quasi all’estinzione. È anche Beech a
proporre il piano per distruggere definitivamente il Tet
utilizzando una bomba che solo Jack può completare.
Il ruolo di Victoria
Mentre Jack si occupa di gran parte
del lavoro pratico richiesto dal Tet, Victoria è il suo occhio nel
cielo, aiutandolo a dirigere i droni disabilitati. Inoltre,
comunica con “Sally” (Melissa Leo), il loro
presunto contatto per il controllo della missione sul Tet. Come
Jack, Vika è consapevole del fatto che i droni vengono eliminati
ogni mezzo decennio e, all’inizio del film, sembra essere d’accordo
con questa disposizione. Sembra anche che si renda conto, forse
anche prima di Jack, che le cose non sono esattamente come sembrano
sulla Terra. Tuttavia, a differenza di Jack, si sente fortemente
motivata a mantenere lo status quo e il loro accordo nonostante
questa consapevolezza. Di conseguenza, mentre la scoperta di Julia
crea in Jack il desiderio di saperne di più, Victoria raddoppia il
suo impegno nella missione.
Sebbene il film non ci offra mai la
stessa comprensione della mente di Victoria rispetto a quella di
Jack, l’implicazione sembra essere che mentre i problemi di
clonazione rendono Jack eccessivamente curioso, hanno reso Victoria
eccessivamente leale. Di conseguenza, Victoria nasconde a Sally e
al Tet le sue preoccupazioni su Jack fino a quando non deve
assolutamente rivelarle. Questo le costa la vita, ma garantisce che
Tech 49 e Julia possano sfuggire all’attacco dei droni. Anche 60
anni nel futuro e innumerevoli cloni dopo, Victoria non riesce
evidentemente a smettere di essere il braccio destro di Jack, il
suo copilota in pericolo fino alla fine.
Julia completa il puzzle
Julia, la moglie del Jack originale,
faceva parte della missione che ha incontrato per la prima volta il
Tet nello spazio. Dopo essere stata messa nella capsula d’emergenza
insieme a molti dei suoi compagni di equipaggio, viene lanciata
verso la Terra e lasciata in ibernazione. Il viaggio dura 60 anni,
ma alla fine atterra sul pianeta. Il suo arrivo e le successive
rivelazioni sulla sua vita con Jack mettono finalmente in contatto
il Tech 49 con i ricordi dell’originale – l’inconscio collettivo di
Jack, per così dire.
Quando lei e il Tech 49 si imbattono
in un altro Jack, il Tech 52, la lotta tra i Jack si conclude con
un colpo di pistola. Per aiutarla, Tech 49 la porta nel suo rifugio
segreto per curarle le ferite. Lì, i due sperimentano il
riaccendersi di vecchie passioni. Il loro legame si consolida
completamente e il Tech 49 inizia a comportarsi come il Jack
originale di 60 anni prima. Sebbene sfugga a una spiegazione
scientifica, il legame con il Tech 49 sembra trasformarlo
completamente nel Jack originale in termini di ricordi, personalità
e impegno verso l’umanità.
La verità su Sally
Il contatto della missione di Jack e
Victoria sul Tet, Sally, si rivela alla fine nient’altro che una
sfaccettatura dell’IA. È una falsa facciata umana, un altro modo
per impedire a Jack e Vikas di conoscere la verità sul passato, sul
presente e sul vero scopo della loro missione.
La decisione dell’IA aliena di usare
Sally suggerisce che è consapevole dei problemi metafisici del
processo di clonazione umana. Sebbene il Tet non sia consapevole
della rigenerazione dei ricordi del Jack pre-clone che Tech 49
sviluppa in qualche modo, l’IA sembra capire che i legami
precedenti si trasmettono evidentemente ai cloni. Pertanto, la
presenza aliena sceglie Sally, l’operatore di controllo della
missione sulla Terra per l’Odyssey, come maschera.
Per quanto riguarda il motivo per
cui Sally appare solo come ologramma invece che come clone, ci sono
diverse ragioni. In primo luogo, Jack e Victoria erano sulla
Odyssey quando è stata presa dal Tet. Sally era sulla Terra, quindi
non c’era un corpo da clonare. In secondo luogo, un altro clone
aumenterebbe il rischio di esposizione, soprattutto un clone che
deve trasmettere dallo spazio. Perché preoccuparsi di questo
rischio? Infine, c’è la questione dell’efficienza. Un ologramma
permette al Tet di trasmettere dal cielo, fornisce il volto
familiare necessario per manipolare le coppie e non crea alcun
rischio di scoperta.
Sconfiggere definitivamente gli
alieni
Con Tech 49 che torna a essere il
vero Jack, lui e Julia si uniscono a Beech e agli altri Scav.
Purtroppo, prima di morire, Victoria rivela il ritorno di Julia al
Tet, rendendola un bersaglio. Tuttavia, questo dà agli umani
sopravvissuti il primo vero mezzo per raggiungere il Tet dopo 60
anni. Fingendo di rimanere un soldato fedele, il tecnico 49 accetta
di trasportare Julia al Tet. Ansiosa di eliminare la minaccia che
rappresenta, l’IA accetta prontamente.
Quando la capsula di ibernazione di
Jack e Julia viene portata sul Tet, l’IA si trova ad affrontare una
situazione molto diversa dal previsto. Innanzitutto, Julia non si
trova da nessuna parte. Al suo posto, Jack ha portato a bordo
Beech. In secondo luogo, non sono arrivati a mani vuote. Al
contrario, hanno una bomba. Prima che l’IA possa fermarli, il
tecnico 49 e Beech fanno esplodere il dispositivo, sacrificandosi.
L’esplosione che ne deriva innesca una reazione a catena che
distrugge completamente il Tet e i numerosi cloni di Jack e
Victoria a bordo. Finalmente, 60 anni dopo l’inizio della guerra
sulla Terra, l’umanità ha finalmente, veramente, vinto.
Tecnologia 52
Dopo essersi reso conto in modo
scioccante di non essere l’unico Jack sulla Terra quando il suo
clone Tech 49 ha invaso il suo settore e lo ha messo fuori
combattimento, Tech 52 sembra vivere una rivelazione simile.
Sebbene gli spettatori non vedano Tech 52 dal momento in cui il suo
clone lo batte fino alla fine del film, le ultime parole del
personaggio chiariscono che anche lui ha attinto ai ricordi del
Jack originale.
Ancora più interessante è il
suggerimento che egli abbia accesso anche ai ricordi unici del Tech
49. Questi ricordi aiutano questa versione di Jack a realizzare il
suo sogno. Questi ricordi aiutano questa versione di Jack a
raggiungere la baita sul lago, un luogo in cui non era mai stato
prima. Come spiega, “lo conosco. Io sono lui”.
Il Tech 52 impiega ancora tre anni
per dare un senso a questi nuovi ricordi condivisi, ma alla fine lo
guidano fino alla porta d’ingresso della baita e a Julia. Dato che
il Tech 52 possiede sia i ricordi del Jack originale che quelli del
Tech 49, le scene finali suggeriscono che ora diventerà il partner
di Julia. In sostanza, è l’ibrido perfetto di entrambi i suoi amori
perduti.
La decisione di Tech 49 di
sacrificarsi e salvare Julia non salva solo la vita di
quest’ultima, ma anche quella del figlio che porta in grembo, il
primo umano nato su una Terra libera dal Tet dopo 60 anni. Tre anni
dopo, Julia è diventata il capo della crescente comunità di
sopravvissuti che iniziano ad arrivare al lago, uno dei luoghi
della Terra non toccati dalla guerra e dai cambiamenti ambientali
provocati dalla distruzione della Luna. Sebbene solo una parte
dell’umanità sia sopravvissuta all’invasione e ai 60 anni
successivi, molti di loro arrivano al lago di Julia cercando di
ricostruire la loro comunità. Dato che il Tet ha diviso il mondo in
settori, sembra anche probabile che queste comunità in evoluzione
si stiano formando in tutto il mondo.
Può essere scomodo e lento.
Potrebbero volerci generazioni. Ma la fine di “Oblivion” suggerisce
che c’è speranza per l’umanità e per la Terra nel suo complesso.
Quando scorrono i titoli di coda, il futuro si fa finalmente più
luminoso.
Speranze di un sequel di
Oblivion?
Le voci su un sequel di
“Oblivion” sono state limitate, e ci sono alcune
ragioni. In primo luogo, la critica ha accolto il film con scarso
entusiasmo e il pubblico sembra pensarla allo stesso modo. Inoltre,
sebbene il film non sia stato un flop assoluto al botteghino, non
ha ottenuto i risultati che lo studio avrebbe potuto sperare data
la potenza della star Cruise.
In secondo luogo, e forse più
importante, “Oblivion” chiude in modo abbastanza
definitivo la sua trama. Il Tet viene distrutto e l’umanità inizia
a ricostruire la civiltà. Forse ci sono altre storie da raccontare
su questo o sulla relazione e il figlio di Jack e Julia, ma finora
non è emersa alcuna sceneggiatura. Secondo l’Hindustan Times, il
regista Joseph Kosinski aveva espresso interesse
per un film prequel già nel 2013, ma non ci sono indicazioni che
tale progetto abbia mai superato la fase dell’idea.
Naturalmente, non bisogna mai dire
mai. Il rapporto tra successi e insuccessi di Cruise è aumentato
negli anni successivi a “Oblivion”, rendendolo più
sicuro. “Oblivion” è una storia isolata, ma con Hollywood che
investe più che mai nella costruzione di franchise, potrebbe sempre
esserci un altro film all’orizzonte. Resta da vedere se “Oblivion”
rimarrà uno dei tanti film di Tom Cruise che non
avranno mai un sequel.
A sette anni dallo
splendido Sicilian Ghost Story, Fabio
Grassadonia e Antonio Piazza tornano a firmare la regia di
un lungo, Iddu, e raccontano di nuovo uno spaccato della
Sicilia, con un racconto saldamente ancorato alla realtà, pur
concedendosi, come già in passato, una deviazione nel mondo onirico
della fantasia. Iddu è uno dei cinque film
italiani in Concorso all’81°
edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia.
La storia tra realtà e finzione
Sicilia, primi anni
Duemila. Dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico
di lungo corso, ha perso tutto. Quando i Servizi segreti italiani
gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo
grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie
l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo furbo dalle cento
maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in
menzogna e menzogna in verità, Catello dà vita a un unico quanto
improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto
emotivo cerca di approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali
più ricercati al mondo comporta un certo rischio…
Iddu, colui che non deve
essere nominato
Toni Servillo e Elio Germano
si confrontano a colpi epistolari in questo fantasy realistico in
cui il boss della mafia, Matteo Messina Denaro, viene fotografato
nella sua latitanza ma, soprattutto nella prima parte, anche nella
sua assenza. Grassadonia e Piazza decidono di mettere in scena
proprio questo aspetto del personaggio (reinventato per
l’occasione) utilizzando lo stesso linguaggio adottato da Spielberg
ne Lo Squalo, in cui il terrore viene tenuto fuori campo per la
maggior parte del tempo, espediente che ne aumenta la portata. Iddu
è l’uomo misterioso, quello che si nasconde, il cui nome non si
pronuncia mai, è un’incognita ma anche una dannazione. A questo
“mistero” si contrappone invece Catello, uomo presenzialista e
istrionico, un contraltare perfetto rispetto al boss che si
nasconde.
Toni Servillo
superstar
Il risultato di queste
contrapposizioni rende Iddu uno strano ibrido che
mette continuamente a confronto la drammaticità tossica e cattiva
dell’ambiente di mafia con una scrittura ironica, affidata
principalmente al personaggio di Toni Servillo, il quale ancora una volta si
conferma un interprete raffinatissimo che lascia trasparire in ogni
piega espressiva del suo volto tutto l’amore che nutre per la sua
professione. Un lavoro che svolge con competenza, ma anche una
passione travolgente. Dietro di lui e Elio Germano
segue uno stuolo di interpreti diligenti, trai quali
Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi,
Antonia Truppo, Tommaso Ragno, tra gli altri.
Fabio
Grassadonia e Antonio Piazza approfittano
ancora una volta di uno spunto reale per raccontare il loro mondo
fantastico, rurale e cattivo, antico e ai margini, e nonostante
questo sempre affascinante.
Non capita spesso di vedere un film
horror soprannaturale con un cast quasi interamente nero,
soprattutto se si tratta di possessione demoniaca, ma l’ultimo film
di Lee Daniels, The Deliverance
– La redenzione, mira a cambiare le cose. Entrato
nella Top 10 dei film più visti di Netflix
dopo la sua uscita il 30 agosto, The Deliverance è
un’interpretazione diversa dei demoni standard che vediamo
nella maggior parte dei film horror, anche se riesce comunque a
soddisfare tutte le esigenze a cui siamo abituati. Dopo che la
madre single Ebony Jackson (Andra Day)
trasferisce la sua famiglia in una nuova casa, i suoi figli vengono
presto colpiti dall’antico male che vi abita. Come in tutti i film
horror infestati da demoni, come L’esorcista, Il presagio o L’evocazione – The Conjuring,
l’unico modo per affrontare veramente il problema del demonio è
rivolgersi a Dio stesso. Come finisce The Deliverance?
Beh, il titolo stesso è un indizio inequivocabile…
Non passa molto tempo da quando
lafamiglia Jackson e la madre di Ebony,
Alberta (Glenn
Close), si trasferiscono nella loro nuova casa di
Pittsburg prima che le cose diventino inquietanti. All’insaputa
della madre, il figlio minore di Ebony, Andre (Anthony B.
Jenkins), inizia a parlare con una presenza in casa che
chiama Trey, e questa forza spirituale è tutt’altro che un amico.
Ben presto, Trey si rivela più maligno di quanto non
lasciasse intendere all’inizio e Andre, suo fratello
maggiore, Nate ( Caleb McLaughlin di Stranger
Things), e la loro sorella, Shante
(Demi Singleton), iniziano a mostrare segni di
abuso fisico. Questo complica le cose per Ebony che, a
causa dei suoi precedenti penali e della
sua storia di alcolismo, è già tenuta sotto stretta
osservazione dall’agente dei servizi sociali Cynthia
(Mo’Nique), la quale crede che la madre stia
abusando fisicamente dei suoi figli, salvo poi assistere lei stessa
alla possessione di Andre.
Mentre il demone inizia a
manifestarsi in ognuno dei tre figli di Ebony, trasformandoli nei
loro terrori a casa e a scuola, tutto arriva al culmine
quando uccide Alberta. Sebbene Ebony avesse un
rapporto complicato con la madre, questa perdita è la goccia che fa
traboccare il vaso e, oltre a perdere la custodia dei figli, si
rivolge alla Chiesa per chiedere aiuto. Sebbene Alberta non sia
riuscita a convincere il suo ministro a fare qualcosa per
l’infestazione demoniaca, Ebony si confronta con una donna di nome
Bernice James (Aunjanue Ellis-Taylor),
un’autoproclamata apostola che ha già avuto a che fare con questa
specifica casa e questo particolare demone. I Jackson non
sono i primi a essere perseguitati da questo spirito
maligno, ma sono i primi a sopravvivere. Bernice racconta
a Ebony la storia dei precedenti proprietari della casa e di come
l’intera famiglia sia stata uccisa dal demone al suo interno, che
sperava di reclamare l’anima del giovane Trey, che per primo aveva
iniziato un’amicizia con lo spirito maligno. Ora, fingendosi Trey,
il demone ha continuato la sua missione con
Andre.
Non è chiaro da quanto tempo il
demone viva nella nuova casa dei Jackson, né da quanto tempo sia
presente il buco nel seminterrato (probabilmente un portale per
l’inferno), ma sono chiare le sue intenzioni. Non vuole solo far
impazzire la famiglia, vuole che si uccidano a
vicenda, come è chiaro quando il demone usa Nate per far
quasi annegare Andre nella vasca da bagno. Allo stesso modo,
l’uccisione di Alberta, l’unica cristiana nata (anche se in
difficoltà nel vivere la sua fede) della casa, l’ha tenuta al
riparo da altri potenziali pericoli.
I demoni non sono esattamente i più
facili da eliminare, soprattutto quando hanno fatto di una
particolare abitazione la loro casa, ed Ebony Jackson lo impara a
sue spese. Con l’aiuto di Bernice James, anch’essa ministro
ordinato, Ebony porta Andre a casa loro per eseguire una
“liberazione”. A differenza dell’esorcismo
cattolico (che a volte prende questo nome), in questo caso la
liberazione invoca direttamente il potere di Gesù
Cristo, anziché passare attraverso un sacerdote, un santo o
l’autorità della Chiesa cattolica romana. Questo tipo di
liberazione deriva da ambienti più carismatici del cristianesimo
che credono nell’uso moderno dei doni dello Spirito Santo di cui si
parla in 1 Corinzi 12, come il parlare in lingue e la
guarigione fisica. Così, Bernice ed Ebony affrontano il demone da
sole, e l’operazione va bene per la metà di quanto avrebbero
sperato.
Durante il conflitto, il demone
passa dalla forma di Andre a quella di un’Alberta dall’aspetto
demoniaco, con Glenn Close che offre un’interpretazione
straordinaria, spaventosa sia per noi sul divano che per Ebony, che
vede la madre defunta di nuovo viva in una forma corrotta. Ma le
cose vanno in tilt quando il demone fugge e uccide Bernice,
non lasciando a Ebony altra scelta che portare a termine la
liberazione da sola. Nell’affrontare il demone nel
seminterrato, vicino allo stesso buco da cui è strisciato fuori,
Ebony – che è prima contorta e tormentata dall’angelo caduto
– invoca il nome di Gesù per essere liberata, e le sue preghiere
vengono presto esaudite. Lo spirito maligno, che a questo punto ha
preso le sembianze di Ebony, perde il suo potere ed è
costretto a tornare da dove è venuto.
Prima di morire, Bernice si premura
di dire a Ebony di non avere paura. La Bibbia ci dice di “non avere
paura” in 365 occasioni, una per ogni giorno dell’anno, e Bernice
sottolinea questo fatto con il suo ultimo respiro. Anche se ha
fallito nella sua missione, lasciando che la paura si insinuasse
nel suo cuore, esorta Ebony a mettere da parte la paura di
perdere i suoi figli per l’influenza del demonio, e
persino la morte, e ad avere invece fede che Dio la libererà. Come
dice Giacomo 4:7, solo quando ci si sottomette a Dio si può
resistere efficacemente al diavolo. Alla fine, Ebony fa esattamente
così e la sua famiglia viene salvata.
La liberazione della famiglia
Jackson è più di quanto si possa immaginare
Sei mesi dopo, con l’aiuto di
Cynthia, Ebony ottiene di nuovo la custodia dei suoi
figli. Ma soprattutto, si dimostra una donna cambiata dopo
la sua esperienza soprannaturale. Quando si è incontrata con
Bernice prima della liberazione, Ebony si è confrontata con la dura
realtà di dover ricevere Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore
per combattere questa battaglia spirituale. Sebbene non fosse
sicura di potersi impegnare con Dio, ritenendo di essere troppo
avanti con gli anni, Bernice le spiegò che non si trattava di un
impegno transazionale. Consegnare la sua vita a Cristo non
significava solo liberarsi del demone, ma doveva essere un vero
e proprio cambiamento del cuore che avrebbe cambiato radicalmente
la sua prospettiva sul mondo. Quando è costretta a eseguire la
liberazione da sola, vediamo che Ebony inizia
miracolosamente a parlare in lingue sconosciute, che in
alcuni ambienti cristiani è considerato un segno esteriore che una
persona è stata battezzata dallo Spirito Santo. Solo dopo aver
ricevuto questo dono, il demone viene effettivamente scacciato e la
famiglia Jackson viene liberata da questo male.
Essendosi veramente impegnata nella
fede, la Ebony che vediamo alla fine del film è ben lontana dalla
donna troppo aggressiva ed enfaticamente insicura che vediamo
all’inizio. Non incolpa più gli altri per i suoi problemi, non
picchia più i suoi figli e non impreca come un marinaio, ma ha
messo da parte le sue tendenze alla rabbia e alla dipendenza in
cambio dell’appagamento e del perdono che ha trovato in Cristo. Per
molti versi, La liberazionenon
riguarda solo l’esorcismo di un demone dai figli dei Jackson, ma
anche la liberazione di Ebony dalla paura alla fede e il
modo in cui trasformare e migliorare se stessa è l’unico modo in
cui la sua famiglia può rimanere veramente unita. Questi temi di
guerra spirituale dimostrano che il soprannaturale non è l’unica
battaglia (né gli angeli caduti sono gli unici demoni) che i
cristiani devono affrontare. Spesso è il nemico interiore che è
più difficile da sconfiggere, ed è solo battendo se stessa – da qui
il motivo per cui il demone prende le sembianze di Ebony – che la
nostra eroina riesce alla fine a vincere.
Quando la famiglia Jackson torna a
Philadelphia, riunita dopo mesi di lontananza, Ebony è una donna
cambiata. È sobria di mente e di corpo, sta migliorando le
circostanze della sua vita e sta cercando di riconciliarsi con il
marito che l’ha abbandonata. Sebbene a volte il film fatichi a
decollare, è il finale pieno di speranza del film – che
dimostra che la liberazione del titolo non riguardava solo
Andre, ma anche l’anima mortale di Ebony – a far sì che il
film sia all’altezza. Non sappiamo cosa succederà alla famiglia
Jackson, ma sappiamo che affronteranno le sfide insieme, con una
madre che ora vuole essere la donna che è chiamata a essere.
Diretta da Klych
López e Gracia Querejeta, The
Accident offre il meglio di entrambi i mondi,
combinando l’emozione di un dramma messicano con il ritmo lento
della telenovela. Con dieci episodi, l’ultima offerta messicana di
Netflix
segue un gruppo di personaggi interessanti, ognuno con le proprie
motivazioni e i propri conflitti, dopo che un tragico
incidente ha causato la morte di tre bambini. Le
conseguenze dell’incidente gettano le basi per un thriller
messicano ricco di suspense e caratterizzato da crimine,
lussuria e senso di colpa. Man mano che la serie si dipana, la
trama si infittisce quando altri personaggi rimangono invischiati
in una rete che tiene legati i loro destini. Estremamente ricco di
emozioni e drammi, The Accidentespande la sua semplice premessa per offrire un
thriller che tiene a bada i suoi segreti fino alla fine.
In particolare, il finale di The Accident fa sì che ci sia
ancora molto da esplorare se la serie dovesse tornare per un’altra
uscita su Netflix.
Un incidente fatale decide il
destino di tutti in The Acciden
L‘evento scatenante di
The Accident è la tragica morte di tre bambini – Rodrigo
(Yago Andreu Sandoval), Gabriel (Dhaniel
Cardoza) e Mateo (Sebastián Guevara) –
quando una casa gonfiabile viene spazzata via da una forte
raffica di vento durante la festa di compleanno di
Rodrigo. Naturalmente, la morte dei tre bambini lascia i genitori
dei ragazzi in una situazione di spaccatura emotiva. Tuttavia, ogni
coppia gestisce la situazione a modo suo. I genitori di Rodrigo,
Emiliano (Sebastián Martínez) e Daniela
(Ana Claudia Talancón), hanno difficoltà a
digerire la notizia della morte del figlio nel giorno del suo
compleanno. Allo stesso modo, la madre di Mateo, Brenda
(Valentina Acosta), perde la sua stabilità emotiva
e inizia a fare pressioni sul marito Javier (Ruben
Zamora) per avere un altro figlio, una proposta che non va
giù a Javier.
D’altro canto, il padre di
Gabriel, Charro (Alberto
Guerra), cerca di vendicarsi per la
morte del figlio. È interessante notare che l’amica di Rodrigo,
Paula (Pau Menna), è caduta in un fiume vicino
durante l’incidente ed è stata salvata in seguito dal padre, Fabián
(Erick Elias), e da Daniela. Inizialmente, la
colpa dell’incidente ricade sulla governante di Emiliano, Moncho
(Silverio Palacios), che sembra aver dimenticato
di fissare correttamente il palo che avrebbe dovuto tenere la casa
a terra. Tuttavia, per il pubblico diventa chiaro che la
colpa è di Emiliano, che aveva detto a Moncho che si
sarebbe occupato del paletto, ma se ne era dimenticato quando aveva
ricevuto un’importante telefonata d’affari che stava
aspettando.
Chi è responsabile della morte
di Moncho inThe Acciden?
All’inizio della prima stagione,
Emiliano e Javier convincono Moncho ad assumersi la
colpa dell’incidente in cambio di un passaggio sicuro
negli Stati Uniti per la sua famiglia. Tuttavia, quando Charro
viene a sapere della negligenza di Moncho, trama per farlo uccidere
in prigione. Ma prima che Charro riesca nel suo intento, Moncho
viene ucciso da un uomo di nome Barroso (Esteban
Soberanes), dando vita a un’indagine di polizia da parte
del capo Santos (Mauricio Isaac). La lista dei
sospettati comprende tutti i genitori che avevano chiari motivi per
uccidere Moncho, compresa Daniela, che fa parte del corpo di
polizia. Sebbene la moglie di Moncho, Yolanda (Shani
Lozano), e Santos sospettino che Emiliano sia il
responsabile della morte di Moncho, solo nell’episodio
finale viene rivelata la vera identità del responsabile della morte
di Moncho.
Nell’episodio 10, “Il verdetto”, si
scopre che la moglie di Charro, Lupita
(Eréndira Ibarra), ha
ingaggiato Eulogio Pinto, alias Barroso, per uccidere
Moncho, responsabile della morte del figlio Gabriel. Questa
rivelazione è una sorpresa perché, altrimenti, Lupita continua a
essere torturata e maltrattata dal marito criminale, Charro.
Infine, quando Barroso cerca di ricattare Lupita per ottenere più
soldi, Lupita uccide Barrosso avvelenandolo, proprio come lui aveva
avvelenato Moncho. Incastra anche Charro per la morte di
Barrosso utilizzando bonifici bancari dal conto di Charro
a Barrosso, rivendicando finalmente una vita libera dalla paura per
sé e per il figlio Alex (Sebastian Dante).
Come finisce Emiliano in
prigione?
Credit Netflix
L’accordo di Emiliano con i
“gringos” (gli americani) per il parco divertimenti che intendeva
costruire rimane un punto di discussione per tutti i dieci episodi
de The Accident. Inizialmente, è l’eccitazione per
l’affare che costringe Emiliano a commettere un errore,
causando la morte dei bambini. Su insistenza dei suoi soci
d’affari, Javier e David, Emiliano cerca di nascondersi dalla
responsabilità delle morti perché se Emiliano venisse condannato,
l’affare da quaranta milioni di dollari con gli americani cadrebbe.
Tuttavia, alla fine arriva al punto di rottura e ammette la sua
colpa, facendosi arrestare per l’omicidio colposo dei tre bambini.
In seguito, quando Lucia (Macarena García Romero),
la figlia di Emiliano, scappa con Alex, il figliastro di Charro,
Emiliano ottiene la libertà provvisoria con l’aiuto di Javier per
andare a cercare la figlia.
Infuriato per la scomparsa della
figlia insieme ad Alex, Emiliano si reca da Charro e lo minaccia di
conseguenze, facendo sì che Charro invii il suo scagnozzo Peyote
(Cayetano Arámburo) a uccidere Lucia e a cercare
vendetta per il ruolo di Emiliano nella morte del figlio.
Fortunatamente, il tempestivo intervento di Emiliano salva Lucia
dalle mani di Peyote, anche se la trova priva di sensi a causa di
un’overdose. Peyote fa un altro tentativo in ospedale, ma Daniela
spara a Peyote, facendo credere a Charro che Daniela lo stia
cercando. La morte di Peyote porta Charro a stringere una nuova
alleanza con il procuratore Ulises (Luis Ernesto
Franco), che è anche l’ex amante di Daniela.
Ulises intende tornare con Daniela dopo aver messo
Emiliano dietro le sbarre. Sebbene Lucia si salvi e Daniela ed
Emiliano trovino una piccola occasione per riconciliarsi,
Emiliano viene nuovamente arrestato da Ulises per aver
minacciato Charro dopo essere entrato con la forza nella
sua proprietà. Questo accade anche dopo che Carla (Regina
Blandón), sorella di Daniela e giornalista, pubblica
un’intervista a Yolanda che rivela il segreto del tentativo di
Emiliano di corrompere Moncho per fargli assumere la colpa.
L’intervista di Carla a Yolanda chiarisce che è Emiliano il
responsabile delle morti.
Charro cerca di ottenere un
pezzo dell’affare di Emiliano
Credit Netflix
Prima di essere arrestato per
l’omicidio di Barrosso, Charro stringe un accordo con Javier e
David. Con Emiliano accusato di omicidio colposo, Charro trova
l’opportunità di costringere Javier e David a rimuovere Emiliano
dall’affare del parco divertimenti e a fare di Charro un socio.
Purtroppo per Charro, le cose non vanno come voleva. Dopo il
ritrovamento di antichi manufatti nel cantiere, gli
americani si tirano indietro, lasciando Charro arrabbiato
con i suoi nuovi soci. Per dare un po’ di sollievo a Charro,
Emiliano riceve due anni di carcere per la sua negligenza,
nonostante i tentativi di Javier. Con Emiliano dietro le sbarre,
Charro punta a regolare un vecchio conto con
David, che in precedenza aveva avuto un rapporto sessuale
con Lupita.
Sotto l’apparenza di una
discussione d’affari, Charro convoca David al cantiere e
gli spara a bruciapelo prima di seppellirlo nel cantiere
che verrà presto sgomberato. Nonostante le mosse calcolatrici di
Charro, Lupita si vendica di tutte le angherie subite incastrando
Charro per l’omicidio di Moncho. Anche quando va in prigione,
Charro inizia a preparare la sua prossima mossa. Si ritrova una
cella nella stessa prigione in cui Emiliano ha trascorso la sua
pena. Tuttavia, quando Charro affronta Emiliano, vede una
nuova versione di Emiliano, che sembra determinato a
uscire e a stare di nuovo con la sua famiglia.
Cosa succede agli altri
personaggi di The Accident?
Il finale di The Accidentstabilisce il corso del futuro di tutti i suoi
personaggi. Per Emiliano potrebbe non essere facile finire in
prigione con Charro così vicino. All’esterno, Daniela sta
aiutando sua figlia Lucia a rimettersi in piedi dopo la
sua lotta contro la tossicodipendenza. Per fortuna, Lucia ha dalla
sua parte il sostegno di Alex. Con la scomparsa di David, Carla
avvia una campagna online per cercare il suo compagno. Javier e
Brenda guardano a un nuovo inizio: la coppia decide di iniziare a
cercare un figlio. Potrebbe essere anche l’inizio di un nuovo
inizio per Lupita, ora che la presenza di Charro non la perseguita
più. Fabián si schiera anche contro la madre di Paula, Roxana
(Paulina Dávila), dopo che questa ha cercato di
ottenere la custodia di Paula. Nel finale, si vede Yolanda
imbarcarsi su un volo per gli Stati Uniti dopo aver
ricevuto l’aiuto promesso da Emiliano, nonostante Yolanda abbia
rilasciato un’intervista contro Emiliano.
Il finale di The Accident
lascia la storia e i personaggi a un interessante punto di svolta
dopo questa stagione. La serie messicana ha già esplorato la
maggior parte delle trame e degli archi dei personaggi. Tuttavia,
ha anche un ampio margine di approfondimento se dovesse tornare per
un’altra stagione. Complessivamente, The
Accidentsi diverte con la sua drammaticità a
mantenere vivo il mistero, permettendo ai personaggi di
costruire il proprio percorso nel corso dei dieci episodi. Con
quasi tutti gli episodi che hanno un cliffhanger
episodico, The Accidenttermina anche il finale con una nota di tensione,
promettendo altri colpi di scena ad alta intensità – qualcosa che
non sembra finire con questa serie messicana di Netflix.
Anche se la performance del 2019 di
Joker
al botteghino ha fatto facilmente intuire che un sequel sarebbe
stato rapidamente autorizzato, i fan sono rimasti un po’ sorpresi
quando
Joker:Folie à
Deux (recensione)
è stato annunciato perché il primo film sembrava praticamente
autonomo. C’era però un elemento che faceva sperare i fan sulla
qualità del nuovo capitolo: Joaquin Phoenix, un attore che ha
dichiarato di non amare i sequel, ha accettato di riprendere il
ruolo del protagonista. Durante una domanda e risposta dopo una
proiezione anticipata del film, alla quale Collider
era presente, il regista Todd
Phillips ha rivelato che, sorprendentemente, è
stato Phoenix a spingere perché Joker avesse un
sequel.
Durante il Q&A, Phillips ha
rivelato che a metà delle riprese di Joker, lui e Phoenix
stavano già giocando con le idee per un sequel. Il regista
ha anche osservato che un indicatore del fatto che fossero pronti
per qualcosa di più era la loro sensazione generale una volta che
la produzione aveva raggiunto gli ultimi giorni:
“Ricordo di aver postato una
foto dell’ultimo giorno del primo Joker, molti anni fa, e
Joaquin mi abbracciava con le lacrime agli occhi, e questo non è
normale per la fine di un film.Non perché non mi avrebbe
più rivisto, ma perché ci siamo innamorati di Arthur e pensavamo
che ci fosse altro da raccontare nel suo viaggio.Joaquin ha
detto scherzando: “Avremmo potuto girare per altri tre mesi il
primo film”, e io la pensavo allo stesso modo.Anche in
questo caso, di solito, dico: “Tiratemi fuori di qui.Portami in sala di montaggio e cerchiamo di capire cos’è
questo”.Ma in Joker 1 abbiamo semplicemente amato
Arthur, e so che anche Joaquin lo ha amato”.
Joaquin Phoenix voleva che
Joker 2 lo “spaventasse”
Todd Phillips ha aggiunto che il
rallentamento durante la pandemia ha dato loro spazio per
iniziare a esplorare diversi scenari per Arthur Fleck e che sarebbe
stato interessante vedere il personaggio affrontare le conseguenze
delle sue azioni. Infine, Phoenix ha concordato con Phillips la
realizzazione di un sequel a patto che si sentisse “spaventato”
come nel primo film, nel senso che si sarebbero presi dei rischi
con la storia e avrebbero davvero esplorato le possibilità del
personaggio e del mondo in cui vive.
Joker:Folie à
Deux vede nel cast anche Lady Gaga (A Star Is Born),
Zazie Beetz (Deadpool 2), Ken
Leung (Avatar: The Last Airbender),
Catherine Keener (The Adam Project),
Steve Coogan (The Trip) e Brendan
Gleeson (The Banshees of Inisherin).
Anche se siamo tristi per la fine
dell’estate, ringraziamo il cielo che sia settembre perché mancano
poco più di due mesi all’arrivo di Wicked:Parte 1. Per celebrare
l’occasione, la Universal Pictures ha rilasciato l’ultimo teaser
che anticipa ciò che accadrà nella prima parte dell’adattamento
cinematografico di Jon M. Chu del musical
vincitore del Tony Award. Ariana Grande e
Cynthia Erivo continuano a rubare la scena
in quest’ultimo teaser, lasciando che le loro voci volino più in
alto che mai.
Divisa in due parti per
motivi di tempo, la prima metà di Wicked
presenterà al pubblico Galinda Upland (Grande) ed Elphaba Thropp
(Erivo), due nuove studentesse della Shiz University che non
potrebbero essere più diverse – o almeno così pensano. Galinda ha
conosciuto solo una vita di popolarità e
rosa, mentre Elphaba è sempre stata vista come
un’emarginata, soprattutto grazie alla sua pelle verde. I loro
mondi si scontrano all’università magica ed entrambe le giovani
donne si influenzano a vicenda, stringendo un’amicizia che le
porterà nella Città di Smeraldo, dove incontreranno il Mago di Oz.
Ma le cose non sono come sembrano e presto le strade delle due
donne si separeranno mentre lottano contro le ingiustizie che le
circondano.
Sapevamo che il cast di
Wicked sarebbe stato molto ricco, soprattutto quando Erivo
e Grande hanno firmato, ma la lista dei partecipanti è cresciuta
fino a diventare qualcosa di più grande dell’ego di Oz stesso. Al
cast di quello che sarà senza dubbio uno dei film più importanti
dell’anno partecipano Michelle Yeoh (Everything
Everywhere All at Once), Jeff Goldblum (Thor:
Ragnarok), Jonathan Bailey (Fellow Travelers),
Ethan Slater (Fosse/Verdon), Peter Dinklage (Game of
Thrones), Bowen Yang (Saturday Night
Live) e altri ancora.
Jon M. Chu punta al successo con ‘Wicked’
Dopo aver debuttato alla regia con
Step Up 2: The Streets del 2008 (probabilmente il
miglior film della serie Step Up ), Chu ha continuato a
sfidare la gravità e a diventare grande negli ultimi dieci anni. Il
regista si è cimentato in vari generi con il suo occhio dietro a
titoli come G.I. Joe:Retaliation, Now
You See Me 2 e Crazy Rich
Asians, ma siamo entusiasti di riaverlo dietro a
un altro adattamento musicale. In precedenza, Chu ha diretto la
trasposizione per il grande schermo di In the
Heights di Lin-Manuel Miranda,
che ci ha regalato le impressionanti interpretazioni di
Anthony Ramos (Twisters), Melissa
Barrera (Abigail) e altri ancora. Ora, è
destinato a rifare tutto da capo con entrambe le parti di
Wicked.
La serie
fantasy epica di Prime
Video basata sulle opere di J.R.R. Tolkien,
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere, è tornata per la sua
seconda stagione. Ambientata durante la Seconda Era della Terra di
Mezzo, la serie si concentra sui vari uomini, elfi e nani che
cercano di mettere da parte i vecchi pregiudizi e di fare fronte
comune contro la crescente malvagità di Sauron (Charlie
Vickers). Dopo essere riuscito a convincere gli elfi a
forgiare tre anelli del potere, Sauron si adopera per manipolare i
suoi nemici e farli combattere tra loro, mentre usa il fabbro
elfico Celebrimbor (Charles Edwards) per
forgiare altri anelli con cui dominare tutta la Terra di
Mezzo.
Nella prima stagione, la vera
identità di Sauron non è stata rivelata. Era invece travestito da
Halbrand, un uomo che incontra Galadriel (Morfydd
Clark) ed è apparentemente dalla parte del bene prima che
venga rivelato che ha manipolato dall’ombra per tutta la stagione.
Al posto di Sauron come Signore Oscuro, la serie ha creato
un nuovo cattivo di nome Adar, interpretato da
Joseph Mawle. Tuttavia,
nella seconda stagione, Mawle è stato sostituito da Sam
Hazeldine, ma la domanda è: perché?
Chi è Adar de Il
Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere?
Durante i Giorni Antichi della
Terra di Mezzo, Adar era uno degli elfi originari catturati dal
primo Signore Oscuro,
Morgoth. Fu torturato e stravolto dalla crudeltà di Morgoth
e usato per creare la prima generazione di orchi. Questo
gli valse il titolo di “signore padre” tra le generazioni
successive di orchi. Alla fine Sauron lo liberò dalla
prigionia e, poco dopo, Morgoth fu sconfitto e bandito dal mondo.
Sauron tentò di dichiararsi il prossimo Signore Oscuro, ma Adar
aveva imparato ad amare gli orchi come suoi figli e non apprezzava
il fatto che Sauron fosse disposto a gettare via le loro vite per
la sua ambizione. Così, guidò i suoi orchi nella ribellione
e distrusse la forma fisica di
Sauron (interpretato da Jack Lowden).
La seconda stagione vede Adar e gli
orchi sottomettere tutti i sopravvissuti delle Terre del Sud che
riescono a trovare e uccidere quelli che non si sottomettono. Tra i
suoi prigionieri c’è Halbrand, il presunto re delle Terre del Sud e
attuale travestimento di Sauron. Halbrand convince Adar che
Sauron non solo è vivo, ma si è alleato con gli elfi per
distruggere Adar e i suoi orchi. In cambio della vita degli
abitanti delle Terre del Sud, Halbrand promette di
infiltrarsi tra gli elfi di Eregion mentre Adar raduna i suoi
eserciti per distruggerli.
Perché l’attore di Adar è stato
sostituito?
La decisione di sostituire l’attore
di Adar è stata presa dopo la prima stagione. Mawle ha dichiarato
su X (ex Twitter) che avrebbe lasciato la serie. Ha
annunciato di aver deciso di lasciare la serie per poter esplorare
altre opportunità di carriera, ma ha dichiarato di essersi
divertito a interpretare il personaggio e di essere entusiasta
dell’accoglienza positiva ricevuta. In effetti, anche tra le
persone che non hanno apprezzato Gli anelli del potere, il
sostegno per Adar è stato forte. Mawle lo ha
interpretato con un’aura ossessiva di stanchezza del mondo. Questo
ha aiutato il pubblico a compatirlo tanto quanto a detestarlo per
le sue azioni crudeli nei confronti dei personaggi principali. Ora,
Hazeldine è un ottimo attore ed è apparso in serie fantasy di
successo come Sandman
di Netflix. Le scene che ha interpretato
finora nella seconda stagione dimostrano la sua capacità di
catturare il dolore interiore di Adar e il mix sfumato di amore per
gli orchi e odio per tutti gli altri. Nel corso della seconda
stagione, quando Adar guiderà ancora una volta i suoi orchi alla
guerra, il pubblico avrà molte opportunità di vedere cosa c’è di
diverso nella versione di Hazeldine di Adar.
La decisione di reinserire Adar nel
cast si distingue anche per il personaggio di Bronwyn
(Nazanin Boniadi), una dottoressa delle Terre del
Sud che ha guidato la sua gente nella resistenza contro gli orchi.
Come Mawle, Boniadi ha rifiutato di tornare per la seconda stagione
e, nonostante il suo personaggio si sia ripreso dalle ferite
riportate in battaglia, si scopre che è morta a causa di un
veleno persistente nell‘episodio 3 della
seconda stagione, “L’aquila e lo scettro”. Mentre il ruolo di
Bronwyn nella storia era più insignificante, e quindi potevano
permettersi la sua morte, Adar era chiaramente posizionato
come un antagonista importante. Nella Stagione 1 era
l’antagonista principale, soprattutto perché l’identità di Sauron
era sconosciuta. Mentre la seconda stagione si concentra
principalmente su Sauron come antagonista principale, Adar svolge
ancora un ruolo importante, soprattutto perché possiede un esercito
di orchi e sta stringendo alleanze con il troll Damrod (doppiato da
Benjamin Walker) per attaccare Eregion.
Disney+ ha annunciato che la
serie comedy Only Murders in the Building, vincitrice
degli Emmy e prodotta da 20th Television, è stata rinnovata per una
quinta stagione composta da dieci episodi. La
quarta stagione di Only Murders in the Building è
attualmente disponibile in streaming su Disney+, con nuovi episodi
ogni martedì.
Il cast della quarta stagione è il
più ricco di star, con il ritorno si
Meryl Streep, pluripremiata agli Oscar/Emmy, e di
Eugene Levy, Zach Galifianakis, Eva Longoria, Richard Kind,
Melissa McCarthy, Kumail Nanjiani e Molly Shannon che si
uniscono a Steve Martin, Martin Short,
Selena Gomez e Michael Cyril Creighton.
I co-creatori e sceneggiatori di
Only Murders in the Building sono Steve Martin e John
Hoffman (Grace and Frankie, Looking). I
produttori esecutivi della quarta stagione includono John
Hoffman, Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Dan Fogelman and
Jess Rosenthal. La serie è stata sempre ben accolta dalla
critica e la quarta stagione è Certified Fresh on Rotten Tomatoes
al 97%. La terza stagione ha ottenuto 21 nomination agli Emmy, il
numero più alto di nomination agli Emmy per la serie ad oggi.
Collider ha recentemente assistito
a una proiezione anticipata dell‘attesissimo
Joker:Folie à Deux
, dove, insieme ad altri membri della stampa, ha avuto
l’opportunità di sedersi con il regista Todd Phillips e il co-sceneggiatore
Scott Silver per un Q&A. La conversazione ha
toccato vari aspetti della produzione del film, compreso il
coinvolgimento dei nuovi vertici dei DC Studios, James Gunn e Peter
Safran.
Con l’enorme successo del primo
film sul Joker nel 2019, che ha incassato oltre 1 miliardo
di dollari in tutto il mondo e ha fatto guadagnare a Joaquin Phoenix un premio Oscar, le
aspettative per il sequel sono alte. Tuttavia, il panorama della DC
Films è cambiato radicalmente dall’uscita del Joker originale. I nuovi DC Studios,
guidati da Gunn e Safran, hanno inaugurato una nuova era di
narrazione interconnessa e direzione creativa. Questo ha portato a
chiedersi se la produzione di
Joker:Folie à Deux (la
nostra
recensione) sia stata influenzata dalla nuova leadership
dei DC Studios. Quando gli è stato chiesto se il processo di
produzione fosse cambiato con la nuova era dei DC Studios, o se
Gunn e Safran avessero avuto qualche input, Phillips è stato chiaro
nella sua risposta:
“Con tutto il rispetto per loro,
questo è una specie di film della Warner Bros.Anche loro
volevano che fosse come dire: ‘Ok, Todd ha fatto la sua cosa,
lasciamo che Todd continui a fare la sua cosa’”.
Silver, che ha co-scritto sia
l’originale che il sequel insieme a Phillips, ha chiarito
ulteriormente la tempistica, dicendo: “Abbiamo iniziato
prima ancora che loro salissero a bordo”. I commenti del
duo sottolineano che lo sviluppo di Joker:Folie à
Deux era già ben avviato prima che Gunn e Safran prendessero
le redini dei DC Studios.
La nuova dirigenza DC non ha
“nulla a che fare” con Joker 2
Todd Phillips ha anche sottolineato che
il film è stato autorizzato prima dell’insediamento della nuova
dirigenza, aggiungendo: “Quindi, anche se hanno visto una parte
del film, non è come la DC vera e propria, anche se dopo ci sarà
scritto DC. Ha senso?”. Silver è intervenuto nuovamente
per sottolineare l’autonomia del loro progetto, affermando senza
mezzi termini: “Sì. No, non hanno nulla a che fare con il
film”.
La distinzione è fondamentale per i
fan. Mentre Joker:Folie à Deux porta il marchio
DC, rimane comunque un progetto di Todd Phillips, libero dall’influenza
della più ampia pianificazione dell’Universo DC. I commenti di
Phillips suggeriscono che la Warner Bros. ha riconosciuto la
visione unica che ha portato al primo film e ha voluto preservare
questa indipendenza creativa per il sequel. Il film sembra
rientrare nella stessa categoria dei film di The
Batman di Matt Reeves, nelle
storie “elseworlds” della DC.
Con l’avvicinarsi dell’uscita di
Joker:Folie à Deux si avvicina,
è chiaro che il film si distinguerà dalle narrazioni interconnesse
del più ampio Universo DC, offrendo ai fan un’altra immersione
profonda nell’inquietante mondo di Gotham attraverso la lente
singolare di Phillips. Il coinvolgimento di James Gunn e Peter
Safran, a quanto pare, inizia e finisce con una visione, lasciando
l’oscura e grintosa arte di Joker saldamente nelle mani di
Phillips.
Nella clip, vediamo lo Straniero
mettersi nei guai quando cerca di estrarre un ramo da un albero per
costruire il suo bastone da mago. In un momento che ricorda Merry e
Pipino che cadono in balia del Vecchio Salice nel libro, lo
Straniero viene intrappolato e consumato dall’albero finché il
vecchio Tom Bombadil (Rory Kinnear) non arriva in soccorso.
Se avete letto la trilogia
fondamentale di Tolkien, dovreste avere molta familiarità con
questo misterioso personaggio, introdotto insieme alla moglie
Goldberry quando Frodo e la sua compagnia attraversano la Vecchia
Foresta in La Compagnia dell’Anello.
Bombadil era chiaramente un
individuo molto potente, in grado di indossare l’anello senza
diventare invisibile o essere influenzato dal suo male.
Tolkien non ha mai rivelato molto
su
Tom Bombadil, ma ha affermato di essere esistito prima che il
Signore Oscuro arrivasse ad Arda, il che ha portato a speculare sul
fatto che potrebbe essere stato vivo prima dell’arrivo dei Valar.
Resta da vedere se
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere approfondirà un po’ di più il personaggio,
ma se lo facesse incorrerebbe probabilmente nell’ira di molti
puristi di Tolkien.
La prima stagione de
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha
ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100
milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di
minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25
milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita,
divenendo il più grande debutto nella storia di Prime
Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche
di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita.
Lo show ha inoltre battuto tutti i
precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha
portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto
precedentemente lanciato. Inoltre, Gli Anelli del Potere è
la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America,
Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo.
Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con
numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e
altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426
ore nel weekend.
La seconda stagione di Il
Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta
dagli showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay.
A loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum
Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme
alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate
Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew
Penry-Davey e Clare Buxton.
Tra gli eventi speciali
del Fuori
Concorso di Venezia 81, c’è anche a presentazione di M
– Il Figlio del Secolo, la serie Sky diretta da
Joe Wright e interpretata da Luca Marinelli, e adattamento del l’omonimo
romanzo premio Strega di Antonio Scurati.
La trasposizione, a
opera di Stefano Bises e Davide
Serino, propone un ritratto moderno e graffiante di Benito
Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci
di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura
che l’Italia abbia conosciuto. Un’ascesa fulminea, acclamata da una
popolazione allo stremo dopo le sofferenze della Prima Guerra
Mondiale, che ha permesso l’apertura verso un movimento che avrebbe
dovuto risollevare l’italianità ferita e che ha invece trascinato
il Paese, dopo indicibili e ingiustificabili violenze interne,
verso la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.
M – Il Figlio del Secolo ha il ritmo della
contemporaneità
Gli elementi
caratteristici di M – Il Figlio del Secolo sono
innanzitutto linguistici. Joe Wright, regista di
comprovato rigore e inventiva, si affida ancora una volta a Valerio
Bonelli, montatore con cui lavora dal 2017, e conferisce alla serie
un ritmo forsennato e allo stesso tempo ordinato , che replica la
velocità e il rigore del Futurismo, corrente letteraria all’interno
della quale è fiorito il contesto culturale in cui si inserisce
Mussolini filosofo della nuova italianità. Il fascismo nasce dalle
aberrazioni di quella corrente di pensiero e il ritmo che Bonelli e
Wright danno alla serie lo rappresenta in maniera eccellente.
M – Il Figlio del Secolo Foto Sky
Interessante è anche
l’uso della musica contemporanea con il coinvolgimento del
Chemical Brothers: far risultare moderno e
d’impatto un pensiero come quello fascista ricorrendo alla
filologia musicale dell’epoca, sarebbe stato controproducente.
Invece, una musica moderna e di rottura ha sullo spettatore
contemporaneo lo stesso effetto che deve aver avuto il pensiero
fascista sull’italiano medio di inizio novecento.
Grottesco e rivolto direttamente al pubblico
A questo comparto
tecnico ricercato e puntuale si aggiunge un’interpretazione di Luca
Marinelli sempre sul limite della macchietta. Il tono grottesco
adottato per la maggior parte delle scene della serie, le
inquadrature forzate, i punti di vista insoliti sono senza dubbio
elementi che contribuiscono a dipingere un Mussolini sgradevole e
spregiudicato, ma fermamente convinto dei suoi mezzi e del suo
scopo alto, della sua investitura ad ammodernatore dello Stato. Il
Mussolini di Marinelli si vuole differenziare da tutti quelli che
gli stanno intorno, mente a tutti e per questo alla fine è davvero
solo. Persino chi lo segue, adottandone i metodi di violenza e
prevaricazione, viene poi allontanato e Benito, guardando più volte
in macchina, come a parlare con se stesso e con lo spettatore, si
trova costretto a prendere le distanze da quello che lui stesso ha
creato.
photo credits Andrea Pirrello
E Marinelli porta a
compimento un lavoro egregio, soprattutto alla luce delle sue
dichiarazioni in cui confessa che “da antifascista,
sospendere il giudizio sul personaggio è stata una delle cose più
difficili e dolorose che abbia mai fatto nella mia carriera”.
Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo, che
interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli nei panni
di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti in
quelli di Donna Rachele; Federico Majorana interpreta
Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo è invece Italo
Balbo.
M – Il Figlio
del Secolo si candida a essere l’evento televisivo
italiano più importante di questa stagione e forse anche per le
stagioni a venire, un prodotto che parla purtroppo anche della
contemporaneità e che potrebbe essere accolto con favore anche al
di fuori dei confini nazionali.