“Amo fare film ma credo che,
semmai annoiassi i miei spettatori, rinuncerei a farli.”
Esordisce così James Mangold, regista di
Logan e Quando l’amore brucia
l’anima, intervenuto a Roma dove ha presentato il suo
ultimo film,
Le Mans ’66 – La grande sfida, che racconta della
rivalità tra le scuderie Ford e Ferrari nella fatidica gara e
soprattutto dell’amicizia e della caparbietà dei due uomini che
cambiarono la sorte della Ford: il costruttore Carroll Shelby
(Matt
Damon) e il pilota Ken Miles (Christian Bale).
Il film racconta un mondo delle
gare e dello sport molto distante da quello che siamo abituati a
conoscere oggi, visto che le corporazioni cominciavano a prendere
il sopravvento sull’aspetto emotivo delle gare proprio in quel
periodo: “Lo sport ora è una questione di azienda, negli anni
Sessanta c’erano ancora dei valori. Ora non è più così – ha
spiegato Mangold – E sia per lo sport che per l’arte vale la
stessa cosa. Se fossi un pittore mi servirebbero degli sponsor, è
una continua lotta tra cuore e industria e si sceglie di farne
parte consapevoli di questo.”
Dopo aver diretto grandissimi
attori nel corso della sua carriera, James Mangold
si è trovato alle prese con due vere e proprie star, Bale e
Damon, che, a dispetto del loro status hollywoodiano, gli
hanno reso la vita abbastanza facile: “Entrambi amano il loro
lavoro, e per loro non si tratta di essere delle star ma è essere
attori, per cui per loro non fa differenza essere una star di
Hollywood quando sei su un set ad interpretare un personaggio. Non
ho molta pazienza e non mi dedico mai a soli due attori di un
intero cast, che siano più grandi o più piccoli, per me sono tutti
come dei figli, tutti allo stesso modo, anche i non protagonisti.
Li conosco da tanto tempo entrambi e, per me, è stato come fare un
film con degli amici.”
Le Mans ’66 – La grande sfida racconta un episodio
storico documentato in tv, sui giornali, in radio e con tante foto,
la sua ricostruzione, quindi, è stata un’operazione molto
complessa, data la varietà di fonti: “Lo sforzo di ricostruire
la vicenda storica è stato monumentale, perché ci sono state tante
tante informazioni, documentari, lettere, cose private e pubbliche,
registrazioni. Forse una delle cose più interessanti è stato a
quella di ricreare i dialoghi privati. Christian ha trovato una
registrazione di un’intervista, in cui Ken Miles spiega la sua
filosofia della corsa, ed abbiamo usato quelle dichiarazioni per
scrivere il dialogo tra Ken e il figlio, nella scena al tramonto,
sulla pista. Lì lui spiega il rapporto tra auto e pilota e mi
sembrava molto bello usare quel pezzo di dichiarazione pubblica per
ricreare quel momento con il figlio.”
Uno degli aspetti più interessanti
del film è certamente quello fotografico, laddove il Dop ha scelto
di illuminare l’azione quasi sempre alla luce del tramonto: “Io
e Phedon (Papamichael, direttore della fotografia, ndr) siamo
carissimi amici, come Shelby e Miles nel film, abbiamo fatto cinque
film insieme. Credo che per entrambi non conti qual è il film che
stiamo facendo, l’obbiettivo è sempre quello di trovare la bellezza
del personaggio. È quello che cerchiamo di fare sempre, è l’effetto
speciale che non si può acquistare da un fornitore. Solo il cinema
può fotografare i pensieri degli uomini, non le parole, i
pensieri.”
Come ogni film sportivo che si
rispetti, anche
Le Mans ’66 – La grande sfida ha un aspetto tecnico
molto interessante: “Il lavoro finale è un mix di montaggio,
stunt, fotografia, per ottenere il risultato che ho avuto. Ho un
grande team con cui lavoro da quasi vent’anni. CI prepariamo molto
e facciamo dei test. Una delle mie più grandi sfide è stata come
rendere allettante una cosa che io trovo noiosa, infatti mi annoio
a guardare le corse automobilistiche. Quindi ho analizzato quello
che mi annoia e ho cercato di raccontare quello che non mostrano le
cronache sportive. Non so mai che succede dentro alle macchine, e
questo ho provato a raccontare, i segreti dietro a tutto quello che
vediamo in genere. In questo modo ho cercato di coinvolgere e di
esplorare le emozioni delle persone che sono coinvolte
nell’azione.”
Insieme a James
Mangold, ha partecipato all’incontro stampa anche
Remo Girone, che nel film interpreta Enzo Ferrari,
una delle personalità italiane più amate e rispettate nel mondo:
“Mangold è un grande direttore di attori, mi ha insegnato delle
cose – ha spiegato Girone – Ha un occhio molto attento e
si accorge subito se l’attore dà l’impressione di recitare e se
lavora a favore della macchina da presa o se è calato nel
personaggio. Interpretare Ferrari è stato bello, è un personaggio
talmente noto, nella storia italiana e nel mondo, che, sul set
c’erano tanti piloti che guidavano le automobili vere, lì, e
nessuno di loro mi conosceva come attore, ma quando hanno saputo
che interpretavo Ferrari, hanno voluto fare una foto con
me.”
Le Mans ’66 – La grande sfida, il cui titolo
internazionale è Ford vs Ferrari, arriverà al
cinema il prossimo 14 novembre, distribuito da 20th Century
Fox.
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