Andrew Garfield ha interpretato per la prima
volta Peter Parker in The Amazing Spider-Man del
2012. L’attore britannico si è dimostrato un degno successore di
Tobey Maguire e, nonostante il film non
sia stato proprio amato dal pubblico, il suo personaggio era
davvero un’ottima iterazione del Peter Parker a fumetti.
L’hacking della Sony ha mostrato
delle comunicazioni private tra Kevin Feige e Amy Pascal trapelate
online, che hanno confermato che c’erano state discussioni per
portare l’arrampicamuri nell’MCU. I fan hanno espresso questa
volontà e alla fine è stata presa la decisione di riavviare l’eroe
in Captain America: Civil War del 2016 (una
decisione aiutata dal fatto che il sequel di The Amazing
Spider-Man non aveva prodotto profitti significativi).
Sfortunatamente per Garfield, ciò ha significato dire addio al
ruolo e ai piani per The Amazing Spider-Man 3 e
Sinister Six.
Tuttavia, dopo aver condiviso lo
schermo con Tobey Maguire e Tom Holland in Spider-Man:
No Way Home del 2021, Garfield non chiude la
porta alla possibilità di riprendere il ruolo… anche se non
promette che accadrà o che dovrebbe accadere. “Penso che le
possibilità siano infinite, riguardo a quello che si può fare con
quel personaggio”, ammette durante un’intervista a Screen Rant. “Non sto
dicendo che dovremmo; né che lo faremo, ma puoi sempre trovare
un’altra storia da raccontare, sì”.
Questo dopo che gli è stato chiesto
delle
voci secondo cui apparirà in Spider-Man 4 dei
Marvel Studios. Alla domanda, ha detto: “Voglio dire, tipo
Internet è un posto grande. Penso che ci siano molte persone che
direbbero qualsiasi cosa per ottenere clic. Quindi potresti essere
stato ingannato, temo”. Ma dopotutto Andrew
Garfield è stato più che bravo a mantenere i segreti
di Spider-Man: No Way Home!
La strategia di
Mediaset di introdurre Viola come il
mare 2 facendola passare prima in streaming su
Infinity e poi in prime time, è stata vincente. Lo hanno dimostrato
i numeri: quasi 3 milioni di telespettatori hanno visionato
il prodotto per la prima puntata su Canale 5 (nonostante
la concorrenza dei David di Donatello su Rai 1), arrivando al
16,70% di share, mentre sulla piattaforma è stato il contenuto on
demand più fruito. Un successo ripetutosi con i medesimi numeri la
settimana successiva con la seconda puntata, e che sono andati a
dimostrare quanto non solo ci sia un pubblico affezzionato e
fedele, ma che le fiction targate Lux Vide
funzionano sempre. Merito, lo abbiamo già detto, di essere
trasversali quanto interessanti.
Sanno a chi rivolgersi, sanno come
farlo. Divertono, intrattengono, fanno riflettere. E c’è una
morale. Non è una sorpresa, perciò, se Viola come il mare
abbia ottenuto un certo tipo di fama, merito anche dei suoi
protagonisti, Viola e Francesco, indubbiamente ben scritti per
essere un serial televisivo, ma anche ben interpretati da Francesca Chillemi e Can Yaman, e che nella seconda season sono più
approfonditi. E così, da qui, Mediaset ha deciso di compiere un
ulteriore passo: ha offerto ai propri utenti le ultime tre
puntate della stagione sulla piattaforma. Ma non c’è da
temere: la messa in onda settimanale resta. La seconda tranche di
episodi (ricordiamo che sono 6 per 3 puntate) è andata a chiudere
alcune storyline, risolvendo parte dei misteri che ci avevano
accompagnati sin dalla prima stagione. E come vedremo nella
recensione, dobbiamo ammettere che c’è stato un ultieriore
miglioramento molto apprezzato.
La trama delle ultime puntate di
Viola come il mare 2
Mentre Francesco sta cercando di
capire chi ha provato a uccidere la madre, deve fare i conti con un
nuovo cambiamento nella propria vita. Farah, la ragazza coinvolta
nel traffico di esseri umani che nella precedente stagione aveva
aiutato, si è presentata a casa sua incinta. Il padre della futura
nascitura è però scomparso, lasciandole un messaggio in cui dice di
non voler più avere a che fare con loro. A quel punto, Francesco
decide di riconoscere la bambina, per permettere a Farah di
rimanere in Italia. Ciò che però non si aspetta è di dover
prendersene cura da solo. Viola, che ha sempre desiderato una
famiglia, comincia ad aiutarlo, rendendosi conto di quanto quel
sogno sia per lei importante da realizzare. Deve però fare i conti
con la sua malattia, che non sa dove potrà portarla. Nel frattempo,
scopre chi è il padre. Appurata la sua condizione, la donna cade
nello sconforto più totale, e quando è ad un passo dall’ iniziare
la sua storia d’amore con Francesco, decide di tirarsi
indietro.
Lo sviluppo coerente dei
personaggi di Viola e Francesco
Viola come il mare
2 è senza dubbio partito con il piede giusto. Lo
avevamo già scritto nella nostra recensione delle prime tre puntate
(le
trovate qui), e lo possiamo ribadire. In tal caso, però, è da
notare che gli ultimi sei episodi hanno una marcia in più, sotto
tanti punti di vista. Alcuni dei casi crime della fiction sono più
avvincenti, e si legano direttamente ai loro main characters.
Insieme ad alcune sub-trame, come l’arrivo di Farah e la nascita di
Johanna, spingono Francesco e Viola a confrontarsi
con le loro paure e a riflettere su se stessi. La loro
evoluzione è coerente e funzionale al percorso fin qui
affrontato, con la seconda parte che ne conferma la loro
ben studiata e solida caratterizzazione. Si imbattono in nuove
sfide, esplorano nuovi lati caratteriali, affrontano insicurezze e
fragilità, e si calano in nuovi panni senza però snaturarsi o
distaccarsi mai veramente dal loro baricentro etico e morale, per
quanto a volte tentanti. Il glow up, che va di
pari passo con la scoperta di nuovi indizi riguardanti le loro
famiglie, è graduale, non avventato, rendendo
Viola e Francesco credibili e onesti nei confronti del
pubblico.
Individui in cui può essere facile
riconoscersi, proprio perché imperfetti, al di là della loro
bellezza estetica. Francesca Chillemi e Can Yaman incarnano
bene i loro personaggi, dimostrando di essere
fortemente legati a essi tanto da riuscire a
esprimere i loro turbamenti principalmente con gli occhi, poiché ne
hanno asorbito stati d’animo e sentimenti. È infatti nei loro
sguardi che si misura l’intensità delle emozioni che stanno
provando, e proprio per questo risultano essere bravi tanto nelle
sequenze comiche quanto in quelle drammatiche. Inoltre, sono i
canali preferenziali attraverso cui vengono esplicitate delicate
tematiche quali la famiglia e l’importanza di non arrendersi seppur
sia disfunzionale, o il concetto di malattia, spesso legato
all’incapacità di poter sognare un futuro. I due attori avevano
perciò un compito, dimostrarsi sinceri in quello che si stava
raccontando e mai caricaturali o fuori posto, per non rischiare di
perderne il valore. E ci sono riusciti.
Una nota di merito per la
regia
Arrivati alla fine, è doveroso
concludere con una considerazione tecnica. Anche in questa seconda
parte, ma in generale in tutta la stagione, a colpire di
più – confrontandola con altre fiction e la stessa prima
stagione di Viola come il mare – è la
regia. Se a livello di sceneggiatura è facile
cadere in alcuni didascalismi e luoghi comuni, caratteristica
riscontrata in particolare nei dialoghi, l’operazione dietro la
macchina da presa è decisamente superiore.
Palermo, teatro naturale delle
vicende della serie, è catturata da suggestive inquadrature, che
siano panoramiche o campi lunghi, in cui uno dei protagonisti
principali è il mare con le sue acque cristalline; le scene di
inseguimento sono ancor più adrenaliniche ed efficaci, segno che
c’è stato un maggiore impegno nella loro preparazione, al fine di
ottenere più coinvolgimento; c’è più energia e ritmo nei cambi di
scena, e di conseguenza si elevano tensione, trasporto e
attenzione. La regia è dunque valida, e contribusice a non far
essere Viola come il mare 2 monotono,
cosa che invece accade spesso nelle opere destinate alla
televisione, e da cui bisognerebbe smarcarsi.
All’epoca, Deadline aveva detto che
“il ruolo di [Spader] in Vision potrebbe non essere la voce
narrante, a quanto abbiamo sentito”. Come risultato di questa
affermazione, presto hanno iniziato a diffondersi le speculazioni
sul fatto che Spader avrebbe potuto interpretare Ultron nella sua
forma “umana”, simile a quanto accaduto nei fumetti quando si è
fuso con Hank Pym.
James Spader è stato Ultron nel 2015
Nel sequel di The
Avengers, James Spader ha unterpretato
Ultron con motion capture, quindi ci siamo chiesti se il report di
Deadline potesse fare riferimento a quello. Ora, però, The
Hollywood Reporter ha gettato ulteriore benzina sul fuoco.
“Spader riprenderà il suo ruolo di Ultron, un essere senziente
creato da Tony Stark, alias Iron Man, per agire come un programma
di difesa ma che invece si è rivoltato contro l’umanità, come si è
visto nel film Avengers: Age of Ultron”, nota il rapporto del
sito
sull’ingresso di Todd Stashwick nel cast.
“Ultron ha poi avuto un ruolo nella creazione di Vision, suo
‘figlio’, per così dire. Non è chiaro se Ultron tornerà come robot
o in forma umana”.
Questo tipo di incertezza da parte
degli operatori di Hollywood suggerisce che hanno sentito
informazioni contrastanti, soprattutto perché si poteva dare per
scontato che Spader avrebbe interpretato l’androide malvagio nello
stesso modo in cui ha fatto nel 2015.
Non abbiamo mai visto Ultron morire
per mano di suo figlio e Spider-Man: Homecoming ha
fortemente lasciato intendere che potrebbe essere ancora attivo
quando Peter Parker si è imbattuto nella testa luminosa di uno dei
suoi droni.
Cosa sappiamo su Vision?
Vision, la cui
produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo
nuovo show live-action della Marvel in quasi due
anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo
streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a
maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più
tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale
dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato
secondo un modello a caratteristiche.
All’inizio di quest’anno abbiamo
scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore
esecutivo di Star Trek: Picard, Terry
Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è
attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di
tragico sintetizzatore del MCU e la storia
dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il
suo nuovo scopo nella vita”.
Il finale di WandaVision ha
rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso
della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero
“Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e
programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa
versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso
la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera
Visione”.
Acqua cristallina, sole caldo e una
Sicilia vivace ma macchiata da alcuni omicidi. A più di un anno e
mezzo di distanza, nel corso del quale altri prodotti sono sbarcati
su Mediaset, arriva Viola come il mare 2,
molto attesa e reclamata a gran voce dal pubblico dopo il successo
della prima stagione. Prodotta da Luca Bernabei e
Lux Vide, la nuova season ha al timone di regia
Alexis Sweet, un passaggio del testimone avvenuto
con Francesco Vicario, direttore precedente. Siamo di nuovo a
Palermo, terra, cuore e sfondo delle vicende poliziesche e amorose
che vedono coinvolti Violata Vitale (Francesca
Chillemi), giornalista di cronaca nera dalla spiccata
sensibilità e intuizione grazie alla sinestesia, e Francesco Demir
(Can
Yaman), Ispettore Capo tutto istinto e
indecifrabilità.
Le prime tre
puntate (quindi i primi 6 episodi) sono state
lanciate in anteprima su Mediaset Infinity,
strategia commerciale seguita anche dalla concorrente Rai, e
avranno la loro trasmissione ufficiale in prima serata su Canale 5
dal 3 maggio. Le atmosfere in cui Viola come il mare
2 fa tuffare i suoi spettatori sono quest’anno molto
più intricate e scottanti, merito in particolare del cliffhanger
con cui il finale della prima stagione ci aveva salutati, il quale
va immediatamente aggacciandosi ai nuovi episodi disponibili sulla
piattaforma che fremono di raccontarci come sono proseguite le vite
di quei personaggi a cui si è iniziato a voler bene. E come alcune
scoperte potrebbero scombussolare loro la esistenza, mettendoli in
crisi.
La trama dei 3 episodi di Viola
come il mare 2
Riallacciamoci quindi al finale
della prima stagione, che ci aveva lasciati innestando un dubbio:
Viola e Francesco sono fratelli? Entrambi, da quanto si era fatto
intendere, sembrerebbero condividere lo stesso padre, ma nessuno
dei due lo sa. Si ricomincia da qui. Sonia, la madre di Francesco,
che aveva avvisato precedentemente Viola del fatto che suo padre è
un altro uomo, è arrivata a Palermo per parlare con il figlio. Un
incidente, però, la imprigiona in un coma da cui non riesce a
svegliarsi. Intanto a Sicilia Web News c’è una nuova caporedattrice
di Milano, Vita Stabili, una donna tutta d’un pezzo che cerca di
essere il più affabile possibile con i suoi giornalisti nonostante
in lei si annidino alcuni pregiudizi, specie nei confronti di
Viola, che ritiene raccomandata in quanto di bella presenza.
Nel frattempo alla giornalista di
cronaca nera viene affidato un nuovo compito: un podcast in cui
lei, a modo suo, possa raccontare le sue indagini e le storie
dietro gli omicidi perpetrati in città. Una soluzione che ben si
adatta alla struttura narrativa, trasformando il voice over di
Viola, a cui eravamo abituati, in un vero e proprio elemento della
diegesi, poiché le sue parole, che introducevano e accompagnavano
tutta la puntata, si traducono nel podcast radio, diventandone
parte integrante. Ogni episodio, al netto della trama verticale
inerente il rapporto complicato fra Viola e Francesco e la ricerca
della verità dei loro rispettivi genitori, cerca poi di affrontare
diverse tematiche: dal significato dell’amore, al rapporto fra
fratelli, a cosa voglia dire essere malati, fino all’essere se
stessi facendo cadere le maschere.
La seconda stagione si conferma
una coccola confortevole
Il format di Viola come
il mare, che ritroviamo nella nuova stagione, resta
simile – in termini di pattern narrativo – alle altre serie
televisive poliziesco-romantiche prodotte da Lux Vide, come Che
Dio Ci Aiuti, Un passo dal cielo, Don Matteo,
Blanca, per citarne alcuni. È una sorta di tratto
distintivo, che ne fa riconoscere subito l’identità produttiva,
efficace e immediata, come un serial televisivo in fondo richiede.
Anche la cifra stilistica è comune agli altri prodotti
fondati su questo genere: c’è la fotografia dai colori
vispi e accesi che esalta la regia e le immagini, ci sono le
riprese panoramiche della città in cui si svolgono gli eventi e c’è
la promozione del territorio-cartolina in cui si sviscera la
storia.
Un approccio classico e preciso,
che comunque non sottrae alla fiction la sua identità: come avviene
negli altri casi, per differenziare le fiction, si sceglie di far
particolare leva sui protagonisti più che sulla
storyline, che sono il vero cuore della
narrazione, dando loro definite sfaccettature e una buona
caratterizzazione.
Can Yaman e Francesca Chillemi si confermano in tal senso
capaci, attenti a garantire più gallerie d’espressioni del
viso per essere a servizio della scena girata e permettere una
maggiore portata emotiva, ed è evidente la loro alchimia rodata, la
quale permette naturalezza nelle loro interazioni, anche in quelle
più “piccanti”. Soprattutto, però, i due attori risultano ancor più
integrati negli incastri del racconto, di natura trasversale, il
quale funziona bene per il target della rete generalista e si
premura di essere in primis confortevole.
A volte ingenuo nella scelta di
alcune situazioni-cliché e dialogi in cui si palesa un po’ di
forzatura che non sempre lo fa essere fluido, ma che in ogni caso
sa racchiudere sia momenti di divertimento, in cui riesce a
strappare una risata, sia frangenti più seri, che stimolano e
invogliano a una riflessione più approfondita. La fiction, dunque,
ribadisce il suo essere una coccola da gustarsi sul divano di casa,
e fa in modo che lo spettatore si lasci trasportare da una parte
dalla curiosità legata alle indagini, che mantengono il tono
poliziesco/crime regalando momenti action in cui l’attore turco fa
sfoggio della sua fisicità, dall’altra dal piacere visivo messo in
moto dal lato romantico, con simpatiche gag, equivoci d’amore e
sguardi smaliziati che Francesco e Viola non smettono di
scambiarsi.
Can Yaman e Francesca Chillemi si
impegnano a superare i pregiudizi
Arrivati a questo punto è inutile
negarlo: carta vincente di Viola come il mare
2 restano i suoi main characters, Viola e Francesco,
dietro ai quali Francesca Chillemi e Can Yaman mostrano di
saper capire e cogliere le esigenze e le particolarità dei loro
rispettivi personaggi. Chillemi è oramai un’attrice
matura, pronta sempre a nuove sfide. Si diverte sul set e questo si
nota. Riesce a trovare la chiave e il canale giusto per comunicare
prima lei con il suo personaggio e poi quest’ultimo con il
pubblico, risultando autentica. Nel panorama televisivo italiano è
uno dei volti più apprezzati e non stupisce. Esattamente come la
sua Viola, Francesca Chillemi ha saputo poi abbattere il
preconcetto e luogo comune del “bella ma non balla”, dimostrando
capacità, bravura e impegno con ottimi risultati. Un chiaro segno
che si diventa davvero qualcuno non perché aiutato dal proprio
aspetto fisico (che sì contribuisce, ma è solo una minima parte),
ma per lo studio e la dedizione verso quello che si fa, che sono i
primi ingredienti che permettono al proprio percorso lavorativo di
essere costellato di successi. E soprattutto di proseguire con
dignità.
Un discorso che si applica al suo
partner su schermo, Can Yaman, che, grazie alla fama ottenuta con
le dizi turche acquistate da Mediaset in cui era protagonista,
parliamo di Bitter Sweet, Mr. Wrong,
Daydreamer, ha saputo guadagnarsi un posto in
prima fila nelle produzioni nostrane. Lo dimostra la sua
presenza in Viola come il mare, ma anche l’essere diventato
protagonista di Sandokan, serie evento internazionale della Lux Vide
le cui riprese sono attualmente in corso nei teatri di posa di
Formello. Eppure, anche Yaman – pur corazzato dall’amore dei suoi
fan – si è trascinato dietro l’etichetta del “fortunato” e
“privilegiato” per l’aspetto fisico, per la sua bellezza vista
quasi come una colpa, come se al di là della componente estetica
non ci fosse altro. Invece, in barba a chi non credeva nella sua
preparazione, l’attore ha dimostrato di valere, di poter accogliere
e vincere le sfide che gli si presentavano lungo il cammino.
Ricordiamo, per esempio, che Yaman ha preso lezioni di italiano per
migliorare la sua pronuncia e non sbagliare i termini della nostra
lingua italiana, nel rispetto sia del prodotto che del suo pubblico
d’appartenenza. In questa stagione si notano i suoi miglioramenti e
la sua maggiore scioltezza e dimistichezza rispetto alla prima
stagione, anche se poi in realtà è proprio il suo Francesco Demir
ad acquisire più verità, proprio perché diverso anche nel timbro di
voce e negli accenti.
In conclusione, chiunque cerchi un
momento di leggerezza, per staccare la spina dai propri impegni e
magari sognare l’estate, non può perdersi la seconda stagione di
Viola come il mare. Un serial che non
vuole costruirsi su chissà quali pretese, ma che si pone come un
comfort show con l’intenzione di chiudere in una bolla di relax,
per un paio d’ore, il suo pubblico. E va benissimo così.
Supergirl:
Woman of Tomorrow dovrebbe essere il secondo
titolo DCU distribuito dai DC Studios e il regista di
Crudelia, Craig Gillespie, è
stato scelto per dirigere il film.
Ana Nogueira
(The Vampire Diaries) ha scritto la sceneggiatura,
dopo aver collaborato al film mai realizzato che doveva vedere
protagonista Sasha Calle (vista in The Flash),
mentre Milly Alcock, che abbiamo imparato a conoscere e amare nella
prima stagione di House of the Dragon è ufficialmente il volto
della nuova “donna del domani”.
Tuttavia, è difficile non provare un
pizzico di rammarico per Calle, poiché il ruolo sembrava essere
quello che avrebbe definito la sua carriera. Non ci sono rancori da
parte dell’attrice, tuttavia, poiché ha condiviso alcuni consigli
entusiasti per Alcock in una nuova intervista. “Oh mio Dio,
divertiti tanto.E poi sembrerai così tosta. Mi piace.
Divertiti.” Ha dichiarato ai microfoni di Indiewire.
Quando Calle è stata scelta
per il ruolo di Supergirl in The Flash, ha assunto
quello che nella storia a fumetti Flashpoint era il ruolo di
Superman. Tuttavia, prima che i DC Studios venissero fondati, il
viaggio nel tempo di Barry Allen avrebbe creato un nuovo DCEU in
cui Michael Keaton era Batman
(spiegando il suo ruolo nel film dedicato a
Batgirl) e Calle sarebbe stata una Supergirl che
sostituiva il Superman di Henry Cavill.
I piani sono stati però
continuamente modificati mentre la Warner Bros. subiva cambiamenti
di regime apparentemente infiniti, con tanto di ritorno provvisorio
di Cavill in Black Adam che ha portato a un finale rigirato per
The Flash in cui si vedeva Superman unirsi a
Supergirl e al Batman di Keaton per affrontare il Velocista
Scarlatto.
I DC Studios hanno scartato anche
questa soluzione, preferendo il cameo di George
Clooney, il che ha significato che non siamo riusciti a
vedere Cavill e Calle condividere lo schermo come gli iconici
cugini. E James Gunn, che ha definito The
Flash uno dei più grandi film di supereroi mai realizzati,
ha poi deciso che Calle non era adatta per la sua versione di Kara
della DCU.
Supergirl: Woman of Tomorrow, la trama
Secondo una breve sinossi, questa
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per
festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la
strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per
intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e
drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando
alla sceneggiatura di Supergirl:
Woman of Tomorrow.
L’atto finale di Spider-Man: Across the Spider-Verse ci ha
lasciati senza fiato: Miles Morales torna a casa sua per affrontare
il fato e salvare suo padre dalla morte, cosa che dovrebbe
rappresentare il suo “evento canone”.
Durante una conversazione con sua
madre, sia il ragazzo che il pubblico capiscono che qualcosa non è
proprio andata nel verso giusto. L’arrampicamuri è finito in un
universo sbagliato e questo viene confermato quando suo zio Aaron,
che ricordiamo è morto in Into the Spider-Verse, entra in casa. Le
cose si complicano quando scopriamo che il Miles G. Morlaes di
questa Terra è in realtà Prowler.
Il film si chiude su un cliffhanger
e mentre in molti hanno immaginato che Shameik Moore potesse
interpretare entrambe le versioni di Miles, in realtà è
Jharrel Jerome a prestare la voce a Miles/ Prowler
di Terra-42 (l’Universo che non ha mai avuto uno Spider-Man).
Jharrel Jerome è il doppiatore di
Miles Morales su Terra-42
Parlando con Collider, l’attore ha
rotto il silenzio sul ruolo quando ha detto, “È stato un sogno
fin da quando ero bambino, far parte di quel mondo in qualsiasi
modo. Miles Morales è un personaggio specifico, in quanto
dominicano di New York, che ho sempre sognato di incarnare e
interpretare.”
Jerome ha aggiunto, “Quindi,
anche solo interpretarne la voce nel mondo che stanno creando è
incredibile perché ciò che il personaggio sta facendo per la mia
gente e per la nostra gente a New York (dominicani, portoricani)
sta davvero cambiando la nostra percezione nella cultura mainstream
in termini di animazione e genere dei supereroi. Per me farne parte
è un onore.”
L’attore, che potreste aver visto in
Moonlight e When They See Us, ha
anche condiviso elogi e entusiasmo per il franchise e sembra non
veda l’ora di ampliare il suo ruolo quando Spider-Man: Beyond the Spider-Verse uscirà
(purtroppo, non siamo ancora in grado di sapere quando ciò accadrà
e il 2025 sembra sempre più improbabile).
“Sì, sono anche film fantastici.
Inoltre, alcune persone dicono, ‘Mio figlio ti ama’, o, ‘Mia figlia
ti ama’. La maggior parte delle cose che ho fatto sono state molto
tristi e per adulti, quindi è bello espandere un po’ la base di fan
e avere bambini che dicono, ‘Oh mio dio, ti amo!’ Anche se mentono
perché non hanno visto la mia faccia.”
In Spider-Man:
Across the Spider-Verse, dopo essersi riunito a Gwen
Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere a tempo pieno di
Brooklyn viene catapultato attraverso il Multiverso, dove incontra
una squadra di Spider-People incaricata di proteggerne
l’esistenza.
Ma quando gli eroi si scontrano su
come gestire una nuova minaccia, Miles si ritrova a dover
affrontare gli altri Spider e deve ridefinire cosa significa essere
un eroe in modo da poter salvare le persone che ama di più.
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per
dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta
da Phil Lord e Chris
Miller (che tornano anche come produttori insieme a
Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione
con David Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman.
Braveheart è un
film emozionante, ma è uno dei film meno accurati dal punto di
vista storico mai realizzati. “Potranno toglierci la vita, ma
non ci toglieranno mai la libertà!“. Il discorso di William
Wallace è uno dei più famosi della storia del cinema. Per una
generazione di spettatori, il film Braveheart di
Mel Gibson ha cementato il posto di William Wallace come uno
dei più grandi leader militari di tutti i tempi. Il film
di Gibson ritrae William Wallace come un eroe riluttante che
sfodera la spada per vendicarsi dopo l’assassinio dell’amata
moglie. Il film racconta la storia della sua vita, esplorando
alcune delle sue battaglie più importanti, e alla fine si conclude
con una nota tragica: Wallace viene tradito e messo a morte dagli
inglesi. La conclusione di Braveheart è tuttavia ottimista, in
quanto presenta il protagonista come l’ispiratore di Robert the
Bruce, che alla fine avrebbe condotto la Scozia alla libertà.
Purtroppo, per quanto il
film possa essere emozionante, in realtà è generalmente
considerato uno dei film meno accurati dal punto di vista storico.
Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il regista e protagonista
di Braveheart, Mel Gibson, si è basato sul racconto di un
bardo di nome Blind Harry, un narratore che sosteneva di aver
utilizzato fonti primarie per scrivere il suo resoconto su Wallace,
ma probabilmente non lo fece. Blind Harry scrisse di William
Wallace circa 100 anni dopo che gli eventi della sua vita si erano
verificati, e non si sa quanto dei suoi resoconti fosse reale.
Tutto ciò significa che Braveheartdeve essere visto come un film basato su un racconto di
fantasia liberamente ispirato a eventi storici, e non
sorprende che il film sia storicamente inaccurato.
Braveheart si rallegra
delle sue imprecisioni, e le possiede fin dall’inizio, perché
persino il titolo è sbagliato. La maggior parte degli
spettatori penserà naturalmente che
“Braveheart” si
riferisca a William Wallace, ma in realtà il nome è associato a
Robert the Bruce. Secondo lo scrittore del XIV secolo John
Barbour, Robert the Bruce si pentì sempre di non aver partecipato a
una crociata. Fece giurare a uno dei suoi cavalieri di portare il
suo cuore in Spagna in un astuccio d’argento dopo la sua morte, in
modo da trovare un modo per partecipare a una crociata. Nella foga
della battaglia, questo cavaliere lanciò l’urna contenente il cuore
contro l’esercito avversario, gridando: “Avanti cuore
coraggioso, ti seguirò!”. Il titolo di Braveheart non
ha nulla a che fare con William Wallace, né il motivo del nome
viene mai mostrato nel film (per fortuna).
È interessante notare che anche
altre scene che coinvolgono Robert the Bruce nel film sono
storicamente inaccurate. Robert the Bruce viene ritratto come un
nobile che tradisce William Wallace più di una volta nelle sue
battaglie contro gli inglesi, ma ciò non accadde. Questo è dovuto
soprattutto al fatto che Robert the Bruce inizialmente non era
affatto coinvolto nella ribellione scozzese contro gli inglesi. Il
clan Bruce aveva una legittima pretesa al trono scozzese, ma il
Paese era talmente in subbuglio che non fece pressioni per
rivendicare il trono, ma attese fino a quando non ci fu un
sufficiente sostegno scozzese per la ribellione. Per questo si dice
che Robert the Bruce sia stato “ispirato” da Wallace e che abbia
sposato la causa dopo la morte di quest’ultimo.
La storia di William Wallace in
Braveheart è completamente inventata
Mel Gibson interpreta bene il ruolo
di William Wallace, aprendo con un racconto degli anni formativi di
Wallace pensato per renderlo simpatico. Purtroppo, si tratta di un
racconto in gran parte astorico, perché in realtà Wallace
era un nobile minore; suo padre e suo fratello non sono
certo morti in battaglia contro gli inglesi. Infatti, quando il
conflitto con gli inglesi giunse al culmine, William Wallace era
già adulto, non un bambino che guardava i suoi familiari più
anziani andare in battaglia.
Sebbene Blind Harry racconti della
morte della moglie di Wallace in circostanze simili a quelle del
film, la sua versione di Wallace è già un leader sanguinario. È
interessante notare che Blind Harry non sembra aver mai nominato la
moglie di Wallace: il nome “Miranda” è stato aggiunto da
studiosi successivi che hanno copiato i suoi manoscritti e
“Marion” è stato usato da altri, ma non viene utilizzato
nel film per non sembrare simile alla leggenda di Robin Hood.
Braveheart sceglie un nome più tradizionale: Murron.
Braveheart inventa il motivo
della guerra di William Wallace contro gli inglesi
La guerra di William Wallace contro
gli inglesi non aveva nulla a che fare con la vendetta nel mondo
reale e di certo non aveva a che fare con il “diritto
nobiliare” dello Jus Primae Noctis, il diritto di un
nobile di andare a letto con una sposa locale durante la prima
notte di nozze. Sebbene le testimonianze sullo Jus Primae Noctis
risalgano all’Epopea di Gilgamesh di circa 4.000 anni fa,
in realtà non ci sono prove storiche che sia mai stato praticato in
nessuna parte del mondo, compresa la Scozia medievale. Il motivo di
Wallace era infatti politico: si opponeva all’invasione della
Scozia da parte di Edoardo I dopo la morte del re scozzese
Alessandro III. Il primo atto di ribellione noto di Wallace
fu l’assassinio di un alto sceriffo inglese nel 1297, ben
prima della leggendaria morte della moglie.
Braveheart ignora
l’abbigliamento e le armi dell’epoca di William Wallace
Braveheart non è più
storicamente accurato quando si tratta di rappresentare
l’abbigliamento e le armi degli scozzesi o degli inglesi. I soldati
inglesi non avrebbero indossato per secoli il tipo di uniformi
standardizzate che si vedono in Braveheart di Mel Gibson,
mentre i kilt degli scozzesi sono altrettanto antistorici. I tartan
di famiglia sarebbero stati stabiliti, ma i kilt con cintura non
sarebbero stati usati in battaglia per altre centinaia di anni.
Wallace non avrebbe mai indossato una vernice blu per il viso; è
associata ai Picti. “Picti” è il nome che i soldati romani davano
ai soldati tribali scozzesi con cui si scontravano quando cercavano
di invadere la Scozia. La pittura facciale blu sarebbe passata di
moda circa 1.000 anni prima del suo tempo.
Anche la leggendaria lama di
William Wallace è sbagliata, sebbene ispirata alla Wallace Sword
esposta nel National Wallace Monument di Stirling. Come ha
dichiarato lo storico David Caldwell alla
BBC:
La cosiddetta Spada di Wallace è
in realtà un tipo di spada scozzese che risale alla fine del XVI
secolo.Questa spada fu vista al Castello di Dumbarton dal
famoso poeta William Wordsworth e da sua sorella Dorothy quando
visitarono la Scozia nel 1803.Uno dei soldati della
guarnigione disse loro che era quella di Wallace.È la prima
volta che la spada viene associata all’eroe scozzese: il soldato
stava deliberatamente raccontando una storia ai visitatori
inglesi?
In realtà, però, questo particolare
elemento di imprecisione storica è del tutto comprensibile. La
Spada di Wallace può anche non essere autentica, ma ha un’enorme
importanza simbolica.
Il film Braveheart di Mel
Gibson sbaglia persino le sue battaglie
Braveheartsbaglia persino le
battaglie. La più eclatante è la battaglia di Stirling
Bridge; per prima cosa, nel film non c’è traccia di un ponte. Nel
mondo reale, la genialità delle tattiche di William Wallace non
risiedeva nell’uso di lunghe lance – una tattica comune – ma
piuttosto nella scelta del campo di battaglia. L’esercito di
Wallace era posizionato su un lato di un ponte e gli inglesi erano
costretti ad attraversarlo. Il ponte fungeva da imbuto,
neutralizzando la superiorità numerica. Ironia della sorte, questa
non fu la strategia di Wallace, ma è accreditata ad Andrew de
Moray, un altro capo militare scozzese che morì poco dopo la
battaglia di Stirling Bridge a causa delle ferite riportate sul
posto. Questa figura non compare mai in Braveheart, ma il
suo contributo alla ribellione scozzese contro gli inglesi fu
altrettanto importante di quello di Wallace.
La battaglia di Falkirk è invece
più interessante, con alcuni dettagli che corrispondono a quelli di
Braveheart. La cavalleria scozzese ha effettivamente
disertato durante questo conflitto inaspettato, ma non ci sono
prove che i nobili siano stati corrotti; piuttosto, è probabile che
siano stati demoralizzati e abbiano semplicemente abbandonato la
battaglia piuttosto che affrontare l’inevitabile sconfitta.
La morte di William
Wallace
La morte di William Wallace è una
delle parti più storicamente accurate di Braveheart, anche
se resa molto meno macabra. Gibson sceglie di accennare soltanto
agli orrori che Wallace subisce: viene impiccato, poi sventrato
fuori campo, prima di essere decapitato. Alcuni aspetti più
raccapriccianti della tortura, come l’intestino di Wallace che
viene bruciato davanti a lui, sono comprensibilmente tagliati.
Tuttavia, è strano che un film come
Braveheart, che non è particolarmente
apprezzato per la sua accuratezza storica, gestisca le scene di
morte in modo abbastanza accurato.
A Barry Keoghan è stato chiesto ancora una volta
del suo potenziale ritorno nel ruolo del Joker in The
Batman – Parte 2 di Matt Reeves e, non troppo
sorprendentemente, l’attore irlandese ha ancora giurato di
mantenere il segreto.
Il candidato all’Oscar è stato
interrogato sulla possibilità di riprendere il ruolo della nemesi
del Cavaliere Oscuro mentre parlava del suo ultimo film,
Bring Them Down, con Variety al Toronto
International Film Festival, e la sua risposta dovrebbe dirvi tutto
quello che c’è da sapere.
Inizialmente si era detto che
Keoghan avrebbe interpretato l’agente Stanley Merkel in The Batman, ma presto sono emerse voci che si
trattava di un semplice depistaggio. In effetti, l’attore di
Eternals
appare verso la fine del film come un “Prigioniero di Arkham
senza nome” che parla con l’Enigmista (Paul
Dano), ma presto diventa chiaro che dovrebbe essere il
Joker, o almeno l’uomo che diventerà il Joker.
Reeves ha poi condiviso una scena
eliminata in cui il cattivo di Keoghan parla con il Crociato con il
Cappello (Robert Pattinson), ma il regista ha
detto che questo non deve essere preso come un’indicazione del
fatto che Joker è stato schierato come antagonista principale del
suo sequel, anche se questo non significa che non sarà coinvolto in
qualche modo.
Cosa ha detto recentemente Matt
Reeves su The Batman – Parte 2?
CREDIT: MATT REEVES / WARNER BRO
Matt Reeves ha
recentemente condiviso i primi dettagli ufficiali sulla trama di
The Batman – Parte 2 durante una
nuova intervista con SFX Magazine, confermando
che il film vedrà ancora una volta Batman indagare su un
mistero.
“Abbiamo condiviso [la
sceneggiatura] con la DC e loro sono super eccitati”, ha
detto alla rivista. “Andrà a scavare nella storia epica
della corruzione più profonda e si addentrerà in luoghi che [Bruce
Wayne] non poteva nemmeno prevedere nel primo film.
I semi di ciò che sta
accadendo sono tutti nel primo film e si espande in un modo che vi
mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto.Batman è costantemente in lotta con queste forze.Ma queste forze non possono essere completamente
esorcizzate.Quindi il prossimo film approfondirà
questo aspetto.“
Tutto quello che sappiamo su
The Batman – Parte 2
Come già sottolineato, The
Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie
di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, Jame Gunn è dovuto intervenire per smentire le
voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per
interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del
sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista
per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA del 2023, The
Batman – Parte 2 è stato rinviato all’ottobre 2026. Le
riprese del sequel inizieranno alla fine di quest’anno.
Reeves spera che il suo prossimo
film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The
Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al
botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il
mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste
recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione
dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli
Oscar. Nel frattempo, Reeves è intenzionato a espandere la serie
DC Elseworlds, dato che la serie spin-off di
Batman, Il Pinguino, con Colin Farrell nei panni del boss della mafia,
è prossima all’uscita. Con Farrell che ha annunciato una serie
molto violenta, The
Penguin debutterà su Max a settembre.
Sono state condivise online alcune
foto di
Milly Alcock tra la folla degli US Open e l’ex star di
House of the Dragon sfoggia una pettinatura molto
da Supergirl. La Alcock è naturalmente bionda (o
comunque biondo fragola), ma in questo caso la sua pettinatura è
più chiara del solito e, nelle foto che seguono, sembra decisamente
pronta a solcare i cieli come Donna del
Domani nel film
Woman of Tomorrow del DCU.
Si dice che questa versione di Kara
Zor-El sia “meno seria e più tagliente dell’iconica
supereroina”, in quanto Gunn cerca di allontanarsi dalle
“precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in
particolare la lunga serie della CBS/CW interpretata da Melissa
Benoist”.
Il regista statunitense James Gunn arriva alla premiere di Los
Angeles della Warner Bros. ‘The Flash’ tenutasi al TCL Chinese
Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a Hollywood, Los Angeles,
California, Stati Uniti. — Foto di imagepressagency –
DepositPhotos
James Gunn ha recentemente rivelato che aveva
già in mente la Alcock per interpretare Supergirl dopo aver visto
la sua interpretazione nella serie prequel di
Game of Thrones della HBO.
“Milly è stata la PRIMA
persona che ho proposto a Peter per questo ruolo, ben più di un
anno fa, quando avevo letto solo i fumetti”, ha scritto il
regista su Threads. “Stavo guardando La casa del dragone e
ho pensato che potesse avere il taglio, la grazia e l’autenticità
di cui avevamo bisogno”.
Secondo una breve sinossi, la
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia
per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il
Supercane.Lungo la strada, incontra una giovane
donna di nome Ruthye e si ritrova in una ricerca omicida di
vendetta”.
Cosa sappiamo sul film Woman
of Tomorrow?
L’attrice e drammaturga Ana
Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura di Woman of
Tomorrow.
Gunn e Peter
Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la
giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando
è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and
Monsters”. Il progetto sarà basato almeno in parte
sull’omonima serie di fumetti di King del 2022.
All’epoca James
Gunn aveva dichiarato: “Nella nostra serie vediamo
la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e
cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e
Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di
Krypton, e ha visto tutti quelli che la circondavano morire ed
essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita,
per poi arrivare sulla Terra quando era una ragazzina.È molto più dura, non è esattamente la Supergirl che siamo
abituati a vedere”.
L’attrice di Mission:Impossible – che interpreterà Sue
Storm/Invisible Woman nel reboot dei Marvel Studios – è stata
interpellata per un aggiornamento sulla produzione sul red carpet
della prima mondiale di Eden e, sebbene non abbia condiviso nulla
di particolarmente eccitante, sembra che le cose stiano andando
molto bene e che la “prima famiglia Marvel” stia andando d’accordo
come si spera.
“Ci amiamo così
tanto.Sono stato lontano da loro per due giorni e
mi mancano”, ha detto Kirby. “Ci stiamo divertendo
molto insieme.Sono davvero fiducioso per il film
e Matt Shakman è fantastico e Pedro [Pascal] è
celestiale”.
Sebbene siano trapelate diverse
foto e video sul set, la Marvel ha fatto un ottimo lavoro per
tenere i membri principali del cast lontani dalle telecamere, e non
abbiamo ancora visto nessuno degli eroi vestito (anche se abbiamo
intravisto una controfigura che indossa una pratica tuta della
Cosa). Forse, alla ripresa della lavorazione, si troveranno online
alcuni scatti più rivelatori.
Vanessa Kirby on filming ‘THE FANTASTIC
FOUR: FIRST STEPS’:
“We love each other so much. I miss them! I’ve been away for two
days and I miss them. We’re having such great time. I’m really
hopeful for the movie. Matt is amazing and Pedro is
heavenly.”pic.twitter.com/FW5u7uGSMb
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Pedro
Almodovar torna a casa con il Leone d’Oro assegnatogli
dalla giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia presieduta da
Isabelle Huppert. Un riconoscimento che arriva
a coronamento di una lunga storia d’amore con Venezia, cominciata
nel 1988, quando con il suo film d’esordio, Donne sull’Orlo
di una Crisi di Nervi, vinse il Premio Osella alla
sceneggiatura, e proseguita nel 2019 con il Leone d’Oro
alla Carriera, fino al riconoscimento sul campo per il
migliore film della selezione ufficiale in Concorso del 2024.
Un premio, quello ad
Almodovar, sacrosanto: il suo The Room Next Door è un piccolo gioiello,
sigla la prima produzione americana del regista che porta
dall’altro lato dell’Oceano la sua estetica distintiva e definita,
avvalendosi della collaborazione di Julianne Moore e Tilda Swinton,
sue protagoniste. Il Leone arriva però a sorpresa, al Lido, dove i
titoli più quotati per la vittoria finale erano altri, e tra questi
c’era il film fiume
The Brutalist, di Brady Corbet, che invece ha portato
a casa il Leone d’Argento alla migliore regia. Trai premi più belli
del concorso, spicca quello a Maura Delpero, unica italiana
premiata su cinque film in concorso, che con il sorprendente,
delicato e bellissimo Vermiglio, si vede assegnato il Gran Premio
della Giuria.
E se il Premio Speciale
della Giuria lascia tutti di sorpresa (April di
Dea Kulumbegashvili non era piaciuto molto alla
stampa), applausi scroscianti hanno accompagnato il premio alla
sceneggiatura di Ainda estou aqui, di
Walter Salles, che si è avvalso delle penne di
Murilo Hauser e Heitor Lorega. Il
film era trai favoriti per la Coppa Volpi alla migliore
interpretazione femminile, a Fernanda Torres, che
però ha dovuto retrocedere di fronte alla coraggiosa performance di
Nicole Kidman, vincitrice, in
Babygirl. L’attrice però non era presente al Lido per
ritirare il premio. Al posto suo, la regista Halina
Reijn ha letto un messaggio dell’attrice in cui annunciava
la sua assenza a causa dell’improvvisa dipartita della madre. La
dolorosa notizia non è stata gestita al meglio da Sveva
Alviti, madrina di Venezia 81, che era incaricata di
condurre la serata di premiazione e che non è riuscita, forse non
ha avuto la prontezza, a intervenire dando il giusto peso al
momento. Ha invece elencato i regali che accompagnano il premio,
lasciando la platea interdetta.
Vincent Lindon ha
vinto la Coppa Volpi: anche in questo caso ci si aspettava
un premio diverso, a Adrien Brody per
The Brutalist o a Daniel Craig per
Queer. Invece è arrivato all’attore francese,
amico di Huppert e interprete del tenero e difficile ruolo di un
padre in The Quiet Son, film che verrà ricordato
solo per la performance di Lindon, appunto. Chi invece promette di
farsi ricordare è il giovane Paul
Kircher, che da Cannes 2023, dove ha partecipato
con The Animal Kingdom, a Venezia 2024, dove
invece ha vinto il premio Martroianni per Leurs enfants après eux, ha disegnato una
parabola perfetta che promette di durare a lungo.
Al netto dei premi che
tutto sommato sono stati apprezzabili, senza particolari scandali o
rivendicazioni, i titoli del concorso di Venezia 81 si sono
rivelati buoni ma non eccellenti. C’è stata molta attenzione alla
selezione dei protagonisti dei film, più che ai film, dal momento
che il tappeto rosso del palazzo del Cinema era affamato di star,
dopo lo sciopero del 2023, e forse questo ha reso più pigro un
comitato di selezione che era stato capace di incuriosire e
interessare molto di più, negli anni precedenti. Tanto che la
selezione principale è stata forse la meno commentata e
chiacchierata rispetto alle altre collaterali, su tutte quella di
Giornate degli Autori e soprattutto della Settimana della
Critica.
Al netto di questo
aspetto impossibile da trascurare, Venezia 81 è
stata davvero un’edizione per il pubblico, con tantissimi avventori
e appassionati, le sale sempre piene e tanti giovani cinefili
pronti ad affrontarsi a colpi di citazioni. Un ambiente vivace e
divertente, reso vivo dalle discussioni relative ai film e da fiumi
di spritz.
Per il concorso vincono Leone d’Oro
al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar, Gran
Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero, Leone d’Argento alla Migliore
Regia: Brady Corbet, “The
Brutalist“, Premio Speciale della Giuria:
“April“, Dea Kulumbegashvili,
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”, Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl“,
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son” e Premio Marcello Mastroianni per il
migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux“.
Affermatosi come uno dei grandi nomi
del teatro italiano, il regista Mario Martone ha
in diverse occasioni compiuto anche il passaggio dietro la macchina
da presa, realizzando alcuni tra i film più apprezzati e premiati
del panorama cinematografico italiano. Tra i più recenti si
annoverano Il giovane
favoloso e Capri-Revolution, mentre del
2019 è il suo Il sindaco del
rione Sanità (qui
la recensione) da lui scritto e diretto e basato sull’omonimo
testo teatrale, che Martone aveva già portato sul palcoscenico nel
2018.
Il film è dunque la trasposizione
cinematografica della commedia in tre atti scritta dal grande
Eduardo De Filippo nel 1960. Presentato in
concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia, il lungometraggio si è affermato come uno dei maggiori
titoli italiani del suo anno, all’interno del quale veniva riadatta
in chiave contemporanea una storia in realtà da sempre attuale. Per
realizzare il film, Martone si è avvalso di splendide location come
Massa di Somma, il più piccolo dei Comuni del Parco Nazionale del
Vesuvio.
Dopo essere stato accolto con grande
successo al Lido, Il sindaco del
rione Sanità è poi in seguito arrivato in sala per
soli tre giorni come evento speciale. Grazie al successo di
pubblico ottenuto, però, la sua permanenza si è prolungata ben
oltre, confermando il fascino esercitato dal film. Prima di
intraprendere una visione del titolo, sarà certamente utile
approfondire ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò, come anche le
piattaforme dove è possibile ritrovare il film in streaming per una
comoda visione casalinga.
Ambientato nei pressi di Napoli,
nella campagna vesuviana, il film ha per protagonista
Antonio Barracano, una figura temuta e rispettata
proveniente dal rione Sanità. Qui egli è noto come “il Sindaco”, e
si occupa di dirimere le liti e amministrare la giustizia secondo i
propri criteri, talvolta ricorrendo a metodi anche particolarmente
brutali. In tali attività egli è aiutato anche dal suo braccio
destro, noto come “il Dottore“. Nel corso delle
sue giornate, sono molte le persone che si recano presso di lui,
che assume il ruolo di giudice di ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato. Un giorno, però, si presenta al suo cospetto un giovane
di nome Rafiluccio Santaniello.
Questi rivela a Barracano la sua
volontà di uccidere suo padre Arturo, ricco
panettiere napoletano. L’uomo è colpevole di aver diseredato e
cacciato di casa il figlio in seguito alla morte della madre.
Rafiluccio chiede dunque il benestare del Sindaco per tale
criminosa azione, ma Barracano vuole prima andare a fondo a quella
storia. Egli rivede infatti nel giovane lo stesso sentimento di
vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e cambiato per
sempre. Spinto dal desiderio di salvare l’animo del ragazzo, egli
tenta di farlo riappacificare con il genitore. Andando a fondo a
quella triste vicenda, però, emergeranno segreti inconfessabili del
passato.
Il cast del film
Per dar volto ai personaggi
principali della storia, Martone ha ricercato interpreti
particolarmente carismatici, che potessero apportare ulteriore
fascino al racconto. A interpretare Antonio Barracano è l’attore
Francesco Di
Leva, già popolare per il film Una vita
tranquilla. Egli ha poi raccontato di essersi trovato davanti ad una grande sfida
nell’interpretare Antionio Barracano, protagonista del film. In
quanto attore, un ruolo del genere fu per lui un’occasione
magnifica, ma come uomo lo ha disprezzato fortemente. Per lui è
stato dunque complesso non giudicare il personaggio, ma limitarsi a
dargli vita in modo oggettivo. Per la sua interpretazione, Di Leva
è poi stato candidato come miglior attore ai principali premi del
cinema italiano, tra cui il David di Donatello.
Accanto a lui, nel film, si
ritrovano attori più o meno noti ma tutti in grado di rendere
memorabili i rispettivi personaggi. Ad interpretare Il
Dottore, braccio destro di Barracano, vi è Roberto De
Francesco, visto in numerose opere tra cinema e
televisione e che aveva già lavorato con Martone in precedenti film
di questi. Massimiliano Gallo, il quale vanta
anch’egli una lunga carriera al cinema, è invece presente nei panni
di Arturo Santaniello, il ricco panettiere odiato dal figlio. Ad
interpretare Rafiluccio Santaniello è Salvatore
Presutto, qui al suo primo ruolo cinematografico dopo
essere comparso in un episodio della serie Gomorra. Sono
poi presenti gli attori Adriano Pantaleo nei panni
di Catiello, e Gennaro Di Colandrea in quelli di
Pascale ‘o Nasone.
La storia vera dietro il film
Come racconta lo stesso Eduardo, il
personaggio centrale del dramma è stato da lui ripreso dalla vita
reale: “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno.
Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su
come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava.
Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò
il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del
loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in
camerino. “Disturbo?” chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la
mano sul bastone. “Volete ‘na tazza ‘e cafè?”. Lui rispondeva
“Volentieri”. Poi se ne andava“. (tratto da M.Giammusso, Vita
di Eduardo, Mondadori, Milano 1993).
Il trailer di Il sindaco
del rione Sanità e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete.Il sindaco del
rione Sanità è infatti disponibile nel catalogo di
Rai Play. Per vederlo, basterà semplicemente
iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà
così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione
il giorno sabato 7 settembre alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Divenuti un vero e proprio fenomeno
culturale, i Minions
(qui la recensione),
personaggi ideati da Sergio Pablos, hanno
guadagnato popolarità e seguito sin dalla loro prima comparsa nel
film d’animazione del 2010 Cattivissimo
me, riconfermando la loro attrattiva anche per i
successivi due
sequel del franchise. Dato il clamore suscitato, era
prevedibile che venisse dedicato loro un intero lungometraggio,
distribuito nei cinema di tutto il mondo nel 2015. Spin-off e allo
stesso tempo prequel della trilogia originale, il film dei minions
ha raccontato le origini dei simpatici ometti gialli, approfondendo
la loro stravagante natura.
Gli incassi del film hanno superato
ogni aspettativa, dimostrando come i minions siano ormai parte
dell’immaginario comune, nonché oggetti di un vero e proprio
franchise dalle uova d’oro. In Italia, infatti, il
film ha incassato circa 22,3 milioni di euro, diventando uno
dei film più visti del 2015. A livello globale, invece, ha superato
il traguardo del miliardo, posizionandosi al 17° posto nella
classifica dei film con il maggior incasso nella storia del
cinema.
Amati dai bambini di tutto il mondo,
i minions hanno senza dubbio dominato il decennio appena trascorso,
con numerose opere e prodotti ad espandere la loro influenza. E la
strada sembra ancora lunga per loro. In seguito al successo del
primo film, infatti, è stato annunciato un sequel intitolato
Minions – Come Gru
diventa cattivissimo, che porterà in scena l’incontro tra
i piccoli esseri gialli e il futuro protagonista della trilogia
originale. Inizialmente previsto per il luglio del 2020, il film è
stato tuttavia rimandato di un anno, con uscita fissata al 2 luglio
2021, per via della pandemia attualmente in corso.
La trama e i personaggi di
Minions
Sin dalle origini della vita sulla
Terra, i minions hanno dimostrato di possedere un solo scopo,
ovvero quello di servire il più cattivo tra i cattivi presenti in
circolazione. Nel corso del film li si vede infatti alle prese con
diversi padroni di diverse epoche, dal T-Rex a Napoleone, da
Dracula allo Yeti. Avventura dopo avventura, tuttavia, si rendono
conto di non essere realmente utili ai loro comandanti, in quanto
finiscono sempre per dar vita a colossali pasticci. Compreso ciò, i
minions decidono di ritirarsi in Artide, lontani dal mondo
civilizzato. Tre di loro, però, di nome Kevin,
Bob e Stuart, non riescono ad
accettare la nuova condizione, e decidono dunque di partire per una
nuova missione: trovare un nuovo supercattivo da servire.
Giunti ad un importante meeting di
cattivi, qui fanno la conoscenza di Scarlett
Sterminator, la quale dopo averli assunti assegna loro una
rischiosissima missione: rubare la corona della Regina
d’Inghilterra. Ciò, infatti, permetterà alla donna di reclamare il
suo posto sul trono. Aiutati anche dal marito di lei,
Herbert, i piccoli minions vengono dotati di tutte
le migliori tecnologie possibili. Per loro sarà ora fondamentale
dimostrare di poter portare a termine la missione senza combinare
guai, al fine di riuscire ad accontentare il desiderio del loro
nuovo padrone.
Come si evince dalla trama, i
protagonisti assoluti sono i tre minions Bob, Stuart e Kevin.
Bob è il più piccolo e ingenuo dei tre, non ha
capelli e possiede un occhio verde e l’altro marrone.
Stuart, invece, possiede un solo occhio ed è
l’adolescente del gruppo, aspirante rock star con una personalità
ribelle e solitaria. Infine, c’è Kevin, il più
maturo dei tre nonché leader del gruppo. È lui a spingere gli altri
due ad abbandonare l’Artide, desideroso di poter diventare un eroe
agli occhi dell’intera loro tribù. Nel film è poi particolarmente
importante anche il personaggio di Scarlett
Sterminator, donna estremamente alta, magra ed elegante. È
diventata una criminale in seguito ad un’infanzia difficile.
I doppiatori del film
Da sempre fonte di curiosità per il
loro particolarissimo linguaggio, i minions sono tutti doppiati da
Pierre Coffin, anche regista del film. Questi,
infatti, oltre ad essersi concentrato su Bob, Stuart e Kevin, ha
registrato le voci e i suoi per tutti gli 899 minions comparsi nel
film. Il loro è un linguaggio molto particolare, studiato a lungo
dai realizzatori del film. Anche se sembra che dicano sempre le
stesse parole, in realtà esso vanta numerosi termini provenienti
dal vocabolario, inglese, francese, italiano e indonesiano.
Data la popolarità dei minions, non
sorprende che numerosi celebri attori abbiano accettato di
ricoprire il ruolo di doppiatori per gli altri personaggi del film.
Scarlett Sterminator è infatti doppiata dalla premio Oscar Sandra
Bullock, che ha così dato vita al primo ruolo da
villain della sua carriera. Nella versione italiana, invece,
il personaggio ha la voce
di Luciana Litizzetto, mentre in francese
quella di Marion
Cotillard. Anche il personaggio di Herbert Sterminator
vanta note voci. In originale, infatti, è l’attore Jon
Hamm a doppiarlo. In Italia è invece Fabio
Fazio, e in Francia Guillaume
Canet.
Vi è poi la presenza di
Michael
Keaton e Allison Janney,
rispettivamente nei ruoli di Walter e Madge Nelson, coniugi
specializzati in furti e rapine, i quali aiuteranno i tre minions
protagonisti a raggiungere la fiera dei supercattivi. Appare, anche
se soltanto nel finale, anche il personaggio del giovane Gru, che
anche in questo caso ha la voce dell’attore Steve
Carell. La voce narrante che si può sentire nel corso
del film è invece quella del premio Oscar Geoffrey
Rush, mentre in italiano è quella del noto Alberto
Angela.
Le canzoni presenti in
Minions e i sequel del film
Come consuetudine per i titoli
appartenenti al franchise di Cattivissimo me, anche il
film dei minions vanta al suo interno la presenza di celebri brani
musicali. Tra questi si annoverano Happy
Together, del gruppo The Turtles, You
Really Got Me, dei The Kinks, My
Generation, dei The Who e Mellow
Yellow, della band Donovan. Nel finale del film,
inoltre, si può udire il brano
Revolution, appartenente ai The Beatles
ma cantato per l’occasione proprio dai piccoli minions. La colonna
sonora originale del film è invece stata composta da Heitor
Pereira.
Nel 2020 viene poi distribuito il
sequel Minions
2 – Come Gru diventa cattivissimo, dove si racconta del
dodicenne Gru che cresce nei sobborghi della città nutrendo una
grande passione per i Vicious 6, ovvero i Malefici 6, un gruppo di
supercattivi. Deciso a diventare un vero supercattivo come loro,
Gru mette in atto un malvagio piano per rubare una pietra ai
Malefici 6. Ma per farlo, avrà bisogno dei Minions, che troveranno
così in lui un nuovo supercattivo da servire. Nel luglio 2024,
insieme alla distribuzione di
Cattivissimo me 4,
è stato annunciato anche un Minions 3.
Il trailer di
Minions e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati dei celebri
personaggi gialli, o per chi non avesse ancora visto il loro film,
è possibile recuperare il titolo grazie alla sua presenza in alcune
tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in
rete. Minions è infatti disponibile su
Rakuten TV, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così poi modo di
riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nei primi sei
giorni di svolgimento (da mercoledì 28 agosto
a lunedì 2 settembre) dell’81. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica,
i numeri dei titoli
d’ingresso venduti e
degli abbonamenti confermano che
il pubblico della Mostra è in costante
crescita.
A questo pubblico appassionato, che sta
affollando in questi giorni tutte le sale del Lido, va il
ringraziamento della Biennale di Venezia.
Al termine della giornata
di lunedì 2 settembre, l’81.
Mostra ha registrato i
seguenti numeri:
titoli d’ingresso vendutial
pubblico59.729 (+11% sul
2023)
di cui 1.747 abbonamenti (+25% sul
2023)
accrediti distribuiti al Lido
12.953(+2% sul 2023)
Venice Immersive: +23% di
prenotazioni
Le prenotazioni della
sezione Venice Immersive all’isola del
Lazzaretto Vecchio sono
state 5.515 (+23% sul
2023).
Diretto da Chris
Cullari e Jennifer Raite, il film del
2022 Skylight porta lo spettatore a confrontarsi
con le conseguenze della manipolazione psicologica, che può
persistere anche in persone che stanno attivamente cercando di
liberarsene. Nel film, infatti, il confine tra ciò che è reale e
ciò che non lo è decade, gettanto tanto le protagoniste quanto il
pubblico in un caos nel quale non sembrano poterci essere punti di
riferimento certi. Manipolazione psicologica che avviene in questo
caso a partire dall’incontro con una setta.
I due registi, anche sceneggiatori
del film, hanno infatti raccontato di essersi ispirati a NXIVM,
un’organizzazione fondata nel 1998 da Keith Ranier che si
presentava come un gruppo di auto-aiuto e crescita personale, ma
che si è rivelata essere una setta manipolativa e abusiva. Con
Skylight si affrontano così non solo i modi in cui
la propria mente può diventare un nemico, ma anche come tali modi
possano essere scatenati dal potere che qualcun altro riesce ad
esercitare sulle persone.
Per gli appassionati di questo
genere di film, dove niente è come sembra e il nemico è
potenzialmente ovunque, ecco un titolo da non perdere
assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a Skylight.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di
Skylight
Il racconto si svolge nel deserto
del New Mexico, dove una setta chiamata Skylight ha la sua base in
un campus di nome The Aviary diretto dall’affascinante
Seth (Chris Messina). Capo
carismatico della setta, l’uomo è un perfido e astuto manipolatore.
Tra i partecipanti al campus ci sono anche Jillian
(Malin
Akerman) e Blair (Lorenza Izzo), due
giovani donne in cerca di libertà. Quello che trovano, tuttavia, è
una vera e propria prigione.
Decidono dunque di scappare ma si
rendono ben presto conto che le loro menti sono ormai controllate
da Seth. Riescono comunque ad addentrarsi nel deserto, dove
dovranno però lottare contro le insidie e le allucinazioni che le
perseguitano. Man mano che le energie diminuiscono e il cibo
finisce, Jillian e Blair temono di non farcela, ma sanno che il
nemico da combattere è nelle loro teste.
La spiegazione del finale
Il programma Seth, chiamato Sintesi,
consisteva in associazioni di parole ripetute e strane maschere
vuote. Era stato creato per togliere l’identità alle donne e
permettergli di ricostruire tutto, dai ricordi degli eventi passati
alla percezione di quelli attuali. Di conseguenza, la maggior parte
di ciò che abbiamo visto nel deserto potrebbe non essere accaduto
affatto. Di certo, Jillian che si butta dalla scogliera,
l’apparizione di Delilah e il costante viaggio circolare delle
donne non erano reali.
Più le donne si allontanano dal
culto e più diventano disperate, più le loro allucinazioni si
rafforzano. La piccola quantità di cibo e acqua sparisce e Blair
viene indotta a mangiare bacche velenose, mentre Jillian si
aggrappa a un computer portatile rubato che ha mentito sul averlo
abbandonato a Calvario. Entrambe le donne sembrano lavorare l’una
contro l’altra e contro sé stesse. I cellulari appaiono e
scompaiono senza alcuna spiegazione e vengono lasciati misteriosi
biglietti senza che si ricordi di averli scritti.
Alla fine, quasi allo stremo delle
forze, le donne trovano un camper con cibo e acqua e decidono di
riposare per un po’. Jillian carica il portatile e guarda le
“sessioni di barriera” di Delilah e Blair. Ciò che vede la convince
che Blair ha ucciso Delilah su suggerimento di Seth. Jillian vuole
perdonarla perché insiste che Seth l’ha costretta a farlo. I
suggerimenti sono però troppo forti e Jillian pugnala Blair,
pensando così di uccidere Seth. Quando si rende conto di ciò che ha
fatto, ci viene mostrata una diversa “sessione di barriera”.
In essa, sembra che sia stata
Jillian stessa a uccidere Delilah e non Blair. Tuttavia, tutto ciò
che Seth dice è una bugia, quindi è possibile che abbia ucciso
Delilah e abbia fatto credere a Jillian di averlo fatto. Mentre si
allontana con Jillian nel suo furgone, lei chiede come l’abbia
trovata e lui risponde che non se n’è mai andata. Questa potrebbe
essere una delle poche affermazioni vere che fa. Tutto ciò che è
accaduto tra Blair e lei nel deserto potrebbe essere stato nella
sua mente.
Vediamo Seth scavare qualcosa e dare
fuoco al camper mentre si allontanano, ma le fiamme hanno la stessa
colorazione psichedelica di ogni allucinazione. È possibile che
nulla di tutto ciò fosse reale, ma più probabilmente, in base al
comportamento di trance alla fine, è stata di nuovo drogata da Seth
e sarà condizionata a una verità più appetibile che non include il
fatto che abbia ucciso qualcuno. Jillian sarà probabilmente
convinta che Blair abbia lasciato Skylight da sola.
Alla fine, dunque, ciò che ha
ostacolato la gioia delle donne è stato Seth e il modo in cui ha
messo le loro stesse menti contro di loro. Nella loro disperata
ricerca di un gruppo a cui appartenere, hanno perso sé stesse. Le
donne di Skylight vivevano dunque in una gabbia,
una prigione per i membri che non hanno bisogno di essere
imprigionati, visto che le loro ali sono già state tarpate.
Il trailer di
Skylight e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Skylight grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
La giuria dell’81esima edizione
della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale
di Venezia, presieduta da Isabelle Huppert e composta da
James Gray, Andrew Haigh,
Agnieszka Holland, Kleber Mendonça
Filho,Abderrahmane Sissako,
Giuseppe Tornatore, Julia von
Heinz, Zhang Ziyi, ha assegnato i
suoi premi.
Pedro Almodovar ha
portato a casa il suo Leone d’Oro con The Room Next Door, mentre il podio è anche un
po’ italiano grazie a Maura Delpero e al suo splendido Vermiglio, che conquista il Gran Premio della
Giuria. Il film fiume di Brady Corbet vince
per la migliore regia e
Nicole Kidman e Vincent Lindon
portano a casa la Coppa Volpi.
Venezia 81: tutti i vincitori
CONCORSO
Leone d’Oro al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar
Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero
Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet,
“The
Brutalist”
Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea
Kulumbegashvili
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”
Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl”
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son”
Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente:
Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux”
ORIZZONTI
Miglior Film: “The New Year That Never Came,” Bogdan
Mureşanu
Migliore Regia:
Sarah Friedland “Familiar Touch”
Premio Speciale della Giuria: “One of Those Days When Hemme Dies,”
Murat Firatoglu
Miglior Attrice: Kathleen Chalfant, “Familiar Touch”
Miglior Attore: Francesco Gheghi “Familia”
Migliore Sceneggiatura: Scandar Copti,
“Happy Holidays”
Miglior Cortometraggio: “Who Loves the Sun,” Arshia Shakiba
LEONE DEL FUTURO
Luigi de Laurentiis Award miglior Opera Prima: “Familiar Touch,”
Sarah Friedland
ORIZZONTI EXTRA
Premio del pubblico: “The Witness” Nader Saeivar
VENEZIA CLASSICI
Miglior Documentario sul cinema: “Chain Reactions” di Alexandre
O. Philippe
Miglior Film Restaurato: “Ecco Bombo” di Nanni Moretti
VENICE IMMERSIVE
Gran Premio della Giuria: “Ito Meikyu,” di Boris Labbé
Premio Speciale della Giuria: “Oto’s Planet,” di Gwenael
François
Achievement Prize: “Impulse: Playing With Reality,” di Barry Gene
Murphy, May Abdalla
Gran Premio: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Menzione Speciale: “No Sleep Till,” Alexandra Simpson
Premio del Pubblico: “Paul & Paulette Take a Bath” Jethro
Massey
Verona Film Club Award for Most Innovative Film: “Don’t Cry,
Butterfly,” Dương Diệu Linh
Mario Serandrei – Hotel Saturnia Award for Best Technical
Contribution: “Homegrown,” Michael Premo
Miglior Corto: “Things That My Best Friend Lost,” Marta
Innocenti
Migliore Regia (Corto): “Nero Argento,” Francesco Manzato
Miglior Contributo Tecnico (Corto): “At Least I Will Be 8 294 400
Pixel,” Marco Talarico
Chiude il Concorso della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia Kjærlighet (Love) di Dag Johan
Haugerud. Il film, parte della trilogia Sex
Drømmer Kjærlighet (Sex Dreams Love) del
regista scandinavo, si presenta come una sfida alla stanchezza,
all’ultimo giorno di festival, eppure supera la prova senza fare
troppa fatica. Merito dei suoi protagonisti splendidi, della
bellezza di Oslo, della profondità e del realismo delle sue
storie.
Marianne, una dottoressa
pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi
evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento
al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa
lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le
racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti
conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a
mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale
intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Dag Johan
Haugerud dimostra di conoscere molto bene l’umanità che
racconta, riuscendo a parlare di relazioni sentimentali e
interpersonali da punti di vista inediti, realistici e concreti.
Riflette sul desiderio, sull’appagamento e sulle connessioni
personali, nella cornice di una città splendida e romantica ma
alienante.
La ricerca personale e diversa per ognuno di Kjærlighet
(Love)
Kjærlighet (Love)
condivide con lo spettatore una visione della vita molto moderna,
lontana dallo schema tradizionale in cui la vita di una persona si
compie solo attraverso il matrimonio e i figli, ma prende questo
messaggio ormai condiviso e consolidato, lo sviscera e lo declina
per tanti punti di vista: c’è la dottoressa che cerca una
connessione, ma non è certa di volerla attraverso l’amore; c’è
l’infermiere che prende a cuore la situazione di un paziente
speciale, anche se non dovrebbe; c’è chi crede così tanto nel
matrimonio che vuole sposarsi per la terza volta; c’è chi si
rassegna al suo destino tragico. Le vite si intrecciano in un non
luogo, il traghetto, che ogni mattina accompagna i protagonisti al
lavoro e li riporta a casa la sera. Un posto sospeso sull’acqua in
cui si cerca una connessione con gli altri per farci sentire meno
soli o più definiti, in qualche modo per creare un legame che ci
faccia sopravvivere a noi stessi e alla mortalità della condizione
umana.
Kjærlighet
(Love) è uno studio tenero e delicato sulle relazioni che
dà tanto valore al sesso occasionale quanto alla ricerca dell’anima
gemella, a dimostrazione che viviamo in un’epoca di transizione per
quanto riguarda la politica relazionale, in cui sempre più persone
si ritagliano una vita sentimentale e sessuale al di fuori del
percorso prestabilito dell’amore, del matrimonio, della
procreazione e della famiglia nucleare.
Isabelle Fuhrman, Georgia MacPhail e
Kevin Costner hanno partecipato al photocall di
Horizon: An American Saga – Capitolo 2 ,
presentato fuori concorso all’all’81. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.
Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di e
con Kevin Costner, e con Sienna
Miller, Sam Worthington, Jena Malone e
Danny Huston, è stato presentato in prima mondiale
fuori concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia.
Horizon: An American Saga, Capitoli 1 e 2 (New Line
Cinema), è una cronaca articolata della Guerra civile e della
colonizzazione dell’Ovest americano. È una storia dell’America
troppo vasta per un solo film, che Kevin Costner
ha anche scritto insieme a Jon Baird (The Explorers Guild) e
prodotto con la sua Territory Pictures.
Taxi
Monamour di Ciro De Caro (qui
la recensione) si aggiudica il “Premio del Pubblico
Giornate degli Autori” alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia.
Accolto da una standing ovation e
dieci minuti di applausi alla sua premiére veneziana, il film è ora
nelle sale italiane distribuito da Adler
Entertainment.
“Essere l’unico italiano in
concorso alle Giornate degli Autori era già un premio, vincere
anche il premio del pubblico, per me che sono stato negli anni un
assiduo frequentatore delle Giornate degli Autori come spettatore,
è una gioia enorme”, dichiara De Caro.
“Mi auguro che anche il pubblico che sta andando a vedere il
film nei cinema in questi giorni lo possa apprezzare così come lo
ha apprezzato il pubblico della Mostra di Venezia”.
“Siamo grati al pubblico delle
Giornate degli Autori per aver assegnato a Taxi Monamour un premio
così importante e significativo”, affermano invece i
produttori di KimeraFilm, MFF e
Adler Entertainment. “Ci auguriamo sia di buon
auspicio per il percorso del film nelle sale italiane dove è appena
uscito e sul mercato internazionale. Ringraziamo le Giornate degli
Autori per aver accolto il nostro lavoro e per il rispetto che
nutrono verso il cinema d’autore. Un ringraziamento ulteriore a
tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film e a
chi sosterrà il film in sala”.
Taxi
Monamour, prodotto da Simone
Isola e Giuseppe
Lepore per Kimerafilm, in
associazione con Michael
Fantauzzi per MFF, in
collaborazione con Rai Cinema,
con Adler Entertainment e con il
contributo del Ministero della Cultura, è un film
che celebra l’universo femminile, seguendo le vicende di due
protagoniste alle prese con importanti sfide personali e
sociali.
Scritto dal regista insieme a
Rosa Palasciano, racconta la storia
di Anna (interpretata dalla stessa
Palasciano) e Nadiya (che ha il volto di
Yeva Sai, attrice ucraina tra le protagoniste
di Mare fuori), due donne
all’apparenza diverse, ma che in fondo si assomigliano molto. Anna
è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in
solitudine la sua malattia; Nadiya fugge da una guerra che la tiene
lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo
compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in
Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.
Nel cast anche Valerio
Di Benedetto, Ivan
Castiglione, Matteo
Quinzi, Taras
Synyshyn, Halyna
Havryliv e Laurentina
Guidotti.
Continuano a circolare voci sui
piani dei Marvel Studios e della Sony
Pictures per Spider-Man 4. Inizialmente
avevamo sentito che l’idea era quella di raccontare una storia di
strada che ruotasse intorno a Peter Parker e Daredevil che si
alleano per combattere il sindaco Wilson Fisk mentre cerca di
reprimere i vigilanti di New York. Sfortunatamente, i ritardi
causati dagli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dello scorso
anno fanno sì che il sequel di Spider-Man:
No Way Home verrà distribuito tra Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars.
Perché è un problema? Beh, se il
primo termina con la creazione del Battleworld, la storia che ruota
attorno al Kingpin del crimine non funziona più in un’ambientazione
multiversale. Di conseguenza, la Sony potrebbe aver ottenuto il suo
desiderio di riunire Tom Holland con Tobey Maguire e Andrew Garfield per un altro epico team-up in
Spider-Man 4. A dire il vero, non sarebbe nemmeno
una cattiva cosa! IndieWire ha recentemente
incontrato quest’ultimo e ha chiesto alla star di The Amazing
Spider-Man se ci sia del vero nelle voci.
“Voglio dire, internet è un
posto grande”, ha risposto Garfield. “Penso che ci siano
molte persone che direbbero qualsiasi cosa per ottenere click.
Quindi, temo che tu sia stato ingannato”. Già in passato, come
noto, Garfield aveva ingannato tutti continuando ad affermare di
non essere Spider-Man:
No Way Home solo per poi comparire effettivamente in
scena. Possibile che stia facendo di nuovo questo stesso gioco?
Sembra ora meno probabile, ma tutto dipenderà dalla forma
che Spider-Man 4 assumerà.
Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man No Way
Home
Cosa sappiamo su Spider-Man 4?
Oltre a Tom Holland,Zendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ
in Spider-Man 4. Si dice che Sydney Sweeney interpreterà Black
Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato –
che Charlie Cox, Vincent D’OnofrioePaul Rudd appariranno come Daredevil, The
Kingpin e Ant-Man.
Per quanto riguarda chi potrebbe
dirigere Spider-Man 4, sono molti i nomi che
circolano in rete. Tra questi, Justin Lin
(Fast & Furious), Drew Goddard (The
Cabin in the Woods) e, più
recentemente, Adil El Arbi e Bilall Fallah di Ms.
Marvel e Adam Wingard, regista di Godzilla
x Kong: The New Empire.
Per quanto riguarda i dettagli sulla
trama, questi sono pochi; l’ultima indiscrezione emersa suggerisce
che il piano prevede di mettere Spidey contro gli scagnozzi di
Kingpin, tra cui Shocker e lo Scorpione. Sembra che quest’ultimo
acquisirà il simbionte Venom introdotto in Spider-Man:
No Way Home, per poi far indossare a Peter Parker la tuta
aliena nei prossimi film degli
Avengers.
Spider-Man 4 non ha
ancora una data di uscita confermata.
Sembra che
Ultron non sarà l’unico cattivo con cui Vision
dovrà confrontarsi nella prossima serie spin-off di Disney+WandaVision. THR riporta infatti che
Todd Stashwick (Star
Trek: Picard) si è unito al cast della serie dei MArvel Studios dedicata a Visione
in un ruolo non rivelato. Anche se il suo personaggio non è stato
nominato, viene suggerito che Stashwick interpreterà “un
assassino che è sulle tracce dell’androide e della tecnologia che
possiede”.
Potrebbe trattarsi di un cattivo
consolidato della Marvel Comics? Ci sono numerosi personaggi che
si adattano all’identik di assassino, quindi lasciamo che le
speculazioni abbiano inizio. Ad oggi, sappiamo unicamente che il
progetto viene descritto come “la terza parte di una trilogia
iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”.
Ad ogni modo, i lavori sembrano proseguire, per cui è lecito
attendersi di poter scoprire qualcosa in più prossimamente.
Cosa sappiamo su Vision?
Vision, la cui
produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo
nuovo show live-action della Marvel in quasi due
anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo
streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a
maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più
tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale
dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato
secondo un modello a caratteristiche.
All’inizio di quest’anno abbiamo
scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore
esecutivo di Star Trek: Picard, Terry
Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è
attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di
tragico sintetizzatore del MCU e la storia
dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il
suo nuovo scopo nella vita”.
Il finale di WandaVision ha
rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso
della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero
“Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e
programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa
versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso
la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera
Visione”.
L’attrice Michelle Pfeiffer, tra i tanti ruoli iconici
interpretati, è ricordata in particolare per quello di Selina Kyle
alias Catwoman in Batman – Il ritorno, il film del 1992
di Tim
Burton. È stata quella l’unica occasione per lei per
interpretare questo iconico personaggio e ancora oggi la sua
versione continua ad essere la più apprezzata. Ora, ricordando
quei giorni, la Pfeiffer ha pubblicato su Instagram uno scorcio
della sua sceneggiatura originale per Batman – Il ritorno… quando era conosciuto
semplicemente come Batman II.
Nelle pagine postate dall’attrice
sono presenti alcuni divertenti easter egg, tra cui il fatto che il
sindaco di Gotham City si riferiva a Batman come “The Caped
Crusader” in questa prima stesura. Come noto, l’eroe non sia mai
stato chiamato con questo appellativo in un film dal vivo dal 1966,
quando era interpretato dal leggendario Adam West.
La scena è scarabocchiata e ovviamente non è stata inserita nel
montaggio finale.
Nella foto si legge anche la celebre
battuta “tesono, sono a casa… ah già, dimenticavo, non sono
sposata”, che Selina pronuncia dopo essere stata uccisa da Max
Shreck e resuscitata dal potere felino. “Adoro quando trovo
questi tesori che erano stati messi da parte e dimenticati. Il mio
raccoglitore di sceneggiature per Cat Woman nel 1991. Oh, e buon
compleanno, Michael Keaton! MEOW“, scrive l’attrice nella
didascalia del post.
La Catwoman di Batman – Il ritorno
doveva avere un film tutto suo
Lo sceneggiatore di Batman – Il ritornoDaniel
Waters ha partecipato a una recente discussione sulle
discussioni sul sequel diretto da Tim Burton (via IndieWire) e ha rivelato le
visioni contrastanti dei collaboratori per un progetto spinoff
incentrato sulla Catwoman di Michelle Pfeiffer. Waters aveva in mente una
rivisitazione in chiave satirica del genere dei film a fumetti, a
suo dire più simile a “The
Boys” di Prime Video, ma
Tim Burton aveva in mente qualcosa di molto
più rischioso.
“Voleva fare un film in bianco e
nero da 18 milioni di dollari, come l’originale ‘Cat People’, con
Selina che vive in una piccola città“, ha detto Waters. “E
io volevo fare un film su ‘Batman’ in cui la metafora fosse su
‘Batman’. Così l’ho fatta trasferire in una versione di Los Angeles
di Gotham City, gestita da tre supereroi stronzi. Era “The
Boys” prima di “The Boys”. Ma si è stancato di leggere
la mia sceneggiatura“.
Selina era la definizione di
“quella che è sfuggita” al Bruce Wayne di Michael Keaton, e i fan hanno a lungo sperato
che potessero avere un lieto fine, come accennato in Crisis on
Infinite Earths di The CW. Nel 2022, la Pfeiffer ha ammesso
che
sarebbe disposta a riprendere il ruolo quando ha detto:
“Dipenderebbe dal contesto, ma sì, lo prenderei in
considerazione”.
“Per me, la sua versione di
Catwoman è stata una delle mie interpretazioni preferite in tutti i
film a cui ho lavorato”, ha detto Tim Burton della Pfeiffer in un’intervista del
2012. “Ricordo che mi ha impressionato facendo volare un
uccello vivo dalla bocca, imparando a usare la frusta e ballando
sui tetti con le scarpe con il tacco alto. Faceva tutte quelle cose
per davvero”.
Da quando il reboot del DCU di James Gunn ha ufficialmente terminato le
riprese principali a luglio, gli aggiornamenti su Superman
sono stati pochi, ma la star David Corenswet ha recentemente partecipato a
un Q&A per il podcast Manly
Things e ha condiviso alcuni dettagli sulla sua preparazione
per interpretare l’Uomo d’Acciaio. L’attore non ha rivelato nulla
di particolarmente entusiasmante (tutte le domande relative alla
trama sono state ignorate), ma ha rivelato quante calorie ha
assunto per aumentare la massa muscolare per interpretare l’Uomo
d’Acciaio: “Tra le 4500 e le 5000 al giorno, se tengo il
conto”.
A Corenswet è stato anche chiesto
che tipo di ostacoli ha affrontato durante le riprese di Superman,
domanda a cui ha risposto con: “quando sento una domanda del
genere mi viene da prenderla in senso letterale e quindi dare una
risposta letterale. Ad esempio ad un certo punto mi sono scontrato
con un muro”. L’attore aggiunge poi di essersi scontrato anche
con una parete di vetro e una porta, offrendo dunque una risposta
decisamente letterale. Probabilmente non quello che i fan si
aspetterebbero di sentire, ma di certo contribuisce a mantenere
vivo il mistero sul progetto.
Tutto quello che sappiamo sul
Superman di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato
alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e
Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di
presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà
seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il
film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
La Settimana Internazionale della
Critica (SIC), sezione autonoma e parallela
organizzata dal Sindacato Nazionale Critici
Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito
della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia (28 agosto – 07 settembre
2024), ha assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della
39esima edizione.
Don’t Cry Butterfly è il miglior
film SIC 2024, ecco tutti i vincitori
La giuria
internazionale composta da Kerem Ayan, Yasmine
Benkiran e Ariane Labed ha
assegnato il Gran Premio
IWONDERFULL a “DON’T CRY,
BUTTERFLY” di Dương Diệu Linh.
Questa la motivazione: “Per la sua singolarità e
creatività, perché sperimenta nuove idee, mescolando commedia,
dramma sociale e fantasia, per il modo in cui rappresenta la
complessità del rapporto madre-figlia”
La stessa giuria ha
assegnato una menzione speciale a “NO SLEEP
TILL” di Alexandra Simpson, con
la motivazione: “Per la contemporaneità del tema e la
splendida fotografia, per lo sguardo tenero sui suoi bellissimi
personaggi, per la sua potente atmosfera malinconica e
vibrante.”
A “PAUL & PAULETTE TAKE A BATH” del
regista Jethro Massey va
il Premio del Pubblico The Film Club con
una percentuale di gradimento di 4.5/5.00.
Il Premio Luciano Sovena alla Miglior Produzione
Indipendente va ad “ANYWHERE
ANYTIME” di Milad Tangshir, con
la seguente motivazione: “Nel panorama del cinema italiano
di oggi, il film di Milad Tangshir rappresenta un esempio virtuoso
di unione tra l’urgenza di raccontare una storia contemporanea e
l’esigenza di utilizzare le risorse produttive senza sprechi e con
le capacità di unire creatività, messaggio sociale e sostenibilità
produttiva. Vivo Film e Young Film restituiscono un risultato
ottimo e un vero esempio di intelligenza produttiva.”
“HOMEGROWN” di Michael
Premo si aggiudica il Premio Mario
Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo
Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti
composta da Paola Casella, Andrea Curcione, Marco
Romagna, con la motivazione: “Per la coraggiosa
capacità mimetica di insinuarsi fino al cuore più invasato
dell’abisso democratico senza mai smarrire la giusta distanza da
cui guardare all’inquietante precipitare degli eventi, attraverso
una regia che lavora sull’etica e sul senso stesso del cinema
documentario come fondamentale mezzo per tentare di comprendere e
mai di giudicare. Un film la cui indiscutibile importanza politica,
antropologica e sociale è indissolubilmente legata tanto alla
gestione, in primo luogo umana, delle complesse fasi di ripresa,
quanto al rigore di uno sguardo che rifiuta ogni facile
spettacolarizzazione degli effetti scegliendo invece di analizzare
e approfondire le cause.”
“DON’T CRY, BUTTERFLY” si aggiudica,
infine, anche il Premio Circolo del Cinema di
Verona come film più
innovativo, assegnato dalla giuria under 35
composta da Irene Benciolini, Giada Valery Garcia
Cedano, Giulia Mancassola, Carolina Ramos, Federico
Schinardi,con la
motivazione: “Il film che abbiamo deciso di premiare ci ha
svelato la complessa lotta delle protagoniste nel mantenere
un’individualità minacciata dai demoni nascosti del quotidiano
femminile.”
Nell’ambito della
nona edizione di SIC@SIC (Short Italian
Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria,
composta da tre professionisti dell’industria cinematografica
– Giulia Achilli, Simone Bozzelli ed Elena
Ciofalo -, ha selezionato i seguenti vincitori
tra i sette cortometraggi in concorso:
Premio
Miglior Cortometraggio “THINGS THAT MY BEST FRIEND
LOST” di Marta
Innocenti con la motivazione: “Per la
costruzione dell’empatia con personaggi forti affidato al suono, in
un rave raccontato da chi non c’è ma da chi lo conosce estremamente
bene.”
Premio
Migliore Regia “NERO
ARGENTO” di Francesco
Manzato con la motivazione: “Per un lavoro che
lascia la profonda curiosità di vedere cosa
seguirà.”
Premio
Miglior Contributo Tecnico “AT LEAST I WILL BE 8 294 400
PIXEL” di Marco
Talarico con la motivazione “Per l’immagine
autogenerata che si fa archivio nella ricerca della
memoria.”
Alla Settimana
Internazionale della Critica, infine, fra i premi collaterali del
Festival, la Giuria del Cortometraggio Premio
FEDIC, presieduta da Carlo Griseri,
assegna la menzione
specialeMiglior
Cortometraggio a “Playing
God” di Matteo Burani.
“Ha vinto
un’idea di cinema libero. L’estrema varietà del palmarès rispecchia
non solo la vivacità di sguardo delle giurie, ma anche la diversità
del programma della SIC che anche quest’anno ha avanzato proposte
fresche, innovative, dinamiche e soprattutto attualissime e
radicate nel presente. Lo dimostra anche la presenza costante in
sala di un pubblico giovane e giovanissimo, sempre curioso e
attento, segnale incoraggiante per il futuro dei festival e del
cinema e indice della necessità di osare. Un cinema nuovo è ancora
possibile.”, commenta così questa edizione
il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.
“Un’edizione,
questa 39ma, accolta con entusiasmo da un pubblico soprattutto di
giovani e seguita con attenzione dai media italiani e
internazionali. Ringrazio la delegata generale Beatrice Fiorentino,
i selezionatori e tutta la squadra della SIC per il grande lavoro
fatto. Confermato il successo della Casa della Critica che per il
terzo anno consecutivo ha rappresentato un luogo ideale per il
confronto culturale e uno scambio tra addetti ai lavori. Siamo
grati ai nostri partner che rendono tutto questo
possibile.” dichiara Cristiana
Paternò, Presidente del Sindacato Nazionale
Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).
Domani, sabato 7
settembre alle ore 14:00, si terranno, per tutti gli accreditati,
le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del
Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.
L’aspettativa è che i Marvel Studios saltino la storia
delle origini della squadra in The Fantastic
Four: First Steps, ma solo perché li conosceremo già
come eroi affermati, non significa che non avremo dei flashback su
come lo sono diventati. Oggi sono emerse nuove informazioni
(via @UnBoxPHD) che suggeriscono
che il piano prevede scene che mostrano il momento in cui la Prima
Famiglia Marvel torna sulla Terra, dopo essersi trasformata a bordo
della loro nave o quando atterrano sulla Terra.
Si tratta di un momento cruciale
della loro storia e rivederlo sullo schermo è una prospettiva
entusiasmante. Il fatto che probabilmente si svolgerà di fronte al
loro pubblico adorante potrebbe però aggiungere un aspetto
interessante al procedimento. Secondo il fotografo – che ha
trascorso le ultime settimane a girare sul set di The Fantastic
Four: First Steps – questa scena vedrà “i
Fantastici Quattro andare nello spazio con un volo sperimentale.
Vengono salutati dal pubblico americano”.
E aggiunge: “In questa stessa
scena, i Fantastici Quattro vengono riaccolti sulla Terra ignari di
essere stati esposti ai raggi cosmici. Ecco perché non vediamo
nessuno del cast in uniforme”. Come ricorderete, il
video condiviso in precedenza mostrava i Marvel Studios mentre
giravano due scene con le comparse che salutavano un’imbarcazione
volante non vista e poi davano loro il benvenuto al ritorno, quindi
questa nuova informazione risulterebbe valida.
Se questa è davvero la storia delle
origini della squadra, però, non possiamo fare a meno di chiederci
perché ci sia già un “4” sulla piattaforma di lancio di Excelsio.
Forse, dato il genio di Reed Richards, si sono già affermati come
celebrità nel campo della scienza ed è solo questo ultimo
esperimento che va storto, trasformandoli nei supereroi che
sappiamo che la gente presto conoscerà e amerà.
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Il piano originale dei Marvel Studios prevedeva che
Kang il Conquistatore fosse il grande cattivo
della
Saga del Multiverso. Tuttavia, al posto di una guerra
multiversale che mette le sue varianti l’una contro l’altra
(lasciando i Vendicatori nel mezzo), avremo ora Robert Downey Jr. nei panni del Dottor
Destino. Di conseguenza, Avengers: The Kang Dynasty è
diventato Avengers:
Doomsday e questo ha lasciato i fan con molte domande. Tra
queste, la principale è come i Marvel Studios abbiano deciso di
imporre così rapidamente una variante di Victor Von Doom come nuovo
Thanos del MCU, quando probabilmente apparirà solo in The
Fantastic Four: First Steps, prima di Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars.
Secondo Alex Perez di The Cosmic Circus,
“[Se] si decidono a fare quello che vogliono per Destino in
questo film, avrebbero una spiegazione fantastica che non solo lo
prepara perfettamente per quando lo vedremo in Doomsday, ma lo
mette anche in una posizione in cui può facilmente diventare uno
degli antagonisti più giustificabili della Marvel, forse anche più
di Thanos”. E ha aggiunto: “Se volete davvero sapere
perché a Latveria i fiori muoiono in estate, allora saprete già
dove guardare”. Questo sembra essere un riferimento a New
Avengers #33, un fumetto che vede Destino incaricato di
salvare il Multiverso dai Beyonders.
Passa anni a uccidere le varianti
dell’Uomo Molecola, ma alla fine non riesce a fermare l’Incursione
finale. Inutile dire che immaginiamo che questo sarà il modo in cui
i Marvel Studios affronteranno il problema di Kang. Ci siamo sempre
aspettati che Beyonder/Beyonders fosse una minaccia ancora più
grande di Kang, anche se l’aspettativa era che il cattivo fosse
un’altra variante del viaggiatore del tempo. Questi piani sono ora
un po’ meno certi, ma siamo decisamente incuriositi.
“Essere in grado di creare
storie ed esplorare personaggi all’interno dell’UniversoMarvelha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una
potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo
realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con
Kevin, Lou e tutto il teamMarvelper portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e
sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno
dichiarato Joe e Anthony Russo dopo il panel del
SDCC.
Il trailer di High
Potentialè interpretato dalla star di
It’s Always Sunny in Philadelphia Kaitlin Olson, che rende
più sopportabile l’attesa della diciassettesima stagione della
serie crime-comedy. Tre volte candidata agli Emmy, recentemente
premiata per il suo ruolo ricorrente nella commedia della Max
Hacks, Olson non è nuova al piccolo schermo. Ma per chi è
ansioso di rivederla nei panni di Dee Reynolds nella It’s Always
Sunny – stagione 17, le cui riprese inizieranno a ottobre,
l’acclamata attrice è anche protagonista e produttrice di una serie
televisiva di alto profilo.
La ABC ha
recentemente rivelato il trailer completo di High Potential,
in vista della premiere dello show martedì 17 settembre alle
22:00 ET. Sarà anche disponibile in streaming su Hulu.
Il trailer introduce immediatamente
il personaggio di Olson, mettendo in mostra le sue abilità
investigative uniche, anche se non è il suo lavoro. Si scontra con
i poliziotti, che sono sia incuriositi che infastiditi da lei.
Presto le viene offerto un lavoro.
Di cosa parla High
Potential?
Olson interpreta Morgan in
High Potential, una madre single con tre figli e una mente
eccezionale. Morgan aiuta a risolvere quello che inizialmente
sembra un crimine irrisolvibile. Lo fa riorganizzando le prove
durante il suo turno come donna delle pulizie per il dipartimento
di polizia. Quindi, una volta capito che ha un talento per mettere
le cose al posto giusto, grazie a quello che viene descritto come
il suo “alto potenziale intellettuale”, Morgan viene
invitata a lavorare come consulente di un detective esperto.
Dovrebbe andare bene in coppia
con la terza stagione di Will Trent della ABC, prevista per il
2025.
Insieme a Olson e all’attore di
Rescue Me Daniel Sunjata, il cast di High Potential
include anche la star di Batwoman Javicia Leslie nel ruolo
di Daphne, Deniz Akdeniz di The Flight Attendant nel ruolo
di Lev, l’ex protagonista di Shameless Amirah J nel ruolo di
Ava e l’ex protagonista di Scrubs Judy Reyes nel ruolo di
Selena. È stato anche confermato che l’ex protagonista di
SNL Taran Killam interpreterà l’ex di Morgan e padre dei
suoi figli in un ruolo ricorrente.
Basato sulla serie francese
Haut Potentiel Intellectuel, lo show della ABC inizierà
con un piccolo cambiamento dietro le quinte. Todd Harthan, che in
precedenza ha prodotto The Resident, sostituirà Rob Thomas,
creatore di Veronica Mars, come showrunner. High
Potential è stato creato da Drew Goddard, veterano della
televisione, che è anche produttore esecutivo insieme a Sarah
Esberg per Goddard Textiles. Dovrebbe andare bene in coppia con la
terza stagione di Will Trent della ABC, prevista per il
2025.
Non abbiamo avuto molti (o
nessuno?) aggiornamenti ufficiali su Armor
Wars da quando i Marvel Studios hanno
annunciato che il progetto era in fase di sviluppo come
lungometraggio nel 2022, ma un recente rumor sostiene che lo studio
deve ancora prendere una “decisione definitiva” sul film in un
senso o nell’altro, e potrebbe ancora scegliere di non andare
avanti.
A Don Cheadle – che, per quanto ne
sappiamo, è ancora legato al ruolo di James “Rhodey” Rhodes/War
Machine – è stato chiesto se poteva condividere qualche notizia sul
progetto durante un’apparizione al Today Show, e ha dato una
risposta che potrebbe essere percepita come molto eloquente.
“Cos’è Armor
Wars?”, ha chiesto l’attore con un sorriso, prima di
aggiungere che si tratta di una situazione in cui “potrei dirtelo
ma dovrei ucciderti”.
Oltre a essere un ottimo modo per
chiudere la questione, questo suggerisce che c’è qualcosa di
cui discutere e che a Cheadle è stato semplicemente detto di
tacere.
Ecco cosa aveva detto Cheadle su
Armor Wars quando era ancora in fase di sviluppo come
serie Disney+.
“Non credo che abbiamo mai
approfondito [Rhodey], e ora è un’opportunità per esplorare davvero
la sua vita emotiva, la sua vita interiore, le sue relazioni, la
sua traiettoria, dove vuole andare, quali sono le sue
sfide.Ovviamente, devi ripagare il materiale
Marvel.E rientrare nella tradizione della
mitologia del personaggio e del MCU in generale”.
I dettagli della trama sono ancora
molto misteriosi, ma la storia dovrebbe riprendere dopo gli eventi
di Secret
Invasion e potrebbe mostrarci esattamente cosa è
successo al vero Rhodey quando è stato sostituito da un
impostore Skrull. Se Armor Wars si ispira alla serie di
fumetti di David Michelinie e Bob Layton, probabilmente si
concentrerà sulla tecnologia avanzata di Iron Man di Tony Stark che cade nelle
mani sbagliate.
Non sappiamo con certezza a chi
apparterranno queste mani, ma si dice che
Sam Rockwell sia destinato a riprendere il suo ruolo di
Justin Hammer in Iron Man 2, e
si dice che anche Damage Control sia coinvolto.
Rockwell non ha voluto confermare o
smentire nulla mentre promuoveva Argyle
al Tonight Show con Jimmy Fallon all’inizio dell’anno.
“Beh, sto aspettando la
telefonata…Non ho ricevuto la telefonata,
no.Mi sto facendo crescere la barba e tutto il
resto”. Ha però aggiunto che sarebbe interessato a un
ritorno nel MCU se si presentasse l’occasione. “Ascolta, io
ci sto, amico.Sì, andiamo”.
Con Tony Stark defunto nel MCU,
il prossimo film di Armor Wars sarà solo vagamente
basato sulla serie di fumetti, se vorrà prendere in prestito
qualcosa di diverso dal nome del fumetto. La Fase 6 del MCU si conclude il
7 maggio 2027 con Avengers:
Secret Wars, quindi è probabile che Armor
Wars possa uscire alla fine del 2027/inizio 2028, nella
migliore delle ipotesi.
Dopo il nuovo trailer di ieri
(potete dare un’occhiata qui sotto), Total Film ha svelato le sue
ultime copertine, che mostrano un altro sguardo alla prossima serie
spin-off di The
Batmandella HBO, The
Penguin.
La copertina in edicola mostra Oz
Cobb (Colin
Farrell), il suo protetto Victor
(Rhenzy Feliz) e la recentemente riabilitata Sofia
Falcone (Cristin Milioti), mentre l’immagine
riservata agli abbonati ci offre un nuovo elegante sguardo al
Pinguino che si gode un sigaro.
Sofia potrebbe fare squadra con Oz
nel breve termine, ma non sorprendetevi se la spietata figlia del
defunto Carmine Falcone ha altri motivi (amici vicini, nemici più
vicini). Scoprite le nuove copertine al link sottostante.
Inside, star Colin Farrell, executive
producer Matt Reeves, showrunner Lauren LeFranc and more talk
exclusively about Oz Cobb’s rise to power, and how they’re setting
the stage for The Batman Part II.
The new HBO Original Limited Series #ThePenguin premieres
Thursday, September 19 at 9 pm ET on Max, and then Sundays at 9 pm
ET starting September 29. pic.twitter.com/TgLJBAZtxK
La serie riprenderà subito dopo gli
eventi di The
Batman, c’è un vuoto di potere a Gotham dopo
l’arresto di Falcone e Oz sta cercando di riempire questo
spazio. Mentre il film ci dà una buona visione delle
motivazioni del Pinguino, la serie in arrivo approfondirà aspetti
che non abbiamo potuto vedere nel film, dai flashback della sua
infanzia al suo attuale rapporto con la madre mentalmente
disturbata (Deirdre O’Connell).
“Mi è piaciuto molto fare la
parte nel film di Batman e l’idea che saremmo stati viziati
dall’avere otto ore per approfondire la psicologia e la storia di
questo personaggio”, ha detto Farrell. “I retroscena hanno un ruolo
importante nella serie televisiva”.
Un’altra parte importante della
sua storia sarà Sofia di Milioti, anche se non si sa molto del
suo personaggio, Farrell ha rivelato: “Sono due sopravvissuti che
sono stati immersi in mondi di doppiezza, sconfitta e violenza”, e
ha aggiunto: “Sono molto sospettosi. Hanno anche un passato molto
personale”. Sarà molto interessante vedere come si svilupperà
questa storia.
Nel cast della serie figurano anche
Rhenzy Feliz nel ruolo di Victor Aguila,
Michael Kelly nel ruolo di Johnny Vitti,
Shohreh Aghdashloo nel ruolo di Nadia
Maroni, O’Connell nel ruolo di Francis Cobb, Clancy
Brown nel ruolo di Salvatore Maroni, James
Madio nel ruolo di Milos Grapa, Scott
Cohen nel ruolo di Luca Falcone, Michael
Zegen nel ruolo di Alberto Falcone e altri ancora. La
serie è diretta e creata da Lauren LeFranc.
The Penguin debutterà a settembre sia su HBO che su SKY
e NOW.