Andrew Garfield potrebbe non aver trascorso
molto tempo nell’iconico costume rosso e blu di
Spider-Man, ma è chiaro che si tratta di un
ruolo a cui l’attore britannico tiene ancora oggi moltissimo.
Mentre i fan continuano a sperare in
una sua apparizione nell’attesissimo
Spider-Man: No Way Home, durante una recente
intervista con
Sirius XM (via
Cinema Blend), Garfield ha avuto modo di parlare dell’eredità
di un personaggio così iconico come quello dell’Uomo Ragno e di
riflettere sul perché non ci dovrebbe essere alcun tipo di problema
nel vedere tutte queste diverse iterazioni dell’arrampicamuri sul
grande schermo.
“È come Amleto o Macbeth. Non ne
hai mai abbastanza di Amleto o Macbeth. La cosa bella è che
chiunque può identificarsi con il personaggio e immaginarsi dietro
quel costume, proprio perché è l’unico supereroe coperto dalla
testa ai piedi. Non vedi il suo colore della pelle, non vedi se è
un uomo o una donna. Ecco perché, secondo me, è il supereroe più
amato a livello universale, in ogni cultura, da ogni razza”,
ha dichiarato l’attore.
“Inoltre, penso che in Peter
Parker ci sia un senso dell’ordinario in cui davvero tutti possono
identificarsi”, ha aggiunto. “Inoltre, sono anche un fan,
ecco perché quando il mio mandato è terminato e il testimone è
passato a Tom Holland, ero felice e molto eccitato. Spider-Man è
stato il mio primo costume di Halloween. Avrà avuto tre anni, più o
meno. Mia madre lo realizzò usando del feltro. Era
bellissimo.”
E a proposito della sua infanzia, in
un’altra intervista con
Total Film,
Andrew Garfield ha avuto modo di spiegare cosa
abbia significato per lui avere l’opportunità di portare sul grande
schermo un ruolo che sognava praticamente da quando era soltanto un
bambino.
“Sapevo che uno degli aspetti
più difficili da gestire sarebbe stata l’esplosione della fama, ma
non avrei mai potuto rifiutare l’opportunità di interpretare il mio
personaggio preferito di sempre”, ha dichiarato. “Sapevo
che dopo quel ruolo sarebbero arrivate tante cose belle, ma ero
anche consapevole che avrebbe potuto rappresentare una sorta di
‘prigione dorata’. Sapevo che avrei dovuto bilanciare quel ruolo
con la mia attività in teatro e con l’attesa per quel prossimo
ruolo che mi avrebbe permesso di essere ancora un attore e non una
star. Non ho assolutamente nulla contro le star del cinema, ma
l’idea di esserlo non fa per me.”