Amy Adams, classe 1974, si affaccia
al mondo del cinema letteralmente in punta di piedi. Nata in Italia
(precisamente a Vicenza) da genitori statunitensi, quando frequenta
ancora il liceo inizia a cantare nel coro scolastico e a prendere
lezioni di danza. Il suo sogno è diventare una ballerina classica, ma a causa di alcune
vicissitudine legate alla propria salute, decide di lasciar perdere
il ballo e dedicarsi anima e corpo alla recitazione. A Castle Rock
(in Colorado)Amy
Adams viene notata da un regista teatrale di Minneapolis
che la convince a trasferirsi nel Minnesota, dove ottiene il suo
primo ruolo cinematografico nella commedia nera del 1999
Bella da morire. Trasferitasi definitivamente a
Los Angeles, inizia una lunga gavetta televisiva che la porterà,
nel 2002, a conquistare il suo primo ruolo in una produzione di una
certa importanza, ossia in Prova a prendermi di
Steven Spielberg, accanto a
Leonardo DiCaprio e Tom
Hanks. Il passaggio dall’anonimato alla notorietà è
relativamente breve.
Amy Adams: la
principessa Disney che ha stragato Hollywood
Nel 2005 balza
all’attenzione della critica quando interpreta il ruolo di Ashley
Johnsten nella commedia drammatica indipendente
Junebug, ruolo per il quale riceve la sua prima
nomination agli Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista. La
vera svolta avviene però due anni dopo, grazie alla Walt Disney
Pictures, che la sceglie per il ruolo della principessa Giselle nel
film Come d’Incanto, una delle commedie
fantastiche sfornate dalla Casa di Topolino più amate degli ultimi
anni, non solo per la miriade di riferimenti al magico mondo della
Disney che fungono sia da parodia che da omaggio, ma anche e
soprattutto per la delicata e meravigliosa interpretazione di Amy,
che riesce a far breccia nel cuore del pubblico anche grazie
all’aiuto delle sue straordinarie doti canore e di canzoni divenute
ormai dei piccoli grandi classici della tradizione musicale
disneyana come “Happy Working” e “That’s How You Know”. Grazie al
ruolo nel film di Kevin Lima, in cui recita al fianco di Patrick
Dempsey, James Marsden e del premio Oscar Susan Sarandon, Amy
ottiene la sua prima nomination ai Golden Globe come Miglior
Attrice Protagonista (Musical/Comedy).
Pubblico e critica si sono
finalmente accorti all’unanimità del suo straordinario talento di
Amy Adams, che saggiamente riesce a non restare imprigionata nel
ruolo della “damsel in distress” per scegliere fin da subito ruoli
femminili forti e di spessore, dividendosi senza paura di etichette
o pregiudizi tra prodotti indipendenti, opere d’autore e pellicole
mainstream. Dopo l’esperienza al fianco di Emily Blunt nella commedia drammatica
Sunshine Cleaning, Amy si trova a lavorare per ben
due volte al fianco della più grande attrice vivente: stiamo
parlando del tre volte premio Oscar Meryl Streep, che divide lo
schermo con Amy ne Il Dubbio (2008) e in
Julie & Julia (2009). Due pellicole agli antipodi
(la prima è un dramma tratto dall’omonimo testo teatrale vincitore
del Premio Pulitzer di John Patrick Shanley, la seconda una
commedia incentrata sulla vita della cuoca e personaggio televisivo
Julia Child) che dimostra l’innata capacità della Adams di passare
con estrema disinvoltura da sceneggiature di ferro che richiedono
di confrontarsi con temi scottanti a prodotti d’intrattenimento più
leggeri e godibili. Grazie all’interpretazione di Sorella James ne
Il Dubbio, Amy conquista la sua seconda nomination agli
Oscar, sempre come Miglior Attrice Non Protagonista.
5 Nomination agli Oscar per
Amy Adams
Il 2010 segna ufficialmente l’anno
della svolta per la carriera di Amy Adams, che
inizia ad essere richiesta dai migliori registi in circolazione. In
quell’anno è tra i protagonisti del nuovo film che segna il ritorno
dietro la macchina da presa dell’acclamato regista David O. Russell
dopo ben 6 anni di assenza: la pellicola in questione è The
Fighter, l’appassionante cronistoria del pugile americano
di origine irlandese Micky Ward, in cui l’immagine di ragazza acqua
e sapone offerta dalla Adams fino al quel momento lascia il posto
ad uno dei ruoli più sporchi e tormentati – ma anche sexy se
vogliamo – della sua carriera. Grazie al personaggio di Charlene
Fleming ottiene la sua terza candidata agli Oscar (sempre come
Miglior Attrice Non Protagonista), questa volta vedendosi soffiare
via l’ambita statuetta dalla sua diretta concorrente Melissa Leo,
candidata nella medesima categoria per il medesimo film.
Due anni dopo interpreta il ruolo
che, per molto tempo, è forse considerato il suo più completo e
maturo. Diretta dal grandissimo Paul Thomas
Anderson, Amy Adams affianca
Joaquin Phoenix e il compianto Philip
Seymour Hoffman (con il quale aveva già lavorato ne Il
Dubbio) nel drammatico The Master,
un’autentica opera d’arte parzialmente ispirata al personaggio di
Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology; un viaggio
magnetico e potente nella psiche umana che si serve di uno dei più
migliori registi del nuovo cinema americano e di tre attori in
assoluto stato di grazia. Ancora un altro incredibile successo per
Amy e ancora un’altra nomination agli Oscar (sfortunatamente sempre
come Miglior Attrice Non Protagonista). Nello stesso anno
recita anche al fianco di Clint Eastwood e
Justin Timberlake del dramma sportivo Di
Nuovo in Gioco, che non riceve particolari consensi da
parte della critica, uscendo in sordina e passando quasi
inosservato al grande pubblico.
Amy Adams nel
mondo dei cinecomics
Il 2013 rappresenta un’altra annata
decisamente fortunata nella carriera di Amy Adams:
l’attrice cede al fascino ormai inarrestabile dei cinecomcs e
ottiene la sua prima candidatura agli Oscar come Miglior Attrice
Protagonista. Il regista Zack Snyder la sceglie per interpretare il
ruolo di Lois Lane, la giornalista del Daily Planet di Metropolis,
nonché interesse sentimentale di Clark Kent, ne L’Uomo
d’Acciaio, reboot cinematografico dedicato alle avventure
di Superman che dà ufficialmente
inizio al DC
Extended Universe, universo cinematografico condiviso ad opera
della Warner Bros., basato sui personaggi dei fumetti DC Comics.
Contemporaneamente, l’attrice rinnova il sodalizio artistico con
David O. Russell, che la sceglie nuovamente per il suo nuovo film,
American Hustle, affidandole questa volta il ruolo
della protagonista al fianco di Christian Bale (con il quale aveva
già condiviso il set in The Fighter), Bradley
Cooper, Jennifer Lawrence e
Jeremy Renner. L’interpretazione di Sydney Prosser
offre la possibilità ad Amy di regalare una performance fuori dalla
sua rispettiva media. Il risultato è folgorante, immediato e
concreto: l’attrice vince il suo primo Golden Globe come Miglior
Attrice Protagonista (Musical/Comedy) e riesce finalmente ad
ottenere la sua prima candidature all’Oscar come Miglior Attrice
Protagonista. Nel mezzo, ha anche la possibilità di recitare nel
meraviglioso Her di Spike Jonze,
una struggente storia d’amore travestita da melodramma di
fantascienza in cui torna a fare coppia con Joaquin
Phoenix dopo l’esperienza in The
Master.
Amy Adams lavora
ormai senza sosta, e nel 2014 è la protagonista del secondo film
biografico di Tim Burton (dopo Ed Wood), dal titolo
Big Eyes,
pellicola in cui l’attrice interpreta la celebre pittrice degli
anni ’50 e ’60 Margaret Keane, al fianco di Christoph Waltz, che
veste invece i panni del marito Walter Keane, ritenuto per anni il
vero autore delle opere della moglie che rivoluzionarono l’arte
americana. Il film non viene lodato dalla critica, ma grazie
all’interpretazione della Keane, Amy vince il suo secondo Golden
Globe come Miglior Attrice Protagonista (Musical/Comedy), venendo
però ingiustamente esclusa dalla cinquina degli Oscar 2015.
Dopo un anno di inattività (durante
il quale convoglia a nozze con l’attore e artista Darren Le
Gallo, conosciuto nel 2000 e dal quale, nel 2010, ha avuto
una figlia di nome Aviana Olea, in ricordo delle sue origini
italiane), il 2016 vede Amy Adams tornare
prepotentemente sugli schermi con ben tre progetti, due dei quali
particolarmente attesi. Oltre a riprendere il ruolo di Lois Lane in
Batman v Superman Dawn of
Justice (diretto ancora una volta da Zack
Snyder), l’attrice è la protagonista di due dei più attesi
film della stagione cinematografica in corso, che forse (e noi ce
lo auguriamo) riusciranno a consacrare definitivamente il suo
ingresso nell’olimpo della grande famiglia degli Academy
Awards.
Atteso per il prossimo 17 novembre
nelle sale italiane è infatti Animali
Notturni, il secondo film da regista del noto stilista
Tom Ford, vincitore del Gran Premio della Giuria alla 73esima
edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia. Nel film, tratto dal romanzo “Tony and Susan” di Austin
Wright, Amy Adams è assolutamente spettacolare. La principessa
Giselle ha lasciato spazio ad un’attrice vera e sincera capace di
entrare nel profondo dell’anima delle donne che interpreta per
restituire allo spettatore ritratti delicati, sfaccettati e
affascinanti. Lo stesso discorso vale per Arrival, lo sci-fi diretto da
Denis Villeneuve basato sul racconto “Storia della
tua vita” di Ted Chiang, presentato sempre a Venezia 73 e che farà
il suo esordio nei nostri cinema a partire dal 19 gennaio 2017. Nel
film Amy Adams, che torna a recitare con
Jeremy Renner dopo American
Hustle, interpreta Louise Banks, una linguista che
viene arruolata dal governo per decifrare il linguaggio e scoprire
le intenzioni di un gruppo di alieni arrivati sulla Terra.
La ragazza della porta
accanto che provava a farsi strada recitando in serie tv e film di
serie b è ormai un ricordo lontanissimo. Al di là della bellezza
morbida e sontuosa, e della personalità modesta e riservata (ma
comunque determinata), Amy Adams è oggi diventata
uno degli esempi più esaustivi di attrice capace di definire sullo
schermo personalità femminili a tutto tondo, consapevole di un
percorso artistico che è cresciuto di pari passo con la sua vita,
non solo di attrice ma anche di donna, come dichiarato di recente
dalla stessa: “Ho un’età per la quale riesco a
identificarmi con il trovarsi in un dato punto della propria vita
in cui si diventa molto riflessivi e si comincia a valutare le
scelte e a pensare alle conseguenze di queste scelte.”
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