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After 2: nuova clip del film

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After 2: nuova clip del film

Dopo la prima clip 01 Distribution ha diffuso una nuova clip di After 2, sequel del film campione d’incassi nei cinema italiani dal 2 settembre 2020.

https://www.youtube.com/watch?v=bC_6QOZbtc4

In After 2 dopo la loro rottura, Hardin (Hero Fiennes Tiffin) e Tessa (Josephine Langford) cercano di andare avanti ognuno per la propria strada. Mentre Hardin torna a perdersi in cattive abitudini, Tessa, forte della sicurezza acquisita, inizia a frequentare lo stage dei suoi sogni alla casa editrice Vance dove attira l’attenzione del suo collega Trevor (Dylan Sprouse), il ragazzo perfetto col quale intraprendere una relazione. Trevor è intelligente, spiritoso, attraente ma soprattutto è affidabile. Tessa, nonostante questo nuovo incontro, non riesce a togliersi dalla testa Hardin. Dopotutto lui è l’amore della sua vita e al di là dei loro fraintendimenti e delle difficoltà, non può negare ciò che prova. Vorrebbe essere in grado di andare avanti per la sua strada,  ma non è così semplice. Attraverso gli alti e i bassi della loro relazione, Tessa e Hardin lotteranno per stare ancora insieme anche se l’intero universo sembra tramare per tenerli separati.

After 2: nuova clip “Un incontro speciale per Tessa”

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After 2: nuova clip “Un incontro speciale per Tessa”

Mentre cresce l’attesa per il debutto al cinema in Italia arriva una nuova clip di After 2, il sequel del film campione d’incassi sarà nei cinema italiani dal 2 settembre 2020. Le nuove immagini raccontano “Un incontro speciale per Tessa”.

Diretto da Roger Kumble, la pellicola vede protagonisti nuovamente sullo schermo Josephine Langford, Hero Fiennes Tiffin e Dylan Sprouse. After 2 è un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA.

After 2, la trama

In After 2 dopo la loro rottura, Hardin (Hero Fiennes Tiffin) e Tessa (Josephine Langford) cercano di andare avanti ognuno per la propria strada. Mentre Hardin torna a perdersi in cattive abitudini, Tessa, forte della sicurezza acquisita, inizia a frequentare lo stage dei suoi sogni alla casa editrice Vance dove attira l’attenzione del suo collega Trevor (Dylan Sprouse), il ragazzo perfetto col quale intraprendere una relazione. Trevor è intelligente, spiritoso, attraente ma soprattutto è affidabile. Tessa, nonostante questo nuovo incontro, non riesce a togliersi dalla testa Hardin. Dopotutto lui è l’amore della sua vita e al di là dei loro fraintendimenti e delle difficoltà, non può negare ciò che prova. Vorrebbe essere in grado di andare avanti per la sua strada,  ma non è così semplice. Attraverso gli alti e i bassi della loro relazione, Tessa e Hardin lotteranno per stare ancora insieme anche se l’intero universo sembra tramare per tenerli separati.

 

After 2 esce nei cinema italiani il 2 settembre

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After 2 esce nei cinema italiani il 2 settembre

After 2 esce nei cinema italiani il 2 settembre, sequel della saga bestseller di Anna Todd. Diretto da Roger Kumble e con Josephine Langford, Hero Fiennes Tiffin, e Dylan Sprouse, un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA.

Dopo il successo del primo film, che nel 2019 ha incassato più di 6 milioni di euro al box office italiano, il 2 settembre arriva nei cinema AFTER 2, sequel basato sul secondo capitolo dei romanzi best seller di Anna Todd, con protagonisti Josephine Langford (Tessa Young) e Hero Fiennes Tiffin (Hardin Scott).

Riuscirà l’amore a cancellare il passato?  AFTER è la fortunata saga di libri di Anna Todd, nata online da una fanfiction, divenuta in poco tempo un impressionante fenomeno letterario young adult. La saga AFTER è stata pubblicata successivamente in 30 paesi in tutto il mondo, e in Italia ha venduto 1.6 milioni di copie (Sperling& Kupfer).

Afro-Hermione: parla Noma Dumezweni, la diretta interessata

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Afro-Hermione: parla Noma Dumezweni, la diretta interessata

La polemica relativa al casting di Hermione per lo spettacolo teatrale Harry Potter and the Cursed Child è ben nota a tutti i fan e ai frequentatori della rete. Dopo aver sentito le parole di Emma Watson, prima interprete del eprsonaggio, adesso è la volta di Noma Dumezweni, attrice teatrale diretta interessata dalle critiche.

La nuova Hermione ha dichiarato: “Deriva dall’ignoranza. Non capiscono l’atto creativo. Appellarsi al fatto che non era stato concepito così il personaggio è una prova di scarsa immaginazione. Non credo che abbiano capito come funziona il teatro. Siamo qui per curarvi, per farvi sorridere e per trascinarvi in posti lontani.”

La storia è stata scritta da J.K. Rowling, Jack Thorne e John Tiffany, e mentre Tiffany provvederà anche alla regia dello spettacolo, Thorne ha adattato la storia in piece teatrale.

Gli eventi vedranno coinvolto Harry, ormai adulto, che lavora al Ministero della Magia, un marito e un padre di tre ragazzini che vanno a scuola. “Mentre Harry convive con un passato che si rifiuta di stare dove dovrebbe, il suo figlio minore, Albus, deve combattere con l’eredità di una famiglia famosa che non avrebbe mai voluto avere. E mentre passato e presente si fondono, padre e figlio scoprono una scomoda verità: spesso l’oscurità proviene da posti insospettabili”.

In merito allo spettacolo, J.K. Rowling ha dichiarato: “Sono così eccitata per le scelte di casting. Non vedo l’ora di vedere Jamie, Nora e Paul portare gli adulti Harry, Ron e Hermione in vitasul palcoscenico la prossima estate”.

Fonte: Portus

Afro-Hermione: arriva il parere di J.K. Rowling

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Tutti ricordiamo la bufera mediatica che travolse Michael B. Jordan e la Fox per la trasformazione di Johnny Storm in un ribelle ragazzo di colore. Ebbene la stessa bufera potrebbe abbattersi su Hermione, il notissimo personaggio della saga di Harry Potter nato dalla penna di J.K. Rowling e interpretato sullo schermo da Emma Watson.

A scatenare le polemiche è stata la scelta del cast director di Harry Potter and the Cursed Child, che ha scelto Noma Dumezweni, attrice africana naturalizzata inglese, per interpretare la streghetta da adulta.

Dopo diverse ore di polemiche è intervenuta la Rowling che via Twitter ha fatto chiarezza:

“Canone: occhi castani, capelli crespi e molto brillante. Pelle bianca mai menzionata. Rowling approva Hermione nera.”

A bene pensarci è un commento più che corretto, considerando soprattutto la varietà etnica di Hogwarts che nei film è sempre stata ben nota e sottolineata (si pensi a Cho Chang, Angelina Johnson, Lee Jordan e tanti altri) e considerando che in effetti nessuno ha mai specificato che Hermione fosse bianca fino a che non è arrivato il casting di Emma Watson e i film della saga.

In realtà il personaggio stesso di Hermione è stato un po’ mitizzato negli anni a causa di Emma Watson, che la interpreta nei film. Ad esempio in merito alla sua presunta bellezza ricordiamo un’altra dichiarazione della Rowling. Nei romanzi di Harry Potter non viene mai detto che Hermione sia bella, lo pensiamo però tutti perché Emma, che la interpreta, è molto bella, ma la prima caratteristica di Hermione a cui si dovrebbe pensare è il fatto che è molto sveglia.

Il fatto che quindi Hermione possa essere di colore non dovrebbe scandalizzare più di tanto, non credete?

Fonte: Portus

African Women: In viaggio per il Nobel della Pace – recensione

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African Women: In viaggio per il Nobel della Pace – recensione

Walking Africa è un progetto che vuole promuovere il lavoro quotidiano di ogni donna africana come oggetto di attenzione per la giuria del Nobel per fare in modo che venga loro assegnato un collettivo premio Nobel per la pace.

Africa: Brad Pitt in trattative per il film di Angelina Jolie

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Africa: Brad Pitt in trattative per il film di Angelina Jolie

La maggior parte delle persone devono aspettare almeno dei mesi prima di provare a far arrivare uno script sotto gli occhi di Brad Pitt, al quale arrivano moltissime proposte. E poi c’è Angelina Jolie, alla quale – essendo sposata con l’attore – basta semplicemente allungargli la sceneggiatura sul tavolo a colazione e vedere se vuole partecipare al film… Sembra infatti che Brad Pitt sia in fase di trattative per Africa, il quarto film di Angelina Jolie da regista.

Lo script di Africa è stato scritto da Eric Roth, sulla base della vera storia del paleoantropologo Richard Leakey e la sua battaglia contro i bracconieri trafficanti di avorio che minacciavano la popolazione africana degli elefanti negli anni Ottanta.

“Ho sentito una profonda connessione con l’Africa e con la sua cultura per la maggior parte della mia vita, e sono stata rapita dalla bellissima sceneggiatura di Eric su un uomo – coinvolto nel violento conflitto contro i cacciatori di elefanti – il quale riesce a raggiungere una più profonda comprensione delle tracce dell’umanità e del profondo senso di responsabilità che lo circonda” ha dichiarato in precedenza Angelina Jolie.

Pitt ha già lavorato con la moglie Angelina Jolie in By The Sea, il suo terzo film da regista, nel quale i due recitano insieme nei panni di una coppia che cerca di salvare il proprio matrimonio in una pittoresca cittadina della Francia negli anni Settanta.in which they co-star as a couple trying to figure out their marriage in a picturesque French seaside town in the 1970s. Africa può vantarsi di avere nella sua crew il famoso direttore della fotografia Roger Deakins: le riprese potrebbero cominciare questa estate.

Fonte: Empire Online

AFI Awards: 100 anni di cinema dell’American Film Institute – video

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In occasione degli AFI Awards 2015, l’American Film Institute ha realizzato un video in cui, ripercorrendo i primi 100 anni di cinema che si sono celebrati nel 2015, ci vengono mostrati i contendenti per cinema e televisione di quest’anno.

Ecco l’emozionante video:

Fonte: American Film Institute

AFI Award: Premio di Eccellenza

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AFI Award: Premio di Eccellenza

L’American Film Institute è un’organizzazione indipendente non-profit creata dalla National Endowment for the Arts, l’attività principale è l’insegnamento  e la conservazione delle vecchie pellicole. Ogni anno, l’istituto premia con L’AFI Award – un premio di eccellenza per dieci film e dieci serie tv – che genera un almanacco annuale dove vengono registrate e conservate “l’evoluzione delle immagini in movimento nel 21° secolo”. AFI Awards registra risultati più rilevanti ogni anno sia nel cinema che in televisione.  Inoltre, rappresenta l’unica forma di riconoscimento a livello nazionale che onora tutto il cast creativo – davanti e dietro la macchina da presa – ed è popolare perché non ci sono né vincitori né vinti. La cerimonia di consegna avrà luogo l’11 Gennaio 2013 a Los Angeles.

AFI MOVIES OF THE YEAR (alphabetical order):
– Argo
– Beasts of the Southern Wild
The Dark Knight Rises
– Django Unchained
– Les Miserables
– Life of Pi
– Lincoln
– Moonrise Kingdom
– L’orlo argenteo delle nuvole
– Zero Dark Thirty

AFI TV PROGRAMS OF THE YEAR (alphabetical order):
– American Horror Story
– Breaking Bad
– Game Change
Game of Thrones
– Girls
– Homeland
– Louie
– Mad Men
– Modern Family
– The Walking Dead

Fonte:AFI.com

AFI 2015: la serata e i vincitori

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AFI 2015: la serata e i vincitori

Si è svolta a Los Angeles la serata gala degli AFI 2015, i riconoscimenti che ogni anno American Film Istitute consegna al mondo del cinema e della televisione. I premi vengono dati ai migliori film  dell’anno e alle migliori serie tv.

I Migliori film dell’anno:

  • America Sniper
  • Interstellar
  • Whiplash
  • The Imitation Game
  • Unbroken
  • Selma
  • Nightcrawler
  • Boyhood
  • Into the Woods
  • Foxcatcher
  • Birdman

Affluenza: red band trailer del film con Nicola Peltz

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Affluenza: red band trailer del film con Nicola Peltz

Filmbuff ha pubblicato online il primo red band trailer per Affluenza, drama diretto dal regista Kevin Asch (Holy Rollers) con protagonisti Grant Gustin, Gregg Sulkin e la prossima star di Transformers 4 l’Era dell’Estinzione, Nicola Peltz (di cui potete trovare alcune notizie e foto cliccando qui). Il film parla di Fisher Miller, ragazzo con vari problemi familiari che riesce a guadagnarsi i favori della bella cugina Kate per entrare nel giro dell’élite della città dove la ricchezza porta ad un giornaliero lusso fatto di eccessi.

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Fonte: CS.net

Affleck / Batman richiesto l’intervento di Obama

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ITALY-CINEMA-ARGO-PHOTOCALL-AFFLECKLa notizia che Ben Affleck interpreterà Batman ha davvero scosso gli animi dei fan e dei nerd. Tuttavia sembra che la situazione, almeno negli USA, stia leggermente sfuggendo di mano a molti. Infatti è stata già avviata una petizione per chiedere alla Warner Bros di castare un altro attore per il ruolo, licenziando Affleck che ha già firmato, pare, per diversi film.

Secondo la persona che ha fatto partire la petizione, i precedenti di Affleck sono imperdonabili: “Le sue capacità attoriali non ne fanno un attore in grado di interpretare un Bruce Wayne credibile. Non è abbastanza intimidatorio per il ruolo di Batman e il suo passato ritratto di Daredevil è stato atroce, per sua stessa ammissione, e non è nemmeno lontanamente vicino ad un attore action”.

Premesso che le accuse all’attore sembrano eccessive, l’idea della petizione può anche essere un’espressione della democrazia americana, tuttavia sembra che la cosa non finisca qui, perchè accanto alla petizione è partita anche una raccolta di firme affinchè a risolvere la situazione ci pensi Obama in persona.

E’ partita infatti una seconda petizione, sul sito della Casa Bianca, affinchè Barack Obama renda illegale per la Warner far interpretare Batman da Ben Affleck. Per fortuna però la petizione violava i termini di partecipazione e così è stata rimossa.

La considerazione che viene naturale è che la cosa sembra davvero sfuggita di mano a quasi tutti: va bene esprimere la propria opinione, ma è anche vero che accanirsi così tanto contro un attore, che pur non avendo doti eccelse, ha segnato la passata stagione cinematografica con un film pluripremiato in cui lui stesso era produttore, regista e protagonista, sembra davvero eccessivo e fuori da ogni logica.

Che la scelta piaccia o meno forse si dovrebbe considerare l’idea che il cinema resta un entertainment, e per quanto sul serio lo si possa prendere, anche come lavoro, non si può reagire così solo perchè si vorrebbe costringere (è il pensiero di tutti) Christian Bale a riprendere un ruolo che non vuole più.

Affidato a Kurtzman ed Orci il prossimo Spider-Man

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Affidato a Kurtzman ed Orci il prossimo Spider-Man

Saranno Alex Kurtzman e Roberto Orci (Transformers, Star Trek) a scrivere la sceneggiatura del secondo capitolo della nuova saga dedicata al tessiragnatele. La Sony ha deciso di bruciare le tappe, premendo subito l’acceleratore sul sequel, senza nemmeno aspettare l’esito del primo episodio del rilancio dell’Uomo Ragno sul grande schermo: inizialmente il compito era stato affidato allo stesso team, quello formato da  James Vanderbilt, Alvin Sargent (habituè dei film dedicati al supereroe) e Steve Kloves (veterano della saga di Harry Potter), che hanno completato una prima stesura; tuttavia lo stesso Kloves è poi stato impegnato con la sceneggiatura di White House Down, e dunque il testimone è passato A Kurtzman ed Orci.

La scelta causerà ovviamente discussioni: i fan della coppia sono almeno pari ai suoi detrattori, che in particolare non granché gradito La vendetta del caduto o Cowboys and Aliens. L’uscita del nuovo film dedicato all’Uomo Ragno è fissata per il 2 maggio 2014. L’accoppiata Kurtzman – Orci sarà prossimamente all’opera in People Like Us, debutto alla regia dello stesso Kurtzman, nel sequel di Star Trek, previsto per il prossimo anno (scritto assieme a Damon Lindelof), mentre trai progetti a più lungo termine vi è l’adattamento del primo volume della saga sci-fi di Ender’s Game.

Fonte: Empire

Affidato a Jeremy Garelick il remake di Scuola di Polizia

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Affidato a Jeremy Garelick il remake di Scuola di Polizia

Da ormai un paio d’anni si parla di un remake di Scuola di Polizia; il progetto non è mai tuttavia definitivamente decollato,

Affascianti look alternativi di Black Panther in alcuni concept art inediti

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Mentre cresce l’attesa di scoprire cosa ci riserverà il futuro di Black Panther nell’annunciato Black Panther 2, sequel in cantiere in casa Marvel Studios del fortunatissimo film del 2016, oggi vi segnaliamo alcuni concept inediti che rivelano look alternativi del personaggio legati alla sua prima apparizione nel film di successo Captain America: Civil War.

I concept art inediti riguardano principalmente la parte relativa al volto e alla maschera che copre l’identità di T’Challa / Pantera Nera e sono firmati ad opera del conceptual artist Andy Park che ha lavorato per i Fratelli Russo proprio in Captain America: Civil War. , il cinecomic che fa parte del Marvel Cinematic Universe.

Vi ricordiamo che Black Panther 2 è l’annunciato sequel del 2022 che sarà diretto da Ryan Coogler e vedrà il ritorno nel cast di Chadwick Boseman, nel ruolo di T’Challa / Pantera Nera e Martin Freeman nei panni di Everett Ross.

Ryan Coogler è stato confermato a capo del sequel per il quale curerà sia regia che sceneggiatura. Intervistato da Indiewire, il filmaker americano ha confessato di non sentire alcuna pressione per questo nuovo progetto e spiegato cosa intende raggiungere con la prossima avventura di T’Challa: “Credo che la pressione sarà sempre lì ad aspettarmi. Ho avuto la possibilità di realizzare tre lungometraggi, ognuno dei quali aveva il suo specifico tipo di pressione e sui quali gravavano aspettative diverse […] Ma qui si tratterà di girare un sequel, il che è qualcosa che non ho mai fatto prima, ed è un sequel di un film che ho diretto, quindi penso che ci sarà molta pressione e per questo cercherò di concentrarmi sul lavoro come sempre. Giorno dopo giorno, un passo alla volta, eliminando l’ansia intorno a noi, per creare una storia che abbia un qualche tipo di significato.

Aemond: la serie House of the Dragon apporta un brillante cambiamento rispetto al libro

Ora la guerra è davvero iniziata. L’ultimo episodio di House of the Dragon offre finalmente tutto il fuoco e il sangue che lo show ha promesso fin dalla prima stagione 2, e questa prima danza tra i draghi farà sicuramente infuriare gli dei. Con campi illuminati da cadaveri e pennacchi di fumo scuro che si innalzano su un paesaggio carbonizzato, la prima grande battaglia della serie prequel di di Ryan Condal rivaleggia con le sequenze visivamente più sorprendenti di Game of Thrones e aggiunge dettagli grintosi alle grandi linee del materiale di partenza dell’autore George R.R. Martin.

Ancora una volta, il pubblico assiste a soldati che danzano nel fuoco dei draghi e al primo vero corpo a corpo tra draghi adulti dopo l’attacco del Night King a Grande Inverno, ma il momento più importante della battaglia deriva da un’importante modifica apportata al personaggio di Aemond (Ewan Mitchell) dal romanzo prequel di Martin, Fuoco e sangue.

Questa modifica avviene verso la fine della stagione 2, episodio 4, “Il drago rosso e il drago dorato”, quando la tanto attesa battaglia di Rook’s Rest è ormai in corso. Fresco del saccheggio di Duskendale e della decapitazione di Lord Darklyn, Ser Criston Cole (Fabien Frankel) marcia verso la fortezza di Lord Staunton per insidiare uno dei membri più attivi del piccolo consiglio della Regina Rhaenyra (Emma D’Arcy).

Questo insulto spinge Rhaenyra a inviare Rhaenys (Eve Best) e il suo drago, Meleys, per respingere gli assalitori, ma la Regina che non è mai stata si trova improvvisamente di fronte ad Aegon II (Tom Glynn-Carney), il Re che purtroppo è. Quando Aemond si unisce alla mischia su Vhagar, come precedentemente pianificato, i tre draghi e i loro cavalieri si scontrano nei cieli sopra le Terre della Corona, con Aemond che alla fine prende una decisione destinata a modificare il corso di House of the Dragon per gli anni a venire.

La decisione di Aemond in House of the Dragon apporta un notevole miglioramento a “Fuoco e sangue”.

Rhaenys Targaryen House of the dragon

Nel romanzo prequel di George R.R. Martin, la battaglia di Rook’s Rest è piuttosto breve: Martin la descrive solo per una pagina. Essendo un volume ampio che copre la prima metà della storia della famiglia Targaryen, il libro non può permettersi di impantanarsi nei dettagli di ogni battaglia importante di Westeros, quindi la descrizione della battaglia di Aemond e Aegon con Rhaenys è concisa. Martin descrive i draghi che volano a mille metri d’altezza mentre le palle di fuoco esplodono come soli sopra la fortezza di Lord Staunton, e dopo che Meleys riesce a stringere Sunfyre tra le sue fauci, Vhagar scende in picchiata giusto in tempo per far precipitare tutti e tre insieme verso il suolo. In Fuoco e sangue, Aemond è l’unico a uscire indenne da questo impatto, ma House of the Dragon aggiunge profondità al personaggio di Mitchell rendendolo direttamente responsabile del brutale destino di Aegon.

Dopo che Aegon ha cavalcato sfacciatamente Sunfyre a Rook’s Rest per dimostrare il suo valore, Aemond sabota attivamente le possibilità del fratello nella battaglia principale di House of the Dragon, agendo in netto contrasto con il suo ruolo di supporto nel libro. Aemond impedisce a Vhagar di alzarsi immediatamente in volo per sostenere Aegon contro Rhaenys e, quando alla fine Aemond si unisce al combattimento, il sollievo del fratello viene immediatamente sostituito da uno sguardo di orrore quando Aemond scatena un torrente di fuoco su entrambi i cavalieri per far saltare dal cielo sia Aegon che Sunfyre.

Il fatto che Aemond lo faccia nonostante le frenetiche suppliche di Aegon sottolinea come questo attacco sia una scelta deliberata, ricontestualizzando la sopravvivenza di Aemond a Rook’s Rest come il risultato della sua decisione di ripagare finalmente Aegon per tutte le prepotenze del fratello.

Il cambiamento di House of the Dragon raddoppia l’uccisione dei parenti di Aemond

Il cambiamento rispetto al ruolo più passivo di Aemond nella sequenza di battaglia di Fuoco e sangue permette al personaggio di agire direttamente sulla sua rabbia, rendendolo più dinamico e avvincente, ma dimostra anche la crescita del personaggio di Aemond dalla prima stagione. Le inquadrature di Aemond e Vhagar che esaminano le loro vittime in Rook’s Rest sono parallele a quelle che seguono l’uccisione di Lucerys Velaryon (Elliot Grihault) e Arrax da parte di Vhagar nel finale della prima stagione di House of the Dragon.

Tuttavia, sebbene Aemond non abbia mai avuto l’intenzione di uccidere suo nipote, prende la chiara decisione di scatenare la sua ira su Aegon a Rook’s Rest, dimostrando come Aemond abbia accettato il suo status di uccisore di parenti e sia diventato forte della costante umiliazione subita per mano di suo fratello.

La seconda stagione di House of the Dragon non ha certo rinunciato a illustrare la tensione tra i due fratelli. La decisione di Aegon, ubriaco, di mettere in imbarazzo Aemond nell’episodio della scorsa settimana, esponendo la sua relazione con una tenutaria di bordello (Michelle Bonnard) di fronte ai suoi amici, dimostra la mancanza di rispetto di Aegon nei confronti del fratello minore, e i suoi commenti sprezzanti su Aemond mentre siede sul trono illustrano ulteriormente quanto il giovane re dia Aemond per scontato.

Pertanto, la decisione di Aemond di scagliarsi contro il fratello ha il sapore di una vendetta per essere stato costretto a vivere all’ombra di Aegon, un atto di aggressione giustificato nei confronti di chi ha messo in difficoltà Aemond fin dalla prima stagione, nonché un tentativo di punizione che potrebbe portare Aemond molto più vicino al potere che gli spetta di diritto.

L’attacco di Aemond al fratello lo porta a un passo dal Trono di Spade

House of The Dragon

Sebbene il conflitto principale di House of The Dragon contrapponga le rivendicazioni di Aegon e Rhaenyra, è importante notare che queste rivendicazioni non ruotano esclusivamente intorno ai successori. Rhaenyra sta lottando anche per il futuro della sua discendenza, perché Jacaerys (Harry Collett) possa un giorno salire sul Trono di Spade come suo erede, e in quanto fratello maggiore di Aegon, anche Aemond ha diritto ai titoli del fratello, soprattutto da quando Blood and Cheese ha ucciso l’erede di Aegon stesso alla fine della seconda stagione, episodio 1. Di conseguenza, l’attacco di Aemond contro il fratello non è servito solo a esprimere il suo disprezzo per il fratello sconsiderato. L’ultimo tentativo di House of The Dragon di uccidere un parente dimostra come Aemond stia lottando per la propria ascesa.

Sebbene le condizioni esatte di Aegon siano lasciate ambigue nella scena finale dell’episodio, è lecito supporre che il giovane re sarà almeno inabile dopo l’atterraggio di fortuna di Sunfyre, se non addirittura morto. Dal momento che Aemond è il prossimo in linea di successione al trono, la sua influenza non potrà che crescere in assenza del fratello e potrà continuare ad appropriarsi dell’autorità di Aegon, proprio come ha dominato la riunione del piccolo consiglio all’inizio dell’episodio di questa settimana.

Inoltre, House of the Dragon sembra già accennare al cambiamento delle dinamiche di potere dei Verdi, con Aemond che raccoglie il pugnale di acciaio valyriano di Aegon alla fine del quarto episodio. Uno dei pezzi più iconici del Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, il pugnale è un simbolo dei governanti Targaryen che risale ad Aegon il Conquistatore, e il possesso della lama da parte di Aemond implica che la sua testa potrebbe essere la prossima a indossare la corona insanguinata di Westeros. L’ultima svolta di House of the Dragon rispetto al materiale di partenza di George R.R.

Martin serve quindi a rafforzare il personaggio di Aemond, dandogli un ruolo più attivo nella scomparsa del fratello. Approfittando della tensione tra i fratelli per alimentare il rinnovato zelo di Aemond per l’uccisione dei parenti, la serie permette ad Aemond di agire come strumento principale per la propria successione, invece di affidarsi esclusivamente alla sconsideratezza di Aegon. Questo cambiamento non solo continua la pratica diHouse of the Dragon di sovvertire i momenti più importanti di Fuoco e Sangue , ma rende Aemond un personaggio più a tutto tondo mostrando la rabbia strategica del principe, dimostrando come il principe di Westeros tempestato di zaffiri continui a essere uno degli antagonisti più convincenti dello show.

Aemond: il significato del murales nella sua stanza in House of the Dragon che preannuncia eventi tragici

La seconda stagione della House of the Dragon è andata in onda, riportando il pubblico nel mondo spietato di Westeros, dove tutti lottano per superare il proprio rivale e la famiglia reale è impegnata in una guerra civile con draghi da entrambe le parti. Dopo il culmine della seconda stagione, che ha visto la morte del principe Lucerys Velaryon (Elliot Grihault), la regina Rhaenyra Targaryen (Emma D’Arcy) elabora il suo dolore, mentre suo marito, il principe Daemon Targaryen (Matt Smith), si muove per pareggiare i conti. Questo fa sì che dei tagliagole entrino nella Fortezza Rossa e uccidano il figlio di Re Aegon II Targaryen (Tom Glynn-Carney) e della Regina Helaena Targaryen (Phia Saban).

Mentre l’assassino acchiappa-ratti (Mark Stobbart) viene lasciato nella stanza del Principe Aemond Targaryen (Ewan Mitchell) mentre l’assassino dal mantello d’oro (Sam C. Wilson) cerca in altre stanze, agita brevemente la torcia su un murale che raffigura draghi e una fortezza. È mostrato solo brevemente, ma chi conosce le opere di George R. R. Martin sa che questi momenti contengono spesso indizi su ciò che accadrà nel prossimo futuro. Per questo motivo, vale la pena di esaminare alcune possibili teorie sul significato del murale e sul ruolo che questi eventi avranno nella Danza dei Draghi.

Quale castello viene distrutto nel murale?

Qualsiasi fan di Game of Thrones riconoscerà nel murale il castello di Harrenhal. Chi conosce il libro Fuoco e sangue di George R. R. Martin sa che questo specifico murale di Harrenhal negli appartamenti di Aemond dovrebbe essere l’equivalente di una sirena che suona. Il murale raffigura la distruzione di Harrenhal da parte di Re Aegon I e del suo drago, il potente Balerion il Nero. Il giorno dopo che Harren il Nero aveva terminato il suo enorme castello, Aegon lo invase e il re degli Ironborn si rifiutò di giurargli fedeltà.

Questo porta Aegon a bruciare il suo castello e alla morte di Harren e dei suoi figli, permettendo alla Casa Tully di Riverun di diventare i nuovi Signori delle Terre dei Fiumi. Gli spettatori della Stagione 1 di House of the Dragon ricorderanno Harrenhal come il luogo in cui Lord Lyonel Strong (Gavin Spokes) e suo figlio Harwin (Ryan Corr) morirono in un incendio. Molti a Westeros credono che il castello sia maledetto e infestato, e in questa stagione ci sono state indicazioni che vedremo di più su Harrenhal quando Daemon vi arriverà.

Qual è il significato della mostra del murale?

Attualmente, Harrenhal è fedele ai Verdi grazie al suo signore, il misterioso Larys Strong (Matthew Needham), che ha ottenuto la sua posizione orchestrando la morte del padre e del fratello. Sì, nel caso ve ne foste dimenticati, ha assoldato gli assassini che hanno appiccato il fuoco a Harrenhal. Questo castello funge da potente posizione strategica grazie alle sue dimensioni e alla vicinanza tra Approdo del Re e il resto delle Terre dei Fiumi. Sia Aemond che Daemon hanno espresso il loro interesse a reclamare Harrenhal per radunare i loro eserciti, dato che la maggior parte della guerra si svolgerà nelle Terre dei Fiumi a causa della sua vicinanza al centro di Westeros.

Tuttavia, sono ostacolati dai rispettivi consigli di guerra. Aemond non può partire perché il suo drago, Vahgar, è necessario per scoraggiare gli attacchi contro Approdo del Re, mentre Daemon è costretto ad aspettare che Rhaenyra torni a Roccia del Drago prima di partire per le Terre dei Fiumi. I fan del libro sanno che Harrenhal diventa un luogo importante sia per Daemon che per Aemond: il castello e i suoi abitanti svolgono un ruolo importante nelle storie di entrambi. Senza spoilerare troppo, tenete d’occhio Harrenhal. C’è molto di più in questo castello di quanto non sembri.

House of Dragon – stagione 2 in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Aemond Targaryen: cosa diavolo ha combinato nel quarto episodio di House of the Dragon 2?

Attenzione SPOILER sull’episodio 4 di House of the Dragon 2 – Il drago rosso e il drago dorato

Aemond Targaryen cerca di uccidere suo fratello, re Aegon II Targaryen, nel quarto episodio di House of the Dragon 2, dal titolo Il drago rosso e il drago dorato, in una svolta scioccante che avrà importanti ripercussioni sul futuro. Anche se lo show lascia tutto in sospeso, si può presumere che Re Aegon non sia morto alla fine dell’episodio, ma comunque resterà fuori combattimento per un po’, e c’è molto da spiegare in merito a quello che ha fatto Aemond e perché lo ha fatto.

Il principe, ovviamente, non è estraneo agli omicidi tra parenti. Aemond ha ucciso suo nipote, Lucerys Velaryon, nel finale della prima stagione di House of the Dragon, e in realtà riesce ad uccidere un altro membro della sua famiglia visto che uccide indirettamente Rhaenys Targaryen, sempre con l’aiuto di Vhagar, che morde la testa di Meleys, facendoli precipitare entrambi verso la morte. Ma è il tentato omicidio di Aegon ad essere più intrigante.

Aemond cerca di uccidere Aegon per vendetta

House of the Dragon aveva seminato questa decisione del principe

La semina del tentato omicidio di Aegon da parte del fratello minore Aemond Targaryen è avvenuta nell’episodio precedente, quando il re ha trovato suo fratello in un bordello, mentre giaceva con Slvyi. Aegon si è affrettato a deridere e cercare di umiliare suo fratello, e ciò che accade ad Aemond nell’unico posto in cui si permette chiaramente di essere effettivamente vulnerabile lo rende particolarmente pericoloso, tanto che gli fa desiderare di vendicarsi di quella presa in giro da parte del fratello maggiore e suo re. La verità, però, è che questo odio trai due è molto più profondo ed è stato impostato sin dalla loro prima apparizione.

La dinamica tra Aegon e Aemond non era molto diversa quando erano più giovani. Aegon sapeva essere crudele nei confronti del fratello minore e lo prendeva in giro incessantemente per la sua mancanza di un drago (più di quanto facessero i nipoti figli di Rhaenyra). Ci sono anni di insulti, offese e un risentimento generale che hanno portato ​​​​a questo momento, con Aemond che finalmente ha avuto la possibilità di vendicarsi di suo fratello maggiore.

Aemond crede che lui, e non Aegon, dovrebbe essere re

Aemond Targaryen ha a lungo pensato che sarebbe stato un sovrano migliore per Westeros

L’attentato di Aemond alla vita di Aegon non è solo motivato dalla vendetta, ma anche perché crede davvero che sarebbe un re migliore. Questo è chiaro da tempo – allo stesso modo in cui credeva che sarebbe stato un marito migliore per la loro sorella Helaena – Aemond non ha mai nascosto i suoi sentimenti verso suo fratello e quanto pensa che sia inadatto a governare i Sette Regni di Westeros. Questo aspetto è stato particolarmente evidenziato nella stagione 1 di House of the Dragon, nell’episodio 9, quando Aemond va alla ricerca di Aegon per permettere alla madre e al nonno di incoronarlo re.

“Eccomi qui, a vagabondare per la città, sempre il buon soldato alla ricerca di un perdigiorno che non si è mai interessato minimamente dei suoi diritti di nascita. Sono io il fratello minore che studia storia e filosofia, sono io che mi alleno con la spada, che cavalca il drago più grande del mondo… sono il prossimo nella linea di successione al trono. Se dovessero venire a cercarmi, intendo essere trovato.”

Quest’ultimo episodio dello show funge da continuazione di questo discorso, ma rende la differenza tra loro ancora più netta. È Aemond, non Aegon, a pianificare la guerra con Criston Cole. È Aemond, non Aegon, a parlare fluentemente l’Alto Valyriano. Ed è Aemond, non Aegon, che volerà in battaglia sul suo drago. Aemond non solo pensa che dovrebbe essere re, ma sta iniziando a comportarsi come se lo fosse già, e se è arrivato a quel punto allora, la sua certezza, combinata con la sete di vendetta, lo ha spinto ad agire in quel modo.

Aemond tenta di uccidere Aegon nel libro?

C’è un altro cambiamento in Fuoco & Sangue di George R.R. Martin

Aemond che tenta di uccidere suo fratello è una modifica a quanto accade in Fuoco & Sangue di George R.R. Martin. La battaglia a Riposo del Corvo è un po’ più semplice nel libro, e prevede Aegon e Aemond in agguato come parte del piano, che usano i loro draghi per attaccare Rhaenys insieme. Tutti e tre si schiantano al suolo, uccidendo Rhaenys e Meleys, mentre Aegon riporta ferite e ustioni su tutto il corpo. Naturalmente è possibile che la storia si riveli essere proprio questa.

Cosa succede ad Aemond Targaryen dopo aver tentato di uccidere Aegon

Il libro rivela cosa fa Aemond dopo

Aemond potrebbe non riuscire a uccidere Aegon, ma riesce a raggiungere il suo obiettivo di salire sul Trono di Spade. Nel libro, le ferite di Aegon lo tengono costretto a letto per circa un anno, spesso addormentato e bisognoso del latte di papavero. Aemond prende la sua corona, il Trono di Spade, e governa come Principe Reggente in quel periodo. Ciò includerà, alla fine, che lui e Cole metteranno insieme un esercito per marciare contro Daemon Targaryen e Harrenhal, anche se ciò potrebbe non corrispondere completamente a quello che accadrà nella seire.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Aemond e Alicent: che implicazioni ha la scelta del Concilio Ristretto in House of the Dragon?

Attenzione SPOILER sull’episodio 5 di House of the Dragon 2 dal titolo “Reggente

Il quinto episodio 5 di House of the Dragon stagione 2, dal titolo “Reggente“, vede Aemond Targaryen scelto come reggente (appunto) per governare i Sette Regni, e la il fatto di essere scelto al posto di Alicent ha implicazioni per entrambe le loro narrazioni. Dopo la divisione dei Neri e dei Verdi, la Battaglia di Riposo del Corvo ha visto il conflitto più devastante mai visto nello show, con Rhaenys Targaryen e il suo drago uccisi mentre Re Aegon II e il suo drago gravemente feriti. I Verdi scortano Aegon alla Fortezza Rossa per iniziare il suo recupero e decidono che il regno non deve conoscere lo stato del loro re.

La scelta di collocare Aegon II sul Trono di Spade al posto di Rhaenyra è stata il catalizzatore della Danza dei Draghi, la guerra civile dei Targaryen esaminata dallo spettacolo. Se Aegon II dovesse essere visto soffrire di una ferita mortale nella sua prima battaglia, ciò potrebbe sollevare domande superstiziose sul suo diritto a governare, con la gente comune che si rivolge a Rhaenyra come a una sovrana migliore. Pertanto, i Verdi decidono di nascondere Aegon e selezionare qualcuno di nuovo per governare come reggente. La decisione pende tra Alicent e Aemond, mentre il consiglio ristretto decide di scegliere il giovane principe.

Perché Aemond viene scelto al posto di Alicent per sostituire re Aegon

I Verdi desiderano un leader forte per la Danza dei Draghi

Durante il regno di re Viserys I, Alicent Hightower governa spesso il regno al posto di suo marito con l’aiuto di suo padre, Ser Otto Hightower, Primo Cavaliere. Tuttavia, il tempo di guerra e quello di pace spesso hanno esigenze diverse, e i Verdi hanno iniziato a vedere Alicent come una persona debole a causa del suo affetto verso Rhaenyra. In questo momento, i Verdi sentono di aver bisogno di un leader forte per vincere la guerra e Aemond viene scelto per sostituire Re Aegon al posto di Alicent. Avendo il drago più grande in circolazione a Westeros e una vittoria in battaglia, Aemond è il simbolo della forza per i Verdi, in questo momento.

Alicent Hightower ha esperienza nella gestione dei Sette Regni, ma la stagione ha dimostrato che azione e impetuosità hanno preso il posto della logica. Persino Criston Cole, che nutre un affetto romantico per Alicent, crede che Aemond dovrebbe governare, poiché i loro interessi si sono generalmente allineati durante la guerra. È stata loro la vittoria congiunta a Riposo del Corvo.

Cosa farà Aemond ora che è al comando?

Aemond è il principe reggente del regno, mentre Aegon II è ancora re

Sebbene una delle scene finali dell’episodio “Reggente” mostri Aemond guardare con cupidigia il Trono di Spade, non è ancora il re. Verrebbe dichiarato re se Aegon II dovesse morire, ma visto che ciò non è accaduto, il suo titolo ora è Principe Reggente. È stato selezionato per governare il regno al posto del re, proprio come era accaduto a Ned Stark nella prima stagione di Game of Thrones quando il re Robert Baratheon era assente. Date le condizioni di Aegon, il regno di Aemond potrebbe durare ancora a lungo.

In qualità di reggente, Aemond Targaryen continuerà a fare la guerra come ha fatto, insieme a Criston Cole. Ora che Roccia del Drago è stata tagliata fuori dalla terraferma a causa dell’occupazione della costa da parte dei Verdi, lui e Cole punteranno gli occhi sulle Terre dei Fiumi, dove il principe Daemon sta radunando un esercito ad Harrenhal. Tuttavia, la relazione tra Aemond e Cole vacillerà rapidamente una volta tornati in azione, dal momento che adotteranno strategie opposte su come procedere al meglio con la guerra.

Come reagirà Alicent al fatto che Aemond possa diventare il ​​nuovo sovrano?

Alicent sembra pentirsi della sua scelta di incoronare re Aegon

Reggente House of the dragon 2 episodio 5 recensioneAlicent Hightower è un personaggio difficile da prevedere in House of the Dragon, poiché gran parte della sua narrativa e caratterizzazione sono originali della serie. Nell’episodio Reggente, dimostra un chiaro disprezzo per Aemond, che crede sia spericolato e fuori controllo. Probabilmente aveva già iniziato la guerra uccidendo Lucerys, e ora ha tradito uno di loro cosa che è costata ai Verdi un cavaliere di draghi potenzialmente prezioso. Tuttavia, data la sua traiettoria attuale, Alicent sembra pentirsi della sua decisione di mettere Aegon sul trono.

Dopo la sua conversazione con Rhaenyra nell’episodio 3, Alicent è in una posizione allo sbando. Ha contribuito a scatenare qualcosa di terribile e violento nel mondo, e non è più in grado di controllarlo. Nonostante abbia avuto divergenze con Rhaenyra, sta cominciando a capire che preferirebbe avere sul trono la sua amica d’infanzia piuttosto che i suoi terribili figli. È da vedere se in House of the Dragon tradirà i Verdi, ma la sua lealtà sembra che stia cominciando a vacillare.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Adventure Time: in arrivo il film d’animazione

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Adventure Time: in arrivo il film d’animazione

adventure timeReduce da sei stagioni lungo le quali ha raccolto un sempre crescente numero di pubblico, la serie d’animazione Adventure Time è pronta a spostarsi, momentaneamente, dal piccolo schermo di Cartoon Network per approdare, per la prima volta, al cinema.

Le menti dietro questo adattamento cinematografico sono le stesse che hanno portato al successo The Lego MovieRoy LeeDan Lin e Chris McKay, con quest’ultimo giunto alla regia di Lego Batman.

Cosa aspettarsi,dunque, dal connubio tra i produttori di uno dei film che ha riscosso maggior successo nella passata stagione cinematografica ed una serie la cui fama è in costante aumento? Nell’attesa di dare una risposta a questo quesito vi ricordiamo che Adventure Time racconta le avventure vissute nella Terra di Ooo dal bizzarro duo composto dal tredicenne Finn e dal fido cagnolino Jake, un animale dotato di poteri magici grazie ai quali può tramutarsi in ogni tipo di oggetto.

Fonte: Comic Book Movie

Advantageous: recensione del film di Jennifer Pang

Advantageous: recensione del film di Jennifer Pang

Advantageous è il film del 2015 diretto da Jennifer Pang e con protagonisti Jacqueline Kim, Smantha Kim, James Urbaniak, Freya Adams e Jennifer Ehle.

Advantageous Trama

In un prossimo futuro nel quale l’opulenza e lo sviluppo tecnologico appaiono soltanto come facciate per mascherare una società dominata da una profonda disuguaglianza portata ormai all’estremo, l’arrivismo e la competitività sono divenuti gli unici obiettivi verso i quali gli esseri umani rivolgono le loro energie e le proprie ambizioni di vita.

Protetta nell’interno di una grande e splendente città metropolitana in cui la rigida suddivisione in caste si pone come la base delle relazioni fra gli individui, Gwen porta avanti il suo lavoro di anchor-woman per una nota compagnia farmaceutica, fino a quando, non ancora trentacinquenne, malgrado le sue eccellenti doti comunicative e la vasta competenza, viene considerata ormai troppo vecchia per continuare a ricoprire il ruolo di testimonial. Rimasta senza lavoro da un giorno all’altro, nel mezzo di una società iper-maschilista nella quale si preferisce incoraggiare le donne a rimanere a casa per lasciare agli uomini le migliori occupazioni rimaste, Gwen decide di assecondare le strane richieste dei suoi ex datori di lavoro e di sottoporsi ad un’innovativa procedura neuro scientifica che prevede l’inoculazione della mente di un paziente nel corpo giovane di un nuovo ospite.

Mossa dall’impellenza di riacquistare il vecchio lavoro con cui trovare a breve il denaro necessario che le permetta di poter far accedere la brillante figlia Jules ad una delle poche scuole private ancora accessibili, la donna decide di accettare il terribile compromesso, non prima di aver passato il poco tempo che le rimane con l’unica cosa davvero importante nella sua vita. Fin dai suoi primi esordi cinematografici all’inizio dei gloriosi anni ’50, il genere fantascientifico è sempre stato costretto a districarsi con forza e coraggio fra due grossi ostacoli: da una parte il tentativo di scrollarsi di dosso l’aura di prodotto scadente derivante dai suoi natali non particolarmente eccelsi nell’ambito della cultura popolare e dall’altra la possibilità di rivendicare un qualche valore di artisticità.

Seppur è stato necessario attendere la fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio successivo per poter ammirare finalmente prodotti di genere in grado di raggiungere un valore di autorialità qualitativamente elevato, osservando l’evoluzione che in seguito si è delineata in un tale filone produttivo, ormai non può sfuggire di notare un sempre maggiore appiattimento delle pretese artistiche delle pellicole fantascientifiche verso una dimensione dominata da un impiego massiccio di computer grafica, battaglie spaziali e narrazioni non sempre coerenti con sé stesse.

Ed è proprio gettando un occhio su un panorama come quello attuale, nel suo complesso ansimante e ripiegato su una povertà di idee al servizio del puro intrattenimento delle immagini digitali, che un piccolo e delicato prodotto come Advantageous non può che apparirci come un fragile e splendente rubino gettato nelle torbide acque di un mare stagnate, una pellicola che, malgrado una grande onestà d’intenti e una totale mancanza di pretese che potrebbero rischiare di farla passare del tutto inosservata, non accenna minimamente a depotenziare la sua carica significante e la sua onorevole umiltà.

Abituati ormai ad essere spettatori assuefatti agli scenari dispotici di matrice orweliana post 1984 e agli ambienti intergalattici dal sapore di spade laser cangianti, osservare come il dramma e la riflessione sull’intimità dei rapporti umani possano ben sostare all’interno di uno scenario futuribile (più che futuristico) rende perfettamente lecito un iniziale spaesamento, soprattutto se in un film del genere vengono di fatto a cadere tutte le certezze e i topoi convenzionali della grande mappa degli archetipi del cinema.

La regia delicata e minimalista di Jennifer Pang, chiamata a dare forma di lungometraggio ad un prodotto già realizzato in forma ridotta durante il suo esordio dietro la macchina da presa, si dimostra la più adatta a comprendere e a mettere in scena quello che appare a tutti gli effetti come il drammatico racconto di una madre che, nel centro di una vita dominata da terribili disuguaglianze sessuali e sacche di resistenza sociale che dipingono con sconcertante chiarezza la prospettiva di un domani molto più reale che non fantastico, si trova a dover compiere una terribile scelta: rimanere sé stessa ma vedere la propria vita e quella della propria figlia andare lentamente scemando verso un estremo opposto fatto di povertà ed invisibilità, oppure sacrificare una parte della propria individualità per assumere, letteralmente, una nuova pelle con cui tornare ad essere appetibile nella giungla del mercato del lavoro. Gwen sarà dunque chiamata a compiere la scelta che, soppesati tutti i rischi e le implicazioni, apparirà oggettivamente la più vantaggiosa (da qui il titolo che rimanda ad una filosofia della convenienza tipica delle società dominate dalla necessità del compromesso come fonte di sopravvivenza).

La dimensione fantascientifica viene volutamente lasciata sullo sfondo, essa diviene infatti un puro e semplice pretesto narrativo per tentare di lenire la terrificante attualità del tema trattato con la scusa di trasportarlo avanti nel tempo, esattamente come le fiabe per bambini che giustificavano la loro crudezza pedagogica situandosi come racconti nel passato mediante una licenza di sfasamento temporale.

Dunque si tratta di un racconto collocato in un prossimo futuro ma che sviscera, come in un campionario degli orrori, tutte le più sordide e grottesche paure della condizione dell’uomo moderno, senza risparmiarsi attacchi simbolici ma anche concreti contro la cultura dell’arrivismo, la mentalità xenofoba e soprattutto la tanto atroce filosofia della forbice di disparità fra ricchezza e povertà, di cui il buon vecchio Walter Banjamin rimproverava già a suo tempo la nostra attuale cultura dell’immagine, dominata da un’apparenza di civiltà ma ridotta ancora nel suo profondo alla meschina politica dell’esteriorità fittizia.

Gwen, interpretata da una splendida e intensa Jacqueline Kim che riveste anche il ruolo di produttrice e co-sceneggiatrice, è una donna del futuro che pare catapultata, come per uno strano effetto di anacronismo, in una tipica società ottocentesca nella quale il ruolo e la funzione della donna erano (e sono) totalmente accessori ed assoggettati alle esigenze di una cultura fallocentrica dove esse vengono ridotte a puri feticci d’immagine e costrette ad apparire sempre giovani, una cultura che pone dunque l’apparenza dinnanzi alla competenza. Ed è proprio questa la grande peculiarità di questa pellicola, ovvero riuscire a parlare del presente e del passato attraverso un linguaggio e una visione rivolta al futuro.

La realtà di Gwen si muove lenta e brumosa come racchiusa in una vasca di densa nebbia o in una bottiglia ricolma di liquido amniotico, un ritmo contemplativo e trasognato che appare in un primo momento quantomeno inusuale per una pellicola di fantascienza ma che in realtà rappresenta l’unica scelta corretta per un universo di questo tipo, un universo urbano la cui candida e splendente facciata traboccante tecnologia viene continuamente, nel corso della narrazione, incrinata da misteriosi attentanti terroristici verso i quali però ognuno dei personaggi sembra non prestare troppo interesse, lasciando che essi si volgano per l’appunto in sottofondo alle proprie singole esistenze attraverso un atteggiamento che potrebbe essere di duplice valore: arrendevolezza dinnanzi all’inevitabile tracollo sociale (conseguenza di un eccesso di nevrosi sociale) oppure noncuranza per quelle labili sacche di resistenza all’interno di un mondo che si avvia ormai verso il traguardo estremo della lotta di classe marxista declinata in una grottesca chiave neo-liberista.

Advantageous non è infatti un normale esempio di film fantascientifico, poiché l’etimologia del termine, fanta-scienza (scienza fantastica oppure fantasia scientifica) in questo caso non fa altro che ingannare lo sprovveduto spettatore, il quale si ritrova a contemplare una toccante storia di sentimenti e affetti polarizzati su una serie di close-up drammaturgici che solo di sfuggita lasciano il posto a rapide occhiate d’insieme su una realtà futuribile resa mediante un’estetica patinata e volutamente finzionale con la quale ricalibrare le scale di attenzione e di importanza del fruitore sul focus centrale del racconto drammatico.

Il tema cardine del racconto, la possibilità di vincere il fisiologico decadimento del corpo attraverso una procedura di rigenerazione che preveda l’estrema possibilità di un cambio d’identità corporee (come se la mente fosse un software da poter trasportare a piacimento in hardwares di volta in volta nuovi e aggiornati), seppur ritorna in alcune opere abbastanza recenti di cui Self/Less (2015) di Tarsem Singh può apparire come una delle manifestazioni più inerenti ma inefficaci, diviene il simbolo, nemmeno troppo assurdo né inimmaginabile, di una cultura dell’immagine e dello spettacolo nella quale si è disposti a tutto, anche a perdere sé stessi, pur di rimanere sulla cresta dell’onda. In questo caso è per l’appunto l’esigenza imposta dalla giungla sociale a costringere Gwen a compiere la tanto terribile ma vantaggiosa decisione finale.

La perfetta alchimia fra Gwen e Jules (Samantha Kim), madre e figlia nella finzione filmica quanto nella realtà, si respira in ogni immagine e si percepisce in ogni dialogo, una relazione profonda che la Pang riesce a guidare e decodificare con grande maestria e toni dolcissimi, finendo per far perdere allo spettatore qualunque interesse per il sostrato futuristico e tecno-meccanico della vicenda (per latro abilmente glissato e volutamente non troppo giustificato nella sua effettiva plausibilità) in modo da lavorare per sottrazione e ridurre il tutto al puro valore dei sentimenti, escludendo qualunque altra cosa. Le dinamiche relazionali sono le colonne portanti che reggono un film che porta con sé in maniera latente, dall’inizio alla fine, una costante atmosfera di malsano pessimismo, un piccolo e ripugnante insetto che sembra invisibile dietro la delicatezza dello stile registico (presente addirittura nel lettering e nei font graziati dei titoli di testa, destabilizzante per una pellicola di tale genere) e la maestria delle interpretazioni ma che continua ad inoculare il suo veleno con costanza e regolarità sino ad ammorbare ogni speranza di cambiamento.

Gwen ha cambiato il suo corpo, è tornata finalmente a lavorare e garantire un solido futuro a sé stessa e alla propria figlia, ma ciò non ha cambiato in effetti nulla di ciò che era prima; i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri muoiono e vengono dimenticati, le esplosioni si succedono a intervalli regolari senza che nessuno reagisca in alcun modo. E un uomo, seduto sulla panchina di un parco, continua a suonare il suo violino e la sua melodia riempie il vuoto dell’esistenza attorno a sé.

Adult World Trailer con Emma Roberts

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Adult World Trailer con Emma Roberts

Arriva il primo trailer del film  Adult World, la nuova commedia diretta da Scott Coffey già regista della comedy Elly Parker con protagonista Naomi Watts.

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Adult World-trailerLa pellicola vede protagonista Emma Roberts nei panni di Amy, un’aspirante scrittrice naif con una laurea in poesia alle prese con una carriera che non decolla e la necessità di sbarcare il lunario. Amy incontrerà Rat Billings (John Cusack) uno dei suoi poeti preferiti e mentre stringe amicizia con lui, trova l’amore e inizia anche a lavorare in un sexy shop al fine di pagare le bollette, ma nonostante si dimostri volenterosa purtroppo per lei le sue ambizioni letterarie sembrano proprio giunte ad una fase di stallo.

Nel cast di Adult World, oltre ai protagonisti Emma Roberts  e John Cusack ci sono anche Evan Peters, Cloris Leachman e Shannon Woodward.

 

Adrien Brody: dalla scuola che ispirò Saranno famosi agli onori dell’Academy

Ricordate le parole dell’insegnante di danza Lydia Grant, della scuola d’arte di Fame – Saranno famosi? L’efficace discorsetto con cui toglieva dalla testa dei nuovi allievi ogni idea di successo facile e veloce? “Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama. Ma queste cose costano, ed è proprio qui che cominciate a pagare, col sudore”. Adrien Brody di cui parliamo ha realizzato quei sogni senza sottrarsi alla fatica necessaria, anzi, facendone il suo punto di forza e proprio partendo dalla scuola che ispirò la nota serie televisiva americana.

È il più giovane attore statunitense ad aver ottenuto l’Oscar ed anche l’unico ad essersi accaparrato un César.

Adrien Brody: dalla scuola che ispirò Saranno famosi agli onori dell’Academy

Meticoloso e preciso, ama immedesimarsi il più possibile nei personaggi che interpreta, anche a costo di dure prove e pesanti trasformazioni. Basti ricordare che per l’interpretazione che gli è valsa l’Oscar – quella di Wladyslaw Szpilman ne Il pianista di Roman Polanski – ha perso 13 chili, ha imparato a suonare Chopin al piano, ha venduto la casa e la macchina e lasciato la fidanzata.

Tutto ciò proprio per provare a sperimentare su di sé, almeno in parte e per quanto possibile, privazioni e sofferenze che lo avvicinassero a questo pianista ebreo polacco della Varsavia della Seconda Guerra Mondiale. Ma per fare al meglio il suo mestiere è anche diventato un ventriloquo, si è rotto il naso tre volte girando scene d’azione,  e così via.

Per la  sua duttilità espressiva, per l’abilità nell’immedesimazione – nella quale, ha affermato, i costumi di scena possono coadiuvarlo fortemente – per la sua versatilità, per la profondità e intensità interpretativa che lo contraddistinguono, sono stati scomodati paragoni importanti. Lo stesso Tony Kaye – regista del più recente lavoro che lo vede protagonista, Detachment – Il distacco – lo ha definito a pieno titolo un esponente della cosiddetta “scuola di New York”, quella per intenderci di De Niro, Pacino e Hoffman. Lui apprezza il paragone e ne è lusingato, ma allo stesso tempo afferma che preferirebbe essere considerato il primo sé stesso, piuttosto che il nuovo Al Pacino. Grande carattere e consapevolezza di sé  e delle proprie capacità, dunque, da parte di questo attore (e ora anche produttore) newyorkese con evidentissime origini europee.

Adrien Brody nasce il 14 aprile 1973 a New York, nel quartiere popolare del Queens dalla fotografa e giornalista Sylvia Plachy – figlia di un aristocratico ungherese cattolico e di una ceca ebrea – e da Elliot Brody, un professore di storia di origine ebraica polacca. Fin da bambino ama mettersi in mostra con piccoli spettacoli di magia alle feste di compleanno, facendosi chiamare “The Amazing Adrien”.  Le sue prime apparizioni televisive risalgono a quando aveva appena dodici anni. I genitori lo incoraggiano da subito a perseguire la strada della recitazione. Frequenta, come detto in apertura, la LaGuardia High School of Music & Art and Performing Arts di New York, poi l’università statale a New York.

Dopo gli esordi in tv del 1988 (la sit-com Annie McGuire e il film Home at Last), riesce a ritagliarsi uno spazio in New York Stories, lavoro collettivo che vede alla direzione tre grandi del cinema Usa come Francis Ford Coppola, Woody Allen e Martin Scorsese, prendendo parte all’episodio diretto da Coppola, La vita senza Zoe. Nel 1991 si trasferisce a Los Angeles, dove due anni e un grave incidente motociclistico dopo, ottiene una piccola parte nel film di Steven Soderbergh Piccolo grande Aaron. Seguono partecipazioni ad alcune pellicole indipendenti, come Bullet di Julien Temple (1996).

Ma la prima grande occasione del giovane Brody arriva quando Terrence Malick gli propone il ruolo da protagonista ne La sottile linea rossa (1998).  Caso e regista vogliono che, pur essendo stato inizialmente pensato come il protagonista del film (interpreta il caporale Fife), le scene che lo riguardano subiscano tagli pesantissimi. Tuttavia, il nostro non si perde d’animo: si gode l’esperienza, condividendo il set con attori come Sean Penn, Nick Nolte e George Clooney in quello che non è solamente un film di guerra, incentrato su un plotone dei marines in prima linea in Oceania nel 1942 – e secondo molti uno dei migliori del genere – ma anche un film corale che riflettendo sulla guerra, lo fa anche sulla natura umana a un livello più ampio. Inoltre, i pur pochi momenti di presenza di Brody nella pellicola fanno notare il suo straordinario talento non solo al pubblico, ma, cosa assai più importante, ai registi che contano. È evidente che quel ragazzo dal fisico asciutto e slanciato, dai lineamenti  particolari e con lo sguardo triste è nato per recitare. Così, su consiglio di Malick, manda il suo provino a Spike Lee, che non esita a sceglierlo per S. O. S. Summer Of Sam – Panico a New York (1999). Brody offre qui un’altra ottima interpretazione nei panni di un musicista punk nel Bronx del ’77. Questo gli spalanca definitivamente le porte di Hollywood. Nello stesso anno è infatti contattato da Barry Levinson, che lo vuole per la sua pellicola Liberty Heights, in cui affronta temi legati al razzismo. Mentre nel 2000 torna al cinema indipendente ed è Ken Loach a dirigerlo in un dramma non privo di momenti divertenti sul tema delle rivendicazioni sociali, dei diritti del lavoro, dell’immigrazione, in pieno stile Loach: Bread and Roses.

Nel 2002 interpreta un ventriloquo in Dummy di Greg Pritikin. Per immedesimarsi nel ruolo impara davvero a fare il ventriloquo (e il burattinaio), per poter recitare lui stesso le scene del film che richiedono quest’abilità, dal vivo sul set, senza bisogno del doppiaggio.

A questo punto della carriera, Adrien Brody è pronto per la sua grande occasione – “il ruolo di una vita”, dirà ritirando l’Oscar – che puntualmente si presenta: è la parte del protagonista Wladyslaw Szpilman ne Il Pianista di Roman Polanski.

L’attore interpreta con grande intensità la travagliata e dolorosa vicenda umana di questo giovane pianista ebreo miracolosamente sopravvissuto all’orrore dell’Olocausto nel ghetto di Varsavia. All’efficacia dell’interpretazione concorrono tutte le doti di Brody, non ultima, lo si diceva in apertura, la meticolosità nel preparare il personaggio. A questo proposito ha affermato: “Il livello di disagio che ho provato è stato significativo per me, anche se minimo in termini assoluti. Ma quest’esperienza ha ampliato la mia consapevolezza rispetto a un livello di sofferenza che esiste in questo mondo ed è terribile. Penso sia importante per i giovani conoscerlo per diventare esseri umani migliori. Se non avessi fatto quest’esperienza sarei diverso adesso. Può avermi ferito in un certo senso, ma mi ha introdotto nell’età adulta e mi ha dato modo di apprezzare ed essere grato per ogni momento in cui sono libero da quel tipo di sofferenza.” Il risultato di questo lavoro d’immedesimazione è una performance di grande efficacia ed impatto emotivo. Il film ottiene un enorme successo di pubblico e vale al suo protagonista la prima nomination all’Oscar come miglior attore, subito trasformata nella sua prima statuetta e accompagnata da svariati altri riconoscimenti. Brody ha solo 29 anni, è il più giovane attore ad aver ricevuto il premio e può dire di aver avuto la meglio su un quartetto di colleghi non facili da battere: Michael Caine, Jack Nicholson, Daniel Day-Lewis e Nicolas Cage. Insomma, è già ai vertici della fama mondiale. Durante la cerimonia di consegna delle statuette all’Academy appare visibilmente emozionato, ma riesce ugualmente a stupire la platea, alternando toni brillanti – “Arriva un momento nella vita in cui tutto sembra acquisire un senso. Questo non è uno di quei momenti” – a toni più seri. Non mancano i ringraziamenti di rito, mentre i colleghi in platea gli tributano ben due standing ovation: una al suo arrivo, l’altra a fine discorso quando dimostra ancora il suo carattere deciso, fermando l’orchestra (intervenuta assurdamente a discorso non ancora concluso), per ricordare il dramma del conflitto iracheno in corso: il premio, dice, “mi riempie di grande gioia, ma sono anche pieno di tristezza stanotte, perché sto accettando un riconoscimento in un momento così strano. La mia esperienza nel fare questo film  mi rende molto consapevole della tristezza e della disumanizzazione delle persone in tempo di guerra, delle ripercussioni della guerra.”

E riferendosi più esplicitamente al conflitto in corso, ne auspica una “pacifica e rapida risoluzione”.  Oscar anche alla sapiente regia di Roman Polanski, che riesce a tirar fuori dal cilindro della sua esperienza personale di vita, oltre che dalla biografia di Szpilman, qualcosa di ancora originale e potente sul tema dell’Olocausto. Palma d’Oro a Cannes per il miglior film e David di Donatello come miglior pellicola straniera.

Adrien entra così a pieno titolo nello star system hollywoodiano e lo vediamo nei primi anni 2000 prendere parte a pellicole come i thriller The Village (2004)di M. Night Shyamalan, in cui veste i panni del giovane disabile mentale Noah Percy, e The Jacket (2005) di John Maybury, in cui è il veterano di guerra Jack Stark e recita accanto a Keira Knightley, o il remake di King Kong (2005) di Peter Jackson. Nel 2007 è invece nella strampalata e riuscita commedia Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson e interpreta il torero Manuel Rodíguez Sánchez in  Manolete di Menno Meyjes, accanto a Penélope Cruz. Non poteva che essere lui a interpretare questo ruolo, vista l’incredibile somiglianza con il famoso toreador. Brody ricorda che durante le riprese del film in Spagna, la gente lo apostrofava per strada come Manolete, e di essersi sentito investito di una grande responsabilità nell’interpretare colui che, comunque la si pensi sulla corrida, è stato un’icona della cultura spagnola. Qui l’attore si mostra ancora una volta abile nel rendere i contrasti di una personalità come quella del grande torero: da un lato profondamente timido e introverso – al contrario di Brody, che dice di sé: “sono socievole, mi trovo molto a mio agio con la gente” – dall’altro, al centro dell’attenzione e alle prese con la propria immagine pubblica, con una fama che andava oltre i confini della stessa Spagna. A questo proposito dice: ““So come ci si sente a diventare famosi, a raggiungere rapidamente la popolarità. Le aspettative che arrivano assieme a questo, la presunzione che la gente sappia chi sono, o che tutto sia perfetto, che la mia vota sia grandiosa”. Parlando di questo ruolo, l’attore americano ribadisce l’importanza che rivestono i costumi di scena nel suo lavoro: “Se i costumi sono quelli giusti, sono molto utili per me nella trasformazione, psicologicamente. Quando sono in costume di scena sono una persona diversa”.

Adrien Brody

A proposito di immagine e, perché no, anche di guardaroba in senso lato, in questi anni il nostro attore si toglie anche una serie di “sfizi”: partecipa a diverse campagne pubblicitarie, tra cui quelle di alcune note bibite, ma anche di certi noti marchi di moda, come accade per lo stilista italiano Ermenegildo Zegna, confermando la sua passione per la moda, l’amore per lo stile, per l’eleganza. Inaugura così una fortunata “carriera parallela” da testimonial che lo porterà, nel 2012, addirittura ad esordire come modello per la collezione invernale di Prada. Inoltre, da amante della musica – che si diletta a comporre nel tempo libero – non rifiuta certo l’invito di una delle più belle e brave cantautrici del rock anni ’90 made in Usa, Tori Amos, che gli offre una partecipazione al video di A Sorta Fairytale.

Tornando al cinema, nel 2009 e nel 2010 lavora con Dario Argento che lo dirige in Giallo, accanto a Emmanuelle Seigner e Elsa Pataky, sua ex compagna. Il film però si rivela un pasticcio, non solo perché non è dei più riusciti, ma anche per le burrascose vicende che lo accompagnano. Alla fine uscirà solo in dvd, con Brody che ricorre alla Corte Federale della California per bloccarne l’uscita negli Usa e  denuncia i produttori. Meno travaglio per il thriller di Vincenzo Natali Splice, del 2010. Nello stesso anno il poliedrico Adrien non si fa sfuggire Predators di Nimrod Antal, mentre è scontato il suo sì a Woody Allen, che lo vuole nel ruolo di Salvador Dalì per Midnight in Paris (2011).

Infine, il 2012 è l’anno di Detachment – Il distacco per la regia di Tony Kaye. Forse uno dei ruoli in cui è stato più facile immedesimarsi per l’attore del Queens quello dell’insegnante in una scuola americana con ragazzi problematici, considerato che suo padre è stato un insegnante di storia. Lo conferma lo stesso regista, che parla di come sia stato facile lavorare con Brody: “Io non ho dovuto fare niente. Lui era un insegnante, fin dal primo momento”. Parlando del suo personaggio alla presentazione del film al Tribeca Film Festival 2011 l’attore ha affermato: “E’ un uomo che ha avuto molti problemi nella vita difficili da affrontare, ma nel profondo,  il suo desiderio è davvero quello di aiutare questi studenti. Vuole incoraggiarli a diventare individui, che si pongano domande su sé stessi e sul mondo che li circonda. Mio padre era un insegnante polacco. Ho frequentato la scuola pubblica a New York. Quindi interpretare un insegnante è stato molto importante per me. Mi ha fatto riconoscere il contributo di mio padre.” Al centro del film, dice, “un gruppo di persone interiormente lacerate (fractured ndr) che cercano di cavarsela”. In particolare, per l’insegnante da lui interpretato, il problema è proprio riuscire a trovare quel distacco dalle proprie ferite interiori di cui si parla nel titolo: “Il problema è che devi muoverti al di sopra di queste cose e aiutare a non creare generazioni future di persone “fratturate”. Devi essere lì, presente per loro”. La pellicola, nelle sale italiane dal 22 giugno, è prodotta da Paper Street Films, Appian Way e Kingsgate Films e vede lo stesso Brody al suo esordio come produttore.

Adrien Brody: 10 cose che non sai sull’attore

Adrien Brody: 10 cose che non sai sull’attore

Attore di grande fama e talento, Adrien Brody è senza dubbio uno dei migliori interpreti della sua generazione. Nel corso della sua carriera ha dato prova di grande versatilità, nonché di poter dar vita a personaggi notoriamente complessi. In breve tempo ha così raggiunto i massimi onori dell’industria hollywoodiana, affermando sempre di più il suo status. Oggi Brody continua a recitare in titoli di grande rilievo, fornendo sempre performance di grande intensità.

Ecco 10 cose che non sai di Adrien Brody.

Adrien Brody Peaky Blinders

Adrien Brody: i suoi film

10. Ha recitato in noti lungometraggi. L’attore debutta al cinema con il film ad episodi New York Stories (1989), per poi conoscere maggior popolarità grazie a Piccolo, grande Aaron (1993), Bullet (1996), L’ultima volta che mi sono suicidato (1997), e La sottile linea rossa (1998), con Sean Penn. Recita poi in S.O.S. Summer of Sam (1999), e Bread and Roses (2000). La consacrazione arriva però grazie a Il pianista (2002), che lo rende famoso in tutto il mondo. Da quel momento inizia a prendere parte a celebri film come The Village (2004), King Kong (2005), con Jack Black, Il treno per Darjeeling (2007), Giallo (2009), Splice (2010), Predators (2010), Detachment – Il distacco (2011), Midnight in Paris (2011), con Owen Wilson, Third Person (2013), con Olivia Wilde, Grand Budapest Hotel (2014), con Ralph FiennesShiraz – La città delle rose (2015), Bullet Head (2017), The Bombing (2018) e The French Dispatch (2020), con Bill Murray.

9. Ha preso parte a celebri serie televisive. Negli ultimi anni Brody si è distinto anche per aver recitato in alcune note serie televisive, come Houdini (2014), dove interpreta il celebre mago. Celebre è poi il suo Luca Changretta, mafioso giunto in Inghilterra per uccidere la famiglia Shelby in Peaky Blinders (2017), con Cillian Murphy. Prossimamente tornerà in televisione grazie alla serie horror Chapelwaite, nel ruolo del protagonista Charles Boone, il quale si troverà a dover combattere contro un’antica e malvagia maledizione che tormenta la sua famiglia da secoli. La serie è basata sul racconto Jerusalem’s Lot del celebre scrittore del brivido Stephen King.

Adrien Brody agli Oscar

8. Detiene un primato con il premio Oscar. A definitiva consacrazione del successo ottenuto con il film Il pianista, dove l’attore interpreta Wladyslaw Szpilman, un pianista riuscito a sopravvivere agli orrori della guerra grazie alla sua arte, Brody arriva ad ottenere una nomination ai premi Oscar come miglior attore. Nonostante l’agguerrita concorrenza in categoria di attori del calibro di Michael Caine, Nicolas Cage, Daniel Day-Lewis e Jack Nicholson, Brody riesce a vincere il premio. Allo stesso tempo Brody stabilisce un significativo primato divenendo, all’età di 29 anni, il più giovane interprete a vincere in quella categoria.

7. Diede vita ad un imprevisto bacio. Al momento della vittoria dell’Oscar, Brody corse sul palco e diede un profondo bacio in bocca alla presentatrice della categoria, l’attrice Halle Berry. Il momento destò parecchio clamore sul momento, e con il tempo venne confermato che tale bacio non era assolutamente previsto. L’attore aveva infatti manifestato in modo “originale” l’entusiasmo per la propria vittoria. Ad oggi, tuttavia, tale evento è da molti considerato un brutto episodio nella storia degli Oscar, specialmente considerati i numerosi discorsi sulle molestie usciti negli ultimi anni. La Berry, tuttavia, non si è mai pubblicamente lamentata di ciò.

Adrien Brody in Peaky Blinders

6. Si è ispirato a figure realmente conosciute. Per dar vita allo spietato Luca Changretta in Peaky Blinders, l’attore ha affermato di aver scavato nella propria memoria, andando a riesumare vecchie personalità conosciute durante l’adolescenza. Brody, infatti, è cresciuto nel quartiere Queens, dove risiedevano numerose persone associate alla criminalità organizzata. L’attore, per tanto, ha basato molto del suo personaggio sui ricordi che aveva di queste figure, dal loro modo di parlare a quello di agire. Per poter poi risultare più realistico lì dove la memoria lo abbandonava, l’attore ha semplicemente svolto delle ricerche sui maggiori gangster statunitensi.

Adrien Brody Il pianista

Adrien Brody in Il Pianista

5. Ha imparato a suonare il piano. Scelto per il complesso ruolo del personaggio protagonista, Brody si è da subito dichiarato disponibile ad imparare realmente a suonare il pianoforte. Ciò gli ha permesso di evitare l’utilizzo di controfigure, e così facendo ha potuto calarsi ulteriormente nei panni del sofferente personaggio. Le numerose scene in cui lo si vede suonare, dunque, non sono finte. Sono piuttosto il frutto di ore e ore di intenso studio, che ha permesso all’attore di poter eseguire anche i brani più complessi previsti dal copione.

4. È dimagrito molto. Deciso a voler rendere quanto più possibile realistico il suo ritratto del protagonista, che si trova a soffrire la fama e la sete tra gli orrori della guerra, Brody si è sottoposto per un periodo ad una ferrea dieta. L’attore, infatti, per sei settimane ha mangiato soltanto uova per colazione, un piccolo pollo a pranzo e del pesce per cena. Ciò gli ha permesso di passare da un peso di 73 chili ad uno di 59 chili, assumendo dunque un aspetto particolarmente emaciato e denutrito.

Adrien Brody: la sua vita privata e il naso

3. Ha avuto fidanzate celebri. L’attore è sempre stato piuttosto riservato sulla propria vita privata, ma in diverse occasioni non ha mancato di farsi vedere in pubblico in compagnia delle proprie fidanzate. La prima di cui si hanno notizie è Michelle Dupont, operante nell’industria della musica, con cui ha avuto una relazione dal 2003 al 2006. Successivamente, l’attore è stato legato dal 2006 al 2009 con l’attrice Elsa Pataky. Nel febbraio del 2020, invece, viene riportato il suo legame con l’attrice Georgina Chapman.

2. È noto per il suo naso. Il tratto forse più caratteristico del volto dell’attore è il suo naso, dalla conformazione insolita. Ciò è in realtà dovuto ad una serie di incidenti di cui l’attore è stato vittima nel corso degli anni. Il primo di questi avvenne nel 1992, quando mentre si trovava in moto si trovò a scontrarsi contro un’auto, rompendosi così diverse ossa tra cui il naso. Brody, in seguito, si è nuovamente rotto tale parte del volto a causa di alcune acrobazie compiute sui set di alcuni suo film. L’attore, infatti, non voleva che venissero utilizzate controfigure, ma girare personalmente le scene in questione si rivelò per lui fatale.

Adrien Brody: età e altezza

1. Adrien Brody è nato a New York, Stati Uniti, il 14 aprile del 1973. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Adrien Brody, cattivo eroe in Predators a Roma

Nell’incantevole cornice dell’Hotel Eden a Roma, si è svolta questa mattina l’attesissima conferenza stampa del film “Predators” diretto da Nimród Antal e prodotto da Robert Rodriguez. A presentare il lavoro è arrivato nella capitale l’attore premio Oscar per “Il Pianista”, Adrien Brody, interprete della pellicola insieme, fra gli altri, a Laurence Fishburne.


Dopo un Buongiorno e un bel sorriso, da subito l’attore con disinvoltura e spensieratezza  ha introdotto quello che per lui è stata l’esperienza di interpretare questo ruolo: “Ogni ruolo rappresenta una sfida, bisogna essere capaci di non porre limiti al proprio lavoro. Io mi sono interessato a questo progetto perché trovavo che rispetto agli odierni film fantascientifici ci fosse una maggiore attenzione ai contenuti, e che io in particolar modo potessi rendere il mio personaggio più significativo e meno banalizzato rispetto ai soliti cliché del film d’azione”. Continua Adrien Brody: “ Il mio è sicuramente un personaggio cattivo, e nello stesso tempo un solitario che si trova catapultato in un universo che non conosce perché fino a quel momento è sempre stato lui il “cacciatore”. È proprio questo lo snodo principale che fa differire questa versione del mitico alieno da quella del 1987 interpretata da Arnold Schwarzenegger e diretta da John McTiernan: sono gli esseri umani ad essere catapultati nel mondo alieno e non viceversa.

Da quello che si riesce a decifrare, è senza dubbio il  concetto chiaro di Brody, ovvero quello di interpretare un eroe cattivo, lasciandosi dietro tutti  quei personaggi/eroi  buonisti dei quali è piena la storia del cinema. Dai suoi commenti viene fuori un eroe alternativo, scomodo e raro.

Alle insistenti domande dei giornalisti sulle vicende legate al regista Roman Polanski, che aveva diretto l’attore in Il Pianista, prova che gli valse l’Oscar per la migliore interpretazionee Brody si rifiuta di dare alcun tipo di parere, sbilanciandosi solo su brevi commenti sulla sua esperienza con Polanski: “Non ci sono tanti film a quel livello, specialmente per un attore. C’è pochissimo materiale che ti parli così intensamente. Devo dire di essere stato molto fortunato e di essermi imbattuto in molti ruoli interessanti, ho avuto la libertà di rischiare e sperimentare, avuta anche grazie alla popolarità e ai riconoscimenti ottenuti con quel film: ma quel tipo di impegno, peso e responsabilità rimane imbattuto.”
L’attore poi senza imbarazzo ha confidato alla platea curiosità interessanti: “Non sono certo l’attore che il pubblico o la Fox poteva immaginare in prima battuta come successore di Arnold Schwarzenegger,” ha esordito. “Ma io sono stato un fan di film di questo genere per molto tempo. Indubbiamente devi impegnarti molto, per affrontare ruoli così diversi, e anche la mia trasformazione fisica ha richiesto una grande disciplina. Ma quello che volevo soprattutto creare era qualcosa di meno superficiale di quello che Hollywood normalmente permette che esista nei film d’azione. Volevo che il personaggio fosse eroico anche se in realtà è un cattivo, è moralmente ambiguo: questa è stata la vera sfida. Quel che è interessante del film è che mette personaggi che sono predatori nella loro vita in una situazione che li costringe a essere prede. È una sorta di contrappasso, gli fa capire cosa significa essere più deboli, essere le vittime.” Aggiungendo successivamente come sia stato stimolante  girare tutta la prima parte del film  in una vera giungla alle isole Hawaii: “Ci sentivamo veramente delle prede in un universo sconosciuto, con l’istinto di sopravivenza. Nella seconda parte, invece, girata interamente negli studios di Rodriguez, è stato ricreato il tutto nei minimi dettagli, e devo ammettere che è stato un piacere lavorare con così tante persone appassionate del genere cinematografico in questione, che mettevano dedizione e passionalità in ogni cosa”.

In chiusura di conferenza stampa è d’obbligo una domanda sul suo rapporto con il regista Roman Polanski. Brody mette le mani avanti dichiarando che non avrebbe parlato dell’attuale situazione del regista:“Mi astengo dal fare dei commenti sulle sue vicende personali. Posso solo dire che lavorare con lui mi ha permesso di maturare moltissimo. Gli sono grato per l’esperienza che mi ha concesso di fare, e non lo ringrazierò mai abbastanza.

Non abbiamo mai parlato in maniera precisa di una nuova collaborazione, ma se dovesse capitare ne sarei oltremodo felice”. Inoltre ha poi commentato l’idea di non abbandonarsi completamente ad un massiccio uso di effetti speciali, andando controcorrente: “Se crei una storia avvincente e personaggi credibili, riesci comunque a conquistare il pubblico. L’estetica contemporanea, infatti, serve a rendere interessante da vedere quello che interessante non è. Ho ammirato molto il tentativo di Rodriguez e Antal di tornare indietro ad uno stile cinematografico che ha la capacità di interagire con te a livelli più profondi. Io ad esempio volevo comunicare la solitudine e la disperazione insita nella condizione di sopravvissuto. Il film è d’intrattenimento, ma io volevo che il personaggio fosse dark.”

Adrien Brody parte per Cannes

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Cannes e il suo Festival offriranno l’ambientazione al nuovo film del regista francese Christopher Thompson: protagonista sarà Adrien Brody, nel ruolo di un tribolato regista che porta il suo ultimo film al Festival, assieme alla moglie, che ne è la protagonista.

Mentre davanti alle telecamere i due offrono l’immagine di una coppia unita, il loro matrimonio è in realtà in piena crisi. Assieme a Brody, nel cast figureranno Golshifteh Farahani, Pierre Niney e Ana Giaradot.

Intervistato da Variety, Thompson ha descritto il film come una storia di amore e crudeltà; il Festival Cannes costituisce l’ambientazione ideale perché può essere esilarante o depressivo, amplificando ed estremizzando le emozioni: un regista può essere osannato come un maestro venire stroncato dai critici il giorno dopo.

Il film, scritto dallo stesso Thompson assieme a sua madre Daniele, sua consueta collaboratrice, potrà contare su un budget di 13,4 milioni di dollari e verrà girato prima durante dopo la prossima edizione del festival, fissata tra il 15 e il 26 maggio.

Fonte: Empire

Adrien Brody in Motor City!

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Le riprese di Motor City, il nuovo film di Albert Hughes, forse potranno finalmente iniziare: dopo le defezioni di Gary Oldman e Amber Heard e il rifiuto di Chris Evans, Dominic Cooper, Jake Gyllenhaal e Jeremy Renner, Adrien Brody si unisce infatti al cast per coprire il ruolo lasciato da Oldman, insieme a Gerald Butler come protagonista. Brody interpreterà un veterano diventato boss che si scontra con Gerard Butler, chiamato invece a vestire i panni di  un ex detenuto in cerca di vendetta nei confronti di chi lo aveva incastrato.

Le riprese inizieranno il mese prossimo ad Atlanta su uno script di Chad St. John.

Adriano Giannini: 10 cose che non sai sull’attore

Adriano Giannini: 10 cose che non sai sull’attore

Apprezzato interprete cinematografico, Adriano Giannini si è negli anni costruito una carriera all’insegna della versatilità, distinguendosi in diversi ambiti. Grazie al suo talento ha poi avuto modo di partecipare anche a film internazionali, imponendosi all’attenzione della critica e di un pubblico ben più ampio.

Ecco 10 cose che non sai di Adriano Giannini.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Adriano Giannini: i suoi film

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore debutta al cinema con il film Alla rivoluzione sulla due cavalli (2001), per poi ottenere maggior notorietà con Travolti dal destino (2002). Negli anni seguenti recita in Le conseguenze dell’amore (2004), Ocean’s Twelve (2004), pellicola con Matt Damon, Brad Pitt e George Clooney, Nero bifamiliare (2007), Sandre nella pioggia (2008), La casa sulle nuvole (2009), Baciami ancora (2010), di Gabriele Muccino con Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini, Il principe del deserto (2011), Un matrimonio da favola (2014), Una donna per amica (2014), Senza nessuna pietà (2014), La foresta di ghiaccio (2014), Il colore nascosto delle cose (2017) e Vivere (2019).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Giannini alterna il cinema alla televisione, partecipando per il piccolo schermo a miniserie come Luisa Sanfelice (2004), L’isola dei segreti – Korè (2009), Missing (2012), In Treatment (2013-2016), dove ricopre il ruolo di Pietro accanto all’attore Sergio Castellitto, e Boris Giuliano – Un poliziotto a Palermo (2016). Recita inoltre nel film Il coraggio di vincere (2017).

8. È un noto doppiatore. Nel corso della sua carriera l’attore non ha mai lasciato da parte la propria passione per il doppiaggio. Negli anni è infatti stato la voce di importanti attori come Joaquin Phoenix, Tom Hardy, Heath Ledger, Christian Bale e Jude Law. È stato inoltre la voce italiana del personaggio interpretato da Matthew McConaughey nella serie True Detective.

Adriano Giannini e Gaia Trussardi

7. Si è sposato. Nell’agosto del 2019 arriva la notizia che l’attore si è sposato in gran segreto con l’imprenditrice Gaia Trussardi. I due sono stati visti insieme per la prima volta nel 2017, e da allora hanno sempre condotto una vita sentimentale particolarmente riservata. I due si sono sposati tra pochi intimi all’Isola d’Elba.

Adriano Giannini: chi è suo padre

6. È figlio di un noto attore. Adriano Giannini è il figlio del celebre Giancarlo Giannini, tra gli attori più apprezzati e premiati della storia del cinema italiano, noto per film come Pasqualino settebellezze e Travolti da un insolito destino nell’azzuro mare d’agosto. Giannini ebbe Adriano dal matrimonio con l’attrice Livia Giampalmo.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Adriano Giannini Joker

Adriano Giannini è la voce di Joker

5. Ha doppiato in più occasioni il noto personaggio. La fama di Giannini come doppiatore raggiunge il picco nel 2008, quando presta la propria voce per il doppiaggio italiano di Il cavaliere oscuro, dove ricopre il personaggio del Joker. Nel 2019 torna a dar voce italiana all’iconico personaggio per il film Joker, incentrato proprio sul malvagio clown.

4. Condivide il personaggio con suo padre. Un’altra curiosità legata al rapporto tra Giannini e il Joker è quella che vede il suo doppiaggio del personaggio come fosse stato ereditato dal padre. Giancarlo era infatti la voce italiana del Joker di Jack Nicholson nel film Batman del 1989.

3. È stato premiato per il suo doppiaggio. Nel 2009 l’attore riceve il Nastro d’argento per il suo doppiaggio del Joker interpretato da Heath Ledger. Il celebre villain di Gotham City porta fortuna all’attore, che nel 2019 ottiene il premio come miglior voce maschile del 2019 al Gran Premio Internazionale di Doppiaggio per il lavoro svolto sul Joker di Joaquin Phoenix.

Adriano Giannini è su Instagram

2. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 27,3 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito convidere fotografie scattate in momenti di svago, ma anche nei posti da lui visitati. Non mancano poi anche immagini promozionali dei suoi progetti da attore o di tematiche che gli stanno a cuore.

Adriano Giannini: età e altezza

1. Adiano Giannini è nato a Roma, Italia, il 10 maggio 1971. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

Adrian Lyne probabile regista di The Associate

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A dieci anni esatti dalla sua ultima regia (Unfaithful, con Diane Lane, Richard Gere e Olivier Martinez) Adrian Lyne sarebbe in procinto di tornare dietro alla macchina da presa per The Associate, film che segnerà un altro ritorno, quello degli adattamenti delle opere di John Grisham. Prodotto dalla Paramount, il film narrerà una tipica vicendà à la Grisham: un giovane laureato di Yale apprende casualmente informazioni fondamentali su un caso venendo così costratto a lavorare per un grande ufficio legale.

Di un adattamento di The Associate si parla già da qualche anno: in passato al progetto sono stati accostati i nomi di Tony Scott e Shya LaBeouf. Lyne sta nel frattempo lavorando su un altro progetto, Back Roads, ancora nelle prime fasi di sviluppo, probabili protagonisti Andrew Garfield e Jennifer Garner. Lo stesso Garfield avrebbe espresso interesse per il ruolo del protagonista di The Associate: Lyne potrebbe dunque dare la priorità a questo progetto.

Fonte: Empire

Adria Arjona, per James Gunn sarebbe “una grande Wonder Woman”

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Adria Arjona, per James Gunn sarebbe “una grande Wonder Woman”

James Gunn ha risposto alle voci secondo cui starebbe valutando la possibilità di affidare ad Adria Arjona il ruolo di Wonder Woman nell’Universo DC. In una nuova intervista, al co-capo dei DC Studios è stato infatti chiesto del suo seguire Arjona sui social media, cosa che ha spinto i fan a chiedersi se le avrebbe offerto il ruolo della supereroina. “Seguo Adria su Instagram, ma tutti sono usciti fuori dicendo: ‘L’ha appena seguita, significa che è Wonder Woman’”, ha detto Gunn in un’intervista a Extra.

Sarebbe una grande Wonder Woman, comunque”. Gunn ha poi continuato: “Era in un film che ho fatto sette anni fa. Siamo amici e ci conosciamo da allora. L’ho seguita allora, non ho iniziato a seguirla solo ora”. Per il momento, dunque, Gunn non si sbilancia. Sappiamo che un nuovo film su Wonder Woman è attualmente in fase di sviluppo, dunque quando la sceneggiatura sarà completa potrà iniziare il processo di casting e scopriremo se Adria Arjona otterrà davvero il ruolo.

Adria Arjona è la preferita dei fan per interpretare Wonder Woman

Il film in cui Arjona ha recitato è stato The Belko Experiment del 2016, diretto da Greg McLean e scritto da James Gunn, che lo ha anche prodotto insieme al partner dei DC Studios Peter Safran. Per quanto riguarda l’attrice, in un’intervista rilasciata all’inizio di quest’anno, alla Arjona è stato chiesto del fatto che è la favorita dai fan per il ruolo diWonder Woman. “Amo James Gunn”, ha detto l’attrice in quell’occasione. “Mi ha dato il mio primo film in assoluto, che era tipo il mio primo film in studio, quindi gli devo molto”.

Quando le è poi stato chiesto se il follow di Gunn sui social media significasse qualcosa, Arjona ha risposto: “Non lo so” e ha incrociato le dita. C’è dunque ancora molto mistero sull’attrice che otterrà il ruolo di Wonder Woman nel progetto ora confermato. Un ruolo che verrà ereditato da Gal Gadot, che l’ha interpretato per la prima volta il ruolo in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016, riprendendolo poi in Wonder Woman del 2017, Justice League del 2017, Wonder Woman 1984 del 2020 e con un cameo in Shazam! La furia degli Dei e The Flash del 2023.