Guarda la prima clip del
film Ti ricordi di me? di
Rolando Ravello con Ambra
Angiolini e Edoardo Leo. Nel cast anche
Paolo Calabresi, Susy Laude e Ennio
Fantastichini.
Roberto e Bea si
incontrano davanti al portone della terapista che li ha in cura.
Lui è cleptomane e autore di surreali favole, come “La foresta dei
barboni assiderati” o “ Alice nel paese dei terremotati”. Lei fa
l’insegnante elementare, è narcolettica, apparentemente svagata e,
in seguito a forti shock emotivi, reagisce con improvvise quanto
imprevedibili perdite di memoria. Per questo porta sempre con sé un
libro in cui scrive sia gli avvenimenti più importanti della sua
vita sia piccole annotazioni quotidiane.
Ha inizio da subito un
corteggiamento tenace e buffo che finirà per farla innamorare. Tra
piccoli furti e svenimenti, rincorse e amnesie, la storia d’amore
dei due protagonisti offrirà loro anche la possibilità, forse, di
guarire e di imparare a vivere le loro emozioni.
E’ stato presentato oggi alla
stampa italiana, presso il Cinema Adriano in Piazza Cavour, a Roma,
Ti ricordi di me?, il secondo film da
regista dell’attore romano Rolando Ravello, che
arriva a più o meno un anno di distanza dal precedente Tutti contro
tutti. Presenti alla conferenza stampa del film, oltre al regista,
anche gli interpreti Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Paolo
Calabresi e Pia Engleberth, insieme al
produttore Marco Belardi.
Quanto è stato difficile portare
questa storia dal teatro al grande schermo?
“La prima telefonata l’ho fatta
proprio ad Ambra e ad Edoardo – esordisce Rolando
Ravello – Avevo il terrore, dato il grande successo
dello spettacolo teatrale, che loro si fossero in qualche modo
incancreniti in quei personaggi. Ho sempre visto la storia in un
altro modo. Per me era molto importante l’aspetto emotivo. Abbiamo
lavorato tutti insieme sulla sceneggiatura e, soprattutto,
sull’emotività del film. Per me è stato naturale allontanarmi dallo
spettacolo teatrale, perché avevo le idee abbastanza chiare sul
film. Sto scoprendo che questo è il mio modo di vedere le cose e lo
sento coerente con il mio primo film. Il modo in cui ho raccontato
questa storia è molto simile al modo in cui ho raccontato Tutti
contro tutti. È solo pancia. Una regia tecnica, probabilmente, non
saprei farla”.
“L’esigenza di portare
questa storia sul grande schermo era anche nostra – continua
Edoardo Leo – E’ un film che ha un percorso
molto particolare, rispetto magari ad altri prodotti. Non ci è
stato proposto. Si tratta di una storia che noi, io e Ambra, dopo
averla portata in tournée per due anni, abbiamo deciso di
presentare a Marco Belardi. Dopo aver scritto la sceneggiatura,
opera mia, di Paolo Genovese e di Edoardo Falcone, avevamo bisogno
di uno sguardo ancora nuovo. Dovevamo affidarci alla visione di un
regista e pensavamo che Rolando fosse la persona ideale. È molto
tenero, guarda le cose in maniera estremamente sentimentale. Quando
poi trovi, come è successo nel nostro caso con Rai Cinema, qualcuno
che crede nel tuo progetto, il cerchio si chiude ed è allora che il
film viene fuori”.
“La differenza tra recitare
questa storia a teatro e riproporla poi per il cinema è stata
notevole – prosegue Ambra Angiolini – A
teatro avevamo altri toni, più adatti a quel tipo di ambiente. Nel
film, invece, Rolando mi ha tolto tutte le certezze che avevo. Ho
cercato di lavorare andando nella sua direzione e devo ammettere
che all’inizio non è stato facile. Ogni giorno dovevo togliere
qualcosa a ciò che in due anni avevo costruito da sola con Sergio
Zecca. Dopo la prima settimana ho chiamato Rolando, dicendogli che
non riuscivo a capire esattamente cosa stessi facendo. Facevo
fatica ad immaginarmi la nuova Bea. Avevo quindi bisogno del suo
aiuto per ricreare al meglio la Bea così come se l’era immaginata,
senza correre il rischio di portare cose che fossero sbagliate o
addirittura esagerate”.
Quanta storia e quanta favola
c’è in questo film? Quanto avete voluto tirar fuori dalla vita di
tutti i giorni questo racconto?
“L’approccio alla storia è
appunto quello della favola – risponde il regista – Credo
che l’emozione legata ai personaggi, invece, sia radicata nel
reale. Siamo sempre a metà, anche nello stile delle inquadrature,
tra la favola e il realismo. È possibile muoversi su questo
confine. Tutti gli attori hanno lavorato molto sull’emotività.
Questo ha fatto sì che il lavoro sul film, alla fine, risultasse
come un grande viaggio costruito insieme, in onestà”.
“Abbiamo fatto una scelta –
aggiunge Paolo Genovese – Quando abbiamo
scritto il film ci siamo posti delle domande. Ci sono molto cose
tecniche che abbiamo ignorato, ma volutamente. È una favola, una
storia d’amore, quindi non ci interessavano tutti i tecnicismi del
caso. È un tipo di film che ha una linea narrativa tale per cui se
lo spettatore crede nei personaggi dall’inizio, non li molla più.
Senza stare a chiedersi il perché o il per come di determinati
avvenimenti. È un film di pancia, di pure emozioni, che ti conduce
fino alla fine senza farti fare domande”.
Domanda per Ambra Angiolini:
come descriveresti il tuo personaggio?
“I protagonisti di questo film
hanno molti elementi in comune. Nella vita reale sarebbero due
emarginati, con tutte le loro patologie, i loro tic, con tutte le
cose scomode che li contraddistinguono. La cosa speciale è che in
questa storia tutto ciò che nella vita reale potrebbe metterti al
margine, diventa invece un punto di forza. Roberto e Bea sono due
pezzi unici che diventano una cosa sola. È abbastanza raro, ma può
accadere. Sono due persone che restano piene di difetti in un mondo
giusto, che è poi quello che ognuno di noi si augura per sé quando
incontra qualcuno. Tutti vorremo trovare qualcuno che renda nobile
quello che ci sembra sbagliato di noi stessi”.
La storia del film sembra alla
fine diventare una delle favole improbabili che scrive il
personaggio di Edoardo Leo, Roberto. Si potrebbe interpretarla
così?
“È una possibile lettura,
sicuramente – afferma Ravello – Credo che lo spettacolo
teatrale e il film siano due cose completamente diverse. Questo è
un film che come tale vuole averne tutta la dignità. Usa il
linguaggio del cinema in tutto: nella scelta delle inquadrature,
nel racconto della storia, nella recitazione dei personaggi. Il
teatro rimane lo spunto da qui è partita la storia, ma sono
veramente due cose diverse”.
Quanto è stato difficile trovare
un finale non banale, considerando che il film poteva rischiare di
chiudersi in modo banale? Visto il respiro internazionale del film,
si parla già di possibili vendite all’estero?
“Abbiamo ragionato tantissimo
sul finale – confessa Ravello – Avevano una lista di
ipotetici finali. Alla fine ne erano rimasti solo due. Uno era
stato partorito da me, ed era un finale diverso rispetto a quello
che si vede nel film. Paolo, invece, aveva immaginato il vero
finale del film, quello che poi abbiamo girato. Alla fine,
ragionandoci su, gli ho dato ragione e abbiamo scelto il suo
finale”.
“Sono molto affezionato a questo
progetto – dichiara Marco Belardi – Avevo
anche prodotto lo spettacolo teatrale. Quando ho letto la storia ho
subito pensato che si trattasse di un qualcosa che davvero poteva
essere venduto ovunque. È una storia, è una favola, che può essere
tranquillamente venduta anche all’estero. In questo momento ci
stiamo concentrando sul film, quindi sul lancio e sulla promozione.
Aspettiamo di vedere quello che succederà”.
Quali sono i motivi per cui
Ambra Angiolini ed Edoardo Leo funzionano così bene sullo
schermo?
“Io e Ambra non ci frequentiamo
nella vita di tutti i giorni – risponde Edoardo
Leo – Neanche quando eravamo in tournée ci
frequentavamo. Non abbiamo mai discusso o litigato sul set.
Evidentemente, abbiamo una visione comune del lavoro. C’è un
profondo rispetto e rigore per il teatro e per il cinema. Forse è
questo che ci fa andare così d’accordo professionalmente”.
“Credo che si tratti di pura
alchimia, non c’è un vero perché – continua Rolando
Ravello – Senza nulla togliere al personaggio di
Edoardo, credo che il ruolo più complesso fosse quello di Ambra.
Non era facile quello che le ho chiesto di fare. E’ vittima di
grossi cambiamenti all’interno del film. Non è facile per
un’attrice spogliarsi in un film, senza alcuna protezione. Lei
invece l’ha fatto, anche con grande coraggio”.
Ad Ambra e ad
Edoardo è stato chiesto qual è il loro rapporto con la
psicoanalisi…
“Ho sempre pensato che la
psicoanalisi fosse qualcosa che esistesse solo nei film –
dichiara Edoardo Leo – Non sono mai andato in analisi. Forse ne
avrei bisogno, ma mi ostino a non andarci”.
“Ho frequentato diversi
analisti – dice Ambra Angiolini – Credo che
sia normale”.
Domanda per Edoardo Leo e
Rolando Ravello: muovendovi nell’ambito della commedia-non
commedia, come vedete il vostro futuro al cinema? Che tipo di
originalità vorreste donare al panorama italiano di oggi?
“Penso che questo sia un anno
importante per il cinema italiano – ammette Leo – Hanno
avuto molto successo film che non erano delle commedie pure, come
ad esempio La mafia uccide solo d’estate di Pif o Tutta colpa di
Freud di Paolo Genovese. Ma ci sono state tante altre operazioni
diverse, come La mafia uccide solo d’estate o Smetto quando voglio.
Credo che il significato di tutto ciò sia che si possa osare ancora
un po’. Se ne stanno accorgendo sia i produttori sia i distributori
che si possono fare dei passi in avanti. A breve inizierò le
riprese di un nuovo film, un film sulla camorra, che non è un
commedia pura, ma va in quella direzione. Credo che ognuno debba
seguire, per quanto il mercato lo consenta, la propria idea di
cinema. Non è semplice, però si può fare”.
“In questo momento ho perso
completamente interesse per la recitazione – afferma Ravello –
Mi interessa ancora recitare in teatro, ma non al cinema o in
televisione. La regia mi sta insegnando tanto cose. Mi sta
liberando e mi fa divertire. È un mondo che voglio continuare ad
esplorare. Ho già alcune idee per un prossimo progetto. Voglio
continuare a fare questo per ora. Il mio sogno in questo momento
sarebbe quello di riuscire a fare teatro come attore e cinema come
regista”.
Ti ricordi di
me? uscirà al cinema il 3 Aprile e sarà distribuito in
300 copie dalla 01 Distribution.
Tre clip di nuovo film
di Rolando Ravello con Ambra
Angiolini e Edoardo Leo è al cinema dal 3
aprile. Nel cast anche Paolo Calabresi, Susy
Laude, Ennio Fantastichini e Pia
Engleberth.
Roberto e Bea si incontrano davanti
al portone della terapista che li ha in cura. Lui è cleptomane e
autore di surreali favole, come “La foresta dei barboni assiderati”
o “ Alice nel paese dei terremotati”. Lei fa l’insegnante
elementare, è narcolettica, apparentemente svagata e, in seguito a
forti shock emotivi, reagisce con improvvise quanto imprevedibili
perdite di memoria. Per questo porta sempre con sé un libro in cui
scrive sia gli avvenimenti più importanti della sua vita sia
piccole annotazioni quotidiane.
Ha inizio da subito un
corteggiamento tenace e buffo che finirà per farla innamorare. Tra
piccoli furti e svenimenti, rincorse e amnesie, la storia d’amore
dei due protagonisti offrirà loro anche la possibilità, forse, di
guarire e di imparare a vivere le loro emozioni.
A quasi un anno di distanza
dall’esordio come regista con Tutti contro
tutti, l’attore Rolando Ravello
torna dietro la macchina da presa per dirigere una delle coppie
cinematografiche italiane del momento:
Ambra Angiolini ed Edoardo Leo che,
dopo Viva l’Italia e Ci vediamo a casa, tornano a recitare
insieme in Ti ricordi di me?, tratto
dall’omonimo spettacolo teatrale di Sergio Zecca
del 2012 che ha visto protagonista proprio il duo di attori.
In Ti ricordi di
me? Roberto (Edoardo
Leo) e Bea (Ambra
Angiolini) si conoscono dalla terapista che li ha in
cura. Lui è un cleptomane e autore di favole improbabili. Lei fa
l’insegnante elementare, è narcolettica e, se colta da forti shock
emotivi, reagisce con improvvise perdite di memoria. Per questo
motivo, Bea porta sempre con sé un libro in cui annota tutto ciò
che le succede. Roberto inizia da subito a corteggiarla in modo
buffo ma tenace… un corteggiamento che finirà per far innamorare
Bea.
Ti ricordi di me?, il film
Adattato per il grande schermo da
Paolo Genovese ed Edoardo
Falcone in collaborazione con lo stesso Leo, il film
assomiglia a una vera e propria favola che, nonostante la presenza
di diverse situazioni surreali, riesce a rimanere ancorato ad una
matrice fortemente connessa alla realtà. Merito dell’accurato
lavoro apportato dal trio di sceneggiatori, lodevoli di aver dato
alla luce un adattamento che, pur distaccandosi completamente
dall’opera teatrale originale, si contraddistingue per
intelligenza e creatività; un’impostazione del racconto decisamente
emotiva, fatta di possibilità, di tenerezze, piccoli miracoli e
guizzi artistici.
Un film, dunque, che parla il
linguaggio del cinema, non solo nel racconto della storia, ma anche
nelle scelte di regia e, soprattutto, nell’interpretazione degli
attori protagonisti. Edoardo Leo e Ambra Angiolini sono bravissimi nel dare vita
ai moti interiori dei loro personaggi, portandone fuori sia il
bello che il brutto senza alcun tipo di filtro. Quello che ne
deriva è una complicità in grado di creare due persone che
all’inizio sembrano non avere nulla in comune, ma che, alla fine,
troveranno proprio nelle loro “stranezze” il punto dal quale
partire per costruire la loro relazione. Il resto viene fatto
dall’ottimo cast di supporto, in particolare da Paolo Calabresi, il cui personaggio di
Francesco risulta funzionale allo sviluppo del lato vagamente
comico di una pellicola che non fa (e che non deve far) ridere, ma
che ti lascia con il sorriso dall’inizio alla fine.
Ti ricordi di
me? è una commedia sentimentale ricca di vere idee.
Una favola d’amore forte e coinvolgente, scritta davvero bene,
sorretta da una regia delicata e molto personale, e recitata da una
coppia di attori in perfetta sintonia. Il film uscirà al cinema il
3 Aprile.
Fabio De Luigi torna al
cinema con una nuova commedia sentimentale dal titolo Ti
presento Sofia. A dirigerlo c’è Guido
Chiesa, autore di numerosi documentari e del recente
Belli di papà. A fare squadra con De Luigi ci sono
Micaela
Ramazzotti, e Caterina Sbaraglia, per
la prima volta sullo schermo nei panni della Sofia del titolo. I
loro tre personaggi sveleranno, ognuno a modo loro, la paura di
mettersi in gioco. Paura che saranno costretti ad affrontare per
potersi aprire agli altri.
Ti presento Sofia: trama
Ti presento Sofia
segue le vicende di Gabriele (Fabio
De Luigi), negoziante di strumenti musicali,
divorziato e papà premuroso di Sofia (Caterina
Sbaraglia). Quando nella vita di Gabriele ripiomba Mara
(Micaela Ramazzotti), un’amica che non vede da
tempo e ora dinamica e indipendente fotografa, lui viene travolto
da un’irrefrenabile passione, a tal punto da negare l’esistenza
della figlia dopo aver scoperto che Mara non sopporta i bambini.
Naturalmente le bugie hanno le gambe corte, e la messinscena di
Gabriele avrà vita breve.
Ti presento Sofia
è un’opera che attraverso la commedia vuole far riflettere
sull’essere genitori e figli. Tema che trova nell’intrecciarsi dei
rapporti dei protagonisti un proprio interessante svolgimento.
Purtroppo al di là della convincente prova attoriale della
Ramazzotti, nuovamente in un ruolo comico, i punti di forza del
film sembrano essere ben pochi.
Risultano riuscite alcune
situazioni comiche, che riescono a tenere su il ritmo del film, che
precipita però in presenza di ben meno riuscite gag, dove ad essere
fuori tempo sono proprio gli spunti comici. Il continuo presentarsi
di nuovi equivoci porta alla lunga a dare l’impressione che la
narrazione sia ferma su sé stessa, salvo ripartire poi per
risolversi comunque in un finale troppo sbrigativo, che risolve con
banale semplicità i conflitti presentati durante il film.
Se da una parte questi problemi
sono da ricondursi alla scrittura del film, dall’altra neanche la
regia riesce a risollevare le sorti dell’opera, presentando oltre
al tipico anonimato di questo genere, evidenti problemi di
continuità e costruzione della scena, che risultano ampliati al
momento del montaggio.
C’è di buono che la chimica tra gli
attori riesce a strappare più di una risata, ma il film sembra
fermarsi a questo. Nonostante gli interessanti spunti che i temi
fornivano, primo tra tutti il cercare di capire profondamente le
motivazioni del sempre più presente movimento dalla politica “child
free”, questi sembrano perdersi per strada in favore di una più
canonica commedia ad equivoci.
Uscirà il 31 ottobre 2018,
distribuito da Medusa, Ti presento
Sofia, la nuova commedia diretta da Guido
Chiesa con Fabio De Luigi e Micaela
Ramazzotti.
Cinefilos.it offre la possibilità a pochi
fortunati di vedere il film gratis, in anteprima, in
diverse città d’Italia, domenica mattina, 28 ottobre
2018! Ci sono a disposizione tanti inviti gratuiti
validi per l’ingresso di 2 persone, per ognuna delle città.
La trama del film: Gabriele, ex
rocker e ora negoziante di strumenti musicali, divorziato, è un
papà premuroso e concentrato esclusivamente su Sofia, la figlia di
10 anni. Quando gli amici gli presentano delle possibili nuove
compagne lui parla della figlia, azzerando ogni chance. Un giorno
però nella sua vita ricompare Mara, che vede da 10 anni e che è
diventata un’importante fotografa. Lui se ne innamora ma c’è un
grosso ostacolo da superare: lei non vuol sentire neanche parlare
di bambini. Gabriele decide quindi di nasconderle la presenza di
Sofia. L’impresa però non sarà per niente facile.
Il due volte premio Oscar Robert De Niro si è negli ultimi anni distinto
per alcune brillanti commedie come Lo stagista inaspettato
o Big Wedding. A ribadire le sue grandi capacità comiche
ci ha però pensato il film del 2000 Ti presento
imiei, da lui anche prodotto e
diretto da Jay Roach. Ancora oggi questa è una
delle commedie statunitensi più apprezzate e imitate, tanto nelle
sue situazioni quanto nella comicità genuina, capace di far
emozionare tanto quanto ridere. Scritto da James
Herzfeld e John Hamburg, il film non però
una storia totalmente originale, bensì il remake di una versione
preesistente.
Nel 1992 era infatti uscito al
cinema un omonimo film diretto da Greg Glienna,
che però non ebbe particolare successo. Anni dopo, la Universal ha
acquisito i diritti sull’opera con l’intenzione di espandere la
storia originale introducendo nuove dinamiche. Inizialmente Roach
venne respinto come regista, poiché Steven Spielberg aveva dichiarato il suo
interesse verso il progetto, con Jim Carrey che avrebbe dovuto interpretare il
protagonista. Quando però i due si tirarono indietro, lo studios
decise allora di affidare il film a Roach. Il concretizzarsi di
Ti presento i miei fu l’inizio di un successo
straordinario.
Uscito al cinema, film incassò
circa 330 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 55.
Venne inoltre lodato dalla critica, arrivando a guadagnare numerosi
riconoscimenti e dando vita poi a due sequel a loro volta
affermatisi come grandi successi. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Ti presento i miei: la trama del film
Protagonista del film è
l’infermiere Greg Fotter, da tempo fidanzato con
Pam Byrnes, maestra d’asilo. Amando moltissimo la
sua compagna, Greg è ora pronto a fare il grande passo e chiederle
di sposarlo. Sfortunatamente, deve rinviare la sua proposta quando
la sorella di Pam annuncia le sue nozze. La coppia intraprende
dunque un viaggio per andare a casa dei genitori di lei in attesa
del lieto evento. Greg è però quanto mai nervoso, poiché teme il
giudizio del padre di Pam, Jack Byrnes, a cui
spera di fare una buona impressione. Arrivati a casa presso di
loro, Greg crede di trovarsi dinanzi ad una famiglia perfetta, dove
vige la sintonia e il rispetto.
Scoprirà però ben presto a sue
spese che far colpo sul futuro suocero è però più complesso del
previsto. L’uomo è infatti quanto mai contrario all’idea che Pam si
sposi, poiché dal suo punto di vista nessun uomo è alla sua
altezza, men che meno il bizzarro Greg. Mentre quest’ultimo cerca
di adeguarsi all’ambiente, Jack inizierà invece a studiarlo
attentamente, cercando di scoprire ogni suo segreto e peccato. Il
suo essere un esperto ex agente della CIA lo favorirà nel cercare
scheletri nell’armadio del pretendente alla mano di sua figlia. La
situazione non farà però altro che sfuggire di mano ad entrambi,
dando vita ad una serie di imprevedibili situazioni.
Ti presento i miei: il cast del film
Ad interpretare il severo Jack
Byrne vi è, come già accennato, vi è l’attore Robert De Niro.
Il premio Oscar è stata la prima scelta per il ruolo, con Roach
convintosi di voler affidare a lui il personaggio dopo averlo visto
recitare in Terapia e pallottole e in Le avventure di
Rocky e Bulluwinkle. Dopo aver letto la sceneggiatura, De Niro
accettò con piacere il ruolo, essendo da tempo alla ricerca di un
nuovo progetto comico in cui cimentarsi. Egli si preparò al suo
personaggio studiandone la mentalità, arrivando anche a suggerire
diverse situazioni per lui, come quella che lo vede sottoporre Greg
alla test della verità. Nei panni di sua moglie Dina vi è invece
l’attrice Blythe Danner, mentre Teri
Polo è Pam, la fidanzata di Greg.
Ad interpretare quest’ultimo vi è
il popolare attore comico Ben Stiller.
Dopo che Carrey rinunciò al ruolo, Stiller accettò di recitare nel
film, suggerendo però di modificare molte delle situazioni comiche
del personaggio. Egli riteneva infatti che, per la sua persona,
avrebbe funzionato meglio una comicità verbale che non fisica, più
adatta invece a Carrey. Stiller ebbe poi anche l’opportunità di
improvvisare diverse scene, acquisendo così totale disinvoltura con
il personaggio. Nel film è poi presente anche il suo grande amico
Owen Wilson,
nei panni di Kevin Rawley, ex fidanzato di Pam particolarmente
apprezzato dai genitori di lei. Jon Abrahams è
invece Denny Byrnes, fratello minore di Pam, mentre Nicole
DeHuff è Debbie, la sorella di lei.
Ti presento i miei: i
sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, il film ebbe due
sequel di altrettanto grande successo. Il primo di questi, Mi presenti i
tuoi?, è uscito nel 2004, e vede stavolta Greg
impegnato a presentare la sua famiglia alla compagna e ai genitori
di lei. Stiller e De Niro hanno ripreso i loro ruoli, mentre
Dustin Hoffman e Barbra
Streisand sono i due genitori di Greg. Nel 2010 è poi
uscito il terzo capitolo della trilogia, Vi presento i
nostri, dove Greg e Pam sono ora alle prese con i
loro due neonati gemelli. Anche in questo caso gli attori dei
precedenti due film riprendono i loro rispettivi ruoli, con nuove
aggiunte al cast di attori come Jessica Alba, Harvey
Keitel e Laura Dern.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Ti presento i
miei è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple
iTunes, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo.
Ti presento i miei in
streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Le
commedie romantiche, quando basate su premesse narrative
intriganti e particolari, ottengono sempre il giusto successo.
Nonostante ci siano infatti dei canoni ben precisi da seguire, più
si riesce ad essere originali nel raccontare la nascita di un
amore, più il pubblico sarà disposto a concedere il proprio tempo
al titolo di turno. Per riuscire in ciò, spesso il cinema si
rivolge alla letteratura e sono semplicemente innumerevoli i
romanzi di questo genere poi trasformati in altrettanto fortunati
film. Uno dei gli ultimi da poter aggiungere all’elenco è
Ti odio, anzi no, ti amo! (qui
la recensione), diretto nel 2021 da Peter Hutchings.
Già sceneggiatore di Sai
tenere un segreto?, ma anche regista di Alla fine ci
seitu, Hutchings adatta un libro bestseller di
Sally Thorne dando vita ad un racconto incentrato
sulla dinamica tra due personaggi che si odiano fino a quando non
scoprono che invece si amano alla follia. La realizzazione del
film, sfortunatamente, è stata resa difficile dal Covid-19, che ha
costretto a ridimensionari determinati aspetti del racconto (la
scena del matrimonio, ad esempio, è stata girata con meno invitati
di quanti inizialmente previsti), ma ha anche limitato la sua
successiva distribuzione.
La sua presenza in streaming, come
anche il suo passaggio televisivo, sono però l’occasione perfetta
per riscoprire questo titolo divertente, appassionante e che ci
ricorda quanto una bella commedia romantica faccia sempre bene
all’animo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Ti odio, anzi no, ti
amo!. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori
e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio
catalogo.
La trama e il titolo originale di Ti odio, anzi no, ti
amo!
Protagonisti del film sono
Lucy Hutton e Joshua Templeton
due colleghi rivali di una casa editrice, diametralmente opposti e
accomunati solo da una profonda insofferenza reciproca. Lucy è una
ragazza affabile e idealista, che crede nel proprio lavoro di
assistente editoriale e nel valore della letteratura. Al contrario,
Joshua è scostante e maniaco del controllo, interessato più al
fatturato che alla qualità dei romanzi che vengono pubblicati.
Costretti a lavorare uno di fronte all’altra, i due si ritroveranno
al centro di una vera e propria competizione quando si prospetterà
l’occasione, per uno di loro, di ottenere la posizione di prestigio
che entrambi desiderano.
Il titolo originale di Ti
odio, anzi no, ti amo! è The Hating Game,
che fa riferimento non solo all’odio reciproco esistente tra i due
protagonisti, ma anche alla sfida che i due intraprendono,
interamente basata sul disprezzo che provano l’uno per l’altro, che
prevede che chi non otterrà la promozione dovrà lasciare il posto
di lavoro. Un vero e proprio “gioco dell’odio”, dunque, con i due
che però non hanno ovviamente fatto i conti con i propri sentimenti
e quella che doveva essere un’accesa rivalità si trasforma ben
presto in una forte attrazione reciproca.
Il cast del film e il libro da cui è tratto
Ad interpretare i due protagonisti,
Lucy e Joshua, vi sono gli attori Lucy Hale e Austin Stowell.
Lei è nota soprattutto per aver interpretato Aria Montgomery nella
serie televisiva
Pretty Little Liars, ma vista anche nel horror Obbligo o verità. Lui, invece, si è fatto conoscere
con il ruolo di Jesse nella serie televisiva La vita segreta di
una teenager americana, per poi distinguersi con i film
L’incredibile storia di Winter il delfino e La battaglia dei sessi. Prima di questo film, Hale e
Stowell aveva già recitato insieme nel film Fantasy
Island. Inizialmente, però, il ruolo di Joshua era stato
offerto a Robbie Amell, il quale ha però dovuto
rinunciare per problemi di programmazione.
Questi due attori danno dunque vita
ai protagonisti di Ti odio, anzi no, ti amo!,
i quali sono tratta – come l’intero film ovviamente – dal romanzo
The Hating Game, scritto nel 2018 da
Sally Thorne e affermatosi come un bestseller
venduto in oltre 20 paesi. Tale libro è inoltre spesso identificato
come uno dei principali artefici del rinnovato boom delle commedie
romantiche in letteratura e che trovano poi fortuna anche grazie ad
adattamenti cinematografici. Una piccola curiosità proprio riguardo
tale libro e il film è che una copia del romanzo è visibile nella
vetrina di una libreria esattamente a 29 minuti dall’inizio del
film.
Ecco alcuni titoli simili a Ti odio, anzi no, ti amo!
Ti odio, anzi no, ti
amo! è sostanzialmente una classica commedia romantica con
due personaggi che inizialmente si detestano salvo poi capire di
essere pazzi l’uno per l’altro. Sono numerosi i film simili a
questo titolo del 2021, a partire dal recente Tutti tranne te (2023). Si possono poi citare La dura verità (2009), Amici,
amanti e…(2011), Mia moglie per
finta (2011), Ricatto
d’amore (2009), Two Weeks Notice – Due
settimane per innamorarsi (2002), La
competizione (2019),
Non succede, ma se succede…(2019) e, infine, Ti
odio, ti lascio, ti… (2006). Si possono però anche citare
alcuni film come questo ambientati sul posto di lavoro,
ovveroIl
diavolo veste Prada (2006) e Lo
stagista inaspettato(2015).
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Ti
odio, anzi no, ti amo! grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì2 aprile alle ore
21:30 sul canale Rai 1.
Ti odio, anzi no, ti
amo! ha tutti gli ingredienti giusti che una storia
d’amore bollente necessita: adattato dal romanzo best-seller di
Sally Thorne, Ti odio, anzi no, ti
amo! si presenta come una romcom che gioca con due dei
tropi più amati del genere: combinare una relazione d’ufficio con
quella di una storia d’amore tra nemici, non senza una buona dose
di imprevedibilità e scontri reciproci. Diretto da Peter
Hutchings, con sceneggiatura di Christina
Mengert, la pellicola si presenta come una rom-com guidata
da due personaggi affascinanti, in quella che risulta essere in
definitiva una storia d’amore tra nemici un po’ sotto tono. Il film
è disponibile su Amazon Prime
Video dal 14 febbraio 2022.
Ti odio, anzi no, ti amo!: una commedia romantica dall’impianto
standardizzato
La storia segue Lucy
Hutton (Hale)
e Joshua Templeman (Stowell),
colleghi rivali in una casa editrice chiamata Bexley & Gamin. Lucy
è un’impiegata affabile, gentile e idealista che crede nel potere
della letteratura; al contrario, Josh è uno scrooge
aziendale. Lei e Josh non sono mai andati d’accordo e hanno, a loro
volta, passato la maggior parte del loro tempo come colleghi in un
gioco perpetuo di odio, che comprende sguardi da acerrimi nemici,
mettere in disordine la scrivania dell’altro e battibecchi sulla
grammatica di fronte ad altri colleghi.
Ti odio, anzi no, ti
amo! funziona nell’ambito di distribuzione su piattaforma,
in cui i contenuti di genere romantico sono ormai parte
preponderante del catalogo. Il soggetto romanzato di
Thorne è probabilmente la chiave effettiva di
svolta di un impianto da film perfetto per San Valentino, che
risulterebbe, altrimenti, piuttosto stucchevole. Le regole del
gioco – e di scrittura – del libro fanno sì che il pubblico possa
essere portato a investire nel risultato della storia anche in sede
filmica: una buona dose di verve comica segue passo a passo questa
storia d’amore che scaturisce da malintesi, una corsa verso il
potere e dicotomie tra attitudini apparentemente
inconciliabili.
Gli splendidi protagonisti dalla
chimica incredibile sono sicuramente il simbolo più luminoso di
un’intera pellicola che, a tratti, si avvicina sempre più al
pericoloso confine tra avventura amorosa e ciò che potrebbe
apparire come uno spin-off sul personaggio precedentemente
interpretato da Hale in
Pretty Little Liars. Austin Stowell
accosta la giocosità di Hale al vigore di
Josh in modo delicato e i momenti di vulnerabilità
tra la coppia sono ancora meglio dei loro battibecchi: il film è
pieno di momenti pittoreschi da commedia romantica che sono in
definitiva parte del motivo per cui i fan di questo genere lo
adorano, ed evocano il giusto tipo di farfalle.
Ti odio, anzi no, ti amo: la rinascita della rom-com
Grazie a serie diventate ormai
popolarissime come Bridgerton
e film come To All the Boys I Loved Before, il
filone della rom-com, declinato in qualsiasi aspetto e epoca
storica possibile, sta andando incontro a una nuova rinascita e gli
studios stanno iniziando ad adattare storie di avventure amorose
senza la necessità di doverle “purificare” in ogni loro aspetto.
Ecco allora che, nell’universo del cinema romantico post trilogia
di Cinquanta Sfumature, anche romanzi più
indipendenti trovano spazio per essere adattati.
Ti odio, anzi no, ti
amo, cerca quindi di aggiornare la formula dell’avventura
amorosa rendendola più diretta e piccante in termini di
sceneggiatura ma, sebbene risulti certamente più libidinoso di
molti dei suoi predecessori, si viene a perdere nel film, dal
secondo atto in poi, quello che dovrebbe essere il cuore pulsante
dell’intero film: la conoscenza.
L’imprevedibilità, l’azzardo e i
colpi di scena sono certamente carte da dover giocare in sede di
scrittura, ma senza che questa vadano a discapito di una conoscenza
del personaggio che deve necessariamente essere fornita allo
spettatore. Il gioco dell’odio avviato dai due protagonisti esiste
in un epoca in cui lo spettatore stesso si sente a disagio con
l’idea di una commedia romantica che non sia completamente
prevedibile; il film funziona a questo livello, risultando
sicuramente molto più godibile in versione originale, per poter
apprezzare al meglio una serie di giochi linguistici interessanti e
ben inseriti all’interno della cornice filmica.
Ti odio, anzi no, ti
amo! approda liscio su un terreno favorevole allo
spettatore della commedia romantica, attratto e intrigato dall’idea
di due persone costrette a combattere la loro attrazione reciproca
invece di abbracciarla e che dovranno mettersi alla prova
vicendevolmente per poter poi camminare insieme verso il
tramonto.
Ecco il trailer di Ti mangio il cuore, il nuovo film di
Pippo Mezzapesa con protagonisti
Elodie, al suo esordio cinematografico, e
Francesco Patanè, In Concorso – Sezione Orizzonti
al 79° Festival di Veneziain sala dal 22 settembre distribuito da
01 Distribution.
Ti mangio il cuore, la trama
Puglia. Arso dal sole e dall’odio,
il promontorio del Gargano è conteso da criminali che sembrano
venire da un tempo remoto governato dalla legge del più forte. Una
terra arcaica da far west, in cui il sangue si lava col sangue. A
riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali è un amore
proibito: quello tra Andrea, riluttante erede dei Malatesta, e
Marilena, bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione
fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena, esiliata dai
Camporeale e prigioniera dei Malatesta, contesa e oltraggiata,
si opporrà con forza di madre a un destino già scritto.
In esclusiva le prime immagini di
Ti mangio
il cuore, il nuovo film
di Pippo Mezzapesa con
protagonisti Elodie, al suo esordio
cinematografico, e Francesco Patanè. In
sala il 22 settembre distribuito da 01
Distribution.
Liberamente tratto dall’omonimo
libro di Carlo Bonini e Giuliano
Foschiniedito da Giangiacomo Feltrinelli Editore Ti
mangio il cuore è un gangster movie e una grande,
tragica storia d’amore. Prodotto da Indigo
Film con Rai Cinema in
collaborazione con Paramount+. Nel cast, accanto ai due
protagonisti Elodie e Francesco
Patanè, ancheMichele
Placido, Tommaso Ragno, Brenno Placido, Francesco Di
Leva, Lidia Vitale, Giovanni Trombetta, Letizia Pia Cartolaro,
Giovanni Anzaldo, Gianni Lillo.
La sceneggiatura è firmata da Antonella W.
Gaeta, Pippo Mezzapesa e Davide
Serino, la fotografia è di Michele
D’Attanasio, il montaggio di Vincenzo
Soprano, le musiche di Teho Teardo,
la scenografia di Daniele Frabetti, i costumi
di Ursula Patzak.
Puglia. Arso dal sole e dall’odio,
il promontorio del Gargano è conteso da criminali che sembrano
venire da un tempo remoto governato dalla legge del più forte. Una
terra arcaica da far west, in cui il sangue si lava col
sangue. A riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali
è un amore proibito: quello tra Andrea, riluttante erede dei
Malatesta, e Marilena, bellissima moglie del boss dei Camporeale.
Una passione fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena,
esiliata dai Camporeale e prigioniera dei Malatesta, contesa e
oltraggiata, si opporrà con forza di madre a un destino già
scritto.
Ecco tutte le foto dal red carpet
del film italiano Ti mangio il cuore, presentato
alla 79esima
edizione della Mostra
d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti.
Oltre al regista presenti gli interpreti Francesco Patanè,
Francesco Di Leva, Lidia Vitale, Brenno Placido, Tommaso Ragno,
Michele Placido.
Puglia. Arso dal sole e dall’odio,
il promontorio del Gargano è conteso da criminali che sembrano
venire da un tempo remoto governato dalla legge del più forte. Una
terra arcaica da Far West, in cui il sangue si lava col sangue. A
riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali è un amore
proibito: quello tra Andrea, riluttante erede dei Malatesta, e
Marilena, bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione
fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena, esiliata dai
Camporeale e prigioniera dei Malatesta, contesa e oltraggiata, si
opporrà con forza di madre a un destino già scritto.
Il commenti del regista
È tutta racchiusa nel titolo del
film la doppia anima di questa storia, fatta di spietatezza e
passione. Da un lato una società arcaica e feroce, dominata dalla
violenza di leggi primitive che regolano antiche faide mafiose mai
davvero estinte, dall’altro la forza dell’amore che sconvolge e
sovverte, una scintilla che fa divampare una nuova guerra ma anche
il desiderio di una vita diversa. Quella di Ti mangio il cuore è
una storia archetipica che parla di amore, vendetta e morte, ma
anche di una terra di prepotente bellezza, il Gargano, straziata e
insanguinata da una mafia poco conosciuta e spietata. Un mondo in
cui la spirale della violenza sembra travolgere tutto e distruggere
anche l’amore, ma non Marilena, che non ha paura di vivere le
proprie passioni, i propri desideri e non intende piegarsi a un
destino già scritto. Perché un destino diverso è possibile.
Al via le riprese di Ti
mangio il cuore di Pippo Mezzapesa con protagonisti
Elodie al suo esordio cinematografico e Francesco
Patané. Tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo
Bonini e Giuliano Foschini edito da Giangiacomo Feltrinelli Editore
Ti
mangio il cuoreè un gangster movie e
una grande, tragica storia d’amore. Girato in bianco e nero,
il film è prodotto da Indigo Film con Rai Cinema,
con il supporto logistico di Apulia Film
Commission. Le riprese si svolgono interamente in Puglia
per una durata di otto settimane.
Ti
mangio il cuore contiene materia ad alta temperatura.
Amore, morte, criminalità, riti e impossibile redenzione in un
meridione oscuro e misterioso. Tutti elementi magnetici che ho
deciso di raccontare in bianco e nero, perché da subito ho sentito
che erano questi i colori di una storia contemporanea, eppure così
profondamente ancestrale nei sentimenti, negli atti, nelle
sentenze.” Pippo Mezzapesa
Accanto ai protagonisti
Elodie, al suo esordio cinematografico, e
Francesco Patané nel cast anche Lidia
Vitale, Francesco Di Leva,
Tommaso Ragno, Giovanni Trombetta,
Letizia Cartolaro, Michele
Placido e Brenno Placido. La
sceneggiatura è firmata da Antonella Gaeta,
Pippo Mezzapesa e Davide Serino,
la fotografia è di Michele D’Attanasio, la
scenografia di Daniele Frabetti, i costumi di
Ursula Patzak e il montaggio di
Giogiò Franchini.
La trama
Puglia, dimenticati da Dio gli
altopiani del Gargano sono contesi da criminali che sembrano venire
da un tempo remoto. Una terra da far west, in cui il sangue si lava
con il sangue. A riaccendere l’odio tra due famiglie rivali, un
amore proibito: quello tra Andrea, erede dei Malatesta, e Marilena,
la bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione
impossibile da estirpare che travolge la ragione e riaccende la
guerra tra i clan.
Dopo l’introspettivo ed
enigmatico Il bene mio, Pippo Mezzapesa scende sulla Terra, anzi agli inferi,
tra i clan della
mafia foggiana, raccontando con Ti mangio il cuore, la
storia della prima pentita di questo misterioso e terribile (e
ancora sconosciuto) spaccato di malavita del Sud Italia.
Ti mangio il cuore, la
trama
Puglia. Arso dal sole e
dall’odio, il promontorio del Gargano è conteso da criminali che
sembrano venire da un tempo remoto governato dalla legge del più
forte. Una terra arcaica da Far West, in cui il sangue si lava col
sangue. A riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali è un
amore proibito: quello tra Andrea, riluttante erede dei Malatesta,
e Marilena, bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione
fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena, esiliata dai
Camporeale e prigioniera dei Malatesta, contesa e oltraggiata, si
opporrà con forza di madre a un destino già scritto.
Sanguigno, verace,
contrastato come la sua fotografia, Ti mangio il
cuore vuole essere una tragedia greca in salsa mafiosa che
ripropone degli schemi già visti e raccontati abbondantemente da
cinema e televisione. E se da una parte la storia è universale e
gli interpreti sono intriganti, la confezione finale si perde in
formalismi poco ispirati.
L’esordio al cinema di
Elodie
Si parla già tanto
dell’esordio al cinema di Elodie, che interpreta la femme fatale
Marilena e si intuisce presto che non è solo perché la cantante fa
notizia come personaggio pubblico. La giovane si scopre dotata di
un bel talento istintivo e naturale per il grande schermo, complici
forse quei suoi lineamenti così intensi e quegli occhi grandi e
affamati di storie. La sua Marilena è irresistibile, sia nella
prima parte della storia, quando è l’altezzosa e fiera moglie del
boss, sia nella seconda parte, quando è l’amante gravida di un
principe mafioso in crisi esistenziale.
Accanto a lei c’è
Francesco Patanè che avevamo
ammirato ne Il Cattivo Poeta. Qui il giovane
interprete genovese si cimenta non solo con un dialetto che non è
suo, ma con un personaggio che affronta una vera e propria discesa
nell’Ade, a toccare le corde più oscure della sua anima. Intorno a
loro un cast di enorme talento (tra gli interpreti ci sono
Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Michele Placido e
Tommaso Ragno) che impreziosisce una storia di
grande ambizione ma di tiepida esecuzione.
Ti mangio il cuore si ammanta di grande
passionalità e ferocia, vorrebbe essere un affresco crudo e
spietato di una realtà ancora nascosta, ma non esprime con i fatti
questa intenzione esplicata nel titolo e in definitiva la sua
ambizione tragica non trova riscontro nell’esito.
Nikita, italiano
emigrato in Canada a causa di problemi legali, lavora presso una
ditta di onoranze funebri, alla guida del carro con cui traghetta i
defunti verso la loro ultima dimora. La morte è il suo pane
quotidiano, ed è proprio con la morte che si ritroverà a giocare.
Tutto parte da una partita di poker nella residenza del misterioso
e distinto signor Braque. Nikita si trova pesantemente sotto e per
estinguere il debito riceverà una proposta surreale: fare da preda
per una caccia lunga venti minuti, al termine della quale, se
sopravvivrà, potrà considerare saldato il debito. Il gioco
conquisterà gradualmente Nikita, mentre la conoscenza della
misteriosa Helena complicherà ancor di più gli eventi.
Ti ho cercata in tutti i
necrologi segna il ritorno alla regia di Giancarlo
Giannini, dopo Ternosecco, datato 1987.
Il regista s’ispira a una storia vera per costruire un racconto
intrigante sin dal titolo, in una commistione di stili che fanno
del lavoro di Giannini, un’opera difficilmente inquadrabile in un
unico genere. Il film sembra
inizialmente avere tutti i tratti di un noir, tra l’ambiguità
morale dei protagonisti e la brutalità della vicenda, immersi nelle
ambientazioni, per lo più notturne e dalle tinte cupe, di una
Toronto in cui si muovono personaggi tipici del genere, come
Helena, interpretata da Silvia De Santis, un po’ dark lady un po’
femme fatale. Lo scorrere del film ci trasporta invece in un
racconto surreale, grottesco, in cui i generi si fondono
affrontando temi di un certo spessore, sospesi sul filo conduttore
della storia, ovvero la morte ma anche l’incedere della vita,
spesso un viaggio travagliato fino al suo scadere, quel “cotidie
mori” senechiano che simboleggia un lento cammino verso la morte.
Nikita s’insinua nel bel mezzo di questo eterno rapporto
vita-morte, crollando in una spirale di follia che lo pervade
gradualmente, al punto da desiderare egli stesso di essere la
preda, fino a sentirsi totalmente invicibile o, forse, ormai
noncurante dell’eventualità di morire.
L’evoluzione e il dramma del
protagonista non è però costruita su momenti statici o particolari
riflessioni, ma attraverso un racconto dinamico, strutturato
intorno alle caccie, che permette al film di mantenere una certa
tensione per tutto l’arco narrativo. La recitazione è volutamente
enfatica, grazie anche al copione ricco di battute curiose e
grottesche, e riporta sullo schermo ancora una volta tutto
l’istrionismo di Giancarlo Giannini, oltre alla bravura di
Silvia De Santis e Murray Abraham, capaci di dare
spessore a due personaggi contraddittori come Helena e Braque.
Giannini realizza un film difficile
e ambizioso, col coraggio di distaccarsi dalle tipiche produzioni
del nostro paese, alla ricerca di una miscela originale di generi e
influenze dalla riuscita difficoltosa ma lodevole. Il soggetto è
interessante, soprattutto a livello di tematiche, e riesce a
mantenere la tensione dello spettatore sempre vigile. Ti ho
cercata in tutti i necrologi pone quesiti di una certa
rilevanza, risultando forse pretenzioso, preferendo comunque non
dare risposte precise, sicuramente complesse. Come Nikita gioca con
la morte, Giannini si diverte a giocare con le sue capacità
attoriali e registiche, alla ricerca di qualcosa di diverso,
mostrando tutta la sua passione per il cinema e mettendosi alla
prova, così come il suo protagonista sfida se stesso prima che la
morte.
Questa mattina è stato presentato
alla stampa Ti ho cercata in tutti i necrologi , film
che segna il ritorno alla regia di Giancarlo Giannini, dopo
l’esperienza di Ternosecco, datata 1987. Prodotto grazie
alla Magalì Production, alla Dean Film e Rai
Cinema, la pellicola è distribuita dalla Bolero film e
sarà nelle nostra sale a partire dal 30 maggio. Nel cast, oltre a
Giancarlo Giannini, anche F.Murray Abraham e
Silvia De Santis. Proprio l’attrice apre la conferenza
stampa, in attesa dell’arrivo dell’attore e regista più atteso:
Giancarlo Giannini.
Com’è lavorare con un attore del
calibro di Giancarlo Giannini?
SD:Oltre al grande
carisma di un personaggio come Giancarlo Giannini, attore celebre
in tutto il mondo e con molta esperienza alle spalle, una cosa
davvero importante è che lui, oltre che regista, sia anche, in
primo luogo, un attore. Giancarlo riesce così a capire le
problematiche che possono incontrarsi nella recitazione,
indirizzandoti nel modo migliore.
Come è entrata un questo
personaggio che ha tanti risvolti, un po’ dark lady ma anche
estremamente triste. Com’è stato entrare nelle sue corde?
SD:È stata dura. Perché è
un personaggio molto denso. Per me la difficoltà era proprio capire
come mai una donna potessa fare una cosa del genere, far parte di
questa organizzazione che organizza caccie all’uomo. Diciamo che
però…
Silvia De Santis
viene per un attimo interrotta dagli applausi per l’arrivo di
Giannini.
GG:Scusate il ritardo. Di
questi tempi siamo un po’ sbattuti da una parte all’altra perché il
cinema italiano ha bisogno un po’ di aiuto, anche quando si fanno
storie un po’ così, forti, curiose, strane. Scusa se t’interrompo
Silvia. Mi dispiace che a Cannes non abbia vinto il nostro amico
Sorrentino, il quale, dalle poche immagini che abbiamo visto, ha
realizzato un film abbastanza visionario e mi piacciono quelli che
hanno coraggio. In Italia ci chiedono il coraggio e poi, quando fai
una storia così, ti dicono che non hanno capito niente e che ne
abbiamo avuto troppo di coraggio. Scusate, continuiamo, poi magari
ne parliamo.
SD:Si stava parlando,
appunto, di come sono entrata in un personaggio così complesso.
Naturalmente, tra le altre cose, ho avuto anche la fortuna di avere
un regista con le idee talmente chiare, che sono stata molto
guidata all’interno di questo viaggio e di questo personaggio. Un
altro elemento importante è il mondo interiore di lei. Il fatto che
lei entri a far parte dell’organizzazione deriva da questo grande
malessere esistenziale, di una donna così sola, raccontato non
banalmente attraverso il vissuto del personaggio, ma attraverso
delle immagini. Lo specchio di Helen è la sua abitazione. Questo mi
ha aiutato tantissimo perché la casa di Helen è molto particolare.
Quella casa voleva proprio raccontare questo mondo interiore così
disordinato, così inquieto, così solitario. Questi sono insomma
vari elementi che hanno arricchito l’interpretazione.
A questo punto si passa alle domande
rivolte al regista Giancarlo Giannini.
A livello di location, la prima è
Toronto?
GG:Più o meno Toronto e
dintorni. Poi abbiamo l’Arizona. Ho girato anche in Italia, gli
interni, la costruzione della casa, un po’ dappertutto. Ma Toronto
è la location dove nasce il film.
Questo personaggio, questo
“traghettatore di morti”, è nato da una tua idea o esisteva già un
soggetto?
GG:Nasce da una storia
vera, da un racconto che mi hanno fatto molti anni fa. In Africa
avvenivano queste caccie all’uomo, nero in quel caso, con i
cacciatori che si erano un po’ stancati di cacciare gli elefanti o
altri animali. Mi è stato raccontato che pagavano un milione.
Naturalmente erano cose nascoste, in cui potevi essere colpito
oppure no. Il milione comunque andava o a te, o alla famiglia.
Quando giravamo il film in Canada, su internet, è anche apparso un
annuncio di un signore che si proponeva per una caccia, voleva
essere cacciato per 25mila dollari canadesi, e non penso conoscesse
il mio lavoro. Nel mondo succedono queste cose. Credo che succedano
anche cose peggiori di quelle che vediamo in questo film. Da questa
storia, che mi è stata raccontata molti anni fa, mi è nata poi
l’idea e alla fine ho deciso di proporla e realizzarla non come
storiellina comica, ma attraverso un personaggio più denso, che
avesse un senso di racconto per quello che riguarda l’uomo, come
vive, l’uomo all’interno di questa società, in questo potere che ci
circonda, che io ho raccontato con dei cacciatori. I cacciatori,
infatti, non si vedono mai, sono degli spari, potrebbero essere dei
fantasmi.
Il film è pieno di simboli, ma il
cinema in fondo nasce come sotto testo, come realtà virtuale, una
simulazione. All’interno del film ho voluto anche mescolare gli
stili, ho voluto insomma divertirmi. Fare l’attore mi piace, mi
diverto, ho sempre il fanciullino dentro, perché se l’attore non ha
questo senso di gioco e di proporre favole a noi grandi, cui non le
racconta più nessuno, cosa lo fa a fare?
Da attore lei ha avuto una
carriera spettacolare, penso davvero densissima di soddisfazioni.
Fare il regista, a quanto dicono, comporta uno stress terrificante,
tra produzione e finanziamenti. Perché ha avuto questa esigenza
creativa diversa, che l’ha messa per la seconda volta dietro la
macchina da presa? Non è che questo rovina un po’ quella sua voglia
di giocare che diceva prima?
GG:Uno è cosciente di
quello che fa. Fare il regista non è una cosa semplice, è molto
impegnativo, anche da un punto di vista comunicativo, è una cosa
seria, che porta via tantissimo tempo. La produzione è un’altra
cosa, in cui spesso si è aiutati da altri. Uno che fa produzione
vuole poter decidere ciò che più preferisce. Oggi è difficile
trovare qualcuno che ti finanzi lasciandoti fare quello che vuoi,
senza imposizioni su attrici e attori, ad esempio. Facendo anche la
parte della produzione io mi metto nella responsabilità di fare
tutto. Sono responsabile, nel bene e nel male, solo io di questo
film. L’ho voluto, mi è piaciuto farlo. Dopo tanti anni di lavoro,
alla fine è arrivato un momento in cui ho potuto dire “mi faccio il
film che voglio”. C’è sempre qualcuno che ti comanda. Pensi a
quanto è libero il Nikita, talmente libero che dice ai cacciatori
“adesso sono io che voglio farmi cacciare, provate a prendermi”. La
libertà dell’uomo secondo me è avere, durante la giornata, la
maggior quantità di tempo per fare ciò che vuoi.
Quanto tempo ha
richiesto la lavorazione del film?
GG:Molto tempo, non per
colpa mia ma per problemi di coproduzione. Ho dovuto sospendere,
riprendere, spesso cambiare location, e questo ha portato a grandi
difficoltà anche a livello di costo del film. Ma quando uno decide
di affrontare una sfida la affronta fino in fondo, non solo come
attore o regista ma anche nella vita. Purtroppo non è stata una
sfida divertente, il film è stato sospeso a più riprese, ma sono
problemi che si riscontrano spesso nella produzione. Il cinema ha
un tempo e se non funziona qualcosa quello che non funziona poi ti
costa tre volte di più.
Il 30 maggio siete in anteprima
mondiale in Italia con il film. Per quanto riguarda il mercato
estero, dato che è anche stato girato tutto in lingua
inglese?
GG:Per quanto riguarda il
mercato estero per intanto andiamo al Festival di Shangai. Poi
andremo in America del sud dove ho alcuni contatti con la Globo.
Vedremo negli Stati Uniti, la Germania è interessata, insomma, è
una partenza. Sicuramente non è un film facile.
Come è nato il titolo del
film?
GG:In inglese il titolo
era “The gambler who wouldn’t die”. Ma “gambler” in italiano era
difficilmente traducibile. Abbiamo avuto diverse idee, volevamo
chiamarlo con un titolo a contrasto, ironico, curioso, ed è quindi
nato prendendolo dalla battuta che avete sentito nel film. Abbiamo
anche pensato anche a “La rosa e il coniglio” ma sembrava troppo da
cartone animato, poi “Esci dal mio coniglio!”, altra battuta del
copione. Alla fine “Ti ho cercata in tutti i necrologi” ci è
sembrato più intrigante.
È più difficile doppiare Al
Pacino o ridoppiare se stessi?
GG:Sicuramente ridoppiare
se stessi, nonostante si abbia già in mente i contenuti e quello
che bisogna trasmettere, avendo già recitato in inglese.
Che differenze ha riscontrato
nelle produzioni statunitensi, tipo James Bond?
GG:Tutto è preciso, a
partire dallo storyboard, in cui si entra nell’immagine per capire
se funziona. In realtà anche per questo film lo storyboard è stato
molto dettagliato, non c’è tutta questa grande differenza, per un
attore in fondo è motore, azione, ciak anche nelle grandi
produzioni. Per gli americani ad esempio ha però un’importanza
molto rilevante lo scenografo, mentre da noi, i luoghi in cui
girare sono forse scelti con men cura. Un buon operatore riesce a
far recitare la luce e l’immagine per te.
Il film incarna i valori
cristiani? Qual è il messaggio e quali sono le risposte agli
interrogativi che vengono posti?
GG:Io sono un credente,
cattolico. Nel film si parla del dopo vita e il mistero esiste,
indipendentemente dalla propria religione. Non credo che la vita
sia un semplice momento di passaggio. Nikita lo capisce e sfida la
morte. Nel film ci sono personaggi estremi. Il gioco non funziona
più quando la preda vuole farsi ammazzare. Il senso è un viaggio
che arriva fino alla morte, che Nikita desidera. Ma anche dopo la
morte, con l’immagine rappresentata dai due conigli, le caccie non
finiscono mai.
Il film inizia come un noir,
finendo invece quasi come un melodramma?
GG:Come ho già detto mi è
piaciuto mischiare molti stili. Alla fine sembra quasi un western,
con anche il sottofondo di un’armonica, è stato divertente. Siamo
troppo legati al nostro cinema, al neorealismo. Bisogna cercare di
creare un cinema di rottura, pur prendendo spunto dai nostri
maestri. Come Spielberg che in E.T. mi disse di aver copiato dal
nostro MIRACOLO A MILANO, sostituendo alle scope le
biciclette.
L’esordio del venezuelano
Lorenzo Vigas Leone d’Oro a Venezia 72, basato su
un racconto scritto con Guillermo Arriaga, è
incentrato sull’incontro di due solitudini nella Caracas di
oggi.
Armando (Alfredo
Castro) è un uomo freddo e metodico. Non sa entrare in
contatto col mondo intorno a lui, ne resta distaccato, così come si
mantiene a distanza dalle persone. Il suo motto è: guardare, ma non
toccare, né farsi toccare dagli altri. Vale anche per i suoi fugaci
incontri con ragazzi di strada, dai quali compra l’illusione del
sesso e di relazioni che non sa instaurare. È così che conosce
Elder (Luis Silva), giovane vitale, pieno
d’energia, che passa le giornate tra furti e amici. In lui c’è
qualcosa di diverso. I due prima si scontrano, poi si riconoscono:
un trauma comune, un padre problematico, assente, il bisogno e
l’incapacità di colmare quel vuoto affettivo ed emotivo. Il
rapporto padre-figlio che provano a costruire è anche un ambiguo
impastato di attrazione, gratitudine, egoismo.
Il film è il secondo di una
trilogia sulla genitorialità iniziata con il corto Los
elefantes nunca olvidan. Ha conquistato la giuria di
Venezia 72, presieduta da Alfonso Cuarón, col suo
realismo minimalista, con la recitazione complementare dei
protagonisti: il naturalismo pasoliniano dell’esordiente Silva e
l’abile lavoro di sottrazione di Castro (lanciato a livello
internazionale dai film di Pablo Larraín e visto
negli italiani È stato il figlio e
Il mondo fino in fondo). L’esplorazione
della sfera emotiva e sentimentale dei due uomini, che
continuamente si mescola con altre spinte e bisogni – dal sesso al
denaro, dalla vendetta alla gratitudine, alla necessità di trovare
un proprio posto nel mondo, di essere accettati – è indubbiamente
interessante. I protagonisti si muovono in un territorio a loro
sconosciuto, in cui non sanno come comportarsi, commettono errori,
scambiano qualcosa per ciò che non è, senza rendersene conto.
Dal punto di vista formale, si
distinguono alcune scelte efficaci, come il lavoro sui silenzi,
l’attenzione delle inquadrature verso elementi significativi e
simbolici, la fotografia che rende bene l’isolamento di Armando
dall’ambiente circostante.
Ti guardo (Desde
Allá), però, non sviluppa a pieno tutti i temi
presenti: la condizione dei ragazzi di strada, l’omofobia, il
materialismo della società. Ciò è in parte giustificato dal taglio
psicologico del lavoro, ma la narrazione non approfondisce neppure
il vissuto dei protagonisti, che appare invece centrale, i legami
familiari passati e presenti. È la relazione stessa tra Armando e
Elder a chiamarli in causa e li si vede in brevi sequenze difficili
da decifrare. Nello spettatore sorgono domande e dubbi che non
vengono sciolti. Un’indeterminatezza che rende il quadro
complessivo frammentario.
Resta dunque soprattutto il qui ed
ora: due interpretazioni d’impatto per un regista di talento.
Al cinema dal 17 novembre, ecco la
recensione di Ti amo presidente, diretto da
Richard Tanne e interpretato
da Parker Sawyers e Tika
Sumpter.
Chicago, estate del 1989. Il giovane
Barack (Parker Sawyers), affascinante, ammaliante
e spavaldo, è uno stagista presso un importante studio legale della
città; qui lavora Michelle Robinson (Tika
Sumpter), sua tutor e responsabile. Per l’ardito Barack
riuscire a strappare un appuntamento alla bella Michelle diventa
quasi un’ossessione, ed è solo con un piccolo inganno che
raggiungerà il suo scopo. Un intero pomeriggio passato a
chiaccherare, conoscersi, avvicinarsi nonostante le forti
resistenze di Michelle, resistenze che non potranno nulla contro il
fascino di quel ragazzo intelligente, impegnato e sensibile. Una
mostra d’arte afro-americana, un incontro nella vecchia
associazione nel ghetto di Barack, una birra al pub ed infine
Spike Lee con il suo splendido Fa la cosa
giusta, una giornata lunga e non priva di aspri confronti
che però Michelle e Barack non dimenticheranno mai.
Ti amo presidente
recensione
Richard Tanne
dirige questo romantico film che racconta il primo appuntamento tra
il futuro primo presidente di colore degli Stati Uniti e la sua
futura moglie Michelle. Ti amo presidente racconta
quella lunga giornata in cui il giovane Obama tentò in tutti i modi
di conquistare il cuore della bella ma severa Michelle, sua
superiore e che per nulla al mondo avrebbe voluto iniziare una
relazione con un collega, per giunta alle sue dipendenze. Un film
che, con molto garbo e delicatezza, cerca di farci conoscere meglio
coloro che saranno destinati a diventare la coppia più famosa ed
importante degli ultimi dieci anni. Un lento percorso fatto di
lunghe conversazioni e scontri anche accesi tra due persone che non
si intesero immediatamente ma che dovettero conoscersi a fondo
prima di cedere uno tra le braccia dell’altro. In realtà il film si
incentra sull’estenuante corteggiamento del giovane Barack verso
quella ragazza chiusa, seria e poco disposta ad aprirsi agli altri
oltre che a se stessa. Un film che, nel contempo, tratteggia con
molta cura i contorni di queste due personalità forti e
determinate, evidenziandone quei pregi che il mondo avrà modo di
apprezzare…chi più chi meno, ma anche svelandone, se non i difetti,
le debolezze come il tormentato ricordo che il futuro presidente
conservava del padre. Due interpreti bravi e convincenti,
straordinariamente somiglianti con i veri protagonisti della
storia, soprattutto Parker Sawyer, dialoghi un po’
troppo impostati e patinati per una sceneggiatura che alla lunga
risulta eccessivamente didascalica e monocorde.
Nei giorni dell’elezione del nuovo
presidente americano, del passaggio di consegne tra il passato,
chiamato Obama ed il futuro, cosparso di nubi e incertezza, non si
sentiva il bisogno di un film così apertamente ruffiano per
avvertire già la mancanza di un presidente che volente o nolente ha
fatto la storia degli Stati Uniti…e non solo.
Gilberto è professore di ginnastica in
un liceo di Pistoia. Separato dalla moglie che lo tradiva vive con
il fratello che fa il bidello nella sua stessa scuola e soffre di
balbuzie. Una sua allieva, Paolina, è follemente innamorata di lui
e gli lascia messaggi d’amore in tutte le lingue del mondo. Lui
cerca di tenerla a bada ma ci riesce a fatica destando sospetti nel
preside. Finché un giorno, trascinato da un collega in una villa
affittata a scambisti incontra Margherita che è stata portata lì
con l’inganno. Tra i due nasce l’amore ma Paolina non molla.
E’ questa la trama dell’ennesima
commedia romantica di Leonardo Pieraccioni,
targata 2005 e questa sera in onda alle 21.00 su Canale 5. Dopo il
successone meritatissimo de Il Ciclone,
Pieraccioni si è cimentato in una serie di commedie tutte piùo meno
uguali, e anche Ti amo in tutte le lingue del
mondo non fa eccezione. In questo film, per fortuna
degli spettatori, ci sono accanto a Leonardo anche alcuni attori
che costituiscono il meglio della comicità nostrana:
Giorgio Panariello, Massimo Ceccherini e il
bravissimo Rocco Papaleo.
Il film è un racconto molto
classico, costellato da duetti comici che raggiungono i massimi
livelli del film quando Pieraccioni si interfaccia con uno a caso
dei colleghi citati, che sono bilanciati purtroppo dai momenti
romantici che costituiscono la parte debole del film.
Insieme agli attori già citati, nel
film compaiono Giulia Elettra Gorietti, Francesco Guccini,
Marjo Berasategui, Elisabetta Rocchetti, Barbara Enrichi, Nicolas
Vaporidis, Giovanni Martelli.
The Film Stage ha diffuso il
trailer di Thy Kingdom Come, il mediometraggio del
fotogiornalista Eugene Richards con
protagonista Javier Bardem. Il film ha una genesi
molto particolare strettamente legata a To the
Wonder, il film di Terrence Malick in cui
Bardem interpreta un prete.
Nel 2010, Richards venne assunto da
Malick in persona per effettuare delle interviste
a Bartlesville, Oklahoma con Javier Bardem nei panni del prete
che interpreta nel film. Nel corso di queste riprese, sono stati
intervistati tantissimi abitanti del posto, tutti con storie molto
serie e dolorose, in alcuni casi.
Mentre qualche frammento di queste
interviste è finito nel film con Ben Affleck, il
resto delle interviste sono state messe da parte, come è tipico di
Malick, noto per tagliare moltissimo dell’abbondante girato che
produce, addirittura realizzando diversi montaggi dei suoi stessi
film.
In questo caso, il materiale
avanzato da To the Wonder ha dato vita davvero a
un altro film. Il fotogiornalista Richards ha riottenuto i diritti
delle riprese effettuate da lui con Javier Bardem, e il risultato è
questo film, Thy Kingdom Come, che sarà presentato
al prossimo SXSW Film Festival insieme al prossimo
progetto di Terrence Malick, la sua VR experience Together.
“Molte persone lo conoscevano
per il ruolo dell’assassino in Non è un Paese per Vecchi – ha
dichiarato Richards in merito a Javier Bardem e alla reazione degli
intervistati alla presenza dell’attore – qualcun’altro lo
conosceva come il marito di Penelope Cruz. Altri non sapevano chi
fosse. Assolutamente a nessuno è importato alla fine chi fosse lui,
interessava soltanto che lui fosse lì per ascoltare.”
Non è insolito per un film di
Terrence Malick lasciare tanto materiale sul
pavimento della saga di montaggio. Ci sono diversi casi di processi
di assemblamento del film infiniti, casi in cui le due versioni del
film sono completamente differenti (The New
World), altri invece in cui il cinema, a seconda dei
supporti, ha proiettato versioni differenti dello stesso film
(Voyage of Time).
Il questa occasione il processo
produttivo di Malick ha dato origine a un altro film.
Il regista di Godzilla
x Kong: il nuovo imperoAdam Wingard
ha recentemente lasciato intendere che il suo prossimo film
potrebbe essere l’adattamento live-action di
ThunderCats, un film che è da molto tempo in
sviluppo.
In un’intervista con io9, Wingard ha
condiviso un aggiornamento incoraggiante sul suo
film ThunderCats,
annunciato dalla Warner Bros nel marzo 2021.“Simon
[Barrett] e io stiamo ancora lavorando attivamente alla
sceneggiatura”, ha detto. “Abbiamo terminato la nostra
ultima bozza praticamente proprio quando stavo iniziando la
produzione di questo film [ Godzilla x Kong ] e abbiamo
dovuto mettere tutto in sospeso. [Ma] in questo momento ci stiamo
lavorando di nuovo attivamente. Quindi, questo significa
questa sarà la prossima cosa che farò o [non], non ne sono sicuro.
Ma è sicuramente una delle massime priorità che ho in questo
momento in termini di lavoro su una sceneggiatura.
Cosa sappiamo su ThunderCats?
Creato da Ted
Wolf, ThunderCats segue
una razza di gatti-umanoidi che fuggono dal loro morente pianeta
natale Thundera verso un altro pianeta chiamato
Terza Terra. Il gruppo, composto da Lion-O,
Tygra, Cheetara, Panthro, WilyKit, WilyKat e Snarf, deve difendere
regolarmente la leggendaria Spada dei Presagi, in
particolare la pietra Occhio di Tuono che la alimenta, dai Mutanti
di Plun-Darr, il malvagio sacerdote-demone
Mumm-Ra. Il cartone originale è andato in onda con
130 episodi in quattro stagioni tra il 1985 e il 1989. Da allora
sono state rilasciate due serie reboot:ThunderCats (2011-12)
e ThunderCats
Roar (2020), entrambe cancellate dopo una
sola stagione.
La Warner Bros. aveva già
tentato di
portare ThunderCatssul
grande schermo alla fine degli anni 2000 come film animato in CG.
Jerry O’Flaherty doveva dirigere il film da una sceneggiatura
scritta da Paul Sopocy. Sebbene inizialmente previsto per il
rilascio nel 2010, il film non è mai uscito dallo sviluppo ed è
stato silenziosamente cancellato.
Adam Wingard,
regista di Godzilla vs.
Kong, ha firmato con Warner Bros. per dirigere un film
basato su ThunderCats, la serie tv animata
statunitense prodotta da Rankin/Bass, trasmessa dal 1985 al 1989 e
ispirata ai personaggi creati da Tobin “Ted” Wolf.
ThunderCats è incentrato su
un gruppo di alieni umanoidi proveniente da Thundera e sul viaggio
che sono costretti a intraprendere quando il pianeta viene
distrutto. La serie riscosse molto successo e dopo la sua
conclusione generò un grande quantitativo di merchandising, oltre a
fumetti, videogiochi, film tv e molto altro ancora.
La notizia è stata riportata da
Deadline, il quale conferma che Wingard si occuperà anche di
riscrivere la sceneggiatura precedentemente affidata a David
Coggeshall insieme al suo storico partner Simon
Barrett, che per Wingard aveva già scritto la maggior
parte dei suoi precedenti lavori, tra cui gli
horror You’re
Next, V/H/S e Blair
Witch. Il film sarà un ibrido e mescolerà animazione e
CGI.
Ricordiamo che Adam
Wingard e Barrett sono anche al lavoro sull’annunciato
sequel di Face/Off, action fantascientifico diretto nel
1997 da John Woo e interpretato da John Travolta e Nicolas Cage. Lo scorso febbraio era stato
proprio Wingard a confermare via Instagram di aver
messo in cantiere un sequel diretto della pellicola, rivelando
successivamente che sia Travolta sia Cage sarebbero interessati a
prendervi parte.
Godzilla
vs. Kong, l’ultima fatica di Wingard (noto anche per
aver diretto l’adattamento del celebre manga
Death Note, disponibile su Netflix), ha già riscosso un
grande successo all’estero, poiché il film ha già incassato oltre
122 milioni di dollari a livello globale, di cui 70 milioni
soltanto in Cina. Godzilla vs.
Kong verrà distribuito oggi negli Stati Uniti (sia nelle
sale che su HBO Max), mentre in Italia una data di uscita ufficiale
non è stata ancora comunicata.
Con lo spostamento delle date di
uscita dei Thunderbolts dal
20 dicembre 2024 al 25 luglio 2025, i fan dei Marvel Studios si chiedono quando
inizieranno esattamente le riprese del film. L’attore che
interpreta il Guardiano Rosso,
David Harbour, ha un impegno piuttosto grande con
l’ultima stagione di Stranger
Things di Netflix, le cui riprese inizieranno a
gennaio 2024. E secondo i fratelli Duffer, la serie prevederà circa
un anno di riprese.
Rispondendo alla domanda se ci sia
una lunga strada di redenzione davanti a John Walker, dopo gli
eventi di The Falcon e The Winter Soldier, Wyatt ha
dichiarato: “Lo spero. C’è così tanto con cui giocare con John,
e c’è molto altro da fare. Sono così fortunato a poter
lavorare con i talenti con cui lavorerò quando inizieranno le
riprese di Thunderbolts a marzo o aprile.”
“Non so ancora quando
inizieremo, ma Sebastian Stan è un grande amico e non si potrebbe
chiedere un attore migliore. Florence Pugh è una delle migliori
attrici al mondo in questo momento, ed è una delle mie attrici
preferite al mondo. David Harbour. Steven Yeun è uno dei migliori
attori al mondo in questo momento. Ci sono tutte queste persone in
questo film e non potrei sentirmi più fortunato.”
Il roster di Thunderbolts è
attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell), Sentry (Steven
Yeun) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry. Inoltre, Ayo Edebiri ha
un ruolo nel film non ancora rivelato e dovrebbe apparire anche
Thunderbolt Ross di
Harrison Ford.
Quando la line-up dei Thunderbolts è
stata rivelata per la prima volta attraverso alcuni concept art, il
team era composto da Contessa Valentina Allegra de Fontaine, Red
Guardian, Ghost, Yelena Belova, Bucky Barnes/The Winter Soldier,
John Walker/U.S. Agente e Taskmaster, ma alcuni rumors sembrano
indicare che il roster di attori che parteciperà al film non
rispecchierà quel concept.
Secondo le voci, infatti, Ghost di
Hannah John-Kamen è stato eliminato dal progetto e non
appare nella sceneggiatura finale. Ghost, alias Ava Starr, ha fatto
il suo debutto nel MCU come cattivo in Ant-Man
and the Wasp. Non è mai stata più menzionata, quindi era
legittimo pensare che fosse stata eliminata dal MCU, almeno fino a
quando non l’abbiamo vista nel concept di Thunderbolts.
Nonostante la buona prestazione di
John-Kamen, Starr non era esattamente un villain memorabile, ma era
chiaramente l’unico membro della squadra con superpoteri reali
(senza contare gli individui potenziati dal siero), quindi è
probabile che la sua presenza potesse alterare l’equilibrio della
squadra. Restiamo in attesa di comunicazioni ufficiali.
Dopo i ritardi causati dagli
scioperi della WGA e della SAG-AFTRA, il film Thunderbolts
sembra sia finalmente pronto per entrare in fase di produzione.
Infatti, nonostante un paio di membri del cast si siano chiesti
pubblicamente se il film sarà mai realizzato, lo scooper Daniel Richtman ha dichiarato che
la pre-produzione inizierà la prossima settimana in vista di
riprese fissate a marzo. Nonostante le speculazioni sul fatto che
la squadra si riunirà per combattere Sentry e Hulk Rosso, Richtman
afferma che il generale Thaddeus “Thunderbolt”
Ross di Harrison Ford non sarà presente nel film e non
avrà nulla a che fare con la trama.
Se ciò si rivelasse vero, potrebbe
significare che il gruppo noto come Thunderbolt non prenderebbe il
nome dal celebre generale. Si tratterebbe di un’assenza dunque
piuttosto importante, che rimetterebbe in discussione molti degli
aspetti del film. In ogni caso, sembra che la Yelena Belova
interpretata da Florench Pugh e Sentry siano al centro della
storia e che non è previsto, nonostante le speculazioni, che
Thunderbolts sia vietato ai minori.
Cosa sappiamo sul film Thunderbolts?
In Thunderbolts,Harrison
Ford – ammesso che sia presente – sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Il resto del cast è attualmente composto da Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry. Thunderbolts
è attualmente previsto nelle sale il 2 maggio
2025.
È stato annunciato che
i Marvel Studios prevedono
l’arrivo di un film sui Thunderbolts,
un gruppo di personaggi già amati dai fan dei fumetti. Prima
della
notizia ufficiale, i fan avevano già intuito l’arrivo di questi
supereroi nell’MCU, in
parte anche grazie alla forte presenza nel franchise di Bucky
Barnes/Winter Soldier. Per molti,
Bucky meriterebbe un ruolo di maggiore leadership di
quello che gli è stato dato finora. Inoltre, i nuovi personaggi
moralmente grigi, il tono più scuro della Marvel nella Fase 3 e il
successo della controparte dei Thunderbolts,
la Suicide Squad, hanno fatto insospettire il
pubblico.
Il film MCUsarà probabilmente molto diverso dai
fumetti sui supereroi. Un bel po’ di materiale è già stato
assemblato nell’MCU per preparare
l’arrivo del personaggio. Ecco tutto quello che sappiamo – finora –
sul primo film dei Thunderbolts della
Marvel. I
dettagli rimangono ancora un mistero, ma qualche informazione è
comunque già trapelata. Prima di tutto, sappiamo che il regista
sarà Jake Schreier…
1La possibile data d’uscita del
film
Per ora l”unico dato certo che abbiamo sul
film dei Thunderbolts è
il nome del regista che lo dirigerà e quello dello sceneggiatore.
La camera di Jake Schreier si unirà alla mano
dell’autore di Black Widow, Eric Pearson.
Manca ancora molto all’uscita del film. Tuttavia, si dice che sarà
girato la prossima estate, il che significa che una data d’uscita
probabile è da cercarsi nell’estate 2024.
D’altronde, la Marvel
ha già mappato tutto il calendario del 2023: l’anno seguente sembra
il più probabile per questo lungometraggio.
Quello sui Thunderbolts sarà
il film più importante della Fase 5 del Marvel Cinematic
Universe, che riunirà una squadra di antieroi, ex-cattivi e
disadattati a combattere contro una minaccia ancora sconosciuta che
supera persino gli stessi Vendicatori. Attualmente previsto per
l’estate del 2024, Thunderbolts
è forse il film più importante della Fase 5 e richiede che i film Marvel e le serie Disney+ che lo precedono costruiscano
la sua squadra e le sue premesse.
1Captain America: New World
Order
I
Thunderbolts
e Captain America: New World Order potrebbero
essere più legati di quanto si pensi. Nel
quarto film di Capitan America è praticamente confermata la
presenza di Harrison Ford nel ruolo del Generale
Thaddeus “Thunderbolt” Ross, in sostituzione di
William Hurt, scomparso lo scorso anno. Prima
della morte di Hurt, si diceva che
Ross fosse dietro l’iniziativa dei Thunderbolts
di Val. La scelta della Marvel di scegliere un
nuovo attore per il personaggio suggerisce che il suo posto
all’interno dell’MCU è molto più
importante di quanto inizialmente lasciato intendere, e che le
prime teorie sul coinvolgimento di Ross nei
Thunderbolts potrebbero in effetti essere vere.
L’apparizione di Ford in New World Order potrà finalmente confermare
queste teorie una volta per tutte.
Il
recasting di Ross prefigura anche Red Hulk, l’alter ego antieroe del generale
nei fumetti Marvel. In qualità di Red Hulk, Thaddeus Ross ha
servito come Vendicatore, ma anche come leader dei Thunderbolts
per un periodo di tempo. Sebbene il coinvolgimento di Ford nel MCU al di là di
New World Order rimanga per il momento
puramente speculativo, l’elevato status dell’attore suggerisce che
i Marvel Studios vorrebbero tenerlo con sé per almeno un altro
film. Se così fosse, come ultimo film prima di
Thunderbolts, New World Order potrebbe essere usato per
impostare la trasformazione di Ross in Red Hulk, nonché il suo posto nell’omonima
squadra di antieroi.
“Credo che il tempo che passa e
le cose che cambiano mi abbiano portato a desistere“, ha
spiegato. “Ma Jake [Schreier], so che farà un lavoro
incredibile. Voglio ancora fare un film Marvel. Ci sono volute
molte bozze via e-mail per essere sicuro di trasmettere la
sincerità di quanto mi sia dispiaciuto dovermi tirare
indietro“. Yeun è però conscio che “probabilmente ho fatto
arrabbiare troppe persone con il mio abbandono, quindi mi limiterò
a dire: “Grazie per avermi ospitato“, lasciando intendere che
un suo futuro ingresso nel MCU potrebbe non avvenire mai.
Le motivazioni fornite da Yeun non
hanno però convinto tutti, considerando che solo poche settimane fa
era stato rivelato che si era sottoposto alla
prova del costume del personaggio. Secondo alcune fonti,
l’abbandono dell’attore sarebbe dovuto più ad un insoddisfazione
nei confronti del progetto o ad un timore a legarsi per un lungo
periodo al franchise, anziché i problemi di programmazione
comunicati. In ogni caso, il ruolo di Sentry è dunque tornato
vacante e i Marvel Studios dovranno subito trovare un sostituto per
cercare di salvare un progetto come Thunderbolts
che sta vivendo ormai diversi problemi produttivi.
Il cast di Thunderbolts
Anche se potrebbero essere aggiunti
altri personaggi, il roster di Thunderbolts
il cast è attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ Agente statunitense (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Harrison Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red
Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo
Edebiri, in un ruolo ancora non stato rivelato.
Thunderboltsuscirà
nelle sale il 25 luglio 2025. Jake
Schreier (Robot and Frank, Dave) dirigerà
Thunderbolts,
che si baserà su una sceneggiatore scritta dallo
sceneggiatore di Black Widow Eric
Pearson.
A febbraio di quest’anno è stata
diffusa la notizia che l’attore Steven Yeun
(The Walking Dead, Minari, Nope) è entrato a far parte del cast
del film Thunderbolts dei Marvel Studios e, sebbene all’epoca
il suo personaggio non fosse stato rivelato il ruolo che avrebbe
ricoperto, diversi scoop online sostenevano che avrebbe interpretato il potentissimo
Sentry. Da allora, l’attore ha lasciato qualche vago accenno
nelle interviste, ma niente di particolarmente specifico sul
personaggio, concentrandosi soprattutto su come è arrivato a
ottenere il suo ruolo di debutto nel MCU.
Le voci sul fatto che l’attore sarà
Sentry nel film si sono comunque ripetute nel corso dei mesi e
anche se non è ancora stato annunciato ufficialmente nulla, sembra
che ora si abbia la conferma che Yeun interpreterà proprio quel
personaggio. Parlando con il fumettista David Finch, il creatore di The
Walking Dead e Invincible,
Robert Kirkman, ha infatti rivelato che: “il
mio buon amico Steven Yeun interpreterà Sentry nel film“,
aggiungendo poi che “sì, mi ha chiamato, è andato a fare la
prova costume. Spero di non… Non credo che questo sia uno spoiler o
qualcosa che possa mettere nei guai qualcuno. Non so, forse.
Vedremo. Non mi interessa. Non lavoro per la Marvel“.
“Mi ha chiamato e mi ha detto:
“Sono appena tornato da una prova costume per Sentry. Immagino
che io faccia solo supereroi gialli e blu”. Ha detto che era alla
prova costume e ha pensato: “Oh, merda. Avevo dimenticato che anche
Invincible ha un costume giallo e blu“. Il riferimento ad
Invincible si spiega con il fatto che nella versione
originale la voce del protagonista è proprio quella di Yeun. Le
parole di Kirkman, però, oltre a confermare il ruolo che l’attore
ricoprirà all’interno dell’MCU, sembrano anticipare un costume
fedele – almeno nei colori – alla controparte a fumetti di
Sentry.
Il cast di
Thunderbolts
Anche se potrebbero essere aggiunti
altri personaggi, il roster di Thunderbolts
il cast è attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ Agente statunitense (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Harrison Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red
Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo
Edebiri, in un ruolo ancora non stato rivelato.
Thunderboltsuscirà
nelle sale il 25 luglio 2025. Jake Schreier
(Robot and Frank, Dave) dirigerà Thunderbolts,
che si baserà su una sceneggiatore scritta dallo
sceneggiatore di Black Widow Eric
Pearson.