Rifkin’s
Festival è il titolo originale ufficiale del nuovo
film di Woody Allen, girato in Spagna e realizzato
grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come
protagonisti Elena Anaya,
Louis Garrel e Gina Gershon.
Il film racconta la storia di una
coppia americana sposata che si reca al San Sebastián Film
Festival. La coppia resta folgorata dalla magia del
festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal
fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante
regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima
donna spagnola del luogo.
Il film sarà
prodotto da Mediapro Studio (che aveva già lavorato con Allen per
Vicky, Cristina, Barcelona) e da Gravier
Production in coproduzione con Wildside. La pellicola è stata
girata a San Sebastian la scorsa estate. Mediapro Studio
collaborerà con Gravier per quanto riguarda le vendite
internazionali.
Il film, dopo la presentazione nel
mese di settembre al San Sebastián Film Festival,
dovrebbe uscire in Spagna il prossimo autunno, naturalmente se le
sale cinematografiche saranno nuovamente agibili. Al momento,
dunque, è impossibile prevedere quando il film arriverà nel resto
del mondo.
Dopo tanti mesi lontani
dalla sala cinematografica, tornare in quelle poche strutture
aperte e avere la possibilità di guardare, tra gli altri, un film
di Woody Allen è davvero un bel regalo e questa
recensione di Rifkin’s
Festival mira proprio a convincere gli scettici che
anche l’Allen “minore” vale la pena di essere visto, possibilmente
in sala.
Wallace
Shawn interpreta Mort Rifkin, un ex professore di cinema
alle prese con la stesura del suo primo romanzo, che accompagna la
moglie, Sue, al Festival di San Sebastian, dove lei è impegnata a
seguire l’attività stampa del nuovo film del promettente regista
francese Philippe, un giovane autore ambizioso e borioso, osannato
dalla critica ma, agli occhi di Mort, un po’ sopravvalutato e
inconcludente, rispetto ai “grandi maestri del cinema europeo”, che
per lui sono inarrivabili. Il festival di Mort sarà insolito, tra i
sospetti di una tresca tra Sue e Philippe, gli incontri con
personaggi famosi, le possibilità di vedere sullo schermo i
capolavori del cinema che ama, l’incontro con un’affascinante
dottoressa che gli farà sentire di nuovo l’adrenalina
dell’avventura, un pizzico di ipocondria e sogni strani che lo
turbano e lo proiettano nelle scene di famosi film in bianco e
nero.
Non è una novità che
Allen parli di se stesso nei suoi film e Rifkin’s
Festival non è un’eccezione. In questo caso sceglie
però di affidare a Shawn il ruolo di se stesso che all’attore
sembra stare particolarmente comodo. Quindi, guidati da un
simpatico Mort/Shawn/Allen, seguiamo il suo percorso attraverso una
San Sebastian da cartolina. Come ogni posto che non gli appartiene
quanto New York, Woody Allen procede per
impressioni nel tratteggiare i luoghi delle sue storie, e in questo
caso il contributo alla fotografia di Vittorio
Storaro è preziosissimo. Il maestro italiano regala una
luce particolare, quasi invadente ad ogni scena del film, che sia
un interno freddo o un esterno caldo e soleggiato, tutto grazie al
sapiente uso di una tecnica affinata per anni. Ma lo stesso
risultato di eccellenza Storaro lo raggiunge nelle scene che
replicano i film europei in bianco e nero, conferendo a Rifkin’s
Festival una vivacità che, per questa volta in merito
ad un film di Allen, non arriva dalla sceneggiatura, di solito
elemento migliore di ogni prodotto del regista newyorkese. Per una
volta, infatti, sono le immagini che parlano meglio delle battute
argute.
Un racconto dentro a un
racconto
Quello che invece sembra
esserci a profusione nel film è la malinconia dell’accettazione del
cambiamento, l’età che avanza, le storie d’amore che finiscono, la
ricerca di un piccolo guizzo di vita, il protagonista Mort sembra
serenamente abbandonato alla mutevolezza del momento che vive,
attraverso incontri e addii, tutto raccontato con precisione al suo
psicanalista, nella scena che apre e chiude il film. Siamo quindi
dentro ad un racconto del protagonista che è a sua volta un
racconto di Woody Allen.
Il regista sta facendo i
conti con la sua vita? Improbabile, dato che in ogni suo film
(oltre che nella sua recente autobiografia) ha raccontato un pezzo
di sé, ma sicuramente è arrivato ad un momento della sua carriera
in cui fare film è più una terapia che un’urgenza. E in
Rifkin’s
Festival lo dimostra anche l’ambientazione, un
festival di cinema, quelli che da tempo ci mancano, e il tipo di
sogni che fa il protagonista, riproposizione di capolavori del
cinema europeo, da Fino all’Ultimo Respiro a
Il Settimo Sigillo.
Sogni cinematografici da grandi autori europei
Woody
Allen racconta il suo pigro vivere in confronto con la sua
sfrenata passione per il cinema. Sebbene ogni omaggio sia inserito
nella storia narrativamente, cioè racconta un pezzetto di trama in
più, almeno per quello che accade nella testa del protagonista, si
tratta anche di pretesti per riproporre scene memorabili della
storia del cinema, “abbassarle” in qualche modo, e restituirle al
pubblico. Un’intuizione che, insieme alle bellissime immagini, vale
tutto il film.
Pure davanti a un
Woody Allen “minore” non si può che non
inchinarsi, per il mestiere, l’intelligenza, la bellezza con cui le
immagini vengono presentate allo spettatore. In Rifkin’s
Festival più che mai, Allen si spoglia della sua aura
di sceneggiatore brillante e si regala ai suoi fan prevalentemente
nelle vesti di un pittore, di un illustratore, di un regista di
immagini splendide.
Rifkin’s
Festival è il titolo originale ufficiale del nuovo
film di Woody Allen, girato in Spagna e realizzato
grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come
protagonisti Elena Anaya,
Louis Garrel e Gina Gershon.
Rifkin’s
Festival racconta la storia di una coppia americana
sposata che si reca al San Sebastián Film
Festival. La coppia resta folgorata dalla magia del
festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal
fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante
regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima
donna spagnola del luogo.
Il film sarà
prodotto da Mediapro Studio (che aveva già lavorato con Allen per
Vicky, Cristina, Barcelona) e da Gravier
Production in coproduzione con Wildside. La pellicola è stata
girata a San Sebastian la scorsa estate. Mediapro Studio
collaborerà con Gravier per quanto riguarda le vendite
internazionali.
Il film, dopo la presentazione nel
mese di settembre al San Sebastián Film Festival,
dovrebbe uscire in Spagna il prossimo autunno, naturalmente se le
sale cinematografiche saranno nuovamente agibili. Al momento,
dunque, è impossibile prevedere quando il film arriverà nel resto
del mondo.
Il regista premio Oscar
Woody Allen torna solo al cinema con il nuovo film
Rifkin’s
Festival, prodotto e girato in Europa da The Mediapro
Studio, Gravier Productions e l’italiana Wildside. Protagonisti
sono Wallace Shawn, Gina Gershon, Louis
Garrel, Elena Anaya, Sergi
López e Christoph
Waltz.. Il direttore della fotografia è Vittorio
Storaro, la scenografia è di Alain Bainée, il montaggio di Alisa
Lepselter, i costumi di Sonia Grande e le musiche di Stephane
Wrembel.
La pellicola uscirà dal 6 maggio 2021 distribuito da
Vision Distribution.
In Rifkin’s
Festival Mort Rifkin (Wallace Shawn) è un ex
professore e un fanatico di cinema sposat.o con Sue (Gina Gershon),
addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di
San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di
Sue con il giovane regista suo cliente, Philippe (Louis Garrel),
oltrepassi la sfera professionale. Il viaggio è però per Mort anche
un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere
il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la
propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori
cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza
per il futuro. Con il suo consueto surreale umorismo, Woody Allen
mescola situazioni al limite dell’assurdo con storie dall’intreccio
romantico a tratti amare.
Comincerà il 16 giugno il tour cinematografico di
Rifiutati dalla sorte e dagli uomini Il gioco d’azzardo
patologico in Italia
“TOUR
CINEMATOGRAFICO” dal 16 al 26 giugno a TORINO, MILANO, GENOVA,
CESENA (FC), BOBBIO (PC), CAGLIARI, CANDELO (BI) e
ASTI
RIFIUTATI DALLA SORTE E
DAGLI UOMINI è un film documentario di
ricerca e sintesi che tratta il delicato e attuale tema
del gioco d’azzardo patologico in
Italia, scritto e diretto da Vieri Brini
e Emanuele Policante.
Il mercato delle Newslot ha
modificato in un percorso senza ritorno l’approccio al gioco
d’azzardo: dal Casinò al bar sotto casa. Le conseguenze non si sono
fatte attendere, solo nell’ultimo anno i ricoverati in strutture di
recupero sono migliaia. Tutti rientrano sotto una semplice sigla:
Gap, sindrome da gioco d’azzardo patologico. Che costi sociali
ha una legalizzazione indiscriminata del gioco d’azzardo? Come e
dove l’esigenza dello Stato di fare cassa si tramuta in un
boomerang che colpisce in modo arbitrario qualunque cittadino? Che
futuro può avere una Nazione di giocatori incalliti?
“L’interesse per il gioco d’azzardo
e le sue complicazioni socio-economiche – commentano
i registi – si è materializzato una
mattina di alcuni anni fa, quando in un bar abbiamo osservato un
uomo che, nella mezz’ora in cui siamo stati seduti al nostro
tavolino, aveva bruciato una quantità considerevole di soldi alla
Newslot. Abbiamo allora iniziato a fare ricerche e interviste
concentrandoci sul rapporto fra gioco d’azzardo e vita quotidiana e
scoprendo un mondo tanto nascosto quanto visibile…”
Le tappe del “TOUR
CINEMATOGRAFICO” di RIFIUTATI DALLA SORTE E DAGLI
UOMINI:
16
Giugno – TORINO |Anteprima
nazionale, ore 20.45, Cinema Massimo (Via Verdi 18)
| ingresso 3€
17
Giugno – MILANO |
ore20.30, Cinema Beltrade (Via
Oxilia 10) | ingresso 6,50€ intero / 5€ ridotto
18
Giugno – GENOVA |
ore 21.00, Cinema San Siro (Via Alla Chiesa Plebana)
– ingresso a offerta libera
*la proiezione rientra nel
cartellone di eventi legati alla “Giornata annuale sul Gioco
d’azzardo” promossa dal comune di Genova
Ci siamo mai chiesti cosa penserebbe
di noi il bambino o la bambina che eravamo? Se sono soddisfatti di
ciò che siamo diventati o se secondo loro dovremmo invece
addrizzare il tiro e fare meglio? Il nuovo film
di Paolo Ruffini, Rido perché ti
amo, ottavo lavoro dell’attore livornese, se lo
chiede per tutto il tempo. Usando come traccia da seguire la
citazione di Antoine de Saint-Exupéri, il quale dice: “Il
bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei.” A dover
fare i conti con la sua controparte fanciullesca, come in una
romantica fiaba, è Leopoldo, che a causa del suo processo di
crescita ha smarrito chi era, diventando qualcuno che il lui
bambino aveva promesso di non essere mai.
Ma a volte è difficile rimanere
fedeli alle nostre stesse promesse, e soprattutto è complicato non
lasciarsi influenzare dai cambiamenti inevitabili dell’età
adulta, compromessi in particolar modo dalla realtà che ci
circonda e ci impone d’essere in un certo mondo. Inghiottendoci in
un vorticoso tornado di impegni, responsabilità e lavoro. Dal quale
non possiamo uscirne se non aiutati dalle persone che amiamo. Rido
perché ti amo è diretto da Ruffini e scritto insieme a
Francesca Romana Massaro, Nicola
Nocella e Max Croci. Prodotto da Pegasus,
Qmi e Rai Cinema arriva nelle sale dal 6 luglio,
distribuito da Medusa, Pegasus e Videa.
Rido perché ti amo, la trama
Leopoldo (Nicola
Nocella) è innamorato di Amanda (Barbara
Venturato), da quando i due erano alle elementari. Proprio
in quel periodo di vita, il bambino le promette che l’avrebbe resa
felice per sempre e l’avrebbe sposata il giorno di S.Valentino. A
distanza di anni, quelli che erano bambini, sono adesso una coppia
che continua ad amarsi e prossima al matrimonio, ma putroppo non
proprio felice. Leopoldo, infatti, è risucchiato dal suo lavoro
nella pasticceria, tanto da dimenticarsi di prendersi cura della
donna che ha accanto e che tenta, in ogni modo, di avere sue
attenzioni. Ma quando Amanda riceve un’offerta di lavoro a Parigi e
lo comunica a Leopoldo, i due litigano e si riversano addosso tutto
lo scontento che nel corso del tempo hanno soppresso.
Amanda così decide di partire per la
Francia, e il distacco da lei fa rendere conto a Leopoldo di quello
che ha perso, ma soprattutto di aver infranto la promessa che aveva
fatto a se stesso quando era bambino: mai diventare un uomo
cattivo, perché solo in quel momento la sua amata lo avrebbe
lasciato. Deciso a riconquistarla, l’uomo cerca di esaudire tutto
ciò che aveva promesso di fare ad Amanda quando erano piccoli,
facendosi aiutare dagli amici di quartiere: Ciro (Paolo
Ruffini), Cipriano (Greg),
Sam (Daphne Scoccia), Luisa (Giulia
Provvedi) e Don Cioffi (Herbert
Cioffi).
Fra diversità e confronto con noi
stessi
La romanticità di Rido
perché ti amo si palesa sin dalla prima sequenza di
Leopolodo e Amanda, dolci e innocenti bambini che si promettono
amore eterno e una vita piena di sorrisi. Il film prende
subito la piega sentimentale, che irrora ogni singolo
angolo della storia, partendo dai principali protagonisti e
irradiandosi ai comprimari che ritroviamo in un estemporaneo salto
temporale. Nella piazza principale di un paesello del nord, in cui
l’orologio del tempo sembra essersi fermato, vive ora un uomo fin
troppo razionale, inghiottito dal lavoro nella sua pasticceria. Per
lui non esiste più l’amore da favola che aveva promesso alla sua
Amanda quando erano piccoli: anzi, adesso che è prossimo a
coronarlo con un matrimonio, preferisce dare priorità agli impegni
nel suo atelier (come lui stesso chiama).
Seppur gli amici che lo circondano
notano il suo distacco dalla futura moglie e la sua ossessione
morbosa per la pasticceria, anche loro in realtà sono chiusi nei
loro problemi di provincia e nei piccoli drammi quotidiani,
nonostante cerchino distrazioni esterne pur di non affrontarli e,
di conseguenza, affrontarsi. Le fondamenta del film perciò sono
buone, c’è un’idea narrativa di base molto incalzante, merito in
particolar modo della sua inclusività, con
personaggi ben assortiti che abbracciano situazioni e relazioni
molto eterogenee.
Non troviamo infatti i soliti
protagonisti archetipici o stereotipati, bensì persone molto
differenti fra loro – come Simone Brescianini con la sindrome di
down – che portano in scena quello che è davvero il nostro
tessuto sociale e umano, fatto di tante ricche e
bellissime diversità. Ed è forse questa la vera nota positiva di un
film che, facendo leva sul sottotesto, vuole mettere in evidenza le
imperfezioni, sia caratteriali che fisiche, dove tutti possiamo
essere accettati e amati perché sono proprio queste a renderci
unici, in una storia che vuole regalarci una grande carezza e farci
ritrovare il senso di comunità.
Un discorso troppo frammentato
Se però Rido perché ti
amo funziona nella scelta delle storie e dei
rispettivi personaggi, non si può dire la stessa cosa della sua
messa in pratica. Ruffini cerca di mettere a punto una trama
corale, ma non riesce a dare sufficiente attenzione e spazio alle
microstorie del racconto. La sensazione è quella di voler
mettere troppa carne al fuoco e poi dimenticarsi
di girarla sulla brace, con la conseguenza di averla bruciata da
una parte e cruda dall’altra. Per quanto si sforzi a formulare un
ragionamento nel pubblico, che va dal confrontarsi con se stessi al
riflettere se siamo ancora fedeli a quelle promesse che abbiamo
fatto da bambini, questo viene di continuo interrotto a causa della
frammentarietà della narrazione, da cui si evince una debolezza
nella scrittura.
Sono tante le parentesi che si
aprono all’interno di Rido perché ti amo,
e molte le personalità a cui dover star dietro, e il risultato è
che ci sono costanti digressioni che fanno perdere il focus
dell’intero film, il quale va sfaldandosi dopo il primo atto. Anche
nelle parentesi più divertenti, le battute si sforzano di
strappare una risata per regalare una pausa dall’atmosfera
troppo leziosa che ad un certo punto si crea, ma non sembrano
ingranare la marcia, tanto da trasformarsi in dialoghi posticci.
Non c’è armonia nella struttura del film e neppure fluidità a causa
dell’incompiutezza dei troppi archi narattivi. I personaggi di
Giulia Provvedi, Greg e Herbert, per esempio, sono buttati nel
contesto senza cognizione di causa e appena accennati, e alla fine
hanno una risoluzione approssimativa – ma necessaria per chiudere
il racconto – che però lascia con un grosso punto
interrogativo.
Il ponte empatico che Ruffini voleva
costruire fra lo spettatore e i personaggi esiste solo grazie ad
alcune piccole storie dal cuore immenso, come la coppia di
vecchietti che da tanti anni gestiscono il bar con impegno e amore,
o il ragazzo con la sindrome di down che dal diventare aiutante di
Leopoldo, riesce ad aprirsi una pasticceria tutta sua.
Rido perché ti amo poteva davvero puntare
in alto ed essere un film vincente. Aveva tutte le carte in regola.
Peccato che rimane romantica solo l’idea di fondo, sopra la quale è
stato confezionato un prodotto troppo disordinato.
Ecco il trailer il trailer di
Rido Perché ti Amo, il nuovo film di Paolo
Ruffini, in sala dal 6 luglio con Medusa. Nel cast del
film ci sono:
Nicola Nocella, Paolo Ruffini, Daphne Scoccia, Barbara
Venturato e Greg.
Ecco il trailer:
https://vimeo.com/834688681/5d99ffbbb0?share=copy
Rido Perché ti Amo, la trama
In una piccola
piazza di una città italiana, due bambini, Amanda e Leopoldo, si
giurano amore eterno davanti a una torta a forma di cuore. Dopo 25
anni, qualcosa traballa e tutto sembra andare perso. Leopoldo, non
è, infatti, il classico principe azzurro, e invece di conquistare
la principessa, la fa scappare, e cercherà̀ poi per tutto il tempo
di migliorare quelli che sono i suoi limiti, con la speranza che
così facendo lei possa tornare…
“Il bambino che eri
sarebbe orgoglioso dell’adulto che sei diventato?”. È questo il
cartello che precede l’inizio del film, un interrogativo di grande
fascino posto da Antoine de Saint-Exupéry qualche decade fa. “Come
si fa a tornare bambini quando ormai si è adulti?” Forse l’unico
modo è diventare grandi davvero, raggiungere quella consapevolezza
purissima che da bambini era un talento spontaneo, e che adesso si
ottiene solo col ragionamento e l’esperienza. Spesso gli anziani
sembrano tornare bambini, e non può̀ essere un caso. È come un
cerchio, un girotondo: come nella piazza, dove si accende la vita
del film.
Il brano che
dà il titolo al film è scritto da Giugliano
Sangiorgi e arrangiato e interpretato da Malika
Ayane.
Il 2017 vedrà Ridley
Scott molto impegnato. Da una parte il regista vedrà
arrivare in sala Blade Runner 2049, sequel del sul
film culto a cui lui ha pertecipato in veste di produttore, e anche
Alien Covenant, suo ennesimo tentativo di
raccontare ancora qualcosa di nuovo in merito al suo franchise
sci-fi.
Ridley Scott: ecco
perché non dirigerà mai un cinecomic
Tuttavia Scott è
ancora estraneo al mondo dei cinecomics, e quando gli hanno chiesto perché non
ne ha mai diretto uno, ha dichiarato: “I film di supereroi non
sono il mio genere, ecco perché non ne ho mai fatto uno. Mi è stato
chiesto diverse volte, ma non riesco proprio a credere a quella
sottile e impalpabile corda di non realtà sottesa in un film del
genere. Ho fatto un film del genre. Blade Runner è davvero una
striscia a fumetti se ci pensate, è una storia dark raccontata in
un mondo irreale. Potreste metterci anche Batman o Superman in quel
mondo, quell’atmosfera, solo che io avevo una storia fottutamente
buona, e non una non storia.”
Ridley Scott ha poi concluso: “Voglio
continuare a fare cinema e spero che il successo dei cinecomics non
abbia effetto su quelli che ancora cercanod i fare film
intelligenti. Spero che non abbia effetto su di
me.”
Ridley Scott al
cinema con Alien Covenant
Alien Covenant
uscirà il 19 maggio 2017. Alla sceneggiatura hanno lavorato, tra
gli altri, Michael Green, John Logan e
Jack Paglen.
Bill Cudrup
(Spotlight), Jussie
Smolett (Empire), Amy
Seimetz (You’re Next), Carmen
Ejogo (Selma), Benjamin
Rigby e Callie Hernandez (Machete
Kills) sono le ultime new entry nel cast di Alien
Covenant che sarà diretto da Ridley Scott
e sarà ambientato in un momento cronologicamente imprecisato tra le
vicende di Prometheus e quelle di
Alien.
I dettagli dei personaggi per adesso
sono ancora un mistero, ma si suppone che possano ricoprire i ruoli
del resto della troupe del Covenant, che sarà comandata dal
personaggio interpretato da Katherine Waterston.
Anche Demian Bichir e Danny
McBride fanno parte del cast che vedrà tornare
Michael Fassbender nei panni dell’androide
David.
Ricordiamo che il film originale era
incentrato sull’equipaggio della nave spaziale Prometheus, che, seguendo una mappa stellare
rinvenuta tra i manufatti di varie culture terrestri, scopre un
pianeta che potrebbe essere la chiave dell’origine della vita sulla
Terra, ma nella ricerca s’imbatte in una minaccia che potrebbe
causare l’estinzione della razza umana.
Dagli anni Settanta ad oggi,
Ridley Scott si è affermato come uno dei registi
più innovativi e influenti dell’industria hollywoodiana. Con le sue
opere Scott ha contribuito alla rivoluzione dei generi, dall’horror
alla fantascienza, dal dramma al film storico, e molte delle sue
pellicole sono diventate dei cult imprescindibili della storia del
cinema. Ancora oggi Scott dimostra un’abilità invidiabile, nonché
un energia e un amore sconfinato per la settima arte riscontrabili
in ogni suo nuovo progetto.
Scott è uno di quei registi che nel
corso della propria carriera si è sempre cimentato con generi
diversi, passando con naturalezza dal kolossal epico al film di
guerra, dal thriller al biopic. In particolare, però, egli è
ricordato per alcuni film di fantascienza, affermatisi tra i
migliori di questo genere. Il primo che ha diretto è il già citato
Alien, del 1979, a cui
ha poi fatto seguito nel 1982Blade Runner. Da quel
momento Scott si è poi dedicato ad altre tipologie di film,
tornando però alla fantascienza nel 2012 proprio ricollegandosi
alla saga di Alien con Prometheus, a cui ha
poi fatto seguito nel 2017 Alien: Covenant. Del
2015 è invece Sopravvissuto – The
Martian, con Matt
Damon.
Tra questi titoli di fantascienza,
Scott ha indicato Blade Runner come il
suo film più personale e completo, contenente tutte le tematiche a
lui più care. La versione a cui egli ovviamente si riferisce è
quella denominata “Final Cut”, rappresentante al meglio la sua idea
del film. Si tratta di un titolo oggi divenuto vero e proprio cult,
che ha contribuito a ridefinire il suo genere di riferimento.
2. È un affermato produttore
di cinema e televisione. Oltre ad aver prodotto molti dei
suoi film, Scott si è distinto negli ultimi anni per aver ricoperto
tale ruolo anche per altri noti progetti. Tra i titoli da lui
sostenuti si annoverano Stoker (2013),
Il fuoco della vendetta (2013), Italy in a
Day (2014), Child 44 (2015), Zona d’ombra (2015), con Will
Smith, Blade Runner
2049 (2017), Assassinio sull’Orient
Express (2017),Assassinio sul
Nilo(2022), Lo strangolatore di
Boston (2023), Assassinio a Venezia (2023)
e Alien:
Romulus (2024). Per la televisione ha invece partecipato
alla produzione di note serie come The Good Wife
(2009-2016), I pilastri della terra (2010), L’uomo
nell’alto castello (2015-2019), Taboo (2017), con
Tom
Hardy, The Terror (2018-in corso), Raised
by Wolves (2020-2022) e Grandi speranze (2023).
Ridley Scott ha diretto Alien
3. Voleva utilizzare
particolari effetti speciali. Per dar vita allo Xenomorfo
protagonista del film Alien, Scott desiderava
ricorrere ad un animatronics, poiché riteneva che far indossare il
costume da alieno ad un attore avrebbe reso meno credibile e
spaventosa la creatura. La tecnologia dell’epoca, però, non era
abbastanza all’avanguardia per ciò che aveva in mente. Tuttavia,
quando gli fu presentato Bolaji Badejo, un uomo
alto più di due metri e con lunghe ed esili braccia, capì che
questi avrebbe potuto interpretare l’alieno senza ricordare le
movenze di un umano, decidendo pertanto di affidargli la parte.
Ridley Scott e il suo ultimo film,
Il Gladiatore II
4. Hadato
un severo consiglio a Paul Mescal. Al primo giorno di
riprese di Il Gladiatore II, Mescal ha detto
di essere stato particolarmente nervoso per via della grandezza del
set e per la grande quantità di artisti e lavoratori lì presenti.
Per calmarlo, Scott gli ha dato un breve consiglio. Prima
di girare, il regista ha infatti detto ai presenti: “Il vostro
nervosismo non serve a niente”. Mescal ha in seguito
affermanto: “È un modo per il regista di esprimersi con poche
parole ma d’effetto, perché è così liberatorio. Ha assolutamente
ragione”.
Ridley Scott regista di Le crociate
5. Ha disconosciuto la
versione cinematografica del film. Alle prime
anteprime del film, il pubblico apparve leggermente confuso dalla
trama, così la 20th Century Fox chiese a Scott di tagliare 45
minuti dal film. Il regista accettò con riluttanza e non si è
sorpreso più di tanto quando il film non ha avuto successo in
America. La sua Director’s Cut, uscita alla fine del 2005, è stata
accolta da un’ampia maggioranza di elogi per essere un film molto
più coeso. In seguito, Ridley Scott ha rinnegato la versione
teatrale, sostenendo che la Director’s Cut è la versione
definitiva.
Ridley Scott dirige
Napoleon
6. Non ha badato
all’accuratezza storica. Il nuovo progetto di Scott è il
kolossal epico Napoleon, incentrato
sulla vita di Napoleone Bonaparte, interpretato da
Joaquin
Phoenix. Il film ripercorre dunque le principali tappe
dell’esistenza dell’imperatore francese, tanto nelle sue attività
politiche e militari quanto in quelle private. Scott, tuttavia, non
si è preoccupato di voler essere fedele a quanto si riporta di
Napoleone e delle sue gesta, preferendo favorire la spettacolarità
cinematografica. In risposta alle critiche sulle inesattezze storiche, Scott ha
semplicemente risposto: “Fatevi una vita“, ma
anche “Scusa, amico, eri lì? No? Beh, allora chiudi quella
cavolo di bocca“.
Ridley Scott e suo fratello Tony
7. Aveva un fratello
regista. Scott aveva un fratello minore, Tony, anch’egli
noto regista. Aveva infatti diretto film di grande successo come
Top Gun, Beverly Hills Cop II, Una vita
al massimo e Nemico pubblico.
Questi, tuttavia, è scomparso nel 2012, anno in cui si suicidò.
Ridley raccontò soltanto due anni dopo che il fratello aveva dovuto
affrontare una lunga battaglia contro un tumore, il quale lo aveva
portato allo stremo. A lui dedicò i suoi film The Counselor ed
Exodus – Dei e re.
8. Si è sposato più
volte. Nel corso della sua vita Scott ha avuto un totale
di tre mogli. Con la prima, Felicity Heywood, è
stato unito dal 1964 al 1975, e da lei ha avuto due figli. Nel 1979
sposa invece la produttrice Sandy Watson, da cui
avrà la terza figlia. La coppia divorzia poi nel 1989. Dal 2000 è
invece legato all’attrice Giannina Facio, che ha
poi sposato nel 2015. Scott ha poi diretto l’attuale moglie in
diversi dei suoi film, tra cui Il gladiatore.
Ridley Scott e gli Oscar
9. Ha ricevuto diverse
nomination ma non ha mai vinto. Scott è considerato uno
dei più grandi registi di cinema a non aver mai vinto un Oscar.
Egli vanta tre nomination come Miglior regista, ricevute per
Thelma & Louise, Il gladiatore e Black
Hawk Dawn. È poi stato nominato come produttore del Miglior
film per Sopravvissuto – The
Martian. Recentemente Scott ha però affermato di non
essere poi troppo infastidito dal non aver mai vinto l’ambito
premio, preferendo piuttosto concentrarsi sul realizzare buoni
film.
L’età di Ridley Scott
10. Ridley Scott è nato il 30 novembre del 1937, a South
Shields, Regno Unito.Il regista ha dunque oggi 87
anni.
Com’era prevedibile, la notizia che
Cormac McCarthy ha consegnato al proprio editore la sua prima
sceneggiatura cinematografica ha scatenato un’autentica gara tra
registi per la realizzazione: al momento la vittoria sembra aver
arriso a Ridley Scott, che sarebbe già in
trattative per farne il suo prossimo film. Se i negoziati andranno
a buon fine, Scott cambierà diametralmente scenari rispetto a
quelli di Prometheus,
sua ultima fatica: in The Counsellor, un rinomato avvocato decide
di dedicarsi al business della droga pensando di poter tenere tutto
sotto controllo, ma accorgendosi ben presto che le cose non sono
facili come aveva pensato, ritrovandosi a lottare per la propria
sopravvivenza.
Il regista britannico ha peraltro
in cantiere anche altri progetti, come un biopic sulla archeologa –
spia Gertrude Bell (per la protagonista è stato fatto il nome di
Angelina Jolie). La sceneggiatura di McCarthy, tuttavia,
diventerebbe prioritaria: sembra che Scott ne abbia già parlato con
lo stesso scrittore. L’uscita di Prometheus è intanto prevista per giugno, mentre
gli spettatori italiani dovranno apsettare qualche mese in più.
In una videointervista rilasciata
ad Mtv per l’uscita imminente di Exodus: dei e
re, il famoso regista Ridley Scott
ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni riguardanti i
sequel dei suoi film sci-fi Blade Runner e
Prometheus.
Per quanto riguarda il seguito di
Prometheus, Scott anticipa qualche
piccolo dettaglio della storia: sembra infatti che l’androide David
(Michael Fassbender) cercherà di convincere
Elizabeth (Noomi Rapace) a trovare un nuovo corpo
per la sua testa mozzata ad un certo punto del loro viaggio insieme
attraverso lo spazio.
Per quanto riguarda invece l’altro
sequel di ben più lunga “gestazione”, quello di Blade
Runner, Scott – che ricordiamo non
curerà la regia del film – parla dell’aspetto del design e afferma
che Harrison Ford gli ha detto che si tratta della
migliore sceneggiatura che abbia mai letto.
Infine Sir Ridley
Scott si lascia andare ad una risposta ben poco signoresca
nei confronti dei critici che hanno svalutato il suo
Prometheus, mandandoli pittorescamente a
quel paese…
Intervistato da Entertainment
Weekly, Ridley Scott ha parlato dei sequel di
Blade Runner e di Prometheus. Il regista ha rivelato
che la sceneggiatura del seguito di Blade Runner è già
pronta.
“E’ pronta ed è davvero
incredibile – ha detto Scott sul sequel di Blade
Runner – Naturalmente ci sarà Harrison, che sarà un
sopravvissuto dopo tutti questi anni, nonostante l’incidente
(il regista si riferisce all’incidente di Ford sul set di
Star
Wars Episodio VII, ndr.). Ad ogni modo, sì, il film si
farà”.
Scott ha inoltre rivelato che
potrebbe dirigere il sequel di Blade Runner dopo
The Martian, cosa che lascerebbe davvero
poco spazio a Prometheus 2, la cui release è
già stata fissata per il 4 marzo 2016.
“E’ questo il problema –
ha detto Scott – Ho troppe cose tra le mani. Ma sono già tutte
scritte”.
Il sequel di Blade
Runner, che non ha ancora un titolo ufficiale, è
stato scritto da Hampton Fancher (già autore dello
script del primo film) e Michael Green, mentre la
sceneggiatura di Prometheus 2 sarà opera
dello stesso Green in collaborazione con Jack
Paglen.
Ridley Scott ha
dichiarato che da parte sua sarebbe stupido non girare
Il Gladiatore
2. Il regista veterano, famoso per titoli acclamati
come Alien e Blade Runner, ha
diretto l’originale Gladiatore nel 2000. Con
Russell Crowe nei panni dell’ormai iconico
personaggio di Massimo Decimo Meridio, il film ha
travolto il mondo, alla sua uscita, rivelandosi un enorme successo
di critica e pubblico. Il Gladiatore ha incassato oltre 450 milioni
di dollari e ha vinto un Golden Globe, un Academy Award e un BAFTA
per il miglior film.
L’originale del 2000 si concentrava
su un generale romano, costretto a diventare uno schiavo e un
gladiatore dopo l’omicidio di sua moglie e suo figlio da parte del
nuovo imperatore (interpretato da Joaquin
Phoenix). Usando la sua fama nell’arena, Massimo giura di
vendicare la sua famiglia. Da oltre un decennio si dice che un
seguito sia in lavorazione. Mentre Scott è sempre stato chiaro nel
suo interesse a sviluppare un sequel, ci sono stati alcuni intoppi
nel decidere una nuova narrativa che potesse giustificare il
ritorno di
Crowe, nonostante la morte del suo personaggio. Recentemente,
Scott ha rivelato che la sceneggiatura di Il
Gladiatore 2 era effettivamente in fase di
sviluppo e sembrava ottimista sul fatto che il sequel sarebbe stato
“pronto per l’uso” una volta concluso il suo attuale lavoro su
Kitbag.
Ora in un’intervista, Scott afferma
che sarebbe “criticamente stupido” da parte sua non
realizzare il film sequel. Scott si è chiesto come sarebbe mai
stato possibile per lui rinunciare alla possibilità di dirigere il
seguito: “Come potrei non farlo? Sarebbe estremamente stupido
da parte mia non farlo, non è vero?”
L’ultimo film al cinema di
Ridley Scott è stato The Last Duel. Acclamato dalla critica alla
sua presentazione al Venezia 78 in Fuori Concorso, il film ha
mostrato che Scott ha ancora la stoffa del maestro, nonostante
qualche prova claudicante negli ultimi anni. Certo, il progetto di
portare avanti il sequel del Gladiatore lo rende estremamente
eccentrico, ma magari il grande regista saprà sorprenderci.
Alien e
Blade Runner hanno entrambi generato sequel, ma il
regista Sir Ridley Scott non era dietro la macchina
da presa per queste nuove iterazioni. James
Cameron ha diretto l’ormai classico
Aliens, e David Fincher si è
occupato del mal accolto, ma ancora ricordato con affetto,
Alien 3.
Per quanto riguarda Blade
Runner, il regista di Dune Denis
Villeneuve si è occupato di Blade
Runner 2049, un film che si è rivelato un degno
seguito dell’innovativo originale di Scott del 1982.
Parlando con Vanity Fair de
Il
Gladiatore II, Ridley Scott ha confermato che non gli è mai
stato chiesto di dirigere i sequel di nessuno dei film, né gli è
stato detto del loro sviluppo mentre era in corso. Lo dà la colpa
al fatto di essere un regista relativamente nuovo e di avere poco
interesse a fare seguiti in quel momento.
“Ero lento al cancelletto di
partenza”, ammette Scott. “Voglio dire, avrei dovuto fare
i seguiti di ‘Alien’ e di ‘Blade Runner.’ Si cambia nel corso degli
anni. A quel tempo, non volevo riviverlo di nuovo, quindi Jim
Cameron è arrivato – e poi David Fincher – in “Alien”.
“Sono autore di due franchise.
La maggior parte dei registi di Hollywood – certamente, diciamo, al
mio livello – non lasciano andare queste cose. Ma ho fatto ‘Alien’
come secondo film, quindi non avevo molto scelta”, spiega.
“E ‘Blade Runner’ è stato il mio terzo film. Quindi, non avevo
scelta perché avevo dei partner molto difficili.” “Era una specie
di ‘Benvenuti a Hollywood.’ Non mi è mai stato detto o chiesto [sui
sequel]. Puoi immaginare che non fossi felice.”
Ridley Scott ha precedentemente affermato di
pentirsi di non aver diretto Blade Runner 2049;
tuttavia, sarà il produttore esecutivo della prossima serie TV
Blade Runner 2099, cosa che forse gli darà un
controllo molto più creativo nel processo (resta da vedere se ha
intenzione di riconciliare le decisioni creative di
Villeneuve).
Si ritiene inoltre che il regista
abbia dato il suo sigillo di approvazione al prossimo Alien:
Romulus di Fede Alvarez, anche se il
suo coinvolgimento con quel franchise (e lo spin-off televisivo di
Noah Hawley) è probabilmente minimo.
Comprensibilmente, Scott era ansioso
di occuparsi de Il
Gladiatore II ma è riuscito a proseguire il franchise
di Alien, negli anni, con altri due film: Prometheus
e Alien:
Covenant che però hanno ricevuto un’accoglienza mista
e hanno faticato al botteghino.
“Non avrei dovuto prendere
quella decisione [di dimettermi]. Ma dovevo farlo. Avrei dovuto
fare Blade Runner 2”, ha detto Scott l’anno scorso. “Devo
stare attento a quello che dico. Era dannatamente troppo lungo.
Fanculo! E la maggior parte della sceneggiatura è mia.”
Il
Gladiatore II arriverà nelle sale il 15 novembre a
livello internazionale e il 22 novembre in Nord America.
Ridley Scott ha
diretto davvero un’infinità di film diversi, alcuni dei quali
entrati a far parte dell’immaginario collettivo. Tra i suoi titoli
più famosi ci sono Blade Runner,
Alien, Il
Gladiatore, mentre sta per uscire Exodus
Dei e Re. Eppure non ha mai girato un cinecomic, pur
avendo avuto diverse opportunità. Questo quanto dichiarato durante
un’intervista a IGN Movies:
Ho avuto un sacco di
opportunità e tendo a non farlo. Sono i più difficili
da scrivere. Prendendo un personaggio dei fumetti è molto
difficile scrivere. Perché i fumetti sono fatti per lavorare in una
sola pagina, per lavorare in cornici con un dialogo
minimalista. Una buona partedel dialogo è lasciato alla
fantasia del lettore.Per fare un film devi essere un pò più
esplicativo. e questo richiede una buona sceneggiatura e un buon
dialogo.
Il regista Ridley Scott elogia 2001: Odissea nello spazio come
un’impresa straordinaria, definendo l’innovativa rappresentazione
dell’intelligenza artificiale del regista Stanley Kubrick sia
visionaria che cautelativa. Scott, celebre regista noto per
film di fantascienza influenti come
Blade Runner e Alien, e per il prossimo
Il
Gladiatore II, è da tempo un fan di
2001. È noto per i suoi effetti visivi rivoluzionari e
spesso è considerato uno dei più grandi successi della storia del
cinema. 2001 esplora il rapporto dell’umanità con la
tecnologia, incentrandosi su HAL 9000, un’intelligenza artificiale
che diventa disonesta e mette a rischio la sopravvivenza del suo
equipaggio spaziale in un viaggio straziante verso Giove.
In una recente intervista con
Collider, Ridley Scott ha spiegato la
sua ammirazione per uno dei suoi film preferiti di sempre,
sottolineando in particolare come2001preveda il ruolo complesso
che l’IA potrebbe avere nella società. La rappresentazione
di Kubrick dell’IA prefigura un futuro in cui un’intelligenza
artificiale avanzata potrebbe potenzialmente prendere il controllo
in modi che l’umanità potrebbe faticare a prevenire. Per Scott, il
film rimane un risultato sia cinematografico che filosofico che
invita alla cautela quando l’umanità espande i confini della
tecnologia, sottolineando la rilevanza duratura di 2001:
Odissea nello spazio a più di cinque decenni dalla sua uscita.
Leggi qui la citazione completa:
Penso che Kubrick abbia fatto un
film che predetermina tutto di 50 anni con l’IA.Ha fatto
2001 [Odissea nello spazio].2001 è un atto di genio perché
ci avverte di cosa accadrebbe se permettessimo all’IA di entrare
nel nostro universo.Prenderà il sopravvento e basterà
spegnere i cellulari per creare il caos.Potrebbe spegnerli
per divertimento.Se devo progettare un’IA, dirò: “Ok, il
primo lavoro che devi fare è progettare un’altra IA più
intelligente di te”.Quando avrai finito, saremo nella merda
fino al collo.
Cosa significa l’elogio di
Ridley Scott per 2001: Odissea nello spazio
La venerazione di Scott per
2001: Odissea nello spazio è una
testimonianza del suo status eterno di profonda meditazione
sull’intelligenza artificiale e sulla sua capacità di superare il
controllo umano. La creazione da parte di Kubrick di HAL 9000,
l’intelligenza artificiale di bordo che inizia a sovvertire i
comandi dei piloti della missione e a mettere in pericolo
l’equipaggio umano, è diventata da allora un simbolo ammonitore del
potenziale dell’intelligenza artificiale di essere più un danno che
un aiuto all’evoluzione umana. Le osservazioni di Scott riflettono
la sua convinzione che 2001 non sia solo un film con
risultati visivi impareggiabili per l’epoca, ma un monito
culturale, uninvito a considerare seriamente le
implicazioni del potenziamento dell’intelligenza
artificiale.
2001 di Kubrick ha aperto
la strada al concetto di IA con intenzioni potenzialmente
disallineate rispetto al benessere dell’umanità, un tema
oggi centrale nelle moderne narrazioni fantascientifiche e nel
discorso tecnologico. Il rispetto di Scott per
2001 come capolavoro predittivo si allinea con la cauta
posizione della sua filmografia nei confronti dell’IA, che risuona
in particolare in opere come Blade Runner, che esplora questo rapporto attraverso
la lente dei replicanti – esseri bioingegnerizzati progettati per
servire gli umani – che possiedono emozioni e desideri propri.
Ieri vi abbiamo detto che
Ridley Scott ha finalmente rivelato il titolo del
sequel di Prometheus. Il film si intitolerà
Alien: Paradise Lost e sarà chiaramente
legato al franchise nato trent’anni prima.
Dopo l’annuncio del titolo, Scott ha
spiegato perché i due film (Prometheus e
il primo Alien) saranno collegati:
“Dunque, perché andremo a ficcare il naso dietro le quinte,
dove e perché la bestia è nata. Entreremo dalla porta di servizio
del primo Alien che ho fatto 30 anni fa”.
Al momento non sappiamo nulla circa
la trama del sequel di Prometheus. Le
riprese del film dovrebbero iniziare a gennaio 2016 (è probabile
che il film arrivi nelle sale nel 2017). MichaelFassbender e Noomi Rapace
torneranno quasi certamente nel cast.
Contraddicendo le sue recenti
dichiarazioni, secondo cui non c’era futuro per Alien, Ridley Scott ha manifestato il suo interesse
nel continuare il franchise con la Disney, anche in previsione del
nuovo accordo tra l’azienda di Topolino e la 21th Century Fox
appena saldato. Queste le parole del regista, ora nelle sale con il
suo ultimo film Tutti i soldi del mondo:
“Quando si ha fra le
mani un franchise forte e veloce con un interesse di pubblico che
continua nel tempo, sarebbe assurdo non farne qualcosa […] La
Disney è grandiosa e a differenza degli altri studios è avanti anni
luce. Ha una linea di pensiero precisa, realizza film in base a
fattori demografici e quindi conosce il suo target. Ecco perché
hanno così tanto successo.“
Sebbene Scott sia ancora all’oscuro
dei piani futuri dell’azienda su Alien, le
dichiarazioni lasciano intendere che almeno da parte del regista ci
siano ottime possibilità. Anche senza di lui in cabina di regia, ma
soltanto al timone del progetto. A preoccupare potrebbe essere il
taglio “editoriale” della Disney applicato alla
saga, forse più familiare e adatto ad un pubblico più giovane.
Ridley Scott ha
riflettuto sulla sua decisione di abbandonare la regia del sequel
di Blade Runner, Blade Runner: 2049, a causa di un conflitto di
programmazione con Alien: Covenant. “Non avrei dovuto
prendere quella decisione“, ha detto il regista in una recente
intervista a Empire (via Variety). “Ma ho dovuto.
Avrei dovuto fare “Blade Runner 2”.
Dopo essere stato coinvolto nel
progetto, Scott ha annunciato nel 2014 che non avrebbe più diretto
il sequel di Blade Runner, scegliendo invece di
dirigere il film horror di fantascienza Alien: Covenant, con Michael
Fassbender, Katherine
Waterston, Billy
Crudupe Danny
McBride. Alla fine il progetto è stato diretto da
Denis Villeneuve con un cast alla star formato da
Harrison Ford,
di ritorno nei panni di Rick Deckard, Ryan Gosling,
Ana deArmas e Jared Leto.
Sebbene Scott non abbia diretto il
sequel, il regista ha lavorato come produttore esecutivo del film.
Sta anche tornando al franchise per una serie limitata di Prime Video, Blade Runner 2099,
annunciata per la prima volta nel 2021. “Sono uno dei
produttori“, ha detto Scott a Esquire.“È
tutto pronto anni dopo. Per me, circonda l’idea del ‘Brave New
World’ di Aldous Huxley.” La serie è stata ufficialmente
ordinata da Amazon lo scorso settembre e proviene da Alcon
Entertainment e Scott Free Productions.
Il regista di Game of
Thrones, Jeremy Podeswa,
dirigerà il pilot di Blade Runner 2099, con
Silka Luisa (“Shining Girls”) a bordo come
showrunner e produttore esecutivo. I dettagli della trama rimangono
nascosti, ma si sa che la serie limitata fungerà da sequel
televisivo di Blade Runner: 2049.
Ridley Scott
tornerà invece presto al cinema con Napoleon, il suo prossimo
colossal sul condottiero francese che vede protagonista Joaquin
Phoenix.
Il regista del film al
cinema Tutti i
soldi del mondo,Ridley
Scott non ha intenzione di affrontare l’ universo di
Star
Wars. Il cineasta, che ha creato il suo franchise con
Alien nel 1979 , si considera “troppo pericoloso”
come regista per dirigere un film su Star Wars. Infatti alla
domanda se gli fosse ma mai stato offerto un film di
Star Wars , Scott ha detto a
Vulture:
“No, no. Sono troppo pericoloso
per questo.”
“Perché so quello che stanno
facendo”, ha continuato con una risata. “Penso che gli piaccia
avere il controllo, e mi piace avere il controllo da solo. Quando
hai un ragazzo che ha fatto un film a basso budget e all’improvviso
gli dai 180 milioni di dollari, non ha assolutamente senso. È
fottutamente stupido. Sai quanto costano le riprese? Milioni!
Milioni. Puoi prendermi per il mio compenso, che è pesante, ma sarò
sempre sotto il budget e puntuale.”
Ridley Scott ha
poi rincarato la dose soffermandosi sull’esperienza:
“In questi casi l’esperienza
conta e fa la differenza, è così semplice! Si puoi essere noioso ma
quando sei veramente esperto, sai cosa stai facendo. Questo è
fottutamente essenziale. Cresci dentro, a poco a poco. Si inizia a
basso budget, diventi un po’ più grande, e forse dopo $ 20 milioni,
puoi andare a $ 80 Milioni. Ma non puoi passare da 20 a
160″.
Star Wars: Gli Ultimi
Jedi, recensione del film
di Rian Johnson
L’anno prossimo invece si aspetta
l’annunciato spin-off Han Solo
ambientato dieci anni prima degli avvenimenti di Una
Nuova Speranza. Nel film ci sarà
anche Chewbacca. Alden
Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu
di Harrison Ford. Nel cast
anche Emilia Clarke,Donald
Glover e Woody Harrelson.
Lo spin-off sul personaggio è
previsto per il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei
registi Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Street e The LEGO Movie, è
stato incaricato Ron Howard di
completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
Nonostante Il
Gladiatore 2 non sia ancora uscito nelle sale, Ridley Scott rivela ora i suoi progressi nella
stesura della sceneggiatura de Il Gladiatore
3. Sequel del suo film epico del 2000 con Russell Crowe, Il Gladiatore
2 vede Paul Mescal assumere il ruolo di Lucius in una
storia che racconta la sua ascesa come combattente nel Colosseo 19
anni dopo la morte di Massimo. Il film è stato uno dei più attesi
da Scott negli ultimi anni e il regista ha rivelato a sorpresa,
alcune settimane fa, di avere già delle idee per un potenziale
Gladiatore 3.
In una recente intervista con
Total Film (via GamesRadar+), Scott rivela di aver scritto
otto pagine delGladiatore 3. Il
regista offre anche una storia sorprendente. Il regista offre anche
una sorprendente anticipazione della storia, suggerendo che il
pubblico può aspettarsi un cambiamento di scenario se un terzo film
dovesse essere realizzato. Guardate il suo commento qui sotto:
“Ho già otto pagine.Ho
l’inizio di un’impronta molto buona.Se ci sarà un
Gladiatore 3, non credo che tornerai mai nell’arena.Ma
dovevo tornare nell’arena…”.
Nella stessa intervista, Scott ha
anche riflettuto sull’eredità del Gladiatore originale,
ricordando che non c’era molta fiducia in lui quando ha sostenuto
per la prima volta l’idea del film:
“Il primo film ha davvero
toccato l’immaginazione in un modo che non mi aspettavo.Perché quando hanno sentito che Ridley stava facendo un’epopea
romana, un film di spade e spadoni e di sabbia, si sono fatti un
sacco di risatine.Perché fino a quel momento erano sempre
stati molto, come dire, vecchio stile hollywoodiano.E io
sapevo cosa fare”.“E da lì, in modo divertente, ho
modernizzato i film epici romani.E poi, sai, ha generato un
sacco di altri ragazzi con gonne di pelle e cose del
genere”.
Che cosa significa l’ultimo
aggiornamento di Ridley Scott per le possibilità del Gladiatore
3?
Paul Mescal in Il Gladiatore II
Manca ancora più di un mese
all’uscita del Gladiatore 2 nelle sale. Sebbene
l’entusiasmo di Scott per il progetto sia un segno positivo, sarà l
‘andamento del sequel al botteghino a determinare la
realizzazione di un terzo film. Sebbene l’originale del
2000 sia stato un successo di critica e commerciale e il film abbia
fatto vincere a Crowe un Oscar per la sua interpretazione di
Maximus, non è chiaro se il sequel sarà in grado di ricreare questa
accoglienza 24 anni dopo, in un panorama cinematografico odierno
molto diverso.
Le notizie sul budget del Gladiatore 2 sono state diverse. Inizialmente il
progetto era stato preventivato per 165 milioni di dollari, ma un
rapporto di THR suggerisce che la cifra potrebbe essere
molto più alta. La Paramount ha smentito le affermazioni secondo
cui il budget sarebbe lievitato a 310 milioni di dollari, mentre
gli addetti ai lavori citati nel rapporto di THR hanno
affermato che i costi totali del film sono stati inferiori a 250
milioni di dollari. Supponendo che il film abbia un budget di 250
milioni di dollari, potrebbe avere un punto di pareggio di
625 milioni di dollari, che potrebbe essere una grande sfida da
raggiungere.
In una recente intervista
con Deadline, il regista
candidato all’Oscar Ridley
Scottha ammesso che gli è stato offerto di
dirigere
film sui supereroi più volte. Il regista che è in queste ore
impegnato a promuovere Napoleon
(vi invitiamo a leggere la nostra
recensione!) ha spiegato perché ha rifiutato categoricamente
ogni proposta che riceve di questo tipo.
“Sì, mi è stato offerto,
ma ho appena detto, no, grazie”, ha detto Ridley Scott. “Non per me. Ho fatto
due o tre film di supereroi. Penso
che Sigourney
Weaver sia un supereroe in Alien. Penso
che Russell
Crowe sia un supereroe nel
Gladiatore. E Harrison
Ford è il super antieroe di
Blade Runner. La differenza è che le fottute storie sono
migliori.
I prossimi film di Ridley Scott
Il prossimo progetto di
Ridley Scott sarà il prossimo film biografico
Napoleondella Sony Pictures e Apple Studios, che lo riunirà con
la star del Gladiatore Joaquin Phoenix. Nel film
compaiono anche Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Ben Miles,
Ludivine Sagnier, Matthew Needham, Youssef Kerkour, Phil
Cornwell e altri. Il film arriverà nelle sale la prossima
settimana, il 22 novembre.
Dopo l’uscita nelle sale di
Napoleon,
Ridley Scott tornerà presto sul set del suo
tanto atteso film Il
Gladiatore 2, la cui produzione in precedenza era
stata interrotta a causa dello sciopero degli attori. Il sequel
sarà guidato dal candidato all’Oscar Paul Mescal nel ruolo di Lucius, il figlio
adulto della Lucilla di
Connie Nielsen del primo capitolo. L’uscita nei cinema è
prevista per il 22 novembre 2024.
Sembra proprio che finalmente
copriremo chi o cosa ha creato i Xenomorfi nel prossimo Sequel di
Prometheus e in Alien
Paradise Lost. A rivelarlo è stato il
regista Ridley Scott in persona che ha dichiarato
parlando a IGN: “Ci sarà un altro dopo, dopo [Paradise
Lost] e allora forse riusciremo a tornare ad Alien 1, e sul motivo
per cui chi creerebbe una cosa così terribile?”
Sempre il regista su
Variety la scorsa settimana rivelò che sta riscrivendo
attualmente lo script, ed oggi ha aggiunto: “Sto cercando di
mantenere questo per me ma ho lasciato “la cosa” allontanarsi da me
e non avrei dovuto. Sto cercando di ri-resuscitare la bestia e
lasciare tirar fuori il gancio per un po’ perché sto tornando al
primo Alien, gradualmente, siamo arrivano al primo Alien.”
Ad affiancare il regista in questa
operazione che lo sceneggiatore di SkyFall e
Spectre,John Logan, con cui ha
scritto successi come Il Gladiatore.
Nonostante le recensioni contrastanti di
Spectre, il film è inarrestabile al Box
office di tutto il mondo e considerato le critiche del precedente
scritto Damon Lindelof, sicuramente
Logan aiuterà nella riscrittura e magari creare un
nuovo grande film di fantascienza.
Alien Paradise
Lost arriverà al cinema il 20 Maggio 2017, mentre il
sequel di Premetheus non ha ancora una
data di uscita ufficiale.
Anche se non abbiamo molto su cui
basarci, il leggendario regista Sir
Ridley Scott ha rivelato che sta sviluppando un nuovo
film di Alien
per i 20th Century Studios.
I dettagli sono praticamente
inesistenti al momento, ma il rapporto di THR indica che si tratterà di un progetto
completamente separato dal sequel Alien:
Romulus, attualmente in lavorazione.
Steve Asbell della 20th Century ha
recentemente confermato che il regista Fede Alvarez è in trattative
per dirigere un sequel diretto di Romulus che continuerà il viaggio dei sopravvissuti
del film precedente, Rain Carradine e suo fratello androide,
Andy.
“Stiamo lavorando all’idea
di un sequel.Non abbiamo ancora chiuso l’accordo
con Fede [Alvarez], ma lo faremo, e lui ha un’idea su cui stiamo
lavorando.I due sopravvissuti, Rain e Andy,
interpretati da Cailee Spaeny e David Jonsson, sono stati i veri
punti di forza del film.E quindi penso sempre:
“Wow, dove la gente vuole vederli andare dopo?”.Sappiamo che ci saranno gli alieni.Sappiamo che ci saranno grandi scene horror.Ma mi sono innamorato di entrambi e voglio vedere quale
sarà la loro storia”.
Asbell ha anche rivelato che è
probabile che venga realizzato un nuovo film di Alien
Vs. Predator.
Scott ha diretto il film originale
– e quello che molti considerano ancora il migliore – di
Alien, prima di tornare al franchise per dirigere il prequel
Prometheus
e il seguito Alien:
Covenant. Sebbene questi ultimi film abbiano i
loro fan, sono stati generalmente considerati delle delusioni.
Non sappiamo se Scott abbia
intenzione di passare dietro la macchina da presa per questo nuovo
film, ma non lo escludiamo. A 86 anni il regista non mostra segni
di rallentamento e l’imminente Il
Gladiatore 2 è stato salutato come il suo miglior
lavoro da un bel po’ di tempo a questa parte.
Il regista di
Blade RunnerRidley
Scottha ripensato all’esperienza vissuta
sul set e ha dichiarato che gli spettatori e i critici che
pensavano che il suo film di fantascienza del 1982 fosse
“stupido” possono “andare a farsi fottere”.
In una recente intervista con
Total Film Magazine, tramite Slash
Film, Ridley Scott ha riflettuto sulla produzione di
Blade Runner, che è stata documentata come un’esperienza
travagliata e ha portato all’uscita di diverse versioni del film
negli ultimi due decenni.
Ridley Scott racconta della sua
“brutta” esperienza con Blade Runner
“[Le riprese] sono state
una brutta esperienza per me“, ha detto Scott. “Ho
avuto partner orribili. Ragazzi della finanza, che mi
uccidevano ogni giorno. Avevo avuto molto successo nella
gestione di un’azienda e sapevo che stavo realizzando qualcosa di
molto, molto speciale. Quindi non accetterei mai un no come
risposta. Ma non capivano cosa avevano. Lo giri, lo
modifichi e lo mixi. E quando sei a metà, tutti dicono che è troppo
lento. Devi imparare che, come regista, non puoi ascoltare
nessuno. Sapevo che stavo realizzando qualcosa di molto, molto
speciale. E ora è uno dei film di fantascienza più importanti
mai realizzati, di cui tutti si nutrono. Ogni maledetto
film.
Scott ha detto di aver
recentemente riguardato Blade Runner per la prima volta in circa due
decenni e non è d’accordo con veemenza con chiunque trovi il film
troppo lento o “sciocco”.“Non vedevo ‘Blade
Runner’ da 20 anni“, ha
commentato. “Veramente. Ma l’ho appena
guardato. E non è lento. Le informazioni che ti arrivano
sono così originali e interessanti, parlano di creazioni biologiche
e di attività minerarie fuori dal mondo, che, a quei tempi,
dicevano che erano sciocche. Io dico: ‘Vai a farti
fottere.'”
Uscito al cinema nel 1982,
Blade Runner è interpretato da
Harrison Ford, Rutger Hauer e Sean
Young. La trama vede un poliziotto alla fine della sua
carriera e sfortunato, Rick Deckard (Ford), dare la caccia a un
gruppo di replicanti androidi che sono entrati illegalmente in una
Los Angeles distopica. Ha generato un sequel, Blade
Runner 2049 , nel 2017 e una serie televisiva anime,
Blade Runner: Black Lotus , nel 2021. Una serie
Blade
Runner 2099 è ora in lavorazione su Amazon Prime Video.
Ridley Scott sarà tra poco al cinema (il 23
novembre) con il suo Napoleon,
il prossimo film storico che vedrà protagonista Joaquin
Phoenix, nei panni di Napoleone e a suo fianco la
candidata all’Oscar Vanessa Kirby nei panni dell’imperatrice
Joséphine, Tahar Rahim nei panni di Paul Barras,
Ben Miles nei panni di Caulaincourt,
Ludivine Sagnier nei panni di Theresa Cabarrus,
Matthew Needham nei panni di Lucien Bonaparte,
Youssef Kerkour nei panni del maresciallo Davout,
Phil Cornwell nei panni di Sanson ‘The Bourreau,
Edouard Philipponnat nei panni dello zar
Alessandro, Paul Rhys nei panni di Talleyrand,
John Hollingworth nei panni del maresciallo Ney,
Gavin Spokes nei panni di Moulins e Mark
Bonnar nei panni di Jean-Andoche Junot.
Ridley Scott dirige da una sceneggiatura di
David Scarpa. Il film è una produzione congiunta
tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions.
Ridley Scott e
Joaquin Phoenix
producono insieme a Kevin Walsh e Mark Huffam
mentre Michael Pruss e Aidan Elliott sono i
produttori esecutivi. Napoleon racconta l’epica ascesa e
caduta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, interpretato
dal premio Oscar Joaquin Phoenix
e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film ripercorre
l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte attraverso la
burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina,
mostrando le visionarie strategie politiche e militari del grande
condottiero in alcune delle scene di battaglia più realistiche e
spettacolari mai realizzate.
Come riportato da Deadline,
Colet Abedi, Giannina Facio e Ridley
Scott si sono assicurati i diritti per la trasposizione
cinematografica di The Devil in the
Kitchen, il libro di memorie scritto nel 2010 dallo
chef inglese Marco Pierre White. Sottotitolato
Sex, Pain, Madness and the Making of a Great Chef, nel
libro Pierre ha raccontato la sua scalata al successo, dalle
origini povere fino al riconoscimento mondiale, attraverso tanti
piccoli aneddoti e segreti legati alla sua professione.
Abedi, Facio e Scott produrranno
The Devil in the Kitchen insieme, ma al momento non
sappiamo se Scott si occuperà anche della regia del film. Il suo
prossimo film da regista, Exodus: Gods and Kings, uscirà
al cinema il 12 dicembre e vedrà nel cast Christian Bale, Joel
Edgerton, Aaron Paul, John Turturro, Sigourney Weaver e Ben
Kingsley.
Ridley Scott
produrrà nel prossimo futuro, attraverso la sua Scott Free,
ben sei lungometraggi di genere a basso budget per conto
di Orchard Media e Focus Features International. I film
in questione saranno pellicole che spazieranno fra l’Horror, il
Thriller e la Fantascienza e verranno girati nell’Irlanda del Nord.
A gestire le vendite internazionali ovviamente ci sarà
la Focus Features International. Ecco le dichiarazioni di
Ridley Scott:
“Il nostro obiettivo è quello di creare una
struttura che permette ai registi di spingere i confini dei generi
e far così divertire il pubblico. Il Nostro modello darà
l’opportunità di innovare realmente il cinema attraverso la
narrazione, tecniche di produzione e strategie di
distribuzione”
Le dichiarazioni del co-presidente di Focus
International, Alison Thompson:
“C’è un’enorme interessa da parte del mercato per i
film di genere a low budget – che in combinazione con il talento di
Ridley Scott diventernno imperdibili per i compratori
internazionali.”
A produrre insieme al regista di
Blade Runner anche Liza Marshall, mentre Jack Arbus
supervisionerà lo sviluppo e la co-produzione. Per Orchard, Billows
Chris produrrà e gestire lo sviluppo, mentre Adam Kulick sarà il
produttore esecutivo.
All’inizio della sua avventura
sulPrometheus, Ridley Scott voleva lagare la storia del suo nuovo
film a quella del suo capolavoro fantascientifico Blade Runner. La
storia viene riferita in una featurette contenuta nell’edizione
Blu-ray di Prometheus, a breve in uscita in Usa e UK. In
questa edizione home video ci sarà infatti una lettere, scritta dal
magnate Weyland (Guy Pearce), in cui si parla di un magnate molto
più vecchio di lui che sostituendosi a Dio, ha creato “abomini
genetici spediti poi lontani dalla Terra”, dotati di “finti
ricordi”.
I più avvezzi all’universo di Blade
Runner possono senza difficoltà riconoscere nel magnate e negli
abomini il personaggio di Eldon Tyrell, accecato da Rutger Hauer e
i replicanti, dei quali Hauer interpreta un esemplare modello.
Tutta la faccenda è abbastanza sospetta, soprattutto se si mette in
evidenza che Scott, per interpretare in Prometheus un personaggio
vecchissimo, ha scelto un attore giovane come Pearce, dovendo
ricorrere poi al trucco.
Insomma gli elementi che fanno
pensare che Scott non abbia abbandonato del tutto l’idea ci sono,
quello che rende perplessi è la vera necessità di una tale
operazione e soprattutto quanto questa cosa sia funzionale al
grande capolavoro del 1982 o ad altri film futuri del regista,
considerando già l’esito incerto di Prometheus.
Ridley Scott porta avanti il suo
fumoso progetto di un adattamento cinematografico del gioco da
tavola Monopoli. A quanto pare Scott si occuperà della regia ed ha
trovato gli sceneggiatori che cercheranno di mettere nero su bianco
questa storia che sembra in partenza una sfida, se non persa,
almeno molto difficile.
Sono Scott Alexander & Larry
Karazewski che saranno sicuramente messi a dura prova con questo
progetto. Brian Goldner, trai produttori, ha dichiarato che al
centro della storia ci sarà una famiglia e i concetti di proprietà
e le dinamiche del gioco saranno il nodo fondamentale del film, ma
non è “Wall Street”.
Nuovo progetto in vista per
Ridley Scott, impegnato insieme alla Fox e alla
Chernin Entertainment di Peter Chernin a sviluppare Flashman, film
che si ispira ai romanzi di George MacDonald
Fraser, pubblicati a partire dal 1969.
Protagonista del film sarà il
personaggio di Sir Harry Paget Flashman, soldato vittoriano apparso
per la prima volta nel racconto del 1857 Tom Brown’s School
Days e che ha già avuto il volto cinematografico di
Malcolm McDowell nella pellicola del 1975
Royal Flash. Il protagonista è un
antieroe bugiardo e leccapiedi – la cui travagliata vita
sentimentale può essere addirittura paragonata a quella di
James
Bond –che finisce per una
combinazione di capacità e fortuna ad essere riconosciuto per il
suo eroismo.
Aspettando aggiornamenti su questo
nuovo progetto, ricordiamo che il nuovo film di Ridley Scott The
Martian, con Matt Damon, uscirà negli Stati Uniti il prossimo 25
novembre.