Nella storia del cinema, e del
cinema hollywoodiano in particolare, non sono molti i casi simili a
quelli dell’attore di cui andremo a parlare. Senza ombra di dubbio
non esiste altro attore al mondo che abbia avuto una popolarità
tanto eclatante e smisurata come quella di cui gode
Harrison Ford e, nonostante questo,
essere considerato dalla critica poco più cheun attore normale.
Eppure guardando il suo volto sempre “griffato” da quel sorrisetto
ironico e un po’ guascone, non possiamo che rivedere i volti di
personaggi incredibili e ormai di culto che a Ford sono
indissolubilmente legati: da Indiana Jones ad Ian Solo sino a Rick
Deckard nel mitico Blade Runner.
Un
giovane settantenne che non ha ancora perso la voglia di fare
cinema e soprattutto di fare il suo cinema, quello a base di azione
e autoironia, elementi tipici e immancabili nei suoi personaggi; un
giovane settantenne che ha alle spalle una vita mai banale e
scontata, un intreccio di casualità e fortune che lo hanno portato
ad essere uno degli attori più famosi e pagati del mondo.
Harrison Ford
nasce il 13 luglio del 1942 a Chicago, nell’Illinois, da una
famiglia in cui il gene della recitazione è già radicato, infatti
già papà Ford aveva un passato come attore. Una famiglia
culturalmente e religiosamente composita ed eterogenea: il padre
era infatti cristiano e la madre ebrea, un sincretismo religioso
che aiuterà il ragazzo a crescere senza preconcetti e chiusure
mentali, un’educazione “democratica” come la definirà lui stesso
anni dopo.
Harrison non è tutt’altro che uno
studente modello, irrequieto e poco propenso allo studio, non
riuscirà a diplomarsi al Ripon College nel Wisconsin, dove studiava
arte drammatica, venendo espulso a tre giorni dalla consegna dei
diplomi.
Si sposerà presto, a soli ventidue
anni convolerà a nozze con la prima moglie, Mary
Marquardt, con cui si trasferirà in California. Qui
inizierà una serie di collaborazioni con varie società di
produzione cinematografica come la Columbia Pictures e la Universal
Studios ma sempre per ruoli minori, comparsate, lavoretti da pochi
dollari a settimana.
Si
inventerà una serie di espedienti per poter sostenere la famiglia
che intanto si è allargata, farà il cameraman nel mitico concerto
dei Doors all’Hollywood Bowl nel 1968 quindi il falegname
professionista e sarà proprio questo vecchio e nobile mestiere a
regalargli la gloria, la via del successo. George
Lucas infatti lo chiamerà per una serie di lavori nella
propria casa e tra una chiacchera e l’altra ecco che Lucas gli fa
provare delle battute di Guerre Stellari;
sarà così che otterrà la prima parte importante in
American Graffiti (1973). L’incontro chiave
però avverrà da lì a poco quando conoscerà il suo vero mentore e
pigmalione, Steven Spielberg. Il grande regista
vedrà in lui il volto perfetto per interpretare Ian Solo, furbo
contrabbandiere stellare protagonista nella fortunata saga di
Star
Wars e successivamente l’attore adatto per la
parte dell’archeologo più simpatico e affascinante che il cinema
abbia mai conosciuto: Indiana Jones. Tra il
1981 e il 1989 la coppia Spielberg-Ford mette in fila tre
fortunatissimi capitoli di una delle saghe più seguite e amate
nella storia del cinema, un concentrato di avventura, mistero,
storia e ironia che non perde intensità e verve in nessuno dei tre
film, con sola eccezione di un calo di stile nel secondo capitolo
Il Tempio Maledetto. Il volto e la fama
di Ford si legano indissolubilmente con le fortune dell’insegnante
archeologo capace di emozionare, divertire e sbalordire cavandosela
sempre e comunque anche in situazioni pazzesche e disperate. Un
eroe/anti-eroe, umile e semplice, spiritoso, auto-ironico e
umano.
La carriera di
Harrison però si impreziosisce di altre notevoli scritture in cui
magari lo vediamo in ruoli secondari e minori, ma è incredibile
come riesca sempre ad infilarsi in film destinati a fare la storia
del cinema. Sarà infatti, giovanissimo, il sergente Lucas in
Apocalipse Now, dove per altro conoscerà la
seconda moglie oppure, ma con un ruolo da co-protagonista nel
capolavoro fantascientifico di Ridley Scott Blade Runner.
Grazie alle fortunate saghe di cui
parlavamo pocanzi diventerà uno degli attori più pagati e ricchi di
Hollywood ma la sua carriera non si limita ai film d’avventura o
alle saghe spaziali, reciterà per molti grandi registi come
Roman Polansky (Frantic
1988) o Peter Weir (Witness – il
testimone 1985) e otterrà grandi successi con thriller
molto ben riusciti come Il fuggitivo di
Andrew Davies o L’ombra del
diavolo di Alan Pakula. Ci piace
citare poi film dove Ford si snatura e veste gli impacciati panni
di un uomo d’affari reso mentalmente menomato da un colpo di
pistola (A proposito di Hanry di
Mike Nichols 1991) oppure il rigido ma romantico
Linus Larrabee nel remake di Sabrina
diretto da Sidney Pollack. Personaggi molto
lontani e diversi dai mitici eroi dalla battuta pronta interpretati
in precedenza ma che mettono in risalto altre qualità di un attore
forse ingiustamente sottovalutato.
Gli anni duemila hanno registrato
un rallentamento della sua frenetica attività con soli quattro film
in otto anni, ma il grande ritorno alla popolarità avviene proprio
nel 2008 quando rimette i polverosi e sgualciti panni del mitico
professore-archeologo e cappello in testa e frusta alla mano
stupisce ancora tutti con Indiana Jones e il Regno del
teschio di cristallo sempre diretto dall’amico
Spielberg. Il film registra un discreto successo di critica e
pubblico. Dopo aver affiancato Daniel Craig in
Cowboys & Aliens di Jon
Favreau (2011), nel solo 2013 ha messo in cantiere ben
quattro lungometraggi: 42 di Brian
Helgeland, Ender’s Game di
Gavin Hood, Il potere dei
soldi di Robert Luketic ed infine
Anchormen 2: the legend continues di
Adam Mc Kay. Senza dimenticare la promessa fatta a
J.J. Abrahams di rispondere alla chiamata per una
parte nel prossimo capitolo di Star Wars la
cui uscita è prevista per il 2015.
Insomma un giovane ed instancabile
ragazzino di 71 anni, che nel tempo libero pilota elicotteri,
gestisce un enorme ranch nel Wyoming (in parte donato allo Stato
come parco nazionale) e partecipa ad iniziative ambientaliste. Tre
matrimoni alle spalle, vari figli e nipoti a seguito e una giovane
compagna, Calista Flockhart, che evidentemente è
il suo vero antidoto contro il tempo che passa.
Alla prossima avventura
Indiana!