Sono anni che si prova a portare al
cinema Metal Gear Solid e nel 2014 il regista
Jordan Vogt-Roberts ha firmato con la Sony per
dirigere il film. Tuttavia si è dedicato poi alla regia di
Kong Skull Island, che è arrivato al cinema nelle
scorse settimane.
Dopo gli ultimi aggiornamenti che
parlavano dell’eventualità di un film Rating – R,
Vogt-Roberts ha condiviso su Instagram una foto che
lo ritrae con Hideo Kojima. Che si tratti di un
incontro che porterà al cinema il celebre videogioco?
Metal Gear Solid è
uscito nel 1998 su PlayStation: il suo successo commerciale (oltre
6 milioni di copie vendute in tutto il mondo) ha portato il titolo
anche su PC con una nuova versione, Integral. È
anche l’unico titolo della serie ad essere stato doppiato in
italiano.
Nell’anno che ha visto approdare al
cinema Angry Birds e Assassin’s
Creed, e mentre sono in svolgimento le riprese di
Tomb Raider, si torna a parlare dell’adattamento
cinematografico di Metal Gear Solid.
Il videogioco Konami, creato nel
1998 da Hideo Kojima, ha trovato immediatamente il successo sulla
piattaforma Playstation e da tempo si parla di un adattamento
cinematografico la cui regia è stata affidata a Jordan
Vogt-Roberts, che arriverà in sala con il suo Kong Skull
Island.
Jordan
Vogt-Roberts su Metal Gear Solid: possibile sia un Rating
R che un PG 13
Parlando con Collider, Jordan
Vogt-Roberts ha commentato la possibilità di realizzare un film
vietato ai minori, oppure di fare lo stesso film con toni diversi,
per un PG-13.
“Penso che, per me, voglio fare
la versione del film che sia il più fedele possibile al gioco,
quindi se devo adottare un approccio alla Deadpool o alla Logan,
con un budget più piccolo e la possibilità di un Rating R, va bene.
Se invece ci sarà bisogno di esplosioni e di fare un film enorme
con un grande budget per un PG-13, penso che si possa fare
ugualmente. Ci sono scene iper violente in Metal Gear ma non
necessariamente quelle scene sono importanti per la storia, dal
momento che l’iper violenza non è il cuore della storia che si basa
più sul percorso filosofico dei personaggi. Al momento stiamo solo
cercando di realizzare la versione migliore del film.”
A scrivere il film, che sarà
prodotto da Avi Arad, è stato chiamato Jay
Basu.
Come accennato, Metal Gear
Solid è uscito nel 1998 su PlayStation: il suo successo
commerciale (oltre 6 milioni di copie vendute in tutto il mondo) ha
portato il titolo anche su PC con una nuova versione,
Integral. È anche l’unico titolo della serie ad
essere stato doppiato in italiano.
Metal Gear Solid è
uno dei videogiochi sicuramente più famosi e amati dal pubblico di
videogiocatori. Tuttavia è anche un gioco che presenta diverse
contraddizioni e per alcuni aspetti si presta bene ad essere
oggetto di parodie e prese in giro.
Di seguito vi mostriamo un
cortometraggio che centra in pieno tutte le contraddizioni del
gioco, con una divertente impronta parodistica (con l’evidente
gioco di parole Foxhound/Boxhound).
Metal Gear Solid (メタルギアソリッド Metaru
Gia Soriddo?) è il terzo titolo in ordine di uscita (quarto, se si
considera anche lo spin-off Snake’s Revenge) della serie di
videogiochi Metal Gear ideata da Hideo Kojima. Metal Gear Solid è
uscito nel 1998 su PlayStation: il suo successo commerciale (oltre
6 milioni di copie vendute in tutto il mondo) ha portato il titolo
anche su PC con una nuova versione, Integral. Metal Gear Solid per
PlayStation è l’unico titolo della serie ad essere stato doppiato
in italiano.
Nel primo trimestre del 2004 è stato pubblicato un remake
intitolato Metal Gear Solid: The Twin Snakes per la piattaforma
Nintendo GameCube, in cui un nuovo doppiaggio inglese,
miglioramenti grafici e controlli di gioco simili a Metal Gear
Solid 2: Sons of Liberty sono le principali peculiarità.
Su questo capitolo della saga è stato pubblicato nel 2008 anche
un romanzo, scritto da Raymond Benson. Alla pubblicazione del
gioco, Kojima ha dichiarato che il termine “Solid” nel titolo del
gioco non ha a che vedere solo con il nome del protagonista Solid
Snake, ma indica anche il passaggio dalla bidimensionalità grafica
dei capitoli precedenti alla tridimensionalità di quest’ultimo,
ossia da una grafica piana ad una grafica per l’appunto solida.
Dal 18 giugno 2009 è possibile scaricare Metal Gear Solid per
PlayStation 3, PlayStation Portable e PlayStation Vita tramite
PlayStation Network. In Europa la pubblicazione sullo Store
PlayStation è avvenuta il 19 novembre dello stesso anno.
Il 22 gennaio 2002, in prossimità
quindi del termine di rilascio dei titoli per la prima generazione
PlayStation, IGN ha piazzato Metal Gear Solid al primo posto come
miglior videogioco di tutti i tempi, scavalcando colossi come Final
Fantasy VIII, Tekken 3, Resident Evil 2, Driver, Gran Turismo 2 e
Castlevania.
Arriva da Deadline la conferma che la Sony ha
trovato lo sceneggiatore per l’annunciato adattamento
cinematografico di Metal Gear Solid. Si
tratta di Jay Basu, autore di The
Lost Dinosaurs eMonsters: Dark
Continent.
LEGGI ANCHE: Metal Gear
Solid: trovato il regista?
Metal Gear
Solid sarà prodotto da Avi Arad. Confermato alla
regia Jordan Vogt-Roberts, attualmente impegnato nel prequel
di King Kong, Kong: Skull
Island.
Il gioco racconta dell’ex agente
speciale Solid Snake della FOX-HOUND che viene prelevato
con la forza dalla sua casa in Alaska e messo in contatto con il
colonnello Roy Campbell: dovrà svolgere una missione nell’impianto
di smaltimento di testate nucleari sull’isola di Shadow Moses,
nell’arcipelago delle isole Fox. L’impianto è stato occupato da
terroristi guidati dagli attuali membri dell’unità FOX-HOUND
capeggiati da Liquid Snake: come Solid Snake nota in una
fotografia, le sue fattezze e quelle di Liquid sono praticamente
identiche. I terroristi vogliono i resti diBig Boss e pretendono un
riscatto in denaro al governo degli Stati Uniti, minacciando nel
caso in cui tali richieste non vengano soddisfatte di scagliare un
attacco nucleare sul territorio americano. La FOX-HOUND agisce in
alleanza con il corpo speciale Next Generation, una squadra di
soldati senza alcuna reale esperienza di battaglia ma con
un’elevata preparazione ottenuta nell’addestramento in Realtà
Virtuale. L’obiettivo di Snake è infiltrarsi nella base, capire se
i terroristi hanno realmente la capacità di lanciare una testata
nucleare e, se così fosse, impedirne il lancio; deve inoltre
salvare il presidente della ArmsTech, Kenneth Baker, e il direttore
della DARPA, Donald Anderson, entrambi trattenuti dai terroristi
come ostaggi. Il colonnello, in confidenza, chiede a Snake di
salvare anche sua nipote Meryl, presente nella struttura
sequestrata. Prima di partire, la dottoressa Naomi Hunter gli
pratica un’iniezione di nanoidi e di peptidi anticongelanti, per
prevenirne il congelamento viste le temperature artiche che dovrà
affrontare.
Mentre cresce l’attesa per vedere
Oscar Isaac in azione nella serie
Moon Knight, forse qualcuno di voi non sa che l’attore è
stato anche scelto per interpretare un’altra figura minacciosa e
altrettanto nota: Solid Snake, il noto personaggio del
franchise videoludico Metal Gear Solid.
L’attore ha ottenuto il ruolo principale per il
film Metal Gear Solid a dicembre 2020, ma da
allora non si è saputo più nulla. Tuttavia, il film sta ancora
cercando di trovare se stesso, poiché lo stesso Isaac ha rivelato
che la produzione sta ancora “cercando la storia”. La star
di Ex
Machina lo ha detto a IGN durante un evento
Moon Knight. Quando gli è stato chiesto se avesse
aggiornamenti o quali fossero i preparativi per il film, ha dato
una risposta rapida ma vaga. “Stiamo cercando“, ha
detto. “Stiamo cercando come Solid
Snake. Stiamo salendo attraverso i condotti
dell’aria. Cerchiamo la storia“.
Il film
di Metal Gear Solidè strisciato molto lentamente nel corso degli anni e i
commenti di Isaac implicano che si stia ancora muovendo a quel
ritmo lento. E con la mancanza di aggiornamenti e i commenti di
Isaac, sembra che le informazioni non riprenderanno almeno nel
prossimo futuro.
Questo film ha preso piede in
qualche modo dal 2006. Dopo anni di stallo, il regista
di Kong: Skull
Island Jordan Vogt-Roberts
era in trattative con la Sony
nel 2014 per dirigere il film. Vogt-Roberts, dopo aver
ricevuto la benedizione dallo stesso Hideo
Kojima , ha fornito alcuni
aggiornamenti nel corso degli anni, anche se gran
parte delle notizie punta ancora a un film che è ancora in una fase
di produzione molto precoce. Nel 2020, ha
pubblicato alcuni concept art peril film dell’epoca e
una debole anticipazione sul Codec con David Hayter, Christopher
Randolph e Paul Eiding che riprendono i loro ruoli rispettivamente
di Solid Snake, Otacon e Colonnello Campbell.
Il Met
Gala, l’evento di beneficenza
del Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute di New
York conosciuto anche come Met Ball, ci verrà raccontato come mai
prima d’ora. L’evento è infatti oggeto del documentario
The First Monday in May, il primo lunedì
di maggio, diretto da Andrew Rossi che ha seguito
Anna Wintour durante l’evento dello scorso anno,
insieme a Sylvana Ward Durrett di Vogue e
Andrew Bolton del Museum of Art’s Costume
Institute.
Lo scorso anno, come ricorderanno i
più attenti, il tema era la Cina: attraverso lo specchio, con il
risultato che esagerazioni orientaleggianti e trasparenze
vertiginose si sono sprecate.
Il documentario aprirà il
Tribeca Film Festival del 2016.
Si è svolto ieri, 7 maggio,
il Met Gala 2018, l’evento organizzato ogni
anno a scopo benefico al Metropolitan Museum of Art Costume
Institute a New York City. L’evento è noto anche con il nome esteso
di Costume Institute Gala.
Quest’anno il tema è dedicato alla
relazione tra moda e religione, sotto il titolo di Heavenly
Bodies: Fashion and the Catholic Imagination.
A questo
LINK trovate alcuni gli scatti della serata ai protagonisti,
numerosi e stravaganti, accorsi sul red carpet come Blake
Lively, Katy Perry, Emma
Stone, Jared Leto, Lana Del
Rey e molti altri.
Si è svolto il 2 maggio il
Met Gala 2016, durante il quale le star di
Hollywood sono state ospiti dell’evento organizzato ogni anno a
beneficio del Metropolitan Museum of Art Costume Institute a New
York City. L’evento è noto anche con il nome esteso di Costume
Institute Gala.
Di seguito tutti i protagonisti,
numerosi e stravaganti sul red carpet.
Il tema del 2016 era
Manus x Machina: Fashion In An Age of
Technology. È caratteristica di ogni Met Ball che il
tema condizioni, chiaramente e in maniera decisa, il look delle
star ospiti. Per cui quest’anno hanno trionfato simmetrie, motivi
geometrici, le paillettes, l’argento e il nero, a ricreare
strumenti tech. Non sono mancati i fiori, stilizzati o realistici,
con un occhio di riguardo chiaramente a scollature, prevalentemente
sulla schiena o nei tagli trasversali di abiti che lasciano poco
all’immaginazione.
Il Met Gala 2016, molto meno
eccentrica dello scorso anno (vi ricordate la mega frittata di
Rihanna?), si farà comunque ricordare per i tacchi di
lady Gaga, il fondoschiena al vento di
Madonna, ma anche per alcune scelte di look da
sogno, come quello di Claire Danes.
Come da tradizione, anche il Met
Gala 2015 ha visto la sua porzione (abbondante) di star, che
agghindate a festa, si sono lasciate immortalare sul red carpet.
Ecco nella nostra gallery (grazie a Just
Jared ).
Dress Code e tema di quest’anno
China: Through the Looking Glass, quindi spazio ai fiori e
uccelli orientali, a colori vivaci quali il rosso, soprattutto, e
il giallo oro, ma anche alle audacissime trasparenze che hanno
sfoggiato in particolar modo Beyonce e
Jennifer Lopez, ma anche Zoe
Kravitz e Miley Cyrus.
Ecco una clip da “Messi
Meets America“, il nuovo documentario in sei parti che
racconta il dietro le quinte di questo nuovo capitolo della
carriera da record di Messi, disponibile su Apple TV+ dall’11
ottobre.
https://www.youtube.com/watch?v=c1ns1C_MUrI
Dopo oltre vent’anni
indimenticabili di eccellenza calcistica, primati inarrivabili
raggiunti tra Barcellona e Paris Saint-Germain, e dopo aver vinto
la Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 con la nazionale di calcio
argentina, Leo Messi ha preso una decisione epocale che ha cambiato
per sempre il volto del calcio in Nord America, unendosi alla Major
League Soccer e all’Inter Miami CF. Grazie a un accesso senza
precedenti a Messi e alla sua nuova famiglia dell’Inter Miami CF,
“Messi Meets America” porta gli spettatori dietro le quinte della
vita e della carriera del più grande giocatore mai sceso in campo,
osservandolo condurre la sua nuova squadra alla conquista del
titolo in Coppa di Lega e oltre.
Dal record di sold
out registrato in tutta l’America a una velocità impressionante,
all’incredibile gol vincente segnato all’ultimo minuto della sua
prima partita, ai momenti trascorsi con i suoi compagni di squadra
dell’Inter Miami CF, la serie racconta l’immersione di Leo in
America, la trasformazione dell’Inter Miami CF e, soprattutto,
l’impatto che sta attualmente avendo sul calcio in Nord America,
mentre la “Messi Mania” attraversa l’intero continente.
Il catalogo di serie di
Mediaset Infinity continua ad arricchirsi con
l’arrivo di un nuovo titolo in esclusiva. Message from
Mom (Nachricht von Mama) è la serie tedesca in
8 episodi che affronta in maniera originale il
tema della perdita, alternando i racconti degli sforzi per andare
avanti nel presente, ai retroscena del passato di una famiglia solo
apparentemente perfetta.
La trama di Message from
Mom
Al centro di questo drama
agrodolce con sfumature comedy, si trovano i membri della
Famiglia May, o almeno la maggior parte di loro. Mamma Elli è
infatti deceduta recentemente e, non volendo abbandonare la
famiglia a sé stessa, né essere dimenticata, ha lasciato numerosi
videomessaggi con consigli pratici e utili per il marito Tobias e
per i loro tre figli: Lennart, Lisa e Leon.
Nonostante questi video postumi possano offrire conforto a
Tobias e ai ragazzi, la costante presenza digitale di Elli finisce
per interferire nella loro vita quotidiana, portando al caos
totale. Tra adolescenti ribelli, una suocera invadente e il
desiderio di un bambino di cinque anni di raggiungere la madre in
Paradiso, Tobias proverà a gestire la quotidianità della sua
famiglia cercando aiuto in Katrin, la migliore amica di Elli, e in
Nadja, operatrice di una hotline erotica alla quale si è iscritto
per errore.
Tutti gli episodi
di Message from Mom saranno disponibili dal 26 giugno,
gratis e in esclusiva su
Mediaset Infinity.
Molto meno conosciuto del
monumentale La maman et la
putain, Mes petites
amoureuses(1974) è il film forse più discreto
di Jean Eustache, che
arriva dopo cinquant’anni finalmente nelle sale italiane grazie ad
I Wonder. Mes Petites
Amoureuses è l’autobiografia di un regista che non ha
avuto il tempo di crescere e che è già in una classe a sé stante. È
il paradiso verde delle prime sensazioni erotiche che si
accarezzano per dargli forma compiuta, e poi vengono ricostruite
nel dolce imbarazzo di non volere ancora averle vissute. La
singolarità dello sguardo di Eustache si rivela
vincente: il regista rifiuta di tracciare una linea di demarcazione
tra attori e persone reali, tra realtà e finzione – ha assunto per
lo più giovani di Narbonne, scelti sul posto pochi giorni prima
delle riprese – scelta esemplificativa della sua acuta
preoccupazione per il realismo e la naturalezza.
Mes petites amoureuses, la trama: giochi proibiti
La trama del film segue le vicende
di Daniel (Martin Loeb), un
ragazzo che vive con la nonna e che è felice di iniziare il suo
primo trimestre alla scuola secondaria. Purtroppo, i piani futuri
della madre scombinano tutto: Daniel è costretto a andare a vivere
con lei a Narbonne, dove diventa apprendista. Non sappiamo se sia
un bravo studente; sappiamo solo che vorrebbe studiare ma non gli
vengono dati i mezzi per farlo. Il risultato è una cronaca un po’
disillusa della nuova vita di un ragazzo disorientato e privo di
riferimenti sociali ed emotivi. Oltre al “declino” accademico, ha
una situazione familiare instabile (la madre vive con un uomo di
cui abbiamo informazioni vaghe) e ha difficoltà ad assimilare i
codici della seduzione adolescenziale. Come approcciare una
ragazza, come fare conversazione con lei, come baciarla: sono tutte
domande che tormentano Daniel, la cui sfera emotiva è ancora
fragile.
In Mes petites
amoureuses, Jean Eustache ritorna
con la mente alla pre-adolescenza per studiare le origini del suo
sguardo autoriale, partendo dall’ingresso nella pubertà di Daniel,
processo innescato dal trasferimento forzato a Narbonne.
L’abbandono del villaggio in cui è cresciuto e protetto dalla
nonna, a favore di una vita in città con la madre e il suo
fidanzato, rappresenta un piccolo trauma. La placida vita di Daniel
viene sconvolta, ferendo la sua innocenza; il ragazzo vive in prima
persona le difficoltà economiche che gravano sulla famiglia ed è
costretto a lasciare la scuola per lavorare come apprendista
meccanico. Il mestiere lo introduce precocemente al mondo degli
adulti, di cui sperimenta la durezza e le amare lezioni della
vita.
Alla ricerca del tempo perduto
Questa retrospettiva messa a punto
da Eustache prende la forma di sequenze
aneddotiche che, punteggiate da dissolvenze, si rivelano momenti
chiave della maturazione di Daniel. Queste ellissi
frammentano la storia, catturando i meccanismi della memoria. I
loro vuoti non abitano solo la trama, ma trovano manifestazione
formale in inquadrature panoramiche incapaci di seguire il
movimento del bambino, davanti al quale si fermano con cautela, per
rispettare il mistero della giovinezza.
La freddezza del rapporto tra madre
e figlio, incapace di fornire al bambino una casa soddisfacente e
appagante, lo porta a diventare un precoce flâneur.
Girovagando per le strade della città, Daniel
sviluppa il piacere di osservare il mondo che lo circonda, che è
molto più eccitante del suo stretto ecosistema. La sua fissazione
per le scene d’amore ridimensiona il suo voyeurismo, rivelandolo
come una silenziosa ricerca di affetto. Il desiderio amoroso permea
tutte le immagini che il protagonista genera con la sua visione,
orientando anche il nostro sguardo. Sebbene la preoccupazione
tematica del giovane sia la donna, un tema necessariamente adulto,
il suo approccio formale è distanziato e sobrio, tipico di un
ragazzo cauto.
Uno sguardo impossibile sul mondo
Daniel guarda il
mondo con gli occhi alla ricerca di un contorno che gli permetta di
comprenderlo meglio, così come osserva il comportamento degli altri
uomini per capire come funzionano le relazioni personali: nessuno,
in casa, glielo può insegnare. La madre è distante e lo ha privato
del legame con la nonna, mentre l’assenza di una figura paterna
infesta il film in maniera spettrale.
I suoi sforzi per replicare ciò che
vede sono frustrati e insoddisfacenti, c’è un divario incolmabile
tra la rappresentazione e la vita. Daniel, come
ogni romantico, scopre che l’oggetto del suo desiderio non è
raggiungibile. Il vero piacere sta nell’abitare quell’amara
distanza che lo separa da esso, mantenendosi nella posizione ideale
per studiarlo con lo sguardo. Daniel è un potenziale regista, un
professore che conosce nei dettagli la passione, ma è incapace di
viverla. Questa impossibile dialettica tra la realtà e la sua
rappresentazione è il segreto che Eustache ci
affida, consapevole che l’esperienza filmica risiede nell’esercizio
di questo rischioso funambolismo.
L’impotenza di esistere
dell’adolescenza assume i contorni di una vita vegetativa che non
ha bisogno di essere soddisfatta. Mes petites
amoureuses è un ritratto di questa mancanza, di
questo difetto iniziale e definitivo che plasma un artista. Non c’è
sensualità, non c’è desiderio concesso a Daniel, solo il bisogno di
vedere come funziona il mondo e se possiamo appartenervi. Tutto il
film è costruito su questa infanzia senza età, ostinata, ruvida e
vacua. Non c’è rischio che Daniel si comporti da adolescente: non è
mai stato un bambino…
Meryl Streep.
Attrice versatile, perfettamente a suo agio nel dramma come nella
commedia, con i suoi personaggi femminili ha caratterizzato e
caratterizza il cinema da oltre trent’anni. Personaggi
diversissimi, ma sempre donne grintose, di coraggio, con una forte
personalità, cui ha prestato i tratti della sua bellezza fine ed
elegante, ma anche determinazione e testardaggine. Così anche per
la sua più recente interpretazione, dal 27 gennaio nelle sale:
quella di Margaret Thatcher in The
Iron Lady di Phyllida Lloyd.
Confermando il suo feeling coi
riconoscimenti e le statuette – è l’attrice che ha ricevuto più
candidature agli Oscar e ai Golden Globe, ed in
quest’ultima categoria è colei che ne ha ottenuti il maggior numero
– simbolo dell’apprezzamento che l’attrice riscuote negli
Usa, sua patria, ma non solo, si è aggiudicata pochi giorni fa
proprio il Golden Globe come Miglior Attrice per il ruolo della
Thatcher, mentre il Festival del Cinema di Berlino
si appresta a conferirle l’Orso d’Oro alla carriera. E chissà
che, grazie alla sua ultima fatica, non possa di nuovo arrivare a
stringere tra le mani la statuetta più prestigiosa, quell’Oscar che
già fu suo due volte: nel 1980 per la sua straordinaria
interpretazione della signora Kramer in Kramer contro Kramer
di Robert Benton, accanto a Dustin Hoffman; e tre anni dopo, per il
ruolo della prigioniera polacca in La scelta di Sophie.
Indipendentemente da come andranno le cose, la bravura di
quest’attrice e la perfetta aderenza ai personaggi che interpreta,
frutto di un meticoloso lavoro, ha sempre messo d’accordo tutti,
facendo di lei, indiscutibilmente, una delle più grandi del cinema
contemporaneo.
Mary Louise
Streep nasce a Summit, nel New Jersey, il 22 giugno del
1949. Sua madre è un’artista, dipinge e dirige una galleria d’arte,
mentre il padre è a capo di una casa farmaceutica. In casa la
chiamano Meryl e con questo nome sarà poi conosciuta. Nelle sue
vene scorre sangue nord europeo: Inghilterra, Irlanda, Svizzera,
Olanda. La madre le trasmette la passione per il canto, che le fa
studiare fin da bambina. La famiglia vive a Bernardsville, nel New
Jersey, e Meryl ha due fratelli. Si diploma nella stessa cittadina
e comincia ad appassionarsi al mondo dello spettacolo. È il 1971
quando le viene conferito il Bachelor of Arts in
dramma al Vassar College, mentre il Master
of Fine Arts a Yale risale al ’75. Studia poi
all’Actor’s Studio con Stella Adler e si dà al
teatro. È da qui che parte anche la sua avventura cinematografica.
Sarà infatti durante uno di questi spettacoli teatrali che
catturerà l’attenzione di Fred Zinnemann, che le
proporrà la sua prima apparizione sul grande schermo nel drammatico
Giulia (1977), accanto a Vanessa
Redgrave e Jane Fonda. A quest’epoca, la
Streep ha 28 anni ed è pronta per il grande salto.
Nel 1978 Michael
Cimino la vuole per uno dei suoi capolavori: sarà accanto
a Robert De Niro – ancora oggi suo grande amico –
John Savage e Christopher Walken
ne Il Cacciatore, intenso lavoro
incentrato sull’esperienza di tre amici, soldati in Vietnam. Il
film ottiene un grandioso successo agli Oscar, portandone a casa
addirittura cinque (miglior film, regia, attore protagonista
Walken, montaggio e suono). Anche la Meryl Streep
è per la prima volta candidata al premio e si fa conoscere così dal
grande pubblico. Sul set del film, poi, conosce l’attore
John Cazale, del quale sarà la compagna fino alla
sua prematura scomparsa quello stesso anno. Quindi, sposerà uno
scultore: Don Gummer, con cui avrà quattro figli.
Del 1979 sono due lavori
importantissimi nella carriera dell’attrice del New Jersey:
Kramer contro Kramer di Robert
Benton e Manhattan di Woody
Allen. Nel primo, Ted e Joanna Kramer sono una coppia con
un figlio (Billy/Justin Henry), in crisi. Joanna/Meryl
Streep, oppressa dalle responsabilità familiari e forse
non più soddisfatta della propria vita, decide di prendersi del
tempo per riflettere. Perciò se ne va, lasciando marito e figlio a
cavarsela da soli. I due trovano un nuovo equilibrio,
Ted/Dustin Hoffman riorganizza la propria vita in
funzione della cura del figlio, impara ad essere per Billy anche
“una madre”, ma Joanna torna e vuole il divorzio, nonché la
custodia del piccolo. Inizia così una feroce battaglia legale tra i
due genitori. Dunque un film non facile, sul ruolo e sui diritti
dei padri, da considerare pari in tutto e per tutto a quelli delle
madri.
Meryl Streep: vera diva del grande
schermo
Alla Meryl
Streep spetta caratterizzare questa figura di donna
complessa, sul cui comportamento si può discutere, ma che ci appare
qui con tutte le sue debolezze, le difficoltà, i dubbi umanissimi,
e con un sincero amore per il figlio. Interpretazione
stellare sia per la Streep che per Hoffman. Infatti i due attori
guadagnano entrambi il Premio Oscar. Per Meryl
Streep arriva anche il Golden Globe, primo di una
lunga serie. In Manhattan, l’attrice è ancora una donna (Jill) che
abbandona il marito (Woody Allen/Isaac Davis), scrittore per la tv
newyorkese, stavolta per amore di un’altra donna. Ma Isaac
incontrerà per le vie di Manhattan Mary Wilkie/Diane Keaton.
Collaborazione di peso quella con Allen per l’attrice di Summit.
Qui i toni sono quelli di una commedia, diretta con maestria da un
Woody Allen in stato di grazia. Un film che racconta soprattutto
l’amore del regista per la sua città, che ci appare in bianco e
nero mentre la storia si dipana sulle note di Gershwin. Nel 1981
Meryl è scelta da Karel Reisz per interpretare il ruolo della
protagonista in La donna del tenente francese. Una storia d’amore
tra passato e presente, che vede coinvolti una donna dell’ ‘800 che
rinuncia a tutto, ed anche alla sua reputazione, per amore del
tenente Jeremy Irons e, ai giorni nostri, due
attori che portando in scena questa storia, vengono travolti dalla
stessa passione. Quest’interpretazione consente tra l’altro alla
Streep, interprete di entrambe le donne, di mostrare una delle sue
particolari doti: quella di padroneggiare perfettamente diversi
accenti e di saper quindi passare disinvoltamente dall’inflessione
inglese britannica a quella americana.
È un periodo d’oro questo per la
nostra attrice, che nell’83 viene insignita di un secondo Oscar e
del Golden Globe per la sua straordinaria
interpretazione nel drammatico La scelta di Sophie di Alan Pakula,
che vede al suo fianco Kevin Kline, all’esordio sul grande schermo.
Qui interpreta una giovane polacca, prigioniera nel campo di
concentramento di Auschwitz, che compie una scelta difficilissima:
abbandonare la figlioletta per salvare la vita propria e dell’altro
figlio, collaborando con un comandante del campo. Nello stesso
anno, con Silkwood entriamo assieme alla Streep in fabbrica e
indaghiamo sul suo mal funzionamento: l’attrice interpreta
l’operaia Karen Silkwood, vittima di una contaminazione radioattiva
sul luogo di lavoro nell’Oklahoma degli anni ’70, diretta da
Mike Nichols. Nel cast anche Kurt Russel e
Cher.
Del 1985 è un altro
grande successo di pubblico e critica, che accresce ancora la
popolarità di Meryl Streep in tutto il mondo: La mia
Africa di Sydney Pollack, tratto
dall’omonimo testo di Karen Blixen. Una donna dal carattere forte
la baronessa Blixen, che l’attrice interpreta con maestria e
intensità. Donna che si innamora dell’Africa, dove compra e
gestisce da sola una piantagione di caffè ai primi del ‘900. Ed ha
anche il coraggio di lasciarsi alle spalle un matrimonio, quello
col barone Blixen che le ha consentito di condurre una vita agiata,
per cercare il vero amore. Lo troverà in Denys/Robert
Redford. Allo stesso tempo, dunque, un inno a favore del
coraggio e dell’intraprendenza delle donne, ma anche il racconto di
una storia d’amore travagliata, tra una donna possessiva e decisa e
un uomo che ama innanzitutto la propria libertà. Il film ottiene
diversi Oscar, tra cui Miglior Film, Regia e Sceneggiatura, ma si
fa apprezzare molto anche all’estero, in particolare nel nostro
paese. Viene infatti premiato col Nastro d’Argento e col
David di Donatello come miglior pellicola
straniera, e a Meryl Streep va un meritato David
come miglior attrice straniera. Dopo aver lavorato accanto a
De Niro, Hoffman, Redford, nel 1986 l’attrice del
New Jersey condivide il set con Jack Nicholson.
Entrambi sono alle prese con un matrimonio che non riescono proprio
a far funzionare in Heartburn – Affari di cuore, dove Meryl ritrova
la direzione di Mike Nichols. Il regista la sceglierà di nuovo nel
1990 per il drammatico Cartoline dall’inferno.
Gli anni ’90 iniziano all’insegna
della varietà per l’attrice: nel ’92 si fa dirigere da
Robert Zemekis nella commedia La morte ti
fa bella, dai toni satirici. Assieme a lei a reggere
questa satira sul sogno dell’eterna giovinezza, Goldie Hawn e Bruce
Willis. L’anno dopo torna al dramma, con la trasposizione
cinematografica del romanzo di Isabel Allende La casa degli
spiriti, che attraverso le vicende della famiglia Trueba ci
racconta il Cile dagli inizi del ‘900 al regime di Pinochet.
Difficile senza dubbio la sfida di racchiudere il grande affresco
storico nel tempo di un film e di trasporre un romanzo senza
tradirlo, ma il tema è forte e meritevole di trattazione, così come
meritevoli sono senz’altro le interpretazioni degli attori, specie
quelle di Jeremy Irons, nei panni del
capofamiglia, il generale Esteban Trueba, della moglie Clara/Meryl
Streep, e della sorella Ferula/Glenn Close. Nel ’95, Meryl aggiunge
un tassello alle sue prestigiose collaborazioni e ottiene di nuovo
il favore di pubblico e critica, diretta niente meno che da
Clint Eastwood,
e protagonista assieme a lui del romantico I ponti di Madison
County. Francesca è una donna sposata che vive nella campagna
dell’Iowa e dedica tutta la sua vita alla famiglia. Il fotografo
Robert Kincaid è di passaggio, ma i due vivranno in pochi giorni un
amore che cambierà le loro vite.
Il nuovo millennio inizia invece
con la partecipazione al film di Spike JonzeIl ladro di orchidee, accanto a
Nicholas Cage e Tilda Swinton,
che vale all’attrice del New Jersey un altro Golden Globe. Dello stesso anno è
un’altra scommessa vinta dalla Streep. Prende parte infatti a
The Hours, impegnativa trasposizione del
romanzo di Michael Cunningham. Un cast tutto al
femminile regge quest’ambiziosa opera che vede protagoniste
Nicole Kidman,
nei panni di Virginia Woolf, Julianne
Moore/Laura e Meryl Streep/Clarissa: tre donne in tre
epoche diverse, legate da storie che s’intrecciano e dal romanzo
Mrs. Dalloway, tre donne poste di fronte
a scelte importanti, insoddisfatte delle proprie vite.
L’interpretazione che colpisce maggiormente è senz’altro quella di
Nicole Kidman, che guadagna l’Oscar e il Golden
Globe – ma tutte e tre le protagoniste ottengono l’Orso d’Oro al
Festival di Berlino. Nel 2004,
un tuffo nel genere fantastico, con la partecipazione a Lemony
Snicket – Una serie di sfortunati eventi, favola
dalle atmosfere oscure per la regia di Brad Silberling.
Due anni dopo a regalare a Meryl
l’ennesimo successo è la straordinaria abilità con cui impersona
l’arcigna e altera direttrice di un importante magazine di moda,
Miranda Priestley, in Il Diavolo veste
Prada alle prese con l’apprendistato, non solo
lavorativo, della giovane dipendente Andie Sachs/Anne Hathaway.
L’interpretazione merita un nuovo Golden Globe. Ma
non è questa l’unica commedia con la quale la Streep si cimenta
quell’anno. Se infatti nella prima parte della sua carriera ha
interpretato soprattutto ruoli drammatici, ha progressivamente
scoperto e coltivato, sempre con ottimi risultati, anche il lato
comico del suo talento. Così nel 2006 veste anche i panni di Liza,
psicanalista di Uma Thurman/Rafi, che cerca
l’amore e sembra trovarlo nel giovane David che però, guarda
caso, è il figlio di Liza. Ottima la sua interpretazione in questo
Prime, commedia brillante firmata Ben Younger. Nel 2007 Meryl torna
al dramma e ritrova Robert Redford, col quale non recitava dai
tempi de La mia Africa. In questo caso, però, l’attore è anche
regista e sceglie proprio la Streep e Tom Cruise
per affiancarlo in Leoni per agnelli, pellicola d’impegno, in cui
Redford fonde le storie di tre personaggi: il politico dalle forti
ambizioni, senatore Irving/Cruise, la giornalista in cerca di uno
scoop che lo intervisterà in esclusiva, Janine Roth/Streep, e un
professore, Stephen Malley/Redford che cerca di far cambiare idea a
un suo studente intenzionato ad abbandonare gli studi. A tenere
insieme e a far da sfondo alla storia c’è la guerra in Afghanistan.
Redford intende con questa pellicola scuotere le coscienze e
richiamarle all’impegno.
Ma Meryl non trascura neppure il
genere thriller, e partecipa all’esordio del regista sudafricano
Gavin Hood, Rendition – Detenzione illegale. Nello
stesso anno fa di nuovo ampiamente centro e mostra ottime doti di
cantante, ballerina e performer nella commedia musicale Mamma Mia!,
per la regia di Phyllida Lloyd, in cui dà corpo e
una straordinaria vitalità al personaggio di Donna, spensierata
figlia dei fiori negli anni ’60 e ora pragmatica padrona di un
piccolo hotel in un’isola greca, alle prese con l’imminente
matrimonio della figlia, e non solo. Lo stesso anno la vede anche
partecipare a Il dubbio, di John Patrick Shanley, che affronta il
delicato tema della pedofilia all’interno delle istituzioni
religiose (qui, in una scuola). Il film analizza in maniera
complessa la questione e va a fondo nel tratteggiare le psicologie
dei personaggi. Non solo quella del presunto pedofilo, Padre Flynn,
ma anche quella della direttrice: Sorella Aloysius, una perfetta
Meryl Streep.
L’attrice appare anche nel
documentario di John Walter Theatre of war, incentrato sullo
spettacolo Madre coraggio di Brecht, interpretata dalla Streep al
teatro all’aperto di Central Park a New York. Questo testimonia
come l’attrice non abbia mai abbandonato la sua passione degli
inizi: quella per il palcoscenico. Nora Ephron la vuole nel 2009
per un ruolo brillante nella commedia gastronomica Julie & Julia.
L’attrice è stavolta un’americana a Parigi negli anni ’50,
conquistata dalla cucina francese. La sua storia scorre in
parallelo con quella di una giovane americana dei nostri giorni,
anche lei alle prese coi fornelli. Ennesima prova magistrale e
meritato Golden Globe.
Ed eccoci all’attualità:
nelle sale italiane arriva dal 27 gennaio The Iron
Lady: un film che ha già fatto molto parlare di sé ed è
già valso a Meryl, sua protagonista, il Golden Globe come Miglior
Attrice drammatica. Una pellicola per la quale è tornata a farsi
dirigere da Phyllida Lloyd, con cui aveva condiviso la fortunata
esperienza di Mamma Mia! Una nuova sfida, forse una delle più
difficili della sua carriera: quella di vestire i panni, nonché
rendere la personalità e il temperamento forte, di Margaret
Thatcher, Primo Ministro inglese dal 1979 al 1990. Personaggio
discusso e anche criticato per alcune scelte politiche che
cambiarono, nel bene o nel male, il volto dell’Inghilterra. La
sfida è in parte già vinta, ma manca ancora il “boccone più
ghiotto”: di certo l’attrice sarà una delle protagoniste nella
corsa all’Oscar 2012.
Meryl Streep è
considerata come una delle attrici migliori del cinema
internazionale contemporaneo e moderno, piena di talento e con
mille doti che è sempre pronta a sfoderare. Di larghe vedute,
femminista e con gran coraggio, è una delle attrici di Hollywood
che alza spesso la voce per le giuste cause.
Versatile, capace di conquistare il
pubblico di quasiasi generazione, la Streep continua a farsi amare,
sia come attrice che come persona, da più di 40 anni, certi che
continuerà a farlo per almeno altri quaranta.
Ecco dieci cose che, forse, non
sapevate di Meryl Streep.
Meryl Streep: i suoi film
1. Voleva diventare
soprano. All’età di 12 anni la Streep incominciò a
prendere lezioni di canto, in quanto il suo desiderio era quello di
diventare soprano. Ha tuttavia smesso quattro anni dopo per
mancanza di vera passione. La recitazione non era minimamente nei
suoi piani fino a quando non ha preso parte alla recita scolastica
La signorina Julie, al Vassar College. Il suo professore
in seguito affermò “non penso che nessuno abbia insegnato a
Meryl a recitare. Se lo è insegnato dasola“. Dopo la
laurea, dunque, ha intrapreso la carriera di attrice.
2. Ha debuttato al cinema a
quasi trent’anni. Dopo essere stata rifiutata da
Dino De Laurentiis perché venne definita brutta
per partecipare al King Kong, nel 1977 debutta al cinema
con Giulia di Fred Zinnemann e l’anno
successivo comincia ad imporsi nel panorama cinematografico con
Il cacciatore di Michael Cimino,
recitando al fianco di Robert De Niro.
Nonostante Katharine Hepburn la definì come un
nulla di speciale, l’anno successivo vinse l’Oscar alla miglior
attrice non protagonista per Kramer contro Kramer.
4. Ha quattro
figli. Dopo essere stata fidanzata per un paio di anni con
John Cazale, suo co-protagonista in Il
cacciatore e poi tristemente morto nel marzo del 1978 a
causa di un cancro ai polmoni, nel settembre di quello stesso anno
la Streep ha sposato Don Gummer, uno scultore. I
due hanno poi avuto quattro figli, un maschio e tre femmine:
Henry (1979), di professione cantante
Mamie (1983), Grace (1986) e
Louisa, di professione modella (1991). Gummer e la
Streep sono poi noti per il loro fare donazioni ogni anno a
organizzazioni d’arte ed istituti scolastici, tra cui il Vassar
College, scuola in cui la stessa Streep studiò.
5. La recitazione come dote
di famiglia. Sia Mamie che Grace sono entrambe attrici di
un certo rilievo. Mamie, che è il nome d’arte di Mary
Willa, ha partecipato al film Heartburn – Affari di
cuore, per poi prendere parte a L’imbroglio – The
Hoax, mentre nel 2007 recita in Un amore senza tempo,
film nel quale interpreta lo stesso personaggio di sua madre, ma in
versione giovane. Ha recitato anche in Effetti Collaterali
(2013), Cake (2014),
The End of the Tour (2015)
e Dove eravamo rimasti (2015). Grace Jane
invece è apparsa in La casa degli spiriti (1993) e, dopo
il diploma in storia dell’arte e lingua italiana nel 2008, ha preso
parte a L’amore all’improvviso – Larry
Crowne e alle serie tv Zero Hour, American Horror
Story e The Newsroom. Dal 2016 è facente parte del
cast di Mr. Robot.
Meryl Streep e i suoi Oscar
6. Ha vinto 3
Oscar. Meryl Streep, nel corso della sua carriera, ha
vinto ben tre Oscar, arrivando solo seconda a Katharine Hepburn,
che ne vinse 4, e avendo tante statuette quante quelle di
Daniel Day Lewis, Jack Nicholson, Ingrid Bergman, Frances
McDormand e Walter Brennan. La Streep ha
vinto l’Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kramer
contro Kramer nel 1980, e due per La Miglior attrice
protagonista per La scelta di Sophie nel 1983 e The
Iron Lady nel 2012.
7. È stata nominata 21
volte. La Streep ha raggiunto il record di nomination
avute per un Oscar, raggiungendo quota 21. Togliendo dalla
classifica le nomination che le hanno poi fruttato le statuette, è
stata nominata per: Il cacciatore, La donna del tenente
francese, Silkwood, La mia Africa, Ironweed, Un grido nella notte,
Cartoline dall’inferno, I ponti di Madison County, La voce
dell’amore, La musica del cuore, Il ladro di orchidee, Il diavolo
veste Prada, Il dubbio, Julie & Julia, I segreti di Osage County,
Into the Woods, Florence Foster Jenkins e The
Post.
Meryl Streep e Tom Hanks
8. Tom Hanks e Meryl Streep
hanno lavorato insieme per The Post. Nel 2017 i due sono
entrati in trattative per partecipare al film di Steven Spielberg, che narra la
vicenda della pubblicazione di settemila pagine di diversi
documenti ritenuti top secret che rivelavano tutti i segreti sulla
guerra il Vietnam, pubblicati nel 1971 sul New York Times e sul
Washington Post. Un’inchiesta giornalistica, il racconto di
un’amicizia di affetto e stima tra uomo e donna e la storia della
prima donna editrice che si trova a valutare e decidere se
pubblicare i documenti.
9. Sono amici da
tempo. Prima di The Post, paradossalmente, i due
attori, tra i più iconici, noti e premiati della loro generazione,
non hanno mai recitato insieme. Si conoscono però da tempo e sono
amici di lunga data. Il merito della loro conoscenza è tutto di
Nora Ephron, grande amica di Hanks che ha diretto
l’attore in C’è posta per te e Insonnia d’amore.
I due attori, tuttavia, hanno proprio con The Post avuto
modo di frequentarsi per davvero, in quanto prima la loro era
un’amicizia grossomodo a distanza.
Meryl Streep: età e altezza
dell’attrice
10. Meryl Streep è nata il
22 giugno del 1949 a Summit, nel New Jersey, Stati Uniti.
L’attrice è alta complessivamente 1.68 metri.
Le protagoniste di Into the
Woods, Meryl Streep, Emily Blunt e
Anna Kendrick, ospiti di Ellen
DeGeneres, sono state immortalate dalla nota conduttrice
in un altro epico selfie dopo quello della passata edizione degli
Oscar, scattato dalla stessa DeGeneres, che ha riunito nella stessa
foto le più grandi stelle di Hollywood (tra cui la stessa Meryl
Streep).
Durante l’intervista, la
conduttrice ha parlato proprio del famigerato selfie da Oscar, che
in realtà non ha reso particolare giustizia all’attrice tre volte
premio Oscar. La DeGeneres ha detto:
“La verità è che volevo farmi
un selfie da sola con Meryl Streep, ma poi tutti si sono messi in
mezzo, e alla fine Meryl è venuta male”. Di tutta risposta, la
Streep ha commentato: “Lo so… Bradley Cooper, che maiale!”
(in riferimento al fatto che l’attore compare al centro dello
scatto).
Ellen e le sue ospiti ci hanno
dunque riprovato… e prima di ottenere un vero selfie (come dimostra
l’immagine in alto), Meryl, per gioco, è stata nuovamente tagliata
fuori.
Un biopic dedicato alla vita e alla
carriera di Meryl Streep potrebbe diventare un
progetto inevitabile. E se fosse Amy Schumer ad interpretare il tre
volte premio Oscar sul grande schermo? In una recente intervista
con l’Huffington Post è stato chiesto alla protagonista del
prossimo Florence Foster
Jenkins quale attrice potrebbe interpretarla in
un biopic dedicato alla sua vita. La risposta della Streep non si è
fatta attendere. Senza alcuna esitazione, ha detto:
“Amy Schumer“.
Una volta appresa la notizia, la
protagonista di Un disastro di ragazza ha
retwittato l’articolo con le dichiarazioni della celebre collega,
aggiungendo un “Porca p*****a” per enfatizzare tutto il suo stupore
in merito alle rivelazioni. Voi cosa ne pensate? Quale attrice
potrebbe interpretare Meryl Streep al cinema?
Prossimamente vedremo Meryl
Streep protagonista di Florence Foster
Jenkins per la regia di Stephen
Frears. Le riprese del film si sono svolte nel Regno
Unito. Nel film vediamo la Streep nei panni di Florence
Foster Jenkins con Grant nei panni del suo partner
St. Clair Bayfield.
Il film è la storia vera
dell’ereditiera di New York ossessionata dall’idea di diventare una
cantante d’opera. La sua voce che lei percepiva nella sua testa era
bellissima, ma per tutti gli altri era chiaramente orribile. Suo
“marito” e agente, St. Clair Bayfield, un aristocratico inglese che
faceva l’attore, era determinato a proteggre la sua amata Florence
dalla verità. Ma quando lei decise di dare un concerto pubblico a
Carnegie Hall nel 1944, lui seppe immediatamente che era di fronte
alla più grande sfida della sua vita.
Il film è diretto da
Stephen Frears su una sceneggiatura di
Nicholas Martin e nel cast vediamo anche
Simon Helberg, Rebecca Ferguson e Nina
Arianda. Il film uscirà nelle sale britanniche il prossimo
6 maggio, mentre negli Stati Uniti arriverà il 12 agosto.
Meryl Streep apparirà nella
quarta stagione di Only Murders in the
Building. Streep riprenderà il ruolo ricorrente di Loretta
Durkin, che ha esordito nella terza stagione della serie Hulu. Il
personaggio fa parte del cast dello spettacolo di Broadway che
dirige Oliver (Martin Short) e intreccia con lui
una relazione sentimentale.
I dettagli della trama della quarta
stagione sono tenuti nascosti, anche se è noto che la stagione
inizierà con il trio principale che farà un viaggio a Los Angeles
prima di tornare a New York. Martin, Hoffman, Short e Gomez sono
tutti produttori esecutivi della serie insieme a Dan
Fogelman e Jess Rosenthal.
Only Murders in the
Building ha dimostrato di essere molto popolare per
Hulu sia tra il pubblico che tra la critica. Lo spettacolo ha
ottenuto 29 nomination agli Emmy e quattro vittorie fino ad oggi.
La serie ha avuto il suo debutto in onda a gennaio, quando la ABC
ha trasmesso tutti i 10 episodi della terza stagione nel corso di
quattro settimane, durante le quali la serie ha raggiunto 11
milioni di spettatori lineari.
Only Murders in the
Building nasce dai co-creatori e scrittori Steve
Martin e John Hoffman (Grace and Frankie,
Looking). Martin e Hoffman sono i produttori esecutivi
insieme a Martin Short, Selena Gomez, il creatore di This
Is Us Dan Fogelman e Jess Rosenthal. La terza stagione
vede Charles, Oliver e Mabel (interpretati da Steve Martin,
Martin Short e Selena Gomez) indagare su
un omicidio dietro le quinte di uno spettacolo di Broadway. Ben
Glenroy (Paul Rudd) è una star di film d’azione di
Hollywood il cui debutto a Broadway viene interrotto da una morte
prematura. Aiutato dalla co-protagonista Loretta Durkin (Meryl
Streep), il trio si imbarca nel caso più difficile che
abbia mai affrontato, mentre il regista Oliver tenta disperatamente
di rimettere insieme il suo spettacolo. Su il sipario!
In occasione di un evento
tributo a William Shakespeare, l’attrice
Meryl Streep ha dato saggio di nuovo del suo
mimetismo e si è trasformata in… Donald Trump.
La tre volte premio Oscar è salita
sul palco del Delacorte Theater di New York insieme a
Christine Baranski e si è esibita sulle note del
duetto Brush up your Shakespeare, tratto
dal musical Kiss Me, Kate di Cole
Porter.
Dal canto suo, la
Baranski ha imitato Hillary
Clinton, candidata democratica, per rispondere al
candidato repubblicano impersonato dalla Streep. La risposta del
pubblico è stata entusiasta e fragorosa con risate durante la
performance in cui la star ha compiuto un’incredibile parodia del
politico e cantato frasi come “Non capisco perché tutte le
donne mi dicano di no“.
Sarà
l’attrice premio Oscar Meryl Streep
ad interpretareMaria
Callas nel film
televisivo Master
Class.Ad annunciarlo è il The
Hollywood Reporter che conferma il progetto della HBO.
Master Class è l’adattamento televisivo
dell’omonimo spettacolo teatrale scritto da Terrence
McNally. Anche la regia è stata affidata ad un importante
regista come Mike Nichols.
Master
Class racconterà l’esperienza della cantante che, nel
1971, ha insegnato agli studenti della prestigiosa scuola di arte
Julliard a New York.
Maria
Callas, nome d’arte di Anna Maria Cecilia
Sophia Kalogeropoulou (greco: Άννα Μαρία Καικιλία Σοφία
Καλογεροπούλου; New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), è
stata un soprano greco, in possesso della
nazionalità statunitense e
naturalizzata italiana fino al 1966, quando rinunciò
ad entrambe per ottenere quella greca.
Nata a New
York da genitori greci, Callas studiò
ad Atene dal 1939 al 1945, intraprendendo
la carriera internazionale dai tardi anni
quaranta agli anni sessanta.
La Sony Pictures
ha rilasciato il primo trailer di Ricki and the
Flashcon una Meryl Streep
tutta rock. Nel film la pluripremiata attrice interpreta una
musicista che ha abbandonato la sua famiglia quando era
giovane, per cercare la fama in California. Anni dopo torna a casa
e tenta di riappropriarsi del suo ruolo di madre.
Nel cast figurano anche
Kevin Kline come ex marito di Ricki, Mamie
Gummer, figlia della Streep nella vita
reale e per l’occasione anche nel film, e Rick
Springfield, che interpreta un membro dei Flash innamorato
di Ricki. Con il regista premio OscarJonathan Demme al timone, una sceneggiatura
firmata dalla brillante Diablo Cody (premio
Oscar per Juno), e
Meryl Streep come protagonista, questo film ha un
livello di pedigree alquanto elevato.
Nei cinema americani
Ricki and the Flash arriverà 7 agosto
mentre in Italia dovremo aspettare il 10 settembre. Nel
mentre però gustiamoci il trailer:
La Warner Bros. Entertainment
Italia ha diffuso la prima immagini ufficiali di Meryl
Streep in Ricki and the
Flash, il nuovo film di Jonathan
Demme, pellicola che arriverà al cinema il 10 settembre
2015.
In Ricki and the
Flash,Meryl Streep è Ricki, una
rockstar che dopo aver dato tutto per realizzare il sogno di
diventare una celebrità del rock&roll, decide di ritornare a
casa per recuperare il rapporto con la sua famiglia. Ad
interpretare la figlia della popolare chitarrista sarà Mamie
Gummer, figlia di Meryl Streep anche nella realtà.
Nel cast Rick Springfield nei panni del fidanzato di Ricki e
Kevin Kline nel ruolo del suo ex marito.
Scritto da Diablo Cody e diretto da Jonathan Demme, Ricki and
the Flash sarà al cinema dal 10 settembre, distribuito da Warner
Bros. Entertainment Italia.
Pensare a un ruolo poco
riuscito di Meryl Streep è molto difficile. la
grande attice americana ci ha abituati negli anni all’eccellenza e
sembra davvero strano che, lei stessa, possa non essere soddisfatta
delle sue straordinarie performance. Eppure sembra che non tutti i
suoi film l’abbiano appagata. Durante il The Graham Norton
Show, dove la Streep era ospite con Hugh
Grant per la promozione del biopic Florence Foster Jenkins,
l’attrice ha dichairato di non essere affatto soddisfatta della sua
interpretazione in La donna del tenente
francese:
“La struttura del film era
veramente artificiale, perché io ero l’attrice che interpretava La
Donna del Tenente Francese, e allo stesso tempo ero una attrice
americana che interpretava una donna inglese. […] Ero giovane
all’epoca, abbastanza nuova di questo mestiere, e non mi sembrava
di “vivere” abbastanza quel personaggio. A tutti noi capita di
renderci conto che avremmo potuto fare molto meglio… dopo aver
finito.”
E voi siete d’accordo? Qual è la
performance di Meryl Streep che meno vi è piaciuta
nel corso degli anni?
Meryl Streep sarà
presidente di Giuria per il prossimo Festival di Berlino 2016, la
sessantaseiesima edizione della manifestazione tedesca che assegna
l’Orso d’Oro.
Per la grande attrice sarà la prima
volta in una giuria di un Festival.
“Meryl Streep è una degli
artisti più creativi e miltisfaccettati del anorama mondiale. Per
sottolineare il nostro entusiasmo per il suo straordinario talento
l’abbiamo premiata nel 2012 con l’Orso d’Oro alla carriera. Sono
molto felice che adesso lei ritorni a Berlino e con la sua
esperienza artistica occupi il posto di leader della Giuria
Internazionale”, questa la dichiarazione del direttore della
Berlinale Dieter Kosslick.
Va a Meryl Streep l’Orso d’Oro alla Carriera
nell’edizione 2012 del Festival di Berlino. L’attrice detiene ad
oggi il record per il maggior numero di Nominations agli
Oscar (ben 16),
Una standing ovation ha accolto
Meryl Streep sul palco del Festival
di Cannes 2024, dove ha ritirato la sua
Palma d’Oro onoraria. La tre volte vincitrice dell’Oscar era
sopraffatta dall’emozione e ha fatto finta di scendere dal palco e
alla fine ha iniziato a ballare tra gli applausi.
La star francese Juliette
Binoche, anche lei emozionata, ha consegnato il premio
alla Streep. Binoche ha definito la Streep “un trailer
internazionale” elencando molti dei ruoli più amati della Streep,
da “La scelta di Sophie” a “Julie
eJulia”. Binoche ha poi aggiunto: “Hai cambiato il
modo in cui guardiamo il cinema”. Nel suo discorso, la Streep
ha ringraziato Cannes per averla accolta di nuovo dopo 35 anni
dalla sua ultima partecipazione all’evento nel film “Evil
Angels” del 1989. Ha detto che guardare le clip della sua
carriera è stato “come guardare fuori dal finestrino di un
treno ad alta velocità, guardare la mia giovinezza volare nella mia
mezza età proprio dove mi trovo stasera su questo palco. Così tanti
volti e così tanti posti che ricordo.”
La Streep ha detto che l’ultima
volta che è stata a Cannes, “Ero già madre di tre figli, stavo
per compiere 40 anni e pensavo che la mia carriera fosse finita”.
“Non era un’aspettativa irrealistica per le attrici in quel
momento”, ha detto. “E l’unica ragione per cui sono qui
stasera e perché la mia carriera è continuato grazie degli artisti
di grande talento con cui ho lavorato… Sono così grata che voi non
vi siate stufati della mia faccia e non siate scesi dal treno. Mia
madre, che di solito ha ragione su tutto, mi disse: “Meryl, tesoro
mio, vedrai”. Va tutto così in fretta. Così veloce.’ E così è
stato, ed è così. Tranne il mio discorso, che è troppo
lungo”.
Iconica e prolifica, Meryl Streep ha ricevuto il record di 21
nomination agli Oscar nel corso dei suoi quasi cinquant’anni di
carriera e ne ha vinte tre, per le sue interpretazioni in
“Kramer vs. Kramer” (1980), “La scelta di
Sophie” (1983) e “The Iron Lady”
(2012).
Meryl Streep sarà l’ospite d’onore della
cerimonia di apertura del 77° Festival
di Cannes che si svolgerà sul palco del Grand Théâtre
Lumière martedì 14 maggio. Figura celebre del cinema, l’attrice
americana darà il via la prossima edizione che si concluderà sabato
25 maggio con la consegna dei premi da parte della Presidente della
Giuria, Greta Gerwig.
Dopo Jeanne Moreau, Marco
Bellocchio, Catherine Deneuve, Jean-Pierre Léaud, Jane Fonda, Agnès
Varda, Forest Whitaker e Jodie Foster, Meryl
Streep riceverà la Palma d’oro onoraria del Festival. 35
anni dopo aver vinto il premio come migliore attrice per
Evil Angels, la sua unica apparizione a Cannes
fino ad oggi, Meryl Streep farà il suo tanto atteso
ritorno sulla Croisette.
“Sono immensamente onorata di
ricevere la notizia di questo prestigioso premio. Vincere un premio
a Cannes, per la comunità internazionale degli artisti, ha sempre
rappresentato il traguardo più alto nell’arte del cinema. Stare
all’ombra di coloro che sono stati precedentemente onorati mi rende
umile e emozionata in egual misura. Non vedo l’ora di venire in
Francia per ringraziare tutti di persona questo maggio!” Ha
affermato Meryl Streep.
“Abbiamo tutti qualcosa in noi
di Meryl Streep!”Iris Knobloch e
Thierry Frémaux hanno detto: “Abbiamo tutti
qualcosa in noi di Kramer contro Kramer, La scelta di Sophie, La
mia Africa, I ponti di Madison County, Il diavolo veste Prada e
Mamma Mia perché ha attraversato quasi 50 anni di cinema e ha
incarnato innumerevoli capolavori, Meryl Streep fa parte del nostro
immaginario collettivo, del nostro condiviso amore per il
cinema.”
TriStar Productions ha annunciato
oggi che Meryl Streep sarà la protagonista del
film Ricky and the
Flash, la nuova commedia drammatica del regista
Jonathan Demme, da una sceneggiatura di
Diablo Cody. A produrre il film saranno
Marc Plat e Mason Novick.
Il film racconta la storia
divertente di una donna che ha abbandonato la sua famiglia per
inseguire il sogno di diventare una famosa rockstar, ma ora che la
sua carriera è finita, torna dai figli per cercare di rimettere a
posto le cose ed aiutare uno di loro nell’affrontare il divorzio
dalla compagna. Un ruolo inedito per l’attrice che detiene il
maggior numero di nominations agli Oscar ma che sicuramente saprà
interpretare benissimo visti i tanti ruoli “musicali” ai quali ha
prestato il suo talento come Mamma Mia e
il prossimo film di Rob MarshallInto
the Woods.
A proposito del film il presidente
della TriStar Productions, Tom Rothman ha detto:
“Ci sentiamo molto fortunati per essere stati scelti da tutti
questi importanti cineasti. Aspiriamo ad essere i migliori roadies
di sempre. Ho avuto la fortuna di lavorare personalmente con
ciascuno dei Fab Four coinvolti nel progetto e conosco bene il loro
talento. Questo è un grande giorno per la nostra azienda”.
Marc Platt ha
continuato: “Mason e io siamo entusiasti. Diablo e Meryl sono
due delle donne che ammiro di più e abbiamo la fortuna di
collaborare con loro. Ho già lavorato insieme Demme in una
produzione Tristar per Philadelphia, quindi il ritorno a casa in
studio è particolarmente dolce. Sono sicuro che Jonathan farà un
lavoro magistrale sul film e che saremo tutti in buone mani con Tom
Rothman e la sua squadra.”
Per il regista Jonathan
Demme una grande produzione dopo film indipendenti come
Rachel sta per sposarsi del 2008,
Enzo Avitabile Music Life e
Fear of falling visto in anteprima al
Festival del cinema di Roma. Per Diablo Cody,
diventata famosa con Juno, invece un
ritorno al ruolo di
sceneggiatrice, dopo
l’esperienza non esaltante dietro la macchina da presa con
Paradise.
Le riprese del film inizieranno in
autunno, il tempo necessario a Meryl Streep per
entrare in confidenza con la chitarra.
Il prossimo film di Phillip
Noyce, The Giver, comincerà la
fase di riprese ad Ottobre in Sud Africa, e adesso arriva la
conferma che Meryl Streep si è aggiunta al cast.
L’attrice tre volte premio Oscar si unirà a Jeff
Bridges e Brenton Thwaites, per
partecipare all’adattamento cinematografico del romanzo sci-fi
pubblicato nel 1993 scritto da Lois Lowry.
Ecco la trama del romanzo:
Ambientato in una società del
futuro prossimo, dove sono state annullate le differenze
individuali, la percezione del dolore, la passione e i sentimenti
più profondi, il libro racconta un anno di vita di Jonas, dodicenne
ambizioso. Nella Comunità non ci sono scelte, colori, piaceri,
amore, emozioni, e persino il tempo atmosferico è sempre lo stesso.
Non puoi sceglierti il lavoro, il consorte, la famiglia. Nella
“Cerimonia dei Dodici”, ai 12enni viene assegnato il lavoro che
avrebbero dovuto svolgere per il resto della loro vita. Jonas, in
questa cerimonia, viene insignito del compito di ricevere le
Memorie dell’Umanità. Egli raccoglie i ricordi dal “Giver” provando
sulla propria pelle tutte quelle sensazioni che nessun altro membro
della comunità conoscerà mai: scopre i colori, il significato
dell’amore, del dolore, della frustrazione, e scopre il terribile
segreto della Società in cui vive. Si rende conto quindi che la
strada verso la conoscenza è un cammino senza ritorno.
Meryl Streep interpreterà il ruolo
di uno dei capi della società.
Arriva dall’account TikTok di
Selena Gomez la notizia che Meryl
Streep sarà la nuova guest star di Only Murders in
the Building 3. Il video conferma anche la presenza di
Paul Rudd, che aveva fatto la sua prima
apparizione nel finale della seconda stagione, mentre ovviamente
diamo il benvenuto al meraviglioso trio di protagonisti, con Gomez
insieme a Steve Martin e Martin
Short.
A SELENA NO SET DE ONLY MURDERS IN THE
BUILDING COM O PAUL RUDD E A MERYL STREEP pic.twitter.com/IGdATmDZ7N
La premio Oscar Meryl Streep sarebbe in trattative per
interpretare Aslan il Grande Leone nel film
su Le Cronache diNarnia di
Greta
Gerwig per Netlfix, come riportato da Deadline. Tuttavia, viene
riportato che non si sarebbe ancora arrivati alla fase
dell’offerta, per cui la conversazione a riguardo sarebbe ancora in
una fase preliminare. Nei romanzi, Aslan è il celebre leone
parlante che funge da guardiano di Narnia e da guida per i bambini
umani. Generalmente rappresentato come un maschio, Aslan è stato
creato dall’autore C.S. Lewis come allegoria di
Gesù.
Già Nexus Point News aveva riportato
il possibilme coinvolgimento di Meryl Streep e ha anche riferito che il film
adatterà il sesto romanzo della serie di Narnia, Il nipote del
mago, che cronologicamente si svolge per primo nella serie. Il
romanzo racconta l’origine di Narnia ed è incentrato su
Digory Kirke e Polly Plummer che
scoprono il mondo magico grazie alla magia dello zio di Digory. Il
sito riporta anche che Aslan sarà una donna nell’adattamento della
Gerwig. Questi dettagli sulla trama non sono tuttavia ancora stati
confermati ufficialmente.
Tutto quello che sappiamo su
Le Cronache di Narnia
Nel 2018 Netflix aveva
firmato un accordo pluriennale con la The C.S. Lewis
Company per poter sviluppare film e serie televisive
basati su tutti e sette i romanzi di Narnia. “È
meraviglioso sapere che le persone di tutto il mondo non vedono
l’ora di vedere di più su Narnia e che i progressi nella tecnologia
di produzione e distribuzione ci hanno permesso di far riprendere
vita alle avventure di Narnia portandole tutto il mondo“,
aveva dichiarato Douglas Gresham, figliastro di
Lewis. Ad ora sono stati annunciati solo i due film affidati a
Greta
Gerwig, ma gli accordi originali prevedono anche una serie televisiva,
quindi potrebbe esserci altro in serbo per il futuro.
La Gerwig ha poi sottolineato di
aver voluto fare i film di Narnia perché attratta dalla qualità
“euforicamente onirica” della scrittura di Lewis. “È
legato al folklore e alle storie di fate dell’Inghilterra, ma è una
combinazione di tradizioni diverse“, ha detto. “Da
bambino, accetti tutto: sei in questa terra di Narnia, ci sono i
fauni e poi arriva Babbo Natale. Non ti viene nemmeno in mente che
non sia schematico. Mi interessa abbracciare il paradosso dei mondi
creati da Lewis, perché è questo che li rende così
avvincenti”.
Al momento il progetto è ancora in
fase iniziale e i dettagli sono scarsi, ma sembra che il processo
di casting sia iniziato per cui nelle prossime settimane potrebbero
emergere i primi nomi di attori e attrici ufficialmente unitisi al
progetto. Al momento, sono stati riportati unicamente i nomi di
Charli XCX, Daniel Craig e Meryl Streep.