Boyhood è
probabilmente il suo film che lo ha fatto conoscere anche a un
pubblico generalista, la trilogia Before il suo
prodotto più originale che simboleggia il suo amore per la vita
quotidiana, ma sono tanti i progetti, brutti e belli, per i quali
si conosce (e si ama) Richard Linklater. Nel
documentario Richard Linklater: Dream Is Destiny,
presentato nella selezione ufficiale della Festa di Roma 2016, la
documentarista Karen Bernstein, e al fondatore di
The Austin Chronicle,
Louis Black, raccontano proprio questo: i
successi, gli insuccessi, le lotte e le ispirazioni del regista
che, per definizione, racconta “la vita” nella sua normalità.
Richard Linklater
è senza dubbio un personaggio che nelle sue scelte narrative è
sempre stato fedele al suo modo di vedere il mondo e i rapporti
umani. Il suo cinema “banale” riesce a raccontare anche i
personaggi più comuni con una luce intensa e approfondita, cosa che
ha reso la schiera dei suoi fan sempre più numerosa e i suoi
spettatori più coinvolti, emotivamente e personalmente, nelle sue
semplici storie.
Rimanendo fedele a questo tipo di
poetica cinematografica dell’oggetto del loro racconto, la
Bernstein e Black (che nel
documentario intervista lo stesso Linklater),
costruiscono un racconto lineare, anche cronologicamente parlando,
che riesce a raccontare l’essenza di Richard
Linklater nel suo complesso con la sua stessa onestà.
Richard Linklater: Dream Is
Destiny recensione
Il film è costruito con un
susseguirsi di immagini di repertorio, l’intervista che
Linklater ha registrato con Louis
Black e le testimonianze di attori e altri personaggi del
cinema che hanno lavorato con lui. Particolare spazio è dedicato
chiaramente a Ethan Hawke, che ha lavorato con lui,
co-sceneggiandoli, nei tre Before e in
Boyhood, l’opera più ambiziosa e complessa che
Linklater ci abbia mai regalato fino a oggi. Con Hawke ci sono
anche Julie Delpy, ovviamente, ma anche
Jonathan Demme, Jack Black e molti altri.
Gli scritti, gli schizzi, le
riflessioni che ogni giorno Richard lascia su
carta sono le radici che si innestano profonde nel suo modo di
lavorare e che costituiscono, ad un certo punto, il prossimo
progetto, la prossima storia che Linklater regista
affronta di petto, con la consueta onestà.
E se le testimonianze dirette di
Richard in persona, dei genitori, degli attori che
hanno lavorato con lui arricchiscono il quadro relativo alla sua
vita professionale, sono principalmente le immagini di repertorio
che aiutano a costruire un ritratto completo di un uomo fedele alle
sue passioni e ai suoi istinti, soprattutto asservito al suo modo
di raccontare la banalità della vita in tutta la sua complessa
quotidianità.
Meryl Streep ha
letteralmente stregato il pubblico dell’Auditorium Parco della
Musica in occasione dell’ottava giornata della
Festa del Cinema di Roma.
La più grande attrice vivente. Un
modello per tutte le giovani donne che decidono di intraprendere la
carriera d’attrice. Una donna dal fascino unico e inimitabile, che
ancora si sorprende di vedere una sala gremita per lei, in totale
visibilio.
Meryl
Streep regina del tappeto rosso alla Festa di Roma 2016
Arrivata nella capitale per
presentare il suo prossimo film, Florence Foster Jenkins (in
arrivo nelle sale italiane il prossimo 22 dicembre grazie a Lucky
Red), il tre volte premio Oscar è stata la protagonista di uno
degli ormai famosissimi Incontri Ravvicinati (Closer Encounters)
durante il quale, attraverso alcune clip tratte dai suoi film più
celebri e le domande di Antonio Monda, è
stata passata in rassegna una carriera straordinaria
fatta di ruoli femminili memorabili.
Una carriera che dura ormai da
quarant’anni (iniziata con ruoli già indimenticabili come quelli ne
Il Cacciatore di Michael Cimino e Kramer
contro Kramer di Robert Benson) e che non ha mai forgiato
il carattere e lo spirito di una professionista che ha davvero
lavorato con i più grandi registi del mondo: “Sono un’attrice
alla quale non si può insegnare nulla”, ammette fiera e
divertita la Streep. “Sono informabile. Amo i registi. Ho
lavorato davvero con i più grandi. Molti di loro non ci sono più,
purtroppo. Da ciascuno di loro ho imparato qualcosa.”
Eppure, nonostante una filmografia
che vanta più di 40 titoli (La Scelta di Sophie e
I Ponti di Madison County sicuramente tra i più
amati), ci sono ancora registi con i quali non ha avuto la
possibilità o la fortuna di lavorare: “Un regista con il quale
vorrei lavorare è senza alcun dubbio Martin Scorsese“, ammette.
Attiva sia al cinema, sia in
televisione che a teatro, durante l’incontro Meryl ha parlato a
360° del suo lavoro di attrice, rivelando quale delle tre forme
d’arte si addice di più ad un’instancabile professionista
come lei: “Adoro lavorare a teatro. Mi piace sentire il
respiro delle persone. Le loro risate, chiaramente se si tratta di
una pièce comica. Il cinema è diverso: la sua bellezza sta nel
fatto che anche il più piccolo dettaglio può trovare eco e
risonanza. E poi il cinema è fatto di moltissimi strati. È
un’arte a più livelli. Anche il teatro può darti la possibilità di
immergerti completamente e trovare la profondità che stavi
cercando, ma solo se prima hai stabilito una certa empatia con il
pubblico.”
Tre gli Oscar vinti nel corso della
sua carriera (è inoltre l’attrice che detiene il record per il più
alto numero di candidature ricevute – ben 19): l’ultimo in ordine
di tempo, nel 2012 per The Iron Lady. A proposito
di quell’esperienza e dell’aver interpretato Margaret
Thatcher, la Streep ha spiegato: “Quel personaggio era
chiaramente molto diverso da me. Eppure, credo che tutte le donne
si siano trovate nella loro vita a percepire un certo sdegno da
parte di chi non le riteneva idonee a ricoprire una determinata
posizione, soprattutto da parte degli uomini. La Thatcher è
entrata in un mondo che non era accogliente nei confronti di una
donna leader. E credo che le cose non siano poi cambiate così
tanto. Ad esempio, Hilary Clinton viene criticata perché parla a
voce troppo alta e per il fatto che è una donna attraente. Ecco,
questo avviene perché l’attenzione è focalizzata solo nei confronti
del modo in cui dice le cose e non su quell’importanza di quello
che effettivamente dice.”
L’incontro è stata anche l’occasione
per rivelare alcuni dettagli inediti a proposito della sua vita
personale, sempre in relazione alla sua carriera invidiabile.
Parlando infatti delle sue comprovate doti canore (che
la Streep ha avuto modo di sfoggiare in pellicole quali
Radio America, Mamma Mia!, Into the Woods e –
anche se in maniera diversa – nell’ultimo Florence), l’attrice ha
spiegato: “Non ho mai voluto fare la cantante. Ho sempre voluto
fare l’attrice. A 12 anni ho cantato in un musical scolastico il
brano O Holy Night. Qualcuno mi notò e suggerì ai miei genitori di
farmi prendere lezioni di canto. Così mia madre mi portò da un
insegnante di New York. Ho fatto lezioni per due anni, poi ho
smesso perché mi ero messa in testa di fare la
cheerleader.”
L’incontro si è poi concluso con una
personalissima riflessione sul nostro cinema. Silvana
Mangano e Anna Magnani sono le attrici
italiane che Meryl Streep ama di più: “Le ho conosciute in un
momento particolare del cinema americano quando non c’erano molti
ruoli davvero interessanti per le donne”, ha spiegato
l’attrice. “Vedevo i loro film all’università o nei piccoli
cinema. La cosa che subito mi colpì di loro fu il loro aspetto
esotico e il loro stile di vita provinciale. C’era nel modo di
essere e di recitare qualcosa di primoridale. Erano attrici pure,
un po’ come Alba Rohrwacher. Credo sia l’attrice
italiana può brava che abbiate oggi.”
Meryl
Streep all’Auditorium per la Festa di Roma 2016: le foto
Nella cornice della Festa di
Roma 2016 c’è spazio anche per il linguaggio, teso e
poetico, del wuxia tradizionale cinese: il genere più
famoso esportato dalla Tigre Asiatica torna a ruggire con
Sword Master 3D, film diretto da Tung –
Shing ‘Derek’ Yee e che trova il suo massimo punto di
forza soprattutto nell’uso rivoluzionario della tridimensionalità
applicata alla bellezza sfolgorante delle immagini artistiche.
Ispirato da una wuxia novel
(come suggerisce il nome, una graphic novel ad argomento
wuxia) di Gu Long pubblicata nel 1975 (ed
intitolata The Third Master’s Sword),
Derek Yee “coreografa” le vicende del Terzo
Maestro del Palazzo di Spade, ormai stanco della violenza
all’interno del mondo delle arti marziali, che decide di inscenare
la propria morte scappando e fingendosi un garzone all’interno di
una casa di tolleranza. Il suo acerrimo rivale Yan, un cavaliere
errante moribondo che ha deciso di vivere i suoi ultimi giorni in
solitudine e lontano da rancore ed odio, lo incontra in un povero
villaggio oppresso dal Padrone locale (membro di un’oscura setta di
reietti delle arti marziali) e lo prende come suo allievo,
insegnandogli tutti i suoi colpi segreti. Mentre i due uomini
affrontano un percorso – simile ma diverso – di crescita e
consapevolezza, la sposa del Terzo Maestro – Qiuidi – abbandonata
sull’altare progetta un piano sanguinario per stanare il suo (ex)
compagno e consumare, così, la propria vendetta.
Questa classica storia che segue il
tradizionale iter fiabesco/folkloristico/mitologico del
viaggio dell’eroe non trova il proprio punto di forza nella
sceneggiatura o nell’originalità: non arricchisce ulteriormente il
già ricco panorama del genere, nonostante la presenza come
produttore del regista Tsui Hark; i duelli fanno
procedere drammaturgicamente la pellicola, destreggiandosi con
maestria tra lunghi flashbacks e siparietti che rallentano il
ritmo, scalando le marce della tensione. La vera svolta è nell’uso
del 3D: già Hark ne aveva sperimentato il potenziale nei film della
serie di Detective Dee, ma stavolta sceglie con
fiducia di affidarsi alle sapienti mani di un altro regista per
raccontare una storia antica quanto le leggende della Cina stessa,
ma allo stesso tempo aggiornata al gusto di un pubblico sempre più
abituato alla spettacolarizzazione della scena e all’esperienza
totalizzante che continua, incessantemente, a cercare.
Un’esperienza simile a quella dei
concerti, dove ci si può lasciar avvolgere dal turbinio indistinto
delle emozioni suscitate dal “live”: qui in Sword Master
3D il concetto è ridimensionato, ma l’esito che si
vorrebbe mantenere è sempre lo stesso, ovvero stupire e
meravigliare il pubblico accorso in sala. Durante i duelli si
rimane sorpresi nel vedere e poter quasi percepire/toccare lame,
spade, pugnali, pericolose armi ninja che vengono scagliati contro
il nemico ma che sembrano colpire “noi”, gli spettatori, pronti a
sobbalzare nel buio della sala.
Joss Whedon non ha mai fatto mistero
della sua passione per il personaggio di Wonder
Woman e non ha mai nascosto l’intenzione di dirigere un
film tutto suo sull’eroina DC. Adesso che il film in questione è
stato prodotto dalla Warner Bros, con Gal
Gadot come protagonista e Patty Jenkins
alla regia, il regista ha dichiarato che spera davvero che il film
sia un successo.
“Voglio che sia un buon film.
Il trailer è stato magnifico. Probabilmente sarà deluso, io più di
ogni altro se non sarà un buon film, perché comincerò a pensare
cose del tipo ‘la mia versione però’… ma ci credo molto. Nel
trailer c’era lo scudo, e tutto il resto, e sono positivo, sarà
bello. Tutto sembra presagirlo.” E voi cosa vi aspettate
da Wonder Woman?
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Gal Gadot ha fatto
il suo esordio nei panni di Wonder Woman
in Batman v Superman Dawn of
Justice di Zack Snyder, al fianco di
Ben Affleck e Henry Cavill.
Trama: “Prima di diventare
l’eroina che tutti conosciamo, Wonder Woman era Diana, principessa
delle Amazzoni, addestrata per diventare una guerriera invincibile.
Cresciuta in una paradisiaca isola protetta, quando un pilota
americano, in seguito a un incidente, approda sulle sue rive e
annuncia un grandissimo conflitto che infuria nel mondo esterno,
Diana lascia la sua casa, convinta di poter fermare la minaccia.
Combattendo insieme all’uomo in una guerra che potrebbe mettere
fine a tutte le guerre, Diana scoprirà i suoi straordinari poteri
andando incontro al suo vero destino”.
Il film è prodotto
da Charles Roven, Zack Snyder
e Deborah Snyder, con Richard
Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller, Geoff Johns, Connie
Nielsen e Rebecca Roven come executive
producers.
Vi ricordiamo che il film è diretto
da Patty
Jenkins e vedrà protagonista Gal
Gadot affiancata da Chris Pine, Connie
Nielsen, Robin Wright, David Thewlis, Danny Huston,
Elena Anaya, Ewen BremnereSaïd
Taghmaoui. Il film arriverà al cinema il 23 giugno
2017.
L’account Twitter ufficiale del film sui Power
Rangers ha pubblicati i nuovi motion poster dei cinque
eroi di Angel Grove in cui possiamo dare uno
sguardo da vicino ai nuovi elmi che indosseranno Jason,
Trini, Zack, Billy e Kimberly nel film
diretto da Dean Israelite.
Jason, Trini, Zack, Billy e
Kimberly, ovvero, Austin St. John, Thuy Trang, Walter
Jones, David Yost e Amy Jo Johnson
avranno il volto di Dacre Montgomery
(Betrand The Terrible), Naomi
Scott (The Martian),
Ludi Lin (Marco Polo),
RJ Cyler (Me And Earl And The Dying
Girl) e Becky Gomez
(Empire). Elizabeth Banks sarà Rita Repulsa.
Bryan Cranston presta il suo volto a
Zordon.
Ecco la trama:
Power Rangers segue cinque ragazzi delle
superiori, piuttosto ordinari, che devono diventare qualcosa di
straordinario quando scoprono che la loro piccola città, Angel
Grove, insieme a tutto il mondo, è minacciata da una potenza
aliena. Scelti dal destino, i nostri eroi capiranno presto che sono
gli unici che possono salvare il pianeta. Ma per farlo, devono
imparare a gestire la loro vita di tutti i giorni con l’essere un
Power Ranger.
Durante un’intervista con Complex, Joss
Whedon ha di nuovo affrontato il fatidico argomento
Marvel vs DC. Il regista,
che ha lavorato con la Marvel prima con i fumetti e poi al cinema,
non ha mai nascosto il suo interesse, dall’altro lato, per la DC e
in particolare per il personaggio di Wonder
Woman.
Parlando della ‘rivalità’ tra le
due case di fumetti, Whedon ha dichiarato:
“Non ho visto Suicide Squad. Ho visto Batman v Superman. Ognuno
ha il suo metodo. Credo che la Marvel abbia raggiunto un successo
maggiore sistematicamente. La DC ha un approccio più
cinematografico, le loro cose hanno un aspetto straordinario, ma
credo che d’altro canto Kevin Feige sia un narratore eccellente.
Tiene molto alla coerenza, e credo che in ogni film aggiunga un po’
di personalità. L’hanno fatto con Ant-Man e lo faranno con Doctor
Strange, e in tv stanno realizzando cose magnifiche. Il lavoro di
Marvel-Netflix è straordinario. La decisione della DC di
tenere separati cinema e televisione, con attori diversi che
interpretano gli stessi personaggi contemporaneamente è davvero
interessante.”
Sicuramente l’approccio di
Whedon non è di ostilità, ma mette in gioco molti
fattori e dimostra di apprezzare il metodo creativo che per ora
vige alla Warner Bros, avendo specificato
l’efficacia visiva dei prodotti DC Films.
Dopo la prima immagine ufficiale di Amber
Heard nei panni di Mera, non avevamo avuto più
aggiornamenti su Aquaman, fino alle ultime
dichiarazioni di James Wan, regista del film, che
durante un’intervista a ET ha parlato del suo progetto con la Warner
Bros.
“Non voglio svelare troppo, ma
posso dire che lo spirito del film che sto cercando di realizzare è
quello di un classico ‘cappa e spada’, un’avventura action,
chiaramente ambientata in mare. È come se I predatori dell’arca
perduta incontrasse All’inseguimento della pietra verde.”
Parlando poi della presentazione del
personaggio di Aquaman (Jason Momoa) in Batman v Superman Dawn of
Justice e poi in Justice League, Wan si dice
completamente d’accordo con il lavoro fatto da Zack
Snyder: “Penso che Amber e Jason, nei loro momenti in
Justice League, saranno in grado di dare un assaggio di quello che
sarà poi il loro mondo e il loro tono nel film dedicato a loro. In
pratica gratteranno la superficie di quello che io intendo
fare.”
Aquaman sarà diretto da
James Wan (Insidious, L’evocazione The
Conjuring, Fast and Furious 7) e vedrà protagonista
Jason Momoa (Game of
Thrones). Con lui ci sarà Amber
Heard (Magic Mike XXL, The Danish
Girl) nei panni di Mera. Il cinecomic arriverà al
cinema nel 2018.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Will Beall (Gangster Squad).
Ecco una poetica versione in bianco
e nero del trailer di Logan. A realizzarlo è stato
Kyle
Crichton che ha pubblicato sul suo canale
Youtube il video, che potete vedere di
seguito:
https://www.youtube.com/watch?v=2NFJbNmhxeg
Considerando il tono del film che si
evince dal filmato e le varie foto pubblicate negli ultimi giorni
dal profilo Instagram del film, il bianco e nero sembra una scelta estetica
davvero indicata. Che ne pensate?
Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni
del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta
(se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel
personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti
Marvel al cinema, una sorta di
Robert Downey Jr per il corrispettivo
MCU, e potrebbe essere arrivato alla fine del suo coinvolgimento
nel franchise proprio con questo film.
Logan ha un’uscita
prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James
Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal e Patrick
Stewart.
Joss Whedon è
probabilmente il regista più amato dai fan dei cinecomics, avendo portato per la prima volta sul
grande schermo gli Avengers. Dopo Age of
Ultron, il regista ha apparentemente chiuso la sua
collaborazione con Marvel, per il momento, ma resta
sempre aperto a collaborare di nuovo con la casa delle idee e con
qualunque altro studio che gli offra la possibilità di portare
qualcosa di personale in un disegno più grande.
In particolare, Joss
Whedon ha dichiarato di non disdegnare affatto l’idea di
dirigere un film di un franchise importante come quello di
Star
Wars: “Credo sia una cosa divertente da fare, non
credete? Mettere qualcosa di personale al servizio di un disegno
più grande se ti permettono di aggiungere la tua interpretazione.
Non c’è niente di diverso da nessun’altro racconto. A volte bisogna
barcamenarsi, ma per esempio la Marvel mi ha fatto fare due film
che sono fondamentalmente miei. Per cui, farei un film su Bond? Si.
Anne Hathaway tornerebbe di nuovo a fare Catwoman? Perché no.
Voglio fare un film di Star Wars? Certo. Perché mai si dovrebbe
dire di no? Ho visto il trailer di Rogue One e ho pensato che
vorrei davero fare qualcosa del genere.”
Che i vertici della
LucasFilm siano in ascolto? Che ne pensate?
Joss Whedon rivela quale
Avengers sarebbe perfetto come
Presidente degli USA
Kevin Feige è
sicuramente una preziosa fonte di informazioni per quello che
riguarda la produzione dei filmMarvel, e l’atteso
Avengers Infinity War non fa eccezione.
Il boss dei Marvel
Studios ha infatti parlato di nuovo dei personaggi che vedremo
nel film che siglerà la fine della Fase 3 e ha
annunciato che potremmo vedere anche alcuni dei personaggi che
costituiscono la formazione degli Illuminati.
“Dunque, quello che è
interessante in merito agli Illuminati – ha dichiarato Feige –
è che alcuni personaggi della formazione interagiscono con
altri personaggi, quindi non so esattamente in che modo seguendo la
storyline, ma alcuni personaggi tra questi saranno visti sullo
schermo nel prossimo Avengers Infinity War.”
Gli Illuminati sono un gruppo
di personaggi dei fumetti, creato da Brian Michael
Bendis (testi) e Steve McNiven (disegni),
pubblicato dalla Marvel Comics. Considerando che la
formazione originale della squadra, composta da Namor, Iron
Man, Freccia Nera, Charles Xavier, Doctors Strange e
Reed Richards, fanno già parte del MCU, nons arebbe strano vederne alcuni all’opera
contro Thanos.
Avengers Infinity
War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018.
Christopher Markus e Stephen McFeely si
occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è
affidata a Anthony e Joe
Russo.
Il sito Event Cinemas ha svelato, anche se non in
maniera ufficiale, la durata complessiva di Rogue One A
Star
Wars Story, che arriverà al cinema il prossimo 14
dicembre. Il film diretto da Gareth Edwards
dovrebbe essere lungo 133 minuti, ovvero 2 ore e 13, il che lo
renderebbe cinque minuti più breve di Star Wars il
Risveglio della Forza. La durata sembra ragionevolmente
attendibile, anche se non si hanno ancora conferme ufficiali dalla
LucasFilm o dalla Disney.
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sithe
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Continua la produzione di
Black Panther in casa Marvel, e dopo avervi rivelato il titolo di lavorazione del
film di Ryan Coogler, arriva adesso via Variety una nuova informazione in merito al
casting del film.
Letitia Wright, che
vedremo in Ready Player One di
Steven Spielberg, è entrata a far parte del cast e
interpreterà Serita, un personaggio creato appositamente per il
film con protagonista Chadwick Boseman. Sembra
probabile che si tratti di un quarto membro del Dora
Milajea, il corpo di guardia personale di T’Challa.
Coogler scriverà e dirigerà
Black Panther che seguirà la storia di
T’Challa, il re guerriero di Wakanda, da dove era stata interrotta
in Captain America Civil
War. Non è ancora chiaro quali altri personaggi
parteciperanno alla storia, anche se sembra una buona possibilità
che nel film ci sia anche Ulysses Klaw, che ha esordito in
Avengers Age of Ultron con il volto di
Andy Serkis. Inoltre sembra ci possa essere spazio
anche per Everett Ross, visto sempre in Civil
War con il volto di Martin
Freeman.
Chadwick Boseman interpreta il
protagonista, T’Challa, già visto in Captain America
Civil War. Con lui ci sono Michael B. Jordan che interpreterà Erik Killmonger (un
villain nel materiale d’origine), il premio Oscar Lupita Nyong’o, che sarà Nakia, un ex
membro del Dora Milaje di Wakanda, ora agente del Killmonger, e
Danai Gurira nei panni di Okoye, un
membro del Dora Milaje, le donne che si allenano per diventare le
mogli del Re di Wakanda. Winston Duke sarà Man
Ape.
Black
Panther arriverà al cinema il 16 febbraio del
2018.
La giornata di giovedì 20 ottobre
alla Festa di Roma è stata tutta per Meryl
Streep, vera e propria leggenda internazionale che ha
portato alla manifestazione capitolina il suo ultimo film, Florence Foster Jenkins.
Di seguito gli scatti dal tappeto
rosso dell’Auditorium:
Sarà presentato oggi nella
selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma
2016, The Hollars, il film diretto
da John
Krasinski con protagonisti Anna Kendrick,
Mary Elizabeth Winstead, Sharlto Copley e Richard
Jenkins.
Festa di Roma 2016: The Hollars
diretto da John Krasinski
Trama The Hollars:
John Hollar è un artista di New York costretto a tornare nella
piccola città della provincia americana che ha lasciato da tempo,
nel momento in cui riceve la notizia della malattia di sua madre.
Dopo essere tornato nella casa in cui è cresciuto, John rimane
immediatamente coinvolto, suo malgrado, nei problemi della sua
famiglia disfunzionale, ritrova un vecchio rivale di quando era al
liceo e la sua ex fidanzata particolarmente esuberante, tutto
questo mentre la sua ragazza, a New York, sta per avere un bambino
e lui sta per diventare padre.
Sarà presentato oggi alla Festa del cinema di Roma 2016, 7
minuti, il nuovo film di Michele Placido
che vede protagonisti AMBRA
ANGIOLINI, CRISTIANA
CAPOTONDI, FIORELLA
MANNOIA, MARIA
NAZIONALE, VIOLANTE
PLACIDO, CLÉMENCE
POÉSY, SABINE TIMOTEO e
con OTTAVIA PICCOLO e ANNE
CONSIGNY.
7 minuti una
produzione Goldenart con Rai
Cinema arriverà al cinema dal 3 Novembre
2016.
Festa di Roma 2016: Michele Placido
con 7 minuti
7 MINUTI Da
una storia vera: I proprietari di un’azienda tessile italiana
cedono la maggioranza della proprietà a una multinazionale.
Sembra che non siano previsti
licenziamenti, operaie e impiegate possono tirare un sospiro di
sollievo. Ma c’è una piccola clausola nell’accordo che la nuova
proprietà vuole far firmare al Consiglio di fabbrica. Undici
donne dovranno decidere per sé e in rappresentanza di tutta la
fabbrica, se accettare la richiesta dell’azienda. A poco a
poco il dibattito si accende, ad emergere prima del voto finale
saranno le loro storie, fatte di speranza e ricordi. Un
caleidoscopio di vite diversissime e pulsanti, vite di donne,
madri, figlie.
Walt Disney
Pictures ha diffuso un nuovo contributo video
di Doctor Strange, l’attesissima nuovo film
Marvel Studios in uscita
il 26 ottobre che trascinerà il pubblico in un viaggio
pericoloso, misterioso e strabiliante.
Secondo il produttore Kevin
Feige“nell’Universo Cinematografico Marvel ci
sono numerosi film ambientati in contesti urbani: si tratta di
storie ‘a misura d’uomo’ per così dire. E poi c’è il livello
cosmico, che abbiamo esplorato in film
come Thor, Guardiani della Galassia e The
Avengers. Ma nei fumetti Marvel c’è anche un lato
soprannaturale molto importante, che non avevamo ancora esplorato
al cinema. Doctor Strange è il film ideale per entrare finalmente
in quel reame”.
Per realizzare un film che si
amalgamasse con il realismo dell’Universo Cinematografico Marvel,
il regista Scott Derrickson voleva assicurarsi di prendere molto
sul serio il lato scientifico delle dimensioni alternative,
rispettando le varie teorie scientifiche sugli universi
paralleli. “Il misticismo” spiega il
regista, “rifugge le nostre categorizzazioni e la nostra
abilità di comprendere attraverso la conoscenza, che è scientifica
e dimostrabile. Ai miei occhi, il misticismo non nega l’esistenza
della realtà: vuole semplicemente dirci che esiste una realtà
superiore che va oltre la nostra comprensione”.
Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios
arriva la storia del neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor
Stephen Strange, che viene derubato dell’uso delle sue preziose
mani a seguito di un terribile incidente d’auto. Quando la medicina
tradizionale lo tradisce, Strange decide di rivolgere le sue
speranze di guarigione altrove, verso un mistico ordine noto come
Kamar-Taj. Qui scoprirà che non si tratta solo di un centro di
guarigione, ma anche di un avanposto che combatte delle forze
oscure e sconosciute che vogliono distruggere la nostra realtà.
Strange dovrà quindi scegliere, armato di un nuovo potere e nuove
capacità, se tornare alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi
tutto alle spalle e ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Ad appena un anno di distanza dal
suo ultimo lungometraggio – un biopic dal titolo The
Program – il celebre regista de Le Relazioni
Pericolose,Stephen Frears, torna all’attacco
con Florence Foster Jenkins film liberamente
ispirato alla vita dell’omonima cantante d’opera.
La storia si svolge a New York nei
gloriosi anni venti. Florence (Meryl
Streep), è una ricca ereditiera, una donna bizzarra ed
eccentrica che, pur non avendo alcun tipo di talento musicale,
sogna di diventare una famosa cantante lirica. Convinta di poter
stregare il pubblico newyorkese con la sua voce non proprio
angelica, Florence tenterà la scalata al successo con l’aiuto del
marito St. Clair Bayfield (Hugh
Grant), un nobile inglese squattrinato nonché mediocre
attore teatrale, e del giovane pianista Cosmè McMoon (Simon
Helberg).
Stephen Frears ancora una
volta sceglie di raccontarci la storia di una donna eccezionale e
complessa nella sua diversità, con quella grazia e raffinatezza
caratteristiche del suo stile. Nonostante infatti la storia di
Florence fosse stata già proposta al cinema soltanto un anno fa da
Xavier Giannoli con il suo
Marguerite – film che conquistò pubblico e critica
al Festival di Venezia -, l’ultima fatica di Frears sembra
avere una marcia in più. Mentre il film di Giannoli è un vero e
proprio ‘one woman show’, Florence Foster Jenkins lascia
spazio di manovra anche agli altri personaggi; il ritratto della
protagonista si delinea anche e soprattutto grazie alla presenza di
una coppia di comprimari d’eccellenza come Hugh Grant, straordinario nella parte del
marito fedifrago e devoto allo stesso tempo, e Simon
Helberg – l’Howard Wolowitz di The Big Bang
Theory – che dà vita ad un personaggio a dir poco esilarante
dimostrando di essere pronto ad abbandonare il mondo delle sitcom
per spiccare il volo.
Si tratta quindi di una commedia
brillante ma non solo; a momenti di estrema comicità Frears
contrappongono infatti scene davvero drammatiche che creano uno
leggero squilibrio nella narrazione e rallentano in alcuni
punti il ritmo di un film che, per la maggior parte, corre spedito
e senza intoppi. A fare la differenza, oltre al magnifico impianto
estetico del film, è senza alcun dubbio la presenza di una
protagonista immensa ed ineguagliabile nella sua bravura. Dopo aver
visto infatti Meryl Streep cantare come un
usignolo in film come Mamma Mia!, Radio America e
il più recente Into The Woods, sorprende che la
stessa possa essere tanto convincente con una voce tanto sgraziata
e stonata.
Grazie quindi ai suoi
colori pastello, ai tessuti preziosi e scintillanti degli
eccentrici abiti della protagonista, alla sua accattivante
atmosfera così retrò, Florence Foster Jenkins è un film che incanta
e che riesce a placare la fame di bellezza dello spettatore.
Nonostante non sia il Frears migliore degli ultimi anni, questo
film è un irrinunciabile ‘pasticcino’ da festival al quale nessuno
saprà rinunciare.
Dopo aver visto confessarsi e
sfilare sul tappeto rosso star internazionali come
Tom Hanks,
Viggo Mortensen e
Oliver Stone oggi la Festa del Cinema di accoglie la
meravigliosa Meryl Streep, leggenda del
cinema.
L’attrice premio Oscar più premiata
al mondo, qui a Roma per l’anteprima italiana del film
Florence Foster Jenkins di Stephen
Frears, subito dopo la proiezione si è concessa ai
giornalisti in una lunga ed entusiasmante conferenza stampa. Ecco
il resoconto dell’incontro.
Si dice che solo chi canta
senza cuore può definirsi davvero senza talento; dopo essersi messa
alla prova con il difficile ruolo di Florence, come considera
questa affermazione?
“È un’affermazione davvero
interessante e che non avevo mai sentito. Penso che la utilizzerò
in futuro quando dovrò parlare di Florence [ride]. Per me il
talento è prima di tutto una questione di passione; tutto ciò che
facciamo perde d’importanza se non lo facciamo con amore.”
Nel corso della sua
carriera l’abbiamo vista affrontare ruoli sempre differenti e mai
facili. Questa volta come si è preparata per il personaggio di
Florence?
“Devo ammettere che è stato
molto difficile ed interessante lavorare su Florence. Non ho mai
avuto un ruolo come questo […] Quando ho iniziato a prepararmi per
affrontare questo nuovo personaggio, mi è subito venuto in mente un
episodio di cui avevo letto tempo fa e che riguardava il famoso
compositore statunitense George Gershwin; nonostante il suo
incredibile talento, spesso Gershwin suonava da solo in una sala
vuota, andando fuori tempo quasi come volesse stonare di proposito.
Ecco, questo mi ha fatto pensare immediatamente a Florence, alla
quale non importava cantare bene o meno ma lo faceva solo perché
era una cosa che la rendeva felice.”
Le elezioni presidenziali
americane sono ormai alle porte e tutti noi conosciamo bene le sue
opinioni a riguardo; c’è qualcosa che vorrebbe dire agli americani,
un messaggio che vorrebbe condividere, affinché votino per Hillary
Clinton o per Donald Trump?
“[ride] Devo dire che
onestamente non ne sento la necessità. Stanno entrambi facendo un
ottimo lavoro da soli, senza il mio aiuto, a difendere i propri
valori…soprattutto Trump [ride]. Penso che gli americani abbiano
ormai capito di che pasta è fatto e di quanto valga Hillary. Ora la
decisione spetta a loro.”
Nel film St. Clair –
interpretato da uno splendido Hugh Grant – protegge sua moglie
Florence dalle recensioni negative che continuano a pioverle
addosso. C’è mai stato un St. Clair nella sua vita che, per
risparmiarle un dolore, le ha tenuto nascoste delle recensioni non
proprio lusinghiere?
“[ride] Devo ammettere che non
leggo mai le recensioni. Senza offesa ma penso che il giornalismo
al giorno d’oggi sia avvelenato da una massiccia dose di criticismo
che spesso e volentieri si abbatte sulle donne soprattutto riguardo
l’aspetto estetico; si parla di come sia invecchiata una donna, di
quante rughe le siano comparse sul viso o di quanto sia ingrassata…
Preferisco evitare tutto questo, non mi interessa. Mi affido di
solito alle persone che mi amano e che amano ciò che faccio; il
loro parere per me conta più degli altri anche non è quasi mai
obiettivo [ride].”
Lei è ormai considerata una
leggenda del cinema, un’attrice alla quale le ragazze più giovani
si ispirano e che prendono ad esempio. Come si sente ad essere un
modello per le nuove generazioni di attrici?
“Mi sento davvero onorata ed
obbligata a dare il massimo in ogni cosa che faccio. Devo dire che
mi sento spesso sotto pressione, soprattutto il primo giorno di
lavoro, perché appena metto piede sul set sento immediatamente gli
occhi di tutti addosso. Le persone tendono a trattarmi come un mito
ma io sono una persona come le altre; voglio che, soprattutto al
lavoro, non ci siano muri tra me e i miei colleghi né tantomeno che
loro abbiamo paura di me [ride]. Anche io commetto errori; spesso
sul set capita che, nonostante le indicazioni dettagliate del
regista, io sbagli o mi dimentichi una battuta o che vada a destra
invece che a sinistra: solo in quel momento le persone cominciano a
rilassarsi.”
L’abbiamo vista spesso
cantare in film come Radio America e Mamma Mia! e sappiamo che ha
una bellissima voce. Con Florence invece si è dovuta confrontare
con una donna che è tutto fuorché intonata; in che modo si è
preparata?
“Sembra strano ma la
preparazione è stata lunga e molto complessa. Avevo un vocal coach
che mi seguiva e ricordo che, proprio mentre cercavo di capivo come
riuscire ad interpretare quelle bellissime arie in pieno stile
Florence, mi divertivo a provocare con i miei atteggiamenti il mio
bravissimo pianista russo che faceva di tutto per trattenersi e non
scoppiare a ridere.”
Ricordiamo tutti con quanto
vigore ha sostenuto, all’ultima edizione del Festival di Berlino,
il film italiano Fuocoammare di Gianfranco Rosi e sicuramente saprà
che sarà il candidato italiano nella categoria Miglior Film
Straniero ai prossimi Oscar. Forse non sa che la candidatura di
Rosi è stata accompagnata da una lunga polemica proprio
perché per molti il film sarebbe stato meglio nella categoria
documentario; continuerà a sostenere Fuocoammare agli
Academy?
“Oh ma certo! Sono molto
orgogliosa che il film di Rosi sia stato scelto per rappresentare
l’Italia agli Oscar e spero che l’Academy lo vorrà sostenere. È un
film assolutamente unico nel suo genere. Per noi americani spesso
le tragedie del mediterraneo sono solo numeri o statistiche lette
dai presentatori del tg della sera; vedere invece immagini di corpi
senza vita in acqua o il volto insanguinato di un bambino
terrorizzato scampato ad un bombardamento è qualcosa che colpisce
nel profondo. Tutti sappiamo riconoscere il male ma spesso non
riusciamo ad immaginarne gli effetti catastrofici. Fuocoammare è un
film importante che continuerò a sostenere.”
Nonostante la poca maturità
di Florence, che sembra quasi una bambina intrappolata nel corpo di
un’adulta, lei è riuscita a rendere il suo personaggio molto
complesso e a regalarci tutto un caleidoscopio di
emozioni.
“Prima di tutto grazie per il
complimento, lo apprezzo molto. È bello che sia riuscita a
trasmettere così tanto con un solo personaggio. Florence è una
donna molto più complessa di quanto si possa pensare; proprio come
una bambina riesce a strapparti un sorriso con un show
improvvisato, così anche l’ingenuità di Florence ti colpisce dritto
al cuore […] In lei ci sono ancora quell’incoscienza e quella
spontaneità che tutti noi, purtroppo o per fortuna, perdiamo
naturalmente crescendo.”
Per Florence l’arte, la
musica, è una vera e propria ragione di vita; per lei cosa vuol
dire fare cinema?
“È lo stesso per me. Quando
recito mi sembra sempre la prima volta, provo le stesse sensazioni,
lo stesso brivido del primo giorno. Il mio entusiasmo non svanisce
con il passare del tempo e ogni ruolo riceve le stesse attenzioni;
ogni personaggio va difeso e curato perché ognuno merita il suo
posto nel mondo.”
Per lei recitare è un po’
come nascondersi in un personaggio oppure sente in qualche modo di
prevaricarlo?
“Alcuni dei registi con i quali
ho lavorato potrebbero dire che io in effetti l’abbia fatto [ride].
In realtà non ho mai voluto prevaricare i personaggi ma immergermi
completamente in essi: è una sorta di mio guilty pleasure [ride] È
qualcosa che ho sempre fatto già da piccola quando mi divertivo a
fingere di essere mia nonna; voler essere qualcun altro è un
privilegio che viene concesso a noi attori al quale non potrei mai
rinunciare. È terribilmente egoista, lo so [ride].”
Nel film di Stephen Frears
si parla tanto dell’amicizia di Florence con Arturo Toscanini, noto
direttore d’orchestra italiano; cosa le piace
dell’Italia?
“[parla in italiano] Ooohhh amo
tutti! In America tutti vogliono essere italiani [ride].”
C’è qualche attrice giovane
oggi che pensa possa essere in un certo senso la sua erede e che
possa fare una carriera simile alla sua?
“In tanti anni di carriera
penso di aver infranto un bel po’ di tabù e di aver fatto strada
alle nuove generazioni. Anni fa quando un’attrice arrivava a
sessant’anni diventava inutile e nessuno sapeva cosa farle fare e
la sua carriera si spegneva lentamente. Adesso, anche grazie alla
televisione, le donne hanno molto più libertà e scelta.”
Il personaggio di Florence
vive in un’illusione per placare il suo dolore fisico e non solo.
Crede che questa possa essere una soluzione? E, ha mai pensato di
saper fare qualcosa che invece non le riusciva poi così tanto
bene?
“I film sono un’illusione.
Senza il cinema e i film voi non sareste qui con me. Tutti abbiamo
bisogno di illusione per vivere e per affrontare la vita quotidiana
senza sentire il costante desiderio di suicidarci [ride] Per quanto
riguarda la seconda parte della domanda, non mi viene in mente
niente di specifico ma ho dei figli che non perdono mai occasione
di ricordarmi cosa non riesco a fare [ride].”
Non so se lo sa ma esiste
un film francese, Marguerite di Xavier Giannoli, presentato l’anno
scorso al Festival del Cinema di Venezia, che racconta una storia
molto simile a quella di Florence Foster Jenkins. Volevo sapere se
ha mai visto questo film e cosa ne pensa.
“Ho sentito molto parlare di
Marguerite e sempre con toni entusiastici ma purtroppo non l’ho
ancora visto.”
Fritz Lang,
all’apice della sua carriera, dopo i grandi successi realizzati in
Germania, è in profonda crisi nel trovare la giusta ispirazione per
un nuovo film, che gli viene pressantemente richiesto dai suoi
produttori.
Nel suo vivere smodato e svogliato,
tra prostitute e abuso di droga, si imbatte sul giornale nella
notizia di un crudele assassino seriale a Düsseldorf. Decide così
di indagare e di costruire il suo nuovo film sulla vicenda,
abbandonando la grandiosità della messinscena e l’uso delle masse,
che lo avevano caratterizzato nelle sue opere precedenti, per
potersi liberamente dedicare alla psicologia di un singolo
personaggio, avvalendosi anche al supporto del sonoro.
L’indagare, vagando in uno stato di psicosi generale creata
dall’assassino e il confrontarsi con lui dopo l’ arresto, lo
porterà a una dolorosa riflessione nei confronti di se stesso.
Gordian Maugg getta in pasto al
pubblico un Lang molto diverso dalla logica mitizzazione che
solitamente avviene nei confronti delle figure di spicco di arte e
cultura. Con un duro e convincente bianco e nero, in un formato
quadratoide che richiama le vecchie pellicole, racconta senza
pudori e senza pietà i tormenti di un uomo famoso, egocentrico,
drogato, sadico, costretto a fare i conti con un passato duro e
violento. Lo vediamo in crisi con la moglie Thea, anche sua
sceneggiatrice, ma soprattutto alle prese con i tragici ricordi
della guerra, con le persone da lui uccise in Galizia e con la
ferita all’occhio che lo accompagnò per tutta la vita.
Il regista costruisce una sfrontata
indagine da parte di Fritz Lang sul mostro di
Düsseldorf, aiutata e permessa da un suo amico nella Polizia, dove
i fatti reali si mescolano con l’immaginazione e con la finzione
filmica. In questo sta tutta l’originalità e la destrezza di Maugg,
che riesce abilmente a costruire un insieme di sequenze in cui il
confine tra realtà e finzione viene continuamente spezzato con
sapienti irruzioni visive di personaggi ed elementi. Un azzeccato
uso di materiali di repertorio e di spezzoni di film dello stesso
Fritz Lang, in particolare M – Il Mostro
di Düsseldorf, diviene materia plasmabile nelle sue mani
rappresentando una scelta vincente. Gli interpreti sono convincenti
e perfettamente calati nei ruoli, supportati da una fotografia ben
calibrata, anche se forse scontata, per il suo richiamo duro e
tagliente, oltre al già citato bianco e nero, al cinema
espressionista tedesco.
Rimane solamente il dubbio di quanto
si sia spinta la mano sulla fantasia, forzando il reale svolgersi
degli eventi e giocando forse troppo sulla figura di Fritz
Lang.
Ecco le prime foto Meryl
Streep all’Auditorium dove presenta nella selezione
ufficiale della Festa del cinema di Roma 2016Florence Foster Jenkins, il film diretto da
Stephen Frears. Ecco tutte le foto:
[nggallery id=2966]
Florence Foster
Jenkins racconta la storia vera della cantante d’opera
Florence Foster Jenkins, diventata nota per le sue scarse abilità
canore.Meryl
Streep è la protagonista della pellicola, affiancata
da Hugh Grant, Simon Helberg, Nina Arianda e Rebecca Ferguson.
Le riprese del film si sono svolte
nel Regno Unito. Nel film vediamo la Streep nei panni di
Florence Foster Jenkins con Grant nei panni del
suo partner St. Clair Bayfield.
Il film è la storia
vera dell’ereditiera di New York ossessionata dall’idea di
diventare una cantante d’opera. La sua voce che lei percepiva nella
sua testa era bellissima, ma per tutti gli altri era chiaramente
orribile. Suo “marito” e agente, St. Clair Bayfield, un
aristocratico inglese che faceva l’attore, era determinato a
proteggre la sua amata Florence dalla verità. Ma quando lei decise
di dare un concerto pubblico a Carnegie Hall nel 1944, lui seppe
immediatamente che era di fronte alla più grande sfida della sua
vita.
Il film è diretto da Stephen
Frears su una sceneggiatura di Nicholas
Martin e nel cast vediamo anche Simon Helberg,
Rebecca Ferguson e Nina Arianda. Il film
uscirà nelle sale britanniche il prossimo 6 maggio, mentre negli
Stati Uniti arriverà il 12 agosto.
Il giovanissimo Kubo, scampato
grazie alla mamma alla furia del malvagio nonno, si guadagna da
vivere affascinando gli abitanti di un piccolo villaggio di
pescatori con il suo magico dono di dar vita a storie mirabolanti
facendole saltar fuori dagli origami animati al suono del suo
Shamisen. Il nonno ha rubato un occhio al piccolo Kubo quando era
appena nato e ora vorrebbe impossessarsi di quello rimasto, facendo
ricorso a tutte le sue arti malvagie e all’aiuto di due terribili
zie.
Che Laika sforni
capolavori non è certo una novità e le quattro candidature
all’Oscar sui quattro film finora realizzati lo conferma
pienamente. L’Oriente messo in scena in Kubo e la
spada magica da Travis Knight innamorato
perdutamente del Giappone dai tempi in cui seguiva il padre
(Proprietario di Nike) nei suoi viaggi di lavoro, è veramente
sorprendente per accuratezza di dettagli e per maestosità, nonché
per l’originale capacità di interpretazione grafica, che ci regala
un Giappone dei tempi dei samurai unico e convincente. I set,
costruiti realmente in teatro di posa, in scala 1:5, sono
stati poi ulteriormente moltiplicati ed estesi con sapienti
interventi di compositing digitale, rendendo le ambientazioni
fortemente spettacolari e soprattutto credibili.
I personaggi sono
meravigliosi e denotano un lungo studio per approdare alle felici
scelte definitive. Kubo, il protagonista, riesce letteralmente a
sfondare lo schermo, regalando una miriade di espressioni e di
emozioni da fare invidia al migliore degli attori in carne e ossa.
La riconoscibilità dei caratteri stilistici dei personaggi
rappresenta un altro punto di forza del progetto. Si capisce dai
primi fotogrammi che si tratta di un film con il marchio Laika, ormai sinonimo di qualità e
garanzia per una storia avvincente, mai banale, con contenuti
adatti a ogni età e soprattutto con le giuste tinte macabre, che
l’accompagnano dai tempi dello stupefacente
Coraline.
In Kubo e la spada
magica l’uso del digitale è massiccio, necessario per
supportare la grandiosità delle situazioni sceniche, ma anche
discreto e non prova mai a rubare la scena all’animazione a passo
uno, che rimane in tutta la sua riconoscibilità.
Le voci originali sono di grandi
attori del calibro di Charlize Theron, Art Parkinson,
Ralph Fiennes, George Takei,
Rooney Mara e Matthew McConaughey, e
di conseguenza anche l’impostazione fondamentale della recitazione
impartita ai burattini. Rimane quindi la paura per il doppiaggio
italiano, che come spesso avviene per i film d’animazione potrebbe
sminuire o male interpretare il grande lavoro di base fatto sulla
caratterizzazione dei personaggi.
La colonna sonora, piacevole,
funzionale alla narrazione e chiaramente dal sapore orientale, è
dell’italiano Dario Marianelli. Per i titoli di
coda la cantautrice e pianista Regina Spektor ha
realizzato una cover di “While My Guitar Gently Weeps”,
celebre brano dei Beatles, scritto da George
Harrison.
Travis Knight,
approdato finalmente alla regia dopo anni di lavoro come capo
animatore e produttore, ci regala un gioiello dell’animazione a
passo uno, un viaggio fantastico adatto a spettatori di ogni età.
Una festa per gli occhi, un turbine di colori, l’avventura di una
piccola armata di personaggi strabilianti immersi in
ambientazioni mozzafiato che si rifanno a un Giappone antico
e reinventato con intelligente fantasia. Il quarto film di casa
Laika Kubo e la Spada Magica rappresenta
l’ennesimo riuscito passo avanti nel perfezionamento di quella
particolare forma di animazione riportata non troppi anni fa alla
ribalta dal buon Tim Burton.
Il primo trailer di
Logan ci ha dato un assaggio di quello che sarà il
terzo film su Wolverine, con protagonista uno
Hugh Jackman invecchiato e alle prese con il tempo
che scorre inesorabile, anche per un mutante eternamente giovane
come quello che interpreta ormai da 16 anni.
Di seguito potete vedere qualche
screen ad alta risoluzione dal trailer stesso
in cui vediamo non solo Logan e l’annunciato
Xavier, ma anche una ragazzina che dovrebbe essere
X-23:
Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni
del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta
(se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel
personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti
Marvel al cinema, una sorta di
Robert Downey Jr per il corrispettivo
MCU, e potrebbe essere arrivato alla fine del suo coinvolgimento
nel franchise proprio con questo film.
Logan ha un’uscita
prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James
Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal e Patrick
Stewart.
Mentre il 26 ottobre 2016 è sempre
più vicino e l’uscita nelle nostre sale di Doctor
Strange si approssima, arrivano dagli Stati Uniti le prime
reazioni alla visione del film.
Quello che sembra un sentimento
condiviso dai più è che, lontano dai soliti sensazionalismi legati
a un nuovo film Marvel in uscita, questa
volta la casa delle idee abbia prodotto un film intelligente e
visivamente innovativo, che porta avanti l’aspetto estetico del
MCU e non solo storie e personaggi. Inoltre anche il
3D sembra essere stato sfruttato a pieno.
Steven Weintraub:
Doctor Strange è diverso da qualunque film di Marvel ed è per
questo che amo la Marvel. Continuano a a reinventarsi facendolo
sembrare semplice. La componente visiva è meravigliosa. Vale la
pena guardarlo in 3D. Ci sono due scene nei titoli di coda ed
entrambe anticipano il futuro…senza spoiler. Non è il miglior film
Marvel, ma è un fantastico adattamento di Doctor Strange con delle
sequenze che vi manderanno al tappeto.
Peter Sciretta: Le
scene d’azione di Doctor Strange rendono i quadri di MC Escher
perfettamente innocui. Cumberbatch è completamente immerso nel
personaggio, il film è più divertente di quanto mi aspettassi, un
richiamo alle storie in solitario in stile Iron Man.
Josh L. Spoockey:
Dico Sì alla Proposta di Legge della California 64 perché voglio
qualunque cosa si fumino alla Marvel, e la voglio subito. La magia
in Doctor Strange rende Harry Potter come un circolo di
prestigiatori. Tra le cose migliori, i personaggi del film sono il
più multidimensionali possibile. Lo sviluppo e la conclusione delle
storie sono architettate a dovere.
Erik Davis: È
decisamente il film Marvel più strano fino ad oggi, ma è selvaggio
e strano nei migliori modi possibili. Aspetto visivo da urlo,
storia ben inquadrata. Le scene d’azione sono incredibili,
ferocemente folli, frenetiche e nerd. Se c’è un punto debole, è
l’umorismo. Non si fonde bene come nel caso degli altri film
Marvel.
David Ehrlick:
Doctor Strange è colpevole di *tutti* i soliti problemi dei film
Marvel, ma Tilda Swinton e alcune sequenze impressionanti lo
rendono uno spettacolo meritevole di essere visto. Non pensavo che
l’avrei detto, ma finalmente abbiamo un film Marvel con una bella
colonna sonora. Che fortuna essere vivi per assistere a tutto
ciò.
Mike Ryan: Mi è
piaciuto. Il film più autonomo dall’UCM degli ultimi tempi. Mi è
quasi sembrato un reboot di Iron Man. Nel senso che sembra che quel
coglione ma affascinante Stephen Strange sia destinato a prendere
il posto di quel coglione ma affascinante Tony Stark. Strange e
Stark sono *quasi* lo stesso personaggio. Ha senso che scelgano una
star come Cumberbatch per entrare in gioco ora che Downey si
prepara a dire addio. Spero solo che un giorno impari a essere
semplicemente Doctor Normal.
Wolfman Bibbiani:
Non lo metterei nella top cinque dei film Marvel, ma Doctor Strange
è un film di grande intrattenimento con grandi idee, CGI da favola
e scene d’azione uniche.
Alex Welch: Doctor
Strange contiene alcune delle migliori scene d’azione in un film
Marvel. Ci sono solo problemi con l’umorismo e con il ritmo della
storia. Benedict È Doctor Strange, la sua performance tiene
incollati allo schermo per tutto il film. E poi anticipa qualcosa
di molto eccitante per l’Universo Marvel in arrivo. Ultima cosa: la
colonna sonora di Michael Giacchino è la migliore mai ascoltata in
un cinecomic della Casa delle Idee.
Jeff Cannata:
Ricordate quando Matrix vi ha fatto ricredere su cosa fosse
possibile mostrare nelle scene d’azione? Doctor Strange lo fa per 4
o 5 volte.
Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la
storia del neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen
Strange, che viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a
seguito di un terribile incidente d’auto. Quando la medicina
tradizionale lo tradisce, Strange decide di rivolgere le sue
speranze di guarigione altrove, verso un mistico ordine noto come
Kamar-Taj. Qui scoprirà che non si tratta solo di un centro di
guarigione, ma anche di un avanposto che combatte delle forze
oscure e sconosciute che vogliono distruggere la nostra realtà.
Strange dovrà quindi scegliere, armato di un nuovo potere e nuove
capacità, se tornare alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi
tutto alle spalle e ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Grazie ai contenuti speciali
presenti nell’edizione Home Video di Star
Wars Il Risveglio della Forza, veniamo a conoscenza di
un interessantissimo e inedito dettaglio sul film diretto da
JJ Abrams.
In un estratto dal commento audio al
film diffuso poche ore fa online, infatti, Abrams ha rivelato che
Ava DuVernay (regista dell’acclamato
Selma) ha avuto un ruolo fondamentale nella
preparazione della scena che vede duellare Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver). Nello specifico, si
tratta della sequenza in cui Rey si scaglia contro il maestro dei
Cavalieri di Ren, che venne girata durante un reshoot quando la
maggior parte delle riprese era ormai terminata.
Come spiegato dal regista, la
DuVernay gli consigliò di includere nella scena il momento in cui
Rey fa un respiro profondo, chiude gli occhi e senta la Forza
scorrere potente in lei. Un dettaglio che ha aggiunto ancora più
pathos al duello, specie dopo la scena in cui vediamo Rey impugnare
la spada di Luke richiamandola a sé proprio grazie alla Forza.
Star Wars Il Risveglio della Forza
è arrivato sul grande schermo il 16 dicembre 2015 con un cast che
include il ritorno di Harrison
Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony
Daniels, Peter Mayhew e Kenny
Baker
con le nuove aggiunte John
Boyega, Daisy
Ridley, Adam
Driver, Oscar
Isaac, Andy
Serkis, Domhnall
Gleeson, Lupita
Nyong’o, Gwendoline
Christiee Max
von Sydow.
Star Wars Episodio Il Risveglio della
Forza si svolge circa 30 anni dopo i fatti raccontati
in Episodio VI Il Ritorno dello
Jedi.
Dopo la distruzione della
seconda Morte Nera e la caduta dell’Impero, dalle ceneri di
quest’ultimo è nato il sinistro Primo Ordine, con a capo il Leader
Supremo Snoke e il suo braccio destro Kylo Ren. Oltre alla
Resistenza, sostenuta dalla Repubblica e guidata dal generale Leia
Organa, il pericolo numero uno del Primo Ordine è l’ultimo dei
cavalieri Jedi, Luke Skywalker, misteriosamente sparito da tempo. A
cercare Luke è anche sua sorella Leia che vede in lui l’unica
possibilità di ristabilire pace e giustizia nella galassia. Per
trovarlo, Leia ha inviato sul pianeta Jakku uno dei suoi più bravi
e coraggiosi piloti, Poe Dameron. La missione segreta di Poe è
quella di recuperare un indizio sul luogo in cui si trova
Luke…
Piuma di Roan
Johnson: E’ la storia di Ferro e Cate, due ragazzi come
tanti, ai giorni nostri. Una gravidanza inattesa e il mondo che
inizia ad andare contromano: la famiglia (quella accogliente e
“normale” del ribelle Ferro, quella sgangherata e fuori dagli
schemi della più assennata Cate), la scuola (i fatidici esami di
maturità), gli amici (che sì, li capiscono, ma devono partire per
il viaggio organizzato dopo gli esami), il lavoro (che non c’è).
Tra tentennamenti e salti nel buio, prese di responsabilità e bagni
di incoscienza, i due protagonisti attraverseranno i nove mesi più
emozionanti e complicati della loro vita, cercando di non perdere
la loro purezza e quello sguardo poetico che li rende così
speciali.
Cicogne in Missione di
Nicholas Stoller, Doug Sweetland: Le cicogne
portano i bambini… o almeno una volta era così. Adesso consegnano i
pacchi per Cornerstore.com, il gigante del commercio online.
Junior, il miglior impiegato dell’azienda, è sul punto di ricevere
una promozione quando per sbaglio attiva la Macchina
Fabbrica-Bambini, dando così vita a una bimba adorabile e
assolutamente non autorizzata. Nel disperato tentativo di
recapitare questo fagottino di problemi prima che il capo se ne
accorga, Junior e la sua amica Tulip, l’unica umana a Stork
Mountain, iniziano una corsa contro il tempo per portare a termine
la loro prima consegna, intraprendendo un viaggio frenetico e
rivelatore durante il quale più di una singola famiglia potrebbe
trovare la felicità e le cicogne potrebbero tornare a svolgere la
loro vera missione.
Jack Reacher 2: Punto di non
ritorno di Edward Zwick: Jack Reacher
(Tom Cruise) ritorna con il suo marchio di giustizia nel sequel
Jack Reacher: Punto di non ritorno. Susan Turner (Cobie Smulders),
maggiore dell’esercito che dirige la vecchia unità investigativa di
Reacher, viene arrestata con l’accusa di spionaggio e Reacher,
consapevole della sua innocenza, deve aiutarla ad uscire di
prigione e scoprire la verità dietro una grande cospirazione del
governo per proteggere i loro nomi e salvare le loro vite.
Fuggitivo dalla legge, Reacher scopre un potenziale segreto del suo
passato che potrebbe cambiare la sua vita per sempre.
American pastoral di
Ewan McGregor: Tratto dal libro capolavoro di
Philip Roth vincitore del Premio Pulitzer, American Pastoral è la
storia di Seymour Levov detto “lo Svedese”, un uomo che dalla vita
ha avuto tutto: bellezza, carriera, soldi, una moglie ex Miss New
Jersey e una bambina a lungo desiderata, ma il cui mondo pian piano
va in pezzi quando la figlia ormai adolescente compie un attacco
terroristico che provoca una vittima. Come è possibile che una
tragedia di questo tipo sia accaduta proprio allo Svedese, la
persona che per tutta la sua vita ha incarnato il Sogno Americano?
Dove ha sbagliato?
Io, Daniel Blake di
Ken Loach: Per la prima volta nella sua vita,
Daniel Blake, un falegname di New Castle di 59 anni, è costretto a
chiedere un sussidio statale in seguito a una grave crisi cardiaca.
Il suo medico gli ha proibito di lavorare, ma a causa di
incredibili incongruenze burocratiche si trova nell’assurda
condizione di dover comunque cercare lavoro – pena una severa
sanzione – mentre aspetta che venga approvata la sua richiesta di
indennità per malattia. Durante una delle sue visite regolari al
centro per l’impiego, Daniel incontra Katie, giovane madre single
di due figli piccoli che non riesce a trovare lavoro. Entrambi
stretti nella morsa delle aberrazioni amministrative della Gran
Bretagna di oggi, Daniel e Katie stringono un legame di amicizia
speciale, cercando come possono di aiutarsi e darsi coraggio mentre
tutto sembra beffardamente complicato.
Sappiamo ormai da diverso tempo
che Mackenzie Davis potrebbe
esserela favorita per interpretare il ruolo
di Domino nell’atteso Deadpool 2. Tuttavia
Collider ha reso nota la lista di attrici che sarebbero in lizza
per il ruolo, e a quanto pare la 20th Century Fox non avrebbe già
deciso per la Davis.
La fonte riporta che la
major ha già incontrato (o incontrerà a breve) per un provino
le seguenti attrici: Mary Elizabeth Winstead
(10 Cloverfield Lane, Scott Pilgrim vs. the World),
Lizzy Caplan (Now You See Me 2, Masters of
Sex), Sienna Miller (Burnt, American Sniper),
Sofia Boutella (Star Trek Beyond, Kingsman:
The Secret Service) Stephanie Sigman
(Narcos, Spectre) e Sylvia Hoeks
(Overspel, Blade Runner 2049).
A queste si aggiungerebbero
anche Mackenzie Davis (Halt and Catch Fire),
Ruby Rose (Orange Is the New Black), Eve Hewson
(The Knick) e Kelly Rohrbach (Baywatch).
La lista è davvero lunga, e
sicuramente nei prossimi giorni verranno svelati i nomi che
arriveranno realmente a contendersi la parte.
Deadpool ha
incassato 363 070 709 dollari in Nord America e 417 408 522 dollari
nel resto del mondo, per un totale mondiale di 780 479 231 dollari.
Deadpool è stato accolto generalmente bene dalla
critica, soprattutto grazie alla recitazione di Ryan Reynolds e
alla comicità pungente e ironica della sceneggiatura.
Negli Stati Uniti d’America,
Deadpool ha stabilito un nuovo record, diventando
il film vietato ai minori ad incassare di più ($132.4 milioni) nel
week-end d’apertura, per un esordio totale di $264.7 milioni,
dietro solo a Cinquanta sfumature di grigio
per quanto riguarda i film rated R.
A circa due mesi dalla scomparsa di
Gene Wilder,
indimenticabile interprete – tra gli altri – di Willy
Wonka e
la Fabbrica di Ciccolato, arriva la notizia che la Warner
Bros. è al lavoro su un prequel dedicato al personaggio nato
dalla penna di Roald Dahl.
Il film non sarà un nuovo
adattamento del romanzo uscito nel 1964 o del suo
seguito Il grande ascensore di cristallo, né
una storia di origini, ma racconterà bensì un’avventura vissuta da
Willy Wonka in età giovanile. Nel nuovo film non saranno neanche
presenti personaggi storici come Charlie
Bucket, che probabilmente appariranno in altri film se si
deciderà di dare il via ad un vero e proprio franchise. La nuova
pellicola Wonka sarà
prodotta da David Heyman (la saga di
Harry Potter), mentre la
sceneggiatura porterà la firma di Simon Rich.
La fabbrica di cioccolato è
tra i più famosi libri per ragazzi scritti da Roald Dahl. Il
racconto è ispirato alla giovinezza di Dahl: quando frequentava la
Repton School, la famosa ditta produttrice di cioccolato Cadbury
spediva ai collegiali delle scatole piene di nuovi tipi di dolci e
un foglietto per votare. I dolci preferiti venivano quindi immessi
nel mercato.
Da questa storia sono stati tratti
due film: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel
Stuart e La fabbrica di cioccolato di Tim Burton.
Sette film. Sette brevi sequenze per
riassumere l’incredibile carriera di David Mamet,“rockwriter” (se così possiamo definirlo con un
neologismo), un uomo che ha trasformato la scrittura (per il
cinema, la tv o il teatro) diventando a sua volta un personaggio in
grado di calamitare l’attenzione degli spettatori grazie al
magnetismo, l’ironia, la conversazione brillante e ad un
atteggiamento sempre all’insegna del politicamente scorretto.
Protagonista di un recente Incontro
Ravvicinato alla Festa di Roma
2016, ha ripercorso la propria carriera da autore e
regista tramite “sette pezzi facili”, commentandoli e arricchendoli
con aneddoti ad essi legati.
Le prime quattro clip erano tratte
da film che ha scritto e diretto: in ordine, ad aprire le danze è
stato Phil Spector. Riguardo a tale film
tv targato HBO e con protagonisti Al Pacino ed Helen
Mirren, Mamet ha approfondito il suo rapporto – da autore
– con il biopic e con la scrittura di un personaggio realmente
esistito: cosa lo rende affascinante ai suoi occhi?
Condannato per assassinio e ancora
in carcere, il film della HBO analizza il rapporto tra il noto
produttore discografico e il suo avvocato che non crede alla sua
colpevolezza: così, per il ruolo del primo la scelta era ricaduta
su Pacino che, come Mamet, non ha voluto approfondire il legame con
il “vero” Spector. Da sceneggiatore, il Premio Pulitzer ha
preferito solo intrattenere con il discografico un carteggio dal
carcere; da attore, invece, il premio Oscar ha preferito creare un
personaggio vicino allo Spector di quei tempi e lontano dall’ombra
di oggi. Per il ruolo dell’avvocato, invece, racconta Mamet come
incontrarono alcune difficoltà con il casting: la prima scelta fu
Bette Midler (costretta a rinunciare per problemi
di salute) così riuscirono a convincere la Mirren (chi si è
ritirata a vivere in Italia) persuadendola ad accettare.
La curiosità più grande che ha
spinto David Mamet ad approcciarsi ad un
personaggio realmente esistito è legata al suo potenziale: per
scrivere un biopic – confessa – non bisogna seguire qualche strana
poetica, bisogna limitarsi ad osservare: non ci sono delle
caratteristiche specifiche da seguire, l’importante è descrivere le
persone e catturare la fonte della nostra attenzione verso di
loro.
La seconda clip è tratta
dal film Spartan, che vede protagonisti
Val Kilmer e Kristen Bell, e il noto drammaturgo
ha riflettuto – ovviamente condendo il tutto con vari aneddoti
divertenti – il suo rapporto con alcuni attori: dalla Bell
conosciuta sul set del programma tv Funny or
Die e poi provinata e scelta per il suo film,
passando per Danny DeVito, suo grande amico,
anch’egli pronto a prestarsi a scherzi e situazioni imbarazzanti
d’ogni tipo nate sui set, fino a Gene Hackman:
protagonista accanto a DeVito di The
Heist, l’attore ha un carattere difficile che, però,
sembra aver messo da parte per lavorare con Mamet e godersi, nel
miglior modo possibile, l’esperienza sul set; e proprio
quest’ultimo film, The Heist, è il
protagonista della terza clip, ricca di adrenalina e tensione ma
povera di dialoghi. A tal proposito, viene rivolta a Mamet una
domanda provocatoria: preferisce ricoprire il ruolo di regista o di
sceneggiatore/drammaturgo?
Per il diretto interessato entrambi
sono interessanti: scrivere un dialogo è un’arte difficile nella
quale solo pochi riescono ad eccellere. Nel cinema, al contrario
che nella tv, è più importante ciò che viene mostrato piuttosto che
ciò che viene detto. Bisogna quindi imparare a procedere con una
scrittura per immagini piuttosto che a parole, come ha cercato di
fare anche lui con The Heist, che
rappresentava una vera sfida: non sapeva girare, figuriamoci un
film d’azione. Ma solo guardando i film di Sam
Peckinpah è risucito a trovare le risposte che cercava.
Creare un’inquadratura, immortalare un fotografa, non è solo un
onere del regista: il risultato finale si ottiene grazie
all’esperienza e alla bravura del direttore della fotografia e
degli attori, anche se la sfida più grande rimane sempre quella in
sala di montaggio, che si trasforma spesso in una vera e propria
corsa contro il tempo.
L’ultima clip da regista e
sceneggiatore mostra Hollywood, Vermont:
una commedia su Hollywood e i suoi meccanismi, che fa nascere una
domanda: in questo gioco di rimandi, quanto spazio è lasciato
all’improvvisazione degli attori e quanto alla scrittura?
Mamet, ridendo, risponde dicendo che
« Se sei un grande chef, non puoi dire ai camerieri che
servono ai tavoli di cambiare, a loro piacimento, le portate prima
di servirle» ovvero: nel suo modo unico e
politicamente scorretto, conferma che non si lascia mai niente al
caso e che il concetto di improvvisazione è abolito; del resto,
dopo cinquant’anni di cinema, teatro, tv e con attori importanti e
noti, nessuno si è mai concesso la libertà di improvvisare qualcosa
variando “sul tema”, anche perché scrivere è il suo mestiere, e non
il loro.
Sempre a proposito di ispirazioni e
modelli nel suo mestiere, viene chiesto al drammaturgo se è
vero che Harold Pinter è stato il suo punto di
riferimento a teatro: secondo David Mamet, la
drammaturgia non si può insegnare nelle scuole. Per studiarla,
bisogna partire da un’ottima fonte d’ispirazione: nel momento in
cui si scopre che qualcun altro, prima di noi, ha già fatto
qualcosa di molto buono, bisogna superarla subito (o, almeno,
provarci). Per tale motivo Pinter ha rappresentato, per lui, una
vera e propria guida.
Nella seconda parte si approfondisce
il Mamet “semplice” sceneggiatore, e il primo film della lista è
Gli Intoccabili di Brian De
Palma. Dopo aver confessato di aver scritto una
sceneggiatura su Malcom X circa 10-15 anni prima che Spike
Lee girasse il suo film, Mamet si perde nel flusso degli
aneddoti e dei ricordi: racconta del suo nuovo romanzo ambientati a
Chicago e con protagonisti numerosi gangsters, come pure di
Sean Connery e di quando “rischiò” di finire in un
film scritto dal drammaturgo e nel quale avrebbe dovuto recitare
anche il nostro Nino Manfredi: solo che alla fine
l’assistente dell’attore italiano chiese di poter apportare alcune
correzioni al personaggio di Manfredi, Mamet si rifiutò e, alla
fine, la collaborazione sfumò del tutto. Un piccolo appunto che il
drammaturgo/scrittore fa a De Palma, regista de
Gli Intoccabili, riguarda la
famosa scena della carrozzina “rubata” (palesemente) a S.
Ejzenstejn.
La penultima clip dà spazio ad una
delle sue sceneggiature ritenute un capolavoro: si tratta del film
Il Verdetto, diretto da Sidney
Lumet (suo grande amico) e che vede protagonista
Paul Newman nei panni di un avvocato e che, in un
primo momento, avrebbe dovuto/voluto scrivere la sceneggiatura del
film ispirandosi ad un vero fatto di cronaca accaduto in un
ospedale di Boston. Prima di quel film David Mamet
aveva realizzato ben 25 sceneggiature rifiutate, finché non scrisse
questa per un progetto che coinvolgeva – in un primo momento –
Lumet e l’attore Robert Redford mentre un’altra
persona doveva scrivere la sceneggiatura completa e definitiva. Ma
alla fine persero due pezzi fondamentali del puzzle e Lumet si
ritrovò in “cabina di regia”: così anche Mamet, suo amico, si
“imbarcò” nel progetto. Piccola curiosità: all’inizio il suo script
non prevedeva la presenza di un verdetto; ma alla fine ripensò alle
parole di Alfred Hitchcock (parafrasando: se si
ambienta un film a Parigi, bisogna mostrare prima o poi la Torre
Eiffel) e così lo inserì nello script definitivo.
L’ultimo film esemplificativo della
ricca carriera di Mamet non poteva non essere
Americani: oltre a raccontare che il
ruolo di Alec Baldwin è stato aggiunto
appositamente per lui e per il film (e quindi non era previsto
nella versione originale), evoca di nuovo le premesse che hanno
portato alla nascita di questo capolavoro della drammaturgia:
all’epoca lavorava a Chicago in un’agenzia immobiliare, e aveva
raccolto un ampio spaccato di una variegata umanità. Quando,
tempo dopo, si ritrovò ad insegnare recitazione nel Vermont, un
college propose di portare in scena una sua opera, e la scelta
ricadde su Americani (che nel frattempo
aveva scritto): così nacque questo capolavoro.
Un’ultima riflessione prima di
concludere l’incontro riguarda il rapporto tra il drammaturgo e la
politica, o almeno il “politicamente corretto”: ha cercato tutta
una vita di rincorrere il desiderio di liberarsi, definitivamente,
di questa convenzione sociale, anche a costo di mettersi nei
guai. Racconta che da ragazzo non aveva nessun talento, e rischiava
di passare il tempo rincorrendo lavori poco qualificati oppure
cacciandosi nei guai e finendo in prigione: a salvarlo è stata la
passione per la scrittura, prima di scoprire di riuscirci e di
avere anche un discreto successo. La vita gli ha insegnato che non
bisogna mai sfidare il Fato e che la Verità è fondamentale.
In fin dei conti la drammaturgia parla e crea la menzogna, il
disequilibrio; solo quando viene svelata la Verità allora si
ristabilisce uno status quo. Solo attraverso quest’ultima
ci si può veramente liberare, riconfermando il potere del teatro e
il suo ruolo sociale.
Il cast di Mary Poppins
Returns si arricchisce di un altro premio Oscar. Dopo
Meryl Streep, arriva da
Variety la notizia che anche Colin Firth
farà parte del cast dell’annunciato sequel del classico Disney
Mary Poppins con protagonista l’intramontabile
Julie Andrews. Nel film Firth interpreterà William
Weatherall Wilkins, presidente della Fidelity Fiduciary Bank che
conosciamo già grazie al film originale. Il cast comprende
già Emily Blunt, nel ruolo
che fu di Julie Andrews, Lin-Manuel
Miranda, creatore del musical di grandissimo
successo Hamilton, e il tre volte premio
Oscar Meryl Streep, che
interpreterà il ruolo della cugina Topsy. Ben Whishaw(Spectre, The
Zero Theorem, Paddington) interpreterà invece Michael
Banks da adulto, mentre Emily Mortimer
sarà Jane Banks adulta. Parliamo di un personaggio minore, che
nei libri di P.L. Travers conosciamo inizialmente col nome
di Topsy Tartlet. Dopo il matrimonio si chiamerà
invece Topsy Turvey. Il personaggio non era stato incluso nel
film Disney del 1964.
Il film arriverà in sala il 25
dicembre 2018 e racconta di Jane e Michael Banks oramai diventati
adulti che, dopo una grave perdita, accolgono in casa
Mary Poppins. Attraverso le sue doti
magiche, e con l’aiuto del suo amico Jack, Mary aiuterà la famiglia
a riscoprire la gioia e il senso di meraviglia che hanno
abbandonato le loro vite. La sceneggiatura sarà scritta da
David Magee; per quanto riguarda la colonna
sonora, importantissima per questo progetto, il candidato al
premio Oscar Marc Shaiman si occuperà della
composizione, mentre il vincitore del Tony Award Scott
Wittman scriverà nuove canzoni originali. A dirigere il
film è stato chiamato un esperto di musical, Rob
Marshall. L’ambientazione, che nel primo film era di poco
precedente alla Prima Guerra Mondiale, in questo film sarà quella
della Grande Depressione, mentre la storia sarà basata sulle storie
di Pamela Lyndon Travers su Mary Poppins e la
famiglia Banks.
È stato diffuso dalla 20th
Century Fox il primo trailer italiano di
Logan, terzo film con protagonista
Wolverine interpretato da Hugh
Jackman. Potete vederlo di seguito.
Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni
del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta
(se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel
personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti
Marvel al cinema, una sorta di
Robert Downey Jr per il corrispettivo
MCU, e potrebbe essere arrivato alla fine del suo coinvolgimento
nel franchise proprio con Logan.
Il filmha
un’uscita prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è
James Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal ePatrick
Stewart.