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Cannes 2018: la petizione per abolire i “colori della stampa”

L’abolizione delle proiezioni per la stampa ha portato un po’ di scompiglio sulla croisette, molto prima che Cannes 2018 aprisse i battenti. L’annuncio di Thierry Fremaux ha contrariato i giornalisti accreditati, soprattutto i quotidianisti che, sulla tempestività, fondano il loro lavoro.

Dopo la piccola rivolta e le proteste, sono seguite le rassicurazioni dello stesso Fremaux in conferenza stampa straordinaria, e il Festival è cominciato. Al quarto giorno però, l’11 maggio, è arrivata la petizione dal titolo Cannes: abolish the caste system! in favore dell’abolizione dei colori di badge per i giornalisti che stabiliscono la priorità per gli accessi in sala.

Facciamo un passo indietro. Gli accrediti stampa a Cannes sono di colori diversi. Dal meno al più importante abbiamo: il giallo, il blu, il rosa, il rosa pastigliato (ovvero con un bollino in più) e il bianco (considerato quasi una creatura mitologica). La petizione in questione mira ad abolire questo sistema che mette in condizione per lo più gli accreditati “in giallo”, meno quelli “in blu”, a lunghe code e rush line senza la certezza di entrare in sala, perché la precedenza ce l’hanno i colleghi di “rango superiore” e ovviamente i possessori di biglietto.

A promuovere questa raccolta firme, contro le “umiliazioni” di alcuni giornalisti, ci sono Rubing Liang e Zishun Ning, freelance newyorchesi, che hanno anche girato un cortometraggio in merito, intitolato The Color of Cannes, che potete vedere di seguito:

A questo link, invece, trovate la PETIZIONE

La proposta dei due giornalisti è argomentata e valida, vedremo se il Festival, raggiunto il numero di firme necessario, considererà la possibilità di democratizzare l’accredito per la stampa festivaliera.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Joueurs: recensione del film con Stacy Martin

Selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2018, Joueurs (Treat Me Like Fire) è il debutto cinematografico di Marie Monge, giovane e promettente regista francese. Il film è una pura storia d’amore, che ha per interpreti principali l’attrice Stacy Martin, famosa per il ruolo di protagonista in Nymphomaniac di Lars Von Trier, e Tahar Rahim, celebre invece per il suo ruolo ne Il profeta, Jacques Audiard.

Quando Ella (Stacy Martin) incontra Abel (Tahar Rahim) la sua vita viene irreversibilmente sconvolta. Attratta in modo irresistibile dal modo di fare di lui, la giovane ragazza lo seguirà alla scoperta del mondo segreto del gioco d’azzardo di Parigi, dove soldi e adrenalina la fanno da padroni. La loro storia d’amore a sua volta diventa una scommessa, che evolve sempre più in una passione divorante.

È una vera e propria inversione dei ruoli quella che la regista sottopone ai suoi personaggi, assegnando il punto di vista principale alla protagonista femminile. Benché il film parli di dipendenza, in questo caso dal gioco d’azzardo, l’interesse è focalizzato su coloro che vivono accanto al dipendente. Attraverso gli occhi di Ella seguiamo infatti i vani e disperati tentativi di un’innocente ragazza che cerca in tutti i modi di salvare la sua storia d’amore. Assistiamo al suo cadere sempre più in un vortice che la allontana da tutto e tutti, ma proprio qui sta l’elemento che rende interessante il suo personaggio, salvandolo da una possibile banalizzazione.

Joueurs

Nel caso di questa storia è Ella la figura che si prende su di sé tutte le responsabilità, è consapevole di ciò che accade, scegliendo di addentrarsi nel pericoloso mondo di Abel e anzi dimostrandosi più in grado di lui nel gestirlo. Il personaggio di Stacy Martin risulta essere un vero e proprio catalizzatore di attenzioni e motore della narrazione. La brava attrice aggiunge poi del suo, riuscendo a far convivere in Ella fragilità e forza d’animo. Non da meno è il protagonista maschile, interpretato da un sempre bravo Tahar Rahim, che riesce a rendere umano un uomo prigioniero dei suoi vizi. L’attore non scade mai nel macchiettistico, ma dona al suo Abel una profondità d’animo che lo differenzia da tanti altri simili personaggi visti sullo schermo. Entrambi sono dei veri e propri giocatori, come suggerisce il titolo francese, pronti a mettere in palio ogni cosa, perfino sé stessi.

Joueurs affida inoltre molto della narrazione all’ambiente che circonda i suoi personaggi, al modo in cui questo viene fotografato. I due protagonisti vengono contrapposti per colori, luci, suoni, raccontandoci così molto più di quello che le parole comunicano. È un’idea l’ambientazione parlante, quella degli esterni metropolitani, che la regista riprende su sua ammissione da fonti di ispirazione quali Martin Scorsese e i fratelli Safdie, riadattandola alle luci e ai rumori di una Parigi cupa e violenta.

Come in ogni opera prima che si rispetti, questa non è esente da difetti. Alcuni risvolti narrativi poco convincenti rallentano il ritmo e l’attrattiva del film, ma la bravura degli interpreti e una regia solida rendono Joueurs un intrigante prodotto, che indaga gli effetti di un amore tormentato, che come un gioco trascina nel suo vortice fino a lasciare chi vi ha fatto parte privo di forze, costringendolo a ricominciare da zero una nuova esistenza.

Spider-Man e Deadpool ballano sulle note di Taylor Swift [VIDEO]

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Due ballerini travestiti da Spider-Man e Deadpool si sono lanciati in un ballo scatenato sulle note di “Shake It Off” (la celebre hit di Taylor Swift) sul palco del Roseland Festival, rassegna che si è svolta dal 21 aprile al 5 maggio nella penisola della costa meridionale della Cornovaglia.

Il video di uno spettatore che ha ripreso il balletto è subito diventato virale. Potete dargli un’occhiata di seguito:

Deadpool 2: il trailer vietato del film con Ryan Reynolds

Vi ricordiamo che, mentre Spider-Man è nelle sale con Avengers: Infinity War, il mercenario chiacchierone tornerà presto al cinema con Deadpool 2, sequel diretto da David Leitch.

Di seguito la sinossi del film:

Dopo essere sopravvissuto a un quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con il fatto che ha perso il senso del gusto.

Cercando di riconquistare la sua spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di caffè del World’s Best Lover.

Deadpool 2: Wade Wilson si infila nella camera d’albergo di Hugh Jackman

Avengers 4: i dettagli sulle possibili direzioni della trama [spoiler]

ATTENZIONE, l’articolo contiene SPOILER su Avengers: Infinity Warpossibili spoiler da Avengers 4.

Sappiamo già, visto l’epilogo tragico di Infinity War, che Avengers 4 sistemerà quasi sicuramente ciò che è andato storto nel precedente film; o meglio, sarà un tentativo dei nostri eroi di porre rimedio allo schiocco di dita di Thanos che ha messo fine a metà dell’universo vivente, portando con sé moltissimi eroi, tra cui Spider-Man, Doctor Strange, Black Panther e Bucky.

Tuttavia Kevin Feige, i fratelli Russo e l’intero cast non hanno ancora rivelato nulla degli eventi del quarto film sugli Avengers, tranne il fatto che (come visto nell’unica scena post credits di Infinity War) Captain Marvel arriverà in soccorso per regolare i conti con il Titano Pazzo.

Leggi anche – Avengers 4: ecco i 16 personaggi che torneranno sicuramente

Nel frattempo però hanno iniziato a circolare in rete dettagli sulle possibili direzioni della trama del film (ovviamente da prendere con le pinze). Le trovate di seguito:

I viaggi nel tempo

avengers 4Numerose foto dal set di Avengers 4 sembrano aver rivelato scenari appartenenti al passato del MCU: Thor e Loki mostrati insieme allo S.H.I.E.L.D. in quella che era chiaramente una sequenza del primo Avengers, oppure Captain America che indossa il suo classico costume rosso e blu (prima dell’upgrade)

Tuttavia altri scatti rubati durante le riprese vedono Tony Stark e Ant-Man nei loro costumi attuali, dettaglio che sembra confermare l’ipotesi dei viaggi nel tempo. Insomma, è quasi certo che gli eroi torneranno nel passato e rivisiteranno gli eventi dei precedenti film dei Marvel Studios, e che molto dipenderà dall’esito della relazione fra Steve e Tony.

Vendicatori contro Vendicatori

avengers 4Anche se i leak comparsi online non specificano se tutti gli Eroi incroceranno la strada con i loro sé passati, si è ipotizzato che Nebula possa attraversare un arco narrativo di vitale importanza nel corso di Avengers 4 e che finirà per combattere la sua controparte più malvagia. 

Captain America userà il Mjolnir

avengers 4Durante l’ultimo atto di Infinity War, Captain America e Thor hanno cercato di regolare i conti con Thanos ma il Dio del Tuono è stato “spazzato via” quando il Titano Pazzo ha scatenato il potere del guanto dell’infinito (anche se abbiamo visto che Thor sopravvive allo schiocco delle dita come gli altri vendicatori originali).

Tuttavia dopo questo evento Steve Rogers potrebbe davvero brandire il Mjolnir perché finalmente degno di sollevare l’iconico martello di Thor. Non è chiaro però da dove venga l’arma e a chi appartenga nel passato dove gli eroi torneranno grazie ai viaggi nel tempo…

La morte di Captain America

avengers 4Diciamoci la verità: molti di noi si aspettavano di vedere morto Steve Rogers alla fine di Avengers: Infinity War, un po’ perché sarebbe stato un evento giusto per concludere il suo arco narrativo, un po’ perché sappiamo che il contratto di Chris Evans è in scadenza.

L’attore si è detto pronto a lasciare il personaggio e il MCU dopo Avengers 4, dunque non è difficile immaginare un passaggio di testimone dello scudo di Cap ad un altro eroe (magari proprio l’amico Bucky?).

La ragione dei viaggi nel tempo

avengers 4Perché gli eroi dovrebbero viaggiare nel tempo? Tutto potrebbe essere collegato alle gemme dell’infinito: i superstiti del disastro scatenato da Thanos in Infinity War potrebbero infatti decidere di creare il proprio guanto dell’infinito (cosa fattibile considerando il fatto che lo stampo è stato visto su Nidavellir in una scena del film) per poi tornare indietro e raccogliere le gemme nel passato.

Questo stratagemma allora cambierebbe radicalmente il Marvel Cinematic Universe, arrivando alla soglia della Fase 4 con scenari rivoluzionati e inediti.

Le gemme dell’infinito

avengers 4Ancora riguardo ai viaggi nel tempo e alle gemme dell’infinito, è possibile che i Vendicatori rimasti saranno in grado di ridefinire il loro guanto nel passato senza però cambiare il presente. Secondo questa ipotesi gli eroi conquisteranno la gemma del Potere prima di Star Lord (rivoluzionando così la timeline e gli eventi di Guardiani della Galassia).

Hulk potrebbe salvare la situazione

avengers 4In Avengers: Infinity War Bruce Banner, traumatizzato dall’incontro-scontro con Thanos, non riesce più a scatenare Hulk. Tuttavia è chiaro che, se superasse questa “crisi”, Banner potrebbe essere la chiave della vittoria, magari impugnando il guanto dell’infinito…

I fratelli Russo su Captain America e il Mjolnir

avengers 4Due anni fa, in un’intervista con l’Huffington Post, i fratelli Russo avevano risposto ad una domanda su Captain America e il Mjolnir, affermando che questo arco narrativo poteva essere materiale interessante per i futuri sceneggiatori. Accadrà davvero o era solo un modo per confonderci le idee?

Deadpool 2: Hugh Jackman dice “no” alla reunion con Ryan Reynolds [video]

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Ryan Reynolds non ha mai nascosto il desiderio di vedere insieme sullo schermo Wade Wilson e Wolverine: qualche giorno fa, in occasione della promozione di Deadpool 2, l’attore aveva confessato di voler convincere Hugh Jackman a tornare nei panni di Logan, anche se “è un’impresa quasi impossibile, ma non c’è nessun essere umano che amo più di lui nell’universo dei cinefumetti, e nella vita come amico.”

La risposta di Jackman è arrivata puntuale con un messaggio lanciato durante il talk show Good Morning America:

Ho un piccolo messaggio per Ryan: ti voglio bene, sei uno dei miei migliori amici, amo Deadpool e non vedo l’ora di vedere il film. Ma rallenta un po’, così è un po’ troppo e non è sexy…

Deadpool 2: il trailer vietato del film con Ryan Reynolds

Diretto da David LeitchDeadpool 2 arriverà nelle nostre sale il 15 maggio. Nel cast Ryan Reynolds nei pani del Mercenario Chiacchierone della MarvelZazie Beetz in quelli di Domino e Josh Brolin in quelli di Cable.

Dopo essere sopravvissuto a un quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con il fatto che ha perso il senso del gusto.

Cercando di riconquistare la sua spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di caffè del World’s Best Lover.

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Deadpool 2: Wade Wilson si infila nella camera d’albergo di Hugh Jackman

Shazam!: terminate le riprese del cinecomic DC

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Sono ufficialmente terminate le riprese di Shazam!, il nuovo cinecomic targato DC Films diretto da David F. Sandberg. Ed è proprio il regista ad annunciare la fine dei lavori su Twitter:

Fine riprese per Shazam! Ora sotto con mesi di post-produzione

Shazam!: Zachary Levi zittisce le critiche al suo costume

Vi ricordiamo che il film farà parte dell’Universo Cinematografico DC e seguirà le uscite di Aquaman e Wonder Woman 2, gli altri due attesi titoli di casa DC.

La sinossi: Abbiamo tutti un supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di Billy Batson, gli basta gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni possa trasformarsi nel Supereroe Shazam per gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana.

Nel cast Zachary Levi (Shazam!), Asher Angel (Billy Batson), Mark Strong (Dr. Thaddeus Sivana)Jack Dylan Grazer (Freddy), Grace Fulton (Mary), Faithe Herman (Darla), Ian Chen (Eugene), Jovan Armand (Pedro), Cooper Andrews e Marta Milans (genitori adorrivi di BillyVictor e Rosa Vasquez), Ron Cephas Jones (Il Mago).

Henry Cavill crede che vedremo Superman insieme a Shazam! e Black Adam nel DCEU

Avengers: Infinity War, ecco quali scene non sono finite nel film

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È stato confermato dai due sceneggiatori di Avengers: Infinity War che alcune scene relative a Thanos e agli altri protagonisti non sono finite nella versione del film vista in sala (ma speriamo di trovarle nell’edizione homevideo).

Oggi però, grazie alle parole di Christopher MarkusStephen McFeely, possiamo svelarvi il contenuto di questi momenti “sacrificati” all’ultimo e un dettaglio su Avengers 4, il capitolo che chiuderà definitivamente la Fase 3 del MCU:

  • Una sequenza in flashback avrebbe mostrato Thanos mentre veniva respinto dai suoi compagni Titani dopo aver suggerito di annientare metà della popolazione del pianeta (mai girata)
  • Un’altra scena vedeva Thanos reclutare i membri del suo Ordine Nero (anche questa mai girata)
  • Un opening dedicato a Tony Stark e Pepper Potts totalmente differente da quello visto nella versione finale
  • Due sequenze action con protagonisti Steve Rogers, Natasha Romanoff e Sam Wilson mentre combattevano il crimine sotto copertura.

Per quanto riguarda Avengers 4 invece, MarkusMcFeely hanno assicurato grandi sorprese per Captain America, il cui arco narrativo sarà “intenso“.

Avengers: Infinity Warrecensione del film Marvel Studios

Vi ricordiamo che Avengers: Infinity War, diretto da Anthony e Joe Russo e prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle nostre sale lo scorso 25 aprile.

La sinossi: Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Avengers: Infinity War, i registi svelano dettagli su una scena eliminata

Gli Incredibili 2: la famiglia di supereroi in azione nel nuovo trailer

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È online un nuovo trailer de Gli Incredibili 2, sequel del fortunato film d’animazione del 2004 targato Pixar che riprenderà la narrazione della famiglia di supereroi subito dopo gli eventi del primo capitolo.

Potete dargli uno sguardo qui sotto, insieme alla nuova locandina ufficiale.

gli incredibili 2

Gli Incredibili 2: perché il film inizierà subito dopo gli eventi del primo capitolo?

Di seguito la prima sinossi ufficiale de Gli Incredibili 2:

La famiglia di supereroi preferita da tutti è tornata, ma questa volta Helen è sotto i riflettori, lasciando Bob a casa con Violet e Dash per esplorare la quotidianità della vita “normale”. È una dura transizione per tutti, resa ancora più dura dal fatto che la famiglia è ancora all’oscuro dei superpoteri emergenti del piccolo Jack-Jack. Quando un nuovo criminale schiude una trama brillante e pericolosa, la famiglia e Frozone devono trovare un modo per lavorare di nuovo insieme – il che è più facile a dirsi che a farsi, anche quando sono tutti Incredibili.

Nella versione originale Gli Incredibili 2 sarà doppiato da Holly HunterCraig T. NelsonSarah VowellHuck MilnerSamuel L. JacksonBob Odenkirk e Catherine Keener.

Il film, ventesimo titolo prodotto dalla Pixar Animation, arriverà nei cinema entro il 2018.

Gli Incredibili 2la prima immagine del film

Cold War: recensione del film di Pawel Pawlikowski

Dopo il glorioso Ida, premio FIPRESCI a Toronto e soprattutto premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2015, Pawel Pawlikowski torna con Cold War (Zimna Wojna) presentato in Competizione al Festival di Cannes 2018. La storia, ambientata tra il 1949 e il 1964, racconta l’amore, ostacolato dalla storia e dal tempo, tra Zula e Wiktor, lei cantante dalla voce d’angelo e lui compositore. La loro possibilità di essere felici è quella di andare via dall’Unione Sovietica nel periodo della ricostruzione post Seconda Guerra Mondiale. La musica li tiene uniti, ma la storia li divide, e nel corso degli anni riusciranno a incontrarsi in giro per l’Europa, entrambi cercando di sopravvivere, sempre desiderosi di inseguirsi.

In un magnifico bianco e nero, come per Ida, realizzato dal direttore della fotografia Lukasz Zal, Pawlikowski racconta di un amore impossibile, tempestoso, ma non lo fa mai con scene madri o momenti cardine. Tutto scorre rimanendo immobile nel corso degli anni, eppure i protagonisti cambiano, si stratificano e tirano lo spettatore dentro al loro dramma.

Al bianco e nero Pawlikowski associa il formato 4:3, la breve durata e la citata assenza di picchi emotivi, tutti elementi che consegnano l’idea e la volontà di realizzare film “piccoli”, mentre lui si conferma una firma importante del cinema europeo. Intorno al rapporto tra la fumantina Zula e il colto Wiktor si instaura una dimensione musicale che li lega a dispetto di tutto ciò che li divide, su ogni altra cosa l’estrazione sociale. Ogni volta che i due si incontrano, negli anni, in un Paese europeo differente, cambia il loro accompagnamento sonoro, come se ogni luogo avesse una sua musica, anch’essa tesa ad accompagnare l’evoluzione dei personaggi, che restano fermi nel tempo soltanto se messi di fronte al loro amore.

Pur raccontando una storia romantica, in Cold War Pawel Pawlikowski non si lascia mai andare al romanticismo spicciolo, preferendo la poesia delle immagini, degli sguardi, delle voci e delle dita veloci sul pianoforte. Una visione malinconica di una storia in cui i protagonisti hanno il nome dei genitori, anche loro, come i protagonisti, cresciuti nella Polonia ricostruita, morti nel 1989, poco prima che crollasse il Muro. A loro il film è dedicato.

Captain America. “Sono solo un ragazzo di Brooklyn”

L’inquadratura è ferma su un foglio di carta, le lettere battute a macchina dicono “asma, febbre reumatica, sinusite, pressione alta, palpitazioni, facile affaticamento, problemi cardiaci…”. La scheda medica del candidato alle armi Steve Rogers non è proprio quella dei supereroi, ma è proprio questa la storia che i Marvel Studios volevano raccontare: un ragazzo gracile, ma dall’animo nobile, sfida tutte le calamità della sua esistenza difficile (i genitori sono morti, i bulli si prendono gioco di lui e lo percuotono ripetutamente) per servire un bene più grande, la giustizia, e arruolarsi come soldato dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto che vede opposto al regime della vecchia Europa il futurismo pacifista del nuovo continente. Steve vuole essere tra quelli che cambieranno il mondo di domani, sconfiggere il nazismo e credere in una realtà migliore.

All’alba dell’uscita nelle sale di Captain America: Il Primo Vendicatore, lo studio cinematografico di proprietà della Walt Disney Company ha già prodotto quattro titoli, di cui uno viene distribuito nello stesso anno, tuttavia l’ambientazione storica è “inedita” al Marvel Cinematic Universe: un salto nel 1945 permette così al film di esplorare temi e questioni politiche antecedenti alla modernità di Iron Man, che invece era fortemente radicato nel presente delle guerre per il petrolio, e distanti per questioni geografiche e sentimentali dal dramma “familiare” di Thor; ne risulta un primo vero tentativo di contaminare il cinecomic – che ancora non si è costituito come tale – con il genere bellico e i classici d’avventura hollywoodiani, introducendo al pubblico (ma non ai lettori dei fumetti) il “primo supereroe della storia degli Stati Uniti”, nato come strumento di propaganda e trasformatosi in icona di diplomazia, etica, lealtà e rigore.

L’altezza dell’eroe

Nel capitolo uno della saga sul supereroe di Jack Kirby e Joe Simon, Steve Rogers diventa la “cavia” di uno scienziato illuminato, Abraham Erskine, che inietta nel corpo del ragazzo il siero del super soldato. Viene scelto fra i suoi commilitoni proprio perché debole, e come tale “conosce il valore della forza e il valore del potere”. Più alto, forte, grosso e veloce, la pulce Steve si trasforma solo esteriormente: non ha smarrito i suoi ideali né la purezza nello sguardo, non vuole uccidere, ma fermare i bulli (nell’immaginario collettivo dell’epoca sono Hitler e i nazisti). E in questo caso, il casting di Chris Evans si rivela perfetto per ragioni curriculari: in cerca di una giusta dimensione, alla pari del rachitico Steve che guarda il suo riflesso troppo piccolo su un cartellone propagandistico, l’attore era reduce dal flop dei Fantastici Quattro, dove ha interpretato Johnny Storm, alias la Torcia Umana, senza successo. La “riabilitazione” dell’eroe passa nelle mani dei Marvel Studios che lo avrebbero reso, di lì a poco, una figura insostituibile e molto amata dai fan.

Quello che ritroviamo alla fine de Il Primo Vendicatore e lungo il corso di The Avengers è un uomo fuori dal tempo, strappato da un mondo in cui l’attaccamento alla bandiera e i principi di equilibrio morale non esistono quasi più: a bordo della “missione Vendicatori” Steve conosce l’egocentrismo (Tony Stark), il complotto (Vedova Nera), l’avvento della tecnologia e il progresso (Bruce Banner), fattori ingestibili che potrebbero compromettere il lavoro di squadra. Spaccatura ancora più evidente nei successivi film che lo vedono protagonista e che si allarga a macchia d’olio oltre le dinamiche interpersonali con i suoi simili, nella società americana in toto e nella discussione della politica attuale. Così, sulla scia della “responsabilità” civile, Captain America: The Winter Soldier mostra la difficile convivenza tra l’idealismo del passato e il cinismo del presente, tra ingenuità e compromesso, trasparenza e menzogna.

Captain America, il viaggio dell’eroe da Il Primo Vendicatore a Civil War

un uomo fuori dal tempo

Tre questioni chiave hanno definito gli ultimi dieci anni di storia degli Stati Uniti, dall’insediamento alla casa bianca di George W. Bush fino alla successione con Barack Obama, e questi tre argomenti trovano ampio spazio di riflessione nel quadro supereroistico e commerciale del film, ovvero l’etica dell’uso della forza preventiva, la necessità di avere più trasparenza da parte dell’Intelligence (CIA, FBI, etc) e il pericolo scaturito dalla confusione e usato come strumento di vantaggio per le organizzazioni politiche.

Durante un intenso scambio di battute con Nick Fury, Steve Rogers afferma che “Tenere un’arma puntata contro la Terra non può definirsi protezione” e che questo clima di dichiarata “libertà” è invece un modo perverso di distillare paura nella gente. Come dargli torto. Osservando l’imponente statura dei mezzi navali che lo S.H.I.E.L.D. sta lanciando nell’atmosfera e che l’HYDRA manovra sotto copertura, ci viene da chiederci se non stiamo forse vivendo nell’epoca più buia del controllo delle istituzioni, soprattutto quando si parla di strategie di difesa contro attacchi terroristici, colpi di stato e guerre di ogni natura.

La stessa “oscurità”, suggerita anche dal tono mai spiritoso e dal cromatismo grigio-blu della fotografia di The Winter Soldier, rimanda alla cronaca recente di Edward Snowden, l’informatico che nel 2013 ha scoperto i programmi segreti di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, il che ribadisce quanto sia importante – anche nella misura dell’intrattenimento di massa – continuare la stimolazione di certi temi.

Tuttavia l’aspetto più interessante, dal primo Avengers ad Age of Ultron (2015), è il fatto che registi e sceneggiatori abbiano voluto costruire intorno a Steve Rogers storie, universi e situazioni che non lo rappresentano affatto, ma un mondo così contrario ai suoi ideali da spingerlo a reagire. Ma che fine fanno i valori americani di Captain America se applicati agli scenari post-11 settembre, alla corruzione odierna, al carattere ben più complesso dei suoi “colleghi” Vendicatori? Una risposta per niente banale ci viene fornita dall’episodio tre, Civil War, che è l’anticamera di Infinity War e una giusta conclusione del suo ciclo. 

Guerre ideologiche e compromessi

Più che guerra civile, il cinecomic scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely mette in pratica le fasi di una guerra di mentalità fra due figure chiave del Marvel Cinematic Universe: Steve e Tony Stark sono un ossimoro vivente, due sponde di un fiume tra le quali scorre acqua non sempre placida.

Sul vocabolario, vicino alla parola “ideologia” troverete scritto “insieme di credenze e valori che orientano un gruppo sociale”, e se parliamo di ideologia Rogers, quella corrisponderà alla lotta per un mondo giusto, ad ogni costo, senza pregiudicare la propria lealtà; se andiamo dalla parte opposta, troveremo conservazione, sottomissione e controllo dall’alto. Durante il funerale di Peggy Carter, il grande amore di Steve, sua nipote Sharon ricorda ai presenti che la zia non era solita scendere a compromessi, almeno finché non fosse davvero necessario, e questo discorso sedimenta nella testa del soldato la volontà di agire analogamente. Per recuperare l’ultimo brandello che lo lega al passato (l’amico Bucky), proteggere i nuovi “freak” che come lui sono rigettati dalla società (Wanda Maximoff) e sperare in un domani migliore.

Idealista oltre qualsiasi frontiera, Captain America è il supereroe che tutti vorremmo essere e che non saremo mai. Altri, di fronte alle sfide che ha dovuto affrontare nel corso del MCU, avrebbero certamente fatto un passo indietro. Non lui, che si oppone alla forza del pugno di Thanos stringendo i denti, che risparmia la morte al nemico, che mette sempre se stesso davanti alle vittime. La sua arma, di fatto, è uno scudo, e questo basta per comprenderne la nobiltà, oltre che la grandezza.

Plaire aimer et courir vite: recensione del film di Christophe Honoré

Sorry Angel (Plaire aimer et courir vite) segna il ritorno sulla Croisette di Christophe Honoré, per Cannes 2018.

La storia si sviluppa intorno a due personaggi, due esistenze che si incrociano in un caso fortuito e che non appartengono allo stesso mondo. Arthur ha vent’anni ed è uno studente a Rennes. La sua vita cambia quando incontra Jacques, uno scrittore che vive a Parigi con il suo figlio. I due si trovano subito attratti l’uno dall’altro, ma la loro storia è anche ostacolata, dall’etaà, dalla malattia (Jacques è sieropositivo). Nonostante questo, i due intrecciano una relazione, durante l’estate, tuttavia, Jacques si ameranno. Ma Jacques sa che questo amore deve essere vissuto velocemente.

È il 1993, un momento storico importantissimo per la Franciadove l’epidemia di AIDS ha colpito molto duramente tutta la comunità, tuttavia a Honoré non interessa l’aspetto pubblico della storia. Jacques è malato, lo sanno tutti, ma nessuno ne parla, tutto è tenuto sotto silenzio, nonostante non si faccia nulla per mostrarlo. Insomma, niente a che vedere con l’intenso impegno politico professato da Robin Campillo per 120 battiti al minuto.

Quello che racconta il regista francese è una doppia storia: i suoi due protagonisti sono in punti diversissimi della rispettiva vita. Jacques è alla fine, ha una identità consolidata che si sta dissolvendo per la malattia, ha un figlio, esperienze, amici già morti per AIDS, è alle prese con il suo ultimo amore. Arthur, che ha molte cose in comune con lo stesso Honoré, è all’inizio, sta sperimentando la sua sessualità, si sta costruendo un’educazione e una cultura, affronta il suo primo amore, ha tutto da imparare. In questa esistenza complementare, il regista trova il suo registro, peccato che il suo amore per queste due esistenze intrecciate gli impedisca di lasciar andare i personaggi prima, risultando così prolisso.

Cannes 2018, red carpet: Cate Blanchett incanta in Mary Katrantzou

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Mary Katrantzou è il marchio scelto da Cate Blanchett per il tappeto rosso del 10 maggio durante il Festival di Cannes 2018.

L’attrice australiana, due volte premio Oscar, è la presidente di giuria della settantunesima edizione della kermesse di cinema e le foto a seguire sono state scattate in occasione della premiere di Cold War, il film di Pawel Pawlikoski nella selezione ufficiale del Concorso.

Il Festival di Cannes 2018 si svolgerà dall’8 al 19 maggio. Segui il nostro speciale.

Fonte

A Genoux Les Gars: recensione del film di Antoine Desrosières

Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, A Genoux Les Gars (Sextape) è il nuovo film del regista Antoine Desrosières, che torna alla regia dopo anni di silenzio. Per romperlo sceglie di riprendere un tema già esplorato in precedenza e qui portato alle estreme conseguenze, quello della sottomissione  e dell’emancipazione femminile.

In assenza di sua sorella Rim (Inas Chanti), Yasmina (Souad Arsane) si ritrova coinvolta e costretta ad un perverso gioco organizzato dal suo ragazzo Salim (Sidi Mejai) e il suo amico Majid (Mehdi Dahmane). L’atto sessuale a cui la ragazza è costretta viene segretamente filmato con la minaccia di diffusione, cosa che getta Yasmina in una spirale di vergogna e desiderio di rivalsa.

La forza del A Genoux Les Gars si svela sin da subito essere nei dialoghi, rispecchianti perfettamente il modo sconclusionato e frammentato di esprimersi dei ragazzi, ricco di giochi di parole, doppi sensi e discorsi che si alternano senza un senso logico. Nella scrittura il regista si avvale infatti dell’aiuto dei suoi giovani attori, che infondono così tutta la loro conoscenza a riguardo e rendendo il film di una brillantezza e di una comicità rare. Pur raccontando un fatto ispirato ad eventi tristemente accaduti, il regista sceglie di raccontarlo affidandosi ai toni della pura commedia, giocando così ad ironizzare su ciò che normalmente non ha nulla di divertente.

A Genoux Les Gars

Seguendo la giovane Yasmina entriamo sempre più nel suo mondo di adolescente, dove nessuno la comprende e il tema della sessualità è sempre più invadente. Desrosières ne fa un ritratto fedele, mai giudicante, che aiuta a renderci gradevole la protagonista e portandoci ad empatizzare con lei. Complici la già citata brillante scrittura e la bravura della giovane protagonista, che più di tutti risulta naturale e a suo agio nel ruolo.

A lungo andare tuttavia il film perde lo slancio iniziale, e si presentano diverse situazioni dove la comicità risulta lievemente fuori tono e finisce per dare la sensazione di star girando intorno al tema prima di arrivare alla conclusione. Conclusione che quando arriva non svela la forza che ci si aspettava, ma che vista nel complesso del film riesce con gusto a raccontare del viaggio di iniziazione verso l’amore e il sesso, un viaggio allo stesso tempo complesso e tragicomico.

A Genoux Les Gars, prima di essere una commedia, è la storia di una ragazza che lotta contro la frustrazione generata dalla violenza e dalla sottomissione perpetrate sulle donne in un regno maschilista. La lotta per l’emancipazione trova nell’attualità della storia una sua non indifferente attrattiva, che nonostante i diversi difetti del film, prevalentemente di ritmo, riesce a intrattenere e a far riflettere sui diversi temi presenti all’interno del film.

Border (Grans): recensione del film di Ali Abbasi

Si intitola Grans, che vuol dire confine, (Border il titolo internazionale) il nuovo film di Ali Abbasi, regista iraniano da tempo di base in Svezia, al suo secondo lungometraggio, presentato a Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018. Proprio di confini sembra voler parlare il regista, prima di tutto perché la nostra protagonista, Tina, è una doganiera, poi perché i film, partendo dal thriller e sfociando nel fantasy, a tratti grottesco, parla di linee di confine tra umano e non umano, tra istinto ed educazione, fino a incaricarsi, addirittura, di tracciare un altro confine, quello tra il bene e il male, natura e cultura.

Traghetti che partono e approdano, boschi fitti, cielo grigio, aria fredda. La nostra protagonista è Tina, e il lavoro alla dogana le permette di mettere a frutto il suo straordinario talento: un olfatto con cui non solo percepisce gli odori, ma che sembra captare anche gli stati d’animo, rendendo per lei facilissimo scovare un malintenzionato che attraversa il confine. Grazie a questa dote, quasi un superpotere, mette la polizia sulle tracce di un giro di pedopornografia, parallelamente però incontra Vore, un uomo che ha chiaramente qualcosa in comune con lei e che Tina non riesce a inquadrare.

Tina crede di avere un cromosoma in meno, cosa che giustifica il suo aspetto peculiare, lo stesso aspetto che rintracciamo da subito nel misterioso viandante. La donna si sente attratta da questo individuo che neppure il suo olfatto riesce a capire, una persona che sembra provare un forte interesse nei suoi confronti e che si rivelerà una fonte di enorme sorpresa.

Border (Grans)Sebbene dall’inizio il film palesi la sua appartenenza al thriller, con ambientazioni, ritmi e fotografia che si sposano con il genere, Abbasi è intelligente nel disseminare la storia di indizi che tengono lo spettatore all’erta, fino alla rivelazione, a metà tra l’esilarante e il prodigioso.

È chiaro che al regista interessa raccontare la diversità, la paura e la violenza, e tenta di farlo attraverso il fantasy, componendo una storia che unisce la cronaca ai miti boschivi, risultando naturale eppure incredibile. Pur fondamentale nel racconto, l’elemento fantasy è sempre raccontato con realismo, come se il regista faticasse a lasciarsi andare o, e forse questa è l’ipotesi giusta, come se volesse trasformare questa fantasia in realtà, regalando ai fatti un background storico.

Tuttavia, proprio per questo tentativo di voler spiegare anche il fantastico, il film perde quel vitalismo liberatorio, che prova anche la protagonista, di fronte alla scoperta dell’elemento soprannaturale. Riconducendo nel finale il racconto agli eventi di partenza, Grans (Border) riesce addiruttira a chiudere una storia dolorosa e violenta su note di tenerezza.

Summer (Leto): recensione del film di Kirill Serebrennikov

L’estate, l’amore, la musica. Sono questi i tre grandi protagonisti spirituali di Summer (Leto), film del regista russo Kirill Serebrennikov, e presentato in concorso al Festival di Cannes 2018. Tre protagonisti spirituali incarnati da altrettanti protagonisti fisici, ognuno con le proprie caratteristiche e i propri obiettivi.

Ambientato nei primi anni ottanta a Leningrado, nel pieno della scena rock underground, Summer (Leto) segue le vicende di Viktor Tsoi (Teo Yoo), giovane musicista in cerca di successo. L’incontro con il suo idolo Mike (Roman Bilyk) e sua moglie Natasha (Irina Starshenbaum) lo cambierà per sempre, facendogli intraprendere il suo personale percorso verso la leggenda.

Il regista russo, già celebrato a Cannes per il suo Parola di Dio, si cimenta qui con un fil biografico di formazione che si intreccia con l’atmosfera di repressione vigente nella Russia degli anni ottanta, nel pieno del tramonto del regime di Brezhnev e dell’Unione Sovietica. Il contrasto tra l’ordine imposto dalle autorità e il disordine ricercato dai giovani musicisti mette subito in chiaro lo scontro vigente tra generazioni totalmente agli antipodi.

Da questo contesto corale il regista si addentra poi nel particolare del rapporto che vede protagonisti Viktor, Mike e Natasha. Sulla scia dei più famosi triangoli amorosi visti al cinema, seguire l’avvicendarsi degli eventi che li vedono coinvolti diventa un piacere tanto per l’occhio quanto per l’orecchio. Fotografato in uno splendido bianco e nero, che sottolinea l’atmosfera cupa del periodo, Summer (Leto) vive di immagini accattivanti, merito anche degli eleganti movimenti di macchina che il regista confeziona. Al grigiore dell’atmosfera si contrappone la vivacità di una colonna sonora basata sul miglior rock del periodo, che regala così al film un ritmo irresistibile. Le numerose canzoni che si riscontrano nel corso della narrazione diventano per questa elemento imprescindibile, in grado di dettare ritmi e toni che rendono speciale quanto si sta guardando.

Nonostante si possa avvertire in alcuni momenti una leggera stanchezza nel respiro della pellicola, una serie di sequenze surreali risollevano il tutto, regalando intrattenimento e dinamismo di grande originalità visiva. È proprio in questi momenti, in cui il regista si allontana dal formato tradizionale del biopic, che l’equilibrio tra ordine e disordine sembra spezzarsi in favore di quest’ultimo, e proprio grazie a ciò questi si affermano come i migliori momenti di Summer (Leto).

In mezzo alla confusione e alla musica a tutto volume, il regista non dimentica tuttavia di fornire la giusta importanza all’interiorità dei protagonisti, seguendoli nei loro tormenti e cercando di indagare i loro pensieri e desideri. Ben lontano in questi casi dalle trovate visive più stravaganti, Serebrennikov si avvale ancor più della luce, del contrasto tra bianco e nero per svelare esternamente i suoi personaggi. Egli riesce a catturare la loro innocenza e la loro allegria, proprio nel momento in cui queste sono maggiormente messe in crisi.

Film dal gran gusto per la sperimentazione di linguaggi, Summer (Leto) è a suo modo un profondo inno all’amore e alla spensieratezza che solo l’estate sa regalare. È un’opera che dialoga direttamente con lo spettatore, coinvolgendolo attraverso espedienti che tengono viva l’attenzione e regalando il ritratto di una generazione senza tempo che ha lottato costantemente per la propria affermazione, rinnegando una società vecchia e sterile nella quale era impossibile trovare la propria voce.

Lucca Comics 2018: presentato il poster di LRNZ

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Lucca Comics & Games 2018, in programma dal 31 ottobre al 4 novembre prossimi, sarà Made in Italy. Il maggior festival dell’immaginario pop dell’Occidente (nel 2017 sono stati oltre 441.000 i visitatori totali) celebra gli autori del fumetto, gli artisti, i game designer, gli animatori e i produttori di contenuti che ogni giorno portano oltre i nostri confini la scintilla della creatività e dell’innovazione italiana, come per secoli i grandi creatori di bellezza hanno parlato a tutto il mondo costruendo le fondamenta del nostro patrimonio culturale. Se dunque Lucca Comics & Games è Made in Italy, a sua volta il Made in Italy è Made in Lucca: ogni anno il comparto editoriale italiano si rinnova e viene celebrato nella città toscana.

A questa generazione di portavoce delle nostre creatività e innovazione, affiancheremo grandi brand e ospiti internazionali secondo i valori che ci ispirano quando ogni anno progettiamo il festival, tra cui l’inclusione e la scoperta che stanno alla base delle esperienze vissute a Lucca. E con gratitudine gli autori saranno accolti da tutte le community che si danno appuntamento, per dare vita a un cross media show di cinque giorni nell’impareggiabile scenario, da proteggere e rispettare, della città toscana: perché Lucca Comics & Games è Made in Italy, ma soprattutto Made in Lucca.

Ecco il poster:

https://www.facebook.com/luccacomicsandgames/videos/1841530612576259/UzpfSTEwMDAwMjU3OTAwNzM0ODoxNjUzMzA1ODQ0NzY1MzY2/

L’autore del poster (anzi, dei poster) è LRNZ. Gli abbiamo chiesto di raccontare in modo innovativo il connubio tra la nostra creatività e le influenze della cultura visiva globale. E Lorenzo Ceccotti, fumettista, disegnatore e designer romano noto come LRNZ, ha accettato la sfida con entusiasmo, creando un poster dalle caratteristiche uniche.

Ecco le immagini che compongono il poster-gif:

Nato dal connubio tra l’arte di LRNZ e la grafica algoritmica di Studio Kmzero, il poster di quest’anno ci presenta una figura sempre mutevole, generata via software a ogni visualizzazione del manifesto. Rimangono costanti la posa e l’ambientazione Made in Italy (o meglio, Made in Lucca), ma cambiano ogni volta abiti, fattezze, oggetti della scena. Non uno, quindi, ma infiniti manifesti: un vero ritratto multidimensionale della nostra community di appassionati. A tutti i nostri fan, infatti, sarà data nelle prossime settimane la possibilità di crearsi sul sito del festival il proprio poster-avatar personale, per aggiungere il proprio pezzo al quel gigantesco puzzle chiamato Lucca.
LRNZ, al secolo Lorenzo Ceccotti, vive e lavora a Roma.

Fondatore del collettivo Superamici, opera in diversi settori dell’arte visuale ed è stato autore di numerose copertine e illustrazioni per riviste, narrativa e fumetti. Fra i suoi lavori più importanti: il documentario animato “The Dark Side Of The Sun”, le sue graphic novel “Golem” e “Astrogamma” e il visual design per “Monolith”, progetto transmedia di Sergio Bonelli Editore. È impegnato attualmente come regista del lungo animato “Golem”, tratto dal suo graphic novel e prodotto da Lucky Red.

Infinity War: 20 teorie dei fan sulla Gemma dell’Anima che si sono rivelate sbagliate

La Gemma dell’Anima è stato uno dei più grandi misteri del Marvel Cinematic Universe. La ricerca delle Gemme è stata lunga, cominciata ai tempi del primo film di Thor, che introdusse il Tesseract dipingendolo come una misteriosa fonte di potere sulla quale S.H.I.E.L.D. stava sperimentando insieme a Erik Selvig. E ora che Avengers: Infinity War è finalmente arrivato, sappiamo dove era nascosta anche l’ultima Gemma. Ma per molto tempo la suo posizione è rimasta sconosciuta, il che ha tirato fuori il meglio delle speculazioni dei fan Marvel. Ecco le più interessanti, e non solo. Al solito, attenzione agli spoiler!

Dietro la benda di Odin

Infinity War

Il primo film di Thor ha introdotto la mitologia nordica all’interno del MCU e, nel corso dei film, è diventato chiaro che, sebbene Asgard e gli Dei siano eterei e mistici, sono in fin dei conti alieni particolarmente avanzati. È stato un modo perfetto per introdurre i personaggi, assicurandosi al tempo stesso di dare un fondo pratico alla storia. E qui è dove i fan hanno cominciato a cercare gli indizi che conducono alla Gemma dell’Anima. C’è una teoria abbastanza bizzarra che è diventata una delle più seguite: infatti, si suggerì che la Pietra dell’Anima fosse il realtà collocata dietro la benda sull’occhio di Odin. Ok. In realtà, spiegherebbe l’immenso potere del personaggio. Inoltre, sappiamo grazie a Thor Thor: The Dark World, che Odin è andato in giro a combattere guerre e la teoria voleva che la ragione fosse proprio la Gemma, che ha bisogno di nutrirsi di anime.

Scarlet Witch

Infinity War

Di tutti i personaggi papabili per quanto riguarda il possesso della Gemma, Scarlet Witch era forse uno dei più improbabili. Ma ad un certo punto, una teoria ha detto: che sia una distrazione? Possibile che la Gemma sia la fonte dei suoi poteri formidabili? In particolare, la teoria si riferiva alle sue azioni in Captain America: Civil War e ciò che (in teoria) realmente succede alla fine della scena dell’aeroporto. La teoria dice che, quando Visione colpisce accidentalmente War Machine, Wanda è molto vicina a Visione, il che la rende capace di manipolare i poteri che gli vengono dati dalla Gemma della Mente. E dato che le Gemme dell’Infinito hanno il potere di sentire quando le altre sono vicine, la teoria ha abbastanza senso. Ma la teoria non esplora in che modo Scarlet si impadronisce della Gemma dell’Anima, affermando solamente che sono le due Gemme ad essere attratte tra di loro, non Wanda e Visione.

Captain America

Infinity War

Un altro personaggio che avrebbe potuto avere il controllo della Gemma dell’Anima è Captain America. La teoria nasce dalla presenza una leggera sfumatura gialla/arancione negli occhi di Steve e della forza immensa che mostra nel momento in cui deve trattenere Thanos durante la battaglia di Wakanda. Inoltre, la teoria suggerisce che dato che le altre Gemme causano un cambiamento nel colore degli occhi del personaggio (che assumono appunto una sfumatura simile alla pietra in questione), il colore ambrato degli occhi del personaggio fosse un indizio. E questa teoria si fonde poi con quella su Wakanda, che affermava che la Gemma fosse nel meteorite, e che a Cap venga data una forza superiore proprio grazie a questa. Ma conoscevamo già il personaggio come un mano incredibilmente potente, e va bene così. Inoltre, Cap non è stato abbastanza forte da trattenere Thanos a lungo.

Adam Warlock

Infinity War

Al termine di Guardiani della Galassia 2, ci è stata regalata una scena finale nella quale viene confermato che la somma sacerdotessa Ayesha è impegnata nella creazione dell’essere perfetto, grazie all’utilizzo di una speciale capsula che ha esaurito le risorse della sacerdotessa. Avevamo visto un prototipo nella collezione del Collezionista, ma questa nuova versione sembra particolarmente avanzata. La teoria in questione, suggerisce che Adam Warlock sia in realtà nato tra gli eventi di Guardiani 2Infinity War. E dopo la sua nascita, Ayesha avrebbe preso la Gemma che stava in cima alla capsula e l’avrebbe innestata sulla fronte di Warlock, in un modo simile a quello dei fumetti. Ma la teoria è stata smontata, in quanto è stato annunciato che ci sono piani ben chiari per l’arrivo del personaggio, e non a breve. Probabilmente, quindi, apparirà in Guardiani della Galassia 3, che purtroppo arriverà tra qualche anno.

Coulson

Infinity War

La teoria in questione mette insieme alcuni temi che accompagnano le comparse di Coulson nel MCU con la sua risurrezione che dà origine a Agents of S.H.I.E.L.D. Per prima cosa, la teoria fa notare come Coulson sia un po’ l’anima della prima fase del MCU, dato che appare in Iron Man, Thor, The Avengers: è la cosa che continuamente ispira eroismo nei protagonisti, senza che questi se ne accorgano. E la cosa si sviluppa ulteriormente quando questi viene ucciso da Loki: vien infatti suggerito che T.A.H.I.T.I. fosse in realtà parte di una tasca dimensionale dentro la Gemma dell’Anima, il Mondo dell’Anima. E afferma che lui viene quindi riportato in vita proprio grazie al frammento della sua anima conservato nella Gemma e che è possibile per lui diventare Ghost Rider perché in qualche modo migliorato cosmicamente. Ma la televisione Marvel e i film vengono tenuti abbastanza separati, e non ci sorprende che questa teoria si sia rivelata errata.

Captain Marvel

Infinity War

Siamo tutti in attesa del debutto cinematografico dell’eroina. E, dato che molte delle Gemme sono state introdotte in film dedicati ad un solo personaggio, alcuni sospettavano che l’attesissimo film avrebbe segnato la comparsa della Gemma dell’Anima. Ma questo avrebbe voluto dire che la Gemma in questione sarebbe stata assente da Infinity War, il che sarebbe stato abbastanza deludente. Alla base della teoria, c’è il presupposto che la Gemma sarebbe apparsa in un modo simile a quanto accade nei fumetti. Durante le sua avventure in un universo specchio, Captain Marvel scopre una Gemma dell’Infinito dopo l’incontro con una versione di Star-Lord, di nome Lord Starkill. Ma questa pietra è in realtà la Gemma della Realtà, anziché quella dell’Anima. E anche se un universo alternativo spiegherebbe dove Captain Marvel è stata per tutto quello tempo, la teoria è stata gettata a mare dal fatto che Thanos ha trovato la pietra su Dormir. È stata un’apparizione drammatica, segnata dalla morte di Gamora, ma chiaramente ha avuto più impatto sul pubblico di quello che avrebbe avuto una dimensione parallela.

La teoria T.H.A.N.O.S.

Infinity War

È stata una delle teorie più popolari dell’anno scorso. La teoria T.H.A.N.O.S. afferma che ogni pietra sia nascosta in un posto che corrisponde ad una delle lettere del nome di Thanos. Tesseract per la Gemma dello Spazio, Aether per la Gemma dell Realtà, Necklace per la Gemma del Tempo, Orb per la Gemma del Potere e Scepter per la Gemma della Mente. Allora, il primo problema della teoria è che chiamare l’Occhio di Agamotto una collana (Necklace) è un po’ riduttivo. Ecco. Ma insomma, per un po’ i fan della teoria furono un cerca di un indizio legato alla lettera H per scoprire la posizione della Gemma mancante. Le risposte andarono da Howard Stark (che avrebbe usato la Gemma per creare Tony), all’Erba a foglia di cuore (Heart Shaped Herb, che sarebbe stata una creazione della Gemma in seguito allo schianto su Wakanda), fino ad Heimdall.

Non apparirà

Infinity War

Il MCU ha spesso usato le Gemme come semplici mezzi per far procedere la trama. Sono comparse al termine di titoli di coda, in occasione di distruzioni di città, durante tentativi di distorcere dimensioni. Ma la Gemma dell’Anima mancava ancora all’appello prima di Infinity War, e alcuni hanno creduto che non sarebbe comparsa affatto. Infatti, normalmente le Gemme sono il punto focale di un film singolo piuttosto che di un’avventura collettiva. E, mentre le pietre sono state sicuramente parte di Avengers Age of Ultron, sicuramente non sono state la preoccupazione principale dei film. E dato che Thanos è un personaggio particolarmente minaccioso, la teoria suggeriva che l’antagonista non avrebbe trovato l’ultima pietra, e che ciò sarebbe stata la chiave per la vittoria dei Vendicatori.

Titan

Infinity War

L’arrivo del primo trailer di Infinity War ci ha mostrato posti remoti del cosmo. In particolare, un pianeta arancione su cui Tony ed altri sono impegnati nella lotta contro Thanos. Ad un certo punto, Tony sembra incredibilmente scosso, chiaramente dalle conseguenze della battaglia contro Thanos. E il pianeta, enorme, sembra avere gravità variabili, dato che ci sono pietre che volano nell’atmosfera, il che conferisce un’aria eterea al posto. La scena ha portato alcuni fan a credere che la battaglia sarebbe avvenuta in una tasca dimensionale all’interno della Gemma dell’Anima. Infatti, il colore è lo stesso della pietra, e sarebbe stata una soluzione piuttosto affascinante. Ma fu poi confermato che si tratta in realtà del pianeta Titano, il pianeta d’origine di Thanos.

La flotta Sovereign

Infinity War

Sovereign è arrivato in Guardiani della Galassia 2, ed è stato un modo per infilare l’arrivo di Adam Warlock nel MCU. Nel corso del film, abbiamo visto Sovereign esaurire le loro numerose risorse, e abbiamo visto la somma sacerdotessa annunciare la sua creazione dell’essere perfetto, e del suo nome: Adam. Vuol dire che Warlock sarà un antagonista del gruppo di eroi scapestrati? Per ora, abbiamo visto soltanto la capsula creata dalla sacerdotessa, sulla cui cima c’è un bagliore notevole. Una teoria suggerì che fosse in realtà la Gemma mancante, utilizzata da Ayesha per portare in vita Warlock, e che sarebbe finita incastonata sulla fronte del personaggio. Ma anche questa teoria è stata smentita dal fatto che James Gunn ha annunciato l’esistenza di piani particolare per Warlock.

Nebula

Infinity War

Prima dell’arrivo di Infinity War, molti si sono chiesti se la pietra fosse connessa a personaggi con delle storie personali già affermate, la cui morte potenziale avrebbe causato tensione e dolore tra i personaggi del film. Sapevamo che Gamora avrebbe avuto un ruolo importante, dato che nel trailer la vediamo da bambina nel proprio pianeta d’origine, e molti fa si sono chiesti quindi cosa sia in realtà a tenere in vita la sorella cibernetica, Nebula. Infatti, si è ripresa dai danni più terribili, ma a cosa è dovuto? Alcuni hanno teorizzato che dentro di lei ci sia un’unica e misteriosa fonte di energia che la tiene insieme. E, se questa fosse stata la Gemma, ciò avrebbe spiegato perché questa sia rimasta nascosta nel corso dei film. E avrebbe voluto dire che Thanos sarebbe stato a conoscenza della sua posizione, ma che l’uccidere Nebula per impossessarsene avrebbe significato spezzare il cuore di Gamora. Fortunatamente, questa teoria si è rivelata sbagliata, anche se abbiamo assistito ad una tortura atroce del personaggio.

Avengers 4

Infinity War

E se, dopo tutta l’attesa, la Gemma non fosse nemmeno comparsa in Infinity War? Una teoria e che la posizione della Gemma sarebbe rimasta sconosciuta fino alla fine di Infinity War, e che la trama di Avengers 4 sarebbe stata relativa alla sua ricerca. L’idea è che il film sarebbe diventato Infinity War: Parte II, e che la scoperta della Gemma avrebbe lasciato le cose in sospeso, dando poi il via ad una corsa contro il tempo contro Thanos per il secondo volume.

Hulk

Infinity War

Allora, sembra che Lego abbia la tendenza a spargere spoiler e anticipare trame. Ed è successo parecchio, in particolare, per quando riguarda gli Avenger. Ed è chiaramente successo anche con Infinity War, o almeno così avevamo creduto. Infatti, un set Lego dedicato alla battaglia di Wakanda ha come protagonisti i Vendicatori nella loro lotta contro gli Outrider e l?ordine Nero. In particolare, Bruce Banner appare con l’Hulkbuster, e uno degli accessori che accompagnano il set è, indovinate un po’, la Gemma dell’Anima. Alcuni hanno quindi pensato che la Gemma fosse quindi nascosta a Wakanda, mentre altri ipotizzarono che, prima dello schianto di Hulk sulla Terra, Hulk avesse ricevuto la Gemma da qualcuno sulla nave asgardiana sulla quale si trovava alla fine di Thor: Ragnarok.

Thanos

Infinity War

Questa teoria è probabilmente la più fastidiosa. Principalmente, perché suggerisce che Marvel non avrebbe problemi nello scegliere la via più facile, e dedicare più tempo al conflitto tra gli Avengers e Thanos piuttosto che dare soddisfazione agli appassionati per quanto riguarda uno degli artefatti più importanti di tutto l’Universo. Fondamentalmente, la teoria dice che il motivo per cui la pietra non compare prima di Infinity War è che Thanos ne sia in realtà già in possesso. Ma la gemma non compare sul Guanto, nei trailer. La risposta della teoria? Che fosse stata cancellata proprio per il trailer, in modo da non fare spoiler. La teoria si basa sul fatto che, dato che le pietre si attraggono tra di loro, è più facile reperirle se se ne possiede almeno una.

La Norvegia

Infinity War

Perché la Norvegia? Allora, durante Iron Man 2, S.H.I.E.D. stava tenendo d’occhio il pianeta su una gigantesca mappa (che inoltre, mostrava Wakanda). E anche se la Gemma del Tempo/Tesseract fu trovata lì e spinse Red Skull a diventare il superlativo che vediamo in Captain America: Il Primo Avenger, il bello arriva in Thor: Ragnarok. La teoria afferma che, dato che Odin continua ad apparire a Thor dopo la propria morte sotto forma di visione, la sua anima deve essere custodita da qualche parte, in particolare, in Norvegia. Inoltre, il corpo di Odin si disintegra in una nuvola di luce arancione: e questo spiegherebbe perché la sua anima continua ad apparire a Thor anche dopo la morte. Inoltre, la sua anima racchiusa nella Gemma avrebbe attratto gli Asgardiani.

Tempo

Infinity War

Sapevamo da un po’ che in Infinity War sarebbero arrivati i viaggi nel tempo, grazie all’introduzione della Gemma del Tempo nel MCU. Ma non ce ne sono stati tanti quanti molti si aspettavano. Ma una teoria credeva proprio che i viaggi nel tempo sarebbero stati la chiave per ritrovare la Gemma dell’Anima, dopo la conferma del fatto che il pianeta arancione fosse proprio Titan, il pianeta d’origine di Thanos, oramai non più abitato. La teoria suggeriva che la Gemma avesse assorbito le anime degli abitanti, e che Thanos volesse viaggiare indietro nel tempo con la Gemma del Tempo per evitare che ciò accadesse e recuperare la pietra per assemblare il Guanto. Ma, come ora sappiamo, la popolazione del pianeta fu distrutta dal sovrappopolamento e il consumo di massa. Ma dopo la fine del film, abbiamo buoni motivi di sospettare che i viaggi nel tempo avranno un ruolo importante in Avengers 4.

Nick Fury e Captain Marvel

Infinity War

Molti pensavano che non avremmo visto la Gemma in Infinity War. E con il film Captain Marvel all’orizzonte, i fan hanno cercato risposte nel passato, ovvero nei fumetti all’origine di Carol Danvers, risalente agli anni Novanta. Una teoria suggerì che sarebbe stato Nick Fury a trovare la Gemma dell’Anima proprio a quei tempi, immaginando che la pietra avesse poteri simili a quelli del Tesseract in possesso di S.H.I.E.L.D. Un’altra cosa che questa teoria spiegava, è l’assenza di Captain Marvel dal MCU fino ad ora. La ragione è appunto che l’eroina sarebbe stata da qualche parte nello spazio più profondo, impegnata a nascondere la Gemma dal cosmo e dalla Terra. L’unica cosa che non ha senso, è perché mai Fury avrebbe deciso di mandare la Gemma dell’Infinito in qualche oscura parte dello spazio, permettendo invece di tenere il Tesseract sulla terra.

Tony Stark

Infinity War

Prima dell’arrivo di Infinity War, sono comparsi poster che mostravano le Gemme dell’Infinito accanto a vari personaggi. In qualche modo, i personaggi che comparivano in questi poster erano in qualche modo legati alla pietra: ad esempio, quella dello Spazio si accompagnava a Captain America. Nel poster della Gemma dell’Anima, Iron Man era il personaggio più in evidenza: il che porto molti fan a credere che la pietra fosse legata appunto a Tony Stark. La teoria fu supportata anche dal trailer, nel quale abbiamo visto Thanos colpire Iron Man con particolare forza: per cercare di rompere il suo cranio per impossessarsi della Gemma nascosta nel suo cervello? C’è da dire, che nell’Ultima Universe, Tony Stark aveva effettivamente una Gemma nel cervello, che diede origine ad una personalità a parte chiamata Anthony. E, dato che Howard Stark si riferisce continuamente a Thony chiamandolo la propria invenzione migliore, molti credettero che ciò si riferisse al portarlo in vita utilizzando proprio la Gemma dell’Anima. Sappiamo ora che non è così, ma questa teoria non era per niente male.

Heimdall

Infinity War

Una delle possibilità era che la pietra fosse nascosta in un personaggio: questo avrebbe causato parecchia tensione, se Thanos fosse stato in cerca di essa, in quanto avrebbe probabilmente significato la morte del personaggio. Gl indizi per individuare il personaggio sarebbero stati, ovviamente, dei poteri in qualche modo legati alla Gemma e la presenza del colore arancione. Ecco, a chi state pensando? La risposta più immediata è Heimdall, ovviamente, che su Asgard aveva la capacità di vedere l’intero universo, e di concentrarsi facilmente su ogni singolo individuo. Molti fan hanno creduto che avesse questa abilità proprio grazie alla Gemma in questione, anche per un altro motivo: il colore dei suoi occhi. Hanno una luce dorata, arancione, e molti credettero che la pietra ne fosse il motivo. Una teoria interessante, ma Heimdall è stato ucciso molto velocemente in Infinity War da Corvus Glaive.

Wakanda

Infinity War

Al momento dell’arrivo di Black Panther, in Captain America: Civil War, i fan hanno cominciato a credere che la Gemma fosse nascosta su Wakanda, che era allora uno dei posti non ancora visti sul grande schermo. L’immensa città sarebbe potuta essere, infatti, un ottimo nascondiglio, anche se Ryan Coogler aveva affermato di non voler legare il film dedicato con il resto del MCU, a causa della presenza già importante di ramificazioni. Ma questo, chiaramente, non ha fermato i fan. All’inizio di Black Panther, infatti, vediamo una breve introduzione che racconta dello schianto di un meteorite sulla Terra, sul quale viene poi costruita Wakanda. La teoria suggerisce che la pietra fosse appunto stata nascosta all’interno del meteorite, quindi impossibile da trovare, e che questo posse stato poi spedito nell’universo, per nasconderla da chiunque, perfino dal responsabile. Quando i trailer hanno poi mostrato la battaglia di Wakanda, la teoria ha preso un po’ di forza: che Thanos stesse cercando di appropriarsene e combattendo quindi per essa?

Fonte: CBR.com

Avengers: Infinity War, Dave Bautista ha improvvisato una delle migliori battute di Drax

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Una delle battute più divertenti di Avengers: Infinity War viene pronunciata da Drax, il personaggio interpretato nel franchise da Dave Bautista, tuttavia quelle parole non erano presenti nel copione originale.

Come rivelato infatti da uno dei due sceneggiatori Christopher Markus, il momento è stato improvvisato dall’attore proprio in corso d’opera:

La sceneggiatura diceva solo: “Dov’è Gamora?” “Anzi, dirò di meglio: Chi è Gamora?” E poi un giorno arriva Bautista e dice: “Ti darò una battuta migliore: “Perché Gamora?”

Avengers: Infinity War, i registi svelano dettagli su una scena eliminata

Vi ricordiamo che Avengers: Infinity War, diretto da Anthony e Joe Russo e prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee, è arrivato nelle nostre sale lo scorso 25 aprile.

La sinossi: Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Avengers: Infinity Warrecensione del film Marvel Studios

One Day: recensione del film di Zsofia Szilagyi

Esordio alla regia di Zsofia Szilagyi, One Day racconta una giornata “normale” di Anna, una donna di 40 anni, con tre figli, un marito e una vita sempre di corsa. In questi termini, il film, presentato alla 57° Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2018, non si presenta come il film più allettante di sempre, tuttavia regala emozioni e sorprese, grazie all’occhio attento della regista.

La scena si apre sulla scoperta di un tradimento: il marito di Anna ha intrecciato una corrispondenza con un’amica di lei. A questa rivelazione seguono le scuse dell’amica e una promessa di sparire dalla vita dei coniugi. Anna torna a casa, ha tre figli, uno di due anni, con l’influenza, da accudire continuamente. Il più grande, circa 11 anni affronta con timidezza gli amici, la scuola, tutte quelle frivolezze che a quell’età sono problemi importanti; la figlia di mezzo, 5 p 6 anni, è irrequieta e impertinente.

Anna dovrebbe trovare il tempo di discutere con il marito, ma non può, perché i figli la assorbono, la vita di città è frenetica e i minuti non bastano mai. Tra scuola, sport, corsi di musica pomeridiani, traffico e liti con gli automobilisti, piccole dimenticanze e madri invadenti, raffreddori e farmacie notturne, la vita di Anna si esaurisce completamente per gli altri.

One Day

Il pregio principale del film di Szilagyi sta nel rendere tutto tangibile, seguendo da vicino la protagonista: sentiamo il suo stress, la sua fretta e a tratti la sua frustrazione, soprattuto la stanchezza e il senso di inerzia che la travolge. Anna continua a muoversi, senza neanche dormire, prosegue nei suoi compiti sistematicamente, sempre più stanca, ma mai ferma.

La città, sfondo grigio e indifferente, contribuisce a costruire il senso di oppressione di Anna e dello spettatore. Alla fine di una giornata durata molto più di 24 ore, siamo noi a staccarci, ad allontanarci, il film si chiude. Anna però, non si ferma ancora.

Solo: A Star Wars Story, ecco le prime reazioni della stampa al film

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Sono arrivate su Twitter le prime reazioni della stampa americana a Solo: A Star Wars Story, secondo spin-off del franchise in uscita il prossimo 25 maggio nelle sale.

Generalmente i commenti lodano la parte action del film e le interpretazioni del cast, anche se diversi critici non sono sembrati del tutto soddisfatti dal risultato. Di seguito ne riportiamo alcuni:

Il film è esplosivo e aggiunge qualcosa di nuovo all’universo di Star Wars. Ron Howard ha fatto un ottimo lavoro, ma ciò che spicca davvero sono le scene d’azione. Fantastiche e ben coreografate.”

SOLO è molto meglio di quanto mi aspettassi, le scene fan service sono bilanciate da un ottimo storytelling, ricche di easter egg e riferimenti al franchise.

Solo: una storia di Star Wars è un buon film, lento nel trovare il ritmo giusto, ma si riprende nel secondo atto che è decisamente più divertente. Tuttavia non risponde alle domande che avrebbero avuto bisogno di chiarimenti.

Solo è sorprendentemente diverso da qualsiasi altro film di Star Wars, ma ne cattura perfettamente il tono, l’avventura, i personaggi e l’umorismo.

Il primo atto di SOLO: A STAR WARS STORY non funziona del tutto ma quando entra in scena il Lando di Donald Glover le cose cambiano e la trama legata alla rotta Kessel Run prende il via ed è molto divertente.

Solo: A Star Wars Story, il primo trailer

Vi ricordiamo che lo spin-off sarà ambientato dieci anni prima degli avvenimenti di Una Nuova Speranza. Nel film ci sarà anche ChewbaccaAlden Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu di Harrison Ford. Nel cast anche Emilia Clarke, Donald Glover e Woody Harrelson.

Solo: A Star Wars Story arriverà nelle sale il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei registi Phil Lord e Christopher Miller, registi di 21 Jump Street e The LEGO Movie, è stato incaricato Ron Howard di completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma di Lawrence Kasdan e di suo figlio Jon Kasdan.

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Sali sul Millennium Falcon e viaggia nella galassia lontana lontana in Solo: A Star Wars Story, un’avventura completamente nuova con il farabutto più amato della galassia. Attraverso una serie di audaci fughe nel profondo, oscuro e pericoloso mondo criminale, Han Solo incontra il suo potente futuro copilota, Chewbacca e anche il famoso giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che racconterà l’inizio di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

Solo: A Star Wars Story, Han sfida il villain Enfys Nest nella nuova clip

Show Dogs – Entriamo in scena: recensione

Il 10 maggio è uscito Show Dogs – Entriamo in scena, che è stato proiettato in anteprima mondiale in Italia il 6 maggio. Dietro tale evento c’è la partecipazione dell’OIPA, Organizzazione Internazionale Protezione Animali, da sempre attiva nelle battaglie a favore degli animali. Alla proiezione del 6 maggio, avvenuta al cinema The Space – Moderno di Roma, l’OIPA ha portato alcuni cuccioli randagi in cerca di adozione.

Non solo, il progetto dell’organizzazione animalista è stato fortemente sostenuto dall’incredibile numero di VIP che hanno prestato le loro voci ai vari animali del film, e che hanno devoluto il proprio cachet interamente in beneficenza per permettere all’associazione di acquistare cibo e materiali utili per rifugi e canili.

I nobili intenti di Show Dogs non si limitano solo alla nostra penisola. L’intero film è disseminato di una palese morale che condanna le orribili azioni dell’uomo nei confronti del regno animale. In particolare è preso di mira il mondo del traffico illegale di animali esotici, mentre al contempo vi è una più velata critica all’uso dei cani da esposizione come mero oggetto di mercato.

Il rottweiler Max (in originale doppiato dal rapper Ludacris, in Italia dall’attore Giampaolo Morelli) è un agente dell’FBI che si infiltra all’interno di un concorso di bellezza canino per riuscire a scovare un malvivente che traffica animali esotici rari in giro per il mondo. Ad aiutarlo un bipede umano alquanto inutile (Will Arnett) e un esercito di animali simpatici, su cui spicca il cagnolino di razza Épagneul nano papillon Felipe, la cui voce – in Italia – è data nientemeno che da Cristiano Malgioglio. 

Show Dogs – Entriamo in scena, il film

Il progetto tutto italiano di attribuire voci molto famose ad ogni animale del film è apprezzabile, non solo per i nobili intenti, ma anche per la simpatia che alcuni di loro aggiungono ai personaggi. L’ironia è innegabile, e sfidiamo chiunque a non ridere con l’entrata in scena di Felipe/Malgioglio al suono di una canzoncina improvvisata dallo stesso cantautore italiano in sala doppiaggio. 

Tra gli altri ricordiamo: Marco Bocci che doppia la spalla di Max, Carly, un Carlino piuttosto maldestro; Giulio Berruti nei panni di Dante, lo Yorkshire campione in gara; lo scoppiettante trio Ale&Franz e Lucia Ocone, che presta voce ai buffissimi piccioni amanti delle spy Stories; Claudio Amendola nelle veci di una povera tigre a rischio di esportazione illecita; e infine Nino Frassica che regala al suo Karma, un cane Komondor, una caratterizzazione partenopea davvero buffa. 

Show Dogs-Entriamo in Scena è diretto da Raja Gosnell e segue evidentemente la scia delle pellicole di intrattenimento leggero come Turner e il Casinaro (più volte espressamente citato) e Come Cani e Gatti.

Ma se la trama non dona grandi sorprese ed è spudoratamente presa in prestito da Miss Detective, la morale dolce di fondo ha un’eco nostalgica in quelle produzioni Disney anni ‘50 e ‘60, dove si realizzavano action movies incentrati sui nostri amici a quattro zampe. Da Quattro Bassotti per un Danese a FBI: Operazione Gatto, i rimandi di Show Dogs (prodotto dalla Eagle Pictures e sicuramente con un budget di molto inferiore a casa Disney, visti gli effettacci in CGI) sono dei più teneri, e trovano riscontro nei ricordi della nostra infanzia. In quei film con Dean Jones pensati appositamente per un pubblico di piccini o di adulti che hanno piacere nel tornare bambini ogni tanto.

Deadpool 2: i fratelli Russo rispondono alla lettera di Wade Wilson

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Anthony e Joe Russo hanno scelto il modo migliore per tornare ufficialmente sui social, rispondendo alla lettera di Wade Wilson pubblicata ieri da Ryan Reynolds per promuovere “a modo suo” Deadpool 2.

Nella suddetta lettera il mercenario chiacchierone chiedeva ai fan il loro silenzio sulla trama del film, proprio come i fratelli Russo all’alba dell’uscita di Infinity War nelle sale che avevano creato l’hashtag “Thanos Chiede Il Vostro Silenzio“.

Questa la replica del Titano Pazzo:

https://twitter.com/Russo_Brothers/status/994593899241881601?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.comicbookmovie.com%2Fdeadpool%2Fdeadpool_2%2Favengers-infinity-war-directors-respond-to-deadpools-dig-with-an-image-of-their-own-a160469

Deadpool 2: Wade Wilson “chiede il vostro silenzio” sulla trama come Thanos

Diretto da David LeitchDeadpool 2 arriverà nelle nostre sale il 15 maggio. Nel cast Ryan Reynolds nei pani del Mercenario Chiacchierone della MarvelZazie Beetz in quelli di Domino e Josh Brolin in quelli di Cable.

Dopo essere sopravvissuto a un quasi fatale attacco di mucche, uno chef sfigurato che lavora in una cafetteria (Wade Wilson) lotta con il suo sogno di diventare il barista più sexy di Mayberry mentre impara a scendere a patti con il fatto che ha perso il senso del gusto.

Cercando di riconquistare la sua spezia per la vita, così come un condensatore di flusso, Wade deve combattere i ninja, la yakuza e un branco di cani sessualmente aggressivi, mentre viaggia in giro per il mondo per scoprire l’importanza della famiglia, dell’amicizia e del sapore. Un nuovo gusto per l’avventura e per ottenere l’ambito titolo di tazza di caffè del World’s Best Lover.

Deadpool 2: il trailer vietato del film con Ryan Reynolds

Yommedine: recensione del film di A.B. Shawky

Presentato in Concorso alla settantunesima edizione del Festival di Cannes, Yomeddine è l’opera prima del regista egiziano A.B. Shawky, che si confronta con un tema classico come quello del viaggio alla ricerca delle proprie origini, costruendolo però a partire da una prospettiva che regala interessanti spunti di riflessione su ciò che al regista, in fondo, interessa comunicare.

In Yommedine Bershay (Rady Gamal), uomo curato dalla lebbra ma costretto a portarne le cicatrici sulla propria pelle, non ha mai lasciato la propria colonia nel deserto egiziano. Successivamente alla morte di sua moglie, decide di partire per un viaggio alla ricerca delle proprie radici, e di quel padre di cui ha perso le tracce sin da quando era bambino. Seguito nel suo viaggio da Obama (Ahmed Abdelhafiz), orfano in cerca anche egli della propria strada, attraverserà l’Egitto confrontandosi per la prima volta con il mondo circostante e le sue meraviglie.

Shawky vola basso per il suo esordio cinematografico, non osa né si espone a rischi, ma si affida ad un tema classico come quello del viaggio, costellato da incontri particolari che arricchiscono il protagonista di nuove esperienze e punti di vista sul mondo. Si affida ad una scrittura semplice, ben elaborata, inquadrata con precisione nelle tappe imprescindibili del cammino dell’eroe, riuscendo infine ad arricchire il racconto di elementi e particolari che riescono a far brillare il film per originalità. Affidando il ruolo di protagonista a quello che viene etichettato come un “freak”, Shawky ci porta ad assumere il punto di vista di un emarginato, di un reietto, costringendoci a fare nostre le sue difficoltà e debolezze. Il risultato è quello di ritrovare nel protagonista un’anima più universale di ciò che si possa immaginare, arrivando a provare vero affetto verso di lui, che se all’inizio poteva metterci a disagio, sul finire della storia è ormai divenuto a noi familiare, tanto da non far più caso alle cicatrici che caratterizzano il suo volto.

YommedineMerito di ciò è anche dell’attore protagonista, ma volutamente non professionista, Rady Gamal, che nella sua semplicità ritrae un uomo ricco di sfumature e di profondità d’animo, costretto a vivere nascosto, provando vergogna per il proprio aspetto. Presi per mano da lui, veniamo condotti attraverso una scoperta di sé che porta finalmente il protagonista ad accettarsi, consapevole che ognuno porta con sé le proprie ferite e cicatrici, e che queste non meritano di essere nascoste in quanto tracce del nostro percorso nel mondo.

Yommedine, con l’inizio del viaggio del protagonista, svela la propria anima, trattando della diversità con ironia. L’opera tuttavia con il susseguirsi del passare del tempo cade in un pietismo che si vorrebbe far provare allo spettatore nei confronti dei personaggi protagonisti. Ci si trova così di fronte ad un film fragile per il concorso principale, che si regge precariamente in equilibrio tra sentimenti sinceri e superflui buonismi.

Tra situazioni comiche ed eventi più drammatici, gli incontri che Bershay si ritrova a fare saranno motivo di costante confronto con il diverso, dipingendo così un mappamondo variegato in grado di dar voce, nel bene o nel male, a chi di solito non ne ha. L’esordiente regista, pur con i suoi limiti, afferma la sua genuinità, così nel racconto come nelle immagini dal grande impatto visivo, elementi che combinati riescono a regalare più di un’emozione.

Black Panther: Ryan Coogler sogna uno spin-off con Okoye, Nakia e Shuri

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La possibilità di uno spin-off dedicato ai personaggi femminili di Black Panther è stata già varata da Kevin Feige nelle settimane successive all’uscita del film nelle sale, e ora arriva anche l’approvazione del regista Ryan Coogler, che si è mostrato entusiasta all’idea di dirigere un ipotetico film con Okoye, Nakia e Shuri.

Potrei sostenere che in Black Panther erano più importanti delle controparti maschili” ha dichiarato il regista durante una recente masterclass. “C’è un’intera sezione del film in cui T’Challa è fuori dalle scene e guardi queste donne in azione…è decisamente una delle mie cose preferite del film, e davvero, non me l’aspettavo.”

Uno spin-off tutto al femminile: cavolo, certo che lo farei e sarebbe fantastico se si presentasse l’occasione. D’altronde è già successo nei fumetti...”, ha commentato Coogler.

Black Panther – Recensione

Di seguito la sinossi del film: Black Panther segue T’Challa che, dopo gli eventi di Captain America Civil War, torna a casa, nell’isolata e tecnologicamente ultra avanzata nazione africana, Wakanda, per prendere il suo posto in qualità di nuovo re. Tuttavia, un vecchio nemico ricompare sui radar e il doppio ruolo di T’Challa di sovrano e di Black Panther è messo alla prova, quando viene trascinato in un conflitto che mette l’intero fato di Wakanda e del mondo in pericolo.

Chadwick Boseman interpreta il protagonista, T’Challa, già visto in Captain America Civil War. Nei ruoli principali del film ci saranno, oltre a Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Angela Basset, Forest Whitaker e Andy Serkis. Nei ruoli di comprimari compariranno invece Letitia Wright, Winston Duke, Florence Kasumba, Sterling K. Brown e John Kani.

Black Panther: Kevin Feige conferma che il sequel si farà

Captain Marvel: Carol Danvers vittima di un incidente aereo? Nuovi video dal set

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Mentre Brie Larson è impegnata a Los Angeles con le riprese di Captain Marvel, parte della produzione si è spostata sulle rive del lago Shaver (California) per costruire un misterioso set utile alle avventure di Carol Danvers.

Dalle immagini è possibile notare alcuni rottami, probabilmente resti di un aereo precipitato sul luogo. Che sia l’anticipazione di ciò che accadrà al personaggio interpretato dall’attrice nel film? Oppure si tratta di un’astronave aliena arrivata sulla Terra?

https://www.facebook.com/basslake.summer/videos/1945294535513011/

https://www.facebook.com/basslake.summer/videos/1946424678733330/

Captain Marvel: il cinecomic “sarà qualcosa di mai visto prima nel MCU”

Vi ricordiamo che alla regia del cinecomic con protagonista Brie Larson, ci saranno Anna Boden e Ryan Fleck. Il film invece arriverà al cinema l’8 marzo 2019.

Il cast ufficiale: Brie LarsonSamuel L. JacksonBen MendelsohnDjimon HounsouLee PaceLashana LynchGemma ChanAlgenis Perez SotoRune TemteMcKenna GraceClark GreggJude LawAnnette Bening.

La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una guerra galattica tra due razze aliene, è lì che Captain Marvel interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia dell’universo cinematografico Marvel.

Captain Marvel: nuove foto di Brie Larson dal set con il costume

Avengers 4: ecco i 16 personaggi che torneranno sicuramente

ATTENZIONE, l’articolo contiene SPOILER su Avengers: Infinity Warpossibili spoiler da Avengers 4.

Avengers: Infinity War ha decimato il gruppo dei Vendicatori, ridotti in cenere dopo lo “schiocco di dita” di Thanos avvenuto nell’epilogo del film. Tuttavia, sappiamo alcuni di questi torneranno sicuramente in Avengers 4 (le foto rubate dal set ne testimoniano la presenza) e che altri saranno finalmente introdotti nel MCU, come Captain Marvel. 

Leggi anche – Avengers 4: 10 personaggi che forse rivedremo (e 10 che non rivedremo)

Ma chi sono queste “certezze”? Ecco di seguito l’elenco dei 16 personaggi che torneranno sicuramente in Avengers 4:

Occhio di Falco/Ronin

Occhio di Falco è stato il grande “assente” di Avengers: Infinity War, scomparso dai materiali promozionali e dalla scena stessa (come Scott Lang si trova agli arresti domiciliari con la famiglia), ma secondo alcune voci dovrebbe tornare in Avengers 4 nei panni di Ronin. Le foto rubate dal set, con Jeremy Renner che indossa il costume dell’eroe, lo confermano.

Iron Man

Tony Stark potrebbe essere ancora intrappolato su Titan, tuttavia è vivo e vegeto, un po’ ammaccato e disperato per la morte di Peter Parker. Robert Downey Jr. è inoltre stato avvistato numerose volte sul set di Avengers 4 con addosso strani conegni tecnologici che suggerirebbero la teoria dei viaggi nel tempo…

Captain Marvel

Non c’è bisogno di spiegare perché l’eroina sarà nel film: nell’unica scena post credits di Avengers: Infinity War vediamo Nick Fury invia un segnale soccorso a Carol Danvers, aka Captain Marvel, il cui standalone uscirà nelle sale due mesi prima di Avengers 4.

Ant-Man e The Wasp

Scott Lang è stato solo menzionato in Avengers: Infinity War, spiegando che si trovava agli arresti domiciliari dopo i patteggiamenti di Civil War. Però sappiamo che Paul Rudd ha partecipato alle riprese di Avengers 4 insieme a Robert Downey Jr e che Evangeline Lilly ha confermato che Wasp avrà un ruolo all’interno della storia.

Thor

Il Dio del Tuono è tornato più forte che mai nell’epilogo di Avengers: Infinity War, armato della sua nuova ascia forgiata su Nidavellir, e sappiamo che sarà tra le fila dei sopravvissuti di Avengers 4.

Pepper Potts e Happy Hogan

Sia Pepper Potts (Gwyneth Paltrow) che Happy Hogan (Jon Favreau) sono stati avvistati sul set di Avengers 4 mentre partecipavano a quella che sembrava una cerimonia di addio a Tony Stark. Avrebbe senso rivederli insieme per questa occasione, tuttavia in una recente intervista la Paltrow ha rivelato che Tony e Pepper si sposeranno e che c’è un bambino in arrivo…quale sarà la versione reale dei fatti?

Captain America

Steve Rogers ha avuto davvero pochissime scene in Avengers: Infinity War, e nonostante tutte le previsioni negative sul suo conto, è ancora vivo e tornerà insieme ai Vendicatori originali in Avengers 4.

War Machine

Rhodey/War Machine era sicuramente tra i personaggi “sacrificabili” di Avengers: Infinity War, tuttavia non è stato così e il braccio destro di Tony Stark è sopravvissuto con grande sorpresa. Come si comporterà in Avengers 4?

Bruce Banner

Anche Bruce Banner è rimasto illeso dopo il finale di Avengers: Infinity War, e le dichiarazioni di Mark Ruffalo lasciano intendere che Avengers 4 concluderà l’arco narrativo del gigante di giada. È probabile che vedremo Bruce trasformarsi di nuovo in Hulk, visto l’attore è stato avvistato sul set con una tuta da motion capture…

Loki

Il Dio dell’inganno è morto ucciso da Thanos nel prologo di Avengers: Infinity War, tuttavia Tom Hiddleston è stato avvistato sul set di Avengers 4 con addosso la museruola che aveva nel primo Avengers. Inoltre sappiamo che Loki è già sfuggito alla morte molte in passato, e anche se stavolta sembrerebbe permanente, i viaggi nel tempo di cui si parla potrebbero riportarlo un’ultima volta in scena.

Vedova Nera

Natasha Romanoff è comparsa in pochissime scene, tutte d’azione, di Infinity War ma c’è ragione di sperare che l’eroina abbia un ruolo più avvincente in Avengers 4. Insieme ai Vendicatori originali, Vedova Nera è sopravvissuta allo schiocco delle dita di Thanos, quindi siamo sicuri di rivederla nel prossimo capitolo.

Nebula

In Infinity War abbiamo visto Nebula intrappolata su Titan al fianco di Tony Stark, e sappiamo con certezza che il personaggio avrà un ruolo chiave nel proseguimento di Avengers 4 (potrebbe voler vendicare la morte della sorella Gamora e scagliarsi contro Thanos al fianco dei Vendicatori). 

Rocket

Per ora Rocket è l’unico membro dei Guardiani della Galassia ad essere sopravvissuto alla catastrofe di Infinity War, dunque alcuni ipotizzano che diventerà un Vendicatore a tutti gli effetti. Vederlo interagire con altri personaggi, fra cui Thor, ha sicuramente divertito gli spettatori e non vediamo l’ora di osservare la reazione di Iron Man e Captain America

Thanos

Sarà pure rimasto ferito al braccio dopo aver usato il guanto dell’infinito e “schioccato le dita”, tuttavia sappiamo che Thanos è ancora vivo e che tornerà in Avengers 4, come annunciato dopo i titoli di coda di Infinity War.

Solo: A Star Wars Story, Han sfida il villain Enfys Nest nella nuova clip

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Uno dei due principali villain di Solo: A Star Wars Story è il protagonista della nuova clip resa disponibile dalla Lucasfilm: come potete vedere qui sotto infatti, Han si trova opposto a Enfys Nest, personaggio di cui sappiamo ancora poco (per alcuni potrebbe anche essere una donna), con al suo fianco Qi’ra e Tobias Beckett.

Il film sarà presentato in anteprima il 15 maggio al Festival di Cannes.

Solo: A Star Wars Story, il primo trailer

Vi ricordiamo che lo spin-off sarà ambientato dieci anni prima degli avvenimenti di Una Nuova Speranza. Nel film ci sarà anche ChewbaccaAlden Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu di Harrison Ford. Nel cast anche Emilia Clarke, Donald Glover e Woody Harrelson.

Solo: A Star Wars Story arriverà nelle sale il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei registi Phil Lord e Christopher Miller, registi di 21 Jump Street e The LEGO Movie, è stato incaricato Ron Howard di completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma di Lawrence Kasdan e di suo figlio Jon Kasdan.

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Solo: A Star Wars Story, Han incontra Lando nella nuova clip

Avengers Infinity War: i dieci migliori costumi del film

Un film a lungo atteso, Avengers: Infinity War ha portato l’Universo Marvel al livello successivo. Visivamente, è eccezionale: con un valore di produzioni altissimo, è all’insegna della meraviglia e dello spettacolo. E, tra i design più curati del film, ci sono quelli dei costumi dei supereroi: fedeli a quelli che conosciamo, ma con tocco un più. Attenzione: ci sono spoiler!

Iron Man

Avengers Infinity War

Che sia in un completo elegante, o in vestiti più casual, è difficile che Tony Stark non appaia al proprio meglio. E Infinity War non fa eccezione. In Iron Man 3, Stark aveva rimosso il reattore arc dal proprio petto, che lo teneva in vita e dava potere all’armatura, dato che non ne aveva più bisogno. Nell’ultimo film del MCU ha una nuova elettrocalamita nel petto che, stando a quello che dice a Pepper Potts, è solamente una misura di sicurezza, nel caso qualcosa vada storto. E per fortuna. Infatti, il nuovo apparecchio permette all’armatura di ripararsi anche quando è indossata da Stark. Che è una cosa che torna sempre utile, insomma. Inoltre, la nuova tecnologia gli fornisce anche dei nuovi poteri, che Stark sperimenta durante la battaglia.

Spider-Man

Avengers Infinity War

Spidey non si è aggiudicato un costume completamente nuovo in occasione della sua comparsa in Captain America: Civil War, ma è stato finalmente aggiornato. Per chi ricorda il fumetto sull’episodio, la tuta era di un brillante rosso e colore dorato, e aggiornata alla più recente tecnologia. Stark decide di mandarla al ragazzino in difficoltà, senza preavviso. Ma a Peter non dispiace, e commenta sul fatto che abbia lo stesso odore di una macchina nuova. Inoltre, arrivano i nuovi pungiglioni, particolarmente attesi da molti, che vengono usati nel film anche se con moderazione.

Thor

Avengers Infinity War

Thor ha preso nuova vita in Ragarok. Rinvigorito, non è più il tizio bello e insipido che era prima, ma ora è un personaggio pieno di potere e carisma. Il suo look in Avengers: Infinity War riprende quello dell’apparizione precedente, mantenendo lo stesso costume e stile (inclusa la benda sull’occhio). Fortunatamente per Thor, comunque, Rocket gli ha recuperato un nuovo occhio, e per ora funzionano ancora tutti e due. Inoltre, ha un’arma nuova di zecca, che consola gli affezionati di Mjolnir. Creato dal maestro Eitri, Stormbreaker è un’ascia che si rivela capace di distruggere, da sola, l’intero esercito di Thanos a Wakanda.

Doctor Strange

Avengers Infinity War

Diciamolo, che Benedict Cumberbatch starebbe bene anche con addosso un sacco della spazzatura, ma in Infinity War, Doctor Strange è apparso al proprio meglio. A causa di impegni sovrapposti, Cumberbatch si è perso una buona parte delle riprese, e bisogna dire che per il look di Strange nel film bisogna ringraziare l’attore Aaron Lazar, che ha preso il posto dell’attore principale durante la sua assenza dal set. Il design del costume di Strange non è stato cambiato radicalmente, anzi si è confermato un’ottima scelta. Inoltre, Strange è uno dei personaggi rappresentati dai film in modo più coerente con i fumetti: perché cambiare una formula vincente? Il suo mantello volante è ancora la parte migliore del costume, con una volontà tutta sua. Inoltre, il costume dello stregone ospita anche una delle Gemme più importanti: la Gemma del Tempo. Un costume di valore, insomma.

Black Panther

Avengers Infinity War

Alcuni fan sono stati abbastanza delusi dalla presenza relativamente ridotta di Black Panther in Avengers: Infinity War. Tutto sommato, però, è appena uscito il suo film dedicato e, in un film corale come questo, non tutti i personaggi possono avere troppo spazio. Ma quello che abbiamo visto di T’Challa è stato fantastico, e una fantastica continuazione di ciò che Black Panther ci aveva lasciato. Inoltre, è stata data più enfasi ad un aspetto particolare e interessante del personaggio: alla sua agilità piuttosto che alla pura forza. Nel film, il costume di T’Challa è in linea con quello che abbiamo visto qualche mese fa, sicuramente degno di nota. Sarebbe stato interessante vederne uno nuovo sul grande schermo: quello disegnato da Ryan Meinerding e postato sul suo account Twitter. Leggermente diverso, con un muso più gattesco.

Rocket

Avengers Infinity War

Chi non è un fan di Rocket? Non sarà troppo vestito, ma il pelo è sufficiente per tenerlo al caldo e nei limiti della decenza. E, nella sua piccola e leggera armatura, è adorabile e allo stesso tempo inarrestabile. Inoltre, è pieno di risorse, letteralmente. Essendo un animale, tende a raccogliere cose qua e là, incluso un occhio nuovo per Thor. Gli avvenimenti di Avengers: Infinity War lo lasciano in una posizione un po’ fragile: i suoi compagni Guardiani sono morti a causa di Thanos, e lui è l’unico sopravvissuto. Il che vuol dire anche che è il nuovo leader, giusto? Inoltre, sappiamo che gli amici torneranno, in qualche modo, per Guardiani della Galassia 3, ma ora le cose sono in mano al piccolo animale.

Teschio Rosso

Avengers Infinity War

Nessuno si aspettava il ritorno di Teschio Rosso, ed è stato tenuto nascosto fino all’ultimo. Inoltre, non è stato interpretato da Hugo Weaving, che non ha mai avuto intenzione di tornare, ma da Ross Marquand, star di The Walking Dead. Ed è andata alla grande. La cosa curiosa, è che non molti spettatori si sono resi conto del cambio d’attore: molti pensavano si trattasse ancora di Weaving. Del trucco ben riuscito, insomma. E Teschio Rosso è in gran forma: dopo tanti anni intrappolato su Vormir, torna con un mantello, e con un nuovo look. È un cameo, o tornerà?

Ebony Maw

Avengers Infinity War

Ok, sembra un po’ un calamaro, e tutti abbiamo riso alla battuta. Ma il super cattivo ha un look non male. Forse anche meglio di quello del fumetto, e probabilmente ha reso i creatori originali particolarmente fieri. Ed Ebony Maw è pure un personaggio interessante e rilevante: Thanos a parte, è sicuramente il cattivo del film. Nel suo costume interamente nero dell’Ordine, sembra un Sith, mentre cammina con le mani dietro la schiena. Inoltre, la faccia da serpente dà al personaggio un senso di nefandezza impareggiabile. Nel film scopriamo i poteri straordinari di Ebony Maw, mentre lo vediamo avere la meglio su Strange. È stato risucchiato nello spazio, ma speriamo di vederlo tornare. Presto, possibilmente.

Visione

Avengers Infinity War

Vedere Visione nella sua forma umana, cercando di vivere una vita serena e normale con la moglie Scarlet Witch, lassù in Scozia, è una delle sorprese migliori di Avengers: Infinity War. Nonostante sia un androide, infatti, sta capendo cosa serva per vivere da umano. Inoltre, abbiamo avuto il piacere di vederlo nella sua tenuta tradizionale, esattamente come quella che aveva nella sua apparizione del numero 57 di Avengers nel lontano Ottobre 1968. Ha avuto un ruolo importante nella storia del film, e la sua apparizione è appropriata. Sfortunatamente, le cose non vanno troppo bene per lui, e in un modo brutale. È probabile che lo vedremo tornare in Avengers 4, ma è altrettanto probabile che torni sotto altre spoglie. In ogni caso, noi speriamo nel suo ritorno, perché dividerlo da Scarlet è una cattiveria troppo grande.

Lupo Bianco

Avengers Infinity War

Uno dei più grandi enigmi di Avegers: Infinity War è stato quello riguardante lo stato di Bucky Barnes. Chi sarebbe stato? Il nuovo Capitan America, il Soldato d’Inverno, o Lupo Bianco? A quanto pare, il tempo passato a Wakanda ha calmato il suo animo, e Barnes è arrivato ad accettare il soprannome Lupo Bianco datogli dalla gente. Rimane un problema, però: Stark gli ha strappato il braccio metallico in Captain America: Civil War, ed è rimasto senza, ecco. Ma, tra le cose che riceve da Wakanda, spirituali e non, c’è anche un braccio nuovo. Ed è abbastanza una figata. Non vediamo molto di Barnes nel film, ma quel poco che abbiamo visto ci è piaciuto: il nuovo braccio, nero con delle linee dorate, gli dona a dir poco e lui ha l’aria di essere rinato. Ci sarà più Bucky, nei prossimi film, e noi non vediamo l’ora.

Fonte: CBR.com

Ritorno al Bosco dei 100 Acri , il trailer del film con Ewan McGregor

Diretto da Marc Foster (Neverland – Un Sogno Per La Vita) e interpretato da Ewan McGregor (Fargo), il nuovo emozionante film Disney in chiave live action Ritorno al Bosco dei 100 Acri racconta le vicende di Christopher Robin: il bambino che aveva vissuto tante avventure con i suoi vivaci e adorabili animali di pezza, ora è cresciuto e ha smarrito la via.

I suoi amici d’infanzia dovranno avventurarsi nel nostro mondo per aiutarlo a ricordare il bambino affettuoso e spensierato che vive ancora dentro di lui. Il film arriverà nelle sale italiane il 30 agosto 2018.

Diventato adulto, Christopher Robin è intrappolato in un lavoro stressante e sottopagato e ha davanti a sé un futuro incerto. Ha una moglie e una figlia ma il lavoro gli lascia poco tempo da dedicare alla famiglia. Christopher ha quasi dimenticato l’infanzia idilliaca trascorsa in compagnia di un orsetto di pezza un po’ sciocco e goloso di miele e dei suoi amici. Ma quando si ricongiunge con Winnie the Pooh, lacero e sporco dopo anni di abbracci e giochi, la loro amicizia si riaccende, permettendo a Christopher di ricordare gli infiniti giorni di meraviglia e immaginazione che hanno caratterizzato la sua infanzia, quando non fare niente era considerata la cosa migliore al mondo.

A causa di uno spiacevole contrattempo con la valigetta di Christopher Robin, Pooh e i suoi amici, inclusi Pimpi, Ih-Oh e Tigro, escono dalla foresta e si avventurano a Londra per restituirne l’importante contenuto… perché i migliori amici sono sempre pronti ad aiutarti nel momento del bisogno.

Dogman: prime due clip dal film di Matteo Garrone

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In attesa di vederlo presentato a Cannes 2018, Dogman di Matteo Garrone si mostra nelle prime due clip dal film diffuse da 01Distribution:

Dopo Gomorra e Reality (entrambi vincitori del Grand Prix) e Il Racconto dei Racconti, Matteo Garrone torna in Concorso al 71° Festival Di Cannes con il suo nuovo film, Dogman, in uscita nelle sale italiane il 17 maggio, distribuito da 01 Distribution.

In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.

Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.

Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente“. – Matteo Garrone